Date post: | 28-Mar-2016 |
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Le immagini sono tratte della versione ridotta diretta dall'autore
© SIAE Testi e musiche depositati
Amore e Psiche di Alessandro Simonini
Presentazione e sintesi delle scene
Il principale elemento inedito è rappresentato dall’inserimento nella trama di due personaggi
storici, realmente amici nella vita: il pittore veneziano Tiziano Vecellio e lo spregiudicato
toscanaccio Pietro Luca detto l'Aretino, letterato di oscure origini, noto a molti per i suoi sonetti
lussuriosi.
I due vengono prelevati di forza dal
loro tempo e portati sull’Olimpo per
accontentare i capricci della dea
Venere in persona.
Ella vuole farsi ritrarre dal pittore
in tutta la sua bellezza.
La loro presenza, piacevolmente intessuta nella trama della celebre favola, è l'occasione per la
creazione di situazioni esteticamente corrette e quasi sempre comiche. Inoltre, aiutando Psiche nel
superamento delle difficili prove, Tiziano e Pietro aggiungono un valore non presente nella storia: la
solidarietà umana.
I ATTO
Prologo 1: Venezia del 1500: Tiziano Vecellio e Pietro Aretino vengono rapiti da Mercurio e
condotti sull'Olimpo.
Prologo 2: La piazza del mercato di un paese. Quando giunge voce del passaggio di una
bellissima ragazza, tutti si accalcano per ammirarla e cantarne l'irraggiungibile splendore.
La I scena si apre sul “set” di uno dei dipinti di Tiziano sul tema olimpico, ovvero “Venere con
il suonatore di liuto”. Insieme al pittore, nei panni del modello suonatore, c'è l'amico Pietro
Aretino, dalla vivace e lussuriosa personalità.
Cerere, la piacente e “rustica” dea dei raccolti, informa Venere che sulla Terra gli uomini
disertano le cerimonie in suo onore, a beneficio di una mortale di nome Psiche. La dea scatena la
sua rabbia chiedendo l’intervento di Amore, suo figlio, affinché con le sue frecce faccia
innamorare la giovane del più sfortunato tra gli uomini.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
II scena - Psiche è una ragazza triste e sola: il suo straordinario fascino scoraggia infatti ogni
pretendente. L’unico suo rifugio è nello studio, e per questo è diventata comicamente prolissa,
capace di esasperare i suoi interlocutori con il funambolico uso di sinonimi e contrari.
III scena - Il re si reca dall’oracolo di Apollo per chiedere un intervento divino a favore di
Psiche, unica delle tre figlie ancora nubile. Le sacerdotesse però sentenziano per lei una fine
tragica: dovrà essere abbandonata sulla cima di una rupe. Quando Psiche resta sola sulla roccia,
un'ombra alata scende minacciosa su di lei.
IV scena – Un piacevole intermezzo con Venere a letto prima con Anchise – sessualmente
inibito però dalla presenza di Tiziano e Pietro - poi con il bell'Adone. In tali situazioni piccanti,
l'Aretino è sempre più incontenibile.
V scena - Psiche riprende i sensi in una reggia meravigliosa, dove viene servita da ancelle
invisibili (per sua fortuna, trattandosi di esagitati travestiti, visibili solo dal pubblico).
La stessa notte Psiche perde la verginità offrendosi ad Amore, senza però poterlo riconoscere a
causa del buio che le viene imposto.
Per accontentare la richiesta di Psiche, Amore fa condurre da Zefiro, il vento, le due sorelle della
ragazza, per una breve visita. Durante questo ricongiungimento, alla gioia di Psiche si
contrappongono l’invidia e la perfidia delle due donne.
VI scena - Le due sorelle paragonano i loro tristi matrimoni alla fortuna di Psiche e meditano di
vendicarsi.
VII scena - Sull'Olimpo, Tiziano e Pietro scoprono a loro spese quanto sia sconsigliabile
giocare a carte con Venere e gli altri dei.
VIII scena - Psiche viene a sapere con gioia di essere incinta.
IX scena - Le sorelle capiscono: Psiche ignora l’identità del compagno.
X scena - Le sorelle convincono Psiche che il figlio nel suo grembo è in realtà il frutto
dell’unione con un mostro terribile, da uccidere quella stessa notte.
Nell’atto di illuminare con la lucerna il corpo del “mostro” da colpire, Psiche scopre la vera
identità del dio, innamorandosene perdutamente. La lampada le scivola dalle mani ferendo
Amore. Sentendosi tradito, il dio si allontana rinnegando la ragazza, facendo sparire la reggia e
creando i presupposti per la morte delle due sorelle.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
II ATTO
I scena - Venere si sta facendo ritrarre da Tiziano insieme ad un suonatore di organo (Tiziano
Vecellio: Venere con il suonatore di organo). L'organista è sempre l’Aretino.
