+ All Categories
Home > Documents > A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data...

A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data...

Date post: 17-Feb-2019
Category:
Upload: doandan
View: 215 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
12
PAGINA 1 PAGINA 1 S PID è un acronimo per "Sistema Pubblico Iden- tità Digitale". Stranamente per una funzione am- ministrativa così up-to-date e innovativa è stato scelto un termine italiano e non un più accattivante cor- rispondente inglese. L'acronimo SPID, però, si pronun- cia come il termine inglese SPEED, che significa "ve- locità". Sarà un caso? Certamente ottenere SPID non è una pratica veloce. Avrete sentito ai telegrionali che chi è nato nel 1998 ha diritto a 500 euro da spendere in cultura; per avere questi soldi è necessario acquisire un'identità digitale, perciò 550 mila ragazzi si sono ci- mentati in questo iter burocratico, tra code lunghissime e consulenze sbagliate. Personalmente mi sono recata alle poste tre volte: nella prima la stampante era già stata spenta mezz'ora prima dell'orario di chiusura ("e non sto a riaccenderla, dai, vieni in un altro momento") la seconda volta, invece, più di metà del personale era in riunione per la prima mezz'ora subito dopo l'orario di apertura (la scelta di questo orario per indire una riunione è al di là dell'umana comprensione), la terza volta ho deciso di non prendermi impegni per due ore. E ce l'ho fatta. La spiegazione data da Matteo Renzi per una misura che costerà 290 milioni allo stato è: "il bonus diven- ta simbolicamente il benvenuto nella comunità dei maggiorenni ma soprattutto diventa simbolicamente il modo con cui lo stato ti carica della responsabilità di essere protagonista e co-erede del più grande patrimo- nio culturale del mondo". Decisamente una motivazio- ne encomiabile. Ma verosimile? La cultura si può com- prare? Certo ora non esiterò ad acquistare un libro che mi interessa o l'abbonamento ad un teatro che altrimen- ti sarebbe stato troppo dispendioso. In questo modo la fruizione della cultura non deve sottostare a freni economici. Ma se questi soldi venissero spesi male? Se andassero tutti in concerti di musica pop, cinema spettacoloso o libri di Fabio Volo? La consapevolezza di essere eredi del più grande patrimonio culturale del mondo non può essere comprata e tantomeno la capa- cità di scegliere la cultura "che vale". Nella formazione culturale di una persona è innegabile che conti la sua capacità economica, ma di certo la relazione non è di- rettamente proporzionale. Basta guardare il program- ma politico del ricchissimo neoeletto presidente degli Stati Uniti. Ciò che temo è che passi il messaggio che sono i soldi, solo e sempre i soldi, la condicio sine qua non perché qualcosa possa dirsi di valore e soprattutto il mezzo per raggiungere qualunque fine. Mi auguro che venga speso (e di spendere !) questo bonus nel mi- gliore dei modi possibili. Nel frattempo EMANON continuerà a fare cultura gratuita per tutti, vecchi e giovani, identità cartacee e identità digitali. Beatrice Nettuno Editoriale ARTICOLO A PAGINA 9 ► EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016 A gile, vibrante, brulicante, empatica. Attribuireste tutti questi aggettivi alla luce? Per i primi tre è presto fatto: basta sapere che la luce è formata da fotoni (anche detti quanti), microscopici elementi che si comportano da un lato come onde, dall’altro come particelle, capaci di correre nel vuoto all’esorbitante veloci- tà di trecento milioni di metri al secondo. Tutto ciò è oggetto di studio della meccanica quantistica, che ci tor- na in aiuto anche per associare l’ultimo dei quattro aggettivi, proponendoci come soluzione il cosid- detto entanglement. L’entanglement è un fenomeno fisico che si verifica quando due fotoni vengono emessi contemporaneamente da una stessa sorgente, come ad esempio da un atomo radioattivo; la coppia di quanti com- pone un sistema a sé stante, dotato di carat- teristiche globali (“stato quantico”) ben definite e costanti nel tempo. CONTINUA A PAGINA 6 ► Fotoni a braccetto A tu per tu con la nostra preside EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016 È una tendenza piuttosto comune ritenere che tutte le tecnologie di cui siamo circondati siano un’esclusiva del nostro tempo, del nostro essere progrediti, avanzati e moderni. Ed è con questa convinzione spavalda che magari molti di noi entrano nelle sale cine- matografiche a vedere un film in 3D, credendo di beneficiare di uno degli ultimi ritrovati della tecnologia. Allo stesso modo sentiamo che qualcosa di estremamente moderno sta avvenendo quando per la prima volta leggiamo sui manuali d’uso che anche i televisori e gli schermi dei nostri PC possono essere predisposti alla visione 3D. E fin qui sembrerebbe tutto legittimo, si potrebbe affermare con una certa sicurezza che la diffusione delle immagini in 3D sia un appannaggio della nostra generazione. Ma se invece non fosse così? Se vi dicessi che la Ste- reoscopia (termine tecnico per indicare la tecnologia 3D), è in realtà conosciuta e studiata fin dalla prima metà del XIX secolo? Sorpresi eh? CONTINUA A PAGINA 2 ► Lo stereoscopio in trincea
Transcript
Page 1: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 1 PAGINA 1

SPID è un acronimo per "Sistema Pubblico Iden-tità Digitale". Stranamente per una funzione am-ministrativa così up-to-date e innovativa è stato

scelto un termine italiano e non un più accattivante cor-rispondente inglese. L'acronimo SPID, però, si pronun-cia come il termine inglese SPEED, che significa "ve-locità". Sarà un caso? Certamente ottenere SPID non è una pratica veloce. Avrete sentito ai telegrionali che chi è nato nel 1998 ha diritto a 500 euro da spendere in cultura; per avere questi soldi è necessario acquisire un'identità digitale, perciò 550 mila ragazzi si sono ci-mentati in questo iter burocratico, tra code lunghissime e consulenze sbagliate. Personalmente mi sono recata alle poste tre volte: nella prima la stampante era già stata spenta mezz'ora prima dell'orario di chiusura ("e non sto a riaccenderla, dai, vieni in un altro momento") la seconda volta, invece, più di metà del personale era in riunione per la prima mezz'ora subito dopo l'orario di apertura (la scelta di questo orario per indire una riunione è al di là dell'umana comprensione), la terza volta ho deciso di non prendermi impegni per due ore. E ce l'ho fatta.

La spiegazione data da Matteo Renzi per una misura che costerà 290 milioni allo stato è: "il bonus diven-ta simbolicamente il benvenuto nella comunità dei maggiorenni ma soprattutto diventa simbolicamente il modo con cui lo stato ti carica della responsabilità di essere protagonista e co-erede del più grande patrimo-nio culturale del mondo". Decisamente una motivazio-ne encomiabile. Ma verosimile? La cultura si può com-prare? Certo ora non esiterò ad acquistare un libro che mi interessa o l'abbonamento ad un teatro che altrimen-ti sarebbe stato troppo dispendioso. In questo modo la fruizione della cultura non deve sottostare a freni economici. Ma se questi soldi venissero spesi male? Se andassero tutti in concerti di musica pop, cinema spettacoloso o libri di Fabio Volo? La consapevolezza di essere eredi del più grande patrimonio culturale del mondo non può essere comprata e tantomeno la capa-cità di scegliere la cultura "che vale". Nella formazione culturale di una persona è innegabile che conti la sua capacità economica, ma di certo la relazione non è di-rettamente proporzionale. Basta guardare il program-ma politico del ricchissimo neoeletto presidente degli Stati Uniti. Ciò che temo è che passi il messaggio che sono i soldi, solo e sempre i soldi, la condicio sine qua non perché qualcosa possa dirsi di valore e soprattutto il mezzo per raggiungere qualunque fine. Mi auguro che venga speso (e di spendere !) questo bonus nel mi-gliore dei modi possibili.

Nel frattempo EMANON continuerà a fare cultura gratuita per tutti, vecchi e giovani, identità cartacee e identità digitali.

Beatrice Nettuno

Editoriale

ARTICOLO A PAGINA 9 ►

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Agile, vibrante, brulicante, empatica. Attribuireste tutti questi aggettivi alla luce?Per i primi tre è presto fatto: basta sapere che la luce è formata da fotoni (anche detti quanti), microscopici

elementi che si comportano da un lato come onde, dall’altro come particelle, capaci di correre nel vuotoall’esorbitante veloci-tà di trecento milioni di metri al secondo. Tutto ciò è oggetto di studio della meccanicaquantistica, che ci tor-na in aiuto anche per associare l’ultimo dei quattro aggettivi, proponendoci comesoluzione il cosid-detto entanglement.L’entanglement è un fenomeno fisico che si verifica quando due fotoni vengono emessi contemporaneamenteda una stessa sorgente, come ad esempio da un atomo radioattivo; la coppia di quanti com-pone un sistema a séstante, dotato di carat-teristiche globali (“stato quantico”) ben definite e costanti nel tempo.

