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A I V ISSN 1722-2214 O R E F A I V A P O I C I F U L A E R ... · affetta da Malattia di Parkinson:...

Date post: 16-Feb-2019
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Infermiere 1/2013 P A V I A a Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA ISSN 1722-2214 ...Dalle parole ai fatti!!
Transcript

Infermiere1/2013

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A ISSN 1722-2214

...Dalle parole ai fatti!!

Anche per questa volta abbiamo svolto il nostro dovere di

Cittadini ligi alle regole della democrazia e sebbene con

qualche rospo ancora sullo stomaco, abbiamo espresso la

nostra volontà decisoria assegnando il mandato politico sia

a livello Nazionale, sia Regionale.

Da più parti si odono canti di vittoria e auspici di grandi

cambiamenti.. BENE!!

Gli Infermieri però, questa volta non sono rimasti fermi a

guardare.

Molti hanno giocato la carta dell’impegno diretto, alcuni

con successo (bravi per l’ottimo lavoro) e altri con minor ri-

sultato (bravi comunque, per la forza e determinazione

espressa).

Coerenza, Sapienza e Semplicità: attraverso queste tre

parole chiave, vorremmo esprimere e condividere con gli Iscritti,

quanto perseguito negli ultimi tre mesi in termini di politica profes-

sionale.

CoErENza

Anche il nostro Collegio Provinciale, nella fase pre elettorale, in-

vitato da alcuni esponenti politici dei diversi schieramenti, ha pro-

mosso e proposto con coerenza idee e contributi, utili alla stesura di

una condivisa linea, accolta e richiamata nei diversi programmi po-

litici.

Lo abbiamo fatto, scegliendo di partecipare a dibattiti, conferen-

ze e convegni, dove il tema della Sanità fosse l’argomento principa-

le, ma sopratutto dove la voce della Professione avesse occasione e

possibilità di esprimersi.

Indipendentemente, dalle singole appartenenze o specifiche affi-

liazioni, a tale livello di interesse, abbiamo sempre offerto a colo-

ro che ci prestavano attenzione, il documento elaborato e condivi-

so dal Coordinamento Regionale, (che trovate pubblicato sul sito

www.ipasvipavia.it).

Lo abbiamo fatto nella totale trasparenza, con i diversi interlocu-

tori che si resero disponibili ad ascoltare la voce degli Infermieri; lo

abbiamo fatto in “tempi non sospetti”, ricevendo attenzione e acco-

glimento delle istanze.

EInfermiere a Pavia

DITORIALE

Infermiere a Pavia

Rivista trimestrale del Collegio IP.AS.VI. di Pavia

Anno XXV n. 1/2013 gennaio-marzo 2013

Editore Collegio Infermiere professionali,Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanziadella Provincia di Pavia

Direttore Responsabile Enrico FrisoneDirettore Editoriale Duilio Loi

Segretaria di Redazione Emanuela CattaneoResponsabili settori

Clinico: Monica GabettaSociale: Ruggero Rizzini

Formazione, Ricerca eAggiornamento: Paola Ripa

Etico Deontologico: Annamaira TanziVita di Collegio: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio

Redattori: Cinzia Ancarani, Giovanni Baccalini,Mauretta Cattanei, Gabriele Ciancio,Gianfranco Cucurachi, Claudia Fiore,Silvia Giudici, Nadia Granata, Nunzio Giuseppe Greco, Emanuela Sacchi,Maria Teresa Visconti Tosco

Hanno collaborato Giulia Alabiso, Simona Albani, Tiziana Bacchettia questo numero: Antonella Caffù, Laura Cerri, Maurizio Davì,

Luciana Dellepiane, Lucia Dore, Roberta Galdi, Paolo Iovino, Silvia Lodola,Marianna Loi, Laura Nicola, Graziella Raganini, Roberto Torre, Laura Verri, Debora Zerbetti

Immagine di copertina Giuseppe Calsamiglia, Fondazione Salvatore Maugeri - Pavia.

Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI)Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 Pavia

Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589CCP n. 10816270

I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli

autori e non rispettano necessariamente quelli dell’Editore.

Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati,

non saranno restituiti.

Registrazione presso il Tribunale di Pavia n. 355 del 08.02.1989.

Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di Pavia.

La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al Collegio IP.AS.VI.

di Pavia. Finito di stampare nel mese di febbraio 2013 presso

Gemini Grafica sas. Melegnano (MI) - www.geminigrafica.it

Enrico FrisoneDuilio Loi

Coerenza, Sapienza,Semplicità: dalle parole ai fatti!!

SapIENza E SEmpLICItà

In tale nota viene chiaramente

espresso ciò che l’IPASVI propone e

che chiede al nuovo Governatore

della Regione Lombardia in termini

di concreta realizzazione, nell’esclu-

sivo interesse della popolazione as-

sistita, troppo spesso dimenticata

dalla politica.

Credendo fermamente che quanto

richiesto e proposto nel documento,

sia non solo di alto contenuto e im-

patto civico, ma di interesse colletti-

vo, finita l’ennesima kermesse elet-

torale, è giunto il momento che le

parole si trasformino in impegni e

azioni concrete.

Al fine di rendere pubblico ed esteso ad una fascia più ampia di Colleghi tale impegno, il nostro la-

voro nell’immediato, sarà di vigilare e andare a richiedere con determinazione, nei tavoli di progettazio-

ne regionale, il rispetto degli impegni assunti dai nostri nuovi governanti.

Nonostante il momento difficile che sta attraversando il Paese e conseguentemente la Sanità Nazio-

nale e Regionale, siamo fermamente convinti che potrà essere superato solo con la condivisione delle

specifiche competenze dei singoli gruppi professionali, a patto che le condizioni di confronto rispettino

la dignità dei ruoli e delle responsabilità che ogni gruppo saprà esprimere nelle sedi istituzionali.

Consapevoli che si sta avviando un nuovo corso, vorremmo essere protagonisti e non passivi spetta-

tori del processo di cambiamento culturale che avvertiamo forte e a tale scopo, continueremo con deter-

minazione nel cammino intrapreso.

Enrico Frisone Duilio Loi

Presidente Vice Presidente

3

I n d i c e

Laura Nicola - La cartella infermieristica: strumento operativo d’eccellenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Nadia Granata - La prevenzione attraverso un’alimentazione naturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

Silvia Giudici, Antonella Caffù, Lucia Dore, Laura Verri, Marianna Loi - Interventi assistenziali alla personaaffetta da Malattia di Parkinson: un approccio olistico per migliorare la qualità di vita del paziente . . . . . 12

Maurizio Davì - Valutazione dell’impatto del modello “porte aperte” nei servizi psichiatrici diagnosie cura. L’esperienza del Servizio psichiatrico di Trento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

Luciana Dellepiane, Debora Zerbetti, Paolo Iovino, - Ematologia per intensità di cura. Un progetto innovativo al passo con la riorganizzazione delle aziende sanitarie italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

Libri - Laura Cerri, Roberta Galdi, Graziella Raganini, Roberto Torre - Nursing e neurologia: criticità ecomplessità assistenziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

Ruggero Rizzini - Lettera aperta ad un infermiere che vuole partire per un’esperienza umana e professionale in Guatemala. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33

Cinzia Ancarani, Silvia Lodola - “Give screening a chance, l’Hiv non fa differenze” - Progetto regionaleper la prevenzione e screening dell’infezione da HIV-ASL Pavia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

Numero 1/2013 PAGINA

4 Infermiere a PaviaPAGINA

* Laura Nicola

La cartella infermieristica:strumento operativo d’eccellenza

• Non utilizzare il bianchetto per le corre-zioni;

• Firmare quanto scritto con firma leggibi-le o sigla( le sigle utilizzate devono esse-re depositate in Direzione per poter cosìrisalire all’operatore che ha firmato);

• Registrare le prestazioni man mano chesi eseguono: ciò diminuisce le omissionie le dimenticanze;

• Controllare che compaia la data e l’ora diuna determinata prestazione;

• Utilizzare solo simboli e abbreviazioni diuso comune concordati all’interno delproprio ente di appartenenza;

• Garantire una adeguata conservazione earchiviazione dei documenti

• Documentare in modo completo tutte leattività di cui si è responsabili;

• Cercare di riportare obiettivamente i fat-ti; se si riferiscono delle osservazioni delpaziente, fare in modo che sia chiara ladistinzione tra queste e le osservazionidell’infermiere

La documentazione deve essere puntua-le, accurata, completa, realistica e veritie-ra.

Le attività più importanti da documentaresono:• Le fasi del processo di assistenza infer-

mieristica che documentano la presa incarico del paziente: raccolta dati ed indi-viduazione dei bisogni, definizione degliobiettivi, prescrizione e attuazione degliinterventi assistenziali, valutazione;

• Gli interventi eseguiti in seguito alla pre-scrizione medica

• Le comunicazioni con gli altri erogatori diassistenza relativi a problemi attuali opotenziali della persona assistita;

• Le reazione della persona al trattamen-to;

• I risultati inaspettati o avversi;• Gli eventuali incidenti;• Le occasioni nei quali un paziente lascia

il reparto o vi rientra e con quali modali-tà.

Quando la documentazione segue indi-cazioni e procedure prestabilite di compila-zione ed è scritta con attenzione, la leggepuò proteggere gli infermieri dalle accusedi negligenza e malpractice.

La cartella infermieristica è uno strumen-to che raggruppa in sé una serie di infor-mazioni relative all’assistenza infermieristi-ca destinata alla singola persona assistita.Attraverso la compilazione della cartella siottengono alcuni scopi: • favorire la continuità e la personalizza-

zione dell’assistenza infermieristica, mi-gliorandone di conseguenza la qualità;

• documentare l’assistenza fornita ai ma-lati;

• favorire l’integrazione tra le varie figurecoinvolte nel processo assistenziale.L’evoluzione della documentazione assi-

stenziale è storia recente e attuale nel no-stro paese; esperienze significative di pro-getti relativi al miglioramento della docu-mentazione appartengono agli ultimi ven-t’anni.

A tutt’oggi la situazione è assai diversifi-cata: vi sono ambiti, unità operative che sisono già dotati da tempo di una documen-tazione adeguata per le registrazioni infer-mieristiche, in altre situazioni la documen-tazione rimane un elemento debole del-l’esercizio professionale.

L’evoluzione in Italia è stata fortementestimolata negli ultimi anni alla luce delle ri-chieste di documentazione dei processiassistenziali sanitari, al fine di poterli misu-rare, in particolare nella loro dimensionequantitativa, ma sempre più qualitativa.

LA rILEVANZA LEGALELa documentazione infermieristica assu-

me valore legale in funzione della qualificadi incaricato di pubblico servizio rivestitadal personale infermieristico; essa vieneconsiderata dalla dottrina giuridica comeatto pubblico in senso lato, e quindi ele-mento facoltativo per la ricostruzione deifatti in un processo.

Come per tutti i documenti che hanno ri-levanza legale occorre:• Controllare che il documento riporti il no-

me e cognome del paziente, senza pos-sibilità di equivoci ed errori(la normativajoint commission ritiene indispensabilel’utilizzo di più identificativi, quale adesempio il codice fiscale, per evitareogni possibilità errore;

• Scrivere sempre a penna;• Scrivere in modo leggibile;

rIAssUNtOLa cartella infermieristica è uno stru-mento che raggruppa in sé una serie diinformazioni relative all’assistenza infer-mieristica destinata alla singola personaassistita. Attraverso la compilazione del-la cartella si ottengono alcuni scopi: - favorire la continuità e la personalizza-zione dell’assistenza infermieristica, mi-gliorandone di conseguenza la qualità;- documentare l’assistenza fornita aimalati;- favorire l’integrazione tra le varie figu-re coinvolte nel processo assistenziale.L’evoluzione in Italia è stata fortementestimolata negli ultimi anni alla luce dellerichieste di documentazione dei proces-si assistenziali sanitari, al fine di poterlimisurare, in particolare nella loro di-mensione quantitativa, ma sempre piùqualitativa.

AbstrActThe nursing record is a tool that in-cludes in it a host of information aboutnursing care intended for single personassisted. Through the completion ofthe folder you will get some purposes:facilitate the continuation and the cus-tomization of nursing care, thus im-proving the quality; promote the inte-gration of the various actors involved inthe care process.The evolution in Italy was strongly stim-ulated in recent years in the light of re-quests for documentation of health careprocesses, in order to measures them,in particular in their quantitative dimen-sion, but more and more qualitative.

5Numero 1/2013 PAGINA

I rIFErIMENtI LEGIsLAtIVII riferimenti legislativi, riguardanti in mo-

do specifico la cartella infermieristica, nonsono molti numerosi e non ne dettagliano icontenuti.

L’adozione è specificatamente previstadal D.P.R. 384/90 che recepisce l’accordoper il contratto collettivo dei dipendenti delSSN; l’articolo 135 che istituisce la com-missione per la verifica e la revisione dellaqualità dei servizi e delle prestazioni sani-tarie, indica l’adozione della cartella infer-mieristica, quale elemento di valutazione diqualità dell’assistenza infermieristica.

Il D.M. 739/94 e l’abrogazione del man-sionario hanno riconosciuto l’infermierequale professionista della salute; in ogni ri-ferimento la documentazione viene intesacome requisito fondamentale dell’esercizioprofessionale e si afferma il principio chenon si può essere considerati dei profes-sionisti senza la registrazione scritta delleattività effettuate.

Il codice deontologico Capo IV.Articolo

27 L’infermiere garantisce la continuità as-sistenziale anche contribuendo alla realiz-zazione di una rete di rapporti interprofes-sionali e di una efficace gestione degli stru-menti informativi.

DALLE LINEE GUIDA DELLA rEGIONELOMbArDIA

Un riferimento legislativo molto precisoinerente i contenuti della cartella infermie-ristica, è segnalato nelle Linee Guida sullagestione della cartella clinica emanate dal-la Regione Lombardia nel mese di Luglio2001 e successiva revisione del 2007. Sienuncia quanto segue: la cartella infermie-ristica è lo strumento cartaceo o informatiz-zato, mediante cui l’infermiere documenta ilprocesso di assistenza infermieristica in par-ticolare la pianificazione dell’assistenza e lasua attuazione L’elaborazione di una cartel-la infermieristica richiede quale presuppostol’adozione di un modello concettuale di rife-rimento. (esempio la teoria dei bisogni chesi caratterizza per la relazione tra il concettodi assistenza e quello di bisogno). Il proces-so di assistenza è il metodo che la disciplinainfermieristica adotta per identificare i biso-gni del singolo utente e per pianificare unarisposta efficace ed efficiente a tali problemi,attraverso un complesso di prestazioni. Talemetodo è strutturato in due momenti fonda-mentali: Il processo diagnostico, ossia l’in-sieme delle operazioni logiche finalizzate adun giudizio clinico di competenza infermieri-stica e la pianificazione, cioè l’insieme delleprestazioni dedicate alla scelta e alla realiz-zazione degli interventi che il professionistaritiene possano condurre alla soluzioni deiproblemi.

Nelle Linee Guida Regionali citate, siraccomanda che la struttura della cartella

infermieristica preveda le seguenti sezioni:

-Raccolta di informazioni

- Identificazione dei bisogni

- formulazione degli obiettivi

- pianificazione delle azioniinfermieristiche

- diario

- valutazione dei risultati

- allegati

PrEsENtAZIONE DELLA cArtELLAINFErMIErIstIcA INFOrMAtIZZAtAIN UsO PrEssO I rEPArtI rIAbILItA-tIVI DELLA FONDAZIONE MAUGErI

In ottemperanza alle raccomandazionidettagliate dalle Linee Guida della RegioneLombardia, è stata strutturata dal persona-le infermieristico, in collaborazione con laDirezione dei Sistemi Informativi, una car-tella infermieristica informatizzata (CII) checonsente di raccogliere tutte le informazio-ni previste con l’integrazione delle diagno-si ed uno score di valutazione. La presen-za in tutte le Divisioni della Fondazione diun Sistema Informatico Ospedaliero (SIO)consente l’integrazione di alcuni dati co-muni ad esempio i dati anagrafici, i para-metri vitali, gli indicatori funzionali, lascian-do lo specifico infermieristico ai sanitaricompetenti.

I dati raccolti e la compilazione della car-tella infermieristica può avvenire diretta-mente al letto del malato mediante l’utilizzodel sistema Wireless. L’infermiera tramitel’utilizzo di un PC portatile inserisce tutti idati in tempo reale

Il software permette di sfruttare i vantag-gi tipici dell’informatica, quali la possibilitàdi raccolta e di archiviazione in poco spaziofisico una rilevante mole di dati e di esegui-re operazioni su di essi in tempi rapidi.

La cartella infermieristica, comprensivadi tutti gli allegati, viene archiviata con lacartella clinica.

cOMPOsIZIONE DELLA cArtELLA IN-FErMIErIstIcA

La CII è così strutturata:• Dati anagrafici• Raccolta di dati clinici e farmacologici• Parametri obiettivi e strumentali• Impiego di ausili• Valutazione dei bisogni• Diagnosi infermieristica• Pianificazione delle azioni infermieristi-

che• Obiettivi• Valutazione con punteggio• Valutazione alla dimissione• Diario• Allegatiraccolta di dati anagrafici

I dati previsti in questa parte vengonoraccolti direttamente dall’ufficio ricoveri esono in parte in comune con la cartella cli-nica: cognome e nome, data di nascita, re-capito telefonico comprensivo di famigliaredi riferimento, il consenso o meno al tratta-mento dei dati personali.

raccolta dati clinici Sono importanti e ricavabili insieme al

medico accettante i dati clinici e compren-de: la storia farmacologica (presenza di al-lergie e intolleranze, la terapia attuale eabituale, terapia immunosoppressiva incorso, terapia infusiva in atto), la raccolta

6

di informazioni specifiche sulla presenza dipace-maker, defibrillatore impiantabile,presenza di protesi acustiche, dentali, agliarti.

L’esame obiettivo comprende la rileva-zione del peso corporeo abituale, attuale ostimato; la temperatura corporea; la fre-quenza cardiaca e il ritmo ( ritmico/aritmico), la pressione arteriosa in clinostatismo ein ortostatismo, l’ esecuzione di elettrocar-diogramma per valutare la presenza di arit-mie e disturbi della conduzione.

(Vedi immagine 1 a pagina precedente)

dei lumi), la necessità di utilizzo di un ma-terassino antidecubito (ad aria , ad acqua),di ossigeno terapia (Intermittente, in conti-nuo, assistenza ventilatoria). Immagine 2.

Valutazione delle ferite e delle lesioni dapressione

Una nota particolare viene data alla valu-tazione dello stadio e stato delle ferite e al-la presenza di lesioni da pressione. Le fe-rite vengono classificate per sede e stadio:(F1 ferita arrossata ma in ordine, F2 feritacon fuoriuscita di materiale sieroso, F3 fe-

cartacea in cartella (prossimamente saràpossibile inserirle direttamente nel PC),questo facilita una valutazione obiettivadell’andamento nel tempo. La modalità dimedicazione avviene mediante l’utilizzo diprotocolli.

Le lesioni da decubito vengono classifi-cate per stadi utilizzando la scala NPUAP,la procedura operativa e sovrapponibile al-la gestione delle ferite.

I dati delle ferite e dei decubiti vengonoaggiornati ogni qual volta si presenti la ne-cessità e sempre alla dimissione.

Vedi immagine 3.

Le scale di valutazioneLe scale di valutazione che normalmen-

te vengono compilate e che fanno parte in-tegrante della cii sono: scala di Braden perla valutazione del rischio di sviluppo di le-sioni da pressione, scala Morse per la va-lutazione del rischio di caduta, se la Morseè positiva si procede a compilare la scalaStratify, la scala VAS per la rilevazione deldolore.

Il dolore viene identificato per tipo e se-de e valutato tutti i giorni come gli altri pa-rametri vitali.

Valutazione dei bisogni I Bisogni fondamentali che più frequen-

temente emergono durante la fase riabilita-tiva precoce, secondo la nostra esperienzasono:• Bisogno di comunicazione (espressione

e comprensione)• Bisogno di respirare• Bisogno di mobilità nel letto e deambula-

zione• Bisogno di igiene e vestizione• Bisogno di alimentazione e idratazione• Bisogno di eliminazione (alvo e diuresi)• Bisogno di riposo• Comportamenti preventivi• Adesione alla terapia

In seguito alla valutazione del bisognoviene automaticamente assegnato un pun-teggio (score) da 0 a 3 secondo le neces-sità del paziente:

0 totalmente indipendente1 necessità di essere guidato2 necessita di aiuto3 totalmente dipendente

Il PrOcEssO DI PIANIFIcAZIONEA seguito alla fase di valutazione dei bi-

sogni viene emessa la pianificazione delleazioni che l’infermiere deve porre in esse-re per raggiungere il soddisfacimento delbisogno stesso. Il processo di pianificazio-ne del nursing comprende l’insieme delleprocedure dedicate alla scelta e alla realiz-zazione degli interventi che nel contesto

Infermiere a PaviaPAGINA

Impiego di ausiliSi annotano la presenza di catetere ve-

noso centrale, periferico, catetere vescica-le( sede, data di posizionamento, pervietà

rita con fuoriuscita di materiale purulento,F4 deiscenza di ferita o presenza di esca-ra). Le ferite complicate vengono fotogra-fate con fotocamera ed inserite in forma

7Numero 1/2013 PAGINA

dell’interprofessionalità del programma ria-bilitativo, l’infermiere è chiamato a condur-re. L’efficacia degli interventi si misuranocon il recupero della risposta autonoma ri-spetto ai propri bisogni. La pianificazioneadottata dal gruppo infermieristico è statacostruita utilizzando il processo di nursinge tradotta attraverso algoritmi di supportoalla decisione.

I piani di assistenza hanno due tipi discopi professionali, uno gestionale e unoclinico

I fini di carattere amministrativo-gestio-nale sono:1) Definire il centro di attenzione dell’assi-

stenza infermieristica da fornire alla per-sona

2) Distinguere le responsabilità dell’infer-miere da quelle degli altri membri del-l’equipe sanitaria

3) Fornire dei criteri per la revisione e lavalutazione dell’assistenza orientata adun miglioramento della qualità

4) In alcuni paesi fornire i criteri per il rim-borso finanziario.

I fini di carattere clinico essenzialmentesono:1) Fornire uno schema di documentazione2) Comunicare al personale infermieristico

cosa insegnare, cosa osservare e cosamettere in atto

Perché possa orientare l’assistenza in-fermieristica e favorire la valutazione, ilpiano di assistenza deve contenere i se-guenti elementi:• Enunciazione diagnostica• Obiettivi• Interventi infermieristici• Valutazione.

