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alla ricerca di una comune origine attraverso una indagine ... · Identità non è infatti unicità...

Date post: 17-Feb-2019
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32
alla ricerca di una comune origine attraverso una indagine condotta da sei licei del Lazio LA REPUBBLICA SIAMO NOI
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alla ricerca di una comune origine

attraverso una indagine condotta da sei licei del Lazio

LA REPUBBLICA SIAMO NOI

1

SOMMARIO

PROLOGO ................................................................................................................................................... 2

INTRODUZIONE .......................................................................................................................................... 3

L’INDAGINE TRA I CITTADINI - ANALISI DELLE RISPOSTE AI QUESTIONARI .............................................. 3

Alcune considerazioni degli studenti ................................................................................................... 14

LICEO SCIENTIFICO “L.B.ALBERTI” ........................................................................................................... 15

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 15

Il bilancio dell’esperienza .................................................................................................................... 16

LICEO SCIENTIFICO STATALE “C.CAVOUR” .............................................................................................. 18

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 18

Il bilancio dell’esperienza .................................................................................................................... 19

LICEO SCIENTIFICO “T.GULLACE TALOTTA” ............................................................................................. 21

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 21

Il bilancio dell’esperienza .................................................................................................................... 22

LICEO SCIENTIFICO “L.PASTEUR” ............................................................................................................. 24

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 24

Il bilancio dell’esperienza .................................................................................................................... 25

LICEO SCIENTIFICO “G.PEANO” ............................................................................................................... 26

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 26

LICEO STATALE “CORNELIO TACITO” ....................................................................................................... 28

L’Europa che vogliamo ........................................................................................................................ 28

Il bilancio dell’esperienza .................................................................................................................... 30

2

PROLOGO

Qualcun altro avrebbe parlato di “radici” … Non fa parte del mio vocabolario. La parola “radici”

non mi piace, e ancor meno l’immagine che evoca. Le radici affondano nel suolo, si contorcono nel

fango e si sviluppano nelle tenebre. Trattengono l’albero prigioniero da quando nasce e lo nutrono

in virtù di un ricatto: “Se ti liberi, muori”. Gli alberi si devono rassegnare, hanno bisogno delle

radici: gli uomini, no. Noi respiriamo la luce, aspiriamo al cielo e, quando veniamo ficcati sotto

terra, è per marcire. La linfa del suolo natale non risale dai piedi alla testa; i piedi servono solo per

camminare. A noi importa solamente delle strade: sono le strade che ci guidano – dalla povertà

alla ricchezza oppure a un’altra povertà; dalla schiavitù alla libertà o alla morte violenta […] le

strade non spuntano dal suolo a caso, dove germoglia un seme. Come noi hanno un’origine. (Dal

libro ORIGINI di Amin Maalouf)

Nella nostra vita apparteniamo a molte comunità, molte non elettive come una famiglia, una

nazione, una lingua una cultura, altre scelte che a quelle si aggiungono senza necessariamente

sostituirle, piuttosto integrandole. Siamo nomadi che ricercano fonti di nutrimento che

contribuiscano a sviluppare la nostra personalità in molteplici identità. Identità non è infatti unicità

e le sue origini risiedono nelle comunità che attraversiamo nel nostro nomade percorso di vita. E

diventa così necessario, ancora una volta, distinguere. Distinguere nell’appartenenza ciò che è

prezioso da ciò che è oscuro estirpando radici che imprigionano a favore di origini che si

confondono senza disperdersi.

[…] Noi invece che abbiamo per patria il mondo, come i pesci il mare, noi, che pure prima di

mettere i denti abbiamo bevuto l’acqua dell’Arno [18] e amiamo Firenze tanto da subire

ingiustamente l’esilio per averla amata, noi poggiamo le spalle del nostro giudizio sulla ragione

piuttosto che sul senso. Certo, in vista del nostro piacere, ossia della quiete del nostro appetito

sensitivo, non esiste sulla terra luogo più ameno di Firenze. Noi abbiamo però consultato i volumi

dei poeti e degli altri scrittori che descrivono il mondo nel suo insieme e nelle sue parti, e abbiamo

riflettuto fra noi sulle varie posizioni delle località del mondo e sui rapporti che esse presentano con

entrambi i poli e col circolo dell’equatore: abbiamo pertanto compreso, e crediamo fermamente,

che vi sono molte regioni e città più nobili e più piacevoli della Toscana e di Firenze, di cui siamo

nativi e cittadini, e che molte nazioni e popoli si servono di una lingua più gradevole e utile di quella

degli italiani. […] (Dante De Vulgari Eloquentia)

3

INTRODUZIONE

Più di duecento studenti di sei licei – Alberti di Minturno, Cavour, Gullace, Pasteur, Peano, Tacito

di Roma – hanno partecipato al Laboratorio per l’Europa promosso dal Consiglio Italiano del

Movimento Europeo e da Libertà e Giustizia di Roma. Hanno lavorato da Novembre 2014 a Maggio

2015 coinvolti in un percorso di lavoro attivo che, attraverso incontri e workshop con esperti e

sull’intuizione che governò la vita di Altiero Spinelli confrontandola con la percezione d’Europa che

i cittadini hanno oggi. Strumento di indagine e confronto è stato un questionario rigorosamente

anonimo che, messo a punto dagli studenti con la collaborazione di esperti, è stato distribuito nei

quartieri di riferimento delle scuole partecipanti. A completamento del lavoro di ricerca, analisi dei

dati emersi e mappatura della percezione d’Europa, gli studenti di ogni scuola hanno redatto il

loro Piccolo Manifesto per l’Europa descrivendo l’Europa che vorrebbero e facendo un bilancio

dell’esperienza.

Questo documento contiene l’analisi complessiva dei risultati delle indagini svolte da tutte le

scuole ed una sintesi delle altre sezioni: “L’Europa che vogliamo” e “Bilancio dell’esperienza”. Le

edizioni complete dei Piccoli Manifesti sono disponibili presso le scuole e scaricabili dai relativi siti

e contengono i risultati delle indagini di ogni singola scuola.

Oltre ringraziare Pier Virgilio Dastoli, Giovanni Maria Flick, Fabio Masini, Stefano Milia, Maurizio

Olivieri, Elena Paciotti, Roberto Sommella, Francesco Tufarelli per aver animato incontri e

workshop rivolgiamo complimenti sinceri e grati alle scuole, insegnanti e studenti che, menzionati

nelle pagine a seguire, sono stati gli attori principali di questo lavoro.

L’INDAGINE TRA I CITTADINI - ANALISI DELLE RISPOSTE AI QUESTIONARI

Il questionario è stato distribuito ai cittadini appartenenti a classi sociali diverse nei territori di

riferimento delle scuole partecipanti. Novecento di essi hanno restituito il questionario: 49%

donne, 51% uomini ed il 50% con età compresa tra i 36 ed i 60 anni.

Nei confronti del progetto di integrazione europea il 51% degli intervistati si è mostrato fiducioso:

questo dato è solo in parte positivo ed è da leggere in abbinamento con i dati relativi alle altre

risposte alla stessa domanda che evidenziano come il restante 49% degli intervistati si è

dichiarato contrario, diffidente o indifferente. Il progetto di integrazione, per la maggior parte

degli intervistati, ha favorito gli scambi culturali, la mobilità delle persone, il progresso scientifico

ma non ha contribuito a creare posti di lavoro, a garantire la prosperità economica né a lottare

contro il crimine. La maggior parte degli intervistati riconosce all’UE la tutela di diritti e la difesa

della democrazia e della pace; viene attribuita all’UE una funzione culturale significativa perché

offre la possibilità di conoscere altre culture e confrontarsi con esse.

Gli intervistati appaiono informati sull’esistenza della Carta dei Diritti e sul ruolo della Corte di

Giustizia (quasi 60%) e sui valori fondanti dell’UE (quasi 70%) . Il 36% degli intervistati pensa che il

4

legame sia necessario ma poco vantaggioso, il 26% è convinto che l’UE stia creando più problemi

che vantaggi, il restante 38% ritiene che gli interessi nazionali si difendono al meglio agendo in

comune attraverso l'Unione europea. L’UE appare come una scelta quasi obbligata ma c’é

scetticismo sui vantaggi che offre per ciò che concerne i problemi concreti e quotidiani del singolo.

Nel contesto europeo l’Italia è percepita come una nazione logorata dalla corruzione e dalla

evasione fiscale: una percentuale molto elevata, quasi il 90%, ritiene che questi problemi devono

essere risolti e molti ritengono necessaria anche la riduzione degli stipendi eccessivi. Sorprende

che per quasi il 60% degli intervistati si possa rinunciare a diritti troppo costosi – quasi a

confermare che la giustizia sociale dipenda dall’economia - mentre il 75 % ritiene che il principio

della solidarietà tra paesi e cittadini debba prevalere sulla austerità nel quadro del rispetto dei

diritti inviolabili. Le opinioni degli intervistati evidenziano come il rispetto della legalità sia ritenuto

fondamentale e che si possano sacrificare i diritti sociali affinché l’Italia sia guardata con rispetto in

Europa e sia in grado di collaborare con gli altri Stati.

