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Analisi dell’assistenza nefrologica in Campania: luci e ... · Ital di Nefrologia 1999;16: ......

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33
Analisi dell’assistenza nefrologica in Campania: luci e ombre. dott. Biagio R. Di Iorio Chairmen del Registro Campano dell’Uremia Società Italiana di Nefrologia
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Analisi dell’assistenza nefrologica in Campania:

luci e ombre.

dott. Biagio R. Di Iorio

Chairmen del Registro Campano dell’Uremia

Società Italiana di Nefrologia

Introduzione

La possibilità di disporre di dati epidemiologici affidabili riferiti ad ampi territori per

comprendere i fenomeni legati alla distribuzione nello spazio e nel tempo delle malattie è

un requisito importante della moderna medicina, e i Registri di patologia sono strumenti in

grado di fornire dati epidemiologici specifici relativa ad una singola patologia o

trattamento. Il Registro di Dialisi e Trapianto rivolge la sua attenzione a tutti i pazienti

affetti da insufficienza renale cronica sottoposti a trattamento sostitutivo della funzione

renale. Esso ha una struttura federale, cioè ogni singola regione fornisce i dati relativi al

suo territorio (Conte F et al: Registro Italiano di Nefrologia e Trapianti: esperienza (Primo

report). Giorn Ital Nefrol 1998;15:5-10; Conte F et al: Registro Italiano Dialisi Trapianto:

Esperienza 1996-2001 Gior Ital Nefrol 2004;21:561-567)

Il Registro della Regione Campania (RRC) è nato nel 2000 (Di Iorio B et al: Registro

uremia: censimento regione Campania anno 2000. Dati preliminari Atti del 2° Congresso

Interregionale della sezione Campana-Siciliana della SIN, Avellino 14-15 settembre 2001,

Nefrologia 2, De Santo NG, Bellinghieri G, Li Vecchi M, Avella F, De Simone W, Eds,

Editoriale BIOS, pp 323-334), in ritardo rispetto ai Registri di altre regioni italiane, la sua

nascita è, però, coincisa proprio con la diffusione delle Linee Guida Italiane (Brancaccio D

et al: Linee guida per i trattamento dellìanemia nell’IRC. Giorn Ital di Nefrologia

1999;16:S41-S53; Cianciaruso B: Linee guida per la terapia conservativa dell’IRC. Giorn

Ital di Nefrologia 1999;16:S5-S14; Canavese C: Linee guida sull’osteodistrofia renale.

Giorn Ital di Nefrologia 2000;17:S1-S23), dopo quelle americane ed europee (NKF-K/DOQI

Clinical practice for anemia of CKD: update 2000. Am J Kidney Dis 2001;37:S182-S238;

Locatelli F, Alijama P, Barany P, et al: Revised European best practice guidelines for the

management of anemia in patients with CRF: Nephrol Dial Transplant 2004;19:S1-S47). Le

Linee Guida (LG) possono essere definite come “raccomandazioni di tipo clinico

(diagnostico o terapeutico) proposte attraverso un processo sistematico delle evidenze

scientifiche disponibili” (Manno C et al: I principi e I metodi della III edizione delle Linee

Guida della SIN (2005-2006). Giorn Ital di Nefrologia 2006;23:173-181). Esse hanno anche

l’ambizione di determinare un impatto positivo sulla pratica clinica (“best practice”) in

ambito diagnostico e terapeutico con conseguente miglioramento degli “outcomes”

clinici misurabili mediante specifici indicatori (sopravvivenza, morbilità, qualità di

vita, progressione del danno renale, ecc) in una popolazione di riferimento, che nel caso

specifico è rappresentata dai nefropatici italiani (Manno, ibidem).

La diffusione delle LG è perciò coincisa con attività cliniche rivolte al raggiungimento

dei target indicati attraverso percorsi ben definiti.

Ma i dati epidemiologici sono necessari soprattutto per poter una efficiente politica

sanitaria di previsione dei costi per una più efficace attribuzione delle risorse e degli impegni

sociali alla soluzione dei problemi reali, urgenti e necessari.

Già nel 1980 la Regione Piemonte dichiarò che “La dialisi costituisce il più pesante

sacrificio, economico ed organizzativo, che la società sia mai stata chiamata a pagare quale

prezzo di una sopravvivenza umana” (Regione Piemonte, DPR 23/1980).

Un così rilevante impegno economico rappresenta oggi un dato di riferimento per scelte

sanitarie ed organizzative.

Dati internazionali e nazionali hanno ormai sufficientemente sviscerato l’analisi dei

costi della dialisi fornendo dati oggettivi di valutazione. In Italia il costo medio anno del

paziente, a seconda del tipo di dialisi ha un valore tra 30-40 mila euro annui (40-60 milioni

delle vecchie lire) per l’extracorporea ospedaliera e tra 10-15 mila euro per la dialisi

peritoneale (a seconda della metodica manuale o di quella automatizzata) (Figura 1)

(Commissione SIN, Giornale Italiano di Nefrologia 1997).

Figura 1. Costi annui del trattamento sostitutivo dell’uremia:

EDO = emodialisi

HDF = emodiafiltrazione

AFB = biofiltrazione senza acetato

CAPD = dialisi peritoneale

0

50

100

150

200

250

300

EDO mb AFB CAPD

1. Descrizione demografica ed analisi dell’assistenza nefrologica attuale in Campania.

• Dati Demografici.

La Campania ha popolazione di 5.788.981 abitanti (dati ISTAT 2005), cioè circa il 10 % di quella

italiana, con un rapporto Maschi/Femmine di 0.93 (93 maschi ogni 100 donne). La distribuzione per

province e mostrata nella Figura 2.