Relativamente al paziente ricoverato sisottolinea che le caratteristiche cliniche delpaziente con i dati raccolti nella cartella in-fermieristica dall’infermiere integrati con idati raccolti nella cartella clinica dal medi-co, vanno a costituire la base sulla quale,non solo valutare il paziente all’ingresso,ma anche verificare l’evoluzione a breve,medio e lungo termine.

La pianificazione assistenziale è stan-dardizzata con la possibilità di evidenziaregli interventi che effettivamente vengonosvolti per soddisfare in modo adeguato ilbisogno. Scaturisce in automatico dopoaver evidenziato che il paziente non è ingrado di soddisfare in modo autonomo albisogno. Gli interventi previsti si svolgonoanche in collaborazione con gli altri com-ponenti dell’équipe.

La pianificazione assistenziale scaturi-sce anche in seguito alla valutazione di unfattore di rischio come ad esempio il rischiodi sviluppare lesioni da pressione oppure ilrischio di sviluppare un infezione in segui-

to alla presenza di una ferita o di un cate-tere venoso centrale. In questo modo il ri-schio potenziale porta ad attuare una seriedi interventi per prevenirne lo sviluppo.

Diario Infermieristico In seguito alla stesura del piano assi-

stenziale e dei relativi obiettivi, si procede-rà alla compilazione del diario infermieristi-co. Il diario infermieristico è costituito da unmodulo che contiene le osservazioni quoti-diane, l’applicazione dei piani di assisten-za, la registrazione degli eventi, la pro-grammazione degli esami ematochimici estrumentali e la partecipazione ai program-mi educazionali

La cartella infermieristica prevede lospazio per la valutazione dei bisogni alladimissione; per poter aver riscontro delraggiungimento o meno degli obiettivi delpiano assistenziale sono presi in conside-razione gli stessi bisogni dell’ingresso constesura del relativo score ed inserimentodegli stessi negli indicatori di risultato. I da-ti raccolti alla dimissione possono essereutili per una revisione obiettiva del pianoassistenziale.

AllegatiGli allegati della cartella infermieristica

sono costituiti da tutto il materiale cartaceoutile per la raccolta di dati particolari adesempio la scheda di medicazione, lascheda di bilancio idrico, la termica, lascheda di terapia, la scheda della terapiaanticoagulante.

cONcLUsIONILa professione ha raggiunto negli ultimi

anni molti degli obiettivi sperati in terminedi valorizzazione e riconoscimento del ruo-lo e della specificità della funzione svolta:• Abrogazione del mansionario• Definizione del percorso formativo• Autonomia organizzativa

Uno degli elementi fondamentali è l’auto-nomia decisionale; a questa segue la re-sponsabilità delle scelte sulla persona as-sistita e quindi sull’organizzazione; ciò siconsolida con la costruzione di percorsiautonomi e la costruzione di propri stru-menti operativi di lavoro.

Da queste brevi considerazioni si evincel’importanza di avere uno strumento opera-tivo che documenti in modo concreto e pre-ciso il lavoro di équipe.

Non esiste uno schema unico di cartella,sono invece unici gli elementi che in essadevono comparire. La ragion d’essere del-la cartella, è la capacità di documentarel’assistenza infermieristica secondo la rigo-rosità del linguaggio tecnico-scientificomodulato da un modello concettuale.

Bibliografia

– L. Benci, Aspetti giuridici del nursing,ediz. McGraw-hill, 1999;

– H. Yura, M.B. Walsh, Il processo di nur-sing, Ediz. Sorbona, 1992;

– M. Casati, La documentazione infermie-ristica, Ediz. McGraw-Hill, 1999;

– S. Mambelli, Il sistema informativo infer-mieristico: mito e realtà, Atti del conve-gno Nursing Cuore, 2002;

– Regione Lombardia Sanità, Manualedella cartella Clinica, Capitolo 3: Struttu-ra, Paragrafo E: Documentazione di altriprofessionisti sanitari, 2001;

– Marriner-Tomey, Management infermieri-stico teoria e pratica, Ediz. Sorbona, 1995.

– L. Nicola, La riabilitazione precoce: l’in-tegrazione informatica nella pianificazio-ne assistenziale, Atti congresso nazio-nale GITIC, 2002

* InfermieraCoordinatore Riabilitazione specialistica car-diologicaCoordinatore infermieristico Area Dipartimenta-le di riabilitazione Specialistica, auditor internodei sistemi di gestione qualità, responsabilescientifico per la formazione infermieristicaIRCCS Fondazione Salvatore Maugeri Pavia.

L’autore

L’applicazione sistematica del processodi nursing previsto nelle schede di pianifi-cazione, l’utilizzo di un modello organizza-tivo, quale ad es. il team nursing, l’impiegonella pratica quotidiana di protocolli, proce-dure e linee guida integrati nei protocolli ela valutazione integrata di indicatori di risul-tato, consentono di offrire un’ assistenzainfermieristica orientata alla qualità e com-provano che la cartella infermieristica èuno strumento operativo efficace ed indi-spensabile per il raggiungimento degliobiettivi attesi.

8 Infermiere a PaviaPAGINA

PRIMA PARTE

INtrODUZIONENoi siamo quello che mangiamo. (Feuer-

bach)Noi siamo quello che mangiamo, essen-

do fatti della medesima materia di ciò di cuici nutriamo. Sono sempre stata convintadell’affermazione del filosofo Feuerbach,ed oggi anche la ricerca scientifica è con-corde, nell’affermare che un’alimentazionesana ed esercizio fisico sono i più impor-tanti fattori dello stile di vita capaci di ga-rantire il massimo della longevità nella mi-gliore qualità di vita possibile per l’indivi-duo. Questo articolo non vuole avere lapretesa di indicare l’unica strada per vive-re a lungo, ma solo fare il punto su ciò chefino ad oggi la scienza conosce e fornirealcune indicazioni per aiutare nella preven-zione delle patologie croniche più comuniattraverso l’alimentazione. Chi è malato in-fatti deve diventare protagonista della pro-pria salute pur continuando a seguire l’iterterapeutico proposto. Occorre anche sfata-re i falsi miti che sono rafforzati da informa-zioni scientifiche parziali e pilotate ad arteper orientare gli acquisti di massa. Moltepersone non aspettano altro che di essererassicurate dalla scienza circa le proprieabitudini alimentari che sanno perfetta-mente essere cattive, ma a cui non deside-rano assolutamente rinunciare.

PrEVENZIONE E rUOLO DELL’INFErMIErE

Il Sistema sanitario nazionale non inve-ste abbastanza risorse nella prevenzionedelle malattie e questo è il miglior modoper aumentarle nel medio e lungo termine.Molte delle attuali malattie che ci affliggonosono imputabili allo stile di vita, e siccomela malattia non è solo un fatto personaleperché incide pesantemente sul bilancioeconomico della comunità, è evidente cheessendo, anche noi infermieri, responsabi-li della salute pubblica, pur non potendoimporre niente a nessuno, e nel rispetto

delle liberà individuali, abbiamo quantome-no il dovere di segnalare alla popolazionequali siano gli stili alimentari che garanti-scono maggiormente salute e benessere,in base alle evidenze scientifiche di cui si èin possesso. Nel mio lavoro d’infermiera,ho sempre cercato di proporre, informare,spiegare ed educare il paziente a coltivarela propria salute anche attraverso la corret-ta scelta dei nutrienti. A qualsiasi età e inqualsiasi stato è possibile migliorare il pro-prio benessere scegliendo i corretti abbi-namenti alimentari, imparando il piacere diamarsi, conoscersi anche attraverso unabuona cucina. Inoltre il nostro Codice De-ontologico dice: L’infermiere collabora contutte le altre figure professionali, per il pro-seguimento dell’obiettivo “salute per il pa-ziente”. Come citato, nel D.M. 14.09.1994n. 739, l’infermiere è responsabile dell’as-sistenza infermieristica globale, persona-lizzata che è di natura tecnica, relazionale,educativa, curativa, riabilitativa, palliativa.Inoltre assicura (in collaborazione con glialtri operatori), interventi di prevenzione,assistenza, educazione e informazione sa-nitaria al singolo paziente ed al suo nucleofamiliare. L’assistenza per prestazioni èun’assistenza complessa, che richiede, daparte dell’infermiere un giudizio autonomo,decisioni ponderate basate sulla cono-scenza del proprio lavoro e sulle informa-zioni che possiede, e con doti di creativitàe iniziativa.

ALcUNI DAtI EPIDEMIOLOGIcITutti gli studi condotti da importanti istitu-

ti universitari e di ricerca e le più grandiagenzie mondiali per la tutela della salutee dell’ambiente concordano nell’urgenza diaumentare decisamente il consumo di cibivegetali e ridurre significativamente quellodi cibi animali. Nonostante i notevoli pro-gressi nel campo della scienza e della tec-nologia, la specie umana non è mai statacosì malata.– Nel mondo industrializzato una persona

su due muore di patologie cardiovasco-

La prevenzione attraversoun’alimentazione naturale

* Nadia Granata

rIAssUNtOL’articolo è stato suddiviso in due partiper la notevole quantità d’informazioniche ci sono quando si parla di alimen-tazione. La prima parte vuole spiegarecosa si intende per alimentazione natu-rale ed il ruolo di prevenzione che hanelle patologie croniche, facendo riferi-mento anche a studi scientifici. Nellaseconda parte invece entro più nel me-rito di alcuni alimenti, sfatando con stu-di scientifici, alcune false credenze sudi essi.

AbstrActThe article was divided into two partsto the large amount of informationthat we have when it comes to pow-er. The first part seeks to explain whatis meant by natural nutrition and pre-ventive role in chronicdiseases that, by also referring to sci-entific studies. In the secondpart later than the merits of certainfoods, with debunking scientific stud-ies, some false beliefs about them.

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lari e una su tre di cancro.– Nel 1905, meno del 5% della popolazio-

ne moriva di cancro, patologie cardiova-scolari e diabete. Oggi, più del 90%muore di queste patologie.

– Un bambino sotto i tre anni ha una pos-sibilità su due di sviluppare il cancro du-rante il corso della sua vita.

– Cinque milioni di italiani sono affetti daosteoporosi

– Il 36% degli italiani, pari a circa 18 milio-ni di adulti, è sovrappeso e circa il 10%,pari a quattro milioni, è obeso.Basandosi sulla revisione sistematica

delle pubblicazioni scientifiche il FondoMondiale per la Ricerca sul Cancro stimache un terzo dei tumori più comuni potreb-be essere evitato attraverso la dieta, l’atti-vità fisica e il controllo del peso corporeo.Nei Paesi occidentali, soprattutto nel corsodell’ultimo secolo, lo stile alimentare si èvia via discostato da un’alimentazione na-turale ovvero costituita da cibi prodotti, rac-colti e conservati senza l’ausilio di sostan-ze chimiche di sintesi. Inoltre sono stati pri-vilegiati i prodotti animali (carni e latticini)che un tempo erano mangiati solo saltua-riamente, nonché alimenti che non eranoneanche conosciuti, come quelli ottenibilisoltanto con le tecnologie moderne (peresempio, lo zucchero bianco e le farine raf-finate), quelli estratti con mezzi chimici daisemi o dai frutti oleaginosi (gli oli raffinati)o addirittura quelli che non esistevano innatura (come i grassi idrogenati, le marga-rine, i coloranti e conservanti chimici).Questo modo di mangiare sempre più ric-co di calorie, zuccheri, carboidrati raffinati,grassi e proteine animali, ma in realtà po-vero di vitamine, fibre, micronutrienti, an-tiossidanti e altre sostanze fondamentaliper la nostra salute, ha contribuito allo svi-luppo delle malattie tipiche della nostraepoca quelle cronico-degenerative. La cul-tura medica occidentale, giustamente pre-occupata per il grave stato di denutrizioneche imperversava nelle nostre campagnee nei quartieri popolari delle città nei primidel Novecento, ha avuto un ruolo impor-tante nella promozione del cibo animale. Ela disponibilità di latte pastorizzato e di car-ne, assieme al miglioramento delle condi-zioni igieniche delle abitazioni, ha di sicurocontribuito a migliorare lo stato nutriziona-le generale e ad abbassare la vulnerabilitàalle malattie infettive; ma oggi ci si è spintitroppo avanti su questa strada e il consu-mo di cibi animali e raffinati è entrato in unaspirale di interessi produttivi e commercialiche ha completamente sovvertito le tradi-zioni dell’uomo.

cOsA s’INtENDE PEr ALIMENtAZIO-NE NAtUrALE

Vi sono tre significati differenti e comple-mentari che definiscono il concetto di “ali-mentazione naturale”;1) Alimentazione senza sostanze chimiche

di sintesi;2) Alimentazione senza OGM3) Alimentazione consona alla natura

umana, ovvero rispettosa della sua ana-tomia, fisiologia e della sua sensibilitàetica e morale

Un’alimentazione senza sostanze chimi-che di sintesi al cento per cento oggi gior-no è diventata un’utopia, vista la grave si-tuazione ambientale creatasi nell’ultimosecolo. Ed è ancora più grave quando ag-giungiamo a questo gli inquinanti chimiciusati per l’agricoltura: concimi e pesticididurante il raccolto, mentre dopo il raccolto,si aggiungono additivi chimici per lo stoc-caggio e la conservazione degli alimenti.Questi additivi sono sostanze per lo più ar-tificiali che si comportano come agentiestranei e perciò potenzialmente tossiciche impegnano eccessivamente il nostrosistema immunitario e provocano nel tem-po danni cellulari che si ripercuotono su or-gani ed apparati. Assumiamo secondo al-cune stime, circa 4 Kg di prodotti chimici al-l’anno pro-capite ed anche se per leggesono state autorizzati e dichiarati sicuri apatto che si rispettino determinati limitiquantitativi, nessuno ha mai testato scien-tificamente i possibili effetti cumulativi,si-nergici e di trasformazione fra tutti gli addi-tivi. Uno studio, iniziato nel 2004 e termina-

to nel 2007, sull’impatto dei coloranti econservanti artificiali sul comportamentodei bambini è stato condotto dalla Sou-thampton University per conto della FoodStandard Agency1. I ricercatori hanno con-cluso che certi coloranti artificiali e conser-vanti a base di benzoato hanno effetti av-versi sul comportamento di taluni bambini,mostrando un incremento della iperattività(ADHD). Nel 2007 la Fondazione Ramaz-zini di Bologna riconferma con un secondostudio (il primo è del 2005) che: l’asparta-me (E951) induce un aumento significativodell’incidenza di linfomi/leucemia in maschie femmine e dei carcinomi mammari nellefemmine. Inoltre lo studio ha dimostratoche quando il trattamento inizia a partiredalla vita fetale, l’effetto cancerogeno au-menta2. Vorrei segnalare che in commerciovi è un integratore di acido folico in gocce,consigliato durante i primi tre mesi di gravi-danza che contiene come eccipientel’aspartame. Un’alimentazione naturale èsenza OGM. Le modificazioni geneticheavvengono anche in natura in particolaricondizioni, inoltre incroci di tipo genetico,sono avvenute finora nel mondo vegetale,ma con l’avvento delle biotecnologie, que-sto limite è stato valicato e ora si possonocreare in laboratorio specie ibride vegeta-le-animale, che mai in natura si sarebberopotute creare. Quali saranno le possibiliconseguenze nel medio-lungo termine?Non lo sappiamo ancora, e trovo che siastato molto incauto, trasgredire il principiodi precauzione che suggerisce di non av-viare sperimentazioni in campo aperto fino

Fernando Botero: Tavolo di cucina (2002) - www.settemuse.it

10 Infermiere a PaviaPAGINA

Le dieci regole d’oro del Fondo Mondia-le per la ricerca sul cancro e la IArc(WCRF 2007)1) Mantenersi snelli per tutta la vita. 2) Mantenersi fisicamente attivi tutti i gior-

ni. In pratica è sufficiente un impegnofisico pari a una camminata veloce peralmeno mezz’ora al giorno; man manoche ci si sentirà più in forma, però, sa-rà utile prolungare l’esercizio fisico finoad un’ora o praticare uno sport o un la-voro più impegnativo.

3) Limitare il consumo di alimenti ad altadensità calorica ed evitare il consumodi bevande zuccherate. Sono general-mente ad alta densità calorica i cibi in-dustrialmente raffinati, precotti e pre-confezionati, che contengono elevatequantità di zucchero e grassi, quali i ci-bi comunemente serviti nei fast food. Sinoti la differenza fra “limitare” ed “evita-re”. Se occasionalmente si può man-giare un cibo molto grasso o zucchera-to, ma mai quotidianamente, l’uso dibevande gassate e zuccherate è inve-ce da evitare, anche perché fornisconoabbondanti calorie senza aumentare ilsenso di sazietà.

4) Basare la propria alimentazione preva-lentemente su cibi di provenienza ve-getale, con cereali non industrialmenteraffinati e legumi in ogni pasto e un’am-pia varietà di verdure non amidacee e

di frutta. Sommando verdure e fruttasono raccomandate almeno cinqueporzioni al giorno (per circa 600g); sinoti fra le verdure non devono esserecontate le patate.

5) Limitare il consumo di carni rosse edevitare il consumo di carni conservate.Le carni rosse comprendono le carniovine, suine e bovine, compreso il vitel-lo. Non sono raccomandate, ma per chiè abituato a mangiarne si raccomandadi non superare i 500 grammi alla setti-mana. Si noti la differenza fra il terminedi “limitare” (per le carni rosse) e di“evitare” (per le carni conservate, com-prendenti ogni forma di carni in scatola,salumi, prosciutti, wurstel), per le qualinon si può dire che vi sia un limite al disotto del quale probabilmente non visia rischio.

6) Limitare il consumo di bevande alcoli-che. Non sono raccomandate, ma perchi ne consuma si raccomanda di limi-tarsi ad una quantità pari ad un bicchie-re di vino (da 120 ml) al giorno per ledonne e due per gli uomini, solamentedurante i pasti. La quantità di alcol con-tenuta in un bicchiere di vino è circa pa-ri a quella contenuta in una lattina dibirra e in un bicchierino di un distillato odi un liquore.

7) Limitare il consumo di sale (non più di 5g al giorno) e di cibi conservati sotto sa-

a quando non si conoscono bene le conse-guenze sulla salute e sull’ecosistema. L’ali-mentazione naturale è consona alla naturaumana. Il principio di naturalità afferma chein una dieta sana il cibo deve essere quan-to più possibile prodotto con metodi natu-rali, biologici o biodinamici e perciò esenteda sostanze chimiche di sintesi. Lo stessoprincipio suggerisce che quanto più i pastivengono preparati con cibi che mantengo-no l’aspetto e la consistenza naturale, tan-to più l’organismo si avvantaggia dellequalità biochimiche ed energetiche di cui ilcibo stesso è portatore. Il principio dellanaturalità comprende anche l’aspetto dellastagionalità secondo cui sono da preferire,ove possibile, i prodotti della terra disponi-bili all’interno del naturale periodo stagio-nale di crescita e raccolta. Questo aspettoè legato al valore biologico del cibo che, sedi stagione, acquisisce un gusto e un pote-re nutritivo molto superiore. Infine altroaspetto è quello del consumo di prodotti lo-cali, in quanto per poter commercializzarealimenti freschi che provengono da moltolontano (banane, ananas …), essi devonoessere raccolti acerbi e fatti maturare conl’utilizzo dell’etilene, che ha proprietà fitor-monali sui processi d’invecchiamento dellecellule vegetali.

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* Coordinatrice InfermieristicaLibera Professionista

L’autore

le. Evitare cibi contaminati da muffe (inparticolare cereali e legumi). Assicurar-si quindi del buon stato di conservazio-ne dei cereali e dei legumi che si acqui-stano, ed evitare di conservarli in am-bienti caldi ed umidi.

8) Assicurarsi un apporto sufficiente di tut-ti i nutrienti essenziali attraverso il ci-bo.Di qui l’importanza della varietà.L’assunzione di supplementi alimentari(vitamine o minerali) per la prevenzionedel cancro è invece sconsigliata.

9) Allattare i bambini al seno per almenosei mesi.

10)Nei limiti dei pochi studi disponibili sul-la prevenzione delle recidive, le racco-mandazioni per la prevenzione alimen-tare del cancro valgono anche per chisi è già ammalato.

Comunque non fare uso di tabacco.Queste regole sono inoltre fondamentali

anche per educare ad una corretta alimen-tazione i nostri bambini, il regalo che gli fa-remo sarà quello di dotarli di una difesafondamentale e duratura contro molte ma-lattie, tra cui il cancro. Inoltre alcuni studihanno osservato che i bambini vegetariani,oltre ad essere più sani, non sono affattopenalizzati rispetto ai loro coetanei onnivo-ri. La ricerca indica che i bambini vegeta-riani hanno un quoziente intellettivo alme-no pari a quello dei bambini onnivori. Ibambini vegani, all’età di dieci anni sonocirca 2,5 centimetri più bassi e da 2 a 4 chi-li più leggeri rispetto i bambini onnivori, maraggiungono i loro coetanei onnivori alcompimento del ventesimo anno. D’altra

parte, la crescita sempre più veloce deibambini onnivori non è salutare. La tipicadieta americana, ricca di carne e povera dialtri alimenti, produce nei bambini un accu-mulo di ormoni sessuali che li portano adanticipare sempre di più la maturazionesessuale, anche addirittura all’età di ottoanni. Le ragazze vegetariane invece han-no in genere il menarca più tardi rispetto leonnivore, e questo in età adulta è un fatto-re di protezione contro il cancro.

Come premesso, nel prossimo articolo,tratterò alcuni alimenti come le uova, il lat-te… e nello specifico, le false credenze le-gate a questi, che nella maggior parte del-le volte l’industria alimentare ha sfruttatoper creare più business che salute e be-nessere. Inoltre affronterò la tematica delcambiamento nell’alimentazione e comequesto, ma già lo sapete, non sia facile damettere in atto nel quotidiano e soprattuttonel lungo termine.

Note1 http://www.food.gov.uk/science/reserchinf/fo-

odcomponentsresearh/allergyresearch/t07programme/t07projectlist/t0740/.

