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Acquisizione di competenze numeriche e teoriche ... · Paesi Bassi, Germania e Danimarca. Figura 1....

Date post: 19-Feb-2019
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Dipartimento di Ingegneria civile Corso di laurea in Ingegneria per la protezione del territorio dai rischi naturali Relazione di fine tirocinio Acquisizione di competenze numeriche e teoriche finalizzate alla realizzazione della tesi riguardante la propagazione ondosa in lagune Tirocinante: Tutor: Matteo Prosperi Porta Claudia Adduce
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Dipartimento di Ingegneria civile

Corso di laurea in Ingegneria per la protezione del territorio dai rischi naturali

Relazione di fine tirocinio

Acquisizione di competenze numeriche e teoriche finalizzate alla realizzazione della tesi riguardante la

propagazione ondosa in lagune

Tirocinante: Tutor:

Matteo Prosperi Porta Claudia Adduce

  

Sommario

Premessa………………………………………………………………………….1

Introduzione……………………………………………………………………...2

-Il Wadden Sea………...……………….………………………………………….2 -Perché Ameland?....…...……………….………………………………………….5

Descrizione del software Delft3D………………………………………………...8

Basi della modellazione………………………………………………………......16

-Il modello di partenza...……………….…………………………………………16

Analisi dati…………………………………………………………………….....19

Conclusioni……………………………………………………………………...30

Bibliografia……………………………………………………………………....31

 

 

   

1   

Premessa

Il presente documento vuole illustrare le attività effettuate al fine di acquisire le

competenze necessarie per la realizzazione della tesi di laurea del corso di studio magistrale

‘Ingegneria Civile per la Protezione dai Rischi Naturali’ – indirizzo idraulica. Tale attività

è prevista dall’art. 10, co. 5 del DM 270/2004 e considerata equivalente al tirocinio. Questo

studio è stato svolto nel periodo compreso tra il 02/05/2016 ed il 10/06/2016 presso il

“Department of hydraulic engineering” della Università “TU Delft” (Delft, Olanda), per

un totale di 100 ore.

Obiettivo della tesi di laurea è stato quello di realizzare un modello per lo studio della

propagazione ondosa e del trasporto solido in un contesto lagunare quale quello del

Wadden Sea (e in particolare della zona di Ameland), pertanto si è scelto di utilizzare il

software Delft3D. E’ stato quindi necessario effettuare delle attività preliminari al lavoro

di tesi vero e proprio, per l’acquisizione della conoscenza del software e la realizzazione di

alcuni modelli preliminari.

La trattazione che segue vuole analizzare, dopo una fase introduttiva in cui viene illustrata

la zona in esame, le funzionalità del software e le modalità attraverso cui è stato possibile

utilizzare il programma per la realizzazione di una prima fase della tesi.

Introduzione

Il Wadden Sea Il Wadden Sea è la zona mesotidale situata nella parte meridionale del Mare del Nord e

separata da esso dalle isole Frisone. È una vasta area che comprende diverse nazioni quali

Paesi Bassi, Germania e Danimarca.

Figura 1. Il Wadden Sea

Come si evince dalla Fig.1, il Wadden Sea è un’area complessa, caratterizzata dalla presenza

di diverse bocche di accesso (bocche di marea) situate tra le isole che connettono il Wadden

Sea ed il Mare del Nord.

È il più grande sistema di ‘interconnected intertidal flats’ al mondo ed è stato dichiarato

Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2009. È una zona di grande importanza sia da un

punto di vista biologico, è infatti presente un’elevata biodiversità, sia da un punto di vista

economico, vengono svolte diverse attività quali pesca ed estrazione di gas.

Nella parte Olandese del Wadden Sea, individuata tra la bocca di accesso situata più ad Ovest

(Texel Inlet) e l’estuario del Ems-Dollard, sono presenti cinque isole ciascuna delle quali

presenta uno spartiacque nella zona compresa tra l’isola e la costa.

Questi spartiacque dividono il Wadden Sea in una serie di ‘tidal basins’.