CONTINUA A PAGINA 6 ►

Fotoni a braccetto

A tu per tu con la nostra preside

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

È una tendenza piuttosto comune ritenere che tutte le tecnologie di cui siamo circondati siano un’esclusiva del nostro tempo, del nostro essere progrediti, avanzati e moderni. Ed è con questa convinzione spavalda che magari molti di noi entrano nelle sale cine-

matografiche a vedere un film in 3D, credendo di beneficiare di uno degli ultimi ritrovati della tecnologia. Allo stesso modo sentiamo che qualcosa di estremamente moderno sta avvenendo quando per la prima volta leggiamo sui manuali d’uso che anche i televisori e gli schermi dei nostri PC possono essere predisposti alla visione 3D. E fin qui sembrerebbe tutto legittimo, si potrebbe affermare con una certa sicurezza che la diffusione delle immagini in 3D sia un appannaggio della nostra generazione. Ma se invece non fosse così? Se vi dicessi che la Ste-reoscopia (termine tecnico per indicare la tecnologia 3D), è in realtà conosciuta e studiata fin dalla prima metà del XIX secolo? Sorpresi eh?

CONTINUA A PAGINA 2 ►

Lo stereoscopio in trincea

Page 2: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016PAGINA 2

ATTUALITÀ FRISINA

...Tuttavia l’obiettivo di questo articolo non è quello di raccontare la storia della stereosco-pia, (che per inciso nacque ufficialmente nel 1832 e fu brevettata nel 1861), bensì quello parlarvi e di invitarvi tutti, professori inclusi, alla mostra fotografica che avremo la fortu-na di ospitare nel nostro Liceo dal 22/11 al 21/12, nella quale verranno esposti 30 pan-nelli 3D con fotografie scattate durante la Prima Guerra Mondiale, ovvero, se la mate-matica non è un’opinione, ben 100 anni fa!

Chi sarebbe più adatto a spiegare l’iniziativa se non gli organizzatori stessi? Ecco quindi un estratto della loro brochure:

[…] Durante la Grande Guerra alcuni ap-passionati di 3D, sui fronti opposti, hanno fotografato molti tragici momenti del conflit-to. Luigi Marzocchi, Federico Erba e San-dro Saba sono i tre fotografi dei quali stiamo cercando di restaurare gli archivi originali, e dobbiamo a loro se oltre 3.000 lastre nega-tive in vetro sono giunte fino ai giorni nostri, anche se in condizioni molto critiche. In que-sta mostra abbiamo esposto meno dell’1% dell’archivio. […] L’iniziativa “Lo Stereo-scopio in Trincea” è accredita quale proget-to rientrante nel Programma ufficiale delle

commemorazioni del Centenario della prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale.”

Si tratta quindi di un importante appun-tamento per tutti con la Storia e la Grande Guerra, come non l’abbiamo mai vista o an-che solo immaginata: in 3D. Tuttavia questa fantastica iniziativa deve fare i conti con il nemico di tutti: il tempo. A cento anni dal-la loro realizzazione, infatti, la gelatina fo-tosensibile che ricopre le lastrine di vetro si sta staccando dal supporto, cancellando per sempre il ricordo di momenti di dolore e sa-crificio. Ed è a questo punto che possiamo intervenire noi tutti in maniera determinan-te, grazie alla campagna “ADOTTA UNA LASTRA 3D” promossa dall’associazione LA GRANDE GUERRA IN 3D, che si oc-cupa del restauro di questo vero e proprio patrimonio dell’umanità. Al costo di 30,00€ è possibile scegliere dal catalogo online sul sito WWW.LAGRANDEGUERRAIN3D.IT una fotografia da restaurare che verrà poi conservata a nome del benefattore. Con il contributo verranno finanziati la scansione ed il restauro elettronico dell’immagine scel-ta. Infine, le 100 immagini più significative

verranno raccolte in un volume stampato con appositi inchiostri 3D. Personalmente non posso che augurarmi che molti di noi aderiranno a questa nobile iniziativa, magari anche a livello di classe: con poco più di un euro a testa è possibile salvare un autentico pezzo di Storia dall’oblio.

Ma bando alle ciance e alla retorica, venite voi direttamente a rendervi conto di cosa sto parlando nell’atrio al primo piano della sede, e a convincervi in prima persona dell’impor-tanza e dell’unicità dell’iniziativa, perché si sa, e ne sono convinto, un’immagine vale più di mille parole.

Mattia Bissaldi

Lo stereoscopio in trincea

Due anni fa sono stata tra Scampia e Chiaiano, due quartieri di Napoli, ad un campo di volontariato orga-

nizzato dall'associazione "(R)esistenza An-ticamorra", in collaborazione con Libera. Passavamo le giornate a raccogliere pesche e a suddividerle in base alla grandezza, por-tando avanti un commercio tolto alla mafia che senza il nostro lavoro volontario sarebbe fallito. Recise tutte le radici mafiose, era an-cora troppo fragile per stare in piedi da solo. Ho conosciuto delle persone straordinarie, filosofi di strada che hanno scelto di dedi-carsi alla terra per ridare dignità al suolo da cui sono nati. La mafia non è un'associazio-ne molto-profit a cui loschi individui fanno parte con tesserino e codice identificativo. La mafia è un modo di pensare e agire, perciò tale dev'essere anche l'antimafia. Antimafia è senso civico, è diffondere la consapevolezza di far parte di uno stato giuridico che ci tute-la, sostituendo l'idea di una politica di potere con quella di una politica di partecipazione.

Il 17 novembre scorso la Preside Lucia Ca-stellana ed io siamo andate a Palazzo Giu-stiniani a Roma in rappresentanza del nostro Istituto per l'inaugurazione del Parlamento della Legalità Internazionale. Quest'asso-

ciazione completamente volontaria è stata fondata da Niccolò Mannino e si pone come primo fine quello di "promuovere una cultura della legalità nel rispetto dei principi Costi-tuzionali, ispirata a tutte quelle persone che, a qualunque titolo, hanno operato contro le mafie e contro la criminalità organizzata". Niccolò Mannino ha iniziato il suo impegno culturale nel combattere la malavita con Pa-olo Borsellino, ancora prima delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Fin dall'inizio la sua attività si è rivolta alle scuole, consapevole che per combattere la mafia sia necessario parlare ai giovani, farli riflettere sui valori della cittadinanza prima che le loro menti vengano perverse da quelli malati della cri-minalità organizzata. Molto più importante di incarcerare il bandito è creare un ambiente che gli sia ostile, in cui la sua logica crimi-nale non venga riconosciuta. L'incontro si è svolto all'interno di Sala Zuccari, un mera-viglioso ambiente completamente affrescato, affiancato dagli studi di alcuni senatori a vita: nel raggiungere la sala ho visto le targhette di Renzo Piano e di Elena Cattaneo. Era ri-chiesto un abbigliamento piuttosto elegante, all'ingresso venivano prestate giacca e cra-vatta in seta a coloro che ne erano sprovvisti. Prevedevamo un incontro formale. Niccolò

Mannino ci ha colto alla sprovvista. Ha cre-ato un clima di festa, familiare e partecipato; a tutti si rivolgeva dando del tu, in modo af-fettuoso e mai scortese, ogni volta che apriva bocca proferiva parole sincere e mai affettate. Molti sono stati interdetti dai suoi modi, qua-si dispiaciuti. Io ho ripensato al profumo del-le pesche, alla fatica di prendere quelle più in alto, in bilico su scale traballanti. Ho risentito il caldo, quel caldo afoso di fine agosto che non dà tregua neanche di notte. Certe volte le formalità non contano. Questo è antimafia.

Beatrice Nettuno

Questo è antimafia

NUGA I:"Chiamo io chi esce su base volontaria?"

