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a piena voce 5

Date post: 26-Mar-2016
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gornale toscano di controinformazione
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DALL’ITALIA ALL’EUROPA CACCIAMOLI TUTTI GIORNALE TOSCANO DI CONTROINFORMAZIONE numero 5 maggio 2012 € 1 I GOVERNI DELLA BORGHESIA, LA CRISI DEL CONSENSO E LA COSCIENZA DI CLASSE IN MIGLIAIA A FI- RENZE CONTRO MONTI E CONTRO L’EUROPA DELLE BANCHE di Sergeyev Artem I governi europei che negli ultimi mesi hanno condotto la locomotiva del capitalismo in crisi nella restau- razione di un modello di estremo ri- gore e di eliminazione dei diritti per i lavoratori subiscono in questi gior- ni a livello elettorale un tracollo di consenso dei loro abituali riferimenti politici. Nascono nuovi modelli polarizzati e trasversali dove si mischiano aspetti reazionari, populisti e socialdemo- cratici. Il risultato francese vince alle presidenziali il rappresentante della socialdemocrazia (Hollande) ma in un quadro di estrema debolezza schiacciato dal polo della sinistra ri- formista Fronte de Gauche e quello di estrema destra del Fronte Nazio- nale. Ma il fronte de Gauche dando l’ appoggio al governo socialdemocra- tico lascia al Fronte Nazionale la ge- stione di un’ opposizione reazionaria e populista. In Inghilterra i governi di centro de- stra sono in forte calo di consensi e così pure in Germania. In Grecia i due partiti di governo che hanno seguito alla lettera le indica- zioni di massacro sociale imposte dal capitalismo finanziario europeo vengono frantumati. Il PASOK rap- presentante della socialdemocrazia storica greca subisce un vero tracol- lo. Non solo ma si radicalizzano due poli: a sinistra (il riformista SYRI- ZA) e all’ estrema destra (i neonazisti di ALBA DORATA). Questo quadro rende impossibile la governabilità e ne acuisce tutti i fattori di scontro so- ciale e politico. SYRIZA ha capitalizzato la rabbia a sinistra contro l’ Europa delle banche ma il suo programma estremamente morbido contro queste politiche la- scerà ai neonazisti un pericolosissi- mo spazio. Il risultato delle amministrative in Italia non fa che confermare questo quadro d’ insieme. I partiti che sostenevano mesi fa il governo di destra di Berlusconi e che ora sostengono il governo Monti più il Partito Democratico ed il Terzo Polo subiscono chi più chi meno un fortissimo calo. In fortissima ascesa è il movimento 5 Stelle, fautore di un programma populista ma in via di radicamento nel territorio. Il Mov. 5 Stelle raccoglie anche istanze del- la stessa piccola e media borghesia che in questi anni hanno dato il loro consenso alla Lega Nord. Non è un caso che settori ambientalisti e pic- colo borghesi (in particolare nei NO TAV e dei comitati per l’ acqua pub- blica) abbiano trovato un riferimento in questo movimento. Il populismo di questo movimento sostenuto dalla grancassa del suo leader Beppe Gril- lo, raccoglie però anche il consenso di disgregati settori di classe e per questa ragione deve essere seguito con attenzione. Le difficoltà di consenso e riferimen- to in tutta Europa verso un program- ma marxista rivoluzionario sono in questa fase direttamente proporzio- nali alle difficoltà della nascita, cre- scita e rafforzamento dei partiti rivo- luzionari e di classe. Ma questa è l’ unica soluzione per le grandi masse sfruttate e costrette ai margini di una vita sempre più difficile e disperata. L’ antiliberismo piccolo borghe- se dei movimenti populisti come il MOV 5 stelle o il Partito dei Pirati del Nord Europa non avrà sbocchi di fronte alla crisi inarrestabile del capitalismo europeo, e al fallimento delle politiche keynesiane e riformi- ste. Spazi non ce ne sono più. Si addensano all’ orizzonte le cupe nuvole oscure di una svolta reazio- naria che solo un programma di tran- sizione e di lotta può contrastare: obbiettivi transitori indispensabili per la coscienza di classe e la costru- zione di vero partito rivoluzionario in tutte le parti d’ Europa. Questo è il compito principale del Partito Comunista dei Lavoratori in Italia. Oltre 1.500 persone, il 9 Maggio scorso, hanno risposto all'appello a manifestare contro la presenza di Monti, Draghi e Barroso a Firenze, sfilando intorno ad una piazza della signoria completamente militarizza- ta. Un corteo fatto di tanti lavoratori e studenti, uniti contro l'europa delle banche e dei padroni e contro le po- litiche del governo Monti. Numerose le realtà presenti in piazza: coordina- menti di lavoratori, sindacati di base, collettivi studenteschi, centri sociali, partiti. Particolarmente significativa la par- tecipazione di una rappresentanza operaia dalla GKN di campi bisen- zio, dove i lavoratori hanno sciope- rato, e dei lavoratori ATAF in lotta contro la privatizzazione del traspor- to pubblico. I manifestanti hanno scandito slo- gan contro la politica dei sacrifici imposta dall'europa e attuata dal go- verno monti, contro i tagli alla spe- sa pubblica e per la difesa integrale dell'art.18, contro i compromessi truffa promossi da PD e CGIL. Tra gli slogan più ripetuti, la richiesta di un vero sciopero generale contro il governo monti e le sue politiche. Il corteo del 9 Maggio rappresenta per tutti i partecipanti il primo passo di un percorso per costruire l'unità dal basso delle lotte fino alla caccia- ta del governo Monti e alla fine delle politiche antipopolari di austerità. I manifestanti del 9 maggio 2012.
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DALL’ITALIA ALL’EUROPA CACCIAMOLI TUTTI GIORNALE TOSCANO DI CONTROINFORMAZIONE numero 5 maggio 2012 € 1

I GOVERNI DELLA BORGHESIA, LA CRISI DEL CONSENSO E LA COSCIENZA DI CLASSE

IN MIGLIAIA A FI-RENZE CONTRO MONTI E CONTRO L’EUROPA DELLE BANCHE

di Sergeyev Artem

I governi europei che negli ultimi mesi hanno condotto la locomotiva del capitalismo in crisi nella restau-razione di un modello di estremo ri-gore e di eliminazione dei diritti per i lavoratori subiscono in questi gior-ni a livello elettorale un tracollo di consenso dei loro abituali riferimenti politici.Nascono nuovi modelli polarizzati e trasversali dove si mischiano aspetti reazionari, populisti e socialdemo-cratici. Il risultato francese vince alle presidenziali il rappresentante della socialdemocrazia (Hollande) ma in un quadro di estrema debolezza schiacciato dal polo della sinistra ri-formista Fronte de Gauche e quello di estrema destra del Fronte Nazio-nale. Ma il fronte de Gauche dando l’ appoggio al governo socialdemocra-tico lascia al Fronte Nazionale la ge-stione di un’ opposizione reazionaria e populista.In Inghilterra i governi di centro de-stra sono in forte calo di consensi e così pure in Germania. In Grecia i due partiti di governo che hanno seguito alla lettera le indica-zioni di massacro sociale imposte dal capitalismo finanziario europeo vengono frantumati. Il PASOK rap-presentante della socialdemocrazia

storica greca subisce un vero tracol-lo. Non solo ma si radicalizzano due poli: a sinistra (il riformista SYRI-ZA) e all’ estrema destra (i neonazisti di ALBA DORATA). Questo quadro rende impossibile la governabilità e ne acuisce tutti i fattori di scontro so-ciale e politico. SYRIZA ha capitalizzato la rabbia a sinistra contro l’ Europa delle banche ma il suo programma estremamente morbido contro queste politiche la-scerà ai neonazisti un pericolosissi-mo spazio.Il risultato delle amministrative in Italia non fa che confermare questo quadro d’ insieme.I partiti che sostenevano mesi fa il governo di destra di Berlusconi e che ora sostengono il governo Monti più il Partito Democratico ed il Terzo Polo subiscono chi più chi meno un fortissimo calo. In fortissima ascesa è il movimento 5 Stelle, fautore di un programma populista ma in via di radicamento nel territorio. Il Mov. 5 Stelle raccoglie anche istanze del-la stessa piccola e media borghesia che in questi anni hanno dato il loro consenso alla Lega Nord. Non è un caso che settori ambientalisti e pic-colo borghesi (in particolare nei NO TAV e dei comitati per l’ acqua pub-blica) abbiano trovato un riferimento in questo movimento. Il populismo