Venere viene informata della disubbidienza del figlio e della sua “tresca” con Psiche; decide
dunque di mandare Cerere e Giunone a cercarla.
II scena - Psiche chiede aiuto a Giunone e a Cerere, ma riesce ad evitare soltanto l’arresto.
Mercurio bandisce pubblicamente la caccia alla ragazza e Psiche viene infine catturata da un
grottesco personaggio esteticamente ai suoi antipodi: Abitudine.
III scena – Psiche a cospetto di Venere: la dea decide di sottoporla a pesanti prove per
sfiancarla e farla perire. Tiziano e l’Aretino, di nascosto, le offrono un concreto aiuto nella prima
prova: fare la cernita in una montagna di semi.
IV scena (con luoghi deputati) - Immaginando che Psiche sia stata aiutata da Amore, Venere
decide di sottoporla ad un'altra dura prova: la ragazza dovrà portarle l'acqua di una sorgente
irraggiungibile.
Tiziano e l'Aretino storditi e stremati dalla conta dei semi vengono intanto obbligati a proseguire
il lavoro sui ritratti.
In un momento musicale speculare, Amore e Psiche dimostrano, a distanza, di amarsi ancora
molto.
Grazie ad una sapiente attività di “pubbliche relazioni” Tiziano e Pietro riescono a far giungere a
Psiche altri due aiuti inaspettati: un’aquila per raccogliere l’acqua e una maga in grado di dare
preziose informazioni per il superamento dell’ultima prova: la discesa negli inferi.
V scena - Psiche scende negli inferi per farsi dare da Proserpina, come Venere chiede, una
magica crema di bellezza.
VI scena – Tornata in superficie, Psiche decide imprudentemente di usare la crema. Appena apre
il barattolo, però, cade a terra apparentemente senza vita.
La discesa di Amore: con un bacio il dio risveglia Psiche. Il giovane decide di chiedere il
sostegno del padre degli dèi, Giove.
VII scena - Giove sottolinea l’importanza mistica della fusione tra ragione (Psiche) e
sentimento (Amore), e acconsente al matrimonio celeste offrendo a Psiche l’ambrosia, il nettare
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
dell’immortalità. Venere viene obbligata ad accogliere con favore questo sposalizio ed illumina i
due amanti con la fiaccola accesa, simbolo di amore.
Il momento è di grande giubilo, occasione per un grande ritratto collettivo. Tiziano e l’Aretino
entrano sul finale. Gli dèi si mettono in posa, ma alla notizia che per il ritratto occorreranno
settimane di lavoro, Giove obietta che sarebbe stato meglio far venire un fotografo. Il neologismo
appare incomprensibile agli amici del ‘500. Tra l’ilarità degli dèi e la musica crescente
dell'ultimo coro, il sipario si chiude. Non prima però che Venere abbia chiuso a suo modo - con
un lunghissimo bacio - anche la bocca del simpatico libertino toscano.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
Personaggi della Commedia
VENERE, la dea della bellezza. Sensuale e regale nei modi, ma invidiosa e spietata. Quasi
sempre esteticamente impeccabile, nei momenti di maggiore rabbia ha, nel suo interloquire, delle
grevi e romanesche cadute di stile.
TIZIANO VECELLIO (parla in dialetto veneto), artista all'apice della sua maturità, delicato e
sensibile, un po’ pauroso, comico nei suoi tentativi di apparire rude per farsi coraggio; ma anche,
come dimostrerà al pari del suo compagno di avventure, dotato di un grande cuore.
PIETRO ARETINO (parla in dialetto toscano), lo sfrontato amico di Tiziano, a cui fa da
contraltare: simpatico toscanaccio, rude, volgare e notoriamente lussurioso. Ma anche, nei
confronti di Psiche, altruista e paterno.
CERERE (parla un dialetto rurale), dea del frumento e dei raccolti, rustica, piacente e sensuale.
GIUNONE, la dea dei matrimoni: prosperosa, dotata di enormi seni. Parla aspirando le vocali,
ma ha un problema: soffre di un’alitosi sovrumana.
AMORE, il capriccioso figlio di Venere: sui 18 anni, spirito libero, imprevedibile e dispettoso,
disubbidiente, incarnazione dell’irrazionalità, solo sentimento. Nella nostra storia quindi, una
perfezione solo a metà, emisfero destro, creativo ma senza regole. L’opposto di Psiche dalla
quale perciò si sente attratto.
