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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 29 ottobre 2015
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IPSE DIXIT
E poi credono a ciò che leggono - «Come è governato il mondo e
come cominciano le guerre? I diplomatici raccontano bugie ai
giornalisti e poi credono a ciò che leggono». – Karl Kraus
Ordinalità - «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra
mondiale, ma la Quarta sarà combattuta con i bastoni e le pietre.». –
Albert Einstein
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
La Politica
dopo l’antipolitica?
Alcuni esperti di cose geo-politiche sostengono che la costituzione
degli Stati Uniti d'Europa stia e cada con la costruzione di un
esercito comune. Può darsi, purché qui s'intenda un Esercito del
lavoro, come lo chiamerebbe Ernesto Rossi: un servizio civile
universale capace di unire i Paesi europei in un nuovo “Erasmus”
rivolto a tutti i giovani del nostro continente e finalizzato ad
affrontare i problemi sociali e ambientali che ci attanagliano.
di Andrea Ermano
«Siamo come i passeggeri di un aereo quando scoprono che la cabina
di pilotaggio è vuota e che la voce rassicurante del capitano era solo la
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ripetizione di un messaggio registrato molto tempo prima». Così
Zygmunt Bauman in una celebre diagnosi sulla conditio humana
nell'età globale.
Zygmunt Bauman al Festival
di filosofia di Modena (2014)
Ognun vede quanto la nostra contemporaneità risulti sgovernata e, in
effetti, il problema più grande – "come Europa" e "come umanità" – è
dato proprio dall'incapacità di pilotare il velivolo planetario: non
sufficientemente abili da riuscire a guidarlo, ma numerosi e conflittuali
quanto basta per provocarne, prima o poi, la caduta a precipizio.
È questa la questione delle questioni: una questione eminentemente
politica che riemerge con prepotenza dopo un trentennio di
deregulation.
Frattanto, la catastrofe è avanzata e avanza, parafrasando Renan,
come un plebiscito che si rinnova ogni giorno, nelle narrazioni degli
opinionisti, nei sacri furori dei profeti, nei salti di qualità degli
ideologi, nelle strategie seduttive di lobbisti e "creativi", negli
autoinganni di tutti noi.
Non che la Politica non vada ripensata. E la prima cosa da fare qui
sarebbe superare l'idea che essa possa definirsi come il luogo della
decisione sovrana "circa lo stato d'eccezione". Quest’idea di Carl
Schmitt ci pare un folle errore, un prodotto di pazzia estrema. Lo stato
d'eccezione globale avanza, come vediamo, senz'alcun bisogno di
"decisioni" da parte di nessuno. Avanza sul piano inclinato dei nostri
ciechi oggidì occidentali, sempre più normalizzati, sempre più
sgangherati.
E ognun comprende che, giunti al punto in cui siamo, sarebbe
oltremodo rischioso ritenere evitabile la catastrofe in forza di una
decisione sovrana, divenuta potere che… accelera.
E allora l'unica Politica rimastaci – rimastaci, beninteso, non già
come un "dato" acquisito, ma solamente come un "compito" possibile
– consiste nel tentare di trasformare la nostra normalità in qualcosa di
meno distruttivo. Il che può essere fatto soltanto se i più si persuadono
a farlo: la Politica è l'uso collettivo della libertà che ci resta.
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Oggi, in Europa, assistiamo al dilagare di chiusure nazionali, nazional-
regionali e nazional-provinciali, alimentate da ogni genere di paura;
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nell'aspettativa – consapevole o inconsapevole – che il sistema possa
occultare “ancora una volta per la prima volta” la propria mega-
insolvenza dentro una mega-reazione d'odio sacrificale contro i nemici
di turno, perfidi, subdoli, brutti e cattivi.
Sia lecito tuttavia dubitare che lo scioglimento dei ghiacciai svizzeri
potrà fermarsi per una qualche "iniziativa" della destra xenofoba
alemanna supportata della Lega dei Ticinesi. O che le relazioni con la
Russia di Putin verranno gestite bene dal nazionalismo neo-clericale
oggi egemone a Varsavia. O che l'incendio mediterraneo e le spallate
migratorie subsahariane interpellino solo gli abitanti di alcune poche
piccole isole. E sia lecito altresì dubitare che la pace in Medio Oriente
possa considerarsi un mero affare interno al “dialogo” tra le religioni
monoteiste figlie di Abramo, in cui nessun laicista ha diritto
d’intromettersi.
Per non parlare della Cina, divenuta ormai la prima economia
mondiale. È perimetrabile il posto di questo enorme paese dall'esercito
nipponico restituito al suo ethos originario? Oppure sarà inevitabile
che intervenga la superpotenza americana con la Nato al seguito?
