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Amon Saga - II. La fine del Sentiero - Paola Boni

Date post: 08-Apr-2016
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Demone o ragazzo, anima pura o spirito dannato. Il Sentiero dell’Evocazione attende di essere percorso, i templi aspettano di essere scoperti, i demoni vogliono essere sfidati. Daniel deve scegliere: accettare il proprio destino o opporsi ad esso; farsi da parte oppure lasciarsi coinvolgere nell’occulta guerra per il Potere che da millenni sconvolge le sorti del nostro pianeta. Daiel ora ha scelto… Anche Claire ha fatto le sue scelte. Inizia l’addestramento da Druida desiderosa di controllare e incanalare la sua magia e di incrociare nuovamente la strada di Daniel. Ma per i due giovani ragazzi raggiungere i propri obiettivi si rivelerà più complicato del previsto: Vincent, Ragnar e Nahenia cercheranno, infatti, in tutti i modi di intralciare il loro cammino! E quando tutto sembrerà volgere al meglio, ad attenderli non ci sarà ricompensa o sollievo, ma una terribile e indicibile verità... e il livello di crudeltà che il mondo ha conosciuto fin ora non potrà che aumentare...
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Prologo – Verità e menzogne

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Paola Boni

II - La fIne deL SentIero

Casini Editore

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© 2011 Valter Casini Edizioniwww.casinieditore.com

ISBN: 978-88-7905-188-0

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Prologo Verità e menzogne

Parigi

-Fermati! — le intimò Daniel prima che potesse ripren-dere il suo aspetto demoniaco. — Non qui… — ag-

giunse, estraendo il piccolo taglierino che aveva sempre in ta-sca. I suoi occhi fissavano il demone senza tradire il minimo timore.

— Ok… la porto fuori, ma non c’è bisogno che venga anche tu. Posso sbrigarmela da sola.

Nahenia inclinò leggermente il capo, picchiettandosi il labbro inferiore con un dito. — Pensi davvero di potermi affrontare? Che ingenua! — disse, facendo l’occhiolino e mandandole un bacio, per poi scomparire nel nulla.

Baal stava fremendo. Aveva sempre detestato quella Reshaim, ma adesso doveva controllarsi. In seguito a quella provocazione

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non poteva fare altro che seguirla e affrontarla, ma senza perdere lucidità. Ecco perché, in un attimo, sparì anche lei.

A gran velocità, Baal seguì la Reshaim fino ai giardini del Palais du Luxembourg. All’improvviso, Nahenia si bloccò, vol-tandosi verso di lei con un ringhio di sfida.

— Dove diavolo hai trovato un evocatore abbastanza idiota da farti arrivare fin qui? — chiese Baal. Le sue code fremevano, pronte a fiondarsi verso la rivale.

— Anch’io sono lieta di rivederti. Devo ammettere che mi ha sorpreso parecchio saperti di nuovo libera.

Nahenia vide una delle code di Baal scattare per colpirla alla gola. Riuscì a evitare il fendente un attimo prima di essere trafit-ta, ricavandone solo un leggero taglio dal quale un rivolo rosso le colò fino alla clavicola. Sentì il sangue rapprendersi sulla pel-le, ma lo ignorò.

— Cosa ne sai della mia prigionia? — chiese Baal cercando di mantenere la calma. L’ultima cosa che voleva era permettere a quella maledetta di divertirsi a sue spese.

Nahenia la osservò sospettosa. Non c’era da fidarsi: Baal era un essere molto, troppo pericoloso. Le stava tendendo una trap-pola o davvero non ricordava?

Lo sguardo della Reshaim divenne serio. — A che gioco stai giocando, Baal? Perché vai dietro a quell’evocatore se…

D’un tratto Nahenia comprese. Baal non era diversa solo nell’aspetto. Anche il suo potere era limitato, e lo era fin troppo perché una come lei, abituata a dominare, potesse sentirsi sod-disfatta. — Baal. Tu eri una vera e propria leggenda nel mondo demoniaco… — disse, iniziando a girarle attorno scrutandola attentamente. — Perfino per me è una delusione scoprire lo stato in cui sei ridotta.

A quel punto, con una rapidità imprevedibile, Baal scattò in avanti e afferrò la Reshaim per la gola, sollevandola a qualche centimetro da terra e puntandole le code affilate alle tempie e al

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Prologo – Verità e menzogne

ventre. — Non sarò la stessa di un tempo, ma ho ancora abba-stanza potere da schiacciarti come un insetto.

Nahenia allora si mise a ridere. Poi, afferrò il polso di Baal e glielo strinse con tale forza da procurarle un inaspettato do-lore. — Non so quanto ti convenga, mia cara — disse. — La mia presenza qui potrebbe esserti più utile di quanto tu possa immaginare.

Baal sorrise con aria di sfida. — Non ho bisogno di te per quello che ho in mente.

— E pensi che ti basterà l’aiuto di un negromante decrepito a far diventare Daniel abbastanza forte da restituirti la tua potenza originaria?

A quelle parole, Baal lasciò la presa. Quindi era stato il vec-chio idiota a trovare un evocatore che portasse quella maledetta nel mondo degli uomini. Che diavolo gli era venuto in mente?

