LAVORO DI DIPLOMA DI
DANIELA GALBUSERA
MASTER OF ARTS IN SECONDARY EDUCATION
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
ACCURATEZZA O SCORREVOLEZZA?
QUESTO È IL DILEMMA
LO SVILUPPO DELL’ORALITÀ IN ATTIVITÀ GUIDATE E NON
GUIDATE
RELATORE
CHIARA ANTONINI
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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Indice
1 Introduzione ...................................................................................................................... 3
2 Quadro teorico .................................................................................................................. 7
2.1 Riferimenti teorici ........................................................................................................ 7
2.2 Tipologia di attività proposte in relazione al quadro teorico ..................................... 11
3 Metodologia e campione di riferimento ........................................................................ 15
3.1 Fase 1 – Documentazione del problema .................................................................... 15
3.2 Fase 2 – Primi interventi ............................................................................................ 16
3.3 Fase 3 – Workshops di attività guidate e non guidate ................................................ 16
4 Presentazione e analisi dei risultati raccolti ................................................................. 19
4.1 Risultati Fase 1 .......................................................................................................... 19
4.2 Risultati Fase 2 .......................................................................................................... 19
4.3 Risultati Fase 3 .......................................................................................................... 20
4.3.1 Considerazioni generali sui due workshops ....................................................... 20
4.3.2 Risultati del workshop sulle attività guidate e basate sull‟accuratezza .............. 21
4.3.3 Risultati del workshop sulle attività non guidate e basate sulla scorrevolezza .. 23
4.3.4 Risultati dei questionari sulla differenza tra i due workshops ............................ 27
5 Conclusione e nuovi interrogativi .................................................................................. 31
6 Bibliografia ...................................................................................................................... 35
7 Allegati ............................................................................................................................. 37
Daniela Galbusera
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Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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1 Introduzione
Fin dalla pratica professionale dell‟anno scorso ho sempre avuto un dubbio
fondamentale nella creazione di attività orali per i miei allievi principianti: quanto bisognava
guidarli per farli parlare e quanto invece si potevano lasciare liberi di esprimere i loro
pensieri? Se da una parte ritenevo giusto guidarli data la loro carenza di strutture linguistiche
e per la paura che non parlassero a causa della mancanza di fiducia in se stessi o di
intraprendenza, dall‟altra parte pensavo a ciò che trattavamo durante le lezioni di didattica, e
cioè che un‟attività orale dev‟essere un‟attività comunicativa dove gli allievi devono
negoziare dei significati e non eseguire delle semplici ripetizioni di strutture grammaticali
(drills). Da questo dubbio è nata la prima domanda di ricerca di questo Lavoro di diploma,
ovvero: Gli allievi principianti parlano maggiormente in attività guidate o in attività non
guidate?
Per quanto riguarda questo primo interrogativo, la mia ipotesi di ricerca era la
seguente: Gli allievi parlano maggiormente in attività guidate che puntano sull’accuratezza
poiché hanno a disposizione maggiori strumenti linguistici e sono più fiduciosi. Vista la
mancanza di vocabolario e la scarsa padronanza linguistica dei principianti, infatti, l‟ipotesi
con cui questo lavoro di diploma è partito riteneva più efficaci le attività guidate basate
sull‟accuratezza piuttosto che quelle basate sulla fluidità. Nelle attività guidate e basate
sull‟accuratezza gli allievi sono infatti meno esposti al rischio di commettere errori dato che le
informazioni basilari per parlare sono a loro disposizione; essendo meno esposti al rischio
dovrebbero guadagnare fiducia in sé e progredire con l‟attività orale. Inoltre guidandoli ero
sicura che parlassero e che non facessero altro.
Dopo qualche mese d‟insegnamento durante il mio secondo anno di abilitazione in
una quarta media e dopo aver letto a fondo la teoria sull‟oralità ho cominciato a capire
l‟importanza della comunicatività e della spontaneità nell‟interazione con i miei allievi e
nell‟interazione tra di loro. Vedevo come fosse più importante sapere come comunicare e
chiedere aiuto in ogni situazione di base per evitare l‟italiano piuttosto che fare bene un
esercizio di pratica grammaticale orale. Le mie osservazioni sono confermate da Hedge
(2001), il quale afferma che gli insegnanti devono fornire il prima possibile ai loro allievi
espressioni che possano aiutare la negoziazione del significato tra allievi e tra allievi e
Daniela Galbusera
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docente, ovvero espressioni per la richiesta d‟aiuto. Da qui è nato il secondo interrogativo:
Nelle attività guidate e non guidate come aiutare gli allievi a far fronte a problemi di
espressione senza senza interrompere la conversazione con l’italiano e favorendo quindi un
uso maggiore della L2 all’orale? Leggendo la teoria sulla competenza strategica, che è la
competenza di un parlante che gli permette di far fronte a una mancanza di vocabolario o
strutture grammaticali, ho pensato che fornire degli aiuti ai miei allievi per sviluppare la loro
competenza strategica era forse la soluzione che cercavo per farli parlare in modo più
spontaneo e non eccessivamente guidato e per evitare l‟italiano in caso di mancanza di
vocabolario o strutture grammaticali. La seconda ipotesi di lavoro è quindi la seguente: Se gli
allievi vengono forniti di strategie per chiedere aiuto, se viene quindi sviluppata la loro
competenza strategica, gli allievi parleranno sempre di piu in L2 in modo spontaneo a
discapito dell’uso della L1.
Uno studio di particolare rilevanza per quanto riguarda l‟allenamento di queste
strategie è Maleki (2010), il quale illustra alcune tecniche per insegnare agli allievi di lingua
straniera, quelle che lui indica come strategie di comunicazione, ovvero le strategie che
possono aiutare il parlante a risolvere i problemi di espressione e interazione orale mentre si
esprime in L2. Nel suo articolo Maleki (2010) elenca 5 tecniche in particolare che possono
aiutare il parlante in lingua straniera a far fronte a questi problemi: parafrasi; transfer;
richiesta d‟aiuto; mimica; allontanamento. Nella conclusione del suo articolo Maleki (2010)
afferma che l‟insegnabilità di queste tecniche non è solo utile ma anche possibile. L‟articolo
di Maleki (2010), specialmente per quanto riguarda la strategia di richiesta d‟aiuto, indica
quindi un ottimo punto di partenza per questo lavoro di diploma, il cui scopo principale è
quello di far esercitare gli allievi con alcune strategie con lo scopo di sviluppare la loro
competenza strategica per far fronte a problemi linguistici in L2 durante l‟interazione orale
guidata e non guidata.
Dopo aver scelto la tipologia di attività (guidata o non guidata) da studiare per il mio
Lavoro di diploma e dopo aver scelto di allenare le strategie comunicative, più specificamente
la strategia di richiesta d‟aiuto, per favorire l‟uso della L2 ho deciso di unire questi due punti
in un‟ultima domanda di ricerca: Le strategie per chiedere aiuto possono aiutare gli allievi ad
esprimersi anche nelle attività non guidate? Visto ciò che afferma Hedge sull‟‟utilità delle
espressioni di richiesta di aiuto e visti i risultati di Maleki sull‟insegnabilità delle strategie di
comunicazione la mia ipotesi era la seguente: Fare esercitare gli allievi in modo sistematico
con le espressioni per chiedere aiuto permette loro di esprimersi anche in attività non guidate
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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e basate sulla scorrevolezza. Da questi tre quesiti con le relative ipotesi di ricerca è nato il
presente Lavoro di diploma.
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Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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2 Quadro teorico
2.1 Riferimenti teorici
Delle cinque competenze che costituiscono la padronanza di una lingua straniera
(espressione scritta, espressione orale, comprensione scritta, comprensione orale e
interazione) la competenza orale, più precisamente l‟interazione orale, è la più complessa
poiché include diversi fattori che un parlante deve saper gestire per riuscire in modo efficace.
Harmer (2001, p. 269) descrive la competenza orale come l‟abilità di elaborare l‟informazione
“on the spot”, perché involve contemporaneamente l‟interazione, l‟ascolto e la comprensione
per elaborare l‟informazione al momento stesso in cui la riceviamo. Inoltre, come anche
Hedge (2000, p. 292) scrive, “speaking activities are probably the most demanding for
students and teachers in terms of affective factors involved”. Elementi emotivi e linguistici
costituiscono quindi una difficoltà che può rendere l‟ideazione e la pratica delle attività orali
difficili in una classe di principianti. Il sentirsi a proprio agio e la rapidità nel rispondere in
modo effettivo per interagire sono dunque aspetti da considerare fondamentali nelle attività
orali.
Malgrado la difficoltà l‟interazione orale resta di basilare importanza sia nella
letteratura sull‟insegnamento dell‟inglese come lingua straniera che nei piani di formazione
della scuola media. Secondo Scrivener (2005, p. 146) è inutile sapere tanto su una lingua se
poi non si è in grado di utilizzarla oralmente e questo è solo possible inducendo gli allievi a
parlare: “learn to speak by speaking” perché “fluency and confidence are important goals”.
Inoltre il Documento accompagnatorio al Piano di formazione per le L2 del 24 febbraio 2005
indica come obiettivo del programma di inglese della scuola media quello di porre l‟accento
“sulle competenze comunicative, in particolare sull‟interazione e sulla comprensione e
produzione orale” (2005, p. 2). Anche il Piano di formazione (2004, p. 39) stesso indica come
base dell‟insegnamento delle lingue straniere un insegnamento “proteso allo sviluppo di vere
e proprie competenze comunicative fondate sulla comprensione e sull‟espressione attiva e
attivabile in situazioni reali”.
L‟ideazione di attività per un insegnamento basato su situazioni comunicative e reali
deve però tenere conto della complessità dell‟abilità orale, che è composta da quattro
componenti principali: la competenza grammaticale, la competenza sociolinguistica, la
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competenza discorsiva e la competenza strategica (Figura 2.1). La competenza grammaticale
consiste nel possedere le strutture grammaticali necessarie ad esprimere quanto si vuole dire;
la competenza sociolinguistica permette di esprimere ciò che si vuole dire nel modo giusto a
dipendenza della persona con cui parliamo. La competenza discorsiva permette di organizzare
in modo coerente ciò che si vuole dire e la competenza strategica è la competenza che
permette al parlante di una lingua straniera di far fronte alla difficoltà di non sapere una parola
o una struttura grammaticale. L‟interazione orale comprende quindi molte variabili e questo,
unito agli aspetti emotivi sopracitati, rende la performance estremamente difficile.
Figura 2.1 – Le quattro componenti dell‟abilità orale (Da Richards e Renandya, 2002, p. 207)
Delle quattro competenze che compongono l‟oralità, la competenza strategica è uno
degli ambiti meno studiati nella letteratura sull‟interazione orale (Hedge, 2000). Nel suo libro
Teaching and Learning in the Language Classroom, Hedge (2000) si chiede se allenando
questa competenza il parlante di lingua straniera può essere facilitato nell‟espressione
linguistica. La questione che riguarda l‟allenamento di questa competenza è infatti di
fondamentale interesse e attualità per quanto riguarda l‟interazione orale non solo perché è
poco studiata ma anche perché è una delle competenze a cui gli allievi devono fare maggior
ricorso vista la loro ingente mancanza di vocabolario e strutture grammaticali.
