ANIEM
Rassegna Stampa del 14/02/2017
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la
esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a
quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE
ANIEM WEB
13/02/2017 molisenetwork.net 17:03 8
EDILIZIA - L'Acem Molise a Roma per il contratto nazionale di lavoro
13/02/2017 quotidianomolise.com 9
L'Acem Molise a Roma per il rinnovo del CCNL
SCENARIO EDILIZIA
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 11
Su pensiline, gazebo e pergolati la guida del Consiglio di Stato
14/02/2017 La Repubblica - Torino 12
"La politica snobba il settore dell'edilizia Ma l'effetto è una città ferma"
14/02/2017 La Stampa - Nazionale 14
Debito, tasse e burocrazia i mali dell'eterna Cenerentola
14/02/2017 La Stampa - Torino 16
Però il mattone resta in crisi In 8 anni bruciato un posto su due
14/02/2017 Il Giornale - Nazionale 17
Muri storici degradati: le soluzioni per il restauro
14/02/2017 QN - La Nazione - Viareggio 18
Edilizia pubblica La graduatoria provvisoria
14/02/2017 Il Mattino - Salerno 19
Scure sul monte salari, 5 milioni in meno agli edili
14/02/2017 Il Tempo - Nazionale 20
«Faccia ripartire i cantieri e vedrà che le buche le ripariamo noi»
SCENARIO ECONOMIA
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 22
L'equilibrio (instabile) tra meno deficit e taglio del debito pubblico
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 24
Vertice Generali, soci a consulto La Borsa torna a scommettere (+2,57%)
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 25
Marchi e de Vido, la pace dopo lo scontro
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 27
La maxifusione sotto Atlante Pronti a cedere Arca e Bim
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 28
Alitalia, diffida dei sindacati sulle modifiche al contratto
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 29
Pitruzzella: liberalizzazioni, avanti con la legge
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 30
Crapelli: troppo pessimisti sull'Italia Le imprese si sveglino, più Europa
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 32
Banca d'Italia, l'esordio di Cariplo e Compagnia San Paolo
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 33
«L'incertezza politica un freno agli investimenti»
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 35
Piano Sud innovativo, ma ora correre
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 36
Il «fil rouge» fra Italia e Francia
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 37
Il banale 0,2% e la vera emergenza
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 39
«Pil 2017 fermo a 0,9%, rischi da banche e politica»
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 41
Alle infrastrutture il 30,5% del budget
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 42
Mifid2 spingerà verso le gestioni patrimoniali
14/02/2017 La Repubblica - Nazionale 43
Pubblico impiego, accordo vicino su licenziamenti e premi produttività
14/02/2017 La Stampa - Nazionale 45
"Banche e incertezza Ecco cosa frena Roma"
14/02/2017 La Stampa - Nazionale 46
British Telecom in Italia Sette anni di conti in rosso
14/02/2017 Il Messaggero - Nazionale 48
Pa, piani triennali per assunzioni e mobilità
14/02/2017 Il Messaggero - Nazionale 50
Lotta all'evasione e tagli è la strategia anti-accise
SCENARIO PMI
14/02/2017 Corriere della Sera - Nazionale 53
Il «made in Italy» cresce e assume 350 offerte tra funivie e manichini
14/02/2017 Il Sole 24 Ore 54
Start up a crescita record: In Italia sono quasi 7mila ma attirano pochi capitali
14/02/2017 La Stampa - Torino 55
La Comoli Ferrari fa da tutor alle aziende che non trovano credito
ANIEM WEB
2 articoli
ANIEM WEB - Rassegna Stampa 14/02/2017 8
13/02/2017 17:03
Sito Web
EDILIZIA - L'Acem Molise a Roma per il contratto nazionale di lavoro
EDILIZIA - L'Acem Molise a Roma per il contratto nazionale di lavoro Di Aldo Ciaramella 13 Feb 2017 |
Nessun commento Nella categoria: Economia, News, News dal Molise Autorizzo l'utilizzo dei Cookie
Autorizzo CAMPOBASSO - Si terrà domani mattina a Roma il primo incontro operativo per il rinnovo del
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro settore edile sistema Aniem Confimi che interesserà quasi 8 mila
imprese di tutta Italia. Importanti gli argomenti che saranno affrontati nel corso della trattativa: dal sistema
della bilateralità in edilizia, alla formazione e sicurezza, dal mercato del lavoro e degli appalti alla lotta al
lavoro nero, oltre agli aspetti economici. Nell'occasione, parteciperà domani alla riunione con le Segreterie
Nazionali di FILCA CISL, FILLEA CGIL e FENEAL UIL anche il Presidente dell'ACEM Corrado Di Niro, il
quale è stato di recente confermato quale membro della Commissione Sindacale Nazionale dell'ANIEM che
si occuperà della trattativa. Acem Edilizia Molise Autorizzo l'utilizzo dei Cookie Autorizzo Autorizzo l'utilizzo
dei Cookie Autorizzo Autorizzo l'utilizzo dei Cookie Autorizzo Autorizzo l'utilizzo dei Cookie Autorizzo
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
ANIEM WEB - Rassegna Stampa 14/02/2017 7
13/02/2017
Sito Web
L'Acem Molise a Roma per il rinnovo del CCNL
L'Acem Molise a Roma per il rinnovo del CCNL Postato il 13 febbraio 2017 da News in Attualità Tweet Si
terrà domani mattina a Roma il primo incontro operativo per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro settore edile sistema ANIEM CONFIMI, che interesserà quasi 8mila imprese di tutta Italia.