Oppure Pechino potrà essere ipnotizzata e addomesticata da una
qualche portentosa prestidigitazione finanziaria?
In tutti questi casi (e in numerosi altri) in cui la Politica con la "p"
maiuscola è implicitamente quanto drammaticamente invocata dalla
trentennale bancarotta dell’antipolitica, l'unica nostra ipotesi di uso
collettivo e responsabile della libertà si chiama, qui e ora, Europa.
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Ottima notizia, dunque, che la Francia e l'Italia abbiano sottoscritto un
accordo di collaborazione volto a creare forme di Servizio civile
europeo. Nell'accordo italo-francese – siglato dai ministri Luigi Bobba,
Harlem Desir, Sandro Gozi e Patrick Kanner a Parigi il 16 ottobre
scorso – si compie un primo passo sulla via lungo la quale l’Europa
potrebbe rimettersi a fare Politica.
I ministri Patrick Kanner, Luigi Bobba, Sandro
Gozi e Harlem Desir a Parigi il 16 ottobre scorso
Si tratta di un primo passo ancora molto insufficiente. Ci vuole un
grande servizio civile europeo. Occorre progettare e realizzare su scala
continentale un vero e proprio "Esercito del lavoro", secondo la
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formulazione coniata da Ernesto Rossi nel suo saggio del 1945,
Abolire la miseria: "In luogo dell'imposta noi proponiamo le
prestazioni personali, cioè l'esercito del lavoro" (§ 50).
Un "Esercito del lavoro" sarebbe soprattutto necessario al duplice
scopo di debellare la disoccupazione e di realizzare tutti quegli
interventi indispensabili a governare la società e il territorio che però,
data la loro scarsa redditività, non attraggono gli appetiti dell’iniziativa
privata né possono più essere finanziati tramite lo strumento fiscale.
La progressiva introduzione ed estensione di una leva civile
obbligatoria realizzerebbe lo strumento degli strumenti tramite il quale
l'Europa e la Politica metterebbero se stesse in grado di ricominciare a
compiere azioni di sostanza.
Saremo capaci, "come Europa" e "come umanità", di attuare grandi
scelte collettive volte a orientare la nostra vita nella direzione giusta?
A nostro sommesso parere l'ora si avvicina in cui ciascuno dovrà
iniziare a verificarlo concretamente.
Istituzioni democratiche
Contro l’Italicum
Dopo avere portato il “Porcellum” all’abrogazione, nel silenzio quasi
assoluto dei mass media italiani, l’avvocato socialista Felice Besostri
sta ora coordinando la presentazione di una raffica di ricorsi contro il
cosiddetto “Italicum”, affinché anch’esso venga sottoposto al vaglio
costituzionale della Consulta.
Felice Besostri durante un’intervista rilasciata nel Palazzo
della Consulta a margine dell’udienza sul “Porcellum”
Vai all’intervista con su Radio Radicale Felice Besostri
I ricorsi in preparazione, finalizzati ad ottenere una pronuncia della
Corte Costituzionale, hanno già prodotto un risultato, quello di
rompere il muro del silenzio che era calato per anni sul “Porcellum”.
Stavolta la stampa nazionale si è accorta che esiste una vasta e
articolata opposizione al tentativo, l’ennesimo, di stravolgere gli
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equilibri costituzionali a colpi di legge elettorale.
Così i giornali italiani hanno diffusamente riferito dell’iniziativa
portata avanti da Besostri e dai Comitati in difesa della Costituzione
(di seguito una rassegna stampa). Due rettifiche sono tuttavia
necessarie perché contrariamente a quanto annunciato dai mass media:
1) I ricorsi contro l’Italicum non sono stati ancora presentati. 2) Essi
riguardano i tribunali civili e non le corti d’appello.
RASSEGNA STAMPA
SULL’ITALICUM
sottolineata in rossoCliccando sulla testata ( )
si accede all’articolo sul sito corrispondente
Rai news24 - Legge elettorale. Italicum, raffica di ricorsi
in corti d’appello.
ANSA - Italicum: in arrivo raffica di ricorsi su premio e
ballottaggio. Anche M5S li sostiene l’iniziativa del
coordinamento democrazia costituzionale.
AGI - Italicum, pioggia di ricorsi “è incostituzionale”.
La Repubblica - Referendum contro Italicum, pronta
anche raffica di ricorsi. Renzi: “Darà stabilità”.
La Stampa - Raffica di ricorsi e due referendum in
Cassazione contro la nuova legge elettorale.