— Il Sentiero, Baal… — disse Nahenia, con lo sguardo esal-tato e perfido. — Fai percorrere il Sentiero dell’Evocazione a quel moccioso e vedrai che diventerà così potente da permetterti di recuperare tutto il tuo antico potere.

— Di cosa stai parlando? — chiese Baal. Quando la sua ri-vale aveva nominato il Sentiero dell’Evocazione aveva avuto un sussulto, come se qualcosa cercasse di riemergere dal profondo della memoria. La sensazione di vuoto che ne seguì la fece infu-riare. — Mi credi davvero così stupida da pensare che tu voglia aiutarmi… per altruismo? — ringhiò, cercando di afferrarla di nuovo per la gola.

A quel punto però, la Reshaim le bloccò il braccio, fissandola con i suoi occhi scarlatti. I due demoni rimasero per un attimo immobili, poi Nahenia disse: — No, non lo credo affatto. Se ri-esco a convincerti che l’unico modo che hai per recuperare tutto il tuo potere è far percorrere al ragazzino il Sentiero, quando ciò sarà avvenuto avrò anch’io il mio tornaconto: con i cinque Nobili rispediti nella dimensione demoniaca e nessuno a metterci i basto-

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ni tra le ruote, ci sarà da divertirsi nel mondo degli umani! Pensa che stragi! Ecco, a quel punto saremo entrambe contente, tu col tuo potere, io con la mia inesauribile riserva di caccia. Mi spiego?

I due demoni si allontanarono l’una dall’altra, scrutandosi con attenzione.

Baal non si fidava minimamente della Reshaim e sapeva che trattare con lei poteva nascondere mille insidie. Tuttavia, stavol-ta, il suo aiuto poteva rivelarsi prezioso. — Ok, mi sembra un buon affare. Aiutami a riottenere il mio potere e potrai goderti questo mondo come più ti piace.

— Magnifico! Credimi, hai fatto la scelta giusta! — disse Nahenia soddisfatta. Baal era vittima di un’amnesia e non avreb-be ricordato niente del passato se non quando sarebbe stato or-mai troppo tardi.

— Ora, però, dobbiamo dare a Daniel uno sprone forte — disse Baal.

Quindi si voltò verso un gruppo di alberi, dove, seminascosto dai tronchi, un uomo le stava osservando. Entrambi i demoni erano state coscienti della sua presenza fin da quando si era av-vicinato, ma solo adesso avevano deciso di renderlo partecipe. Il malcapitato tremava, con gli occhi sgranati per il terrore, e senza nemmeno intuire ciò che l’aspettava. Quando capì di essere stato scoperto tentò una goffa fuga, ma con un balzo Nahenia gli im-pedì di scappare buttandolo a terra e bloccandolo con il peso del corpo. — Salve! — lo salutò beffarda.

L’uomo era deciso a urlare, ma appena aprì la bocca Nahenia si chinò a baciarlo. Rimase per un attimo con le labbra premute contro quelle dell’uomo, poi lui strabuzzò gli occhi e iniziò a dimenarsi: la Reshaim gli teneva la lingua tra le zanne. E quan-do la vittima cercò di emettere un grido, Nahenia gliela strappò via con uno strattone. Il sangue riempì la bocca dell’uomo, che sarebbe morto a breve se Baal non lo avesse rivoltato per farlo vomitare sull’erba.

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Nahenia lo guardò divertita, con la lingua che le penzolava ancora tra le labbra. Poi, rapida, iniziò a masticarla e assaporarla con avidità.

— Allora… — rise dopo essersi gustata quello spuntino — come vogliamo divertirci?

Baal guardò l’uomo agonizzante e sentì un brivido attraver-sarle il corpo fino alla punta delle code. Si leccò le labbra e sentì l’acquolina in bocca. Eppure, nonostante desiderasse affondare i denti in quel pasto così invitante, generò una piccola sfera in-candescente e diede fuoco all’uomo, che continuò a dimenarsi in un urlo muto.

— No! Baal! Perché lo hai fatto? — chiese Nahenia stizzita. — Hai appena sprecato almeno quattro portate! È uno scempio!

— Se ne avessi preso anche solo un boccone Daniel lo avreb-be capito — le rispose Baal, chiarendo che preferiva sprecare una preda piuttosto che vederla mangiare alla rivale.

Nahenia emise un ruggito. Poi, però, osservò con un sorriso la pelle dell’uomo consumata dalle fiamme che lasciava scoperti i muscoli sanguinolenti che già subivano l’effetto delle fiamme. Per tutto il tempo di quella tortura, lui rimase vivo e cosciente, il che rese lo spettacolo ancora più piacevole per il demone.

Quando alla fine non restò che un mucchio di cenere, Baal tirò un sospiro di sollievo. Poi le sue orecchie piumate perce-pirono qualcosa. — Daniel sta arrivando — disse, agitando le code.

I due demoni si scambiarono uno sguardo, poi la Reshaim richiamò improvvisamente il suo potere. — Bene, mia cara… vediamo di rendere questa messinscena più realistica.

