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a dieci anni daLLa morte di Gino veroneLLi anno 2014 ... · da raggiungere. Fino a questo momento,...

Date post: 17-Jul-2020
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LA TERRA TREMA ANNO 2014 PANICO, VOLUTTÀ, PASTI COSMICI A DIECI ANNI DALLA MORTE DI GINO VERONELLI CH’ACCADDE IL 29 NOVEMBRE 2004. STASSENTIRE. IL CIBO DEGLI ARTISTI FARE A PEZZI UN DISCORSO 10 anni. Incontrare Veronelli Gino, uah, leggerlo, ascoltar- lo, studiarlo, valutarne le opinioni, le scelte, riguardare alla sua storia, ai suoi viaggi è stato per noi stendersi sotto il globo celeste di un planetario e cominciare a osservarle le rappresentazioni del cie- lo e scoprire d’un colpo una parte di universo grande. Fame di conoscenza che chiamava altra fame ci animava, ingorda e spudorata. Fame di cono- scenza ci anima ancora. Gli anni sono volati. 10 sono moltissimi. Nel bene e nel male siamo andati avanti, sulle nostre gambe ab- biamo percorso le strade e il tempo e Gino l’abbiamo incontrato ancora numerose volte, nelle contraddizioni, nel piatto, nella bottiglia, a Santo Stefano, nella paccia- da, nei sorsi d’olio. Con lui altri, certo. Ora ripensando alla nuova edizione ritorniamo a quel giorno distesi sul pavimento a pensare di stelle. All’inizio. Se a Gualtieri chiedete a qualcuno di Antonio Liga- bue la frase che sentirete pronunciare più spesso su di lui è che “cambiava un quadro per un piatto di mine- stra”. Frase spesso pronunciata dalle persone più anziane con un misto di nostalgia e di rammarico per il quadro per- so. Un “arte” del baratto che sarà una costante in tutta la sua vita, anche quando avrà successo e disponibilità economiche. Ligabue non solo barattava emozioni,ma sostituiva alla moneta il suo “equivalente generale”: il quadro.Bello immaginare una società che usa l’arte per gli scambi. Ma cosa mangiava Ligabue? “Quando lo andavamo a trovare all’Ospedale gli porta- vamo sempre dei dolci, di cui sapevamo che ne era golo- so”, ci riferiscono i figli di Vandino Daolio. A Cesarina, l’amore della sua vita, non faceva mai man- care le paste che poi mangiavano assieme. Quando pranzava all’Osteria non si perdeva di certo i cappelletti e le tagliatelle che preparava la madre di Cesarina. Ac- compagnate sempre da una buona bottiglia di lambru- sco, certamente a fermentazione naturale, di cui am- mirava estasiato la schiuma che faceva nel versarlo nel bicchiere. Sul letto di Ospedale quando Cesare Zavattini gli chiese cosa desiderava,rispose “un piat ad pastasòta”. Carne poca, quasi mai. Ciò che colpisce è però la sua predilezione per le uova all’occhio di bue, al burro, che mi riportano al grande enogastronomo Luigi Veronelli, che ordina al grande cuoco Luigi Carnacina il suo piatto migliore: e questi gli porta due uova altegamino. “Quando aprirai il ristorante “- mi disse Veronelli- “non mettere forti ricarichi sulle bottiglie,ma se cucinerai un uovo appena uscito dal culo di una gallina, sappi che quello non ha prezzo”. E così feci. A Gino Veronelli non sarebbe piaciuto essere commemorato. Lo diceva spesso che avrebbe voluto che fossero le sue idee, non la sua persona, a rimanere attive nel ricordo, e soprattutto nelle pratiche quoti- diane. Lo diceva riferendosi a Benedetto Croce, che altrettanto spesso citava, a sproposito, forzandolo a sé, come maestro del pensiero anarchico. Nemmeno a chi pensò, collettivizzò e diede vita al mo- vimento t/Terra e libertà/critical wine, a cui Veronelli prese parte attiva e propositiva negli ultimi anni della sua vita, sarebbe piaciuto e piacerebbe entrare nel di- spositivo reazionario del ricordo. Le parole d’ordine di quel movimento nuovo e dirom- pente nel mondo del vino, se mai ce ne sono state, era- no provocazione e sobillazione. L’interesse per il cibo, il vino e tutta la cultura mate- riale, che generò tale movimento, era semplicemente una scusa. Alle compagne ed ai compagni che cominciarono a di- scuterne insieme non interessava immergersi in una folta schiera, oggi ancora più affollata e miseranda, di parlatori e ciarlatani che andavano (e vanno) cian- ciando sul buon salame della tradizione antica, sulla cipolla garantita da avamposti di tutela, su formaggi sopraffini affinati in grotte neolitiche e venduti a 80 euro il chilo. O che gareggiano con le pignatte dentro, per dirla con Veronelli, mammativvù. Il discorso intor- no a una materia prima o a un prodotto trasformato dall’uomo, che gira vorticosamente su se stesso e su se stesso si avviluppa arrivando a soffocare ogni signifi- di Giuseppe Caleffi per *PASTICHE. LA CULTURA MATERIALE ALLA VERONELLI, Seminario Veronelli editore novembre 2014 di Simonetta Lorigliola de La Terra Trema de La Terra Trema Al nostro big bang. BANG! Alla seduzione dello sguardo a quella volta stellata che fu varcare una soglia, a caderci nelle storie enormi di donne e di uomini che lì dentro si svolgevano. Un lavoro di ricerca e analisi ele- vato a potenza che ogni volta s’apriva a nuovi passaggi. A voi. Vignaiole e vignaioli che l’avete conosciuto e frequen- tato, contadine/i, amiche/i che l’avete amato, sgridato, sfidato; cuori infranti, occhi e papille, vi chiediamo: mettete mano alla penna, dita alla tastiera, buttate giù di stomaco, di panza, il vostro pensiero al Big Bang Gino se lo è stato, se no, scriveteci un ricordo, non un tribu- to, parole, considerazioni sulla vostra storia e Lui. Il (G) astronomo. È un invito da condividere, se riterrete, è un invito a scrivere di Gino ma principalmente è un invito a torna- re alle riflessioni ai temi di Gino, alle strade che si sono aperte, che abbiamo aperto insieme in questi 10 anni, senza di lui, un invito a ribadire che altre vorrebbero chiuderli certi passaggi. È un invito a parlare di agricol- tura, di vitico(u)ltura, di T/terra, di semi della terra e di resistenza territoriale, di agricoltori e di agricoltrici, di vini e i di vignaioli/e; di resistenze, cibo, cucina, saperi e i sapori condivisi, di economia e di devastazione (am- bientale, economica, sociale) fuori/dentro questo cielo stellato. 10 anni. Elaboro una teoria sull’enogastronomia che sta avve- nendo/che verrà. Per prima cosa. Ho da decidere. Ciò su cui vale la pena concentrarsi. Riguarda me? Le tavole ben disposte che ho incrociato? Le cucine che ho gustato, i vini assaggia- ti, le storie dei produttori, vignaioli che ho incontrato, dei contadini, uomini e donne che ho ascoltato nei rac- conti di lavoro, lotta e conquista? Riguarda la t/Terra? Il rispetto che le è dovuto? Le coniugazioni culinarie di un territorio? Riguarda umori e luce? Riguarda que- sto? Riguarda qualcosa che è più lontano? Qualcosa che combatto e fronteggio? Chef, premiazioni, gagliardetti, menù appesi agli ingressi dei ristoranti? Destinazioni negli scaffali degli ipermercati? Padiglioni di cemento ed esposizioni universali? Mi incastrarono in una vendita di prodotti tipici ro- magnoli per 15 giorni dentro uno dei più grandi Iper qui in Romagna. Mi era appena nato un bimbo, era la prima volta che facevo il babbo e quindi forse era l'ora anche di non fare più tanto il patacca ma dissi di no. Passarono 5 mesi, mi ricontatta un negozio di prodotti tipici e alla fine dico OK. Finito tutto, scopro dopo qual- che giorno che la storia era sempre la stessa di quella del primo contatto! Porcavacca!! Va bè, è andata, la- scio stare, ma vado a vedere i miei biscotti. Li trovo a fianco di prodotti pseudoromagnoli, prendo paura, mi rattristo pesantemente, non dormo di notte e proprio una notte mia moglie mi dice, così per dire, sarebbe da ricomprarseli tutti! Idea immensa! Da spatacco! Qualche giorno dopo arrivo all'Iper con il mio furgo- ne, cerco i miei biscotti, su 120 confezioni ne avranno vendute 10 e so chi le ha comprate! Prendo un pacco e vado in una delle 50 casse, chiedo il prezzo e rispondo- no 6,90! Bene, li compro tutti!! Comincio piano piano a svuotare lo scaffale, uno per uno li appoggio in quei carrelloni immensi, intanto la cassiera ha chiamato la sicurezza, mi si affianca un tipo in divisa con pistolone e mi chiede: "Mi scusi, ma cosa sta facendo?" "Niente, a me piacciono un casino questi biscotti e me li compro tutti!!" allora ne chiamano un altro, così ne avevo uno a destra e uno a sinistra, e mi chiedono spiegazioni un po' più dettagliate, gli faccio notare che sull'etichetta c'era scritto Marziali, e Marziali ero io, quindi io mi ri- porto a casa tutto, li pago, mi fate la fattura e voi con- tinuate a vendere i vostri biscotti di sempre, non i miei! Mi sono ricomprato quasi 700 euro dei miei biscotti, passati alla cassa uno per uno e poi quando è passato l'ultimo e ho pagato il tutto con la carta di credito, ho preso quel pacco e l'ho dato alla cassiera e le ho detto: "Tò, questo te lo regalo io! Av salot ma tot!” Daniele Marziali, fornaio, 2013 Non chiudo. Enogastronomia mi rimane parole aper- ta a declinazioni, malleabile, al miglior convenire delle volte e oggi, con certezza, suona come vessillo commer- ciale a livelli alti, altissimi, oltre che ampi, globali: Confermati, intanto, gli obiettivi già raggiunti e quelli da raggiungere. Fino a questo momento, i rivenditori ufficiali dei biglietti Expo 2015 hanno acquistato 5 mi- lioni di tagliandi, di cui un milione per il solo mercato cinese. Da qui alla fine dell’esposizione, il 31 ottobre del 2015, l’idea è che si riescano a piazzare altri 19 milio- ni di ticket. Il prezzo base è confermato a 39 euro, ma il biglietto medio – considerata la segmentazione e gli sconti previsti – si aggirerà intorno ai 22 euro. Proprio su questa cifra hanno fatto i conti gli organizzatori, che raggiungendo quota 24 milioni di ingressi contano di intascare ricavi per oltre 500 milioni di euro. Expo 2015 Contact, 2014 Alimentazione, buon produrre, consumo sostenibile, qualità di vita/cibo/vino. Un bel parlare sommerso dal- lo slogan più ipocrita, impossibile, inaudito, straripante e falso Nutrire il pianeta, energia per la vita, a cui fa eco cemento invece che buone pratiche; un continuo co- struire e appaltare piuttosto che un minimo ragionare intorno alla questione quotidiana cibo. E allora la parole si fa grimaldello per scassinare, sus- sumere, scavalcare economie, fondi, bandi, territori, saperi e sapori, patrimoni di memorie e storie, seppur piccole, seppur locali: Leggendo sulle pagine del nostro giornale territoria- le (…) sono venuto a conoscenza di un’opportunità che sarà offerta al cuoco milanese Carlo Cracco per forma- re una scuola di cucina nella storica e splendida sede dell'ex Convento dell’Annunziata. Questa notizia mi ha profondamente amareggiato. Da lungo tempo profes- sionista affermato nel campo della ristorazione con il nostro pluristellato ristorante Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagnano, e inoltre da sempre pre- sente e pronto a collaborare con pranzi benefici nelle varie occasioni nelle sedi abbiatensi e soprattutto im- pegnato fin dall'inizio a sviluppare e a dare valore alla nota manifestazione Abbiategusto divenuta ormai un grande appuntamento enogastronomico di prestigio, mi sono sentito tenuto all'oscuro da questa opportunità per la quale avrei potuto valutare la possibilità di par- tecipare al progetto, o dare un mio contributo di idee. (…) Mi sono sinceramente dovuto ripetere che la rico- noscenza non è di questo mondo. Ezio Santin, ristoratore, 2014 Ma torno a me, a quel che mi riguarda e mi fa stare qui e per me enogastromia è cosa cara, salvezza, traccia, è soprattutto mangiarebere e riguarda ognuno diffusa- mente, esperienza con cui si ha a che fare, affare esi- stenziale, di vita e di morte. Una strada conosciuta nei dettagli anche minimi e percorsa ogni giorno: (…) Conosco il prestigio dei negozi di gastronomia per- ché mio padre ci andava prima di entrare in fabbrica per arrotondare e barattava fagiani cacciati con gros- si pezzi di Parmigiano Reggiano stagionato. Paolo Bellati, La Terra Trema, 2014 Nell’ultimo anno la cucina popolare ha caratterizzato fortemente la propria ricerca gastronomica in quanto a sapori e materie prime. Piatti della tradizione me- diterranea e influenze etniche apportate dai collabo- ratori di origine straniera, per un modello che unisce spesa a km zero e ricette dal mondo, piatti elaborati e intramontabili panini con la salamella. Fiore all’occhiello della cucina è la relazione con i forni- tori dell’hinterland milanese, spesso giovani imprendi- cante, e ogni sua possibile connessione con il mondo, è merdre gastronimique. E’ scarto semiologico. E’ asso- pimento sociale. t/Terra e libertà/critical wine lo ha fatto a pezzi. Ha scardinato i confini del buono, sfondando le porte del- le filiere produttive. Luigi Veronelli era in prima linea, scansando i numerosi nasi storti di chi diceva fosse uscito di senno, a