Figura 2. popolazione Campana distinta per singola provincia

0

500000

1000000

1500000

2000000

2500000

3000000

3500000

abitanti

AV BN CE NA SA

Un altro dato demografico rilevante, per le sue implicazioni sanitarie, è che l’Indice di

Vecchiaia (rapporto popolazione over sessantaquattrenne/popolazione under quindicenne)

nelle regioni del Sud è più alto soprattutto nelle zone interne (Figure 3),

Figura 3. Indice di vecchiaia nella regione Campania (dati ISTAT). I colori più scuri

indicano un indice di vecchiaia più alto.

e nelle province di Benevento ed Avellino è il più alto della Campania (Figura 4).

Figura 4. Indice di vecchiaia per provincia campana.

• Assistenza Dialitica

A fronte di una popolazione di circa 6 milioni di abitanti, in Campania vi sono circa 160

centri di dialisi, di cui 31 pubblici e 129 privati, con una disponibilità di posti rene di 275 per

milione di popolazione (pmp)

Figura 5. Percentuale di sedi di dialisi private nelle varie regioni italiane

La presenza di un privato così consistente rappresenta uno dei più alti in Italia, ma

consente anche una capacità di offerta dialitica notevole (Figura 6), rappresentando più del

57,15

104,83

113,81

61,1

85,57

40

70

100

NA AV BN CE SA

6

43 1314

4

9

5

3

2212

8

81

74

Percentuale di

sedi di dialisi

private in Italia

Assenza diCentri Privati

Assenza diCentri Privati

doppio della media nazionale.

Figura 6. Numeri di centri di dialisi per milione di popolazione.

Diversamente, invece, la disponibilità di posti letto nefrologici (in Unità Operative

specialistiche o in Dipartimenti) sono nettamente inferiori alla media nazionale (Figura 7).

Figura 7. Strutture pubbliche con posti letto di nefrologia (per milione di popolazione)

in Italia

26,6

24,9

21,7

15,4 15,113,9 13,9

13,3

10,59,6

8,2 8,2 8,1

6,7 6,6

5,4 5,1 5,1 4,73,9

11,3

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

campania

sicilia

molise

abruzzo

basilicata

sardegna

calabria

lazio

marche

puglia

liguria

v. d'aosta

umbria

toscanafriuli

piem

trento

lombardia

veneto

emilia

media

10,09,3

8,6 8,1

7,06,3

5,95,3 5,3

4,4 4,3 4,2 4,2 4,0 3,8 3,7 3,6 3,4 3,1 3,1

4,6

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

abruzzo

molise

marche

v. d'aosta

umbrialiguria

puglia

piemonte

toscanasicilia

veneto

sardegna

friuli v.g.

calabria laz

io

lombardia

campania

basilicataemilia

trentino a.a.

ITALIA

Tutto ciò può determinare una ridotta capacità assistenziale nefrologica in Campania

come mostrato dalle Figure 8-11 che analizzano il numero di ricoveri nefrologici annui

(standardizzati per milione di popolazione nelle varie regioni italiane (fig. 8), il valore Medio

di DRG (fig. 9), il numero di biopsie renali effettuati (fig. 10), il numero di IRA trattate (fig.

11) che sono i più bassi in Italia.

Figura 8. Ricoveri annui (per milione di popolazione) in Italia

Figura 9. Valore medio di DRG

3439

2652

2370 2334

1851 19111834 1769

1722 16891595 1572 1486 1436 13821378 1377 1334

1255

974

1800

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

puglia

marche

liguria

abruzzo

sardegnasicilia

calabria

toscana

lombardialazio

v. d'aosta

emilia

piemonte

veneto

friuli vg

basilicata

umbria

campania

molise

trentino aa

ITALIA

1,60 1,59 1,51 1,50 1,50 1,49 1,47 1,46 1,44 1,40 1,39 1,38 1,38 1,36 1,36 1,34 1,331,24 1,24

1,18

1,41

0,00

0,20

0,40

0,60

0,80

1,00

1,20

1,40

1,60

piemonte

sardegna

marche

trentino aa

umbria

lombardia

veneto

toscana

friuli vg

molise

sicilia

basilicatalazio

campania

v. d'aosta

emilia

calabria

abruzzopuglia

liguria

ITALIA

Figura 10. Numero di biopsie renali (per milione di popolazione)

Figura 11. Pazienti con Insufficienza Renale Acuta

166

132 131

115 114108 107 106

100 97

8480

64 6659 57

5040

31

19

99

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

toscana

liguria

lombardiaemilia

friuli vg

piemontepuglia

veneto

sardegna

marchelazio

umbria

calabria

sicilia

abruzzo

v. d'aosta

campania

basilicata

trentino aa

molise

ITALIA

364 363 356

330

286

260 258244

233 227

206 202 198 200

179

154 149 147 146 139

230

0

50

100

150

200

250

300

350

400

umbrialazio

veneto

friuli vg

puglia

liguria

abruzzo

v. d'aosta

emilia

piemonte

calabria

molise

marchesicilia

campania

lombardia

toscana

trentino aa

sardegna

basilicata

ITALIA

La presenza di un così basso numero di episodi di IRA e l’esecuzione di un numero così

basso di biopsie è fortemente influenzata non da una ridotta necessità, ma piuttosto dal

ridotto numero di centri nefrologici, nonostante un elevato numero di medici (figura 12) e

conseguentemente del basso rapporto pazienti/medici (figura 13).

Figura 12. Numeri di medici nelle varie regioni italiane (per milione di popolazione).

Figura 13. Rapporto pazienti/medici nelle varie regioni italiane (per milione di

popolazione).