Baal, presa in contropiede, capì ciò che la rivale stava per fare solo quando il colpo partì. Eppure non si mosse e sentì la forza di Nahenia investirla, strappandole la carne e squarcian-dole il ventre. Si limitò a guardare l’enorme ferita, combattuta tra lo stupore e l’ira. Poi, mentre il sangue si riversava a terra

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abbondante, si accasciò, facendo di tutto per non gemere. Non si aspettava quella mossa sleale, ma doveva resistere a quella e a qualsiasi altra umiliazione. Presto, grazie a Daniel, avrebbe po-tuto mostrare al mondo la fiamma con la quale, secoli addietro, aveva generato il caos nell’inferno.

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TiTolo capiTolo

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I. Fleuretiy

Il cuore gli batteva all’impazzata. Daniel se lo sentiva mar-tellare nei timpani, in controtempo con la stridula risata

del demone, in un vero e proprio concerto infernale. Eppure non poteva permettersi di cedere alla paura, doveva superarla, dove-va farcela. E doveva fermare quel mostro anche a costo di dare fondo alle ultime energie.

Nonostante il sangue che gli colava sull’occhio destro, offu-scandogli parzialmente la vista, l’evocatore riuscì a scorgere la lama di ghiaccio che gli saettava contro. Riuscì a gettarsi a terra in tempo per schivarla, imprecando per il dolore quando fu co-stretto ad appoggiare il peso del corpo sulle mani ferite.

Per un attimo, vide attorno a sé solo piccoli lampi. Poi si accorse di una seconda lama che puntava dritta alla sua gola, brillando alla luce dei numerosi bracieri che illuminavano la sala. Con un ultimo, disperato tentativo di difesa, richiamò il suo potere per aprire un altro portale. Sentì il sangue scorrergli

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tra le dita e, insieme a esso, la sua magia, ora troppo lenta per riuscire a richiamare un demone prima che la nemica lo deca-pitasse.

Pieno di rabbia, strinse i pugni rassegnato, aspettando di sen-tire la gelida lama sulla pelle. Ma ciò non avvenne, perché una schiena ampia e muscolosa si parò tra lui e la Nobile. Era David, che impugnando Artiglio di Drago cercava di resistere all’atro-ce dolore del fianco squarciato, nel quale si stavano formando cristalli di ghiaccio che presto avrebbero iniziato a corrodergli i tessuti come gocce di acido.

Contraendo più che poteva i muscoli delle braccia possenti, David cercò di ignorare lo sfrigolio della sua stessa carne. Non si chiese nemmeno cosa sarebbe successo quando il ghiaccio avrebbe raggiunto la colonna vertebrale.

Con uno sforzo disumano riuscì a sostenere l’attacco dell’av-versaria, che esibiva un ghigno malefico sulle sue labbra viola-cee. Le lame dei due si scontrarono a lungo, emettendo un cupo lamento a ogni impatto.

— Divertente! Con quella ferita qualunque altro essere uma-no sarebbe già morto! E invece tu… — disse il demone ritraen-do le lame ghiacciate fino a scoprire le mani. — Sei proprio un giocattolino resistente! Bene, mi divertirò molto di più!

L’uomo, furioso, strinse ancora più forte l’elsa della spada. Quella dannata lo stava prendendo in giro! Beh, se voleva per-dere tempo in chiacchiere tanto meglio per lui: nel frattempo Daniel avrebbe raccolto abbastanza energia da rispedirla nel suo schifo d’inferno.

Le vene sul corpo della Nobile sembrarono pulsare per un at-timo con maggiore intensità, disegnando una mappa ben definita sotto la pelle cadaverica.

Prima che lei potesse fare qualcosa, però, David vibrò un fen-dente deciso, aprendole una profonda ferita nel petto. Con ogni probabilità l’avrebbe tranciata in due se non si fosse tirata indie-

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Fleuretiy

tro. Un fiotto di sangue inondò il viso dell’uomo, che a sua volta si ritrasse disgustato.

La Nobile osservò la sua ferita, che si cristallizzò e richiuse nell’istante successivo. — Patetico e inutile… — rise, mentre nelle sue mani l’aria iniziò a condensarsi, dando vita a frammen-ti di ghiaccio che le vorticavano tra le dita.

Il maestro d’armi strinse la presa su Artiglio di Drago. Que-sta volta era preparato. Sapeva cosa aspettarsi da quell’attacco e non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista.

Il demone, però, non si mosse. Rimase immobile, con gli oc-chi bianchi sgranati, intenta a osservare qualcosa che si trovava alle spalle dell’uomo.

Fu allora che David sentì un’ondata di calore dietro la schie-na. Si voltò e vide Daniel in piedi, gli occhi come due voragini rosse colme di furore. Le sue mani erano avvolte da fiamme che si sprigionavano dal suo stesso sangue.

— Lo sapevo! — esultò l’uomo. — Sapevo che ce l’avresti fatta, Daniel!

— Sta’ zitto e togliti dai piedi! — rispose l’evocatore con una voce così cupa e roca che lui stesso, per un attimo, stentò a riconoscerla.

