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A col a n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B S ... della Divina Provvidenza/M/foto...

Date post: 24-Oct-2020
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SOCIETA’ 3 La morte di don Ivan, prete fidei donum scomparso in Emilia UNIVERSITA’ 5 Quanto costa studiare a Cagliari: lo svela una ricerca CAGLIARI 7 Colletta della Caritas per le popolazioni colpite dal sisma CHIESA 13 Il Corpus Domini, le celebrazioni in diocesi FAMIGLIE 16 VII incontro mondiale, un bilancio ragionato dell’iniziativa Con le famiglie in festa AT TIEN (bambina dal Viet- nam): Ciao, Papa. Sono Cat Tien,vengo dalVietnam.Ho set- te anni e ti voglio presentare la mia famiglia. Lui è il mio papà, Dan e la mia mamma si chiama Tao, e lui è il mio fratellino Binh. Mi piacerebbe tanto sa- pere qualcosa della tua famiglia e di quando eri piccolo come me… SANTO PADRE: Grazie, carissima, e ai ge- nitori: grazie di cuore. Allora, hai chiesto come sono i ricordi della mia famiglia: sa- rebbero tanti!Volevo dire solo poche cose. Il punto essenziale per la famiglia era per noi sempre la domenica, ma la domenica cominciava già il sabato pomeriggio. Il padre ci diceva le letture, le letture della domenica, da un libro molto diffuso in quel tempo in Germania, dove erano an- che spiegati i testi. Così cominciava la do- menica: entravamo già nella liturgia, in atmosfera di gioia. Il giorno dopo anda- vamo a Messa. Io sono di casa vicino a Sa- lisburgo, quindi abbiamo avuto molta musica – Mozart, Schubert, Haydn – e quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo. E poi a casa era importan- te, naturalmente, il grande pranzo insie- me. E poi abbiamo cantato molto: mio fratello è un grande musicista, ha fatto delle composizioni già da ragazzo per noi tutti, così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili. Poi, naturalmente, ab- biamo fatto insieme viaggi, camminate; C eravamo vicino ad un bosco e così cam- minare nei boschi era una cosa molto bel- la: avventure, giochi eccetera. In una pa- rola, eravamo un cuore e un’anima sola, con tante esperienze comuni, anche in tempi molto difficili, perché era il tempo della guerra, prima della dittatura, poi del- la povertà. Ma questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo fosse molto im- portante: che anche cose piccole hanno dato gioia, perché così si esprimeva il cuo- re dell’altro. E così siamo cresciuti nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si ri- fletteva nei genitori e nei fratelli. E, per di- re la verità, se cerco di immaginare un po’ come sarà in Paradiso, mi sembra sem- pre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fi- ducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere si- mile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare «a casa», an- dando verso l’«altra parte del mondo». SERGE RAZAFINBONY E FARA ANDRIA- NOMBONANA (Coppia di fidanzati dal Ma- dagascar): SERGE: Santità, siamo Fara e Serge, e veniamo dal Madagascar. Ci siamo conosciuti a Firenze dove stiamo studian- do, io ingegneria e lei economia. Siamo fi- danzati da quattro anni e non appena lau- reati sogniamo di tornare nel nostro Pae- se per dare una mano alla nostra gente, anche attraverso la nostra professione. FARA: I modelli famigliari che dominano l'Occidente non ci convincono, ma siamo consci che anche molti tradizionalismi della nostra Africa vadano in qualche mo- do superati. Ci sentiamo fatti l'uno per l'al- tro; per questo vogliamo sposarci e co- struire un futuro insieme. Vogliamo an- che che ogni aspetto della nostra vita sia orientato dai valori del Vangelo. Ma parlando di matrimonio, Santità, c'è una parola che più d'ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il «per sem- pre»... SANTO PADRE: Cari amici, grazie per que- sta testimonianza. La mia preghiera vi ac- compagna in questo cammino di fidan- zamento e spero che possiate creare, con i valori delVangelo, una famiglia «per sem- pre». Lei ha accennato a diversi tipi di ma- trimonio: conosciamo il «mariage coutu- mier» dell’Africa e il matrimonio occi- dentale. Anche in Europa, per dire la ve- rità, fino all’Ottocento, c’era un altro mo- dello di matrimonio dominante, come adesso: spesso il matrimonio era in realtà un contratto tra clan, dove si cercava di conservare il clan, di aprire il futuro, di di- fendere le proprietà, eccetera. Si cercava l’uno per l’altro da parte del clan, speran- do che fossero adatti l’uno all’altro. Così era in parte anche nei nostri paesi. SOMMARIO DOMENICA 10 GIUGNO 2012 1.00 ANNO IX N .23 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it Il dialogo del Pontefice con le famiglie radunate durante la veglia di sabato scorso al VII Incontro Mondiale nella spianata di Bresso SEGUE A PAGINA 2
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  • SOCIETA’ 3La morte di don Ivan, prete fidei donum scomparso in Emilia UNIVERSITA’ 5Quanto costastudiare a Cagliari:lo svela una ricercaCAGLIARI 7Colletta della Caritasper le popolazionicolpite dal sismaCHIESA 13Il Corpus Domini,le celebrazioniin diocesiFAMIGLIE 16

    VII incontro mondiale,un bilancio ragionatodell’iniziativa

    Con le famiglie in festaAT TIEN (bambina dal Viet-nam): Ciao, Papa. Sono CatTien, vengo dal Vietnam. Ho set-te anni e ti voglio presentare la

    mia famiglia. Lui è il mio papà, Dan e lamia mamma si chiama Tao, e lui è il miofratellino Binh. Mi piacerebbe tanto sa-pere qualcosa della tua famiglia e diquando eri piccolo come me…SANTO PADRE: Grazie, carissima, e ai ge-nitori: grazie di cuore. Allora, hai chiestocome sono i ricordi della mia famiglia: sa-rebbero tanti! Volevo dire solo poche cose.Il punto essenziale per la famiglia era pernoi sempre la domenica, ma la domenicacominciava già il sabato pomeriggio. Ilpadre ci diceva le letture, le letture delladomenica, da un libro molto diffuso inquel tempo in Germania, dove erano an-che spiegati i testi. Così cominciava la do-menica: entravamo già nella liturgia, inatmosfera di gioia. Il giorno dopo anda-vamo a Messa. Io sono di casa vicino a Sa-lisburgo, quindi abbiamo avuto moltamusica – Mozart, Schubert, Haydn – equando cominciava il Kyrie era come se siaprisse il cielo. E poi a casa era importan-te, naturalmente, il grande pranzo insie-me. E poi abbiamo cantato molto: miofratello è un grande musicista, ha fattodelle composizioni già da ragazzo per noitutti, così tutta la famiglia cantava. Il papàsuonava la cetra e cantava; sono momentiindimenticabili. Poi, naturalmente, ab-biamo fatto insieme viaggi, camminate;

    C eravamo vicino ad un bosco e così cam-minare nei boschi era una cosa molto bel-la: avventure, giochi eccetera. In una pa-rola, eravamo un cuore e un’anima sola,con tante esperienze comuni, anche intempi molto difficili, perché era il tempodella guerra, prima della dittatura, poi del-la povertà. Ma questo amore reciprocoche c’era tra di noi, questa gioia anche percose semplici era forte e così si potevanosuperare e sopportare anche queste cose.Mi sembra che questo fosse molto im-portante: che anche cose piccole hannodato gioia, perché così si esprimeva il cuo-re dell’altro. E così siamo cresciuti nellacertezza che è buono essere un uomo,perché vedevamo che la bontà di Dio si ri-fletteva nei genitori e nei fratelli. E, per di-re la verità, se cerco di immaginare un po’come sarà in Paradiso, mi sembra sem-pre il tempo della mia giovinezza, dellamia infanzia. Così, in questo contesto di fi-ducia, di gioia e di amore eravamo felici epenso che in Paradiso dovrebbe essere si-mile a come era nella mia gioventù. Inquesto senso spero di andare «a casa», an-dando verso l’«altra parte del mondo».SERGE RAZAFINBONY E FARA ANDRIA-NOMBONANA (Coppia di fidanzati dal Ma-dagascar): SERGE: Santità, siamo Fara eSerge, e veniamo dal Madagascar. Ci siamoconosciuti a Firenze dove stiamo studian-do, io ingegneria e lei economia. Siamo fi-danzati da quattro anni e non appena lau-reati sogniamo di tornare nel nostro Pae-

    se per dare una mano alla nostra gente,anche attraverso la nostra professione.FARA: I modelli famigliari che dominanol'Occidente non ci convincono, ma siamoconsci che anche molti tradizionalismidella nostra Africa vadano in qualche mo-do superati. Ci sentiamo fatti l'uno per l'al-tro; per questo vogliamo sposarci e co-struire un futuro insieme. Vogliamo an-che che ogni aspetto della nostra vita siaorientato dai valori del Vangelo.Ma parlando di matrimonio, Santità, c'èuna parola che più d'ogni altra ci attrae eallo stesso tempo ci spaventa: il «per sem-pre»...SANTO PADRE: Cari amici, grazie per que-sta testimonianza. La mia preghiera vi ac-compagna in questo cammino di fidan-zamento e spero che possiate creare, coni valori del Vangelo, una famiglia «per sem-pre». Lei ha accennato a diversi tipi di ma-trimonio: conosciamo il «mariage coutu-mier» dell’Africa e il matrimonio occi-dentale. Anche in Europa, per dire la ve-rità, fino all’Ottocento, c’era un altro mo-dello di matrimonio dominante, comeadesso: spesso il matrimonio era in realtàun contratto tra clan, dove si cercava diconservare il clan, di aprire il futuro, di di-fendere le proprietà, eccetera. Si cercaval’uno per l’altro da parte del clan, speran-do che fossero adatti l’uno all’altro. Cosìera in parte anche nei nostri paesi.

    SOMMARIO

    DOMENICA 10 GIUGNO 2012

    € 1.00ANNO IX N.23 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

    Poste Italiane SpA

    - Sp

    edizione in

    abb.to postale D. L. 353

    /200

    3(con

    v. in L. 27/02

    /04 n. 46) Art. 1

    comma 1 - D

    CB Cag

    liari

    Ascol ta!

    FM: 95,000 - 97,500 - 99,900102,200 - 104,000

    Tel. 070 523162Fax 070 523844

    www. radiokalaritana.it

    Il dialogo del Pontefice con le famiglie radunate durante la veglia di sabato scorso al VII Incontro Mondiale nella spianata di Bresso

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  • Il PortIco doMenIca 10 gIugno 20122 IL PORTICO DEL TEMPO

    Milano2012. Il dialogo del Pontefice con le famiglie nella veglia di Bresso al VII Incontro Mondiale dei giorni scorsi.

