+ All Categories
Home > Documents > ABRUZZO NEL MONDO ABRUZZO NEL MONDO MyBnk: il...

ABRUZZO NEL MONDO ABRUZZO NEL MONDO MyBnk: il...

Date post: 15-Feb-2019
Category:
Upload: dangdung
View: 215 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
2
15 ABRUZZO NEL MONDO ABRUZZO NEL MONDO porsi parecchie domande sullo stato attuale del mondo, a livello macro e transnazionale. Più andavo avanti con gli studi, più mi rendevo conto dei limiti della cooperazione allo sviluppo, che a partire dagli anni ‘70 ha creato molta dipendenza e poca autosufficienza. Tre giorni dopo la mia laurea, sono andata in Bangladesh, dove ho lavorato per la BRAC (Bangladesh Rural Advacement Committee), la più grande Ong al mondo. Il fondatore della BRAC, Fazle Abed, lavorava a Londra come contabile per la Shell. Constatata la devastazione del Bangladesh, in seguito alla guerra di liberazione dei primi anni ‘70 e ad uno dei molteplici alluvioni che periodicamente colpiscono il paese, Fazle Abed vende la sua casa per raccogliere i primi fondi e finanziare un’operazione di aiuti alla popolazione più colpita. Nel giro di 40 anni, la BRAC diventa la più grande Ong al mondo». Cosa differenzia la BRAC dalla maggior parte delle altre Ong? «La sua carta vincente è l’approccio olistico al problema dell’estrema povertà del paese. La BRAC non tratta solo microfinanza ma crea vere e proprie comunità intorno alla persona povera, con progetti che includono microcredito, microassicurazione, risparmio, educazione ed accesso al mercato. In Bangladesh ho constatato la presenza di movimenti molto interessanti all’interno della cooperazione allo sviluppo. E’ stato utilizzato un approccio che ha permesso in particolare alle donne di guadagnare un notevole stato di autosufficienza. Il Nord del Bangladesh è molto rurale. Tramite piccoli risparmi, sono stati forniti alla donne più bisognose fondi per creare e sostenere iniziative imprenditoriali per un anno circa. E dopo un anno, le nuove imprenditrici hanno proseguito le loro attività senza più ricevere alcun sostegno. Donne illetterate hanno iniziato a gestire la parte finanziaria del loro business e la contabilità familiare. Hanno quindi guadagnato maggior rispetto presso le MyBnk: il microcredito internazionale che insegna ai giovani come diventare imprenditori Fatto tesoro delle sue esperienze in Africa e in Bangladesh, Lily Lapenna, che è di origine teramana, ha fondato quella che di recente è stata definita “la banca più innovativa e di successo al mondo nel suo genere” di Raffaella Quieti Cartledge [email protected] Lily Lapenna, da dove nasce la sua interpretazione di taglio “sociale” del microcredito? «Ho sempre avuto interesse e passione nel lavorare con i giovani e nel trovare soluzioni per contribuire al miglioramento delle condizioni sociali meno privilegiate. Quando avevo 18 anni, ho lavorato per 2 anni in Zimbabwe, con un’Organizzazione non governativa inglese (Ong) che promuove progetti di istruzione in paesi in via di sviluppo. Abbiamo operato in una comunità molto povera, senza acqua né elettricità. Il nostro scopo era la diffusione della consapevolezza della piaga dell’Hiv e dell’Aids. Abbiamo contribuito a costruire un’infrastruttura, partendo dalla creazione di una biblioteca, e coinvolgendo tutti gli abitanti del villaggio. La metodologia era quella della “peer-to-peer education”: non c’è bisogno di essere un insegnante per costituire un’opportunità di apprendimento, e soprattutto non abbiamo utilizzato la metodologia classica dell’insegnamento, dalla cattedra allo studente, ma quella del coinvolgimento immediato di tutti gli abitanti del villaggio. Ognuno di noi ha imparato qualcosa dagli altri, utilizzando forme di comunicazione pratiche come il teatro e la musica. Abbiamo messo in scena diverse piccole “piece” con tematiche che variavano dal problema dello stigma sociale, che affligge le vittime, alla protezione per non essere contagiati, al superamento delle barriere psicologiche che inevitabilmente vengono erette quando si convive con chi è affetto da Hiv o Aids. Durante i vari workshop facevamo svolgere esercizi di impersonazione di ruolo e di ricostruzione degli scenari più probabili». In che modo i due anni passati in Africa hanno modificato i suoi propositi? «Prima dell’Africa, desideravo diventare attrice di teatro. Dopo l’intensa esperienza africana mi sono appassionata al settore dell’istruzione ed ho intrapreso studi universitari presso la SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra. Si tratta di una Facoltà che insegna agli studenti a loro comunità ed iniziato a togliere i figli dalle strade per mandarli a scuola. Queste donne mi hanno insegnato molto. Dopo un anno in Bangladesh sono tornata a Londra, dove ho lavorato per una fondazione che si occupava di educare i giovani. Ho quindi avuto la