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SETE DI PAROLA XXV Settimana del Tempo Ordinario Dal 22 al 28 settembre 2013 --------------------------------------------- LA PAROLA DEL PAPA In questo momento in cui stiamo fortemente pregando per la pace, il Signore ci tocca sul vivo, e in sostanza ci dice: c’è una guerra più profonda che dobbiamo combattere, tutti! È la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni e di scegliere il bene, pronti a pagare di persona: ecco il seguire Cristo, ecco il prendere la propria croce! Questa guerra profonda contro il male! A che serve fare guerre, tante guerre, se tu non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non serve a niente! Non va… Questo comporta, tra l’altro, questa guerra contro il male comporta dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve; dire no alla violenza in tutte le sue forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. Ce n’è tanto! Ce n’è tanto! E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune. …………………………………………………………. VANGELO DEL GIORNO
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SETE DI PAROLAXXV Settimana del Tempo

Ordinario

Dal 22 al 28 settembre 2013---------------------------------------------

LA PAROLA DEL PAPAIn questo momento in cui stiamo fortemente pregando per la pace, il Signore ci tocca sul vivo, e in sostanza ci dice: c’è una guerra più profonda che dobbiamo combattere, tutti! È la decisione forte e coraggiosa di rinunciare al male e alle sue seduzioni e di scegliere il bene, pronti a pagare di persona: ecco il seguire Cristo, ecco il prendere la propria croce! Questa guerra profonda contro il male! A che serve fare guerre, tante guerre, se tu non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non serve a niente! Non va… Questo comporta, tra l’altro, questa guerra contro il male comporta dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve; dire no alla violenza in tutte le sue forme; dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. Ce n’è tanto! Ce n’è tanto! E sempre rimane il dubbio: questa guerra di là, quest’altra di là - perché dappertutto ci sono guerre - è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale? Questi sono i nemici da combattere, uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune.

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VANGELO DEL GIORNOCOMMENTOPREGHIERAIMPEGNO

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Domenica, 22 settembre 2013Liturgia della Parola

Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13LA PAROLA DEL SIGNOREIn quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che

cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.  Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

...È MEDITATAL’amministratore aveva tutto in mano e gestiva il patrimonio del suo padrone con uno stile di vita tale da portarlo a dissiparne i beni. Trovandosi in difetto e in vista di un licenziamento, progettò una strategia per sopravvivere; si accorge che ha bisogno degli altri, degli stessi che magari ha anche

sfruttato. Ci si sarebbe aspettati che il datore di lavoro punisse l’amministratore e invece: «Il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza». Si mostrò scaltro e lungimirante, egli usò il denaro ingiusto come mezzo e non come fine; in fondo anche questo

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amministratore disonesto ha preferito giocare la carta della misericordia, sperando di ottenere misericordia da qualcuno. Capisce dunque che l’uso accorto delle ricchezze, non sta nel cercare di accrescerle sempre più o nello sciuparle; sta invece nel condividerle, nel metterle a disposizione di chi ne è sprovvisto. Per chiarire ulteriormente il suo pensiero Gesù aggiunge due avvertenze:la prima insegna che è necessario essere fedeli nel poco per poter ricevere il molto, il vero tesoro.La seconda avvertenza è una sentenza decisiva: nessun servo può servire a due padroni, chi assolutizza la ricchezza di questo mondo diviene nemico di Dio.Impariamo da Gesù che la certezza deve essere posta su un Altro, solo

così la nostra umanità si svilupperà in maniera veramente umana nella nostra vita di ogni giorno e negli spazi concreti della nostra esistenza. Oggi non c'è un imperatore cristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga...non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni, ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci ed onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro. Carlos Mesters

...È PREGATAO Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi pietà della nostra condizione umana; salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e fa’ che, alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la nostra vita. 

…MI IMPEGNAA custodire e usare con amore i doni che ho ricevuto, ricordando sempre che sarò giudicato sull’amore, perché la vera giustizia è la misericordia.