di questo movimento sostenuto dalla grancassa del suo leader Beppe Gril-lo, raccoglie però anche il consenso di disgregati settori di classe e per questa ragione deve essere seguito con attenzione. Le difficoltà di consenso e riferimen-to in tutta Europa verso un program-ma marxista rivoluzionario sono in questa fase direttamente proporzio-nali alle difficoltà della nascita, cre-scita e rafforzamento dei partiti rivo-luzionari e di classe. Ma questa è l’ unica soluzione per le grandi masse sfruttate e costrette ai margini di una vita sempre più difficile e disperata. L’ antiliberismo piccolo borghe-se dei movimenti populisti come il MOV 5 stelle o il Partito dei Pirati del Nord Europa non avrà sbocchi di fronte alla crisi inarrestabile del capitalismo europeo, e al fallimento delle politiche keynesiane e riformi-ste. Spazi non ce ne sono più.Si addensano all’ orizzonte le cupe nuvole oscure di una svolta reazio-naria che solo un programma di tran-sizione e di lotta può contrastare: obbiettivi transitori indispensabili per la coscienza di classe e la costru-zione di vero partito rivoluzionario in tutte le parti d’ Europa.Questo è il compito principale del Partito Comunista dei Lavoratori in Italia.

Oltre 1.500 persone, il 9 Maggio scorso, hanno risposto all'appello a manifestare contro la presenza di Monti, Draghi e Barroso a Firenze, sfilando intorno ad una piazza della signoria completamente militarizza-ta. Un corteo fatto di tanti lavoratori e studenti, uniti contro l'europa delle banche e dei padroni e contro le po-litiche del governo Monti. Numerose le realtà presenti in piazza: coordina-menti di lavoratori, sindacati di base, collettivi studenteschi, centri sociali, partiti. Particolarmente significativa la par-tecipazione di una rappresentanza operaia dalla GKN di campi bisen-zio, dove i lavoratori hanno sciope-rato, e dei lavoratori ATAF in lotta contro la privatizzazione del traspor-to pubblico. I manifestanti hanno scandito slo-gan contro la politica dei sacrifici imposta dall'europa e attuata dal go-verno monti, contro i tagli alla spe-sa pubblica e per la difesa integrale dell'art.18, contro i compromessi truffa promossi da PD e CGIL. Tra gli slogan più ripetuti, la richiesta di un vero sciopero generale contro il governo monti e le sue politiche. Il corteo del 9 Maggio rappresenta per tutti i partecipanti il primo passo di un percorso per costruire l'unità dal basso delle lotte fino alla caccia-ta del governo Monti e alla fine delle politiche antipopolari di austerità.

I manifestanti del 9 maggio 2012.

di Aldo Montalti E’ un’ iniziativa che vuole essere un doveroso omaggio ai tanti dimenti-cati, a coloro che hanno speso gran parte delle loro esistenze per edifica-re un mondo più giusto, che offrisse a tutti ( o, quanto meno, a un numero molto più vasto di uomini e donne) la prospettiva di condurre una vita dignitosa, dove fossero banditi lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’emarginazione e la sottomissione delle classi subalterne, la divisione basata su censo e proprietà, l’esclu-sione dai livelli scolastici e informa-tivi più elevati.Uomini e donne impiegarono il loro tempo – in molti casi tutto il loro tempo giungendo al sacrificio della vita – per cambiare radicalmente una società pietrificata e profondamen-te, radicalmente iniqua, senza nulla chiedere per sé stessi dov’erano nati o si erano battuti, nell’esilio, nella lotta di Liberazione, nelle agitazioni rivendicative, nelle lotte politiche e in quelle sindacali.Uomini e donne che hanno operato nella Maremma grossetana – e nei limitrofi territori livornesi, pisani e senesi – e nell’emigrazione politica, che si sono calati nelle lotte sociali sin dagli ultimi decenni dell’Otto-cento e hanno percorso – con una fermezza e dignità di cui oggi non resta traccia – la prima metà del Novecento.Si trattava di internazio-nalisti, di anarchici, di socialisti, di comunisti, ma anche di mazziniani e di elementi senza partito, di nemici dichiarati del potere, molti dei qua-li hanno pagato prezzi elevatissimi per i loro no al potere, alla monar-chia, alle istituzioni, al fascismo, alla guerra, all’ingiustizia.Consigliamo una visita al sito per conoscere tutte quelle storie perso-nali e collettive utili a recuperare quello spirito collettivo e di disinte-resse personale alla base di ogni stra-tegia rivoluzionaria. Il sito lo trovate al seguente indirizzo: http://www.radiomaremmarossa.it/.

editoriale pagina 2L’IMPORTANZA DI UNA MEMORIA STORICA COL-LETTIVA: IL SITO RADIO-MAREMMA ROSSA

di Giacomo Cei La recente inchiesta per pedo-filia su don Daniele Rialti, sacerdote dell’Opera della Madonnina del Grap-pa ( istituzione caritativa a favore dei bambini) e fino a poco tempo fa vice-parroco della chiesa empolese di San Giovanni Evangelista, oltre a riportare alla luce il dramma di migliaia di bam-bini e adolescenti che, indifesi e spesso abbandonati ingenuamente dai genitori nelle mani del prete di zona, subiscono violenze e umiliazioni, rischia anche di far esplodere un “caso” molto più com-plesso e fumoso.

E’ stato appurato, dalle indagini del so-stituto procuratore Giuseppina Mione, che don Rialti sia stato direttamente coinvolto “in plurimi episodi di mole-stia sessuale nei confronti di giovani ospitati nella sede empolese della Ma-donnina del Grappa” sin dal 2007 e fino al suo trasferimento presso la curia di Scandicci. La testimonianza che inchio-da don Rialti è quella di un giovane di origine albanese il quale ha dichiarato di aver avuto incontri a pagamento, cento euro a prestazione, con il vice parroco all’interno della canonica.

Lo stesso don Paolo Cioni, all’epoca parroco della chiesa di San Giovanni Evangelista di Empoli, parla esplici-tamente di un atteggiamento ambiguo di Rialti e a rivela di aver segnalato la cosa, su richiesta di un gruppo di geni-tori, all’arcivescovo Giuseppe Betori il quale, invece di passare il caso alla ma-gistratura, si limitò a trasferire il parro-co pedofilo a pochi chilometri dal luogo del misfatto.

Proprio questo trasferimento beffa, la palese omissione di denuncia e la spor-ca omertà e copertura a favore del prete pedofilo, potrebbero essere, secondo le ipotesi degli investigatori, il moven-te del fallito attentato del 4 Novembre 2011 ai danni dell’arcivescovo Betori

nel quale fu ferito da un colpo di pisto-la il segretario personale del Betori don Paolo Brogi. A sparare, con l’intenzione di uccidere l’arcivescovo, sarebbe stato Elso Baschini, pregiudicato di 73 anni il quale avrebbe, secondo il testimone Mohamed Kahoul Toufik ricevuto, da persone ignote, 20.000 euro per com-piere l’agguato.

Aspettando e auspicando che si possa al più presto fare luce su questa torbida e squallida vicenda, e si riesca finalmente a squarciare il velo di ipocrisia e omertà che avvolge la chiesa cattolica toscana e fiorentina, è nostro compito denunciare ovunque le criminali violenze sessuali compiute dai preti ai danni dei minori.

E’ infatti preoccupante che, statistica-mente, la maggioranza di questi reati sessuali avvenga in luoghi di culto ed

in istituti religiosi e che sugli autori di questi misfatti cada sempre la prote-zione delle massime autorità vaticane impedendo il regolare svolgimenti dei processi a loro carico.Allo stesso tempo si ripropone il tema della vergognosa girandola dei preti pedofili che, colti sul fatto o indagati dalla Magistratura dello Stato Italiano, vengono semplicemente tolti dal luogo del delitto e inviati dalle istituzioni reli-giose in un’altra città dove, sconosciuti alla popolazione, possono riprendere tranquillamente la loro opera di plagio e di abuso sui minori. Celebri, infine, sono i casi di molti sa-cerdoti stranieri che, condannati o inse-guiti da mandati di cattura per reati ses-suali, ( o addirittura per genocidio come nel caso del prete ruandese Emmanuel Uwayezu ), nel proprio paese di origine, si sono rifugiati in Italia dove le istitu-zioni clericali hanno offerto loro coper-tura e nuove parrocchie da gestire.