Nel Wadden Sea si verificano differenti processi fisici inerenti la propagazione delle onde

quali interazioni non lineari onda-onda, generazione di onde localmente, frangimento di onde

ed altro. Questi sono dominati principalmente dall’azione della marea. Infatti, come già detto,

il Wadden Sea è una zona mesotidale, ciò significa che è situato tra i livelli idrici di alta e bassa

marea: durante l’alta marea la zona risulterà essere interamente sommersa dal mare mentre

durante il periodo di bassa marea parte dell’area sarà emergente.

Proprio per questo gran parte della letteratura e modellistica esistente tende a marcare l’effetto

della marea a discapito degli altri processi di propagazione, soprattutto in merito al trasporto

solido.

In particolare si sottolinea il lavoro svolto da Groeneweg1 (2007) che ha mostrato come

l’utilizzo di software quali SWAN e Delft3d per la modellazione di un ‘tidal inlet system’

come il Wadden Sea, per stati di mare mosso, risulti efficiente (in particolare per l’inlet di

Ameland). Nello stesso studio vengono anche messi in luce i limiti di una simulazione in tal

senso (principalmente legati ad una sottostima dell’onda significativa dovuta al non modellare

a pieno il fenomeno del frangimento delle onde in acque basse).

Recenti studi cercano di superare il problema legato alle difficoltà di simulare il frangimento

delle onde in acqua bassa per modellazioni svolte con programmi che operano come SWAN

e gettano importanti basi per sviluppi futuri della modellazione costiera. (Salmon et al.2

(2015)).

Inoltre come analizzato nello studio di van der Westhuysen e De Waal3 (2008) l’utilizzo del

software Delft3d risulta ottimale in quanto sopperisce alle limitazioni delle attrezzature (boe

ondametriche) adibite alle misurazioni. Infatti questo tipo di boe non sono lo strumento

ideale ad evidenziare piccole onde di vento in un contesto lagunare.

In realtà recenti studi, come quello svolto da Duran-Matute4 (2014), hanno mostrato come

seppur l’azione della marea abbia un ruolo centrale nella determinazione del trasporto solido

della zona non è possibile prescindere dal considerare l’interazione tra la stessa e gli altri

fenomeni di propagazione ondosa.

In particolare Duran-Matute ha evidenziato come l’azione del vento imponga una grande

variabilità nella magnitudine e nella direzione (durante venti intensi provenienti da sud-ovest)

del trasporto.

La realizzazione di questo lavoro si inserisce in un progetto ampio che vuole andare a studiare

il trasporto solido all’interno del Wadden Sea in modo tale da poter prevenire i problemi ad

esso relativi (pertanto non deve essere considerato come una monade a se stante ma come il

punto di partenza per uno studio a grande scala). Infatti, come indicato da Letterman5 (2009),

osservazioni sedimentologiche documentano che, per lunghi periodi di tempo, frazioni dei

sedimenti più fini scompaiono dalle regioni del Wadden Sea.

Lo studio di Letterman mostra anche che per condizioni climatiche moderate, con velocità

del vento fino a 7,5 m/s e onde di piccola altezza, si ha trasporto di sedimenti verso la parte

Est del Wadden Sea mentre, per condizioni di tempesta, si ha forte erosione dei pressi delle

isole Frisone con trasporto di sedimenti nelle zone anteriori alle isole stesse.

L’obiettivo è quindi quello di realizzare un modello in grado di analizzare il fenomeno nella

sua completezza e che superi la modellistica esistente, che considera unicamente stati di mare

mosso (questo perché le finalità degli studi precedenti sono quelle di realizzare opere di

ingegneria idraulica e sono quindi interessati alle condizioni più gravose), andando quindi a

valutare differenti stati di mare.

Questa scelta è stata effettuata per poter effettuare un’analisi totale dei processi che

avvengono della zona, prescindendo dal considerare quelli dominanti come gli unici presenti

e per evidenziare e dimostrare quanto sia fondamentale il considerare l’azione delle onde

generate dal vento negli studi sul trasporto solido anche per basse velocità del vento.

Il fine ultimo di questo studio è quindi comprendere come avvenga il trasporto solido nella

zona. Infatti a causa dell’innalzamento del livello medio marino e dell’attività antropica è

possibile che la zona diventi soggetta a fenomeni erosivi o che, in generale, subisca delle forti

trasformazioni.

Perché Ameland?

