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ADHD: il disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività ... · Commette molti errori di...

Date post: 23-Feb-2019
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1 ADHD: il disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività COME AGIRE A SCUOLA E A CASA Seconda Lezione Le manifestazioni dell’ADHD “Non lancerò più le penne di Marco…” -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- Dott. Laura Barbirato Psicologa dell’apprendimento
Transcript

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ADHD: il disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività

COME AGIRE A SCUOLA E A CASA

Seconda Lezione Le manifestazioni dell’ADHD

“Non lancerò più le penne di Marco…” -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Dott. Laura Barbirato Psicologa dell’apprendimento

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Le dimensioni dell’ADHD

Abbiamo visto nella lezione precedente che che l’ADHD è determinata da tre dimensioni:

ADHD

Difficoltà

CognitiveDifficoltà

Motorie

Difficoltà

comportamentali-

relazionali

Disattenzione Iperattività Impulsività

1. Difficoltà cognitive: DISATTENZIONE

Commette molti errori di distrazione nei compiti o in altre attività

Ha difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti ma anche su attività di gioco

Spesso non ascolta quando gli si parla, fa domande ma poi non ascolta le risposte

Non porta a termine i compiti e non segue le istruzioni

E’ disorganizzato

Evita o prova avversione verso compiti che prevedono impegno mentale protratto

Perde gli oggetti

E’ facilmente distratto da stimoli esterni

E’ sbadato nelle attività quotidiane

COME FUNZIONA UN SOGGETTO CON ADHD?

Abbiamo visto che che l’ADHD è determinata da tre dimensioni:

1. Difficoltà cognitive: DISATTENZIONE

Commette errori di distrazione nei compiti o in altre attività

Ha difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti ma anche su attività di gioco

Spesso non ascolta quando gli si parla

Non porta a termine i compiti e non segue le istruzioni

E’ disorganizzato

Evita o prova avversione verso compiti che prevedono impegno mentale protratto

Perde gli oggetti

E’ facilmente distratto da stimoli esterni

E’ sbadato nelle attività quotidiane

2. Difficoltà motorie: IPERATTIVITA’

Si muove continuamente sulla sedia

Si alza dalla sedia quando non dovrebbe

Si muove eccessivamente in situazioni in cui è fuori luogo

Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo

E’ continuamente sottopressione o agisce come se avesse un motore

Parla troppo

3. Difficoltà comportamentali e relazionali: IMPULSIVITA’

Spara le risposte prima che le domande siano completate

Ha difficoltà ad attendere il proprio turno

E’ spesso invadente con gli altri o li interrompe nei giochi o nelle conversazioni

Sono tre tratti che possono essere presenti in misura diversa, a seconda che prevalga l’uno o l’altro tratto si possono distinguere forme con prevalenza di deficit

sull’attenzione, oppure sul versante del controllo motorio, oppure forme miste.

Questi “sintomi cardine” devono essere più gravi di quelli rilevati nei bambini di quell’età, devono essere più gravi rispetto a quelli attesi rispetto allo stadio di sviluppo, devono esser presenti in diversi contesti e creare problemi nella

3

2. Difficoltà motorie: IPERATTIVITA’

Si muove continuamente sulla sedia

Si alza dalla sedia quando non dovrebbe

Si muove eccessivamente in situazioni in cui è fuori luogo

Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo

E’ continuamente sotto pressione o agisce come se avesse un motore

Parla troppo

3. Difficoltà comportamentali e relazionali: IMPULSIVITA’

Spara le risposte prima che le domande siano completate

Ha difficoltà ad attendere il proprio turno

E’ spesso invadente con gli altri o li interrompe nei giochi o nelle conversazioni

Questi tre tratti possono essere presenti in misura diversa; a seconda che prevalga l’uno

o l’altro tratto si possono distinguere forme con prevalenza di deficit sull’attenzione,

oppure sul versante del controllo motorio, oppure forme miste. Queste ultime sono le

più frequenti.