Il Messaggero - Italicum, una raffica di ricorsi in
quindici Corti d’Appello sulla nuova legge elettorale.
Il Mattino - Italicum impugnato: presentati ricorsi a
raffica in una quindicina di Corti di appello.
Il Giornale - Bomba sull’Italicum: ricorsi in tutta Italia.
Il Fatto quotidiano - Italicum, 15 ricorsi in Corte
d’appello su premio di maggioranza e ballottaggio. Due
quesiti referendum in Cassazione.
Avvenire - Ricorsi anti Italicum in 15 tribunali.
Secolo d’Italia - Fioccano i ricorsi contro l’Italicum: la
legge impugnata in 15 Corti d’Appello.
L’Espresso - Italicum, è in arrivo una pioggia di ricorsi.
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale, che
raccoglie i critici alla riforma elettorale targata Renzi,
presenterà ricorsi nelle Corti d’Appello di tutto il Paese.
Adesioni in arrivo anche da sinistra Pd e Cinque stelle.
Panorama - Guerra sull’Italicum: i punti contestati nei
ricorsi.
Huffington post - Scatta l’assedio all’Italicum: tra
ricorsi e referendum, prove generali per fermare l’asse
portante del renzismo.
Lettera43 - Italicum, rivolta a suon di ricorsi.
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ArticoloTre - Italicum. Pioggia di ricorsi in tutte le Corti
d’Appello.
Rassegna stampa curata da:
Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna
SPIGOLATURE
Anche il Ritorno al futuro…
non è più quello di una volta
di Renzo Balmelli
VIRUS. Se nel 1985 "Ritorno al futuro" di Zemeckis era stata una
delle più divertenti e intriganti intuizioni cinematografiche dell'epoca,
oggi, trent'anni dopo, bisognerebbe parlare di "Ritorno al passato".
D'accordo: detto così può apparire banale. Ma se osserviamo il dolente
corteo dei vinti che si accalca alle frontiere, ci rendiamo conto con un
brivido che quel passato è già li sullo schermo della quotidianità, tra
figuri dallo sguardo torvo e idiozie cosmiche "sulla congiura
internazionale ebraica". E' una storia che abbiamo già vissuto e che ci
riempie di angoscia nell'immaginarne le conseguenze. Eppure il virus
del bieco revanscismo si diffonde ovunque. I partiti xenofobi e
nazionalisti si affermano anche dove meno te lo aspetti con esiti
elettorali che dovrebbero mettere sull'attenti ogni sincero democratico.
VONGOLE. Come spegnere i focolai dell'indecente populismo etnico
e persino razziale è l'impegno che l'Europa dovrebbe collocare in cima
alle sue priorità a cominciare dalle classi elementari, nel solco di una
nuova rinascita culturale. Da come si stanno sbriciolando i principi
etici fondamentali, si tratta di una battaglia che non è esagerato definire
epocale, di sicuro di ben altra consistenza rispetto alle sciocche diatribe
sulla misura delle vongole. Quella negazione completa dello spirito
solidale che istiga i populisti di bassa lega a speculare persino in modo
abbietto sulla fine di un bimbo morto in riva a una spiaggia greca è il
segnale di una brutale degenerazione dei sentimenti . Una pratica
odiosa che se lasciata in balia ai professionisti della paura, isolando chi
invita a resistere, potrebbe davvero significare la fine dell'umanità.
CORTINA. Agli albori del clima di guerra fredda che per quasi mezzo
secolo avrebbe avvelenato le relazioni est-ovest, Churchill affermò che
una cortina di ferro era caduta sull'Europa. Anni dopo, la cosa
preoccupante é che i rapporti tra le parti continuano a essere tesi pur
avendo perso la carica ideologica. Ma la cortina resta, però fatta non
più di ferro bensì dall'imbarbarimento del costume politico che come
una barriera invalicabile ha trasformato il dramma dei rifugiati in un
tema di voto col quale la destra di oriente e occidente riesce a
raccattare consensi a buon mercato. Basta un rapido giro d'orizzonte
per rendersi conto che il fenomeno si è impadronito anche dei Paesi
benestanti e immuni dal flusso dei migranti. Ne esce un quadro
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disturbante che minaccia derive ancora più pesanti quando a scendere
in campo saranno i duri della xenofobia euroscettica.
