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10 L’ECO DI BERGAMO LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2019 UN PERCORSO CON MOLTE CRITICITÀ L’Europa sollecita gli imprendito- ri a non avere esitazioni, a vedere sempre più nell’economia circola- re una grande opportunità di svi- luppo e di business. E annuncia nuove iniziative per sostenerli : da maggiori controlli sulla qualità ambientale dei prodotti importati a finanziamenti per investimenti in tecnologia di riciclo. Gli im- prenditori rispondono con i fatti: lo stanno già facendo. E ci credono. Lo raccontano le loro aziende, in fase già avanzata di trasformazio- ne e di integrazione dei loro pro- dotti e dei processi produttivi ver- so una crescita concretamente so- stenibile e di tutela ambientale. Ma non sempre la strada è in di- scesa o facilitata. Anzi, ancora troppe le norme confuse, regole poco chiare, applicate in maniera diversa da Paese a Paese così da penalizzare o favorire imprese di uno Stato o di un altro. Manca un sistema di controllo sulla qualità delle sostanze e componenti di merci e prodotti che arrivano, in generale, da Paesi come Cina o Far East. E, in quanto a chiarezza, l’Italia non è sempre un buon esempio nel tradurre in leggi le direttive Ue. Così il mondo delle imprese si ritrova a scontare an- che un grande effetto emotivo del- l’opinione pubblica. Consumatori che passano dal «finora tutto an- dava bene» a «ora non si fa più così» senza che nessuno spieghi che è un passaggio graduale. E la mancanza di questa informazio- ne, o addirittura informazioni po- co corrette sono spesso alla base di una vera e propria «ondata di emotività ostile e ingiustificata». Quaranta imprenditori berga- quella fornita dalle grandi multi- nazionali meno attente a questo percorso diventa perfino penaliz- zante. Soprattutto per le piccole e medie imprese. E allora perché dare una svolta green alle impre- se?» è un po’ la provocazione lan- ciata da Paolo Agnelli, presidente dell’omonimo gruppo industriale, presidente Confimi e vicepresi- dente Apindustria Bergamo. Li- miti che guardati da Alberto Pac- canelli e dal suo osservatorio pri- vilegiato diventano nuovi proble- mi. Da presidente Euratex, e da amministratore delegato dell’in- dustria tessile Martinelli Ginetto Paccanelli, punta il dito sul vuoto di controlli sull’import di prodotti tessili, e non solo. «La conseguen- za è ritrovarsi in Italia un mercato pieno di materiali pericolosi che non riusciamo più né a riciclare né a recuperare». «Con la conse- guenza – ha rilanciato Olivo Fo- glieni, presidente Fecs e vice di Confindustria Bergamo - che a noi restano però i costi del recupero, riciclo o smaltimento quasi im- possibile». Problemi poi difficili da gestire anche a livello di opinio- ne pubblica. «Il primo controllo e il primo controllore deve diventa- re il consumatore – rilancia Gia- cinto Giambellini, imprenditore [email protected] Storie e visioni della nuova economia n Dalla Ue un nuovo piano di linee guida e di azioni per dare piena attuazione alla blue economy Paola Migliorini Bergamo -Europa Le imprese della sostenibilità chiedono alleanza di Simone Casiraghi Troppe norme confuse , pochi controlli sui prodotti importati , isteria da plastica : gli imprenditori orobici sollecitano Bruxelles a fare chiarezza per rendere più favorevole il passaggio a uno sviluppo sostenibile maschi alle prese con un confron- to aperto, a volte anche aspro nelle rivendicazioni, ma estremamente utile a rimettere i puntini al posto giusto nel rapporto fra Europa, imprese e territori. Dall’altra par- te Paola Migliorini, capo unità ag- giunto dell’Unità produzione, prodotti e consumo sostenibili della Direzione generale Ambien- te della Commissione europea. Il tutto nello workshop organizzato da Skille-L’Eco di Bergamo fra quaranta imprenditori bergama- schi, riconosciuti eccellenza nel settore della blue economy. Non ha negato i problemi sollevati dagli imprenditori. E Migliorini ha risposto a tutte le osservazioni, puntuale. Annunciando le prossi- me novità Ue, come risultato an- che delle criticità normative solle- vate dagli imprenditori: un Green Deal con dentro la protezione am- bientale e la piena attuazione dei principi dell’economia circolare saranno i punti cardine del lavoro che la nuova Commissione euro- pea inizia da oggi con la Conferen- za Onu sul clima a Madrid. Ci sa- ranno nuove linee guida e 5 aree di intervento per il 2020-2024. Le direttrici saranno su capitale na- turale e biodiversità, digitalizza- zione, investimenti, innovazione, economia a zero emissioni, au- mento delle competenze e finanza sostenibile. E l’obiettivo del patto con l’industria è chiaro: ciò