Per poter determinare la presenza del disturbo:

Questi “tratti cardine” devono essere più gravi di quelli rilevati nei bambini di

quell’età o più gravi rispetto a quelli attesi in quello stadio di sviluppo; devono esser

presenti in diversi contesti (se sono presenti in un solo contesto, è ragionevole

pensare che i problemi siano legati a “quel” contesto); e creare problemi nella

gestione della vita quotidiana.

L’insorgenza deve esser precoce: prima dei sette anni d’età, quindi il disturbo

rivela i suoi primi segnali prima di tutto alla scuola dell’infanzia, anche se si rende

evidente nel periodo della scuola primaria, con “punte” di massima frequenza

intorno ai dieci anni di età.

4

Per poter meglio focalizzare le caratteristiche di un bambino o ragazzo ADHD si propone

un “esercizio applicativo”.

Proviamo a pensare ad un nostro alunno che sospettiamo possa appartenere a questa

“categoria” e proviamo ad applicare a questo alunno uno strumento di analisi che ci

consenta di mettere a fuoco le diverse dimensioni del suo “funzionamento” e quindi a

definire di quale quadro abbiamo davanti.

Questo questionario viene utilizzato proprio allo scopo di concorrere alla determinazione di

una diagnosi; si accompagna ad altri strumenti ma è insostituibile perché le caratteristiche

dell’ADHD potrebbero non emergere in una condizione di rapporto uno a uno. Infatti, per

poter correttamente individuare l’ADHD, non bastano i test oppure le osservazioni cliniche,

ma si rendono necessari i contributi di testimoni che possano descrivere il funzionamento

del soggetto nei contesti abituali di socializzazione, quali la scuola e la famiglia.

Ai genitori e agli insegnanti vengono quindi proposti specifici questionari atti a rilevare le

caratteristiche delle condotte del bambino; quella che si riporta a seguito si riferisce agli

insegnanti, si compone di 18 item (9 per la scala “disattenzione” e 9 per la scala

“impulsività/iperattività”) e chiede di indicare con una crocetta la frequenza con cui si

manifestano le condotte indicate.

Si considera significativa la presenza del tratto valutato dalla relativa scala quando il

punteggio totale è maggiore o uguale a 14.

Si ribadisce ancora che da solo il questionario qui proposto non può determinare in alcun

modo una diagnosi, ma può offrire una direttiva di possibile analisi e indirizzare verso più

approfondite valutazioni.

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SCALA INSEGNANTI

PER L’INDIVIDUAZIONE DI COMPORTAMENTI DI DISATTENZIONE E IPERATTIVITA’ (rif. DSM 4)

Indicare con una crocetta la casella che meglio descrive questo bambino /ragazzo Mai Qualche volta

Spesso Molto spess

o

Scala A (DISATTENZIONE) 1.Incontra difficoltà a concentrare l’attenzione sui dettagli o compie errori di negligenza

0 1 2 3

2.Ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti e sui giochi in cui è impegnato 0 1 2 3

3.Quando gli si parla sembra non ascoltare 0 1 2 3

4.Pur avendo capito le istruzioni e non avendo intenzioni oppositive, non segue le istruzioni ricevute o fatica a portarle a compimento

0 1 2 3

5.Ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle sue attività 0 1 2 3

6.Evita, non gli piace o è riluttante ad affrontare impegni che richiedono uno sforzo mentale continuato (come i compiti di scuola)

0 1 2 3

7.Perde le cose necessarie per il lavoro o le attività (ad esempio diario, matite, libri o oggetti scolastici)

0 1 2 3

8.Si lascia distrarre facilmente da stimoli esterni 0 1 2 3

9.Tende a dimenticare di fare le cose 0 1 2 3

TOTALE (positivo se > 14)

Scala B ( IPERATTIVITA’ - IMPULSIVITA’) 1.Da seduto giocherella con le mani o con i piedi o non sta fermo, si dimena 0 1 2 3