    Io mi ricordo che in un piccolopaese, nel quale sono andato ascuola, era in gran parte ancoracosì. Ma poi, dall’Ottocento, se-gue l’emancipazione dell’indi-viduo, la libertà della persona, eil matrimonio non è più basatosulla volontà di altri, ma sullapropria scelta; precede l’inna-moramento, diventa poi fidan-zamento e quindi matrimonio.In quel tempo tutti eravamo con-vinti che questo fosse l’unicomodello giusto e che l’amore diper sé garantisse il «sempre»,perché l’amore è assoluto, vuoletutto e quindi anche la totalitàdel tempo: è «per sempre». Pur-troppo, la realtà non era così: sivede che l’innamoramento èbello, ma forse non sempre per-petuo, così come è il sentimento:non rimane per sempre. Quin-di, si vede che il passaggio dal-l’innamoramento al fidanza-mento e poi al matrimonio esigediverse decisioni, esperienze in-teriori. Come ho detto, è belloquesto sentimento dell’amore,ma deve essere purificato, deveandare in un cammino di di-scernimento, cioè devono en-trare anche la ragione e la vo-lontà; devono unirsi ragione,sentimento e volontà. Nel Ritodel Matrimonio, la Chiesa nondice: «Sei innamorato?», ma«Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’in-namoramento deve divenire ve-ro amore coinvolgendo la vo-lontà e la ragione in un cammi-no, che è quello del fidanza-mento, di purificazione, di piùgrande profondità, così che real-mente tutto l’uomo, con tutte lesue capacità, con il discerni-mento della ragione, la forza divolontà, dice: «Sì, questa è la miavita». Io penso spesso alle nozzedi Cana. Il primo vino è bellissi-mo: è l’innamoramento. Ma nondura fino alla fine: deve venireun secondo vino, cioè deve fer-mentare e crescere, maturare.Un amore definitivo che diventirealmente «secondo vino» è piùbello, migliore del primo vino. Equesto dobbiamo cercare. E quiè importante anche che l’io nonsia isolato, l’io e il tu, ma che siacoinvolta anche la comunità del-la parrocchia, la Chiesa, gli ami-ci. Questo, tutta la personalizza-zione giusta, la comunione di vi-ta con altri, con famiglie che siappoggiano l’una all’altra, è mol-to importante e solo così, in que-sto coinvolgimento della comu-nità, degli amici, della Chiesa,della fede, di Dio stesso, cresceun vino che va per sempre. Au-guri a voi!FAMIGLIA PALEOLOGOS (Fa-miglia greca) NIKOS: Kalispe-ra! Siamo la famiglia Paleolo-gos. Veniamo da Atene. Mi chia-mo Nikos e lei è mia moglie Pa-nia. E loro sono i nostri due figli,

    “La comunione di vita tra famiglie amicheche si aiutano reciprocamente a vivere”

    Pavlos e Lydia. Anni fa con altridue soci, investendo tutto ciòche avevamo, abbiamo avviatouna piccola società di informa-tica. (...) PANIA: Anche noi, purcontinuando a credere nellaprovvidenza, facciamo fatica apensare ad un futuro per i nostrifigli. Ci sono giorni e notti, San-to Padre, nei quali viene da chie-dersi come fare a non perderela speranza. Cosa può dire laChiesa a tutta questa gente, aqueste persone e famiglie senzapiù prospettive?SANTO PADRE: Cari amici, gra-zie per questa testimonianza cheha colpito il mio cuore e il cuoredi noi tutti. Che cosa possiamo ri-spondere? Le parole sono insuf-ficienti. Dovremmo fare qualco-sa di concreto e tutti soffriamodel fatto che siamo incapaci difare qualcosa di concreto. Parlia-mo prima della politica: mi sem-bra che dovrebbe crescere il sen-so della responsabilità in tutti ipartiti, che non promettano co-se che non possono realizzare,che non cerchino solo voti persé, ma siano responsabili per ilbene di tutti e che si capisca chepolitica è sempre anche respon-sabilità umana, morale davanti aDio e agli uomini. Poi, natural-mente, i singoli soffrono e devo-no accettare, spesso senza pos-sibilità di difendersi, la situazio-ne com’è. Tuttavia, possiamo an-che qui dire: cerchiamo cheognuno faccia il suo possibile,pensi a sé, alla famiglia, agli al-tri, con grande senso di respon-sabilità, sapendo che i sacrificisono necessari per andare avan-ti. Terzo punto: che cosa possia-mo fare noi? Questa è la mia que-stione, in questo momento. Iopenso che forse gemellaggi tracittà, tra famiglie, tra parrocchie,potrebbero aiutare. Noi abbia-mo in Europa, adesso, una rete digemellaggi, ma sono scambi cul-turali, certo molto buoni e moltoutili, ma forse ci vogliono gemel-laggi in altro senso: che real-mente una famiglia dell’Occi-dente, dell’Italia, della Germa-nia, della Francia… assuma la re-sponsabilità di aiutare un’altrafamiglia. Così anche le parroc-chie, le città: che realmente as-sumano responsabilità, aiutinoin senso concreto. E siate sicuri:io e tanti altri preghiamo per voi,

    e questo pregare non è solo direparole, ma apre il cuore a Dio ecosì crea anche creatività nel tro-vare soluzioni. Speriamo che ilSignore ci aiuti, che il Signore viaiuti sempre!Grazie.FAMIGLIA RERRIE (Famigliastatunitense) JAY: Viviamo vici-no a New York. Mi chiamo Jay,sono di origine giamaicana efaccio il contabile. Lei è mia mo-glie Anna ed è insegnante di so-stegno. E questi sono i nostri seifigli, che hanno dai 2 ai 12 anni.Da qui può ben immaginare,Santità, che la nostra vita, è fat-ta di perenni corse contro il tem-po, di affanni, di incastri moltocomplicati... Anche da noi, negliStati Uniti, una delle priorità as-solute è mantenere il posto dilavoro, e per farlo non bisognabadare agli orari, e spesso a ri-metterci sono proprio le rela-zioni famigliari.ANNA: Certo non sempre è fa-cile... L'impressione, Santità, èche le istituzioni e le impresenon facilitano la conciliazionedei tempi di lavoro coi tempidella famiglia. Santità, immagi-niamo che anche per lei non siafacile conciliare i suoi infinitiimpegni con il riposo. Ha qual-che consiglio per aiutarci a ri-trovare questa necessaria ar-monia? Nel vortice di tanti sti-moli imposti dalla società con-temporanea, come aiutare le fa-miglie a vivere la festa secondo ilcuore di Dio?SANTO PADRE: Grande que-stione, e penso di capire questodilemma tra due priorità: la prio-rità del posto di lavoro è fonda-mentale, e la priorità della fami-glia. E come riconciliare le duepriorità. Posso solo cercare di da-re qualche consiglio. Il primopunto: ci sono imprese che per-mettono quasi qualche extra perle famiglie – il giorno del com-pleanno, eccetera – e vedono checoncedere un po’ di libertà, allafine va bene anche per l’impresa,perché rafforza l’amore per il la-voro, per il posto di lavoro. Quin-di, vorrei qui invitare i datori di la-voro a pensare alla famiglia, apensare anche ad aiutare affin-ché le due priorità possano es-sere conciliate. Secondo punto:mi sembra che si debba natural-mente cercare una certa creati-vità, e questo non è sempre faci-

    le. Ma almeno, ogni giorno por-tare qualche elemento di gioianella famiglia, di attenzione,qualche rinuncia alla propria vo-lontà per essere insieme fami-glia, e di accettare e superare lenotti, le oscurità delle quali si èparlato anche prima, e pensare aquesto grande bene che è la fa-miglia e così, anche nella grandepremura di dare qualcosa di buo-no ogni giorno, trovare una ri-conciliazione delle due priorità.E finalmente, c’è la domenica, lafesta: spero che sia osservata inAmerica, la domenica. E quindi,mi sembra molto importante ladomenica, giorno del Signore e,proprio in quanto tale, anche“giorno dell’uomo”, perché sia-mo liberi. Questa era, nel rac-conto della Creazione, l’inten-zione originale del Creatore: cheun giorno tutti siano liberi. Inquesta libertà dell’uno per l’al-tro, per se stessi, si è liberi perDio. E così penso che difendiamola libertà dell’uomo, difendendola domenica e le feste come gior-ni di Dio e così giorni per l’uo-mo. Auguri a voi! Grazie.FAMIGLIA ARAUJO (Famigliabrasiliana di Porto Alegre)MARIA MARTA: Santità, comenel resto del mondo, anche nelnostro Brasile i fallimenti ma-trimoniali continuano ad au-mentare. Mi chiamo Maria Mar-ta, lui è Manoel Angelo. Siamosposati da 34 anni e siamo giànonni. In qualità di medico epsicoterapeuta familiare in-contriamo tante famiglie, no-tando nei conflitti di coppia unapiù marcata difficoltà a perdo-nare e ad accettare il perdono,ma in diversi casi abbiamo ri-scontrato il desiderio e la vo-lontà di costruire una nuovaunione,qualcosa di duraturo,anche per i figli che nascono dal-la nuova unione.MANOEL ANGELO: Alcune diqueste coppie di risposati vor-rebbero riavvicinarsi alla Chie-sa, ma quando si vedono rifiu-tare i Sacramenti la loro delu-sione è grande. Si sentonoesclusi, marchiati da un giudi-zio inappellabile. Queste gran-di sofferenze feriscono nelprofondo chi ne è coinvolto; la-cerazioni che divengono ancheparte del mondo, e sono feriteanche nostre, dell'umanità tut-

    ta. Santo Padre,sappiamo chequeste situazioni e che questepersone stanno molto a cuorealla Chiesa: quali parole e qua-li segni di speranza possiamodare loro?SANTO PADRE: Cari amici, gra-zie per il vostro lavoro di psicote-rapeuti per le famiglie, molto ne-cessario. Grazie per tutto quelloche fate per aiutare queste per-sone sofferenti. In realtà, questoproblema dei divorziati risposa-ti è una delle grandi sofferenzedella Chiesa di oggi. E non ab-biamo semplici ricette. La soffe-renza è grande e possiamo soloaiutare le parrocchie, i singoli adaiutare queste persone a sop-portare la sofferenza di questodivorzio. Io direi che molto im-portante sarebbe, naturalmen-te, la prevenzione, cioè ap-profondire fin dall’inizio l’inna-moramento in una decisioneprofonda, maturata; inoltre, l’ac-compagnamento durante il ma-trimonio, affinché le famiglie nonsiano mai sole ma siano real-mente accompagnate nel lorocammino. E poi, quanto a questepersone, dobbiamo dire – comelei ha detto – che la Chiesa le ama,ma esse devono vedere e sentirequesto amore. Mi sembra ungrande compito di una parroc-chia, di una comunità cattolica,di fare realmente il possibile per-ché esse sentano di essere ama-te, accettate, che non sono «fuo-ri» anche se non possono rice-vere l’assoluzione e l’Eucaristia:devono vedere che anche così vi-vono pienamente nella Chiesa.Forse, se non è possibile l’asso-luzione nella Confessione, tutta-via un contatto permanente conun sacerdote, con una guida del-l’anima, è molto importante per-ché possano vedere che sono ac-compagnati, guidati. Poi è anchemolto importante che sentanoche l’Eucaristia è vera e parteci-pata se realmente entrano in co-munione con il Corpo di Cristo.Anche senza la ricezione «cor-porale» del Sacramento, possia-mo essere spiritualmente uniti aCristo nel suo Corpo. E far capirequesto è importante. Che real-mente trovino la possibilità di vi-vere una vita di fede, con la Paro-la di Dio, con la comunione del-la Chiesa e possano vedere che laloro sofferenza è un dono per laChiesa, perché servono così atutti anche per difendere la sta-bilità dell’amore, del Matrimo-nio; e che questa sofferenza nonè solo un tormento fisico e psi-chico, ma è anche un soffrire nel-la comunità della Chiesa per igrandi valori della nostra fede.Penso che la loro sofferenza, serealmente interiormente accet-tata, sia un dono per la Chiesa.Devono saperlo, che proprio co-sì servono la Chiesa, sono nelcuore della Chiesa. Grazie per ilvostro impegno.

    SEGUE DALLA PRIMA

  • IL PORTICO DEGLI EVENTI 3doMenIca 10 gIugno 2012 Il PortIco

    lo spillo

    Sicuramente, nel risultato delle ele-zioni amministrative italiane, comenelle consultazioni elettorali di Fran-cia e Grecia, c’è stato un rifiuto del-l'egemonia tedesca che ha impostole misure di austerità agli altri Paesi.Un atto di sfiducia verso una Unio-ne Europea concentrata sulle ban-che e la finanza ma quantomeno di-stratta verso i cittadini comuni. Nelvoto italiano c’è però qualcosa cheva oltre il no alla dittatura finanziaria.Innanzitutto gli italiani hanno votatocontro i partiti, compreso il Pd cheparla di vittoria. Il successo di Grilloe della lista Cinque Stelle non è unsemplice rigurgito dell'antipolitica.C’è qualcosa di strutturale che nonfunziona. E questo qualcosa si chia-ma sistema politico. La crisi dei par-titi ha dato luogo ad un moltiplicar-si di liste civiche e candidature adpersonam. Un magma dove c’è po-sto per le tendenze più demagogi-che e populiste. C’è la protesta manon c’è la proposta. C’è un "grilli-smo", come mentalità, non ricon-ducibile in tutto a Grillo. Dentro tutto questo ci sono due no-di cruciali da sciogliere: il rapportodei giovani con la politica e un mon-do cattolico senza bussola politica.I partiti tradizionali hanno fatto per lopiù operazioni estetiche conser-vando la loro struttura oligarchica.Nulla da dire sulla bravura di un cer-to gruppo dirigente dei vari partitima si tratta di personaggi che ri-mandano al paleolitico medio. Pos-sono fare i consiglieri, consulenti,allenatori e invece continuano nellevesti di giocatori. Per i giovani esistesolo la strada della cooptazione o,appunto, delle aggregazioni variabili.A questo si aggiunga la campagnatesa a screditare il sistema dei par-titi, dando l’impressione che il loroagire sia marcio, viziato da scanda-li, gestito da professionisti preoc-cupati di conservare il loro potere ele loro clientele. Berlusconi e la Le-ga, al di là del giudizio politico sul lo-ro operato, hanno aperto spazi aigiovani e alle donne. La loro cadutarischia di restringere anche quelli.L’altro nodo è quello del rapportofra mondo politico e Chiesa Catto-lica. Il centrodestra, più per tatticache per convinzione, si è posto co-me referente dei valori tradizionalidel cattolicesimo politico italiano,come la famiglia e l'educazione. Inesso hanno trovato temporaneo al-loggio gruppi e personalità che malsi sono amalgamati con i program-mi liberisti e liberali del berlusconi-smo. Hanno dovuto ingoiare un go-verno dove il solo Gianni Letta era ri-conducibile ad una formazione chia-ramente cattolica. L’idea di resusci-tare con sembianze diverse la vec-chia DC non è fattibile per un moti-vo pratico: col maggioritario i parti-ti sono incarnati dal leader ed han-no una strutturazione volatile. Restail problema di una rappresentanza edi una partecipazione dei cattolicialla vita politica del Paese. Nel ’94Berlusconi intercettò il sentimento dimilioni di persone che non volevanosalire sulla gioiosa macchina daguerra dei post-comunisti. Ora cheil centrodestra è imploso occorretrovare nuove vie (fm).