che è rifiuto per un settore deve diven- tare materia prima per un altro. Si inizierà da due settori industriali cruciali: il tessile e le costruzioni. «È una grande opportunità per le imprese. Ma occorre anche tan- ta lungimiranza degli imprendito- ri, dove magari manca agli ammi- nistratori locali - ha sottolineato la Migliorini -. Le imprese di Ber- gamo hanno già intrapreso questa strada, con ottime eccellenze. Ma l’economia circolare è anche un nuovo modello di business. Quin- di resta una grande opportunità da cogliere». È un’opportunità se vengono riconosciuti e incentivati anche gli sforzi d’investimento, organizza- tivi e di competenze che questo percorso comporta. «Altrimenti, sotto il profilo della riduzione dei costi, che è il primo valore dell’eco- nomia circolare, non cambia nul- la: rifornirsi di materia prima, co- me l’alluminio, frutto di processi di economia circolare rispetto a e presidente di Confartigianato Bergamo -. Ma l’informazione de- ve essere corretta. Per questo l’Eu- ropa dovrebbe imporre una certi- ficazione uniforme per tutti, chia- ra, trasparente e univoca». Il ri- schio è di avere nuovi casi come quello sulla plastica. «In Italia lo abbiamo affrontato in modo deci- samente isterico – ha detto Rober- to Sancinelli, patron della Montel- lo, che ha fatto del recupero e del riciclo della plastica e dei rifiuti urbani un modello di business lea- der per qualità e dimensioni in tutta Europa -. È corretto incidere, ma occorre graduare gli interven- ti: dove esistono le tecnologie per sostituire i prodotti in plastica, si proceda. In altri è ancora presto. Non tutte le plastiche sono com- postabili. Si può incidere subito inserendosi nelle abitudini dei consumatori, per una migliore raccolta differenziata, rivedere il sistema di imballaggi». La risposta di Migliorini. «L’Europa sulla plastica è molto chiara: se si può la plastica va sosti- tuita. Ma l’Europa non fa nessuna guerra alla plastica. Occorre molta razionalizzazione, e non tutti i set- tori industriali possono farne a meno subito, per esempio nell’au- tomotive, medicale, trasporti. Il punto invece è come si è attuata la direttiva Ue: negli altri Paesi non c’è alcuna isteria come in Italia». Isteria ed emotività che poi, come ha sottolineato Luigi Cardinetti dell’impresa Laf, «porta a frenare ogni strategia di sviluppo sosteni- bile, autorizzazioni o insediamen- ti anche da parte degli ammini- stratori locali, per troppi timori delle reazioni pubbliche per ec- cesso di prudenza amministrativa e politica. Il rifiuto ha ancora una percezione negativa, non è consi- derato una materia prima. Chi vorrebbe un impianto di tratta- mento nel proprio Comune?». Isteria, poca informazione, ca- os normativo e disincentivi. Ma anche una proposta volutamente molto provocatoria. «Vogliamo favorire questo passaggio? Can- celliamo l’Iva da tutti i prodotti realizzati con materia prima rici- clata. Solo l’Europa lo può fare». Risposta: «Infatti l’abbiamo presa in considerazione - ha replicato Migliorini - . Ma l’Europa su que- sto tema si è dovuta autocensura- re, davanti al muro e al secco no degli Stati membri». 14 AZIENDE PORTABANDIERA DELL’ECONOMIA CIRCOLARE Per noi essere sostenibili è una condizione imprescindibile fin dal 2004, dal primo bilancio sociale. Oggi lo è ancora di più. La grande sfida che oggi abbiamo davanti è l’efficientamento energetico delle case: da sole consumano il 60% dell’energia prodotta. Introdurre la tecnologia a secco nell’edilizia è stata una sfida vinta proprio all’insegna della sostenibilità ambientale e del comfort abitativo. La nuova sfida che ci attende è rispondere alla domanda di energia elettrica che arriverà dalle auto. La stima è un raddoppio entro il 2050. Abbiamo voluto dare a un rifiuto anche il valore del design: il Rinascimento è italiano e ci ha consentito di sviluppare bellezza. La priorità è valorizzare il territorio per poter cooperare senza pensare sempre al business: non c’è sostenibilità senza circolarità delle risorse. Chi se non noi può cambiare il mondo? È lo slogan che ci siamo dati come artigiani per pensare e fare insieme la svolta sostenibile. CHIARA FERRARIS RadiciGroup GABRIELE GHILARDI Ing VALERIO RUBIN Vanoncini GUIDO BARCELLA Barcella Elettroforniture OLIVO FOGLIENI Fecs ADRIANO GALIZZI Agrigal GIACINTO GIAMBELLINI Confartigianato La sala dell’ex monastero di Astino con i 100 imprenditori bergamaschi all’evento Ansa-L’Eco di Bergamo
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Page 1: a fare chiarezza per rendere più favorevole …...principi dell’economia circolare saranno i punti cardine del lavoro che la nuova Commissione euro-pea inizia da oggi con la Conferen-za

