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Allenare la mente come il fisico

Date post: 02-Nov-2014
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TRIATHLETE 51 A chi non piacerebbe conoscere cosa fa la differenza tra un atleta e un fuoriclasse 50 TRIATHLETE di Riccardo Penna; foto: Itu; Archivio Penna PSICOLOGIA SPORTIVA Riccardo Penna Copilota di rally e triatleta, 53 anni è stato Commercial Training Manager per il brand Alfa Romeo e ideatore di Alfa Academy, la struttura di formazione world- wide per i dealer. Docente e Master Trainer in Programma- zione Neuro Linguistica, svolge oggi la sua attività come Execu- tive Team Coach. Per la FiTri opera in progetti d’eccellenza nell’ambito dello Sviluppo Orga- nizzativo e del Settore Istruzione Tecnica. Realizza per atleti e al- lenatori workshop con il metodo S.F.E.R.A. focalizzando l’atten- zione sugli obiettivi, sulla deter- minazione e motivazione rivolti alla massima performance sia sportiva sia professionale. Per ap- profondimenti e adesioni scri- vere a [email protected] Allenare la mente come il fisico Il meccanismo mentale del campione di decidere ascoltando le proprie sensazioni, vivendo come momenti unici e irripetibili le proprie emo- zioni. C’è un sistema inconscio basato su quella voce che ci parla dal nostro interno, una voce che conosce il modo di fare le cose, un dialogo interno radicato nella nostra espe- rienza percettiva e motoria. Dob- biamo essere disponibili a un viaggio di conoscenza di noi stessi con tutto il nostro vissuto, con tutte le nostre paure e gioie fin da quel giorno in cui abbiamo imparato ad andare in bici senza l’aiuto di nes- suno. Quando nel nostro sport, special- mente nella corsa oppure nella fra- zione ciclistica, stiamo tanto con noi stessi dobbiamo saper ricono- scere gli stati d’animo che cam- biano di secondo in secondo e che influenzano la gestione della per- formance. Possiamo passare dalla gioia al dolore, dal sorriso al pianto proprio lasciando venire fuori l’emozione di quel bambino/a che eravamo. Noi comprendiamo at- traverso le emozioni del nostro corpo Ho voluto fare questa introduzione per stimolarvi nella ricerca di una prestazione che inizia con il porsi le giuste domande: «Perché faccio Quante volte abbiamo sentito dire rivolto a un atleta: «Mettici la testa»; che cosa è la mentalità di un vincente? La strada da intrapren- dere passa per l’“allenamento men- tale” esattamente come si allena il fisico, un’equazione che mette in- sieme la ripetizione del gesto atle- tico con la possibilità di esprimere sempre il proprio potenziale sen- tendosi appagato e, soprattutto, di- vertito. Quanto tempo siete disposti a inve- stire su voi per ottenere lo stato della massima prestazione? Quanto in realtà vi conoscete? Sì, perché prima di parlare di allenamento mentale, qualunque siano gli “stru- menti” da utilizzare, è primario comprendere bene la percezione di cosa sta là fuori: il campo di gara o di allenamento, gli avversari, le condizioni atmosferiche, i mate- riali, i compagni di team; non è una passiva rappresentazione della realtà, ma una conseguenza del la- voro di costruzione del nostro cer- vello. Cominciamo con l’affermare che essere campioni vuol dire prendere consapevolezza di se stessi (non solo a parole), dei pro- pri punti forti e deboli, di cosa ci dà o toglie energia ma, soprattutto, cosa vuol dire fare delle scelte co- stantemente attraverso il coraggio questa gara oggi?», e «Cosa vo- glio portarmi a casa questa sera da tale esperienza?». Penso che pos- sedere la mentalità del campione è la più desiderabile delle compe- tenze. Voglio spiegarvi cosa possa aiutare l’atleta, la persona, il team; su di me ha funzionato. Parlo del metodo S.F.E.R.A. Questo me- todo, con oltre dodici anni di ri- cerca, è stato ideato dal professor Vercelli, con il contributo di oltre 1.000 atleti professionisti; tra que- sti, olimpionici di fama mondiale come lo sciatore della Nazionale di sci Giorgio Rocca e i canoisti come Josefa Idem e Antonio Rossi. Il metodo agisce su cinque fattori fondamentali per la performance d’eccellenza raccolti nell’acronimo S.F.E.R.A.: ogni lettera corri- sponde a un fattore che viene ana- lizzato, ottimizzato e messo in relazione con gli altri secondo un preciso ordine. Tali fattori sono Sincronia, Forza, Energia, Ritmo e Attivazione; a ogni fattore, in tutte le fasi della gara, si è in grado di ri- conoscere le sensazioni fisiche e mentali associate che vengono esplorate e amplificate con specifi- che tecniche che agiscono sulla connessione mente-corpo. Nel prossimo numero la spiegazione di questo metodo. *BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli - Vin- cere con la mente G.Vercelli & Ric- cardo Penna Performance Sportiva Perfor- mance di Vendita
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Page 1: Allenare la mente come il fisico