PSICHE, la novella Venere terrena: bella e anche dotta... troppo dotta! Emisfero sinistro,
razionale, incapace di abbandonarsi all’intuizione. Ha letto troppi libri. La sua sintassi è
stucchevole, piena di sinonimi e contrari. Questo prima di conoscere Amore (cioè l’amore). Poi
la perdita della verginità la libera e la completa, ricongiungendola alla sua metà mancante. Psiche
è l’emblema del cammino dell’uomo verso la perfezione e l’immortalità (grazie all'incontro con
l'amore).
VULCANO (parla il dialetto napoletano) il grasso dio del fuoco: uno dei mariti di Venere,
sempre sporco di fuliggine e ruggine, forse per questo ora rifiutato e allontanato dalla dea.
MARTE, aitante e sempre aggressivo, nervoso dio della guerra: marito ancora desiderato da
Venere e padre di Amore. L'esuberanza del suo atteggiamento nasconde però un'omosessualità
latente.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
RE, anziano padre di Psiche: lunga barba bianca e candide sopracciglia esageratamente folte.
Divertente stereotipo del personaggio vecchio e poco saggio.
REGINA, madre accorata e lamentevole di Psiche. L’aver messo al mondo la più bella delle
fanciulle sembra aver prosciugato ogni residuo della sua bellezza, trasformandola in una donna
sbilenca e sgradevole, da colpire - accidentalmente- con molto piacere .
I e II SORELLA di Psiche: gelose, invidiose e perfidi simboli della materialità.
I e II ANCELLA, invisibili servitrici di Psiche. Interpretate da uomini per il conseguimento di
alcuni effetti comici
NINFA POETA, ancella al servizio di Venere: giovane e apparentemente stupida, con il vezzo
di voler diventare poeta, parla sempre in rima.
MAGA (parla il dialetto napoletano) Darà preziose informazioni a Psiche per scendere negli
inferi ed uscirne incolume.
AQUILA DI GIOVE Rapace dall'inflessione teutonica che soccorre Psiche nel superamento di
una delle prove.
Altri personaggi, apparizioni e corpo di ballo: CITTADINI, MERCURIO, ANCHISE,
ADONE, PROSERPINA, TRE TESSITRICI (PARCHE), TRE GRAZIE, NOVE MUSE,
ABITUDINE, AFFANNO, TRISTEZZA, SACERDOTESSE, NINFE.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
Le immagini inedite inserite nel copione si riferiscono alle scenografie tridimensionali e
dinamiche create dall'autore e proiettate come fondali in una versione ridotta di Amore e
Psiche.
Si è tentato di ricreare un'ambientazione “astrale” e onirica elaborando ed esaltando la
brillantezza di alcune tonalità di colore con l'intento (irrealizzabile) di rappresentare ottave di
colore superiori a quelle note ai nostri sensi.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
Prologo
IL RAPIMENTO DI TIZIANO VECELLIO E PIETRO ARETINO
(CD audio: brano 1)
Una gondola veneziana attraversa lentamente il corridoio centrale della platea. A bordo,
oltre al gondoliere, ci sono due personaggi barbuti del 1500: Tiziano Vecellio e Pietro
Aretino. Quest'ultimo stringe a sé due allegre dame e amoreggia felice. Il pittore, a prua,
appare invece più solitario e contemplativo, mentre maneggia un mazzo di carte.
La gondola raggiunge il proscenio. Un improvviso bagliore in alto attira l'attenzione dei
passeggeri.
La luce inquadra il dio Mercurio, su una piattaforma a forma di nuvola in discesa verso il
gruppo terrorizzato.
Tiziano viene obbligato a prender posto sulla nube. In questa scena solo mimata è evidente
la sua paura e la comica insistenza con cui supplica il messaggero degli dèi di far salire “a
bordo” anche il suo amico Pietro.
Infine Mercurio acconsente e l'Aretino, malvolentieri, prende posto accanto al pittore.
Sotto lo sguardo sbigottito delle ragazze e del gondoliere, i tre decollano verso il cielo.
BUIO
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
IL POPOLO DELLA TERRA AMMIRA IL PASSAGGIO DI PSICHE
(CD audio: brano 2)
La piazza del mercato di un piccolo paese. Sul vociare indistinto della gente una battuta
cattura l'attenzione di tutti.
I CITTADINO: E' lei!
II CITTADINO: E' lei?
III CITTADINA: E' lei, è lei!
IV CITTADINO: Dove? Dov'è?
I CITTADINO: Laggiù è lei! Anche Venere impallidisce al suo confronto!
II CITTADINO: Eccoli stanno arrivando.
IV CITTADINO: Lei dov'è?
III CITTADINA: Nel cocchio, guardate! Divina!