10 L’ECO DI BERGAMOLUNEDÌ 2 DICEMBRE 2019

UN PERCORSO CON MOLTE CRITICITÀL’Europa sollecita gli imprendito-ri a non avere esitazioni, a vederesempre più nell’economia circola-re una grande opportunità di svi-luppo e di business. E annuncia nuove iniziative per sostenerli : damaggiori controlli sulla qualità ambientale dei prodotti importatia finanziamenti per investimentiin tecnologia di riciclo. Gli im-prenditori rispondono con i fatti:lo stanno già facendo. E ci credono.Lo raccontano le loro aziende, infase già avanzata di trasformazio-

ne e di integrazione dei loro pro-dotti e dei processi produttivi ver-so una crescita concretamente so-stenibile e di tutela ambientale. Ma non sempre la strada è in di-scesa o facilitata. Anzi, ancora troppe le norme confuse, regole poco chiare, applicate in manieradiversa da Paese a Paese così da penalizzare o favorire imprese diuno Stato o di un altro. Manca unsistema di controllo sulla qualitàdelle sostanze e componenti di merci e prodotti che arrivano, ingenerale, da Paesi come Cina o FarEast. E, in quanto a chiarezza,

l’Italia non è sempre un buon esempio nel tradurre in leggi le direttive Ue. Così il mondo delleimprese si ritrova a scontare an-che un grande effetto emotivo del-l’opinione pubblica. Consumatoriche passano dal «finora tutto an-dava bene» a «ora non si fa più così» senza che nessuno spieghi che è un passaggio graduale. E lamancanza di questa informazio-ne, o addirittura informazioni po-co corrette sono spesso alla basedi una vera e propria «ondata di emotività ostile e ingiustificata».

Quaranta imprenditori berga-

quella fornita dalle grandi multi-nazionali meno attente a questopercorso diventa perfino penaliz-zante. Soprattutto per le piccolee medie imprese. E allora perchédare una svolta green alle impre-se?» è un po’ la provocazione lan-ciata da Paolo Agnelli, presidentedell’omonimo gruppo industriale,presidente Confimi e vicepresi-dente Apindustria Bergamo. Li-miti che guardati da Alberto Pac-canelli e dal suo osservatorio pri-vilegiato diventano nuovi proble-mi. Da presidente Euratex, e da amministratore delegato dell’in-dustria tessile Martinelli GinettoPaccanelli, punta il dito sul vuotodi controlli sull’import di prodottitessili, e non solo. «La conseguen-za è ritrovarsi in Italia un mercatopieno di materiali pericolosi chenon riusciamo più né a riciclare néa recuperare». «Con la conse-guenza – ha rilanciato Olivo Fo-glieni, presidente Fecs e vice di Confindustria Bergamo - che a noirestano però i costi del recupero,riciclo o smaltimento quasi im-possibile». Problemi poi difficili da gestire anche a livello di opinio-ne pubblica. «Il primo controllo eil primo controllore deve diventa-re il consumatore – rilancia Gia-cinto Giambellini, imprenditore