    Attenti al “grillismo”come mentalità

    DOPO IL VOTO

    Cronaca. La testimonianza in mezzo alle tragedie causate dal terremoto del NordItalia.

    IFFICILE RIASSUMERE idrammi e le tragedieumane causate dal ter-remoto nel Nord Italia.

    E’ stata colpita una delle zone piùproduttive del Paese, gente educataa pane e lavoro, non avvezza a pian-gersi addosso, cresciuta col fare enon col ciarlare. Per loro, la Cei e laCaritas invitano le nostre comunitàalla solidarietà fraterna, raccoglien-do contribuzioni nel giorno di Cor-pus Domini, della carità divina chediventa abbraccio tra uomini. Fac-ciamolo con cuore commosso ecoinvolgente.Per riassumere e partecipare a unmare di lacrime e dolore, vorrei par-lare di un personaggio di secondopiano. Impastato, nelle sue attitudi-ni e compiti differenti, dalla stessabuona volontà degli splendidi im-prenditori e operai di quella zona.Tanti operai e imprenditori sono tor-nati al lavoro sfidando le scosse si-smiche, pensando al loro stabili-mento prima ancora che alla pro-pria casa. Come mio nonno pater-no: nel “giorno della grande alluvio-ne”, sistemati precariamente mogliee figli, si precipitò a mettere in sicu-rezza l’ovile, convinto che salvandoquello avrebbe ricostruito la sua ca-sa e anche contribuito a ristruttura-re la chiesa di San Bernardo.Parliamo di Don Ivan Martini, 65 an-ni, nativo di Cremona, ordinato sa-cerdote nel 1973. Era in servizio nel-

    DFRANCESCO MARIANI

    la diocesi di Carpi come sacerdote“fidei donum” (donato ad altra dio-cesi per comunione di fede) da circavent’anni, prima come collaborato-re a Quartirolo, poi parroco a Bu-drione e Migliarina e, infine, da set-te anni, a Rovereto. Oltre a essereparroco, dava anche assistenza spi-rituale all’ospedale di Carpi, ai dete-nuti del carcere di Sant’Anna di Mo-dena e seguiva in Malawi un centromedico missionario generato dalladiocesi di Carpi. Viveva con Salva-tore che i suoi genitori avevano adot-tato quando era in un orfanotrofio. Eproprio Salvatore ha detto le parolepiù belle e significative su don Ivan. Dopo la scossa del 20 maggio, donIvan aveva allestito nella canonica,cioè nella casa del parroco, la cap-pella del Santissimo per la messa fe-riale e due tende in un campo circo-stante per le Messe festive. Qui hacelebrato anche quattro battesimi.

    E’ morto nel secondo terremoto cheha sconvolto la regione, mentre fa-ceva un sopralluogo con due vigilidel fuoco nella sua parrocchia diSanta Caterina. Voleva portare fuoriuna statua della Madonna, cui lagente del posto riserva grande ve-nerazione. Non si tratta certo diun’opera d’arte, ma i fedeli hannocriteri diversi da quelli della Sovrin-tendenza ai Beni Artistici. Quella sta-tua viene usata per la tradizionaleProcessione della Madonna del Vo-to, alla Domenica in Albis, che è unringraziamento per la fine della pe-ste del 1500. Don Ivan vi vedeva unacerta analogia tra la motivazionedella processione del Voto e quellache stava preparando per fine mag-gio come ringraziamento e di invo-cazione ad essere forti nella fede,nelle prove del terremoto. Il quale, aRovereto, alla fine ha causato unasola vittima: il parroco, appunto.

    Morendo per la Chiesa, don Ivanmostra l’amore per la fede più vera

    Don Ivan non era un rigattiere o uncollezionista di statue: era il pastoree il bastone della fede di un popolo.E’ tornato nella chiesa pericolanteper mettere in salvo qualcosa cheserviva all’educazione spirituale del-la sua gente. E’ morto schiacciatoda una trave venuta giù all’improv-viso. Intellettuali e teologi di me-stiere diranno che non ne valeva lapena. Un prete semplice ha invececome atmosfera le preghiere e lesuppliche dei suoi parrocchiani, re-citate e cantate davanti all’altare ealle statue della sua chiesa. Ha lo ze-lo per la casa, anche fisica, del Si-gnore. Altrimenti non sarebbe nean-che sua preoccupazione il tenerla,pulita, curata, accogliente. Le cosedel cielo che non intersecano le co-se della terra interessano a qualcheidealista, non certo alle persone dalcuore semplicemente cattolico.La morte di don Ivan ricorda quelladei due frati di Assisi sepolti il 26 set-tembre 1997 insieme a due funzio-nari della soprintendenza delle bel-le arti dagli affreschi della Basilicacrollati durante un sopralluogo al-l’altare maggiore. In quel caso peròc’era di mezzo un patrimonio arti-stico di immenso valore che richia-ma ogni anno migliaia di visitatori.Nella parrocchia di Santa Caterinavanno fedeli affezionati alla lorochiesa e a quello che c’è dentro. Ave-vano un pastore che non era natonella diocesi, che era stato loro do-nato e che è morto per amore dellaMadonna.

    a sentenza di appello, emessaa Milano alcuni giorni fa, sul-la scalata Unipol-Bnl del

    2005 dovrebbe restare impressa nel-la memoria della gente. Non soloper la raffica di assoluzioni da ac-cuse fondate sul nulla, ma per leconseguenze provocate in campoeconomico e politico dall’interven-to della magistratura. Per una in-chiesta sballata, montata mediati-camente, l’allora governatore dellaBanca d'Italia Antonio Fazio (oraassolto) si dimise insieme al capodella vigilanza. La Bnl, un pezzo im-portante della storia economica efinanziaria del Paese, è finita in ma-no ai francesi di Bnp Paribas, Ilgruppo di potere (bancario in pri-mis) riunito intorno a Rcs-Corrieredella Sera, ha imposto le sue volontàmodificando a tavolino l’esito dellapartita. Grazie ai pubblici ministe-ri di quella inchiesta l'Italia ha per-so una banca.

    Lo scontro fu senza esclusione di col-pi. La vita privata di Fazio vennescandagliata in modo violento intutte le sue pieghe, il governatorevenne messo alla berlina e con luitutta la cordata italiana che pun-tava su Bnl. Sono stati i fatti a dargliragione, prima ancora dei tribuna-li. Veniva accusato di difendere l’i-talianità contro il libero mercato. Inrealtà si opponeva alle scorribandedi gruppi bancari esteri che avevanoil ventre pieno di derivati tossici. Aquesto proposito è esemplare la sto-ria della Abn Amro che, sempre nel-la stagione delle scalate 2005, vole-va acquisire Antonveneta. Corseratifava per questa soluzione, Faziono. A metà del 2007 fu comprata per24 miliardi di euro da Fortis, San-tander e Rbs, rivenduta dopo un an-no a meno della metà, e poi nazio-nalizzata dal governo olandese (inbarba al libero mercato) per non fi-nire come la carta igienica. Fazio ha lasciato Bankitalia ma chiha orchestrato la campagna me-

    Unipol-Bnl, la vicendafinisce in modo strano

    F. M.

    Ldiatica e giudiziaria contro di luinon ha chiesto neanche scusa. Era ilprimo governatore di estrazione cat-tolica nella banca centrale italianaed ha pagato dazio per questo. Fubrutalmente associato alla bandadei “furbetti del quartierino” (perAntonveneta pende su di lui unacondanna dimezzata in secondogrado) quando così non era. Unipol, banca cooperativa, vennecoperta di ogni tipo di fango. La ve-rità vera è che i poteri forti, riassun-ti in Corsera, non tolleravano e nontollerano azionariato diffuso e si-stema cooperativistico. Ogni voltache la composizione azionaria delmaggiore quotidiano italico rischiauna variazione scoppia una guerrainternazionale. I “furbetti del quartierino” (cosa di-versa da Unipol e Fazio) sono in

    gran parte finiti. Ma erano furbettide che? La bufera finanziaria sca-tenatasi subito dopo il 2005 ha tra-volto gruppi e banche ben più quo-tate di loro. Chi si è salvato non èdetto che fosse il migliore. Forse èsemplicemente il beneficiario dellavisione preveggente di Fazio. Sep-pure sputano su chi ha messo a lorodisposizione il salvagente.Nella sentenza Unipol-Bnl resta unasola curiosità. La condanna dimez-zata per Giovanni Consorte (un an-no e 7 mesi) e Ivano Sacchetti (unanno e 6 mesi). Per loro sono state ri-conosciute le responsabilità perostacolo all’autorità di vigilanza einsider trading. La loro colpa: le te-lefonate con i vertici Ds dell'epoca,con Piero Fassino, Massimo D'Ale-ma e Nicola Latorre. Colloqui nei quali è stato configu-rato il reato di insider trading, perscambi di informazioni finanziariedi cui il mercato non era in possesso.Questo l’unico reato di cui Consortee Sacchetti pagano (ricordate la fa-mosa telefonata di Fassino “abbia-mo una banca?”). Peccato che, se reato c’è stato, perquelle telefonate paghino Consortee Sacchetti, i vertici dei Ds non com-paiano sulla scena e Silvio e PaoloBerlusconi siano rinviati a giudiziocon l'accusa di concorso in rivela-zione del segreto d'ufficio. Vi parenormale e serio?

    Fazio era il primo governatore di estrazione cattolica

  • 4 IL PORTICO DEL TEMPIOIl PortIco doMenIca 10 gIugno 2012

    pietre

    Libertà religiosa a rischio

    INDONESIA

    Intimidazioni ai cristiani, divieto diriunirsi per pregare, chiusura dellechiese, accondiscendenza delleautorità civili: è preoccupante ilquadro sulla libertà di religione peri cristiani a Sumatra che emergedal rapporto della Commissione“Giustizia e Pace” della Provinciadei frati Cappuccini sull'isola. Pro-blemi si stanno verificando per i cri-stiani a Padang,Medan e Sibolga.A Padang vi sonochiese che, nono-stante lunghi iterburocratici, nonhanno mai avuto ipermessi per es-sere costruite oper essere restaurate. Alla comu-nità di Tirtanadi non è concesso ilpermesso di fondare una chiesa eai fedeli è vietato riunirsi a pregare.La chiesa nella zona ovest di Pa-suruan Ijin non ottiene il permessoper le riparazioni necessarie, co-me accade pure alla chiesa di Tem-bilahan, danneggiata da un incen-dio, dove i fedeli si riuniscono fra lemura ancora annerite. Nella chiesadi Sawalunto, i fedeli non hanno ilpermesso di riunirsi. A Bukit Ting-gi è negata l'autorizzazione percreare una nuova chiesa, come av-viene a Kerinci-Kayu Aru. Alla chie-sa di Pasir Pangarean è stata in-vece revocata la licenza già con-cessa in passato. Nell'Arcidiocesi diMedan, gli ostacoli maggiori si in-contrano nella provincia di Aceh,nel nord di Sumatra, dove è in vi-gore la sharia, anche se si applicasolo alle comunità musulmane.

    I gesuiti accolgono i rifugiati

    SIRIA

    Famiglie di sfollati siriani, fuggitedal conflitto che infuri nell'Ovestdel paese, hanno trovato acco-glienza e ospitalità nel Convento diSan Vartan, gestito dai gesuiti nelquartiere di Midan, nel cuore diAleppo. Il convento, dedicato alSanto armeno, era un secolo fauna scuola armena, poi servita adaccoglier i rifugiati armeni. Nel no-vembre 2008 i gesuiti, tramite il“Jesuit Refugees Service”, dopoaverlo restaurato, vi hanno apertoun Centro di accoglienza per rifu-giati, con attività di dopo scuolaper ragazzi e attività sociali. A be-neficiarne sono stati rifugiati ira-cheni e bambini di famiglie pove-re siriane.