Hedge (2000, p. 266) elenca le diverse strategie, che chiama achievement strategies,
usate di fronte a questa difficoltà:
Abilità orale Competenza
strategica
Competenza
grammaticale
Competenza
sociolinguistica
Competenza
discorsiva
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Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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- Switching: il parlante dice la parola o la struttura grammaticale nella propria lingua
madre.
- Word coinage: il parlante inventa una parola nella lingua straniera attingendo alla
propria lingua madre.
- Restructuring: il parlante cambia tipologia di frase o effettua delle parafrasi
- Direct appeal from the listener: il parlante chiede aiuto a colui che lo ascolta
chiedendo per esempio come si dice una parola.
- Gesture: il parlante indica ciò che non sa oppure fa dei movimenti per farsi capire.
Come spiega Hedge (2000), l‟utilizzo di queste strategie in una conversazione permette due
fenomeni principali. Prima di tutto il parlante ha degli strumenti per far fronte ad una sua
difficoltà e per cercare di risolverla; l‟utilizzo di queste strategie può infatti compensare
l‟insicurezza dovuta alla carenza di vocabolario nella lingua straniera. Secondariamente, l‟uso
di queste strategie permette di mantenere viva la conversazione, evitando così momenti di
imbarazzo o ansia e permettendo di mantenere vivo l‟interesse dell‟interlocutore. Alcuni tra i
primi che parlarono di competenza strategica infatti, Canale e Swain (1980, p. 25), la
descrissero nel seguente modo: “how to cope in an authentic communicative situation and
how to keep the communicative channel open”. Per aiutare gli allievi a mantenere la
conversazione aperta entra in gioco uno dei compiti del docente di lingua, ovvero aiutare gli
studenti a sviluppare delle abitudini nell‟elaborare il linguaggio rapidamente, proprio per
prevenire l‟interruzione dell‟interazione (Harmer, 2001).
Oltre alle achievement strategies, gli allievi che interagiscono tra di loro comunicano
attraverso la negotiation of meaning. I parlanti di una lingua straniera cercano infatti di capirsi
attraverso la negoziazione del significato e hanno bisogno di sviluppare un‟abilità nel
negoziare fino a che il significato non sia chiaro. Oltre ad usare le achievement strategies,
quindi, hanno anche bisogno di conoscere le espressioni utili per chiedere se un interlocutore
ha capito o di espressioni utili per chiedere di ripetere o di rispiegare quando non si capisce
qualcosa. Hedge (2000) scrive come sia utile che gli insegnanti forniscano il prima possibile
ai loro allievi espressioni di questo tipo che possano aiutare la negoziazione del significato tra
allievi e tra allievi e docente. L‟articolo di Maleki (2010) fornisce un‟ampia descrizione di
come insegnare le strategie di comunicazione per non bloccare la comunicazione durante
l‟interazione e conclude che non solo insegnare queste strategie è possibile, ma è anche utile
all‟acquisizione della L2.
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Nelle attività orali create per i parlanti di lingua straniera si deve quindi tener conto
di tutti questi aspetti ed è qui che nasce la questione principale sulla struttura dell‟attività
orale da elaborare. Le attività orali si dividono infatti in due tipologie, ovvero le attività che
focalizzano sulla correttezza grammaticale e quelle che mettono l‟accento sulla
comunicazione. Queste due tipologie costituiscono parte integrante del dibattito presente nella
letteratura sull‟insegnamento dell‟oralità dell‟inglese secondo cui vigono due opinioni
contrastanti. Come Wright (1989) spiega nel suo libro Pictures for Language Learning, alcuni
docenti credono che gli studenti abbiano bisogno di tempo e incoraggiamento per parlare e
che quindi delle attività orali che puntano maggiormente al senso piuttosto che all‟accuratezza
possano dar loro maggior incoraggiamento. Si tratta di attività non guidate che focalizzano
sulla scorrevolezza della comunicazione tra i parlanti piuttosto che sulla correttezza
grammaticale. Altri insegnanti credono invece che questa fluidità possa essere costruita dagli
studenti sviluppando una buona padronanza di strutture linguistiche di base in attività orali
più guidate, puntando così maggiormente sull‟accuratezza invece che sulla fluidità (Wright,
1989).
A dipendenza dell‟accento che si vuole mettere sulla tipologia di attività orale, ciò
che conta è che le attività siano comunicative e che permettano la sperimentazione continua.
Spesso, progettando attività orali per principianti, si tende a creare attività dove l‟allievo deve
semplicemente ripetere una struttura grammaticale per padroneggiarla. Queste attività si
chiamano drills e, come Harmer (2001 e 2004) spiega, non possono essere considerati attività
orali produttive, poiché non solo non sono attività comunicative ma a lungo andare la pratica
di questo tipo di attività non favorisce l‟acquisizione della L2. Gli allievi non devono infatti
negoziare il significato ma ripetere più volte determinate strutture grammaticali. È per questo
motivo che le attività orali produttive chiamate tali sono quelle che hanno uno scopo
comunicativo. Come spiega Willis (2004), bisogna creare attività contestualizzate nelle quali
gli allievi debbano ricorrere alla lingua che conoscono. Inoltre, come sottolinea Thornbury
(2004), è solo usando la lingua in modo creativo e in situazioni di interazione sotto la spinta di
un‟esigenza comunicativa che l‟allievo apprende maggiormente.
Il fatto di rendere gli allievi attivi nel ricorrere alla lingua di cui necessitano ha un
grande vantaggio a livello di acquisizione linguistica poiché permette la continua
formulazione di ipotesi che è alla base dell‟acquisizione della lingua straniera. Richards e
Renandya (2000, p. 159) spiegano come:
The process which enables the learner to produce progressively more complex language is
restructuring, that is, a willingness and capacity, on the part of learners, to reorganise their own
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Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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underlying and developing language system, to frame and try out new hypotheses, and then to act on
the feedback which is received from such experimentation.
Proporre delle attività in cui l‟allievo è attivo e produce elementi linguistici liberamente,
sperimentando con la lingua, è quindi estremamente favorevole all‟acquisizione linguistica
poiché permette una continua formulazione e riformulazione di ipotesi che vengono
continuamente cambiate per permettere una progressione linguistica.
Per aiutare i principianti di una lingua straniera ad esprimersi oralmente in modo
attivo e comunicativo è utile dare loro dei pezzetti di frase già pronti: i chunks. I chunks sono
frasi del tipo: What’s your name? My name is … , che aiutano i principianti a comunicare in
modo basilare. Ur (2000) e Scrivener (2005) illustrano l‟importanza dei chunks
nell‟apprendimento di una lingua e nell‟interazione orale specialmente dei principianti. Ur
(2000, p. 132) illustra come “Learning dialogues by heart increases learners‟ vocabulary of
ready-made combinations of words or „formulae‟”. Scrivener (2005, p. 146) indica invece
come gli allievi principianti debbano “learn by heart chunks of language they can use in
conversations”.
2.2 Tipologia di attività proposte in relazione al quadro teorico
Per illustrare in modo esaustivo le attività di cui parlerò nella metodologia della
ricerca è utile contestualizzare queste attività nel quadro teorico di questo lavoro di diploma,
in modo da spiegare la tipologia dell‟attività e il relativo obiettivo. In questo lavoro di
diploma verranno esaminate diverse attività orali guidate e non guidate, per analizzare in
modo qualitativo la competenza strategica degli allievi e vedere quali sono le strategie che
vengono messe in atto più sovente dagli allievi non solo in generale ma anche a dipendenza
dell‟attività guidata o non guidata. Inoltre, inserendo come variabile l‟insegnamento della
richiesta d‟aiuto (una delle achievement strategies elencate da Hedge, 2000), il lavoro si
prefigge di vedere quanto la richiesta d‟aiuto può favorire l‟uso della L2 a discapito della L1 e
mantenere la conversazione aperta in presenza di problemi di espressione linguistica. Come
dice Hedge (2000) l‟implicazione più importante per il docente durante le attività di
interazione orale è quella di vedere e cercare di capire cosa succede nella sua classe quando
gli allievi usano le achievement strategies visto che queste strategie possono influenzare le
attività orali non guidate che li spingono ai limiti delle loro risorse linguistiche. Infatti le
achievement strategies possono essere indicatori di eventuali carenze linguistiche su cui ci si
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può focalizzare in un secondo momento. Allo stesso tempo è vero che con una tipologia di
attività meno guidate c‟è il rischio che gli allievi non sappiano cosa dire e siano frustrati da
questa situazione e parlino in italiano o facciano altro. Questa ricerca si propone quindi di
sperimentare le due tipologie di attività orali, guidata e basata sulla correttezza grammaticale
rispetto a non guidata e basata sulla scorrevolezza, per documentarne l‟effetto sulla
produzione linguistica e in parte sul livello emotivo degli studenti.
Le attività proposte sono inoltre caratterizzate dalla presenza di immagini come input
e sono dei role-plays o delle simulazioni a coppie o a gruppi. Come spiega Ur (2000), le
immagini sono un ottimo mezzo per motivare e aiutare i principianti. Inoltre Scrivener (2005,
p. 161) speiga che “the less you speak, the more space it will allow the students” e l‟uso di
immagini mi permette di parlare il meno possible poiché le immagini parlano da sole. La
scelta dei role-plays a coppie o piccoli gruppi ha a che fare con la motivazione, lo stress e
l‟apprendimento. Come spiega Harmer (2001) proporre delle attività di simulazione o di role-
play può essere divertente e di conseguenza motivante per gli allievi, che si trovano a parlare
inglese in un contesto più o meno divertente e realistico. Harmer (2001) spiega inoltre come
sia importante per l‟apprendimento e la motivazione allargare il mondo della classe al mondo
esterno includendo situazioni reali che aumentano la gamma di linguaggio usata dagli allievi.
Anche Artusi e Manin (2009) dimostrano come sia utile all‟apprendimento della lingua
l‟apporto di situazioni reali con le quali gli allievi possono venire confrontati per sviluppare
una vera conoscenza e delle abilità reali nella lingua straniera. Inoltre Nunan (1999) spiega
come l‟interazione dell‟allievo in un contesto significativo faciliti l‟acquisizione della lingua
(1999, p. 241). Per quanto riguarda lo stress, interagendo solo a coppie o a gruppi nessuno è
obbligato a parlare in pubblico e il livello di stress dell‟allievo come della classe intera è
ridotto (Harmer 2001).
Un altro aspetto delle attività proposte è la comunicatività. Le attività proposte in
questo studio sono infatti delle attività comunicative che abbracciano diversi generi con cui
gli studenti si possono trovare confrontati e non dei drills, come inizialmente si era previsto. Il
motivo è che, come spiegato nel quadro teorico, i drills, pur dando sicurezza allo studente e
all‟insegnante perché circoscritti, non permettono di produrre del linguaggio per comunicare e
quindi non permettono né di utilizzare delle strategie di comunicazione né di formulare
ipotesi. Come anche Scrivener dice infatti (2005, p. 153)
communicative activities are not simply grammar-practice activities, for although you
could offer likely grammar or vocabulary before the activity, the main aim for the
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Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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students is achieving successful communication rather than accurate use of particular
items of language.
La scelta di diversi generi utili agli studenti, invece, permette loro di avere a che fare con
diverse situazioni che richiedono un linguaggio selezionato e di praticare il linguaggio
appropriato al tipo di situazione. Per favorire questa comunicatività in ogni attività ci sarà la
presenza di chunks che avranno un doppio ruolo: quello di assistere la fluidità e la
comunicatività della conversazione e quello di fornire un appoggio o una base per la
competenza strategica. I chunks possono infatti essere presenti nelle istruzioni dell‟attività
come frasi per svolgere l‟attività stessa ma anche come frasi generali per chiedere aiuto in
mancanza di vocabolario o di strutture grammaticali.