[email protected]

Storie e visioni della nuova economia

n Dalla Ue un nuovopiano di linee guidae di azioni per darepiena attuazionealla blue economy

Paola Migliorini

Bergamo-EuropaLe impresedella sostenibilitàchiedono alleanzadi Simone Casiraghi

Troppe norme confuse, pochi controllisui prodotti importati, isteria da plastica:gli imprenditori orobici sollecitano Bruxellesa fare chiarezza per rendere più favorevoleil passaggio a uno sviluppo sostenibile

maschi alle prese con un confron-to aperto, a volte anche aspro nellerivendicazioni, ma estremamenteutile a rimettere i puntini al postogiusto nel rapporto fra Europa, imprese e territori. Dall’altra par-te Paola Migliorini, capo unità ag-giunto dell’Unità produzione, prodotti e consumo sostenibili della Direzione generale Ambien-te della Commissione europea. Iltutto nello workshop organizzatoda Skille-L’Eco di Bergamo fra quaranta imprenditori bergama-schi, riconosciuti eccellenza nel settore della blue economy. Non ha negato i problemi sollevatidagli imprenditori. E Migliorini ha risposto a tutte le osservazioni,puntuale. Annunciando le prossi-me novità Ue, come risultato an-che delle criticità normative solle-vate dagli imprenditori: un GreenDeal con dentro la protezione am-bientale e la piena attuazione deiprincipi dell’economia circolaresaranno i punti cardine del lavoroche la nuova Commissione euro-pea inizia da oggi con la Conferen-za Onu sul clima a Madrid. Ci sa-ranno nuove linee guida e 5 areedi intervento per il 2020-2024. Ledirettrici saranno su capitale na-turale e biodiversità, digitalizza-zione, investimenti, innovazione,economia a zero emissioni, au-mento delle competenze e finanzasostenibile. E l’obiettivo del pattocon l’industria è chiaro: ciò che èrifiuto per un settore deve diven-tare materia prima per un altro. Siinizierà da due settori industrialicruciali: il tessile e le costruzioni.

«È una grande opportunità perle imprese. Ma occorre anche tan-ta lungimiranza degli imprendito-ri, dove magari manca agli ammi-nistratori locali - ha sottolineatola Migliorini -. Le imprese di Ber-gamo hanno già intrapreso questastrada, con ottime eccellenze. Mal’economia circolare è anche un nuovo modello di business. Quin-di resta una grande opportunità da cogliere».

È un’opportunità se vengonoriconosciuti e incentivati anche glisforzi d’investimento, organizza-tivi e di competenze che questo percorso comporta. «Altrimenti,sotto il profilo della riduzione deicosti, che è il primo valore dell’eco-nomia circolare, non cambia nul-la: rifornirsi di materia prima, co-me l’alluminio, frutto di processidi economia circolare rispetto a

e presidente di Confartigianato Bergamo -. Ma l’informazione de-ve essere corretta. Per questo l’Eu-ropa dovrebbe imporre una certi-ficazione uniforme per tutti, chia-ra, trasparente e univoca». Il ri-schio è di avere nuovi casi come quello sulla plastica. «In Italia loabbiamo affrontato in modo deci-samente isterico – ha detto Rober-to Sancinelli, patron della Montel-lo, che ha fatto del recupero e delriciclo della plastica e dei rifiuti urbani un modello di business lea-der per qualità e dimensioni in tutta Europa -. È corretto incidere,ma occorre graduare gli interven-ti: dove esistono le tecnologie persostituire i prodotti in plastica, siproceda. In altri è ancora presto.Non tutte le plastiche sono com-postabili. Si può incidere subito inserendosi nelle abitudini dei consumatori, per una migliore raccolta differenziata, rivedere ilsistema di imballaggi».