2 http://www.ramazzini.it/ricerca/pdfUpload/Scienza_Alimentazione_4_51-56_2008.pdf

Bibliografia e Sito grafia

– Traverso M., La nuova biologia della sa-lute, Tecniche Nuove

– Riefoli M., Mangiar Sano e Naturale,Macro Edizioni, 2011

– Villarini A., Allegro G., Prevenire i tumorimangiando con gusto, Sperling & Kupfer

– Veronesi U., Pappagallo M., Verso unascelta vegetariana, Giunti,

– Villarini A., Di Gangi F., Scegli ciò chemangi, Sperling & Kupfer

– WCRF/AICR (2007). Food, Nutrition,Physical Activity and the Prevention ofCancer – a Global Perspective. Wash-ington D.C. Scaricabile dal sito: www.di-etandcancerreport.org

– Appunti di Nadia Granata, dei corsi dicucina ed alimentazione naturale, tenutidallo chef Giovanni Allegro e dal Prof.Franco Berrino- “Progetto DIANA (DIetae ANdrogeni)”- Istituto Nazionale dei Tu-mori di Milano- anno 2009-2010

Fernando Botero: Famiglia Colombiana (1999) - www.settemuse.it

12 Infermiere a PaviaPAGINA

* Silvia Giudici** antonella Caffù*** Lucia Dore**** Laura Verri***** marianna Loi

Interventi assistenziali alla persona affetta daMalattia di Parkinson:un approccio olistico permigliorare la qualitàdi vita del pazienteKeyword: malattie neurologiche, Parkinson, pazien-

te parkinsoniano, paralisi agitante, corpi di Lewy,

freezing, levodopa, stimolazione cerebrale profonda

SECONDA PARTE

terapia. La terapia della MP è principal-mente di tipo farmacologico.

La terapia ottimale va costruita gradual-mente, su misura per ogni singolo pazien-te, pertanto il parkinsonologo sceglie il far-maco ideale, il corretto dosaggio e gli orari

rIAssUNtOI dati epidemiologici indicano che laMalattia di Parkinson ha un elevato im-patto socio-assistenziale poiché si trat-ta della patologia neurodegenerativapiù frequente, dopo il morbo di Alzhei-mer. E’ dimostrato che la presa in ca-rico dei soggetti affetti dalla Malattia diParkinson, pur non modificando la con-dizione clinica della persona, migliorasignificativamente la qualità di vita del-l’assistito e della sua famiglia, nono-stante il grado di disabilità, delle com-plicanze e comorbilità esistenti. E’ que-sta l’ottica in cui viene delineato il pia-no assistenziale multidisciplinare el’approccio personalizzato al pazienteche vive lo stress di questa malattia in-validante e di alcuni problemi ad essacorrelata, particolarmente incidenti sulsuo quotidiano. Il nostro articolo, che sitraduce in un lavoro sinergico di cono-scenza acquisita, esperienza sul cam-po, ricerca e aggiornamento continuo,vuole essere un modesto contributo, eal contempo un simbolico riconosci-mento, per tutti coloro che con amoreed entusiasmo, incoraggiando e valo-rizzandone i progressi, si occupano dimalati affetti da MP e da altre affezionicroniche-neurodegenerative.

AbstrActEpidemiological data indicate that theParkinson’s disease has a high impactsocial welfare because it is the mostcommon neurodegenerative disease,after Alzheimer’s disease. It is demon-strated that the assumption of individu-als with Parkinson’s disease, while notchanging the person’s clinical condi-tion, significantly improves the qualityof life of the client and his family, de-spite the degree of disability, complica-tions and comorbidities existing. Andthis is the optical outline of the multi-disciplinary plan of care and the ap-proach personalized for the patientwho lives with the stress of this debili-tating and degenerative disease andsome problems related to it, particular-ly on its daily routine. Our article, whichresults in a synergy of acquired knowl-edge, experiences on the field, re-search and constant updates, wants tobe a modest contribution, and at thesame time a symbolic recognition forall those who with love and enthusi-asm, encouraging and enhancingprogress, deal with patients sufferingfrom PD and other chronic-neurode-generative diseases.

di somministrazione, il tutto tenendo pre-sente che la terapia ideale è quella che piùsi avvicina alla cosiddetta “stimolazionedopaminergica continua”.

La sensibilità alle medicine varia ampia-mente da persona a persona; in più nume-rosi fattori esterni ed interni influiscono sul-l’assorbimento delle stesse.

Ciò in parte è rimediabile con aggiusta-menti della terapia per la quale è fonda-mentale la collaborazione del paziente, an-che utilizzando appositi diari che evidenzi-no l’andamento della malattia nel corso deigiorni e delle 24 ore, e la valutazione delsoggetto prima e dopo la somministrazionedi queste sostanze, per capire l’appropria-tezza della terapia e la precisione diagno-stica. Gli effetti collaterali dei farmaci, chepossono essere potenziati dalla contempo-ranea somministrazione di altri medica-menti (tale patologia è in genere tipica del-l’età avanzata e, pertanto, coinvolge pa-zienti con pluri-patologie e pluri-terapie),spesso limitano le scelte.

Se la terapia venisse somministrata adun basso dosaggio, semplicemente, il far-maco non avrà effetto ed il paziente conti-nuerà a presentare i sintomi tipici della ma-lattia; alcuni pazienti dicono di avvertire untremore interno o agitazione, di essere irri-tabili, di sentirsi deboli, non riescono a co-ordinare il pensiero. In termini medici que-sto stato viene definito “OFF”.

Se il dosaggio è elevato, l’effetto collate-rale più frequente consiste nella comparsadelle discinesie. Queste possono esseresegmentali, limitate ad alcune parti del cor-po o generalizzate a tutta la persona. Disolito non sono dolorose e ciò rende diffici-le la loro identificazione quando sono an-cora di scarsa entità e durata.

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Lo studio approfondito della cinetica far-macologica ha permesso di capire che: imovimenti involontari di solito coincidonocon il momento della massima concentra-zione plasmatica di levodopa che a suavolta esprime il momento di massima effi-cacia (discinesie di picco dose). Altre disci-nesie sono possibili al momento della finedell’effetto del farmaco. E’ singolare notareche molti pazienti pur di essere liberi neimovimenti preferiscono avere delle disci-nesie piuttosto che sentirsi “bloccati”.

Altri disturbi legati a dosaggio eccessivodi farmaco sono: nausea, eccessiva son-nolenza diurna, disturbi comportamentali edel sonno, incubi ed allucinazioni. In questicasi è obbligatoria la modifica del regimeterapeutico.

Il repertorio farmacologico attualmentedisponibile è vario ed articolato. Allo statoattuale i farmaci più significativi sono la le-vodopa, in tutte le sue formulazioni, e i do-pamino-agonisti.

I principi attivi più utilizzati sono: amanta-dina, benztropina, triesifenidile, clozapina,biperidene, bromocriptina, pergolide, ca-bergolina, pramipexolo, ropinirolo, apo-merfina, duodopa, selegilina, rasagilina,entacapone tolcapone, carbidopa/bense-razide, melevodopa.

curiosità. Alcuni ricercatori olandesihanno riscontrato che esistono dei fattori dirischio che provocherebbero il peggiora-mento dei sintomi della MP durante l’ospe-dalizzazione. Tralasciando le cause corre-late alla cronicità della malattia e la comor-bilità, un “errore di terapia” sarebbe re-sponsabile del peggioramento dei sintomi:ciò si traduce in alterata tempistica di som-

ministrazione del farmaco (79%), erogazio-ne del farmaco errato (29%), sospensionedel farmaco (5%), mancata auto-sommini-strazione (3%), prescrizione/somministra-zione del dosaggio errato del farmaco (Le-vodopa Dose Equivalent >700 mg/die). Pa-re inoltre che non vi sia particolarmentepreoccupazione per la qualità dell’assi-stenza fornita a questa tipologia di malati eche molti ospedali non abbiano ancora del-le linee guida adeguate per prevenire ilpeggioramento dei sintomi della malattia edelle sue complicanze. Carente, se nonaddirittura inesistente, la figura dell’infer-miere esperto in MP e di operatori di sup-porto altrettanto formati (Gerlach et al.BMC Neurology 2012).

Oggigiorno sempre più spesso sono utiliscale e questionari di valutazione: unprimo approccio alla malattia viene fornitodalla UPDRS (Unifed Parkinson’s Disea-ses Rating Scale), un sistema molto detta-gliato per valutare la gravità dei sintomidella MP. E’ usato nella ricerca e in clinicaper seguire la progressione dei sintomi deipazienti in trattamento con un determinatofarmaco. In base al punteggio finale, algrado di autonomia/inabilità del soggetto, edopo varie visite ed eventuali aggiusta-menti terapeutici, viene valutata la possibi-lità o meno di cambiare cura. Altre scaleutilizzate sono l’UPDRS II e il PDQ (Par-kinson’s Diseases Quality of Life Question-naire), che analizzano le attività di vita quo-tidiane, indispensabili per definire un pianodi assistenza adeguato ai bisogni del pa-ziente. Altre scale forniscono una valuta-zione dei disturbi comportamentali (es.Scala MADRS, Scala di Beck), dei disturbi

cognitivi (es. Scala BREF, Mattis), delle di-scinesie (es. Scala di Obeso, Scala di Go-etz).

Le nuove frontiere sulla ricerca per iltrattamento della malattia di Parkinsonprevedono:

1) ricerca di molecole che agiscano conmeccanismi diversi dalla levodopa, da ag-giungere a quest’ultima, come preladenant(SYN115), un potente inibitore dei recetto-ri dell’adenosina 2A, e safinamide, un inibi-tore delle monoamino ossidasi di tipo B(enzimi che degradano la levodopa) e delrilascio di glutammato. Il primo, in aggiuntaalla levodopa, ha permesso di ridurre iltempo in OFF; il secondo, in aggiunta a le-vodopa per 6 mesi, è stato in grado di ri-durre il punteggio motorio della scalaUPDRS al dosaggio di 100 mg, ma non aldosaggio di 200 mg in pazienti in fase ini-ziale di malattia; in fase avanzata aumentail tempo in ON senza discinesie.

2) ricerca di nuove formulazioni di levo-dopa, come XP21279, che ne miglioranol’assorbimento ed ND0611, un cerotto tran-sdermico di carbidopa, sostanza che inibi-sce gli enzimi che degradano la levodopa.

3) ricerche sul miglioramento delle tera-pie disponibili. Lo studio LAMP-PD, unostudio multicentrico italiano, confronta varimodi di somministrare la levodopa e la te-rapia a base di pramipexolo per stabilirequale tipo di terapia induce meno discine-sie nel lungo termine. Si riteneva che lefluttuazioni fossero effetti collaterali dell’im-piego della levodopa a lungo termine (an-ni). Nell’ambulatorio aperto in Africa per ilParkinson si è però osservato che in alcu-ni casi i movimenti involontari sono com-parsi dopo la prima somministrazione di le-vodopa in pazienti parkinsoniani con tantianni di malattia e questo potrebbe far pen-sare che le fluttuazioni siano più legate al-la progressione della malattia piuttosto chealla terapia.

4) Un altro problema che affrontano i pa-zienti parkinsoniani sono le numerosesomministrazioni giornaliere. Questo pro-blema è stato superato per quanto riguar-da i dopamino-agonisti, dato che sono sta-ti introdotti sul mercato preparati che ven-gono somministrati una volta al giorno(compresse a rilascio prolungato di prami-pexolo e ropinirolo) oppure applicati sullapelle una volta al giorno (cerotto contenen-te rotigotina). E’ in sviluppo una nuova for-mulazione di levodopa a rilascio prolunga-to in associazione fissa con carbidopa chesi chiama IPX066. Con questa formulazio-ne sarà possibile ridurre il numero di som-ministrazioni, ma non ad una sola sommi-nistrazione al giorno, che viene ritenuto almomento un obiettivo non realistico.

Dolore. E’ stato dimostrato che la dopa-mina gioca un ruolo importante nel tratta-

14 Infermiere a PaviaPAGINA

(mini-invasività). Una volta posizionati glielettrodi all’interno dell’encefalo, possiamoverificare ulteriormente se tutto quello chesi sta facendo è giusto attraverso dei siste-mi di localizzazione funzionale: si effettua-no, cioè, delle stimolazioni e delle registra-zioni dell’attività cerebrale. Poi si fa unamappa dell’area cerebrale raggiunta e si in-dividua il punto in cui la stimolazione dà l’ef-fetto migliore. Lì, lasceremo l’elettrodo defi-nitivo in caso di stimolazione oppure, nelcaso di un trattamento chirurgico lesionale(vedi dopo), effettueremo la lesione.

Metodica lesionale. Attraverso un pic-colo foro praticato nella scatola cranica siintroduce un sottile elettrodo che viene gui-dato fino a un punto preciso del cervello.Fatto questo, si riscalda la punta dell’elet-trodo per sezionare (distruggere con il ca-lore) determinate vie nervose. Queste le-sioni sono irreversibili, cioè rimangono persempre.

La metodologia degli interventi lesionaliconsiste nella distruzione del bersaglio datrattare avvalendosi di varie tecniche, adesempio della termocoagulazione. Vienepraticamente bruciato un certo volume diencefalo; distruggendolo, vengono quindiinterrotti i circuiti neuronali implicati nellagenesi dei principali disturbi della malattia.Si parla di talamotomia o di pallidotomia aseconda dei bersagli trattati.

Oggigiorno la metodica lesionale è qua-si caduta in disuso. Una tecnica di lesionealternativa è la radiochirurgia stereotassicacon il metodo Gamma–Knife (utilizzata an-cora oggi soprattutto all’estero).

Per quanto concerne il trattamento nonfarmacologico indichiamo qui sotto i tratta-menti proposti in vari studi negli ultimi anniche sembrano dare un supporto al pazien-te.

Fisiokinesiterapia. E’ mirata alla con-servazione di una buona funzionalità moto-ria, al mantenimento di un’escursione arti-colare e alla prevenzione di contratturemuscolari e posture scorrette: rende i mo-vimenti più veloci, migliorando la coordina-zione e l’equilibrio; aumenta la consapevo-lezza propriocettiva; controlla la deambula-zione lavorando sull’allungamento del pas-so, sul movimento pendolare di accompa-gnamento delle braccia, sull’avvio dellamarcia e i cambi di direzione.

Logopedia. Mira a correggere le altera-zioni della voce dovute ad un cattivo coor-dinamento dei muscoli che controllano larespirazione, la fonazione, l’articolazione,la prosodia, causando affievolimento dellavoce, voce monotona, involontaria esita-zione prima di parlare, modo veloce di par-lare, articolazione indistinta, ripetizioni in-controllate.

Il trattamento del paziente prevede unaserie di esercizi quotidiani, da eseguire da

mento del dolore a più livelli nel sistemanervoso centrale, incluso il midollo spinale.Ne consegue che, diminuzioni dei livelli didopamina sono stati associati a sintomiche frequentemente si osservano nellaMalattia di Parkinson, causati verosimil-mente da anomalie nella neurotrasmissio-ne dopaminergica: per esempio la sindro-me della bocca urente, la fibromialgia e lasindrome delle gambe senza riposo.

I pazienti possono lamentare sensazionidi fastidio o vero e proprio dolore. Ricono-scere e trattare il dolore in questi pazienti ènecessario non solo per alleviare la lorosofferenza ma anche perché il dolore ridu-ce le capacità motorie ed accentua la ridot-ta motilità già presente. Il primo compitodel medico è capire quando il dolore la-mentato è collegato alla malattia vera epropria o rappresenta una condizione clini-ca differente che richiede altre valutazioni.Pertanto è importante valutare se esiste re-lazione fra la sintomatologia dolorosa e tre-more, rigidità o acinesia, ovvero con disto-nia e l’acatisia; notare se i farmaci antipar-kinsoniani inducono, accentuano o allevia-no il dolore; oppure non trovare correlazio-ni e pertanto continuare gli accertamentidiagnostici e approfondire il problema valu-tando altre direzioni.

Altri trattamenti che possono essere diaiuto nel dolore centrale sono gli analgesi-ci convenzionali, gli oppiacei, gli antide-pressivi triciclici, il litio, il gabapentin e ineurolettici atipici.

In alternativa ai farmaci trova ancora in-dicazione il trattamento chirurgico: riportia-mo qui di seguito gli interventi proposti ne-gli ultimi anni.

stimolazione cerebrale profonda(Dbs). Questo metodo prevede l’inseri-mento di un elettrodo in un punto definitodel cervello. L’elettrodo viene poi collegatoa un generatore d’impulsi (pacemaker) col-locato sottocute nella regione anteriore esuperiore del torace. Gli impulsi elettriciprovocano una diminuzione dei sintomi. Lostimolatore può essere attivato o disattiva-to con l’ausilio di un telecomando le cui pi-le devono essere sostituite dopo 3-5 anni.In caso d’emergenza, tanto l’elettrodoquanto lo stimolatore possono essere ri-mossi. Questo metodo, detto Deep BrainStimulation (DBS), o più semplicementestimolazione cerebrale profonda, è la pro-cedura chirurgica più moderna. L’indicazio-ne per questo intervento è però piuttostorara, visto che solo il 5-10% di tutti i malatidi Parkinson si rivela idoneo. I fattori deci-sivi per stabilire l’idoneità all’intervento so-no il decorso della malattia e il trattamentofarmacologico insufficiente, il quadro sinto-matico, l’età, la situazione e l’ambiente divita del paziente.

stereotassia. Intervento di alta precisio-ne da cui spesso si ottiene un temporaneomiglioramento dello stato di salute del pa-ziente, ma non può però frenare la pro-gressione della malattia. L’intervento èeseguito in anestesia locale, poiché richie-de la collaborazione attiva del paziente.Posizionato il casco stereotassico, il pa-ziente viene sottoposto a RMN per verifica-re geometricamente la sede del bersaglioda trattare. Verificata la precisione della lo-calizzazione del bersaglio si procede all’in-tervento vero e proprio, con un’invasione acarico dei tessuti che è la minima possibile

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soli o con aiuto, meglio se davanti a unospecchio e fatti con molta attenzione allapostura.

Musicoterapia. E’ l’uso della musica e/odegli elementi musicali (suono, ritmo, me-lodia e armonia) da parte di un musicotera-peuta qualificato, in un processo atto a fa-cilitare e favorire la comunicazione, la rela-zione, l’apprendimento, la motricità,l’espressione, l’organizzazione e altri rile-vanti obiettivi terapeutici. Mira a svilupparele funzioni potenziali e/o residue dell’indivi-duo per realizzare l’integrazione intra e in-terpersonale e quindi migliorare la qualitàdella vita.

teatroterapia. Provare tecniche che al-lenino ad interpretare le azioni della vitaquotidiana, offre la possibilità di conquista-re il controllo del corpo e dell’espressività,per poterlo replicare nella vita di tutti i gior-ni. Per i pazienti affetti da Parkinson, inol-tre, il lavoro di gruppo è importante per ac-quisire coraggio nello svolgimento di azio-ni in cui abitualmente sono inibiti.

Danzaterapia. In un recente studio, ma-lati di Parkinson, sottoposti a lezioni di tan-go argentino, mostrano miglioramenti mol-to più significativi nella mobilità funzionaledi coloro che si esercitano convenzional-mente. Questo ballo di coppia, più di altri,è in grado di sviluppare diverse capacitàpsicomotorie, prima fra tutte l’equilibrio di-namico, grazie a differenti velocità di ese-cuzione, con continui arresti ed accelera-zioni, bruschi cambiamenti di direzione edeambulazioni in arretramento.

shiatsu. Ha lo scopo di ristabilire l’armo-nia del flusso dell’energia vitale nonché distimolare le funzioni degli organi della per-

sona, aiutandola a conquistare e mantene-re uno stato di benessere e rilassamentosia fisico che mentale.

Nei parkinsoniani si arriva quasi semprea un buon rilassamento generale, accom-pagnato da una sensazione di scioltezza edi maggiore stabilità, una postura visibil-mente più eretta, un miglioramento delleaffezioni dolorose. L’umore migliora, le per-sone si sentono più sollevate, sorridenti epiù serene. Tale sensazione di benesseremigliora il sonno e l’autonomia nei movi-menti permanendo un paio di giorni dopo iltrattamento.

Pancafit. Trattamento con un attrezzoche induce un miglioramento nelle perfor-mance relative alla coordinazione motoriadegli arti inferiori (deambulazione) e degliarti superiori (motricità fine), nella mobilitàdel rachide (side bending) e nel recuperodell’equilibrio (ortostatismo), comportandoun beneficio globale apprezzabile.

Ginnastica posturale. E’ quella brancadella medicina alternativa che studia i rap-porti tra la postura del corpo e determinatepatologie algiche che, secondo i sostenito-ri di tale pratica, deriverebbero da un malassetto posturale. Secondo i posturologhivari recettori del corpo, se squilibrati, po-trebbero alterare la postura dell’individuocausando posizioni corporee scorrette neitre assi dello spazio che, se in un primotempo risultano anche asintomatiche, neltempo potrebbero causare patologie algi-che riferibili anche e/o solamente in altriapparati corporei lontani dal distretto in di-sfunzione.

Compito della posturologia è il ripristinodei corretti gesti motori, in statica e in de-

ambulazione, riprogrammando il sistematonico posturale in un ambito fisiologico,tramite necessariamente un intervento eun programma personalizzato multidiscipli-nare.

terapia occupazionale. È un processoriabilitativo che, adoperando come mezzoprivilegiato il fare e le molteplici attività del-la vita quotidiana, attraverso un interventoindividuale o di gruppo, coinvolge la globa-lità della persona.

L’obiettivo è fornire al paziente tutti glistrumenti utili per essere autonomo nonsolo nelle attività quotidiane più semplicima anche nella gestione delle relazioni in-terpersonali nell’ ottica di un recupero cheinvesta tutte le componenti del sistemacomplesso che è l’uomo.

Liedtherapy. Metodo fono-psico-motoriofinalizzato al recupero della voce e del lin-guaggio nei pazienti. Consiste in un centi-naio di esercizi che vengono adeguati al li-vello della malattia e alle sue varianti, te-nendo presente elementi culturali e perso-nalità del paziente. Alla base c’è uno studioattento della foniatria e fisiologia vocaledella voce cantata e altrettanto della malat-tia.

tai chi. I movimenti lenti e controllati delTai Chi possono contrastare i disturbi del-l’equilibrio delle persone che soffrono dilieve o moderata Malattia di Parkinson; imiglioramenti persistono per almeno tremesi. Un recente studio ha analizzato 195anziani divisi in due gruppi: un gruppo sot-toposto ad esercizi di Tai Chi progettati permigliorare l’equilibrio centrale del corpo du-rante gli spostamenti e allenare la forza ela resistenza. Un secondo gruppo sottopo-sto ad esercizi di stretching. Il secondogruppo dopo 24 settimane di corso, ha fat-to registrare un calo della propria condizio-ne motoria, mentre il gruppo allenato con ilTai Chi ha migliorato le sue prestazioni. Tremesi dopo il test, inoltre, alcuni dei benefi-ci persistevano nel gruppo Tai Chi, come

16 Infermiere a PaviaPAGINA

una maggiore percezione dell’equilibrio euna minore incidenza di cadute.

Agopuntura. L’agopuntura e la cranio-puntura sembrerebbero migliorare il corteosintomatologico del parkinsoniano, soprat-tutto rigidità, cefalea, dolori cervicali, di-sturbi addominali digestivi e intestinali, sti-tichezza. Purtroppo non è possibile effet-tuare studi controllati randomizzati chepermettano di confermare questi benefici.