114

99

91

80 7875 73

6357 57 55 53

49 49 4744 42

33 3328

64

0

20

40

60

80

100

120

campania

sicilia la

zio

calabria

sardegna

molise

puglia

abruzzo

marche

basilicata

umbria

liguriapiem

v. d'aosta

toscana

friuli vglomb

veneto

emilia

trentino aa

ITALIA

20 20

1716 16

1514 14 14

1313 13

12 1211

119

9 9

7

12

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

trentino aaemilia

lomb

veneto

v. d'aosta

friuli vgpiem

toscana

umbria

liguria

basilicata

marche

puglia

abruzzo

molise

sardegnasicilia

calabrialazio

campania

ITALIA

La presenza di un privato così capillarmente diffuso, però, condiziona la possibilità di

un’assistenza nefrologica non specialistica (figura 14): la Campania presenta il 64 % di

specialisti nefrologi in dialisi, seguita dal Lazio (62 %) e dalla Sicilia (61 %).

Figura 14. Numero di specialisti nefrologi nelle singole regioni italiane (percento)

Inversamente al personale medico, quello infermieristico è in Campania rappresentato

in misura inferiore rispetto alle altre regioni italiane (figure 15 e 16).

Figura 15. Numeri di infermieri nelle varie regioni italiane (per milione di popolazione).

100 100 100 99 99 97 9796

93 93 93 93 91 90

83

76 75

6462 61

80

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

friuli vg

toscana

v. d'aosta

veneto

piemonte

emilia

sardegna

umbria

lombardia

liguria

abruzzo

trentino aa

basilicata

calabria

puglia

marche

molise

campania

lazio

sicilia

ITALIA

247 244

224

207 203 202 200192 190 189 184

180172 171 168 167 162 162

138 136

175

0

50

100

150

200

250

sardegna

umbria

molise

puglia

v. d'aosta

toscana

friuli vg

liguria

calabria

basilicata

piemonte

marche

trentino aa

emilialazio

lombardia

abruzzo

campania

veneto

sicilia

ITALIA

Figura 16. Rapporto pazienti/infermieri nelle varie regioni italiane (per milione di

popolazione).

• Prevalenza

Il numero di pazienti in trattamento dialitico, normalizzato pmp, in Campania è tra i più

alti in Italia (figura17)

Figura 17. Prevalenza dei pazienti nel 2004 (per singole regioni; per milione di

popolazione)

4,7 4,6 4,6

4,3 4,34,1 4,0

3,9 3,8 3,8 3,83,7 3,7 3,7 3,6

3,3 3,3 3,3 3,2 3,1

4,0

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

3,5

4,0

4,5

5,0

campanialazio

abruzzolomb

puglia

marchesicilia

veneto

basilicata

v. d'aostapiem

emilia

liguria

calabria

molise

friuli vg

sardegna

toscana

trentino aa

umbria

ITALIA

915886

842 822 814781 781 768

742 731 729 721 713 699 694667 665 639

545 534

741

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

1.000

sicilia

puglia

campania

sardegna

molise

v. d'aosta

lazio

umbria

abruzzo

marche

basilicata

lombardia

liguria

piemonte

calabria

friuli vg

toscana

emilia

trentino aa

veneto

ITALIA

r

Come nel resto della popolazione dialitica italiana, il numero di pazienti in dialisi è

aumentato nel corso degli anni anche in Campania in seguito ad un miglioramento della

tecnica di dialisi negli anni, ad un ridotta incidenza di mortalità, e in generale ad una

migliore assistenza dialitica (Figura 18).

Figura 18. Prevalenza in dialisi in Campania nel corso degli anni (per milione di

popolazione).

771

818

881

9911015

1040

500

600

700

800

900

1000

1100

2000 2001 2002 2003 2004 2005

• Incidenza

Il numero di pazienti che hanno iniziato il trattamento dialitico nel 2004 in Campania

sono stati 187 per milione di popolazione, tra i più alti in Italia (figura 19) e presentano un

andamento progressivo negli anni (figura 20).

Figura 19. Incidenza in dialisi in Campania nel corso degli anni (per milione di

popolazione).

Figura 20. Incidenza in dialisi in Campania nel corso degli anni (per milione di

popolazione).

199190 187 184 182 179 175 172 169 169

164 162155 150 149 147

143137 134 130

168

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

sicilia

liguria

campania

marche

friuli vg

lazio

abruzzo

puglia

lombardia

emilia

piemonte

umbria

v. d'aosta

sardegna

basilicata

toscana

molise

veneto

calabria

trentino aa

ITALIA

134

164 166160 162

184

100

150

200

2000 2001 2002 2003 2004 2005

È importante sottolineare che la prevalenza e l’incidenza dei pazienti in dialisi è

direttamente proporzionale alla percentuale di centri di dialisi privati, o anche, al ridotto

numero di centri pubblici e ad un’assente opera di prevenzione (di cui parlerò in seguito).

• Dialisi Peritoneale

Il numero di pazienti che sono in trattamento sostitutivo con Dialisi Peritoneale in

Campania sono solo circa 150 (inferiore al 3 % della popolazione dialitica, l’unica regione

che ci precede ).

Questo dato è nettamente inferiore al limite minimo del 10 % indicato dalla Società

Italiana di Nefrologia (figura 21).

Figura 21 . Pazienti in DP per milione di popolazione

19,519,318,8

17,416,8

16,0

14,513,8

11,5

9,4 9,1 8,9 8,6

7,0 6,7

4,84,2

3,42,7

1,4

10,3

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

20,0

liguria

abruzzo

v. d'aosta

veneto

marche

piemonte

lombardia

toscana

calabriapuglia

friuli vg

umbriaemilia

sardegna lazio

sicilia

molise

trentino aa

campania

basilicata

ITALIA

Anche questo aspetto è determinato dalla grossa presenza del privato (abilitato solo

all’emodialisi) e ad una miope programmazione regionale che ha disincentivato tale

trattamento sostitutivo. Eppure tutti gli studi disponibili in letteratura hanno dimostrato che

le due metodiche (emodialisi e dialisi peritoneale) hanno gli stessi effetti sulla sopravvivenza

dei pazienti. Ancora, il costo di un paziente in dialisi peritoneale e di circa 10-15 mila euro

annui (senza “oneri in apparenti” aggiunti come viaggio per e dal centro di dialisi, infermieri

dedicati, spazi ospedalieri, ricettazioni, ecc) a differenza della emodialisi che costa circa 30

mila euro anno e con una serie notevole di “oneri in apparenti”. È miope una regione, con il

debito sanitario della regione Campania spendere circa 180 milioni di euro (per l’emodialisi

di circa 6000 pazienti) e avere in trattamento con dialisi peritoneale solo 150 pazienti (il 2.5

