ALESSANDRO LONATI
SPAZIO ARTE
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ARTICOLATE BREVITÀ
Quando mi alzai e presi a camminare, potei farlo del tutto normalmente, senza falsare i contorni degli oggetti. Lo spazio era sempre là, ma aveva cessato di predominare. Lamente si interessava, soprattutto non di misure e collocazioni, ma di essere e signifi-cato. E con l’indifferenza per lo spazio venne una indifferenza ancora più completa per il tempo.
Aldous Huxley, Le Porte della Percezione, 1954
Alle soglie dello sguardo: tempo, spazio, vuoto, ritmo. Questi gli elementi su cui la-vora Alessandro.I telai di Lonati sono superfici che si sviluppano in profondità, realtà spaziali tangibili dove ha inizio una nuova grammatica delle cose. Se la forma quadrata rimanda allaclassicità e alla tradizione occidentale di proporzioni, l’alfabeto al suo interno crea una sintassi fatta di memorie in equilibrio e possibilità inespresse.Gli elementi che diventano interpreti privilegiati dell’alfabeto dell’artista sono frutto diritrovamenti urbani, di memorie, di tempi lenti e di distanze. Distanze che vengono accentuate e intensificate in accostamenti acuti, inattesi e ricercati.Come attimi di vitalità sospesa, Lonati fa vivere questi elementi oltre se stessi, emanci-pandoli dalla cornice del passato e liberandone le possibilità negate, il significato non ancora espresso e il ritmo nascosto.Custode di questo modus operandi, Alessandro reinventa un ordine nuovo dove ognielemento, in unione ed armonia con altri, rappresenta scandagli di realtà resi possibilidall’accostamento dell’artista e dallo sguardo di chi osserva.Senza un vero e proprio inizio né fine, queste annunciazioni esigono da chi guarda tutto quel patrimonio di disponibilità che occorre per liberarsi dall’oggettività dellaforma e dalla concezione di ritmo, inteso come cadenza e ripetizione.Parafrasando François Cheng, il ritmo è una forma di esistenza sorpresa, esso non si
svolge nel tempo e nello spazio, ma genera il proprio spazio-tempo.Quel ritorno periodico dello stesso, la cadenza, costituisce la negazione assoluta della creazione di un’imprevedibile e irriducibile novità di cui il ritmo rappresenta l’even-to-avvento . Questo ritmo non è qualcosa che si può avere davanti a sé, non appar-tiene al dominio dell’avere ma alla dimensione dell’essere.“Noi siamo in presenza del ritmo. Presenti a esso ci scopriamo presenti a noi stessi.”1
Ecco perché le opere di Lonati sono spazi in potenza che prevedono lo sguardo attivo,curioso e attento, di chi osserva.Le tensosculture ci costringono a combattere gli automatismi di visione della realtà: inun gioco di pieni e di vuoti, l’occhio viene catturato e sorpreso nel suo processopercettivo, fino al momento in cui si produce lo scatto della coscienza.Restringendo il campo di visione a pochi elementi, l’artista mette in risalto il vuoto chene modula la visione e stabilisce un rapporto armonico fra i diversi soggetti.Lo spazio vuoto tra due elementi è la distanza che rende possibile e scandisce il ritmodell’intera struttura: a zone di intensità continua corrispondono zone di silenzio asso-luto. Ed è proprio l’esperienza di questo vuoto e di questa apertura , che trova nelle opere di Lonati una modalità esemplare del proprio accadere: attraverso le tensoscul-ture si manifesta la possibilità di un ascolto, di una comunicazione e di una rivelazione che si sottrae alle normali categorie di pensiero.Se da un lato le opere non smettono di sollecitare le nostre convinzioni e le nostre reazioni, dall’altro non fanno che mostrare il lato più intimo dell’artista, invitandoci all’ascolto, alla lentezza, al ritrovamento.
Francesca Apruzzese
1 François Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza, Bollati Boringhieri, 2006
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Alessandro Lonati
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