Lunedì, 23 settembre 2013San Pio da Pietralcina, religioso - San Pio nacque a Pietrelcina presso Benevento (Italia) nel 1887. Entrò nell’ordine dei Frati minori cappuccini e, promosso al presbiterato, esercitò con grandissima dedizione il ministero sacerdotale soprattutto nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia. Servì nella preghiera e nell’umiltà il popolo di Dio attraverso la

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direzione spirituale, la riconciliazione dei penitenti e una particolare cura per i malati e i poveri. Pienamente configurato a Cristo Crocifisso, portò a compimento il suo cammino terreno il 23 settembre 1968. 

Liturgia della ParolaEsd 1,1-6; Sal 125; Lc 8,16-18

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere»....È MEDITATALa fede non è mai un affare privato o, comunque, riservato ad un piccolo gruppo. Come la luce non è per se stessa, bensì per illuminare ciò che sta attorno, così il credente e ogni comunità cristiana non vivono per se stessi ma per manifestare a tutti il Vangelo. Dice Gesù: "Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario". Il Vangelo ci è stato dato perché a nostra volta lo doniamo agli uomini e alle donne delle nostre città. Ogni comunità, e ogni credente, possono essere perciò paragonati a quel lampadario di cui parla Gesù, da porre in alto perché faccia risplendere la luce del Vangelo. Non si tratta, ovviamente, di mostrare se stessi o la propria saggezza, bensì di manifestare la Parola del Signore. Per questo il discepolo è chiamato anzitutto ad ascoltare la Parola di Dio; solo dopo averla accolta con il cuore può donarla agli altri. È tutta qui la

vita e la missione di ogni discepolo, di ogni comunità cristiana.-----------------------------------------------La luce della fede: con quest’espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre ». È urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo

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poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso

c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro.(Enciclica Lumen Fidei)

...È PREGATASignore, se guardo alle tenebre di egoismo, di orgoglio che sono in me, mi spavento. Ma sei Tu la luce che illumina le mie tenebre. E io voglio Te solo.

...MI IMPEGNANo, non è facile essere cristiani, ci si rende ridicoli, si perde anche la faccia. Finché la fede resta relegata negli atteggiamenti e nelle buone intenzioni di qualche vecchia devozione passi, ma se la fede vuole illuminare la vita e la storia iniziano i malumori. Animo, amici: oggi siamo chiamati ad essere luce, a testimoniare il Signore, senza fanatismi ma con fermezza e trasparenza evangelica, a metterlo sul lucenrniere, il Cristo che ci ha cambiato la vita

Martedì, 24 settembre 2013Liturgia della Parola Esd 6,7-8.12b.14-20; Sal 121; Lc 8,19-21

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».…È MEDITATAI familiari di Gesù vanno a cercarlo, forse per sottrarlo alla vita che aveva intrapreso, portatrice di non pochi inconvenienti. Lo trovano circondato da molta gente e non riescono ad avvicinarsi. Incaricano uno dei presenti per dire a Gesù che ci sono sua madre e i suoi fratelli che lo aspetta no fuori. Non a caso l'evangelista nota che restano "fuori" dal gruppo di coloro

che ascoltano. Ma Gesù, a quell'uomo, risponde che la sua vera famiglia è composta da quelli che stanno attorno a lui ad ascoltarlo. Chi sta "fuori", anche se parente secondo la carne, non fa parte della sua famiglia. Il Vangelo, infatti, crea una nuova famiglia, non fatta dai legami naturali, ma da quelli ben più saldi che lo Spirito di amore crea. Per essere partecipi di

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questa famiglia si richiede una cosa sola: ascoltare il Vangelo, conservarlo nel cuore e metterlo in pratica. Appunto, come faceva Maria, la prima dei credenti, perché lei per prima ha "creduto all'adempimento delle parole dell'angelo".