Per quanto riguarda le competenze richieste da ogni attività ho cercato di creare delle
attività orali che tengano conto delle quattro competenze che compongono l‟oralità indicate
da Richards e Renandya (2002) a p. 6 del presente lavoro di diploma. Visto il livello A1-A2
del campione di riferimento non ho purtroppo potuto inserire tutte e quattro le competenze per
ogni attività, poiché la competenza discorsiva per esempio è molto difficile da valutare ad un
livello A2 del Quadro comune di riferimento per le lingue come quello dei miei allievi. Le
competenze incluse in ogni attività proposta sono indicate negli allegati all‟inizio di ogni
attività, più precisamente negli allegati 3, 5, 9, 13, 15 e 18.
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3 Metodologia e campione di riferimento
La presente ricerca è una ricerca-azione svolta nell‟arco di tre mesi in una classe di
quarta media in una piccola sede di montagna durante le lezioni di inglese. Gli allievi hanno
già svolto un anno di inglese e sono quindi al loro secondo anno di inglese. Il loro livello è tra
A1 e A2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue. La classe è composta di 13
allievi di livello eterogeneo con nessun problema particolare di disciplina. L‟ambiente di
lavoro è buono e il rapporto con gli allievi singoli lo è altrettanto. Tra gli allievi non ci sono
particolari problemi o tensioni.
La ricerca è divisa in tre fasi:
1) documentazione del problema sull‟espressione orale nella classe specifica tramite
tabelle di osservazione e questionari. Questa fase di osservazione è durata circa due
mesi (ottobre e novembre);
2) primi interventi per trovare una soluzione in base al quadro teorico. I primi interventi
sono stati introdotti nel mese di dicembre e sono stati portati avanti fino a febbraio;
3) attività orali divise in due gruppi per testare l‟ipotesi di lavoro e per testare se la
soluzione iniziale potesse essere valida; riflessione individuale grazie a dei
questionari. Le attività orali si dividono in due workshops da un‟ora seguiti da dei
questionari. I workshops sono stati filmati.
3.1 Fase 1 – Documentazione del problema
La fase 1 è caratterizzata da un‟osservazione della classe durante le lezioni da ottobre
a novembre nella quale ho documentato il problema. L‟osservazione della classe è avvenuta
durante delle attività orali nelle quali gli allievi lavoravano da soli mentre io potevo girare tra
i banchi e osservare lo svolgimento delle attività. Durante l‟osservazione delle attività ho
compilato delle tabelle seguendo il modello dell‟allegato 1. Inoltre ho dato ad ogni allievo un
questionario (Questionario 1, allegato 2) da compilare con domande simili a quelle che mi
ponevo io osservandoli in modo da avere la loro opinione oltre alla mia percezione della
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situazione. In base al risultato di questo questionario e della mia tabella di osservazione ho
pianificato la Fase 2.
3.2 Fase 2 – Primi interventi
Dopo aver osservato la classe e tratto le conclusioni dai risultati dell‟allegato 1 e 2 ho
cominciato con la Fase 2 durante il mese di dicembre: i primi interventi. In questa fase ho
introdotto sistematicamente le frasi più comuni per chiedere aiuto nel caso in cui gli allievi
non sapessero una parola. Le frasi sono le seguenti:
- How do you say [parola da dire in inglese] in English?
- What does [parola sconosciuta] mean in Italian?
- Can you repeat?
- I didn’t/don’t understand
Queste espressioni erano già state introdotte all‟inizio dell‟anno ma devo ammettere che non
ero stata abbastanza rigida nel farle usare agli studenti, accettando che mi chiedessero una
parola anche in italiano. Dal mese di dicembre sono quindi stata inflessibile sull‟uso di queste
frasi dando loro un aiuto solo se si rivolgevano a me con queste espressioni. Quando anche i
più deboli hanno acquisito questo automatismo ho proceduto con la Fase 3.
3.3 Fase 3 – Workshops di attività guidate e non guidate
La Fase 3 è il cuore del mio lavoro di diploma ed è costituita da due workshops di
tipologie differenti. Il primo workshop è composto da tre attività guidate e basate
sull‟accuratezza. Gli allegati 3-11 mostrano il tipo di attività proposte con la relativa
descrizione o le relative istruzioni. Gli allievi dovevano lavorare a coppie e svolgere le tre
tappe del workshop cominciando dalla tappa che volevano e avendo a disposizione un‟ora
lezione. Dopo questo workshop è stato sottoposto agli studenti il Questionario 2, l‟allegato 12,
per avere la loro opinione personale sulla percezione delle attività e fornire così un punto di
vista diverso dalle mie osservazioni. Il secondo workshop consiste in attività non guidate e
basate sulla fluidità piuttosto che sulla correttezza. Questo workshop è costituito dagli allegati
13-19 e alla fine dell‟ora lezione è stato sottoposto il Questionario 3, l‟allegato 20, per gli
stessi motivi del Questionario 2. Alla fine di questi due workshops ho sottoposto un ultimo
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questionario, il Questionario 4, per indagare sulla differenza che gli allievi avevano trovato tra
i due workshops, l‟allegato 21.
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4 Presentazione e analisi dei risultati raccolti
4.1 Risultati Fase 1
I risultati della Fase 1 mostrano due caratteristiche interessanti: l‟attitudine degli
allievi verso alcune attività orali proposte in classe e l‟uso dell‟italiano in queste attività. I
risultati dell‟osservazione della classe nell‟allegato 22 mostrano come le occasioni in cui gli
allievi parlavano in italiano fossero molte e diverse durante le attività orali. La quantità poteva
variare dalla tipologia di allievo - i più forti usavano meno l‟italiano dei più deboli - ma
l‟italiano era presente in modo ingente nello svolgimento delle attività orali nelle seguenti
occasioni: non sapere una parola o non sapere come si svolge un‟attività. I risultati del
Questionario 1 sulla percezione dell‟oralità degli studenti, nell‟allegato 23, mostrano
un‟attitudine positiva verso la lingua inglese e una volontà nel parlarla, malgrado le difficoltà,
che riguardano la pronuncia, la mancanza di vocabolario e la difficoltà di comprensione
dell‟interlocutore. Per analizzare il Questionario 1 e presentare i risultati ho sommato il
numero di risposte date dagli allievi e ho riprodotto le frasi più frequenti e più interessanti.
I questionari mostrano anche come gli allievi siano interessati all‟uso di immagini e
ritengano l‟uso di immagini un vantaggio nella comprensione e nella memorizzazione dei
vocaboli. Inoltre, grazie all‟uso delle immagini adottato nelle lezioni precedenti, gli allievi
sono riusciti a ricordarsi delle espressioni o delle attività, fattore che è sicuramente positivo
per il loro apprendimento.
4.2 Risultati Fase 2
La Fase 2 è caratterizzata dall‟introduzione e dall‟uso sistematico delle espressioni
per chiedere aiuto nella mancanza di vocabolario o di comprensione. Un giorno, il 26.1.2011,
un‟allieva molto brava a livello scritto che però non parlava molto in inglese e che interveniva
spesso in italiano ha partecipato tutta la lezione direttamente in inglese e appena non sapeva
un vocabolo mi chiedeva: How do you say [parola in italiano] in English? con grande
naturalezza. Altrettanto ha fatto un‟altra allieva estremamente debole la lezione dopo. Per
mostrare i risultati di questa fase ho aspettato che tutti gli allievi usassero in modo automatico
Daniela Galbusera
20
le espressioni fornite. Per „usare in modo automatico le espressioni fornite‟ intendo dire che
gli allievi, ogni volta in cui necessitavano di un nuovo vocabolo o in cui non capivano una
parola mi chiedevano di ripetere o mi chiedevano il significato della parola solo in inglese,
senza utilizzare l‟italiano. Ho quindi creato una tabella d‟osservazione, la tabella dell‟allegato
24, per documentare il numero degli interventi fatti da ogni allievo in una lezione di inglese
sia in pleanria che durante attività orali (3 ore lezione) il 16 febbraio 2011. Da quando sono
stata più rigorosa nel far rispettare queste modalità gli allievi parlavano maggiormente anche
quando non sapevano come dire un concetto. Ho così potuto osservare che i miei allievi
usavano molto di meno l‟italiano poiché avevano gli strumenti per chiedere in inglese ciò che
non sapevano.
4.3 Risultati Fase 3
I risultati della Fase 3 si dividono in due parti: l‟analisi dei filmati girati durante i due
workshops e i questionari compilati dagli allievi dopo ogni workshop. Per mantenere
l‟anonimato dei miei allievi mostrerò i filmati solo durante la presentazione del Lavoro di
diploma. Ho quindi provveduto a trascrivere le parti dei filmati pertinenti all‟analisi negli
allegati 25 e 27 cambiando i nomi degli allievi con delle lettere dell‟alfabeto in ordine
crescente. Nel presentare e analizzare i risultati procederò con alcune considerazioni generali
sull‟uso del workshop per poi analizzare gli aspetti rilevanti di ogni workshop.
4.3.1 Considerazioni generali sui due workshops
In generale il metodo di lavoro del workshop ha destato interesse in tutti. Tutti gli
allievi hanno partecipato attivamente alla lezione, forse perché erano autonomi, attivi e
potevano scegliere cosa fare. I commenti degli allievi sulle attività in modalità di workshop
sono stati quindi molto positivi. Un‟allieva che partecipa raramente e che è molto introversa è
stata molto attiva durante la lezione e quando ho chiesto un feedback generale sulle lezioni in
questa modalità è stata la prima a rispondere dicendo che si dovrebbero fare più spesso
attività del genere poiché è così che si impara maggiormente e si vede quanto si sa.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
21
4.3.2 Risultati del workshop sulle attività guidate e basate sull’accuratezza
Analizzando i filmati del workshop sulle attività guidate sono state osservate le
seguenti caratteristiche: tipo di strategia utilizzata nella mancanza di un vocabolo; correttezza
linguistica; fluidità; motivazione nello svolgere l‟attività. Per quanto riguarda le strategie
utilizzate nella mancanza di un vocabolo la strategia più usata dagli allievi è stata quella di
dire subito la parola in italiano1. Le conversazioni A-D dell‟allegato 25 mostrano alcuni
esempi. Quando gli allievi non si capivano tra di loro o non sapevano come dire una parola
reagivano spesso in italiano. Questo mi ha sorpresa, poiché fino alla lezione prima avevano
usato le espressioni di aiuto senza troppi problemi. Quando ne ho parlato con loro, dopo le
attività, mi hanno detto che la videocamera li aveva messi parecchio a disagio e che si erano
dimenticati tutto per l‟emozione. Credo che questo fatto abbia avuto il suo peso, ma
sicuramente quello che pensavo fosse diventato un automatismo fino alla lezione prima si è
rivelato non esserlo interamente in una situazione di stress o in una performance come quella
che erano chiamati a sostenere. Le altre strategie utilizzate erano quelle di chiedere al
compagno la parola in italiano e infine di chiedere al docente.
Il secondo elemento analizzato era la correttezza grammaticale, che doveva essere
buona visto il tipo di attività estremamente guidate che gli allievi si trovavano ad affrontare.
