“Anch’io nella mia vita mi sono trovato di fronte a una
quantità di problemi irreali, quando cercavo di superarli,
incappavo nella mia stessa impossibilità. Profondamente
radicati nel mio intelletto, custodivo principi che mi
limitavano e mi impedivano di andare avanti. La storia della
mia famiglia è stata la culla delle mie limitazioni. Prima che
nascessi e addirittura prima che fossi concepito, ero già stato
programmato per crearmi una porta stretta che mi avrebbe
tenuto prigioniero.
In generale, tutti viviamo problemi difficili e a volte anche
terribilmente dolorosi, che sono semplicemente il frutto della
nostra immaginazione, pure creazioni della nostra mente”.
Alejandro Jodorovski
2
Sto cercando di capire, sto cercando di educarmi
Ho ormai concluso lo studio del testo di D. Goleman “Intelligenza emotiva”
trovandovi tante conferme sulle questioni che mi interessano maggiormente
nell’ambito della prevenzione del disagio giovanile e nell’ambito degli ostacoli
psicologici che limitano le nostre aperture alla comunicazione e la nostra libertà.
I - In molte scuole degli Stati Uniti impostano programmi di educazione emozionale
partendo dall’ultimo anno della scuola materna fino alle scuole superiori, chiamati in
vari modi:” Scienza del sé”- “Educazione affettiva” – “Competenza sociale”
ottenendo risultati quantificati statisticamente in termini di prevenzione della
devianza, diminuzione delle dipendenze dall’uso di sostanze e aumento dei
comportamenti pro-sociali (2).
Ed io da 2 anni mi attivo per divulgare percorsi di competenza relazionale per
insegnanti, ragazzi e genitori.
II - Da mesi, mi chiedevo come mai le mie soglie di eccitabilità siano così basse: mi
basta pochissimo per turbarmi o commuovermi, per perdere la pazienza, provo
sensazioni fisiche di trattenimento del respiro i di affanno che mi ricordano quelle 3-4
crisi di panico che ho avuto nel 2005 e quando ho letto della possibilità della mente
emozionale di tenere sotto sequestro la parte razionale del cervello e delle sue
caratteristiche di funzionamento fisiologico e sociale, ho provato una grande
soddisfazione perché all’inizio di quest’anno avevo capito che funzioniamo come un
flipper. (3)
Nel senso che tutto è molto veloce, che basta un piccolo segnale interno o esterno per
attivare circuiti, banche dati di esperienze precedenti, per auto alimentare i processi
profondi della vita psichica e, per quanto si sappia quali siano le priorità
comportamentali, si tende ad esser giocati da quei rimbalzi intrapsichici che vengono
attivati dall’ansia, che ti spingono verso qualche salvagente compulsivo (cibo, TV,
pensieri ripetitivi o altro…). Per questa ragione non siamo liberi e tendiamo a
muoverci solo su terreni che conosciamo con sicurezza nei quali possiamo avere le
più alte probabilità di successo. Alba Marcoli in “Passaggi di vita- Le crisi che ci
spingono a crescere” affronta questa tematica. (4)
Qualsiasi elemento possa far presumere una perdita di controllo della situazione fa
scattare i circuiti associativi della mente emozionale, la memoria delle sensazioni
fisiche di paura e disorientamento attiva l’amigdala e i lobi pre-frontali, che in poche
frazioni di secondo supervisionano tutto il quadro e la scelta di evitare di inoltrarsi in
quel territorio, giudicato troppo pericoloso, appare la più idonea.
W. Glasser afferma che i sintomi stessi sono un mezzo per non perdere il controllo
della situazione, una sorta di costo inferiore rispetto al superamento delle situazioni di
conflitto più profondo che si nascondono dietro di essi. (5)
3
La stessa tesi sostiene Goleman nel paragrafo : “Strategie per lenire l’ansia”.La mente
emozionale può leggere una realtà emotiva in un istante, producendo un giudizio
intuitivo immediato. “Le preoccupazioni croniche han tutti gli attributi di un
sequestro emozionale di bassa intensità: sembrano spuntare dal nulla , sono
incontrollabili, generano un costante ribollire d’ansia, sono inaccessibili alla
ragione e costringono l’individuo a considerare il problema da un’unica, inflessibile
prospettiva. Quando questo ciclo di preoccupazione persiste e si intensifica esso
sfuma in veri e propri ‘sequestri’ emozionali, ossia nei disturbi ansiosi: fobie,
ossessioni e compulsioni, attacchi di panico”. (6)
Non esiste una logica razionale, una proporzione tra ciò che innesca paura o ansia e la
misura della nostra reazione di difesa: più le evocazioni sono profonde, più la pallina
totalizza punteggi alti. Più siamo ipersensibili a causa di stress o sommatorie di
esperienze negative precedenti inferiore potrà essere l’intensità dello spunto
attivatore. Un pensiero, un episodio o, anche semplicemente, una sgradevole
percezione del proprio stato bio-psichico possono essere oggettivamente irrisori, ma
verranno vissuti come soggettivamente molto rilevanti.
Le modificazione del tono muscolare, della pressione sanguinea, della ritmicità
respiratoria ci rendono ipersensibili e ci pongono in atteggiamento di allarme.
A fine luglio dovevamo andare in vacanza a Roma e a Napoli ed io provavo già
agitazione al pensiero dell’attraversamento delle città, alla possibilità di avere
danneggiata l’auto. Sapevo che non dovevo ascoltarmi troppo, altrimenti non sarei
più partito. Per gestire la mia ansia ho dovuto consultare cartine, fare telefonate,
trovare collaborazioni.
L’altra mattina, invece, ad innescare quella forma di affanno e previsioni
catastrofiche era stata la lettura di alcune pagine che avevano indotto in me forme di
identificazione con le psico-patologie descritte e uno stato quasi confusionale. La
mente era assediata da un cumulo di pensieri e alternative, una sorta di caos
progettuale. “Leggo ? Scrivo ? Metto in ordine o è meglio che esca ? Perché mi
succede così ? Questi argomenti mi interessano tanto …”
Superata la soglia di tollerabilità ho interrotto la lettura e sono uscito in bici con il
libro nello zaino. Sarei andato a trovare mia cugina per raccogliere dei fichi.
Sull’argine, pedalando piano ho ripreso la stessa lettura, stavolta senza provare
agitazione. Perché ? Forse l’aver distribuito diversamente le mie energie mi ha
impedito di ricadere nella ressa dei pensieri che ogni tanto mi affligge ? Fatto sta che
ho assimilato quanto leggevo con attenzione, evitato una brutta mattinata e ottenuto
un piccolo successo.
Anni fa avevo visto un grosso ratto entrare nel mio cortile per infilarsi tra i ceppi
della mia legnaia, in un tubo. Mi feci aiutare da un vicino che, con un ramo
appuntito, cercò di uccidere il topo riuscendo solo a ferirlo e facendolo scappare.
In seguito cossi la carne ai ferri bruciando quel ramo, potenzialmente infetto e, nei
giorni successi, fui attanagliato dal pensiero di aver contagiato le mie figlie con la
leptospirosi.
Razionalmente ciò non era possibile per la temperature che le braci avevano
raggiunto, ma i sensi di colpa e la paura non mi abbandonavano. Successivamente
realizzai che c’è qualcosa in me che ha bisogno di trovare uno spunto, una ragione
4
che giustifichi l’insorgere della paura. Mi immaginai di essere come una palla che
rotola sul panno del biliardo alla quale sono fissati dei rampini che a qualcosa
finiscono per aggrapparsi. Questa esperienza mi servì anni dopo, quando ebbi alcune
crisi di panico: una in alta montagna e un’altra tornando in bici da corsa. Ero provato
da vari mesi di tensione per la malattia psichiatrica di una delle mie figlie, per fortuna
curata adeguatamente nell’arco di 18 mesi. L’esposizione agli sbalzi di temperatura
in quota, alla fatica e allo stress mi posero in uno stato di allarme: non ce l’avrei fatta.
Assunsi sali a ripetizione, feci pause e ripartenze assistito dai miei amici, anche se era
la ventesima volta che affrontavo una ferrata fu un dramma arrivare a 2800 m. e poi
scendere sul nevaio dentro la nube: furono tre ore allucinanti.
Ristabilito, due anni dopo sono tornato sulle Tofane, il nostro parroco ci ha guidato
sulla via Tomaselli, ancora più esposta e impegnativa, richiamato da quella passione
e consapevole che avrei potuto farcela, perché quelle pessime sensazioni della volta
precedente erano partite dai rampini della mia palla.
Avendo recentemente letto quanto Goleman scrive sulle dinamiche della paura ho
avuto modo di verificarlo alle terme di Ischia nella piscina 40°- 15°.
Immergere il corpo in un’ acqua a 40° fa provare sensazione leggermente dolorose, ti
ci devi abituare pian piano, ma poi provi piacere e rilassamento e stai bene. Passare
nella vasca 15° non è una buona notizia per i tuoi recettori termo-algesici e impieghi
diversi minuti a convincere la tua amigdala che la cosa è fattibile, intanto mentre
l’acqua raggiunge le tue cosce ti sembra di essere punto da sottilissimi aghi di
ghiaccio, finchè la tua decisione non ti fa superare questa repulsione e ti immergi fino
al collo. L’operazione va ripetuta per 3 volte: 2 minuti a 40°, 15 “ a 15 °. Inorgoglito
da quella vittoria sulle mie paure, al terzo tentativo ho imitato un signore che saltava
direttamente nella vasca fredda, attratto da quella sfida e dal desiderio di applicare ciò
che stavo studiando.
Pure le esperienze positive vengono registrate e diluiscono il potenziale di quelle
ansiogene, anche se per realizzarle dobbiamo ricorrere a vari tipi di risorse o al
sostegno di qualche tutor.
Il punto rimane, comunque, riuscire a focalizzare l’attenzione lontano dalla
percezione di sé, in quanto in quei momenti la previsione allarmante può amplificare
le sensazioni spiacevoli rendendo inefficacie qualsiasi buon proposito.
Da alcune settimane, nel febbraio del 2004, mia figlia era cambiata, sembrava più
decisa intraprendente, parlava molto velocemente e aveva cambiamenti rapidi di
umore. Ci disse che non riusciva a dormire, ma imputammo la cosa a problemi d’
innamoramento. La notte del 29 febbraio ce la trovammo impazzita…
Non aveva più il senso della realtà ! Si dipingeva il viso, entrava e usciva dai negozi
per proporre progetti megalomani.
Le cure psichiatriche prima e psicologiche poi hanno reso necessaria una
ridefinizione della nostra vita: anche io e mia moglie siamo ricorsi a psicologi e
specialisti.
Dovevo fare qualcosa, capire cosa fosse successo nella sua mente per poterla aiutare.
Ho letto Damasio, Glasser, Soresi, Perna, ripescato le conoscenze psicomotorie in
mio possesso (Vayer, Le Buolch, Mantovani) integrandole con quelle di alcuni esami
sostenuti a pedagogia e al Corso Biennale per insegnanti di sostegno (Schiff, De
5
Ajuraguerra, Laing e Cooper). Scrivevo tutto quanto succedeva nelle giornate, stavo
attento a tutti i cambiamenti comportamentali vissuti da mia figlia e ai miei vissuti
personali: per stare a galla, per essere attrezzato ad affrontare la situazione.