-----------------------------------------------Ascoltando Gesù, a poco a poco si diventa simili a Lui, se questo ascoltare è vivo, docile, e lascia spazio alla Parola. Nell'ascolto siamo illuminati, trasfigurati. Card. A. Ballestrero

…È PREGATAEccoci, Signore, fratelli nella fede, stupiti del poterci definire tuoi familiari. Che sempre la Chiesa comunità dei discepoli, il tuo grande sogno segreto, sia luogo di accoglienza, luogo di familiarità e di pace in cui la tua Parola diventa concretezza....MI IMPEGNAUna vera comunità cristiana stabilisce relazioni con tutti, non è litigiosa, sa accogliere le persone nuove, sa farsi avanti con pazienza, delicatezza, coraggio, concretezza e carità. Così l'amore si diffonde e diventa comunione: l'amore è condiviso. Dionigi Tettamanzi

Mercoledì, 25 settembre 2013Liturgia della Parola

Esd 9,5-9; Sal Tb 13,2-5.8; Lc 9,1-6LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

...È MEDITATAGesù dona ai suoi discepoli la forza e il potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. Conferisce loro un potere divino, li manda nel mondo per edificare il regno di Dio. “Il Signore lo dirà chiaramente: la

sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio

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diventerebbe rancido … e il cuore amaro. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite...” (Papa Francesco). I discepoli non hanno bisogno di preoccuparsi di niente, devono solo fare memoria di quello che hanno ricevuto e del cammino percorso con Lui. Gesù vuole così indicare che la Chiesa, ancora oggi, continua a chiedere, per annunciarlo, uno stile particolare fatto di essenzialità. “Occorre essere pastori con ‘l’odore delle pecore’, pastori in mezzo al proprio

gregge, e pescatori di uomini” (Papa Francesco). Questa missione affidata da Gesù, diventa l’attenzione a tutto ciò che è essenziale; è un uscire per andare a cercare la pecora smarrita nelle periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo, per dirle anzitutto che è amata da Dio ed è perdonata da Lui se solo si riconosce bisognosa della sua misericordia.----------------------------------------------Colui che incontra Gesù Cristo sente l’impulso di testimoniarlo o di dar testimonianza di quello che ha incontrato, e questa è la vocazione cristiana: andare e dare testimonianza.

Card. Jorge Mario Bergoglio

...È PREGATASignore Gesù Cristo, tu hai inviato i Dodici ad annunciare la buona notizia e a lottare contro il male. Dona anche a noi l'entusiasmo e la povertà degli apostoli, perché attraverso i nostro gesti e le nostre parole possiamo rivelare la realtà del regno dove accoglierai per sempre i puri di cuore e i poveri in spirito.

...MI IMPEGNAA testimoniare Cristo, senza lasciarmi scoraggiare dalle incomprensioni e dalle difficoltà.

Giovedì, 26 settembre 2013Liturgia della Parola

Ag 1,1-8; Sal 149; Lc 9,7-9LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho

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fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

...È MEDITATAChi è Gesù? La sua identità suscita ricerca in tutti i tempi della storia. C'è chi la fa in modo curioso, come Erode, il quale, venuto a sapere dei miracoli che un certo Nazareno compie per le strade di Galilea e udito che la gente si chiede se non sia Giovanni Battista risuscitato dai morti, non si scompone. La fama di Gesù non turba la sua coscienza, ma risveglia soltanto la sua curiosità: potesse vedere un miracolo! Ma accanto ad Erode e lungo i secoli seguenti, c'è pure chi vuole andare a fondo di una realtà che tocca la vita e quindi si mette con passione alla scoperta dei segni che riguardano il Figlio dell'uomo, colui che ha sconvolto la storia, colui che è venuto a rivelarci che Dio è Padre.Non solo i santi da altare, ma innumerevoli persone semplici, umili hanno intuito l'identità del Cristo e l'hanno seguito giorno dopo giorno con purezza di cuore. "Beati i puri di cuore, perché vedono Dio" solo così, attraverso la trasparenza della propria vita, ci si

avvicina al mistero del Signore Gesù, che " da ricco che era, si fece povero..". Madre Teresa, che, pur nel buio di una notte spirituale, non ha mai cessato di cercare il Maestro, diceva: " Voglio essere solo una goccia d'acqua pulita che rifletta Dio!".-----------------------------------------------La fede cristiana è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti. Cristo diventa il "sì" definitivo a tutte le promesse, fondamento del nostro "Amen" finale a Dio. La storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. La vita di Gesù appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna. Non c’è nessuna garanzia più grande che Dio possa dare per rassicurarci del suo amore, come ci ricorda san Paolo. (Lumen Fidei)