CITTADINI: E' lei!
Non puoi guardarla senza sentire, un gran tamburo al posto del cuore
ti batte forte e ti sale in gola, ritorna in petto ma dopo vola...
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
da lei si lancia e non torna!
Quand'ella passa creatura divina, è come l'astro della mattina.
Gli uccelli iniziano a cinguettare e le farfalle a svolazzare...
i fiori si aprono al passaggio.
Il cocchio sfila tra la gente. Dal finestrino, una giovane si sporge (spalle al pubblico)
accennando un saluto.
Quant'è bella, com'è bella, tanto bella, così bella...
una stella che risplende in pieno giorno tanto è bella
illuminandoci e riscaldandoci
una creatura così bella!
E' lei, sta passando coi suoi... è lei, che si sporge per noi
Creatura divina oscuri anche il sole.
E' lei, si allontana oramai... è lei, inseguirla non puoi
indimenticabile, irraggiungibile
una creatura così... una creatura così...
tanto... troppo... bella!
BUIO
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
Primo Atto
SCENA I: OLIMPO
(CD audio: brano 3) La musica accompagna l'affiorare della scena. Sul fondo e sugli alti
veli sospesi ai lati viene proiettato, “in rapide pennellate di colore”, un cielo cosparso di nuvole
in movimento, tra le quali si ergono, sospesi nel vuoto, suggestivi edifici bianchi, candide
colonne e lunghe scalinate. Lo stile dei disegni (qui tridimensionali e dinamici) potrebbe
ricalcare la mano del Vecellio nella sua età matura: quasi un'anticipazione dell'impressionismo.
In ordine sparso appaiono sul palco, una luce dopo l'altra, le nove Muse: posano come statue e
sono identificabili dai loro attributi distintivi. Sulla grande porta staziona la ninfa deputata ad
annunciare i vari ingressi: per il suo vezzo di esser poeta, scrive con una penna di struzzo
su di una pergamena lunga fino ai piedi.
Infine appare Venere in posa per
Tiziano Vecellio. Il dipinto originale
prende forma da un fluire di colori, in
una grande sovrimpressione nel cielo.
L'attrice in scena giace coperta da
una striscia di tessuto appena
sufficiente a censurare le parti intime.
Il suonatore di liuto è Pietro Aretino,
ma non ha più la barba.
Tiziano Vecellio: “Venere con il suonatore di liuto”
TIZIANO: Ela la xè beissima...
come na dea!
VENERE: Io sono una dea.
TIZIANO: Perdoneme, divina
Venere, ma me riesse ancora diffisie
ambientarme. Xè solo da na setimana
che la me gà tolto dal me tempo e
porta' qua sora. Vostra Maestà
Olimpica: perché proprio mi?
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
VENERE: Sei un pittore di talento, Tiziano Vecellio. Vieni da un'epoca compatibile con i nostri
gusti. Avevamo altre “annate” a disposizione - anche risalenti al tuo futuro – (con una punta di
fastidio) ma non puoi immaginare a quali mutamenti andrà incontro il vostro senso estetico!
TIZIANO: Davero? Eora… co qualche vostro sugerimento, forse podaria avantagiarme?
VENERE: Te lo sconsiglio. Ancora una manciata di secoli e poi la grandiosità e lo sfarzo che
vedi qui – (improvvisamente in romanesco) e che me rappresenta così bene! - non vi sarà più di
alcuna ispirazione. La fine delle corti si tradurrà in voi artisti in un curioso senso di
responsabilità per i vostri osservatori: minimalismo, cubismo, astrattismo... pensa!, ci saranno
pittori che faranno mostre con grandi tele tutte bianche, con uno squarcio in mezzo!
TIZIANO: Orcocan, che desgrassia! Sta roba me fa un fià miseria!
VENERE: Potevo io farmi ritrarre da un pittore armato di taglierino? O da un altro che il
coltello userà per farsi saltar via un orecchio?
TIZIANO: El se ga tajà na recia?
VENERE: Ma via! Secondo te, potevo io, Venere, far venire sull'Olimpo un artista che
diventerà ricco mettendo in vendita i propri escrementi in scatola?
TIZIANO: No! Far ducati col cùo?
ARETINO: Tiziano, con quel che
mangio, va a finir che allora divento
ricco anch'io!
TIZIANO: E pensar, Pietro, che a
mi, no i me vol pagar mai!
ARETINO: Sarà che sei stitico. Non
date retta, Divina, che il Vecellio l'è il
più ricco pittore di Venezia... ma a causa del fisco sta sempre a piangere miseria.