ATTESA. Paese depositario di un patrimonio culturale unico al
mondo, l'Egitto , con i suoi 82 milioni di abitanti, fatica a uscire dalle
secche degli sterili giochi di potere che da tre anni lo privano della
normale vita parlamentare senza la quale l'attività politica resta un
soggetto di debole costituzione. Invece di porsi agli occhi del mondo
quale leader della primavera araba come le competerebbe per storia e
tradizione, la nazione nubiana sperpera risorse preziose dietro gli
accorgimenti del regime per diluire il processo elettorale, da poco
iniziato, spingendosi oltre ogni logica. Per i risultati ci vorranno
almeno due mesi, lasso di tempo che il Cairo considera l'ultimo
gradino per il ritorno alla democrazia. Ma la snervante attesa diffonde
tra la gente la sensazione di un voto privo di significato.
VERITA'. Da Kennedy a Moro, nella storia contemporanea ci sono
stati delitti " eccellenti" per i quali nemmeno l'emulo con l'intuizione
del mastodontico Nero Wolfe è riuscito a trovare il vero colpevole. Tra
macchinazioni e indizi che molti, troppi, hanno finto di non vedere, gli
anni sono passati senza mai fare luce sulle torbide vicende. Nella
casistica delle morti violente e insolute rientra a pieno titolo l'uccisione
di Pier Paolo Pasolini, uno degli intellettuali più significativi del
dopoguerra, sbrigativamente liquidata come la fine di un omosessuale
che era andata a cercarsela lungo il crinale di una vita pericolosa. A
quarant'anni dall'omicidio dello scrittore, la " verità ufficiale", figlia
della strategia della tensione di nero vestita, traballa in modo vistoso,
tanto da rilanciare la tesi di un odioso delitto politico. Insomma,
Pasolini come Matteotti.
DUBBIO. Quest'anno Charlie Brown di primavere ne fa sessanta
regalandoci sempre tante piacevoli letture, ma lasciandoci anche un
amletico dubbio che purtroppo è destinato a restare senza risposte.
"Colpa " di Charlie Schulz, l'autore conosciuto in tutto il mondo per
avere creato le strisce dei Peanuts, che se n'è andato nel 2000 portando
con se il segreto dell'incipit diventato un vero e proprio tormentone
universale: quello che il cane Snoopy pone all'inizio del suo romanzo
mai scritto con la famosa frase "Era un notte buia e tempestosa..." Ma a
pensarci bene forse un seguito non era necessario. L'enigmatico inizio
parla da sé. Messo a confronto con la realtà odierna quell'esordio
narrativo mai completato ma carico di presagi dice che nella notte buia
e tempestosa ormai già ci siamo dentro, immersi fino al collo.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Lo smart work
nella legge di stabilità
Attorno al telelavoro (smart work) qualcosa si muove. Dopo molti
anni in cui le parti sociali hanno preferito stipulare accordi
nazionali, locali e di impresa, temendo che ogni legge avrebbe
irrigidito una forma di lavoro da sperimentare
di Patrizio Di Nicola
Tra le molte innovazioni presenti nella legge di stabilità 2016 vi è
anche la possibilità per le aziende di utilizzare una nuova forma di
prestazione lavorativa, definita “lavoro agile”, che consiste nello
svolgere la propria opera fuori dei locali dell’azienda, sfruttando
l’elevato livello di digitalizzazione che caratterizza ormai una grande
quota di attività produttive. L’articolato, che prende la forma di decreto
collegato alla norma principale (e che per inciso innova anche le tutele
previste per il lavoro autonomo, proponendosi di sanare alcune
eclatanti ingiustizie previdenziali che colpiscono i professionisti senza
albo), deriva in buona parte dalla proposta di legge sullo Smart Work
presentato a inizio 2014 dalla deputata Alessia Mosca e altre colleghe.
Tale proposta prendeva spunto a sua volta da una ricerca condotta dal
Politecnico di Milano, la quale sosteneva come fosse giunto ormai il
momento di andare oltre l’idea tradizionale di telelavoro, che veniva
percepito come troppo “pesante” per aziende che fanno della
flessibilità il loro modo di operare. Allo Smart Work faceva esplicito
riferimento anche il testo originale dell’art. 14 della Riforma della
Pubblica Amministrazione (Legge 7 agosto 2015, n. 124), che
prevedeva il coinvolgimento di almeno il 20% del personale. Nell’iter
parlamentare l’articolo ha poi perso il riferimento anglofilo,
affermando invece che gli enti avrebbero dovuto utilizzare telelavoro e
“nuove modalità spazio-temporali di svolgimento della prestazione
lavorativa” per almeno il 10% del personale nei successivi tre anni.