...È PREGATASignore Gesù, segno di contraddizione fra gli uomini, tu hai costituito un enigma per i potenti del tuo paese, accecati dall'ambizione e dal vizio. Rendi il nostro cuore umile e semplice perché sappiamo riconoscere che tu non sei soltanto un profeta, ma il Figlio del Dio vivente, che regna con il Padre e con lo Spirito Santo per i secoli dei secoli.

...MI IMPEGNA

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Più dell'adulterio, il peccato di Erode è quello di non riconoscere il peccato, il giustificarsi, l'uccidere chi cercava di farlo vedere; così perde la possibilità di convertirsi: diventa incapace di riconoscere la visita del Signore.Oggi, nella mia pausa contemplativa, faccio lo sforzo di riconoscere l'Erode che è in me. Pur cercando di ascoltare Gesù e di vederlo, anche a me capita di non riconoscere il mistero di Gesù perché non mi riconosco creatura bisognosa di conversione.  Egli conosce il mio cuore e mi aspetta con tanto amore e misericordia.Venerdì, 27 settembre 2013

San Vincenzo de’ Paoli, sacerdote - Vincenzo (Pony presso Dax, Francia, 1581 – Parigi, Francia, 27 settembre 1660), sacerdote, parroco si dedicò dapprima all’evangelizzazione delle popolazioni rurali, fu cappellano delle galere e apostolo della carità in mezzo ai poveri, i malati e i sofferenti. Alla sua scuola si formarono sacerdoti,

religiosi e laici che furono gli animatori della Chiesa di Francia, e la sua voce si rese interprete dei diritti degli umili presso i potenti. Promosse una forma semplice e popolare di evangelizzazione. Fondò i Preti della Missione (Lazzaristi – 1625) e insieme a santa Luisa de Marillac, le Figlie della Carità (1633). 

Liturgia della ParolaAg 1,15b – 2,9; Sal 42; Lc 9,18-22

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

...È MEDITATACon frequenza Gesù si appartava con i discepoli per pregare. È una scena che descrive bene la comunità cristiana che si raduna per la preghiera comune: si tratta di un momento indispensabile di intimità di Gesù con i discepoli.

Quella volta Gesù chiese loro cosa la gente pensasse di lui. In verità, voleva sapere piuttosto cosa loro, che ormai da tempo gli stavano accanto, pensassero di lui. E Pietro, a nome di tutti, rispose che loro credevano che lui fosse il

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Messia. Gesù, contento della risposta di Pietro, continuò questo dialogo intimo con i suoi. E si spinse ancora oltre: annunciò loro - era la prima volta che lo faceva - la sua passione, morte e resurrezione. Il Messia non era un potente secondo i canoni del mondo. Egli era venuto per dare la sua vita. Si mise perciò a spiegare che mettersi alla sua sequela comportava allontanarsi dall'egoismo, rinunciare all'amore solo per se stessi e abbandonare le abitudini di sempre. Questo significa "rinnegare se stessi e

prendere la propria croce". È la via del vero guadagno. La salvezza infatti non consiste nell'avere tante cose ma nell'essere larghi di cuore e appassionati per il Vangelo.

Credete in Gesù che vi invia questo Spirito a voi e a tutti noi: ci invia lo Spirito per rinnovare tutto. Sentite come cristiani, parlate come cristiani e fate opere da cristiani. Ma voi soli non potreste farlo. È Gesù che vi darà questo Spirito, vi darà la forza di rinnovare tutto: non voi, ma Lui in voi.

