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AIUTIAMOCI A CRESCERE · crescere bene e dare frutto ha ... Anche le sconfitte insegnano e se...

Date post: 21-Feb-2019
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1 AIUTIAMOCI A CRESCERE...
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AIUTIAMOCI ACRESCERE...

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M

Hanno collaborato: Gaetano BragantiniArmando Lenotti

Luisa NadaliniCarlo Mocci

P. Giorgio PellegriniAttilio Rossi

Carlo Venturi

Nostri Testimonial:Giuseppe MagagnaGiancarlo Morbioli

Walter Segala

Vignettista:Giorgio Martini

che ringraziamo

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Prefazione

La nostra attenzione e la nostra ricerca hanno lo scopo di individuare situazio-ni che possono in qualche modo portare a comportamenti non corretti di vita. In altre parole, confidiamo sull’utilità di poter “giocare d’anticipo”.

L’esito del nostro studio, del nostro cercare, ci ha aperto alla realtà giovanile nelle sue molteplici diversità.

Ci ha portato ad esaminare situazioni e valori (principi di riferimento) che si manifestano già in età adolescenziale, ma destinati inevitabilmente ad accompa-gnare e coinvolgere la persona per tutto l’arco della vita.

Per spiegarci meglio, prendiamo come esempio la crescita di un albero. Per crescere bene e dare frutto ha bisogno di terreno adatto, buona semina, conci-me, sostegni, potature, di certo ordine, di essere cioè opportunamente seguito e curato.

Così per la persona. Ci sono passaggi simili che vanno rispettati (tempi/modi). Se non ce ne occupiamo o interveniamo male o in ritardo non abbiamo i risultati sperati e siamo costretti a recuperare in qualche modo, con ripercussioni sociali anche sul piano economico.

Siamo convinti, seguendo la metafora dell’albero, che l’adole-scente può crescere bene se tutti quelli chiamati a interessarsi del suo crescere si impegnano e si affaticano in accordo tra loro.

E da qui nasce il concetto di corre-sponsabilità formativa dei diversi interventi, delle differenti capacità.

Le note che seguono, lo speriamo viva-mente, potranno dare un contributo utile, aiutando la riflessione sulla per-sona nel suo divenire.

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Vivere o consumare la vita?Una risposta soddisfacente potremo darla alla fine del nostro incontro, dopo

aver fatto qualche riflessione su un tema che riguarda tutti nel tempo, costante-mente perché sempre attuale.

Vivere la vitaConsiste nell’impiegare al meglio ogni energia disponibile.Si concretizza nel pensare un progetto di vita, prendere una direzione verso un

traguardo che possa dare un senso, uno scopo al nostro esistere.Diventa importante se riusciamo a dedicarla alla realizzazione di qualcosa di

utile, per noi stessi e per gli altri.

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Consumare la vitaSignifica sprecare, spendere il tempo disponibile vivendo alla giornata, senza

un progetto minimo da seguire, senza una direzione precisa, con frequenti devia-zioni.

Ci si accontenta di soluzioni di ripiego, spesso prive di logica, di senso, che portano verso il basso, con il pericolo di buttare via tempo prezioso per poco o niente.

Non si pensa, non ci si interessa ad un possibile futuro. L’impegno, quando c’è, è saltuario o insufficiente, privo di prospettive. Il risultato è uno spreco del tem-po e il consumo della vita.

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LibertàE’ un tema a dir poco complesso e vasto, sul quale si sono espressi pensatori di

alto profilo.Noi cerchiamo di estrapolare, di scegliere alcuni concetti semplici ma utili, per

aprire il nostro incontro. Premesso che la nostra costituzione riconosce e tutela come inviolabile la

libertà individuale, tentiamo di spiegare in che cosa consiste, evidenziandone i contenuti più largamente condivisi.

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In linea di massima libertà significa agire a piacimento, ma sempre nel rispetto delle altre libertà: ‹ comportarsi, quindi, in modo da non recare danno agli altri, senza

invadere “sfere di influenza altrui”; ‹ agire senza costrizioni, senza imposizioni, rispettosi di un principio di

uguaglianza.

!!!