% della popolazione dialitica). Il portare questo rapporto al 10 % significherebbe introdurre

un risparmio di circa 96 mila euro nella spesa sanitaria campana per il trattamento degli

uremici cronici. Tale cifra, sicuramente non enorme. Potrebbe essere usata per finanziare

progetti di prevenzione che introdurrebbero, considerando il risparmio di 1 anno di dialisi nel

10 % della popolazione uremica, di circa un milione e cinquecentomila euro annui (vedi

dopo).

È accertato da numerosissimi dati scientifici che i pazienti in dialisi sono sempre più

vecchi e con complicanze cliniche sempre più importanti. Inoltre è dimostrato che diventa

sempre più frequente l’incidenza di patologie croniche quali il diabete e l’ipertensione

arteriosa nel determinismo dell’IRC, con una riduzione relativa delle malattie glomerulari

primitive. Questo è stato da noi verificato anche nel meridione (Di Iorio et al. Giorn Ital di

Tecniche Nefrologiche e Dialitiche, 2002). Questi pazienti troverebbero una più idonea

collocazione in DP per la migliore stabilità cardiovascolare della metodica, rispetto

all’emodialisi, raggiungendo anche il duplice scopo di una terapia più “umanizzata” e meno

costosa.

2. Qualità della cura (efficienza)

La possibilità di disporre di dati epidemiologici affidabili riferiti ad ampi territori per

comprendere i fenomeni legati alla distribuzione nello spazio e nel tempo delle malattie è

un requisito importante della moderna medicina, e i Registri di patologia sono strumenti in

grado di fornire dati epidemiologici specifici relativa ad una singola patologia o

trattamento. Il Registro di Dialisi e Trapianto rivolge la sua attenzione a tutti i pazienti

affetti da insufficienza renale cronica sottoposti a trattamento sostitutivo della funzione

renale. Esso ha una struttura federale, cioè ogni singola regione fornisce i dati relativi al

suo territorio (Conte F, Salomone M, Baracca A, et al: Registro Italiano di Nefrologia e

Trapianti: esperienza (Primo report). Giorn Ital Nefrol 1998;15:5-10; Registro Italiano

Dialisi Trapianto: Esperienza 1996-2001 (Conte F …….Di Iorio B…..) GIN 2004;21:561-

567). Il Registro della Regione Campania (RRC) è nato nel 2000 (Di Iorio, et al: Registro

uremia: censimento regione Campania anno 2000. Dati preliminari. Atti del 2° Congresso

Interregionale della sezione Campana-Siciliana della SIN, Avellino 14-15 settembre 2001,

Nefrologia 2, De Santo NG, Bellinghieri G, Li Vecchi M, Avella F, De Simone W, Eds,

Editoriale BIOS, pp 323-334), in ritardo rispetto ai Registri di altre regioni italiane, la sua

nascita è, però, coincisa proprio con la diffusione delle Linee Guida Italiane (Brancaccio

D, Canavese C, Carozzi S, et al: Linee guida per i trattamento dellìanemia nell’IRC. Giorn

Ital di Nefrologia 1999;16:S41-S53; Cianciaruso B: Linee guida per la terapia

conservativa dell’IRC. Giorn Ital di Nefrologia 1999;16:S5-S14; Canavese C: Linee guida

sull’osteodistrofia renale. Giorn Ital di Nefrologia 2000;17:S1-S23), dopo quelle

americane ed europee (NKF-K/DOQI Clinical practice for anemia of CKD: update 2000.

Am J Kidney Dis 2001;37:S182-S238; Locatelli F, Alijama P, Barany P, et al: Revised

European best practice guidelines for the management of anemia in patients with CRF:

Nephrol Dial Transplant 2004;19:S1-S47). Le Linee Guida (LG) possono essere definite

come “raccomandazioni di tipo clinico (diagnostico o terapeutico) proposte attraverso un

processo sistematico delle evidenze scientifiche disponibili”. Esse hanno anche l’ambizione

di determinare un impatto positivo sulla pratica clinica (“best practice”) in ambito

diagnostico e terapeutico con conseguente miglioramento degli “outcomes” clinici

misurabili mediante specifici indicatori (sopravvivenza, morbilità, qualità di vita,

progressione del danno renale, ecc) in una popolazione di riferimento, che nel caso

specifico è rappresentata dai nefropatici italiani (Manno C, Strippoli GFM, Cianciaruso B,

et al: I principi e I metodi della III edizione delle Linee Guida della SIN (2005-2006).

Giorn Ital di Nefrologia 2006;23:173-181).

Dal 2001 il registro ha continuato la sua opera di censimento dei pazienti uremici in

Campania ove vi sono circa 160 centri di dialisi (di cui l’81.5 % privati). Le risposte negli

anni sono state in continuo decrescendo, sminuendo il valore epidemiologico di tale

strumento (figura 22).

Il Registro Campano dell’uremia è strutturato in modo da raccogliere dati di prevalenza

e di incidenza, età anagrafica e dialitica, livelli medi annui di emoglobinemia, uso

settimanale di Eritropietina (EPO), livelli medi annui di albuminemia, livelli medi annui di

calcemia e livelli medi annui di fosforemia (da cui e facile derivare il prodotto Ca x P).

Inoltre sono raccolte misure antropometriche (altezza e peso, da cui è facile derivare l’Indice

di Massa Corporea (IMC), giornate di degenza e fattori comorbidi rappresentati dal Charlson

Comorbidity Index (CCI).