I problemi dell’euro vanno affrontati promuovendo un’unione fiscale (55%) e un‘unione bancaria

(59%). Poco più del 20% degli intervistati ritiene utile uscire dall’euro e proseguire con una politica

di austerità: anni di rinunce e di aspettative deluse generano incertezza e diffidenza nei confronti

di provvedimenti basati solo sui sacrifici. La crisi dell’euro è dovuta alla mancanza di una politica

economica europea (66%) e all’esistenza di paradisi fiscali (66%). Appare alta la percentuale di

coloro che dichiarano di non avere un’opinione su questi argomenti. Viene percepita dai più la

necessità di agire a livello europeo per affrontare le questioni finanziarie ed economiche.

Il raffronto tra la fiducia riposta nella UE e la preoccupante scarsa fiducia nel proprio Stato e negli

amministratori locali manifesta da una parte speranza e dall’altra disagio. Gli intervistati si

sentono, come cittadini europei, abbastanza ben rappresentati da la Commissione europea, il

Parlamento Europeo, il Consiglio Europeo e il Consiglio dei Ministri Europei. Speranza quindi in un

cambiamento possibile a livello europeo e disagio per il continuo accadere di fenomeni di

corruzione a livello nazionale. Cittadini europei ma non cittadini italiani.

Gli intervistati danno maggiore importanza al Parlamento Europeo in modo che eserciti

pienamente il controllo sulle azioni di governo ma non sanno se sia necessario che la Commissione

Europea diventi l’organo esecutivo di governo e se si debba continuare a prendere le decisioni

dell’Unione Europea prevalentemente nei consigli intergovernativi.

Oltre il 50% degli intervistati ritiene fondamentale l’UE per le questioni che riguardano

l’ambiente, l’energia, la difesa, la politica estera degli Stati, la ricerca; le problematiche relative

all'agricoltura, ai diritti civili, all’educazione, alla formazione, alla sanità, al turismo devono essere

affrontate e risolte a livello nazionale; lavoro e trasporti richiedono collaborazione tra gli interventi

a livello nazionale ed europeo. Il problema del lavoro viene percepito quindi come molto

complesso e alcuni settori come il turismo, la formazione, l’educazione, la sanità devono essere

affidati al nostro Stato perché hanno problematiche e peculiarità che vanno studiate, secondo gli

intervistati, a livello nazionale.

5

Una delle sfide che la globalizzazione richiede all’Europa di affrontare e che mette alla prova i

valori che fondano l’UE è l'immigrazione. Secondo il 38% degli intervistati l’immigrazione

costituisce una minaccia per lo stato sociale a causa delle risorse da destinare all’accoglienza e ai

sussidi per gli immigrati, mentre il 25% non ha un’opinione precisa. Il 42% degli intervistati è

favorevole alla linea dura nei confronti degli immigrati ed è propensa ad accettare soltanto

lavoratori qualificati pensando a loro solo come forza-lavoro. Il 18% non esprime il proprio parere.

L’immigrazione non è considerata un’opportunità per fronteggiare l’invecchiamento della

popolazione dal 34% degli intervistati. L’immigrazione è percepita come un fenomeno pericoloso,

genera timore e mette in secondo piano la sensibilità nei confronti di persone che fuggono

dall’oppressione, dalla miseria, dalla guerra. E’ necessario per il 52% degli intervistati ripristinare

controlli di frontiera dei flussi migratori perché è percepito come incontrollato l’afflusso di

immigrati che quindi appaiono troppi e di cui si mettono in dubbio le reali intenzioni. E’ necessario

un intervento deciso da parte dello Stato: il problema è delegato ad un’autorità che si vuole

intransigente. Prendono corpo le paure nascoste dentro noi stessi e affiora un triste senso di

debolezza di fronte alla consapevolezza di un inevitabile destino di società interculturale (64%) che

favorisca la convivenza e l’integrazione tra identità culturali diverse. Dialogo e confronto necessari

ma in concreto, e nel quotidiano, appare chiaro che la società in cui viviamo è dominata da un

diffuso malessere, la convivenza è forzata e la solidarietà trova spazio solo come ideale.

Le risposte al questionario di circa 900 persone – di classi sociali e di età differenti – hanno

permesso di tracciare una bozza di identikit degli intervistati. Nel contesto europeo si sentono

inadeguati e considerano l’immagine dell’Italia offuscata da problemi irrisolti come la corruzione e

l’evasione fiscale. Hanno poca fiducia nello Stato. Il loro quotidiano è dominato da sacrifici e non

credono che l’ austerità sia la soluzione dei problemi. Affiorano paura, un senso di malessere e un

profondo disagio. A livello ideale considerano la solidarietà un valore di riferimento a parole ma

non nei fatti; la salvaguardia dei diritti degli altri, specie se migranti o “cicale”, è considerata

troppo rischiosa. Non auspicano l’uscita dall’euro ma una percentuale consistente, comunque

non maggioritaria, guarda al processo di integrazione europea in termini di indifferenza o

diffidenza. Sono perplessi. Da una parte vedono l’Unione europea non solo come unità economica

e finanziaria ma anche una riserva e una condivisione di ideali. Dall’altra non sono sicuri della

necessità di un’unificazione politica e del superamento dell’UE intergovernativa che di fatto

governa l’Europa. L’idea di cittadino europeo è per loro ancora lontana.

1-3. CARATTERISTICHE DEI 900 SOGGETTI CONSULTATI

12% 17%

10% 50%

11% ETA'

14-17 18-25 26-35 36-60 > 60

51% 49%

SESSO

Maschile Femminile

6

4. Qual è la prima reazione che provi pensando al progetto di integrazione

europea?

0 50 100 150 200 250

RICERCA

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

ICT/TECNOLOGIA

DIRITTO

ISTRUZIONE E FORMAZIONE

SANITA' E SERVIZI SOCIALI

COMMERCIO/SERVIZI

ENERGIA/AMBIENTE

AGRICOLTURA

PRODUZIONE DI BENI

MEDIA/COMUNICAZIONE/CONSULENZA

ALTRO:studenti, casalinghe, pensionati

Settori attività

51%

27%

15% 7%

FIDUCIA DIFFIDENZA INDIFFERENZA OPPOSIZIONE

7

5. A tuo avviso il processo di integrazione europea che ha portato

all'attuale Unione ha contribuito in modo determinante a:

6. Quale delle seguenti affermazioni descrive meglio la tua opinione sul

rapporto tra l'Italia e l'Unione Europea?

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

aumentare la prosperità economica ed il livello di vita

creare posti di lavoro

assicurare la pace

preservare la democrazia

migliorare la lotta contro il crimine

facilitare la mobilità delle persone

migliorare la sicurezza degli alimenti

rendere più efficace la protezione dell'ambiente

aumentare gli scambi culturali

migliorare difesa diritti e riconoscimento valori umani

sviluppare conoscenza, ricerca e progresso scientifico

SI NO NON SO

38%

36%

26%

Gli interessi italiani si difendonoal meglio agendo in comuneattraverso l'Unione europea

Un buon legame con l'Unioneeuropea è necessario ma pocovantaggioso

L'Unione europea ormai stacreando più problemi chevantaggi

8

7. LO SAI CHE?

8. Nel definire livelli di deficit e di investimento quale delle due seguenti

logiche ritieni gli stati membri debbano far prevalere?

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Esiste la Carta dei dirittifondamentali della Ue

giuridicamente vincolante?

I principi di dignità, libertà,eguaglianza, solidarietà,

cittadinanza, giustizia in essacontenuti sono fondativi del

sistema costituzionale europeo?

La Corte di giustizia europeagarantisce il controllo sistematico

della compatibilità degli attinormativi della Ue con la Carta?

SI NO

25%

75%

Austerità con applicazione meccanica dei criteri vincolanti

Solidarietà tra paesi e cittadini nel quadro del rispetto dei diritti inviolabili

9

9. Ritieni le seguenti iniziative rilevanti per favorire la fiducia verso l’Italia

e recuperare risorse?