    Licenziata per rifiutadi mettere il velo

    GIORDANIA

    E' allarme discriminazione religiosain Giordania dopo che un'aziendadi Amman, ha licenziato una donnacristiana, perché si è rifiutata di in-dossare il velo, imposto dal nuovoregolamento della banca. La co-munità cristiana giordana ha lan-ciato un appello ai media in difesadella libertà religiosa e del dialogofra musulmani e cristiani.

    ARI AMICI DELRinnovamentonello Spirito Santo! Nonstancatevi di rivolgervi verso

    il Cielo: il mondo ha bisogno dellapreghiera. Servono uomini e don-ne che sentano l’attrazione del Cie-lo nella loro vita, che facciano dellalode al Signore uno stile di vita nuo-va. E siate cristiani gioiosi! Cammi-nate guidati dalla luce dello SpiritoSanto vivendo e proclamando l’an-nuncio di Cristo”.Questa la consegna affidata da PapaBenedetto XVI al “popolo della lo-de”: oltre 35mila fedeli appartenen-ti a gruppi e comunità del Rinnova-mento nello Spirito Santo accorsi inPiazza San Pietro, lo scorso 26 mag-gio, per l'Udienza Speciale concessaal movimento cattolico in occasionedel 40° anniversario della nascita inItalia.

    Il successore di Pietro ha elogiatol’attività svolta dal movimento cat-tolico: “Esprimo compiacimentoper quanto fate per diffondere una‘cultura della Pentecoste’ negli am-bienti sociali proponendo un’ani-mazione spirituale con iniziative infavore di quanti soffrono situazionidi disagio e di emarginazione. Pen-so in particolare alla vostra opera infavore della rinascita spirituale e ma-teriale dei detenuti e degli ex-dete-nuti; come pure al Centro Interna-zionale per la Famiglia a Nazareth, dicui ho avuto la gioia di benedire laprima pietra. Proseguite nel vostroimpegno per la famiglia, imprescin-dibile luogo di educazione all’amo-re e al sacrificio di sé”.Nella società attuale, “caratteriz-zata dalla insicurezza e dalla fram-mentarietà delle scelte”, mancanospesso punti di riferimento validia cui ispirare la propria esistenza,

    L’abbraccio del Papaal popolo della lode

    ANTONELLA PILIA

    C ha poi ribadito Benedetto XVI, ri-proponendo la necessità di “co-struire l’edificio della vita e il com-plesso delle relazioni sociali sullaroccia stabile della Parola di Dio,lasciandosi guidare dal Magiste-ro della Chiesa”.L’investitura spirituale consegnataal movimento si coglie in modo piut-tosto esplicito quando afferma: “oc-corre rinnovare l’anima delle istitu-zioni e fecondare la storia con semidi vita nuova”, ricordando che “il Si-gnore è con noi, agisce con la forzadel suo Spirito. Ci invita a crescerenella fiducia e nell’abbandono allasua volontà, nella fedeltà alla nostravocazione e nell’impegno a diven-tare adulti nella fede, nella speranzae nella carità”.

    “Non cedete alla tentazione dellamediocrità e dell’abitudine – spronainfine Papa Ratzinger –. Coltivatenell’animo desideri alti e generosi!Fate vostri i pensieri, i sentimenti, leazioni di Gesù! Sì, il Signore chiamaciascuno di voi ad essere collabora-tore infaticabile del suo disegno disalvezza, che cambia i cuori. Ha bi-sogno anche di voi per fare delle vo-stre famiglie, delle vostre comunitàe delle vostre città luoghi di amore edi speranza”.Un invito subito raccolto dal Pre-sidente nazionale del Rinnova-mento nello Spirito Santo, Salva-tore Martinez, il quale risponde alPontefice con una premessa se-guita da una promessa: “l'effusio-ne dello Spirito Santo ha cambia-to il nostro modo di pensare e divivere, ha fatto di noi un popolofelice, a cui la vita non ha certo ri-sparmiato prove e fatiche, ma chenon si è stancato di raccontare lagloria di Dio e di esperimentarnebellezza ed efficacia nella praticavitale dei sacramenti, dei carismi,della preghiera comunitaria, del-l'ascolto interiorizzato della Pa-rola. Perciò, “finché il fremito diquesta vita nuova si agiterà nel no-stro petto, nello Spirito continue-remo a gridare che "Gesù è il Si-gnore!”.

    Il Rinnovamento nello Spirito ha compiuto 40 anni

    Salvatore Martinez.

    ASETTIMANAdel Santo Padreha avuto come avvenimen-to principale la partecipa-zione al VII Incontro Mon-

    diale delle Famiglie che si è svolto aMilano con il tema “La famiglia: il la-voro e la festa”.Nel primo incontro con la cittadi-nanza in Piazza Duomo, BenedettoXVI ha richiamato la tradizione cri-stiana di Milano e l'importanza del-la presenza cristiana nella societàcivile: «nella chiara distinzione deiruoli e delle finalità, la Milano posi-tivamente “laica” e la Milano dellafede sono chiamate a concorrere albene comune».Incontrando i presbiteri, i semina-risti e i consacrati nel Duomo di Mi-lano Benedetto XVI ha spiegato co-me «non c'è opposizione tra il benedella persona del sacerdote e la suamissione. Anzi, la carità pastorale èelemento unificante di vita che par-te da un rapporto sempre più inti-mo con Cristo nella preghiera pervivere il dono totale di se stessi per ilgregge».Incontrando i Cresimandi allo sta-dio San Siro il Santo Padre ha invi-tato i ragazzi a crescere nella fede:«tutta la vita cristiana è un cammi-no, è come percorrere un sentieroche sale su un monte - quindi non èsempre facile, ma salire su un mon-te è una cosa bellissima - in com-pagnia di Gesù; con questi doni pre-ziosi la vostra amicizia con Lui di-venterà ancora più vera e più stret-

    L

    ta. Il Signore ogni giorno vi chiamaa cose grandi. Siate aperti a quelloche vi suggerisce e se vi chiama aseguirlo sulla via del sacerdozio odella vita consacrata, non ditegli dino!».Durante la festa delle testimonian-ze con le famiglie Benedetto XVI haspiegato il rapporto tra innamora-mento e amore: «è bello questo sen-timento dell'amore, ma deve esse-re purificato, deve andare in uncammino di discernimento, cioè

    devono entrare anche la ragione e lavolontà; devono unirsi ragione, sen-timento e volontà».Nello stesso incontro il Santo Padreha ricordato le responsabilità deipolitici: «non promettano cose chenon possono realizzare, che noncerchino solo voti per sé, ma sianoresponsabili per il bene di tutti e chesi capisca che politica è sempre an-che responsabilità umana, moraledavanti a Dio e agli uomini».Nell'omelia della Messa conclusi-

    va dell'Incontro Mondiale delle Fa-miglie il Papa ha posto la realtà del-la Trinità come modello per la Chie-sa e la famiglia: «ci è affidato il com-pito di edificare comunità ecclesia-li che siano sempre più famiglia, ca-paci di riflettere la bellezza della Tri-nità e di evangelizzare non solo conla parola, ma direi per “irradiazio-ne”, con la forza dell'amore vissu-to. Chiamata ad essere immaginedel Dio Unico in Tre Persone non èsolo la Chiesa, ma anche la fami-glia, fondata sul matrimonio tral'uomo e la donna». Gli sposi sono chiamati a vivere pie-namente la loro chiamata: «nel vi-vere il matrimonio voi non vi dona-te qualche cosa o qualche attività,ma la vita intera. Il vostro amore èfecondo innanzitutto per voi stessi,perché desiderate e realizzate il be-ne l'uno dell'altro, sperimentandola gioia del ricevere e del dare».Il Papa ha ricordato anche i «fedeliche, pur condividendo gli insegna-menti della Chiesa sulla famiglia,sono segnati da esperienze doloro-se di fallimento e di separazione»,incoraggiando le diocesi a pro-muovere «adeguate iniziative di ac-coglienza e vicinanza».Il Papa ha poi richiamato il valoredella Domenica, giorno del Signore,«oasi in cui fermarsi per assaporarela gioia dell'incontro e dissetare lanostra sete di Dio» e l'impegno per«armonizzare i tempi del lavoro ele esigenze della famiglia, la profes-sione e la paternità e la maternità, illavoro e la festa».

    Il Papa.Settimana caratterizzata e segnata dal VII Incontro mondiale delle Famiglie.

    “Il Signore vi chiama a cose grandi,siate aperti a quello che vi suggerisce”

    ROBERTO PIREDDA

    Benedetto XVI incontra i cresimandi allo stadio “San Siro”.

  • 5IL PORTICO DEI GIOVANIdoMenIca 10 gIugno 2012 Il PortIco

    che «non è più adeguato a coprire icosti degli studenti» e il problemadelle locazioni che nonostante l’or-mai prossima realizzazione del cam-pus universitario rappresenta unproblema per gli studenti che giudi-cano alti i costi di affitto e gestionedella casa. Nella tavola rotonda, che ha visto lapartecipazione dei rappresentantidelle istituzioni regionali e cittadi-ne, tra cui il sindaco di Cagliari Mas-simo Zedda e l’assessore regionale albilancio Giorgio La Spisa, alcune in-teressanti considerazioni sonoemerse dall’analisi di Vittorio Pelli-gra, ricercatore di Economia politi-ca nella facoltà di Economia. Secondo Pelligra alcuni dati sonoincontrovertibili: «Dai dati emergeche studiare costa sempre di più eche gli aiuti che arrivano per copri-re i costi sono insufficienti». Questo ha alcuni effetti negativi:l’istruzione si trasforma in un benedi lusso e studia solo chi se lo puòpermettere. Inoltre questo squili-brio non consente di selezionaresempre gli studenti migliori, conun doppio effetto negativo siaquantitativo che qualitativo sulprocesso di accumulazione del ca-pitale umano, con effetti a catenasul sistema sociale ed economiconel complesso. Per Pelligra Caglia-ri, che nei fatti è una città universi-taria, lo deve diventare nella vo-lontà, creando un contesto favo-revole per la popolazione studen-tesca e sfruttando al meglio la ri-sorsa dei giovani.

    Società. Presentata nei giorni scorsi una ricerca finanziata dalla Regione sui costi per chi studia in città.

    UANTO COSTA ESSERE stu-denti a Cagliari? È la do-manda che molti giova-ni, e anche molte fami-

    glie, si pongono prima d’intrapren-dere la carriera universitaria. A que-sta domanda ha tentato di rispon-dere uno studio effettuato da Anto-nio Fadda, ricercatore presso l’Ersu,con un progetto di ricerca “SocialWelfare Student”, finanziato dallaLegge Regionale n. 7 del 2007, in col-laborazione con l’Ersu (in qualità diente ospitante), e con la supervisio-ne scientifica del dipartimento diScienze Economiche e Aziendalidell’Università di Cagliari guidatoda Franco Mola, e presentato neigiorni scorsi nei locali dell’ERSU. La ricerca, basata su un’indagine sta-tistica portata avanti tramite la som-ministrazione di un questionario suun campione rappresentativo dellapopolazione universitaria, ha lo sco-po di stimare l’impatto economicodegli studenti universitari sul terri-torio di Cagliari, analizzando le voci

    QMATTEO MAZZUZZI

    di spesa e monitorando il settoredelle locazioni per gli studenti fuorisede. L’analisi del campione rap-presentativo ha evidenziato comela gran parte degli studenti non la-vora, non è titolare di una borsa distudio, e proviene generalmente danuclei familiari monoreddito in cuiuno solo dei genitori svolge una pro-fessione. La maggior parte degli stu-denti fuori sede, una fetta impor-tante della popolazione universita-ria a Cagliari, vive in case affittatecon un regolare contratto, il cui prez-zo medio è di 217,5 euro per singolacamera. Proprio i costi sostenuti dagli stu-denti fuori sede sono il punto im-portante della ricerca e sono suddi-visi in tre categorie: oltre al costo del-

    l’affitto, gli studenti sostengonomensilmente anche costi per la ca-sa (energia elettrica, acqua, gas, ect.)e costi generali per la vita in città (ali-mentazione, trasposti, cellulare, li-bri, tasse universitarie, divertimen-ti, ect.). Dalla stima di questi costi risulta cheuno studente fuori sede spende aCagliari mediamente e mensilmen-