Forse è iniziata in quelle giornate la strada dell’Auto-Ascolto, del considerarmi un
po’ come un campo di auto osservazione.
A fine settembre ho subito un intervento chirurgico ai tendini della spalla e mi ha
colpito come, nelle settimane successive, le tensioni notturne mi si scaricassero
proprio sulle parti traumatizzate.
Sperimentiamo frequentemente che, nei periodi nei quali la nostra psiche è
particolarmente stressata, nel sonno si accentuano le tensioni muscolari e i dolori
articolari si acuiscono; ciò in quanto il sistema reticolato responsabile della
regolazione tonica è influenzato dalle strutture sottocorticali del rinencefalo che è
legato all’affettività, inoltre, i neuroni specchio hanno un ruolo nella motricità
imitativa e nell’interpretazione dei messaggi non verbali del gruppo sono in grado di
influenzare i movimenti pensati, immaginati o di tipo emozionale.
In una condizione come quella del sonno, nella quale i vissuti profondi possono
liberare la loro capacità evocativa, spingendoci a rivivere anche a livello corporeo
fantasie, proiezioni e rielaborazioni della nostra storia è altamente probabile che la
nostra psiche attivi globalmente la muscolatura secondo le connessioni che le sono
proprie.”La ricerca attuale va a favore dell’ipotesi secondo la quale nell’uomo il
sistema dei neuroni specchio si estenderebbe a comprendere i lobi parietali e
frontali, nonché l’insula, l’amigdala, i gangli della base e il cervelletto. Le aree del
cervello che vengono attivate dipendono dal compito e dal fatto che si tratti di un
compito osservato, immaginato o di tipo emozionale (Fadiga et al. 95, Grafton e al.
96, Ohnishi et al. 04, Rizzolati et al. 96 )”. (7)
Probabilmente, in questa logica rientrano anche gli “Atti Mancati” freudiani.
E se il prolungarsi nel tempo del sovraccarico neuro muscolare notturno, per mesi o
anni, attivasse fenomeni di difesa da migliaia di auto aggressioni, fino a causare le
malattie auto immunitarie muscolo tendinee delle quali si ignora l’origine ?
Trovavo conferma a queste ipotesi nell’insorgere della sintomatologia di mia cognata
che si svegliava con dolori cervicali, articolari e vertigini o nel mal riposare di mia
moglie che ogni tanto mi diceva: “Mi sembra di aver preso tante botte”.
Questo e altri segnali come la sua continua stanchezza, la sua ipersensibilità al freddo
o al vento fecero nascere in me la paura che anche lei si ammalasse, anzi…la
convinzione che ci fosse già qualcosa che non andava.
Dovevo far qualcosa per scongiurare una seconda esperienza devastante !
La mia mente entrò in una fase iperproduttiva: mi svegliavo alle tre di notte con delle
intuizioni bellissime: progettavo, scrivevo moltiplicavo i contatti. I pensieri erano
veloci, essenziali, colorati, organici. Le energie mi scorrevano dentro e trovavano una
loro destinazione nel progetto di una educazione globale della persona, della sfera
etico-relazionale basata su ciò che avevo visto e capito.
Le idee mi esplodevano nella mente come fuochi d’artificio e solo più tardi mi resi
conto di essermi affacciato alla stessa forma di eccesso maniacale, dalla quale era
stata travolta mia figlia.
6
Pian piano mi sono condizionato nel non esagerare, nel non assecondare gli impulsi
creativi. Il mio corpo aveva bisogno di riposo. Quando mi alzavo di notte mi bevevo
una camomilla doppia e prendevo una capsula di melissa per riprendere sonno.
Pensai: “Se queste cose succedono a noi che, tutto sommato, siamo una buona
famiglia, con una formazione cristiana e tante risorse a disposizione, cosa può
succedere a chi non ha strumenti per rielaborare i propri vissuti o per orientarsi nel
difficile compito di essere genitore ?”
La ricerca che avevo intrapreso aveva, comunque, una sua validità.
L’urgenza di organizzare qualcosa di sistematico e divulgativo da far circolare con i
mezzi di comunicazione di massa, c’è.
I paragrafi seguenti riportano: miei contributi sui temi dell’Ascolto, della Fiducia e
del Rispetto nei quali ritorna in modo ricorrente il tema dei tre centri di energia
(mente, cuore e visceralità) tratto dai vari corsi di Enneagramma frequentati, che
condizionano le nostre principali reazioni, un articolo sull’insegnante e la vita
emotiva e alcuni percorsi didattici che ho ideato per incrementare le competenze
sociali dei miei alunni.
Note
(1) A. Jodorovsky, “Il dito e la Luna”, Milano, Mondatori 2006
(2) D. Goleman, “Intelligenza emotiva”,Milano, Burr, 99, pag. 303-330; 350-354
(3) A. Marcoli, “Passaggi di vita”, Milano, Mondadori, 2003
(4) D. Goleman, cit., pag. 336-341
(5) W. Glasser, “Puoi scegliere”, Tea ed.
(6) D. Goleman, cit. pag.90
(7) L.Cozolino, “Il cervello sociale”, Milano, Cortina Ed, 2006, pag. 200
7
Proposte di competenza rerelazionale
La progettualità creativa di quelle notti è stata utopica ma valida. Mi sono reso conto
di averla sviluppata inizialmente in modo megalomane, ma di averla poi tradotta in
segmenti didattici ed esperienziali che meritano di essere presi in considerazione.
Ho cercato e sto cercando collaborazione in specialisti e collaboratori che come me si
vogliano attivare concretamente nel campo della formazione degli educatori: genitori,
insegnanti o animatori che siano.
Non voglio smettere di sognare che un giorno si occupino in modo sistematico della
diffusione di competenze affettivo relazionali agenzie come la Rai o i ministeri.
Intanto mi sto attivando tramite il “Comitato Vivere Insieme” del mio paese, sia sul
mio territorio, sia in collaborazione col Centro servizi per il Volontariato, anche per
la messa in rete di percorsi di maturazione della propria personalità e di aumento
della proprie capacità educative.
Il materiale è tanto ed è stato elaborato anche precedentemente all’iscrizione al corso,
ma ritengo mantenga una sua pertinenza relativamente all’impegnativo cammino di
Auto-Ascolto che ho intrapreso ed abbia come tema centrale la sfera emotivo-
relazionale trasversale per i miei ruoli di insegnante, padre, marito, corsista e
cristiano.
Ho approfittato dell’opportunità che mi si presentava per ricollegare i mille rivoli
della mia iperproduttività riconducendoli ad una mappa maggiormente organica.
8
Filosofia progettuale
• ANTITESI:• Conflittualità- Bullismo
• Educazione delle menti
• Svalutazione Etica
• Modelli Televisivi
• TESI:• Educare le relazioni sociali
per aumentare le competenze comportamentali.
• SINTESI:• Da sogni a progetti
• A scuola di amicizia
• Un catalogo di giochi
• Laboratorio delle parole chiave della relazione famigliare ed educativa.
EDUCARE ALLE RELAZIONI
A SCUOLA DI
AMICIZIA
LABORATORIO
DELLE PAROLE
CHIAVE
FORMAZIONE
DI GENITORI E
INSEGNANTI
ATTRAVERSO
IL GIOCO
9
I costi umani, sociali ed economici della non educazione affettiva e relazionale sono
altissimi per questo io continuo nel mio impegno nell’ambito della prevenzione del
disagio, con la consapevolezza di dovermi impegnare in progetti più limitati.
Scrivo articoli la rivista “Scuola e didattica” proponendo materiale teorico-pratico, mi
sono iscritto al Corso Triennale per Consulenti Familiari e nello scorso anno sociale
ho aperto un “Laboratorio delle parole chiave della relazione educativa e familiare”
nella convinzione della necessità di una diffusione delle competenze relazionali che
ruotano attorno ai punti chiave dei rapporti interpersonali. Assieme ad alcuni amici,
insegnanti, al parroco e a due psicologi abbiamo focalizzato i temi più urgenti:
Ascolto, Fiducia, Rispetto, Conflitto, Comprensione, Armonia…
Abbiamo organizzato un incontro mensile per condividere le principali implicazioni e
preparare una scheda tematica che contenesse suggerimenti per gli atteggiamenti e
indicazioni bibliografiche e un altro incontro mensile tenuto da docenti, coppie o
esperti che proponessero esperienze ed approfondimenti.
Laboratorio delle parole chiave
della relazione fam iliareobiettivo
Aumentare la competenza dei genitori ed insegnanti
sui punti modali dei rapporti interpersonali(ascolto,
rispetto, fiducia, conflitto, armonia, delusione)
1° fase Elaborazione progettuale e scelta delle Parole
2° fase Coinvolgimento della cittadinanza
3° fase 2 Appuntamenti mensili - approfondimento come autoaggiornam.
e condivisione
- serate tematiche con esperti
4°fase Divulgazione degli approfondimenti prodotti tramite internet o
tramite gli interessati
5°fase Invito a esperienze di studio della propria personalità e di
miglioramento della comunicazione nella coppia
6°fase Valutazione dei risultati e Ampliamento della rete
10
Novembre 2008 – I serata sulla Parola: “Ascolto”
ASCOLTARE LE EMOZIONI
La visuale dalla quale parto risente molto della mia storia personale:
nella mia famiglia d’origine raramente si stava tranquilli, nella mia attuale
famiglia mi sono impegnato e mi impegno per essere un buon padre e un
buon marito, ma non sono due mestieri facili da imparare e degli errori né
ho commessi tanti; risente pure del compito che deve affrontare chi lavora
con ragazzi handicappati: far partecipare alla vita scolastica chi parte da
una situazione di svantaggio, chiedendosi continuamente: “Perché non
riesce? Cosa posso fare per fargli capire, per renderlo più abile e
autonomo?” E quando si innesca un processo di miglioramento è perché
hai compreso come deve funzionare, qual ‘è la metodologia da seguire che
gli farà ottenere un progresso e questo richiede studio, aggiornamento e
tanto…METTERSI NEI SUOI PANNI. Come insegnante di ginnastica
poi mi trovo in un osservatorio privilegiato, perché li vedo giocare nella
spontaneità delle loro reazioni emotive, li vedo affrontare con sicurezza o
inibizione i movimenti, ogni anno sono almeno 150 ragazzi e tra loro trovi
iperattivi, bulli, disgrafici, classi collaborative o conflittuali…
Nel gioco vivono entusiasmo, grinta, delusione voglia o rifiuto di
partecipare. Se è vero che educare significa preparare ad essere autonomi,
collaborativi e in armonia con se stessi, devo dire che la mia materia è
privilegiata per offrire competenze comportamentali, sociali ed emotive.
Se parliamo ad esempio di BULLISMO lo potremo definire come la
sottomissione di un compagno come esibizione di superiorità, che per
essere agito richiede di minimizzare i suoi vissuti emotivi e di annullare
qualsiasi giudizio morale sul proprio comportamento . La competenza
emotiva è alla base delle capacità relazionali. Regolarmente
sperimentiamo che quando abbiamo dei vissuti emotivi insoddisfacenti per
un contrasto in famiglia o sul lavoro, non siamo al top.
Tendiamo ad analizzare molto con la mente. Magari rivivendo il momento
del conflitto come una scena che si ripete nella nostra mente ed
esprimendo interiormente giudizi che ci confermano le nostre buone
ragioni.