TIZIANO: (come se i funzionari del fisco potessero sentire) Parla pian, Aretino! Pensè, divina,
l'ingiustissia! Dopo tuti sti ani de onorata cariera e merità esonero, el me gà imposto de tornar a
pagar le tasse.
ARETINO: Avranno scoperto che tutti i ducati della Serenissima son finiti dal Vecellio, l'unico
pittore aspirante forziere.
TIZIANO: No xè el denaro che ne da gioia, Pietro!
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
ARETINO: Oh, benefattore, allora è per questo che hai deciso di non farlo più circolare.
VENERE: Il premio più grande, pittore, lo hai ricevuto ora. Ed è quello di conoscere le tue
Muse... (indica le Muse)
MUSE: (aggraziate, all'insegna del pittore) Oh!
VENERE: ...e me. E se il ritratto sarà all'altezza delle nostre aspettative ti concederemo una
lunga vita terrena.
TIZIANO: Davero? Na lunga vita? E quanto?
VENERE: Mh... più di novant'anni, contento?
TIZIANO: Grassie, Vostra Divinità, na vita lunga in un artista xè sempre ben riposta!
ARETINO: E io? Anch'io potrò contare su di una lunga vita terrena?
VENERE: No, tu no.
MUSE: (sospirando dispiaciute) Oh!
ARETINO: Grazie. Meglio così, che tre C sono i pericoli de' vecchi! Catarro, cascate e cacarella.
VENERE: Però ti consentiremo di morire ridendo.
ARETINO: Bello. A chiedervi altro, divina, ci faccio il crocione.
TIZIANO: Pietro Aretino, te dispiasaria star un fià più fermìn?
ARETINO: (sbuffando e scusandosi con Venere) Non è certo la vostra divina vicinanza che mi
inquieta... ma vestirmi così, e radermi la barba!
TIZIANO: Ti preferivi che gavesse portà co mi sull'Olimpo un servo qualsiasi, come modelo, al
posto del me meio amigo?
ARETINO: Amico di ventura, molto briga e poco dura. Non dire bischerate, Tiziano! Potevi
far venire anche un modello.
VENERE: Non più di due. Erano i patti.
ARETINO: Speriamo che i posteri non sappiano mai che il suonatore di liuto del ritratto è in
realtà Pietro Aretino, tosato come una pecora. Sempre che questo non sia un sogno strambo o lo
stralunato effetto delle ultime bevute.
NINFA: Entra Vulcano, grande forgiatore, stringe una pinza in mano ed è pieno di sudore.
VENERE: (infastidita) Cielo, mio marito.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
ARETINO: Problemi se mi vede così?
VENERE: E perché mai? Non mi stai mica sopra.
ARETINO: Trattandosi di un dio, non vorrei che leggesse nel pensiero.
VENERE: (sospettosa) Perché?
VULCANO: (entrando claudicante) Amore?
VENERE: (con sufficienza) Non è qui, Vulcano.
VULCANO: Cosa dici, amore? Sei lì sdraiata tutta nuda, con quello che ti fa la serenata.
ARETINO: Non è quel che sembra, messer Vesuvio
TIZIANO: Non preocuparte, no sembra gnente.
ARETINO: Non si sa mai, con quel ferro!
VENERE: Ah, intendevi amore “me”; non Amore mio figlio.
VULCANO: Ma no, volevo te, passerona. Sai
che io quel falchetto lo preferisco come Cupido.
Ma mi ci vedi a chiamarlo: (con tono basso ma
ironicamente equivoco) "Amore? Tesoruccio!"
VENERE: Sei insopportabile.
VULCANO: Tu invece sei sempre la mia bella
topona.
VENERE:Non mi toccare, che mi rovini la posa.
VULCANO: (infastidito, perché respinto) Loro chi sono?
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
ARETINO: Amici. Veniamo dal '500 per fare uno o due ritrattini alla signora....(polemico) Lui è
il famoso Tiziano Vecellio: lunga vita al pittore! Io, nonostante le apparenze, sono Pietro Luca
detto l'Aretino: un misero letterato (guarda Venere) ...e campo poco!
VULCANO: (con spregio) Umani! La "signora" ha sentito le novità dalla terra?
VENERE: Cos'è successo?
VULCANO: Dammi un bacio e te lo dico.
VENERE: No. Prima me lo dici, (in romanesco) e poi vedi d’annàttene.
VULCANO: Me che t’ho fatto!
VENERE: Puzzi de ruzza.
NINFA: Or giunge Cerere dea della vegetazione, con passo celere e in piena maturazione.
VULCANO: (stizzito) Ecco, arriva Cerere. Lei ti spiegherà ogni cosa. Io vado ad ultimare la
costruzione della reggia d'oro che il tuo pupone mi ha commissionato.