Sono stati raccolti, in forma anonima, i dati di 3992 pazienti prevalenti nell’anno 2000

(al 31 dicembre), 3303 nel 2001, 3685 nel 2002, 3783 nel 2003 e 1496 nel 2004 (figura 23);

e di 688 pazienti incidenti nel 2000, 535 nel 2001, 603 nel 2002, 826 nel 2003 e 350 nel

2004 .

R isp o s te c e n tr iR is p o s te c en tr i

1 26

9 1

12 5

1 03

5 74 0

0

5 0

1 0 0

1 5 0

2 0 00 2 0 0 1 2 0 0 2 20 0 3 20 0 4 2 00 5

Da tali dati si evince che attualmente in Campania vi sono circa 6000 pazienti in dialisi.

Dati, questi, del tutto misconosciuti dalla Regione Campania che spende per dialisi circa 149

milioni di euro per anno. Quale politica sanitaria può elaborare una regione che non conosce

come spende una tale cifra? Eppure un numero non enorme di cittadini (0.08 % della

popolazione) spende una pro-capite di circa 20 volte la spesa di un paziente non nefropatico.

Figura 23. Pazienti in dialisi in Campania

Al di là di queste ombre, un’analisi compiuta recentemente ( Di Iorio B: Registro

Campano di dialisi extracorporea e peritoneale: confronto con i dati nazionali. Atti VII

Congresso Interregionale SIN, sezione Campano-Siciliana, Lipari 1-3 ottobre 2006,

Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Cuzzolin Ed, Napoli 2006, 42-47) ha mostrato i seguenti

risultati.

Risultati

L’età media dei prevalenti è aumentata da 62.0±15.2 anni del 2000 a 65.2±15.9 anni del

2004. L’età media degli incidenti è aumentata da 63.0±15.8 anni del 2000 a 67.4±15.1 anni

del 2004. La figura 24 mostra l’aumento dei valori di Hb media negli anni di osservazione

(da 10.9±1.6 del 2000 a 11.4±1.3 del 2004, p<0.0001) e la riduzione della percentuale di

0

1 0 00

2 0 00

3 0 00

4 0 00

5 0 00

6 0 00

2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 03 2 0 04 2 00 5

c e ns it i t eo r ic i

pazienti con Hb<11 g/dl nello stesso periodo nei pazienti prevalenti (da 40.3 % a 30.2 %,

p<0.0001).

Figura 24. Hb media nei prevalenti

La figura 25 mostra l’aumento dei valori di Hb media negli anni di osservazione (da

10.7±1.4 del 2000 a 11.1±1.2 del 2004, p<0.01) e la riduzione della percentuale di pazienti

con Hb<11 g/dl nello stesso periodo nei pazienti incidenti (da 48.2 % a 37.7 %, p<0.01).

Figura 25. Hb nei prevalenti

10

10,5

11

11,5

Hb (g/dl)

2000 2001 2002 2003 2004

* *

1 0

1 0 , 5

1 1

1 1 , 5

Hb (g/dl)

2 0 0 0 2 0 0 1 2 0 0 2 2 0 0 3 2 0 0 4

Lo stesso avviene per l’Albumina media negli anni di osservazione (da 3.7±0.6 del

2000 a 3.89±0.8 del 2004, p<0.01) e la riduzione della percentuale di pazienti con Alb<3.5 g/

dl nello stesso periodo nei pazienti prevalenti (da 32 % a 12 %, p<0.0001).

Del resto se si valuta la mortalità nei pazienti in dialisi in Campania essa non è dissimile

da quella nazionale (figura 26).

Figura 26. Mortalità in dialisi nelle varie regioni italiane (da Andreucci, presidente

Fondazione Italiana del Rene (FIR)

Conclusioni

Il modello organizzativo Campano prevede un numero di centri di dialisi maggiore che

nel resto d’Italia (quasi una dialisi di quartiere) con una presenza di privato che eccede il

numero delle altre regioni italiane.

Nonostante ciò l’analisi dei dati del registro Campano mostra come negli anni 2000-

2004 sia migliorato il target per l’anemia, la malnutrizione e la fosforemia in accordo con le

Linee Guida.

È possibile affermare che il Registro di dialisi può essere di utilità per la verifica della

qualità delle prestazioni dialitiche.

MORTALITA ’ DEI PAZIENTI IN DIALISI

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

16,0

18,0

%

12,9

ITALIA

16,5

trentino aa

15,9

marche

16,3

emilia

15,0

liguria

14,4

umbria

14,3

friuli vg

13,7

piemonte

13,4

molise

13,4

toscana

13,0

v. d'aosta

12,8

campania

campania

12,5

sardegna

veneto

12 ,7

basil icata

12,4

lombardia

12,3

abruzzo

12,2

calabria

sicilia

11,9

l azio

10,8

puglia

3. “Oneri inapparenti” (efficacia)

Il buon controllo dei parametri clinici e la migliorata sopravvivenza dei pazienti

rappresenta sicuramente uno dei principali aspetti nella cura dei pazienti uremici. Questo

soddisfacente risultato terapeutico, mai visto sinora in nessuna terapia sostitutiva d’organo,

ha portato alla crescita numerica della popolazione uremica, comportando, però, una

crescente difficoltà sociale. Il trattamento dialitico ha per il paziente un “costo inapparente”

dovuto ad alcune condizioni fisse ed ad altre variabili (Di Iorio et al, Regione Basilicata,

Dialisi e procedure, quali oneri per il paziente? 2000), come il tempo impiegato per i

trasferimenti da e per l’ospedale, per le attese, per eseguire gli accertamenti strumentali e per

sottoporsi alla procedura dialitica stessa, per la ricettazione di farmaci o procedure, per

l’approvvigionamento di farmaci, ecc.