David si allontanò spaventato. Chi diavolo era quello?Una domanda alla quale, probabilmente, non avrebbe sapu-

to rispondere nemmeno lo stesso Daniel. L’evocatore ignorava la vera natura di colui che costantemente dimorava in lui. Di una sola cosa era sicuro: ogni volta che quell’essere, Amon, si faceva più forte e si impossessava del suo corpo, il suo potere cresceva a un livello impensabile. A Daniel tutto questo ba-stava per fargli desiderare di avvicinarsi ancora di più a lui, e comunque era l’unico modo che aveva per portare a termine le grandi evocazioni.

— Fleuretiy! — urlò l’evocatore — vieni a giocare un po’ con me, adesso!

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Il demone ringhiò mentre ai suoi piedi il pavimento iniziava a gelare. — Non credere di farmi paura, umano!

Daniel ghignò. — Della tua paura non so cosa farmene. Evo-catio Integra! — gridò, percependo tutto il suo potere scivola-re attraverso le ferite. Lo sentì fremere e scorrergli caldo nelle vene, emergendo con una violenza spaventosa.

In un attimo la sua essenza fu proiettata verso Fleuretiy, che ebbe appena il tempo di rendersi conto della presenza di un estraneo all’interno del proprio corpo che Daniel subito ne uscì, rapido come era entrato, trascinandosi dietro la sua essenza.

Il corpo dell’evocatore iniziò a essere scosso da spasmi. Al suo interno, l’essenza di Fleuretiy si dimenava e combatteva, cercando di sfuggirgli.

Nessuno aveva mai osato tanto! Per secoli tutti l’avevano te-muta e rispettata, tremando davanti a quello straordinario potere che le aveva permesso di essere l’unico demone femmina tra i sei Grandi Nobili.

— Dannato evocatore, non mi rimanderai indietro! — ruggì furiosa, pur consapevole che quell’umano fosse l’unico in grado di ricacciarla nel regno infernale. — Non ne hai il potere!

L’essenza di Daniel, all’interno del suo stesso corpo, scrutava il demone impassibile, gli occhi rossi scintillanti di energia. — Non ne ho il potere? E allora perché ti stai inginocchiando di fronte a me? — le chiese. Quindi tese i fili invisibili che lo lega-vano all’essenza di Fleuretiy, che gridò di dolore. Le due forze si scontrarono per un attimo, sprigionando faville più nere della tetra oscurità che li avvolgeva. Ma poi Daniel strinse ancora di più la sua presa e la Nobile crollò in ginocchio. — Allora, Fleu-retiy? Non rispondi?

Gli occhi del demone si posarono su di lui, bianchi e gelidi come la morte. — Tu non hai idea delle forze che stai sfidando! Ti affidi a un potere che non ti appartiene e che, prima poi, ti abbandonerà. Lui ti userà e ti consumerà finché non avrà più

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Fleuretiy

bisogno della tua essenza, e allora se ne sbarazzerà gettandoti in pasto agli stessi demoni che ti ha aiutato a fermare!

— Tu parli troppo, mostro! — disse Daniel, ignorando le sue minacce di morte. Poi, allargò le braccia e tese ancora di più il legame. Dall’oscurità, delle pesanti catene si materializzarono attorno a caviglie, polsi e collo di Fleuretiy, immobilizzandola.

Costretta in ginocchio e con il viso premuto a terra, la Nobile era ormai indifesa.

L’evocatore si guardò in giro e, con enorme disappunto, notò che qualcosa non andava. — Dov’è? — chiese incollerito. — Dov’è l’uomo che ha tentato di evocarti prima di me?

Fleuretiy emise una risata stridula. — Cosa c’è? Non hai tro-vato quello che volevi? Sei deluso, evocatore, eh?

— Parla! — urlò Daniel. — Dimmi subito dove si trova! E smettila di provocarmi, o te ne farò pentire amaramente!

Detto questo, lasciò che dalle catene si sprigionassero delle fiamme che avvolsero il demone corrodendole lentamente l’es-senza. Ma anche stavolta la Nobile non gridò, anzi, continuò a ridere, sempre più forte. — Va bene, te lo dirò, maledetto evocatore!

Le fiamme si estinsero in un attimo, risucchiate dall’essenza del giovane. — Avanti, parla!

Gli occhi del demone brillarono, quasi ad annunciare una vendetta imminente. — Mi sono divertita parecchio con lui, sai? Ho fatto vedere a quell’uomo cosa vuol dire cercare di control-lare un demone del mio livello! Dopo un millennio rinchiuso dentro di me, della sua essenza non è rimasto più niente. Si è… sbriciolata, distrutta in mille frammenti, come se non fosse mai esistita.

A quelle parole, la rabbia di Daniel traboccò. Aveva fatto tut-to per nulla! Non avrebbe avuto risposte, non avrebbe scoperto niente! Temette di impazzire. E all’improvviso, avvertì una stra-na sensazione: la sua mano mutava rapidamente trasformandosi

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in una corta lama argentea. La osservò con un misto di stupore e gioia, poi tornò a fissare il demone. Lo costrinse a sollevarsi in ginocchio e, guardandolo negli occhi, gli trapassò il ventre con un colpo deciso.