Data la morfologia del paese, da sempre l’Olanda è stata interessata a studiare ed analizzare i

fenomeni legati al rischio idrogeologico ed alla realizzazione di opere che possano

contrastarlo al meglio. Tra i principali problemi che la nazione dovrà fronteggiare c’è

l’innalzamento del livello marino: nell’ultimo secolo si è registrato un innalzamento di 20 cm

e per il futuro, l’Istituto Meteorologico Nazionale (Knmi), ha ipotizzato che tale valore

arriverà a circa 1.3 m (stima effettuata nel 2008). Di conseguenza gran parte del territorio si

ritrova soggetta a rischio inondazione.

Al fine di superare queste problematiche il paese ha stanziato ingenti fondi per effettuare

campagne di misurazioni del livello idrico e dei principali parametri legati al fenomeno.

In particolare, nel 2002 sono state disposte nell’inlet di Ameland una serie di boe

ondametriche. Le boe inserite sono in totale 12 e sono suddivise in due transetti come

illustrato nella seguente figura.

Figura 2. Disposizione delle boe ondametriche nell’inlet di Ameland

Da quanto detto emerge l’importanza di realizzare dei modelli che possano schematizzare ed

evidenziare l’andamento del trasporto solido della zona: conoscendo tale andamento sarà

possibile intervenire e cercare di limitare al meglio l’erosione delle coste.

La scelta di focalizzare l’attenzione su Ameland è dovuta a differenti motivazioni.

Principalmente grazie alla campagna di misurazioni citata precedentemente si ha una grande

disponibilità di dati, forniti dalle boe ondametriche.

Secondariamente va ricorda che la zona limitrofa alla bocca di accesso di Ameland è quella,

all’interno del Wadden Sea, in cui è meno presente l’attività antropica e che quindi si è

preservata in maniera più naturale. Questo è un vantaggio per la modellazione in quanto è

possibile schematizzare il fenomeno come tale, senza interferenze legate all’azione umana.

Descrizione del software Delft3d

L’utilizzo del software Delft3D è stato fondamentale al fine della realizzazione del modello e pertanto in

questo capitolo se ne richiamano le principali caratteristiche. Va comunque ricordato che per l’ingresso

di dati utili all’utilizzo di Delft3D si sono realizzati file specifici con il software Matlab (ad esempio nella

realizzazione della batimetria della zona).

Si rimanda ai manuali6 del software per ulteriori approfondimenti.

Figura 3. Delft3D

Il software Delft3d è stato sviluppato dalla società Deltares con lo scopo di analizzare ed

effettuare modellazione numerica per coste, fiumi, laghi e zone di estuario attraverso un

approccio multidisciplinare. Tra i possibili utilizzi del software si citano:

- studio di flussi causati dalla marea, dal vento, da gradienti di densità

- interazioni tra correnti ed onde su di una batimetria irregolare

- studio del trasporto di sedimenti coesivi e non coesivi

- studio di fenomeni di qualità delle acque

Delft3d si compone di diversi moduli, ciascuno relativo al proprio dominio di interesse:

- Flow/Mor

- Wave

- Water Quality

- Ecology

- Particles/Oil

Per la realizzazione del modello trattato in questa relazione si sono utilizzate

prevalentemente le componenti Flow e Wave, pertanto su di esse si concentrerà la

seguente trattazione.

La modellazione della zona esaminata viene realizzata attraverso un iter a fasi che segue

l’interfaccia grafica del software. Nel dettaglio la procedura utilizzata consiste nel

realizzare la griglia e la batimetria ad essa connessa attraverso il modulo GRID, si segue

quindi con il modulo FLOW che consente di effettuare simulazioni senza prendere in

considerazione l’azione di onde di vento. Queste ultime saranno introdotte con l’utilizzo

del modulo WAVE.

Figura 4. Interfaccia grafica del software Delft3D

10 

La prima fase di qualsiasi tipo di studio effettuato con il software Delft3d consiste nella

generazione della griglia e la specifica delle sue caratteristiche. Per poter portare a

compimento questa prima fase si utilizza il modulo GRID. In particolare il sotto-modulo

RGFGRID viene impiegato per la generazione e la manipolazione della griglia mentre il

modulo QUICKIN consente di realizzare la batimetria associata ad una griglia.