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Page 3: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 3 PAGINA 3

ATTUALITÀ FUORI LE MURA

Ogni discorso sul diritto è notevol-mente espressivo se prende le mosse da una circostanza tangibile, cioè dal

modo in cui riguarda un determinato conte-sto. Una democrazia come prassi esige for-zatamente la virtù del senso civico (da notare che «civico» è il perfetto corrispondente, su tema latino, dell'aggettivo «politico», che è su tema greco. Evidentemente sono due pa-role che si corrispondono nel loro contenu-to sostanziale. Ma la parola «civico» è più pregnante di giuridicità e perciò appare più solenne), nell’accezione antica di habitus, ossia di vocazione tenace ad agire nell’inte-resse della res publica, secondo la recta ratio del sistema giuridico. Apparentemente que-sto ragionamento non interessa noi studenti, in gran parte minorenni. Tuttavia bisogna tener presente che noi non siamo i cittadini di domani, bensì di oggi. In quanto tali, la politica, nel senso più nobile del termine, in-teressa la nostra vita e il contributo invisibile eppure concreto, che ognuno di noi porta alla società, concorre ad orientare le decisioni verso il democraticamente giusto. ≪Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.≪ (art. 48 Cost.) È evidente l’importanza del voto; circa il signi-ficato della doverosità del voto la dottrina è divisa, anche in ragione dell’ambiguità del testo costituzionale, che è un compromesso fra le diverse posizioni emerse in Assemblea Costituente (cfr. resoconto 21/05/ 1947). Inoltre altrettanto incerto è il valore da at-tribuire alla medesima astensione alle urne,

considerabile da taluni come espressione di un’idea, di una posizione politica ben preci-sa. È necessario notare l’assenza di sanzioni nella normativa vigente. Cionondimeno, gli esiti del prossimo referendum costituziona-le del 4 dicembre computeranno solamente i “Sì” e i “No” al fine di stabilire l’even-tuale definitiva approvazione della riforma costituzionale. A differenza del referendum abrogativo, non è previsto dalla legge un quorum di validità; non si richiede, cioè, che alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto al voto e l'esito referendario è comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori.

Il testo del quesito referendario è il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Disposizioni per il superamen-to del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione» approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Inoltre, nello specifico, la riforma prevede: la revisione del procedimento legislativo, inclu-sa l'introduzione del c.d. "voto a data certa"; l'introduzione dello statuto delle opposizioni; la facoltà di ricorso preventivo di legittimità costituzionale sulle leggi elettorali di Came-ra e Senato; alcune modifiche alla disciplina dei referendum; tempi certi per l'esame delle proposte di legge di iniziativa popolare, per

la presentazione delle quali viene elevato il numero di firme necessarie; la costituziona-lizzazione dei limiti sostanziali alla decreta-zione d'urgenza; modifiche al sistema di ele-zione del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte Costituzionale da parte del Parlamento; la soppressione della previsione costituzionale delle province; la riforma del riparto delle competenze tra Stato e regioni.

Ogni tentativo di spiegazione al riguardo, che non consista nel riportare il testo ufficia-le, potrebbe essere interpretato come parzia-le, cioè di parte e non affatto esaustivo. Si rimanda per completezza al portale http://piattaformacostituzione.camera.it/ da cui si può facilmente raggiungere una sezione che riporta diversi utili dossier sulla riforma.

Lorenzo Pedretti

Un voto democratico per la Costituzione

NUGA II:"Devo sclerare subito o preferite che lo faccia in crescendo?"

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Questo Agosto, quando abbiamo sen-tito al telegiornale la notizia delle prime scosse in centro Italia, che

sfortunatamente stanno facendo tremare la terra ancora in questi mesi, ognuno di noi ha avuto un diverso pensiero. Chi ha telefonato ai propri cari nelle zone terremotate, chi ha guardato su Internet per trovare altre notizie, chi ha fatto una preghiera, chi ha telefonato per donare due euro alla Protezione Civile, chi ha smesso anche per pochi secondi di fare quello che stava facendo per saperne di più su quello che era successo. Certo a nessuno di noi venne mai da pensare a una cosa come quella che uno speaker di Radio Maria, il te-ologo Giovanni Cavalcoli, settimana scorsa si è permesso di dire in onda: Il Terremoto è un castigo divino inviatoci da Dio per punirci della legge sulle Unioni Civili. La dichiara-zione ha fatto scalpore e sono stati scritti ar-

ticoli, girati servizi televisivi su tutti i canali, persino radio Maria stessa non ha ritardato a rispondere, prendendo le distanze dalla te-oria e dal teologo stesso, precisando che lui fosse solo un conduttore esterno. Il Vaticano e molti esponenti del clero hanno condannato le dichiarazioni di padre Cavalcoli, egli infat-ti è anche un sacerdote. Comunque la si pensi sulle Unioni Civili difficile credere che qual-cuno possa essere d’accordo su un opinione del genere, che, io credo, nasca anche dalla lontananza da quella che è la tragedia del terremoto. Forse se padre Cavalcoli l’avesse vissuta non avrebbe pronunciato certe parole. Personalmente, da cristiano, la notizia mi ha avvilito. Non è facile vedere la propria fede offesa da uomini che dovrebbero condivi-derla, e che invece la sviliscono davanti agli altri. Come faccio a sentirmi fiero di essere cristiano quando chi ha parola dà della mia

fede un aspetto così diverso da quello che è quello che io vivo o che vorrei vivere e in cui io credo? “Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede” ha detto monsignor Angelo Becciu. Io credo lo siano. E come dar torto alle Iene quando poi per lanciare un servizio (a mio parere abba-stanza brutto) sull’argomento hanno costrui-to una scena in cui i presentatori erano tutti abbigliati come nel medioevo? Non si può.

Marco Ottolini

Radio Maria: commento di un cristiano arrabbiato

Page 4: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 4 EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016

SPORT

Dato che in Italia, il rugby non ottie-ne la stessa risonanza mediatica del calcio, la soddisfazione è meno evi-

dente, ma possiamo dire che il 19 novembre 2016 in futuro sarà una data da ricordare. Questo perché, con la vittoria sul Sudafri-ca per 20-18 nel test match di Firenze, per la prima volta dal 1928, anno di fondazione della Federazione Italiana di Rugby, la no-stra nazionale ha battuto una delle tre big, che da lungo tempo si collocano costante-mente nelle posizioni più alte del ranking internazionale (Nuova Zelanda, Australia e appunto Sudafrica). Oltre alla vittoria in sé, il risultato è ancora più incoraggiante se si considerano l’inesperienza di molti dei nostri giocatori e il breve tempo passato dal cam-bio di allenatore. La squadra italiana è infatti ora costituita da un mix di alcuni veterani, tra cui il nostro capitano Sergio Parisse, ma soprattutto da giovani molto promettenti, come il mediano d’apertura Carlo Canna.

Ciononostante, come sostiene il nostro coach Conor O’Shea, è necessario utilizzare questa vittoria come punto di partenza per un decol-lo del movimento rugbistico italiano. Tutti noi tifosi quindi ci aspettiamo, partendo da queste premesse, che in futuro l’Italia final-mente ottenga buoni risultati a partire già dal prossimo Sei Nazioni, che si disputerà tra febbraio e marzo 2017, ma soprattutto che affronti tutte le altre nazionali a viso aperto senza accontentarsi di sporadiche prestazioni positive. L’obiettivo è quello di far appas-sionare finalmente gli italiani al rugby, uno sport sempre più seguito nei paesi anglosas-soni ma che ancora fatica a diffondersi in Italia proprio per l’assenza di club vincenti e per gli scarsi risultati della nostra nazio-nale. E perché non porsi un obiettivo ancora più ambizioso, come l’arrivare finalmente ai quarti di finale del mondiale, già dalla pros-sima edizione che si disputerà in Giappone nel 2019? Forse c’è chi pensa che dopo que-

sta partita la nostra nazionale torni ai periodi bui, a cui eravamo ormai abituati e che ciò rimarrà solo un sogno, ma anche battere una super-potenza come il Sudafrica, vincitrice di due mondiali (1995 e 2007) lo era prima di oggi. L’unica cosa di cui siamo sicuri è che almeno per qual-che tempo, sopra Firenze il cielo rimarrà azzurro.