2.Non riesce a restare seduto 0 1 2 3

3.Manifesta un’irrequietudine interna, corre, si arrampica dappertutto 0 1 2 3

4.Ha difficoltà a giocare o ad intrattenersi tranquillamente in attività ricreative 0 1 2 3

5 E’ sempre sotto pressione o spesso si comporta come se fosse azionato da un motore

0 1 2 3

6.Non riesce a stare in silenzio:parla continuamente 0 1 2 3

7.Spara le risposte prima che sia terminata la domanda 0 1 2 3

8.Ha difficoltà ad aspettare il suo turno 0 1 2 3

9.Interrompe o si intromette nelle conversazioni o nei giochi degli altri 0 1 2 3

TOTALE (positivo se > 14)

6

Osservazione comportamentale

è importante l’osservazione in contesti diversi del comportamento del bambino o del

ragazzo: ci sono contesti che lo rendono più o meno evidente:

L’ADHD può non essere evidente

In situazioni altamente strutturate

In situazioni nuove

Quando il bambino o ragazzo è

impegnato in attività interessanti

Quando è seguito individualmente

In un contesto controllato e

sorvegliato

Quando vengono elargite frequenti

ricompense contingenti

L’ADHD peggiora particolarmente

In situazioni non strutturate

Durante attività ripetitive

In situazioni noiose

In presenza di molte distrazioni

Con sorveglianza minima

Quando si richiede attenzione

sostenuta o sforzo cognitivo

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Le funzioni esecutive e l’attenzione

Per raggiungere un obiettivo nello studio o nel gioco occorre essere in grado di coordinare

una serie di attività e funzioni cognitive, che assicurano flessibilità al nostro

comportamento e permettono la distribuzione delle risorse attentive, di coordinare le

sequenze delle varie azioni, di effettuare il passaggio da un compito all’altro al momento

giusto. Tali abilità sono chiamate funzioni esecutive e sono controllate dalle regioni

anteriori del cervello. E’ qui che opera l’attenta regia capace di inibire, attivare,

coordinare i diversi comportamenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo.

E’ nel corso della scuola primaria che il bambino interiorizza via via queste capacità, a

partire dai sette anni di età, giungendo a modulare anche le proprie emozioni e divenendo

capace di posporre o modificare le reazioni ad un evento distraente, autoregolandosi.

L’attenzione è richiesta per qualunque compito o attività. Specifiche regioni del cervello

sovrintendono al controllo dell’attenzione: le aree della corteccia prefrontale controllano la

scelta tra diversi possibili comportamenti, mantenendo un focus attentivo su alcuni stimoli

ed inibendo le risposte ad altri. Esistono in realtà diversi tipi di attenzione:

attenzione sostenuta (mantenere il focus a lungo su stimoli anche monotoni, es.

ascoltare un discorso lungo e noioso, sforzandosi attivamente);

attenzione selettiva (mantenere il focus su stimoli rilevanti e opporre resistenza ai

distraenti, es. ascoltare la maestra e ignorare le chiacchiere dei compagni);

attenzione divisa (mantenere un focus attentivo parallelo su due compiti es.

ascoltare e prendere appunti);

shift di attenzione (spostare il focus attentivo da un compito all’altro, come fa ad

esempio l’insegnante che, mentre sta spiegando , si interrompe momentaneamente

per rispondere ad una domanda, quindi “riprende il filo” del discorso precedente).

Normalmente, quando si attivano i processi attentivi, più o meno tutti i tipi diversi di

attenzione vengono sollecitati. Nei bambini e nei ragazzi ADHD qualcosa non va per il

verso giusto e non si inibiscono le risposte comportamentali o cognitive che in quel

momento sono disfunzionali: si continua a reagire a tutta la gamma di stimoli interni

(pensieri improvvisi, sensazioni…) ed esterni (una mosca che passa, un lampo di luce, la

I PROBLEMI NELL’INTEGRAZIONE SOCIALE E A SCUOLA

8

parola di un compagno colta al volo…) che fluiscono nell’ambiente. Paradossalmente

quinti, il ragazzo ADHD non è disattento, è troppo attento a tutto, quindi il termine più

adatto per definire questa condizione non è tanto disattenzione quanto inattenzione.