Del resto una patologia cronica come l’uremia rappresenta un elemento costantemente

presente nella vita familiare e sociale del paziente, così che anche “i costi inapparenti”

diventano un fattore quotidiano di interlocuzione tra paziente e struttura sanitaria.

Le procedure terapeutiche possono condizionare in modo differente il costo economico

sostenuto per accompagnamento e trasporti del paziente (Figura 20) (Ruggieri et al, Giornale

Italiano di Nefrologia, 1996), così come incidono differentemente su tutto quel complesso di

attività collegate al trattamento sostitutivo (Figura 21) (Di Iorio et al, Regione Basilicata,

Dialisi e procedure, quali oneri per il paziente? 2000)

4. Pubblico/Privato: spesa sanitaria

La Regione Campania rimborsa i trattamenti emodialitici effettuati in strutture non

ospedaliere con circa 160 euro per trattamento (pari a circa 30 mila euro/paziente/anno).

Dati da noi raccolti in un centro ospedaliero pubblico meridionale (dati di analisi

economica e non finanziaria) nel 1996, con una metodica “real time”, che tenessero conto del

costo del materiale (filtri, farmaci, costo ammortamento monitors, ricambi monitors), del

personale (medici, infermieri, ausiliari, tecnico di dialisi) e degli esami ematochimici,

strumentali e consulenze, hanno evidenziato che 8001 dialisi effettuate in un anno hanno

prodotto una spesa di £ 2.397.091.524 (che corrisponde ad un costo per dialisi di £ 299.500),

(Di Iorio et al: XIII Convegno Interregionale di Nefrologia della sezione Apulo-Lucana; Di

Iorio et al: Medico e Paziente 1996).

Vi è comunque una differenza netta (Pubblico – privato) di £ 15.214. Ma bisogna

considerare che nel rimborso per i centri non pubblici non è compreso il costo degli esami

strumentali ed ematochimici, il costo delle consulenze, il costo dell’eritropoietina, che nei

nostri dati incidevano sul costo totale per circa il 20 % (equivalenti a £ 60 mila per

trattamento). Tale calcolo porta ad un costo per trattamento (paragonabile a quello

rimborsato ai centri di dialisi non pubblici) di circa £ 239 mila (differenza netta pubblico/

privato di £ – 45 mila).

Ancora va aggiunto che il costo dell’Eritropoietina in Ospedale è di £ 8-10 per unità,

mentre in Farmacia non Ospedaliera è di £ 35 per unità. L’Eritropoetina in strutture non

pubblica è reperita tramite ricetta medica presso le farmacie non ospedaliere. Identico

discorso è per gli esami di laboratorio e/o strumentali e/o consulenze, che vengono effettuati

in strutture non ospedaliere, indipendentemente se queste ultime siano capaci di fornire la

prestazione in tempo utile.

Un altro punto da sviscerare è che i dati di costo da noi raccolti erano riferiti ad

approvvigionamento per acquisto diretto e non tramite service. L’introduzione di questa

seconda modalità di approvvigionamento ci permise un risparmio di circa il 25-30 % rispetto

alla modalità precedente, con un ulteriore abbattimento della spesa.

Va considerato che le emergenze, che possono presentarsi nei pazienti in dialisi,

vengono distribuite soltanto, per vocazione e capacità di risoluzione, su ambienti ospedalieri

pubblici

Inoltre, sicuramente, un’Azienda ASL ha il dovere nello svolgimento delle proprie

attività di percorrere anche valutazioni che non siano solo “economiche”. Negli uremici la

tecnologia ha permesso risultati molto brillanti tanto da raggiungere successi nella terapia

degli uremici non paragonabili ad altre malattie croniche. Un fattore rimane, comunque, non

risolto ed è quello che riguarda la “qualità di vita” di questi pazienti: si è riusciti a prolungare

e migliorare in termini di tempo e clinici la loro vita, non si è riusciti a migliorare la qualità

della loro vita.

Dati da noi raccolti sull’intero territori nazionale (Di Iorio et al, Regione Basilicata,

Dialisi e procedure, quali oneri per il paziente? 2000) ha evidenziato notevole differenze

nella frequenza degli “oneri inapparenti” legati alla dialisi a seconda se il paziente

dializzasse in un centro pubblico o privato.

La TABELLA I riassume i dati di quell’indagine.

Tabella I. Frequenza di “Oneri inapparenti”

Vi è una significativa maggiore incidenza di “oneri inapparenti” nel pubblico rispetto al

privato.

Tutto ciò deve imporre scelte importanti nel tipo di dialisi, nella valutazione dei costi/

benefici, ma non può omettere il tentativo di ridurre (se non eliminare) quegli aspetti

frustanti che costituiscono l’inutile appendice degli “oneri inapparenti”.

Oneri inapparenti Pubblico Privato Differenze

Prescrizioni mediche 32 79 <0,0001

Prescrizioni mediche

per esami ematologi-

23 71 <0,0001

Prescrizioni mediche

per esami strumentali

26 81 <0,0001

Prescrizioni mediche 7 86 <0,000001

Tempi di attesa Rx 1 3,5 <0,001

Tempi di attesa 4 10 <0,001

Tempi di attesa Eco- 12 11 NS

4. Cosa c’è prima della dialisi Nel report del registro campano dell’uremia (Di Iorio B et al: Registro uremia:

censimento regione Campania anno 2000. Dati preliminari Atti del 2° Congresso

Interregionale della sezione Campana-Siciliana della SIN, Avellino 14-15 settembre 2001,

Nefrologia 2, De Santo NG, Bellinghieri G, Li Vecchi M, Avella F, De Simone W, Eds,

Editoriale BIOS, pp 323-334; Di Iorio B, ibidem; Di Iorio B, Cillo N, Avella F, Cirillo M,