mettersi coi pezzenti dei centri socia- li. Era il 2001. Nessuno o quasi utilizzava la parola fi- liera. Indagare le filiere, in ogni loro aspetto è uno stru- mento di libertà, si diceva. Si parte dalla terra, da come viene lavorata, con quali strumenti ed ausili, con quali concessioni all’agrochimica o all’ingegneria genetica (e ai loro lugubri custodi e accumulatori d’argent). Si passa poi alle trasformazioni, indagate in ogni loro singolo aspetto. Si arriva al lavoro e, infine, al prezzo e al meccanismo di offerta che porta al consumo.Tut- ti questi aspetti devono stare assieme per descrivere sinteticamente ed analiticamente la filiera. Tutti, fino a giungere al prezzo, il più ostico da denudare. Nessuno può e deve restare escluso, pena l’irrealizzabilità della filiera trasparente e, quindi, lo svuotamento di una sua sostanziale utilità per il produttore ed il consumatore che intendano scegliere una via virtuosa, ossia una fi- liera che realizzi l’amore totale per il buono: ambiente, terra, lavorazioni, persone, prezzo. Il libro manifesto del movimento t/Terra e libertà/ critical wine, edito da DeriveApprodi nel 2004 (Sen- sibilità planetaria, agricoltura contadina e rivoluzione dei consumi, il sottotitolo) e le pratiche che lo accom- pagnarono, nonché i numerosi interventi pubblici di Veronelli, dicevano tutto questo. E molto di più. Il cibo, il vino e tutti i prodotti della terra o della tra- sformazione agivano in un unico scenario in cui gli at- tori, con la stessa responsabilità e lo stesso piacere di esserci, erano i produttori e i consumatori, uniti dalla scelta per la filiera totalmente trasparente. Ecco per- ché venne coniato il termine co-produttori ad indicare una linea di fuga da ruoli imposti dall’incorruttibile economia di mercato. Tagliare le intermediazioni per diventare co-produttori. La filiera diretta è la seconda intuizione geniale del movimento, realizzata da subi- to con gli eventi dedicati ai vignaioli e alle produzioni alimentari (Verona, Brescia, Milano, Genova, Sarzana, Venezia, Torino, Monopoli, Lario, Jesi…) e con i mer- cati autogestiti da produttori e consumatori, ovvero co-produttori, che avvengono in molti centri sociali e piazze della penisola. E che ancora oggi in molti di questi luoghi continua- no ad esserci, vivi e frequentati. La sperimentazione macchinica del movimento cadde sui centri sociali, che esprimevano anche le persone che il movimento felicemente animavano. Spazi franchi da cui gettare nelle realtà urbane una formula (ormai) sconosciuta: i mercati autogestiti. Da non confondersi con i blandi mercati della terra (e dintorni) che copiosi seguirono, spesso basati sull’apparato istituzionale e sulle logiche di controllo di certificazioni, appartenenze, etichette a garantirne eterologamente la «qualità». «Qualità» era uno dei termini di cui t/Tl/cw si fece acerrimo nemico poiché totalmente svuotato di ogni senso e foglia di fico dell’industria alimentare e della sua rete di distribuzione e promozione. Piuttosto si parlava di bontà, unita a libertà ed autoge- stione, che andavano di pari passo con trasparenza to- tale (la filiera) e autocertificazione ovvero, e qui Luigi Veronelli era in primissima fila, con «l’atto di respon- sabilità individuale» di ogni produttore che dichiaras- se apertamente le sue pratiche agricole e/o produttive. Nacquero le schede di autocertificazione, strumento semplice per mettere in contatto diretto produzione e consumo, anche in assenza fisica del produttore. Lo strumento ebbe successo ed è oggi ancora utilizzato in molte realtà che in mille differenti rivoli hanno molti- plicato ed evoluto le esperienze di t/Tl/Cw. Strumento provocatorio, la scheda, che denuncia la certificazione tradizionale ed i suoi rischi. Molti obiet- tarono che fosse inabile a stare sul mercato poiché Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo… ma proprio in una notte stellata, di quelle che il sonno non ne vuole sapere di arrivare, allora mi alzo dal letto… accendo RaiStoria (l’unico canale per me esistente!) e tutto d’un tratto mi scappa fuori Veronelli insieme ad Ave Ninchi e parlano del Bustreng*!!! sarà un caso? saranno state le stelle? sarà stato un segno di contatto tra me e la Terra Trema? non lo so, però forte la cosa… e soprat- tutto perchè lui in quella trasmissione del 75, confermava perfettamente le mie parole, quello che sono riuscito a raccogliere in questi anni di R.Esistenza Bustrenghiana, contro ogni cazzata volante, contro ogni speculazio- ne campanilistica, contro ogni boiata di produzione intensiva… il tutto tornava alla perfezione!! Quella notte, non so, ma avevo acceso il Rec al registratore… e quella trasmissione l’ho conservata e lanciata al mondo inte- ro!! un’abbraccione grosso bella gente… siete sempre bellissimi!! *Tra i dolci tipici della tradizione romagnola, il “Bustreng” (Bustrengo o Bostrengo in italiano) è il più famoso. Buonissimo, con un sapore delicato, il “Bustreng” è un dolce povero ma ricco. Torta allegra e piena di fantasia, nata dall’usanza contadina di recuperare il pane raffermo e tutta la frutta e gli altri ingredienti a disposizione, con l’arrivo dei primi freddi delizia i palati tra bassa Romagna e alte Marche. “Questo è il Bustreng dell’alto pesarese, di Apecchio… in quelle zone, molte ragazze, ora nonnissime che io ho conosciuto più di 10 anni fa, andavano a far la stagione nelle risaie del nord, e tornavano con pochi soldi e molto riso, e quindi lo utilizzavano in svariati modi, tra cui il Bustreng… ecco perchè è diverso dal mio che è solo di pane! ma la struttura e il contenuto umano e spirituale è lo stesso! baci!!!” R.ESISTENZA BUSTRENGHIANA di Daniele Marziali disegni di Andrea Rossi tori agricoli, che garantiscono ingredienti di altissima qualità. Una scelta in linea con le tendenze della risto- razione contemporanea più illuminata, che garantisce il giusto equilibrio dei prezzi grazie ad un’offerta varie- gata e a ricette che sappiano qualificare tagli di carne o prodotti di stagione considerati “poveri”. (…) Grazie all’apertura quotidiana, la struttura è spes- so il primo luogo di approccio del frequentatore del- lo spazio, quasi un punto informativo. La vocazione sociale e multiculturale del progetto-cucina, di chi vi lavora continuativamente o saltuariamente è da oltre vent’anni uno dei dati caratterizzanti e di primo impat- to con il centro. Qui si viene per un consiglio, in cerca di aiuto, per un piatto caldo, per conoscere i servizi di assistenza esterni o interni al centro. Cucina Pop, Leoncavallo spa, 2012 Ragiono ancora. Sui luoghi di contatto, sullo spazio che l’accoglie. Se enogastronomia è gemito di piacere, se ri- guarda un rapporto sensuale tra geografie e corpi, se è legge del ventre che governa, se è azione e non (solo) lógos, se è nèmó, regola nello spazio di un morso dove avviene allora? Non bagno mai le piante, mi aspetto che la vite si au- togestisca. Marco Chinazzo, vignaiolo, 2005 Autogestire rapporti, nella natura delle cose, la vite con l’acqua, la vite con l’uomo, l’uomo con l’uomo, autoge- stire rapporti di scambio, non delegare, non perdersi il momento del confronto. Perché non riesco altrove, non nei bistrot, né nei luo- ghi dell’eCommerce, non attraverso un portale on line potrai corrompermi, neanche in adorazione religiosa di un Padre Bio. Enogastronomia mia, enogastronomia del quotidiano, esperienza materiale, se sei nel pomodoro, nella zucca di un orto che conosco, nel sapore narciso, nello scam- bio clandestino, nell’apertura curiosa della bocca, se hai il coraggio del sapore fuor di regola, se sei assaggio di terra, di piogge, di venti, sole ardente sui grappoli, se sei gioia di un raccolto, sapere di un lavoratore, di una lavoratrice, se sei la passione, il patire, la pazienza. Eno- gastronomia, stai qui. Non andare via. Un pianeta della massa pari a circa un terzo della Terra viene inesorabilmente attirato verso una stella nana bianca, che lo disintegra e lo ‘fagocita’, liberan- do nell’atto finale di questo pasto cosmico una notevole quantità di raggi X. A ricostruire la scena dell’evento, avvenuto nell’ammasso globulare NGC 6388 che si tro- va nella Via Lattea, a circa 40.000 anni luce da noi, è stato un team di ricercatori guidato da Melania Del Santo (…). Inaf, 2014 Questo sei per me, infinito pasto cosmico, energia pura ed enorme, enogastronomia, stai qui. Non andare via. Ti devo. Ho praticato cibi, vini, persone che te, parola, hanno portato in alto; ne ho ricevuto, scossa, fremito, per l’odore di terra, per il pensiero alla storia, per i toni delle voci e lo scambio di sguardi. Mi hai portato qui, su questa terra tremula, mi hai insegnato che c’è un sa- pore diverso per il conflitto, sapore di vittoria su tutto nonostante tutto (e tutto sta per reddito, analfabetismo, esperienza, malaeducazione miei). Che le rivoluzioni falliscano, che finiscano male, non ha mai fermato la gente, non ha mai impedito che la gente diventasse rivoluzionaria. Si mischiano cose del tutto diverse. Le situazioni in cui l’unica via d’uscita per l’uomo è diventare rivoluzionario…Anche qui, ne stia- mo parlando dall’inizio, è la confusione tra «divenire» e «storia». Se la gente diviene rivoluzionaria… Gilles Deleuze, Abecedario, 1988 Se diverrai, se giàssei, alti cibi di un dehors o vino libero tra gli scaffali Se ami scoprire nuovi sapori, cibi e bevande di alta qualità, Eataly ha selezionato per te proposte che ti permetteranno di vivere un'esperienza davvero unica. Scegli la proposta che preferisci, da regalare o rega- larti. In ogni cofanetto troverai inoltre il libro delle 100 ricette della tradizione della cucina italiana, con prefa- zione di Oscar Farinetti. Eatinerari, 2014 enogastronomia mia, mi manchi già, non mi avrai. inadatta alle logiche di import-export o di grande di- stribuzione. Obiezione insensata: la dimensione delle produzioni coinvolte non prevedeva, per costituzione e per scelta, una vendita spersonalizzata e sconfinata. Anche i sassi sanno che le certificazioni servono pre- valentemente ai grandi gruppi, per cui è impossibile gestire ogni informazione e contatto con chi acquista, se non in forma di marketing. Non è piccolo è bello contro la mostruosità del grande. Sono semplicemen- te due differenti esistenze, due opposti approcci on- tologici alla t/Terra e alle relazioni che essa genera e contiene. C’è chi dice, da qualche anno, che oggi questi temi non siano più attuali poiché c’è stato chi ne ha svuotato la potenza disarmante, disinnescandoli. Forse è così. E’ certamente vero che t/Tl/cw si sciolse in una accesa assemblea di tutte le realtà che ne fecero parte. Atto terribile, per alcuni, ma sanificante poiché ha genera- to immunità da ogni apologia possibile. Eppure pensare di consegnare questa cultura materia- le e sua cassetta degli attrezzi ad altre mani ed anche a potenti organizzazioni soltanto perché ne utilizzano, oggi ed ampiamente, spunti e lessico, sarebbe un atto doppiamente mortifero. Veronelli sosteneva che è centrale, sempre, festeggia- re la vita. E, citando Charles Fourier, diceva anche che la felicità, unica meta massima concepibile di ogni individuo e di ogni società, andava pensata non tanto affidandosi alle calcolate pratiche analitiche, pur im- portanti, quanto piuttosto all’aperta immaginazione. Il patrimonio immaginativo e la dirompenza di t/Tl/cw sono morti con la sua fine? Luigi Veronelli ha sepolto con le sue ceneri le sue idee di una gastronomia liberata? Ci restano soltanto inerti ricordi? Negli ultimi eventi veronesi t/Tl/Cw aveva trasformato il proprio nome in Terre ribelli/Critical wine. Ribellio- ne. Rivolta. Parole via via sempre più impronunciabili e impresentabili. Eppure in grado di divenire pratiche dirompenti, oggi più di ieri. Non le rivolte di sparuti gruppi autoreferenziali. Ribellarsi è altro. E’ in ogni atto quotidiano, in ogni parola scambiata con chiunque. E’ nella ricerca di nuo- ve parole e nuovo senso per una gastronomia che non può essere lasciata in mano a chi ne sta dilapidando meticolosamente ogni connessione alla comunità, al piacere sociale. Non è vero che cibo e vino vanno ab- bandonati perchè sono temi ormai infruttuosi per il mutamento. La tavola va riapparecchiata oggi. A beneficio comunitario Va riapparecchiata non ricor- dando il passato e utilizzando le stoviglie della nonna divenute trendy. In tavola oggi ci va una veronelliana (da Veronelli, oltre Veronelli) cassetta degli attrez- zi che può servire ad una sola cosa: nuovo utilizzo e nuove dirompenze enogastroniche. E che siano magari brutte, sporche e cattive. Purché vadano dappertutto. E dimostrino che la tavola apparecchiata è, material- mente, bene comune. Miccia. Innesco. Futuro.
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La terra tremaanno 2014 panico,