    Cagliari non è ancora città universitaria,servono condizioni favorevoli agli studenti

    te 607,50 euro, con una stima dellaspesa annuale del totale dei fuori se-de che sfiora i 100 milioni di euro.Dal punto di vista sociale i dati han-no un peso rilevante sulle famiglie:secondo le fonti Istat lo stipendiomedio in Italia è di circa 1300 euromensili. Inoltre secondo Fadda bi-sogna considerare altri due fattori:l’importo delle borse di studio ERSU

    Il prezzo medio di unacamera si attesta sui217 euro al mese, gli altricosti fanno lievitare notevolmente la spesa.Borse Ersu insufficienti,il sistema non investe

    ER APPROFONDIRE alcuniaspetti dello studio sui co-sti sostenuti dagli studen-

    ti universitari nella città di Ca-gliari abbiamo intervistato il dr.Antonio Fadda, responsabile delprogetto di ricerca, assistito dallasupervisione scientifica del di-partimento di Scienze Economi-che e Aziendali di CagliariDa quale spunto nasce la ricerca?La ricerca nasce nel 2008 a parti-re dalla mia tesi di laurea che harappresentato un lavoro pilotacon l’idea di stimare i costi deglistudenti a Cagliari. Da studentepercepivo che c’era un elevatoimpatto economico.Qual è stato il passaggio dalla te-si di laurea alla ricerca più arti-colata?Le basi di questo progetto sononate in seguito, con una collabo-razione con l’Ersu, la Regione Sar-

    degna che ha finanziato il proget-to, e l’Università: l’obiettivo erastimare l’impatto economico de-gli studenti sulla città di Cagliariin un periodo di riferimento che èquello di questo inverno.Con quali strumenti è procedutala ricerca?Abbiamo creato alcuni estimato-ri, ovvero indicatori di quanto lostudente spende mensilmente,

    Studenti universitari,ricchezza per la città

    MAT. MAZ.

    P

    prendendo in considerazione unpaniere di beni, ideato con i di-versi attori coinvolti (studenti,istituzioni, docenti) e rappresen-tante i costi principali degli stu-denti fuori sede. Dopo di che ab-biamo stimato l’importo mensileed è stata naturale la curiosità diquantificare l’impatto dei fuorisede. Abbiamo pertanto cercatodi capire quanti sono i fuori sedeprovando a fare dei ragionamen-ti logico-matematici. Ci siamo re-si conto che effettivamente il nu-mero di fuori sede era sovrasti-mato. Abbiamo perciò smontato

    questa sovrastima creando unnuovo indicatore: il fuori sedependolare e il fuori sede domici-liato. Sul fuori sede domiciliatoabbiamo analizzato i 600 euromedi mensili che lo studentespende a Cagliari e abbiamo in-dividuato un impatto annuale de-gli studenti fuori sede a Cagliariche può essere stimato in circa100 milioni di euro se prendiamoi 12 mesi di riferimento, in circa 92milioni di euro se ci riferiamo aun periodo di 11 mesi escludendoil mese di agosto.Secondo lei quali potrebbero es-

    Impatto economico stimato in 100 milioni di euro

    sere le politiche da intraprende-re sulla base dei dati di questostudio? Crede che bisognerebbeincentivare la permanenza deglistudenti fuori sede a Cagliari?Io credo che va bene che lo stu-dente sia fuori sede e domiciliato,perché sono quelli che portanoeconomia. Lo studente in sede aCagliari c’è già e spende comun-que a Cagliari. Se spende da stu-dente o da lavoratore è relativo.Bisogna invece capire quanto lostudente che viene da fuori portain più alla città di Cagliari e il la-voro serve per quello.

    Alcune immagini della presentazione della ricerca (foto Edoardo Vittori).

  • IL PORTICO DEI GIOVANIIl PortIco DOMENICA 10 gIugno 20126

    Giovani. don Maurizio Mirilli, responsabile Pastorale giovanile del Vicariato di roma: “disastrosa assenza dei padri”.

    SICOTERAPIA E spiritualità:due realtà per nulla an-tagoniste ma potenzial-mente ottime alleate. Lo

    dimostra l’intensa e proficua col-laborazione portata avanti già datempo tra la Pastorale giovaniledel Vicariato di Roma e gli psico-logi dell’Itci, Istituto di terapia co-gnitivo-interpersonale. Un sodalizio teso all’accompa-gnamento a 360 gradi delle nuovegenerazioni attraverso un percor-so condiviso tra direzione spiri-tuale e psicoterapia. “La direzione spirituale – confer-ma don Maurizio Mirilli, respon-sabile del Servizio di Pastorale gio-vanile del Vicariato – accompa-gna la psicoterapia e la psicotera-pia rimanda alla direzione spiri-tuale. È bellissima questa siner-gia con psicologi credenti che ri-mandano al sacerdote quando

    ANTONELLA PILIA

    “I ragazzi cercano validi punti di riferimento,c’è bisogno di una forte conversione sociale”Un convegno a Roma supsicoterapia e spiritualitàfa il punto sulle relazioninella modernità “liquida”.La collaborazione conpsicologi credenti offrenuove opportunità

    sanno che c’è un aspetto spiritua-le nel quale non possono inserirsiperché non ne hanno le compe-tenze. Allo stesso modo, anche ilsacerdote, di fronte a certi limiti eproblematiche psicologiche, sirende conto che c’è bisogno del-l’intervento di un esperto”.Qual è il principale problema deigiovani che abitano la cosiddetta“modernità liquida”?C’è una grande esigenza di pater-

    nità. Proprio perché la società è“liquida”, cioè instabile, e c’è unagrande assenza di padri, accom-pagnata spesso da una maternitàopprimente, i ragazzi sentono unfortissimo bisogno di punti di ri-ferimento. In modo straordinario,e non ovviamente ordinario, il sa-cerdote e anche lo psicoterapeutapossono dunque diventare un so-stegno importante. In particola-re, il sacerdote può essere di gran-

    P

    GGI I GENITORI SONO affet-tuosi ma hanno rinuncia-to ad educare. In partico-

    lare, è venuta meno la tradiziona-le figura paterna come modello diautorità. L’indebolimento dell’au-torità genitoriale, spessoaccompagnato dal valoreesclusivamente affettivoattribuito alla relazione ge-nitore-figlio, può favorireun eccesso di protezionee permissivismo dannosoper lo sviluppo psicologicoe sociale dei figli.Questo in sintesi l’effetto della cre-scente precarizzazione della fami-glia a cui abbiamo assistito negliultimi decenni. Un processo cheporta oggi a parlare di “famiglia li-quida”, in cui il termine “liquida” –preso in prestito dal sociologo Zyg-munt Bauman, il quale parlava di“modernità liquida” e di “amore li-quido” – indica una condizione di

    precarietà, instabilità e grande in-sicurezza. Dell’argomento, quan-to mai attuale, si è discusso a Romaa Clikk@more: un bel convegnoorganizzato dalla Pastorale giova-nile del Vicariato insieme all’Itci(Istituto di terapia cognitivo-in-

    terpersonale) al qualesono intervenute le psi-cologhe e psicoterapeu-te Maria Beatrice Toro eMichela Pensavalle e ilresponsabile della Pa-storale giovanile del Vi-cariato, don MaurizioMirilli.Secondo la psicotera-peuta dell’infanzia Ma-

    ria Beatrice Toro (nella foto picco-la), oggi l’aspetto più significativoed eclatante della famiglia è la cri-si del matrimonio come istituzio-ne, risultato del processo di indi-vidualizzazione tipico della societàcontemporanea. “Nella societàmoderna – spiega l’esperta – si èaffermata una concezione di fa-miglia ‘fusionale’, in cui viene per-

    seguito come obiettivo primariola felicità”. Risultato: l’aspirazione alla felicitàindividuale può prevalere su quel-la di coppia e, di conseguenza, cre-sce l’instabilità coniugale e il nu-mero di separazioni e divorzi.Nella società odierna, contraddi-stinta dalla libertà di scelta, anchematernità e paternità smettono diessere viste come un obbligo so-ciale ma rappresentano semprepiù – per l’appunto – il frutto diuna libera scelta, spesso pianifi-cata in base alle proprie esigenzedi autorealizzazione. Con tante conseguenze nefaste:altissimi investimenti affettivi ed

    aspettative nei confronti dei figli,peso della responsabilità genito-riale sempre più pressante efrustrazione per il timore dinon farcela. I genitori mo-derni hanno un continuobisogno di rassicurazioni econsigli: sono disorientati enon sanno come compor-tarsi con bambini semprepiù ingestibili e oppositivi,costretti però a seguire ipropri genitori persino nel-le uscite serali e autorizzati a con-trattare su qualsiasi decisione li ri-guardi.“I bambini – conclude la psichiatra– oggi sono poco protetti dall’au-

    A. P.

    O

    de aiuto per portare i giovani allapaternità di Dio, aiutandoli così avivere una più equilibrata figlio-lanza con i propri genitori terrenia partire dalla riscoper-ta della figliolanza conDio Padre.Ma la carenza di pa-ternità è più legata aun’assenza fisica o al-l’incapacità di esserepadri?Molto spesso, soprat-tutto all’interno dellefamiglie separate, i pa-dri sono assenti fisicamente. Ma inaltri casi, anche laddove non ci so-no divorzi e separazioni, sono as-senti per motivi di lavoro oppureper incapacità di relazionarsi e digestire i figli e a volte, purtroppo,comincia anche a crescere l’as-senza delle madri. In entrambi icasi, quando uno dei due genito-ri è assente, capita sovente chel’altro genitore sia invece super-presente in maniera ossessiva,non solo in termini fisici. E questonon è positivo perché essere ge-nitori onnipresenti e soffocanti si-gnifica non far crescere in modoequilibrato i propri figli.È possibile superare questa “li-quidità sociale”?Sì, ma solo attraverso una rotturadel sistema che passa per una for-tissima conversione sociale. Se lasocietà è lontana da Dio è priva di

    punti di riferimento perché haperso il grande punto di riferi-mento che è Dio. Quindi dobbia-mo ritornare a Lui, all’Amore sta-

    bile, all’unico punto diriferimento che per-mette di vivere relazio-ni stabili e di avere unasolida piattaforma sucui costruire progettiduraturi per il futuro.Ritornare a Dio signifi-ca ritrovare anche que-sta stabilità affettivaperché si riscopre l’a-

    more vero, quello che conta.Di quale amore sta parlando?Dell’amore oblativo, quello che sioffre, si dona ed esce fuori da sé,non quello che porta all’indivi-dualizzazione e all’autogratifica-zione. Un amore che passa ancheattraverso cadute e confusioni maha una méta ultima. Non tutti co-noscono questo amore perchéspesso non conoscono Dio. Op-pure, quando lo conoscono, ven-gono bloccati dalla paura di nonessere in grado di vivere un amo-re così bello, che però comportaanche sacrifici e difficoltà. Anchein questo caso bisogna convertir-si e tornare a Dio, perché se ti affi-di a Dio che ti dice ‘Non temere,coraggio, io sono con te e ti ac-compagno’, allora si affronta an-che la paura e ci si apre finalmen-te all’Amore eterno”.

    Quei genitori “liquidi”che cercano protezioneE’ scomparsa la figura paterna come modello di autorità

    torità dei genitori e vengono im-mediatamente a contatto con mil-le stimoli, imparando a vivere se-condo un ritmo frenetico che ri-specchia il mondo degli adulti. Igenitori, invece, sono ‘liquidi’:hanno rinunciato a trasmettereuna visione della vita e si limitanoa offrire una molteplicità di scelteche non possono non determina-re un profondo smarrimento neifigli”. Quale allora la via d’uscita? Diven-tare genitori autorevoli, ascoltan-do i propri figli e supportandolinelle scelte, accogliendo i loro pro-blemi, stabilendo e facendo ri-spettare precise regole di compor-tamento.Sulle caratteristiche più evidentidella post-modernità e dei rap-porti interpersonali ai tempi di In-ternet si è poi soffermata la psico-

    terapeuta Michela Pen-savalli, (nella foto pic-cola) autrice del libro“Scusa se (non) ti chia-mo più amore” (Edizio-ni San Paolo, 2010,pagg. 218, 14 euro), in-dividuando nella “tec-nomediazione” dellerelazioni la fonte di al-cune problematiche

    emergenti tra cui impoverimentodel linguaggio e deficit simbolico,incapacità di riconoscere le emo-zioni e poterle esprimere e narci-sismo.