TRIATHLETE 51

A chi nonpiacerebbeconoscerecosa fa ladifferenza traun atleta eun fuoriclasse

50 TRIATHLETE

di Riccardo Penna; foto: Itu; Archivio PennaPSICOLOGIA SPORTIVA

Riccardo PennaCopilota di rally e triatleta, 53anni è stato Commercial TrainingManager per il brandAlfa Romeoe ideatore di Alfa Academy, lastruttura di formazione world-wide per i dealer. Docente eMaster Trainer in Programma-zione Neuro Linguistica, svolgeoggi la sua attività come Execu-tive Team Coach. Per la FiTriopera in progetti d’eccellenzanell’ambito dello Sviluppo Orga-nizzativo e del Settore IstruzioneTecnica. Realizza per atleti e al-lenatori workshop con il metodoS.F.E.R.A. focalizzando l’atten-zione sugli obiettivi, sulla deter-minazione e motivazione rivoltialla massima performance siasportiva sia professionale. Per ap-profondimenti e adesioni scri-vere [email protected]

Allenare la mente come il fisico Il meccanismo mentale del campione

di decidere ascoltando le propriesensazioni, vivendo come momentiunici e irripetibili le proprie emo-zioni.C’è un sistema inconscio basato suquella voce che ci parla dal nostrointerno, una voce che conosce ilmodo di fare le cose, un dialogointerno radicato nella nostra espe-rienza percettiva e motoria. Dob-biamo essere disponibili a unviaggio di conoscenza di noi stessicon tutto il nostro vissuto, con tuttele nostre paure e gioie fin da quelgiorno in cui abbiamo imparato adandare in bici senza l’aiuto di nes-suno.Quando nel nostro sport, special-mente nella corsa oppure nella fra-zione ciclistica, stiamo tanto connoi stessi dobbiamo saper ricono-scere gli stati d’animo che cam-biano di secondo in secondo e cheinfluenzano la gestione della per-formance. Possiamo passare dallagioia al dolore, dal sorriso al piantoproprio lasciando venire fuoril’emozione di quel bambino/a cheeravamo. Noi comprendiamo at-traverso le emozioni del nostrocorpoHo voluto fare questa introduzioneper stimolarvi nella ricerca di unaprestazione che inizia con il porsile giuste domande: «Perché faccio

Quante volte abbiamo sentito direrivolto a un atleta: «Mettici latesta»; che cosa è la mentalità di unvincente? La strada da intrapren-dere passa per l’“allenamento men-tale” esattamente come si allena ilfisico, un’equazione che mette in-sieme la ripetizione del gesto atle-tico con la possibilità di esprimeresempre il proprio potenziale sen-tendosi appagato e, soprattutto, di-vertito. Quanto tempo siete disposti a inve-stire su voi per ottenere lo statodella massima prestazione? Quantoin realtà vi conoscete? Sì, perchéprima di parlare di allenamentomentale, qualunque siano gli “stru-menti” da utilizzare, è primariocomprendere bene la percezione dicosa sta là fuori: il campo di gara odi allenamento, gli avversari, lecondizioni atmosferiche, i mate-riali, i compagni di team; non èuna passiva rappresentazione dellarealtà, ma una conseguenza del la-voro di costruzione del nostro cer-vello. Cominciamo con l’affermareche essere campioni vuol direprendere consapevolezza di sestessi (non solo a parole), dei pro-pri punti forti e deboli, di cosa cidà o toglie energia ma, soprattutto,cosa vuol dire fare delle scelte co-stantemente attraverso il coraggio

questa gara oggi?», e «Cosa vo-glio portarmi a casa questa sera datale esperienza?». Penso che pos-sedere la mentalità del campione èla più desiderabile delle compe-tenze. Voglio spiegarvi cosa possaaiutare l’atleta, la persona, il team;su di me ha funzionato. Parlo delmetodo S.F.E.R.A. Questo me-todo, con oltre dodici anni di ri-cerca, è stato ideato dal professorVercelli, con il contributo di oltre1.000 atleti professionisti; tra que-sti, olimpionici di fama mondialecome lo sciatore della Nazionale disci Giorgio Rocca e i canoisticome Josefa Idem e Antonio Rossi.Il metodo agisce su cinque fattorifondamentali per la performanced’eccellenza raccolti nell’acronimoS.F.E.R.A.: ogni lettera corri-sponde a un fattore che viene ana-lizzato, ottimizzato e messo inrelazione con gli altri secondo unpreciso ordine. Tali fattori sonoSincronia, Forza, Energia, Ritmo eAttivazione; a ogni fattore, in tuttele fasi della gara, si è in grado di ri-conoscere le sensazioni fisiche ementali associate che vengonoesplorate e amplificate con specifi-che tecniche che agiscono sullaconnessione mente-corpo. Nelprossimo numero la spiegazione diquesto metodo. �

*BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli - Vin-cere con la menteG. Vercelli & Ric-cardo Penna PerformanceSportiva Perfor-mance di Vendita

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� E come energiaÈ il terzo fattore. Possiamo dire chel’energia è l’uso attivo della quantitàdi forza che sprigioniamo durante losport. Immaginiamo di essere untecnico del suono che ha di frontetutti i cursori di una consolle per re-golare i volumi, i toni, gli alti e ibassi: ecco, lo sviluppo costantedell’energia passa attraverso una co-stante autoregolazione. Cosa di-sturba l’energia? Nuovamente lasituazione di fare molte cose in-sieme lasciando troppe porte aperte,molti compiti da eseguire, anche ipiù banali sono i principali dissipa-tori di energia fisica e mentale.Quante volte nella quotidianità la-sciamo e ripetiamo costantementeche dobbiamo fare quella determi-nata azione o compito e non la fac-ciamo magari procrastinandola?