10. Quali fra queste ritieni siano le ragioni della crisi dell’Euro?

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Rinuncia a diritti divenuti troppo costosi o che

limitano libertà d’impresa

Riduzione stipendieccessivi

Lotta alla corruzione Lotta all’evasione fiscale

SI NO

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Paesi più deboli devono pagareinteressi maggiori

Strapotere dei mercati finanziari senzacontrollo

Manca una politica economica disviluppo europea

Esistenza di “paradisi fiscali” nella UE

SI NO NON SO

10

11. Per superare l’attuale crisi dell’Euro ritieni sia opportuno

12 Quanta fiducia riponi in ognuno dei seguenti livelli istituzionali?

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Proseguire con la politica di austerità

Uscire dall’euro e tornare alla lira

Promuovere una effettiva UnioneBancaria

Promuovere una effettiva UnioneFiscale

SI NO NON SO

0% 20% 40% 60% 80% 100%

UNIONE EUROPEA

STATO

REGIONE

COMUNE

MOLTA SUFFICIENTE SCARSA NESSUNA

11

13. Quanta fiducia riponi nella capacità delle attuali istituzioni di

rappresentare i cittadini europei?

14. Ritieni che si debba continuare a prendere le decisioni dell’UE

prevalentemente nei consigli intergovernativi?

0% 20% 40% 60% 80% 100%

COMMISSIONE EUROPEA

PARLAMENTO EUROPEO

CONSIGLIO EUROPEO

CONSIGLIO MINISTRI EUROPEI

MOLTA SUFFICIENTE SCARSA NESSUNA

28%

30%

42%

SI

NO

NON SO

12

15 Ritieni necessaria una ristrutturazione dell’Ue in senso federale che

preveda

16. Secondo te, quali delle competenze e delle politiche elencate di

seguito dovrebbero essere esercitate prioritariamente a livello di Unione

europea e quali, piuttosto, essere gestite a livello nazionale?

0% 20% 40% 60% 80% 100%

elezione di un Presidente Europeo?

che la Commissione diventi l’organo esecutivo di governo?

che il Parlamento europeo esercitipienamente controllo democratico

sulle azioni di governo?

SI NO NON SO

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Europeo Nazionale Non so

13

17. L’immigrazione è una delle sfide che la globalizzazione richiede

all’Europa di affrontare e che mette alla prova i valori fondanti della Ue.

Quali delle seguenti affermazioni condividi?

18. Personalmente quanto ritieni di essere informato su quello che è

stato fatto e che viene fatto nell'ambito del processo di unificazione

europea?

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

minaccia allo stato sociale causa sussidi agliimmigrati

adottare linea dura salvo lavoratori qualificati

opportunità contro invecchiamento

diventare società interculturale a favore convivenzatra identità culturali diverse

ripristinare controlli frontiera tra paesi membri

SI NO NON SO

9%

39% 41%

11%

molto poco a sufficienza per nulla

14

Alcune considerazioni degli studenti

Abbiamo capito quanto sia difficile fare un questionario con domande semplici,

comprensibili e non ambigue

Ci siamo accorti di incongruenze in alcune risposte ma abbiamo deciso di riportarle

comunque tutte

La Carta dei diritti della UE ed ancor più i principi in essa contenuti sono percepiti come

valori fondanti dell’Europa purché non troppo costosi

Solidarietà a parole ma non nei fatti; la salvaguardia dei diritti degli altri, specie se migranti

o “cicale”, è troppo rischiosa

La strada per una cittadinanza europea è ancora lunga: non esiste un popolo europeo ma

tanti popoli di nazioni diverse impegnati nella difesa dei propri interessi

Difficile che nasca un’Europa che guarda alla dignità delle persone se non si supera la logica

di stati debitori e stati creditori

In una società globale sono i continenti a confrontarsi e non gli staterelli, ciascuno padrone

in casa propria ma irrilevante fuori essa.

Pur tra mille difficoltà e diffidenze tra paesi creditori e debitori emerge la necessità di

unificare la politica fiscale e il debito in modo da mettere stati, imprese e cittadini di paesi

diversi in grado di accedere ai finanziamenti a parità di condizioni.

Soltanto se come persone che si riconoscono pari dignità si pensa ad un futuro comune si

può costruire una Unione Europea politica in grado di governare l’economia e non lasciare

che sia l’economia a governare la politica miope di staterelli e le nostre vite.

15

LICEO SCIENTIFICO “L.B.ALBERTI”

Il Liceo Scientifico “L.B. Alberti” di Minturno ha una “storia didattica” relativamente giovane, avendo

iniziato nel 1970 con sole due sezioni fino ad arrivare alle attuali sei con quasi settecento alunni. La sua

offerta formativa si basa sull'indirizzo tradizionale e sull'opzione Scienze applicate. La partecipazione al

laboratorio è nel solco di una tradizione che vede il Liceo da anni impegnato in progetti di educazione alla

cittadinanza di cui l’Europa più che mai necessita.

Le classi che hanno partecipato al laboratorio sono: 1 C, 2 B, 2 E, 2 F, 3 C per un totale di circa 100 studenti

seguiti dalle professoresse: Anna Zema, Filippa Conte, Giovanna Chiappalone, Paola Sorvillo.

Il progetto nella sua interezza è stato curato dal Prof. Adolfo Tomassi

L’Europa che vogliamo

Oggi l’Europa svolge un ruolo importante e deve rappresentare un vera e propria famiglia –la

nostra famiglia- in cui ognuno dà un proprio contributo e da cui ci sentiamo protetti; come in una

famiglia un fratello e una sorella litigano, anche nella nostra comunità i vari Paesi possono avere

delle divergenze e a causa di ciò la nostra combattuta e difficile Unione vacilla. Possiamo migliorare

la situazione in modo da essere sempre più uniti, sotto tutti i punti di vista. Cosa fare per risolvere

le divergenze e affrontare i problemi che ci affliggono? Sicuramente bisogna partire dal

presupposto che questa tanto bella ma precaria Europa è formata da Stati uguali tra loro nel senso

che tutti i Paesi sono utili e indispensabili per la sopravvivenza dell’UE: come nel corpo umano le

singole parti danno un contributo importante, così nella UE ciascun Paese ha proprie

responsabilità. Senza l’aiuto di tutti i Paesi quest’unione crolla, così come un corpo non può vivere

senza stomaco o polmoni. Bisogna realizzare un’Europa più unita di quella di oggi che, come una

vera famiglia, condivide e risolve tutti insieme i problemi. Tutti devono credere in questo progetto

senza dubbi né indifferenza. Vorremmo un’Europa unita politicamente e non solo in ambito

economico e finanziario. Oggi gli interessi di alcuni Paesi, fra quelli più potenti a livello economico,

appaiono più importanti, rispetto agli altri. Vorremmo un’Europa che facesse gli interessi

dell’Europa, non dei singoli Stati membri ma attraverso il benessere dei singoli Paesi; vorremmo

che si prendessero le decisioni tenendo conto dei problemi e delle risorse di ogni Paese. Pensiamo

che sia possibile unificare tutto il territorio creando una federazione organizzata come gli Stati

Uniti d’America. L’Europa deve diventare un grande paese che si muove nella stessa direzione,

verso lo stesso obiettivo, al fine di combattere i problemi economici dei Paesi più deboli e in cui

tutti siano pronti ad intervenire nei momenti di difficoltà dei vari membri della comunità europea.

Non basta solo la moneta unica, che va comunque estesa, ma è fondamentale una condivisione di

valori e la capacità di risolvere i concreti problemi politici ed economici. Per raggiungere tale

obiettivo è necessaria la collaborazione non solo degli organi di Governo ma anche della volontà di

tutti i cittadini europei di instaurare legami tra loro che rispettino ma vadano oltre le diversità

culturali ed economiche. Vorremmo che l’Europa fosse più giusta, difendesse gli Stati in difficoltà e

le classi sociali più deboli e non si facesse condizionare e guidare dagli Stati economicamente più

forti. Devono migliorare le condizioni di tutti! Vorremmo un’ Europa più sicura, capace di difendere

i suoi cittadini da tutti i tipi di pericoli. La collaborazione militare è il primo passo per realizzare una

difesa più forte, con un esercito comune che collabori, se necessario, anche con i Paesi che non

fanno parte dell’UE. L’Europa futura deve permettere a tutti i cittadini di viaggiare liberamente nei

vari Paesi, migliorando i rapporti tra i vari Stati ed espandendo il mercato comune; proprio in

16

merito quest’ultimo aspetto, una vera unione economica dovrebbe consentire non solo uno

scambio di merci più veloce ed efficiente ma alleviare in tutti i Paesi il peso fiscale, favorire le

aziende ed evitare speculazioni finanziarie da parte delle banche. La libera circolazione delle

persone apre nuovi orizzonti, la libera circolazione della moneta e delle merci deve garantire un

benessere che dia, ai cittadini europei, la possibilità di soddisfare bisogni e desideri.

In questa grande comunità anche l’uso di una lingua comune ci rende uniti e vicini agli altri

cittadini europei e ci fa sentire membri della stessa comunità; sogniamo un’Europa in cui tutti

siano in grado di usare una lingua che è di tutti accanto agli idiomi nazionali e ai dialetti che

rafforzano l’identità nazionale e culturale di ciascun europeo.