Paziente e caregivers: adesione alprogramma riabilitativo. Nell’assistenzaal paziente affetto da MP l’infermiere do-vrebbe rendersi responsabile della: a) pia-nificazione e attuazione dei percorsi dia-gnostici/terapeutici; b) pianificazione e va-lutazione dell’assistenza; c) educazionesanitaria del paziente e del caregiver nelpercorso di sviluppo della consapevolezzadella malattia e delle competenze neces-sarie ad affrontare la situazione; d) forma-zione e supervisione del personale di as-sistenza.

Gli obiettivi assistenziali si traducono in:1) monitoraggio delle condizioni di salutecon adeguamento delle risposte; 2) otti-mizzazione dello stato funzionale; 3) limita-zione delle complicanze non motorie; 4) or-ganizzazione di una presa in carico a lun-go termine.

Il percorso riabilitativo dei pazienti par-kinsoniani varia in base alla fase della ma-lattia e al tipo di obiettivo a breve, medio elungo termine e si può basare sia sul trat-tamento individuale che di gruppo.

La riabilitazione dei pazienti parkinsonia-ni in fase iniziale-intermedia viene ese-guita presso i servizi che erogano presta-zioni ambulatoriali. In questa fase è impor-tante la presenza del caregiver, preferibil-mente un familiare, finalizzata all’apprendi-mento e all’esecuzione degli esercizi a do-micilio. La piena presa di coscienza e dimotivazione da parte del paziente e caregi-ver è fondamentale per la buona riuscita

del piano riabilitativo. Il trattamento riabili-tativo dei pazienti in fase iniziale-interme-dia di malattia deve prevedere esercizi per:a) l’equilibrio statico e quindi posizione su-pina, prona, seduta, in piedi; b) l’equilibriodinamico con manovre di variazione deldecubito, passaggi posturali, deambulazio-ne, manovre di caduta in sicurezza; c) lapostura con presa coscienza della morfolo-gia statica/dinamica del proprio corpo edesercizi auto attivi/correttivi del rachide,spalle e arti; d) il controllo del respiro conesercizi di espansione toracica ed uso del-lo spirometro incentivatore.

Affinchè la persona affetta da MP possavivere con maggior autonomia sarebberoopportuni alcuni accorgimenti, tali da con-trastare i problemi motori. Una valida stra-tegia è quella di far acquisire, nella fase ini-ziale-intermedia, attraverso l’approccio fi-sioterapico ed esercizi motori ripetuti inmodo sistematico e costante, specifichecapacità come ad esempio quella di oltre-passare una porta, muoversi in spazi stret-ti, alzarsi da una sedia o dal proprio letto;oppure quella di adattare strutturalmentel’ambiente abitativo secondo le sue nuoveesigenze, determinate dai disagi della ma-lattia. Il paziente dovrà svolgere gli eserci-zi quotidianamente, possibilmente asso-ciandoli all’uso della cyclette e praticando,se in grado, altre attività come ad esempioil nuoto o attività ludiche tipo il gioco dellebocce o il ballo (tango argentino come so-vra specificato), utili a mantenere la forzamuscolare e la flessibilità.

Non da meno sono le strategie cognitiveimportanti nel contrastare un disturbo cheinsorge nel corso dell’evoluzione della ma-lattia, quello denominato freezing o startesitation (si veda il significato dato in pre-cedenza). Nella progressione della malat-tia questo problema può verificarsi anchenel corso della marcia o nell’attraversareambienti e passaggi stretti. Per prevenire ilfreezing si può insegnare al paziente ad

iniziare la deambulazione con una marciadi tipo militare, battendo i piedi sul postoprima di avviare la camminata, oppure adeambulare seguendo il tempo o guardan-do le fughe delineate dalle piastrelle o lestrisce del pavimento. Si insegneranno an-che le strategie per evitare le cadute, cau-sa quest’ultime di morbilità e mortalità nel-la popolazione anziana. Porre quindi atten-zione agli ostacoli, al disordine, alle super-fici sconnesse o bagnate, alla scarsa illu-minazione, alla mancanza di un corrimano,all’altezza inadeguata di letto e water, allesedie senza braccioli, ai girelli poco scorre-voli, alle calzature inadatte, ai vestiti pe-santi ed ingombranti.

Tenacia, volontà, voglia di reagire, sonoindispensabili per il successo del tratta-mento. In realtà sussistono notevoli difficol-tà che sono direttamente collegate all’etàdel soggetto e alle caratteristiche della ma-lattia che, nella generalità dei casi, crea di-sagio, frustrazione, smarrimento, sconfor-to, depressione. Ecco perché il malato par-kinsoniano non deve essere mai lasciatosolo: i caregivers diventano quindi figureindispensabili per incoraggiare la personaad eseguire in modo costante l’attività fisi-ca, senza scoraggiarsi.

Nella fase avanzata della malattia, suproposta del neurologo di riferimento e delMMG, il paziente verrà sottoposto ad unavisita fisiatrica domiciliare da parte del-l’ASL di residenza per valutare i bisognicomplessivi e per elaborare un piano inte-grato di intervento. In base alla prevalenzadei bisogni individuati (riabilitativi, clinici oassistenziali) verrà definito il setting più ap-propriato per realizzare il Piano Riabilitati-vo Individuale (PRI). Potrebbe essere indi-cato lo stesso setting domiciliare, oppure iltrasferimento temporaneo del paziente inStrutture Protette Aziendali (RSA) o altro,in base agli obiettivi individuali, agli stru-menti tecnici necessari e alla presenza dipercorsi di continuità assistenziale nel ter-

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ritorio di appartenenza.In caso di patologia avanzata, con livello

di disabilità complesso, è necessario pro-grammare progetti individuali a lungo ter-mine erogati con modalità multidisciplinaree con caratteristiche estensive. Gli eserciziper l’equilibrio, la postura ed il respiro pro-seguono sino a quando la disabilità del pa-ziente consente una partecipazione attiva.Con il peggioramento delle condizioni clini-che, la mobilizzazione diventerà passiva esarà effettuata dal fisioterapista o dal care-giver per mantenere il tono-trofismo degliarti e tronco. Paziente e familiari devonoessere informati sulla possibilità di metterea punto tutte quelle procedure di sostegnodella disabilità cronica, quali la certificazio-ne di invalidità civile, l’eventuale indennitàdi accompagnamento, la concessione diausili utili a contenere la restrizione dellapartecipazione del paziente.

Il coinvolgimento del malato e dei suoifamiliari rimane uno dei punti più importan-ti e qualificanti per l’attuazione di un ade-guato progetto assistenziale e riabilitativo,sia in regime di ricovero che a domicilio. In-fatti, un’informazione corretta, adeguata,qualificata, fornita in maniera graduale ederogata con modalità diverse, che prendain considerazione variabili legate alle circo-stanze e alla personalità del paziente, inun’atmosfera di fiducia e sostegno, puòfornire alla persona gli strumenti necessariper affrontare al meglio la malattia.

Enormi sforzi sono stati compiuti durantequesti ultimi anni per favorire la de-ospe-dalizzazione dei pazienti con Malattia diParkinson avanzata e garantire loro la ge-stione domiciliare dedicata ed integrata.Nella realtà pavese merita particolare at-tenzione un progetto avente come obietti-vo principale l’elaborazione e sperimenta-zione di un modello d’intervento medico/infermieristico innovativo e di eccellenza,atto a garantire le cure anche dopo la di-missione del paziente (progetto voluto dal-l’Associazione Pavese Parkinsoniani esupportato dall’Associazione Italiana Par-kinson, dall’Assessorato ai Servizi Sociali,dall’Istituto De Rodolfi RSA e dall’IstitutoNeurologico C. Mondino). Il nostro gruppodi lavoro non può che augurare ai suoi fau-tori ed operatori enormi soddisfazioni pro-fessionali e ai suoi beneficiari quella tantaricercata continuità assistenziale, ora di-ventata realtà.

Si ringrazia Beatrice Codena per il sup-porto slide design and translation

* InfermieraNeuroriabilitazioneIRCCS Fond. S. Maugeri, Paviasede di via Boezio

** InfermieraMAC, NeuroriabilitazioneIRCCS Fond. S. Maugeri, Paviasede di via Boezio

*** InfermieraMAC, NeuroriabilitazioneIRCCS Fond. S. Maugeri, Paviasede di via Boezio

**** InfermieraNeuroriabilitazioneIRCCS Fond. S. Maugeri, Paviasede di via Boezio

***** Medico NeurologoNeuroriabilitazioneIRCCS Fond. S. Maugeri, Paviasede di via Boezio

Gli autori

Bibliografia, sitografia, linee guida, riferimenti

– Linee guida LIMPE (Lega Italiana per la lotta contro la Malattia di Parkinson, Le sindro-mi extrapiramidali e le demenze), 2002:1-64

– Linee guida della Federazione Europea delle Società di Neurologia e della MovementDisorders Society, 2006:1170-1202

– Linee guida inglesi della National Institute of Clinical Excellence (NICE) for Parkinson’sDiseases, 2006:235-245

– Raccomandazioni American Accademy of Neurology, 2006: 976-996– Cantarelli M., Neri W., Ottone M., Vetere C., Quaderni dell’infermiere, Neurologia, Mas-

son Edizioni, Milano, 2008:170-174– Volpi F., Gerontologia e Geriatria, La Goliardica Pavese, Pavia, 1993:262-267– Brignone R., Negri M., Riccelli I., Assistenza all’anziano, Uses Edizioni Scientifiche, Fi-

renze, 2006:165-169; 208-209– Marini M., Paoli F., Maricchio R., I quaderni, Supplemento de L’infermiere n. 3/2006,

Federazione Nazionale Collegi IPASVI, Roma, 2006:4; 8-20– XXVII Congresso Nazionale SIMG, L’assistenza nelle cure primarie del paziente con

malattia di Parkinson, Firenze, 25-27 Novembre 2010– Spano M., Malattia di Parkinson e aspetti nutrizionali, Assistenza anziani,

Novembre/Dicembre 2005, pag. 57,58,59– Fiore C., Sacchi E., Progetto sulla continuità assistenziale domiciliare alla persona con

malattia di Parkinson, Infermiere a Pavia n.2/2010, pag. 9– Cristina S., Malattia di Parkinson e sindromi parkinsoniane. Diagnosi clinica e strumen-

tale, Il Mondino in pillole, Pavia, 14 dicembre 2011– Hauser R.A., Cantillon M., Pourcher E. et al., Preladenant in patients with Parkinson’s

diseases and motor fluctuations: a phase 2, double-blind, randomized trial, LancetNeurology 2011, 10:221-229

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18 Infermiere a PaviaPAGINA

Valutazione dell’impattodel modello “porte aperte”nei servizi psichiatrici diagnosi e cura.L’esperienza del Servizio psichiatrico di Trento

* maurizio Davì

INtrODUZIONENegli ultimi decenni i Servizi psichiatrici

d’Europa sono stati attraversati da impor-tanti cambiamenti; sono state avviate infat-ti riforme sanitarie e politiche di de-istitu-zionalizzazione, anche se attualmente ilquadro politico è assai differenziato. Latendenza dei vari paesi europei ad averereparti psichiatrici per acuti a porte aperteo chiuse a chiave è molto variabile ed è de-terminata principalmente per la maggiorparte dei casi dalla tradizione locale (Ritt-mannsberger et al., 2004).

I reparti “no restraint” (a porte aperte esenza uso di contenzione) sono più diffusiin Inghilterra, Austria, Ungheria, Romaniae Slovenia, mentre in Italia sono ancora ra-ri. Tuttavia a più di trent’anni dalla leggeBasaglia, un numero crescente di repartiha iniziato ad interessarsi a questo model-lo organizzativo (Tabella 1), tra questi il re-parto di Trento (Davì, 2009).

tabella 1. Distribuzione geograficadei reparti a porte aperte e/o senza con-tenzione in Italia

ObIEttIVOValutare gli outcome d’impatto del mo-

dello “porte aperte” all’interno dei servizipsichiatrici diagnosi e cura.

rIAssUNtOIntroduzione. La situazione dei reparti psichiatriciper acuti nei vari Paesi europei è molto diversifica-ta; reparti “no restraint” (a porte aperte e senza usodi contenzione) sono più diffusi in Inghilterra, Au-stria, Ungheria, Romania e Slovenia, mentre in Ita-lia, a più di trent’anni dalla Legge Basaglia, sono an-cora rari.scopo. Valutare gli outcome d’impatto del modello“porte aperte” all’interno dei servizi psichiatrici dia-gnosi e cura. Metodi. La valutazione dell’impatto del modello or-ganizzativo a porte aperte è stata effettuata attraver-so l’analisi dei seguenti outcome: episodi di aggres-sività, episodi di allontanamento, soddisfazione. Idati della letteratura sono stati arricchiti da quelli de-rivati dall’esperienza del Servizio psichiatrico diTrento. risultati. Dall’analisi degli outcome utilizzati per in-dagare il fenomeno delle porte aperte è emersa unacorrelazione tra porte aperte e diminuzione dellarabbia e dell’aggressività manifestate dagli utenti,aumento della loro soddisfazione, limitazione degliallontanamenti o degli effetti negativi a essi conse-guenti. L’analisi dei vissuti del personale ha invecefatto emergere un generale accordo sui vantaggi le-gati all’apertura della porta, ma pure un senso di in-soddisfazione e frustrazione legato alla difficoltà nel-la pratica di applicare questo modello organizzativoe il bisogno di una maggiore formazione. Discussione. La letteratura scientifica revisionataha evidenziato una prevalenza di svantaggi legatialla degenza in un reparto a porte chiuse. Esse au-menterebbero infatti tra i degenti il senso di ansia,vergogna, rabbia, frustrazione e depressione, men-tre alla porta aperta viene attribuito un significatosimbolico di recupero e riabilitazione.Aprire le porte può rappresentare dunque l’alternati-va migliore per i Dipartimenti di Salute Mentale chehanno la possibilità di fornire alle strutture sufficien-ti spazi e risorse umane; determinanti per un’ottima-le realizzazione del progetto saranno la formazionedel personale, le relazioni interpersonali a tutti i livel-li, la capacità di mettere in atto strategie di coinvol-gimento di utenti e familiari.Parole chiave: reparto psichiatrico aperto, repartopsichiatrico chiuso, contenzione, vantaggi/svantaggireparto psichiatrico chiuso/aperto.

AbstrActIntroduction. The situation of the acute psychia-tric wards in European countries is very different;“no restraint” departments (open doors and wi-thout the use of restraint) are more common in En-gland, Austria, Hungary, Romania and Slovenia,while in Italy, more than thirty years after BasagliaLaw, are still rare.Aim. Evaluating the outcomes of the model “opendoors” in psychiatric diagnosis and treatment ser-vices.Methods. The impact assessment of the organi-zational model with open doors has been madethrough the analysis of the following outcomes:aggressiveness, removals, satisfaction. The dataof Trento’s study have been compared with the li-terature.results. The analysis of the indicators used tostudy the phenomenon of open doors revealed acorrelation between the open doors and a decrea-se of anger and aggressiveness expressed by theusers, an increase of their satisfaction, a limitationof removals and their consequential negative ef-fects. The analysis of the experiences of the staffinstead revealed a general agreement on the be-nefits to open the doors, but also a sense of dis-satisfaction and frustration related to the practicaldifficulties to apply this organizational model andthe need of more training.Discussion. Scientific reviewed literature showsa prevalence of disadvantages related to hospita-lization in a ward with closed doors. In fact it wouldincrease in patients a sense of anxiety, shame,anger, frustration and depression, whereas theopen doors have a symbolic meaning of recoveryand rehabilitation.Open the doors can be considered the best alter-native for the Departments of Mental Health whichhave the ability to provide sufficient environmentaland human resources. Decisive aspects for an op-timal implementation of the project are: training ofthe staff, interpersonal relationships at all levels,ability to implement strategies of participation forusers and family members.Keyword: “open psychiatric ward”, “Restraint”,“locked psychiatric ward”, “open psychiatric do-ors”, “locked psychiatric doors”, “advantages”, “di-sadvantages”.

1/2013

Infermiere

S O M M A R I O

Preventivo finanziario gestionale 2012 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

Preventivo finanziario gestionale 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

P A V I Aa

Vita di collegio

VITA DI COLLEGIO2PAGINA Infermiere a Pavia

Collegio IP.AS.VI. di Pavia

CAT

EG

OR

IA

PrEVENtIVO FINANZIArIO GEstIONALE 2012 - ENtrAtE -

Denominazione Previsioni di Previsioni dicompetenza cassa

Avanzo di amministrazione presunto € -

Fondo di cassa iniziale presunto

tItOLO I - ENtrAtE cOrrENtI

E1 ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI

E1/1 Quote iscrizioni € 252.502,00 € 265.602,00

E1/2 Quote nuovi iscritti € 6.500,00 € 6.500,00

TOTALE ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI € 259.002,00 € 270.002,00

E2 ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI

E2/1 Corsi di aggiornamento € 500,00 € 500,00

TOTALE ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI € 500,00 € 500,00

E3 QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL’ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI

E3/1 Tessere distintivi bolli auto € 15,00 € 15,00

TOTALE QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL’ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI € 15,00 € 15,00

E4 TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI

E4/1 Trasferimenti correnti € - € -

TOTALE TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI € - € -

E5 ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI

E5/1 Vendita pubblicazioni (testo OSS,Enpapi) € - € -

E5/2 Proventi attività commerciali € - € -

TOTALE ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI

E6 REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI

E6/1 Interessi attivi su depositi e conti correnti € 3.000,00 € 3.000,00

TOTALE REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI € 3.000,00 € 3.000,00

E7 POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI

E7/1 Recupero e rimborsi € 120,00 € 120,00

TOTALE POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI € 120,00 € 120,00

E8 ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI

E8/1 Commissione Esame accertamento lingua italiana e normativa professionale € 300,00 € 300,00

tOtALE ENtrAtE NON cLAssIFIcAbILI IN ALtrE VOcI € 300,00 € 300,00

tOtALE ENtrAtE cOrrENtI € 262.937,00 € 275.937,00

tItOLO II - ENtrAtE IN cONtO cAPItALE

tOtALE ENtrAtE IN cONtO cAPItALE

tItOLO III - PArtItE DI GIrO

ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO

Altre

Ritenute fiscali previdenziali

Assicurazioni

tOtALE ENtrAtE PEr PArtItE DI GIrO

tOtALE ENtrAtE cOMPLEssIVE € 262.937,00 € 275.937,00

Utilizzo dell’avanzo di amministrazione € - € -

Utilizzo dell’avanzo di cassa € - € -

tOtALE GENErALE € 262.937,00 € 275.937,00

VITA DI COLLEGIO 3PAGINANumero 1/2013

PrEVENtIVO FINANZIArIO GEstIONALE 2012 - UscItE -

Denominazione Previsioni di Previsioni dicompetenza cassa

Disavanzo di amministrazione presunto

tItOLO I - UscItE cOrrENtIU1 SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE

U1/1 Affitto e Condomio € 24.000,00 € 26.100,00U1/2 Spese telefoniche, Fax, Internet € 9.000,00 € 9.800,00U1/3 Luce, Pulizie, Approvvigionamenti € 5.500,00 € 6.000,00U1/4 Cancelleria, stampati, materiale computer € 3.000,00 € 3.500,00U1/5 Spese postali € 2.000,00 € 2.500,00U1/6 Spese conto corrente bancario e postale € 1.100,00 € 1.100,00U1/7 Imposte e tasse € 500,00 € 500,00U1/8 Spese trasporto e spostamento € 75,00 € 75,00U1/9 Assicurazione € 280,00 € 280,00

U1/10 Spese varie € 50,00 € 50,00TOTALE USCITE PER SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE € 45.505,00 € 49.905,00

U2 USCITE PER L’ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZIU2/1 Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni € 1.800,00 € 1.800,00U2/2 Bolli, tessere, distintivi € 350,00 € 350,00U2/3 Manutenzioni e riparazioni € 1.200,00 € 1.200,00U2/4 Spese ed oneri gestione MAV € 4.000,00 € 4.000,00U2/5 Consulenze legali € 8.000,00 € 8.000,00U2/6 Consulenze amministrative € 13.000,00 € 13.000,00U2/7 Consulenze informatiche € 1.700,00 € 1.700,00U2/8 Altre consulenze € 2.500,00 € 3.000,00

TOTALE USCITE L’ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI € 32.550,00 € 33.050,00U3 ONERI PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO

U3/1 Stipendi ed oneri riflessi € 44.500,00 € 45.000,00U3/2 Assicurazioni personale dipendente € 100,00 € 100,00U3/3 Corsi di formazione personale dipendente € 300,00 € 300,00U3/4 Fondo incentivazioni € 3.131,00 € 3.131,00

TOTALE SPESE PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO € 48.031,00 € 48.531,00U4 USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI

U4/1 Aggiornamento Iscritti € 24.441,94 € 26.000,00U4/2 Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio” € 26.000,00 € 29.000,00U4/3 Pubblicazione Albo € 10,00 € 10,00U4/4 Spese di rappresentanza € 1.000,00 € 1.000,00U4/5 Solidarietà € 2.550,00 € 2.550,00U4/6 Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web - XII maggio - Formazione - Libera Professione) € 5.000,00 € 5.000,00

TOTALE USCITE PER ATTIVITA COLLEGIO € 59.001,00 € 63.560,00

U5 SPESE ORGANI COLLEGIOU5/1 Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale € 9.000,00 € 9.000,00U5/2 Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale € 7.000,00 € 7.000,00U5/3 Aggiornamento Consiglieri e Revisori € 5.000,00 € 5.000,00U5/4 Assicurazione organi statutari € 1,300,00 € 1.300,00U5/5 Consiglio Nazionale € 3.000,00 € 3.000,00U5/6 Spese Elezioni € 10,00 € 10,00

TOTALE USCITE PER SPESE ORGANI COLLEGIO € 25.310,00 € 25.310,00U6 CONTRIBUTI DIVERSI

U6/1 Contributi diversi e varie € 45.500,00 € 47.000,00U6/2 Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale € 300,00 € 300,00

TOTALE USCITE PER CONTRIBUTI DIVERSI € 45.800,00 € 47.300,00U7 ACCANTONAMENTI

U7/1 Accantonamento TFR € 2.642,25 € 2.642,25U7/2 Fondo spese impreviste € 1.996,81 € 3.138,75

TOTALE ACCANTONAMENTI € 4.639,06 € 5.781,00tOtALE UscItE cOrrENtI € 260.837,00 € 273.437,00

tItOLO II - UscItE IN cONtO cAPItALEU8 USCITE IN CONTO CAPITALE

U8/1 Programmi, attrezzature informatiche € 1.600,00 € 2.000,00U8/2 Mobili e arredi € 500,00 € 500,00