E poi basta pensare al mondo dei nostri affetti più cari o all’attrazione che
esercitano la musica, il cinema o le forme dell’arte per sottolineare quanto
valore diamo alla sfera emotiva.
11
I Sentimenti sono delle reazioni spontanee ad un evento, ad una
relazione interpersonale o ad un ricordo. In quanto reazione spontanea
non sono né buoni né cattivi, ciò che ha valore morale e la scelta
comportamentale successiva che decido consapevolmente di mettere in
atto, ma il loro sorgere è talmente veloce e reattivo che non comporta
responsabilità. Questo non è facilissimo da assimilare, perché oltre a gioia,
serenità, soddisfazione e tenerezza tra le reazioni emotive ci sono anche:
rabbia, delusione, fastidio. E quando le proviamo possiamo sentirci in
colpa e mettere in atto dei meccanismi di difesa che ci impediscono di
cogliere fino in fondo cosa succede dentro di noi.
Vi propongo ora una breve esperienza di ascolto di un brano musicale
per aumentare la nostra capacità di riconoscere le emozioni, di dar loro un
nome.
Ascolteremo per 2’ una colonna sonora per ascoltare, nel frattempo, noi
stessi (“La maledizione della I luna”)
Adesso proverò ad esemplificare alcune situazioni relazionali per offrirvi
uno schema di riferimento che vi sia utile per capire cosa i sentimenti
smuovano e a cosa possono rimandare.
IL FATTO- La squadra di M. è in svantaggio e lui, sbagliando un
ennesimo tiro, regala un’ altro punto alla squadra avversaria.
IL SENTIMENTO che ha provato è stato di delusione e di rifiuto.
HA PENSATO che non voleva proprio perdere, che la sua squadra era
troppo debole rispetto agli avversari.
COMPORTAMENTO- Si è messo contro il muro a braccia incrociate e
non voleva più giocare.
IL BISOGNO CHE MANIFESTAVA era quello di essere valido, ma i
sentimenti che provava lo hanno spinto esattamente nella direzione
contraria.
Un II esempio
IL FATTO- Mia moglie scende in cucina dopo di me e mi chiede con tono
inquisitorio: “Hai bevuto il thè di Maria ?”
IL SENTIMENTO che ho provato è stato di irritazione e di seccatura
I PENSIERI CHE HO AVUTO sono stati: “Ecco! Cominciamo male la
giornata. Perché mi deve controllare in quello che faccio…”
IL MIO COMPORTAMENTO è stato di rispondere che avevo voglia di
thè e ho fatto colazione con quello.
IL BISOGNO che i sentimenti e i pensieri mi hanno rivelato è quello di
autonomia e di indipendenza.
12
Il III esempio è meno morbido, ma ricalca i medesimi passaggi
IL FATTO – In cucina stiamo chiudendo i cappellacci mentre parlo a mia
moglie delle attività motorie che sto programmando per recuperare una
ragazza disgrafica. Claudia mi critica perché ho messo troppo grana. La
sfoglia è troppo secca e io non riesco a chiuderli :”Li stringi troppo poco.
E non vedi che li chiudi a rovescio? A proposito di scoordinazione…”
IL SENTIMENTO che ho provato è stato di forte rabbia.
I PENSIERI CHE HO AVUTO sono stati:”Io i cappellacci li so chiudere,
me li faccio anche da solo.Adesso basta. Non la sopporto proprio quando
fa così. Ecco abbiamo già rovinato la domenica !”
IL MIO COMPORTAMENTO è stato quello di gridarle in faccia “Sei una
rompi…. Uno ti aiuta e tu?… Fatteli da sola la prossima volta.” Ho
continuato a prepararli ma avrei voluto andarmene.
IL BISOGNO che i sentimenti, i pensieri e il comportamento mi hanno
rivelato è quello di essere considerato valido.
Dario Seghi, psicologo, psicoterapeuta e responsabile dei consultori del
Polesine enuncia i bisogni fondamentali per chiarire a genitori ed
educatori le dinamiche che collegano sentimenti, comportamenti, bisogni e
valori .Questi bisogni basilari sono: Essere amato, Essere valido,
Appartenere, Essere autonomo e libero.
Prendetevi ora due minuti per rivedere un episodio della vostra giornata
scandendone i 5 passaggi che, dal fatto successo, vi facciano risalire fino al
bisogno che è stato evocato.
Una cosa che mi ha afflitto per tanti anni, e ancora adesso, a volte, mi
ricapita – e l’incapacità rasserenarmi e di vivere positivamente quando
vivo delle esperienze negative con Claudia, o quando faccio dei bilanci
negativi delle mie giornate: i miei ideali sono sempre gli stessi, le mie
potenzialità pure, ma io non funziono come vorrei.
Parte un clima interiore di apatia, irritabilità, delusione…Si energizza tutto
il sistema dei giudizi negativi sulla mia famiglia, su me stesso, sulle cose
che mi accadono attorno. Questi bilanci negativi mi fanno provare a loro
volta sentimenti di delusione. E potete star sicuri che in quella versione
sono meno disponibile ad ascoltare.
Ecco ! Abbiamo piazzato tre tasselli importanti: 1) In cosa chiedono di
essere ascoltati i ragazzi; 2) Le dinamiche relazionali relative all’ascolto
13
all’interno della coppia; 3) L’ascolto delle proprie emozioni come spunto
per capire meglio se stessi ed essere così più liberi e aperti verso gli altri.
Se qualcuno desidera condividere con il gruppo qualcosa riguardo
all’esperienza di stasera (la motivazione che lo ha spinto a partecipare,
qualche aspetto che ritiene importante sottolineare o qualche idea che può
aiutare anche gli atri) lo può fare, cercando di non fare interventi troppo
lunghi, per dare spazio anche agli altri che volessero intervenire.
Intendo dedicare 10/15 minuti alla condivisione che non ha niente a che
fare con il dibattito.
All’uscita troverete un testo che ho scritto per chiarire quale ricchezza si
nasconda dietro le parole chiave della nostra vita, vi invito a prenderlo così
magari avrete ancora più chiara l’impostazione di questo Laboratorio sulle
parole della relazione educativa e familiare per partecipare anche a
qualcuno dei prossimi incontri.
Parole come noi Parole come gradini di una scala da salire
Parole come isole, sconosciute da esplorare
Parole come ferite ancora aperte, che continuano a grondare
Parole come lacrime che scendono dal viso, di chi non ha capito
Parole come squarci di luce da un cielo serrato dalle nuvole
Parole come ghiaccio che ti può pietrificare
Parole come milioni di minuti passati alla TV a cercar di non pensare
Parole come acqua per potersi dissetare
Parole come fiumi sull’argine a guardare
Parole come impronte che ti fanno rintracciare
Parole come ruote da criceti, sulle quali continuiamo a girare senza
renderci ben conto che sono molto più di quello che potevamo poi
pensare
Parole come destini che potremo scardinare
Parole come fari che ci possono guidare
Parole come incontri che ci possono arricchire,
come abbracci con i quali riscaldare
Parole come lame per uccidere o ferire
Parole come storie che possiamo assaporare
Parole come perle per poterci impreziosire
Parole come vite
Parole come noi
14
Parole sussurrate, come grida soffocate
Parole come muscoli da snudare con orgoglio
Parole come strade aperte ad un domani
Parole false, che ti tengono in prigione
Parole come sassi, montagne da scalare
Parole come aria che ti può far respirare
Parole come copioni che continuiamo a recitare,
come moribondi che cerchiamo di evitare.
Parole come sogni nei quali navigare,
come scenari sui quali disegnare
Parole come incontri che vogliamo ancora fare
Parole come demoni che ci fanno lacerare
Parole come pagine da leggere o riempire
Parole come vite
Parole come noi
Parole come grida da lanciare a chi ci assedia
Parole come storie che meritano rispetto
Parole come troni, come mura di difesa
Parole da incontrare
Parole da sfiorare
Parole come assicurazioni per un futuro da affrontare
Parole come noi
Parole come voi
Parole col sigillo, da sciogliere e svelare
Parole da domare
Parole come paludi nelle quali sprofondare
o come insetti che ti possono ammalare
Parole che ti fiaccano e ti fanno disperare
Parole da incontrare, da masticare assieme per potersi confermare
Parole dure
Parole come sberle
Parole nostre che dobbiamo rincontrare
Parole magiche che ci possono cambiare
o ghiotte che ci possono saziare
Parole belle che ci possono calmare
Parole profumate, come scorza di montagna
Parole accatastate da potere ritrovare
Parole vere
Parole buone, come un bacio trepidante
Parole che mi aspettano e vorrò aver vissuto
Parole col potere di annunciare il nostro arrivo
15
Parole da non dire, se non al nostro Dio
Parole che ancora attendo, per capir chi sono io.
Di seguito presento la “Scheda di allenamento” che abbiamo consegnato ai
partecipanti perchè possano perfezionare le loro capacità di ascoltare.
Allenarsi all’ascolto
Definizione – Atteggiamento di accoglienza dell’altro mettendolo al centro
della nostra attenzione, per partecipare del suo racconto con la mente
aperta e il cuore libero.
Cosa lo aiuta – L’arte di far silenzio. La capacità di mettersi in II piano. L’uscita dall’egocentrismo
Il desiderio di essere d’aiuto. L’importanza che si attribuisce a chi ci sta parlando. Il desiderio di
capire veramente fino in fondo. La volontà di confermare l’altro. Il sapere che ascoltando fino in
fondo arricchisce noi, ci fa crescere, ci fa incontrare veramente. La curiosità di imparare qualcosa di
nuovo.
Cosa lo ostacola – La convinzione di saperne di più. I pregiudizi. La fretta di arrivare alle
conclusioni. La paura di essere inadeguato. L’eccesso di coinvolgimento emotivo. Il pensare che
quanto mi viene comunicato debba poi essere risolto da me. La delusione. La freddezza e l’aridità
personali. Eccesso di coinvolgimento che mi porta a dare consigli risolutivi che non tengono conto
fino in fondo dell’altro. La chiusura per paura delle emozioni troppo forti. L’interpretare quello che
mi viene comunicato giudicandolo senza tolleranza. La ridondanza dei propri pensieri. L’avere
sempre altro da fare.
Atteggiamento ottimale – Un temporaneo dimenticarsi di sé per
affiancarsi in amicizia. Essere come un piatto, non il cibo che può nutrire. Come un portalampada, non la luce che può
rischiarare. Un asciugamano a disposizione, se serve…
Opportunità di arricchimento – Gruppi di auto aiuto (CSV FERRARA) – Fine Settimana di
Incontro Matrimoniale per Coppie o Fidanzati (Forlani Nicola e Michela< [email protected] >)
Il cammino dell’ Enneagramma e l’incontro con la propria personalità(Daniele
Lodi<[email protected]>)- Percorsi di prevenzione del disagio scolastico (Cuoghi Ester
Esercitazioni per migliorare – Sospendi ciò che stai facendo per prestare più attenzione.Orienta il
corpo e lo sguardo verso chi ti sta parlando. Se provi qualche sentimento negativo accettalo e poi
prova a metterlo sullo sfondo.
Attenua la categoricità dei tuoi giudizi per metterti nei panni dell’altro.Rivedi a fine giornata
qualche momento nel quale hai ascoltato.