Importanti gli argomenti che saranno affrontati nel corso della trattativa: dal sistema della bilateralità in
edilizia, alla formazione e sicurezza, dal mercato del lavoro e degli appalti alla lotta al lavoro nero, oltre agli
aspetti economici. Nell'occasione, parteciperà domani alla riunione con le Segreterie Nazionali di FILCA
CISL, FILLEA CGIL e FENEAL UIL anche il Presidente dell'ACEM Corrado Di Niro, il quale è stato di
recente confermato quale membro della Commissione Sindacale Nazionale dell'ANIEM che si occuperà
della trattativa. Vuoi ricevere questa ed altre notizie direttamente sul tuo cellulare? Semplice! Invia il testo
NEWS SI con un normale sms al nostro numero +39 3201122791 e riceverai quotidianamente sms
informativi gratuiti per essere aggiornato in tempo reale sulle principali notizie della regione. Inoltre sempre
a questo numero potrai inviarci segnalazioni foto/video di qualsiasi natura tramite WhatsApp Vuoi accedere
al contenuto completo di tutti gli articoli del miglior quotidiano d'informazione del Molise? Abbonati Ora Già
abbonato? Accedi
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA
8 articoli
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 11
14/02/2017
Pag. 39
diffusione:105722
tiratura:156556
Permessi edilizi. Su terrazzi e balconi
Su pensiline, gazebo e pergolati la guida del Consiglio di Stato
Rosario Dolce
Pergolati, gazebo, tettoie, pensiline e, più di recente, le pergotende, sono opere, normalmente di limitata
consistenza e/o di limitato impatto sul territorio, di cui non è sempre agevole individuare il limite entro il
quale esse possono farsi rientrare nel regime dell'edilizia libera o per i quali è richiesta una c omunicazione
all'amministrazione preposta alla tutela del territorio o addirittura necessitano del rilascio di un permesso di
costruire. Spesso sono i regolamenti edilizi comunali che dettano le regole, cui si aggiungono poi, per le
aree sottoposte a vincolo paesaggistico o ad altri vincoli, ulteriori limitazioni. A fare un po' di chiarezza
sull'argomento ha recentemente pensato il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale con la sentenza
306/2017. Vediamo caso per caso le definizioni. Il pergolato, per sua natura,è una struttura aperta su
almeno tre lati e nella parte superiore. Esso costituisce una struttura realizzata al fine di adornare e
ombreggiare giardinio terrazze e consiste, quindi, in un'impalcatura, generalmente di sostegno di piante
rampicanti, costituita da due (o più) file di montanti verticali riuniti superiormente da elementi orizzontali
posti ad una altezza tale da consentire il passaggio delle persone. Normalmente il pergolato non necessita
di titoli abilitativi edilizi. Quando il pergolato viene coperto, nella parte superiore (anche per una sola
porzione) con una struttura non facilmente amovibile (realizzata con qualsiasi materiale), è assoggettata
tuttavia alle regole dettate per la realizzazione delle tettoie. Il gazebo, invece, nella sua configurazione
tipica, è una struttura leggera, non aderente ad altro immobile, coperta nella parte superiore e aperta ai lati,
realizzata con una struttura portante in ferro battuto, in alluminio o in legno strutturale, talvolta chiuso ai lati
da tende facilmente rimuovibili. Spesso è utilizzato per l'allestimento di eventi all'aperto, anche sul suolo
pubblico,e in questi casiè considerata una struttura temporanea. In caso contrario, se infisso al suolo,
dovbrebbe essere richiesto il permesso di costruire La veranda è stata recentemente definita come un
«locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazzao portico, chiuso sui lati da
superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente apribili» (si veda
l'intesa sottoscritta il 20 ottobre 2016 tra Governo, Regioni e Comuni sul regolamento edilizio•tipo). La