� R come ritmoQuesto quarto fattore ci porta al re-spiro, alla falcata, alla pedalata conla sua giusta cadenza, la sua ordi-nata sequenza di azioni. Rispetto al-l’energia, questo fattore è daintendersi come la qualità della

forza che mettiamo nel fare le cose.È facile capire quando si è fuoriritmo: i movimenti sono nervosi,spezzati, l’affanno è troppo veloce,siamo distratti da stimoli esterni.Ogni azione ha un suo ritmo ideale.

� A come attivazioneÈ il primo passo, falcata, bracciata,pedalata, è l’inizio della perfor-mance, ma come si accende la mac-china da gara? Dobbiamo attivarciproprio come una password apre ilcircuito di un file o di un pc.Ognuno deve poter attingere a unpersonale rituale di attivazione, unsegnale che ha lo scopo di far sen-tire l’atleta pronto, consapevole solodelle proprie convinzioni positive.Un rituale che, se ben strutturato,porta a una condizione di straordi-naria connessione mente-corpo.Pensa a una frase che ricordi, a ungesto che ti riporta a una situazionedi divertimento dello sport che pra-tichi. Ricerca sempre una tua rou-tine prima di iniziare il primo gestoatletico, dovrai farlo diventare unvero e proprio segnale di pre-com-petizione. �

In gara èimportanteessere concentrati econsapevolidel presente,in perfettasinergia conl’ambiente

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di Riccardo Penna; foto: Itu; Archivio PennaPSICOLOGIA SPORTIVA

Riccardo PennaCopilota di rally e triatleta, 53anni è stato Commercial Trai-ning Manager per il brandAlfaRomeo e ideatore di Alfa Aca-demy, la struttura di formazioneworld-wide per i dealer. Do-cente e Master Trainer in Pro-grammazione Neuro Linguistica,svolge oggi la sua attività comeExecutive Team Coach. Per laFiTri opera in progetti d’eccel-lenza nell’ambito dello SviluppoOrganizzativo e del SettoreIstruzione Tecnica. Realizza peratleti e allenatori workshop conil metodo S.F.E.R.A. focalizzandol’attenzione sugli obiettivi, sulladeterminazione e motivazionerivolti alla massima perfor-mance sia sportiva sia profes-sionale. Per approfondimenti eadesioni scrivere [email protected]

quando si è in sincronia, si amplifi-cano al massimo i propri sensi,“percependo” l’azione che si stasvolgendo: ogni bracciata, pedalata,passo di corsa è sotto il proprio con-trollo. La mia mente è concentratanel ricevere i feedback che il miocorpo mi rimanda, sono in sincroniacon l’ambiente e con la gente chemi restituisce sensazioni positive.

� Allenamento allapresenzaUn esercizio da mettere subito inpratica in allenamento o in gara e ri-conducibile a capire quando stateandando fuori sincronia e come fareper “tornare”: mentalmente iniziatea parlarvi di più raccontandovi cosastate facendo in quel preciso istante.Si tratta di descrivere minuziosa-mente e lentamente cosa si sta fa-cendo durante la prestazione: lasensibilità rispetto all’azione e alproprio corpo aumenteranno. Pro-vate al mattino presto quando arri-vate al campo gara: allenatevi adescrivere ogni situazione utiliz-zando i cinque sensi. La descrizionedeve comprendere ciò che si vede,

Vi ricordate quanto detto nel nu-mero scorso? Comprendere con inostri cinque sensi quanto sta acca-dendo durante la nostra perfor-mance.

� S come sincroniaAvere la capacità di autoregolarsi edi portasi nel miglior equilibrio psi-cofisico, avere la dimensione delpresente, la capacità di essere con-centrati, essere nel momento dellamassima prestazione, quello che sidefinisce “Qui e ora”, quando si è insincronia il presente viene vissutoistante per istante con la massimaconsapevolezza possibile. Ma cosaaccade quando si è fuori sincronia ela mente vaga nel passato o si pre-occupa del futuro e il corpo conti-nua il gesto atletico perchépresente? Immaginate di guidareun’auto dove la mente sono le manisul volante; a un certo punto deci-dete di proseguire togliendole: an-drete senz’altro avanti, ma conquale “controllo”? Quando si èfuori sincronia ci si concentra suproblemi e ostacoli, aumentando lapaura di sbagliare. Al contrario,

sente, percepisce, annusa e gusta.Possono essere descritti gli attimiche ci vedono sul pontile in attesadel fatidico suono della partenza,provate a osservare l’atleta che èdavanti a voi, a copiarne i movi-menti del corpo e la postura, osser-vate il numero, la marca e il disegnodella muta; successivamente potreteprovare anche a percepirne lo statod’animo. Oppure nelle bracciate au-mentate la cinestesia, sentite ilpalmo che sposta l’acqua, percepiteil movimento, la distensione deidorsali.Vivrete al meglio il mo-mento presente, al di là delle aspet-tative che ci possiamo creare nellanostra mente!