Testi utili sull’argomento – Francescato D.“Star bene a scuola”, Roma, Carrocci 86.-
Chapman G. “I 5 linguaggi dell’amore”(Ottimizzare la comunicazione nella coppia),
Torino,Ellenici, 02.- Lombardo P. “Impariamo ad amare- La maturità psicoaffettiva”,Verona,
Vitanuova, 06.- Perna G. “Le emozioni della mente”-Biologia del cervello emotivo, Torino
Ed. S. Paolo, 04.
16
1/12/2009 II serata sulla Parola : “Rispetto”
Mi sono chiesto cosa significa rispettare se stessi.
Decine, centinaia di volte facciamo esperienza di cosa sia il rispetto nelle nostre
giornate. Quando apriamo con cura la custodia di un CD, quando infiliamo la chiave
nella serratura per entrare in casa nostra o quando stendiamo la tovaglia sul tavolo…
Se vogliamo utilizzare una cosa, dobbiamo conoscerne la natura e il funzionamento,
altrimenti ?…Rischiamo di romperla, di diventare impacciati, inefficienti, goffi.
Riguardo al rispetto di noi stessi penso funzioni allo stesso modo.
Se volgiamo rispettarci dobbiamo conoscere come siamo fatti nelle nostre tre
dimensioni fondamentali (Cuore-Corpo-Mente). E’ la “conditio sine qua non” al
raggiungimento del benessere.
Il corpo ci parla 24 ore su 24 della sua/nostra esigenza di essere rispettato, attraverso
il sonno, il tono muscolare, la regolarità dei nostri atti respiratori, le variazioni della
pressione sanguinea, il livello di ansia…
Se non fosse così non avrebbero ragione di esistere tutte le forme di cura del corpo
dal Fitnes allo Yoga, dalla pratica sportiva alle scuole di ballo, dai centri benessere al
Training autogeno.
Le dipendenze stesse sono una conferma di questo bisogno imprescindibile. Ho
bisogno di calmarmi: fumo o mangio in continuazione…Voglio essere su: mi carico
con la musica, bevo caffè o assumo sostanze…Ahimè!
Quello che chiamiamo è cuore la cassa di risonanza delle emozioni che proviamo, a
decine nella nostra giornata ed è il secondo indicatore del nostro benessere psico-
fisico, esso risuona differentemente in base a chi ci sta vicino, al compito che
dobbiamo svolgere, ai ricordi che ci attraversano, ai bilanci o alle previsioni che
operiamo, ai messaggi verbali e non verbali che ci provengono dalle persone con le
quali interagiamo e tanto più queste sono significative per noi, tanto maggiore sarà la
loro intensità evocativa.
Le emozioni negative ci mettono in allerta. Ci dicono che uno dei nostri bisogni
basilari (Essere Amato, Essere Valido, Essere Rispettato o Essere Libero) è stato
frustrato. Le emozioni positive ci confermano, ci danno energia, ci riavvicinano al
bello, alla voglia di vivere. Entrambe queste tipologie ci parlano della distanza che ci
divide dal raggiungere l’armonia: il fine della nostra esistenza.
La nostra mente tiene sotto controllo il mondo interno monitorandolo in
continuazione; valuta, opera bilanci e previsioni, calcola le probabilità di successo dei
nostri orientamenti. Controlla, inoltre, la coerenza dei nostri comportamenti rispetto
alle esperienze precedenti e rispetto al progetto complessivo che abbiamo dentro di
noi. Contiene dentro di sé le nostre scale di valore e in base a queste esprime giudizi
17
su noi stessi, sull’andamento delle cose e su chi ci sta di fronte. E’ la sede della
memoria dei vissuti pregressi e ci ripropone le sue rielaborazioni, facendoci rivivere,
a volte i momenti di conflitto, come su un palcoscenico nel quale noi stessi copriamo
contemporaneamente i ruoli di interprete, giudice, avvocato, parte lesa o giustiziere.
Queste nostre tre dimensioni hanno una tale ricchezza, complessità e profondità da
non essere ancora state esplorate completamente nonostante l’impegno profuso da
tutte le facoltà psico-neuro-fisiologiche esistenti.
Ciò che vorrei qui sottolineare è l’interdipendenza che esiste tra queste tre
espressioni dell’essere umano.
Al nostro interno convivono, interagiscono e si influenzano reciprocamente: pensieri,
emozioni e reazioni organiche in modo quasi simultaneo e con una ciclicità ripetitiva
che la psicologia chiama personalità, il nostro precipuo modo di reagire alle
situazioni, ai rapporti e ai segnali che il nostro corpo ci invia.
Ciò che succede ai piani più bassi della nostra psiche influenza anche i nostri
pensieri:un conflitto relazionale si scarica sul nostro tono muscolare e sulla regolarità
di respirazione e battito cardiaco, ad esempio. Se ascoltiamo una musica possiamo
ritrovare la calma o la carica giusta. Alcune pratiche di autocontrollo o di yoga
possono portare cambiamenti respiratori, muscolari o pressori. E via di seguito.
G.Perna parla dei mutamenti fisiologici legati agli stati emozionali, nel testo “Le
emozioni della mente”, per mettere in luce quei processi neuro-biologici. (1)
Ma già A. Damasio ne”L’errore di Cartesio” e “Alla ricerca di Spinoza” aveva
identificato le vie somato-sensitive come le strade neurologiche dell’emozionalità.(2)
E. Soresi ne ”Il cervello anarchico” chiarisce come le reazioni psico-somatiche siano
un segnale che il cervello mette in atto per riportare l’organismo all’omeostasi. (3)
Già P. Vayer aveva parlato del tono muscolare (la Funzione Tonica) come la
risultante sia dei fattori fisiologici che relazionali e la mia esperienza di insegnante di
Educazione Fisica mi ha confermato spessissimo questo dato: iperattivi e ipotonici
non hanno una coordinazione ottimale, il loro approccio al gioco e alla motricità in
genere è alterato da un a-priori esperienziale collegato al vissuto precedente.
Quello che vorrei sottolineare e che se pensiamo al comportamento, al modo di stare
in mezzo agli altri dobbiamo ritenere che la dimensione corporea e neuro-fisiologica
abbia una rilevanza molto superiore a quanto siamo abituati a considerare.
Questa simultaneità delle tre dimensioni considerate condiziona le nostre modalità
di rapporto come se il nostro stile relazionale funzionasse come un flipper,
caratterizzato da scambi veloci, reattività agli impulsi, rimbalzi, barriere che si alzano
o si abbassano…E noi a giocare, cercando un controllo improbabile.
Un’altra immagine che potrebbe chiarire questa tripla dimensione è quella di un
traghetto che per poter navigare e raggiungere il porto deve sfruttare e gestire la forza
del motore, seguire la guida degli ufficiali che tengono in considerazione correnti,
vento e informazioni radar ed avere un buon equipaggio che abbia sistemato in
sicurezza il carico, si occupi dei passeggeri e faccia funzionare ogni reparto durante
l’intera traversata.
18
In seguito alla malattia mentale di una delle mie tre figlie (per fortuna, curata
nell’arco di 18 mesi) ho approfondito lo studio di queste dinamiche tentando una
sintesi dei miei percorsi formativi (Corso biennale per insegnanti di sostegno, biennio
di filosofia nei domenicani, Diploma ISEF, 11 esami di pedagoia, docenza in due
corsi biennali di specializzazione con 11 tesi su motricità e handicap, Corsi sulla
personalità e sulla relazione di coppia, paternità, osservazione di migliaia di alunni
nel gioco e nell’attività motoria, referenza nella prevenzione del disagio scolastico,
ecc.) e vorrei dire, attraverso il sito del Comitato Vivere Insieme e il “Laboratorio
delle parole chiave della relazione educativa e familiare”, una banale verità:
solo se stiamo bene riusciamo a voler bene.
Nonostante tutti i corsi fatti, le catechesi, la preghiera, la meditazione della
Parola di Dio…quando tra me e Claudia non funziona bene la relazione,
non funziona neanche il resto: non va bene lo stato d’animo, non sto bene
fisicamente, sono meno disponibile agli altri. E’ come se queste tre dimensioni fossero talmente impastate assieme da non
riconoscere dove finisce l’una e dove inizia l’altra; come in un impasto per il pane
non puoi più distinguere farina,acqua, lievito e sale. D’altra parte è logico: noi siamo
un’unica persona nella quale le fibre nervose pervadono il corpo influenzandone il
funzionamento e venendo a loro volta informate da tutto ciò che succede, sia esso di
natura sensoriale, mentale o emotiva.
Se poi pensiamo che il Padre eterno ci ha fatti così, diventa ovvio dedicare tempo,
interesse, denaro e ricerca alla conoscenza di noi stessi; perché sapendo come
funzioniamo possiamo essere anche più utili agli altri, entrando in confidenza con
questa nostra natura per rispettarla, per viverla ecologicamente, in armonia.
Partire dal corpo con lo Yoga o il Focusing (1), partire dalla mente con la
meditazione, lo studio o corsi come l’Ennagramma (2), o partire dal cuore
perdonando una persona o vivendo un fine settimana di Incontro Matrimoniale (3)
per migliorare la relazione di coppia o dalla preghiera …va, comunque, bene.
(1) Perna, “Le emozioni della mente”,Torino, S:Paola, 2004
(2) A. Damasio, “Alla ricerca di Spiniza”, Milano, Adelphi
(3) E.Soresi , “Il cervello anarchico”, Torino, UTET, 2005
(4) E.T. Gendlin “Focusing- Interrogare il corpo per cambiare la psiche” 2001,
Roma Astrolabio.
(5) www.enneagrammaitalia.it
(6) www.wwme.it
19
Allenarsi al rispetto
Definizione – E’ la capacità di riconoscere il valore individuale dell’altro,
di noi stessi e delle cose che ci circondano.
Cosa lo aiuta –La considerazione dell’altro, il dare valore alla sua individualità, senza fare
confronti, accettandone la diversità liberi dai pregiudizi. La volontà di non offendere, di non
invadere la sua sfera privata. La pazienza. Il sapere che lui è fatto così, che è diverso: ha i suoi modi
e i suoi tempi. La confidenza e il contatto frequente. La capacità di capire e ascoltare. L’affetto che
si sente. La comprensione.Lo stare di fronte all’altro con onestà e sincerità.La delicatezza e la cura
nei suoi confronti. La conoscenza dei valori morali. La ciclicità: + io rispetto, +sono rispettato, +
sarò propenso a rispettare.
Cosa lo ostacola – La superficialità, il disinteresse, l’indifferenza. Il minimizzare il valore delle
cose. Le ferite, le esperienze traumatiche, la scarsa autostima. Il pregiudizio. La svalutazione
dell’altro e il considerarsi superiori. La critica e l’ironia pungente. Lo scarso ascolto. Il
ripiegamento su se stessi. L’avere secondi fini. Il fare per essere accettati. Il sentirsi in obbligo di
dover accontentare. Il vivere in simbiosi e la scarsa libertà. La delusione e la poca stima dell’altro.
L’irritabilità e l’impeto emotivo (a volte causato dalla dipendenza da sostanze).