VENERE: Si, bravo, vai, vai. (tra sé) Ma va' un po' ndo' te pare.
Entra Cerere, florida di spighe e frutti. Sorride maliziosa a
Vulcano e ancheggia sensuale.
VULCANO: (a Cerere) Non mi ama più!
CERERE: (parla un dialetto rurale) Nun ce penza'! Tie',
màgnate un po' d'uva, ciccio.
Vulcano esce lamentevole piluccando un grappolo.
ARETINO: (riferendosi a Cerere) Oh, maremma maiala come
vorrei cogliere quei due bei meloni!
TIZIANO: Vedi de star bonin, Pietro. Se sti qua i se stranisse i
ne fulmina con no s-cioco de dei!
ARETINO: Oh, bischero, io non son mica fatto di marmo! Ma
come si fa con tutto questo ben di dee…Cerere
VENERE: Allora, che notizie dalla Terra?
CERERE: Be', “dicheno” che nessuno accorra più a contemplare la tua immagine.
ARETINO Ruspante!.. ci farei un peccatuccio in camporella...
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
VENERE: (a Cerere) Come sarebbe a dire?
ARETINO: (crede che Venere chieda a lui) Be'... la spigherei piano piano, la sbuccerei tutta.
TIZIANO: Tasi, Pietro, ela se podaria
ofendar!
ARETINO: (sottovoce) Offendere una sega,
Tiziano! Ma l'hai vista? Donna che dimena
l'anca, se puttana non è poco ci manca!
CERERE: Venere, i tuoi templi non vengono
più adornati, né a Pafo, né a Cnido, e neppure
nella stessa Citera.
ARETINO: Sarà mica dalle parti del Mugello?
CERERE: Si rimandano i sacrifici e si trascurano le sacre cerimonie.
VENERE: (avvampando d'ira) C'è forse stata una pestilenza? Gli umani son tutti morti?
CERERE: Non è questo lu motivo.
VENERE: E qual è allora il motivo di un tale oltraggio?
CERERE: S'invoca il nome della possente Venere, con sacrifici e banchetti...
VENERE: Ah, bene...
CERERE: ...a beneficio di una fanciulla mortale.
VENERE: (con artificiosa calma) Che cosa?
CERERE: E' la figlia di un re di una piccola città, minore di tre sorelle, e anche la più bella.
Quando ella passa per le piazze, il popolo fischia, s’ingrifa e s’azzuffa pur di vederla.
ARETINO: Questa manza mi stuzzica l’appetito, maremma canterina!
CERERE: (titubante) E la frase che più si alza al cielo dalla folla, quando la vedono, è...
VENERE: E’...?
CERERE: ...“Oh che gran bel tronco di passerotta!”
VENERE: (avvampando d'ira) Ah!
CERERE: E l'adorano come se “fusse” Venere in persona!
VENERE: E l'adorano come se fosse ME? (balzando in piedi) Ecco!
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
ARETINO: (abbagliato dallo slanciarsi di
quel corpo quasi nudo ) Oh!
MUSE: (raccogliendosi intorno a Venere
per confortarla) Oh!
Coreografia: Nascita di Venere, giudizio
di Paride, ninfe e muse
La dea tiene ancora al seno la striscia
di tessuto che copre le sue parti intime.
Viene rappresentata la nascita di Venere dalla spuma del mare. Per mezzo di proiezioni, la
scenografia si fa “liquida”. L'acqua invade virtualmente la sala.
Venere assume la posa in cui
l'ha ritratta il Botticelli. La
danza coinvolge quindi anche i
venti primaverili ritratti a
sinistra (Zefiro, con il manto
blu che porta in braccio Aura,
la brezza) e una delle Grazie, a
destra, che accoglie la dea
porgendole un manto per
coprirsi. Botticelli: La nascita di Venere
VENERE: Venere! (CD audio: brano 4)
Io, dal mare apparsa già formata
Io, come una perla sono nata
Io, polo magnetico del mondo
Io, liquido sogno senza fondo.
Venere si sbraccia. Tiziano e l'Aretino fanno una
sonora esclamazione, sicuri che il velo adagiato sul
suo corpo scivoli in basso lasciando la dea
completamente nuda. Invece il velo resta assurdamente
fissato sulle parti intime, a censura.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
ARETINO: (riferendosi al velo) Oh, non cala!
VENERE
Io, dell'universo genitrice
Io, del mondo intero sua nutrice
Io, l'unica dea che l'uomo stima
Io, degli elementi causa prima
ARETINO: Oh, Venere!
CORO
Venere, Venere, Venere!