  • DOMENICA 10 gIugno 2012 7IL PORTICO DI CAGLIARI IL PORTICO

    Momenti dell’Estate Ragazzi a San Giuseppe a Pirri.

    Caritas. Colletta straordinaria durante le celebrazioni della solennità del Corpus Domini.

    ARISSIMI, IN Emilia Ro-magna la terra continuaa tremare e cresce lapaura. Sono oltre 15mi-

    la gli sfollati, persone costrette im-provvisamente ad abbandonare laloro casa, che, ogni giorno, chiedonoaiuto materiale e spirituale”. Co-mincia così la lettera che don MarcoLai, direttore della Caritas diocesana,ha inviato nei giorni scorsi a tutti iparroci. “Papa Benedetto XVI ha in-vocato preghiera e solidarietà perqueste popolazioni, perché la lorovita possa tornare al più presto allanormalità - così prosegue la lettera -La stessa vicinanza è arrivata anchedalla Conferenza Episcopale Italia-na, che dopo aver stanziato un mi-lione di euro per affrontare la primaemergenza, ha indetto una collettanazionale da tenersi in tutte le Chie-se domenica 10 giugno, solennitàdel Corpus Domini: il ricavato saràversato interamente alle Caritas dio-cesane, che provvederanno a desti-narlo alle comunità così duramente

    CSERGIO NUVOLI

    colpite , in questo momento attra-verso la Caritas Italiana, già opera-tiva nelle zone colpite, con un pro-prio centro di coordinamento alle-stito a Finale Emilia”.Il direttore della Caritas spiega il si-

    gnificato più profondo di una ri-chiesta così urgente: “È proprio difronte a emergenze come questache la carità cristiana deve tradursiin interventi concreti, nel quotidia-no, segni tangibili dell’amore verso il

    Un aiuto per le popolazioni colpitedal terribile terremoto in Emilia

    prossimo capaci di creare una rete disolidarietà, affinché le singole co-munità cristiane possano concor-rere all’unità e ai compiti della Chie-sa universale. Ecco allora il ruolo inprima linea della Caritas nazionale,grazie al supporto delle singole Ca-ritas locali e delle altre Caritas dio-cesane di tutta Italia”. Tra queste,“anche la Caritas di Cagliari è pron-ta a contribuire attivamente agli in-terventi messi in campo nelle zonepiù danneggiate, che, come sempre,dopo il primo momento di emer-genza, promuoveranno un affian-camento duraturo, nel medio e nellungo termine, nella fase più diffici-le della ricostruzione materiale e deltessuto comunitario e sociale”.La lettera si conclude con un invito:“Perciò, Vi chiediamo di parteciparealla Colletta organizzata dalla Cari-tas di Cagliari per il terremoto inEmilia, affinché anche la nostrarealtà diocesana e la nostra interaIsola possano far sentire la propriavicinanza alle popolazioni colpite,con quella vocazione solidale cheda sempre ci contraddistingue”.

    La Cei ha indettola raccolta nazionale:la rete delle Caritas, giàoperativa nelle zoneduramente colpite,provvederà a far arrivarele somme a destinazione

    I RINNOVA anche quest'anno“Estate Ragazzi”, l'iniziati-va dell'oratorio San Giusep-

    pe di Pirri. Dall'11 giugno al 31 luglio un'ot-tatina di ragazzi, dalla prima ele-mentare alla terza media, potran-no trascorrere dalle 8 alle 14 im-pegnati in una serie di attività. “Il tema di quest'anno è “Passa-partout” - dice Gra-ziella, una dellaanimatrici dell'ora-torio - seguendo ilcammino che cisiano dati negli ul-timi anni, ovveroquello che ha trac-ciato l'oratorio diBergamo”.Sono previsti diver-si laboratori e corsi, con la matti-nata scandita da momenti oramaipatrimonio dell'Estate Ragazzi.

    L'arrivo alle 8 poi la preghiera ini-ziale e a seguire i balli ed i canti di“Passpartout”. Dopo di che pren-dono il via le attività ricreative cioécalcio, basket e volley, fino ad ar-rivare alla classica merenda pertutti. Poi iniziano i laboratori daquello di cucito alla cucina dallamusica alle decorazioni. Que-st'anno affideremo ai partecipan-ti anche una maglietta che potràessere dipinta o decorata come

    ognuno riterràopportuno. E' pre-vista anche unasessione per di-pingere una pare-te così come larealizzazione diun giornalino.Tutto però avrà at-tinenza al temacentrale, “Pas-

    spartout”.L'oratorio di San Giuseppe dun-que si conferma punto di riferi-

    San Giuseppe a Pirri,un’altra “estate ragazzi”

    ROBERTO COMPARETTI

    S

    mento per una zona di Pirri den-samente abitata, con alcune si-tuazioni sotto il profilo sociale avolte problematiche, ma che hanell'oratorio un polo d'attrazione,nel quale anche i bambini di altrezone della città si riversano per leattività estive. “è vero arrivano anche da altreparti - prosegue Graziella - ma lamaggioranza è composta dai no-stri bambini che, dopo l'anno ca-techistico, vogliono continuare avedere nell'oratorio il loro luogoprivilegiato dove trascorrere il

    tempo libero. Anche quest'estate,come gli scorsi anni, stop alle atti-vità per un mese, ad agosto, perpoi riprendere ad ottobre quandoripartiranno le attività dell'orato-rio dell'autunno - inverno”. Insomma a San Giuseppe l'impe-gno per animatori, educatori ecollaboratori dell'oratorio nonmanca. Una scelta non facile cherichiede spirito di servizio di chivuol garantire un luogo di forma-zione ai valori sani e forti della fe-de per i bambini ed i ragazzi nonsolo di Pirri.

    Iniziativa della parrocchia rivolta a giovani e bambini

    brevi

    Etica, finanza e impresa:convegno in Rettorato

    IL 15 GIUGNO ALLE 17

    Cresce l’attesa in città per il con-vegno in programma il 15 giugnoa Cagliari su etica, finanza ed im-presa. Organizzato dal Coordi-namento regionale per il Proget-to culturale della Conferenza Epi-scopale Sarda si terrà nell’AulaMagna dell’Università, dalle 17e verterà intorno ad un tema dav-vero interessante e particolar-mente dibattuto in queste setti-mane. Partecipano mons. Mario Toso,

    segretario delPontificio Con-siglio della Giu-stizia e dellaPace sul tema“Imprese e crisifinanziaria alla

    luce della Dottrina sociale dellaChiesa”; Giorgio La Spisa, as-sessore regionale alla Program-mazione: “Quali politiche regio-nali per l’accesso al credito e losviluppo imprenditoriale?”; Vit-torio Pelligra, ricercatore di Eco-nomia politica: “Politica, econo-mia e finanza: a chi la priorità?”;Paolo Clivati, Imprenditore:“Scelte ed esperienze del fareimpresa oggi”; Mario Medde, se-gretario regionale della Cisl: “Ilcontesto sociale e i suoi appelli”.Previsti i saluti del rettore dell’U-niversità di Cagliari, GiovanniMelis, di mons. Pietro Meloni, Ve-scovo delegato per il Progettoculturale in Sardegna, di VittorioSozzi, responsabile del Servizionazionale per il Progetto cultu-rale della CEI. Le conclusioni del convegno so-no affidate a mons. Arrigo Miglio,arcivescovo di Cagliari e presi-dente del Comitato scientifico eorganizzatore delle Settimanesociali dei Cattolici italiani.

    Un convegno sulla nascita

    SAN DOMENICO

    Il 22 giugno alle 17 nella bibliotecasan Domenico a Cagliari è in pro-gramma il convegno sul tema “L'e-vento “Nascita” e il sistema fami-glia”, organizzato dal centro cultu-rale per il matrimonio e la famiglia,Associazione Oltre la Porta, fon-data dai frati domenicani. Dopo ilsaluto di Stefano Galletta, presi-dente di “Otre la Porta, previsti gliinterventi di AnnaMaria Paoletti, di-rettore dellaScuola di Spe-cializzazione inGinecologia del-l'Università di Ca-gliari, di VassilosFanos, direttore Patologia e Terapiaintensiva Neonatale, Puericulturae Nido dell'Università di Cagliari, diLaura Vismara del DipartimentoPsicologia, Pedagogia e Filosofiadell'Università di Cagliari e di Ro-berto Orrù, pedagogista e GiudiceOnorario del Tribunale dei Minoridi Cagliari. Modera i lavori Massi-miliano Zonza. Le conclusioni sonoaffidate a padre Christian Stenier.

    - c.c.b. Banca Prossima intestato Caritas DiocesanaCagliari, Via Mons. Cogoni 9,09121 Cagliari IBAN:IT26P0335901600100000001263- Banco Posta c.c.p. n.000016211096 intestato CaritasDiocesana Cagliari, Via Mons,Cogoni 9, 09121 CagliariIBAN:IT74E0760104800000016211096

  • IL PORTICO DE Il PortIco8

    l primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava laPasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che an-diamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pa-squa?».Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro:«Andate in città e vi verrà incontro un uomo con unabrocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al pa-drone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, incui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?.Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala ar-redata e già pronta; lì preparate la cena per noi».I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono comeaveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedi-zione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete,questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie,lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è ilmio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In ve-rità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vi-te fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno diDio».Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte de-gli Ulivi.

    Mc 14, 12-16. 22-26

    I

    CORUPUS DOMINI (ANNO B)

    dal Vangelo secondo Marco Questo è il mio corpo

    S ono pochi gli episodi della vita di Gesù chevengono preceduti dal racconto particola-reggiato dei preparativi. Vuol dire che citroviamo di fronte a un evento la cui im-portanza è sottolineata consapevolmen-te dall’evangelista. C’è anche un alone pro-fetico che conferisce una particolare so-lennità a questa festa: questa Pasqua nonsarà come le altre. Tempi, momenti, per-sone, sono presenti anticipatamente allacoscienza di Gesù. Vuol dire che ciò chesuccederà è voluto e preparato dalla prov-videnza del Padre, non è casuale, né sem-plicemente stabilito e determinato dallalibertà umana.Inoltre i discepoli sono coinvolti in primapersona. Inviati da Gesù, devono saper di-scernere i segni indicati (tempi e persone)ed agire di conseguenza (seguire uno sco-nosciuto che porta una brocca d’acqua).Gesù ha già predisposto tutto, con estremalucidità, ma i discepoli devono dare il lorocontributo. “Il Maestro dice: dov’è la mia stanza, in cuiio vi possa mangiare la Pasqua con i miei di-scepoli?”. La stanza è “sua”, perché è sua lavolontà del Padre alla quale Egli si affida.Come sono “suoi” i discepoli che il Padre gli

    ha donato. Gesù accoglie e abbraccia tuttociò che appartiene al Padre e che viene daLui. In modo particolare il Maestro sembradesiderare e sentire la vicinanza dei suoiin questo momento. Infatti Giovanni pro-prio durante questa cena collocherà le sueparole: “Non vi chiamo più servi, ma ami-ci”.Ogni servo di Gesù viene trasformato insuo amico nel momento in cui è chiamatoa condividere il suo destino fino in fondo, fi-no a dar la vita per l’Amato.Di questa singolare festa di Pasqua vengo-no sottolineati i gesti e le parole del Maestroche la rendono diversa da tutte le altre. An-che il menù viene semplificato, tralascian-do ciò che caratterizzava la Pasqua ebraica,come l’agnello e le erbe amare. Si parla so-lo di pane e vino. Gesù usa solo quelli. So-no elementi primordiali e indispensabili,facilmente e ovunque reperibili. Gesù prende il pane, recita la benedizione,lo spezza e lo distribuisce. Mentre i suoistanno mangiando il pane, Egli spiegaquello che sta succedendo e, nello stessotempo, dà un ordine: “Prendete, questo è ilmio corpo!”.Non li interpella per sapere sesono d’accordo. I discepoli partecipano aldestino di Gesù quasi costretti. Dal mo-mento che hanno deciso di mettersi allasua sequela, arriva il tempo in cui sono