fortuna di incontrato Michael Norton, autore di libri sulla cooperazione come “365 Modi per Cambiare il mondo” ed uno dei sostenitori di attività a scopo benefico più conosciuto al mondo, che mi ha ispirata nel fondare MyBnk. Si è trattato di un movimento dal Sud al Nord del mondo: la mia idea è nata in Bangladesh, un paese in via di sviluppo, parte di quella che io preferisco chiamare majority world (o “la maggior parte del mondo”) dove appunto vive la maggior parte della popolazione mondiale». Qual e’ stata la prima attività intrapresa da MyBnk? «Abbiamo iniziato ad operare nel quartiere londinese di Tower Hamlet (storicamente tra i più malfamati di Londra, ndr ), con lo statuto legale di impresa sociale non a scopo di lucro. Una scuola del quartiere ci ha affidato il gruppo dei suoi studenti più difficili, già inseriti in un programma chiamato “il corso per eccellere”, dai risultati a dir poco dubbi. Gli studenti selezionati non avevano nessun interesse nell’apprendere e, a detta dei loro insegnanti, “non eccellevano in nulla”. La scuola richiedeva la presenza giornaliera delle forze dell’ordine. Ho presentato loro il nostro programma di creazione di un istituto di credito diretto esclusivamente da giovani. Insieme, abbiamo creato una “banca in scatola”. Abbiamo insegnato a questi giovani come costituire le loro piccole imprese e gestire il risparmio. In seguito al training, i ragazzi ci hanno presentato il business plan della loro idea imprenditoriale, e noi abbiamo fornito loro prestiti da 10 a 1.000 sterline. Dopo poche settimane, file di studenti venivano a depositare i loro piccoli risparmi (spesso letteralmente poche monete) nella nostra “banca in scatola”, ed imparavano con la pratica a gestirli. Grazie ad una combinazione di training, prestiti, supporto e risorse, alla fine del trimestre la loro idea era diventata realtà imprenditoriale. I progetti variavano dalla creazione di riviste all’ideazione di giochi, dal design di nuove t-shirts alla fondazione di club all’interno della scuola contro il bullismo. Constatare che un’idea poteva trasformarsi in realtà ha favorito un’evoluzione decisiva della loro fiducia in se stessi, elemento fondamentale per affrontare il mondo del lavoro». Come si è evoluta MyBnk ad oggi? «Attualmente abbiamo diversificato la tipologia di istruzione offerta. I nostri programmi, per ragazzi da 11 a 25 anni, consistono in workshop che variano da due ore, ad una settimana, ad un anno. La nostra formazione si incentra sull’insegnamento della gestione del denaro e sullo sviluppo di capacità imprenditoriali. Insegniamo ai giovani a vivere una vita di stampo imprenditoriale. Capire il potenziale nascosto dell’investire li porta a realizzare il loro potenziale. Comprendere il valore intrinseco del denaro messo a loro disposizione li aiuta a percepire il proprio valore, fino a quel momento nascosto. Attualmente lavoriamo con associazioni di giovani, con prigioni, con scuole in quartieri meno privilegiati, e nell’ambito di rifugi per senzatetto.Come start-up ci siamo mossi negli ambienti più problematici della società. Di recente abbiamo ricevuto richieste di training da parte di Eton e Harrow, i college (per ragazzi da 13 a 18 anni) più prestigiosi del Regno Unito. Fino ad ora abbiamo lavorato per garantire una migliore qualità di vita a 37mila ragazzi». Qual è il futuro di MyBnk? «Considerata l’ingente domanda di partenariato a livello internazionale, abbiamo creato un modello di franchising sociale ispirato alle strutture delle grande aziende. Offriamo training alle organizzazioni già esistenti che desiderano diventare nostri partners, fornendo loro il nostro ethos e il nostra brand. Parte del nostro successo presso i giovani è assicurato dalla consapevolezza della costante evoluzione dei loro gusti, di quello che i giovani considerano “cool”. Siamo continuamente alla ricerca di nuovi mezzi per comunicare con loro. Siamo noi a voler sorprendere i giovani con quello che definiamo il fattore “Uau!”». Da dove provengono e come vengono gestite le domande di partenariato? «Abbiamo ricevuto richieste da più di 100 Organizzazioni non governative in seguito diventate nostri partners. Nella maggior parte dei casi si tratta di organizzazioni già esistenti. Noi forniamo il training, il brand e l’ intellectual property. Nonostante l’enorme domanda non credo però in un’espansione internazionale troppo rapida. Di recente ci ha contattato la fondazione internazionale Save the children, che desidera utilizzare il nostro approccio in Kenya, Ghana, Nepal e I PREMI VINTI DA LILY LAPENNA 2008 - Young social entrepreneur of the Year 2010 - Ashoka fellow 2011 - World Economic Forum, Young global leader 2011 - The Future Quotient, Seriously Long term Innovator l’esperienza di Lily con i ragazzi dell’Africa e del Bangladesh 14
Transcript