veranda, realizzabile su balconi, terrazzi, atticio giardini,è caratterizzata quindi da ampie superfici vetrate
che all'occorrenza si aprono tramite finestre scorrevolioa libro. Per questo la veranda, dal punto di vista
edilizio, determina un aumento della volumetria dell'edificio e una modifica della sua sagoma e necessita
quindi del permesso di costruire. Infine, la pergotenda è qualificabile come mero arredo esterno quandoè di
modeste dimensioni, non modifica la destinazione d'uso degli spazi esterni ed è facilmente ed
immediatamente rimovibile, con la conseguenza che la sua installazione si va ad inscrivere all'interno della
categoria delle attività di edilizia libera e non necessita quindi di alcun permesso (Consiglio di Stato,
sentenza 1777/2014).
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 12
14/02/2017
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:239605
tiratura:340745
I NUMERI DI UNA CRISI
"La politica snobba il settore dell'edilizia Ma l'effetto è una città ferma"
Lo sfogo del leader dei costruttori STEFANO PAROLA
A PAGINA XI «SONO in carica da nove anni e non ho visto altro che dati negativi.
Ai colleghi l'ho detto: forse è l'ora di cambiare presidente, magari è una questione personale», scherza
Alessandro Cherio, numero uno del Collegio costruttori edili di Torino. Tra le mani ha l'ultima indagine
congiunturale della sua esperienza da leader dell'associazione, perché in estate il suo mandato terminerà e
non potrà più essere rinnovato. Dopo tutti questi anni, in lui prevale un sentimento: «È difficile spiegare
cosa ho dentro con termini da Accademia della Crusca. Mettiamola così: sono inca...to nero».
Da dove viene tutta questa rabbia? «Dal fatto che il mondo delle costruzioni ormai non viene più
considerato strategico, soprattutto dalla politica. Dal governo Monti in poi, tutti i provvedimenti sono stati
dannosi per il settore. Il valore degli immobili è sceso tra il 30 e il 50 per cento, i volumi di vendita sono
crollati e il recente aumento non riguarda comunque le nuove costruzioni. A tutto questo si aggiunge il
drastico taglio agli investimenti nel settore pubblico». Sono calati così tanto? «A Torino e provincia sono
scesi del 53 per cento negli ultimi nove anni, con un meno 22 per cento solo nel 2016 causato dal nuovo
codice degli appalti.
È il frutto di una politica debole, che non programma ma risponde solo al consenso elettorale a breve
termine. Al tempo stesso, sul fronte degli investimenti privati i metri quadri di superficie per cui è stato
chiesto il permesso di costruire sono crollati».
Però negli ultimi anni Torino è cambiata molto: la nuova stazione di Porta Susa, il passante ferroviario, il
grattacielo di Intesa, la Nuvola di Lavazza. Insomma, qualcosa si è mosso, non crede? «Parliamo di
investimenti che sono stati programmati vent'anni fa. Una barca, anche con i motori spenti, continua ad
andare avanti ancora per un po'. Si chiama abbrivio. A un certo punto, però, si ferma. È da due decenni che
si dice che il Piano regolatore è da rifare, su questo tema si fa un convegno a settimana, poi però non
accade mai nulla».
Quindi dal suo punto di vista Torino è ferma? «È innegabile che la città sia migliorata dopo le Olimpiadi,
ma la situazione delle manutenzioni è drammatica. Basta guardare le strade, o anche solo le parti bassa
dei condomini tutte pasticciate. Questo è un Paese che si sta impoverendo. Da quanto tempo a Torino non
si costruisce una scuola o un ospedale? Ormai è tutto decadente». Scusi, però l'ospedale arriverà: la
Regione intende costruire il nuovo Parco della salute nell'area ex Fiat Avio.
Non basta? «Da ragazzo andavo ai comizi dei politici e si parlava di costruire la tangenziale est di Torino,
che poi non si è mai vista.