TOTALE USCITE IN C/CAPITALE € 2.100,00 € 2.500,00tItOLO III - PArtItE DI GIrOUSCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRORitenute e contributi - -Altre - -Assicurazione - -

TOTALE USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO - -tOtALE UscItE cOMPLEssIVE € 262.937,00 € 275.937,00

Avanzo di amministrazione presunto - -tOtALE GENErALE € 262.937,00 € 275.937,00

CATE

GORIA

VITA DI COLLEGIO4PAGINA Infermiere a PaviaC

ATE

GO

RIA

PrEVENtIVO FINANZIArIO GEstIONALE 2013 - ENtrAtE -

Denominazione Previsioni di Previsioni dicompetenza cassa

Avanzo di amministrazione presunto € -

Fondo di cassa iniziale presunto

tItOLO I - ENtrAtE cOrrENtI

E1 ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI

E1/1 Quote iscrizioni € 259.984,00 € 272.984,00

E1/2 Quote nuovi iscritti € 6.500,00 € 6.500,00

TOTALE ENTRATE CONTRIBUTIVE A CARICO DEGLI ISCRITTI € 266.484,00 € 270.002,00

E2 ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI

E2/1 Corsi di aggiornamento € 500,00 € 500,00

TOTALE ENTRATE PER INIZIATIVE CULTURALI ED AGGIORNAMENTI PROFESSIONALI € 500,00 € 500,00

E3 QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL’ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI

E3/1 Tessere distintivi bolli auto € 15,00 € 15,00

TOTALE QUOTE DI PARTECIPAZIONE DEGLI ISCRITTI ALL’ONERE DI PARTICOLARI GESTIONI € 15,00 € 15,00

E4 TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI

E4/1 Trasferimenti correnti € - € -

TOTALE TRASFERIMENTI CORRENTI DA PARTE DELLO STATO - REGIONI - COMUNI € - € -

E5 ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI

E5/1 Vendita pubblicazioni (testo OSS,Enpapi) € - € -

E5/2 Proventi attività commerciali € - € -

TOTALE ENTRATE DERIVATE DALLA VENDITA DI BENI E DALLA PRESTAZIONE DI SERVIZI

E6 REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI

E6/1 Interessi attivi su depositi e conti correnti € 3.500,00 € 3.500,00

TOTALE REDDITI E PROVENTI PATRIMONIALI € 3.500,00 € 3.500,00

E7 POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI

E7/1 Recupero e rimborsi € 120,00 € 120,00

TOTALE POSTE CORRETTIVE E COMPENSATIVE DI USCITE CORRENTI € 120,00 € 120,00

E8 ENTRATE NON CLASSIFICABILI IN ALTRE VOCI

E8/1 Commissione Esame accertamento lingua italiana e normativa professionale € 300,00 € 300,00

tOtALE ENtrAtE NON cLAssIFIcAbILI IN ALtrE VOcI € 300,00 € 300,00

tOtALE ENtrAtE cOrrENtI € 270.919,00 € 283.919,00

tItOLO II - ENtrAtE IN cONtO cAPItALE

tOtALE ENtrAtE IN cONtO cAPItALE

tItOLO III - PArtItE DI GIrO

ENTRATE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO

Altre

Ritenute fiscali previdenziali

Assicurazioni

tOtALE ENtrAtE PEr PArtItE DI GIrO

tOtALE ENtrAtE cOMPLEssIVE € 270.919,00 € 283.919,00

Utilizzo dell’avanzo di amministrazione € - € -

Utilizzo dell’avanzo di cassa € - € -

tOtALE GENErALE € 270.919,00 € 283.919,00

Collegio IP.AS.VI. di Pavia

VITA DI COLLEGIO 5PAGINANumero 1/2013

PrEVENtIVO FINANZIArIO GEstIONALE 2013 - UscItE -

Denominazione Previsioni di Previsioni dicompetenza cassa

Disavanzo di amministrazione presunto

tItOLO I - UscItE cOrrENtIU1 SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE

U1/1 Affitto e Condomio € 25.000,00 € 26.500,00U1/2 Spese telefoniche, Fax, Internet € 9.000,00 € 9.800,00U1/3 Luce, Pulizie, Approvvigionamenti € 5.500,00 € 6.000,00U1/4 Cancelleria, stampati, materiale computer € 3.000,00 € 3.500,00U1/5 Spese postali € 1.300,00 € 1.500,00U1/6 Spese conto corrente bancario e postale € 1.100,00 € 1.100,00U1/7 Imposte e tasse € 500,00 € 500,00U1/8 Spese trasporto e spostamento € 75,00 € 75,00U1/9 Assicurazione € 280,00 € 280,00

U1/10 Spese varie € 50,00 € 50,00TOTALE USCITE PER SPESE GENERALI FUNZIONAMENTO SEDE € 45.805,00 € 49.305,00

U2 USCITE PER L’ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZIU2/1 Acquisto libri, riviste, giornali ed altre pubblicazioni € 1.300,00 € 1.300,00U2/2 Bolli, tessere, distintivi € 300,00 € 300,00U2/3 Manutenzioni e riparazioni € 1.500,00 € 1.500,00U2/4 Spese ed oneri gestione MAV € 4.000,00 € 4.000,00U2/5 Consulenze legali € 8.000,00 € 8.000,00U2/6 Consulenze amministrative € 11.500,00 € 11.500,00U2/7 Consulenze informatiche € 1.700,00 € 1.700,00U2/8 Altre consulenze € 2.500,00 € 3.000,00

TOTALE USCITE L’ACQUISTO DI BENI DI CONSUMO E DI SERVIZI € 30.800,00 € 31.300,00U3 ONERI PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO

U3/1 Stipendi ed oneri riflessi € 44.500,00 € 45.000,00U3/2 Assicurazioni personale dipendente € 100,00 € 100,00U3/3 Corsi di formazione personale dipendente € 200,00 € 200,00U3/4 Fondo incentivazioni € 2.734,09 € 2.734,09

TOTALE SPESE PER IL PERSONALE IN ATTIVITA DI SERVIZIO € 47.534,09 € 48.034,09U4 USCITE PER PRESTAZIONI ISTITUZIONALI

U4/1 Aggiornamento Iscritti € 25.700,00 € 28.900,00U4/2 Rivista “Infermiere a Pavia” / “Vita di Collegio” € 29.000,00 € 31.000,00U4/3 Pubblicazione Albo € 10,00 € 10,00U4/4 Spese di rappresentanza € 1.000,00 € 1.000,00U4/5 Solidarietà € 2.550,00 € 2.550,00U4/6 Spese attività gruppi di lavoro/progetto/Ricerca (sito web - XII maggio - Formazione - Libera Professione) € 5.000,00 € 5.000,00

TOTALE USCITE PER ATTIVITA COLLEGIO € 63.260,00 € 68.460,00

U5 SPESE ORGANI COLLEGIOU5/1 Gettoni di presenza e indennità di funzione istituzionale € 9.000,00 € 9.000,00U5/2 Rimborso spese CD/CRC e di funzione istituzionale € 8.000,00 € 8.000,00U5/3 Aggiornamento Consiglieri e Revisori € 4.750,00 € 4.750,00U5/4 Assicurazione organi statutari € 1,300,00 € 1.300,00U5/5 Consiglio Nazionale € 4.000,00 € 4.000,00U5/6 Spese Elezioni € 10,00 € 10,00

TOTALE USCITE PER SPESE ORGANI COLLEGIO € 27.060,00 € 27.0600,00U6 CONTRIBUTI DIVERSI

U6/1 Contributi diversi e varie € 46.500,00 € 48.000,00U6/2 Commissione esami accertamento conoscenza lingua italiana e normativa professionale € 300,00 € 300,00

TOTALE USCITE PER CONTRIBUTI DIVERSI € 46.800,00 € 48.300,00U7 ACCANTONAMENTI

U7/1 Accantonamento TFR € 2.400,00 € 2.400,00U7/2 Fondo spese impreviste € 2.759,91 € 3.209,91

TOTALE ACCANTONAMENTI € 5.159,91 € 5.609,91tOtALE UscItE cOrrENtI € 262.419,00 € 278.069,00

tItOLO II - UscItE IN cONtO cAPItALEU8 USCITE IN CONTO CAPITALE

U8/1 Programmi, attrezzature informatiche € 4.000,00 € 5.000,00U8/2 Mobili e arredi € 500,00 € 850,00

TOTALE USCITE IN C/CAPITALE € 4.500,00 € 5.850,00tItOLO III - PArtItE DI GIrOUSCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRORitenute e contributi - -Altre - -Assicurazione - -

TOTALE USCITE AVENTI NATURA DI PARTITE DI GIRO - -tOtALE UscItE cOMPLEssIVE € 270.919,00 € 283.919,00

Avanzo di amministrazione presunto - -tOtALE GENErALE € 270.919,00 € 283.919,00

CATE

GORIA

24 Infermiere a PaviaPAGINA

Questa frase che ancora oggi colpisce per la sua profondità,rinvia con chiarezza alla questione dei poteri nella relazione. Se-condo Basaglia, la cura è possibile solo se i pazienti psichiatricisono liberi e hanno con gli psichiatri e il personale sanitario unarelazione caratterizzata da reciprocità e conservazione del pote-re contrattuale. Su questa linea di pensiero si trova l’SPDC diTrento, che da anni sta cercando di superare i limiti di pratichebasate esclusivamente sull’accudimento, sulla custodia e sull’usodel farmaco, al fine di promuovere la responsabilità personale inun’ottica di “cogestione” della malattia anche in fase acuta, se-condo la convinzione che “nessuno è privo di risorse” (De Stefa-ni, 2007). Aprire le porte nei servizi psichiatrici diagnosi e curanon può obbedire soltanto a una mera ideologia, questa sceltadeve muoversi infatti in concomitanza con un cambiamento cul-turale e un’apertura mentale da parte di tutti.

A questo scopo a seguito dell’apertura delle porte, a Trento, siè cercato di ampliare l’offerta di attività riabilitative e risocializzan-ti a valenza terapeutica con il fine di fornire delle strategie di coin-volgimento utili a stimolare processi di cambiamento e di svilup-po positivo, cercando di favorire al massimo processi di respon-sabilizzazione degli utenti.

Nel reparto di Trento nell’arco della settimana si svolgono atti-vità strutturate (ginnastica dolce e trattamenti shiatsu, gruppi psi-co-educativi, arte terapia, cineforum, laboratori di musica, teatroe cucito), talvolta anche aperte al pubblico, oltre ad eventi extra-ordinari come feste e concerti che hanno la finalità di ridurre lostigma e il pregiudizio e di favorire un clima di accoglienza e po-sitività rispetto al mondo della salute mentale, “aprendo le porte”alla collettività.

Altre pratiche riabilitative che vanno nella stessa direzione so-no: la Terapia cognitivo-comportamentale, basata sul modellostress-vulnerabilità-coping (Vendittelli et al., 2008) e il “progettoUFE” basato sui principi dell’ Empowerment (Davì, 2011).

rIsULtAtI DELL’EsPErIENZA DEL sErVIZIO PsIcHIAtrI-cO DI trENtO

Episodi di aggressività. Nel SPDC di Trento gli episodi di ag-gressività sono misurati attraverso l’utilizzo della “Scala Modifica-ta dell’Aggressività Manifesta” – MOAS.

Nella tabella 2 sono messi a confronto i dati degli episodi di ag-gressività verificatisi a Trento con le porte chiuse (2008-2010)con quelli verificatisi con organizzazione a porte aperte (2011-2012).

tabella 2 Episodi di aggressività sPDc di trento tra il 2008 eil 2012 (i dati del 2012 sono aggiornati a giugno)

Episodi di allontanamento. Nell’ SPDC di Trento gli episodi diallontanamento vengono monitorati attraverso un registro appo-

MEtODI E strUMENtILa valutazione dell’impatto del modello organizzativo a porte

aperte è stata effettuata attraverso l’analisi dei seguenti outcome:episodi di aggressività, episodi di allontanamento, soddisfazione.La soddisfazione è stata approfondita anche attraverso un’anali-si dei vissuti che ha consentito di evidenziare vantaggi/svantaggidei due modelli organizzativi. I dati della letteratura sono stati ar-ricchiti da quelli derivati dall’esperienza del Servizio psichiatricodi Trento.

Le parole chiave maggiormente utilizzate sono state: “openpsychiatric ward”, “Restraint”, “locked psychiatric ward”, “openpsychiatric doors”, “locked psychiatric doors”, “advantages”, “di-sadvantages”.

L’EsPErIENZA DEL MODELLO OrGANIZZAtIVO “POrtEAPErtE” NEL sErVIZIO PsIcHIAtrIcO DI trENtO

Il progetto porte aperte del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cu-ra (SPDC) di Trento è nato nel 2007 in coerenza con le pratichee la cultura dell’empowerment e del “Fareassieme”, già da annipresenti all’interno del servizio.

L’apertura delle porte del reparto di psichiatria ha rappresenta-to un punto di partenza, un’occasione per attenuare quella di-stanza che separa il mondo della salute mentale (caratterizzatotroppo spesso da isolamento, sofferenza, solitudine e regressio-ne) dalla collettività, il tentativo di restituire dignità e soggettivitàagli utenti attraverso la loro responsabilizzazione.

All’interno dell’SPDC si è formato un gruppo di lavoro multidi-sciplinare formato da rappresentanti di tutto il Servizio. Il gruppo,dopo aver effettuato un’attenta revisione della letteratura, ha cer-cato un confronto reale con le esperienze italiane no restraint, re-candosi in visita in alcuni degli SPDC che lavorano già con le por-te aperte. Alcuni rappresentanti del gruppo hanno visitato i repar-ti psichiatrici di Mantova, Siena, Arezzo, Portogruaro, Merano. Gliincontri successivi (più di una trentina tra il 2007 e il 2010) han-no avuto lo scopo di mettere a fuoco le questioni cruciali, di rife-rire le sintesi dei confronti con le esperienze italiane di cui sopra,di fornire occasioni formative sull’argomento. Alla fine di un per-corso durato quattro anni, il reparto a porte aperte di Trento è sta-to inaugurato il 17 gennaio 2011 (Foto n. 1).

Foto n 1 Inaugurazione reparto psichiatrico a porte aperte ditrento

strAtEGIE DI cOINVOLGIMENtO DEGLI UtENtI E FAMI-LIArI NEL sErVIZIO PsIcHIAtrIcO DI trENtO

“Porte chiuse: pazienti ostaggi degli operatori. Porte aperte: operatori ostaggi dei pazienti, questo rappresenta l’inizio della cura” (F. Basaglia).

25Numero 1/2013 PAGINA

sitamente creato. In esso viene indicata l’ora esatta dell’allonta-namento e dell’eventuale rientro, la modalità di uscita (porta d’in-gresso, giardino, sala fumo, finestre), l’esito (rientra da solo, ac-compagnato da operatori/UFE, da forze dell’ordine).

Nella tabella 3 sono presentati i dati degli allontanamenti nonautorizzati dall’SPDC di Trento dal 2008 al 2012.

tabella 3 Allontanamenti non autorizzati dall’sPDc di trentodal 2008-2012 (i dati del 2012 sono aggiornati al mese di giugno)

soddisfazione degli utenti. Nell’SPDC di Trento la soddisfa-zione degli utenti viene rilevata attraverso un questionario che èstato introdotto in reparto nel 2004 secondo il modello propostada Vendittelli (Vendittelli et al., 2008). Nella tabella 4 sono pre-sentati i dati tratti dal questionario di soddisfazione di Trento rivi-sto ed aggiornato dall’equipe di reparto nel marzo del 2012.

tabelle 4 Dati del questionario di soddisfazione reparto aporte aperte di trento – aprile/settembre 2012.

Vantaggi/svantaggi delle porte chiuse/aperte: vissuti

Il vissuto degli utenti. Nel reparto di Trento il contributo degliutenti e familiari è stato fin dall’inizio del progetto valorizzato; ol-tre alla partecipazione alle riunioni di reparto sul tema in questio-ne, si è cercato di approfondire le loro percezioni suivantaggi/svantaggi di un reparto psichiatrico con le portechiuse/aperte attraverso la somministrazione di un questionarioche è stato poi oggetto di discussione in una riunione di servizio.Le domande del questionario sono state tratte da uno studio pub-blicato sul Journal of Clinical Nursing (Haglund et al., 2006), tra-dotte e adattate nel 2008 dal dr. Alessandro Salvi e dal gruppo dilavoro porte aperte del servizio psichiatrico di Trento.

Il vissuto degli operatori. A Trento, il delicato passaggio daporte chiuse ad aperte è stato strettamente monitorato. Nei primimesi sono state organizzate frequenti riunioni ad hoc per parlaredei vissuti del personale e per condividere situazioni di difficoltàlegate alla nuova organizzazione; in alcune occasioni è stato uti-lizzato anche lo spazio quotidiano dopo le consegne infermieristi-che. Come strumento di monitoraggio è stata utilizzata la schedadel “clima di reparto” (Vendittelli et al., 2008). Sono stati messi aconfronto i dati del “clima di reparto” dei primi 6 mesi del 2010,quando il reparto aveva ancora le porte chiuse, con i dati dei pri-mi 6 mesi del 2011 con l’organizzazione a porte aperte (Tabelle5-6). Dati più recenti sono attualmente in elaborazione.

tabella 5 Percezioni del personale sul “clima di reparto” -porte chiuse (anno 2010)

tabella 6 Percezioni del personale sul “clima di reparto” -porte aperte (anno 2011)

Formazione del personale. Prima dell’avvio della sperimenta-zione del modello organizzativo a porte aperte nell’SPDC di Tren-to si è cercato di formare il personale attraverso un confronto di-retto con operatori che lavorano già con tale modello. Alcuni rap-presentanti del gruppo si sono recati infatti in alcuni dei repartipsichiatrici a porte aperte in altre parti d’Italia dove non si praticala contenzione fisica; per favorire una maggior condivisione delleinformazioni raccolte in tali esperienze, sono stati stesi dei reportdelle visite e organizzate riunioni di servizio su questo tema.

DIscUssIONE E cONFrONtO cON LA LEttErAtUrA

Episodi di aggressività. I dati della letteratura hanno eviden-ziato una correlazione positiva tra le porte aperte e la diminuzio-ne della rabbia e dell’aggressività manifestata dagli utenti (Van

26 Infermiere a PaviaPAGINA

Der Merwe et al., 2009), maggiore era il tempo trascorso con leporte aperte, minore era il verificarsi di abusi verbali e di aggres-sioni fisiche contro gli oggetti ed altre persone (Bowers et al.,2002).

La gestione dell’aggressività in reparto senza strumenti di con-tenzione fisica del paziente è certamente una competenza che ri-chiede al personale un’adeguata formazione (Van Der Merwe etal., 2009). A questo proposito già da diversi anni nel servizio psi-chiatrico di Trento si è deciso di delineare delle indicazioni ope-rative al fine di orientare gli operatori verso un unico modello dipresa in carico della situazione critica per garantire la sicurezzadegli operatori, dell’utente aggressivo e di chi gli è vicino.

Una politica non restrittiva già da anni presente all’interno delservizio psichiatrico di Trento (di cui l’apertura delle porte è soloun ultimo tassello) ha contribuito a una graduale riduzione degliepisodi di aggressività. Tale esperienza ha portato il personale ariflettere su come porte chiuse e programmi molto rigidi di control-lo durante i giorni di degenza (limitazioni a sigarette, denaro ecaffè) fossero spesso elementi di provocazione in grado di scate-nare gravi reazioni comportamentali in quanto percepiti come unalimitazione ingiustificata alla libertà dell’utente.

Episodi di allontanamento. La maggior parte degli studi ana-lizzati suggeriscono che gli allontanamenti nelle unità psichiatri-che con le porte aperte non sono più frequenti che negli altri re-parti, in quanto la maggior parte dei pazienti dimostra un certogrado di aderenza ai programmi personalizzati concordati conl’equipe (Lang et al., 2010; Toresini, 2005; Van Der Merwe et al.,2009). Anche in un’indagine nazionale che esplorava la frequen-za degli allontanamenti nei reparti a porte aperte viene supporta-ta tale ipotesi (Davì, 2009).

L’esperienza di Trento mostra invece un aumento del numerodegli allontanamenti con le porte aperte anche se ad essersi ri-dotti sono gli eventi negativi ad essi correlati.

Con le porte chiuse infatti, gli allontanamenti degli utenti nel-l’SPDC di Trento erano accompagnati nella maggior parte dei ca-si da reazioni violente o ad altissimo rischio come per esempio laforzatura di finestre e serrature, il tentativo di arrampicarsi sulleringhiere, episodi di aggressività nei confronti degli operatori (fur-to di chiavi), atti di vandalismo. Questi dati trovano supporto an-che in altri studi internazionali (Van Der Merwe et al., 2009). I da-ti raccolti dal personale durante la fase a porte chiuse hanno mo-strato inoltre che il numero relativamente ridotto degli allontana-menti dalla porta principale era controbilanciato da un più consi-stente numero di allontanamenti non autorizzati dal giardino. Se-condo l’esperienza di Trento, con il modello organizzativo a por-te aperte, nella maggior parte dei casi, gli utenti che sono uscitidal reparto dalla porta principale, non hanno assunto atteggia-menti incongrui e sono rientrati poco dopo (da soli o accompa-gnati); la meta della fuga è stata solitamente il bar dell’ospedalee il motivo principale il desiderio di bere un caffè.

soddisfazione degli utenti. Dalla revisione della letteratura sievidenzia un grado di soddisfazione maggiore espresso dagliutenti ricoverati nelle unità con le porte aperte rispetto a quelli as-sistiti nei reparti con le porte chiuse (Van Der Merwe et al., 2009;Muller et al., 2002). La riflessione sui dati raccolti a Trento haconfermato quanto emerso dalla letteratura. I dati rilevati dal2011 ad oggi infatti mostrano un progressivo aumento dei livelli disoddisfazione. In particolare gli 87 questionari compilati dagliutenti tra aprile e settembre 2012 a quasi due anni dall’aperturadelle porte aperte, confermano questo trend positivo.

Vantaggi/svantaggi delle porte chiuse: il vissuto degliutenti. La letteratura analizzata evidenzia una prevalenza disvantaggi legati alla degenza in un reparto a porte chiuse. Esseaumenterebbero tra i degenti il senso di ansia, vergogna, rabbia,frustrazione e depressione, mentre alla porta aperta viene attri-

buito un significato simbolico di recupero e riabilitazione. La mag-gior parte degli utenti ritiene oppressivo un reparto a porte chiu-se considerandolo un ambiente più simile ad una prigione che adun luogo di cura; alcuni vissuti fanno emergere tuttavia un desi-derio di sentirsi protetti e al sicuro (Van Der Merwe et al., 2009;Muir-Cochrane et al., 2012).