� F come forzaIl secondo fattore è F come forza: siva in gara da soli con i propri puntidi forza; sapreste dire quali sono ivostri punti di forza come atleta, dalpunto di vista tecnico, fisico e psi-cologico? Sono collegati alle risorseindividuali; cosa disturba il loro svi-luppo?Semplice, la mancanza di obiettiviben definiti.

*BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli - Vincerecon la menteG. Vercelli & Ric-cardo Penna Performance Spor-tiva Performance diVendita

Allenare la mente come il fisico Concentrazione per vincere

Allenare la mente come il fisicoConcentrazione per vincere

(seconda parte)

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sostengono l’impegno. Questovale sia in campo sportivo sia pro-fessionale sia nelle sfide personalidella vita.

� Analisi adeguataSe è stata fatta un’analisi adeguatadella passata stagione, non si ri-parte certo da zero. La percezionedi efficacia personale è ricollega-bile sempre alla chiarezza degliobiettivi, infatti gli atleti, ma anchele persone, che nutrono fiducianelle proprie capacità tendono aperseguire con maggiore tenacia ipropri obiettivi, superando ostacolie delusioni. Il sentirsi in grado direalizzare una certa performancestimola il raggiungimento di tra-guardi sempre più elevati, raffor-zando l’impegno per il loroconseguimento. Nello stessotempo, il fatto di stabilire obiettivispecifici e misurabili influenza di-

rettamente la fiducia nelle capacitàpersonali, poiché si fonda su aspet-tative realistiche di successo. Eccoperché un programma sistematicodi “goal” rappresenta un utile stru-mento per incrementare l’autoeffi-cacia e per ottenere progressi.

� Compatibilità con la famigliaQuesto obiettivo, quello che ci si èprefissato, è compatibile con la fa-miglia, il lavoro, gli amici? Oltre aciò, bisogna chiedersi se ci si im-pegnerà realmente nel perseguirlo,se lo si vuole veramente. Tali ri-flessioni finali potrebbero ancheindurre a modificare l’obiettivo:non spaventiamoci, meglio farloprima che non quando ormai èquel giorno, sul pontile, primadello start. La canzone di un tempodiceva: “I sogni son desideri...”, gliobiettivi, certo, un’altra cosa! �

Esprimersinella performance al megliodelle propriepotenzialità

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di Riccardo Penna; foto: triathlon.orgPSICOLOGIA SPORTIVA

Riccardo PennaCopilota di rally e triatleta di 54anni, è stato Commercial TrainingManager per Alfa Romeo. Do-cente e Master Trainer in Pro-grammazione Neurolinguistica,svolge oggi la sua attività comeExecutive Team Coach. Per laFi.Tri opera in progetti d’eccel-lenza nell’ambito dello Sviluppoorganizzativo e del Settore istru-zione tecnica. Realizza per atletie allenatori workshop con il me-todo S.F.E.R.A. sugli obiettivi, sulladeterminazione e motivazione ri-volti alla massima performancesia sportiva sia professionale.Per info: [email protected]

intendimento che l’atleta e l’alle-natore sanciscono insieme. Nonavere obiettivi è come guidareun’auto senza lo sterzo: l’automo-bile è senza controllo. Diversa-mente, avere obiettivi condivisi ècome tenere le mani saldamentestrette intorno al volante e avere ildominio assoluto della direzioneche si vuole prendere. L’obiettivo,infatti, consente di individuare pre-cisi riferimenti di confronto e im-pegnarsi per acquisire lapadronanza delle competenze ne-cessarie per lo svolgimento delcompito, ricavandone sensazioni disuccesso. Ogni volta che ci si poneun obiettivo si influenza la presta-zione, cioè una direzione linearecosì descritta:Obiettivi � Motivazione �Sviluppo strategie cognitive �Impegno Se dirigiamo l’attenzione e

Nel cambio di stagione gli atleti diogni categoria declinano un som-mario elenco di gare a cui pensanodi partecipare. Per gli addetti ai la-vori questa fase è diventata unaroutine che si ripresenta a ognifine/inizio stagione. Invece, do-vrebbe essere un momento di bi-lancio fondamentale per ogniprogrammazione futura, a qual-siasi livello venga effettuata: dalneofita all’atleta élite. Va conside-rata una fase di sviluppo strate-gico su realistiche aspettative disuccesso. Obiettivo è definito uno specificostandard di abilità da raggiungereattraverso lo svolgimento di uncompito entro un limite di tempo.Si tratta, quindi, di un comporta-mento che si desidera realizzare indeterminate condizioni e rispet-tando alcuni criteri; questo po-trebbe essere il primo

l’azione su aspetti importanti dellaperformance che andiamo a fare,attiviamo un impegno adeguatonon solo sullo sforzo immediatoma anche su quello a lungo ter-mine, sollecitando lo sviluppo el’impiego di nuove strategie di ap-prendimento e di risoluzione delcompito. Nell’attività di coachingsuggerisco di definire obiettivi spe-cifici ragionevolmente difficili.L’esperienza sul campo, sia comeatleta sia come allenatore, mi portaad affermare che obiettivi difficili,quando saranno vissuti dagli atleticome una sfida eccitante, stimo-lano sforzi maggiori e la loro spe-cificità fa sì che tali sforzi sianoindirizzati appropriatamente; sitratta, dunque, di un processo li-neare nel quale l’attenzione sulcompito tende ad aumentare lamotivazione, la quale stimola la ri-cerca di soluzioni che, a loro volta,