Gli allegati 3-11 delle attività con le istruzioni mostrano come le istruzioni fossero ampie e
permettessero di eseguire un‟attività con una buona correttezza linguistica. Gli allievi
potevano anche usare il materiale a loro disposizione (quaderni, fogli, …). L‟analisi dei
filmati non ha dato questo risultato. Gli errori grammaticali nelle performance dei miei
studenti erano più del previsto, i dialoghi E-F nell‟allegato 25 mostrano un esempio. Questo
mi ha fatto concludere che non è molto utile concentrarsi sull‟accuratezza proponendo delle
attività estremamente guidate poiché gli allievi fanno errori di lingua anche nelle attività
basate sull‟accuratezza. Inoltre le ampie istruzioni presenti in ogni attività rischiavano di
confondere i miei allievi, il dialogo C dell‟allegato 25 ne è una dimostrazione. L‟allievo,
mentre stava leggendo le istruzioni in seconda persona che dicevano quello che doveva fare,
ha letto la frase intera com‟era, alla seconda persona, quando invece doveva cambiarla alla
prima.
1 Questa non è propriamente una strategia che fa parte della competenza strategica poiché potrebbe far cadere la
conversazione invece di mantenere aperta la comuncazione. Ho comunque deciso di includerla nelle strategie
usate perché il mio scopo è anche quello di vedere la misura dell‟uso dell‟italiano nei due tipi di workshops.
Daniela Galbusera
22
La fluidità degli allievi era il terzo elemento analizzato. Per questo elemento non
posso mostrare delle trascrizioni, ma posso dire ciò che ho osservato nei video. Gli allievi non
parlavano sempre scorrevolmente poiché erano concentrati ad eseguire l‟attività e a
concentrarsi su cosa dire seguendo le indicazioni. Malgrado la tipologia di attività
estremamente guidate la maggior parte degli studenti non ha quindi parlato in modo
scorrevole. Alcuni tra i più forti hanno invece potuto svolgere le conversazioni senza troppi
problemi e improvvisare.
L‟ultimo elemento analizzato è stato la motivazione nello svolgere le attività. Per
definire il livello di motivazione degli allievi nel modo piu semplice possibile ho proceduto in
due modi. Dapprima ho controllato che ogni allievo fosse impegnato a svolgere un‟attività in
ogni momento del workshop. Se gli allievi lavoravano ad un‟attività parlando tra di loro ho
considerato questi allievi come motivati e impegnati. L‟impegno generale è stato più che
buono, probabilmente grazie al fatto che gli allievi potevano girare liberamente tra i banchi e
potevano scegliere l‟attività che volevano fare per prima e con la persona che volevano. Ogni
allievo era impegnato a svolgere un‟attività in quasi ogni momento della lezione e tutti erano
contenti delle attività orali che stavano svolgendo. Questo aspetto è stato anche confermato
dal Questionario 2, che gli allievi hanno dovuto svolgere alla fine della lezione. Infatti come
secondo punto per misurare la motivazione degli allievi ho chiesto loro di compilare il
Questionario 2 e il Questionario 4. L‟allegato 26 mostra i risultati più interessanti relativi al
Questionario 2.
Il Questionario 2 è stato analizzato selezionando dapprima le frasi più ricorrenti degli
allievi, punto A. Queste frasi sono anche confermate da un veloce feedback fatto in classe
subito dopo il workshop per raccogliere le impressioni generali. Come si può vedere nel
Questionario 2 le osservazioni generali sul workshop che ricorrevano maggiormente sono per
lo più positive. Gli allievi hanno apprezzato il fatto di potere mettere in pratica in modo attivo
le conoscenze acquisite nei mesi precedenti durante le lezioni di inglese e di essere in
situazioni di vita reale che sarebbero state loro utili in futuro. Ciò che è piaciuto è stato anche
il ruolo delle immagini come aiuto per l‟interazione orale e per la comprensione delle attività.
L‟unico aspetto negativo è stato il fatto di non poter dire quello che volevano e di dover dire
per forza determinate frasi o atti comuncativi. Questo aspetto emergerà in modo più completo
ed esaustivo nel Questionario 4, basato sulla differenza tra i due workshops, per cui rimando
al paragrafo 4.3.4 per completare l‟analisi degli aspetti negativi e positivi di questo workshop.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
23
La seconda fase di analisi del Questionario 2 concerne le risposte scelte più
frequentemente dagli allievi per quanto riguarda due aspetti fondamentali legati alla mia
domanda di ricerca: lo stato emotivo degli allievi durante le attività orali (punto B) e le
strategie usate dagli allievi in mancanza di vocabolario (punto C). Il punto B dell‟allegato 26
mostra il numero di studenti che hanno scelto le frasi a disposizione del Questionario 22 sul
loro livello emotivo. Come si può vedere le frasi più scelte riguardano la mancanza di stress
durante il workshop e il fatto di poter lavorare a coppie. La seconda opzione maggiormente
scelta riguarda l‟uso di immagini come aiuto per lo svolgimento dell‟attività orale. Pur non
potendo illustrare il modo in cui queste immagini hanno aiutato gli allievi, visto che non
riguarda la mia domanda di ricerca, posso comunque dire che l‟introduzione di immagini per
lo sviluppo dell‟oralità ha aiutato i miei allievi, o per lo meno questo è quanto percepito da
loro.
Per quanto riguarda le strategie scelte nella mancanza di vocabolario o strutture
grammaticali il punto C dell‟allegato 26 mostra le scelte fatte da ogni allievo in ordine
cronologico. Come si può vedere dai risultati la distribuzione delle strategie riguardanti la
competenza strategica non è molto omogenea. Le strategie maggiormente scelte dagli allievi
per prime sono infatti principalmente due: dire la parola o struttura grammaticale in italiano e
chiedere al proprio partner (in italiano) o al docente (in inglese). Altro dato interessante è che
queste due strategie sono le uniche due ad essere effettuate come prima scelta. La seconda
scelta è invece più variata e coinvolge anche altre strategie, seppur in numero minore. Potrei
quindi dire come osservazione generale sulla competenza strategica riguardante questo
workshop guidato sull‟oralità che gli allievi si sono concentrati su un numero limitato di
strategie, principalmente due, per far fronte ai loro problemi linguistici. Vorrei anche
osservare che le strategie indicate dagli allievi corrispondono alle strategie che ho osservato
guardando i filmati, i dati dell‟osservazione dei filmati confermano quindi i dati del
questionario e viceversa.
4.3.3 Risultati del workshop sulle attività non guidate e basate sulla scorrevolezza
2 Per una copia del Questionario 2 come è stato somministrato agli allievi si rimanda all‟allegato 12.
Daniela Galbusera
24
Analizzando i filmati del workshop sulle attività non guidate sono state analizzate le
medesime caratteristiche osservate nei filmati sul workshop guidato, ovvero: tipo di strategia
utilizzata nella mancanza di un vocabolo; correttezza linguistica; fluidità; impegno nello
svolgere l‟attività. Vorrei precisare che vista l‟ampia libertà delle attività orali che
costituiscono questo workshop, prima di svolgerlo gli allievi hanno fatto un brainstorming di
tutte le espressioni per chiedere aiuto e le hanno appese alla lavagna. Queste sono le frasi che
gli allievi avevano a disposizione: How do you say [parola da dire in inglese] in English?;
What does [parola sconosciuta] mean in Italian?; Can you repeat?; I didn’t/don’t
understand; I like it/I don’t like it; What’s this?; I see/ I can understand; Oh, ok! Inoltre gli
allievi avevano già eseguito il primo workshop e si erano abituati alla videocamera.
Per quanto riguarda il tipo di strategie utilizzate per far fronte ai problemi linguistici
la più usata era quella di dire il vocabolo in italiano e subito dopo di chiedermi in inglese
come si diceva quel vocabolo. Il dialogo A dell‟allegato 27 mostra un esempio. Questo
succedeva non solo mentre filmavo una coppia, ma anche quando ero dall‟altra parte della
classe. La seconda strategia più utilizzata era quella di chiedere al compagno la parola in
italiano. La strategia di inventare una parola era la terza opzione in ordine di frequenza3, pur
essendo rara nei filmati. Il dialogo B è uno dei pochi esempi a mia disposizione. Altro
esempio interessante per quanto riguarda l‟invenzione di una struttura grammaticale è nel
dialogo C. L‟allieva F, pur componendo una frase grammaticalmente non corretta, è riuscita a
farsi capire in modo diretto ed efficace dalla compagna E, non facendo errori di pronuncia
come suo solito. In questo caso è estremamente interessante il fatto che durante un‟attività
orale libera senza troppi aiuti un‟allieva dal profitto quasi insufficiente sia riuscita a farsi
capire senza alcun problema dalla compagna pur non parlando in modo impeccabile e non
avendo un modello di riferimento. Inoltre la situazione si è svolta durante una discussione per
ottenere la camera più bella della casa, e le allieve erano prese anche emotivamente ad
ottenere la camera che volevano. L‟intervento dell‟allieva F è stato un intervento diretto e
intuitivo, il che dimostra il suo agio nel parlare in inglese senza molti problemi.
Il secondo aspetto analizzato nei video era quello della correttezza linguistica. Come
avevo immaginato, in questo workshop ci sono stati errori linguistici, ma meno del previsto.
Gli allievi hanno potuto parlare di loro stessi o impersonificare qualcuno dando la propria
3 Per frequenza non intendo una frequenza a livello statistico, poiché i dati a mia disposizione sono troppo pochi
per permettermi di effettuare un‟analisi statistica. Tuttavia le strategie che indico come più frequenti sono quelle
che sono apparse più spesso rispetto ad altre.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
25
opinione o esprimendo i propri desideri senza particolari guide o modelli. Forse proprio per
questo motivo hanno fatto meno errori del previsto. Inoltre avevano a loro disposizione le
frasi di aiuto ed erano spinti a chiedermi in ogni momento in inglese come dire un vocabolo o
un‟espressione. Un altro aspetto che mi ha colpita è stata la pronuncia. Il dialogo D mostra il
dialogo in cui un‟allieva che ha grossi problemi di pronuncia ha pronunciato perfettamente il
pronome personale I parlando liberamente, probabilmente prendendo esempio dalla
compagna che aveva appena pronunciato lo stesso pronome. La sua pronuncia è stata più
corretta rispetto al solito anche nei dialoghi successivi. Credo che questo sia dovuto al fatto
che poteva parlare liberamente e ascoltare i compagni senza essere costretta a seguire dei
modelli di frase da ripetere.
Il terzo aspetto analizzato nei filmati era quello della fluidità. La difficoltà di parlare
senza aiuti era innegabile, e alcuni allievi ne hanno risentito; ciò che ha permesso di svolgere
comunque le attività senza grossi problemi e senza pause eccessivamente lunghe durante
l‟espressione è stato il supporto dato dalle frasi di aiuto. Come i dialoghi A, B ed E
dell‟allegato 27 mostrano, la conversazione tra i due parlanti non si è interrotta in caso di
mancanza di vocabolario poiché gli allievi erano in grado di chiedere in inglese al compagno
o a me come dire un determinato vocabolo. La sistematizzazione delle frasi d‟aiuto che i
ragazzi avevano praticato per mesi e che avevano appese alla lavagna ha contribuito a
sviluppare la loro competenza strategica facendo sì che potessero mantenere aperto il canale
comunicativo in L2 anche in attività dove non sapevano esattamente cosa dire o come dirlo.