Alessandro Brioschi

L'impresa azzurra

"Bisogna lasciare spazio ai giovani!" Una frase ormai ricorrente e applicabi-le a numerosi aspetti della società tra

cui lo sport. Quante volte per esempio que-sta frase è risuonata nella nostra testa dopo l'ennesima partita persa o vinta a fatica dalla nostra nazionale. Quest'articolo non vuole essere una critica nei confronti dell'opera-to del neo-commissario tecnico Giampiero Ventura, che in soli pochi mesi ha avviato un importante processo di ringiovanimento della rosa, bensì vuole analizzare i giovani calciatori del panorama calcistico italiano già pronti a fare il grande salto o quantomeno in rampa di lancio, che potrebbero ritagliarsi in futuro un posto nella nostra nazionale. Sono sicuramente da includere in questa li-sta l'attaccante del Torino Andrea Belotti e il portiere del Milan, classe 1999 Gianluigi Donnarumma, che in pochissimo tempo ha scalato le gerarchie del Milan e della Nazio-nale. I miglioramenti di quest’ultimo sono davvero notevoli, infatti, nonostante abbia appena spento la candelina del suo primo anno tra i professionisti (ha esordito in Se-rie A, a soli sedici anni nella sfida tra Milan e Sassuolo il 25 ottobre del 2015), è spesso accostato al capitano della Juve e della Na-zionale, Gianluigi Buffon, visto il talento e la sua sicurezza nonostante la giovane età. Suo compagno di squadra e altro grande talento di casa Milan è il centrocampista classe '98 Manuel Locatelli. Egli ha esordito nella mas-sima serie in occasione del pareggio con il Carpi sul finire della scorsa stagione ma sono sicuramente più degne di nota le sue presta-zioni di questo inizio di stagione. Ciò perché

i suoi due goal contro Sassuolo e Juventus sono risultati decisivi per altrettante vittorie, che hanno lanciato il Milan verso le zone alte della classifica. Al momento Manuel, sfrut-tando anche l'infortunio di Montolivo, è un titolare fisso del centrocampo rossonero e, nel caso in cui le sue prestazioni positive sa-ranno positive anche in futuro, diventerà un intoccabile e probabilmente sarà conteso nel-le prossime sessioni di mercato dalle grandi europee. Passando all'altra sponda di Milano, quella nerazzurra dell'Inter, bisogna consi-derare l'attaccante della Primavera, Andrea Pinamonti. Nonostante non abbia esordito in Serie A, presenta il fiuto del gol del grande bomber e per questo non bisogna forzare il suo processo di crescita. Considerando l'altra big del nostro campionato, la Juventus, sono da tenere in considerazione il difensore Fi-lippo Romagna, il centrocampista Rolando Mandragora e la punta Moise Kean. Il primo è stato il capitano dell'Under- 19 allo scorso Europeo di categoria, svoltosi in Germania. È descritto come un difensore di personalità con un ottimo senso della marcatura, e per questo la Juventus per farlo crescere lo ha ceduto in prestito al Novara e ritornerà tra le file bianconere solo alla fine della stagione. Mandragora invece è un ottimo centrocampi-sta, abile sia nella fase difensiva sia in quella offensiva. Iniziò a farsi notare dopo un'ottima prestazione con la maglia del Genoa in una partita contro la Juventus, quando dovette marcare per l'intera partita Paul Pogba, non proprio un gioco da ragazzi. Il suo contributo fu molto utile e permise al Genoa di vincere la partita contro i Campioni d'Italia. Acqui-

stato l'anno scorso proprio dalla Juve, è sta-to girato in prestito al Pescara di Massimo Oddo, dove si mise in luce sin dai primi mesi, diventando un titolare inamovibile della for-mazione abruzzese, che riuscì a ottenere la promozione in Serie A, attraverso i play-off. Tornato in estate alla Juventus, al momento si sta riprendendo da un infortunio ma a gen-naio i bianconeri probabilmente cercheran-no una squadra che gli dia la possibilità di crescere ulteriormente. Moise Kean invece è un attaccante che ha il talento per diventare un campione, oltre al fatto che non gli man-ca né il fisico, né la corsa e nemmeno il tiro. Questo è il motivo che ha spinto la Juventus a portarlo già in prima squadra, nonostante sia un classe 2000. Ultimo vivaio da ana-lizzare e forse anche quello più importante è quello dell'Atalanta. Il vivaio di Zingonia, quartier generale dei bergamaschi, presenta una grande tradizione nell'allenare e plasma-re futuri campioni. Da questo vivaio infatti, sono usciti giocatori del calibro di Gaetano Scirea, Giampaolo Pazzini, Simone Zaza, Ivan Pellizzoli, i fratelli Zenoni e tanti altri. Tuttora tra le file dell'Atalanta figurano de-gli ottimi prospetti per il futuro come Conti, Gagliardini e Caldara. In conclusione se tutti queste promesse non tradiranno le attese, la nostra nazionale nei prossimi anni sarà una delle più promettenti realtà a livello mondia-le, tornando finalmente a ottenere i risultati a cui eravamo abituati.

Andrea Lizzano

La giovine Italia

NUGA III:"Siete passati dall'essere la seconda con cui insultavo quelli di quinta all'essere la quinta che insulto con quelli di seconda."

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Page 5: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 5 EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016

IN MEMORIAM

Siamo abituati a pensare alla scien-za come ad una branca dello scibile umano particolarmente arida, divisa in

compartimenti stagni, in cui la ricerca è vo-tata all'innovazione tecnologica. Ogni settore è iperspecializzato e questo impedisce allo scienziato di avere una visione globale e di af-figgersi scopi di ampio respiro, che esulino dal suo ambito particolare. Questa visione della scienza la rende lontana, utile ma disumana.

Per Umberto Veronesi lo scienziato è un uomo al servizio della comunità e la sua vita ne è testimonianza. Nell'ultima intervista che ha rilasciato, Umberto Veronesi ha parlato di pace. L'occasione era l'ottava edizione di Science for Peace, una conferenza mon-diale sulla pace, ma soprattutto su come la scienza possa intervenire perché si realizzi.

"La conoscenza ci libera dalla paura e ci consente di pensare e agire. Ma non solo: la scienza ci dimostra che il cambiamento è inevitabile, e che non va temuto ma ge-stito. Infine, su un piano culturale e sociale, ci insegna che le differenze e la contamina-zione delle idee e lo scambio fra persone alla lunga sono un arricchimento per tutti"

Queste parole rivelano un'idea molto chiara del ruolo dello scienziato nella comunità. Un uomo che si interroga sui problemi degli altri uomini e che dedica la sua vita a migliora-re l'altrui esistenza. Per Umberto Veronesi scienza e umanesimo coincidono grazie ad un comune intento etico. Fin subito dopo la sua laurea in medicina, conseguita a Milano nel

1956, egli decise di dedicarsi allo studio dei tumori, iniziando come volontario all'Istituto Nazionale dei Tumori di cui divenne diretto-re nel 1976. Questa scelta è determinata dalla sua vocazione a combattere il dolore degli uomini, e nessun altro settore della medici-na ne è così tragicamente colpito. All'epoca la chirurgia oncologica era caratterizzata da interventi molto invasivi, in cui veniva ap-plicata sempre la massima terapia tollerabile dal paziente. Veronesi ribalta questo paradig-ma, sostenendo che al contrario dev'essere somministrata la minima terapia efficace. In particolare si è concentrato sullo studio del tumore al seno, in cui fino agli anni 80 era pratica comune di cura l'asportazione totale di uno dei due seni, chiamata mastectomia. Le conseguenze di un intervento tanto inva-sivo sono devastanti, soprattutto sul piano psicologico. Spinto dal principio della con-servazione dell'integrità mentale e fisica del paziente, e cioè considerando la qualità della vita del malato fondamento dell'agire del me-dico, nel 1973 inizia una ricerca su nuovi me-todi di cura. Nel 1981 il New England Journal of Medicine pubblica i risultati del suo studio clinico, rivelando che l'asportazione del solo lobo della ghiandola mammaria coinvolto dal cancro, cioè la quadrantectomia, è tanto efficace quanto la masterectomia, ma mol-to meno invasivo. E' l'inizio di una attiva e fondamentale partecipazione nell'ambito della ricerca oncologica: nel 1982 fonda la Scuola europea di oncologia e nel 1991 l’I-stituto Europeo di Oncologia di Milano, di cui è stato direttore scientifico dal 1994 al 2014, per poi venirne nominato direttore

scientifico emerito. L'aggettivo europeo rivela la sua visione della scienza come frutto di collabora-zione e condivisio-ne, inoltre Veronesi si è sempre definito convinto europei-sta, senza timore di prendere posizioni politiche decise e di partecipare atti-vamente alla poli-tica nazionale. Egli infatti è stato mini-stro della sanità dal 2000 al 2001, si è battuto soprattutto per una legge anti-fumo e per i diritti dei non fumatori, anticipando la ne-cessità di quella che nel 2003 diventa