Vorremmo un’UE libera da pregiudizi e discriminazioni riguardo alla religione, al proprio

orientamento sessuale o al colore della pelle. Vorremmo che non si dicesse più che l’Italia è solo

mafia e corruzione: vorremmo che si pensasse che l’Europa è la madre di 503 milioni di persone e

che ricorda a tutti gli ideali di pace, libertà, democrazia e benessere da cui essa è nata.

Vorremmo un’Europa concretamente più presente sul piano delle emergenze internazionali in cui è

coinvolta e nessuno di noi deve dimenticare che nel canale di Sicilia si sta consumando un’immane

tragedia umanitaria. L’Europa deve impegnarsi, proprio come Unione Europea, in prima linea a

sostegno dei profughi e contro l’ignobile tratta di esseri umani.

L’Europa di oggi dovrebbe garantire la stabilità economica, sociale e politica ma l’equilibrio è

ostacolato da problemi di ordine diverso come la crisi economica, il terrorismo internazionale, la

corruzione, l’evasione fiscale, l’immigrazione e la disoccupazione. Vorremmo un’Europa davvero

“nuova” rispetto a quella del passato e adatta a noi giovani: un’Europa che non spenga il nostro

entusiasmo, i nostri sogni, il nostro modo di essere. Vorremmo un’Europa che rispettasse e

assecondasse i nostri desideri più profondi: la possibilità di entrare nel mondo del lavoro e di

scegliere quello che vogliamo fare senza le preoccupazioni del nostro tempo. Vorremmo un’Europa

capace di darci certezze per il futuro e che sia attenta alle problematiche dei singoli Stati membri.

Vorremmo un’Europa capace di risolvere il problema degli immigrati e che difenda l’ambiente e il

nostro patrimonio culturale.

Il bilancio dell’esperienza

Siamo giunti alla fine del progetto ‘Piccolo Manifesto per l'Europa’ che ha coinvolto quattro classi

del biennio e una classe del triennio nel corso del corrente anno scolastico dal mese di Novembre

fino a Maggio. All’inizio eravamo diffidenti perché ci sembrava un argomento difficile ma con il

passare del tempo ci siamo appassionati. Durante il percorso siamo stati coinvolti in un lavoro

attivo che ci ha impegnati in attività diverse in classe con i nostri insegnanti, ci ha consentito di

partecipare a conferenze tenute da testimoni autorevoli come Giovanni Maria Flick ed Elena

Paciotti presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Roma e presso la nostra

Scuola; abbiamo anche partecipato, in questo contesto, ad alcuni concorsi a livello nazionale

quali quello bandito dal CIME e il Trivia Quiz di Educazionedigitale.it.

17

Il lavoro di somministrazione di un questionario nel nostro territorio è stato interessante

anche se abbiamo dovuto affrontare la diffidenza e qualche volta l’impazienza di alcuni degli

intervistati. Il lavoro ci ha offerto la possibilità di studiare problematiche del nostro tempo e capire

la importanza dell’Europa per noi oggi. L’Europa sembrava un mondo lontano da noi giovani

ed era un universo in parte sconosciuto ma con il passare dei mesi ci siamo resi conto che

pensavamo a noi stessi non più solo come italiani ma come europei. Ora abbiamo capito che l’idea

di un'Europa unita è stata uno strumento di rinascita per i nostri antenati e che in essa è riposto il

nostro futuro. L’Unione europea è stata capace di preservare la pace per tanti anni dopo un

periodo di regimi totalitari e una guerra disastrosa. Abbiamo capito che il processo di integrazione

europea vuole assicurare ai paesi membri la crescita economica e la tutela dei diritti. Abbiamo

compreso l’importanza dell’impegno di Altiero Spinelli, uno dei padri dell’Unione e autore del

Manifesto di Ventotene che, spinto dal desiderio della libertà e della democrazia dopo

l’oppressione, ha combattuto per realizzare il suo sogno. I valori che hanno ispirato i Padri

fondatori non sono uno sterile retaggio del passato e sostengono un progetto non ancora

pienamente realizzato e per questo Ventotene resta un luogo simbolico. Oggi però c’è un’altra

isola, Lampedusa, che ci consegna una nuova idea di Europa in cui dobbiamo credere, l’Europa

dell'accoglienza e della comprensione delle ragioni dell’altro. I suoi confini si sono allargati ma

senza conquiste militari: l’Europa di oggi si trova ad includere cittadini di altri continenti e il

nostro orizzonte è diventato più ampio. Il Mediterraneo oggi è un ponte non solo tra culture

diverse ma tra destini diversi.

Ci piace concludere questo nostro “viaggio” alla scoperta dell'Europa che vorremmo con una

poesia di Erri De Luca, “Abbiamo amato”, in cui lancia un monito per ricordare i valori della

solidarietà e della fratellanza necessari per affrontare la nuova sfida a cui siamo chiamati come

cittadini di un' Europa che va oltre l' Europa.

Abbiamo amato l’ Odissea, Moby Dick, Robinson Crusoe,

i viaggi di Sindbad e di Conrad,

siamo stati dalla parte dei corsari e dei rivoluzionari.

Cosa ci fa difetto per non stare con gli acrobati di oggi,

saltatori di fili spinati e di deserti,

accatastati in viaggio nelle camere a gas delle stive,

in celle frigorifere, in container, legati ai semiassi di autocarri?

Cosa ci manca per un applauso in cuore,

per un caffè corretto al portatore di suo padre in spalla

e di suo figlio in braccio

portato via dalle città di Troia, svuotate dalle fiamme?

Benedetto il viaggio che vi porta, il Mare Rosso che vi lascia uscire,

l’ onore che ci fate bussando alla finestra.

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LICEO SCIENTIFICO STATALE “C.CAVOUR”

Il “Cavour” è uno storico liceo di Roma, situato nel cuore della città, di fronte al Colosseo. Tale

posizione rende la nostra scuola un crocevia, un punto d’incontro di tante esperienze, in quanto gli

studenti provengono da zone diverse della città.

E’ un piccolo mondo in grado di offrire molti stimoli, in virtù della ricchezza delle diversità.

La classe VC rappresenta tale realtà: è composta da 4 ragazze e 15 ragazzi, ognuno con il suo

‘stile’, una sua formazione ed una precisa ed espressa visione del mondo. Il risultato è un gruppo

classe caotico ma dinamico, disomogeneo ma stimolante, nel quale ognuno ha l’opportunità di

offrire un suo contributo nei momenti di confronto e di collaborazione.

Il percorso, che si conclude con la presentazione del Piccolo Manifesto, ha preso avvio sulla cupola

del Reichstag di Berlino, il 9 novembre 2014, quando, assistendo alla celebrazione del 25mo

anniversario della caduta del muro di Berlino, gli studenti hanno avuto l’opportunità di cogliere

l’importanza di tale evento storico, anche in relazione all’idea di Europa: Europa che apre le sue

porte e che allarga i suoi confini.

Nel lavoro sono stati accompagnati dalla prof.ssa di Filosofia e Storia, Simonetta Emiliani,

supportata dalla sempre preziosa collaborazione del Consiglio di classe. Il progetto si è concluso

con la realizzazione del Piccolo Manifesto per l’ Europa, che verrà pubblicato sul sito

www.liceocavour.gov.it

L’Europa che vogliamo

“In ogni Stato la costituzione civile deve essere repubblicana.

Il diritto internazionale deve fondarsi su un federalismo di liberi Stati.

Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni dell’ospitalità universale”

Kant nel 1795 poneva questi tre articoli come condizione necessaria per il raggiungimento di una

Pace perpetua. Da questa utopia - un mondo senza guerre in cui tutti gli uomini possano vivere

liberi – ha preso l’avvio la nostra riflessione, confrontando quindi tale ideale con la realtà storica

che l’epoca contemporanea ci propone. Il progetto/sogno kantiano si scontra con i morti nel

Mediterraneo, con gli squilibri tra Stati potenti e cosiddetti “PIGS”(acronimo offensivo diffuso dalla

stampa inglese); la prospettiva di pace si infrange alle porte dell’Europa, in Libia come in Ucraina,

evidenziando l’incapacità del sistema di intervenire efficacemente in situazioni urgenti e

complesse.

Spinelli, Colorni e Rossi, nel pieno della II guerra mondiale, avevano sottolineato come il

nazionalismo imperialista stesse negando quel diritto all’autodeterminazione dei popoli, già

individuato come garanzia di pace dal presidente statunitense Wilson nel 1919. Tale diritto, nella

società contemporanea in cui i totalitarismi sono stati sconfitti, viene comunque rimesso in

discussione dai poteri forti dell’economia e della finanza. Gli interessi dei singoli Stati si

confrontano, ed a volte si scontrano, con le direttive europee e la leadership della Germania mina

l’equilibrio europeo indebolendo i legami di cooperazione.