Tale posizione è emersa anche a seguito della compilazione diun questionario sui “vantaggi/svantaggi riguardo l’apertura delleporte del reparto psichiatrico” somministrato agli utenti di Trentoprima dell’apertura delle porte (Haglund et al., 2006).

Ciò che emerge da questi vissuti, nella maggior parte dei casi,è un desiderio di libertà associata a un desiderio di sentirsi al si-curo e protetti, condizioni possibili queste grazie alla presenzadel personale, in grado di “accompagnare” l’utente nel processodi cura, garantendo vicinanza e relazione. A tali bisogni dunque,più che lo stato della porta (chiusa/aperta), risponde la qualità dellegame terapeutico proprio della relazione operatore-paziente.Quest’ultima è vissuta infatti, dal personale infermieristico, comefondamentale per aiutare le persone ricoverate a stare meglio eper costruire una buona alleanza terapeutica (Hall, 2004). Aprirele porte vuol dire mettersi nella condizione di riconoscere i mo-menti di grandissimo disagio e di sofferenza senza isolare i pa-zienti.

Vantaggi/svantaggi delle porte chiuse: il vissuto degli ope-ratori. Nello studio di Haglund et al. (2006) che è andato ad esa-minare i vantaggi/svantaggi di un reparto psichiatrico con portechiuse secondo le percezioni del personale è stato evidenziatoche sono più gli svantaggi che i vantaggi legati all’attività lavora-tiva con le porte chiuse. Sulla stessa linea si trova Toresini(2005), che vede nelle porte chiuse un ostacolo al dialogo con gliutenti.

Nello studio di Muir-Cochrane et al. (2012) emergono invecepercezioni contrastanti sulla visione della porta; se da un lato conle porte chiuse il personale si sente privato del ruolo terapeuticoe quasi calato nelle vesti di un “carceriere”, con le porte aperte hala percezione di essere un “guardiano”, per giunta gravato da unsenso di forte ansia legato alla necessità di vigilare la porta e dal-la preoccupazione di essere richiamato dai propri superiori nelcaso si verificassero degli allontanamenti non autorizzati dei pa-zienti.

Queste percezioni di insoddisfazione sono state condivise neiprimi mesi anche dagli operatori del servizio psichiatrico di Tren-to. I dati analizzati hanno evidenziano, nei primi sei mesi, un peg-gioramento del clima di reparto, sono risultate diffuse tra il perso-nale infatti reazioni emotive di tensione (codice arancio) e senti-menti di rabbia e frustrazione (codice rosso). Questa situazione èstata certamente anche acuita dall’aumento del numero di ricove-ri negli ultimi anni, dal ritardo dei lavori di ristrutturazione (lavoriche avrebbero dovuto ampliare il reparto e spostare l’ambulatorioinfermieristico vicino la porta d’ingresso), dalla mancata riduzio-ne di 1-2 posti letto (attualmente 15), dai collegamenti non sem-pre funzionali tra le varie strutture dell’area criticità, dalla pocochiara definizione di ambiti di responsabilità e infine dalla man-canza di una procedura scritta di gestione condivisa.

Formazione del personale. Dalla revisione della letteratura èemerso come i programmi per limitare l’uso della contenzione el’utilizzo di strategie alternative si basano prevalentemente sullaformazione del personale, questo per favorire cambiamenti cultu-rali e organizzativi. Per lavorare nelle strutture a porte aperte so-no richiesti al personale infermieristico livelli di preparazioneavanzata mirati all’utilizzo di affinate tecniche relazionali e allacostruzione di una relazione empatica con il paziente anche nel-le situazioni di crisi acuta.

In un’indagine nazionale condotta nel 2007 da Davì (2009) che

27Numero 1/2013 PAGINA

andava ad esplorare attraverso un’intervista i bisogni formatividegli infermieri nei reparti psichiatrici che hanno le porte aperte,è emerso come sia ancora molto sentito il bisogno di apprende-re strategie di contenimento basate sulla relazione ed una spe-cifica formazione riguardo alla gestione dell’escalation dell’ag-gressività (bisogno condiviso anche dall’equipe di Trento). Si ri-tiene quindi fondamentale proseguire sulla strada della forma-zione continua del personale.

cONcLUsIONIDall’analisi effettuata emerge che i reparti a porte aperte sono

più diffusi in Inghilterra, Austria, Ungheria, Romania e Slovenia,anche se recenti studi lasciano pensare che in alcune di questestrutture vi sia un ritorno alla porta chiusa, seppur con livelli bas-si di istituzionalizzazione.

Sui generis la situazione italiana, patria della celebre riformapsichiatrica, dove a più di trent’anni dalla Legge Basaglia i repar-ti psichiatrici a porte aperte sono ancora una minoranza.

Dall’analisi degli indicatori utilizzati per indagare il fenomenodelle porte aperte, è emersa una correlazione tra porte aperte ediminuzione della rabbia e dell’aggressività manifestata dagliutenti, aumento della loro soddisfazione, limitazione degli allon-tanamenti o degli effetti negativi a essi conseguenti. L’analisi suivissuti degli utenti e del personale invece ha fatto emergere peri primi l’importanza rivestita dalla relazione terapeutica, per i se-condi la necessità di un adeguato percorso di formazione.

La letteratura scientifica revisionata ha evidenziato una preva-lenza di svantaggi legati alla degenza in un reparto a porte chiu-se. La maggior parte degli utenti riferisce un senso di oppressio-ne legato alla presenza della porta chiusa, che contribuisce adavvicinare il reparto a un luogo di reclusione anziché a un luogodi cura; altri vissuti al contrario fanno emergere una sensazionedi sicurezza e protezione (Van Der Merwe et al., 2009). Ciò cheemerge, nella maggior parte dei casi, è un desiderio di libertà ac-costata a un desiderio di sentirsi al sicuro e protetti, condizionipossibili queste grazie alla presenza del personale, in grado diaccompagnare l’utente nel processo di cura, garantendo vici-nanza e relazione.

A tali bisogni dunque, più che lo stato della porta (chiusa/aper-ta), risponde la qualità del legame terapeutico proprio della rela-zione operatore-paziente. Quest’ultima è considerata infatti dalpersonale infermieristico come fondamentale per aiutare le per-sone ricoverate a stare meglio e per costruire una buona allean-za terapeutica (Hall, 2004).

È evidente dunque che, seppur le porte aperte siano general-mente percepite come un simbolo di recupero e riabilitazione, dasole non sono sufficienti per migliorare la soddisfazione degliutenti: più che al controllo della porta, l’attenzione del personaledeve essere quindi mirata allo sviluppo di strategie di coinvolgi-mento relazionali e alla creazione di un clima positivo; tale con-dizione può essere favorita certamente da un setting adeguatoall’interno del reparto e da un numero limitato di pazienti (non piùdi 10-12, come afferma Toresini, 2005).

Ciò è in contrasto con la situazione generalmente esistente:dall’analisi degli studi emerge infatti che la pratica comune deglioperatori sia quella di vigilare la porta, trascurando così la rela-zione con gli utenti. Il risultato è una percezione di custodia gra-vato da un senso di insoddisfazione e frustrazione legato alla ne-cessità di vigilare la porta e dalla preoccupazione di essere ri-chiamato dai propri superiori nel caso si verificassero degli allon-tanamenti non autorizzati dei pazienti.

La presenza dell’operatore a rotazione nei paraggi della portad’uscita è naturalmente punto di partenza dello stesso percorso“no restraint”; anziché confermare la funzione “custodialistica”del personale psichiatrico essa si carica di un forte ruolo “tera-

peutico”: soprattutto nei pressi della porta si può infatti creare unclima di negoziazione e di aggregazione continua. La fase delcontrollo umano della porta rappresenta quindi un percorso indi-vidualizzante sia per i pazienti, che realizzano che la porta aper-ta non è per ognuno ugualmente valicabile, che per gli operato-ri, auto-costretti a “negoziare” con l’utente. La fase successivadeve però necessariamente prevedere uno spostamento delcontrollo dalla porta alla relazione (Toresini, 2005).

In un certo qual modo dunque le porte aperte amplificano ilrapporto operatore-utente e la relazione di cura. Da ciò derivache la gestione dei pazienti in un reparto a porte aperte senzastrumenti contenitivi risulta più complessa: non è facile convin-cere un paziente ad accettare le cure in regime volontario o con-vincerlo ad assumere una terapia. Climi meno restrittivi pongonoinfatti l’operatore e il paziente in situazioni di continua relazionee confronto, obbligano i primi a trovare sempre espedienti rela-zionali nuovi per confrontarsi con la persona. Fare questo può ri-sultare stimolante per il professionista, ma al contempo estrema-mente faticoso, frustrante se non si è allenati a farlo. Alcuni au-tori suggeriscono di intraprendere all’interno del reparto strategieutili a stimolare processi di responsabilizzazione e mutuo-aiutotra gli utenti stessi, tra queste attività gruppali e relazioni sociali,con anche un coinvolgimento attivo dei familiari.

Per giungere a ciò è imprescindibile la formazione del perso-nale, vero e proprio punto fermo se si vogliono rendere i repartipsichiatrici meno custodialistici e più terapeutici (Van Der Merweet al., 2009). Se questo non avviene con adeguato anticipo, vi-vere con difficoltà soprattutto i primi mesi di lavoro con il model-lo a porte aperte può essere normale.

La scelta di aprire le porte nei Servizi psichiatrici diagnosi cu-ra non può obbedire infatti soltanto a una mera ideologia, ma de-ve muoversi necessariamente in concomitanza con un cambia-mento culturale e un’apertura mentale da parte di tutti, operato-ri e dirigenti. Gli operatori della Salute Mentale in psichiatria og-gi devono scegliere di non essere dei semplici “sorveglianti” sul-la porta: devono al contrario mirare a sviluppare le proprie abili-tà in un ruolo che è quello terapeutico, riabilitativo, cognitivo,contenitivo-relazionale, di mediazione e di integrazione sia per ilbene del paziente che per la propria gratificazione professiona-le. La relazione è l’unico strumento che gli operatori hanno perprendersi cura delle persone ricoverate; intorno a questa giocatutta la loro professionalità e autonomia. Non è semplice, manon impossibile. Un lavoro sulla relazione utente-operatore tut-tavia non è sufficiente per determinare il successo di un repartoa porte aperte; tale modello è possibile se si realizzano determi-nati accorgimenti organizzativi, strutturali ed operativi.

Accorgimenti organizzativi:

– la volontà di attuare tale politica, una chiara direttiva diparti-mentale, che enunci gli obiettivi da perseguire e che dia allestrutture le necessarie risorse ambientali e umane;

– un Dipartimento di Salute Mentale ad alta integrazione confluidi collegamenti tra le varie strutture che lo compongono;

– un’equipe flessibile fra ospedale e territorio (Area criticità);– un numero di posti letto ridotto (10-12 al massimo);– definizione di rapporti di collaborazione con Forze dell’ordine

e servizi di sicurezza in caso di necessità;– definizione di chiare procedure operative per la gestione del

modello organizzativo a porte aperte e degli ambiti di respon-sabilità;

– istituzione di un sistema di monitoraggio dell’incident repor-ting;

– definizione di programmi di formazione per il personale;– favorire approcci riabilitativi (presenza di tecnici della riabilita-

zione psichiatrica);– prevedere figure di supporto “alla pari” per favorire climi di

28 Infermiere a PaviaPAGINA

maggior accettazione e collaborazione (un esempio sono gliUFE - utenti familiari esperti - del Servizio Salute Mentale diTrento);

– prevedere momenti programmati di confronto e supporto pergli operatori (riunioni sui vissuti, riunioni caso, audit clinici);

– non avere un approccio ideologico (non voler tenere le porteaperte a tutti i costi);Accorgimenti strutturali:

– un ambulatorio infermieristico posizionato nei pressi della por-ta d’ingresso (per favorire un monitoraggio discreto delle en-trate e delle uscite);

– la creazione di un ambiente più familiare e accogliente (salot-tino all’ingresso del reparto, possibilità di avere spazi aperti co-me per esempio un giardino);Accorgimenti operativi:

– spostamento del controllo sulla relazione e non sulla porta; – definizione di strategie di assistenza personalizzate secondo il

livello di complessità dei casi (quotidiana rivalutazione clinicae valutazione dei fattori di rischio rilevati);

– messa in atto di strategie di coinvolgimento degli utenti e deifamiliari attraverso attività riabilitative gruppali a valenza tera-peutica (terapia cognitivo comportamentale, gruppi psico-edu-cativi) e attività risocializzanti (gruppi familiari di mutuo-aiuto,riunioni quotidiane con tutti i pazienti, gruppi ginnastica o di ri-lassamento, attività artistiche di disegno o di scrittura, giochida tavola, calcio balilla, ping-pong, cyclette ecc.).

La porta chiusa oltre ad una barriera fisica veicola certamenteun messaggio di barriera relazionale e terapeutica che rinforzastereotipi di pericolosità. Viceversa riuscire a tenere la portaaperta attraverso un sensato sistema di alleanze, con responsa-bilità, attraverso una scelta di tutti gli operatori, rappresenta unriconoscimento dei diritti del cittadino-utente ed un indicatore dibuona professionalità. Aprire le porte potrebbe rappresentarel’alternativa migliore per i Dipartimenti di Salute Mentale chehanno la possibilità di fornire alle strutture sufficienti spazi e ri-sorse umane; determinanti per la realizzazione del progetto sa-ranno la formazione del personale, le relazioni interpersonali atutti i livelli (dirigenti, medici, operatori, pazienti), la capacità dimettere in atto strategie di coinvolgimento di utenti e familiari.

* dott. Magistrale in Scienze infermieristiche

laurea Magistrale in Scienze infermieristiche ed ostetriche

Coordinatore infermieristico di area presso Servizio Psichiatrico Dia-

gnosi e Cura di Trento

Dipendente presso Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento

L’autore

Per saperne di più

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29Numero 1/2013 PAGINA

IL MODELLO PEr INtENsItà DI cUrEIl Modello Organizzativo per Intensità di

cure (detto anche Modello Funzionale) ènato negli ospedali statunitensi, dove gliutenti sono ricoverati in base alla loro com-plessità, la gestione del reparto è affidataall’infermiere e la presenza costante delmedico è garantita dagli interni, mentre glispecialisti non sono dipendenti e seguonoi singoli ricoverati o sono chiamati al biso-gno.

Negli anni ’60 alcuni organismi scientifi-ci, quali lo stesso OMS, hanno suggeritol’introduzione di un sistema basato sulle“cure graduate o progressive”. Nel ’77 la

Ematologia perintensità di curaUn progetto innovativo alpasso con la riorganizzazionedelle aziende sanitarie italiane

Direttiva CEE, prendendo ad esempio ilmodello sperimentato dagli USA nel ’59 daThomas e Haldeman, parla per la primavolta di “settori differenziati di cura”.

In Italia il modello per intensità di cura èstato studiato e applicato in modo più siste-matico dalla Regione Toscana, che lo hainserito nella legge regionale N°40 del2005:

“Entro tre anni dall’entrata in vigore dellaseguente legge, le aziende unità sanitarielocali procedono...alla riorganizzazione delpresidio ospedaliero di zona sulla base deiseguenti principi…strutturazione delle atti-vità ospedaliere in aree differenziate se-

* Luciana Dellepiane** Debora zerbetti*** paolo Iovino

rIAssUNtONell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un notevole cam-biamento culturale nel panorama sanitario italiano. L’avventodi un’organizzazione ispirata ai principi dell’intensità di curasta progressivamente interessando tutte le grandi aziendesanitarie italiane.Il modello per intensità di cura vede l’abbandono delle tradi-zionali unità operative ospedaliere (strettamente legate alladisciplina medica), in favore di aree che aggregano gli utentiin base all’espressione di particolari parametri quali la com-plessità assistenziale e la severità clinica. Il modello sembrarealizzare una maggiore efficacia ed efficienza delle presta-zioni sanitarie rispetto ai modelli attuali. La valutazione dellacomplessità assistenziale e della severità clinica sono alcunidei concetti su cui poggia l’organizzazione per intensità di cu-ra.Lo studio di tipo prospettico e di coorte, descritto in questo ar-ticolo, ha valutato la complessità assistenziale degli utenti delreparto di Ematologia del Policlinico S.Matteo di Pavia, me-diante compilazione settimanale, per due mesi consecutivi, diuna griglia di valutazione modificata, ispirata al Metodo Sviz-zero. I risultati hanno ottenuto la stratificazione degli utenti intre gruppi, ciascuno in base al grado di complessità registra-ta. Si è ottenuta una proporzione del 25% appartenenti adutenti ad alta complessità, un 65% comprendente utenti amedia intensità e un 10% di utenti a bassa complessità. I ri-sultati ottenuti hanno permesso di stimare la percentuale diposti letto da dedicare a ciascuna classe di dipendenza assi-stenziale.

AbstrActDuring the last decade we have assisted at a conspicuouschange in the Italian healthcare culture. The incoming or-ganization which is inspired to the principles of intensity ofcare is gradually affecting all the biggest Italian healthcarecompanies.The intensity of care model consists in abandoning the tra-ditional hospital wards (strictly based on clinical specializa-tions) in favour of areas which aggregate patients accord-ing to particular principles such as complexity of care andclinical severity. The model seems to implement a major ef-ficacy and effectiveness when compared to current mod-els. Complexity of care assessment and clinic severity aretwo of the concepts on which the complexity of care organ-ization is based.The following prospective cohort study aimed at assessingthe patient complexity of care over a Hematologic ward inthe IRCSS Polyclinic of Pavia. It consisted of compiling amodified evaluation grid inspired to the Swiss Method. Theresults achieved are that patients have been stratified intothree groups according to the complexity of care assess-ment. In particular we obtained a 25% patient-group relat-ed to high care complexity; a 65% of patients belonging tothe average complexity of care and in the end a 10% rep-resented by low complexity of care. The obtained out-comes allow to estimate the percentage of beds to makeavailable for each intensity-based complexity of caregroup.

30 Infermiere a PaviaPAGINA

condo le modalità assistenziali, l’intensitàdelle cure, la durata della degenza, il regi-me di ricovero. Superando gradualmentela strutturazione per reparti differenziati se-condo la disciplina specialistica”.

Alla regione Toscana hanno fatto seguitole Marche, l’Emilia e più recentemente laLombardia, che ha scelto di dare questaimpostazione a cinque ospedali (Bergamo,Como, Legnano, Vimercate e Milano Ni-guarda).

Il Piano Socio Sanitario Regionale dellaLombardia 2010/2014 prevede un capitolodedicato esclusivamente al modello dell’in-tensità di cura:

“Negli ospedali si sta consolidando unnuovo modello organizzativo che prevedeuna articolazione per intensità di cura e as-sistenza. È prevedibile un’estensione di ta-le modello da una prima fase sperimenta-le, prevalente nelle strutture di nuova co-struzione, ad un numero sempre più ampiodi reparti, dipartimenti o intere struttureospedaliere”.

Il modello per intensità di cure prevedel’assegnazione dei pazienti in aree specifi-che secondo due parametri fondamentali:• La severità clinica (o instabilità clinica).• La complessità assistenziale.

La severità clinica indica l’intensità in ter-mini di gravità del quadro clinico in cui ver-sa il paziente a causa della patologia di ba-se e delle eventuali patologie associate. Lacomplessità assistenziale è l’insieme di in-terventi che si riferiscono alle diverse di-mensioni dell’assistenza infermieristica,espressi in termini di intensità, impegno equantità di lavoro infermieristico.

E’ quindi intuibile come la valutazione deipazienti secondo tali parametri è sia dicompetenza infermieristica (cui compete lacomplessità assistenziale), sia medica (acui afferisce la severità clinica).

In linea generale il nuovo ospedale perintensità di cura prevede tre livelli, in basealle necessità cliniche e infermieristichedel paziente:

Livello 1; è il cosiddetto livello intensivo,in cui il paziente è critico ed instabile, di-pendente o potenzialmente dipendente dapresidi tecnologici, ad alto rischio di com-plicanze; è un livello identificabile comedegenza intensiva e post-intensiva, com-prendente gli odierni reparti di Rianimazio-ne, Unità Coronarica, Terapie intensivespecifiche. L’accesso dei pazienti al livello1 è determinato attraverso il DipartimentoEmergenza Urgenza.

Livello 2; è il livello comprendente i pa-zienti acuti in degenza; secondo alcunecorrenti di pensiero, questo livello si dividein due: livello 2a, ove il paziente si presen-ta clinicamente instabile e richiede il co-stante monitoraggio dei parametri vitali; leattività mediche e infermieristiche sono ad

elevata complessità. Livello 2b; il pazienteè clinicamente stabile, le attività mediche einfermieristiche sono di media complessità.L’accesso ai pazienti al livello 2 è determi-nato attraverso il Dipartimento di Emergen-za Urgenza.

Livello 3; si differenzia in base all’orga-nizzazione dei vari ospedali che hanno ap-plicato l’intensità di cura. Vi sono due pun-ti di pensiero; il livello 3 potrebbe compren-dere i pazienti in regime ambulatoriale,Day surgery ecc., oppure strutture perpost-acuti in ambito territoriale, quali RSA,hospice, ADI, ecc..

Descrizione della sperimentazioneIl reparto di Ematologia è un centro di al-

ta specializzazione, che eroga prestazionispecialistiche di diagnosi e cura di malattiedel sangue, con particolare esperienzanell’assistenza di utenti affetti da leucemie,linfomi e mielomi.

L’assistenza infermieristica ruota intornoal modello per “piccola equipe”: quattro in-fermieri si dedicano ad un numero costan-te di pazienti assegnati, divisi anch’essi in4 gruppi. Se da un lato il modello conferi-sce maggiore autonomia e responsabilità aciascun professionista, resta da sottolinea-re un punto debole, visto parallelamentead una riorganizzazione per intensità di cu-re; tale criticità è quella di avere una inap-propriata distribuzione dei carichi di lavoroper ciascun professionista infermiere. E’chiaro infatti che se gli utenti, ciascuno adifferente complessità assistenziale, sonoricoverati nei posti letto senza alcun crite-rio, ciascuno riceverebbe un livello di cure“medio”, mentre una preliminare stratifica-zione correlata alla complessità permette-rebbe di incrementare le capacità di assi-stenza per gli utenti più “gravi” e abbassa-re l’intensità per quelli meno problematici.