una delle legislazioni antifumo più avanza-te al mondo. Dal 2008 fino al 2011 è stato senatore del Parlamento italiano. Questa co-munione tra politica e scienza rivela la sua profonda vocazione umanitaria, che supera la semplificativa divisione dei saperi. Anche la sua carriera accademica è coronata da altri importanti successi: nel 1996 dimostra l'u-tilità della tecnica del linfonodo sentinella, che ancora una volta evita al paziente inutili sofferenze, trovando un modo di escludere l'esportazione dei linfonodi ascellari, ove non contaminati da tumore. Un'altra battagliache porta avanti in ambito chirurgico riguar-da l'utilizzo della radioterapia intraoperato-ria. Nel 2000 un team di fisici romani rea-lizza un macchinario radioterapico di piccole dimensione e Umberto Veronesi studia per utilizzarlo in sala operatoria, riducendo l'irra-diazione alle sole parti direttamente coinvol-te dal cancro. Egli è noto al grande pubblico soprattutto per la sua campagna di sensibi-lizzazione sull'importanza della prevenzione oncologica. Fin da ragazzo ha seguito un die-ta vegetariana, per motivi soprattutto etici ma anche salutistici, e ha sostenuto l'importanza di uno stile di vita sano. In più occasioni ha dichiarato pubblicamente l'importanza dei vaccini e ha sempre ribadito di aderire agli screening ed eseguire regolarmente i test di-sponibili per scovare in anticipo gli eventuali segni di un tumore in fase iniziale. Inoltre attraverso la campagna “No Smoking Be Happy”, sostenuta dalla sua Fondazione, si è impegnato in un progetto educativo contro il tabagismo, a partire dai banchi di scuola.

Umberto Veronesi ha dedicatola sua intera vita a combattere il cancro. E' un esempio di integrità e di impegno scientifico. Ma soprattutto è stato un uomo profondamente saggio, che non ha mai trasformato la sua lotta al dolore in una lotta contro la morte, che definisce "il ritorno ad un bellissimo e cosmico nulla". La ricerca scientifica non dev'essere tentativo di superamento dei limi-ti dell'uomo, ma la ricerca del migliore dei modi di vivere la nostra umanità. Nei suoi ultimi istanti, lo scorso 8 novembre, ha de-ciso di rifiutare l'accanimento terapeutico e accettare il naturale svolgersi delle cose.

Grazie Umberto Veronesi.

Beatrice Nettuno

Grazie Umberto Veronesi

NUGA IV:"Andiamo a vedere questa figura di colore quadrato."

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Page 6: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 6

SCIENCE

Logo IBM

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Giocare con gli atomi: anziché usare i lego, la multinazionale IBM nel 1989 ha deciso di ricreare il suo logo utiliz-

zando 35 atomi di xenon su una lamina di nickel, non contenta successivamente ha realizzato un cortometraggio di un nanobambino che gioca con altri atomi; sicuramente un utilizzo molto appropriato per strumenti da milioni di euro: per la realizzazione di questi fotogrammi è sta-to infatti usato un microscopio a effetto tunnel.

Daniele Frustaci

Le macchine molecolari

Una macchina molecolare è un insieme di componenti molecolari in grado di svolgere movimenti simil meccanici.

In natura ne esistono di molti tipi, basti pensare ai flagelli o alle ciglia dei batteri. Con l’avvento delle nanotecnologie è andata a svilupparsi l’i-

dea di poterne costruire di artificiali, tanto che il fisico Richard Feynman nel 1984 ne aveva previsto la costruzione entro trent’anni; la sua visione si è avverata quest’anno con l’attribu-zione del premio Nobel per la chimica a J.P. Sauvage, F. Stoddart e B. Feringa per la loro

ricerca iniziata nel 1991. I tre sono stati i primi a costruire una macchina molecolare, quella qui a fianco, controllabile e in grado di tra-sformare l’energia chimica in energia cinetica. Quattro ioni di rame attirano ciascuno due molecole simmetriche che si condenseranno a formare una catena ciclica, svolto questo compito gli ioni vengono rimossi e le catene collegate ad un assale con un procedimento analogo formando una vera e propria 4x4. Il carburante di questa nanoauto è la luce: i rag-gi fotonici investono le quattro ruote (come se fossero un’elica al vento) provocando fino a 12milioni di giri al secondo. Queste nano-macchine avranno un importante impatto nell’industria biomedica, in quanto saranno usate come trasportatori di sostanze o addi-rittura per collegare tra di loro amminoacidi.

Walter Gubinelli

Fotoni a braccetto...In tali condizioni, i due fotoni assumono un comportamento particolare: se uno di essi su-bisce un cambiamento, per fare in modo che lo stato quantico del sistema rimanga immutato, l’altro “se ne accorge” e controbilancia, mo-dificandosi, la trasformazione appena avvenu-ta. Due fotoni entangled possono influenzarsi qualsiasi sia la distanza che li separa, e, soprat-tutto, in maniera assolutamente immediata. Fu proprio l’istantaneità di questo fenomeno a destare l’attenzione di Albert Einstein, che lo mise in evidenza nel 1935, in collaborazione con Boris Podolsky e Nathan Rosen, col co-siddetto “paradosso EPR”. Ebbene sì, lo scien-ziato tedesco mise lo zampino anche su questa importante scoperta, dimostrando in modo te-orico un comportamento dei fotoni che oggi sappiamo corrispondere alla realtà. Il suo vero intento, però, che era quello di mettere in luce un fenomeno apparentemente irrealistico, e così provare l’incompletezza della teoria dei quanti, non andò a buon fine, perché il “pa-radosso EPR” fu confutato da studi successi-vi. Sebbene l’entanglement sia noto ormai da ottant’anni, solo di recente gli studiosi sono

stati in grado di verificarne le applicazioni tecnologiche, perché la manipolazione dei quanti richiede mezzi potenti ed elaborati. La possibilità di tenere traccia dei cambiamenti di un fotone, possedendo un suo “gemello” entangled, rende questo fenomeno utilizzabi-le in crittografia. Il suo scopo principale è di scovare eventuali spie nei canali di comunica-zione, e per farlo sono stati elaborati i proto-colli di Bennet-Brassard (nel 1984) e di Ekert (nel 1991). La prima transazione ad avvalersi di un sistema di crittografia quantistica è stata effettuata tra due istituti finanziari austriaci, nel 2004. I “computer quantistici” stanno di-ventando una delle nuova frontiere dell’infor-matica. Questi calcolatori traducono lo stato quantico di una particella in un qubit, cioè l’u-nità fondamentale dell’informazione quanti-stica. Rispetto ai computer tradizionali, quelli quantistici sono in grado di svolgere determi-nati compiti molto più velocemente, come ad esempio la fattorizzazione di numeri, il rico-noscimento vocale e di immagini e lo sviluppo autonomo delle intelligenze artificiali. Il pri-mo computer quantistico è stato venduto nel

2013 dalla D-Wave Systems a Google, per 10 milioni di dollari. Gli attuali orologi atomici impiegano solo 15 miliardi di anni per sbaglia-re di un secondo i loro calcoli (il più recente è stato realizzato in Giappone, nel 2015); ma gli scienziati, davanti ad un risultato così risibile, non si danno per vinti. Una promettente risor-sa per le loro ricerche potrebbe essere proprio l’entanglement, grazie al quale, tra l’altro, la diffusione di orologi super-precisi alla portata di tutti sembre-rebbe non esse-re così lontana.

Stefano Grippo

Page 7: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VII - NUMERO 2 - GIUGNO 2016PAGINA 7

HUMANAE LITTERAE

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

LEPORE[le-pó-re] n.m.pl. -i(lett.) lepidezza, arguzia | garbo, grazia

Etimologia: dal lat. lepōre(m).

Una foto che ha cambiato il mondoPer giorni mi sono arrovellato riguardo

a quale foto avrei mai potuto sceglie-re per questa nuova rubrica storico-

fotografica, quale fosse più curiosa, più rap-presentativa o più carica di significato. Ma come spesso accade in situazioni simili l’i-spirazione e l’inventiva gio-cavano a nascondino; ma un giorno, casualmente, mi chie-si: cosa sarebbe più azzeccato per inaugurare questa prima rubrica storico-fotografica se non la prima foto della Storia?