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Nel Manifesto di Ventotene si prospetta un saldo stato federale che “spezzi decisamente le

autarchie economiche […] pur lasciando agli stati stessi l’autonomia che consenta una plastica

articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli”.

Unione ed autonomia, poli dialettici di una possibile idea di federazione, sono stati al centro della

nostra riflessione, atta ad individuare un possibile modello di sviluppo dell’ancora incompleta

Unione Europea. Presupposto del confronto tra le diverse proposte è stata la consapevolezza che

la storia dell’Europa è fondata sulla pluralità culturale, sulla comunicazione delle differenze, sul

reciproco riconoscimento dell’altro, e che il dialogo tra alterità può costituire il contrassegno di

un’identità comune. Ripartiamo da Ventotene, dal pensiero di pochi uomini esiliati nella piccola

isola pontina, per guardare all’Europa che vogliamo, all’Europa in cui gli interessi nazionali

vengano tutelati, in cui sicurezza e cooperazione possano coesistere, in cui le politiche ambientali

ed alimentari siano garanzia di benessere per i cittadini e di tutela delle bellezze paesaggistiche.

Oggi, a trent’anni dal Trattato che istituisce l’Unione Europea, sentiamo la necessità di adoperarci

affinché i diritti economici, sociali e culturali che l’Unione si è impegnata a mantenere e

sviluppare, vengano riaffermati attraverso l’esercizio pieno degli organi istituzionali, superando i

vincoli che ne limitano l’efficacia. Riteniamo che una discussione ampia ed articolata sia

fondamentale per individuare le strategie comuni per risolvere problemi cruciali ed urgenti. Gli

Stati nazionali sono inadeguati di fronte a questioni che hanno assunto una dimensione globale: i

flussi migratori che raggiungono via mare le coste siciliane sono gestibili solo da una politica

europea che si doti di una progettualità, che non proceda quindi prospettando soluzioni

emergenziali. La crisi sociale ed economica che investe in particolar modo i Paesi dell’area del

Mediterraneo, non può essere risolta da interventi governativi che, in linea con le direttive

europee, risultano inefficaci per il rilancio della produzione e quindi dell’occupazione. L’attenzione

alla cultura deve essere posta tra gli obiettivi condivisi, in quanto qualunque idea di sviluppo non

può prescindere dalla diffusione della conoscenza. Una conoscenza che guidi l’economia, affinché

la stessa economia sia propulsiva e non freno del processo di unificazione. Una conoscenza che sia

formativa per una cittadinanza europea, la cui la partecipazione attiva alla vita politica renda

possibile un Parlamento realmente decisionale. Una cittadinanza europea che permetta le elezioni

da liste comuni e non su base nazionale, che riconosca le funzioni degli organi istituzionali federali

e che ritrovi nell’Unione Europea sia una rappresentanza egualitaria di tutti gli Stati membri, sia

una tutela per i Paesi più piccoli o più deboli. Dal progetto-sogno kantiano siamo giunti ad una

visione d’Europa che, grazie al contributo consapevole e determinante di noi giovani, possa

diventare realmente luogo di Pace e Libertà.

Il bilancio dell’esperienza

Tutti noi abbiamo trovato interessanti ed educativi gli incontri, le conferenze e la lettura del

Manifesto di Ventotene. La partecipazione a questo progetto ci ha permesso di ampliare le nostre

conoscenze in merito al processo di unificazione dell’Europa e di riflettere sulle attuali prospettive.

Lo studio della storia del ‘900 e dei 14 punti di Wilson ha reso inoltre possibile una nostra

maggiore comprensione dell’analisi su cui poggia l’idea di federalismo: il documento di Ventotene

sottolinea infatti la forza d’urto del nazionalismo imperialista nei confronti del principio di

autodeterminazione dei popoli. Lo sguardo di Spinelli, Rossi e Colorni è rivolto ad una Pace distinta

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da una Tregua, in sintonia con Immanuel Kant, il quale pone come condizioni per La Pace perpetua

il diritto interno fondato su principi democratici, una Federazione di Stati ed il diritto di ospitalità

per ogni uomo (“la Terra è di tutti”). Ogni uomo è cittadino e affinché vi sia una pace duratura è

necessario eliminare le condizioni di sudditanza e la possibilità di sopraffazione tra i singoli stati.

Noi, studenti e docenti, abbiamo avuto l’occasione di riflettere su tali principi, ripercorrendo così il

cammino dell’Europa, analizzando l’attuale situazione economica, sociale e politica. La

compilazione del questionario, che in forma digitalizzata è stato diffuso tra familiari e conoscenti,

ci ha reso consapevoli della poca informazione sugli organi istituzionali e le loro specifiche

funzioni. Le risposte pervenuteci hanno inoltre evidenziato una scarsa fiducia nelle capacità di

intervento degli stessi, soprattutto nella politica estera (questione immigrazione) e nella

risoluzione di problemi come la disoccupazione. Siamo giunti alla conclusione che, nonostante

l’allargamento dell’UE a Paesi dell’est ed il Trattato di Lisbona che nel 2007 ha di fatto conferito

nuovi poteri al Parlamento europeo, si sia ancora lontani, a causa dell’ egoismo degli stati

nazionali, dalla realizzazione dell’idea di Altiero Spinelli. Le differenze culturali sembrano inoltre

costituire un ulteriore ostacolo. Noi riteniamo invece che la forza dell'Unione Europea sia proprio

nelle sue "diversità" e che ogni singolo stato debba in egual modo contribuire all'integrazione

culturale, superando i singoli interessi nazionali, per poter finalmente realizzare un ‘sogno’, che

veda pienamente affermati i diritti della Carta dell’Unione Europea: Dignità, Libertà, Uguaglianza,

Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia.

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LICEO SCIENTIFICO “T.GULLACE TALOTTA”

Il L.S.S. “Teresa Gullace Talotta” è intitolato a una donna coraggiosa, Teresa Gullace, che nel marzo

1944 osò opporsi alla violenza nazista e fu trucidata mentre reclamava la liberazione del marito. A

lei si ispirò Rossellini per il personaggio interpretato da Anna Magnani nel film “Roma città

aperta”.

L’istituto è ubicato nel quartiere Cinecittà, in due sedi: piazza dei Cavalieri del Lavoro 18 e via

Arrigo Solmi 27.

Oltre ai corsi di Liceo Scientifico, la scuola si caratterizza per un corso di Liceo Scientifico con

Ampliamento delle Discipline Musicali e, dal prossimo a.s. per un corso di Liceo delle Scienze

Umane e alcuni corsi di Liceo Scientifico con potenziamento delle lingue straniere.

L’Istituto promuove molte attività complementari che spaziano in vari ambiti.

Da diversi anni viene posta molta attenzione al tema della nostra Carta Costituzionale e della

Legalità in collaborazione con l’associazione Libertà e Giustizia.

Il Preside, prof. Stefano Guerra, che dirige l’Istituto dall’a.s. in corso, è molto attento sia alle

iniziative che tendano ad agevolare la didattica inclusiva, che ai temi che possono promuovere la

crescita personale degli studenti, anche alla luce di una sempre più forte integrazione europea.

E’ con questo spirito che gli studenti Agostinelli Marzia, Andrei Daniel, Battistoni Alessio, Bulla

Andrea, Buonomini Martina, Canella Daniele, Centofanti Luca, Ciannamea Francesco, Cuccomino

Nicolò, Di Nunzio Paolo, Frezza Giulia, Lamberti Pierre, Maiuri Roberto, Pastena Marta, Polidori

Alessio, Simoncelli Martina della 5D, guidati dalla prof. Patrizia Barba, hanno partecipato al

Laboratorio per l’Europa redigendo il loro Piccolo Manifesto per l’Europa pubblicato sul sito della

scuola http://www.liceogullace.it/index.php?option=com_content&view=featured&Itemid=101.

L’Europa che vogliamo

L’Europa, vittima di forze contrapposte sin dal suo difficile processo di formazione, è diventata il

“Frankenstein degli stati”: il processo di integrazione tra i vari stati nazionali ha finito per

compiersi solo a metà e l’Europa è rimasta un ibrido che non ha raggiunto i propri scopi.

Presa da spinte centrifughe fin dai suoi primi anni e priva di adeguate istituzioni comuni, in Europa

ha di nuovo prevalso l’economia più forte, quella tedesca, che ha imposto il suo modello alle altre

nazioni, e senza un’unificazione reale, queste altre sono state svantaggiate da un modello non

adatto a loro.

Altro dovrebbe essere l’Unione Europea.

Un insieme di Stati basato su forti principi quali la solidarietà, che deve accompagnarsi alla

responsabilità di ciascuno Stato nel rispettare le regole. Dall’altro lato è evidente che alla richiesta

di maggiore responsabilità deve corrispondere analoga dimostrazione di fiducia.