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a dieci anni daLLa morte di Gino veroneLLi ch’accadde iL 29 novembre 2004.

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10 anni.Incontrare Veronelli Gino, uah, leggerlo, ascoltar-lo, studiarlo, valutarne le opinioni, le scelte, riguardare alla sua storia, ai suoi viaggi è stato per noi stendersi sotto il globo celeste di un planetario e cominciare a osservarle le rappresentazioni del cie-lo e scoprire d’un colpo una parte di universo grande. Fame di conoscenza che chiamava altra fame ci animava, ingorda e spudorata. Fame di cono-scenza ci anima ancora.Gli anni sono volati. 10 sono moltissimi. Nel bene e nel male siamo andati avanti, sulle nostre gambe ab-biamo percorso le strade e il tempo e Gino l’abbiamo incontrato ancora numerose volte, nelle contraddizioni, nel piatto, nella bottiglia, a Santo Stefano, nella paccia-da, nei sorsi d’olio. Con lui altri, certo. Ora ripensando alla nuova edizione ritorniamo a quel giorno distesi sul pavimento a pensare di stelle. All’inizio.

Se a Gualtieri chiedete a qualcuno di Antonio Liga-bue la frase che sentirete pronunciare più spesso su di lui è che “cambiava un quadro per un piatto di mine-stra”.Frase spesso pronunciata dalle persone più anziane con un misto di nostalgia e di rammarico per il quadro per-so.Un “arte” del baratto che sarà una costante in tutta la sua vita, anche quando avrà successo e disponibilità economiche. Ligabue non solo barattava emozioni,ma sostituiva alla moneta il suo “equivalente generale”: il quadro.Bello immaginare una società che usa l’arte per gli scambi.Ma cosa mangiava Ligabue?“Quando lo andavamo a trovare all’Ospedale gli porta-vamo sempre dei dolci, di cui sapevamo che ne era golo-so”, ci riferiscono i figli di Vandino Daolio.A Cesarina, l’amore della sua vita, non faceva mai man-care le paste che poi mangiavano assieme. Quando pranzava all’Osteria non si perdeva di certo i cappelletti e le tagliatelle che preparava la madre di Cesarina. Ac-compagnate sempre da una buona bottiglia di lambru-sco, certamente a fermentazione naturale, di cui am-mirava estasiato la schiuma che faceva nel versarlo nel bicchiere.Sul letto di Ospedale quando Cesare Zavattini gli chiese cosa desiderava,rispose “un piat ad pastasòta”.Carne poca, quasi mai.Ciò che colpisce è però la sua predilezione per le uova all’occhio di bue, al burro, che mi riportano al grande enogastronomo Luigi Veronelli, che ordina al grande cuoco Luigi Carnacina il suo piatto migliore: e questi gli porta due uova altegamino.“Quando aprirai il ristorante “- mi disse Veronelli- “non mettere forti ricarichi sulle bottiglie,ma se cucinerai un uovo appena uscito dal culo di una gallina, sappi che quello non ha prezzo”.E così feci.

A Gino Veronelli non sarebbe piaciuto essere commemorato. Lo diceva spesso che avrebbe voluto che fossero le sue idee, non la sua persona, a rimanere attive nel ricordo, e soprattutto nelle pratiche quoti-diane. Lo diceva riferendosi a Benedetto Croce, che altrettanto spesso citava, a sproposito, forzandolo a sé, come maestro del pensiero anarchico.Nemmeno a chi pensò, collettivizzò e diede vita al mo-vimento t/Terra e libertà/critical wine, a cui Veronelli prese parte attiva e propositiva negli ultimi anni della sua vita, sarebbe piaciuto e piacerebbe entrare nel di-spositivo reazionario del ricordo.Le parole d’ordine di quel movimento nuovo e dirom-pente nel mondo del vino, se mai ce ne sono state, era-no provocazione e sobillazione.L’interesse per il cibo, il vino e tutta la cultura mate-riale, che generò tale movimento, era semplicemente una scusa.Alle compagne ed ai compagni che cominciarono a di-scuterne insieme non interessava immergersi in una folta schiera, oggi ancora più affollata e miseranda, di parlatori e ciarlatani che andavano (e vanno) cian-ciando sul buon salame della tradizione antica, sulla cipolla garantita da avamposti di tutela, su formaggi sopraffini affinati in grotte neolitiche e venduti a 80 euro il chilo. O che gareggiano con le pignatte dentro, per dirla con Veronelli, mammativvù. Il discorso intor-no a una materia prima o a un prodotto trasformato dall’uomo, che gira vorticosamente su se stesso e su se stesso si avviluppa arrivando a soffocare ogni signifi-

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di Simonetta Lorigliola

de La Terra Trema

de La Terra TremaAl nostro big bang. BANG! Alla seduzione dello sguardo a quella volta stellata che fu varcare una soglia, a caderci nelle storie enormi di donne e di uomini che lì dentro si svolgevano. Un lavoro di ricerca e analisi ele-vato a potenza che ogni volta s’apriva a nuovi passaggi. A voi.Vignaiole e vignaioli che l’avete conosciuto e frequen-tato, contadine/i, amiche/i che l’avete amato, sgridato, sfidato; cuori infranti, occhi e papille, vi chiediamo: mettete mano alla penna, dita alla tastiera, buttate giù di stomaco, di panza, il vostro pensiero al Big Bang Gino se lo è stato, se no, scriveteci un ricordo, non un tribu-to, parole, considerazioni sulla vostra storia e Lui. Il (G)astronomo.È un invito da condividere, se riterrete, è un invito a scrivere di Gino ma principalmente è un invito a torna-re alle riflessioni ai temi di Gino, alle strade che si sono aperte, che abbiamo aperto insieme in questi 10 anni, senza di lui, un invito a ribadire che altre vorrebbero chiuderli certi passaggi. È un invito a parlare di agricol-tura, di vitico(u)ltura, di T/terra, di semi della terra e di resistenza territoriale, di agricoltori e di agricoltrici, di vini e i di vignaioli/e; di resistenze, cibo, cucina, saperi e i sapori condivisi, di economia e di devastazione (am-bientale, economica, sociale) fuori/dentro questo cielo stellato.

10 anni.Elaboro una teoria sull’enogastronomia che sta avve-nendo/che verrà.Per prima cosa. Ho da decidere. Ciò su cui vale la pena concentrarsi. Riguarda me? Le tavole ben disposte che ho incrociato? Le cucine che ho gustato, i vini assaggia-ti, le storie dei produttori, vignaioli che ho incontrato, dei contadini, uomini e donne che ho ascoltato nei rac-conti di lavoro, lotta e conquista? Riguarda la t/Terra? Il rispetto che le è dovuto? Le coniugazioni culinarie di un territorio? Riguarda umori e luce? Riguarda que-sto? Riguarda qualcosa che è più lontano? Qualcosa che combatto e fronteggio? Chef, premiazioni, gagliardetti, menù appesi agli ingressi dei ristoranti? Destinazioni negli scaffali degli ipermercati? Padiglioni di cemento ed esposizioni universali?Mi incastrarono in una vendita di prodotti tipici ro-magnoli per 15 giorni dentro uno dei più grandi Iper qui in Romagna. Mi era appena nato un bimbo, era la prima volta che facevo il babbo e quindi forse era l'ora

anche di non fare più tanto il patacca ma dissi di no. Passarono 5 mesi, mi ricontatta un negozio di prodotti tipici e alla fine dico OK. Finito tutto, scopro dopo qual-che giorno che la storia era sempre la stessa di quella del primo contatto! Porcavacca!! Va bè, è andata, la-scio stare, ma vado a vedere i miei biscotti. Li trovo a fianco di prodotti pseudoromagnoli, prendo paura, mi rattristo pesantemente, non dormo di notte e proprio una notte mia moglie mi dice, così per dire, sarebbe da ricomprarseli tutti! Idea immensa! Da spatacco! Qualche giorno dopo arrivo all'Iper con il mio furgo-ne, cerco i miei biscotti, su 120 confezioni ne avranno vendute 10 e so chi le ha comprate! Prendo un pacco e vado in una delle 50 casse, chiedo il prezzo e rispondo-no 6,90! Bene, li compro tutti!! Comincio piano piano a svuotare lo scaffale, uno per uno li appoggio in quei carrelloni immensi, intanto la cassiera ha chiamato la sicurezza, mi si affianca un tipo in divisa con pistolone e mi chiede: "Mi scusi, ma cosa sta facendo?" "Niente,