Atteggiamento ottimale – Trattare con riguardo. Attenzione e vicinanza del cuore. Il rispetto
dell’altro si manifesta nella tolleranza lasciando al lui la libertà di fare, di valutare a modo suo,
cercando di comprendere le ragioni che lo spingono a quelle scelte. Il rispetto di se stessi parte
dall’autostima, si radica nella consapevolezza del valore della propria individualità, dei propri limiti
e si esprime attraverso la capacità di fare solo ciò che posso e voglio fare nel considerazione
profonda della mia dignità.
Opportunità di arricchimento – Servizi per la personae i gruppi (www.creativ.it) –Il diritto alla
felicità del bambino (www.cs.evolution.com)- Strumenti di comunicazione per educatori e genitori
(www.ranocchieprincipi)- Fine Settimana di Incontro Matrimoniale per Coppie o Fidanzati (Forlani
Nicola e Michela< nico.michi. sogno @yahoo.it >) Il cammino dell’ Enneagramma e l’incontro
con la propria personalità(Daniele Lodi<[email protected]>)- Percorsi di prevenzione del disagio
scolastico (Cuoghi Ester <[email protected]>)
Esercitazioni per migliorare –Ascolta qualcuno senza giudicarlo. Pratica piccole forme di digiuno:
dall’egocentrismo, dal cibo, dal fumo, dall’alcol, dalla TV, dall’isolamento. Considera uno dei tuoi
settori di impegno e chiediti se lo stai portando avanti con equilibrio o se stai chiedendo troppo a te
stesso. Dedica tempo a qualcosa che ti ricarichi. Rivedi un dialogo della tua giornata e stabilisci se
hai dato e ottenuto rispetto. Se vivi una relazione conflittuale prova a metterti nei panni dell’altro.
Testi utili sull’argomento – Francescato D.“Star bene a scuola”, Roma, Carrocci 86.-
Chapman G. “I 5 linguaggi dell’amore”(Ottimizzare la comunicazione nella coppia),
Torino,Ellenici, 02.- Lombardo P. “Impariamo ad amare- La maturità psicoaffettiva”,Verona,
Vitanuova, 06.- Dobbs “I segreti dell’autostima”.- Ury W. “Il no positivo”(Non rinunciare ai tuoi
obiettivi),Milano,Corbaccio 07 .- Glasser W. “Puoi scegliere”(un futuro armonioso).- Damasio A.
“Alla ricerca di Spinosa”. Soresi “Il cervello anarchico”(Ridurre al minimo il disagio psichico),
Torino, UTET,05
20
26/01/2005 III serata sulla Parola : “Fiducia”
I Cardini della Fiducia
Dal momento che siamo in un “Laboratorio sulle Parole chiave della relazione” vi
invito ad essere attivi, a dare il vs. contributo.
Quali sono le parole sinonimo di fiducia, collegate al suo significato ?
FIDUCIA E’……
Apertura, Esplorazione, Coraggio, Visione positiva….
E quali sono
I VERBI, LE AZIONI CHE NE SCATURISCONO ?
Poteremmo partire dalla frase: “Viviamo con fiducia quando….
Affrontiamo, Intraprendiamo, Parliamo, Progettiamo, Iniziamo, Crediamo..
Il nostro essere qui, stasera, è un atto di fiducia !
Io credo sia importante si diffonda una competenza relazionale nelle famiglie e tra gli
educatori. Credo che questo progetto riguardi la gente e mi adopero per coinvolgerne
tanta.
Voi avete creduto, nonostante la pioggia, valesse la pena dedicare una serata a questo
tema…
Mauro, Enrica, Stefano e Caterina hanno fiducia di potervi parlare condividendovi un
po’ della loro storia…
Io sono un allenatore di pallavolo. Ho giocato per 36 anni, anche troppo !
E vi assicuro che per avere una buona squadra occorre lavorare tanto sui
fondamentali: ricezione, battuta, muro, schiacciata…
Stasera voi siete la mia squadra e gli ‘esercizi’ che faremo spero vi possano far
migliorare nel fondamentale della fiducia. Non vorrei che ascoltaste una cosa teorica,
vorrei faceste un’esperienza che possiate poi utilizzare nella quotidianità dei vostri
rapporti.
Io la questione la affronterei così…
Noi siamo un puntino nell’universo !
Vi è mai capitato di viaggiare in treno la sera passando a fianco alle case vedendo la
gente occupata nelle proprie faccende e pensare: ”Loro non sanno nemmeno che io
esisto. Centinaia, migliaia di persone delle quali non saprò mai niente”.
O di guardare dall’aereo e di stupirvi nel vedere tutto così piccolo, lontano. Come una
carta geografica che vive…
Più ci allontaniamo, più sembra che abbiamo poca importanza.
21
Invece, da dentro di noi questa importanza diventa enorme. Siamo così attenti a ciò
che sentiamo, all’impressione che suscitiamo negli altri, al valore delle cose che
facciamo.
Ed è giusto ! Noi siamo importanti. Insostituibili…Per i nostri familiari, per il ruolo
sociale che svolgiamo, perché quello di cui ci occupiamo ha valore e lo volgiamo fare
bene.
Se cancellassimo quel puntino dal quadro della vita, non sarebbe più la stessa storia:
per il vuoto che lasceremmo, per i doni grandi che ci sono stati consegnati e ci è
chiesto di mettere in campo.
Se lo vediamo da dentro questo puntino è come un altro universo: cellule, organi,
apparati dotati di automanutenzione, intelligenza, sentimenti, ideali, energie, valori…
Il corpo e le energie sono il secondo terreno sul quale giochiamo la nostra persona.
Il lavoro, le attività manuali, gli hobby, il tono muscolare, il battito cardiaco, gli occhi
che osservano, la pelle che sente (quelli che ci sono subito simpatici e quelli che a
Cuore
e
relazioni
Affetti Amicizie Estetica
Attenzione ai toni, al
clima, al non-verbale
Oggi sono su !
Oggi è una giornata NO !
Ricerca di Consensi,Conferme, Armonia
22
pelle non sopportiamo), l’ansia di non farcela, il respiro che cambia, il cibo o il fumo
che ci calma, le pulsioni e le attrazioni del nostro inconscio, le energie del nostro
bambino interiore che da qualche parte dobbiamo scaricare, che qualche volta non ci
fanno dormire, le sostanze che ci cambiano l’umore (un buon caffè o un bicchiere di
vino), gli psicofarmaci o , per qualcuno, le sostanze stupefacenti.
E la mente che tiene il conto delle esperienze: memorizza, cataloga, classifica,
valuta, esprime giudizi di valore, struttura quadri di riferimento per prevedere come
può andare a finire, prevede e organizza pregiudizi per evitare situazioni traumatiche,
per non perdere il controllo.
E ancora fa bilanci, esprime giudizi di valore su noi stessi, sugli altri e sulle
situazioni.
Elabora progetti o rimugina e gira a vuoto. Ci fa rivedere e rivedere la stessa scena se
le cose non sono andate come dovevano…
L’organizzazione di questo complesso sistema lo chiamiamo PERSONALITA’.
Cosa c’entra tutto questo con la Fiducia ?
Soresi dice che l’organismo tende al mantenimento del benessere all’omeostasi. (1)
Il fatto è che corpo, cuore e mente sono monitorati simultaneamente dal nostro S.N.C.
e tutto avviene praticamente in poche frazioni di secondo.
I piani bassi del riconoscimento dell’ambiente e delle reazioni istintuali influiscono
e sono a loro volta influenzati da quelli intermedi dell’emotività e del controllo degli
apparati e da quelli alti delle conoscenze, dei bilanci, del linguaggio e delle raziona-
lizzazioni .Perna “Le emozioni della Mente”(2)
Sono come tre cardini di una porta, ma noi raramente ci occupiamo di lubrificarli
tutti e tre. Anzi, quello che credo succeda più di frequente è che, per una sorta di
eccesso di prudenza, per un’abitudine tendenziosa a giocare prevalentemente sui
terreni nei quali crediamo di essere maggiormente esperti, ci occupiamo in modo
molto diseguale dei 3 settori; così la porta non scorre bene: o la testa macina troppo, o
siamo ipersensibili alle emozioni e facciamo dipendere la nostra serenità dalle
conferme affettive degli altri o dal come ci sentiamo, o ci concentriamo tanto sul fare
che diventiamo iperproduttivi e finiamo stremati le nostre giornate.
Provate, un attimo, a pensare ai vostri 3 cardini e valutate la proporzione con la quale
vi dedicate a ciascuno di loro.
Forse è solo questione di ribilanciare le cose. Se il creatore ci ha fatto così sensibili,
così mentali, così pieni di energie ci sarà pure un modo per vivere in armonia!
Vi propongo ora due piccole esperienze per sperimentare questa unicità delle tre
dimensioni e questa loro interdipendenza.
Ascolteremo una Canzone (“Al buio” di R: Zero) e cercheremo di sperimentare come
Cuore, Corpo e Mente vadano assieme.
23
Vivere la fiducia nelle relazioni è essere fiduciosi di esplorare nuovi terreni,
incontrando gli altri nella loro diversità.
Vivere la fiducia con la mente è liberarsi dalle previsioni negative.
Vivere la fiducia nel proprio corpo è avere la serenità di ascoltarne i segnali, anche
quando ci si presentano sotto forma di allarme o di ansia.
Gendlin (3) invita all’ascolto del corpo perché esso solo è in grado di guidarci verso
ciò di cui abbiamo necessità per ritrovare l’armonia .
Proviamo ora ad attivare queste nostre 3 dimensioni:
Vi invito ad alzarvi e a cercare qualcuno nella sala che non conoscete per presentarvi,
per parlare con lui solo un paio di minuti !
“Sulla base delle mie esperienze, ho notato che se posso contribuire a creare un
clima contrassegnato da genuinità, apprezzamento, comprensione, allora avvengono
cose molto stimolanti.
Gruppi e persone si muovono, in un clima simile, dalla “rigidità” verso la
“flessibilità”, da un “esistere statico” ad un “vivere dinamico”, dalla “dipendenza”
verso l’ “autonomia”, dalla “difensività” verso l’ “autoaccettazione”, da un
a”essere ovvio e scontato” verso una “creatività imprevedibile”.
Diventano in tal modo una prova vivente di una “tendenza alla realizzazione”.
Se io mi trovo in un’atmosfera che promuove la crescita allora sono in grado di
“sviluppare una fiducia profonda” in me stesso, negli individui, in gruppi interi.
Ho imparato che in ogni relazione significativa o continua, i sentimenti “più
ostinati” è bene che siano espressi. Se lo sono come sentimenti che mi
appartengono”, le conseguenze sono temporaneamente disturbanti, ma, alla fine,
molto più gratificanti che ogni tentativo di negarli o nasconderli”. (C. Rogers: “Un
modo di essere”)
Torniamo così alla conclusione del secondo incontro del “Laboratorio delle parole
chiave…”
STAR BENE AIUTA A VOLER BENE
VOLER BENE AIUTA A STAR BENE
Ma per essere in grado di esprimere nei gesti della vita quotidiana questa
apertura che possiamo chiamare fiducia devo percorrere delle tappe nella
mia formazione che mi rendano competente, disponibile all’ascolto delle
Si vive l’esperienza nella sala
24
mie emozioni, in armonia con me stesso, con la totalità delle mie reazioni
psichiche.
Note
(1) Soresi “Il cervello anarchico”, Torino, Utet 05
(2) Perna “Le emozioni della mente”, Torino, S.Paolo 04
(3) Gendlin “Focusing-Interrogare il corpo per cambiare la psiche”,
Roma, Astrolabio 01
Riporto di seguito la “Scheda di allenamento” consegnata al termine dell’incontro.