SCANDALO IN CURIALE TRAME OSCURE DELLA CHIESA FIORENTINA, DAGLI ABUSI SES-SUALI SUI MINORI ALL’ATTENTATO ALL’ARCIVESCOVO BETORI.

I compagni del PCL della Toscana rivolgono

il loro più caro abbraccio ad Antonella ed Andrea

per la nascita della meravi-gliosa Gaia.

pagina 3 lavoro e sindacato

di Piergiovanni Bellumori Il 27 aprile 2012 si è svolto a Grosse-to un convegno dell’Unione Sindaca-le di Base per discutere della critica situazione che stanno affrontando i lavoratori del Corpo Vigili del Fuo-co.L’epoca della crisi del modello ca-pitalista non ha risparmiato neanche un corpo importante come quello dei Vigili del Fuoco. Infatti anche i lavo-ratori che formano questo corpo sono stati colpiti dai pesanti tagli delle spese per il contenimento del debito pubblico, vale a dire la sottrazione di importanti risorse destinate allo sta-to sociale e a tutti quei servizi sociali fondamentali, per destinarle invece al sostegno di banche e imprese e cioè ai loro profitti. Con ragione l’USB denuncia che si è aperta una nuova fase a partire dalla vicenda FIAT, dove la complicità di Governo, Confindustria, Cisl e Uil e dopo un periodo di esitazione anche la Cgil ha deciso di stare dentro la trattativa sul nuovo patto sociale”.Si può affermare che da diversi anni si ha un abbassamento della qualità del-lo strumento di soccorso pur vivendo in una situazione di emergenza quoti-diana, chiaramente a discapito di una struttura come quella dei Vigili del Fuoco che ha sempre avuto una na-turale disposizione al ruolo Sociale. Mentre invece si assiste ad una vera e propria militarizzazione del Corpo, esempio di questo vi è l’impostazio-ne dei corsi di formazione dei nuovi entrati composti da, alza bandiera, saluto militare, disciplina militare e quanto di peggio può esistere in am-bito coercitivo e militaresco.Si va di male in peggio se prendiamo in considerazione la “componente anziana”, vale a dire il personale qua-

lificato che ogni giorno svolge il soc-corso alle persone con regolamenti di servizio che introducono la parte peg-giore dei regolamenti militari; quello che altri hanno in tanti anni rigettato ora viene applicato a chi deve salva-re vite umane, a chi deve lavorare in gruppo per portare a termine un in-tervento con cui NON può coesistere una gerarchia nelle operazioni di soc-corso, dove ognuno deve collaborare con il collega nell’emergenza. Invece viene imposta una “sovraordinazio-ne”, una specie di “chi comanda di più”. Per venire fuori da questo stallo i la-voratori devono costruire un percor-so condiviso e poter riorganizzare il corpo nazionale VV.F. in base alla qualità della formazione di questi

lavoratori, si possono evidenziare i punti più importanti:- Essere la struttura portante della protezione civile nel paese nelle prime fasi dell’emergenza- Ripristino dei fondi necessari per il soccorso tecnico urgente- Essere una struttura sociale tra la gente, formata, riqualificata ed adeguata nel numero- Blocco del precariato ed as-sunzioni in base alle normative euro-pee e conseguenti passaggi di qualifi-ca- Rigettare le impostazioni mi-litaresche ed il regolamento di servi-zio- Elezioni dei rappresentanti dei lavoratori attraverso democrati-che elezioni

- Riconoscimento categoria particolarmente usurante per colloca-zione in quiescenza (pensione)È più che urgente il ritorno alle ra-dici sociali del lavoro svolto dei Vi-gili del fuoco, è perciò inaccettabile il fatto che oggi gli enti locali svol-gano una attività di proliferazione di associazioni di volontariato, che si occupano di soccorso in modo del tutto sporadico e con grandi limiti dal punto di vista professionale. Perciò è fondamentale che il corpo nazionale VV.F. riscopra quel ruolo centrale delle attività di soccorso e gestione grazie alla esperienza del personale specializzato.Per questi motivi il Partito Comuni-sta dei Lavoratori sarà al fianco delle lotte dei lavoratori VV.F.

GROSSETO: CONVEGNO DELL’USB SETTORE NAZIO-NALE VIGILI DEL FUOCO

di Mario CapecchiLa Compagnia Toscana Trasporti srl nasce nel 2005 come soggetto unico nelle decisioni strategiche e operative delle aziende di Trasporto Pubblico Locale della Toscana nord occidentale (ATL di Livorno, CPT di Pisa, CLAP di Lucca, COPIT di Pistoia, CAP di Prato - azienda privata, LAZZI di Fi-renze - azienda privata ). Nasce con l’intento di concentrare le attività e le funzioni direzionali con il contempo-raneo mantenimento nei territori loca-li, delle attività operative. Questa è la strategia fondante del progetto che si pone l’obiettivo di ridurre i costi di gestione sfruttando le sinergie e i vantaggi derivanti dall’aggregazione e dalla messa a comune delle espe-rienze. Dopo parecchi anni di presenza di Co-pit all’interno del Consorzio Toscano Trasporti (poi trasformata in Compa-gnia Toscana Trasporti, ma è meglio non cominciare a perdersi nei cambia-menti di nome con cui queste società continuano a mimetizzarsi), le contro-versie interpretative su questa espe-rienza sono prossime al capolinea.Purtroppo ciò non accade perché il percorso sia giunto a quello che veni-va spacciato come l’obiettivo finale, cioè il completamento dell’integra-zione fra le aziende partecipanti, che in realtà non si è mai nemmeno seria-mente avviato, né tanto meno perché

Copit abbia finalmente raggiunto la consapevolezza che il progetto vero di Ctt, o meglio di chi in questi anni l’ha creato e guidato, non fosse affatto la costituzione di un’azienda unica di trasporto ma una strategia di egemo-nia dell’azienda privata nei confronti delle pubbliche, allo scopo di crearsi una posizione di forza da utilizzare in vista della gara regionale.Il motivo per cui Copit esce da Ctt è che Ctt chiude i battenti e si trasforma in qualcosa di analogo con una piccola grande differenza: l’egemonia di Cap viene imposta da statuto e formalmen-te accettata e sottoscritta dalle aziende partecipanti, che si consegnano espli-citamente al loro destino di subordina-te.In questa condizione, che peraltro è solo la formalizzazione di quella che è stata finora l’acquiescenza di fatto delle aziende pubbliche di fronte allo strapotere di Cap, pare che Copit apra gli occhi ed abbia un sussulto di indi-pendenza, rifiutando di aderire almeno in prima battuta alla ‘nuova’ società Ctt Nord. Cosa peraltro decisa anche da CTP Pisa in maniera, sembra, defi-nitiva..mentre è probabile un’adesione da parte di ATN Carrara, azienda già in parte controllata da CTT.In sostanza Copit pare scoprire all’im-provviso che l’azienda unica era uno specchietto per le allodole, il percorso di integrazione veniva in realtà utiliz-zato per svuotare le aziende pubbliche di risorse economiche ed umane, ol-

tre che di credibilità, che Cap in que-sti anni ha mortificato e schiacciato il capitale materiale e immateriale delle altre aziende , ma in modo particolare di Copit.Infatti Copit è stata finora più realista del re, unica azienda a conferire fin dall’inizio a Ctt il service di tutta la sua amministrazione e l’intero blocco del personale amministrativo, con ciò tagliando la testa all’azienda e in cam-bio non ricevendo in Ctt nemmeno una dirigenza, mentre le altre aziende pubbliche si tenevano ben stretti i loro impiegati e funzionari, i loro centri di elaborazione dati e la gestione diret-ta di buona parte delle loro funzioni amministrative e gestionali, per non parlare poi di Cap che non ha mai conferito alcunchè in Ctt, se non alcu-ni dipendenti per andare a coprire le posizioni più elevate.Ad oggi quindi abbiamo un’azienda ormai messa in ginocchio dal punto di vista finanziario dagli enormi spre-chi che ha comportato la presenza in Ctt (per fare un piccolissimo esempio, Copit non ha mai avuto un dirigente in Ctt ma ha sempre pagato la sua quo-ta dei dirigenti altrui, delle loro auto, delle loro trasferte, etc.) e che rischia di uscire da una trappola mortale per finire in una palude di isolamento sen-za via di uscita. E allora? Meglio rassegnarsi all’anni-chilimento in Ctt o alla morte per ine-dia fuori?