15

ABRUZZO NEL MONDOABRUZZO NEL MONDO

porsi parecchie domande sullo stato attuale del mondo, a livello macro e transnazionale. Più andavo avanti con gli studi, più mi rendevo conto dei limiti della cooperazione allo sviluppo, che a partire dagli anni ‘70 ha creato molta dipendenza e poca autosufficienza. Tre giorni dopo la mia laurea, sono andata in Bangladesh, dove ho lavorato per la BRAC (Bangladesh Rural Advacement Committee), la più grande Ong al mondo. Il fondatore della BRAC, Fazle Abed, lavorava a Londra come contabile per la Shell. Constatata la devastazione del Bangladesh, in seguito alla guerra di liberazione dei primi anni ‘70 e ad uno dei molteplici alluvioni che periodicamente colpiscono il paese, Fazle Abed vende la sua casa per raccogliere i primi fondi e finanziare un’operazione di aiuti alla popolazione più colpita. Nel giro di 40 anni, la BRAC diventa la più grande Ong al mondo». Cosa differenzia la BRAC dalla maggior parte delle altre Ong?«La sua carta vincente è l’approccio olistico al problema dell’estrema povertà del paese. La BRAC non tratta solo microfinanza ma crea vere e proprie comunità intorno alla persona povera, con progetti che includono microcredito, microassicurazione, risparmio, educazione ed accesso al mercato.In Bangladesh ho constatato la presenza di movimenti molto interessanti all’interno della cooperazione allo sviluppo. E’ stato utilizzato un approccio che ha permesso in particolare alle donne di guadagnare un notevole stato di autosufficienza.Il Nord del Bangladesh è molto rurale. Tramite piccoli risparmi, sono stati forniti alla donne più bisognose fondi per creare e sostenere iniziative imprenditoriali per un anno circa. E dopo un anno, le nuove imprenditrici hanno proseguito le loro attività senza più ricevere alcun sostegno. Donne illetterate hanno iniziato a gestire la parte finanziaria del loro business e la contabilità familiare. Hanno quindi guadagnato maggior rispetto presso le

MyBnk: il microcredito internazionale che insegna ai giovani come diventare imprenditori

Fatto tesoro delle sue esperienze in Africa e in Bangladesh, Lily Lapenna, che è di origine teramana, ha fondato quella che di recente è stata definita “la banca più innovativa e di successo al mondo nel suo genere”

di Raffaella Quieti [email protected]