    portati anche dove non vogliono (Gv21,18). Il cristiano devemangiare il corpo diGesù. Teniamo presente che per l’ebreo“corpo” significa non una parte, ma tutta lapersona: “Questo sono io, mangiatemi!”.Giovanni riferisce che un gruppo di disce-poli se ne va scandalizzato quando sento-no dire che Gesù voleva dare se stesso damangiare ai suoi (Gv 6,66). Qui i discepolinon se ne vanno. Tra le mani si ritrovano unpezzo di focaccia azzima e cominciano acomprendere che ciò che Gesù aveva fattoper tutta la sua vita (donarsi a loro), forseora stava raggiungendo la pienezza. Gesùin persona stava per essere spezzato fisi-camente, concretamente, drammatica-mente. Però solo perché era Lui che consegnavavolontariamente se stesso. Accogliere dinutrirsi di quella vita volontariamentespezzata e donata completamente, signi-fica accogliere la chiamata alla condivisio-ne piena del suo stesso destino:“Colui chemangia me, vivràper me” (Gv 6,57).“Poi prese un calice e rese grazie, lo diedeloro e ne bevvero tutti. E disse loro: Questo èil mio sangue dell’alleanza, versato per lamoltitudine”. Ancora una volta Gesù sor-prende tutti, facendo un gesto usuale, maconferendogli un nuovo significato. Gli

    ebrei conoscevano “il sangue dell’allean-za”: era quello del patto stipulato da Mosècome mediatore tra Dio e il popolo. In Es24,3-8 (la prima lettura della liturgia odier-na) è scritto che sul Sinai fu immolato unsacrificio di comunione. Alcuni animali fu-rono uccisi. Metà del loro sangue fu versa-to sull’altare, simbolo della presenza di Dio,e con l’altra metà fu asperso il popolo, persignificare che le due parti erano legate daimpegni reciproci di fedeltà. Dio rimasesempre fedele. Il popolo no. Ma ora Gesùstipula una nuova alleanza nel suo sangueversato per la moltitudine, cioè per tuttele genti di ogni luogo e di ogni tempo dellastoria umana, come era stato profetizzatopiù volte dal profeta Isaia (42,6; 49,6; 52,15).Il sangue di questo nuovo e definitivoAgnello pasquale non viene più solo spruz-zato sul popolo, ma riversato, donato co-piosamente e completamente, senza ri-serve. E non solo per il popolo ebraico, maper tutta la moltitudine di genti, qui rap-presentata dai Dodici apostoli, fonda-mento del nuovo Israele, della Chiesa diGesù Cristo. Il sangue, nella Bibbia, è la vi-ta. Il sangue di Gesù è la vita divina. Da be-re, fare nostra e spargere sulla terra, neicuori di tutti gli uomini, perché si realizzi ilRegno di Dio a partire da questa terra.

    Continuiamo in questo numero la riflessione sugli impe-dimenti che possono condizionare una fruttuosa parte-cipazione alla Celebrazione Eucaristica seguendo latraccia offerta da Romano Guardini nel suo prezioso libroIl testamento di Gesù.Dopo aver parlato del rischio dell’abitudine vediamo oraciò che Guardini chiama il “sentimentalismo”.Il significato di “sentimentalismo”, spiega il nostro auto-re, è diverso dal vero sentimento: «il sentimentalismonon è un vero sentimento, è mollezza interiore connes-sa con la sensualità. Pertanto si riscontra particolar-mente in chi non ha un carattere definito, sostenuto da va-lori reali» (R. Guardini, Il testamento di Gesù, Milano, Vi-ta e pensiero, 2005, p. 105).Il sentimentalismo, appena descritto in termini generali,può trovare spazio anche nell’ambito religioso: «il modo

    in cui l’uomo sentimentale concepisce le figure religiose;le verità che predilige; le parole che pronuncia più di fre-quente e tutto il suo contegno tendono all’emozione.Quando questa disposizione assume un ruolo guida il suoeffetto è fatale. Sminuisce la Rivelazione; rende la vita re-ligiosa molle, debole, innaturale e penosa» (p. 105).Per chi indugia nel sentimentalismo, così come viene pre-sentato da Guardini, la Messa risulta un’azione fredda estaccata, poco comunicativa e coinvolgente. Nella litur-gia prevalgono «l’azione semplice, le parole chiare e pa-cate, i sentimenti misurati» (p. 106). Appare difficile per chiè preso dal sentimentalismo entrare dentro il significatodella preghiera liturgica ed essere coinvolto interior-mente dal valore dei testi e dei gesti che compongono laCelebrazione Eucaristica.Nella Messa il memoriale della morte e della risurrezione

    di Cristo non è affidato all’emotività o ad un’imitazione“teatrale” ma alla «forma rigorosa dell’atto liturgico» (p.106). Per poter arrivare ad una partecipazione attiva e consa-pevole alla Celebrazione Eucaristica è necessario met-tere da parte il sentimentalismo e aprirsi al modo in cui laChiesa nei gesti e nelle preghiere della liturgia mette in-sieme la lex orandi e la lex credendi: «pertanto chi vuolerealmente credere, ossia obbedire alla Rivelazione, de-ve uniformare azioni e sentimenti alla scuola di tale nor-ma. Allora si schiuderà per lui una vita incomparabil-mente più ricca di quella del suo individualismo. Proveràsentimenti che salgono dalle profondità di Dio. Cono-scerà l’interiorità di Cristo e la potenza che regge la Chie-sa» (p. 108).

    di don Roberto Pireddail portico dell’Eucaristia IL PERICOLO DEL SENTIMENTALISMO

    SILVIA RUZZA

    Jaco

  • ELLA FAMIGLIA doMenIca 10 gIugno 2012 9

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    URE C'è nell'uomo la speranza di sopravvivere nono-

    stante i segni incombenti di unaquiete apocalittica, preannunciatada fatti evidenti? La risposta a questa domanda vie-ne forse dall'antica leggenda del-l'esistenza di un albero inaridito,privo della linfa vitale, leggenda cheho posto a base del film più impor-tante per la mia biografia artistica.Un monaco, passo dopo passo,secchio dopo secchio, attinge l'ac-qua e annaffia un albero inaridito, sicuro, senza

    ombra di dubbio, che la sua opera è necessaria, enon abbandona neppure per unistante la certezza nella potenzamiracolosa della sua fede nelCreatore. Per questo fa esperienza del mi-racolo: una mattina i rami dell'al-bero riprendono vita e si copronodi giovani foglie. Forse questo è solo un miraco-lo? No, è la verità.

    Andrej Tarkovskij

    LA LEGGENDA DELL’ALBERO INARIDITO

    opo Bassano - L'ultima cena

    N CENTINAIO di persone hapartecipato domenica scor-sa ad Arborea all'incontro

    organizzato dal Movimento “Fami-glie Nuove” della Sardegna, in con-comitanza con il Congresso Mon-diale di Milano. “Siamo qui - hanno detto Felice eSandra Atzei, responsabili regiona-li di Famiglie Nuove - come in centi-naia di punti del mondo per condi-videre insieme una giornata cheidealmente ci collega con quantoaccade a Milano”.Una sintesi della serata televisivadell'incontro del Papa con le fami-glie ha caratterizzato la prima partedella mattinata, conclusasi con il sa-luto dell'Arcivescovo di Oristano,monsignor Ignazio Sanna. “Il miobreve saluto mi porta a pensare allafelice coincidenza del Congressonella festa della Santissima Trinità.Credo che il vostro Movimento ab-bia proprio nella Trinità il modelloda seguire, e dunque anche per voifamiglie”.Nella seconda parte della giornataun video dell'economista LuiginoBruni, sul rapporto tra famiglie edeconomia, ha evidenziato come inrealtà, le indicazioni che oggi ven-gono date per uscire dalla crisi eco-nomica, non aiutino la famiglia advenir fuori dal guado nel quale si tro-va. “La famiglia - ha ribadito Bruni -può e deve dare all'economia il sen-so di condivisione e di fiducia cheoggi è alla base della crisi”.

    A seguire gli incontri di gruppo neiquali i partecipanti hanno avutomodo di approfondire i temi dellagiornata, in particolari ambiti e inspecifici aspetti che quotidiana-mente ogni famiglia si ritrova adoperare.Esperienze concrete sono poi giun-te da due coppie: una con 16 anni el’altra con 23 anni di matrimonio al-le spalle. La prima ha raccontato del-le difficoltà quotidiane nella gestio-ne dei tempi e nelle necessità dei fi-gli. Ad esempio, pur potendo soste-nere economicamente le spese peruna gita scolastica, hanno pensatodi non aderire al progetto e di ac-cantonarlo, viste le precarie condi-zioni di tanti compagni della figlia,così come hanno evidenziato il quo-tidiano bisogno di condivisione chedeve alimentare la vita di coppia.La seconda coppia invece ha pre-sentato l'esperienza vissuta nelle re-centi vacanze in Corsica, dove laconsapevolezza di voler santificarele feste, e quindi la domenica, haspinto loro ed un'altra coppia a par-tecipare alla messa domenicale inuna chiesa pressoché vuota. Alla fi-ne della celebrazione con i pochi fe-deli presenti è nato un dialogo spon-taneo. Due esperienze semplici cheperò hanno ripreso in maniera con-creta quelle che erano le sollecita-zioni del tema del Congresso Mon-diale “La famiglia, il lavoro e la fe-sta”. La conclusione della giornata ègiunta con la messa vespertina ce-lebrata nella parrocchiale dei sale-siani animata dalle Famiglie Nuove.

    La famiglia puòrisvegliare la fiducia

    ROBERTO COMPARETTI

    Incontro regionale di Famiglie Nuove.

    I partecipanti all’incontro; sotto Sandra e Felice Atzei insieme a mons. Sanna.

    U

  • Il PortIco doMenIca 10 gIugno 2012IL PORTICO DEI LETTORI10

    stato celebrato nei giorni scorsi iltrigesimo della morte di don SergioMura, sacerdote orionino originariodi San Nicolò Gerrei. Sono giunte in

    redazione numerose testimonianze di chi loha conosciuto: consapevoli del compito nonfacile, ne proponiamo un ritratto, servendo-ci degli scritti che abbiamo ricevuto.

    Semplice, essenziale, profondamente spiri-tuale. Sensibile ai problemi della famiglia, donSergio era attivissimo nella formazione deigiovani: ha diretto negli ultimi anni l'Opera didon Orione a Fano (Pesaro), lavorando sia perl'orientamento dei giovani al lavoro sia perl'inserimento nel campo della spiritualità. Unsardo che ha bene operato in tanti ambienti, eche ora riposa nella sua S. Nicolò Gerrei. Lastima e l’affetto per Don Sergio è stata espressadai giovani (e non più giovani) che hanno par-tecipato numerosissimi alle esequie svolte pri-ma a Fano e poi nella sua San Nicolò Gerrei.Il suo funerale, nel Santuario San GiovanniBosco (Istituto Don Gentili) di Fano, sabato 28aprile scorso, è stato presieduto dal vescovo diFano, mons. Armando Trasarti, e concelebra-to da 40 sacerdoti (tra essi alcuni diocesani),due diaconi della diocesi, due chierici orioni-ni. Il Santuario era gremitissimo: presenti an-che rappresentanze da Finale Emilia (MO),Copparo e S. Agostino (FE), Bologna, Genova,a testimonianza del grande affetto che ha su-scitato ovunque ha operato. Erano presentianche alcuni familiari dalla Sardegna: la so-rella Lidia, la nipote Manuela, i fratelli Sandroe Girolamo. “La messa funebre presieduta dalnostro Vescovo – dice don Vincenzo Alesiani, Vi-cario della Comunità orionina di Fano - ha ri-velato le spirituali ricchezze di un sacerdotepoco appariscente ma tutta sostanza: intelli-gente e umile, laborioso e paziente, soprattut-

    aver preso un confratello esemplare nella mi-tezza e nella generosità prevale il ringrazia-mento perché il Signore ce lo ha dato, e ce lo re-stituisce come prezioso intercessore”.Aveva una grande capacità di animare e al-lietare i momenti di socializzazione dei grup-pi sia organizzando giochi di società, sia suo-nando la fisarmonica (talvolta la chitarra) siaanche con appropriate e simpatiche barzel-lette. “La vita del sacerdote – disse don Sergionel 2003 – sul versante della fedeltà e della con-tinuità assomiglia alla vita degli sposi: la scel-ta non si fa una volta per tutte e basta; si deveripetere quotidianamente, con costanza, pa-zienza e fiducia, se si vuole crescere, maturarenell’amore, diventare “più persone” libere e co-scienti del progetto che si vuol realizzare nellapropria vita”. Celebrando il funerale di un ami-co nel settembre 2005, disse nell’omelia: “Lavita vera è amare come Lui ha amato, agirecosì ora mentre siamo su questa terra perchécontinueremo poi oltre l’esperienza terrena.La morte è premessa di gioia e resurrezione eper noi segno di Dio perché viviamo la re-sponsabilità della vita che ci è stata donatanon con superficialità e nello stordimento, magustando fino in fondo tutto ciò che è bello,buono, giusto e vero, come ha fatto e ci insegnaa fare Gesù Cristo”.Nato il 24 dicembre ’46 a San Nicolò Gerrei,era in Congregazione dal 21 ottobre 1957 aSelargius. Fece la prima professione l’11 otto-bre 1963 a Bandito di Bra (CN), e la professio-ne perpetua il 6 aprile ‘73 a Roma. Ordinatodiacono il 29 giugno ‘73 a Genova dal card. Si-ri, presbitero il 9 settembre ‘78 a San NicolòGerrei. Poi una lunga serie di incarichi – tra cuiquelli già ricordati - che ne hanno conferma-to ovunque le grandi doti umane e spirituali,e il baccalaureato alla Lateranense a Roma. Nella foto è al centro con la maglia arancione