Ciò può avvenire solo tramite un cambiamento che parta dal livello individuale e che si espanda a

livello collettivo.

Nella formazione del singolo lo sviluppo di una mentalità esterofila per rompere le barriere

culturali può portare ad un cambiamento, laddove si riconosca il fatto che soltanto il dialogo e il

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confronto fra identità culturali diverse sia la strada per riconoscere un più ampio diritto di

cittadinanza, indipendentemente dalle specifiche appartenenze.

Oltre all’innovazione culturale, dovrebbe nascere in ciascuno un interesse politico che rimandi ad

una maggiore partecipazione democratica e ad un conseguente ricambio della classe dirigente, al

fine di promuovere nuovi ideali di collettività europea.

Dovremmo essere uniti: la storia ci ha ormai dimostrato che divisi siamo facile vittima degli

interessi altrui.

Unione significa anche negli aspetti formali: una capitale, un Presidente, un Parlamento.

Bisognerebbe recuperare il messaggio federalista di Altiero Spinelli.

Il governo federale dovrebbe avere dei poteri limitati alle questioni di interesse generale, proprio

come accade negli Stati Uniti. Di conseguenza ai singoli Stati dovrebbe rimanere la possibilità di

legiferare limitatamente a materie più specifiche, come è già negli Stati europei. Questi

dovrebbero continuare ad esistere come tramite fondamentale tra cittadino e Unione.

In proposito gli organismi statali dovrebbero essere tutti comunitari: welfare, corpi di polizia,

esercito, televisione pubblica, burocrazia.

Una carta d’identità con il simbolo dell’Unione farebbe più coscienza comune che mille richiami

patriottici.

Ma l’elemento forse più importante sarebbe una costituzione europea; questa infatti, in quanto

legge fondamentale dello Stato, è simbolo stesso dell’unità.

Dobbiamo ricordarci che l’Europa è l’area più libera del mondo. L’Unione dovrà essere in grado di

assumersi il ruolo di guida della libertà mondiale.

Abbiamo inventato la tutela delle categorie svantaggiate e dei diritti civili, la laicità dello Stato, la

democrazia; dovremmo continuare nel nostro ruolo.

Altrimenti, se non si creeranno le basi per una convivenza tra identità culturali diverse, potremmo

rischiare di scadere in un modello organizzativo in cui l’etnia o lo Stato dominante opprime tutti gli

altri. Così è stato con i paesi del Patto di Varsavia, più colonie di un grande impero che Stati di pari

dignità e diritti.

Il bilancio dell’esperienza

Dai dati raccolti abbiamo ricavato la sensazione che il sentimento provato dalla maggior parte

delle persone rispetto al progetto di integrazione europea è di diffidenza.

In un certo senso dovevamo aspettarci questo risultato, in considerazione della situazione socio-

economica italiana prima di tutto ed europea poi. Infatti la maggior parte delle persone che hanno

compilato il test era compresa in una fascia d’età tra i 36 e i 60 anni; si tratta quindi di persone che

subiscono lo stato di crisi attuale, anche dell’Unione Europea, quotidianamente, attraverso la

difficile realtà del mondo del lavoro.

La “Communis Opinio” almeno di una parte della popolazione italiana, evidentemente, reputa

l’azione svolta dall’Unione Europea dal punto di vista lavorativo ed economico, non soddisfacente,

o, comunque, non all’altezza di quanto ci si aspetterebbe.

Abbiamo notato, tuttavia, che ad un sentimento diffuso di diffidenza e di scarsa informazione, se

ne accosta uno propositivo di “Speranza”.

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Questo ci conforta perché ci dice che forse c’è spazio per una assunzione di maggiore

consapevolezza, ma anche per l’introduzione di qualche importante correttivo per rendere la

nostra Bella Europa ancora più bella.

Questa esperienza, a livello di Istituto, ci ha portato ad un notevole approfondimento delle nostre

conoscenze in ambito europeo. Inoltre ci ha permesso di ricavare un dato effettivo importante

ottenuto sia dalla distribuzione che dal successivo “spoglio” dei questionari predisposti. Partiti con

un carico di 150 questionari quelli tornati indietro sono stati 75, e dall’analisi di questi sono

risultati sufficientemente informati ed interessati ben pochi dei soggetti sottoposti all’esame. Tale

riscontro ci ha fatto riflettere su quanto poco si sappia effettivamente del Sistema Europeo, di cui

pure facciamo parte, e di quanto molto invece si potrebbe fare per diffondere un’adeguata

informazione con iniziative come questa.

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LICEO SCIENTIFICO “L.PASTEUR”

Siamo un liceo scientifico di periferia, piuttosto isolato dal punto di vista topografico, ma, da molti

anni, partecipiamo attivamente alle iniziative culturali che ci immergono in Europa e nel mondo.

Abbiamo aderito al Progetto ”La Repubblica siamo noi” fin dai suoi albori, per conoscere la nostra

'magna carta' attraverso le esperienze, i racconti, le lezioni dei tanti esperti che ci hanno dedicato

tempo e attenzione. E che ci hanno raccontato le parole della Costituzione attraverso le loro

biografie, insegnandoci che se non le diamo le gambe, le nostre gambe, la Costituzione non vive.

Questo ci fa sentire più 'cittadini del mondo' e ci apre gli occhi e la mente sulle ragioni della storia,

dell'economia, della politica che spiegano la nostra, drammatica condizione presente.

In Italia, in Europa, ovunque.

Abbiamo capito che nella Costituzione sono custoditi i principi fondamentali del nostro vivere

civile e che anche l'Europa, se vuole essere davvero un'istituzione sovranazionale reale e non

formale, dovrà prima o poi averne una. Che sancisca la mappa dei diritti e dei beni comuni,

inalienabili per ciascuno dei noi. Per questo abbiamo partecipato al Laboratorio per l’ Europa con

gli studenti delle classi 4C e 5I seguiti dalle prof.sse Anna Raja e Anna Angelucci

Una bussola per riprendere il cammino tracciato a Ventotene, da cui oggi l'Unione Europea, che

non è l'Europa sognata dai suoi padri fondatori, sembra essersi tragicamente allontanata.

Il nostro 'Piccolo Manifesto', insieme a quello dei nostri compagni delle altre scuole che hanno

partecipato a questo progetto, vorrebbe, timidamente, indicare una via.

L’Europa che vogliamo

“L’Europa che vorremmo è una comunità che si prende cura delle sue donne, dei suoi uomini, dei

suoi bambini. L’Europa che vorremmo non ha confini, non ha barriere, non espelle, non rispedisce

a casa i profughi, non li abbandona a morire in mare, non presidia le coste, non sperpera enormi

quantità di denaro per gli armamenti, non costruisce e non ospita basi militari. L’Europa che

vorremmo si affaccia sul Mediterraneo e lo guarda come una porta sul mondo, non come una

proprietà da gestire. L’Europa che vorremmo è attenta ai suoi giovani, al loro futuro, e investe

nell’istruzione e nella formazione, permettendo loro di muoversi liberamente, senza sentirsi

lontani da casa. L’Europa che vorremmo tutela il lavoro, con un salario minimo comune a tutti, che

consenta a ciascuno di vivere dignitosamente, nel rispetto delle condizioni di igiene e sicurezza.

L’Europa che vorremmo garantisce il diritto alla salute e alla cura, come anche il sostegno agli

invalidi e agli anziani, troppo spesso dimenticati dalle istituzioni e abbandonati a se stessi.

L’Europa che vorremmo fa sentire gli uomini parte di una grande società che non valuta le persone

per come appaiono ma per quello che sono. Una società in cui il diritto alla libertà religiosa, di

pensiero e di azione sia davvero garantito; un luogo in cui nessuno sia discriminato o perseguitato

per la sua fede o per le sue idee. Un luogo in cui non esista la religione di Stato. L’Europa che

vorremmo è un luogo in cui cultura, storia, arte e creatività contano quanto la tecnologia e

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l’industria. E’ un luogo che non distingue tra aree depresse e aree sviluppate perché ha una nuova

idea di sviluppo che non è solo economia, non è solo sfruttamento, non è solo PIL, ma è qualità

della vita, solidarietà, unione vera, forte e convinta. L’Europa che vorremmo sa che la terra vale

quanto le fabbriche e pertanto la tutela e la protegge dagli scempi. L’Europa che vorremmo mette

insieme la scienza e la filosofia e ne fa una sua forza, non ha nostalgia del passato perché lo

considera un bene imprescindibile per capire il presente e costruire il futuro. L’Europa che

vorremmo lotta affinché tutti abbiano una vita migliore, perché siano felici, perché crescano di

numero, anche aprendo le frontiere, collaborando, mescolandosi con altre culture, arricchendosi e

imparando da esse. L’Europa che vorremmo deve dimenticare le persecuzioni, le guerre e gli

olocausti. Deve essere un luogo bellissimo dove regni assoluta la pace, un esempio nuovo e

diverso, una rivoluzionaria e sorridente frontiera per il vivere comune, per l’umanità”.