La risposta di Migliorini.«L’Europa sulla plastica è moltochiara: se si può la plastica va sosti-tuita. Ma l’Europa non fa nessunaguerra alla plastica. Occorre moltarazionalizzazione, e non tutti i set-tori industriali possono farne a meno subito, per esempio nell’au-tomotive, medicale, trasporti. Il punto invece è come si è attuata ladirettiva Ue: negli altri Paesi nonc’è alcuna isteria come in Italia».Isteria ed emotività che poi, comeha sottolineato Luigi Cardinetti dell’impresa Laf, «porta a frenareogni strategia di sviluppo sosteni-bile, autorizzazioni o insediamen-ti anche da parte degli ammini-stratori locali, per troppi timori delle reazioni pubbliche per ec-cesso di prudenza amministrativae politica. Il rifiuto ha ancora unapercezione negativa, non è consi-derato una materia prima. Chi vorrebbe un impianto di tratta-mento nel proprio Comune?».

Isteria, poca informazione, ca-os normativo e disincentivi. Ma anche una proposta volutamentemolto provocatoria. «Vogliamo favorire questo passaggio? Can-celliamo l’Iva da tutti i prodotti realizzati con materia prima rici-clata. Solo l’Europa lo può fare».Risposta: «Infatti l’abbiamo presain considerazione - ha replicato Migliorini - . Ma l’Europa su que-sto tema si è dovuta autocensura-re, davanti al muro e al secco no degli Stati membri».

14 AZIENDE PORTABANDIERA DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

Per noi essere sostenibiliè una condizione imprescindibile findal 2004, dal primo bilancio sociale. Oggi lo è ancora di più.

La grande sfida che oggi abbiamo davanti èl’efficientamento energetico delle case: da sole consumano il 60% dell’energia prodotta.

Introdurre la tecnologia a secco nell’ediliziaè stata una sfida vinta proprio all’insegna della sostenibilità ambientale e del comfort abitativo.

La nuova sfida che ci attende è rispondere alladomanda di energia elettrica che arriverà dalle auto. La stima è un raddoppio entro il 2050.

Abbiamo voluto dare a un rifiuto anche il valore del design: il Rinascimento è italiano e ci ha consentitodi sviluppare bellezza.

La priorità è valorizzare il territorio per poter cooperare senza pensare sempre al business: non c’è sostenibilità senza circolarità delle risorse.

Chi se non noi può cambiare il mondo? È lo slogan che ci siamo dati come artigiani per pensare e fare insieme la svolta sostenibile.

CHIARA FERRARISRadiciGroup

GABRIELE GHILARDIIng

VALERIO RUBINVanoncini

GUIDO BARCELLABarcella Elettroforniture

OLIVO FOGLIENIFecs

ADRIANO GALIZZIAgrigal

GIACINTO GIAMBELLINIConfartigianato

La sala dell’ex monastero di Astino con i 100 imprenditori bergamaschi all’evento Ansa-L’Eco di Bergamo

Page 2: a fare chiarezza per rendere più favorevole …...principi dell’economia circolare saranno i punti cardine del lavoro che la nuova Commissione euro-pea inizia da oggi con la Conferen-za

L’ECO DI BERGAMO 11LUNEDÌ 2 DICEMBRE 2019

Blueeconomy

Investimenti greenDa oltre 432mila imprese

Innovazione greenAttivata dal 79% delle aziende

Export in crescitaSegnalato da un’azienda green su due

Imprese eco-investitriciIl 36% coinvolta in progetti di industria 4.0

Franco Amelio esperto di Deloitte

una grande capacità reattiva. E sapranno trasformarle anche in nuovi modelli di business.

E oggi invece qual è la situazione fra

le imprese sull’economia circolare?

È un tema che stanno affron-tando con molto attenzione. Sonomolte le startup che stanno lavo-rando su tante iniziative che peròrestano ancora progetti troppo piccoli: di innovazione tecnologi-

«Condividere tecnologie sostenibilie far nascere più progetti di filiera»L’intervista. L’esperto di Deloitte: ma prima, superare ogni individualismo

14 AZIENDE PORTABANDIERA DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

L’economia circolare deve avere una dimensione di industria e il rifiuto deve arrivare a sostituire le materie fossili nelle produzioni.