Con una forza di cui lui stesso non si credeva capace, iniziò a tagliare e a scavare nell’essenza del demone. Rigirava la lama, spingendola verso l’alto per poi ridiscendere lungo il busto, con l’intento di allargare la ferita. La estrasse con violenza, facendo-la sussultare.

Colpiva l’essenza di Fleuretiy senza pietà, aprendole tagli sempre più profondi, infierendo sul viso, sul petto, ovunque; Daniel trafiggeva e perforava il corpo di quell’essere spinto dal desiderio di ridurlo a un ammasso di carne informe e sanguino-lenta. Avrebbe potuto continuare all’infinito, farle scontare seco-li di eterna sofferenza. Voleva distruggerla come lei aveva fatto con l’uomo che avrebbe potuto fornirgli le risposte che cercava.

Più infieriva, però, più sentiva il demone ridere… sempre più forte, una risata isterica che riempiva il vuoto attorno a loro.

— Cosa c’è di tanto divertente? — le chiese irritato, mentre le apriva un taglio sul viso.

— È meraviglioso! — esclamò la Nobile. — Prima di an-nientare l’essenza di quell’evocatore… l’ho torturato, sai? L’ho torturato esattamente come tu stai facendo adesso con me! E sai qual è la cosa più buffa? Che avevo lo stesso sorriso sadico che hai adesso tu su quel bel visino innocente!

Daniel si ritrasse, senza capire di cosa stesse parlando. Solo in quel momento se ne rese conto: stava sorridendo, stava pro-vando piacere nel torturare il demone.

Si costrinse a riprendere il controllo di sé, e nello stesso mo-mento la sua mano tornò normale. Non poteva lasciarsi domina-re così. Anche se permetteva alle sue abilità di crescere, avrebbe impedito all’odio covato da Amon di distruggerlo. Non gli inte-ressava quel potere se il prezzo era tanto alto.

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— Tornerai nella dimensione infernale, demone — disse con voce calma.

Fleuretiy rise, snudando le zanne. — Staremo a vedere… — E con un solo improvviso strattone spezzò le catene che la tene-vano bloccata.

— Che diavolo sta succedendo? — esclamò David, sconvolto.Aveva visto il giovane amico cominciare a dimenarsi in pre-

da a terribili convulsioni, per poi, altrettanto improvvisamente, bloccarsi e spalancare gli occhi divenuti bianchi.

Baal emerse dall’ombra dimenando nervosamente le code. — Sta combattendo l’essenza di quella dannata nel suo stesso cor-po — spiegò. Poi, con una smorfia di scherno, osservò il corpo di Fleuretiy crollare a terra mentre sulla sua carne si aprivano profonde ferite che a stento riuscivano a rimarginarsi prima che altre se ne aprissero. Il sangue schizzava come da numerose fon-tane impazzite; la pelle strappata via lasciava esposta la carne viva, il suo ventre squarciato rigurgitava all’esterno gli organi semidistrutti. — E a quanto pare sembra che il moccioso si stia divertendo parecchio, lì dentro…

Un Nobile poteva riprendersi in fretta da simili ferite, ma di certo una tale carneficina non era piacevole nemmeno per una come Fleuretiy.

David non poteva credere a ciò a cui stava assistendo. Aveva spesso sentito parlare di evocatori che compivano rituali com-pleti proiettandosi nel corpo del demone di cui poi si impadro-nivano, ma mai di qualcuno che ne controllasse l’essenza trasci-nandola dentro di sé.

Anche se glielo aveva già visto fare nel secondo tempio del Sentiero, continuava a essere impressionato da un simile potere.

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Nelle ultime settimane David aveva imparato a conoscere il ragazzo e a fidarsi di lui, fugando ogni dubbio nei suoi confron-ti. Aveva perfino iniziato a trovare la presenza del suo demone vagamente sopportabile. Quando lo vedeva praticare simili evo-cazioni, tuttavia, provava una profonda paura per qualcosa a cui non sapeva dare spiegazione alcuna.

In quel momento Daniel si riscosse e gridò, gli occhi bianchi che avvampavano tornando di un rosso sanguigno.

— Ci siamo… — sorrise Baal, sfoggiando le zanne. Quindi spalancò le tre ali a membrana e si sollevò da terra per lanciarsi contro il corpo della Nobile. Stringendole la gola, le estirpò un occhio con una delle code mentre con un’altra le tagliò la gola. Euforica, la gettò poi al centro del pentacolo che brillava sul pavimento dell’enorme sala.

Per quanto i demoni guarissero in fretta, nella dimensione demoniaca ci sarebbe stato di sicuro qualcuno pronto ad appro-fittare della tragica condizione di Fleuretiy per toglierla di mez-zo. Baal se lo augurò con tutto il cuore. Aveva sempre trovato quella stupida profondamente irritante. Sarebbe stato un sollievo non sentire più la sua maledetta risata. Fece appena in tempo ad allontanarsi, che Daniel si trascinò fino al portale risputando l’essenza della Nobile all’interno del suo corpo.

Troppo vicino, David fu travolto dalla spaventosa ondata di energia che si sprigionò dal pentacolo, una colonna di potere che proruppe per diversi secondi verso l’alto per venire poi risuc-chiata dal terreno.