*BIBLIOGRAFIA: S.F.E.R.A Il meccanismomentale del campione,Riccardo Penna; Vin-cere con la Mente,G.Vercelli; Perfor-mance sportiva perfor-mance di vendita,G.Vercelli e RiccardoPenna.

Obiettivi compatibiliObiettivi compatibili

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Esprimersinella performanceal megliodelle propriepotenzialità

BIBLIOGRAFIA : G.Ver-celli Vincere con laMente, G.Vercelli &

Riccardo Penna Perfor-mance Sportiva Per-formance di Vendita

Copilota di rally e tria-tleta, 54 anni, è statoCommercial Training Ma-nager per il brand AlfaRomeo e ideatore diAlfa Academy, la strut-tura di formazioneworld-wide per i dealer.Docente è Master Trai-ner in ProgrammazioneNeuro Linguistica,svolge oggi la sua atti-vità come ExecutiveTeam Coach. Per la Fe-derazione Italiana Tria-thlon opera in progettid’eccellenza nell’ambitodello Sviluppo Organizza-tivo e del Settore Istru-zione Tecnica. Realizzaper atleti e allenatoriworkshop con il metodoS.F.E.R.A. sugli obiettivi,sulla determinazione emotivazione rivolti allamassima performancesia sportiva sia profes-sionale; per approfondi-menti e adesioniscrivere a [email protected]

RiccardoPenna

Forse quella maglia rossa ti farà vincere?

gli atleti che avevano indossato ilcolore rosso hanno ottenuto glo-balmente performance superiori.Si può dire che indossare questocolore influenza il cuore, i pol-moni, stimola la produzione dienergia e quindi ha, in questocaso, favorito il modo di pensaree di agire dell’atleta e, di conse-guenza, la conquista della vitto-ria? In alcune discipline, quasi il55% delle competizioni era statovinto da athletes in red! Ma an-diamo oltre e non fermiamocisolo al colore: l’atleta nella mas-sima performance espande unostato mentale cui deve attingeredal suo inconscio, emozione e in-tensità sono al massimo, eccoche tutto quanto è presente al-l’apice della prestazione, si è“ancora” all’unisono nel qui eora. I gesti, l’attrezzatura e il tipodi materiale in quello specificomomento sono parte integrantedella sensazione associata, unafotografia indelebile cui fare rife-rimento ogni volta che si vorrà.Movimenti, particolari dellastessa attrezzatura, la visione diun atleta famoso in quella stessaazione fa da booster, da spintaalla nostra mente, come un inter-ruttore (on /off) collegandone ilprocesso di concentrazione. Unrituale prima, durante e dopo lagara che infonde all’atleta stima,fiducia e sicurezza. Certo po-trebbe essere superstizione taleatteggiamento, ma se anche così

fosse può costituire un fattore dimotivazione stimolante per lamente; tali fattori contribuisconoad alimentare positività, concen-trazione verso il massimo livellodesiderato. Semplicemente po-tremmo anche pensare soltantoche serva a propiziarsi la buonasorte, ma tutto va bene quando sidisputa un Iron! Un’altra ricercaha preso in esame un certo nu-mero di professionisti dello sportparticolarmente sensibili ai por-tafortuna (dalla maglia allescarpe, ad amuleti ecc) utilizzatiin gara. Sono stati divisi in duegruppi e, nell’occasione di unacompetizione, ad alcuni è statoconcesso di utilizzarli e ad altrino. La ricerca ha rilevato che le loroprestazioni erano di gran lungainferiori a quelle degli sportivi acui era stato permesso di utiliz-zare i “portafortuna”. Secondo voi cosa si è verificato?La considerazione finale chesorge spontanea è che, a livelloinconscio, ci sono alcuni oggettio riti che ingenerano più fiduciain noi stessi, perciò è importanteche gli atleti abbiano maggioreconsapevolezza di cosa possaesercitare un’influenza positiva ediretta sulla motivazione e sulcomportamento. Anche un brevesquarcio di rosso può cambiarele abilità e le performance! Ma-gari, per il futuro, pensiamoci ilgiorno prima della gara.