VENERE:
Messa in disparte abbandonata
cedo la fama mia onorata...
a una bambina presuntuosa
ad una femmina spocchiosa!
CORO
Dell'universo genitrice
del mondo intero sua nutrice
la sola dea che l'uomo stima
degli elementi causa prima.
NINFA POETA
Rischia la fama sua onorata!
Messa in disparte abbandonata!
CERERE
Adesso è stata declassata!
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
CORO
Una mortale s'è innalzata!
CORO
Venere, Venere, Venere...
Viene rappresentata la scena del Giudizio: Mercurio porge a Paride la mela d'oro. Il
giovane la dona a Venere.
VENERE
A cosa è dunque mai servito, Cerere...
il giudizio di Paride ricevere...
A cosa è mai servito prendere
da lui la palma di beltà
se adesso poi la dovrei rendere
a una donnetta di città!
Qual è il suo nome?
CERERE
Il suo nome è...
CORO
Il suo nome è?
VENERE
(rabbiosa) Il suo nome è?
CERERE
Psiche.
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Amore e Psiche di Alessandro Simonini
VENERE
Psiche?
CORO
Psiche!
VENERE: Psiche! Fremo d'ira e già
luminose idee di vendetta ardono dal
desiderio di esternarsi.
TIZIANO: Che vorà dir?
ARETINO: Che se prende Psiche, la smonta.
TIZIANO: (tornando a dipingere) Quando che ela se arabia la xè ancora più bea!
VENERE: (gridando) Amore! Amore!
NINFA: Riecco il grasso Vulcano con un punzone nella mano!
VULCANO: Oh! Grasso a chi?
VENERE: Amore!
VULCANO: Eh? Non sono mica sordo.
VENERE: Vulcano, ma c'hai la lava nel cervello? Non dico a te!
VULCANO: Ah, no?
MUSE: Eh, no!
NINFA: (Su un sottofondo di metalli che cozzano) Entra Marte l'amato, dio della guerra, mi
sembra anche armato e trema la terra!
VENERE: (eccitata) Cielo, mio marito!
ARETINO: Un altro ganzo?
TIZIANO: Ghe xè chi pol e chi no pol. Venere pol!
ARETINO: Certo che Venere l’è proprio una bella farfallona!
MARTE: Che c'è, bellezza, mi hai chiamato?
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Marte bacia Venere provocando l'evidente
reazione gelosa di Vulcano
MARTE (a Vulcano, con sufficienza) Ah, ciao,
battimazza!
VULCANO: Battimazza a chi?
MARTE: Battimazza a te. E' il tuo mestiere, no?
VULCANO: (con spirito di competizione, ma poco convinto) Ah, si? E sai allora il tuo qual è?
MARTE: Qual è? (si ode un tuono) Qual è?
(afferra Vulcano per il collo) QUAL E'?
VULCANO: (intimorito e rapido tutto in un
fiato) Come qual è tu sei il grande Marte dio
della guerra invincibile e giusto ogni tiro un
centro cinque palle un soldo sei per sei trentasei
sopra la panca la ceppa canta...
Marte lo lascia andare con una spinta.VENERE: Basta, siete insopportabili!
ARETINO: Vedi che significa dividersi la stessa donna?
TIZIANO: Sta ssitto!
Venere si avvicina sensuale a Marte.
VENERE: Mi fa piacere vederti. (gridando)
Amore!
MARTE E VULCANO: Eh? Perché gridi?
VENERE: (dolcemente) Ma non dicevo a te,
Marte, tesoro. (a Vulcano, con sdegno,
scacciandolo) E neanche a te, ancora non l'hai
capito? Sciò, via, via! che puzzi pure di acque
albule!
Venere si gira e flirta con Marte. Cerere va incontro a Vulcano, per consolarlo.
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VULCANO: (a Cerere) Ma come di acque albule! Ma l'hai sentita? Ce l'ha con me perché sono
cicciolo e nero. E' un'ingiustizia però!
CERERE: (accompagnandolo fuori) Ma nun te sta' ad angustia'! Vie' con me bel montarozzo
zoppo de robba, che te faccio sfoga' io.
VENERE: (a Marte) Stavo chiamando Amore, nostro figlio! Quando lo cerchi non c'è mai.
TIZIANO: (sospirando) Xè proprio vero. Quando che ti o serchi, l'amor no riva!
ARETINO: Tiziano, dipingi che è meglio!
MARTE: Ma chi sono queste caccole d'uomo?
ARETINO: Oh, pittore! Ce l'ha con te!
VENERE: Tiziano Vecellio e Pietro Arrotino...
ARETINO: Aretino, madame. Aretino.
MARTE: (squadrandolo minaccioso) Tiziano Vecellio? E che motivo hai di esistere?