La scelta, probabilmente, viene tenu-ta in caldo come minestra avvelenata per la nuova amministrazione comu-nale che uscirà dalla prossima con-sultazione elettorale. Basti ricordare che Il sindaco che si insedierà dovrà prendere decisioni urgenti e decisive per il futuro del trasporto pubblico dell’area, o confermando la tardiva e velleitaria alzata di testa che ha prov-visoriamente estromesso Copit dalla nuova aggregazione Ctt Nord oppure andando umilmente a pregare di esse-re riaccolto fra i cortigiani del monar-ca pratese.Il tutto in una situazione di drammati-co squilibrio finanziario dell’azienda, di perdurante conflittualità e confusio-ne nei rapporti di Copit con il proprio personale (si pensi alla schizofrenia di un’azienda che sta riportando a casa una parte dei suoi dipendenti a suo tempo affittati a Ctt mentre ricorre in Cassazione contro altri suoi dipen-denti già reintegrati in Copit dal tri-bunale), di totale assenza di strategie comuni, anche minime, fra le aziende pubbliche dell’area e di allarmante in-certezza riguardo alle disponibilità di risorse su cui effettuare l’imminente gara regionale.In questo quadro di assoluta fluidità, la domanda da porsi non è nemmeno più ‘quale futuro per il trasporto pubblico pistoiese?’ ma piuttosto ‘c’è ancora un futuro per il trasporto pubblico pisto-iese?’

QUALE FUTURO PER IL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE PISTOIESE?

notizie locali pagina 4

di Alessandro FerriSono passati esattamente sei anni da quando la nostra area politica lasciò il Partito della Rifondazione Comunista per dare vita al Movimento per il Par-tito Comunista dei Lavoratori, diventa-to Partito con il congresso del gennaio 2008. “In molti tifarono contro la nasci-ta del PCL: quelli che pur avendo una storia nella sinistra del Prc preferirono rimanere in quel partito sperando di guadagnare un nuovo spazio politico; coloro che fuori e a sinistra del Prc spe-ravano in una nostra rapida scomparsa poiché la nostra presenza, per forze di cose, catalizzava molte delle attenzioni e delle simpatie dell’estrema sinistra; ovviamente anche il Prc bertinottiano si augurava per noi un destino da pic-colo gruppuscolo stile anni ‘80. A tutti questi jettatori è andata molto male, a Bertinotti malissimo”. ( da Il Giornale comunista dei Lavoratori - N°3/2012 Aprile - Maggio).E’ nel duemiladieci, che il Partito Co-munista dei lavoratori è entrato di pre-potenza nello scenario politico garfagni-no, dando vita ad una propria sezione; ed è sempre dal duemiladieci che il nostro Partito, oggetto di inefficaci “jet-tature”, sta progredendo nella politica locale per mezzo di uno sviluppo ver-ticale. Le nostre denuncie, le iniziative, i volantinaggi, gli articoli giornalistici, hanno evidenziato la causa della crisi capitalistica; hanno invitato il sinda-cato, considerato come valore assoluto per la tutela dei diritti, nel conquistar-

si questo valore nell’arena di lotta, in-terrompendo i propri interessi politici ed indirizzandosi una volta per tutte a fianco dei lavoratori; hanno diretto il popolo garfagnino verso il programma di una propria organizzazione operaia. Molte volte ci hanno liquidato definen-doci fanatici, obsoleti, violenti, utopi-stici, estremisti, il tutto con l’intento di allontanarci dal movimento operaio e dal popolo della Garfagnana; sfortuna-tamente, per i politicanti borghesi gar-fagnini, è accaduto l’esatto contrario: le lotte, le chiare posizioni contro il capi-tale, lo schierarsi in prima fila a fianco dei lavoratori ci stanno ripagando per mezzo di una sviluppata adesione al no-stro movimento. Perché è importante il Partito Comunista dei Lavoratori nella

valle garfagnina? Il totale disinteresse nel rappresentare i diritti dei lavoratori, delle lavoratrici, delle classi subalterne, ampliamente esibito da un centrosinistra combinato con il centrodestra al soste-gno indiscusso del massacro sociale tec-nico, e la bramosa finalità elettoralistica di tutti quei partiti che convergono nella grande famiglia della Federazione della Sinistra, evidenziano la necessità di un movimento schierato indiscutibilmente dalla parte dei più deboli. La nostra bat-taglia in favore di una piena autonomia del mondo del lavoro, della costruzione di un “polo autonomo anticapitalistico” che si indirizzi verso un governo dei Lavoratori e delle Lavoratrici in piena rottura con l’ assetto capitalistico della società, esce finalmente dai soliti sche-

mi politici garfagnini, incastonati in un sistema esclusivamente elettorale. Far abbandonare lo stato attuale delle cose, lo stesso che condiziona la vita degli abitanti della valle attraverso licenzia-menti facili, chiusure improvvise di aziende, l’ invenzione inadeguata per la costruzione di un nuovo ospedale uni-co rilegata esclusivamente al profitto di pochi manigoldi, indirizzando il popolo garfagnino verso il proprio salvataggio rivoltandosi a questa cronica situazione di prigionia. Per tutto questo è impor-tante la presenza di un soggetto politi-co come quello del Partito Comunista dei Lavoratori, dove la parola obsoleto viene da noi indicata nel qualificare lo stato attuale in cui vivono i lavoratori; impensabile, se consideriamo di essere nel duemiladodici ed avere ancora a che fare con la schiavitù operaia. Dove la parola violenti, può essere considerata l’esatto opposto, esaminando con atten-zione che altro non faremo di difenderci con eguale ferocia e costanza agli attac-chi portati dal capitale. Dove la parola utopistici viene sbandierata con ipocri-sia e totale inesattezza da chi ha scelto la strada del “successo” politico, sputando sul pensiero scientifico perfetto, e l’Ot-tobre russo del 1917 sta lì come confer-ma. Dove la parola estremisti, non può che risultare un enorme complimento, visto che alla base della nostra azione ri-mane la lotta di classe. Invitiamo la po-polazione all’unione dei comunisti! Ma che sia nella casa del Partito Comunista dei Lavoratori!

L’IMPORTANZA DEL PCL IN GARFAGNANA

di Mariano F. La giunta Renzi, come ormai da abitu-dine negli ultimi due anni, con l’avven-to della bella stagione, scaglia vigili, carabinieri e poliziotti in operazioni di rastrellamento nelle principali piazze del centro di Firenze. Il motivo ufficiale di queste operazioni di polizia è la lotta contro il degrado. Per Renzi, il sinda-co che la destra ci invidia, il degrado è costituito dalle centinaia di persone che la sera, dopo aver lavorato per stipendi da fame o studiato in scuole e università sempre più care, decidono di ritrovar-si in una piazza della città (Sant’Am-brogio, Santa Croce, ecc) , per parlare e socializzare al di fuori dei circuiti commerciali dei noti locali fiorentini. Magari comprando una birra in uno dei tanti minimarket aperti da immigrati che hanno ridato un po’ di vita ad un centro storico ormai da anni vetrina per turisti dalle tasche gonfie di soldi, o magari mangiando un kebab seduti sui gradini della piazza anziché in un ristorante dove ti chiedono fino a 10 euro per un pizza. Queste operazioni di polizia, che si sono svolte tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, hanno visto la partecipazione di decine di agenti che arrivano nelle piazze in stile retata, circondando tutto e chiudendo le uscite, perquisendo tutti i presenti e chieden-do i documenti, supportati anche dalle unità cinofile. Scene che ricordano le dittature sudamericane degli anni ’70 e che devono svegliare la coscienza di una città sempre più assopita da un governo cittadino che ormai ha scaval-cato a destra le peggiori giunte d’Italia. Queste operazioni su vasta scala hanno portato in più giorni al sequestro di 3

grammi di hashish e alla denuncia di 4 ragazzi per possesso di droghe leggere con l’unico risultato di rovinare la vita a dei giovani con denunce penali e multe salatissime per non aver fatto niente, e il ritrovamento di altri 1,5 grammi rin-venuti dai cani antidroga in un vaso in piazza Sant’Ambrogio, all’emissione di alcune multe nei confronti di minimar-ket per aver venduto delle bottiglie di birra (!) dopo le 22, orario in cui a Fi-renze scatta il coprifuoco. Per non par-lare della giornaliera caccia al venditore clandestino al mercato di San Lorenzo con squadre di vigili che rincorrono gli ambulanti per le vie del mercato. Que-sto è il degrado che la giunta fiorentina combatte. Mentre si tappa gli occhi, e tenta di tapparli anche ai fiorentini gra-zie all’uso spregiudicato di una stampa serva dei poteri forti, davanti al vero de-grado che negli ultimi venti anni ha di-