a me piacciono un casino questi biscotti e me li compro tutti!!" allora ne chiamano un altro, così ne avevo uno a destra e uno a sinistra, e mi chiedono spiegazioni un po' più dettagliate, gli faccio notare che sull'etichetta c'era scritto Marziali, e Marziali ero io, quindi io mi ri-porto a casa tutto, li pago, mi fate la fattura e voi con-tinuate a vendere i vostri biscotti di sempre, non i miei! Mi sono ricomprato quasi 700 euro dei miei biscotti, passati alla cassa uno per uno e poi quando è passato l'ultimo e ho pagato il tutto con la carta di credito, ho preso quel pacco e l'ho dato alla cassiera e le ho detto: "Tò, questo te lo regalo io! Av salot ma tot!”Daniele Marziali, fornaio, 2013Non chiudo. Enogastronomia mi rimane parole aper-ta a declinazioni, malleabile, al miglior convenire delle volte e oggi, con certezza, suona come vessillo commer-ciale a livelli alti, altissimi, oltre che ampi, globali:Confermati, intanto, gli obiettivi già raggiunti e quelli da raggiungere. Fino a questo momento, i rivenditori ufficiali dei biglietti Expo 2015 hanno acquistato 5 mi-lioni di tagliandi, di cui un milione per il solo mercato cinese. Da qui alla fine dell’esposizione, il 31 ottobre del 2015, l’idea è che si riescano a piazzare altri 19 milio-ni di ticket. Il prezzo base è confermato a 39 euro, ma il biglietto medio – considerata la segmentazione e gli sconti previsti – si aggirerà intorno ai 22 euro. Proprio su questa cifra hanno fatto i conti gli organizzatori, che raggiungendo quota 24 milioni di ingressi contano di intascare ricavi per oltre 500 milioni di euro.Expo 2015 Contact, 2014Alimentazione, buon produrre, consumo sostenibile, qualità di vita/cibo/vino. Un bel parlare sommerso dal-lo slogan più ipocrita, impossibile, inaudito, straripante e falso Nutrire il pianeta, energia per la vita, a cui fa eco cemento invece che buone pratiche; un continuo co-struire e appaltare piuttosto che un minimo ragionare intorno alla questione quotidiana cibo.E allora la parole si fa grimaldello per scassinare, sus-sumere, scavalcare economie, fondi, bandi, territori, saperi e sapori, patrimoni di memorie e storie, seppur piccole, seppur locali:Leggendo sulle pagine del nostro giornale territoria-le (…) sono venuto a conoscenza di un’opportunità che sarà offerta al cuoco milanese Carlo Cracco per forma-re una scuola di cucina nella storica e splendida sede dell'ex Convento dell’Annunziata. Questa notizia mi ha profondamente amareggiato. Da lungo tempo profes-sionista affermato nel campo della ristorazione con il nostro pluristellato ristorante Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagnano, e inoltre da sempre pre-sente e pronto a collaborare con pranzi benefici nelle varie occasioni nelle sedi abbiatensi e soprattutto im-pegnato fin dall'inizio a sviluppare e a dare valore alla nota manifestazione Abbiategusto divenuta ormai un grande appuntamento enogastronomico di prestigio, mi sono sentito tenuto all'oscuro da questa opportunità per la quale avrei potuto valutare la possibilità di par-tecipare al progetto, o dare un mio contributo di idee. (…) Mi sono sinceramente dovuto ripetere che la rico-noscenza non è di questo mondo.Ezio Santin, ristoratore, 2014Ma torno a me, a quel che mi riguarda e mi fa stare qui e per me enogastromia è cosa cara, salvezza, traccia, è soprattutto mangiarebere e riguarda ognuno diffusa-mente, esperienza con cui si ha a che fare, affare esi-stenziale, di vita e di morte. Una strada conosciuta nei dettagli anche minimi e percorsa ogni giorno:(…) Conosco il prestigio dei negozi di gastronomia per-ché mio padre ci andava prima di entrare in fabbrica per arrotondare e barattava fagiani cacciati con gros-si pezzi di Parmigiano Reggiano stagionato.Paolo Bellati, La Terra Trema, 2014Nell’ultimo anno la cucina popolare ha caratterizzato fortemente la propria ricerca gastronomica in quanto a sapori e materie prime. Piatti della tradizione me-diterranea e influenze etniche apportate dai collabo-ratori di origine straniera, per un modello che unisce spesa a km zero e ricette dal mondo, piatti elaborati e intramontabili panini con la salamella.Fiore all’occhiello della cucina è la relazione con i forni-tori dell’hinterland milanese, spesso giovani imprendi-

cante, e ogni sua possibile connessione con il mondo, è merdre gastronimique. E’ scarto semiologico. E’ asso-pimento sociale.t/Terra e libertà/critical wine lo ha fatto a pezzi. Ha scardinato i confini del buono, sfondando le porte del-le filiere produttive. Luigi Veronelli era in prima linea, scansando i numerosi nasi storti di chi diceva fosse uscito di senno, a mettersi coi pezzenti dei centri socia-li. Era il 2001. Nessuno o quasi utilizzava la parola fi-liera. Indagare le filiere, in ogni loro aspetto è uno stru-mento di libertà, si diceva. Si parte dalla terra, da come viene lavorata, con quali strumenti ed ausili, con quali concessioni all’agrochimica o all’ingegneria genetica (e ai loro lugubri custodi e accumulatori d’argent). Si passa poi alle trasformazioni, indagate in ogni loro singolo aspetto. Si arriva al lavoro e, infine, al prezzo e al meccanismo di offerta che porta al consumo.Tut-ti questi aspetti devono stare assieme per descrivere sinteticamente ed analiticamente la filiera. Tutti, fino a giungere al prezzo, il più ostico da denudare. Nessuno può e deve restare escluso, pena l’irrealizzabilità della filiera trasparente e, quindi, lo svuotamento di una sua sostanziale utilità per il produttore ed il consumatore che intendano scegliere una via virtuosa, ossia una fi-liera che realizzi l’amore totale per il buono: ambiente, terra, lavorazioni, persone, prezzo.Il libro manifesto del movimento t/Terra e libertà/critical wine, edito da DeriveApprodi nel 2004 (Sen-sibilità planetaria, agricoltura contadina e rivoluzione dei consumi, il sottotitolo) e le pratiche che lo accom-

pagnarono, nonché i numerosi interventi pubblici di Veronelli, dicevano tutto questo. E molto di più.Il cibo, il vino e tutti i prodotti della terra o della tra-sformazione agivano in un unico scenario in cui gli at-tori, con la stessa responsabilità e lo stesso piacere di esserci, erano i produttori e i consumatori, uniti dalla scelta per la filiera totalmente trasparente. Ecco per-ché venne coniato il termine co-produttori ad indicare una linea di fuga da ruoli imposti dall’incorruttibile economia di mercato. Tagliare le intermediazioni per diventare co-produttori. La filiera diretta è la seconda intuizione geniale del movimento, realizzata da subi-to con gli eventi dedicati ai vignaioli e alle produzioni alimentari (Verona, Brescia, Milano, Genova, Sarzana, Venezia, Torino, Monopoli, Lario, Jesi…) e con i mer-cati autogestiti da produttori e consumatori, ovvero co-produttori, che avvengono in molti centri sociali e piazze della penisola.E che ancora oggi in molti di questi luoghi continua-no ad esserci, vivi e frequentati. La sperimentazione macchinica del movimento cadde sui centri sociali, che esprimevano anche le persone che il movimento felicemente animavano. Spazi franchi da cui gettare nelle realtà urbane una formula (ormai) sconosciuta:

i mercati autogestiti. Da non confondersi con i blandi mercati della terra (e dintorni) che copiosi seguirono, spesso basati sull’apparato istituzionale e sulle logiche di controllo di certificazioni, appartenenze, etichette a garantirne eterologamente la «qualità».«Qualità» era uno dei termini di cui t/Tl/cw si fece acerrimo nemico poiché totalmente svuotato di ogni senso e foglia di fico dell’industria alimentare e della sua rete di distribuzione e promozione.Piuttosto si parlava di bontà, unita a libertà ed autoge-stione, che andavano di pari passo con trasparenza to-tale (la filiera) e autocertificazione ovvero, e qui Luigi Veronelli era in primissima fila, con «l’atto di respon-sabilità individuale» di ogni produttore che dichiaras-se apertamente le sue pratiche agricole e/o produttive. Nacquero le schede di autocertificazione, strumento semplice per mettere in contatto diretto produzione e consumo, anche in assenza fisica del produttore. Lo strumento ebbe successo ed è oggi ancora utilizzato in molte realtà che in mille differenti rivoli hanno molti-plicato ed evoluto le esperienze di t/Tl/Cw.Strumento provocatorio, la scheda, che denuncia la certificazione tradizionale ed i suoi rischi. Molti obiet-tarono che fosse inabile a stare sul mercato poiché

Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo… ma proprio in una notte stellata, di quelle che il sonno non ne vuole sapere di arrivare, allora mi alzo dal letto… accendo RaiStoria (l’unico canale per me esistente!) e tutto d’un tratto mi scappa fuori Veronelli insieme ad Ave Ninchi e parlano del Bustreng*!!! sarà un caso? saranno state le stelle? sarà stato un segno di contatto tra me e la Terra Trema? non lo so, però forte la cosa… e soprat-tutto perchè lui in quella trasmissione del 75, confermava perfettamente le mie parole, quello che sono riuscito a raccogliere in questi anni di R.Esistenza Bustrenghiana, contro ogni cazzata volante, contro ogni speculazio-ne campanilistica, contro ogni boiata di produzione intensiva… il tutto tornava alla perfezione!! Quella notte, non so, ma avevo acceso il Rec al registratore… e quella trasmissione l’ho conservata e lanciata al mondo inte-ro!! un’abbraccione grosso bella gente… siete sempre bellissimi!!*Tra i dolci tipici della tradizione romagnola, il “Bustreng” (Bustrengo o Bostrengo in italiano) è il più famoso. Buonissimo, con un sapore delicato, il “Bustreng” è un dolce povero ma ricco. Torta allegra e piena di fantasia, nata dall’usanza contadina di recuperare il pane raffermo e tutta la frutta e gli altri ingredienti a disposizione, con l’arrivo dei primi freddi delizia i palati tra bassa Romagna e alte Marche.“Questo è il Bustreng dell’alto pesarese, di Apecchio… in quelle zone, molte ragazze, ora nonnissime che io ho conosciuto più di 10 anni fa, andavano a far la stagione nelle risaie del nord, e tornavano con pochi soldi e molto riso, e quindi lo utilizzavano in svariati modi, tra cui il Bustreng… ecco perchè è diverso dal mio che è solo di pane! ma la struttura e il contenuto umano e spirituale è lo stesso! baci!!!”

r.esistenza bustrenGhiana

di Daniele Marziali

disegni di Andrea Rossi

tori agricoli, che garantiscono ingredienti di altissima qualità. Una scelta in linea con le tendenze della risto-razione contemporanea più illuminata, che garantisce il giusto equilibrio dei prezzi grazie ad un’offerta varie-gata e a ricette che sappiano qualificare tagli di carne o prodotti di stagione considerati “poveri”.(…) Grazie all’apertura quotidiana, la struttura è spes-so il primo luogo di approccio del frequentatore del-lo spazio, quasi un punto informativo. La vocazione sociale e multiculturale del progetto-cucina, di chi vi lavora continuativamente o saltuariamente è da oltre vent’anni uno dei dati caratterizzanti e di primo impat-to con il centro. Qui si viene per un consiglio, in cerca di aiuto, per un piatto caldo, per conoscere i servizi di assistenza esterni o interni al centro.Cucina Pop, Leoncavallo spa, 2012Ragiono ancora. Sui luoghi di contatto, sullo spazio che l’accoglie. Se enogastronomia è gemito di piacere, se ri-guarda un rapporto sensuale tra geografie e corpi, se è legge del ventre che governa, se è azione e non (solo) lógos, se è nèmó, regola nello spazio di un morso dove avviene allora?Non bagno mai le piante, mi aspetto che la vite si au-togestisca.Marco Chinazzo, vignaiolo, 2005Autogestire rapporti, nella natura delle cose, la vite con l’acqua, la vite con l’uomo, l’uomo con l’uomo, autoge-stire rapporti di scambio, non delegare, non perdersi il momento del confronto.Perché non riesco altrove, non nei bistrot, né nei luo-ghi dell’eCommerce, non attraverso un portale on line potrai corrompermi, neanche in adorazione religiosa di un Padre Bio.Enogastronomia mia, enogastronomia del quotidiano, esperienza materiale, se sei nel pomodoro, nella zucca di un orto che conosco, nel sapore narciso, nello scam-bio clandestino, nell’apertura curiosa della bocca, se hai il coraggio del sapore fuor di regola, se sei assaggio di terra, di piogge, di venti, sole ardente sui grappoli, se sei gioia di un raccolto, sapere di un lavoratore, di una lavoratrice, se sei la passione, il patire, la pazienza. Eno-gastronomia, stai qui. Non andare via.Un pianeta della massa pari a circa un terzo della Terra viene inesorabilmente attirato verso una stella nana bianca, che lo disintegra e lo ‘fagocita’, liberan-do nell’atto finale di questo pasto cosmico una notevole quantità di raggi X. A ricostruire la scena dell’evento, avvenuto nell’ammasso globulare NGC 6388 che si tro-va nella Via Lattea, a circa 40.000 anni luce da noi, è stato un team di ricercatori guidato da Melania Del Santo (…).Inaf, 2014Questo sei per me, infinito pasto cosmico, energia pura ed enorme, enogastronomia, stai qui. Non andare via.Ti devo. Ho praticato cibi, vini, persone che te, parola, hanno portato in alto; ne ho ricevuto, scossa, fremito, per l’odore di terra, per il pensiero alla storia, per i toni delle voci e lo scambio di sguardi. Mi hai portato qui, su questa terra tremula, mi hai insegnato che c’è un sa-pore diverso per il conflitto, sapore di vittoria su tutto nonostante tutto (e tutto sta per reddito, analfabetismo, esperienza, malaeducazione miei).Che le rivoluzioni falliscano, che finiscano male, non ha mai fermato la gente, non ha mai impedito che la gente diventasse rivoluzionaria. Si mischiano cose del tutto diverse. Le situazioni in cui l’unica via d’uscita per l’uomo è diventare rivoluzionario…Anche qui, ne stia-mo parlando dall’inizio, è la confusione tra «divenire» e «storia». Se la gente diviene rivoluzionaria… Gilles Deleuze, Abecedario, 1988Se diverrai, se giàssei, alti cibi di un dehors o vino libero tra gli scaffaliSe ami scoprire nuovi sapori, cibi e bevande di alta qualità, Eataly ha selezionato per te proposte che ti permetteranno di vivere un'esperienza davvero unica. Scegli la proposta che preferisci, da regalare o rega-larti. In ogni cofanetto troverai inoltre il libro delle 100 ricette della tradizione della cucina italiana, con prefa-zione di Oscar Farinetti.Eatinerari, 2014enogastronomia mia, mi manchi già, non mi avrai.