Portate la mente alla vostra per-formance sportiva, non una qua-lunque ma quella di cui ricordatevivamente la piacevolezza delgesto, la sensazione, il ritmo, lasincronia con l’ambiente, il risul-tato positivo ottenuto oppure… ildisastro che si è verificato. Ram-mentate il vostro abbigliamento?Che cosa indossavate in partico-lare? Il giorno prima della gara,dedicate del tempo alla scelta delbody o è tutto casuale? Come vi“ sentite”, come vi “vedete”,come vi “trovate” durante la per-formance? Vi è capitato di incol-pare o dare il merito del vostrorisultato all’attrezzatura usata?Oppure è stata la percezione cheavete avuto di voi, derivata dal-l’utilizzo di un certo abbiglia-mento, che vi ha fatto sentire diessere diverso e di potercelafare? Per non sbagliarsi, la rispo-sta giusta è di ripetere semprequello che ha funzionato. Ma viè ancora qualcuno che pensa chetutto ciò sia, invece, casuale, chesia solo superstizione, un conge-gno della mente che può favorire,anche in maniera notevole,quella propensione al gesto atle-tico, il miglioramento delle per-formance durante lecompetizioni.

La forza del coloreMa anche il colore incide? Stati-stiche alla mano, ad Atene 2004

PSICOLOGIA SPORTIVA di Riccardo Penna; foto: triathlon.org

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Come aumentarele proprieperformance e quellecomplessivedel teamsportivo eprofessionale

BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli-Vincere con laMente,G.Vercelli & RiccardoPenna-PerformanceSportiva Performancedi VenditaOBIETTIVI

METODORUOLI SINCRONIACLIMACOMUNICAZIONE Per info: [email protected]

I fattori costitutivi del team d’eccellenza

Riscopri il team che c’è in te

Fattori costitutivi di eccellenzaCome team andiamo a vedereora quali sono i fattori costituti-vi di eccellenza che rendono ef-ficaci gli sforzi per raggiungeregli obiettivi prefissati. Cono-scerli vuol anche dire cambiarei comportamenti, rispecchiarnedi nuovi che possono contribui-re al successo nello sport, nellavita e negli affari. Cominciamodunque analizzando quello chedovrebbe possedere il nostroteam per raggiungere efficacia.Deve avere competenze in duearee specifiche: quella del com-pito, il saper fare, produrre ri-sultati, e quella relazionale, ilsaper gestire le relazioni inter-personali (pensate a quante per-sone vengono coinvolte nei no-stri processi di allenamento). Ilfattore sicuramente importanteè la definizione degli obiettivi,che vanno sempre comunicati,chiariti e condivisi. Dopo vienela definizione del metodo, cioèla strategia con cui si affronta ilpercorso: come faccio a miglio-rare nelle discipline? Come af-fronto quel problema, comeprendo quella decisione? Cosìsono i ruoli, l’insieme dei com-portamenti che ci si aspetta dachi ricopre una certa posizioneall’interno del team. E ancora: ilclima, il vissuto emotivo dellostare insieme. Siamo noi il cli-ma, siamo noi che generiamol’atmosfera quale il sostegno, lasoddisfazione, il riconoscimen-to, la stima. E infine, il processo

chiave su cui si basa il funzio-namento del team, e cioè la co-municazione. Il 90% del falli-mento di progetti col mancatoraggiungimento degli obiettivi,anche a livello lavorativo, è ri-conducibile alla completa as-senza dei corretti processi di in-formazione a due vie, esposi-zione e ascolto, alla mancanzadi momenti istituzionali di con-fronto sia personali sia profes-sionali, al non sapersi dare co-struttivi e oggettivi feedback re-lativi alla performance e nonalle persone. Si scopre che individui che la-vorano a stretto contatto non siparlano mai e quando lo fannosono incuranti del modo piùidoneo per mettersi nei pannidel ricevente. Come ovviare atutto ciò? Ricercare quella sin-cronia che ci rende unici mauniti ad altri, il fattore più im-portante del nostro team interio-re la dimensione del presente, lacapacità di essere concentrati,di essere nel momento dellamassima prestazione quello chesi definisce “qui e ora”. Quan-do siamo in sincronia, il presen-te viene vissuto istante peristante con la massima consape-volezza possibile. Non si portal’attenzione nel passato e non cisi preoccupa mai del futuro.Migliorati con il tuo team epotrai tentare anche l’impossi-bile!

Chi pratica la nostra disciplina èun egoista? Si allena da solo sen-za condividere le emozioni, arri-va sul campo e si prepara allagara in religioso silenzio, vive laperformance in una determinatae unica personale concentrazio-ne. Dialoga con se stesso cercan-do conforto nei risultati, confer-me sul giusto allenamento, av-volto da una perenne altalenantemotivazione. Poi, per il resto del-la settimana, “deve” vivere inteam con altre persone, confron-tarsi sui risultati e gli obiettiviprofessionali che vuole raggiun-gere, comunicare e condividerele gioie e le paure, dare e riceverefeedback che indicano la propriapercezione nel mondo. Siamotutti chiamati a essere contempo-raneamente fornitori e clienti diprogetti e idee da capitalizzareanche se ci siamo “allenati” asoffrire in solitudine, non sappia-mo come vivere, lavorare, faresport e stare insieme.