strutto la città. Affitti al nero a 250 euro a posto letto per studenti e immigrati e migliaia di case sfitte per mantenere alto il prezzo degli affitti, bar e ristoran-ti che sfruttano i lavoratori (soprattutto giovani e studenti fuori sede) facendoli lavorare al nero per pochi euro all’ora, cantieri edili con lavoratori al nero nel totale disprezzo di ogni regola sulla si-curezza, bar e ristoranti che praticano prezzi da rapina, commercianti che ven-dono merci che valgono diversi stipendi di un lavoratore dipendente, commessi dei negozi costretti a lavorare nei giorni festivi compreso il 25 aprile e il 1 mag-gio con il beneplacito del sindaco Renzi. Firenze è la città degli sgomberi, la città dove si negano spazi sociali per costru-ire appartamenti lussuosi (solo pochi mesi fa è stata sgomberata la storica oc-cupazione di via de’conciatori occupata dal 1978 e adesso si parla di vendere lo

stabile dove a sede il CPA Firenze Sud), la città dove viene svenduto il patrimo-nio immobiliare pubblico ai privati a prezzi da saldo. Firenze è anche la città dove dopo l’omicidio di Samb Modou e Diop Mor ad opera di un militante di Casapound il sindaco prende le difese dei fascisti garantendogli l’apertura di una sede. Firenze è la città dove negli ultimi 3 mesi sono morti 2 immigrati in circostanze misteriose nelle stanze della questura. Firenze è la città dove alcuni sbirri giocano ai guerrieri della notte andando a caccia di immigrati per pestarli a sangue come successo di re-cente. Tutti argomenti che abbiamo am-piamente trattato sulle pagine di questo giornale ma che nella stampa cittadina sono sparite dopo pochi giorni. Questa è la città vetrina che vuole il sindaco Renzi e il Partito Democratico. La cit-tà delle notti bianche e della musica in piazza per i turisti e per le televisioni e delle manganellate e degli sgomberi per chi non si arrende a vedere la pro-pria città governata da un manipoli di furfanti. Una città ridotta ad essere una vetrina per le manie di protagonismo di un sindaco che non è altro che la brutta copia di Berlusconi. Noi abbiamo una idea opposta di come dovrebbe essere Firenze e pertanto invitiamo i giovani, gli studenti, i precari, i lavoratori tutti a ribellarsi a questi soprusi ed a riappro-priarsi della città a partire dalle piazze del centro storico. Per ripulire Firenze dal degrado bisognerebbe cacciare da Palazzo Vecchio Renzi e tutta la sua cricca.BASTA PROIBIZIONISMO, BASTA STATO DI POLIZIA, BASTA NEOFA-SCISMO RAZZISTA, E’ L’ORA DEL-LA RESISTENZA!!!

RIPRENDIAMOCI LE PIAZZE

GARFAGNANA

FIRENZE

pagina 5 giovani e studenti

di Imad Al Khatib Essere antiproibizionisti non vuol dire essere drogati, bensì trovare so-luzioni a problematiche esistenti. La problematica principale, in questo caso, è la repressione instaurata dalla società e dall’ignoranza.In tutto il mondo vengono adottate nuove soluzioni riguardo il possesso e l’uso di marijuana. Di fatti, in Eu-ropa paesi come Spagna, Repubblica Ceca e Svizzera hanno ritenuto op-portuno modificare le leggi, andando oltre ad un’oppressione che deve tra-montare. In Italia la situazione è più critica di quanto si pensi, e l’unico motivo di un proibizionismo così ra-dicato può essere solo l’interesse da parte dello Stato. La maggior parte del traffico in Italia è condotto dalle società mafiose, dove lo Stato bene-ficia della sua parte . Dall’entrata in vigore della legge Giovanardi Fini, del 2006, la repressione ha raggiunto un livello eclatante.La legge prevede l’equiparazione della pena per il possesso di droghe pesanti e leggere. Non c’è più diffe-renza tra le varie sostanze.Sono troppe le persone, i giovani che si trovano il futuro troncato, costretti a cercarlo altrove, perché ritenuti di-sagiati (in Italia l’accusa di spaccio prevede una pena da 1 a 6 anni di re-clusione, per i casi di lieve entità, e

da 6 a 20 per gli atti più gravi). I disagiati sono loro e tutte le perso-ne che rifiutano la controinformazio-ne. Purtroppo aver permesso, nella regione Toscana, l’uso di medicina-li provenienti da cannabinoidi per scopi terapeutici, non vuol dire aver fatto un passo avanti verso la libera-lizzazione. Tipico prendere in giro del PD.L’unica informazione approvata dai governi e diffusa tra i cittadini co-muni, negl’ultimi 10 anni, è un’in-formazione assolutamente ridotta e falsa. Non è vero che la marijua-na pone un diretto passaggio ad al-tre sostanze più pesanti e non sono veri tutti quegli effetti fantasiosi che si sono inventati i politici e gli altri speculatori del proibizionismo. Ma invece è vero il fatto che sicuramente l’individuo, costretto a rivolgersi ad uno spacciatore, ha davanti qualsia-si droga. L’induzione all’uso di altre sostanze più pesanti non è quindi prodotto dalla marijuana. Anche la coltivazione domestica è reato, quando invece sarebbe la mi-gliore soluzione da adottare imme-diatamente. Una coltivazione privata e limitata a 3/4 piante permetterebbe di sapere esattamente cosa si assu-me, evitando lo schifo aggiunto dai narcotrafficanti. Limiterebbe total-mente la criminalità dello spaccio, eviterebbe scambi in piazza e ridur-

rebbe la possibilità di usufruire del resto del traffico.Quello che appunto si deve ottenere è l’autorizzazione per l’autoproduzio-ne. La repressione però va bloccata a tutti i livelli, perché in qualsiasi caso è compito dello Stato controllare e aiutare i casi di tossico dipendenza. Reprimere e nascondere una realtà porta solo alla degenerazione di que-sta.Vengono ritenute assurde le nostre proposte, ma sono assurdi loro che vogliono decidere per noi. Ci tenia-mo a salvaguardare la nostra salute e proprio per questo, per protegger-

ci, visto che le autorità non lo fanno, ricorriamo a soluzioni alternative e immediate.La gente accetta di assorbire tutte le fantasie reprimenti, ma si rifiuta di sapere quanto è grave l’atteggiamen-to di uno Stato di polizia. Ricordiamo Federico e Stefano, solo due dei casi di morte di tanti ragazzi. Non ucci-si dall’erba, uccisi dalla polizia. La stessa polizia che ti ferma, e poi sfo-ga il proprio odio su dei ragazzi. La stessa polizia che compie atti terribili nelle questure, con atteggiamenti di riguardo verso gli immigrati. Il proi-bizionismo è un lavaggio del cer-vello, va fermato. Sono nauseanti le retate di polizia nelle piazze di sera, quando studenti e lavoratori tentano di rilassarsi dopo una giornata lavo-rativa. Sono operazioni inutili, (dato che l’ultima a Firenze ha portato al sequestro di 3 grammi di hashish e al ritrovamento di 1,5 grammi della medesima sostanza in un cespuglio), che gravano drasticamente ed econo-micamente sul futuro delle vittime. Nel nostro paese si preferisce inve-stire in operazioni inutili facendo ta-gli a necessità pubbliche di rilevante importanza, e imporre uno Stato di polizia reprimente.Facciamoci avanti, rifiutiamoci di distogliere lo sguardo dal problema, opponiamoci al proibizionismo.