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L’insieme di libertà individuali possono coesistere nel reciproco rispetto in presenza di una norma (legge in vigore) e di consuetudini consolidate nel tempo.

In altre parole, vivendo in una società civile (collettività di persone), le limita-zioni alle libertà individuali sono necessarie e utili perché facilitano una pacifica convivenza tra individui.

La legge considera la persona soggetto/oggetto di uguali diritti/doveri, di rego-le di comportamento che la nostra libertà è chiamata a rispettare per un comune vivere civile.Possiamo cioè esercitare la nostra libertà, ma ci sono delle condizioni, dei limiti da os-servare. Così facendo si tende a limitare, ad escludere eccessi di prepotenza, di autorità..

ResponsabilitàUna cosa è certa e cioè che la maggior libertà comporta inevitabilmente una

maggiore responsabilità.La responsabilità va intesa anche come conoscenza e rispetto dei limiti entro

i quali posso agire e delle condizioni poste dalla legge e dalle abitudini condivise per il bene comune.

La responsabilità richiama ed esige una consapevolezza di ciò che si può o non si può, riferito alle scelte che si vanno a prendere.

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Libertà di sceltaScegliere comporta inevitabilmente anche rinunciare a ciò che viene escluso.La libertà di scelta porta una gratificazione, ma nel contempo può essere causa

di una sofferenza per la privazione (rinuncia per il non scelto) che si accompagna alla scelta fatta.

Le scelte operate consapevolmente, fatte cioè con la mia volontà e le mie cono-scenze, denotano una preferenza ed esprimono i valori della persona.

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Bisogna dubitare delle scelte superficiali, pre-se in modo affrettato, nell’ignoranza (non co-noscenza) perché più facili e comode o in realtà scelte dagli altri al posto nostro. Queste scelte portano quasi sempre a risultati di poco conto, effimeri e insoddisfacenti, se non negativi, la-sciando l’amaro in bocca. A volte gli adulti ve-dono più lontano di un ragazzo e possono essere utili le loro indicazioni per decidere (genitori, insegnanti, ecc…), ma è comunque importante che ci sia una condivisione e non un adattamen-to senza convinzione.

Vi sono poi scelte di periodo (tempo-ranee) riferite cioè ad un breve lasso di tempo e altre invece destinate a durare nel tempo, i cui ef-fetti cioè perman-gono per un perio-do lungo anche una vita.

Ci sono poi scelte miste, ad esempio sceglie-re gli studi dopo le medie è una scelta a breve termine, ma siccome condizionerà il futuro può anche diventare a lungo termine.

Bisogna essere prudenti quando si vuol “pro-vare”, quando si è attratti cioè da “cose nuove”, senza averne la minima conoscenza.

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Io che cambioMi accorgo che sto crescendo come persona nel

suo insieme. Diventare “persone adulte”, nel significato pieno

della parola, costa fatica, attenzione e coraggio.Ci vuole consapevolezza!

Il cammino che porta a diventare persona adulta richiede attenzione e interesse su ciò che mi può cambiare, che può modificare gli aspetti (tre dimensioni) fondamentali del mio essere individuo, che condiziona il mio vivere:‹ corpo (materia tangibile, che distingue esteriormente);‹ intelletto (immateriale, attività della mente, pensiero, ragione);‹ affetti/principi morali/ spiritualità (dimensione immateriale), che va a costituire la “spina dorsale interiore” (l’animo umano).

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Conseguentemente possiamo intendere una vita fisica, intellettuale, spirituale e considerare gli “adatti alimenti” per le tre dimensioni al fine di tendere ad un auspicabile benefico equilibrio, ad un’armonia di vita.

IdentitàPer quanto detto in precedenza, è più agevole comprendere il concetto di identità

e rapportarlo, confrontarlo con la nostra realtà vissuta.

Chi sono e chi non sono?

E’ necessario abbandonare “la superficie” e sapersi guardare dentro nelle tre dimensioni, esaminare le nostre relazioni, perché sono gli altri che incontrandoci, possono indirettamente fornirci un punto di vista qualificato su chi siamo e come ci poniamo. In ultima analisi dirci che cos’è che ci contraddistingue.