Card. Jorge Mario Bergoglio

...È PREGATASignore Gesù, oggi come ieri tu continui a rappresentare un problema e molti cercano invano di collocarti in una categoria che sia loro familiare. Rivelaci come, con le tue parole, con la tua vita, con la tua morte e la tua risurrezione, tu sei lo straordinario nel quotidiano, l'onnipotente nella debolezza. Il Dio con noi, il Dio delle periferie della storia.

…MI IMPEGNAChe io cammini verso di te, Signore, seguendo una strada sicura, diritta, praticabile e capace di condurre alla meta, una strada che non si smarrisca fra il benessere o fra le difficoltà. Che ti renda grazie quando le cose vanno bene, e nelle avversità conservi la pazienza, senza esaltarmi nella prosperità e senza abbattermi nei momenti più duri. S. Tommaso d'Aquino

Sabato, 28 settembre 2013Liturgia della Parola

Zc 2,5-9.14-15a; Sal Ger 31,10.11-12.13; Lc 9,43b-45LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro

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così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento....È MEDITATA«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Egli ci rivela l’onnipotenza dell’amore accettando di morire per noi. Che cos’è un amore onnipotente? È un amore che va fino all’estremo. Gesù, con insistenza, seguita a parlare della sua morte e cerca di fissare nell’animo dei suoi discepoli quanto lo attende. «Tenete bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Si tratta di entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita; i discepoli non comprendono ciò che il Signore dice, perché seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un “uscire”. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi. Il comportamento degli apostoli, che preferiscono non sapere e non vedere, piuttosto che rendersi conto e affrontare le situazioni scomode, è una tattica troppo frequente anche nella nostra vita e all’interno della Chiesa. Qualcuno potrebbe dire: “non ho tempo”, “ho tante cose da fare”, “è difficile”, “che cosa posso fare io con le mie poche forze, anche con il mio peccato?”. Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa

domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di “uscire” per portare Cristo. Abbiamo paura a credere in un Dio che pur potendo evitare la sofferenza l’assume. Anzi, ci spaventa che qualcuno scelga di amare fino a morirne. La croce non è da capire, è da accogliere; ma come si può accettare un Messia sconfitto? È scandalo per i giudei e follia per i pagani. Eppure è dalla croce che nasce la salvezza, è questa la storia di tutti noi, è questa la condizione umana. Non esiste crescita senza trasformazione, sapendo che “noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione” (Papa Francesco).----------------------------------------------Gesù è giunto ormai alla soglia della sua passione, ma i suoi più intimi non capiscono, non vogliono capire. Prendere distanze dalla sofferenza è naturale per la condizione umana. Nel caso degli apostoli, a causa della loro idea di Messia, il rifiuto di un tale esito di vita è ancora più totale. Nonostante i ripetuti annunci della tragedia imminente, che sovrasta il Maestro, loro continuano ad attendere il suo trionfo. Per loro è davvero impensabile che Cristo debba soffrire per salvare gli uomini. Il disegno di Dio è davvero incredibile, e misteriose sono le sue vie.

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...È PREGATAO Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. ....MI IMPEGNAI discepoli non comprendono ciò che il Signore dice, anzi essi hanno una reazione di chiusura, dura e cosciente: non capiscono, non vogliono capire e si guardano bene dal chiedere! E io? Mi metto in ricerca di quanto mi chiede il Signore? Cerco di capire? Cerco di “mettermi bene in mente” le sue parole?

VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Sabato, 7 settembre 2013

«Dio vide che era cosa buona». Il racconto biblico dell’inizio della storia del mondo e dell’umanità ci parla di Dio che guarda alla creazione, quasi la contempla, e ripete: è cosa buona. Questo, carissimi fratelli e sorelle, ci fa entrare nel cuore di Dio e, proprio dall’intimo di Dio, riceviamo il suo messaggio.