Le aree cerebrali frontali, le più evolute dell’essere umano, controllano l’attenzione e

l’organizzazione delle condotte, ma anche la memoria a breve termine (soprattutto visuo-

spaziale) e sono collegate al sistema limbico (sede delle emozioni) e ai gangli della

base, in queste aree sono localizzati i problemi dei bambini e ragazzi ADHD.

Corteccia

prefrontale

Gangli della base

Essi non riescono a mantenere l’attenzione sui compiti scolastici per il tempo necessario al

loro svolgimento, preferiscono orientare l’attenzione nei confronti di attività

immediatamente gratificanti, evitando quelle che richiedono sforzo e impegno, sono

sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Eppure spesso riescono a portare a termine il

compito se vengono aiutati a focalizzare e mantenere l’attenzione.

I fattori che ostacolano una buona prestazione scolastica sono, oltre ai problemi attentivi e

alla difficoltà di pianificare compiti complessi, lo stile impulsivo, le scarse abilità di gestire

lo sforzo, la scarsa motivazione e sovente gli atteggiamenti provocatori ed oppositivi.

9

Le conseguenze dei problemi di attenzione e organizzazione sui compiti scolastici

Questi bambini e ragazzi, in ragione delle caratteristiche del loro “funzionamento”,

falliscono particolarmente:

Quando i compiti sono lunghi (e bisogna inibire le distrazioni, concentrarsi…);

Quando occorre stare attenti su più versanti (es. ascoltare l’insegnante e scrivere,

leggere e fare schemi…);

Quando occorre comprendere un testo scritto e selezionare le informazioni

essenziali;

Nelle produzioni scritte a causa delle difficoltà di pianificazione ed organizzazione;

Nello studio di materiale da esporre oralmente (cattiva gestione del tempo,

mancanza di sistematicità e di metodo di studio)

Nella risoluzione dei problemi matematici (per la difficoltà di rappresentazione

cognitiva dello schema di soluzione).

Anche le attività organizzate, come i giochi o gli sport di squadra, rappresentano un

problema, attribuibile alle scarse abilità di problem solving e di pianificazione, oltre che al

deficit attentivo.

Il bambino o ragazzo ADHD ha marcate difficoltà ad inibire le risposte automatiche,

cioè quelle che istintivamente tendiamo a mettere in atto prima di riflettere su quale sia la

migliore. Ne consegue che necessitano di attività altamente strutturate ed organizzate,

dove ci siano chiari stimoli che indichino quale comportamento mettere in atto: quando

cominciare il compito, come portarlo a termine. Infatti è osservazione comune rilevare

come i problemi del bambino o ragazzo ADHD sino più seri quando le attività e/o gli spazi

sono meno strutturati: intervallo, palestra, mensa, momenti liberi.

Proprio perché l’attenzione è faticosa, occorre essere essenziali e sintetici nelle

comunicazioni con i ragazzi ADHD: la percezione contemporanea di più stimoli comporta

un impegno di attenzione su tutti gli stimoli presenti! Mentre l’insegnante parla, l’alunno

guarda dalla finestra, guarda i cartelloni, ascolta il bisbiglio del vicino,… non seleziona le

informazioni utili dalle superflue o inutili. Anche nei richiami, quindi poche parole

essenziali, non gran discorsi!

10

Tutti sono motivati dalle gratificazioni (un bel voto, i genitori contenti, i complimenti

dell’insegnante, ecc. ). Questi soggetti non hanno la capacità di differire nel tempo tali

gratificazioni, necessitano di frequenti e rapidi feedback sul loro modo di comportarsi e

di lavorare. Quindi: ricompense semplici (sia tangibili, come figurine, stelline, caramelline

… a seconda dell’età dell’alunno, che sociali, come: “bravo, vedo che sei attento”) e

tempestive.