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‹ come mi vedo e come mi vedono gli altri? ‹ chi sono e chi voglio diventare? ‹ come mi relaziono con il

prossimo? ‹ chi frequento? ‹ partecipo alle decisioni o subisco?

Esprimo cioè la mia volontà o vado al traino e mi faccio facilmente condizionare? ‹ ho mie convinzioni, miei valori da difendere? ‹ in che cosa trovo interesse e mi applico?

Da parte nostra, per capire chi siamo realmente, dobbiamo porci alcuni interrogativi:

Le convinzioni importanti che ho, i valori che mi accompagnano come bussola nella vita devono essere utili per il bene comune.

Devono portare beneficio a me, alla mia famiglia e alla comunità: ‹ rispetto/tolleranza, ‹ altruismo/solidarietà, ‹ pazienza, amicizia, ‹ volontà ben indirizzata, ‹ desiderio di giustizia/uguaglianza.

Al contrario, se mancano sia convinzioni che valori, ma mi lascio facilmente condizionare dagli altri, è come se mi lasciassi guidare in mare aperto da una bussola smagnetizzata, che non segna più la direzione giusta da seguire.

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Rispetto per la natura e l’ambienteUn altro valore molto importante che ci deve accompagnare nella vita è il rispet-

to della natura e dell’ambiente in cui viviamo. Tutti sappiamo che l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ha delle conseguenze molto negative sulla nostra salute. Bisogna quindi impegnarsi, ognuno nel proprio piccolo, per preservare l’ambiente che ci circonda dall’inquinamento e fare della Terra un posto migliore in cui vivere.

“La tutela dell’ambiente è una sfida per l’umanità, perché si tratta di un bene destinato a tutti”.

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Impegno e sacrificioSono da profondere con generosità

per crescere e migliorare secondo un progetto di vita maturo nel quale ho detto la mia, ho fatto la mia parte, coerente alle scelte fatte e possibili per le mie risorse.

Mi impegno al massimo, affronto una “benefica” fatica aiutando anche altri che non sono in grado di farcela in modo dignitoso, di provvedere alle proprie necessità.

Obiettivi/traguardiIn ogni stagione della vita l’individuo manifesta desideri, fa progetti che cerca

di realizzare.Detto questo ribadiamo l’importanza di prendere l’abitudine di scegliere una

direzione di vita sulla base di un progetto, che ci aiuti a crescere e a incamminarci verso un risultato utile.

Non tutto riesce alla prima volta, ne tan-tomeno facilmente; bisogna ritentare con decisione, ben determinati, a rimanere in corsa.

E’ sempre positivo e incoraggiante un atteggiamento interiore che non si dà per vinto, che accetta altre sfide con la voglia di superarle.

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Ce l’ho fatta!Ce l’ho fatta!Il risultato tanto atteso e per il

quale ci siamo seriamente impegnati è stato raggiunto. Bene!

Accresce la fiducia nei propri mezzi, volontà e coraggio si fortificano e possiamo pensare positivamente a nuove prove.

L’esperienza acquisita aiuta ad aiutare altri in difficoltà, ci spinge ad incoraggiare ad essere solidali, a non rinunciare, a non deviare.

Anche noi possiamo trovarci in analoghe situazioni di bisogno, di difficoltà e se abbiamo aiutato generosamente, possiamo sperare che il bene ci ritorni sotto forma di bene, perché la solidarietà è contagiosa.

La “buona semina” porta un “buon raccolto”.

Nessun vanto, mantenersi umilmente consapevoli delle proprie capacità, disposti a dare di più se le circostanze lo richiederanno.

E’ bello e costruttivo tenersi “misurati” ed equilibrati, in vista di ulteriori utili impegni.

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Non ce l’ho fatta!Anche le sconfitte insegnano e se accolte con maturità aiutano a capire le cause

dell’insuccesso e ad aumentare l’esperienza. Ma è segno di maturità anche tenersi lontano da sconfitte che si possono evitare. Se però capitasse è importante ricono-scerle, aiuta a sentirsi nel dovere di migliorare, aiuta a perdonarsi e ad accettare nella vita anche gli errori degli altri.