di Nicola Sighinolfi

l 27 Aprile si è tenuta a Pisa la co-siddetta “giornata della solidarietà”, un'evento organizzato dalla ONLUS Nicola Ciardelli, un parà italiano morto in Afghanistan durante l'occu-pazione di quello stato da parte delle forze NATO, particolarmente soste-nuto e sponsorizzato dall’ammini-strazione pisana. Fino allo scorso anno la “giornata della solidarietà” prevedeva una vera e propria visita guidata per i bambi-ni delle elementari e preadolescen-ti pisani alla caserma Gamerra del corpo dei Parà, mentre quest'anno è stata tramutata in una vera e propria manifestazione cittadina con tanto di percorsi a temi e gran finale in piazza XX Settembre. Nell'intenzione degli organizzatori tutto questo dovrebbe insegnare ai bambini la solidarietà verso i loro coetanei che vivono in teatri di guer-ra. Ma c'è un gigantesco rimosso: la prima causa dei morti, dei feriti, della devastazione nei teatri di guer-ra è portata proprio dagli eserciti come quello italiano che, al traino dell'imperialismo dominante, si sono imbarcati nelle invasioni di Iraq, Ju-goslavia, Afghanistan e Libia.La giunta al governo della nostra cit-

tà ed in particolare il Sindaco Filip-peschi e l'assessore Chiofalo hanno difeso ogni anno l'iniziativa dalle critiche che sono piovute da ogni parte, spacciando il progetto per un'iniziativa educativa, culturale e umanitaria. In realtà il disegno die-tro alla giornata della solidarietà è ben preciso: si cerca di stravolgere i bambini in età preadolescenziale at-traverso la sovrapposizione della di-mensione ludica con quella militare per dare un'immagine affascinante, colorata, coinvolgente ed assoluta-mente distaccata dalla realtà della vera funzione dell'esercito.La tenacia con cui l'amministrazio-ne difende e promuove ogni anno la “giornata della solidarietà” è la carti-na tornasole di un disegno più gene-rale che sta dietro al tipo di sviluppo che si vuol dare al territorio pisano. La costruzione dell'HUB militare presso la base aeronautica Dall'Oro è la punta di diamante della militarizza-zione del territorio pisano che passa però non solo attraverso la costruzio-ne di gigantesce infrastrutture, ma si intreccia con il tessuto universitario e quello civile attraverso gli interes-si della Confedilizia e l'attività delle scuole di ricerca d'eccellenza, dove non solo si fa effettivamente ricerca militare, ma dove si forma personale politico che verrà poi reclutato nella

classe dirigente responsabile della gestione di queste stesse politiche di guerra.Non può quindi sorprendere che le organizzazioni studentesche facen-ti riferimento al PD e attive nelle scuole d'eccellenza organizzino con-vegni sugli impegni militari italiani all'estero, invitando come relatori, oltre che i vari ministri che hanno messo la faccia nelle recenti politi-che di guerra (Martino e Parisi), le massime cariche dell'esercito, o che nella vicina Livorno si organizzino convegni della NATO con ospite il gotha della confindustria locale.La Toscana è ad ogni livello un vero e proprio cantiere aperto dove il PD è il terminale delle esigenze dei vari poteri forti, a partire da Finmeccani-ca, passando per la ENI, per la Sol-vay e finendo con tutto il parterre della Confindustria locale e non.La subordinazione a questi poteri delle amministrazioni di centrosi-nistra facenti capo al PD, ma che spesso e ad ogni livello (Regionale, Provinciale, Comunale) imbarcano anche le sedicenti “sinistre radicali” di SEL e di Rifondazione Comuni-sta, fa si che il modello di sviluppo che si vuole imporre al nostro ter-ritorio segue due binari ben diversi ma perfettamente coesistenti. Da un lato si punta alla “Toscana da car-

tolina”, investendo ingenti risorse comunali nella costruzione di città-vetrina, come nel caso di Pisa e del progetto PIUSS che partorisce spre-chi come l'imbellettamento di Corso Italia e di Piazza Vittorio Emanuele, mentre nei quartieri le case popola-ri e le scuole cadono a pezzi sotto il peso della loro stessa fatiscenza e gli spazi di aggregazione vengono chiu-si. Dall'altro lato, la grande torta da spartirsi è quella dell'economia di guerra, legata alla costruzione di un gigantesco polo militare nel territo-rio compreso tra Pisa e Livorno che prevede, oltre al citato Hub Militare, il potenziamento di Camp Darby, at-traverso anche l'allargamento del ca-nale dei Navicelli e l'intensificazione del rapporto tra la città e l'esercito, attraverso la ricerca militare e l'in-dottrinamento delle giovani genera-zioni.Come Partito comunista dei Lavora-tori non smetteremo mai di ribadire la necessità che tutte le forze della sinistra rompano con il PD, un par-tito che in Toscana, come nel resto d’Italia, non fa che eseguire gli or-dini di Confindustria, vera regista della subordinazione del modello di sviluppo del territorio toscano agli interessi della NATO e dell'industria bellica.

REPRESSIONE: LA COLPA E’ DI TUTTI

PISA: IL MILITARISMO ENTRA NELLE SCUOLE

PISTOIA, IL PCL ALL’1%

speciale elezioni toscana pagina 6

di Paolo Vannucci candidato sindaco del PCL a Carrara

La vittoria al primo turno del Sinda-co uscente Zubbani nelle ammini-strative di Carrara, si presenta come un paradigma dell’enorme influenza dei “poteri forti” su una popolazione che pure sta vivendo una situazione di disagio e di degrado unici nel ter-ritorio toscano. A fronte del diffuso malcontento e dell’ offensiva dichia-ratagli da un ampio ed eterogeneo schieramento di forze (dall’estrema destra all’estrema sinistra) il sin-daco complice della devastazione ambientale e sociale del territorio, e delle asserite infiltrazioni mafiose della “strada dei marmi”, è passato al primo turno, pur in presenza di un astensionismo che ha sfiorato il 40%.

La campagna elettorale è stata piut-tosto vivace, e negli appuntamenti “clou” dello scenario carrarese (con-fronto tra i candidati sindaci di “Lega Ambiente” e “Tirreno”, interviste di vari blog), il sindaco è sempre ap-parso in difficoltà, presentando co-munque un basso profilo ed evitando risposte dirette alle domande pres-

santi degli oppositori; talvolta è stato anche messo alla berlina dagli hap-pening estemporanei del candidato F.L.I. (sempre molto applauditi).

Il nostro partito ha avuto in questo contesto una buona visibilità, ed è stato “corteggiato” da quasi tutti gli schieramenti che avevano bisogno di una copertura “a sinistra”, o che erano in dissenso con i vertici della loro coalizione; ciò ci ha garantito una visibilità ancora maggiore, in un contesto di degrado della politica e della moralità (implosione della li-sta Zubbani, poi ricucita, prima; im-plosione della lista di centrodestra, dopo) assolutamente esemplare.

Nelle ultime fasi della campagna elettorale, siamo stati gli unici a di-fendere il Cantiere Navale (N.C.A.), dato per spacciato ormai da tutti (dalla Lega ai grillini, passando per Verdi ed ambientalisti vari).

Pur tuttavia il dato dello 0,73 (0,38 per la lista), sebbene superiore a quello della media nazionale ottenu-ta dal nostro partito nelle ultime ele-zioni politiche, è inferiore alle nostre aspettative, e non ci soddisfa.

Crediamo che per le prossime sca-denze elettorali (che si preannun-ciano ormai vicine), se decideremo di parteciparvi, dovremo aprire una seria discussione sulle modalità della nostra partecipazione e sugli strumenti della nostra propaganda elettorale, che appaiono inadeguati a fronte di quelli di chi dispone di de-

CARRARA, PRIME VALUTAZIONI SUL VOTOIL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI OTTIENE LO 0,73% DEI VOTI

di Mario Capecchi, candidato sindaco del PCL a Pistoia Samuele Bertinelli è il nuovo Sinda-co di Pistoia. Ha vinto al primo tur-no con IL 59,06 dei voti, dunque con un’ampia maggioranza su tutti gli altri schieramenti. Ma è stato veramente un trionfo, così come appare a prima vista? Noi di-ciamo di no. Ovviamente la vittoria del candidato del centrosinistra pi-stoiese è indiscutibile, ma vogliamo fare alcune considerazioni. Intanto, sulla eterogeneità di quello schiera-mento, che ritroviamo anche all’in-terno delle otto liste in appoggio a Bertinelli in maniera tale da sfiorare il ridicolo; infatti, vi troviamo una grande quantità di ex di qualunque partito, anche di centrodestra, addi-rittura simpatizzanti de “La Destra” di Storace. Evidentemente non si è guardato tanto per il sottile, bastava far numero. Ma leggendo bene i dati, vediamo che i veri protagonisti di queste ele-zioni a Pistoia sono stati l’astensioni-smo che ha raggiunto il 42,58% con un aumento del 11,45% rispetto alle precedenti amministrative, e il qua-lunquismo del Movimento 5 Stelle di Grillo con il suo 10,20% dei voti. Ci sembra che proprio il sistema elet-torale borghese metta in evidenza la crisi dei partiti istituzionali e la loro effettiva incapacità di rappresentare i cittadini. Infatti, senza entrare trop-po nei dettagli numerici, vediamo