La collaborazione in questo settore fra imprese è determinante, aiuta a mettere in condivisione tecnologie e innovare altri settori.

Sostenibilità significa anche mettere al centro le persone perché cresca una sensibilità anche con incentivi ma che faccia pensare al futuro di tutti.

L’attenzione costante alla ricerca è la via per far nascere prodotti e materiali smart che sostengano sempre più il risparmio energetico.

Stiamo lanciando la sfida per realizzare un sogno: cancellare la plastica da ogni produzione. Ricerca e tecnologia sono le leve di questa scommessa.

Continuare a offrire prodotti che sempre più salvaguardino non solo l’ambiente professionale o di lavoro ma anche quello di casa e civile.

L’economia circolare è una visione con opportunità infinite, ma sembra che le regole vogliano impedire questo sviluppo.

ROBERTO SANCINELLIMontello

GIANGIACOMO CALDARASiad

MICHELE DELLA BRIOTTATenarisDalmine

LORENZO COLOMBOItalcementi

FABIO GRITTIGrifal

IRENE FERRARIOfficine Meccaniche

LUIGI CARDINETTILaf

Adriano GalizziFondatore e titolareazienda agricolaAgrigal di Leffe

Dalla terra come interesse alla riscoperta della sostenibilità come valore. Inche modo avviene?Seguendo uno dei miei principi base: valorizzare il territorio, le collaborazioni per cooperare senza mai pensare al business come priorità delle nostre scelte. Equesto approccio ci porta adavere attenzione a tutto, iniziando dalle risorse e dallematerie prime. Nulla deve essere mai sprecato o considerato un rifiuto da buttare.

E come si concretizza questastrategia in azienda?Partendo dal concetto che non esiste sostenibilità se non c’è circolarità: tutto quello che si utilizza deve poter essere recuperato, usando così poche nuove risorse. Noi spendiamo nonpiù di 2mila euro l’anno di gasolio sfruttando al massimo le nuove tecnologiesostenibili.

Ecco, le nuove tecnologie, che ruolo hanno nell’azienda?Fondamentale. A cominciare da quelle digitali: noi non facciamo marketing con carta,volantino o trasporto. Il motoredella nostra comunicazione è ilsito, attraverso cui riusciamo araggiungere consumatori e clienti e a trasmettere i n nostrivalori: per esempio le nostre gallette bio, prodotte con il recupero del mais spinato, scomparso dalle coltivazioni.

talk

In primo piano, Olivo Foglieni, titolare della Fecs, poi Guido Barcella e Gabriele Ghilardi

trasparente. Bisogna fare in modo– spiega Migliorini – che in Europavi ascoltino, ma portando progetti,favorendo missioni, presentando-si come filiere d’impresa compat-te. Rappresentare con continuitàla voce dell’Italia significa acquisi-re credibilità. È da qui - concludeMigliorni - che si struttura un pro-cesso corretto di negoziato con laCommissione, il Consiglio e il Par-lamento Ue per tutelare i propriinteressi di imprenditori».

programmi strutturali regionaliperché sono un ottimo strumentoper recuperare risorse. A Bruxel-les – spiega - vediamo presentarsimolte imprese di altri Paesi euro-pei, ma l’Italia non c’è quasi mai,non utilizza nel modo e nella quantità che invece dovrebbe que-sto strumento». Il richiamo è quello di sempre: occorre impara-re a fare sistema, farsi ambasciato-ri dei propri progetti. «Facendo lobby? Anche, in modo corretto e

ditori . La maggiore esperta di eco-nomia circolare in Europa, capounità aggiunto sulla materia nellaCommissione Ue è secca nella suareplica. «A Bruxelles non cono-sciamo queste vostre eccellenzeperché non arrivano. I finanzia-menti ci sono per gli investimenti– ribadisce Migliorini -. L’Europaha bandi specifici per finanziarelo sviluppo di nuove tecnologie diriciclo. E insisto molto sui bandiper i finanziamenti contenuti nei