inadatta alle logiche di import-export o di grande di-stribuzione. Obiezione insensata: la dimensione delle produzioni coinvolte non prevedeva, per costituzione e per scelta, una vendita spersonalizzata e sconfinata. Anche i sassi sanno che le certificazioni servono pre-valentemente ai grandi gruppi, per cui è impossibile gestire ogni informazione e contatto con chi acquista, se non in forma di marketing. Non è piccolo è bello contro la mostruosità del grande. Sono semplicemen-te due differenti esistenze, due opposti approcci on-tologici alla t/Terra e alle relazioni che essa genera e contiene.C’è chi dice, da qualche anno, che oggi questi temi non siano più attuali poiché c’è stato chi ne ha svuotato la potenza disarmante, disinnescandoli. Forse è così.E’ certamente vero che t/Tl/cw si sciolse in una accesa assemblea di tutte le realtà che ne fecero parte. Atto terribile, per alcuni, ma sanificante poiché ha genera-to immunità da ogni apologia possibile.Eppure pensare di consegnare questa cultura materia-le e sua cassetta degli attrezzi ad altre mani ed anche a potenti organizzazioni soltanto perché ne utilizzano, oggi ed ampiamente, spunti e lessico, sarebbe un atto doppiamente mortifero.Veronelli sosteneva che è centrale, sempre, festeggia-re la vita. E, citando Charles Fourier, diceva anche che la felicità, unica meta massima concepibile di ogni individuo e di ogni società, andava pensata non tanto affidandosi alle calcolate pratiche analitiche, pur im-

portanti, quanto piuttosto all’aperta immaginazione. Il patrimonio immaginativo e la dirompenza di t/Tl/cw sono morti con la sua fine?Luigi Veronelli ha sepolto con le sue ceneri le sue idee di una gastronomia liberata?Ci restano soltanto inerti ricordi?Negli ultimi eventi veronesi t/Tl/Cw aveva trasformato il proprio nome in Terre ribelli/Critical wine. Ribellio-ne. Rivolta. Parole via via sempre più impronunciabili e impresentabili. Eppure in grado di divenire pratiche dirompenti, oggi più di ieri. Non le rivolte di sparuti gruppi autoreferenziali. Ribellarsi è altro. E’ in ogni atto quotidiano, in ogni parola scambiata con chiunque. E’ nella ricerca di nuo-ve parole e nuovo senso per una gastronomia che non può essere lasciata in mano a chi ne sta dilapidando meticolosamente ogni connessione alla comunità, al piacere sociale. Non è vero che cibo e vino vanno ab-bandonati perchè sono temi ormai infruttuosi per il mutamento. La tavola va riapparecchiata oggi. A beneficio comunitario Va riapparecchiata non ricor-dando il passato e utilizzando le stoviglie della nonna divenute trendy. In tavola oggi ci va una veronelliana (da Veronelli, oltre Veronelli) cassetta degli attrez-zi che può servire ad una sola cosa: nuovo utilizzo e nuove dirompenze enogastroniche. E che siano magari brutte, sporche e cattive. Purché vadano dappertutto. E dimostrino che la tavola apparecchiata è, material-mente, bene comune. Miccia. Innesco. Futuro.

Page 2: a dieci anni daLLa morte di Gino veroneLLi anno 2014 ... · da raggiungere. Fino a questo momento, i rivenditori ufficiali dei biglietti Expo 2015 hanno acquistato 5 mi-lioni di tagliandi,

La terra tremavini e viGnaioLi autentici, aGricoLture periurbane, cibi e poesia daLLa terra

panico, voLuttà, pasti cosmici 28/29/30 novembre 2014

semi di resistenzaprima, durante e oLtre L’expo di miLano

ogni giorno cena a filiera zero nella Cucina Pop. e domenica anche a pranzo!

venerdì 28 novembreore 15 - 22Apertura stand, assaggi frontali e acquisti diretti

ore 19 DegustazioneCOCE ASSAIPEPERONCINI PICCANTIcon Paolo Rossi (Lu' Cavalire)

ore 22 Musica in ForesteriaSURGICAL BEAT BROS live

ore 22.30 Musica al BarettoVERONICA & ThE RED WINE SERENADER

ore 23 Musica in ForesteriaPRIMATI DEGENERATE PARTY live

ore 24 Musica in ForesteriaPOL G dj set sabato 29 novembreore 15 - 22Apertura stand, assaggi frontali e acquisti diretti

ore 17 IncontroSEMI DI RESISTENZAGrano saraceno in Valtellina con Patrizio Mazzucchelli (Raetia Biodiversità Alpine)

ore 18 Incontro*PASTIChE. CULTURA MATERIALE ALLA VERONELLICon Simonetta Lorigliola e Andrea Bonini (Seminario Veronelli)

dalle 18 in cortile/cucina/ingresso/fuoriUNCLE MIkE & ThE ROVING GAMBLERS livedalle 22.30 al Baretto

Ore 22.00 in ForesteriaDONPASTAARTUSI REMIxViaggio nella cucina popolareRicette e Racconti,Letture e Proiezioni

ore 23 Musica in ForesteriaRONIN live

ore 24 Musica in ForesteriaSTEFANO GhITTONI dj set

domenica 30 novembreore 13 - 20Apertura stand, assaggi frontali e acquisti diretti

ore 15 Bambini VIVAI PIANTAGRANE laboratorio a cura di Monica Gorza

ore 20 Premiazione LA RONCOLA D’ORO 2014

ogni giorno STAMPAMANOquattro anni di lastre, lettere, lenti.Mostra antologica di stampa seri/tipo/foto/grafica. a cura di Serileo, Officina tipografica Novepunti, Ca. os - Collettivo Camera oscura

Il programma nei dettagliè disponibile su laterratrema.org

proGramma La fiLiera direttadeLLa cucinaApicoltura Veca, Milano (MI): miele.Arioli, Ozzero (MI): zola.Assocanapa, Carmagnola (TO): farina di canapa.Aurora, Offida (AP): olio.Boschi, Verderio Superiore (LC): carne di manzo e di vitello.Cantalupo, Urgnano, frazione Basella (BG): verdure.Cascina Nerchi, Dernice (Alessandria): robiola.Cascina San Donato, Abbiategrasso (Mi): salsa di pomodoro.Cascina Selva, Ozzero (MI): formaggi, ricotta, panna, latte, uova, farina, pasta fresca, pane.Caseificio Gennari, Collecchio (PR): Parmigiano ReggianoCirenaica, Robecchetto con Induno (MI): carne di maiale, polenta.E.V.A. Eco Villaggio Autocostruito, Pescomaggiore (AQ): farro, zafferano e ginepro.Equo e Solidale: zucchero di canna, noci e spezie.Iacono Corrado, Noto (SR): capperi, pomodorini secchi e mandorle.L’Oca di Sant’Albino, Mortara (PV): coniglio e anatra.La Basia, Puegnago del Garda (BS): polenta.La Viranda, San Marzano Oliveto (AT): vino.Lu Cavalire, Fontanelle di Atri (TR): peperoncini piccanti e ceci.Nevola, Noto (SR): pistacchi.Oca e riso, Vigevano (PV): riso.Paganoni, Alpe Campello da Albosaggia (SO): bitto.Podere Casa Schizzati, Baganzola (PR): nero di Baganzola (prosciutto crudo).Quetzal, Modica (RG): cioccolato e cacao.Raetia Biodiversità Alpine, Teglio (SO): grano saraceno, patate blu di Svezia.Riber Navel, Ribera (AG): limoni e arance.Sole Etrusco, Cerveteri (RM): farina di canapa.Salumificio Moltoni, Chiuro (SO): bresaola.

La Roncola d’oro, ambito premio dell’enogastronomia italiana, verrà assegnato al vignaiolo o all’agricoltore che raccoglierà più votazioni dal pubblico durante i tre giorni.

vai aLLo stand info per votare!

La roncoLa d'oro

i shot the chef

vota

www.laterratrema.orgLa terra trema/foLLetto25603/LeoncavaLLo spazio pubblico autogestito

Ai contadini e alle contadine.Vi invitiamo il 21 e 22 marzo a partecipare con i vostri semi, le vostre narrazioni e le competenze a quelle che ci auguriamo diventino due grandi giornate di partecipazione e scambio con presenze nazionali e internazionali.Due giornate aperte al libero scambio di semi e di sapere, al confronto e all’approfondimentonella speranza che si possano sviluppare nuove progettualità, connessioni e relazioni per dar maggior forza a quello che già facciamo. Questa Terra è una, unica, coltiviamola bene.Per quanti, contadini, vignaioli, allevatori, orticoltori di campagna e di città, per quanti abbiano a cuore anche un vaso sul balcone, per quanti sentono il marrone sotto le unghie e vorrebbero, nelle situazioni più disparate, avvicinarsi alla Terra, sentirne il suo profumo, rivivere con il ciclo delle stagioni e del migrare degli uccelli.Per quanti della Terra vivono e ritengono che il cibo non sia una merce e la Terra non sia un supermercato, che l’agricoltura, il coltivare la Terra non sia un’attività estrattiva, che essere contadino comporti in sé un dovere di conservazione e di rispetto, oltre alla giusta percezione di un reddito dignitoso.Per tutte e tutti quanti, nelle campagne, nelle città, si riconoscano in un modo diverso, armonico, ecologico, naturale di rapportarsi alla Terra, noi chiamiamo a raccolta. Per costruire un forte, per quanto variegato, bio-diverso, egualmente arrabbiato nuovo Fronte degli Orti, urbani e periurbani. Chiamiamo a raccolta perché uniti siamo più forti, perché vogliamo conoscerci, scambiare idee, pratiche e saperi, perché vogliamo coltivare e condividere la buona semenza, vogliamo coltivare e condividere ogni co-noscenza.Chiamiamo a raccolta per discutere, confrontarci, con quanti, e sappiamo tanti, in Italia e fuori dall’Italia, si stringono forte alla Terra.Chiamiamo a raccolta perché dalla lotta per la Terra nasca una prospettiva di una liberazione che non metta al centro gli egoismi di mercato, le aspettative della finanza, ma i bisogni di chi lavora e di chi abita questa Terra.Chiamiamo a raccolta perché quello che ci prospetta l’Expo imminente “Nutrire il pianeta” è ipocrita vetrina del suo esatto contrario. Sbarcheranno in Europa e con contorno di foglie di fico interessate solo a mantenere il proprio status quo, le grandi corporation dell’agro-industria bio-tech più aggressiva ed assassina, perché ver-ranno a cianciare di nutrire il Pianeta le stesse multinazionali produttrici degli Agenti Orange e della Pioggia Gialla, verranno qui le stesse multinazionali che hanno inquinato e diserbato nel Vietnam, che continuano, con la produzione degli Ogm, ad eradicare uomini e biodiversità planetaria.Verranno qui e troveranno i pennivendoli ed i complici, gli utili idioti a tenere bordone.Verranno qui, ci troveranno pronti.Chiamiamo a raccolta per un nuovo Manifesto della Terra, per un’agricoltura sensibile alle foglie, ai bambini, ai cuccioli d’uomo e d’animale.Chiamiamo a raccolta, chiamiamo al raccoltoche dai nostri campi parta la rivolta.“Zappatori/trici senza padroni” vi invitiamo a partecipare il 21/22 Marzo 2015 ad un grande e condiviso mo-mento di incontro e di scambio al Leoncavallo s.p.a per ragionare insieme di biodiversità, di libera circolazione dei semi, delle genti e dei saperi.Coltiviamo, recuperiamo semenza, resistiamo nei nostri territori.La Terra Trema | Civiltà Contadina

Chiamata a raccolta.Manifesto per la TerraPer un’agricoltura contadina libera da OGM e da monopoli.Per una distribuzione dei prodotti della terra e del cibo diffusa e autogestita21-22 Marzo 2015, Milano.