Al boato di quella spaventosa emanazione seguì un cupo silenzio.

Nel portale ormai chiuso, Daniel fissava il maestro d’armi con i suoi intensi occhi rossi, il petto che si alzava e abbassava a un ritmo lento e regolare.

— Credo che Gaël si maledirà per essersi perso tutto questo! Diavolo, ragazzino sei stato grande! — esclamò David con una

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Fleuretiy

felicità sfiancata. Quindi crollò a terra in preda a fitte atroci, il corpo coperto di ferite sanguinanti e il ghiaccio che cominciava finalmente a sciogliersi. Ora che l’adrenalina era svanita, il do-lore lo aveva investito mozzandogli il respiro. — Maledizione! Quella Nobile mi ha ridotto davvero male. Era incredibilmente potente. Non so come tu sia riuscito a…

— E sta’ zitto, David — lo interruppe Daniel, uscendo dal pentacolo con la testa china, lo sguardo rivolto a terra e la mente satura di oscuri pensieri.

— Detesto dare ragione a questo scimmione, ma dovresti es-ser perlomeno contento di essertela cavata — esclamò Baal, sce-sa a terra solo in quel momento, dopo aver lanciato nel portale il corpo di Fleuretiy. — Il tuo potere cresce vertiginosamente! Ormai riesci a padroneggiarlo alla grande e poi il modo in cui…

— Piantala anche tu, Baal! — urlò l’evocatore, furioso. Sape-va cosa stava per dire: lei era fiera di lui per come aveva tortura-to la Nobile. Fiera. Il che voleva dire che quello che aveva fatto era tanto sbagliato quanto spaventoso: torturare e trarne piacere. Ma la cosa peggiore era che non si sentiva nemmeno in colpa. Anzi, non desiderava che un’altra occasione per poter dare sfogo a tutta la sua collera.

Baal lo guardò esterrefatta, gli occhi dorati spalancati. — Tu… dannatissimo, insulso, patetico… Non urlarmi contro in quel modo. Non farlo mai più! La prossima volta che osi rivol-gerti a me con un tono simile ti strappo la lingua!

Daniel, però, non stava ascoltando. Continuava a pensare a quello che aveva provato durante l’evocazione, ma anche nel momento in cui Fleuretiy era riuscita a liberarsi e aveva cercato di aggredirlo. La freddezza con cui aveva stretto il suo potere at-torno a lei, la splendida sensazione provata quando aveva avuto la meglio… Non gli piacevano quelle emozioni, né la rabbia che continuava a crescere dentro di lui. Eppure non poteva in alcun modo respingerle.

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La fine deL Sentiero

Si guardò attorno, sperando di cogliere qualche segno della presenza di Connor o del druido che lo aveva attaccato davanti alla biblioteca dei Real. Erano passate ore da quando erano riu-sciti a entrare nel tempio. Perché non si decidevano a farsi vivi? Possibile che avessero smesso di dargli la caccia? Se era così, se davvero non si fossero fatti più vedere, allora non c’era più speranza di ritrovare Claire.

— Stai pensando di nuovo a quella, vero? — lo distrasse Baal, frustando il pavimento con le code.

L’evocatore la fulminò con un’occhiata feroce. — Non sono affari tuoi. Andiamocene… sono stufo di questo posto.

Sbuffando, il demone lo seguì fino all’imponente portale d’ingresso. David invece, dopo essersi rimesso in piedi a fati-ca, rimase fermo a guardare le straordinarie armi magiche che levitavano a ridosso delle pareti, sorrette da chissà quale incan-tesimo. Tra quegli oggetti c’erano dei pezzi davvero eccezionali che per lui rappresentavano i tesori più preziosi sulla faccia della terra. L’unica cosa che chiedeva alla vita era brandire uno di quegli oggetti almeno una volta.

— Ehi! — si lasciò scappare, nonostante i dolori atroci. — Possiamo almeno dare un’occhiata in giro, prima di andarcene?

— Cammina! — gridarono Daniel e Baal all’unisono.Con un sospiro di rassegnazione, il maestro d’armi fissò an-

cora per un attimo le splendide spade, i pugnali e le altre armi che sembravano animate dal potere che racchiudevano.

D’un tratto, avvertì una leggera vibrazione provenire dal fian-co. — Scusami, piccola… — disse, accarezzando con una delle sue grosse mani la fedele spada — mi sono lasciato distrarre… certo che questo tempio della Battaglia è interessante, non trovi?

Daniel si voltò verso l’uomo intento a vezzeggiare la sua arma. Sapeva fin dall’inizio che portarselo dietro gli avrebbe causato un certo fastidio, però doveva anche ammettere che era formidabile a maneggiare la sua Artiglio di Drago. Aveva dimo-

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Fleuretiy

strato di possedere un’abilità incredibile, per non parlare della sua sopportazione alle ferite, anche gravi… era indubbiamente un uomo straordinario!

Daniel si sentì più rilassato quando si rese conto di poter con-tare su un così prezioso, seppur irritante, alleato. Con la rilassa-tezza, però, sopraggiunse la stanchezza. Ebbe per un momento la brutta sensazione che delle mani lo stessero afferrando, tra-scinandolo verso il basso. Un attimo dopo, troppo debole per reggersi sulle proprie gambe, s’accasciò a terra.