Va evidenziato che il sistema di riferimento col quale si genera la griglia può essere o a

coordinate cartesiane o sferiche.

Figura 5. Esempio di griglia realizzata con il modulo GRID

D’altro lato il modulo idrodinamico Delft3d-FLOW consente simulazioni per il calcolo di

flussi non costanti e fenomeni di trasporto risultanti da forzanti mareali o meteorologiche

su griglie curvilinee. Il software è anche in grado di operare simulazioni in 3D.

11 

Come il modulo GRID anche FLOW si struttura in una serie di sotto-moduli. Attraverso

il sotto-modulo FLOW INPUT è possibile realizzare un file di estensione ‘.mdf’ che

costituisce l’input della modellazione. In questo file, infatti, vengono specificate le

caratteristiche del modello, vengono inseriti i file relativi alla griglia e alla batimetria (creati

nel precedente modulo), viene definito l’intervallo temporale della simulazione, le

condizioni iniziali e al contorno, i parametri numerici e fisici e vengono individuati i punti

di osservazione (utili per le successive fasi di calibrazione del modello).

Il file così generato viene inserito all’interno di un altro sotto-modulo denominato START.

Esso è in grado di effettuare la simulazione del file che gli è stato definito in ingresso.

I risultati così ottenuti verranno poi visualizzati attraverso un nuovo sotto-modulo,

QUICKPLOT.

La componente FLOW opera risolvendo le equazioni di Navier-Stokes per fluido

incomprimibile, comprensive delle approssimazioni di Boussinesq e di ‘shallow water’.

Il programma dà la possibilità di lavorare sotto l’ipotesi di distribuzione di pressione

idrostatica, in questo caso le equazioni con cui opera Delft3D sono:

1 1

1 1

Dove i termini:

- u(x, y, σ ,t), v(x, y, σ, t) e w(x, y, σ, t) sono le componenti del vettore velocità rispettivamente

lungo gli assi x, y e z

- ξ(x, y) rappresenta l’elevazione della superficie libera rispetto al livello medio marino

12 

- d(x, y) rappresenta la profondità

- H(x, y) rappresenta l’altezza totale, ξ(x, y) + d(x, y)

- f è il parametro di Coriolis

- t è il tempo

- g è l’accelerazione di gravità

- vv è il coefficiente di viscosità

- ρ è la densità del fluido

- qin e qout sono i termini sorgente e pozzo nel bilancio idrico, rispettivamente P è un termine di

precipitazione e E di evaporazione

- Pu e Pv sono le componenti di pressione rispettivamente lungo gli assi x e y

In caso di densità costante sono calcolabili attraverso le relazioni seguenti

1

1

In caso contrario le componenti di pressione vengono valutate attraverso le relazioni

1

σσ

σ

1

σσ

σ

- Fu e Fv sono le componenti degli sforzi di Reynolds rispettivamente lungo gli assi x e y

13 

- σ è una particolare coordinata verticale utilizzata dal programma ed esprimibile come

σ

Delft3D offre anche la possibilità di realizzare un modello per casi non idrostatici. In

queste situazioni le equazione che vengono risolte sono:

1 1

1 1

1 1

Nelle quali il termine Fw viene espresso come

In entrambi i casi per la risoluzione delle equazioni che governano il moto risulta

necessario definire, per la griglia in esame, delle condizioni iniziali ed al contorno.

14 

All’interno del sotto -modulo TOOLS, invece, sono presenti tutta una serie di operazioni

accessorie alla modellazione. In particolare nello studio che si è svolto sono state utilizzate le

funzioni NESTING(1) e NESTING(2). Queste operazioni consentono di unire due griglie,

una a risoluzione più grande denominata ‘overall’ e l’altra a risoluzione più piccola nota come

‘nested’, in una. Senza perdere di continuità è possibile quindi ottenere una griglia a celle di

diversa grandezza e che, in particolare, andranno ad infittirsi in una precisa zona. La griglia

esterna fungerà da condizione al contorno per la griglia interna.

Questo particolare tool è stato molto utile per la realizzazione del modello esaminato in

questa trattazione. Si è infatti interessati a studiare nel dettaglio ciò che accade all’inlet di

Ameland senza però perdere in continuità con la zona esterna.