Tra le evoluzioni del Critical Wine di Veronelli e dei Centri Sociali Autogestiti: La Terra Trema – Vini e vignaioli

autentici, agricolture periurbane, cibo e poesia dalla terra – progetto/evento ideato e realizzato dal Folletto25603

(spazio occupato e autogestito ad Abbiategrasso – Milano) e Leoncavallo s.p.a. insieme a centinaia di agricoltori, vignaioli, scrittori, enogastronomi, appassionati, resistenti, cittadini, paesani. Evento

simbolo è la tre giorni: La Terra Trema al Leoncavallo (fiera enogastronomica riconosciuta in Italia e Europa, realizzata in autogestione, senza sponsor, né patrocini,

negli storici spazi del Leoncavallo s.p.a. di Milano).

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bare

ttoin

cont

ri, d

egus

tazi

oni g

uida

te&

mus

ica

dal v

ivo

fore

steria

con

cert

i

baGn

i

baGn

i

baGn

i

free

inter

net p

oint

Lib@L

ab

mostr

a stam

pama

no

cucin

apo

p

sotto

scriz

ione

hemp

bar

piemo

nte

Bu

gan

za R

enat

o,

Pio

besi

D’A

lba

(C

N)

- 39

Bar

olo

docg

, R

oero

doc

g B

ric

Para

dis,

R

oero

doc

g G

erbo

le, R

oero

doc

g R

iser

va,

Roe

ro A

rnei

s do

cg d

’la T

rifu

la,

Bar

bera

d’

Alb

a do

c G

erbo

le,

Bar

bera

d’A

lba

doc

Vijà

, Dol

cett

o d’

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a do

c d’

la T

opia

, Lan

-gh

e C

hard

onna

y do

c d’

la R

u, L

angh

e R

os-

so d

oc, N

ebbi

olo

d’A

lba

doc

Bri

c Pa

radi

s,

Clo

dett

e Sp

uman

te B

rut.

Can

tin

e d

el C

aste

llo

Con

ti,

Ma

ggio

ra (N

O)

- 40

Boc

a do

c Il

ros

so d

elle

don

ne, F

lore

s vi

no

ross

o (n

ebbi

olo)

, C

ollin

e N

ovar

esi

Neb

-bi

olo

doc,

Zin

gara

vin

o ro

sso

(cro

atin

a).

Car

uss

in,

San

Ma

rza

no

Oli

veto

(A

T)

- 1B

arbe

ra d

’Ast

i doc

g A

sino

i, B

arbe

ra d

’Ast

i do

cg L

ia V

ì, B

arbe

ra d

’Ast

i doc

g La

Tra

n-qu

illa,

Bar

bera

d’A

sti

docg

Fer

ro C

arlo

, M

osca

to d

’Ast

i doc

g Fi

lari

Cor

ti; b

irra

.

Cas

cin

a ‘T

avij

n,

Scu

rzol

engo

(A

T)

- 13

Gri

gnol

ino

d’A

sti d

oc, B

arbe

ra d

’Ast

i doc

, B

arbe

ra d

el M

onfe

rrat

o do

c, R

uché

di C

a-st

agno

le M

onfe

rrat

o do

c.

Cas

cin

a B

esci

olo,

G

orze

gno

(CN

) - 7

4La

nghe

Dol

cett

o do

c, L

angh

e B

ianc

o do

c,

Lang

he N

ebbi

olo

doc,

Lan

ghe

Ros

so d

oc

For,

Pie

mon

te B

arbe

ra d

oc L

a R

ebec

ca,

Lang

he D

olce

tto

doc

Le T

erra

zze.

Cas

cin

a B

orga

tta,

T

agl

iolo

Mon

ferr

ato

(A

T)

- 49

Dol

cett

o d’

Ova

da d

oc,

Bar

bera

del

Mon

-fe

rrat

o do

c.

Cas

cin

a B

uia

, Ca

stel

lan

ia (

AL

) - 5

Lato

B (b

arbe

ra),

Sett

ecen

to (b

arbe

ra).

Cas

cin

a C

arrà

, M

onfo

rte

d’A

lba

(C

N)

- 26

Dol

cett

o d’

Alb

a do

c, D

olce

tto

di D

oglia

ni

doc,

Bar

bera

d’

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a do

c, B

arbe

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’Al-

ba b

arri

que,

Bar

bera

Sup

erio

re,

Lang

he

Cha

rdon

nay,

Neb

biol

o d’

Alb

a do

c.

Cas

cin

a d

el M

onas

tero

, L

a M

orra

(C

N)

- 7D

olce

tto

d’A

lba

doc,

Bar

bera

d’A

lba

doc,

B

arbe

ra d

’Alb

a do

c V

igna

Par

roco

, La

n-gh

e N

ebbi

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doc

Mon

aste

ro,

Lang

he

Ros

so d

oc S

arse

t, B

arol

o do

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nnun

-zi

ata,

Bar

olo

docg

Bri

cco

Luci

ani,

Bar

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docg

Ris

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cco

Riu

nd,

Bar

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docg

Pe

rno.

Cas

cin

a Z

erbe

tta,

Q

ua

rgn

ento

(A

L)

- 29

Bar

bera

del

Mon

ferr

ato

doc,

Mon

ferr

a-to

Ros

so d

oc P

iang

alar

do,

Qua

ttro

cent

o (s

auvi

gnon

e m

ülle

r th

urga

u).

Cu

rto

Mar

co, L

a M

orra

(C

N)

- 32

Bar

olo

docg

La

Foia

, Bar

olo

docg

Arb

ori-

na L

a Fo

ia, L

angh

e N

ebbi

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doc,

Bar

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d’

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a do

c, D

olce

tto

d’A

lba

doc.

Era

ldo

Rev

elli

, Fa

rigl

ian

o (C

N)

- 80

D

oglia

ni d

ocg

San

Mat

teo,

Dog

liani

doc

g A

utin

Lun

gh,

Dog

liani

doc

g O

tto

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ri,

Lang

he R

osso

doc

La

Bas

aris

ca,

Lang

he

Ros

ato

doc

Ros

sèt.

Gar

ella

, Ma

sser

an

o (B

I) -

77Ju

an (n

ebbi

olo,

cro

atin

a, v

espo

lina

e al

tre

vari

età)

, Num

ech

(neb

biol

o), T

run

(cro

a-tin

a).

Il M

onge

tto,

V

ign

ale

Mon

ferr

ato

(A

L)

45B

arbe

ra d

’Ast

i doc

g V

igna

Gue

ra, M

onfe

r-ra

to R

osso

doc

Vig

na T

eleg

ro, G

rign

olin

o de

l Mon

ferr

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Cas

ales

e do

c V

igna

Sol

in,

Bar

bera

del

Mon

ferr

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Supe

rior

e do

cg

Vig

na M

onge

tto,

Mal

vasi

a di

Cas

orzo

doc

V

igna

Rud

ifrà.

La

Mor

ella

, Ca

rezz

an

o (A

L)

- 5C

olli

Tort

ones

i Tim

oras

so d

oc I

Tre

Ven

ti,

Il M

onte

vin

o bi

anco

(co

rtes

e), C

olli

Tor-

tone

si B

arbe

ra d

oc M

orel

la, C

olli

Tort

one-

si B

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ntic

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onve

nto,

Col

li To

r-to

nesi

Dol

cett

o do

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ricc

o de

lle s

treg

he,

San

Mar

tino

vino

ros

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t), L

a C

orte

de

i Mer

li vi

no r

osso

(fre

isa)

.

La

Vir

and

a,

San

Ma

rza

no

Oli

veto

(A

T)

- 20

Ca

d’ro

c (c

orte

se),

L’ M

artin

et (

char

don-

nay)

, C

osta

‘d

San

Bas

tian

(sau

vign

on),

I

Tre

Stei

‘d L

uigi

na, S

an G

iova

nni a

i Ci-

pres

si (

barb

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, Sul

i dal

Con

t (b

arbe

ra),

M

adam

a Pi

jan

(fre

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, La

Rou

(ca

bere

nt

sauv

igno

n), R

us ‘d

Vito

rio

(mer

lot)

, ‘l V

i-gn

ot (

pino

t ne

ro),

La S

opa

(bar

bera

), La

Pi

pion

a (c

aber

net s

auvi

gnon

), So

l del

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veni

re (

alba

ross

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Libe

rtar

io r

osso

(br

a-ch

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), Fu

turo

Ros

so,

Pan

del

Bri

c pa

s-si

to (

mos

cato

), A

ugus

to S

pum

ante

Bru

t R

osè

(pin

ot n

ero)

; gra

ppe.

LeV

iti,

Dog

lia

ni (

CN

) - 3

8D

olce

tto

di D

oglia

ni d

oc B

ric

sur

Pian

, D

olce

tto

di D

oglia

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aval

la, B

rios

ec

ross

o (b

rach

etto

), B

rios

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rosa

to

(bra

-ch

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rica

let M

.P.F

. (br

ache

tto)

.

Lo

Zer

bon

e,

Roc

ca G

rim

ald

a (

AT

) - 4

9Lo

Zer

bone

Bia

nco

(cor

tese

), Lo

Zer

bone

R

osso

, M

onfe

rrat

o C

hiar

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doc

Cia

rèt,

Dol

cett

o di

Ova

da d

oc, D

olce

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di O

vada

Su

peri

ore

doc

Nej

r, V

alli

dell’

Oro

pas

sito

.

Man

era,

Alb

a (

CN

) - 2

9B

arba

resc

o do

cg,

Neb

biol

o d’

Alb

a do

c,

Bar

bera

d’A

lba

doc,

Dol

cett

o d’

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a do

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Lang

he R

osso

doc

, Lan

ghe

Favo

rita

doc

, La

nghe

Arn

eis

doc.

Pia

tti A

nto

nel

la, M

azz

è (T

O)

- 74

Erb

aluc

e di

Cal

uso

docg

, E

rbal

uce

Vin

o Sp

uman

te,

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e pa

ssito

, C

anav

ese

Ros

so d

oc.

Pri

nci

pia

no

Giu

sep

pe,

Mon

fort

e d

’Alb

a (

CN

) - 6

4B

arol

o do

cg,

Lang

he N

ebbi

olo

doc,

Bar

-be

ra d

’Alb

a do

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olce

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d’A

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doc,

Pie

-m

onte

Cha

rdon

nay

doc.

Qu

at G

at -

Bal

din

Mat

teo,

L

ozzo

lo (

VC

) - 1

0B

ram

ater

ra d

oc,

Rey

s ro

sso,

Kro

s ro

sso,

Iu

bire

ros

so, L

eti b

ianc

o.

Qu

at G

at -

Cal

igar

is L

uca

, G

att

ina

ra (V

C)

- 10

Gat

tinar

a R

iser

va d

ocg,

Cos

te d

ella

Ses

ia

Neb

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o do

c, C

oste

del

la S

esia

doc

Ros

a di

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tina

(neb

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o e

uva

rara

), R

osso

di

Sara

(ne

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va r

ara,

cro

atin

a, v

espo

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a e

nere

tto)

.

Qu

at G

at -

Pat

riar

ca F

ran

co,

Ga

ttin

ara

(V

C)

- 10

Gat

tinar

a do

cg, C

oste

del

la S

esia

Neb

biol

o do

c, C

oste

del

la S

esia

Ros

so d

oc, Q

ualc

osa

di R

osso

.

Roc

chev

iber

ti,

Ca

stig

lion

e F

all

etto

(C

N)

- 73

Bar

olo

docg

Vig

neti

Roc

che,

Lan

ghe

Neb

-bi

olo

doc,

Bar

bera

d’A

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Supe

rior

e do

c,

Dol

cett

o d’

Alb

a do

c V

igna

Mel

era.

Roc

co d

i Car

pen

eto,

C

arp

enet

o (A

L)

- 67

Ova

da d

ocg

Ris

erva

Erc

he,

Ova

da d

ocg

Stei

ra V

igna

Roc

co,

Ova

da d

ocg

Losn

a,

Mon

ferr

ato

Dol

cett

o do

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ur-o

ura,

Bar

-be

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el M

onfe

rrat

o Su

peri

ore

docg

Rei

-te

mp

Vig

na R

occo

, Bar

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del

Mon

ferr

a-to

Sup

erio

re d

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Rap

p, P

iem

onte

Cor

tese

do

c R

òo.