Lo studio, di tipo prospettico e di coorte,è stato svolto nel reparto di Ematologiadella Fondazione IRCCS S. Matteo di Pa-via. Ad attuarlo è stato un gruppo di lavorocostituito da tre infermieri, in collaborazio-ne con l’equipe infermieristica dell’Emato-logia e l’infermiere dirigente afferente al-l’area oncologica (RAD). Il primo passo havisto la scelta di uno strumento che potes-se fotografare la complessità assistenzialedegli utenti ematologici e che allo stessotempo si distinguesse per la sua rapidità esemplicità di applicazione; dopo una riu-nione con l’intera equipe è emersa la deci-sione finale di utilizzare il Metodo Svizzero,impiegato in passato per definire il fabbiso-gno di personale infermieristico negli ospe-dali svizzeri negli anni ’70 (Calamandrei &Orlandi 2009). La letteratura sottolinea pe-rò che “l’ambito di applicazione del MetodoSvizzero riguarda solo le Unità Operativeospedaliere generali di medicina, chirurgia

e lungodegenza; esso non è utilizzabilesenza ulteriori studi di adattamento ad am-biti specialistici quali ad esempio ostetricia,pediatria, psichiatria, cure intensive e cosivia.” (Calamandrei & Orlandi 2009).

Nonostante ciò esistono motivazioni vali-de che hanno favorito comunque l’adozio-ne di questo metodo, in quanto l’Ematolo-gia è, tra le discipline specialistiche, quellache sicuramente più di altre si avvicina al-la tipologia di utente “generale” di medici-na. In letteratura purtroppo non esistonostudi di adattamento a realtà specialisti-che, ma è pur vero che il Metodo Svizzerolascia autonomia nel “personalizzare” lagriglia di valutazione, in quanto esistonospazi destinati all’aggiunta di specifici pa-rametri, in base al contesto specifico. Ri-guardo al presente studio, è stato ritenutoopportuno effettuare una modifica di dueparametri della griglia di valutazione, inquanto gli stessi non risultavano rappre-sentativi della realtà ematologica, dato il lo-ro carattere “generale”. In particolare, ladenominazione “preparazione all’interven-to” è stata sostituita con “Preparazione alleprocedure diagnostiche di biopsia, aspiratomidollare e rachicentesi”, mentre la dicitu-ra “osservazione speciale” è stata sostitui-ta con “presenza di sanguinamento e feb-bre”.

Il Metodo Svizzero permette di stratifica-re i degenti in tre classi di dipendenza: laclasse dei “totalmente dipendenti”, dei“parzialmente dipendenti” e degli “autono-mi”. Tale divisione è quella che più si avvi-cina all’organizzazione per Intensità di cu-ra, in quanto, come già detto in preceden-za, l’allocazione degli utenti è prevista “inblocchi”, a seconda della complessità ma-nifestata.

Lo studio è stato realizzato compilandoper due mesi consecutivi (una volta a setti-mana) la griglia di valutazione modificata.Di seguito si riportano i dati quantitativi ot-tenuti e la distribuzione percentuale dei pa-zienti, in base alla complessità registrata,per ogni settimana di rilevazione; si riportainfine il risultato finale in percentuale perogni classe di dipendenza.

rIsULtAtI

settimana n° 1Alta dipendenza: 3 (8.571428%)Media dipendenza: 26 (74.28571%)Bassa dipendenza: 6 (17.142857%)settimana n° 2Alta dipendenza: 5 (14.285714%)Media dipendenza: 23 (65.71429%)Bassa dipendenza: 7 (20.0%)settimana n° 3Alta dipendenza: 2 (5.714286%)Media dipendenza: 28 (80.0%)Bassa dipendenza: 5 (14.285714%)

31Numero 1/2013 PAGINA

settimana n° 4Alta dipendenza: 2 (6.060606%)Media dipendenza: 18 (54.54545%)Bassa dipendenza: 13 (39.39394%)settimana n° 5Alta dipendenza: 8 (22.857143%)Media dipendenza: 19 (54.28571%)Bassa dipendenza: 8 (22.857143%)settimana n° 6Alta dipendenza: 5 (14.705882%)Media dipendenza: 25 (73.52941%)Bassa dipendenza: 4 (11.764706%)settimana n° 7Alta dipendenza: 4 (11.764706%)Media dipendenza: 18 (52.94117%)Bassa dipendenza: 12 (35.29411%)settimana n° 8Alta dipendenza: 0 (0.0%)Media dipendenza: 22 (62.85714%)Bassa dipendenza: 13 (37.14285%)

risultati finaliAlta dipendenza: 25 (24.73516%)Media dipendenza: 65 (64.76986%)Bassa dipendenza: 10 (10.49497%)

I risultati finali offrono un’idea della distri-buzione percentuale media di ogni classedi pazienti nel periodo considerato. I datiassoluti trasformati in percentuali rappre-sentano la quantità di utenti suddivisi in ba-se alla complessità considerata. Conside-

rando la tabella, si può vedere che il 25%coincide con la fetta di utenti ad alta com-plessità, il 65% è la media degli utenti amedia complessità e infine il 10% rappre-senta la media dei pazienti a bassa com-plessità. I dati ottenuti possono essere uti-lizzati dal punto di vista dell’organizzazioneper intensità di cure, in quanto permettonouna stima della quantità di posti letto dadedicare a ciascuna classe di dipendenzaassistenziale.

conclusioniLo studio ha contribuito a una visione di

insieme su una possibile stratificazione de-gli utenti ematologici in base alla comples-sità assistenziale. Quest’ultima tuttaviarappresenta uno solo dei due parametri datenere in considerazione alla luce dell’or-ganizzazione per intensità di cure, in quan-to nella ricerca non è stata studiata la va-riabile “severità clinica”. E’ quindi indispen-sabile svolgere ulteriori studi ed individua-re nuovi strumenti in grado di integrarequesti parametri. Lo studio ha gettato lebasi per una successiva sperimentazionecondotta dall’IRCCS S. Matteo, rivolta auna ulteriore rilevazione della complessitàassistenziale e severità clinica nelle areemediche e chirurgiche, con l’impiego delmetodo TriCo (Triage di Corridoio).

* Infermierareparto di EmatologiaFondazione Policlinico IRCCS S. Matteo - Pavia

** Infermierareparto di EmatologiaFondazione Policlinico IRCCS S. Matteo - Pavia

*** Infermierereparto di EmatologiaFondazione Policlinico IRCCS S. Matteo - Pavia

Gli autori

Bibliografia

– Regione Emilia Romagna: Convegnonazionale “Modelli di assistenza ospe-daliera per intensità di cura. Confrontinazionali e internazionali”. Bologna, Pa-lazzo della cultura e dei congressi, 29-30 marzo 2012.

– Ministero della Salute - Piano SanitarioNazionale 2011-2013. 18 Novembre2010.

– Regione Lombardia Piano Socio Sanita-rio Regionale 2010-2014. 17 Novembre2010.

– FADOI Toscana. Proposta di documento“Medicina Interna e Nuova Organizza-zione ospedaliera” FADOI, 2007.

– Calamandrei C., Orlandi C.”La dirigenzainfermieristica: manuale per la formazio-ne dell’infermiere con funzioni manage-riali” Ed. McGraw Hill. Terza edizione.2009.

– Geri LoBiondo-Wood Judith Haber “Me-todologia della ricerca infermieristica”Ed McGraw Hill. Quinta edizione. 2004.

– Vignati E., Bruno P. “Project manage-ment in Sanità: uno strumento per gesti-re il cambiamento e lo’innovazione del-l’organizzazione” Ed. Franco Angeli. Mi-lano 2003.

– Damiani G. Ricciardi W., “Manuale diprogrammazione e organizzazione sani-taria” Seconda Edizione, Idelson Gnoc-chi. Napoli, 2011.

32 Infermiere a PaviaPAGINA

Volume: a 2 e 4 colori brossura,

formato 22 × 28 cm,

pagine: XVI-292 con 129 figure

data di pubblicazione: febbraio 2013

Nursing in neurologia:

criticità e complessità

assistenzialiLaura Cerri, Roberta Galdi,

Graziella Raganini e

Roberto Torre

EDITORE POLETTO

• Assistere la persona con patologia neurologica richiede conoscenze,competenze, gestualità, abilità ecalore umano. Questo libro vuole fortificare le conoscenze di base, creando fili di connessione conla pratica clinica, e trasmettere la passione per la professione infermieristica, che nella sua naturapiù intima è saper stare accanto all’altro. Riscoprire questo aspetto della professione e trovare glistrumenti per renderlo pratica quotidiana rappresenta il gold standard dell’infermieristica, ponendoal centro dell’assistenza la persona con proprie emozioni, aspettative, opportunità, nonché con leproblematiche insite nella malattia.

• L’infermiere deve sempre mettere al centro della sua pratica la persona: que-sta visione è ciò che ha gradualmente trasformato questo testo da manualeprettamente clinico a volume specialistico.

• Nella prima parte del libro viene affrontato l’inquadramento generale della patologia neurolo-gica, con l’intento di fornire nozioni chiare e indispensabili di neuroanatomia e neurofisiologia edi garantire gli strumenti per effettuare una valutazione neurologica rapida, efficace e necessariaal fine di impostare un piano assistenziale personalizzato.

• La seconda parte rappresenta l’aspetto centrale, prendendo in considerazione patologie neuro-logiche più frequenti, e si chiude con la trattazione di un argomento delicato, quale la donazionemultiorgano.

• La terza parte entra nei dettagli delle procedure specifiche delle neuroscienze, enfatizzando lalogica del pensiero critico. L’infermiere non deve essere il mero esecutore,ma le procedure devonoessere il fiore ultimo di un processo di rielaborazione delle conoscenze e di valutazione dello sta-to di criticità e necessità della persona.

• La quarta parte è dedicata al paziente come essere unico e inconfondibile, inserito nel conte-sto sociale e nelle dinamiche familiari. Grazie alla relazione terapeutica che si riesce a instaura-re,vengono favorite le possibilità di utilizzare le cure complementari, delle quali, in questa partedel libro, viene offerta una panoramica.

INDICE

Parte prima: NQUADRAMENTO GENERALE

capitolo 1: Introduzione alle neuroscienze, Laura Cerri, Rober-

to Torre

capitolo 2: Valutazione neurologica: esami neurologici standar-

dizzati nella pratica clinica infermieristica, Laura Cerri

capitolo 3: Deficit neurologici: loro influenza su impegno assi-

stenziale e coinvolgimento emotivo, Graziella Raganini, Denise

Paradisi

capitolo 4: Esami diagnostici, Laura Cerri, Oriana Spanedda

Parte seconda: CONDIZIONI CLINICHE DI MAGGIORE INTERESSE

capitolo 5: Ictus, Laura Cerri

capitolo 6: Trauma cranico, Laura Cerri

capitolo 7: Trauma vertebromidollare, Laura Cerri, Roberta Galdi

capitolo 8: Morte cerebrale: ruolo e funzioni nell’individuazio-

ne e nell’accertamento del potenziale donatore multiorgano,

Laura Cerri, Michele Zedde, Valerio Sechi

Parte terza: APPLICAZIONE DELLE SCIENZE INFERMIERISTICHE

capitolo 9: Monitoraggio della pressione intracranica e drenag-

gio liquorale, Laura Cerri

capitolo 10: Monitoraggio della profondità del coma, Laura Cerri

capitolo 11: Neuroradiologia interventistica, Oriana Spanedda

capitolo 12: Tecniche di protezione del rachide, Roberta Galdi

Parte quarta: ASSISTENZA CENTRATA: SULLA PERSONA

capitolo 13: Filo d’Arianna che unisce parenti, persona in cu-

ra e operatori, Eleonora Boni, Laura Cerri

capitolo 14: Infermiere e cure complementari: arricchimento

dell’assistenza alla persona con patologia neurologica, Laura

Cerri

POLETTO EDITORE srl - Uffici e magazzino: Via Corridoni, 17 -

20080 Vermezzo (MI) - Tel (02) 9086615/6 ra - Fax (02)

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Sede legale: Via Toscanini,14/16 - 20088 Gudo Visconti (MI)

Libri

33Numero 1/2013 PAGINA

Lettera aperta ad un infermiereche vuole partire perun’esperienza umanae professionale in Guatemala

“Caro amico la mia lettera ti giunge dalontano….” cantava Pierangelo Bertoli, unuomo, un artista troppo poco ricordato. An-che questa nostra lettera che ti facciamorecapitare dalla nostra rivista l’abbiamospedita da lontano, da un paese, il Guate-mala, dove poche settimane fa siamo statia condividere un percorso che dura da 15anni. Purtroppo anche questa nostra ulti-ma esperienza di cooperazione ci ha rega-lato il privilegio di “vedere l’orrore di fatti

ed eventi che fanno della dignità umana

un sanguinante, misero fardello”, comedisse Carlo Urbani, medico specializzato inmalattie infettive e tropicali,volontario edex presidente di Medici Senza Frontiere.Abbiamo deciso di scriverti perché ormai,ogni mese riceviamo e-mail come queste evolevamo parlarti

“Salve cercando informazioni nel sitodell’ Ipasvi mi sono imbattuta a leggere unarticolo sugli infermieri volontari in Africa esubito la mia curiosità e voglia di informa-zioni al riguardo è salita alle stelle. Mi chia-mo Elisabetta e mi sono laureata un annofa come Infermiera e da sempre ho il palli-no di andare come infermiera all’estero inqualche missione. Ad agosto sono riuscitaad andare in Africa per un mese tramite unassociazione di volontari “Il nostro Malawi”e sono stata a stretto contatto con una du-ra realtà nel piccolo villaggio di Koche inMalawi e li ho potuto solo fare da garanteper la prima assistenza infantile. Lì ho la-sciato veramente una parte di me e questaesperienza mi ha solo dato più la convin-zione di quello che voglio fare. Per questovorrei avere più informazioni al riguardocapire di che si tratta e di quali requisiti mi-nimi sono necessari.

Grazie”.

“Salve, sono Giulia una specializzandain Medicina Interna a Bologna. Sto cercan-do un’ong/associazione per un’esperienzaumanitaria in America Latina.

Mi potreste aggiornare sul vostro inter-vento in Guatemala e sui requisiti per poter

eventualmente partecipare attivamente?Ringrazio anticipatamente. Giulia”.

“Buongiorno! siamo tre ragazzi, Rosa,Andrea e Irene, neolaureati in scienze in-fermieristiche. Le scriviamo per chiedereinformazioni su come partire all’estero pervolontariato. Purtroppo le voci che si trova-no ricercando in internet sono poco ordina-te e in quelle a cui si riesce ad accederepiù facilmente richiedono minimo 2 anni diesperienza professionale nel settore primadi partire. Esiste un sito specifico che riuni-sca le associazioni di volontariato? Iscri-vendoci alla vostra associazione abbiamola possibilità di ricevere mail per le varie of-ferte? Ringraziamo anticipatamente e salu-tiamo!”.

Sono richieste a cui noi, spesso, diciamodi sì perché un’esperienza professionale edi volontariato all’estero la consigliamosempre. Però a chi ci scrive mettiamo deipaletti ben precisi e chiari in quanto la coo-perazione non è un’esperienza da sottova-lutare, non ci si può improvvisare coope-ranti. Capiamo la voglia di partire ma…non è semplice. Se hai pensato ad unapartenza, non vogliamo dissuaderti, manon basta avere solo conoscenze tecnichee scientifiche per pensare, un giorno, diessere un infermiere in un paese impoveri-to. Occorre altro, che spesso lo studio nonda. Il rispetto, la capacità di adattamento,la professionalità, la pazienza, il saperaspettare e ascoltare, la conoscenza delcontesto in cui si va, della lingua, della sto-ria, della cultura, della situazione politica,sociale, sanitaria ed economica sono gli in-gredienti principali se si vuole partire. Ce lospiega bene Silvana che risponde in que-sto modo a chi le chiede come partire perl’Africa per “fare del bene” ed essere utile.

“C’è un atteggiamento razzista in unafrase del genere , perché ci si pone con su-periorità verso queste persone. Bisognaessere efficienti, non caritatevoli. In Italiadomina generalmente il dilettantismo nellaselezione del personale. Nel nostro paese

* ruggero rizzini

34 Infermiere a PaviaPAGINA

tarti ciò che ha visto e non avere la prete-sa di imparare perché quando poi sarai sulposto quello che proverai è completamen-te differente da ciò che ti hanno racconta-to. Se deciderai di partire studia. Leggi lestorie di persone semplici, poco conosciu-te del paese in cui andrai e cerca di esse-re il più curioso possibile andando ad in-contrare chi spende il proprio tempo per glialtri e con gli altri. Cerca di capire chi è l’al-tro che andrai ad incontrare. Questo si, èimportante! La prima esperienza, indipen-dentemente dal tempo che metterai a di-sposizione, deve essere per ascoltare,guardare, parlare. Noi, la prima volta, ab-biamo avuto un grande insegnamento daun prete di Brescia, don Renato Piccini,che nel 1998 era già da 20 anni in Guate-mala con progetti finanziati dalla ComunitàEuropea. Ci disse: “Bene, se volete partirelo potete fare ma non pensate di andare acambiare il Guatemala. Ascoltate, guarda-te e parlate con la gente. Dopo di che, alvostro ritorno, se vi è piaciuta l’esperienzane riparliamo.” Un grande insegnamentoche abbiamo fatto nostro e che trasmettia-mo a chi ci contatta perché il Guatemala èun paese contraddittorio, così lontano e di-verso dal nostro che nemmeno la più fervi-da immaginazione riesce a capire. Bisognaconsiderare che da una parte è un paesedove la donna non ha spazio e le famiglienon possono mandare i propri figli a scuo-la; dove la popolazione non si può permet-tere un’assistenza sanitaria di base; dovela violenza è quotidiana; dove le condizio-ni igieniche sono inesistenti; dove l’aumen-to di 20 centesimi di euro sul costo dellacarne mette in crisi migliaia di persone chevivono con stipendi miseri. Dall’altra, nelmondo dorato della capitale, è un marcia-

piede piastrellato che una donna con lapettorina della municipalità lava come fos-se il pavimento di casa, tra ristoranti, nego-zi alla moda e banche. Assurdo ma reale!“Dovete considerare” dice Alberta Tista Toj,una donna maya guatemalteca di linguaachi (una delle 23 lingue presenti nel pae-se), intervistata da Pino Cacucci a pagina208 del libro Vagabondaggi (ed. Feltrinelli)“che le nostre genti vivono in zone doveper raggiungere una farmacia o un presidiomedico occorrono giorni di cammino….”.Alberta è una curandera, una persona checerca di tramandare la conoscenza dellamedicina tradizionale maya, che si avvaledelle risorse della natura, soprattutto erbema anche sostanze di origine animale. Sedeciderai di partire potresti incontrare que-ste donne per cui è importante sapere cheesistono. “Non direi che vi sia una contrap-posizione con la medicina ufficiale quellache io definisco ‘chimica’.” continua Alber-ta “Anzi auspico un’unione tra le due medi-cine per meglio curare gli esseri umani”.Capisci come possano saltare tutte le cer-tezze che si hanno? La cooperazione è la-vorare insieme per raggiungere un obietti-vo per cui non si può essere impreparati ebasarsi solo sulle proprie conoscenze ecapacità. Se si decide di andare in Guate-mala, ad esempio, si deve sapere che siincontreranno donne come Alberta di cui lagente del posto si fida. Come si fidano an-che di donne e uomini che nella loro comu-nità hanno un ruolo comunitario importanteche è quello del promotore sociale cioè co-lui che si occupa di salute promuovendol’educazione all’igiene e ad una correttaalimentazione, spesso distribuendo farma-ci avendo a disposizione la gestione di unafarmacia comunitaria. Sai che sempre que-ste persone sono contadini? Il promotoredi salute è una figura riconosciuta dal Mini-stero di Salute del Guatemala che ha unruolo importantissimo perchè, come diceAlberta, “…le nostre genti vivono in zonedove per raggiungere una farmacia o unpresidio medico occorrono giorni di cammi-no….”. E poi sappi che un’esperienza dicooperazione non è solo dare la propriaprofessionalità e le proprie conoscenze maè soprattutto ricevere. Se ci chiedi cosa cispinge a continuare questa nostra espe-rienza lunga ormai più di quindici anni, ti ri-spondiamo così: l’umanità che incontria-mo, che ci circonda e ci avvolge; la serietàdelle persone che pur vivendo in un conte-sto precario lavorano con microprogetti permigliorare il quotidiano di bambini ed an-ziani; gli incontri come quello con CaterinaVetrò, psicologa di Monza, che mettendo adisposizione le proprie conoscenze ha co-struito insieme a loro una piccola clinicautilizzando materiali di recupero ed ecolo-gici; la ricerca delle motivazioni che ci spin-

la scelta dei candidati per un posto in unaONG (ma direi anche in una piccola onlus)non risponde quasi mai a un criterio di pro-fessionalità. Ad esempio raramente vienefatta la selezione in base alla conoscenzadella lingua del paese dove si va a opera-re, al contrario va molto l’analisi psicologi-ca fai da te. Talvolta mi sono ritrovata a uncolloquio in Italia con persone che mi chie-devano: ma tu perché vuoi partire? E s’im-provvisavano psicoanalisti. Ai colloqui perle ONG di Londra nessuno pone domandedi questo tipo. Ti dicono: gli obiettivi sonoquesti, il progetto è questo, sai la lingua?Hai le conoscenze per realizzare il proget-to? C’è una bella differenza sul piano qua-litativo. E i risultati sono diversi”.

(da “L’industria della carità. Da storie etestimonianze inedite il volto nascosto del-la beneficenza” ed. Chiarelettere, pag. 16).

Davanti ai suoi occhi in trent’ anni sonopassati il Benin, il Burundi, la Sierra Leone,Haiti e la Palestina. Silvana non è l’ultimaarrivata nel mondo della Cooperazione edè molto chiara. Le sue parole non hannobisogno di nessun commento.

Non bastano buona volontà e voglia difare. Bisogna essere preparatissimi per es-sere veramente di aiuto! Spesso diamo perscontato, una volta che si diventa profes-sionisti in infermieristica, di poter esercita-re ovunque. Non è così!