Rispetto alla scuola, nello specifico:

• Il Disturbo comportamentale crea disordine all’interno della classe: questi

bambini e ragazzi si fanno notare per l’irrequietezza, l’insubordinazione alle regole,

la franca opposizione fino a reazioni provocatorie.

• Il Disturbo della socializzazione ostacola l’interazione: alcuni manifestano doti di

simpatia, creatività e generosità che li rendono leader di gruppi di coetanei, ma con

la proposta di modelli comportamentali inadeguati ed incompatibili per gli schemi

dell’organizzazione scolastica. In altri casi ci può essere una reazione negativa del

gruppo alle azioni di disturbo.

• I Disturbi di Apprendimento possono essere legati ai problemi attentivi ma

spesso sono dovuti alla presenza di “deficit a grappolo” neuropsicologici come la

Dislessia, la Disortografia, Deficit di Attenzione sostenuta, Deficit prassici con

disgrafismi, Discalculia ). C’è una forte comorbilità con i DSA.

Le reazioni dell’ambiente

• Il sistema scolastico necessita di regole, ordine ed uniformità e perciò

costituisce un inevitabile ostacolo al naturale modo di esprimersi di questi

bambini e ragazzi.

• Spesso gli operatori scolastici, preoccupati di evitare il rischio di diffusione per

imitazione di condotte anomale all’interno della classe, adottano giudizi svalutativi

e colpevolizzanti che determinano un circolo vizioso negativo attraverso una

reazione emotiva determinante per il peggioramento delle condotte.

11

Le difficoltà nella modulazione delle relazioni sociali

Il bambino o ragazzo con ADHD sperimenta una scarsa opinione di sé dovuta ai continui

insuccessi, alle difficoltà relazionali, alla incapacità di valutare adeguatamente i propri

risultati in base allo sforzo compiuto. La difficoltà nell’interpretare i segnali sociali, dovute

all’incostante attenzione e all’impulsività, provocano a volte fluttuazione tra

un’ipervalutazione di se stesso: “sono bravissimo, sono un campione!”, e una caduta

dell’autostima: basta una cosa che non riesce come si vorrebbe e il pensiero diventa: “non

valgo nulla, sono incapace”. Da qui alla ricerca di una visibilità deviante il passo può esser

molto breve, fino ad approdare a forme di comportamento provocatorio, ad aggressività

verbale o fisica.

Il ragazzino con ADHD è sovente poco popolare. Non è ricercato, non viene invitato alle

feste di compleanno. Si arrabbia perché gli altri non fanno come lui comanda, detta le

regole e poi le cambia a suo vantaggio, si impone. E’ quel bambino che poi viene escluso,

evitato. Perché fa perdere la squadra, non rispetta le regole ed è poco concludente,

perché “fa prendere le punizione”, quindi .. meglio non averlo in squadra. Alle prime uscite

con gli amici, capita che venga criticato per come si veste, si pettina, perché ha gusti

diversi da quelli degli altri. I genitori cercano di sostenere la sua popolarità magari

invitando amici a casa, organizzando le feste di compleanno per tutti, partecipando alle

occasioni sociali… ma non sempre basta.

Se lo si osserva nelle sue interazioni con gli amici ci si rende conto della difficoltà che ha

nel parlare (tenere un discorso coerente e non “raccontare” a ruota libera), del fatto che i

suoi movimenti sono “scoordinati”, non in sintonia rispetto al gruppo.

Quando deve fare una richiesta, non sa scegliere il momento adatto né modulare le

strategie, ad es. chiede i compiti ai compagni con insistenza, a tutte le ore del giorno (e

della sera), con il tono del “me lo devi”, chiede ai genitori la “paghetta” appena dopo aver

combinato una marachella…

Il ragazzo con ADHD anche quando ha buone intenzioni non riesce a trovare le modalità

per comunicare in modo efficace dal punto di vista dell’opportunità sociale.