L’esperienza derivante dagli errori fatti e riconosciuti, aumenta la maturità di una persona.

Gli insuccessi sono inevitabili e ci accompagnano lungo tutto il cammino della vita.Accettiamo come conforto quanto suggerisce un vecchio proverbio giapponese

(tratto dalla tecnica judo): “una vittoria non potrà mai insegnare ciò che insegna una sconfitta”.

Reagisco positivamente

L’insuccesso lascia il segno ma non mi abbatte.

Non mi arrendo, né mi scoraggio. Rivedo progetto, percorso e mezzi che mi han-no portato alla sconfitta e ne traggo sag-gi insegnamenti, pronto a riprovare, ad affrontare con coraggio e spirito di sacri-fico nuove sfide, nuove difficoltà.

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Subisco Non ho sufficiente forza

per reagire, per rialzarmi e rimettermi in corsa.

Mi sento provato e fortemente disorientato e deluso, incapace di accettare l’insuccesso.

Credo di essere solo nell’affrontare la sconfitta e le sue conseguenze e attorno a me avverto poca stima nei miei confronti. Per quanto inaspettata e pesante possa essere una sconfitta e le sue conseguenze, devo cercare di farmene una ragione, devo saper rialzarmi ad ogni costo, ma non ce la faccio!

Corro il rischio di lasciarmi tentare da pericolose deviazioni, da scorciatoie apparentemente facili, da scappatoie o fughe dannose dalla realtà di sofferenza che sto vivendo.

Sono in pericolo, sono a rischio! Che cosa posso fare? Cosa sono in grado di fare per non soccombere, per ripartire, per ripropormi?

Devo prima di tutto “usare la testa”, e chiedere aiuto a persone fidate che mi

vogliono bene, che vogliono veramente il mio bene e grazie al loro supporto

posso imparare a reagire, a riprendere il cammino. La sconfitta condivisa

con qualcuno che ha ben chiara la strada sicura da riprendere è meno dura da sopportare e conforta che il cammino ripreso è compiuto a ragion veduta. Forza, tornerà il sereno!

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Scelte alternative pericolose e dannoseScelte alternative pericolose e dannoseSe non riesco a superare il momento critico, mi scoraggio, vengo piegato dalla

sconfitta e mi arrendo. Corro il pericolo di essere fortemente tentato da deviazioni di percorso sconosciute, che non so dove portano.

Il cervello non mi aiuta, non sento la forza. Allora rischio di ricorrere ad alternative. Mi rifugio seguendo proposte ingannevoli che mi porteranno in una situazione più grave e peggiore di quella di partenza, spesso in un vicolo cieco.

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Può succedere che, se seguo senza riflettere suggerimenti negativi di persone in difficoltà, finisco per complicarmi la vita, andando incontro a pericoli molto, molto gravi: ‹ la dipendenza da alcool, fumo, droga; ‹ eccessi verso il cibo; ‹ l’uso sconsiderato di videogiochi e di personal computer.

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Al riguardo è utile ricordare un detto orientale (in merito all’uso dell’oppio) che recita così: “quando è la droga (o una cattiva abitudine in genere) che comanda, sei in forte pericolo e cerca in fretta di riprenderti la libertà, l’indipendenza”.

Dipendenze ed eccessi portano a: ‹ disordine, ‹ squilibrio, ‹ malattia, ‹ incapacità di reazione (apatia), ‹ solitudine/difficoltà nei rapporti, ‹ perdita di libertà e di identità ‹ modifica irreversibile del carattere, ‹ fallimento delle relazioni di amicizia e affettive, ‹ isolamento dalla società. con la conseguente distruzione della

persona, compromettendo gravemente la “salute” di corpo, mente e spirito.

Dalla dipendenza e dagli eccessi si può, sia pur faticosamente, uscire. Ma subito, il giorno dopo può essere troppo tardi.

E’ necessario cercare dentro di noi un desiderio di riscatto e una volontà di cam-biamento, ricorrendo con fiducia all’aiuto dei familiari, di amici sicuri, di perso-ne che vogliono il nostro bene perché ci amano veramente.