Attraverso il modulo Delft3d – WAVE, invece, è possibile simulare l’evoluzione di onde di

vento in un modello. Ad esempio è possibile calcolare la propagazione ondosa, la

generazione delle onde a causa del vento, l’interazione onda-onda.

In particolare per simulare l’evoluzione di processi di propagazione ondosa il modulo WAVE

sfrutta il ‘third-generation SWAN model’ (SWAN è l’acronimo di Simulating WAves

Nearshores). Poiché gran parte delle informazioni relative alla propagazione ondosa sono

contenute negli spettri direzionali (distribuzione dell’energia rispetto alla frequenza e alla

direzione), il modello SWAN si basa sul bilancio di equazioni relative all’azione spettrale (è

completamente spettrale lungo tutte le direzioni e frequenze).

σ, θ; x, y, t , σ, θ; x, y, t , σ, θ; x, y, t

σ, θ; x, y, tθ

σ, θ; x, y, tσ

σ, θ; x, y, tσ

15 

Dove i termini:

- N(σ, θ) = E(σ, θ)/ σ rappresenta la ‘action density’

- E rappresenta la densità di energia

- σ rappresenta la pulsazione

- θ rappresenta la direzione spettrale

- i termini ci rappresentano le velocità di propagazione lungo la specifica direzione i

- S rappresenta un termine sorgente e pozzo per l’ ‘action density’ che tiene conto della generazione

di onde dal vento, interazioni non lineari tra onde, formazione di schiuma, frangimento e attrito

al fondo.

L’equazione descrive quindi la variazione e la propagazione del parametro N lungo le varie

direzioni e secondo diverse velocità di propagazione.

Inoltre il software è in grado di effettuare un calcolo combinato tra quanto analizzato con i

moduli FLOW e WAVE e può realizzarlo attraverso tre diverse possibili modalità.

- Una prima possibilità è che l’utente definisca, volta per volta, le proprietà necessarie

all’accoppiare i due moduli

- Un accoppiamento offline: la simulazione effettuata nel modulo WAVE deriva dai

risultati della fase di FLOW precedentemente simulata

- Un accoppiamento online, ossia un’interazione dinamica tra i moduli FLOW e WAVE:

in questo caso la modellazione tiene conto del fatto che non solo le onde risentiranno

della simulazione Flow ma anche quest’ultima sarà influenzata dal WAVE.

La componente WAVE lavora in maniera analoga al FLOW: è possibile definire un WAVE

INPUT, effettuare una computazione attraverso il sotto-modulo START e valutarne i

risultati con il QUICKPLOT.

16 

Basi della modellazione

Il modello di partenza

Come già accennato nel corso di questa trattazione a base della modellazione è stato

utilizzato un modello fornito dalla società Deltares e realizzato attraverso il software

Delft3d. Questo modello è stato utilizzato da Groeneweg per lo studio che è stato citato

nella parte introduttiva del presente elaborato.

Tale modello utilizza una griglia a celle quadrate di dimensioni 200m * 200m e comprende

un’area coincidente con la parte Olandese del Wadden Sea. È strutturato, quindi, in modo

tale da analizzare l’area nel suo insieme senza focalizzarsi su ciò che accade puntualmente

all’interno di ciascuna cella della zona (di conseguenza non possiede un dettaglio di scala

tale da poter calcolare il trasporto solido).

Figura 6. Delft3d, Griglia del modello di partenza

17 

Oltre alla griglia, il modello è comprensivo di tutta una serie di elementi utilizzati per la

realizzazione del file di input per il modulo FLOW. Tra di essi ad esempio se ne hanno

alcuni contenenti la batimetria dettagliata della zona o file che specificano le posizioni dei

punti di osservazione o le cross sections, utilizzati per il monitoraggio.

Figura 7. Delft3d, Dettaglio della batimetria del modello di partenza

Questo modello è stato realizzato per simulazioni tridimensionali e pertanto è strutturato in

dieci layer sovrapposti. Inoltre poiché è stato utilizzato per simulazioni relative a istanti di

tempesta non è utilizzabile anche per lo studio che ci si prepone di svolgere in quanto è tarato

per elementi differenti.