ADHD: LE DIFFICOLTA’ CON I COETANEI E CON SE STESSI

12

Si tratta di abilità che si sviluppano nel gioco sociale e simbolico in età prescolare, ma

proprio in questa fascia d’età il bambino iperattivo sperimenta le prime delusioni nella

relazione e perde l’acquisizione di elementi essenziali per un adeguato sviluppo sociale.

Relazioni insoddisfacenti con gruppo dei pari dipendono da una mancata padronanza

delle abilità sociali:

• Non saper individuare il timing per intervenire in un discorso, non sapere usare in

situazione espressioni quali mi scusi, per favore, etc., non saper rispettare gli orari

degli appuntamenti, gli spazi e le cose altrui, non saper accettare un no come

risposta;

• Non riuscire a mettersi nei panni dell’altro, a comprendere come l’altro si può

sentire quando gli diciamo alcune cose, non capire che tutte le situazioni sono

opportune per chiedere, che l’insistenza può essere controproducente, che il

compagno può essere stanco di essere disturbato dal suo rumore…;

• Non capire che le proprie condotte portano a conseguenze a breve e lungo termine:

se ho distrutto il materiale di qualcuno non mi presteranno più le cose, avrò una

punizione, una sospensione…(a seconda della gravità del danno fatto);

• Non riuscire ad autoregolare le proprie emozioni: eccessiva euforia in caso di

allegria, apparente indifferenza di fronte ad episodi tristi, tendenza ad attribuire tutto

a se stesso (sentirsi sempre protagonista) e a non interessarsi di quanto accade se

altri sono protagonisti;

• Non comprendere il significato della risposta verbale o non verbale dall’altro;

• Non riuscire a capire che l’insegnante o il compagno vedono le cose da altro punto

di vista;

• Non capire le intenzioni del genitore o dell’insegnante di fronte ad una

richiesta/punizione, compiere errori di attribuzione rispetto alle responsabilità (“ce

l’ha con me, per questo ho preso un brutto voto”, “non ho fatto niente, perché mi

punisce?”).

In sintesi, il ragazzo con ADHD non è in grado di elaborare e padroneggiare le proprie

emozioni e di controllare le proprie condotte, parimenti non riesce ad assumere il punto di

vista degli altri, non capisce le intenzioni altrui e quindi reagisce spesso con sorpresa agli

atteggiamenti di adulti e coetanei.

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Il training delle abilità sociali

E’ necessario pensare ad intervenire per potenziare le abilità sociali “insegnando” a scuola

esplicitamente ciò che gli altri bambini e ragazzi apprendono spontaneamente anche in

contesti extrascolastici. Le abilità sociali, man mano che vengono apprese, verranno

generalizzate e mantenute dall’ambiente stesso, nella misura in cui produrranno risultati

positivi nella qualità della soddisfazione sociale del ragazzo. Possiamo sintetizzare le

attività da insegnare come segue:

• Abilità di comprendere gli effetti del proprio comportamento sugli altri:

– imparare a capire come gli altri possono sentirsi in conseguenza ad un

proprio comportamento

– pensare a quello che gli altri potrebbero dire o fare in seguito a un certo

comportamento

• Abilità di ascoltare gli altri:

– stabilire un contatto oculare con chi sta parlando

– ascoltare e saper dimostrare di aver capito

– rispettare i tempi della comunicazione (ritmi dialogici)

• Abilità a iniziare una conversazione:

– comprendere quando è il momento giusto per iniziare una conversazione

– decidere a chi parlare

– rimanere nell’argomento

– ascoltare quello che l’altro/altri dice/dicono

• Abilità a terminare una conversazione:

– Imparare a decidere perché è il momento di chiudere la conversazione

– scegliere le parole per farlo, senza offendere

– attendere che l’altro abbia finito di parlare

• Abilità a chiedere qualcosa:

– saper fare domande, chiedere un favore

– saper decidere cosa chiedere, a chi chiederlo, individuare il momento giusto,

formulare la richiesta in modo gentile

• Abilità a seguire istruzioni:

– saper ascoltare quello che viene detto

– fare domande finché non si è certi di aver compreso

– ripetere le istruzioni

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• Abilità di dividere/condividere con gli altri:

– imparare a individuare se si ha qualcosa che può essere condiviso

– decidere con chi condividere

– condividere in modo onesto senza pretendere qualcosa in cambio

• Abilità a comprendere il linguaggio non verbale:

– guardare in viso l’altro

– capire come si sente osservando l’espressione del viso

– prestare attenzione alla posizione del corpo e alla postura

• Abilità di partecipare a un gioco:

– capire le regole e rispettarle

– aspettare il proprio turno

– accettare la sconfitta

• Abilità di proporre un’attività: (hanno idee buone! Ma le propongono in modo

sbagliato…)

– imparare a decidere con chi può essere svolta l’attività

– cosa dire nel proporla

– quando dirlo

– essere disposti ad arrivare ad un compromesso

• Abilità di offrire il proprio aiuto: (aiutare gli altri è un modo per avere degli amici)

– Imparare a capire quando qualcuno ha bisogno di aiuto

– Capire se l’altro vuole essere aiutato

– Scegliere il momento adatto per offrire il proprio aiuto

– Accettare la risposta dell’altro

• Abilità di ringraziare gli altri:

– Saper riconoscere quando ringraziare e il modo più adatto per farlo

• Abilità di fare un complimento: (è utile per essere più simpatici).

– Imparare a riconoscere la situazione adeguata per fare il complimento e

sapere cosa dire, scegliere il momento più adeguato per farlo

• Abilità di scusarsi con qualcuno:

– Capire se un comportamento richiede scuse

– Scegliere il modo migliore per scusarsi e il momento per farlo

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Bassa Autostima

SOLITUDINE E ABBANDONO

•Feedbak negativi

•Isolamento/rifiuto sociale

•Insuccesso scolastico/sportivo

•Scarse abilità sociali

•Scarsa empatia

•Reazioni eccessive alle

situazioni positive/negative

•Difficoltà a cooperare

La mancanza di abilità sociali produce rifiuto e isolamento, solitudine e bassa autostima, in

una spirale negativa che si autoalimenta. Parimenti, la conquista di migliori abilità sociali

interagisce positivamente con l’autostima.

Per questo il potenziamento delle abilità sociali, o la loro costruzione in caso siano

fortemente carenti, è la priorità dell’intervento pedagogico sull’ADHD.

*******************************************************************************************************

E adesso, vediamo quali sono le risposte corrette alle domande presenti nel

questionario presentato nella prima lezione, a pag.6.

1. L’ADHD può essere causata da comportamenti educativi inadeguati da parte dei

genitori: FALSO. Vedremo meglio nella prossima lezione come gli errori educativi

possano modulare il disturbo, ma non sono la causa.

2. L’ADHD può essere spesso causata dallo zucchero o da conservanti alimentari.

Non vi sono evidenze sperimentali certe, nonostante siano state effettuate ricerche

sul ruolo di sostanze chimiche potenzialmente neurotossiche oppure capaci di

scatenare reazioni immunitarie… qualche correlazione è stata individuata, ma non

ancora abbastanza probante.

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3. I bambini o le bambine con iperattività sono nati con predisposizioni biologiche alla

disattenzione. VERO: il disturbo ha origini neurobiologiche, secondo le evidenze

scientifiche più recenti.

4. Un bambino può ricevere una corretta diagnosi di ADHD senza che sia

necessariamente iperattivo. VERO: esiste anche un disturbo ADHD caratterizzato

da inattenzione senza iperattività. Si tratta di una condizione più insidiosa perché

meno evidente che rischia di non essere riconosciuta o di esser sottovalutata.

5. I bambini con ADHD hanno sempre bisogno di un ambiente calmo e sterile per

potersi concentrare sui propri compiti. L’affermazione è un po’ categorica, ma

certamente un ambiente che riduca i distrattori è facilitante.