De Santo NG: Registro Uremia: Censimento Regione Campania anno 2001, Atti III

Congresso Interregionale della sezione Campano-Siciliana della SIN, Catania 20-21

settembre 2002, pp 39-50; Di Iorio B, Federico S: Registro Uremia: 3° Censimento Regione

Campania anno 2002, Atti IV Congresso della Sezione Interregionale Campano-Siciliana

della SIN, Ischia 11-12 ottobre 2003, pp285-294; Di Iorio B: Registro Campano di dialisi

extracorporea e peritoneale: confronto con i dati nazionali. Atti VI Congresso Interregionale

SIN, sezione Campano-Siciliana, Caserta 7-9 ottobre 2005, Nefrologia, Dialisi e Trapianto,

Cuzzolin Ed, Napoli 2005, 42-47) è rilevato che circa il 50 % della popolazione dialitica

campana presenta complicanze cliniche importanti; tali complicanze presenti frequentemente

già prima della dialisi sono soprattutto ipertensive e riguardanti l’apparato cardiovascolare.

Tale dato assume notevole importanza clinica quale marker della necessità di

un’accurata prevenzione e cura dell’uremia in fase pre-dialitica. Inoltre esso è indicativo di

quanta morbilità (e mortalità) possa essere ridotta con un appropriato riferimento dei pazienti

al nefrologo.

Ma non esistono dati precisi sul numero di pazienti con IRC prima della dialisi. Una

stima di dati americani (Mc Kinsey, AJKD 1998) mostrano che vi è un rapporto di 1:7,4 tra

HD e IRC pre-HD. Esistono poi tutta una serie di pazienti con problemi renali (proteinuria,

ematuria, glomerulopatie con normofunzione, sindrome nefrosica con normofunzione) che

non è possibile stimare.

Dati americani recenti sono mostrati nella figura 26 e mostrano che circa 20 milioni di

persone soffrono di malattie renali.

Figura 26. Prevalenza delle malattie renali secondo la funzione renale residua in USA

Minutolo (AJKD 2006), recentemente, ha effettuato un’interessante studio

epidemiologico condotto negli studi dei Medici di Medicina Generale in Campania

ottenendo i risultati mostrati in figura 27: circa 4.5 milioni di persone in Italia sono

probabilmente affette da malattie renali nei vari stadi di compromissione della funzione

renale residua.

W. L. St Peter et al.Am J Kidney Dis, 2003; 41, 903-924

Prevalenza delle Malattie Renali in USA

Stadio 3 FG 30-59

N° 7.600.000

Stadio 2 FG 60 -89 N° 5.300.000

Stadio 1 FG >90 N° 5.900.000

Stadio 4 FG 15 -29 N° 400.000

FG < 15Stadio 5 N° 372.000

TotaleTotale

19.572.00019.572.000

Figura 27 (da Minutolo AJKD 2006)

Volendo traslare nella nostra realtà (che ormai non è molto dissimile da quella

americana per incidenza di diabete e ipertensione arteriosa) lo stesso rapporto numerico e

applicarlo ai dati dei Registri Campani dell’Uremia, in Regione Campania vi dovrebbero

essere circa 50 mila nefropatici (Di Iorio et al, ibidem)

Tale numero non può essere trascurato, soprattutto per i riflessi economici e sociali che

comporta.

È, infatti, dimostrato, da numerosissimi report nazionali e internazionali (univoci

sull’argomento) che l’intervento specialistico nefrologico nel rallentamento della

progressione dell’Insufficienza Renale Cronica verso l’Uremia terminale e la dialisi,

attraverso la cura dell’ipertensione arteriosa, la terapia dietetica conservativa e il controllo

delle noxae patogene (compresi i farmaci) peggioranti la funzione renale, riesce a posticipare

Epidemiologia dell’IRC nell’ambulatorio MMG

Censimento ISTAT 2001: Popolazione > 18 anni: 47.162.576

1.83%

4.62%

2.51%

0.12%

0.16%

Stadio 1

Stadio 2

Stadio 3

Stadio 4

Stadio 5

1.183.781

56.595

75.460

1.315.836

GFR <60

2.178.911

863.075

3.041.986

GFR =60

l’ingresso in dialisi mediamente di circa 4-6 anni (a seconda della quantità di funzione renale

residua). (Brancaccio D, Canavese C, Carozzi S, et al: Linee guida per i trattamento

dellìanemia nell’IRC. Giorn Ital di Nefrologia 1999;16:S41-S53; Cianciaruso B: Linee

guida per la terapia conservativa dell’IRC. Giorn Ital di Nefrologia 1999;16:S5-S14;

Canavese C: Linee guida sull’osteodistrofia renale. Giorn Ital di Nefrologia 2000;17:S1-

S23; NKF-K/DOQI Clinical practice for anemia of CKD: update 2000. Am J Kidney Dis

2001;37:S182-S238; Locatelli F, Alijama P, Barany P, et al: Revised European best practice

guidelines for the management of anemia in patients with CRF: Nephrol Dial Transplant

2004;19:S1-S47; Manno C, Strippoli GFM, Cianciaruso B, et al: I principi e I metodi della

III edizione delle Linee Guida della SIN (2005-2006). Giorn Ital di Nefrologia 2006;23:173-

181).

Tutto ciò, oggi, diventa obbligatorio sia per la qualità di vita che si può offrire ai

pazienti prima della dialisi, sia per mera analisi economica del costo del paziente in dialisi

rispetto al costo del paziente in trattamento pre-dialitico (circa 30 mila versus 6-7 mila euro

annui, rispettivamente).

Dati scientifici sempre più convincenti confermano, infatti, che il riferimento tardivo al

nefrologo (“late referral”) del paziente uremico è causa di una maggiore ospedalizzazione e

mortalità dopo l’inizio della dialisi con un follow-up di 5 anni (Bonomini et al: Kidney Int

1985).