Insomma, attorno al Telelavoro/Smart Work/Lavoro Agile qualcosa
si sta muovendo anche a livello legislativo. E ciò dopo molti anni in
cui le parti sociali hanno preferito stipulare accordi nazionali, locali e
di impresa, temendo che ogni legge in materia avrebbe irrigidito una
forma di lavoro emergente e ancora da sperimentare, lasciando alla
sola pubblica amministrazione il compito di regolare il telelavoro per i
propri dipendenti in via legislativa.
Chi scrive segue le vicende del telelavoro sin dalla metà degli anni
’90, avendone studiato vari aspetti sociologici (come ad esempio il
problema dell’isolamento dei telelavoratori domiciliari o le
innovazioni organizzative legate alla necessità di modificare i compiti
del management intermedio) sia in Italia che con studi comparativi
internazionali, e soprattutto avendo “aiutato” aziende grandi e piccole e
varie pubbliche amministrazioni a implementare il telelavoro nella
propria pratica organizzativa. Ciò, in qualche modo mi permette di fare
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alcune considerazioni sulla metamorfosi del telelavoro tra oggi, ieri e
domani…. Continua la lettura sul sito rassegna.it
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Dimissioni di Marino:
il tormentone continua
C’è davvero da chiedersi se il Sindaco (quasi) dimissionario abbia
coscienza degli effetti delle sue iniziative o se sia solo in una fase di
grande confusione determinata dalla crisi politica che sta
attraversando la Giunta capitolina.
(C.Co.) - L’unica notizia positiva per i romani è che almeno per ora la
giunta capitolina ha preso tempo per ragionare sulla pedonalizzazione
integrale di via dei Fori Imperiali, iniziativa lunare, sostanzialmente
inutile per i romani e dal sapore propagandistico, che alimenta solo la
rabbia dei cittadini nei confronti delle colossali inefficienze del
Comune.
A oggi tutte le ipotesi sembrano in campo, nessuna esclusa, ma tutte
debolissime. Dalla conferma delle dimissioni – il 2 novembre – al ritiro
delle stesse (annunciato in un tweet), dalle dimissioni in massa dei
consiglieri del PD alla formazione di una giunta formata tutta da
‘tecnici’.
Un pasticcio originato dallo stesso partito di maggioranza relativa il
cui segretario – che è anche il Presidente del Consiglio – annunciò
inopinatamente tramite la sua giornalista di fiducia al Corriere della
Sera, che Marino se ne doveva andare.
Dopo di allora Renzi scelse di non parlare più direttamente della
questione affidando la pratica politica “Roma, il PD e il suo Sindaco”
prima a Fabrizio Barca e poi a un commissario straordinario, Matteo
Orfini… Continua la lettura sul sito dell’avantionline
Da l’Unità online http://www.unita.tv/
Privatizzare le Ferrovie?
I dubbi della Uil in vista della privatizzazione di Ferrovie dello stato,
la Uil organizza una tavola rotonda ed espone le proprie criticità.
Uil-trasporti avverte: nel giro di dieci anni si rivelerà un’operazione
in perdita
Archiviata la privatizzazione di Poste italiane, il cui esito ha portato
nelle casse dello stato 3,4 miliardi di euro, il governo sta già pensando
a Enav e Ferrovie dello Stato. Nel disegno complessivo di Palazzo
Chigi, le prossime privatizzazioni serviranno a ridurre il debito
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pubblico, come promesso anche all’Ue, e renderanno più efficienti le
aziende coinvolte, aumentandone la produttività.
Tuttavia, “privatizzando le Ferrovie dello stato – denuncia il
segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo a Unità.tv – non si
tiene conto dei costi sociali connessi”. “Ho qualche dubbio che tramite
questa operazione si possa raggiungere il collegamento con
la popolazione più debole” sottolinea il sindacalista a margine del
convegno di Uiltrasporti che si è tenuto stamane a Roma.
Nell’incontro dal titolo ‘Privatizzazione del Gruppo FSI: dove va
la ferrovia?’, organizzato dal sindacato di categoria dei trasporti, si è
discusso sull’utilità di privatizzare o meno le Ferrovie dello stato; una
tavola rotonda in cui l’organizzazione sindacale ha espresso la propria
contrarietà a un eventuale spacchettamento del gruppo, invitando
Ferrovie e governo a un ripensamento.
“Quando le privatizzazioni si fanno per fare cassa –
evidenzia Barbagallo – vuol dire che non sono tarate per sviluppare
il trasporto ferroviario di questo paese“. “Piuttosto – aggiunge –
bisogna eliminare gli sprechi, le ruberie e non far pagare il trasporto
pubblico locale a prezzo di mercato”
Quanto alla maggiore competitività che si potrebbe raggiungere con
la privatizzazione, il leader della Uil spiega che “nel gruppo è stata
già fatta un aziendalizzazione, tant’è che si è recuperata efficienza,
competitività, ed economicità”.