6. I bambini con ADHD si comportano male principalmente perché non vogliono

seguire le regole e portare a termine i compiti loro assegnati. FALSO: non si tratta

di mancanza di volontà, ma di difficoltà di autocontrollo.

7. Disubbidienza, opposizione e rifiuto di accontentare gli altri non sono le cause

principali della disattenzione dei bambini con ADHD. VERO: le cause sono di

natura neurobiologica.

8. L’ADHD è un disturbo medico che può essere curato solo con i farmaci. FALSO: i

farmaci rappresentano una forma di intervento a cui ricorrere solo in casi estremi,

con cautela e sotto rigido controllo.

9. I bambini con ADHD potrebbero fare meglio se se solo ci provassero con maggiore

impegno. FALSO: l’impegno non può bastare, se esiste un disturbo.

10. Nella maggior parte dei casi i bambini con ADHD superano il loro disturbo e

diventano adulti normali. VERO SOLO AD ALCUNE CONDIZIONI: L’ADHD può

essere affrontata e superata solo se si interviene adeguatamente. Può causare

rilevanti problemi in caso contrario, che si aggravano nel tempo.

11. L’ADHD può essere ereditaria. VERO: essendo un disturbo di natura

neurobiologica presenta familiarità.

12. L’ADHD è estremamente rara nei bambini. VERO: l’incidenza dichiarata dall’Istituto

Superiore di Sanità è dell’1%.

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13. Se vengono prescritti dei farmaci, spesso gli interventi educativi non sono

necessari. FALSO: gli interventi efficaci sono quelli di tipo psicoeducativo, questi

costituiscono la spina dorsale di qualsiasi trattamento; i farmaci possono servire

solo per rendere accessibile il soggetto al trattamento educativo, con l’intento di

sottrarli progressivamente.

14. Se un bambino ottiene voti eccellenti un giorno e voti pessimi quello successivo,

allora non si può trattare di ADHD. FALSO: la discontinuità del rendimento è una

delle caratteristiche che si accompagnano all’instabilità attentiva, tenendo presente

che l’intelligenza di un soggetto con ADHD è normale se non addirittura brillante.

15. Le diete sono solitamente inutili nel trattamento del bambino con ADHD. VERO,

con i distinguo di cui all’item 2.

16. Se un bambino può giocare con i videogiochi per ore, probabilmente non ha

l’ADHD. FALSO: i videogiochi hanno la caratteristica di fornire feedback immediati

e stimoli veloci e multisensoriali, che ben si adattano alle caratteristiche dell’ADHD.

17. I bambini con ADHD hanno un alto rischio di diventare delinquenti in adolescenza.

VERO: purtroppo questa condizione, se non adeguatamente affrontata, espone a

gravi rischi di deriva antisociale e di condotte a pericolose.

18. I bambini con ADHD si comportano di solito meglio nelle interazioni a 2 che in una

situazione di gruppo. VERO: proprio per questo motivo per riconoscere questa

condizione occorre affiancare i test clinici a valutazioni riportate attraverso

questionari da testimoni quali genitori e insegnanti.

19. L’ADHD è spesso il risultato di una vita caotica e disfunzionale. FALSO: questa

situazione non è la causa, ma può aggravare il problema.

18

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Media Edizioni, Verona

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Perticone G. (a cura di), (2005), Deficit di attenzione, iperattività e impulsività, Armando

Editore, Roma

SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, (2006), Linee guida per il DDAI e i DSA. Diagnosi e interventi per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività e i disturbi specifici dell'apprendimento, Erickson, Trento

Zuccardi Merli, U, Tognassi F., Il bambino iperattivo. Dalla teoria alle pratiche della cura,

F. Angeli, 2010.

Rivista:

Disturbi di attenzione e iperattività – diagnosi, interventi e ruolo della scuola, Erickson, Trento

SITI UTILI • www.aifa.it

• www.aidaiassociazione.com

• www.airipa.it

• www.iss.it

• www.sinpia.it

BIBLIOGRAFIA


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