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Dipendenze ed eccessiTendono a prendere possesso della vita, a rubare l’esistenza.Un fatto è certo: bisogna vigilare, ricordando che ogni abitudine dannosa

all’inizio non si vede come danno, avvolge la persona come il filo sottile di una ragnatela, che consolidandosi nel tempo, diventa un cavo robusto dal quale è difficile liberarsi.

Per superare momenti difficili non è consigliabile ricercare la condivisione di “sballi” di gruppo, come anestesia temporanea o come “simpatico” passatempo.

Questi comportamenti, a lungo andare, portano a situazioni fuori controllo con dei costi altissimi, anche sul piano economico, sia per l’individuo che per la società in cui viviamo.

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Riflettiamo insiemeDopo aver considerato con voi aspetti e situazioni del vivere quotidiano e aver

illustrato quanto è efficace la fase di prevenzione (giocare di anticipo), sottoline-iamo l’importanza dei comportamenti positivi, che utilizzano correttamente la li-bertà di scelta e rendono consapevoli e responsabili del progetto di vita nella sua evoluzione.

I benefici individuali e sociali non tarderanno a venire e con essi anche le rela-tive soddisfazioni: ‹ indipendenza, ‹ equilibrio/armonia, ‹ salute, ‹ capacità di relazione (energia), ‹ salvaguardia della libertà e identità.

Sviluppo e salvaguardia della persona sono assicurati e permettono di “vivere la vita” in armonia con sé stessi e con gli altri.

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L’intervento chirurgico (laringectomia)

In cosa consiste l’intervento chirurgi-co di laringectomia totale?

Viene asportata completamente la la-ringe. L’intervento separa definitivamen-te la via digestiva da quella respiratoria, abboccando la trachea alla cute (stoma). L’aria non passerà più dalle vie normali (naso e bocca) ma solo attraverso lo sto-ma, posto alla base del collo. Lo stoma deve essere tenuto pulito per consenti-re una buona respirazione e riparato da corpi estranei.

E’ possibile comunicare in modo nuovo?

L’apprendimento della voceLa laringe è un piccolo organo che ha

molte funzioni: permette il passaggio dell’aria ai polmoni, si oppone all’ina-lazione dei cibi e/o dei liquidi, è la sede delle corde vocali. La propria voce…è qualcosa di unico, che permette a noi e agli altri di riconoscerci anche quando non è possibile vederci; inoltre la voce esprime il nostro pensiero e i nostri sentimenti. E’ l’espressione del nostro Sé. La sua assenza quindi cambia il modo di proporsi, di esserci nel mondo.

Da più di 100 anni vi sono persone che sono state laringectomizzate; tutte han-no trovato strategie per comunicare e in seguito hanno insegnato agli altri le loro esperienze e i loro sistemi di comunicazione. Grazie alla professionalità di Foniatri e Logopedisti, il paziente laringectomizzato può apprendere una voce accessoria chiamata voce “esofagea”, con cui comunicare. L’organo utilizzato è l’esofago, non più le corde vocali, che sono state asportate insieme alla laringe. Quindi l’esofago,

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quando non esistono ostacoli di natura organica o funzionale, servirà per una duplice funzione: il trasporto del cibo e la funzione fonatoria.

La voce esofagea ha caratteristiche però più maschili, per cui per le donne che sono state operate risulta ancora più difficile appropriarsi di questa abilità.

Un’altra conseguenza dell’intervento chirurgico è la diminuzione della capa-cità gustativa e olfattiva. Con esercizi mirati e con il passare dei mesi, è pos-sibile una percentuale variabile di recu-pero.

Gli esercizi sono di complessità cre-scente. Per produrre la voce esofagea sono necessarie 4 fasi fondamentali:

‹ 1. espirazione (per impedire all’aria dei polmoni, che esce dallo stoma, di disturbare la voce esofagea); ‹ 2. rifornimento d’aria in esofago; ‹ 3. produzione della voce esofagea ( grazie alla vibrazione del tratto esofageo); ‹ 4. articolazione dei suoni prodotti.La scuola per pazienti laringectomizzati si propone, grazie all’acquisizione

della nuova voce, il reinserimento a pieno titolo nella quotidianità e l’autonomia comunicativa.