Ispirazione e inventiva non dovevano di certo mancare al francese Joseph Nicépho-re Niépcein in quell’estate del 1826, quando realizzò il primo esempio riuscito con successo di fissare una foto-grafia in maniera permanente,

e da allora il mondo non sarebbe più stato lo stesso. Egli ottenne questa immagine cospar-gendo di bitume di Giudea una lastra di pel-tro per eliografia di misure 16,2×20,2 cm. La

miscela di bitume esposta alla luce si è indu-rita mentre quella non esposta è stata rimossa con una miscela di olio di lavanda e petrolio bianco. La foto ritrae il cortile della sua casa

visto dalla finestra della sua stanza. Il tempo di esposizio-ne fu incredibilmente lungo: a giudicare dalla luce del sole che illumina le facciate delle case sia di sinistra che di de-stra si stima che l’apparecchio sia rimasto in posizione per ben 8 ore, ma c’è chi sostiene che potrebbero esserci volu-ti giorni! Oggi l'immagine è conservata presso l'Università del Texas ad Austin (USA).

Mattia Bissaldi

Poesia del mese“MAI CHE L’ATTIMO SI FERMI”

di Michele Mari, da “Cento poesie d’amore a Ladyhawke”

Mai che l’attimo si fermi,da guardare, capire.Sempre una corsa.

Cogliere lembi.Udire parole mozze,

promesse a metà.Così risa, musiche, amori, sogni.

Tutto accennato e lasciato.MICHELE MARI:

Nasce il 26 dicembre 1955 a Milano, dove insegna Letteratura italia-na all’Università Statale. La sua esperienza letteraria lo caratterizza come un prosatore eclettico e sperimentatore, capace di spaziare dal

romanzo gotico al fantastico, dalla mnemotecnica alla trattatistica, oltre ad essere un raffinato traduttore (“L’isola del tesoro” Rizzoli 2012; “Uomini e topi” Bompiani 2016) ed aver pubblicato nel 2007 la raccolta di poesie “Cen-to poesie d’amore a Ladyhawke”. Interpellato da Davide Orecchio riguardo la presunta situazione comatosa della letteratura italiana, rispose: “Lavoisier, Spallanzani e Volta erano tristi, perché Galvani aveva rivelato che le rane non erano più quelle di una volta. Intervistato, il rospo si sottrasse al quesito.”Francesco Vecchi

Page 8: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016PAGINA 8

LATINORUM

Latino alla gogna!

NUGA VII: (prima lezione di marzo)"Dai ragazzi, che oggi finiamo il programma!"

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Tempo fa, abbandonati sulla scriva-nia i libri per liberare la mente dagli oneri dello studio, decisi di sfoglia-

re qualche pagina di giornale. Senza alcun motivo particolare, giusto per informarmi riguardo come stesse andando il mondo. E per scendere dalla sommità della torre d’a-vorio in cui troppo spesso, come tanti, mi rifugio. Così, sorseggiando un caffè in per-fetto stile bohèmien, mi capitò di imbatter-mi in un trafiletto di prima pagina, dal titolo “Il problema è la difficoltà, non il latino”. Da buon tradizionalista, si passi il termine, non riuscii ad evitare di soffermarmi, per capire di che cosa parlasse, e perché la mia tanto amata lingua morta fosse stata coin-volta. Dopo un paragrafo introduttivo, in cui tale Luca Ricolfi parlava di sé stesso sen-za dire niente di interessante- un po’ come sto facendo io-, ecco che arrivai al noccio-lo della questione. E sputai il caffè nell’at-mosfera, quasi in una scena da sit-com.

Cosa mi aveva tanto sconvolto? Semplice: un appello per eliminare la prova di tradu-zione dal latino e dal greco antico dagli esa-mi di stato dei licei classici. Ovviamente, rimasi incredulo. Da sempre avevo ritenuto che i nostri cari compagni dello Zucchi con-dividessero intensi momenti sentimentali con i loro beneamati dizionari Castiglioni-Mariotti. Anzi, ancora giovincello mi capi-tava di sorridere pensando alle loro schiene ogni giorno ricurve su quei vocabolari, che, ammettiamolo, potrebbero fruire tranquilla-mente da pietre d’angolo per infiniti gratta-cieli. Questo, sia chiaro, prima di accorger-mi che, a prescindere dal libro di testo, ogni studente liceale serio trascorre comunque la sua balda gioventù su “sudate carte”. Ed invece, a quanto pareva, mi ero sbagliato; le lingue classiche venivano, in sostanza, eliminate dalle principali prove scritte della maturità. La seconda reazione fu di confu-sione, per poi giungere alla considerazione più ragionevole e pacata possibile: “non è possibile, mi si prende per i fondelli”.

Allora rilessi, navigai, mi informai. E dopo tanta filologia, diventai sempre più convin-to che… non vi fosse alcun senso in tutta la faccenda. Né nell’articolo, né sul sito non solo le ragioni favorevoli a questo concul-camento delle lingue classiche non veniva-no spiegate, ma neppure citate. In effetti, il

giornalista era contrario. Inoltre, un appello del genere non poteva che essere l’ennesi-ma occasione in cui si propone un cambia-mento senza un vero motivo, e ritrovando quest’ultimo in un ipotetico “progresso”; la migliore formula magica per i nostri tem-pi ammorbati di modernismo tecnologico.

Al contrario, trovai svariate ragioni contra-rie alla proposta. La prima l’ho già detta, e risiede appunto nella contraddizione di fre-quentare un liceo basato sulle materie uma-nistiche, e poi eliminare gran parte di queste ultime dalla prova di maturità. È possibile fare anche una seconda osservazione, ov-vero che questo caso è solo uno dei tanti in cui è presente la volontà di mutare lo stato attuale, azione che di per sé sarebbe solo una vox media, ma senza considerare dav-vero se abbia senso farlo. Soprattutto, senza portare avanti una soluzione seria. Infine, e qui ammetto di ripetere le idee del giorna-lista, a prescindere da qualsiasi giustifica-zione le si possa dare, decurtare la versione dal greco o dal latino non sarebbe che un tentativo di semplificare l’esame di stato.

Si badi, però, che in questo caso semplificare non ha un senso positivo; anzi. L’ossessione di abbassare il livello della preparazione sco-lastica è purtroppo una peculiarità dell’età a noi contemporanea. Certo, la si giustifica con espressioni del più alto egualitarismo, come “tutti hanno il diritto di studiare”, oppure “tutti devono poter aspirare all’università”. Spesso fraintese con la necessità di portare la preparazione scolastica e accademica ad un livello, puramente didattico, accessibile a tutti. Sarebbe forse meglio dire che chiunque dovrebbe avere la possibilità economica di poter giungere, nel caso dimostri di meritar-lo, ad un livello di studi e preparazione, che gli consenta di ottenere uno sbocco lavora-tivo adatto alle sue effettive competenze e capacità ottenute e sviluppate negli anni. Ma in un’epoca in cui la vita sociale e politica è basata sugli slogan -basti pensare ai dibattiti, se così li si può chiamare, per la presidenza degli Stati Uniti -questo sarebbe un concetto troppo articolato per ridurlo in poche parole ad effetto, e quindi non susciterebbe interesse.

Riconosco che l’eventualità di eliminare la tanto mostruosa chimera della seconda pro-va, fisica o matematica che sia, tenterebbe

anche il sottoscritto. Tuttavia, la convinzione che soltanto il ritorno ad un livello più alto di preparazione scolastica possa garantire la formazione di una classe dirigente avente i requisiti adatti a governare un paese pro-blematico come l’Italia, finirebbe per farmi resistere alle lusinghe di questo demone. E tale considerazione esula dal caso particola-re del latino. Non si può pretendere di po-ter diventare davvero qualcuno senza essere preparati ed aver lavorato per migliorare continuamente le proprie credenziali. È lo stesso ragionamento per cui non si può cre-dere di ottenere un bel voto senza aprire il libro. Per quanto, sempre più spesso, il suc-cesso sia legato all’abilità di costruirsi un personaggio, piuttosto che ai meriti effettivi.

Francesco Vecchi

NUGA V:"Scusate l'ora di ritardo. Mi sono dimenticata di venire a scuola."

NUGA VI:"In gita non vi porto neanche se vi convertite ad un culto in cui io sono la divinità suprema."

Page 9: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016

INTERVISTA

Il 31 agosto di quest’anno è stato ufficial-mente l’ultimo giorno di presidenza del Prof. Rodolfo Denti, che ha ceduto le

redini del nostro liceo all’attuale Dirigente Scolastico Lucia Castellana. Abbiamo avuto la possibilità di scoprire qualcosa di più sulla nuova occupante dell’ufficio ovale frisino.

Qual è stata la Sua formazione scolastica e quali le Sue prime esperienze lavorative?