Il bilancio dell’esperienza

L’esperienza del ‘Laboratorio Europa’ è stata positiva, sotto vari aspetti.

In primo luogo abbiamo affrontato i temi che riguardano l’Unione Europea come la storia, i diritti,

il lavoro. Affrontando questi argomenti abbiamo ampliato le nostre conoscenze e abbiamo potuto

confrontarci con esperti esterni e tra noi. Raramente infatti si ha l’opportunità di approfondire

questi argomenti durante il normale orario scolastico o in famiglia. E’ importante conoscere il

funzionamento della nostra società contemporanea e soprattutto comprendere il perché sono

nate organizzazioni sovranazionali come l’Unione europea.

Durante l’incontro presso la Casa della Memoria e della Storia abbiamo visto un filmato che

parlava della fondazione dell’idea di Europa, del Manifesto di Ventotene e dei suoi ideatori. In

classe, abbiamo approfondito queste tematiche e ci siamo confrontati sul concetto moderno di

Europa, fin dalle sue radici illuministiche.

Nella tabulazione dei questionari sull’integrazione europea abbiamo svolto un lavoro di gruppo

che ha sollecitato lo spirito critico dei singoli, stimolando il dibattito e permettendoci di

comprendere meglio le operazioni che stanno dietro uno studio statistico.

Per alcuni di noi, questo lavoro sull’Europa si integra con l’esperienza culturale del Comenius, che

ha come suo principale obiettivo, oltre al rafforzamento dell’apprendimento linguistico, anche la

conoscenza e la comprensione della diversità culturale, politica e sociale dell’Unione europea e,

soprattutto, del suo straordinario valore.

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LICEO SCIENTIFICO “G.PEANO”

Il liceo ha partecipato al Laboratorio per l’Europa promosso dal CIME e da Libertà e Giustizia di

Roma con gli studenti delle classi 2I e 3E.

La 2I con 29 studenti, 7 ragazze e 22 ragazzi, e la 3E con 24 studentesse. Intelligenti, curiosi,

disponibili all’impegno, soprattutto se si tratta di sperimentare nuove forme di apprendimento,

meno formale, mirato al raccordo tra Scuola e Società. Hanno lavorato con interesse, apprezzando

il materiale fornito da Libertà e Giustizia, le occasioni di dibattito e di confronto, le ore per

riflettere e parlare di Europa. Attesa con emozione ed interesse la somministrazione e lo spoglio

del questionario: gli studenti della 2I distribuendolo nel quartiere della scuola e gli studenti della

3E utilizzandolo come strumento di dialogo e confronto con gli studenti della scuola estone con cui

hanno interagito. Nell’analizzare i dati i ragazzi hanno acquisito consapevolezza del problema e

hanno conseguito capacità e competenze di tipo trasversale, spendibili quindi anche in altri ambiti

di formazione. Alcuni di loro si sono appassionati maggiormente e altri hanno potuto mettere a

disposizione del Progetto altre competenze di tipo creativo e artistico, organizzativo e relazionale

che difficilmente sarebbero emerse in contesti diversi da quello che il Progetto ha loro dedicato. Si

sono documentati, hanno fatto ricerche e confrontato le informazioni, sono stati puntuali nelle

consegne del lavoro. Hanno redatto il Piccolo Manifesto per l’Europa pubblicato sul sito della

scuola www.peanoroma.it. Si ritengono soddisfatti dell’esperienza e molti di loro, i più

“europeisti”, hanno chiesto di poter proseguire anche il prossimo anno, magari continuando ad

approfondire le tematiche europee, dalla politica all’economia, dall’integrazione allo sviluppo.

Positività e apprezzamento per quest’importante occasione di arricchimento culturale e di

cittadinanza anche da parte degli insegnanti che hanno accompagnato e seguito i ragazzi in questo

percorso di crescita.

Prof. Maria Arena

Prof. Francesca Colais

Prof. Arianna Gusmano

Prof. Chiara Mancini

L’Europa che vogliamo

Vorremmo che il sogno si avverasse: un' Europa con dei cittadini non spagnoli, tedeschi, italiani, francesi ma europei. Un sistema di leggi uguali per tutti, un' Europa unita non solo politicamente ma socialmente e culturalmente. Nella diversità di ciascun paese dell'Unione, la costruzione unitaria di un sistema che si potenzi e tenda all'universalità perché il vero cambiamento sarà questo.

Gabriele T.

Vorremo che l' Europa, libera e unita, cooperasse per migliorare le sue criticità, soprattutto in materia di solidarietà e collaborazione fra paesi dell'Unione. Vorremmo che il dialogo rimanesse

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l'unica arma per risolvere controversie e difficoltà e che la pace fosse un bene comune da preservare prima di ogni altra opportunità, interesse, scopo. Così, invece di spese per le armi, si potrebbe investire denaro per aiutare i Paesi ancora in difficoltà ad allinearsi verso le buone pratiche di governo e di amministrazione, interrompendo definitivamente la tendenza a punire, mortificando, coloro che, loro malgrado e per responsabilità antiche, rimangono ancora ai margini del sistema.

Fabio, Sofia, Noemi, Elisa, Adriano, Guilherme

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LICEO STATALE “CORNELIO TACITO”

Il dibattito intorno alle sorti dell’Unione Europea è acceso da molti anni: ci si chiede se siano

maggiori i vantaggi o gli svantaggi, se ci sia reale collaborazione fra gli Stati e se l’unificazione della

moneta giovi effettivamente al nostro mercato. Si parla poco, però, di cittadinanza europea e se e

come sia possibile realizzarla.

L’importanza della questione ci ha spinto a partecipare al Laboratorio per l’Europa promosso dal

Circolo Libertà e Giustizia di Roma e dal Consiglio Italiano del Movimento Europeo (CIME), nell’

ambito del progetto La Repubblica siamo noi, a cui da anni il nostro liceo aderisce, inserendolo

nell’ offerta formativa della scuola.

Hanno partecipato con pieno impegno al Laboratorio gli studenti: Giulia Beatrice, Filippo Gerace,

Margherita Ghelardi, Giulia Giannini, Rocco Orsini, Carlandrea Peparini, Luciana Elena Scala,

Martina Scorza del V A; Ludovica Acella, Carolina Benucci, Claudia Bianchi, Annarita Carianni,

Maria De Carluccio, Martina Ferrazza, Sara Giuffrè, Chiara Mazzarella, Elena Papiri, Sabina Riccardi

del IV A, da me coinvolti e guidati nel progetto. Il loro lavoro si è concretizzato nella redazione del

Piccolo Manifesto per l’Europa pubblicato sul sito del nostro liceo:

http://www.liceocorneliotacito.gov.it/oldsite/documenti/L'Europa.pdf.

Prof. Laura Maria Teodori

L’Europa che vogliamo

Il principio di solidarietà, che rappresenta uno dei maggiori pilastri su cui si fonda l’Unione

Europea, sancito dal Trattato di Lisbona (firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009), prevede

che per ciascuno degli Stati membri sia possibile prestare assistenza a un altro Stato in difficoltà.

Per fare un esempio concreto, si può prendere in considerazione l’attuale situazione della Grecia:

sebbene recentemente si siano verificati atteggiamenti più solidali da parte di alcuni Stati membri,

disposti a contribuire al risanamento del debito pubblico, tuttavia ancora una parte degli Stati

rimane titubante e chiusa nei suoi interessi nazionali.

Claudia Bianchi

Se tutti gli stati mettessero da parte le proprie convenienze ed evitassero l’egoistica intenzione di

voler badare esclusivamente ai propri affari, forse si potrebbe iniziare a parlare di vera Europa, più

onesta, più umana e non una fredda coalizione tra stati che si nutrono della propria individualità,

dei propri egoismi e prendono dalle normative europee solo quello che è di loro convenienza.

Vogliamo, dunque, un nuovo clima europeo più solidale, rispettoso e positivo riguardo la crescita e

il benessere comune.

Maria De Carluccio

Permangono, ancora oggi, atteggiamenti nazionalistici, che impediscono un totale abbattimento

delle barriere politiche. Barriere che emergono dalla stessa struttura istituzionale dell’UE: il

Consiglio dell’Unione Europea, infatti, rappresenta i governi dei singoli Stati membri, che

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difendono ciascuno il proprio interesse. Sono riscontrabili, inoltre, istanze separatistiche in Italia,

con il fenomeno della Lega Nord, in Francia, con il partito del Front National, fondato da Jean-

Marie Le Pen, in Germania, con la costituzione di gruppi neonazisti, e in Spagna, con il progetto

indipendentista della Catalogna. Come Spinelli aveva già intuito, una Federazione Europea

potrebbe essere invece la soluzione a molteplici problemi, tra cui la “difesa delle minoranze

allogene”, oggi, in grande misura, oggetto di discriminazione e accanimento in diversi paesi.