Le criticità di Barbagallo vengono poi ribadite anche dal segretario
generale di Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi: “Riteniamo che nel giro di
10 anni la privatizzazione delle Ferrovie si rilevi un’operazione in
perdita per lo stato, soprattutto perché gli utili non verranno più
reinvestiti nella rete per ammodernarla, nell’interresse del Paese.
Se cedessimo il 40% dell’azienda – aggiunge Tarlazzi -, gli utili
generati verrebbero infatti redistribuiti agli azionisti”.
Vai al sito dell’Unità
Verso il festival di Pescara
MEDITERRANEO LAICO
Due film a Pescara, presso la libreria la Feltrinelli.
NÌGURI
di Antonio Martino, 47’, 2009
Lunedì 2 novembre 2015 ore 17.30
Il microcosmo di un piccolo villaggio calabrese di Sant’Anna, dove ha
sede uno dei più grandi campi d'accoglienza d'Europa, “invaso dai
Nìguri”, cioè i “neri” in dialetto calabrese
Antonio Martino, calabrese, giovane regista indipendente realizza da
anni film documentari sul rapporto complesso tra uomo e ambiente.
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Nìguri
Il MONDO DI NERMINA
di Vittoria Fiumi, 54’, 2014
Lunedì 9 novembre 2015 ore 17.30
Durante la guerra in Bosnia gli abitanti di un villaggio mussulmano
vengono in gran parte deportati o uccisi. I sopravvissuti fuggono
all'estero e solo tre famiglie decidono molti anni dopo di tornare…
Vittoria Fiumi é una regista e produttrice laureata in Antropologia
Visuale all'Università di Manchester (UK). Ha lavorato come
produttrice e regista di documentari per alcune OnG impegnate in
progetti in India, Africa dell'Est e Yugoslavia.
L’appuntamento successivo saranno le giornate centrali dell’ottavo
Festival mediterraneo della laicità sul tema
Laicità e
Cosmopolitismo
che si terranno presso l’Aurum di Pescara nei giorni 13/14/15
novembre 2015.
Vai al sito di ItaliaLaica
Sinistra per Israele Milano
vi invita a partecipare a una
MARATONA PER
YITZHAK RABIN
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La memoria di un uomo di pace nell’avvicendarsi delle immagini, dei
suoni e delle parole. Serata in ricordo del Primo Ministro di Israele e
Premio Nobel per la pace nel ventennale del suo assassinio.
Mercoledì 4 novembre 2015, ore 20.30
MILANO, PALAZZO MARINO,
SALA ALESSI, PIAZZA DELLA SCALA 2
La Sinistra per Israele celebra Yitzhak Rabin a vent’anni dal suo
brutale assassinio avvenuto per mano di Yigal Amir, un ebreo
israeliano religioso fanatico al punto di sentirsi investito dalla missione
di “salvare il progetto della Grande Israele”, che Rabin aveva
cominciato a smantellare.
L’appuntamento è per il 4 novembre, alle 20.30, nella Sala Alessi di
Palazzo Marino, dove politici, giornalisti e cittadini leggeranno
un’antologia di testi in onore di Yitzhak Rabin.
Durante la serata Miriam Camerini e Manuel Buda proporranno
brani musicali, sarà proiettato un breve filmato del Centro Rabin di Tel
Aviv e verrà illustrata l’iniziativa della Sinistra per Israele per
intitolare a Milano una via a Yitzhak Rabin, premio Nobel per la Pace.
A vent’anni dalla sua morte in Israele nessuno è stato capace di
raccoglierne l’eredità, fatta di coraggio, lealtà e credibilità. Ci hanno
provato prima Barak e poi Olmert, ma le loro iniziative di pace sono
fallite.
Oggi lo stato ebraico è governato da chi non solo non crede nella
pace con i palestinesi, ma anche si attiva per screditarne la prospettiva.
Al popolo israeliano si prospetta un conflitto infinito da gestire con la
forza delle armi e iniziative politiche fasulle.
Il contrario di quello che proponeva Rabin.
Oggi il Medio Oriente non è più lo stesso, ma la necessità di pace e
conciliazione non è venuta meno, è ancora più necessaria. Serve
visione politica, capacità di leadership. In Rabin avevamo visto tutto
questo e come Sinistra per Israele auspichiamo che in Israele qualcuno
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finalmente ne raccolga l’eredità per riprendere il cammino della pace
oggi lontana più che mai.