Questo ha permesso loro di parlare in L2 anche in attività dove ci si potevano aspettare grossi
problemi.
L‟ultimo aspetto analizzato era la motivazione degli allievi. Come nel workshop
guidato, in questo workshop ho osservato dapprima che ogni allievo lavorasse sull‟attività in
L2 e che fosse sempre impegnato. L‟atmosfera generale era un‟atmosfera di lavoro dove
ognuno lavorava con il compagno principalmente in L2. Ho poi consegnato il Questionario 3
e successivamente 4 per incrociare i dati osservati da me con le percezioni degli allievi.
L‟allegato 28 mostra i risultati del Questionario 3, divisi in tre fasi. Nell‟analisi della prima
fase di analisi del Questionario 3, il punto A, ho riprodotto le frasi più ricorrenti scritte dagli
allievi dalle quali traspare la motivazione nello svolgere le attività grazie alla libertà delle
attività e alla libertà nel cercare di farsi capire come si può. L‟unico punto negativo è dovuto a
come iniziare una data attività, espresso da tre persone. Il bilancio generale resta comunque
un bilancio positivo dal quale si può dedurre un livello di motivazione buono.
Daniela Galbusera
26
Come per il Questionario 2, la seconda fase di analisi del Questionario 3 concerne le
risposte scelte più frequentemente dagli allievi per quanto riguarda due aspetti fondamentali
legati alla mia domanda di ricerca: lo stato emotivo degli allievi durante le attività orali (punto
B) e le strategie usate dagli allievi in mancanza di vocabolario (punto C). Il punto B
dell‟allegato 28 mostra il numero di studenti che hanno scelto le frasi a disposizione del
Questionario 3 che descrivevano il loro livello emotivo. Come si può vedere i dati
rispecchiano quelli del Questionario 2, gli studenti si sentivano a proprio agio, non erano
stressati e sono stati aiutati dalle immagini. Il livello di stress emotivo che poteva essere
causato dalla tipologia di attività meno guidata non si è quindi alzato rispetto al workshop
guidato come previsto. Gli allievi affermano di aver lavorato senza stress e piacevolmente.
Per quanto riguarda la scelta delle strategie effettuata dagli studenti di fronte ai
problemi linguistici, il punto C del Questionario 3 (allegato 28) mostra una distribuzione
diversa da quella del Questionario 2 ed estremamente interessante. A differenza del
Questionario 2, dove le scelte più frequenti erano principalmente due, i risultati del punto C
del Questionario 3 mostrano una distribuzione più equilibrata e omogenea concernente la
scelta di strategie. La richiesta d‟aiuto al partner o al docente resta la scelta prevalente, ma
vengono contemplate in modo più equilibrato anche le altre strategie. In particolare cambia la
prima scelta effettuata; gli allievi sperimentano infatti più strategie come prima scelta, fatto
che dimostra uno sviluppo della loro competenza strategica.
Questo sviluppo della loro competenza strategica va di pari passo con lo sviluppo
dell‟oralità in due modi diversi legati a due tipologie di allievi: i più forti e i meno forti.
Osservando i filmati e leggendo i questionari posso affermare che nel workshop non guidato
gli allievi più forti erano felici di poter esprimere liberamente e sperimentare le loro
competenze linguistiche. Così facendo hanno potuto migliorare la loro oralità e formulare
ipotesi sulla formazione linguistica della L2. Ricordando ciò che viene affermato da Richards
e Renandya (2000), la formulazione di ipotesi è un processo basilare nell‟acquisizione della
L2; progettare attività che lasciano il massimo della libertà nella formulazione di ipotesi e
nella sperimentazione della lingua straniera è quindi fondamentale per un‟efficace
acquisizione della L2. I filmati e le trascrizioni mostrano come gli allievi parlino di ciò che
interessa loro o di ciò che vogliono esprimere tentando di trovare le parole giuste per
esprimere ciò che vogliono esprimere anche facendo errori, ed è proprio per questo che
imparano maggiormente. Il processo di acquisizione del linguaggio è infatti caratterizzato da
errori prodotti da formulazioni di ipotesi che vengono modificate continuamente. Per quanto
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
27
riguarda gli allievi meno forti la loro sperimentazione aveva lo stesso scopo ma ciò che mi ha
colpito maggiormente e che credo sia servito meggiormente a loro è stata l‟acquisizione della
naturalezza nel parlare in L2, nel chiedermi come dire una parola in L2 e nel provare a dire
qualcosa pur non sapendo come dire ogni singolo vocabolo legato a quel concetto. Inoltre se
si lasciano parlare liberamente, vengono fuori le loro esigenze comunicative più immediate
come nel caso del dialogo A, dove l‟allieva vuole dire che deve comprare un biglietto ma non
sa come dire „io devo‟ (I have to). Una volta lasciato agli allievi lo spazio per esprimere
queste esigenze si può indirizzare l‟insegnamento verso i loro interessi e le loro esigenze
comunicative rendendo così l‟insegnamento della L2 più efficace e motivante per gli allievi.
4.3.4 Risultati dei questionari sulla differenza tra i due workshops
Il Questionario 4 sulla differenza percepita dagli allievi nei due workshops ha fornito
dei risultati estremamente interessanti non solo per quanto riguarda la differenza della
percezione delle due tipologie di attività, ma anche sulla tipologia dell‟attività stessa del
workshop. L‟allegato 29 mostra i risultati del Questionario 44. Nell‟allegato 29 sono state
inserite due versioni del medesimo questionario compilato dagli allievi. Nella prima versione
(Preferenza per il primo workshop) ho inserito il numero di allievi che ha selezionato il primo
workshop per ogni aspetto descritto (more difficult; funnier; …) e sotto ad ogni aspetto
descritto ho selezionato le frasi più frequenti o più interessanti per la mia analisi. Nella
seconda versione (Preferenza per il secondo workshop) ho fatto la stessa operazione ma per il
secondo workshop. In questo modo si può avere a colpo d‟occhio una visione generale delle
preferenze del primo workshop e del secondo con i relativi motivi o osservazioni particolari.
Nel grafico sottostante si può avere invece un‟idea generale della quantità di allievi che hanno
preferito il primo workshop (Workshop 1) e per quali motivi, lo stesso vale per il secondo
workshop (Workshop 2).
4 Per il modello vuoto del Questionario 4 rimando all‟allegato 21.
Daniela Galbusera
28
Figura 4.1 – Trend delle preferenze degli allievi per il primo workshop (Workshop 1) o per il secondo
(Workshop 2). I risultati sono derivati dalla compilazione del Questionario 4.
Il grafico soprastante mostra due dati estremamente interessanti: il livello di stress
emotivo percepito dagli allievi nei due workshop e la preferenza generale per il secondo
workshop malgrado la difficoltà. Il numero degli allievi che considerano più rassicurante il
primo workshop è esattamente uguale a quello degli allievi che considera più rassicurante il
secondo. Metà degli allievi afferma che il primo workshop è più rassicurante perché gli aiuti
davano sicurezza e in caso di mancanza di vocabolario c‟erano vocaboli a disposizione5
mentre coloro che preferiscono il secondo workshop apprezzano la libertà con cui si potevano
esprimere e l‟accento sulla comunicazione e non sulla correttezza linguistica. Non c‟è quindi
un workshop che si può considerare più rassicurante dell‟altro a livello emotivo.
Per quanto riguarda gli altri dati, invece, c‟è stata una preferenza generale per il
secondo workshop malgrado fosse considerato più difficile. Questo perché gli allievi dicono
di apprezzare il fatto di potersi esprimere liberamente senza guide per vedere quanto sanno
veramente senza nessun aiuto e per imparare ad „arrangiarsi‟ pur non conoscendo tutti i
vocaboli. Il fatto di parlare per comunicare anche sbagliando e di parlare liberamente è stato
largamente apprezzato dagli allievi perché rispecchia maggiormente situazioni di vita reale.
Un‟osservazione al punto 2 della tabella che indica le preferenze per il secondo workshop mi
5 Opinioni degli allievi tratte dai risultati del Questionario 4 nell‟allegato 29.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
29
ha fatto riflettere sul processo di acquisizione. Un‟allieva ha scritto: Sono stati tutti e due
divertenti ma di più il secondo perché inventavo le parole. Questa frase è interessante per due
motivi. Il primo è che, visto che l‟acquisizione del linguaggio avviene tramite la continua
formulazione di ipotesi, il fatto che l‟allievo inventi parole è utile al processo di acquisizione
perché sperimenta con la lingua e formula ipotesi che poi possono essere cambiate. Il secondo
è che l‟allieva ha considerato questo aspetto divertente, dimostrando quindi che è possibile
unire un‟attività favorevole all‟acquisizione di una lingua straniera con l‟aspetto ludico, e che
anzi il processo di acquisizione è considerato ludico. Per la pianificazione di attività a livello
di scuola media questo fatto è estremamente importante, poiché l‟età degli allievi permette e
spesso richiede l‟aspetto ludico nella pianificazione delle attività stesse. Inoltre questo fatto
dimostra come sia importante ideare attività in cui l‟allievo è attivo poiché questo giova non
solo alla motivazione ma anche al processo di acquisizione linguistica.
Un‟ultima osservazione per quanto riguarda i commenti degli allievi riguarda la
preferenza per il primo workshop; ovvero l‟acquisizione lessicale. Alcuni allievi che hanno
espresso una preferenza per il primo workshop hanno esplicitato l‟acquisizione lessicale come
più semplice nel primo workshop poiché ci si concentrava su parole ben precise che per
questo motivo si potevano ricordare meglio. Queste osservazioni fanno riflettere sul fatto che
il secondo workshop, pur avendo i vantaggi appena illustrati, non sistematizza certe
espressioni o parole, a parte ovviamente le espressioni di richiesta d‟aiuto. Alcuni allievi si
lamentano infatti che dopo avermi chiesto la parola e dopo averla utilizzata una volta non se
la ricordavano più, fatto che invece non è successo nel primo workshop poiché le parole erano
limitate ma più ripetute. Questa osservazione può sicuramente servire da stimolo per
migliorare la struttura delle attività nel secondo workshop in modo da sistematizzare alcune
espressioni o vocaboli anche nel secondo workshop.
Daniela Galbusera
30
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
31
5 Conclusione e nuovi interrogativi
Questo lavoro si è prefisso di studiare lo sviluppo dell‟oralità in due tipologie diverse di
attività, guidate e non guidate, attraverso l‟uso di immagini. Vista la complessità della
competenza orale sia dal punto strutturale che da quello emotivo il lavoro ha voluto studiare
due aspetti principali: l‟utilizzo di strategie in mancanza di un vocabolo o una struttura
grammaticale e la percezione del livello emotivo degli allievi nelle due tipologie di attività.
Seguendo il dibattito presente nella letteratura dell‟insegnamento dell‟inglese come lingua
straniera sono state quindi proposte delle attività guidate e basate sull‟accuratezza, le quali
avrebbero dovuto permettere agli allievi di parlare senza particolare stress emotivo poiché
estremamente circoscritte e guidate, e attività basate sulla scorrevolezza, le quali avrebbero
potuto costituire un problema a livello linguistico ed emotivo poiché non erano guidate con
aiuti precisi e richiedevano un maggior sforzo di intraprendenza da parte del parlante. Per far
fronte a questo problema presente nelle attività non guidate sono stati forniti degli aiuti che
potessero permettere agli allievi di chiedere aiuto in L2 in presenza di un problema
linguistico.