Ten

uta

Gri

llo,

Ga

ma

lero

(A

L)

- 71

Bar

bera

d’

Ast

i do

c Ig

iea,

Pr

atoa

sciu

tto

(dol

cett

o),

Mon

ferr

ato

Ros

so d

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ecor

a-ne

ra (

frei

sa,

barb

era,

dol

cett

o e

mer

lot)

, To

rnas

ole

(mer

lot)

, Bac

cabi

anca

(cor

tese

).

Ter

re d

i Mat

é, P

ast

ura

na

(A

L)

- 24

“Gav

i Doc

g R

egal

dina

, Mat

é vi

no b

ianc

o.

Lomba

rdia

Alz

iati

An

nib

ale,

R

oves

cala

(P

V)

- 63

Oltr

epo

Pave

se d

oc B

onar

da d

i Rov

esca

la

Gag

giar

one,

Oltr

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se d

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ra,

Oltr

epo

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se d

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onar

da G

arzo

ncel

lo

Sche

rzos

o, O

ltrep

o Pa

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doc

Bon

arda

, O

ltrep

o Pa

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doc

Rie

slin

g.

Dal

Ver

me

Cam

illo

e F

ilip

po,

R

uin

o (P

V)

- 35

Torr

e de

gli A

lber

i Pin

ot N

ero

Spum

ante

.

La

Bas

ia,

Pu

egn

ago

del

Ga

rda

(B

S) -

66V

alte

nesi

doc

Chi

aret

to L

a m

oglie

ubr

ia-

ca, G

arda

Cla

ssic

o do

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ropp

ello

La

bott

e pi

ena,

Gar

da C

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ico

doc

Ros

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upe-

rior

e M

artì,

Gar

da C

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ico

doc

Ros

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Supe

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e Pr

edefi

tte,

Gar

da C

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ico

doc

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rapp

a; o

lio.

Pic

colo

Bac

co d

ei Q

uar

oni,

M

ontu

’ Bec

cari

a (

PV

) - 3

3O

ltrep

o Pa

vese

do

c B

onar

da

Mon

s A

cutu

s,Il

Mor

e C

roat

ina

igt

Prov

inci

a di

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via,

Oltr

epo

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se d

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inot

Ner

o La

Fi

occa

, O

ltrep

o Pa

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doc

But

tafu

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Ca’

Pad

roni

, E

los

Mal

vasi

a V

ende

mm

ia

Tard

iva

igt P

rovi

ncia

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avia

, PB

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inot

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ero

Spum

ante

Bru

t, Pi

not

Ner

o Sp

u-m

ante

Bru

t Ros

è.

Tri

asso

e S

asse

lla,

Son

dri

o (S

O)

- 31

Val

telli

na S

uper

iore

Sas

sella

doc

g Sa

ssi-

Soliv

i, V

alte

llina

Sup

erio

re S

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lla R

iser

-va

doc

g Sa

ssiS

oliv

i.

vene

toA

ldri

ghet

ti L

oren

zo e

Cri

stof

oro,

M

ara

no

di V

alp

olic

ella

(V

R)

- 8V

alpo

licel

la

Cla

ssic

o do

c,

Val

polic

ella

C

lass

ico

Supe

rior

e R

ipas

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mar

one

della

Val

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Cla

ssic

o do

c, R

ecio

to

della

Val

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Cla

ssic

o do

cg.

All

a C

osti

era,

Vo'

(P

D)

- 65

Col

li E

ugan

ei

Fior

d’

Ara

ncio

Sp

uman

-te

doc

g, I

l Fio

re d

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Cos

tiera

Pas

sito

di

Mos

cato

Gia

llo ig

t Ven

eto,

Fio

r d’

Ara

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se

cco

docg

Agn

ese,

Ser

prin

o do

c, B

ianc

o-ne

igt

Ven

eto

bian

co (

tai)

, C

olli

Eug

anei

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osso

doc

Ger

ardo

, C

olli

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Ros

so

Ris

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doc

Vo’

Vec

chio

, Col

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ugan

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a-be

rnet

Fra

nc d

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Eug

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Cab

erne

t Sa

uvig

non

doc.

Le

Big

nel

e,

Ma

ran

o d

i Va

lpol

icel

la (

VR

) - 2

3A

mar

one

della

Val

polic

ella

Cla

ssic

o do

cg,

Rec

ioto

del

la V

alpo

licel

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ocg,

Val

poli-

cella

Cla

ssic

o Su

peri

ore

Rip

asso

doc

, Val

-po

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la C

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ico

Supe

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e do

c, S

ulà

igt

Ros

so V

eron

ese.

Mon

te D

all’O

ra,

S. P

ietr

o in

Ca

ria

no

(VR

) - 5

3V

alpo

licel

la C

lass

ico

Cla

ssic

o do

c Sa

seti,

V

alpo

licel

la C

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Supe

rior

e do

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am-

pore

nzo,

Val

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Cla

ssic

o R

ipas

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oc

Saus

tò, A

mar

one

della

Val

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Cla

ssi-

co d

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mar

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della

Val

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Cla

ssi-

co d

oc S

trop

a, R

ecio

to d

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Val

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C

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ico

doc

Sant

’Uld

eric

o.

Mon

tefo

rch

e, V

ò (P

D)

- 65

Cab

erne

t Fr

anc

igt

del

Ven

eto,

Cas

siar

a ig

t B

ianc

o de

l V

enet

o (m

alva

sia

istr

iana

, ga

rgan

ega

e m

osca

to),

Vig

na d

el V

ento

igt

Ros

so d

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enet

o (c

aber

net

fran

c e

mer

-lo

t), V

igne

to C

aran

tina

igt B

ianc

o de

l Ve-

neto

(gar

gane

ga).

tren

tino

Agr

itu

r T

enn

o, T

enn

o (T

N)

- 43

S.Lo

renz

o de

Tem

Pin

ot N

ero

igt

Vig

neti

de

lle D

olom

iti,

Silv

iani

no M

erlo

t ig

t V

i-gn

eti d

elle

Dol

omiti

.

Mas

o B

erga

min

i,

Cog

nol

a d

i Tre

nto

(T

N)

- 51

Tren

to d

oc R

iser

va T

erre

bas

altic

he, T

ren-

tino

doc

Rie

slin

g R

enan

o bi

o, T

rent

ino

doc

Gew

ürzt

ram

iner

bio

, Tr

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o Pi

not

Ner

o bi

o, T

rent

ino

doc

Lagr

ein

bio,

Ter

ol-

dego

igt V

igne

ti de

lle D

olom

iti B

io, T

ren-

tino

doc

Mos

cato

Ros

a bi

o.

aLto a

diGe

Bru

nn

enh

of M

azzo

n

di k

urt

Rot

ten

stei

ner

, E

gna

(B

Z)

- 70

Alto

Adi

ge P

inot

Ner

o do

c R

iser

va,

Alto

A

dige

Gew

urzt

ram

iner

doc

, A

lto A

dige

La

grei

n do

c, B

runn

enho

f E

va M

anzo

ni

Bia

nco

igt M

itter

berg

.

friuL

i ven

ezia G

iuLia

Fof

fan

i, C

lau

ian

o (U

D)

- 56

Friu

li A

quile

ia d

oc: F

riul

ano,

Ref

osco

dal

pe

dunc

olo

ross

o, R

osat

o (r

efos

co),

Cab

er-

net S

auvi

gnon

, Mer

lot,

Mer

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iser

va, P

i-no

t G

rigi

o, S

auvi

gnon

; M

osca

to R

osa

igt

delle

Ven

ezie

, Mer

lot b

ianc

o.

Nic

olin

i Gio

rgio

, Mu

ggia

(T

R)

- 46

Mal

vasi

a ig

t Ven

ezia

Giu

lia, V

itov

ska

igt

Ven

ezia

Giu

lia,

Eug

enio

(m

osca

to g

ial-

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Pic

cola

Ner

a ig

t de

lle V

enez

ie,

Re-

fosc

o ig

t V

enez

ia G

iulia

, Ros

so N

icol

ini

(bor

gogn

a ne

ra).

emiLia

roma

Gna

Bin

i Den

ny,

Pod

ere

Cip

olla

,C

ovio

lo (

RE

) -

24 P

onen

te 2

70 (

lam

-br

usco

e m

albo

gen

tile)

, Lev

ante

90

(mal

-va

sia,

mos

cato

, sp

ergo

la),

Libe

ccio

225

(l

ambr

usco

gra

spar

ossa

), G

reca

le 4

5 (m

al-

bo g

entil

e), M

aest

rale

315

(mal

bo g

entil

e),

Tram

onta

na 3

60 (

mal

bo g

entil

e pa

ssito

),

Ros

a de

i Ven

ti (l

ambr

usco

gra

spar

ossa

).

Gu

ald

ora,

Z. P

iace

nti

no

(PC

) - 1

8G

uttu

rnio

Sup

erio

re d

oc O

tto,

Col

li Pi

a-ce

ntin

i M

alva

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Friz

zant

e Se

cco

doc

Bia

nca,

Gut

turn

io F

rizz

ante

doc

Viv

az.

San

Pol

o, C

ast

elve

tro

(MO

) - 9

Treb

biol

o vi

no b

ianc

o sp

uman

te (t

rebb

ia-

no d

i sp

agna

, tr

ebbi

ano

nost

rano

e g

ar-

gane

ga),

Vèn

da

Mas

sa v

ino

bian

co s

pu-

man

te,

Saio

Ros

so v

ino

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o sp

uman

te

(lam

brus

co g

rasp

aros

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ambr

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mae

-st

ri, u

va t

osca

e a

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vitig

ni),

Ros

sè v

ino

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to s

pum

ante

(la

mbr

usco

gra

spar

os-

sa);

ace

to d

i vin

o, c

ondi

men

to b

alsa

mic

o 5

anni

, sal

se d

i ver

dure

.

Ten

uta

Dia

vole

tto,

B

erti

nor

o (F

C)

- 44

A.m

are

Sang

iove

se i

gt F

orlì,

Pri

mip

assi

Sa

ngio

vese

igt

For

lì, S

atir

ello

San

giov

ese

igt

Forl

ì, Tr

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ano

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omag

na d

oc I

di

di M

arzo

, Not

e bl

u vi

no b

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o fr

izza

nte,

A

lban

a se

cco

docg

Cin

quec

ento

.

tosc

ana

Cas

ina

di C

orn

ia,

Ca

stel

lin

a in

Ch

ian

ti (

FI)

- 57

C

hian

ti C

lass

ico

docg

, C

hian

ti C

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ico

docg

Ris

erva

Vig

na l

a C

asin

a, L

’Am

a-ra

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Ros

so T

osca

no ig

t, R

osso

Tos

cano

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t, I

l M

ario

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gt B

ianc

o T

osca

no (

vio-

gnie

r), O

sé R

osat

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t C

olli

della

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ca-

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entr

ale.

Fat

tori

a M

ajn

oni G

uic

ciar

din

i,B

arb

erin

o V

al d

’Els

a (

FI)

- 59

C

hian

ti do

cg, C

hian

ti R

iser

va d

ocg,

Spa

re-

to ig

t Tos

cana

Bia

nco

(cha

rdon

nay

e m

al-

vasi

a bi

anca

), Tì

nter

o R

osso

igt T

osca

na.

I B

otri

di G

hia

ccio

fort

e,

Sca

nsa

no

(GR

) - 3

7

Vig

naib

otri

vi

no

ross

o (s

angi

oves

e,

ci-

liegi

olo

e gr

enac

he),

Ghi

acci

ofor

te v

ino

bian

co (p

roca

nico

e a

ltre

vari

età)

.

Il C

erch

io, C

ap

alb

io (

GR

) - 4

2

Cos

ta d

ell’A

rgen

tari

o A

nson

ica

doc,

Ma-

rem

ma

Tosc

ana

Bia

nco

doc

L’A

ltro,

Ma-

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ana

Sang

iove

se d

oc V

alm

ari-

na, T

into

Alic

ante

igt M

arem

ma

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ana,

D

olce

A A

nson

ica

Pass

ito ig

t Tos

cana

.