Hanno aderito tra gli altri: Silvia Brasca, Luciano Belli Paci, David
Bidussa, Paola Bocci, Manuel Buda, Miriam Camerini, Janiki Cingoli,
Silvia Cohen, Silvia Cuttin, Franco D’Alfonso, Gabriele Eschenazi,
Emanuele Fiano, Giuseppe Franchetti, Ruggero Gabbai, Stefano
Jesurum, Piergaetano Marchetti, Francesco Maria Mariotti, Anna
Momigliano, Daniele Nahum, Gabriele Nissim, Lia Quartapelle, Andrea
Riscassi, Milena Santerini, Arturo Schwarz, Bruno Segre, Liliana Segre,
JacopoTondelli, Simone Zambelli.
Si ringrazia il Gruppo consiliare
milanese del PD per la collaborazione
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
Cos’è questa associazione?
Chi ne fa parte?
Cosa vuole?
di Giorgio Morale
Segnalo una puntata di vivalascuola dedicata all'Associazione
TreeLLLe, quella che detta a Renzi le linee della politica scolastica: https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/10/19/vivalascuola-202/
I governi dell’ultimo ventennio stanno realizzando la scuola pianificata
da industriali e finanzieri, per i quali l’Associazione TreeLLLe si è
assunta il ruolo di “esperta” in faccende scolastiche.
Ecco allora la scuola modellata sull’azienda per rispondere agli
interessi dell’azienda. Aziende italiane, cioè aziende a bassa
tecnologia, che chiedono scuole e lavoratori a bassa cultura. In altri
tempi si sarebbe detto: la scuola dei padroni. Oggi diciamo: la
scuola di Renzi e dell’Associazione TreeLLLe.
Cos’è questa associazione? Chi ne fa parte? Cosa vuole? La
presentano in questa puntata di vivalascuola Pietro Ratto e Michela Di
Paolo. Mentre Giuseppe Nicolao, Massimo Calcalella e una nota
congiunta di Alvaro Berardinelli, Francesco Mele, Vincenzo Pascuzzi
e altri dimostrano la falsità di alcune affermazioni del suo presidente
Attilio Oliva.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo
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(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
La finanziaria del 2016
Tra propaganda
e recessione
La finanziaria del 2016 corrisponde a quanto dichiarato dal Capo del
Governo, e cioè che è una norma volta a favorire lo sviluppo?
di Dario Allamano, Labouratorio Buozzi Torino, Aderente al Gruppo di Volpedo e a Rete Socialista
La finanziaria del 2016 corrisponde a quanto dichiarato dal Capo del
Governo, e cioè che è una norma volta a favorire lo sviluppo?
In piccola parte si, ma soprattutto è una finanziaria molto attenta al
breve periodo, alla propaganda utile per una eventuale campagna
elettorale, che rinvia a tempi lontani il necessario risanamento dei conti
italiani, unica soluzione per riconsegnare all’Italia le leve per avere
risorse da redistribuire e da investire, e per poter realmente avviare il
circolo virtuoso della “domanda aggregata”.
A tutt’oggi il costo del debito è superiore a più di 80 miliardi di euro
annui, e per il pagamento degli interessi si utilizzano risorse pubbliche
che dallo Stato vanno ai sottoscrittori del debito. È un atto che
conferma che la redistribuzione c’è, ma sta avvenendo in una direzione
prevalente: verso le grandi strutture finanziarie.
Proviamo a spulciare nei vari capitoli che il capo del Governo ha
magnificato e cerchiamo di capire perché non si può dire che questa
finanziaria provveda ad una equa redistribuzione delle poche risorse
disponibili.
Innanzitutto il primo dato che balza all’occhio è che è una manovra
basata soprattutto su un aumento del debito, un 2,2% virtuale di deficit
, che, se non riequilibrato da un consistente sviluppo economico (una
crescita del PIL superiore all’1,5%), non genererà nuove risorse,
trasformandosi inevitabilmente in un ulteriore aumento del debito.
Il secondo atto messo in cantiere, l’abolizione di IMU e TASI,
conferma la direzione sbagliata (o meglio propagandistica) di questa
finanziaria. È sbagliata sia dal punto di vista finanziario, perchè sottrae
agli Enti Locali le uniche fonti di reddito autonome, sia dal punto di
vista politico: è l’ennesima operazione centralizzatrice messa in atto in
questi anni, che consegna nelle mani del Governo un formidabile
mezzo di pressione: la copertura (promessa) del mancato gettito con
fondi pubblici. Gli Enti Locali saranno sempre di più terminali del
potere esecutivo e sempre meno Enti autonomi.