Possiamo chiederci: che significato ha questo messaggio? Che cosa dice questo messaggio a me, a te, a tutti noi?

1. Ci dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio è la “casa dell’armonia e della pace” ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi “a casa”, perché è “cosa buona”. Tutto

il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con Dio che è amore, fedeltà, bontà, si riflette su tutte le relazioni tra gli

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esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non è forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? E la vera libertà nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non è forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?

2. Ma domandiamoci adesso: è questo il mondo in cui viviamo? Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un’opera buona. Ma ci sono anche “la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra”. Questo avviene quando l’uomo, vertice della creazione, lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà e si chiude nel proprio egoismo.

Quando l’uomo pensa solo a se stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto. Esattamente questo è ciò che vuole farci capire il brano della Genesi in cui si narra il peccato dell’essere umano: l’uomo entra in conflitto con se stesso, si accorge di essere nudo e si nasconde perché ha paura , ha paura dello sguardo di Dio; accusa la donna, colei che è carne della sua carne; rompe l’armonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo. Possiamo dire che dall’armonia si passa alla “disarmonia”? Possiamo dire questo: che dall’armonia si passa alla “disarmonia”? No, non esiste la “disarmonia”: o c’è armonia o si cade nel caos, dove è violenza, contesa, scontro, paura…

Proprio in questo caos è quando Dio chiede alla coscienza dell’uomo: «Dov’è Abele tuo fratello?». E Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Anche a noi è rivolta questa domanda e anche a noi farà bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello?

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Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!

Dopo il caos del Diluvio, ha smesso di piovere, si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo di ulivo. Penso anche oggi a quell’ulivo che i rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos Aires, in Plaza de Mayo, nel 2000, chiedendo che non ci sia più il caos, chiedendo che non ci sia più guerra, chiedendo pace.

3. E a questo punto mi domando: E’ possibile percorrere la strada della pace? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: Sì, è possibile per tutti! Questa sera vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo! La mia fede cristiana mi spinge a guardare alla Croce. Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontà guardassero alla Croce! Lì si può leggere la risposta di Dio: lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della

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riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani e i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!

Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello - penso ai bambini: soltanto a quelli… - guarda al dolore del tuo fratello, e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità. Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI: «Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!... non più la guerra, non più la guerra!». «La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità».

Fratelli e sorelle, perdono, dialogo, riconciliazione sono le parole della pace: nell’amata Nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo, questa sera, per la riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di riconciliazione e di pace. Così sia.

VISITA AL "CENTRO ASTALLI" DI ROMA PER IL SERVIZIO AI RIFUGIATI 11 settembre 2013

Servire. Che cosa significa? Servire significa accogliere la persona che arriva, con attenzione; significa chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù

si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli. Servire significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà. Solidarietà, questa parola che fa paura al mondo sviluppato.

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Cercano di non dirla. Solidarietà è quasi una parolaccia per loro. Ma è la nostra parola! Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione. I poveri sono anche maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio; la loro fragilità e la loro

semplicità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze, le nostre pretese di autosufficienza e ci guidano all’esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, a ricevere nella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di Padre che, con discrezione e paziente fiducia, si prende cura di noi, di tutti noi.

Signore, Padre di tutti gli uomini, accogli il grido dei piccoli,degli inermi, delle vittime della guerrae mostra la Tua predilezione per lorofermando ogni violenza fratricida,ogni progetto di distruzione e di iniquità.

Cristo nostra pace,convertici a Te, alla Tua Croce,

al Tuo perdono universale,al Tuo amore senza riserve per ogni creatura.

Fratello di ogni uomo,fa sentire nel cuore di chi uccide e opprimela Tua inquietudine di giustizia e d'amore.

Spirito Santo, Spirito della vita,illumina la mente e scalda il cuoredi coloro che hanno in manola vita dei loro simili,perché le ragioni della pace e della giustiziatrionfino sulle forze della mortee gli uomini ed i popoli riconciliati

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possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli. Amen.

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