Da singolo a squadraProviamo allora a pensare da sin-golo atleta a come se fossimo unteam, dove il risultato delle pro-prie performance deve essere su-periore al singolo sforzo e impe-gno profuso. Esistono dentro dinoi due definite macro entità: unache ci sprona ad assumerci rischi,sempre aperti alla sfida, alle nuo-ve idee e alla libertà di pensieroe, al contempo, un’altra che hapaura di farlo, che ha sempre bi-sogno di essere convinta, con isuoi dubbi e le sue ansie.

PSICOLOGIA SPORTIVA di Riccardo Penna, Executive Team Coach

foto: Sergio Tempera

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Come essere il projectmanager del propriosuccesso

BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli:Vincere con la Mente,G.Vercelli & Riccardo Penna:Performance Sportiva Performance di Vendita,Robert Dilts:I livelli di pensiero.

Cambiare con i pensierigiamenti da migliorare. Inoltre,cosa devo fare per riuscirci?Quali nuovi comportamentidevo attuare per la prossimagara? La terza fase riguarda lenostre capacità; questa è unafase molto importante in quantotratta di come devo affrontare ilprocesso di creazione del cam-biamento di cui ho bisogno.Quali abilità mi necessitano, adesempio, per correre più veloce?Oppure, so gestire queste miecapacità durante la gara in modoefficiente? Quindi sono le com-petenze e il saper-fare che im-pieghiamo per acquisire emettere in opera i nostri com-portamenti: le domande riguar-dano il come. Stiamo salendo dilivello, la quarta fase riguarda lamotivazione, i nostri valori, lenostre convinzioni, i nostri at-teggiamenti. Ciò che è vero pernoi, ciò in cui crediamo, in-fluenza in modo determinante

Sfida o divertimento? Dipende dal tipo di ingaggio edalle domande potenzianti chesapremo farci. Il cambiamentoche desideriamo, quella diffi-coltà da risolvere possono di-pendere dall’ambiente in cuiviviamo? Siamo liberi o co-stretti? È da qui che si parte peril cambiamento: posso, nel mioambiente, realizzare il mioobiettivo? Anche la semplice or-ganizzazione dell’allenamento,orari, trasferimenti, l’impattodel proprio lavoro fanno partedell’ambiente che ci circonda.

Comportamentie capacitàQuesta seconda fase potrebbe ri-guardare proprio i nuovi com-portamenti che vogliamosviluppare nella frazione dinuoto o nella corsa o nella zonacambio: quali sono i miei atteg-

Noi siamo veramente quelloche pensiamo, i pensieri sonocose, nella nostra mente co-struiamo ciò che pensiamo,tutto può diventare successo ofallimento a secondo del modoin cui organizziamo i nostripensieri, possiamo quindi co-struire un cambiamento versouna performance di eccellenzache sia sportiva o professio-nale; a patto di seguire un pro-cesso logico per organizzare lanostra mente, come il projectmanager nel business è il re-sponsabile unico della valu-tazione, pianificazione,realizzazione e controllo di unprogetto. Proviamo ora a riportarequanto detto nella nostra disci-plina che sia per un allena-mento o per l’ obiettivo difinisher, indipendentementedall’esser atleti o allenatori,tecnici o dirigenti di società.

centrarsi su dove agire significarendere visibile gli obiettivi,comprendere cosa ci necessita,rendere entusiasmante il per-corso da fare. I nostri atteggia-menti hanno un’enormeimportanza in tutte le aree dellavita, compreso il nostro sport, eil cambiamento è naturale contempi e metodi differenti. Ilcambiamento e la conoscenzasono vera consapevolezza di sestessi e sempre vanno ricercati,incoraggiati e organizzati.

L’ultima domandaEcco perché l’ultima domandada porsi è: che senso ha per meraggiungere questo obiettivo?Ho applicato questi processi perfinire il mio primo doppio olim-pico all’età di 52 anni. Ho do-vuto ri-iniziare tutto da zero,capire su cosa agire, come alle-narmi e con chi, dove mi “bloc-

cavo” e come potevo nuova-mente ripartire. Si è trattato didividere in micro-obiettivi la miaperformance e, nello stessotempo, di riappropriarmi della“conoscenza” del corpo per ca-pire come gestire le fasi dellagara. Condividere, conoscere,comprendere, il tutto con moltaumiltà: ecco cosa era necessariofare. Ho cercato aiuti, quali tipuò dare un team, mettendo in-sieme le competenze e le capa-cità indispensabili. Mi sono trovato più volte apormi la fatidica ultima do-manda, e quando tutti mi dice-vano di smettere tornava, forte, ilmio sogno ricorrente, che ancoraoggi non mi ha mai abbando-nato: terminare un doppio olim-pico, e così è stato. Ecco perchéfunziona organizzare i propripensieri, e ciò dipende solo danoi! ([email protected])

le nostre capacità. Le domandeda farci hanno a che fare con ilperché voglio cambiare. Infine,il livello più alto, cioè l’identità:non si tratta solo di autostima,ma della rappresentazione checiascuno ha di se stesso.Quando siamo coerenti conquello che abbiamo fatto vuoldire essere in sincronia con sestessi, ma sopratutto con le cin-que fasi presentate, così cheogni passaggio a un livello su-periore (iniziamo dall’ambiente)si ripercuote sugli altri con mag-gior impatto su di noi. Organiz-zare i pensieri, allineare i nostrisforzi, fare ordine, sapere e con-