Taluni obietteranno che il caso Roma (ma non solo) autorizza questo
“commissariamento” di fatto dei Comuni. Anche in questo caso però la
soluzione doveva essere più autonomia e più responsabilità e meno
ristorni dal centro. L’esperienza di questi anni dovrebbe averci
insegnato che le coperture dei deficit a piè di lista (casi Roma, Napoli
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ecc.) non hanno mai funzionato. Solo la responsabilità di dover
richiedere ai residenti sul proprio territorio le fonti necessarie per
coprire i buchi (e le buche) può rendere responsabili quegli
amministratori che vivono di spese ad libitum.
L’abolizione di IMU E TASI è poi un problema anche da punti di
vista dell’ipotetico rilancio dei consumi, la quota di imposte
risparmiata è bassa, soprattutto per chi avrebbe bisogno di redditi
aggiuntivi per riprendere a consumare di più e meglio. La media
nazionale è di 180 euro pro capite, per cui molto limitata, ma
soprattutto perché, come dice Banca d’Italia, è percepita come una
imposta ballerina, e l’eventuale risparmio tende ad essere accantonato
a copertura di future nuove tasse.
Sarebbe stato molto più serio, ed in grado di incidere molto di più
sui consumi (e sull’evasione), un intervento sull’IVA che oggi ha
raggiunto aliquote in grado di uccidere qualsiasi propensione al
consumo, e nel contempo agevola i furbetti dell’evasione. Alzi la mano
chi non ha mai ricevuto in Italia la tipica domanda dall’evasore di
turno: “vuole la fattura o no? Se la vuole il servizio costa il 20% in
più”. Personalmente sono sempre più convinto che nell’ultimo
passaggio, dal fornitore di servizi al consumatore, l’IVA debba avere
una aliquota bassissima, meglio ancora nessuna aliquota. È forse
tempo di ritornare a ripensare la vecchia IGE (Imposta Generale sulle
Entrate) in vigore sino al 1973, che faceva pagare l’imposta sul giro
d’affari. Una Imposta sulle attività economiche l’Italia la si sta tra
l’altro sperimentando da anni sulla pelle delle aziende che non possono
eludere l’emissione della fattura, si chiama IRAP.
Mantenendo poi in vigore (invece di eliminarlo) l’obbligo di
pagamenti tracciabili per le transazioni superiori ai 1000 euro, e
l’obbligo della ricevuta (o scontrino fiscale di revigliana memoria) per
quelle fino a 1000, si riuscirebbe a tracciare, se non a definire con
precisione, i giri d’affari di quella “buona borghesia” dell’evasione
(dentisti, cliniche private ecc.), che ognuno di noi conosce ma non ha
la forza di denunciare.
La cancellazione di quell’obbrobrio delle clausole di salvaguardia
della finanziaria del 2015 (aumento di IVA e accise al mancato
raggiungimento degli obiettivi) è solo un fatto di semplice buon senso,
non la si può spacciare come azione per il “rilancio” dello sviluppo,
comunque anche in questo caso la cancellazione avviene a “debito”
utilizzando quell’aumento di deficit che l’Europa ci concede.
A questo punto immagino che leggendo questa mia riflessione molti
penseranno che il sottoscritto si è iscritto al club dei tedeschi (a parte il
fatto che già il mio cognome può essere sospetto) , ebbene io credo che
solo uno Stato non sottoposto al ricatto dei sottoscrittori del debito può
avere una sua vera autonomia. Non è l’euro che ci uccide, bensì l’aver
finanziato, in nome di un keynesismo d’accatto, spese improduttive ed
una burocrazia pervasiva ed inefficiente.
Il non aver saputo fare per tempo quelle operazioni necessarie nel
momento in cui spariva l’unica leva che per decenni aveva “salvato”
l’Italia: le svalutazioni competitive che davano fiato all’export italiano,
ha contribuito e non poco all’affossamento della nostra economia.. È
questo l’errore tremendo che i governi che si sono susseguiti in
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questi vent’anni hanno scaricato sulle spalle degli italiani, non aver
raccontato la verità ai cittadini, imbonendoli come Berlusconi (o
rabbonendoli come Prodi) sull’idea di vivere in un paese tra i più solidi
nel mondo.
In conclusione oggi ci troviamo di nuovo di fronte ad una ennesima
manovra fintamente “espansiva”, utile al massimo per una buona
propaganda a base di slides, ma non in grado di portare l’Italia fuori
dal tunnel, anche perché, se sono vere le ipotesi di prossima recessione,
derivante dalla latente crisi cinese e dal suo impatto sui consumi
globali, tutto il castello costruito in questi mesi rischia di rivelarsi per
quel che è: un castello di sabbia.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.