«Ho conseguito nel 1986 la laurea in Scien-ze Economiche e Bancarie a Siena, che mi ha permesso di svolgere una breve esperien-za in uno studio di commercialista prima a Meda (MB) e poi a Martina Franca (TA), mio paese natale. La mia carriera professio-nale ha, in seguito, subito un cambio di rotta e mi sono indirizzata verso l’ambiente sco-lastico. Ho, infatti, ricoperto il ruolo di col-laboratrice del Dirigente Scolastico nell’IPC “L. Milani” di Meda a partire dal 1987, per poi assumere la presidenza dell’IPC “Falck” di Sesto (2004-2007). L’incarico che mi ha, invece, impegnato negli ultimi nove anni è stato quello di Dirigente Scolastico dell’IIS “Versari” di Cesano Maderno. »

Cosa l’ha dunque portata al Liceo Frisi?

«Al termine del terzo triennio all’istituto “Versari” mi sono ritrovata ad un bivio: pote-vo, infatti, scegliere se proseguire il mio in-carico nella stessa scuola o fare domanda di trasferimento. Essendo venuta a conoscenza della possibilità di ricoprire il ruolo di Diri-gente Scolastico in un liceo prestigioso come il Frisi, ho deciso di cogliere la sfida. Questa esperienza rappresenta, infatti, per me un pun-to d’arrivo della mia carriera professionale. »

Qual è stata la Sua prima impressione del nostro liceo? Si è ritrovata con l’idea che poteva essersi fatta in precedenza?

«Ammetto di essermi innamorata degli stu-denti di questa scuola. Già nei ragazzi di pri-ma ho potuto cogliere una grande passione e interesse per quello che fanno. Se il Frisi si distingue per risultati eccellenti, è dovuto anche al target che intercetta, ovvero giovani brillanti con voglia di fare e di apprendere. Si lavora su un, concedetemi il termine, “ma-teriale umano” dalle potenzialità notevoli e con un desiderio di approcciarsi allo studio in maniera rigorosa e determinata. E, natural-mente, un corpo docenti stabile e qualificato contribuisce ai successi dei suoi studenti.»

A noi ragazzi, a cui il mondo del lavoro prospetta delle insidie, che consigli si sente

di dare riguardo alle nostre scelte future?

«Innanzitutto per voi il lavoro non è imme-diato, avendo fatto una scelta di tipo liceale seguirete un percorso naturale verso l’uni-versità. Per quanto riguarda la preferenza della facoltà, dovete considerare il fatto che la società attuale subisce dei cambiamenti molto più veloci rispetto agli anni passati. Se un tempo si potevano fare delle previsioni a lungo termine sul mercato del lavoro, ora non è più così. Gli studenti dovrebbero se-guire le proprie aspirazioni e inclinazioni, mentre la scuola fornire loro gli strumenti necessari ad affrontare senza difficoltà ciò che gli verrà riservato in futuro. Si dice di seguire le facoltà scientifiche perché ci sono più possibilità, sicuramente è così. Ciò non toglie che, chi è ben attrezzato può trovare allo stesso modo uno sbocco professionale a partire da una scelta di tipo umanistico. Rimane sicuramente fondamentale l’aspet-to linguistico, che so essere affrontato in maniera più che valida in questa scuola. Diversamente da come molti possano pen-sare, favorire l’apprendimento della lingua inglese non comporta la cosiddetta “fuga di cervelli”. La conoscenza di una o più lingue straniere è, infatti, un requisito fondamentale per ogni incarico lavorativo, anche in Italia. »

Quali miglioramenti vorreb-be apportare al nostro liceo?

«Vorrei cominciare con l’incremento dell’at-trezzatura informatica, a mio avviso, non sufficiente. Il mio obiettivo è dotare tutte le aule di LIM e offrire la possibilità agli studenti di utilizzare diversi supporti multi-mediali, tra cui i tablet. Perché questi stru-menti raggiungano il loro scopo didattico è, quindi, fondamentale che tutti i docenti ne possiedano una discreta padronanza. »

Cosa Le fa apprezzare il Suo ruolo di Preside?

«Le maggiore soddisfazioni che, in qualità di Dirigente Scolastico, ho portato a casa in que-sti dodici anni sono l’aiuto che ho potuto dare a studenti in difficoltà. Nel corso della mia esperienza professionale ho, infatti, incontra-to numerosi casi di ragazzi, la cui serenità e il rendimento scolastico erano compromessi da motivi di varia natura. L’appagamento più grande l’ho ricevuto ogni qual volta sono riu-scita a dare una mano allo studente per supe-rare il momento critico, laddove la tendenza è escludersi e non affrontare più il mondo.»

Quali qualità, secondo Lei, dovreb-be avere un buon Dirigente Scolastico?

«Quello che si deve tentare di fare è avere come obiettivo primario il successo forma-tivo di ogni studente. Con formativo non intendo solo il rendimento scolastico, ma anche tutto ciò che comporta la scelta di una determinata scuola. Ogni Preside, a fronte di uno studente in difficoltà nel proprio istituto, deve essere, per esempio, pronto ad aiutare il ragazzo anche in un’attività di ri-orientamen-to. Non bisogna essere solo orgogliosi dei risultati eccellenti, poiché gli studenti bravi possono raggiungere ottimi livelli indipen-dentemente dal nome della scuola. La qualità di una liceo si dimostra perciò nella capacità di supportare e dare una mano all’alunno in difficoltà e scegliere il percorso adatto a lui. Un’altra qualità necessaria è sicuramente la pazienza: la capacità di sapere aspettare no-nostante si vogliano vedere subito i risultati.»

Infine, qual è il Suo libro preferito?

«In questo momento non ricordo un titolo particolare, nonostante la mia passione per leggere sia grande. Ammetto che durante questi primi due mesi al Liceo Frisi il mio tempo libero sia stato un po’ limitato e le uni-che letture che mi sono concessa sono state di tipo professionale. Spero di ricominciare a breve a dedicarmi a libri meno impegnativi e tornare a frequentare il cinema e il teatro!»

Un ulteriore ringraziamento al Dirigen-te Scolastico per il tempo dedicatoci e un augurio di un buon lavoro al Liceo Frisi.

Francesca Fumagalli

A tu per tu con la nostra preside

NUGA VIII:"X, ho visto i tuoi voti in matematica di questi tre mesi: neanche sommati fanno dieci."

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Page 10: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016PAGINA 10

VIAGGI E CINEMA

Riempire zaino e borraccia, saltare in un paio di scarpe e andare. Ognuno di noi almeno una volta ha prova-

to quell’innata e quasi infantile sensazione di euforia che si prova prima di mettersi in viaggio. E’ un’emozione che viene da den-tro, pervade il tuo corpo fino a metterti il sorriso sulle labbra, pronto per tutto ciò che ti troverai di fronte. L’indole di viaggiare appartiene all’uomo sin dal principio, ma è decisamente con il Romanticismo che questo spirito di attrazione verso posti remoti e sco-nosciuti venne esaltato e immortalato nelle opere di grandi artisti come Friedrich. Nel Romanticismo, o almeno nella sua fase ini-ziale, trionfa proprio quest’attrazione verso l’ignoto, un’attrazione verso posti lontani e sconosciuti che elevino l’uomo a un nuovo stato di consapevolezza. Ed è proprio questo ciò che è alla base del viaggio, la sua colon-na portante, quella così spontanea curiosità che ci spinge a muoverci, che ci caratterizza come esseri umani, quell’incapacità di porre limiti alla nostra conoscenza, quella folle e selvaggia forza di andare contro tutto e tutti pur di arrivare dove vogliamo, non importa quanto lontano possa essere.

Il viaggio ci fa abbandonare la quotidianità, ci allontana da quella vita fatta dalla monoto-na ripetizione delle stesse cose, il solito susseguirsi delle stesse facce nel

passivo trascorrere degli stessi giorni, e ci catapulta in uno sfavillante universo tutto da scoprire, fatto da giornate talmente intense, talmente piene di facce, di situazioni, di sen-sazioni, che quando arriva il tramonto non ci resta altro che sederci, fare un bel respiro e riempirci di tutta l’essenza di quel momento, e non preoccuparci di niente che riguardi il domani, perché dopotutto oggi è il giorno di cui ci preoccupavamo tanto ieri.

Ma ora non fraintendetemi, non è che creda in chissà quale estrema idea di viaggio, non è che non creda all’idea di viaggiare con una certa consapevolezza, una certa responsabili-tà, semplicemente non credo al viaggio come qualcosa di scandito da rigidi orari, da cose da fare in un certo tempo e in certo modo: “alle 9 dobbiamo essere lì perché se no ri-schiamo che il pranzo scali di un’ora e a quel punto ci toccherebbe aspettare fino alle 4 che apra quell’altro bar e finirebbe che la visita al parco scali a domani, ah e non dimentichia-moci che in tutto questo devo anche ricarica-re la Nikon d3200…”. Ascoltatemi, dimen-ticate l’orologio, l’MP3 e quella maledetta Nikon, lasciate che sia il sole a scandire il vostro tempo, il vento essere la vo- s t r a musica

e i vostri occhi gli unici in grado di immor-talare l’irripetibile spettacolo che avete di fronte.