È stato quindi necessario effettuare tutta una serie di operazioni atte a modificare ed

implementare tale modello al fine di ottenerne uno consono con l’obiettivo preposto.

18 

Ad esempio, una prima importante differenza con il modello di partenza risiede nel fatto che

quello che si vuole realizzare sarà un modello a due dimensioni. Si è infatti interessati a

valutare la propagazione del fluido, delle onde e del trasporto solido nella zona senza curarsi

di ciò che accade lungo la dimensione verticale.

In questo modo si ottiene un modello completamente differente da quello di partenza e che

necessita quindi di essere opportunamente calibrato, validato e verificato.

19 

Analisi dati

Durante il periodo di tirocinio è stato necessario implementare le conoscenze del software ‘Matlab’. In

questo capitolo si riporta un’analisi dati, utile alla calibrazione del modello, che è stata svolta interamente

con Matlab.

Come evidenziato nei capitoli precedenti, il modello necessita di una fase di calibrazione.

Obiettivo di tale procedura è quello di confrontare i risultati ottenuti dall’utilizzo del

modello con dati realmente misurati, pertanto tale simulazione dovrà essere effettuata per

un anno passato.

Nel caso in esame si è scelto di realizzare questo studio per l’anno 2009. Il motivo di tale

scelta risiede nel fatto che lo studio svolto da Groeneweg è relativo al 2009: scegliendo lo

stesso anno è stato possibile effettuare un confronto tra i risultati ottenuti attraverso i due

differenti modelli.

In questo capitolo si vogliono illustrare le modalità attraverso le quali è stato possibile

effettuare la scelta degli istanti di calibrazione, ossia di dati rappresentativi di stati di mare

caratteristici. Si è interessati ad avere un’idea complessiva di ciò che accade nel Wadden

Sea presso la zona di Ameland, pertanto gli istanti scelti non sono relativi unicamente a

stati di mare grosso ma indicativi di tutte le condizioni di mare verificatesi.

I dati su cui si è effettuata l’analisi sono disponibili online e forniti da un dipartimento del

Ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture Olandese denominato Rijkswaterstaat. Nel

Wadden Sea sono presenti diverse stazioni per il monitoraggio e l’acquisizione di dati:

alcune operano al fine di ottenere misurazioni del livello idrico, altre misurano intensità e

direzione del vento.

20 

Questi sono i parametri sui quali è stata effettuata l’analisi.

Tra le varie stazioni presenti nella zona ne sono state scelte alcune, disposte in modo tale

da coprire l’intera superficie di interesse:

- Den Oever ( A )

- Den Helder ( B )

- Vlieland haven ( C )

- Terschelling Noordzee ( D )

- Lauwersoog ( E )

Figura 8. Selezione delle stazioni di misura

Da un primo confronto tra i dati relativi alle diverse stazioni per i primi mesi (Gennaio –

Aprile) del 2009 si evince come non ci siano delle forti differenze nei valori misurati tra le

varie stazioni. Tale considerazione permette di validare l’ipotesi per cui l’utilizzo dei dati

misurati in un’unica zona sia ben rappresentativa dell’intera area.

21 

Si è scelta quindi la stazione di Terschelling Noordzee poiché è la più vicina alla zona di

Ameland (obiettivo centrale del presente studio).

Altro passo decisivo in questa fase è l’individuazione dei settori angolari dai quali

provengono i venti prevalenti, ossia quelli più frequenti ed intensi.

Attraverso il comando ‘wind_rose’ del software ‘matlab’ è possibile realizzare dei grafici a

cannocchiale che evidenziano la direzione e l’intensità dei venti.

Si riportano di seguito le wind_rose relative alle stazioni considerate.

Figura 9. Terschelling Noordzee

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

22 

Figura 10. Den Oever

Figura 11. Den Helder

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 25

23 

Figura 12. Vlieland haven

Figura 13. Lauwersoog

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

2%

4%

6%

to WEST to EAST

to SOUTH

to NORTH

0 - 55 - 1010 - 1515 - 2020 - 2525 - 30

24 

Come è possibile evincere dai grafici, la direzione in cui si posizionano i venti più frequenti

ed intensi è quella Sud-Ovest anche se in direzione Nord-Est sono comunque presenti dei

venti di intensità e frequenze rilevanti.