che, in realtà, Bertinelli farà il Sin-daco con un consenso pari al 31,72% degli aventi diritti al voto.Per quanto riguarda il Partito Co-munista dei Lavoratori, possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti del dignitoso 1% raggiunto. È la prima volta che ci presentiamo alle elezioni amministrative a Pisto-ia e anche per il nostro candidato Mario Capecchi si è trattato del suo esordio in assoluto. È bene sempre ricordare e sottoline-are comunque che il PCL non è un partito elettoralista, per cui la parte-cipazione a tutte le elezioni va intesa come strumento di propaganda per la nostra politica di alternativa non “di sistema” ma “al sistema”. I nuo-vi contatti che già abbiamo stabilito ci fanno ben sperare per un ulteriore crescita dei nostri iscritti e militanti.Per quanto riguarda il nuovo Sinda-co, non ce la sentiamo di fargli gli auguri di buon lavoro. Preferiamo riservare quegli auguri ai cittadini pistoiesi, ne avranno biso-gno. Perché sappiamo che il “buon lavoro” di Bertinelli, al di là delle belle parole e delle rituali promesse, andrà contro ai reali, concreti, effet-tivi problemi della grande maggio-ranza dei cittadini pistoiesi. Ma non ci limiteremo agli auguri, cerchere-mo con tutte le nostre forze di soste-nere attivamente tutte le loro batta-glie in qualunque ambito della vita sociale.

CASTIGLION FIORENTINOIL PCL AL 9,62%di Beppe Mazzoli Dopo un anno dalla dichiarazione di dissesto finanziario e dalle dimissio-ni del sindaco appena eletto siamo andati nuovamente alle elezioni, alle quali il Pd, che ha portato il comu-ne al dissesto, si è presenato con due liste civiche, il centrodestra spacca-to in tre liste, noi l’unica lista che si presentava con il proprio simbolo, i propri candidati ed il proprio pro-gramma . Ci siamo battuti all’estre-mo delle forze, non abbiamo man-cato un comizio, circa una decina, abbiamo incontrato la cittadinanza delle frazioni e abbiamo preso parte ai vari dibattiti televisivi e sui gior-nali . Tutto questo toccando que-stioni di carattere locale senza mai tralasciare il collegamento con le vi-cende nazonali, battendosi sopratut-to sulla volontà di fare chiarezza sul dissesto e sostenendo che il dissesto lo doveva pagare chi l’ha causato e non i cittadini , contrariamente alle

altre forze politiche . La battaglia sulla “dissobbedienza “ rispetto alle aliquote Imu , cosa che ha colpito molto, e la battaglia per l’estromis-sione di Equitalia dallla riscossione dei tributi sono stati i punti forti del-la nostra campagna elettorale.Quello che abbiamo riscontrato e che ha pagato, con il risultato, è sta-ta la questione della coerenza e del-la chiarezza, l’aiuto più grosso ci è venuto dall’aver fatto i comizi dove interveniva molta gente proprio per il fatto che incuriosiva molto il modo e i temi affrontati con sempli-cità e chiarezza ma sempre con dati alla mano. Grande successo nella giornata del comizio con il compa-gno Marco Ferrando, con una piaz-za gremita e curiosa ad ascoltare il nostro portavoce nazionale. Siamo veramente orgogliosi del risultato anche se ci resta l’amarezza che per circa 30 voti non abbiamo ottenuto un consigliere.

cine o centinaia di migliaia di euro.

Ringrazio comunque gli amici ed i compagni che mi hanno votato e che hanno votato il nostro partito, assi-curandoli che continueremo a tener alta la bandiera rossa del comunismo che altri hanno “buttato nel fosso”, e che saremo sempre accanto ai lavo-ratori in lotta.

pagina 7 internazionale

di David Baez

Ci si chiede se, dopo aver ottenuto l’11% dei voti alle elezioni presi-denziali francesi, la sinistra alterna-tiva europea può trarre conclusioni dall’esperienza del Front de Gau-che. Il Front de Gauche francese, nasce principalmente dall’unio-ne dello storico Partito Comunista Francese (PCF) con il Partito della Sinistra (Parti de Gauche) creato dal ex-deputato socialista Jean-Luc Mélenchon. E ‘dunque un’unione di forze nell’ambito di un programma congiunto che ha avuto un grande successo elettorale e che, soprattut-to, ha dato alla sinistra una notevole visibilità. Le realtà in Europa sono molto diverse in questo senso. Ci sono paesi in cui la sinistra alternati-va è riuscita a unirsi con altre realtà politiche forse meno radicali al fine d’avere una certa visibilità e influen-za all’interno dell’organizzazione. Altrove in Europa, tuttavia, per vari motivi, le organizzazioni di sinistra sono divise. Un caso paradigmatico è il Belgio. L’alternativa a sinistra in Belgio è rappresentata principal-mente da un partito con poco peso istituzionale - Partito dei Lavoratori del Belgio (PTB) - e diversi partiti di tradizione trotzkista con un basso numero di militanti e senza rappre-sentanza istituzionale. D’origine ma-oista e con circa di 5.000 membri, il PTB ha saputo in questi ultimi tempi dare una svolta pragmatica alle sue proposte che gli ha fatto guadagnare consensi tra i lavoratori e gli studen-ti. La sua organizzazione studente-sca, COMAC, ha una forte presenza nei campus universitari belgi e nelle scuole secondarie. Nonostante que-

sto, il PTB non riesce a raggiungere risultati elettorali che gli consentano di essere un’alternativa istituziona-le ai partiti socialdemocratici e am-bientalisti. Due altri partiti, il Partito Socialista di Lotta (PSL) e la Lega Comunista Rivoluzionaria (LCR), hanno un peso molto inferiore, sia istituzionale sia per numero di mi-litanti. Queste due organizzazioni, entrambe di tradizione trotskista, in-sieme con altri piccoli partiti e mo-vimenti civici, hanno costituito un fronte comune (Il Front des Gauches o fronte delle sinistre) per le elezio-ni al parlamento del 2010. Questa

collaborazione a permesso d’offrire alla società belga-francofona (nono-stante i poveri risultati elettorali) un quadro di unione e cooperazione tra le diverse sinistre. Tuttavia, la possi-bilità di consolidare il progetto, alla di là dell’esperienza elettorale, non è stata realizzata principalmente a causa della mancanza di sinergie tra i partiti. La moltitudine di organizza-zioni di piccole dimensioni aderenti al fronte della sinistra, pur avendo un programma comune, avevano obiet-tivi diversi. Alla luce di queste esperienze, la si-nistra belga non ha altra scelta che

unire le forze se si vuole ottenere qualche visibilità pubblica. Per le elezioni comunali del 2012 i partiti trotzkisti insieme al PTB dovrebbero ispirarsi nel Front de Gauche france-se e organizzare un fronte comune nel quadro di un programma alter-nativo e pragmatico che consenta ai lavoratori belgi di identificarsi con la lotta anticapitalista. Forse l’11% dei voti è ancora un’utopia, ma solo lavorando insieme può la sinistra an-ticapitalista, forse in un futuro, cam-biare le cose.

LA DIVISIONE DELLA SINISTRA IN BELGIO

di Pablo Ramasco (Partido Obrero – Argentina)Secondo le ultime analisi i due principali partiti (i conservatori di Nuova Democrazia – che uscirà per primo – e i socialdemocratici del Pa-sok) otterranno solamente il 40% dei voti, (avevano quasi l’80% dei voti nel 2009). Ci si aspetta anche una frammentazione del congresso a una decina di gruppi, l’ascesa della sini-stra, ed in minor misura dell’estrema destra (Europa press 22/4).I due principali partiti non avrebbero capacità di formare tra loro un go-verno di coalizione, ed anche se ne riuscissero il suo mandato avrebbe

una corta durata. ”Succeda quel che succeda, siamo di fronte ad insta-bilità” scrive il Financial Times del 10/4.La Grecia si è trasformata in un pae-se impraticabile in termini capitalisti. Entra nel quinto anno consecutivo di recessione, con un debito pubblico equivalente al 160% del PIL e un de-ficit nei conti pubblici del 9,1% nel 2011. Il tasso di disoccupazione uffi-ciale è arrivato a gennaio al 21,8%. La Banca Centrale pronostica che la recessione durerà anche per tutto il 2013. (EFE 23/4)Di conseguenza le elezioni si avran-no in un quadro di crisi totale del regime politico. “Quasi la metà de-

gli elettori (42,1%) considera che nessun partito ha un programma per affrontare la crisi capitalista. Mentre il 48.1% crede che nessuna forma-zione presenta un discorso politico sincero.Gli elettori si mostrano contrari alla dura politica di tagli imposta alla Grecia dalla EU dal FMI, e dalla BCE. (EFE, 15/4).Se si prende in considerazione l’estre-ma destra, ci può essere la possibilità che il gruppo fascista “Alba Dorata” entri in parlamento, mentre l’ultra-nazionalista Laos (quarta forza par-lamentare e fino a due mesi fa terzo socio del governo) affronta una seria retrocessione (Página/12, 16/4).