Gli aiuti forniti agli allievi riguardavano la competenza strategica che compone
l‟abilità orale. La competenza strategica è la competenza che permette al parlante di far fronte
alla mancanza di vocabolario o di strutture grammaticali mantenendo la conversazione aperta.
Ci sono diverse strategie a cui il parlante può ricorrere per non interrompere la conversazione
(Hedge, 2000; Maleki, 2010), tra di queste è stato scelto di analizzare la richiesta d‟aiuto,
ovvero la richiesta che l‟allievo fa al docente o al proprio partner in presenza di un problema
linguistico, in modo da poter assistere gli allievi. Dando al parlante di lingua straniera gli
strumenti per chiedere aiuto (Hedge, 2000) ed esercitando questa competenza (Maleki, 2010)
si possono aiutare gli allievi a far fronte a problemi di espressione linguistica. Nelle attività
del presente lavoro sono stati quindi dotati gli allievi di espressioni concernenti la richiesta
d‟aiuto per eseguire attività guidate e non guidate con lo scopo di vederne l‟efficacia a livello
linguistico. In particolare il presente lavoro si è posto i tre seguenti interrogativi:
- Gli allievi principianti parlano maggiormente in attività guidate o in attività non
guidate?
Daniela Galbusera
32
- Nelle attività guidate e non guidate come aiutare gli allievi a far fronte a problemi di
espressione senza interrompere la conversazione con l’italiano e favorendo quindi un
uso maggiore della L2 all’orale?
- Le strategie per chiedere aiuto possono aiutare gli allievi ad esprimersi anche nelle
attività non guidate?
Una volta sottoposte agli allievi le attività orali ideate sono stati analizzati quattro aspetti
principali, ovvero: il tipo di strategia utilizzata nella mancanza di un vocabolo; la correttezza
linguistica; la scorrevolezza; l‟impegno nello svolgere l‟attività.
Per quanto riguarda il primo interrogativo, l‟ipotesi di lavoro era la seguente: Gli
allievi parlano maggiormente in attività guidate che puntino sull’accuratezza poiché hanno a
disposizione maggiori strumenti linguistici e sono più fiduciosi. L‟ipotesi non è stata
confermata. I risultati hanno dimostrato che la percezione degli allievi riguardo alle due
tipologie di attività non implicava un livello maggiore di stress per le attività non guidate né
un‟inibizione nel parlare. I risultati dei questionari e l‟osservazione dei video mostrano come
gli allievi si sentissero a proprio agio in entrambe le tipologie di attività e come parlassero
senza inibizione in entrambi i casi o potessero avere gli stessi tipi di problemi in entrambi i
casi.
Per quanto riguarda la verifica del secondo interrogativo, l‟ipotesi era la seguente: Se
gli allievi vengono forniti di strategie per chiedere aiuto, se viene quindi sviluppata la loro
competenza strategica, gli allievi parleranno sempre di piu in L2 in modo spontaneo a
discapito dell’uso della L1. L‟ipotesi è stata confermata. Le analisi dei dati mostrano che
dando agli allievi le strategie per chiedere aiuto la L2 viene incentivata a discapito della L1.
Come i dati degli allegati 24, 25 e 27 dimostrano, dare agli allievi delle frasi per chiedere
aiuto non solo favorisce l‟utilizzo della L2 a discapito della L1 ma aiuta anche a mantenere la
conversazione aperta in caso di problemi linguistici dovuti alla mancanza di vocabolario o di
una struttura grammaticale.
Il terzo interrogativo aveva la seguente ipotesi di lavoro: Fare esercitare gli allievi in
modo sistematico con le espressioni per chiedere aiuto permette loro di esprimersi anche in
attività non guidate e basate sulla scorrevolezza. L‟ipotesi è stata confermata. I risultati
hanno dimostrato che se si danno agli allievi gli strumenti per chiedere aiuto al proprio
interlocutore o al docente questi non solo acquistano maggior fiducia in se stessi e sono più
intraprendenti a svolgere attività orali molto libere, ma riescono anche a far fronte ai problemi
linguistici continuando la conversazione in L2. Questo lavoro dimostra quindi che
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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acquistando fiducia davanti a problemi linguistici grazie alla padronanza espressioni di
richiesta d‟aiuto, gli allievi, anche i più deboli, riescono a parlare anche in attività libere e
basate sulla scorrevolezza.
Per migliorare questo tipo di attività non guidate si dovrebbero però sistematizzare
maggiormente alcune espressioni ricorrenti. I risultati dei questionari sui due workshops
indicano come gli allievi sentano il bisogno di sistematizzare alcuni vocaboli o alcune
espressioni per favorire l‟acquisizione lessicale. Si potrebbe quindi fare una nuova ricerca
concentrandosi sui modi per sistematizzare il vocabolario durante o dopo le attività non
guidate; oppure studiare se la percezione degli allievi riguardo ai problemi di acquisizione
lessicale in attività libere sia un dato oggettivo o più che altro soggettivo. Altro dato risultato
dai questionari riguarda il ruolo delle immagini come aiuto per l‟espressione orale; sarebbe
quindi interessante studiare il modo in cui le immagini abbiano potuto aiutare gli allievi a
svolgere le attività. Da ultimo sarebbe utile ripetere lo stesso lavoro con un‟altra classe. Visto
che questa classe è estremamente disciplinata, sarebbe utile vedere se allievi meno motivati e
meno disciplinati troverebbero motivanti queste attività e se riuscissero a svolgerle nello
stesso modo. Sarebbe anche interessante rifare lo stesso tipo di ricerca non facendo il
brainstorming iniziale come è stato fatto nel secondo workshop. Inoltre sarebbe interessante
allargare il campo all‟insegnamento di altre strategie per studiarne l‟uso da parte dei
principianti nelle due tipologie di attività.
In conclusione si può dire che i principianti coinvolti nello studio hanno potuto
svolgere attività orali libere poiché hanno ricevuto gli strumenti per poter chiedere aiuto in
caso di poblemi di espressione linguistica. La libertà nelle attività non solo ha favorito la
spontaneità e la motivazione, ma è favorevole all‟acquisizione della lingua straniera, poiché
permette di formulare e riformulare ipotesi che, come spiegano Richards e Renandya (2000),
sono alla base del processo di acquisizione linguistica. Gli strumenti forniti agli allievi sotto
forma di chunks li hanno aiutati a mantenere la conversazione aperta e ad avere una buona
fiducia in sé, due fattori che sono alla base di una buona performance orale.
Daniela Galbusera
34
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
35
6 Bibliografia
Artusi, A. e Manin, Gregory J. (2009, July). One classroom, many worlds. English Teaching Professional. Issue
63, 8-10.
Canale, M & Swain, M. (1980). Thoeretical-bases of Communicative Approaches to Second Language Testing
and Teaching. Applied linguistics.
Documento accompagnatorio al Piano di formazione per le L2 del 24 febbraio 2005.
Harmer, Jeremy. (2001). The Practice of English Language Teaching. 3rd
Ed. Harlow: Longman.
Harmer, Jeremy. (2004). Teaching Grammar. English Teaching Professional. Issue 32, 38-39.
Hedge, Tricia. (2000). Teaching and Learning in the Language Classroom. Oxford: OUP.
Maleki, Atollah. (2010, September). Techniques to Teach Communication Strategies. Journal of Language
Teaching and Research, 1(5), 640-646.
Quadro comune di riferimento per le lingue (2001).
http://www.coe.int/t/dg4/portfolio/?l=e&m=/documents_intro/common_framework.html
Piano di formazione della scuola media. (2004). Dipartimento dell‟educazione, della cultura e dello sport:
Ufficio dell‟insegnamento medio. Bellinzona.
Richards, Jack C. e Renandya, Willy A. (2002). Methodology in Language Teaching: An Anthology of Current
Practice. Cambridge: CUP.
Scrivener, Jim. (2005). Learning Teaching. Oxford: Macmillan English Language Teaching.
Thornbury, Scott. (2004). English Teaching Essentials: Grammar. English Teaching Professional. Issue 32, 40-
41.
Ur, Penny. (2000). A Course in Language Teaching. Cambridge: OUP.
Willis, Dave. (2004) Towards a new methodology. English Teaching Professional. Issue 33, 4-6.
Wright, Andrew. Pictures for language learning. Cambridge: Cambridge University Press, 1989. 15th
printing.
Questa pubblicazione, ACCURATEZZA O SCORREVOLEZZA? QUESTO È IL DILEMMA
scritta da DANIELA GALBUSERA, è rilasciata sotto Creative Commons Attribuzione – Non
commerciale 3.0 Unported License.
Daniela Galbusera
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Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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7 Allegati
Daniela Galbusera
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ALLEGATO 1 – Tabella d’osservazione durante le attività orali
1. Gli allievi parlano sempre inglese? Quando parlano italiano?
2. Sono capaci di chiedere al compagno o a me cosa non capiscono in inglese?
3. Gli allievi sembrano a loro agio mentre parlano inglese?
4. Quali sono le difficoltà maggiori?
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 2 - Questionario 1
QUESTIONNAIRE
5 4 3 2 1
Do you like talking in English?
Why? Why not?
Are you at your ease when you talk in English in your
class?
Why? Why not?
Do you find it easy to talk in English in the classroom?
Why? Why not?
What do you think is your level of English when you talk?
Can you ask a person to repeat if you don‟t understand?
Can you ask a person about his/her personal details?
Can you talk about your hobbies and ask person about
them?
Can you talk about your family and friends?
Can you describe a person?
Do you talk in English outside the English lessons?
5 = a lot/good 3 = more or less /not bad 1 = not at all/bad
1. What‟s the most difficult thing(s) for you when you talk in English?
___________________________________________________________________________
2. Do you find it easier to talk in English when the teacher gives you some images? Why?
___________________________________________________________________________
3. Do you remember an activity when the teacher used an image? Which one?
__________________________________________________________________________
Daniela Galbusera
40
ALLEGATO 3 – Asking and giving directions, descrizione attività
Attività 1. Asking and giving directions
Gli studenti ricevono una mappa vera di Edinburgo dove sono segnati dei posti dove devono
andare. Uno studente è il turista e l‟altro studente è un passante. Devono scambiare
informazioni per indicare dove si trova il luogo sulla cartina e come arrivarci.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE (CON VOCABOLARIO): preposizioni,
direzioni, immobile, struttura grammaticale per chiedere un‟informazione.
COMPETENZA STRATEGICA: come chiedere di ripetere, sapersi esprimere in
mancanza di un vocabolo.
COMPETENZA SOCIOLINGUISTICA: aprire e chiudere una conversazione,
rispondere in modo appropriato alla situazione, rispondere in modo appropriato in
situazioni di routine.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 4 – Asking and giving directions, materiali (istruzioni per gli allievi)
Instructions 1:
1. Match the images and the words.
2. One of you is a tourist and the other is a passerby (who lives in Edinburgh).
TOURIST: PASSERBY:
You are at the City Link Bus Station
and you want to go to your hotel,
which is in The Royal Mile. Ask for
directions.
You explain the tourist how to go to
The Royal Mile. Ex. You go straight on… You turn right / left You take the first street on the left You take street.
+ Map of Edinburgh
Instructions 2:
1. Match the images and the words.
2. One of you is a tourist and the other is a passerby (who lives in Edinburgh).
TOURIST: PASSERBY:
You are at the Castle and you want
to go to Calton Hill. Ask for
directions.