Per la scelta degli istanti di calibrazione si sceglieranno momenti sia relativi ai settori

contenenti i venti più frequenti, sia per gli altri.

Studiando le intensità del vento, relative a questo intervallo di tempo, è emerso che si ha

una velocità media di 6.39 m/s. In accordo con la scala Beaufort, attraverso la quale è

possibile classificare i venti in funzione dell’intensità, a questo valore corrisponde un vento

moderato.

Figura 14. Scala Beaufort

25 

Sempre secondo tale scala è possibile considerare come tempesta venti con intensità

superiori ai 13,8 m/s. Elementi con intensità superiori a tale valore non sono stati presi in

considerazione in tale studio date le finalità della realizzazione del modello.

Anche in questo caso nella scelta degli istanti di calibrazione si è cercato di ottenere

momenti relativi ad intensità del vento sia alte (superiori al valore medio) sia basse

(inferiori al valore medio).

Altro aspetto da tenere in considerazione è l’azione della marea, ovvero delle variazioni

del livello marino dovute all’attrazione gravitazionale Luna-Terra e Terra-Sole. Inoltre,

poiché la Terra orbita attorno al Sole e la Luna attorno alla Terra, cambiano le direzioni

su cui agiscono le due rispettive forze di attrazione gravitazionale. Nel caso in cui le due

forze agiscono lungo la stessa direzione si ha marea sigiziale e si hanno le più alte variazioni

del livello marino, nel caso in cui le due forze agiscono lungo direzioni perpendicolari si

ha marea di quadratura e si hanno basse variazioni del livello marino.

Nella presente analisi si è tenuto conto di questo fattore in modo tale da selezionare sia

istanti relativi a marea sigiziale che a marea di quadratura.

Tutto ciò è stato effettuato poiché per profondità sufficientemente basse il livello idrico

influenza significativamente la propagazione e le caratteristiche delle onde.

Poiché l’azione delle onde ha un ruolo fondamentale nel verificarsi del trasporto solido, il

livello idrico è un parametro fondamentale per l’analisi del trasporto solido.

Tutti i fattori che sono stati fin qui descritti (ed in particolare, data la morfologia del

Wadden Sea, l’azione delle maree) possono apportare variazioni al livello idrico e proprio

per questo si effettua la calibrazione per istanti.

Scegliendo opportunamente gli istanti di calibrazione è possibile, infatti, considerare sia

situazioni in cui il livello idrico è sufficientemente basso, e quindi influenza il

26 

comportamento delle onde, sia in cui è alto, e quindi la propagazione ondosa non risente

del livello idrico stesso.

I dati utilizzati per la calibrazione devono essere indipendenti, pertanto si sono scelti istanti

di calibrazione relativi a mareggiate differenti. L’appartenenza di due dati a due differenti

mareggiate è garantita se tra due massimi relativi del grafico ‘livello idrico – tempo’ sono

trascorse 48 ore. In caso contrario non vi è la certezza che i due dati non siano relativi allo

stesso evento.

Di seguito vengono riportati i risultati relativi all’analisi dei dati per la scelta degli istanti di

calibrazione.

Direzione  Settore Velocità (m/s)  Elev. Sup. libera (m)  Marea 

04‐gen  80  1  7,8  ‐0,22  q 

07‐gen  260  3  4,9  0,28  q 

10‐gen  150  2  2,9  0,45  q 

13‐gen  200  3  5,8  1,25  s 

20‐gen  210  3  7,6  ‐0,27  q 

25‐gen  130  2  7,7  ‐0,51  s 

30‐gen  120  2  4,7  0,63  s 

03‐feb  80  1  2,1  ‐0,81  q 

07‐feb  260  3  4,1  ‐0,2  s 

12‐feb  340  4  5,5  1,12  s 

16‐feb  330  4  5,2  0,35  q 

20‐feb  240  3  6,8  0,56  q 

28‐feb  260  3  6,4  1,14  s 

04‐mar  340  4  7,7  ‐0,37  q 

10‐mar  260  3  9,3  1,03  q 

15‐mar  330  4  7,1  ‐0,36  s 

22‐mar  20  1  5,3  ‐0,71  s 

02‐apr  50  1  6,9  0,08  s 

05‐apr  160  2  7,1  0,8  q 

Tabella 1. Scelta istanti di calibrazione 2009

27 

Nella colonna settore angolare si è individuato il quadrante di appartenenza della direzione

del vento (seguendo la numerazione Cartesiana).