La Regione Campania non ha posto in essere, finora, a nessun serio programma di

prevenzione delle malattie renali, nonostante che pur rappresentando la popolazione con

malattie di rene solo lo 0.08 % della popolazione generale inducano un consumo di risorse

superiore al 25 % della spesa pro-capite di ogni singolo cittadino (Figura 28)

Figura 28. Da Andreucci (Presidente FIR)

Spesa per la Dialisi

I pazienti in

dialisi incidono

sensibilmente

sul budget

sanitario.

0.08%

Germania

0.03%

UK

0.05%

Francia

0.08%

Italia0

10

20

30

40

Spesa dialitica come multiplo della spesa sanitaria pro capite

% popolazione in dialisi

~20volte

~35volte ~30

volte~25volte

5. Qualità ed accreditamento in Nefrologia. La dialisi è specialità dell’area medica deputata alla prevenzione, diagnosi e terapia

delle malattie del rene e delle vie urinarie. La rilevazione e il controllo delle condizioni a

rischio di nefropatia (ereditarie, occupazionali, iatrogene) la diagnosi precoce, la terapia e la

prevenzione secondaria delle nefropatie evolutive, il rallentamento della progressione

dell’IRC ed infine la terapia sostitutiva rappresentano le varie fasi in cui si articola

l’intervento nefrologico. L’intervento assistenziale in Nefrologia è articolato in settori di

diversa complessità. L’azione che un’Azienda ASL deve promuovere non può prescindere,

per la complessità e la numerosità delle patologie nefrologiche, dall’attività nefrologica

specialistica (Giangrande, GIN 1996; Giangrande, GIN 1999; Giangrande IJAO 1998). Ne

consegue che la Nefrologia debba attuare una struttura organizzativa di tipo “reticolare”,

utile a consentire la massima integrazione fra i diversi livelli di erogazione del servizio.

L’omogeneità dell’intervento è assicurata dall’operare per un bacino di popolazione afferente

opportunamente dimensionato secondo criteri guida.

Tali criteri riguardano l’accessibilità della struttura, la tempestività e continuità

dell’intervento, l’integrazione fra i servizi, la verifica e revisione periodica, la soddisfazione

dell’utente.

La tempestività e la continuità dell’assistenza sono realizzate (Gaudiano V, Di Iorio B et

al: Norme per l’accreditamento delle strutture sanitarie per l’attività di nefrologia, dialisi e

trapianto. Gruppo di Studio della Regione Basilicata, GIN 2000; Giangrande, GIN 1996;

Giangrande, GIN 1999; Giangrande IJAO 1998):

1. Integrando i servizi territoriali di base nelle diverse fasi del processo; 2. Con l’attività di diagnosi precoce nelle patologie nefrologiche croniche; 3. Con la terapia delle patologie renali evolutive; 4. Con l’attività di rilevazione delle situazioni a rischio, in particolare quelle ereditarie e

connesse con l’esposizione occupazionale a sostanze tossiche e all’uso/abuso di medicamenti;

5. Con il censimento in tempo reale di tutti i pazienti con Insufficienza Renale; 6. Assicurando e favorendo gli interventi di terapia sostitutiva (dialisi, trapianto).

6. Accreditamento Volontario di Eccellenza

L’accreditamento volontario di Eccellenza è un metodo che ha tutte le caratteristiche

necessarie per sviluppare un miglioramento continuo all’interno dell’organizzazione e del

gruppo professionale, non è incompatibile con la presenza di altri sistemi di valutazione

(accreditamento autorizzativo, certificazione ISO 9000, ecc) (Virgilio, GIN 1999). Si

prefigge l’obiettivo della promozione della qualità attraverso una gestione professionale che

contemperi contenuti a prevalenza professionale e riferimenti a stato dell’arte ed evidenze

scientifiche. La ricaduta di tale percorso è eccellente per i risultati per il paziente e fornisce

prestigio alla struttura.

Il percorso attraversa varie fasi che partono dalla sensibilizzazione degli operatori,

l’analisi del servizio e la sua comparazione con i criteri espressi da un manuale, la scelta

delle priorità, la pianificazione delle attività di miglioramento, l’attuazione dei programmi,

una verifica interna, una verifica esterna, l’analisi della valutazione esterna, una nuova

pianificazione sulle carenze e su nuovi obiettivi e il miglioramento continuo.

Anche questo aspetto è eluso dalla Regione Campania che ancora non riesce nemmeno

a mettere in atto l’accreditamento istituzionale, evidenziando un netto ritardo alle altre realtà

regionali italiane.

7.Considerazioni conclusive.

Da quanto esposto finora io credo di poter concludere con le seguenti considerazioni:

1. in Campania vi una scarsa conoscenza “politico-istituzionale” del numero, delle

condizioni sociali e cliniche, del costo dei pazienti in dialisi;

2. in Campania vi una scarsa conoscenza “politico-istituzionale” del numero, dei

pazienti con malattie renali che potrebbero, in un futuro più o meno recente,

necessitare di dialisi, con una dilatazione esponenziale dei costi;

3. non esiste nessuna attività di Studi Epidemiologici per una corretta programmazione

politico-sanitaria;

4. tutta la spesa per dialisi è orientata verso la tecnica di emodialisi, anziché la dialisi

peritoneale, con un raddoppio dei costi, e questo a riprova dell’influenza del privato

(del resto preponderante in Campania rispetto al pubblico) nelle decisioni regionali;

5. nonostante tutto, l’assistenza emodialitica è capillare e efficiente sul territorio

regionale, e questo anche alla presenza del privato che in molti casi svolge

un’importante funzione vicaria rispetto al pubblico;

6. la Regione Campania dovrebbe investire nel Registro dei dializzati perché è l’unico

mezzo per sapere quanto, dove e come spende per tale terapia;

7. la Regione Campania dovrebbe investire in Attività di prevenzione e Attività di

Informazione e formazione perché è l’unico modo per spendere meglio oltre che

meno.


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