Allenare la Fiducia
Definizione – E’ l’attitudine coraggiosa all’apertura e alla visione positiva
che induce la persona a partecipare, progettare, incontrare.
Cosa la aiuta – La conoscenza obiettiva della situazione, senza focalizzarsi troppo sui rischi o sulle
valutazioni altrui. La capacità di parlare per avere un approccio sereno, conoscendo il punto di
vista degli altri: conoscere le loro ragioni può aiutare. Accettare le sconfitte e le delusioni come
lezioni dalle quali ripartire. La stima di sé e del prossimo. La sicurezza in se stessi. La libertà dai
pregiudizi. L’umiltà. L’apertura della mente e del cuore. La tolleranza della diversità. La mitezza.
La consapevolezza che dando fiducia si ottiene fiducia. Il ritenere l’altro sinceramente interessato a
te e il bisogno di affidagli pensieri, sentimenti, emozioni.
Cosa la ostacola – La diffidenza. I pregiudizi sull’altro. La paura di essere messo a nudo o tradito.
Le ferite, le esperienze traumatiche, la scarsa autostima. Il concentrarsi sugli aspetti negativi o la
previsione di non farcela. L’eccesso di preoccupazioni o la stanchezza che si vive tentando di
controllare tutto quanto. I condizionamenti dei mezzi di informazione catastrofismi. La solitudine.
L’arroganza.
Atteggiamento ottimale – Vivere con il cuore disponibile agli altri, alle esperienze, alla stima
di sé e la mente che valuta con obiettività e apertura le singole situazioni..
Opportunità di arricchimento – Servizi per la persona e i gruppi (www.creativ.it) –Il diritto alla
felicità del bambino (www.cs.evolution.com)- Fine Settimana di Incontro Matrimoniale per Coppie
o Fidanzati ( www.wwme.it ) Il cammino dell’ Enneagramma e l’incontro con la propria personalità
( www.enneagrammaitalia.it )- Percorsi di prevenzione del disagio scolastico (Daniele Lodi
<[email protected]> ) - Coordinamento delle realtà di auto aiuto (<reteautoaiuto@volontariato
ferrara.org>) – G. Perna: uno specialista dell’ansia ( www.ansia.info )
Esercitazioni per migliorare – Fai una cosa nuova che ti piace o per esplorare un nuovo campo.
Se hai diversità di vedute prova a metterti nei panni dell’altro. Aumenta il numero delle persone che
saluti o esprimi più calore nei tuoi incontri. Diminuisci la tua distanza dal contatto con gli altri..
Usa maggiormente il contatto corporeo con le persone che ami. Alla sera rivedi tutte le cose
positive della giornata. Mettiti davanti anche quelle negative e considera quante altre volte le hai già
25
affrontate. Dì un SI o un NO con fermezza. Identifica un tuo pregiudizio. Liberatene. Usa la musica
per migliorare i tuoi stati d’animo.
Testi utili sull’argomento – Gendlin E. “Focusing:Interrogare il corpo per cambiare la psiche” (Un
percorso per non somatizzare)Roma, Astrolabio 01-
Muriel- James Nati per vincere” (Carezze e crescita dell’autostima) Torino. S.Paolo 97
Chapman G. “I 5 linguaggi dell’amore”(Ottimizzare la comunicazione nella coppia),
Torino,Ellenici, 02.- Lombardo P. “Impariamo ad amare- La maturità psicoaffettiva”,Verona,
Vitanuova, 06.- Dobbs “I segreti dell’autostima”.- Ury W. “Il no positivo”(Non rinunciare ai tuoi
obiettivi),Milano,Corbaccio 07 .- Glasser W. “Puoi scegliere”(un futuro armonioso).- Soresi “Il
cervello anarchico”(Ridurre al minimo il disagio psichico), Torino, UTET,05 – Perna G. “Le
emozioni della mente” (Conoscere per prevenire l’ansia), Torino, S. Paolo, 04
L’insegnate e la vita emotiva
(Alcuni strumenti per una competenza relazionale)
Avevo un collega di matematica che, chiamato al telefono, poteva assentarsi dalla
classe per alcuni minuti senza che nessuno si muovesse dal banco o facesse
confusione. Un caso unico degli anni 80. Molti di più ne ho conosciuti che alzano la
voce, diversi che non concedono sconti, altri che non hanno comprensione e, a volte,
umiliano i loro alunni, i più si barcamenano tra empatia ed autorevolezza.
Potremmo dire che la nostra metodologia di insegnamento risente della sicurezza che
abbiamo in noi stessi, della padronanza della nostra emotività e della capacità di
controllare il gruppo: la leadership. Sia essa tendenzialmente autoritaria, democratica
o tentennante dobbiamo comunque porci il problema delle ripercussioni emotive che
essa produce sui ragazzi e, magari, scoprire se essa è funzionale ad un buon rapporto
interpersonale o condizionata da questioni non risolte che mascherano qualche nostra
fissazione.
Nel nostro lavoro sappiamo che una buona conduzione della classe crea un clima
favorevole all’apprendimento, mentre un contesto ansiogeno lo preclude.
Troviamo decine di esempi a suffragio di questa tesi nell’ “Intelligenza Emotiva” di
Goleman: a parità di Q. I. la propensione alla speranza è determinante nel
raggiungimento delle mete scolastiche (p. 113-117), i soggetti con un buon controllo
emotivo ottengono migliori risultati scolastici (p. 107-112), le emozioni negative
possono tenere sotto sequestro la parte razionale inficiandone l’efficienza (p. 32-49).
Ansia, sicurezza i se stessi, desiderio, motivazione, rifiuto…hanno il potere di
favorire o inibire sia i processi di apprendimento, sia le relazioni interpersonali in
quanto le componenti sotto-corticali del nostro S.N.C. sono in grado di condizionare
il flusso del pensiero e la struttura della nostra personalità (Damasio ’94). L’amigdala
e i lobi pre-frontali hanno archiviato in se stessi le precedenti esperienze emozionali e
tengono monitorato il nostro stato bio-psicologico attraverso i recettori somato-
sensitivi e i propriocettori neuro-muscolari.
In pratica, viviamo ogni esperienza sia a livello razionale sia a livello emotivo, ma
le parti più profonde della nostra psiche hanno una rapidità associativa ed una forza
condizionante molto superiore a quanto siamo abituati a pensare. (Soresi 05, Damasio
04, Cozolino 06).
26
E’ affascinante scoprire come funzioniamo. Come gli stati emotivi inneschino
reazioni che siamo chiamati a riconoscere, ascoltare ed orientare pena la rottura delle
relazioni (anche con coloro che amiamo) e la perdità del nostro benessere
psicologico.
Un anno e mezzo fa sono stato invitato da una carissima amica a frequentare un corso
base sui profili di personalità e mi si è aperto un mondo estremamente organico ed
approfondito per conoscere maggiormente me stesso, le mie reazioni, la mia
dimensione viscerale ed i rapporti preferenziali che instauro tra la mia mente, le mie
emozioni e la mia fisicità. In fondo la personalità è il taglio che tendiamo a dare alle
nostre reazioni nei vari campi della vita. Peccato che si tenda a privilegiare
prevalentemente alcune modalità che in passato ci hanno dato buoni risultati, ma che
non sono necessariamente valide attualmente e ci possono spingere a diventare
eccessivamente insofferenti, accomodanti o arroganti. Consiglio a tutti una visita al
sito “Enneagrammaitalia.it”e, ancor meglio, la frequenza a qualcuno dei corsi
presentati.
Scoprire di essere preferenzialmente idealisti, aiutanti, artisti,osservatori, leader o
collaboratori e, soprattutto, di essere condizionati maggiormente dalle proprie energie
viscerali, mentali o emozionali offre il grande vantaggio di incontrare noi stessi in
profondità: di capirci, di osservarci come dall’esterno per vagliare le nostre modalità
comunicative e, scoprire, magari, qualche trabocchetto nel quale cadiamo in maniera
ricorrente.
Vi posso assicurare che è più probabile energizzare eccessivamente l’uno o l’altro dei
tre fondamentali centri di energia che sono attivi dentro di noi: il cuore ed i vissuti
relazionali, la mente i giudizi e le catalogazioni, le viscere e le risonanze corporee e la
fisicità.
E’ un po’ come uno sgabello tirolese a tre piedi: per starci seduto comodo devi averli
della stessa lunghezza, altrimenti o sei talmente dipendente dal consenso degli altri
che la sicurezza in te stesso non è mai abbastanza, o ti credi talmente in possesso
della verità da non curarti delle ferite che la tua intransigenza procura, o hai una tale
energia dentro che non puoi mai fermarti e ti ritrovi spesso estraniato o
iperproduttivo.
Tra tutti i possibili stili di insegnamento quello autorevole è l’unico che sia
contemporaneamente chiaro, fermo ed empatico: in grado di bonificare il contesto
relazionale da insicurezze e possibili svalutazioni della personalità degli alunni che i
bulletti possono innescare, o che possono venire alimentate da un rapporto troppo
autoritario e troppo permissivo.
Il III strumento che vi propongo per aumentare le vostre competenze emotive, dopo i
testi e i cammino dell’Enneagramma, è l’Auto-Ascolto ! Dare un nome alle
emozioni che proviamo, accettarle senza classificarle come giuste o sbagliate, partire
da esse per seguirne le risonanze interiori scoprendo a quale bisogno fondamentale ci
rimandano (di essere validi, di essere amati o liberi), mettere a fuoco i messaggi che il
nostro corpo ci invia per regolare diversamente ansie o tendenze compulsive…
A questo proposito è validissimo il testo “Focusing- Interrogare il corpo per cambiare
la psiche” di E. Gendlin, nel quale ho trovato una applicazione pratica di
quell’aspetto del quale parlavo all’inizio dell’articolo: l’interdipendenza dei linguaggi
propriocettivo, mentale ed emozionale che, tra l’altro, si sposa con la visione della
27
neuro-psicologia di Damasio, ma anche con i bisogni fondamentali di Maslow. Ciò
che ci qualifica come specie umana non è solo il pensiero, ma la capacità di
attraversare le situazioni conflittuali gestendo il mondo delle emozioni in maniera
positiva, senza venirne travolti e senza sacrificare la nostra identità alla ricerca di
equilibri che avrebbero costi insostenibili per la nostra salute. Quest’ultima è la tesi di
Enzo Soresi, pneumo immunologo e di tutta la scuola psicoanalitica.
Partecipando alle giornate di formazione del Corso Triennale per Consulenti
Familiari che sto frequentando ho modo di dedicarmi all’Auto-Ascolto guidato da
quei docenti, però sto raccogliendo i materiali che ci propongono per divulgarli, col
loro consenso.
A breve metterò in rete nel sito del nostro “Comitato Vivere Insieme” proposte di
Auto-Formazione e schede per allenare i punti chiave della vita di relazione: Ascolto-
Fiducia- Rispetto- Conflitto- Comprensione…Convinto come sono che diffondere
quei percorsi possa aiutare chi vuole migliorare le proprie capacità educative:
genitore o insegnante che sia. Nel frattempo mi si può contattare tramite posta
elettronica ([email protected]).
“Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, (…)bisogna che voi
ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o ad una punizione
senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per
compiere un dovere.(…) Non agitazione nell’animo,non disprezzo negli occhi, non
ingiuria sul labbro, ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per
l’avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione” (Don
Bosco)
Mi rendo conto dell’esuberanza del mio idealismo e mi chiedo cosa dovrebbe
spingere insegnanti demotivati da tagli e riforme che, mentre ti promettono svolte
copernicane, ti fanno intendere che ciò che hai fatto fino a ieri non andava bene, a
impegnarsi in forme di aggiornamento e di revisione di se stessi .
E la risposta che mi do è che queste competenze avranno una ricaduta positiva che va
al di là dell’ambito professionale e possono facilitare il nostro ruolo di genitori,
amici, di coniugi o compagni di vita, di cittadini, persone che dovranno attraversare
territori inesplorati che evocheranno, paure, insicurezze o conflitti.
Vi lascio con una bibliografia mirata sperando di aver suscitato interesse e desiderio
di approfondimento.
Bibliografia mirata Goleman D. “Intelligenza Emotiva”(Conoscersi per vivere in armonia), Milano, BUR 99.
Gendlin E. “Focusing:Interrogare il corpo per cambiare la psiche”Roma, Astrolabio 01-
Perna G. “Le emozioni della mente”, ”(Biologia del cervello emotivo) S.Paolo 04
Cozolino L. “Il cervello sociale-Neuroscienze delle relazioni umane.Milano, Cortina 08
Damasio A. “Alla ricerca di Spinosa”(Emotività e struttura della Psiche),Milano,Adelphi.
Soresi E. “Il cervello anarchico”(La mente ci dirige verso salute o malattia), Torino, UTET,05
D’Alfonso-Garghentini…”Emozioni in gioco” (Giochi e attività per un’educazione alle emozioni),
Torino EGA 05
Lombardo P. “Impariamo ad amare- La maturità psicoaffettiva”,Verona, Vitanuova, 06.
Dobbs “I segreti dell’autostima”.
Ury W. “Il no positivo” (Gestione delle divergenze),Milano,Corbaccio 07
28
Progetti e Percorsi didattici
di educazione relazionale
Non so dire quando questa cosa sia cominciata.
Forse da bambino, con mia madre e mio padre che non andavano d’accordo e la
tensione aleggiava nell’aria…
Forse perché Massimo dopo essersi formato con Le Boulch si è diplomato con una
tesi su rinencefalo e motilità.
Forse quando vennero a chiamare una mia allieva che lasciò in fretta la palestra per
correre a casa: sua madre era in piedi sul davanzale in balia di una crisi e iniziai ad
affiancare quella famiglia.
Forse quando siamo passati attraverso la malattia di una delle mie figlie, che dopo 6
notti senza dormire e numerose esperienze di esclusione e insicurezza ha avuto
bisogno di 18 mesi di cure psicologiche e psichiatriche…
Quello che so è che siamo tutti genitori autodidatti e di errori ne facciamo tanti.
Quello che so è che se, tra i miei alunni, sommo: gli insicuri, gli aggressivi, i
disgrafici, gli iperattivi, i deboli mentali, gli obesi compulsivi, i bulli,quelli che si
estraniano e non riescono a concentrarsi, quelli che somatizzano e in mensa hanno
problemi con il cibo…Mi ritrovo che circa 1 su 4 è toccato da qualche problema.
Quello che so è che c’è un’incompetenza comportamentale e una distorsione
affettivo-relazionale alla base del disagio giovanile.
So anche, però, che per fare una seria opera di prevenzione si deve lavorare sulla
formazione di genitori ed educatori, divulgando competenze psicologiche, relazionali
e comportamentali.
Una sperimentazione su un campione di 500 alunni tra gli 11 e i 15 seguiti e
monitorati all’ASL di Viterbo con percorsi di rinforzo emotivo-comportamentale ha
fatto registrare una diminuzione del 40,9 °/° dei comportamenti disadattati ed un
incremento del 224 °/° di quelli positivi; mentre il campione di controllo non
sottoposto ad alcun intervento ha fatto registrare il 100,7 °/° di aumento dei
comportamenti negativi.(1)
Il mio chiodo fisso riguardo alla prevenzione, è : raggiungere la gente comune, far
circolare le competenze psicologiche e relazionali che gli esperti possiedono tra gli
educatori (genitori, insegnanti, catechisti, animatori). Magari fino a interpellare le
persone nelle loro case attraverso un programma televisivo .
Ho proiettato questo mio sogno in una bozza di Format televisivo perché ritengo
assurdo, antieconomico e stupido non intervenire in questo settore.
29
Il Problema della formazione degli educatori
• Diffusione del disagio
• Aumento delle dipendenze
• Insufficiente competenza
nell’educare emotività e
comportamento
• Il “Fai da te” genitoriale e
coniugale ha dato questi
risultati
• Eccessiva enfasi di modelli
asociali e involuti(TV spazza-
tura-Indiferenza etica-Mito
della felicità da comprare)
• Offrire a chi vive un
problema esistenziale:
strumenti di lettura delle sue
dinamiche, esempi positivi e
possibili strategie di
intervento.
• WWW.belloeducare può
esserne un esempio
• UN FORMAT
TELEVISIVO
30
le ragioni
Per fare un
lavoro
efficace sul
piano
educativo e
relazionale
dobbiamo
“Riappropri
arci della
strada”
Viviamo
come vasi
comunicanti
e ciò che
succede a
uno coivolge
tutti
(Mercato,
Ecosistema,
Cultura,
Valori,
Politica…)
Non voglio
vivere in
una società
dove i
modelli
comportam.
siano
suggeriti dai
reality, da
Mediaset o
dal m.c.d.
amorale
Tra i miei
160 alunni
53 sono
toccati da
problemi:
Iperattivi,
Obesi, Bulli,
Fragili,
Insicuri,
Deboli
mentali…
Diffusione
tra i giovani
di
comportam.
a rischio:
alcol,droga,
incidenti,
asocialità,
dipendenze
alimentari...
• Offrire strumenti di lettura delle esperienze di vita di tipo evolutivo, psico-motorio, educativo e relazionale
• Fornire competenze psicologiche, pedagogiche, etiche per essere in grado di provvedere al proprio benessere esistenziale
• Divulgare tra la gente comune buone prassi adottate sul territorio
31
Taccio e
dipendo
dal branco
=
Abbigliam
Bullismo
Uso del
tempo
Scala dei
valori
Sette
Eccedo
e mi
stordisco
con
eccessi di
manie,
pensieri,
SMS
internet
hobbies
Sport
Evito di
cambiare
abitudini,
uscire di
casa,
incontrare
novità,
amici
nuovi
Mi isolo
per non
provare
Agitazioni
=
Controllo
per
Glasser o
Omeostasi
secondo
Soresi
Mi calmo
Con :
Cibo
Fumo
Sostanze
Videogioc
Troppa Tv
Psicofarm.
Rituali
relazionali
Non tocco
certi tasti
in famiglia
=
Delusioni
Distanze
Repulsioni
Isolamenti
Dilazione
degli
scontri
• E’ tracciato dalle parole chiave ognuna delle quali può essere
approfondita dai 9 punti di vista proposti nel “Laboratorio delle
Parole Chiave”
• Va allestito da un team composto da psichiatra, psicologi,
operatori della riabilitazione, educator, formatore di consulenti
familiari, fumettista, filmografo, comici, reperitore di casi e di
testimonial, intervistatore, connettore di reti di famiglie,
ricercatore di rete
• Deve prevedere spazi di interattività con i fruitori (tipo “Ruggito
del Coniglio” Radio 2) per una loro attivazione
32
Gli esperti
rispondono a:
Quesiti
Dubbi
Esperienze riportate
Ipotesi proposte
Come“Il Ruggito
del Coniglio”
Dare spazio a…
SMS
Ricette di vita
Poesie
Domande
Anche a me è
capitato…
Intervistea. Alla ricerca degli
ingredienti per la
ricetta della felicità:
“Ci suggerisca i suoi”
b. “Metta in ordine di
importanza: Salute,
Soldi, Armonia in
famiglia”
c. I risultati di un
indagine sul benes-
sere sono….”Lei cosa
ne pensa”
Ospiti Esperti Testimonial Leggerezza
Spezzoni di Film Video Clip
Cantanti che possono esibirsi e approfondire testimoniando
Comici possono presentare un paradosso/sketch e dire la loro
Psicologi Psichiatri Filosofi Educatori Consulenti Familiari
L’arcipelago dell’auto aiuto testimonia e apre alle soluzioni
Famiglie o educatori che attuano “BUONE PRASSI”
33
Abbiamo ottimi programmi sulla salute, sulla storia, sui viaggi, sull’ambiente, sulle
situazioni socio-politiche e una marea di programmi anestetizzanti e a-sociali, ma nel
settore psico-pedagogico nulla che spicchi.
Che ci sia un’emergenza educativa in Italia lo dicono le 4 tonnellate di cocaina
sequestrate, il record europeo che deteniamo nella diffusione dell’alcolismo tra i
giovani, la crescita dei casi di iperattività, obesità e disturbi alimentari che ben
sappiamo; lo dicono le preferenze che i nostri ragazzi manifestano nel loro modo di
occupare il tempo e nel loro minimizzare le conseguenze dei comportamenti a
rischio.
Per la competenza emotiva e comportamentale, per la sicurezza in se stessi e
l’equilibrio psico-fisico futuro sono importantissimi i primi anni di vita.
E a cosa attinge un genitore per dosare affetto e regole, calore e fermezza se pure lui
annaspa nel disorientamento di una superficiale conoscenza di sé, delle fasi evolutive
del bambino o se anche lui ha ferite che ancora non sono rimarginate ?
Tengo i contatti via internet con gli interessati ai quali invio gli approfondimenti e
siamo in fase di apertura del sito internet del nostro “Comitato Vivere Insieme”
attraverso il quale mettere in rete non solo questi contenuti, ma anche i giochi che
proponiamo ai bambini dal 2002 assieme alla Cooperativa “IL Germoglio”nella
“Festa di primavera”, per favorire il rispetto dell’ambiente, come pure quelli che
abbiamo creato per il “Palio di S. Teresa” alla sua 9° edizione.
Attraverso il giocopossiamo …
Superare la
paura
Accettare i
meno
simpatici
Conoscere
le nostre
emozioni
Rispettare le regoleAllenare la tolleranza
collaboraredivertirciEsplorare
nuove
esperienze
Incontrare nuovi
compagni
Provare la
gioia di
vincere
Imparare a
perdere bene
34
Nel gioco i ragazzi si manifestano per quello che sono: collaborativi, insicuri,
scatenati, furbi senza regole, egocentrici, tranquilli…E allora perché non partire
proprio dai giochi per creare percorsi educativi ?
Per questo ho raggruppato in 12 finalità 150 giochi .
Giochi finalizzati
• Giochi per giocare • Giochi per cominciare• Giochi sulla fiducia • ...per ascoltare• ...per collaborare• ...per vincere e perdere• ...per competere bene • ...per scoprire le emozioni• ...per esprimersi col corpo• ...per lateralizzarsi• Giochi sull’ambiente• Giochi in piazza
Lì divulgo volentieri a chi ne faccia richiesta o li voglia scaricare dal sito
www.germoglio.it nella speranza che possano essere giocati da tanti, tanti bambini e
ragazzi e che gli insegnanti che li propongono chiariscano ai loro allievi lo scopo di
ogni singolo gioco: “Oggi giocheremo per: Conoscere i nuovi compagni, Imparare ad
ascoltarci, Saperci esprimere meglio con i gesti, Dare un nome alle emozioni, Per
Collaborare…”
Come spero pongano loro domande stimolanti. “Quali emozioni avete provato ?