Vincent camminava avanti e indietro, nervoso. — Dovresti calmarti, Real — gli suggerì il negromante, —

non riuscirai a raggiungere il tuo obiettivo se perdi il controllo.Vincent lo fulminò con uno sguardo a dir poco assassino.— Oh, ma io ne so qualcosa dell’ossessione — continuò

Ragnar, zoppicando verso di lui, — della brama di conquistare l’oggetto del desiderio… ti corrode dall’interno, ti divora come un cancro, straziandoti l’essenza… e adesso è lei la tua ossessio-ne, non è vero? Il tuo desiderio di distruggerla è più grande per-fino della volontà di uccidere tuo fratello e diventare il legittimo custode della biblioteca dei Real. Dico bene?

Vincent guardava la foresta che, avvolta dalla notte, si esten-deva davanti ai suoi occhi. Lei si trovava lì, in quell’antro buio che celava profondi segreti. — Tu lo conosci, non è vero, il modo per liberarmi dalla mia ossessione? — chiese al vecchio.

Preda di un moto di disgusto, anche il negromante osservava la foresta. — Nemmeno io sono tanto potente… ma se vuoi pos-so aiutarti a perfezionare la tua magia. I Real sono una famiglia neutrale, non appartengono né alla nuova né all’antica magia. Tu sei l’unico in grado di penetrare le difese di questo posto. Devi solo farti trovare pronto per il momento in cui sarai all’interno.

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La fine deL Sentiero

— Come dovresti ricordare — gli rispose Vincent, fredda-mente, — sono sempre pronto. Hai un piano, non è vero?

Il vecchio scoprì i denti marci. — Sì, mio apprendista. Ti ho insegnato le basi della mia negromanzia, ma c’è un’altra cosa che posso insegnarti, qualcosa che ti permetterà di muoverti li-beramente tra loro.

Un brivido attraversò il corpo del Real, che non trattenne un sussulto. Entrare lì dentro significava arrivare a lei e liberarsi per sempre di quel pensiero assillante. — Avanti, parla.

— Con la negromanzia ci si impossessa dell’essenza di un essere vivente, ma ci sono pratiche che permettono di rubare anche altro a un cadavere — disse Ragnar con un ghigno. Poi si avvicinò agli alberi avvertendo le barriere che, innalzate secoli addietro, ancora proteggevano quel luogo sacro. Sentì l’energia formicolargli sulla pelle.

Vincent era certo che se il vecchio si fosse avvicinato ancora il suo corpo sarebbe stato sparpagliato sul prato in decine di pez-zi grondanti sangue. — Parla chiaro! Ho avuto modo di praticare a lungo la magia, in passato: non sono inesperto, e lo sai — disse con noncuranza. Probabilmente quel patetico vecchio non lo ri-teneva degno di conoscere i segreti della sua arte.

Con sua grande sorpresa, però, il negromante si mise a ridere, smettendo quando un colpo di tosse minacciò di soffocarlo. — Sciocco, tu conosci solo le basi… anche se in effetti è meglio di niente. Rubando l’essenza di un uomo puoi manipolarne il cadavere, ma impossessarsi del suo corpo ti permetterebbe di impadronirti della sua stessa vita.

Per quanto detestasse l’essere trattato da novellino, Vincent doveva stare al gioco, considerate le possibilità che quell’in-cantesimo avrebbe potuto offrirgli. — Voglio quel potere… maestro.

Il negromante era certo che l’ambizioso Real non si sarebbe tirato indietro. Ciò che quell’uomo bramava di più era il potere,

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Fleuretiy

e per questo voleva sbarazzarsi di quella ragazzina… per poter tornare a perseguire i propri interessi senza che il desiderio di vendicarsi lo tormentasse.

— Allora dovrai essere disposto a imparare. A qualsiasi prezzo.— Tutto pur di ottenere il tuo potere e sbarazzarmi di lei.Il vecchio rise di nuovo. — Non sarà necessario tramandarti

tutto… non ti basterebbero tre vite mortali per riuscirci. L’unica cosa che ti basta è la magia adatta ad adempiere al tuo obiettivo. Ricordi quello che ti ho insegnato sull’elemento primario?

Vincent annuì. Il sangue… così potente, così vivo… lo stesso che permetteva a un evocatore di richiamare i demoni. — Inse-gnami, maestro. Insegnami la magia del sangue.

Il sorriso del vecchio non si scompose, nemmeno quando dal suo ventre una figura dagli occhi di fuoco si protese in avanti verso il Real.

— Ti insegnerò, Vincent, e tu entrerai in quel covo di drui-di. Non si tratta solo della tua ossessione personale. Claire deve morire prima che impari a gestire il suo potere. Uccidila per il Dio Esus e io realizzerò il tuo desiderio: farò in modo che tu diventi il legittimo custode della biblioteca dei Real.

Gli occhi del negromante brillarono di una luce spettrale e, un attimo dopo, il suo torace venne improvvisamente squarciato dall’interno.