TIZIANO: Oh, mi son solo un montanaro vegnù so dal Cadore, nato sotto le cime delle
Palmarole. Sora i muri de casa mia, sulla piazzetta dell'Arsenal, go dipinto la mia prima madonna
coi succhi dei fior...
MARTE: (infastidito dal suo atteggiamento sdolcinato) Sei per caso un pederasta?
TIZIANO: Cossa ghe entra? Mi so un un pittor. So andà a scuoa dai Bellini e da Giorgione, el
primo de Venessia!
MARTE: Giorgione. Dal nome suppongo fosse grosso e cattivo.
TIZIANO: No, in realtà el gera semplicemente... un grande. Parlando de mi el diseva che già nel
ventre de mia madre jero pittor (aspettandosi di fare colpo)
MARTE: (immaginando realmente la scena) Oh, disgustoso!
TIZIANO: Poareto el Giorgion! A soli trenta ani la peste el se lo gà portà via!! Destin infausto,
ma, par mi, grande occasion, perché rimase vòdo un trono e, sgomitando un fià, na s-ciantinea,
ala fine me son sentà sòra e de Venessia so diventà mi il primo pittor.
MARTE: Sai impugnare una spada?
TIZIANO: No, ma sono armà de peneo.
MARTE: Sei pederasta!
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VENERE: Ho chiesto a papà di farli venire dal XVI secolo. Veramente io volevo solo l'artista,
ma all'apparizione di Mercurio si è tanto impaurito e ha voluto portare per forza un suo servo.
ARETINO: Madonna, ‘un che mi sia
offeso, vero, però son considerato un po'
artista anch'io. Adesso mi vede qui a fare
il fregnaccione con la chitarrina in mano,
ma laggiù l’è tutta n'altra cosa!
VENERE: Ah, si? E che sapresti fare?
ARETINO: Oh Chiana maiala. Sono
Pietro Aretino, flagello dei principi et
quinto evangelista. Sono profeta e
scrittore! Uomo libero e poeta!
VENERE: Davvero? Un poeta.
MUSE: Oh!
NINFA: Un poeta!
VENERE: Allora, Arrotino, diletta le nostre orecchie divine con un tuo canto dell'anima.
TIZIANO: (presagendo una sua invettiva) Forse xè meio se non...
ARETINO: Ma certo. Ho a memoria decine di componimenti in versi.
VENERE: Bene. Dedicamene uno. Chissà che non mi calmi.
TIZIANO: (sempre più preoccupato) Ma no, forse xè meglio se ti tasi...
ARETINO: (indicando Venere e Marte) Si, ecco, ne scrissi uno in cui più o meno direttamente
parlavo proprio di voi due.
VENERE: Che bello! Sentiamo.
MUSE: Sentiamo!
TIZIANO: No, gavè da crederme...
(CD audio: brano 5) ARETINO
Marte, maledettissimo poltrone! Così sotto una donna non si reca,
e non si fotte Venere alla cieca, con assai furia e poca discrezione.
Io non sono Marte, son Hercol Rangone, e fotto voi Angela Greca;
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E se avessi qui la mia ribeca, vi fotterei sonando una canzone.
E voi, Signora, dolce mia consorte, con quella potta ballar fareste il cazzo,
menando in su il vostro grande culone, spingendo forte con tanta passione...1
TIZIANO: (temendo reazioni da parte di Marte, si mette tra questi e l’amico) Xè bastansa,
Pietro... grassie...
MUSE: (con tono di dissenso nei confronti dello stile poetico) Oh?
MARTE: (sollevando Tiziano da terra) Questi
umani - essi - io li riplasmo.
VENERE: Io non ho capito bene. Ma che,
volevi offendere?
TIZIANO: (malmenato al posto dell'Aretino)
Sensa dubio, Divina. Pietro el se esprime cussì...
(viene colpito) Ahi! El xè impulsivo, ma in un
certo senso el voeva solo sottolinear la vostra
bellessa... (viene colpito) Ahi! E ti, no starte a
scaldar el pissin! (viene colpito) Ahi! Guarda che te staco i brassi e te ‘i meto in man! (viene
colpito) Ahi! Ti gà più corni che in un cesto de lumachine! (viene colpito) Ahi! (frastornato e
sempre passivo) Te dago na smemèna che el muro te ne da n’altra!
ARETINO: Ma che hai? Sei storto come la via di Prata.
TIZIANO: Niente… ghe ne go dite talmente tante che el me ga fato svanimento interno!
1 Testo parzialmente riadattato tratto dalla raccolta “Sonetti lussuriosi” di Pietro Aretino
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Opera integrale: [email protected]
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