Ci rivolgiamo a te che hai una mezzaidea di partire e non sei ancora convinto alcento per cento, dicendoti di capire benese è proprio quello che vuoi fare perchéanche solo 15 giorni, se non si è convinti, lipuoi passare a contare i giorni che ti man-cano al tuo ritorno. Ci permettiamo di con-sigliarti, prima di partire, di chiedere a chiha già fatto questa esperienza di raccon-

35Numero 1/2013 PAGINA

gono a fare quello che stiamo facendo perloro ma anche per noi stessi; la consape-volezza che la velocità, il denaro, il super-fluo, la “notorietà” e la piccolezza dell’ indi-vidualismo, stiano solamente facendociperdere tempo senza renderci felici. Noinon abbiamo certezze però facciamo ciòche ci piace veramente, imparando da chinon si fa troppe domande dandosi da fareinvece che filosofeggiare. Ecco, anche esoprattutto per questo ci piace il Guatema-la e continuiamo ad esserci consapevoliche il cambiamento è possibile sapendoche non è semplice e si può cambiare so-lo all’interno di un progetto a lungo, lun-ghissimo termine, lavorando quotidiana-mente se però il cambiamento parte primada noi. Ricordati: noi stiamo bene perchéloro, gli impoveriti stanno male! Duranteuna giornata di salute organizzata nel me-se di ottobre dell’anno scorso dalla nostraassociazione in collaborazione con una re-altà locale, con 3 medici che hanno visita-no più di 100 persone tra bambini e adultidistribuendo gratuitamente farmaci perchèla salute è un diritto di tutti, abbiamo avutomodo di riflettere quando Emilio (un ragaz-zone spagnolo che di professione fa l’edu-catore in una comunità di recupero di ra-gazzi che hanno commesso omicidi) sti-molato a darci un giudizio su quell’ inter-vento progettuale ci ha detto: “Quello che

stiamo facendo qui, oggi, è come aiutareun malato terminale a morire senza dolore.Il nostro è un intervento necessario ma re-sta sempre un palliativo” Un giudizio duro,che ci ha fatto riflettere perché quando sivedono fila di donne-bambine con in brac-cio bambini denutriti e malnutriti per avereun’aspirina è naturale dire: “ma quello chestiamo facendo servirà veramente?”. Sì,ha un senso qualsiasi intervento perchèquanto meno migliora la vita a chi beneficiadei nostri interventi però il cambiamento èpossibile se cambiamo noi adottando stilidi vita più parsimoniosi, più sobri, più puliti,più lenti, più inseriti nei cicli naturali e secreiamo collaborazione tra professionistiper mettere in comune professionalità,competenze e conoscenze. Solo facendorete, trasformando l’IO in NOI, possiamosperare in un cambiamento per consentireagli impoveriti di uscire rapidamente dallaloro povertà. Se si vuole fare l’infermiere ingiro per il mondo occorre considerare pri-ma di tutto questo aspetto. Facile a dirsi,difficile, nel concreto, lavorare, nel quoti-diano, ad un progetto comune. Però non èimpossibile impegnarsi per costruire unasocietà equa, solidale e sostenibile. Sì, loso, siamo dei sognatori…però ci crediamoe siamo convinti che partire, se stai pen-sando di farlo, sia la scelta giusta.

Augurandoti una buona giornata, lascia-

mo aperta la porta della nostra associazio-ne e speriamo di esserti stato d’aiuto.

Ains onlus

Letture consigliate

• “Come cambiare il mondo con i nuovi sti-li di vita” di Adriano Sella (ed.EMI)

• “L’industria della carità. Da storie e testi-monianze inedite il volto nascosto dellabeneficenza” di Falentina Furlanetto (ed.Chiarelettere)

• “Dignità” (ed. Feltrinelli)• “Noi non restiamo a guardare.Medici

senza Frontiere nel mondo.Lettere e Te-stimonianze” (ed. Feltrinelli)

• “A testa in giù” di Eduardo Galeano (ed.Sperling&Kupfer editori)

• “Storie di Piemonte” di Carlo Petrini (ed.Slow Food Editore)

• “Vagabondaggi” di Pino Cacucci (ed.Feltrinelli)

* Ains OnlusAssociazione Italiana Nursing Sociale

Gli autori

36 Infermiere a PaviaPAGINA

* Cinzia ancarani** Silvia Lodola

“Give screening a chance,l’Hiv non fa differenze”

Progetto regionale per la

prevenzione e screening

dell’infezione da HIV-ASL Pavia

PrEMEssAL’infezione da HIV non è eradicabile, ma

attualmente è ben controllata mediantel’impiego della terapia antiretrovirale com-binata “altamente attiva” (introdotta nel no-stro Paese nel 1996), in grado di indurre lasoppressione della viremia, la stabilizza-zione delle condizioni immunologiche, la ri-duzione dell’impatto clinico e prognosticodelle infezioni opportunistiche, con conse-guente aumento del numero di personeviventi affette da HIV o AIDS. Le stime ef-fettuate sulla base dei dati nazionali, docu-mentano che un sieropositivo su quattronon sa di essere infetto comportando gravirischi per la sua salute e quella pubblica.La diagnosi tardiva (late presenter: nume-ro di CD4 alla diagnosi di HIV<350 cell/µl)dell’infezione si associa ad un aumentodella morbidità e della mortalità anche perpatologie non AIDS correlate e alla tra-smissione del virus da HIV con conse-guenti rischi per la salute pubblica e incre-mento della spesa sanitaria. Di contro, an-che l’infezione acuta da HIV, spesso nondiagnosticata causa l’aspecificità della sin-tomatologia (sindrome simil-influenzale/mononucleosica), in cui l’unicofattore dirimente è la segnalazione di uncomportamento a rischio, si associa, perl’elevata replicazione virale, ad un’elevatacontagiosità.

sItUAZIONE ItALIANA E PAVEsEDai dati italiani emerge che la principale

via di trasmissione del virus dell’HIV è rap-presentata dai contatti sessuali non protet-ti percepiti come non a rischio e le nuovediagnosi di infezione da HIV sono in gene-re tardive. Si segnala, inoltre, un aumentocostante dell’età mediana (si è passati dai26 anni nel 1985 ai 38 anni circa nel 2011),al momento della diagnosi di infezione daHIV; un aumento della proporzione di stra-nieri con una nuova diagnosi di HIV (in ge-nere si tratta di soggetti che provengonoda aree endemiche per l’infezione quali:Africa, America Meridionale, Paesi dell’Eu-

ropa Centrale e Orientale e Asia). In Italiacirca 150 mila persone sono affette dal vi-rus dell’ HIV e di queste circa 22mila han-no sviluppato la sindrome AIDS. Mentre iltasso di mortalità e’ calato verticalmentegrazie alle nuove terapie antivirali, il tassodi contagio e’ rimasto stabile: circa 4.000nuovi casi l’anno nel nostro paese. In par-ticolare, secondo i dati forniti dal CentroOperativo AIDS (COA), nonostante unaverosimile sottonotifica dei casi, nel 2011sono state segnalate 3461 nuove diagnosidi infezione da HIV di cui il 21% (circa 755)in Lombardia. A Pavia nel 2011 sono statinotificati 38 nuovi casi di HIV.

I dati riferibili a Pavia e provincia per l’an-no 2012 documentano 49 notifiche di HIV(32 maschi; 17 femmine), con un età me-dia dei pazienti pari a 38 anni , così strati-ficati per nazionalità: 39 pazienti italiani, 6pazienti dall’Africa Sub-Sahariana, 3 pa-zienti dal Sud America e 1 paziente prove-niente dall’Europa dell’Est.

Il 70% circa di questi pazienti si è pre-sentato, inoltre, con una diagnosi tardiva diinfezione da HIV.

Il comportamento a rischio più frequen-temente segnalato è stato quello sessualenon protetto (eterosessuale, omosessualee bisessuale). Si segnala, inoltre, un incre-mento delle notifiche di sifilide e blenorra-gia rispetto agli anni precedenti.

INtErVENtIIn relazione a questi dati l’ASL di Pavia,

nell’ambito del progetto Regionale “Sorve-glianza e controllo dell’infezione da HIV:determinazioni per il potenziamento delleattività di screening e diagnosi precoce”(decreto n 11572 del 16 novembre 2010)ha avviato a partire dal marzo 2012 attra-verso il Dipartimento di Prevenzione Medi-co una serie di interventi informativi e disensibilizzazione relativi all’Infezione daHIV e alle malattie sessualmente trasmes-se, con il patrocinio della Provincia di Paviasettore Giovani e Pari Opportunità, rivolti

rIAssUNtOL’infezione da HIV non è stata ancorasconfitta, ma può essere contenutausando una combinazione di farmacianti retrovirali, capaci di indurre sop-pressione della viremia, stabilizzazionedelle condizioni immunologiche e ridu-zione delle infezioni opportunistiche,aumentando il numero delle personeche convivono con HIV e AIDS.Esponiamo in questo articolo il proget-to sponsorizzato dalla Regione Lom-bardia e sviluppato dalla ASL della cit-tà di Pavia.

AbstrActHIV infection is not yet beaten, but itcan be controlled using a combinationof antiretroviral therapy able to causeviremia suppression, the stabilizationof immunological conditions, and thelowering of opportunistic infections, in-creasing the number of persons livingwith HIV or AIDS. Here we expose theproject sponsored by the RegioneLombardia and developed at the ASLof Pavia City.

37Numero 1/2013 PAGINA

alla popolazione generale quali:• la partecipazione agli eventi nell’ambito

dell’iniziativa Imagine.pavia per l’anno2012 e leggerepavia.it per l’anno 2013;

• concerti organizzati dall’AssociazionePavia Musica 2000 e in collaborazionecon Comune di Pavia,

• donazione all’UNICEF di borse persona-lizzate dagli studenti del Liceo artisticoStatale Volta di Pavia;

• Interventi formativi rivolti agli operatorisanitari;

• l’ attivazione di una rete di collaborazio-ne con strutture territoriali (Dipartimentodi Malattie Infettive, Fondazione IRCCSS. Matteo Azienda Ospedaliera di Pavia,Consultori pubblici e del privato accredi-tato e altri Servizi ASL, Medici di Medici-na Generale e Pediatri di Libera Scelta,Enti, Associazioni e Gruppi di interesse);

• una campagna informativa con strumen-ti promozionali ( radio, giornali, autobus,cartellonistica etc,).

• L’ideazione dell’immagine, per la promo-zione del progetto, si deve alla collabo-razione gratuita dallo Studio Graficoglueglue, Via Belli 4 27100 Pavia.

• l’apertura di ambulatori ad accesso libe-ro, anonimo e gratuito, deputati all’attivi-tà di informazione, counseling ed esecu-zione test rapido HIV su sangue pressole sedi ASL di Pavia, Viale Indipendenza 5, il MARTE-DI’ e GIOVEDI’ dalle 15.00 alle 17.00Pavia, Viale Indipendenza 5, il SABATOprevio appuntamento telefonico.Vigevano, Viale Montegrappa 5,il VE-NERDI’ dalle 09.30 alle 11.30Voghera, Viale Repubblica 88, il VE-NERDI’ dalle 14.00 alle 16.00 aperto si-no al 31.01.13

• attivazione del numero verde dedicato800-034933 e dell’indirizzo [email protected] e sito web consultabilesul sito dell’ASL www.asl.pavia.it.

Gli obiettivi del progetto sono:Potenziare le attività di screening e dia-

gnosi precoce dell’infezione da HIV e dellemalattie sessualmente trasmesse.

Garantire una continuità assistenzialedei cittadini HIV+ e di quelli affetti da malat-tie sessualmente trasmissibili.

Individuare i maggiori comportamenti arischio presenti nel territorio pavese.

Organizzare percorsi formativi per l’in-clusione del test HIV nei percorsi diagno-stico-terapeutici.

Riorganizzare e razionalizzare i presiditerritoriali di offerta test, anche in collabora-zione con associazioni e gruppi di interesse.

Il target di riferimento è l’intera popola-zione maschile e femminile, italiana e non,con un età compresa tra 15 anni e gli over65 anni.

Considerazioni relative all’affluenzadella popolazione generale presso gli am-bulatori ASL deputati allo screening HIV edelle malattie sessualmente trasmesse(MTS).

Da marzo 2012 a tutt’oggi sono stati te-stati con test rapido per HIV1-2 su sangue,presso i nostri ambulatori, 430 pazienti dicui il 47% maschi (202 maschi-228 femmi-ne di età media 32 anni; MIN 16-MAX 87).Per quanto riguarda la provenienza geo-grafica: 80% erano italiani, 10% dall’AfricaSub-Sahariana, 2%, Nordafricani, 4% Su-damericani, 1,4% Sud Est Asiatico e 2,6%non noti. Il comportamento a rischio piùfrequentemente segnalato è stato quellosessuale non protetto (eterosessuale,omosessuale e bisessuale) percepito co-me non a rischio. Dei pazienti che si sonosottoposti al test rapido, circa l’1% è risul-tato positivo per HIV di cui la gran maggio-ranza affetta da infezione acuta da HIV. Al-tri soggetti che, previo contatto telefonicoal numero verde di riferimento, comunica-vano rapporti occasionali con soggetti a ri-schio noto, nei tempi definiti utili per unaprofilassi post esposizione sono stati invia-ti presso l’ambulatorio di Malattie Infettivee Tropicali della Fondazione IRCCS Policli-nico San Matteo e sottoposti a terapia postesposizione.

Nell’ottica di un contenimento della tra-smissione dell’infezione da HIV e delle al-tre malattie sessualmente trasmesse econseguentemente dei costi sanitari si ri-tiene fondamentale proseguire nell’attivitàprogettuale promuovendo comportamentisessuali sicuri con una corretta educazio-ne all’affettività ed implementando la pre-venzione primaria (interventi informativi) ela prevenzione secondaria (accesso ai testHIV e al trattamento antivetrovirale per lepersone positive per HIV e/o a rischio).

tItOLArItA’ DEL PrOGEttOASL Pavia, Direzione Sanitaria (Dr G.

Fontana), Dipartimento di PrevenzioneMedico (Luigi Maria Camana) con la colla-borazione del Dipartimento Dipendenze(Paolo San Bartolomeo )

rEFErENtI DEL PrOGEttO • Ivana Aquino, responsabile di progetto

(Dipartimento di Prevenzione Medico,ASL Pavia )

• Raffaella Brigada (Dipartimento Dipen-denze, ASL Pavia)

• Cinzia Ancarani (Dipartimento di Preven-zione Medico, ASL Pavia)

• Silvia Lodola (Dipartimento di Prevenzio-ne Medico, ASL Pavia)

• Laura Maiocchi (Dipartimento di Preven-zione Medico, ASL Pavia-Dipartimento diMalattie Infettive, Policlinico S. Matteo.

* InfermieraPoliclinico San Matteo di Pavia

** Ains OnlusAssociazione Italiana Nursing Sociale

Gli autori

38 Infermiere a PaviaPAGINA

Lo sviluppo delle competenzeinfermieristiche: quali orientamenti, quali implicazioni?

La recente diffusione del documento elaborato dal Tavolo Tecnico Ministero della Salute e Regioni inerente lo sviluppodelle competenze infermieristiche ha determinato un dibattito, sempre latente dal 1994 con la pubblicazione del profilo del-l’Infermiere, riferito alla formazione post-base o specialistica dell’Infermiere.

Il Convegno ha lo scopo di ripercorrere le tappe di quel percorso e cercare di evidenziare alcuni orientamenti e impli-cazioni possibili . Nella prima parte del Convegno dopo aver illustrato le ipotesi emerse dal tavolo tecnico si approfondi-ranno le possibili declinazioni delle sviluppo delle competenze nel contesto italiano e con una panoramica sull’attuale con-testo Europeo.

Le relazioni successive analizzeranno le possibili implicazioni contrattuali e organizzative che possono emergere conlo sviluppo di competenze specialistiche.

La tavola rotonda del pomeriggio vuole raggruppare i principali attori del sistema salute per evidenziare dai diversi pun-ti di vista (infermieristico, medico, formativo, sindacale e degli utenti) i vincoli e le opportunità di questa crescita professio-nale degli Infermieri.

ObIEttIVO GENErALE

Il convegno ha lo scopo di approfondire le tematiche inerenti lo sviluppo delle competenze infermieristiche evidenzian-do gli orientamenti e le possibili implicazioni professionali.

PrOGrAMMA

9.00 Apertura e introduzione al Convegno

9.15 Le specializzazioni infermieristiche secondo l’attuale contesto normativo/contrattuale e le ipotesi previste dal tavo-lo Ministero Salute/Regioni - Enrico Frisone

10.00 Competenze avanzate e specializzazione professionale: in quale campo? - Stefania Di Mauro

10.30 La declinazione della competenza: panoramica sugli orientamenti e sulle prospettive europee - Loredana Sasso

11.00 PAUSA caffè

11.15 Le specializzazioni infermieristiche: quali implicazioni contrattuali? - Samuel Dal Gesso

11.45 Lo sviluppo delle competenze infermieristiche: quali implicazioni organizzative? - Barbara Mangiacavalli

12.15 Dibattito con gli esperti

13.00 PAUSA PRANZO

14.00 AssEMbLEA ANNUALE OrDINArIA IPAsVI Pavia

15.00 TAVOLA ROTONDA: Migliorare le competenze dell’infermiere: vincoli e opportunità per il sistema socio- sanitario -Moderatore: Dulio Loi

Interverranno:

Stefano Citterio, Dirigente SITRA AO S. Anna Como

Giovanni Belloni, Presidente Ordine Medici Pavia

Sono stati invitati i rappresentanti sindacali delle categorie:

CGIL – CISL FP – UIL – NURSING UP – Tribunale Diritti del Malato

17.00 CONCLUSIONI

Compilazioni questionari ECM e gradimento

39Numero 1/2013 PAGINA

INFOrMAZIONI GENErALI

DATA E LUOGO

Giovedì 14 marzo 2013Aula Magna “Maria Antonietta Sairani” Residenza Universitaria BiomedicaVia Giulotto, 2 – 27100 PAVIA

QUOTE DI ISCRIZIONE

Il Convegno è aperto a 150 partecipanti. Le quote d’iscrizione sono:GrAtUItA per gli iscritti al Collegio IPASVI di Pavia;€ 15,00 + IVA 21% (tot. € 18,15) iscritti ad altri col-legi;

L’iscrizione dà diritto a: kit congressuale, attestato dipartecipazione, certificato crediti ECM, pranzo in men-sa.Tutti i partecipanti ai lavori sono pregati di iscriversi tra-mite il ‘form on line’ che si trova sul sito www.bquadro-congressi.it ed effettuare il pagamento (al netto dellespese bancarie) tramite bonifico bancario sul conto cor-rente intestato a Bquadro Congressi srl.IbAN: It07 H 02008 11301 00010 2482 188Nella causale indicare: nome, cognome e la dicitura“Iscrizione 13PPr08”.Iscrizioni ricevute senza i dettagli del pagamento non saranno prese in considerazione.

Istruzioni on-line e procedura di iscrizione per nuovi utenti:

Compilando la tabella dei dati personali e la password si è registrati al portale Bquadro; una mail di conferma comprensivadi USERNAME e PASSWORD verrà generata in automatico dal sito e consentirà di passare al modulo successivo.

Inserire USERNAME e PASSWORD nell’area riservata in blu e accedere alla sezione “calendario eventi”. Selezionan-do il mese, l’evento desiderato, quindi “Iscrizione on line” in automatico verranno riproposti i dati personali. Si prega di con-fermarli selezionando invio.

Una mail di effettuata pre-ISCRIZIONE all’evento verrà generata in automatico dal sito.La conferma dell’iscrizione sarà inviata una volta verificato il pagamento.La fattura e il certificato dei crediti formativi in formato .pdf saranno scaricabili dal sito previo avviso mediante mail

all’indirizzo di posta elettronica digitato al momento della registrazione.

CONDIZIONI DI ANNULLAMENTO E RIMBORSO

In caso di rinuncia alla partecipazione al Convegno, la disdetta dovrà essere inoltrata alla Segreteria Bquadro entro il4 Marzo tramite fax 0382 27697 o e-mail all’indirizzo: [email protected]

Oltre tale data non sarà più possibile ottenere alcun rimborso. I rimborsi saranno effettuati dopo il Convegno. Si ricor-da di indicare nella comunicazione: Nome e Cognome dell’intestatario del conto e IBAN.

ACCREDITAMENTO

È in atto la pratica di accreditamento per la certificazione dell’evento finalizzata all’attribuzione di Crediti Formativi ECM,secondo il programma Educazione Continua in Medicina per le seguenti figure professionali:

• Assistenti sanitari • Fisioterapista• Educatore professionale • Infermiere e Infermiere Pediatrico• Ostetrica/o • Medico chirurgo con specializzazione in:

• Medicina Interna e Medicina Generale (medici di famiglia).L’assegnazione dei crediti è subordinata all’effettiva partecipazione al programma formativo.Sono stati preassegnati n. 6 crediti EcM.

COMITATO SCIENTIFICO: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA:

Collegio IPASVI - Pavia Bquadro congressi srlTel: 0382/525609 - Fax: 0382/528589 Via San Giovanni in Borgo, 4 - 27100 PAVIAMail: [email protected] tel. 0382 302859 - fax 0382 27697

e-mail: [email protected]

Assemblea Elettiva1° Convocazione 07 marzo 2013 alle ore 21.00 in Via Volta,25 – Pavia - 2° convocazione

Giovedì 14 marzo 2013 - ore 14.00Durante il convegno (vedi pagine precedenti): “Lo sviluppo delle

competenze infermieristiche: quali orientamenti, quali implicazioni?”

Auditorium residenza Universitariabiomedica - Via Giulotto, 12 - PAVIA

ORDINE DEL GIORNO: RELAZIONE DEL PRESIDENTE; CONTO CONSUNTIVO 2012

RELAZIONE DEL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI; PROGRAMMA 2013;

CONTO PREVENTIVO 2013

CollegioInfermieri Professionali

Assistenti Sanitari

Vigilatrici d’Infanzia

della Provincia

di Pavia

Delega (si ricorda che ciascun iscritto non può presentare più di due deleghe)

Nome e Cognome del delegante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

n° iscrizione all’Albo Professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

firma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Convenzione IPASVI - INA ASSITALIADal mese di luglio 2012, il Collegio IPASVI della Provincia di Pavia ha sottoscritto con INA Assitalia,Agenzia Generale di Pavia, una convenzione per l’adesione al:

“FONDO PENSIONE APERTO INA A CONTRIBUTI DEFINITI”

INA Assitalia è una Compagnia assicurativa nata nel 1912 come compagnia di previdenza privata.Tutt'ora mantiene una posizione leader in ambito previdenziale grazie a soluzioni innovative costruite“sulla persona” cioè adattate alle diverse aspettative e all'orizzonte temporale individuale.

Attraverso la Convenzione è possibile aderire, su base volontaria, a un fondo pensione aperto,usufruendo di condizioni di particolare favore innanzitutto economico. Sconti e agevolazioni si estendonoanche a soluzioni di tutela della persona e della famiglia (salute, infortuni, casa, auto).

L'Agenzia Generale di Pavia mette a disposizione degli iscritti al Collegio il proprio servizio diconsulenza altamente qualificata e personalizzata.

AGENZIA GENErALE INA AssItALIA DI PAVIAdi SERGIO BALORDI E CLAUDIO MARZIANI

Corso Cavour 59 – Pavia Tel. 0382/23021 Fax 0382/27642

Per ulteriori informazioni e per fissare appuntamenti,è possibile contattare la:

Dott.ssa Angelica FontolanConsulente Previdenziale

cell. 338 4226941


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