Immigrati in fuga da paesi colpiti da guerre, epidemie e crisi economiche, in cerca in Europa di

prospettive di vita e di lavoro, non ricevono una dovuta accoglienza, poiché ritenuti, a causa di un

sentimento esclusivistico e individualistico, intrusi indegni di entrare a tutti gli effetti a far parte

delle dinamiche e degli sviluppi socio-economici dello Stato. Collaborazione e solidarietà, pur nel

mantenimento dell’identità nazionale e delle diversità insite nei vari Stati, sarebbero le armi

adatte a realizzare il progetto di pacifica integrazione globale vagheggiato da Spinelli.

Martina Ferrazza e Sabina Riccardi

Per l’Europa che vogliamo un’altra strada esiste: è quella della giustizia, della meritocrazia, quella

per cui tutti noi, in base alle nostre potenzialità, possiamo aspirare a una vita libera, senza cedere

a soprusi. Tutti noi dovremmo seguire l’esempio di Spinelli e credere in un Paese, in un’Europa, in

cui si possa arrivare a realizzare i propri obiettivi, svolgendo un ruolo attivo e non parassitario nella

società, cambiando, costruendo il proprio futuro in armonia con gli altri. Confrontandosi,

imparando, condividendo idee, esperienze, si può arrivare a un concetto concreto di un’unione

sovranazionale, al cui centro sia la comunità e non più il singolo individuo superficiale ed egoista.

Chiara Mazzarella

I giovani sono tutti uguali. Non devono essere distinti per sesso, religione o classe sociale. Allora

perché non si crea una scuola di effettive pari opportunità per tutti? Altiero Spinelli, con il suo

“Manifesto di Ventotene” propone, con l’idea di unità europea, di creare una scuola che riduca al

minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. La scuola deve essere un

luogo dove si concretizzi l’uguaglianza fra gli studenti e che renda possibile lo sviluppo delle

potenzialità individuali indipendentemente dalle condizioni economiche e sociali di partenza.

Elena Papiri e Sara Giuffrè

Non è solo a destra che si muovono movimenti antieuropeisti ma anche a sinistra: si pensi al Sinn

Féin irlandese, ai Podemos spagnoli, la Linke tedesca o alla Syriza greca). Queste sinistre non

rifiutano l’Unione Europea tout court, ma il suo ordinamento attuale, chiedendo riforme che

sarebbero immediatamente rigettate dagli Stati più forti dell’Unione (Germania, Francia). Buona

parte del programma di questi partiti (attualmente ritenuti antieuropeisti) ricorda

paradossalmente le intenzioni solidaristiche, socialdemocratiche, pacifiste e progressiste

contenute nel Manifesto.

Filippo Gerace e Rocco Orsini

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Chiediamo pari opportunità per tutti. Fin quando a una parte della popolazione sarà impedito di

mettere le proprie competenze a servizio della collettività, perché il suo posto sarà occupato da

quello che Spinelli chiama il “ceto parassitario”, interessato solo al guadagno e all'affermazione

personale, non sarà possibile compiere quel progresso di cui l'Europa e l'umanità hanno bisogno. Il

merito, più che il privilegio, dovrebbe essere il motore della società, la spinta che le darebbe quella

sicurezza e quella giustizia di cui è priva.

(…)

Non vogliamo solo un'Europa dei conti, dei bilanci economici, degli interessi, vogliamo anche

un'Europa delle idee, che sappia cioè progredire in senso civile, politico, culturale e tessere delle

reti di cooperazione. Un'Europa che riconosca l'importanza della dignità umana, per evitare che si

verifichino stragi di profughi, scappati dal proprio paese per vivere e destinati ingiustamente a

morire. La solidarietà è, tra i valori che l'Europa dovrà coltivare, il più importante e ammirevole,

perché completamente disinteressato.

Sabina Riccardi

L’Europa che vorrei si dovrebbe fondare sul concetto di giustizia. Ciò comporta il fatto che non ci

dovrebbero essere più disparità sociali, ma pari diritti ed opportunità per tutti e non solo sulla

carta.

Un’Europa del diritto in cui davvero in tutti i paesi ci siano leggi contro la corruzione e l’evasione

fiscale. Un’Europa in cui il concetto di tassa non sia più una cosa negativa e da evitare, ma

un’opportunità attraverso cui poter aver assicurati tutti i tipi di servizi, ovviamente

suddividendo il pagamento in fasce in base al reddito, in modo giusto e corretto.

Chiara Mazzarella

Il bilancio dell’esperienza

La partecipazione al Laboratorio è stata per noi una sfida.

Il seminario di formazione tenutosi a novembre presso l‘Università Roma Tre, il dibattito con Pier

Virgilio Dastoli a seguito della proiezione del filmato su Spinelli ed il lavoro di revisione della

proposta iniziale del questionario, hanno evidenziato la nostra poca conoscenza della storia del

processo di costruzione dell’Unione Europea e della sua originale e complessa architettura

istituzionale. Coscienti di dover fornire spiegazioni a chi veniva sottoposto al questionario e della

necessità di facilitarne la comprensione, abbiamo dato il via ad un lavoro di ricerca che ci ha

portato ad approfondire la figura di Altiero Spinelli, le motivazioni e i contenuti del Manifesto di

Ventotene ed infine a ripercorrere le principali tappe del processo di costruzione UE e a

comprendere le funzioni dei principali organi costitutivi. Al pubblico il questionario è risultato

complesso, di non facile fruizione; abbiamo riscontrato anche negli intervistati la stessa scarsa

conoscenza del processo e dell’architettura UE. Per questo motivo abbiamo deciso di inserire, nel

31

nostro Piccolo Manifesto, una copia anastatica del Manifesto di Ventotene e nella terza parte

abbiamo tracciato una sintesi della storia dell’Unione con un apparato grafico.

La distribuzione del questionario è stata delegata ai ragazzi della IV A che non avevano esperienza

di approccio con il pubblico. Di 120 questionari consegnati, solo 2 non sono stati restituiti. La

seconda fase di lavoro, lunga e complessa, ha riguardato lo spoglio dei questionari, il controllo

incrociato dei dati e l’elaborazione dei risultati. E' stato un momento di condivisione di emozioni e

di reciproca collaborazione, nel quale noi ragazzi ci siamo sentiti chiamare direttamente in causa

un po’ come nella frase del Manifesto: “Poiché sarà l'ora di opere nuove, sarà anche l'ora di uomini

nuovi, del movimento per l'Europa libera e unita!”. Dopo questa esperienza, per noi straordinaria,

ci guida la speranza che l’Europa non sia più vista come un destino inevitabile imposto

dall‘economia ma come una scelta di cittadinanza.

Venendo al cuore del progetto, ovvero alla seconda parte del nostro lavoro, intitolata L'Europa

che vogliamo, abbiamo immaginato un dialogo con il Manifesto di Ventotene, esprimendo

riflessioni personali circa l'attualità dei suoi contenuti politici ed economici. Alcuni di noi hanno

fatto una lettura critica del documento, ne hanno estrapolato passi particolarmente significativi

alla luce dell'attuale situazione dell'Europa.

Un ostacolo è stato il confronto diretto con il linguaggio di un’opera di più di settant’anni fa,

contenente termini specifici di politica e di economia. È stato necessario rileggerla più volte. A

poco a poco si è venuto chiarendo il contenuto del documento ed è risultato possibile per noi

tentare un confronto politico tra l‘Europa sognata a Ventotene e quella in cui noi oggi viviamo.

Leggendo il Manifesto noi ragazzi ci siamo sentiti chiamare direttamente in causa. Nella nostra

mente è risultato chiaro che, se fino ad oggi il cambiamento non è ancora completamente

avvenuto e il passo decisivo verso una reale e solidale integrazione dei popoli europei non è

ancora stato fatto, i primi che devono sviluppare la coscienza di tale progetto siamo proprio noi

giovani, futuro e speranza dell’Europa di domani.

La carica vibrante, la passionalità e l'ardore delle parole di Spinelli hanno trascinato i nostri cuori

verso pensieri non più di lamento sulla crisi economica, ma di riscossa per il presente e di speranza

per l'avvenire.

Il Manifesto di Ventotene sarebbe rimasto per noi ignoto se non fosse stato per questa iniziativa, è

entrato invece, a tutti gli effetti, a far parte del nostro bagaglio culturale di liceali e vi rimarrà come

un momento fondamentale di educazione attiva alla cittadinanza consapevole.


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