Però è la sinistra quella che sta cre-scendo di più, secondo gli ultimi sondaggi la coalizione della sinistra radicale (Syriza), la Sinistra Demo-cratica e i comunisti (stalinisti) del KKE arriverebbero tra l’8 e il 12% dei voti. A loro si sommerebbe l’ar-rivo in parlamento degli ecologisti.

Sinistra Democratica, nata dalla scissione col Pasok, quando rifiu-tò gli ultimi accordi arrivò al 18% dell’intenzione di voto, però retro-cesse quando il suo dirigente espose che “I contratti di credito sottoscritti dal paese sono obbligatori e in nes-sun caso possono essere disapprovati dall’azione rivoluzionara”. Dall’al-tra parte Syriza si trova divisa per-ché un settore punta all’alleanza col Pasok, affermando che esiste la ne-cessità di formare un governo con un programma di “ridistribuzione della ricchezza” e costruire una “Europa sociale”. Un’altra frazione sostiene l’uscita dall’euro, cioè un default con conseguente svalutazione. Il Partito comunista KKE ha svilup-pato un’azione autoreferenziale con l’attenzione posta all’incremento dei propri banchi parlamentari.La crisi di regime si combina cosi con l’assenza di strategia e potere da parte della sinistra tradizionale…La Sinistra Rivoluzionaria anche se minoritaria sta crescendo e si espri-me nelle liste indipendenti che pre-senta l’ EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori)

ANALISI DELLA SITUAZIONE POLITICA GRECA

cultura pagina 8

supplemento locale al giornale comunista dei lavoratori - registrazione al trbunale di Milano

n.87 del o6/02/2008.stampa : tipografia Nuova Cesat Coop

via Buozzi21/23 Firenze

DIAZ: UN FILM NON DA VEDERE, MA DA OSSERVARE.

links e contatti

Sede di Firenze:c/o Archivio‘68 via G.Orsini, 44 Firenze tutti i mercoledì ore 21:[email protected]: 320-0382532

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Sezione di Massa [email protected]

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Sezione della Garfagnanapclgarfagnana@yahoo.itwww.pcomunistalgarfagnana.blogspot.com

Sezione di [email protected]

Sezione di [email protected]

Cellula di [email protected]

www.pcltoscana.blogspot.com - [email protected]

INIZIATIVE ED APPUNTAMENTI MESE DI MAGGIO

VENERDI 18ORE 2O.OO CASA DEL POPOLO IL CAMPINO ( VIA CAZZINI 13B FIREN-ZE) CENA CUBANA. A SEGUIRE DIBATTITO : SANITA’ E RIVOLUZIONE A CUBA.

SABATO 19 ORE 15 VIALE DEI MILLE FIREN-ZE MANIFESTAZIONE IN DIFESA DEI BENI CO-MUNI E DEL TRASPOR-TO PUBBLICO

GIOVEDI 24 VENERDI 25 SABATO 26

CPA FIRENZE SUD - VIA VILLA-

MAGNA FIRENZE- SGRANA E TRABALLA - 3 GIORNI DI MUSICA POPOLARE

di Cellula Studentesca PCL Firenze

E’ inutile negare che in questi giorni, sondando un po’ di compagni, si sia respirata, prima ancora che uscisse nelle sale, più di qualche perplessità intorno all’ultimo lavoro di Daniele Vicari. Visto che invece a noi nonostante al-cuni limiti il film è piaciuto, e non poco, vorremmo provare a spiegarne i motivi. Vicari sceglie di racconta-re quanto accadde durante quei fati-dici tre giorni del luglio 2001 con-centrandosi sull’assalto della scuola Diaz e sulle torture inflitte agli arre-stati nella caserma di Bolzaneto, de-dicando oggettivamente poco spazio alle manifestazioni che precedettero quegli eventi e all’omicidio di Car-lo. Attraverso un film corale giocato sui flashback dei diversi protagonisti che per un ragione o per l’altra fini-ranno per passare la notte alla Diaz lo spettatore assisterà alla brutalità di 300 bestie in divisa che si accani-scono contro dei civili inermi. Per chi quei giorni li ha vissuti oppu-re per un compagno che fa politica tutto questo potrà sembrare anche ovvio, ma immaginiamo quale effet-to dirompente possano avere quelle sequenze per lo “spettatore medio” cloroformizzato da decenni di ange-lizzazione mediatica delle cosiddette forze dell’ordine. E qui sta uno dei meriti enormi del film. Altro che Maresciallo Rocca, altro che Decimo distretto, altro che Squa-dra di Polizia, altro che ACAB… nel film di Vicari non si salva nessuno. Non ci sono “mele marce” da toglie-re dalla cesta, sono tutti marci, sono

tutti macellai, soprattutto chi li co-manda. Anche Santamaria, che veste i panni del vicequestore Fournier e che mostrerà qualche perplessità sulle regole d’ingaggio adottate, alla fine ne esce fuori come un ignavo, un pavido che gira con la maglietta della Folgore e che di fronte alle urla dei torturati abbassa la testa e fa finta di niente. E sinceramente poco im-porta se, come scrive sempre Agno-letto, nella descrizione della catena di comando non emerge la figura di De Gennaro o se durante le riprese il produttore abbia mandato il copione al capo della Polizia. A nostra memoria non c’era mai capitato di vedere il potere esecu-tivo dello Stato descritto in questi termini, svelato nella sua faccia più brutale. Quella vera. Con uno stile asciutto e per nulla reticente Vicari non “allude”, non “lascia intuire”, ma decide di mostrare tutto. Le sequenze sulle torture e le umi-liazioni a Bolzaneto sono pugni nello stomaco che fanno salire un odio che non può e non deve spegnersi. So-prattutto in un Paese che fra due anni vedrà queste bestie tutte prescritte confermando come da tradizione che lo stato non può che assolvere se stesso. Sempre Agnoletto nella sua recensione sul Manifesto ha fatto poi notare che nel film mancherebbero i nomi dei politici “mandanti” (Fini, Calderoli, ecc). Sinceramente questa ci sembra la mancanza meno signi-ficativa e l’averla sollevata mostra quanto, a distanza di 11 anni, il buon Agnoletto non abbia ancora capito un merita ceppa di quel che successe a Genova. Pensare che un governo in carica da poche settimane potesse allestire

un’operazione di tal fatta significa essere inetti o in mala fede, quindi per onestà intellettuale a quella lista andrebbero quantomeno aggiunti i nomi di chi governò l’Italia negli anni precedenti (D’Alema, Amato, Fassino, Bianco, Diliberto e il suo G.O.M. ecc. ecc.). Ma anche in tal caso ne verrebbe fuori una lettura piuttosto provin-ciale ed “italocentrica” che spiega davvero poco di quei fatti. A meno che non si voglia credere che quello fu un un ritorno al passato ordito da qualche revanscista nostrano e non un passaggio verso una ridefinizione anche militare del ruolo dello Stato nei confronti del “nemico interno”. Senza soffermarci troppo su que-sto aspetto che ci porterebbe troppo lontano crediamo che fu anche l’in-capacità del GSF di cogliere quanto stava avvenendo e di leggere la fase a consegnare migliaia di persone inermi alla mattanza di Stato, dun-que se fossimo in Agnoletto come in molti altri che di quel movimento si fecero dirigenti di Genova eviterem-mo anche solo di parlare, vista la re-sponsabilità che portano sulle spalle. Cosi come eviteremmo di accusare qualcuno di essere commerciale e poi promuovere il proprio libro nello stesso articolo. Tornando al film cre-diamo quindi che fatta eccezione per alcuni passaggi che proprio non ci convincono, come la lettura della questione “black bloc”, DIAZ meriti proprio d’essere visto e, possibilmente, discusso.

Si ringraziano i Compagni del col-lettivo Militant per il materiale re-perito.

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