Per completezza vengono anche riportati gli andamenti mese per mese di velocità del

vento, direzione del vento e livello idrico.

12/29 01/05 01/12 01/19 01/26 02/020

5

10

15

t (day)

win

d sp

eed

(m/s

)

January 2009

12/29 01/05 01/12 01/19 01/26 02/020

200

400

t (day)

win

d di

rect

ion

(°)

12/29 01/05 01/12 01/19 01/26 02/02-2

0

2

h (m

)

t (day)

28 

01/26 02/02 02/09 02/16 02/23 03/020

5

10

15

t (day)

win

d sp

eed

(m/s

)

February 2009

01/26 02/02 02/09 02/16 02/23 03/020

100

200

300

400

t (day)

win

d di

rect

ion

(°)

01/26 02/02 02/09 02/16 02/23 03/02-2

-1

0

1

2

h (m

)

t (day)

Mar Apr0

5

10

15

t (day)

win

d sp

eed

(m/s

)

March 2009

Mar Apr0

100

200

300

400

t (day)

win

d di

rect

ion

(°)

Mar Apr-2

-1

0

1

2

h (m

)

t (day)

29 

03/30 04/06 04/13 04/20 04/27 05/040

5

10

15

t (day)

win

d sp

eed

(m/s

)

April 2009

03/30 04/06 04/13 04/20 04/27 05/040

100

200

300

400

t (day)

win

d di

rect

ion

(°)

03/30 04/06 04/13 04/20 04/27 05/04-2

-1

0

1

2

h (m

)

t (day)

30 

Conclusioni

Nel presente elaborato sono stati trattati gli argomenti necessari allo svolgimento di una

tesi magistrale, relativa alla realizzazione di un modello numerico per lo studio della

propagazione ondosa in un contesto lagunare quale quello del Wadden Sea.

Per la realizzazione della tesi è stato infatti necessario acquisire delle competenze che non

sono state fornite durante il percorso di laurea triennale e magistrale quali, ad esempio,

l’utilizzo approfondito dei software ‘Matlab’ e ‘Delft3D’.

Dopo aver elencato le principali caratteristiche della zona esaminata (principale peculiarità

del Wadden Sea è l’essere una zona intertidale) e le motivazioni che hanno portato alla

realizzazione del presente studio (necessità di comprendere il trasporto solido al fine di

prevenire fenomeni erosivi e possibili danni) si è passato ad analizzare il software Delft3D

(in particolare le sue funzionalità e le equazioni che va a risolvere) e ad individuare le basi

per la realizzazione del modello.

In conclusione, quanto acquisito durante il periodo di tirocinio è risultato idoneo al

successivo lavoro di realizzazione del modello numerico relativo alla propagazione ondosa

nel Wadden Sea.

Si rimanda alla relativa relazione di tesi magistrale per la visione complessiva della

calibrazione e validazione del modello stesso.

31 

Bibliografia

1 Groeneweg et al. (2007) Wave modelling in a tidal inlet performance of SWAN in the Wadden Sea

2 Salmon et al. (2015) Scaling depth-induced wave-breaking in two-dimensional spectral wave

models

3 van der Westhuysen, De Waal, (2008) Observed finite depth wave growth limit in the Wadden Sea

4 M.Duran-Matute et al. (2014) Residual circulation and freshwater transport in the Dutch Wadden Sea: a numerical modelling study

5 Karsten A. Lettermann et al. (2009) Modeling the impact of wind and waves on suspended particulate matter fluxes in the East Frisian Wadden Sea (southern North Sea)

6 Delft3D-Flow (2011) Simulation of multi-dimensional hydrodynamic flows and transport phenomena, including sediments – User manual

H. Gerritsen et al. (2008) Validation Document Delft3D-FLOW, A software system for 3D flow simulations

Delft3D-Wave (2014) Simulation of short-crested waves with SWAN – User manual

 


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