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Iniziò così a usare il suo potere per ambizione, sfruttando la facoltà di accedere all’Antica Foresta per cercare oltre la di-mensione degli uomini qualcosa che gli permettesse di cam-biare e controllare il mondo che lo aveva deluso.

Fu quando riuscì ad aprire il primo varco per la dimensione infernale che il Dio Esus, pronto a estendere il suo dominio sul mondo degli uomini, uscì dalle tenebre in cui per secoli era stato rintanato e mostrò il suo potere.

Diventando il suo più fervente seguace, il druido si tra-sformò nel primo evocatore, capostipite della famiglia dei Saintcall. Iniziò a raccogliere attorno a sé seguaci sempre più numerosi, mossi dal desiderio di utilizzare la magia per eserci-tare il dominio fondando la confraternita dei Figli della Notte e dando inizio alla guerra contro i druidi.

Si ebbe così la grande scissione della magia. Gli evocatori, gli stregoni e i negromanti chiamarono il loro modo corrotto di usare il potere “nuova magia”: non una magia da loro creata, ma una degenerazione dell’antica magia dei druidi.

Questa scissione segnò la fine dell’epoca d’oro della magia.Più aumentavano il potere e l’influenza della confraternita,

più la guerra con i figli della Dea si faceva sanguinosa e violen-ta. In questo periodo negli esseri umani nacque la paura per la magia, strumento pericoloso in mano alla gente sbagliata.

Col tempo, la Dea smise di mostrarsi ai suoi figli e il suo cul-to e le bellezze che aveva donato al mondo vennero rinnega-ti. I druidi e tutti coloro che praticavano la magia, condannati come eretici, vennero perseguitati e costretti a nascondersi.

I secoli si susseguivano, eppure la guerra tra antica e nuova magia continuò al riparo dagli occhi degli umani, che aveva-no ormai dimenticato il tempo in cui la Dea faceva parte delle loro vite. I druidi continuarono a venerare Hmera e a proteg-gere il mondo dai seguaci di Esus, con la speranza, un giorno, di rivedere la loro amata Madre camminare tra loro.

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Attraverso l'apertura di un portale di luce il druido richia-ma dall'Antica Foresta uno spirito animale con il quale, se decide di rispondere alla sua chiamata, stipula una tem-poranea alleanza.

Defensio Naturae

Refugium

Evocatio Spiritus

Attacco fisicoLivello: 1

Lancio: 1,5 sec.Portata: 30 metri

Difesa naturaLivello: 38

Lancio: 2 sec.Portata: ∞

Durante la sua iniziazione, attraverso l'offerta di una parte di se stesso o del suo famiglio, il druido plasma un'arma che metterà al servizio della Dea e del mondo che deside-ra proteggere.

Gli spiriti elementali alterano l'ambiente creando attorno al druido e ai suoi compagni un rifugio perfettamente mi-metizzato.

Attacco naturaLivello: 8

Lancio: 2 sec.Portata: 30 metri

mana 8%

mana 25%

mana 15%

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Entrando in comunione con gli spiriti del vento, il druido acquisisce una velocità e una destrezza straordinarie che lo rendono in grado di schivare anche gli attacchi più rapidi.

Perfugium Vitae

Praesidium Spiritus

Fulgur Venti

Difesa naturaLivello: 24

Lancio: 2 sec.Portata: ∞

Guarigione arcanoLivello: 20

Lancio: 3 sec.Portata: ∞

Un druido crea un portale d'edera che gli permette di al-lontanarsi dallo scontro.

Guarisce ogni ferita inferta a un famiglio da un'arma al-chemica o da un negromante.

Difesa naturaLivello: 10

Lancio: 2 sec.Portata: ∞

mana 15%

mana 25%

mana 40%

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Il druido ascende al titolo di maestro fondendo il suo cor-po con quello del proprio famiglio e dando vita a un nuo-vo e potente essere, uno dei Primi Nati dell'era antica.

Spiritus Deae

Amictus

Forma Druidum

Guarigione arcanoLivello: 30

Lancio: 2,5 sec.Portata: ∞

Difesa fisicoLivello: 44

Lancio: istantaneoPortata: ∞

Rare volte, quando un druido perde in uno scontro il pro-prio famiglio, se trova la forza di reagire al dolore strazian-te può richiamarlo nuovamente dall'Antica Foresta, riotte-nendo con esso la forza e il potere per combattere.

L'essere nato dalla fusione del druido con il suo famiglio è in grado di appellarsi in maniera istintiva alla sua magia per rendere più forte la sua pelliccia e farla diventare simi-le a un'armatura.

Attacco fisicoLivello: 20

Lancio: 3 sec.Portata: ∞

mana 68%

mana 10%

mana 35%

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L'essere nato dalla fusione del druido con il suo famiglio è dotato di artigli estremamente potenti che può sfoderare in qualsiasi momento appellandosi alla sua parte animale.

Vis BestiaeAttacco fisicoLivello: 20

Lancio: istantaneoPortata: 30 metri

mana 16%

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Casini EditoreVia del Porto fluviale, 9/A – 00154 [email protected]

Finito di stampare nel mese di maggio 2011Stampato per Casini Editoredalla Arti Grafiche La Moderna — Roma

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