Viaggiate perché amate mettervi in cammi-no, perché amate perdervi in pensieri così lontani dalle sciocchezze di ogni giorno da sembrare folli a chiunque dovesse ascoltar-li. E’ in errore chiunque creda che viaggia-mo per scappare, per evadere dalla realtà, noi viaggiamo proprio per la curiosità che ci spinge oltre questa realtà, viaggiamo per conoscere posti nuovi, nuove culture, nuove lingue, viaggiamo per il fascino di ogni alba e lo spettacolo di ogni tramonto che fanno da cornice all’irripetibilità di ogni giornata che passa nella folle euforia di vivere, di esplodere come fuochi nella notte; viag-giamo per l’incapacità di stare fermi, per la spinta a fare tutto, viaggiamo per la matta voglia di perderci, per poi ritrovare chi vera-mente siamo.

Ansel Umana

Perché viaggiamo?

Tre anni fa un conduttore televisivo, una apprezzata Iena dei primi anni del 2000, appare sulla scena cinemato-

grafica italiana con un film sorprendente che gli permette di vincere il David di Donatello come miglior regista esordiente. Il film era “La mafia uccide solo d’estate”. Dopo 3 anni, in cui il film di Pif non è stato dimenticato, ma anzi riproposto negli anni anche al Frisi nelle nostre DAF, il regista/attore torna sulla scena con una nuova pellicola, “In Guerra per Amore” un titolo importante per l’ope-ra (anche solo per la presenza della parola Guerra), nel cui poster compare Pif sopra un asino legato ad un elicottero. Un leggero senso di deja-vu. È facile vedere l’uso di una formula già sfruttata in “La mafia uccide solo d’estate”, di unione di comicità e serietà. Nel film c’è perfino la stessa tecnica della voce narrante di Pif. Forse il regista ha voluto ri-marcare una strada già presa e che ha innega-bilmente funzionato. Diciamo che manca di un poco di novità. Ma visto che è questo lo stile che ci ha fatto amare le storie di Pif, non abbiamo motivo di lamentarci. La storia par-la di un italoamericano, Arturo Giammaresi,

che sceglie di arruolarsi nell’esercito ameri-cano per andare in Sicilia, per chiedere al pa-dre di Flora (Miriam Leone) la sua mano. Il titolo è già spiegato. Ma l’amore, mi dispiace dirlo ai romantici, non è il vero argomento del film. Ma non è nemmeno la Guerra, o al-meno non come ce la si aspetta, di spari ed eroi. L’argomento è la guerra in una sua parte particolare, più umile, è la storia di come la Sicilia ha vissuto l’arrivo degli Americani. E qui lasciatemi spendere belle parole per quel-lo che trovo un ritratto di una magia partico-lare. Una Sicilia raccontata con un realismo non crudo, in cui la povertà è povertà, ma è dipinta in modo che spinga gli zigomi su in un sorriso, un sorriso triste, ma un sorriso. La comicità, come ho detto, è quella esplicita che abbiamo già conosciuto, ma sfruttata per parlare di argomenti seri, duri, anche tragici. Un uso pedagogico della risata, quasi unico in questo momento nel panorama cinemato-grafico italiano. Per questo credo che i film di Pif siano da vedere, e invito tutti i ragazzi del Frisi a vederli, ma anche da far vedere aquelli che sono anche più giovani di noi, che sanno meno e che eravamo anche noi, cioè i

ragazzi delle medie. Sì, sono film che i pro-fessori delle medie dovrebbero mostrare nel-le classi e che a mio parere possono riscuo-tere interesse. E non prendete questo come una critica di infantilismo al film, ma come un complimento: fare qualcosa che sia istrut-tivo e allo stesso tempo che sappia attrarre, in questo caso con la risata, ragazzi di un età così svogliata come quella tra i 12 e i 14 anni (come eravamo anche noi) è un’impresa quantomeno ardua, per non voler esagerare. Splendida la fotografia della Sicilia occiden-tale, in particolare del paese di Erice, rino-minata nel film come l’inesistente paese di Crisafullo, dove sono girate la maggior parte delle riprese. Molto divertente l’uso alternato di siciliano e inglese che arrivano addirittura a fondersi creando il grandioso termine “Paps” al posto di “Dad”. Miriam Leone è resa di una bellezza senza paragoni. Da andare a vedere.

Marco Ottolini

In guerra per amore

NUGA IX:"Quando si parla, si fa silenzio!"

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

Page 11: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016PAGINA 2 EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016

CONCORSO MAGLIETTA

Page 12: A tu per tu con la nostra preside Editoriale ARTICOLO A ... Novembre 2016... · La spiegazione data da Matteo Renzi per ... come non l’abbiamo mai vista o ... bocca proferiva parole

PAGINA 12

DIRETTORE Beatrice Nettuno 5CIMPAGINAZIONE Lorenzo Lucarelli 5CGRAFICA Davide Notaro 4AVIGNETTISTI Allegra Laricchia 4A, Andrea Oselin 4D, Giorgio Pirovano 2Dsa, Eun Hye Marta Lee 3A, Ansel Umana 5AsaFRISIGIOCHI Walter Gubinelli 5CsaREDATTORI (IN RIGOROSO ORDINE ALFABETICO)Mattia Bissaldi 5E, Alessandro Brioschi 5C, Daniele Frustaci 4Asa, Francesca Fumagal-li 4D, Stefano Grippo 4D, Walter Gubinelli 5Csa, Andrea Lizzano 5C, Marco Ottolini 5Csa, Lorenzo Pedretti 3Bsa, Ansel Umana 5Asa, Francesco Vecchi 5D

FrisiGiochi

UN RINGRAZIAMENTIO ALLA AN.PO ARTI GRAFICHE

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 1 - OTTOBRE 2016

ORIZZONTALI1. Purgatorio XXIV, v 5711. Marca di bici16. Connettivo logico17. Provincia canadese18. Dà il C1 in inglese19. Memoria volatile20. Membrana interna nell'occhio22. Marchio di prodotti da forno24. Ante Meridiem25. Il verde nel deserto26. Non mio27. Esclamazione stupida28. Il lordo meno il netto30. Preposizione semplice32. Non tuo34. Pesce d'acqua dolce37. Prima del tempo41. Ferrovie dello Stato43. Suffisso di origine latina44. Motore di ricerca46. Alta concentrazione di granulociti nel sangue48. Alla fine di ciao49. Capologuo ligure50. Nero in francese51. Categoria (abbreviazione)52. Gorizia53. Comune siciliano54. Esercito55. Nota Bene57. Tasso di crescita58. Nota musicale59. L’Olivier attore (iniziali)60. Al Capone e Totò Riina63. Macchine Agricole65. Gruppo di scrittori cristiani67. Regione polacca71. Organizzazione economica internazionale73. Simile al gufo74. Colui che recita77. Me, Io78. Avidità79. Corre a lungo

VERTICALI1. Protagonista del Mago di Oz2.Figlie di Zues e Temi3. Forma composta di con4. Città siciliana5. Matrici per industrie6. In mezzo alla mattanza7. Iran (sigla)8. La capitale del Perù9. Intelletto, Mente10. Seconda persona plurale11. Distretto nord-occidentale dell'antica Galilea12. Le vocali13. Pomata analgesica14. Persona con problemi di cuore15. Profondo, intimo18. Culla in inglese21. Testo sacro dell'ebraismo23. Frazione di Oliveto Lario25. Biscotti al cioccolato29. Hacker sconosciuti31. Fibrocemento32. 0 nel circuito33. Spento

35. OCN-36. Una o per ogni “Va al voto”38. Luogo con tanti animali39. Crociere40. Lo è il protagonista di “Novecento”42. Firmai45. Servizio di navette47. Regione francese56. Esecutore61. Associazione di Partigiani62. Fabbrica di automobili64. Pagaia66. Prefisso, poco68. Forma di cortesia69. Periodo molto lungo70. Figlio di Adamo ed Eva72. Divinità75. Marchio registrato76. Nell’ipotesi

EMANON - ANNO VIII - NUMERO 2 - NOVEMBRE 2016


Recommended