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Per un messaggio efficace

Chi meglio di voi può dare agli incontri anti fumo e anti alcool nelle scuole, il contributo più valido? Chi meglio di voi possiede l’antivirus più adatto per “vaccinare” gli adolescenti, maschi e femmine, contro quella dipendenza? Chi meglio di voi ha la forza persuasiva del-l’esempio? Detto questo, vorrei chiarire quali sono le caratteristiche

necessarie per elaborare e trasmettere nel modo più incisivo un messaggio: ‹ deve essere “chiaro” e “semplice” ‹ deve stimolare l’interesse del-l’uditorio ‹ deve essere breve e conciso ‹ si deve ricordare con facilità.

È fondamentale tener presente che la comunicazione non è solo verbale, è anche non verbale. Ossia un messaggio può arrivare anche in modo non diretto.

Un messaggio più è “pensato” e “vissuto” da noi e più raggiunge il massimo livello di efficacia nel tempo. Sarebbe auspicabile che assieme, tutti noi, costruissimo delle “schede di lavoro”, delle “linee guida” che poi ognuno saprà filtrare attraverso la propria personalità e adattare all’uditorio. Quali sono le cose da non fare e gli errori da evitare?

Una risposta esauriente potrebbe venire da un’inchiesta fra tutti i lettori per mettere in luce le varie problematiche da segnalare all’Associazione.

Quando esiste un deficit della voce e/o dell’udito, non è da sottovalutare un particolare: guardarsi in faccia per meglio intendere e farsi intendere.

È importante, inoltre, come ci presentiamo al giovane uditorio: da noi deve trasparire attraverso il sorriso, calma, serenità, concentrazione mentale, convinzione. Anche questi sono messaggi efficaci.

E non dimentichiamo che anche dai più piccoli, dai più semplici possiamo sempre imparare ed arricchire il nostro modo di comunicare.

prof. G.F. Garusi

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Una testimonianzaOggi ho 56 anni. Ricordo che la prima sigaretta

l’ho messa in bocca a 16 anni, più per spirito di emulazione che per piacere, quando sono entrato nel mondo del lavoro.

Da allora, fino al momento in cui mi è stata scoperta la malattia, non ho più smesso di fumare, se non per brevi periodi, arrivando a consumare la bellezza di 40 sigarette al giorno.

Due anni fa, in seguito ad un abbassamento di voce più insistente del solito, mi sono rivolto ad un specialista, il quale visitandomi mi ha subito diagnosticato un tumore alla laringe.

A una settimana dalla visita ho subito l’asportazione delle corde vocali e della laringe.

Da allora tutto è cambiato in me. E’ una mutilazione difficile da accettare, che ti deprime psicologicamente, sia perché dopo l’intervento cambia in parte la tua fisionomia e fai fatica a riconoscerti, sia perché intorno a te, per lo meno questa è stata la mia sensazione, si crea il vuoto: tanti parenti e tanti amici spariscono e rimani solo a combattere contro la paura della malattia e il suo decorso.

L’unico sostegno l’ho avuto dalla moglie e dai figli che mi hanno aiutato ad accettare la mia nuova identità psico-fisica.

Un grosso aiuto me l’ha dato anche la scuola che non smetterò mai di ringraziare. Infatti, attraverso i suoi rieducatori sono riuscito ad imparare il meccanismo per comunicare con gli altri e questa è stata per me una grande conquista.

La vita di un laringectomizzato. Prima e dopoLa mia vita di persona (normale) era piena in tutti i sensi, avevo tanti amici,

tante (amiche), tanti impegni sociali ed una famiglia e dei figli, mi consideravo una persona felice come tutti.

Il dopo. Tutto è cambiato dopo l’intervento. Prima cosa è stato che non potevo più parlare come prima, tutti i miei amici erano spariti. Forse era una mia sensazione. La mia famiglia mi è stata vicino, ma mia moglie non riusciva più a capirmi; gli impegni sociali si sono diradati però io non cedo forse vivo di illusioni, vorrei dirvi tante altre cose, ma preferisco vivere la mia nel mio intimo”.

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