5 IDENTITA’4 CONVINZIONI3 CAPACITA’2 COMPORTAMENTI

1 AMBIENTE

I cinque focus

Cambiare con i pensieri

PSICOLOGIA SPORTIVA di Riccardo Penna, Executive Team Coach

foto: ITU

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TRIATHLETE 47

l’atleta si è costruito nel tempouna serie di credenze e convin-zioni potenzianti, nel caso con-trario ha lavorato per costruirecondizionamenti negativi chehanno creato in lui un senso disfiducia, limitando la qualitàdelle sue azioni. Dunque, il ri-sultato di quello che facciamo èil riflesso incondizionato di ciòche pensiamo sia vero per noi.In entrambi i casi, il processo siè sviluppato nel passato e tuttine sono stati artefici: i genitori,gli amici, la scuola, il lavoro;tutti hanno contribuito a farcicredere quello che noi vogliamosentirci dire e, di conseguenza,

che pensiamo di essere. Osser-vando i risultati ottenuti in pas-sato si pronostica il propriofuturo.

Pensieri positiviCosì il solito “sportivo” ci diràche non ce la puoi fare a usciredall’acqua in quel dato tempo,oppure che non correrai mai

Quando iniziamo a praticare iltriathlon, indipendentementedagli obiettivi che persegui-remo, ogni momento di verificadei nostri sforzi e progressiprima ancora che sul campo sicostruirà nella nostra mente. Cisono persone e atleti che sem-brano passare da un successoall’altro e invece altri inabilinell’esprimere le proprie poten-zialità. Proviamo a chiedercicosa fa di un atleta un vincentepiuttosto che un perdente. Laprima risposta a questa do-manda è da ricercarsi nelle sueconvinzioni: ciò che crede ot-tiene! Nel caso del successo,

“L’età è ciò che tu pensi sia.Tu sei tanto vecchio quantopensi di esserlo”

Muhammad Ali

Crederci sempre

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[email protected]

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48 TRIATHLETE

Questioni diprecedenzeCominciamo a mettere in di-scussione quelle che sono le cre-denze depotenzianti (in bici:cado sempre in discesa, quandopiove) e, invece, vivere di piùl’emozione positiva che deside-riamo (mi diverto, sono attento epreparato, sono calmo e concen-trato in questa situazione); cer-chiamo di aggiungere contenuti,informazioni, cerchiamo di ve-derci nel nuovo cambiamentocon intensità emotiva. Sfida ciòche ci dà fastidio, mettiamo vo-lutamente in discussione il mo-mento e da chiperviene. Qualisono stati le conse-guenze e perchévogliamo conti-nuare a mantenerevive questi tipi didisagio? Come le

credenze depotenzianti sono ar-rivate, così possono essere ab-bandonate, ma solo con lapropria motivazione. Andiamoin un altro contesto che deve farriflettere. La medicina ha par-lato per la prima volta di effettoplacebo già nell’Ottocento: pos-siamo trarre beneficio da un me-dicinale perché siamo convintiche possa farci del bene, anchese esso non produce nessun ap-prezzabile miglioramento fisicosulla nostra salute. Ma torniamoallo sport, come coach usomolto la storia di Roger Banni-ster, l’atleta che nel 1954 per-corse un miglio in meno diquattro minuti (molte personeritenevano impossibile per l’es-sere umano questa perfor-mance). Questo esito fu ungrande trionfo, per l’intera uma-nità. Dopo di lui altre personefurono in grado di percorrere lastessa distanza in meno di quat-tro minuti, attuando tempi mi-gliori dei suoi; oggi Bolt! Cosaaveva fatto Bannister di così im-portante? Aveva fornito nuoveoccasioni e nuovi pretesti su cuiconfidare e applicarsi. Nelmondo ogni anno molti atletiperdono la condizione favore-vole di elevarsi al rango di cam-pioni non per una vera carenzadi capacità tecnica/talento, masopratutto per i limiti impostidal loro sistema di convinzionipersonali. La mente opera i cambiamentiin un istante, basta credercisempre!

come quel tuo compagno diteam. Se crederemo di non far-cela, il nostro impegno saràenormemente limitato. Ciò che ci aspettiamo influenzale nostre azioni, il “diavoletto”dice che non vale la pena conti-nuare, che è meglio ritirarsi,mentre “l’angioletto” dice chenon è vero, ce la si può fare eanche se si è distrutto c’è unmodo per ribaltare quella situa-zione, bisogna solo cercarenuovi comportamenti, nuoviapprocci, crederci davvero. Un’altra considerazione chepossiamo fare riguarda la realtàdelle cose: la stessa situazionepuò essere interpretata in ma-niera assolutamente soggettivae quindi ecco perché pococonta la realtà oggettiva deifatti. Noi costruiamo quello che vo-gliamo accada.

CREDENZE RISORSE

RISULTATI AZIONI

BIBLIOGRAFIA: G.Vercelli:Vincere con la Mente,G.Vercelli & Riccardo Penna:Performance Sportiva Performance di Vendita,Robert Dilts:I livelli di pensiero.

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