    Testimone della Vita vera

    to sapiente educatore di tanti giovani”. Intensoanche il funerale celebrato a San Nicolò Gerrei:“Il Vescovo di Iglesias, mons. Giovanni PaoloZedda – ricorda don Gino Moro, Superiore del-la Comunità orionina di Selargius - aveva co-nosciuto don Sergio quanto basta mentre egli eraparroco a Carbonia, dal 2005 al 2008 per deci-dere che non poteva mancare alla liturgia diesequie di questo figlio del popolo, un umile egrande servo del Signore e della Chiesa: un pre-te tutto sostanza e dono di sé! Il Superiore Pro-vinciale don Pierangelo Ondei non ha manca-to di sottolineare questo rilevante significato ec-

    clesiale”. “Davanti ad un’assemblea commos-sa e partecipe – continua don Gino - arricchi-ta dalla presenza di una folta rappresentanzadella comunità di Carbonia che lo vide parro-co cordiale e zelante, don Pierangelo ha datovoce, oltre che ai suoi sentimenti, a quelli dei di-versi confratelli concelebranti e dell’intera no-stra Famiglia Religiosa. Appena reduci dallaDomenica per le Vocazioni, come non interro-gare il Signore, prima di abbandonarsi ai suoidisegni, su queste perdite premature di sacer-doti buoni, nel pieno delle forze e dalla sa-pienza ministeriale. Ma infine, sul dolore di

    I nostri preti. Il ricordo a più voci di don Sergio MuraÈ

    LETTERE AL DIRETTORE

    Caro Direttore,Ho letto con molto interesse l'artico-lo di Antonella Pilia dal titolo “Bastabandierine, necessario intervenire”,nel quale si parla di politiche per la fa-miglia. Ho apprezzato molto il parere diMaurizio Lupi, il quale si augura unarapida introduzione del Fattore Fa-miglia sotto il profilo fiscale. Peròmolti di noi potrebbero rispondereche questo ritornello lo sentiamo daanni e anni e anni, mentre è già legge,per esempio in Germania e Francia.Sono del parere che chi ha un lavo-ro e mantiene una famiglia deve po-terla mantenere con i propri soldi (leg-gi quoziente famigliare), mentre sonod'accordo sulla posizione espressada Vannino Chiti sul rafforzamentodegli assegni famigliari solo per chinon ha un reddito sufficiente (leggi in-capienti, coloro che non riuscireb-bero a conservare la propria parte disoldi guadagnati attraverso l'appli-cazione del famoso quoziente fami-gliare). Risulta ormai evidente a tuttiche della famiglia, soprattutto quellabasata sul matrimonio tradizionale,costituzionalmente sancito, non im-porta poi gran che, pensi essa adessere ammortizzatore sociale ed

    esplichi i suoi doveri, che ai diritti cipenseremo nel mondo iperuranio,direbbe Platone...! In conclusione,bella la frase del cardinal Bertone:“Lo Stato non concede, nè autorizza,ma riconosce l'esistenza della fami-glia”. Bella,ma sinora lettera morta.Infatti, nell'ottica del principio di sus-sidiarietà, la famiglia viene prima del-lo Stato, e subito dopo la persona.Un caro saluto

    Mariano Cuccu

    Carissimo, d’accordo con lei sul fat-to che molte enunciazioni di principionon siano state ancora applicate nel-la pratica. Ne sanno qualcosa anchein Consiglio regionale, dove una pro-posta di legge su affido e adozione -bipartisan - e 5 proposte sulla famigliagiacciono abbandonate nei cassetti.Non ci iscriviamo però al “partito deirassegnati”, ma - facendo esclusi-vamente il nostro lavoro di giornalisti- da un lato annotiamo ciò che alcu-ne personalità continuano a dire(compreso il cardinal Bertone, chenon ha certo responsabilità su ciòche lo Stato italiano decide o nondecide di fare), dall’altro - da cittadi-ni - ci auguriamo che non restino an-cora a lungo lettera morta.

    Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo [email protected], specificando nome e cognome, ed una mo-dalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

    Il consueto ritiro del clero

    non si terrà nel mese di giu-

    gno, perchè ci sarà il

    Convegno del clero nei

    giorni 25 e 26.

    Nella prima giornata,

    mons. Ignazio Sanna, arci-

    vescovo di Oristano, inter-

    verrà su “La Porta Fidei.

    Introduzione all’Anno della

    Fede”.

    Nella seconda giornata,

    l’arcivescovo di Cagliari,

    mons. Arrigo Miglio, intro-

    durrà la mattinata con una

    relazione su alcuni problemi

    della vita del clero diocesa-

    no.

    avviso dellaSegreteria

    arcivescovile

  • IL PORTICO DI CAGLIARI 11doMenIca 10 gIugno 2012 Il PortIco

    breviMorto a Gallaratepadre Sauro De Luca

    FU RESPONSABILE DEL MEG

    Avrebbe compiuto 85 anni ilprossimo 14 luglio: padre Saurode Luca, gesuita emiliano, è mor-to a Gallarate (VA), presso l’isti-tuto Aloysianum. Sacerdote dal1958, fu educatore e confessore

    al carcere di Regina Coeli e poidelle ergastolane del carcere diLivorno. Dal 1964 al 1998 fu Re-sponsabile Nazionale del Movi-mento Eucaristico Giovanile,molto attivo nella nostra Diocesi.Ha contribuito con la sua caricaspirituale ed umana alla forma-zione ed alla crescita nella fede,con l’Eucaristia, di migliaia di ra-gazzi, anche cagliaritani e sardi.L’incarico nel Movimento Euca-ristico Giovanile gli permise direalizzare, con le “Quaresime del-l’Amore”, numerosi progetti in In-dia, Kenya, Libano e altri Paesiin risposta alle richieste di aiuto dimolti missionari e vescovi, il tut-to con l’impegno dei ragazzi delMEG. Il suo rapporto con l’Isola èstato fortissimo e passionale:centinaia di coppie di fidanzatiuniti in matrimonio; la scelta diVillasimius, Calasetta, Orgosolo,Siniscola o Sedilo come luoghi diritiro e preghiera; la costanza delrapporto con le tante comunitàsparse in tutte le diocesi sarde; latestimonianza di amore profondoper le nostre tradizioni e soprat-tutto la memoria che non gli fa-ceva mai dimenticare un viso, unnome, una storia di uno qualsia-si dei suoi amici nell’Eucaristia,anche a distanza di tanti anni. Datutta l’Italia ed anche dalla Sar-degna in tanti hanno partecipatoai funerali celebrati il 5 mattina aGallarate.

    Massimo Lavena

    Domenica e lunedì“L’infiorata”

    A SAN GIUSEPPE

    Come tradizione nel giorno dellaSolennità delCorpus Domininella parrocchiaSan Giuseppe aPirri, a partiredalle 19 è in pro-gramma “L'in-fiorata”, la com-posizione flo-reale che dall'al-tare maggiore arriva fino alla finedella navata. Lunedì 11 per l'in-tera giornata sarà possibile am-mirare la composizione.

    Diocesi. Venerdì 29 giugno a Roma il Santo Padre imporrà il pallio a mons. Arrigo Miglio.

    LNOSTROARCIVESCOVOvenerdì 29giugno prossimo riceverà, nellabasilica di San Pietro in Vatica-no, il pallio che gli sarà imposto

    direttamente dal Santo Padre Bene-detto XVI. Ma che cosa è il pallio? Sitratta di una veste liturgica che so-miglia ad una stretta fascia in lanabianca che gira come un anello at-torno al collo ricadendo sulle spalle,pendendo poi in due bande ugualidavanti e dietro, fissata con tre spil-li, ornata di croci e frange nere, por-tata sopra i paramenti liturgici, comeinsegna particolare dal Papa (conalcune differenze), e dai Metropoli-ti, cioè da coloro che sono posti areggere una provincia ecclesiasticaper mandato diretto del RomanoPontefice.Le origini di questa insegna liturgicasono ancor oggi controverse. Alcunifarebbero derivare il pallio addirit-tura dall’ephod, prescritto nel librodell’Esodo come uno degli abiti delsommo sacerdote (cfr Es 28, 4). Altripensano anche alle frange e ai filat-teri, ornamenti dell’abito di scribi efarisei, notati da Gesù come tali da

    IDON ALBERTO PALA

    suscitare l’ammirazione e il con-senso delle folle (cfr Mt 23, 5). Altriancora lo mettono in relazione aduna antica sciarpa di uso civile, e inparticolare con la sciarpa che usaval’imperatore romano quando par-tecipava ad atti importanti dello Sta-to. In base a questa ipotesi il palliosarebbe passato dall’autorità impe-riale a quella ecclesiastica e la fontesarebbe la famosa donazione di Co-stantino. Così l’insegna imperialechiamata lorumpassava alla Chiesache la santificava per mezzo dellecroci ricamate e distinguendola peril modo di indossarla.Altri ne fanno un’insegna di strettaorigine ecclesiastica che non avreb-be nessuna relazione con gli abitiprofani. Il pallium, in greco imátion,era un pezzo di stoffa quadrangola-re ed era l’abito sacro della filosofiadella scienza, senza alcuna originepolitica o civile. Per questo Tertul-liano nel suo trattato De palliocercòdi persuadere i suoi compatrioti ad

    abbandonare la toga e a servirsi delpallio. Nelle pitture cimiteriali, il pal-lio è ricorrente. Rivestiti del palliotroviamo personaggi biblici, sin dalsecolo II e più tardi nel secolo IV an-che Cristo e i santi.Una delle rappresentazioni figurati-ve più celebri dell’antico pallio stanel ritratto di sant’Ambrogio, mo-saicato a Milano nel V secolo. Al tem-po della promulgazione della leggevestiaria, nel 382, il pallio esistevagià come fascia, chiamata omopho-rion, da portare sulle spalle. Con-temporaneamente si andava deli-neando il significato simbolico diquesta insegna. Il primo a parlarne fu sant’Isidorodi Pelusio vissuto tra il IV e il V seco-lo. “Quello che il vescovo porta sullespalle e che è di lana e non di lino,designa la pecorella smarrita che ilSignore cercò e trovatala riportò sul-le spalle ( cfr Lc 15, 4-5). Il vescovoche rappresenta Cristo compie l’ope-ra di lui e mostra per mezzo di questo

    Il vescovo che rappresenta Cristoè il Pastore che ama il suo gregge

    abito di essere imitatore del buono egrande Pastore; il quale ha voluto ac-collarsi le infermità del gregge”. (ISI-DORI PELUSIANI, Epistula 1, 136: PG78,271) S.Isidoro metteva in relazio-ne l’omophorion con l’orarion deidiaconi, simboleggiante la solleci-tudine e il servizio, l’umiltà di Cri-sto, il quale si abbassò sino a lavare ipiedi agli apostoli. Isidoro aggiun-ge che al momento di leggere il Van-gelo, il vescovo si alza e depone l’a-bito dell’imitazione cioè il pallio, chelo faceva rassomigliare al buon pa-store, per mostrare a tutti che nonsolo rassomiglia al buon pastore, mache in quel momento della letturadel santo Vangelo, è il Principe deipastori. Per quanto riguarda la sua formapossiamo credere che il pallio deri-vi dalla veste antica detta pallium,che era in origine amplissima, mache poi avrebbe seguito le sorti del-la toga, che perde gradualmente lasua ampiezza, grazie alla moda del-la contabulatio, per la quale la togadiventò una grande sciarpa a pie-ghe. Ugualmente, venendo di uso co-mune la paenula, si cominciò, inve-ce di smetterlo, a ripiegare il pal-lium, che era stata fino allora l’abitodi cerimonia per le funzioni liturgi-che, sino a farlo diventare, anch’es-so, una sciarpa, prima a pieghe e poisemplice, che scendend


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