Il sasso lo lancia, per pri-mo, Alberto Paccanelli, presiden-te Euratex. «Dal 2020 le impresesaranno obbligate a intraprende-re la via dell’economia circolare.Ma siamo in ritardo, mancano letecnologie di riciclo per imple-mentare un più forte processo ditransizione. Mancano gli investi-menti e una capacità produttiva.Questo è un limite». Paola Miglio-rini risponde e poi lo ribadirà an-che alla platea di oltre 100 impren-

Fare gioco di squadra per i fondi Ue

Crediamo nella responsabi-lità sociale d’impresa, vo-gliamo andare sempre piùverso un’industria e im-

prese sostenibili. Continuiamo afare investimenti in questa dire-zione, con progetti anche di lungorespiro. Ma non sappiamo mai sele regole di oggi valgono ancora domani, non abbiamo mai certez-ze normative. Così, alla fine, oltreche con i nostri competitor, per paradosso dobbiamo fare i contianche con il nostro sistema pae-se». È un tema costante di discus-sione fra gli imprenditori quello che ancora una volta anche OlivoFoglieni, impreditore e vicepresi-dente di Confindustria Bergamo,rilancia davanti al rappresentantedell’Europa, Paola Migliorini. L’incertezza è un ostacolo che rile-vano anche le società di consulen-za quando affiancano le impresein percorsi di crescita, soprattuttoin questo nuovo settore. «È un li-mite reale, l’incertezza del quadronormativo – spiega Franco Ame-lio, partner e Sostenibility leaderdi Deloitte, società internazionaledi consulenza d’impresa -. Ed è decisivo, perché anche in Europasi stanno aspettando norme e unpiano sull’economia circolare chevadano a incentivare finanzia-menti molto ingenti. Dovrà esseresupportato anche dal mercato fi-nanziario oltre che da investitoriistituzionali.

Ma qual è allora l’elemento che più

ostacola questo passaggio?

Le norme troppo poco chiare.Tutte le nuove tecnologie si stan-no sviluppando su aspetti ancoramolto opportunistici e non strate-gici. L’incertezza impedisce unavisione di medio-lungo termine.Arriveranno nuove opportunitàe le imprese, le piccole in partico-lare, dovranno essere pronte percoglierle. Solo così ci riuscirannoperché sono molto veloci e con

di creare un sistema di filiera am-pio che riesca a dare quella massacritica su cui poter sviluppare que-ste tecnologie. E anche sviluppi dimercato all’insegna di quel princi-pio della sostenibilità per cui lo scarto di uno diventa materia pri-ma dell’altro. Ci sono molte ottimeidee, vanno messe a sistema. In-somma, manca la classica capacitàdi fare squadra e di visione sul va-lore creato da queste tecnologie.

È lo stesso rilievo che rimarca l’Euro-

pa: l’Italia non c’è a fare lobby costrut-

tiva…

È vero. L’Italia non si vede per-ché le piccole aziende fanno faticaa capire qual è la fluidità di questifondi. Manca molte volte anche uncapofila che metta insieme o ag-greghi diverse aziende per creareun sistema di progettualità che possa intercettare una massa di investimenti rilevante. Se si pensaa una piccola azienda, si prende inconsiderazione solo un pezzo del-la filiera che potrebbe essere an-che non vincente rispetto alla to-talità dell’insieme. Creare consor-zi d’imprese, potrebbe dare moltaspinta alla progettualità. Non ba-sta il piccolo o singolo progetto.

Un appello finale agli imprenditori,

quale potrebbe essere?

Siamo un paese di imprenditorimolto capaci e reattivi. Ma ancoratroppo individualisti. Non dob-biamo più temere di condividerela nostra conoscenza o il nostro know how. Altri Paesi lo hanno capito e hanno trasformato questacapacità in una loro forza compe-titiva.

ca collegata ai nuovi design di pro-dotti e a nuove modalità di riutiliz-zo delle materie che però non rie-scono ad avere un mercato di sbocco sufficientemente ampio.

La piccola dimensione d’impresa e dei

progetti sembra un altro limite?

Sì, perché capiscono che le op-portunità ci sono, ma i progetti sono sempre collegati a economiedi scala limitate. Manca la capacità


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