You explain the tourist how to go to
Calton Hill. Ex. You go straight on… You turn right / left You take the first street on the left You take street. Calton Hill is in street.
+ Map of Edinburgh
Daniela Galbusera
42
ALLEGATO 5 – Travel agent, descrizione attività
Attività 2. Ask and give information on a flat
Gli allievi lavorano a coppie; uno studente è un cliente e l‟altro studente lavora in un‟agenzia
di viaggi. L‟operatore turistico riceve delle informazioni sull‟appartamento (allegati 7 e 8)
mentre il cliente riceve una serie di informazioni che vuole avere sull‟appartamento che vuole
affittare (allegato 6). I due personaggi devono parlare al telefono e scambiare informazioni
per affittare l‟appartamento.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE: domande (Is there...?), short answers (Yes,
there is)
VOCABOLARIO: stanze, mobile, preposizioni (sedia, divano, armadio, tavolo,
finestra, …)
COMPETENZA STRATEGICA: sapere chiedere di ripetere, sapersi esprimere in
mancanza di un vocabolo.
SOCIOLINGUISTIC COMPETENCE: aprire e chiudere conversazioni al telefono,
rispondere in situazioni di routine.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 6 – Travel agent, materiali
You
want
to
rent
a f
lat
in E
dinbur
gh in
26, The
Roy
al M
ile. You
call a
tra
vel age
nt a
nd y
ou a
sk
him
/her
if in
the h
ouse
you
want
to
rent
there
are
these
things
. Tick (✔
) if t
here
is
what
you
look
for
and
cro
ss (✘
) if t
here
isn
’t. Ask
the t
rave
l age
nt:
Are
ther
e an
y …? /
Is
ther
e a
…?
Daniela Galbusera
44
ALLEGATO 7 – Travel agent, materiali (solo alcune foto rappresentative)
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 8 – Travel agent, materiali
Loo
k a
t th
e p
lan
below a
nd a
t th
e p
ictu
res,
ans
wer
you
r pa
rtne
r’s
quest
ions
.
Ans
wer:
Yes
, th
ere
is. /
No,
ther
e isn’t.
O
r:
Yes
, th
ere
are.
/ N
o, t
her
e ar
en’t.
Apa
rtment
1
26, The
Roy
al M
ile
EH7 6
EZ,
Edinbur
gh
Daniela Galbusera
46
ALLEGATO 9 – Famous people, descrizione attività
Attività 3. Famous people’s appearance
Gli studenti hanno diverse immagini di persone famose e devono indovinare quale imagine
hanno in commune con il proprio partner descrivendo le persone famose e ascoltando la
descrizione del partner.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE: forma progressiva del verbo indossare (is
wearing), struttura delle domande con il verbo essere e avere.
VOCABOLARIO: vestiti, apparenza fisica (capelli, vestiti, pantaloon, maglietta,
occhiali, foulard, …).
COMPETENZA STRATEGICA: come chiedere di ripetere, sapersi esprimere in
mancanza di un vocabolo.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 10 – Famous people, materiali (istruzioni per gli allievi)
Instructions:
1. Look at your images. Are there people you don’t know? Ask
your teacher.
2. You have 4 people which are the same as your partner and
4 which are different. Ask your partner what his/her
people are wearing or what they look like to discover which
famous people you have in common.
3. Ex.
PHYSICAL APPEARANCE
Has she/he got blond hair?
Has she/he got (sun)glasses?
Yes, she has.
No, he hasn’t.
CLOTHES
Is she/he wearing a black
T-shirt?
Is she/he wearing jeans?
Yes, she is.
No, he isn’t.
Daniela Galbusera
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ALLEGATO 11 – Famous people, materiali
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 12 - Questionario 2
QUESTIONNAIRE ON ACCURACY-BASED ACTIVITIES
1) Did you like talking in English during the workshop? Yes / No
Why? Why not?
___________________________________________________________________________
2) Were you at your ease when you talked in English in your class? Yes / No
3) How did you feel during the activity? Cross the sentences which correspond to you.
I liked doing the activities because we worked in pairs and I wasn‟t stressed
I liked doing the activities in a workshop because the teacher didn‟t look at me
I found some activities too difficult, I didn‟t know what to say or how to say it
Images helped me
I think I spoke better in English because I was relaxed and nobody was listening
to me or looking at me
Others …
4) Did you find it easy to talk in English in the classroom? Yes / No
Why? Why not? _____________________________________________________________
5) Were you able to ask somebody a word in English if you didn’t know it? Yes / No
6) What did you know when you didn’t know a word? Cross what is more appropriate
to you.
I “invented” a word
I said it in Italian
I changed sentence
I asked my partner or my teacher in Italian/English
I looked at my handouts/notes/books/…
I made some gestures
Others…
Daniela Galbusera
50
ALLEGATO 13 – Images which represent me, descrizione attività
Attività 1. Images which represent me
Gli allievi hanno una selezione di immagini e ne scelgono una o due scegliendo l‟immagine
che li rappresenta meglio. Spiegano poi perché.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE: parlare di se stessi.
COMPETENZA STRATEGICA: come chiedere al docente o al partner parole che
descrivono se stessi in inglese, esprimersi in mancanza di un vocabolo.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 14 – Images which represent me, materiali (solo alcune foto
rappresentative)
Daniela Galbusera
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ALLEGATO 15 – The White Family, descrizione attività
Attività 3. The White Family
Gli studenti lavorano in quattro e ricevono la mappa di una casa (allegato 17) e le
informazioni della famiglia che vivrà lì (allegato 16). Ogni studente ha il ruolo di un membro
della famiglia e ha degli interessi e delle caratteristiche. Gli studenti devono decidere insieme
chi prenderà ogni stanza e perché. Ogni membro deve cercare di ottenere la camera migliore
convincendo gli altri. Gli studenti si possono aiutare con le espressioni nell‟allegato 16.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE: strutture grammaticali per esprimere la propria
opinione e i propri desideri.
COMPETENZA SOCIOLINGUISTICA: scegliere le parole giuste da adottare alla
situazione, siamo in una famiglia.
COMPETENZA DISCORSIVA: rilevanza delle proprie opinioni, coerenza,
organizzazione di idee.
COMPETENZA STRATEGICA: sapere come entrare nella conversazione, interazione
con membri di una famiglia, sapere chiedere di ripetere, contrastare un‟opinione altrui,
saperi esprimere in mancanza di un vocabolo.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 16 – The White Family, materiali
Daniela Galbusera
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ALLEGATO 17 – The White Family
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 18 – Improvise a dialogue, descrizione attività
Attività 3. Improvise a dialogue
Gli student ricevono delle immagini di persone e situazioni tipiche e devono improvvisare un
dialogo adatto alla situazione e alle persone.
COMPETENZE RICHIESTE DALL‟ATTIVITÀ:
COMPETENZA GRAMMATICALE: formulare frasi complete, avere il vocabolario
adatto per ogni situazione di base
COMPETENZA SOCIOLINGUISTICA: atti comunicativi (chiedere scusa, invitare,
comprare un biglietto, ordinare al ristorante).
COMPETENZA DISCORSIVA: rilevanza, coerenza, organizzazione di idee.
COMPETENZA STRATEGICA: sapere come scambiare battute, sapere come entrare
nella conversazione, fare domande e rispondere, sapere come interagire, sapersi
esprimere in mancanza di un vocabolo.
Daniela Galbusera
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ALLEGATO 19 – Images to improvise, materiali (solo alcune foto rappresentative)
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 20 – Questionario 3
QUESTIONNAIRE ON FLUENCY-BASED ACTIVITIES
1) Did you like talking in English during the workshop? Yes / No
Why? Why not?
___________________________________________________________________________
2) Were you at your ease when you talked in English in your class? Yes / No
3) How did you feel during the activity? Cross the sentences which correspond to you.
I liked doing the activities because we worked in pairs and I wasn‟t stressed
I liked doing the activities in a workshop because the teacher didn‟t look at me
I found some activities too difficult, I didn‟t know what to say or how to say it
Images helped me
I think I spoke better in English because I was relaxed and nobody was listening
to me or looking at me
Others …
4) Did you find it easy to talk in English in the classroom? Yes / No
Why? Why not? _____________________________________________________________
5) Were you able to ask somebody a word in English if you didn’t know it? Yes / No
6) What did you know when you didn’t know a word? Cross what is more appropriate
to you.
I “invented” a word
I said it in Italian
I changed sentence
I asked my partner or my teacher in Italian/English
I looked at my handouts/notes/books/…
I made some gestures
Others…
Daniela Galbusera
58
ALLEGATO 21 – Questionario 4
DIFFERENCES BETWEEN THE TWO WORKSHOPS
1st workshop 2nd workshop
1) more difficult
Why?
2) funnier
Why?
3) more useful for a
beginner
Why?
4) I learnt more things
Why?
5) reassuring / I felt at
ease
Why?
6) more useful for me
Why?
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 22 – Risultati della tabella d’osservazione
1. Gli allievi parlano sempre inglese? Quando parlano italiano?
No, ogni volta che devono chiedere come funziona l‟attività al compagno o a me
lo fanno in italiano. Se non sanno una parola la chiedono sempre in italiano e
compongono la frase in italiano chiedendo al compagno di tradurla per me.
2. Sono capaci di chiedere al compagno o a me cosa non capiscono in inglese?
Non sempre. A volte si sforzano se li obbligo ma non è per niente automatico. I
più forti lo fanno volentieri e riescono, ma i più deboli non riescono proprio e per
loro diventa faticoso.
3. Gli allievi sembrano a loro agio mentre parlano inglese?
I più forti sì. Si divertono e riescono ad eseguire le attività senza particolari
problemi. I più deboli non sono molto a loro agio e se mi avvicino si sentono in
imbarazzo e non parlano volentieri.
4. Quali sono le difficoltà maggiori?
La pronuncia e la mancanza di vocabolario.
Daniela Galbusera
60
ALLEGATO 23 – Risultati Questionario 1
QUESTIONNAIRE6
5 4 3 2 1
Do you like talking in English? 4 6
Why? Why not?
L‟inglese è piuttosto facile.
Mi piace perché è una lingua internazionale.
Sì, perché i verbi non hanno le coniugazioni.
Are you at your ease when you talk in English in your
class?
4 4 2
Why? Why not?
Sì perché mi sento rispettato.
Sì, perché i compagni non ti scherzano e se sbagli la pronuncia vieni aiutato da loro o dalla
maestra.
Do you find it easy to talk in English in the classroom? 8 2
Why? Why not?
Non sempre, perché a volte non ti viene in mente una parola e tutto diventa più complicato.
What do you think is your level of English when you
talk?
3 6 1
Can you ask a person to repeat if you don’t
understand?
6 2 1
Can you ask a person about his/her personal details? 3 4 1
Can you talk about your hobbies and ask person about
them?
2 6 2
Can you talk about your family and friends? 5 5
Can you describe a person? 3 6
Do you talk in English outside the English lessons? 5 4 1
5 = a lot/good 3 = more or less /not bad 1 = not at all/bad
6 I questionari ricevuti sono 10. Ad alcune domande non tutti gli allievi hanno risposto.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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1. What’s the most difficult thing(s) for you when you talk in English?
La pronuncia.
Non mi vengono le parole a volte.
Capire cosa mi dice la persona con cui parlo.