La

Pie

vucc

ia,

Ca

stig

lion

Fio

ren

tin

o (A

R)

- 48

V

aldi

chia

na R

osso

doc

Bal

zane

lla, V

aldi

-ch

iana

Ros

so d

oc N

otte

lung

a, V

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chia

na

Ros

so d

oc T

erra

viva

, Val

dich

iana

Ros

ato

doc

Mila

mè,

V

aldi

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na

Cha

rdon

nay

doc,

Val

dich

iana

Bia

nco

doc

Terr

aviv

a,

Val

dich

iana

doc

Vin

sant

o; o

lio.

Mon

aste

ro d

ei F

rati

Bia

nch

i,

Fiv

izza

no

(MS)

- 3

D

eir S

yrah

igt T

osca

na, C

enob

io ig

t Tos

ca-

na R

osso

(m

erlo

t, po

llera

e b

arsa

glin

a),

Tazz

ara

igt

Tosc

ana

(bar

sagl

ina)

, Po

llera

ig

t Tos

cana

.

Par

mol

eto,

Ca

stel

del

Pia

no

(GR

) - 2

Mar

emm

a To

scan

a B

ianc

o do

c C

arab

at-

to,

Mon

tecu

cco

Ros

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oc,

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tecu

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iove

se

doc,

M

onte

cucc

o Sa

ngio

ve-

se R

iser

va d

oc,

Mar

emm

a To

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a do

c Sy

rah,

Sor

mon

no i

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arem

ma

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ana

ross

o (s

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oves

e, c

aber

net

sauv

igno

n e

mon

tepu

lcia

no),

Inci

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Vin

o Sp

uman

te;

grap

pa; o

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Pat

ern

a, T

erra

nu

ova

B

racc

ioli

ni (

AR

) - 5

2

Chi

anti

Col

li A

retin

i doc

g Pa

tern

a, V

igna

-no

va S

angi

oves

e ig

t To

scan

a, I

l Te

rrai

o B

ianc

o ig

t To

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a (t

rebb

iano

e m

alva

-si

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Pugn

iros

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ugni

tello

igt

Tos

cana

, V

in S

anto

del

Chi

anti

doc;

olio

.

Pra

to a

l P

ozzo

, C

inig

ian

o (G

R)

- 6

M

onte

cucc

o Sa

ngio

vese

do

c A

rpag

one,

Pi

ede

Ros

so C

aber

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Sauv

igno

n ig

t To

-sc

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M

arem

ma

Tosc

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Ver

men

tino

doc

Prat

o al

Poz

zo.

Sàgo

na,

Lor

o C

iuff

enn

a (

AR

) - 6

9

Prim

i Pa

ssi

bian

co (

mal

vasi

a bi

anca

e

treb

bian

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Gat

toro

sso

igt

Tosc

ana

Ros

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(sa

ngio

vese

, m

alva

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nera

, co

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no,

cilie

giol

o e

cana

iolo

), Sà

gona

igt

Tosc

ana

Ros

so (s

angi

oves

e); o

lio.

San

t’Agn

ese

- Fra

tell

i Gig

li,

Pio

mbi

no

(LI)

- 54

I

Fior

i B

lu C

aber

net

Sauv

igno

n ig

t To

-sc

ana,

Spi

rto

igt

Tosc

ana

Ros

so (

mer

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, R

ubid

o M

erlo

t ig

t To

scan

a, U

buR

uà i

gt

Tosc

ana

Ros

so (

sang

iove

se,

mer

lot

e ca

-be

rnet

sau

vign

on),

Liba

tio i

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osca

na

Ros

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(san

giov

ese)

, K

alen

dam

aia

Ver

-m

entin

o ig

t Tos

cana

.

Sore

lle

Pal

azzi

, Mor

ron

a (

PI)

- 35

Chi

anti

Col

line

Pisa

ne

docg

Po

dere

il

Cen

o,

Chi

anti

Col

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Pisa

ne

Ris

erva

do

cg, C

hian

ti Su

peri

ore

docg

La

Cas

ina

di

Bad

ia, T

rebb

iano

e M

alva

sia

igt

Tosc

ana

Bia

nco,

Vin

San

to d

el C

hian

ti R

iser

va d

oc;

grap

pa; o

lio.

Ter

ra d

’Arc

oiri

s,

Ch

ian

cia

no

Ter

me

(SI)

- 28

C

hian

ti Su

peri

ore

Ris

erva

doc

g, C

hian

ti

Col

li Se

nesi

Ris

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doc

g E

tiche

tta

Ros

sa,

Chi

anti

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Ris

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doc

g E

tiche

t-ta

Blu

, C

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ti do

cg,

Etic

hett

a V

erde

igt

R

osso

Tos

cano

; gra

ppa;

olio

; mel

e, su

cchi

.

Ter

re A

pu

ane,

M

ari

na

di C

arr

ara

(M

S) -

14C

andi

a se

cco

doc

Bia

nche

form

e, C

andi

a V

erm

entin

o do

c Pe

rle

Nuv

ole,

Ver

men

ti-no

Ner

o ig

t Tos

cana

Ros

so, C

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a R

osso

do

c Fo

rmar

ossa

, Can

dia

Ros

so d

oc M

on-

tesa

gro.

marc

heA

uro

ra, O

ffid

a (

AP

) - 2

1Fa

leri

o do

p, R

osso

Pic

eno

dop,

Ros

so P

i-ce

no S

uper

iore

dop

, Fio

bbo

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da P

eco-

rino

doc

g, M

oret

tone

Mar

che

igp,

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da

Ros

so B

arri

cadi

ero

docg

; olio

.

Ca’

lip

tra,

Cu

pra

mon

tan

a (

AN

) - 1

5C

alip

tra

igt

Mar

che

Bia

nco

(ver

dicc

hio

e tr

ebbi

ano)

, Ver

dicc

hio

Cla

ssic

o Su

peri

ore

doc

San

Mic

hele

Kyp

ra;

Am

istà

igt

Mar

-ch

e R

osso

(mon

tepu

lcia

no);

olio

.

Di G

iuli

a, C

up

ram

onta

na

(A

N)

- 27

Il G

entil

e ig

t Mar

che

Bia

nco

(ver

dicc

hio)

, Il

Gro

ttes

co i

gt M

arch

e B

ianc

o (v

erdi

c-ch

io),

Reb

ecca

igt

Mar

che

Ros

ato

(mon

-te

pulc

iano

), B

ened

etto

igt

Mar

che

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so

(mon

tepu

lcia

no,

sang

iove

se

e ca

bern

et

sauv

igno

n).

Fio

ran

o, C

ossi

gna

no

(AP

) - 1

1R

osso

Pic

eno

Supe

rior

e do

c Te

rre

di G

iob-

be,

Ser

Bal

duzi

o ig

t M

arch

e R

osso

, Sa

n-gi

oves

e ig

t M

arch

e, O

ffida

Pec

orin

o do

cg

Don

na O

rgill

a; g

rapp

a; o

lio.

La

Dis

tesa

, C

up

ram

onta

na

(A

N)

- 68

Terr

a Si

lvat

e ig

t M

arch

e B

ianc

o (v

erdi

c-ch

io e

tre

bbia

no),

Cas

telli

di

Jesi

Ver

-di

cchi

o C

lass

ico

Ris

erva

, N

ocen

zio

igt

Mar

che

Ros

so (

sang

iove

se, m

onte

pulc

ia-

no, c

aber

net

sauv

igno

n), N

ur i

gt M

arch

e B

ianc

o (t

rebb

iano

, mal

vasi

a, v

erdi

cchi

o),

99; o

lio.

La

Mar

ca d

i San

Mic

hel

e,

Cu

pra

mon

tan

a (

AN

) - 7

9C

apov

olto

igt M

arch

e B

ianc

o (v

erdi

cchi

o),

Il P

igro

del

la M

arca

igt

Mar

che

Bia

nco

(ver

dicc

hio)

; olio

.

Vig

net

i Val

lora

ni,

C

olli

del

Tro

nto

(A

P)

- 55

Fale

rio

doc

Avo

ra,

Pice

no S

uper

iore

doc

Po

lisia

, Ros

so P

icen

o Su

peri

ore

doc

Kon

é,

Sorl

ivio

igt

Mar

che

Ros

so (

sang

iove

se),

Ph

ilum

ene

igt

Mar

che

Ros

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mon

tepu

l-ci

ano)

; olio

.

umbr

iaC

alca

brin

a, M

onte

falc

o (P

E)

- 36

Cal

cabr

ina

igt

Um

bria

Ros

so (

sagr

anti-

no);

olio

; for

mag

gi d

i cap

ra.

Can

tin

a M

argò

, P

eru

gia

(P

G)

- 62

Mar

ross

o ig

p U

mbr

ia

(san

giov

ese)

, M

argò

bia

nco

igp

Um

bria

, Fi

ero

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o,

Fier

o bi

anco

, Fi

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o ve

ndem

mia

ta

rdiv

a, F

iero

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vend

emm

ia t

ardi

va,

Fier

o ro

sè.

Fat

tori

a M

ani d

i Lu

na,

Tor

gia

no

(PG

) - 3

0A

met

ista

s G

rech

etto

igp

Um

bria

, Il B

arat

-to

Tre

bbia

no ig

p U

mbr

ia, S

angi

oves

e ig

p U

mbr

ia.

Lazio

Occ

hip

inti

, G

rad

oli (

VT

) - 5

8A

lter E

go v

ino

bian

co (a

leat

ico)

, Ale

a V

iva

igt L

azio

Ros

so (a

leat

ico)

, Mon

tem

aggi

ore

igt

Lazi

o R

osso

Pas

sito

(al

eatic

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Lan-

ceri

o ig

t La

zio

Ros

so P

assi

to (

alea

tico)

, C

alde

ra ig

t Laz

io R

osso

(gre

chet

to r

osso

).

abru

zzo

Col

lebe

llo

- Ten

uta

Ter

ravi

va,

Tor

tore

to (

TE

) - 2

5Tr

ebbi

ano

d’A

bruz

zo d

oc M

ario

’s,

Treb

-bi

ano

d’A

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erra

viva

, A

bruz

-zo

Pec

orin

o do

c E

kwo,

Pas

seri

na C

olli

Apr

utin

i IG

T 12

.1,

Bia

nco

Col

li A

prut

ini

IGT

Solo

bian

co, C

eras

uolo

d’A

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zo d

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Giu

si, R

osso

Col

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prut

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GT

Solo

ross

o,

Mon

tepu

lcia

no d

’Abr

uzzo

doc

Ter

ravi

va,

Mon

tepu

lcia

no d

’Abr

uzzo

doc

CO

2, M

on-

tepu

lcia

no d

’Abr

uzzo

doc

Luì

, Mon

tepu

l-ci

ano

d’A

bruz

zo C

ollin

e Te

ram

ane

docg

Po

lifem

o.

Lu

dov

ico,

Vit

tori

to (

AQ

) - 7

5C

eras

uolo

D’A

bruz

zo S

uffo

nte,

Mon

tepu

l-ci

ano

D’A

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zo S

uffo

nte,

Suf

font

e vi

no

mon

tepu

lcia

no.

Ras

icci

Em

anu

ele,

C

ontr

ogu

erra

(T

E)

- 50

Mon

tepu

lcia

no d

’Abr

uzzo

Col

line

Tera

-m

ane

docg

, Tr

ebbi

ano

d’A

bruz

zo

doc,

M

onte

pulc

iano

d’

Abr

uzzo

C

eras

uolo

do

cg.

camp

ania

Pod

ere

Ven

eri V

ecch

io,

Ca

stel

ven

ere

(BN

) - 4

1N

igru

m ig

t A

glia

nico

Ben

even

tano

, Rut

i-lu

m ig

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enev

enta

no R

osso

(sa

ngio

vese

e

barb

era

del s

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erde

rsi e

Ritr

ovar

si

igt B

enev

enta

no R

osso

(ag

liani

co e

pie

di-

ross

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empo

dop

o Te

mpo

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Ben

even

-ta

no B

ianc

o (g

riec

o e

cerr

eto)

, B

ianc

o-Te

mpo

(gr

ieco

, ce

rret

o e

fala

nghi

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Il

Tem

po R

itrov

ato

igt

Ben

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Bia

nco

(gri

eco

e ce

rret

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ram

men

ti di

Ter

ra ig

t B

enev

enta

no R

osso

(sci

asci

noso

).

Can

tin

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- 76

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nco

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76

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84

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M

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98

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(M

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83

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, orz

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- 97

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Lu

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Ma

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