Lily Lapenna, da dove nasce la sua interpretazione di taglio “sociale” del microcredito?«Ho sempre avuto interesse e passione nel lavorare con i giovani e nel trovare soluzioni per contribuire al miglioramento delle condizioni sociali meno privilegiate. Quando avevo 18 anni, ho lavorato per 2 anni in Zimbabwe, con un’Organizzazione non governativa inglese (Ong) che promuove progetti di istruzione in paesi in via di sviluppo. Abbiamo operato in una comunità molto povera, senza acqua né elettricità. Il nostro scopo era la diffusione della consapevolezza della piaga dell’Hiv e dell’Aids. Abbiamo contribuito a costruire un’infrastruttura, partendo dalla creazione di una biblioteca, e coinvolgendo tutti gli abitanti del villaggio. La metodologia era quella della “peer-to-peer education”: non c’è bisogno di essere un insegnante per costituire un’opportunità di apprendimento, e soprattutto non abbiamo utilizzato la metodologia classica dell’insegnamento, dalla cattedra allo studente, ma quella del coinvolgimento immediato di tutti gli abitanti del villaggio. Ognuno di noi ha imparato qualcosa dagli altri, utilizzando forme di comunicazione pratiche come il teatro e la musica. Abbiamo messo in scena diverse piccole “piece” con tematiche che variavano dal problema dello stigma sociale, che affligge le vittime, alla protezione per non essere contagiati, al superamento delle barriere psicologiche che inevitabilmente vengono erette quando si convive con chi è affetto da Hiv o Aids. Durante i vari workshop facevamo svolgere esercizi di impersonazione di ruolo e di ricostruzione degli scenari più probabili». In che modo i due anni passati in Africa hanno modificato i suoi propositi?«Prima dell’Africa, desideravo diventare attrice di teatro. Dopo l’intensa esperienza africana mi sono appassionata al settore dell’istruzione ed ho intrapreso studi universitari presso la SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra. Si tratta di una Facoltà che insegna agli studenti a

loro comunità ed iniziato a togliere i figli dalle strade per mandarli a scuola.Queste donne mi hanno insegnato molto. Dopo un anno in Bangladesh sono tornata a Londra, dove ho lavorato per una fondazione che si occupava di educare i giovani. Ho quindi avuto la fortuna di incontrato Michael Norton, autore di libri sulla cooperazione come “365 Modi per Cambiare il mondo” ed uno dei sostenitori di attività a scopo benefico più conosciuto al mondo, che mi ha ispirata nel fondare MyBnk. Si è trattato di un movimento dal Sud al Nord del mondo: la mia idea è nata in Bangladesh, un paese in via di sviluppo, parte di quella che io preferisco chiamare majority world (o “la maggior parte del mondo”) dove appunto vive la maggior parte della popolazione mondiale». Qual e’ stata la prima attività intrapresa da MyBnk?«Abbiamo iniziato ad operare nel quartiere londinese di Tower Hamlet (storicamente tra i più malfamati di Londra, ndr), con lo statuto legale di impresa sociale non a scopo di lucro. Una scuola del quartiere ci ha affidato il gruppo dei suoi studenti più difficili, già inseriti in un programma chiamato “il corso per eccellere”, dai risultati a dir poco dubbi. Gli studenti selezionati non avevano nessun interesse nell’apprendere e, a detta dei loro insegnanti, “non eccellevano in nulla”. La scuola richiedeva la presenza giornaliera delle forze dell’ordine. Ho presentato loro il nostro programma di creazione di un istituto di credito diretto esclusivamente da giovani. Insieme, abbiamo creato una “banca in scatola”. Abbiamo insegnato a questi giovani come costituire le loro piccole imprese e gestire il risparmio. In seguito al training, i ragazzi ci hanno presentato il business plan della loro idea imprenditoriale, e noi abbiamo fornito loro prestiti da 10 a 1.000 sterline. Dopo poche settimane, file di studenti venivano a depositare i loro piccoli risparmi (spesso letteralmente poche monete) nella nostra “banca in scatola”, ed imparavano con la pratica a gestirli.Grazie ad una combinazione di training, prestiti, supporto e risorse, alla fine del trimestre la loro idea era diventata realtà imprenditoriale. I progetti variavano dalla creazione di riviste all’ideazione di giochi, dal design di nuove t-shirts alla fondazione di club all’interno della scuola contro il bullismo.Constatare che un’idea poteva trasformarsi in realtà ha favorito un’evoluzione