Come vi sembra siano andate le cose nella vostra squadra ? Possiamo collaborare
meglio per rendere più efficiente il nostro gruppo ?...”
35
Nella diapositiva seguente, , ho riportato alcune frasi scritte dai ragazzi delle mie due
prime medie nei temi di metà anno, nei quali abbiamo cercato di sondare se notavano
dei cambiamenti nel loro modo di vivere il gioco.
• Camilla: la III ora del mercoledì fa crescere in noi il giusto spirito di collaborazione
• Giulia: sono cambiate molte cose (…) perchè posso fidarmi e se sbagliamo ci confortiamo a vicenda.
• Valentina: impariamo a stare bene assieme (…). Il mi modo di giocare ècambiato perché ci divertiamo di più e non si litiga.
• Luca: questa attività ha lo scopo di insegnarci a stare con i compagni che ci stanno meno simpatici, a stringere nuove amicizie e accettare le sconfitte
• Elia: questi giochi hanno uno scopo molto chiaro perché ci insegnano a giocare felici, senza farci male o creare litigi. Io quando facevo la scuola elementare ero molto più serio e mi arrabbiavo spesso però quando sono andato alla scuola media ho cambiato carattere.
• Edoardo: proviamo sentimenti di :gioia, divertimento, voglia di vincere, e qualche volta litighiamo per la pala però il più delle volte sappiamo perdonarci e a fare il gioco di squadra.
• Redouane: sono migliorato, però non so il perchè
Volendo poi fare un percorso specifico di “Educazione all’amicizia” per affrontare
una tematica chiave dell’educazione comportamentale ho elaborato un ciclo di 15
lezioni come referente per la prevenzione del disagio del mio istituto.
Mi sono trovato con una prima media estremamente conflittuale nel 2007/08 e ho
proposto loro questi 15 passi ottenendo alcuni miglioramenti comportamentali e
l’incremento della tolleranza reciproca.
Riporto di seguito la traccia di lavoro seguita.
Le 15 lezioni strutturate sono a disposizione per chi le volesse consultare.
36
A SCUOLA DI AMICIZIA15 PASSI PER IMPARARE L’AMICIZIA
• PASSARE DA CLASSE CONFUSIONARIA A CLASSE COOPERATIVA
• ALLENARSI ALLA CONSAPEVOLEZZA
• LA GIOIA DI FAR PARTE DEL GRUPPO
• ALLA SCOPERTA DEI COMPAGNI
• IMPARARE L’AMICIZIA
• INDAGINE SULL’AMICIZIA
• I RISULTATI DELL’INDAGINE
• L’AMICIZIA CHE MI PIACE
• CON L’ESERCIZIO SI MIGLIORA
• LE QUALITA’ DELL’AMICIZIA
• ESERCIZI PER ESSERE PIU’ ATTENTI ALL’AMICIZIA
• L’AMICIZIA E IL SUO CONTRARIO
• UN BUON PRODOTTO DA PIAZZARE SUL MERCATO
• ALLA RICERCA DI QUALCUNO CHE SE NE INTENDE
• INTERVISTIAMO GLI ESPERTI
37
Una cassetta degli attrezzi
per i casi di insuccesso scolastico
Quell’anno si superò proprio il limite della decenza: quattro bocciati in una prima
media a tempo prolungato che aveva insegnanti a disposizione per consistenti
interventi di recupero e compresenza.
Il voto di consiglio fu a stretta maggioranza e, tra gli alunni trattenuti, uno era stato
certificato fino alla quinta elementare, uno era extracomunitario e gli altri due
presentavano notevoli difficoltà di comprensione.
Le intenzioni espresse furono le solite: per il loro bene, per non far loro affrontare un
programma ancora più complesso, per offrire un’ulteriore possibilità di maturazione.
Io e la mia collega di educazione artistica tentammo di far prevalere le ragioni del
buon senso: “Nel caso di conclamate difficoltà di apprendimento, tocca a noi docenti
proporre itinerari educativi diversificati accessibili alle reali capacità di comprensione
e di padronanza del linguaggio”.
Per noi, ex insegnanti di sostegno specializzati, era così chiaro…
Non ci fu niente da fare, ma non abbiamo mollato la presa. A fine estate, scrivendo
alla preside, abbiamo esternato la nostra contrarietà, la nostra differente concezione
del ruolo della scuola .“Perché questi ragazzi non ce la fanno? Perché non ci dotiamo
di strumenti idonei ad intervenire in base alle diverse situazioni di disagio ?”
Così, dopo aver pronunciato con fermezza il nostro NO, siamo passati ad una fase
propositiva nella quale: 1) abbiamo focalizzato 6 aree psico-pedagogiche
predominanti (Emotiva, Relazionale, Motivazionale, Attentiva, della Memoria e
della Comprensione) all’interno delle quali gli alunni vivono la loro esperienza
scolastica e, nei casi di disagio, il loro drammatico insuccesso; 2) definito per
ciascuna di queste 5 descrittori corrispondenti ad una scala che andasse dal “molto
positivo” al “considerevolmente problematico”; 3) identificato per ciascun livello sia
le possibili cause a monte, sia idonei interventi di consolidamento o di recupero.
La nostra esperienza professionale di insegnanti di sostegno ci ha dato la chiave per
impostare questo lavoro che parte dalla seguente impostazione metodologica: “Se il
ragazzo non ce la fa: trovo le ragioni dell’insuccesso, ripercorro l’itinerario cognitivo
o affettivo per identificare il punto critico di arresto del suo processo di acquisizione
della competenza che sta tentando di raggiungere ed, infine, predispongo interventi
utili a farlo progredire o a rimuovere le cause del suo disagio”.
Ciò che abbiamo prodotto è stato strutturato in modo da poter essere facilmente
divulgabile e fruibile da parte di tutti i colleghi della nostra piccola scuola, una sorta
di “cassetta degli attrezzi” per intervenire artigianalmente quando i consueti
strumenti non funzionano.
38
Il male secondo Maslow è “la reazione alla frustrazione delle esigenze verso
la realizzazione di sé”.
Per questo abbiamo ipotizzato un percorso piramidale che parte dalla
costruzione di un sé positivo senza il quale è difficile apprendere ed interagire con gli
altri.
“ Mi sento uno studente realizzato” AREA RELAZIONALE COGNITIVA bisogno naturale di comunicare e relazionarsi con gli altri, quindi “il clima scolastico positivo” diviene insopprimibile elemento di inse gnamento-apprendimento.
AREA OPERATIVA
Attenzione Memorizzazione Comprensione AREA MOTIVAZIONALE Predisposizione naturale a conoscere ed apprendere che si traduce in voglia di conoscere, di sperimentare, scoprire e cercare percorsi diversi AREA RELAZIONALE Modalità di rapporto con compagni, educatori, ambiente AREA EMOTIVA SICUREZZA EMOTIVA DI BASE INTESA COME CAPACITA’ di tollerare le frustrazioni, controllare le pulsioni, avere stima di se stessi Possedere un equilibrio interiore come fondamento della personalità.
Per dare operatività al percorso abbiamo formulato della griglie di osservazione
per un’analisi psicosociale cognitiva.
39
In questo modo gli insegnanti del consiglio di classe, attraverso uno stesso criterio di
rilevazione, raccolgono i dati per individuare gli obiettivi formativi e cognitivi adatti
agli allievi.
I dati raccolti e trascritti su tabelle riassuntive, danno la possibilità di progettare
e monitorare il percorso dell’allievo.
Nella seconda parte abbiamo prodotto delle schede in cui si suggeriscono
strategie che possono adattarsi alle situazioni rilevate. Anche il materiale didattico
relativo alle sei aree di intervento lo allego su un file a parte per chi fosse interessato.
Sarà perché sono nella scuola da tanti anni. Sarà perché la sogno diversa: più attenta
ai bisogni di ciascuno, fatta di persone che si incontrano. Sarà perché mi porto dentro
una ipersensibilità che è, contemporaneamente, fragilità e propensione all’empatia.
Sarà perché quello che vedo negli spogliatoi, nei giochi o all’intervallo mi dice che
l’educazione civica non passa, come non passa un rapporto educativo che non
avvenga tra persone che siano veramente motivate, condividendo cose che stanno
loro a cuore.
Sarà perché voglio credere in un futuro diverso, da costruire, dedicandosi con
pazienza, passione e competenza alle cose che contano maggiormente coltivo la
speranza di coinvolgere tanti educatori, volontari, specialisti in questa opera di
formazione e di prevenzione.
Note
(1)”La prevenzione del disagio e delle dipendenze patologiche”, Ed. F. Angeli
Testi utili sull’argomento –Benasayag-Schmit “L’epoca delle passioni tristi”(Crisi attuali e ragioni
dei conflitti)Milano,Feltrinelli 05 - Chapman G. “I 5 linguaggi dell’amore” (Ottimizzare la
comunicazione nella coppia), Torino,Ellenici, 02.- Lombardo P. “Impariamo ad amare- La maturità
psicoaffettiva”,Verona, Vitanuova, 06.- Dobbs “I segreti dell’autostima”.- Ury W. “Il no positivo”
(Gestione delle divergenze),Milano,Corbaccio 07 – Goleman D. “Intelligenza Emotiva”, Milano,
BUR 99. – Rossi R.”Piccoli genitori grandi figli”,Bologna, EDB 04
Gendlin E. “Focusing:Interrogare il corpo per cambiare la psiche” (Un percorso per non
somatizzare)Roma, Astrolabio 01-
Muriel- James Nati per vincere” (Carezze e crescita dell’autostima) Torino. S.Paolo 97
Perna G. “Le emozioni della mente”,S.Paolo 04 ”(Neuro-biologia del cervello affettivo),
Damasio A. “Alla ricerca di Spinosa”(idem ),Milano,Adelphi.
Soresi “Il cervello anarchico”(Ridurre al minimo il disagio psichico), Torino, UTET,05
Francescato .-Putton…“Star bene a scuola”, Roma, Carrocci 86.-
D’Alfonso-Garghentini…”Emozioni in gioco” (Percorsi didattici), Torino EGA 05
Loos S. “Novantavove Giochi-Cooperativi”, Torino EGA, 89
40
Indice
Pag. 2 - Sto cercando di capire, sto cercando di educarmi.
Pag. 7 - Proposte di competenza relazionale
Pag. 10 - Ascoltare le emozioni
Pag. 15 - Allenarsi all’ascolto
Pag. 16 - Perché rispettare se stessi
Pag. 19 - Allenarsi al rispetto
Pag. 20 - I cardini della fiducia
Pag. 24 - Allenare la fiducia
Pag. 25 - L’insegnante e la vita emotiva
Pag. 28 - Progetti e percorsi didattici di educazione relazionale
Pag. 34 - Educare attraverso il gioco
Pag. 36 - A scuola di amicizia
Pag. 37 - La cassetta degli attrezzi (per i casi di insuccesso scolastico)
Allegati
“A scuola di amicizia”
“Pre-requisiti educativi”