Saper formare bene una frase.
2. Do you find it easier to talk in English when the teacher gives you some images? Why?
Sì, perché capisco meglio il senso.
È più facile ricordarsi il significato dei vocaboli se li studi abbunati ad un‟immagine.
Sì, perché con l‟immagine è come un gioco ma capisci tanto.
3. Do you remember an activity when the teacher used an image? Which one?
Sì, quella sulla casa dei fantasmi.
Sì, quando dovevamo collegare delle immagini a delle frasi: they go out together, they split
up, …
Sì, quella dove dovevamo cercare un compagno con l‟immagine uguale alla nostra senza
guardare, è stato divertente.
Daniela Galbusera
62
ALLEGATO 24 – Tabella sull’uso dell’italiano e dell’inglese durante gli interventi degli
allievi il 16.02.2011
Numero di interventi in italiano Numero di interventi in inglese
Allievo 1 1 1
Allievo 2 - 5
Allievo 3 - 1
Allievo 4 - 7
Allievo 5 1 8
Allievo 6 - 3
Allievo 7 - -
Allievo 8 - -
Allievo 9 1 9
Allievo 10 1 3
Allievo 11 - 7
Allievo 12 2 2
Allievo 13 1 5
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 25 – Trascrizioni dei filmati sul workshop guidato
DIALOGO A
A: So and so.
B: [Looks confused]
A: cioé, più o meno.
B: Has he got … long hair?
A: cioé? Ah, ha i capelli lunghi. No, he hasn‟t.
DIALOGO B
A: Has he got blond hair?
B: …
A: Vuoi che ti ripeto la domanda?
B: Yes.
Docente: Eh eh, in English.
A: Can you repeat please?
B: Has he got blond hair?
A: che? She or he?
DIALOGO C
A : You want to go to Calton Hill ?
B: Cosa? What?
A: You want to go to Calton Hill?
DIALOGO D
A: Come si dice ‘un’altra volta’?
Docente: Eh, eh, in English.
B: Eh, come s… ah, ‘un’altra volta’
Docente: Ask me in English come si dice
B: come si d / [alla compagna] come si dice?
A: Ce l’hai scritto lì!
B: [legge] How do you say ancora in English?
Docente: Again.
A: Again, again, take the first street on the left.
DIALOGO E
C: Hello, I want to rent a flat in Edinburgh, 26 The royal Mile. Is there a kitchen?
D: Yes, there is.
Daniela Galbusera
64
C: Are there any bedrooms?
D: Yes, are three bedrooms.
[…]
C: Is there a sauna.
D: I think no.
C: Is there a garden?
D: No, but is there a terrace.
C: Thank you.
DIALOGO F
E: Hello.
F: Hello.
E: Eh…Mamma mia.
Docente: You can ask me.
E: Teacher… eh… (To the partner) come si dice in inglese?
F: Cosa?
E: Come si dice in inglese?
F: eh ma cosa vuoi dire?
E: Eh ma no devo dirlo in inglese.
F: si ma che cosa vuoi dire in italiano?
E: Dove devo andare.
F: Eh, what, no where did you go, no aspetta, I did go the Royal Street.
E: What did you go.
F: No, I did go.
E: I did go in Royal Street?
[…]
F: You go straight on in the Waverley Waverley.
E: Yes.
F: Take of the first street ehm…
E: Sorry.
F: Left.
E: ah ok.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
65
ALLEGATO 26 - Questionario 2, risultati
QUESTIONNAIRE ON ACCURACY-BASED ACTIVITIES
A. Osservazioni generali più ricorrenti sulle attività guidate:
- Bello poter metter in pratica ciò che si è imparato prima (10 persone)
- Utile per la vita reale (8 persone)
- Le immagini hanno aiutato (4 persone)
- Si doveva per forza dire una cosa fissa, non si può dire cò che si vuole (4 persone)
B. Stato d’animo percepito dagli allievi durante le attività guidate in ordine di
frequenza:
11 I liked doing the activities because we worked in pairs and I wasn‟t stressed
8 Images helped me
4 I found some activities too difficult, I didn‟t know what to say or how to say it
2 I think I spoke better in English because I was relaxed and nobody was listening
to me or looking at me
1 I liked doing the activities in a workshop because the teacher didn‟t look at me
Others… 1 Si riusciva a parlare bene perché c‟erano i vocaboli e gli esempi
C. Strategie utilizzate per il workshop guidato in mancanza di un vocabolo:
1a
scelta
2 a
scelta
3 a
scelta
4 a
scelta
5 a
scelta
6 a
scelta
Strategia utilizzata
3 1 2 3 I “invented” a word
1 1 4 2 I said it in Italian
2 2 1 1 I changed sentence
5 2 3 1 I asked my partner or my teacher in
Italian/English
1 2 I looked at my handouts/notes/books/…
Daniela Galbusera
66
1 3 2 1 I made some gestures
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
67
ALLEGATO 27 – Trascrizioni del workshop non guidato
DIALOGO A
Docente : This is difficult.
A: Devi pagare qualcosa.
B: I devo devo devo come si dice devo? How do you say devo?
Docente: I have to.
B: I have to buy ticket for carnival.
A: ah ok, how do you say aspetti?
Docente: Wait.
A: Ah, ok. Wait.
DIALOGO B
C: I like cars because…what does…velocità?
Docente: Speed.
C: I like speed and is my car preferite…
Docente: Ask me.
C: How do you say preferito?
Docente: Favourite. My favorite car.
C: My favourite car is Audi.
DIALOGO C
[lite su chi deve avere la stanza più grande]
E: How do you say parlare più forte?
Docente: Speak up.
E: Speak up.
F: Me like music!
DIALOGO D
G: I want room number 1 and 3 because Mr. White snores.
Docente: Ok.
E: I agree with it.
G: Oh, thank you.
F: I … have….
G: have….
F: have bedroom …questa e questa.
[…]
Daniela Galbusera
68
DIALOGO E
H: Oh my God Obama, nice to meet you.
I: oh yes, right.
H: can you…sorry how do you say fammi un autografo?
Docente: Can I ha… posso avere la tua firma?
H: Can I have your signature?
I: Oh, yes.
H: Oh, thank you. I‟m very happy.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 28 – Questionario 3, risultati
QUESTIONNAIRE ON FLUENCY-BASED ACTIVITIES
A. Osservazioni generali più ricorrenti sulle attività guidate:
- Era interessante dover farsi capire anche se non si sapevano le parole (10 persone)
- Ci si sentiva più liberi (7 persone)
- Le attività erano più belle (5 persone)
- C‟era un problema di come cominciare (5 persone)
- Ci si doveva arrangiare e si usavano delle perifrasi (3 persone)
B. Stato d’animo percepito dagli allievi durante le attività guidate in ordine di
frequenza:
10 I liked doing the activities because we worked in pairs and I wasn‟t stressed
10 Images helped me
4 I found some activities too difficult, I didn‟t know what to say or how to say it
2 I think I spoke better in English because I was relaxed and nobody was listening
to me or looking at me
- I liked doing the activities in a workshop because the teacher didn‟t look at me
C. Strategie utilizzate per il workshop non guidato in mancanza di un vocabolo:
1a
scelta
2 a
scelta
3 a
scelta
4 a
scelta
5 a
scelta
6 a
scelta
Strategia utilizzata
2 2 1 3 I “invented” a word
1 1 5 1 1 I said it in Italian
1 4 1 1 I changed sentence
7 1 1 2 I asked my partner or my teacher in
Italian/English
1 1 1 1 I looked at my handouts/notes/books/…
Daniela Galbusera
70
1 2 1 1 1 1 I made some gestures
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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ALLEGATO 29 – Risultati del Questionario 4
PREFERENZA PER IL PRIMO WORKSHOP
1st workshop 2nd workshop 1) more difficult 4 persone
Più difficile perché non riuscivo a trovare delle altre parole che avevano lo stesso significato.
2) funnier 2 persone
Erano più belli i giochi.
3) more useful for a beginner 4 persone
Era più utile perché le parole che usavi le imparavi mentre se chiedevi alla maestra poi le
dimenticavi dopo averle usate.
4) I learnt more things 5 persone
Vedendo le parole scritte ci si ricordava e si imparava di più.
Si imparano parole nuove e si imparan le basi delle frasi.
Perché si usavano cose anche utili per i lavori scritti.
5) reassuring / I felt at ease 6 persone
Gli aiuti mi facevano sentire più sicura.
Perché era guidato e potevi leggere cosa dire se ti bloccavi e andavi in panico.
Perché conoscevo meglio i vocaboli.
6) more useful for me 4 persone
Più utile perché ho imparato altre parole nuove.
Mi ricordo di più le parole viste, usate e imparate.
Perché ho imparato a dire le frasi.
PREFERENZA PER IL SECONDO WORKSHOP
1st workshop 2nd workshop 1) more difficult 8 persone
Non c‟erano aiuti.
Daniela Galbusera
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Dovevi sapere tu cosa dire per farti capire.
Era libero e quindi potevi dimenticarti qualche vocabolo.
Certe cose non le avevamo fatte e non avevamo bene in testa i vocaboli.
2) funnier 10 persone
Era più libero.
Sono stati tutti e due divertenti ma di più il secondo perché inventavo le parole.
Potevi parlare con maggiore libertà e c‟erano più immagini divertenti.
Perché spesso potevi fare quello che volevi e quindi riuscivi sempre a parlare in inglese.
Potevi dire quello che pensavi, quello che sapevi.
3) more useful for a beginner 8 persone
Perché ti invitava a parlare con il lessico che ti piace di più.
Mi è stato utile perché così cercavo di comunicare con i miei amici.
Perché così siamo stati capaci di fare da soli, e sapere chiedere in inglese alla maestra.
Perché così uno si arrangia da solo.
Perché era come in una situazione reale e quindi imparavi a gesticolare invece di chiedere a
qualcuno.
Si imparava a parlare senza conoscere tutti i vocaboli.
4) I learnt more things 7 persone
Ho imparato a parlare senza essere stressata, a parlare più sciolta.
Perché imparavi a parlare in una situazione reale quindi dovevi sapere parlare in inglese e non
ogni singola parola.
Perché cercavo di ricordarmi i vocaboli fatti finora.
Perché abbiamo imparato ad esprimerci da soli.
Dovevi applicare le cose fatte in classe e in ogni caso se non sapevi una parola dovevi
chiederla o modificare le frasi.
5) reassuring / I felt at ease 6 persone
Perché si parlava in modo più libero.
Perché non bisognava sapere alla perfezione la grammatica ma bisognava far capire agli altri
cosa si voleva dire.
Perché mi venivano le parole giuste.
6) more useful for me 8 persone
Si imparava a fare un‟altra frase se non si sanno i vocaboli.
Perché così io mi abituavo a parlare senza nessun aiuto, e usare le parole che so io.
Mi è stato molto utile per migliorare il linguaggio, parlare più sciolta.
Perché mi son arrangiata a parlare, e cercare di farmi capire (gesti).
Perché almeno senza guardare ho avuto la possibilità di accorgermi se sono o meno capace di
fare una frase in inglese.
Si impara ad esprimersi da soli, ci si arrangia a parlare e a fare perifrasi.
Avendo a disposizione delle immagini riesci a parlare meglio in inglese.
Accuratezza o scorrevolezza? Questo è il dilemma
Lo sviluppo dell‟oralità in attività guidate e non guidate
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