decisiva della loro fiducia in se stessi, elemento fondamentale per affrontare il mondo del lavoro».Come si è evoluta MyBnk ad oggi?«Attualmente abbiamo diversificato la tipologia di istruzione offerta. I nostri programmi, per ragazzi da 11 a 25 anni, consistono in workshop che variano da due ore, ad una settimana, ad un anno. La nostra formazione si incentra sull’insegnamento della gestione del denaro e sullo sviluppo di capacità imprenditoriali. Insegniamo ai giovani a vivere una vita di stampo imprenditoriale. Capire il potenziale nascosto dell’investire li porta a realizzare il loro potenziale. Comprendere il valore intrinseco del denaro messo a loro disposizione li aiuta a percepire il proprio valore, fino a quel momento nascosto. Attualmente lavoriamo con associazioni di giovani, con prigioni, con scuole in quartieri meno privilegiati, e nell’ambito di rifugi per senzatetto.Come start-up ci siamo mossi negli ambienti più problematici della società. Di recente abbiamo ricevuto richieste di training da parte di Eton e Harrow, i college (per ragazzi da 13 a 18 anni) più prestigiosi del Regno Unito. Fino ad ora abbiamo lavorato per garantire una migliore qualità di vita a 37mila ragazzi». Qual è il futuro di MyBnk?«Considerata l’ingente domanda di partenariato a livello internazionale, abbiamo creato un modello di franchising sociale ispirato alle strutture delle grande aziende. Offriamo training alle organizzazioni già esistenti che desiderano diventare nostri partners, fornendo loro il nostro ethos e il nostra brand. Parte del nostro successo presso i giovani è assicurato dalla consapevolezza della costante evoluzione dei loro gusti, di quello che i giovani considerano “cool”. Siamo continuamente alla ricerca di nuovi mezzi per comunicare con loro. Siamo noi a voler sorprendere i giovani con quello che definiamo il fattore “Uau!”».

Da dove provengono e come vengono gestite le domande di partenariato?«Abbiamo ricevuto richieste da più di 100 Organizzazioni non governative in seguito diventate nostri partners. Nella maggior parte dei casi si tratta di organizzazioni già esistenti. Noi forniamo il training, il brand e l’intellectual property. Nonostante l’enorme domanda non credo però in un’espansione internazionale troppo rapida. Di recente ci ha contattato la fondazione internazionale Save the children, che desidera utilizzare il nostro approccio in Kenya, Ghana, Nepal e

I PREMI VINTI DA LILY LAPENNA

2008 - Young social entrepreneur of the Year 2010 - Ashoka fellow 2011 - World Economic Forum, Young global leader 2011 - The Future Quotient, Seriously Long term Innovator

l’esperienza di Lily con i ragazzi dell’Africa e del Bangladesh

14

Colombia. Quando il controllo-qualità non può avvenire secondo i nostri standard, utilizziamo la formula del partenariato, non quella del franchising. Nel caso di Save the children abbiamo stabilito un partenariato di tipologia “open source”: li autorizziamo ad utilizzare le nostre risorse, ma non il nostro nome.Tali programmi ispirati ma non strettamente connessi con il nostro sono definiti “powered by Mybnk”».Avete programmi di espansione del vostro “business model” in Italia?«L’Eticredito (Banca Etica Adriatica), con sede a Rimini, ha espresso un grande interesse per il nostro progetto. A questo fine ha creato un consorzio

di diverse banche della zona. A dicembre ho presentato loro il progetto che è stato accolto favorevolmente. Il prossimo passo sarà quello di creare un’Ong che gestisca il progetto, o di appoggiarsi ad una Ong locale già esistente. Un approccio alternativo è quello di espandere le nostre idee e la nostra metodologia di insegnamento a livello istituzionale. Gianni Pitella, vice presidente vicario

dell’assemblea legislativa del Parlamento Europeo, ha espresso il suo interesse per lo sviluppo di un progetto a livello istituzionale europeo con Mybnk».Come si possono insegnare ai giovani i princìpi di base dell’imprenditoria?«E’ necessario integrare l’insegnamento dei principi di base dell’investire

in piccole imprese nei programmi scolastici istituzionali. L’istruzione attualmente non prepara al mondo del lavoro, non conferisce le conoscenze di cui necessitiamo, nonostante si inizi ad interagire con il denaro da giovanissimi. Dare il giusto valore al denaro e sapere come trasformare un’idea imprenditoriale in una realtà imprenditoriale favorisce il consolidamento della fiducia in se stessi. Si tratta di nozioni pratiche di importanza fondamentale per qualsiasi individuo, e che dovrebbero essere insegnate ai giovani. Bisogna avere l’audacia di compiere il primo passo e trarne un insegnamento, senza lasciarsi scoraggiare se un’idea non funziona. Per citare Samuel Beckett: “non importa, sbaglia di nuovo, ma la prossima volta sbaglia meglio”». Nel suo caso, quali fondi ha raccolto per avviare ed in seguito finanziare MyBnk?«Ho fondato Mybnk con il sussidio della Esmeee Fairbairn foundation. Dopo poco tempo abbiamo iniziato a vincere premi, che ho utilizzato per sostenere economicamente la nostra banca. In seguito abbiamo diversificato le nostre risorse. Una parte dei fondi proviene dalla vendita dei nostri servizi presso le comunità locali. Quando i beneficiari non sono in grado di pagare i servizi che offriamo, ricerchiamo fondi governativi o partnership con grandi aziende che ci sostengano tramite il loro programma di responsabilità sociale. La nostra piattaforma finanziaria è solida perché diversificata. Non applichiamo nessun tasso di interesse al microcredito offerto perché riteniamo che il valore del nostro prestito risieda nell’educazione offerta. Il nostro è un modello di prestito che non si basa sul tasso di interesse, ma sull’educazione. I nostri giovani beneficiari, tuttavia, capiscono bene che il denaro ha un costo, e che si tratta di un prestito. Il tasso di restituzione dei nostri fondi è del 97%. Dare responsabilità ai giovani produce risultati».Qual e’ l’insegnamento più importante da comunicare ai giovani nell’attuale congiuntura economica mondiale?«Nell’attuale clima finanziario diventa ancora più importante una gestione corretta dei fondi disponibili. Le nostre generazioni hanno preso denaro in prestito dal futuro. Le generazioni future non beneficeranno della stessa qualità di vita della quale godiamo al momento. L’apatia dei giovani è spesso accompagnata dalla disoccupazione. Il modo migliore per interrompere questo ciclo è quello di permettere ai giovani di gestire piccoli progetti imprenditoriali, renderli cittadini più intraprendenti, e trasformarli nella forza lavoro della nazione. La gestione del denaro potrebbe essere integrata nell’insegnamento della matematica, e l’aspetto decisionale con la storia, la geografia e le materie umanistiche. Alternativamente, si potrebbero creare corsi al di fuori del curriculum istituzionale».Che ricordo ha dell’Abruzzo e ha occasione di tornarci ogni tanto?«Tra i ricordi più belli della mia infanzia ci sono quelli delle vacanze passate in Abruzzo con la mia famiglia. Ho imparato così tanto sulla generosità e la magnanimità dai miei nonni Lea e Peppino Marcozzi. Erano dotati di una profonda umanità. Amo tornare in Abruzzo a trovare i miei parenti e godermi lunghe passeggiate sul Gran Sasso o sulla spiaggia di Giulianova».

I PREMI VINTI DA MYBNK

2009 - Future 1002010 - Financial Capability Award 2011 - The Observe-NESTA British New Radicals

ABRUZZO NEL MONDO

altri momenti dell’intensa attività di Lily Lapenna, che per il suo contributo all’educazione e alla formazione dei giovani è stata insignita di numerosi riconoscimenti


Recommended