Ecco, non vorrei che il Parco della salute diventasse la tangenziale est del terzo millenio. Nel mio discorso
di insediamento, nove anni fa, auspicavo che venisse realizzata. Solo ultimamente si è deciso in che luogo
costruirla». Neanche la nuova giunta comunale è riuscita a invertire la rotta? «A oggi il Comune non ha
appaltato nulla. A luglio abbiamo incontrato il vicesindaco Montanari, che ci ha presentato un piano di 172
milioni di investimenti nel 2017. A oggi non c'è nulla, se non un paio di bandi da qualche centinaia di
migliaia di euro. Siamo distanti anni luci da quanto annunciato».
Ma a Torino non c'è già troppo cemento? «Non credo ci sia necessità di nuove costruzioni, ma al tempo
stesso non possiamo pensare che tra 50 anni la città sia sempre questa. Altrimenti non avrebbe più senso
neppure parlare di urbanistica».
IL COMUNE
A luglio Montanari ci ha annunciato un piano di opere pubbliche da 172 milioni: che fine ha fatto?
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 13
14/02/2017
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:239605
tiratura:340745
LA REGIONE
Spero che il Parco della Salute non faccia la fine della Tangenziale est che deve ancora essere costruita
adesso
IL COMPARTO
Negli ultimi 10 anni gli investimenti pubblici sono stati dimezzati così come il numero degli addetti del
settore
L a crisi dell 'edilizia OPERAI ISCRITTI ALLA CAS SA EDILE DI TORINO E P ROVINCIA 18.147 16.835
15.003 15.850 13.712 2008 2010 2012 2014 2009 2011 2013 BANDI DI GARA DI EDILIZIA PUBBLICA
NEL TORINESE 2015 2016 201 169
Importo complessivo (in milioni)
Foto: Alessandro Cherio
Foto: DIECI ANNI DI MANDATO Alessandro Cherio si appresta a concludere il mandato da leader del
Collegio dei costruttori
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 14
14/02/2017
Pag. 7
diffusione:154324
tiratura:222715
Analisi
Debito, tasse e burocrazia i mali dell'eterna Cenerentola
Gli economisti: manca la spinta delle riforme, le imprese faticano ad andare all'estero e pesa anche l'invecchiamento della popolazione PAOLO BARONI
ROMA Sono i mali cronici dell'Italia a tarpare le ali al Paese, da un debito pubblico monstre a tasse troppo
alte, da una macchina pubblica che non funziona ai ritardi delle imprese. Manca la spinta delle riforme. E
tra quelle varate negli ultimi anni, dalla scuola al lavoro, sono troppe quelle già messe in discussione.
«Sono almeno 10-15 anni che cresciamo in media meno del resto d'Europa» ricorda il direttore del centro
studi di Confindustria, Luca Paolazzi. «Crescevamo un punto in meno all'anno degli altri anche prima della
crisi». «Un Pil che sale dell'1% all'anno è un dato fisiologico per un paese che presenta i problemi
dell'Italia», sostiene Paolo Onofri, vicepresidente di Prometeia ed ex consigliere economico di Amato, Prodi
e Ciampi. «Non dico che dobbiamo essere contenti, ma neanche meravigliarci troppo». A suo parere su
tutte sono due le «zavorre» che ci frenano: «il debito pubblico, che ci obbliga a politiche di bilancio molto
rigorose; e l'invecchiamento della popolazione, che comporta una domanda che cresce di meno ed una
formazione di risparmio più consistente, perché c'è incertezza sul futuro». Il misero +0,9% di Pil che
Bruxelles ci assegna per il 2017, insomma, non sorprende gli esperti. «Se guardo ai nostri dati - commenta
da Parigi Jean-Paul Fitoussi - non vedo una situazione molto diversa: la Francia cresce appena di più, ma
non sono pochi decimali a fare la differenza. Il male è comune e conosciamo bene la sua origine: viene
dalle politiche di austerità attuate in questi anni». Dall'altra parte della Manica il giudizio di Alberto Gallo,
che a Londra è a capo delle strategie macro di Algebris Investments e gestore del fondo Algebris Macro
Credit, è invece senza appello: «L'Italia arranca, come una squadra affannata che spera di arrivare ai rigori
per un'ultima chance. Ma stavolta non vale più puntare il dito contro la crisi: Spagna e Irlanda, entrambe
colpite più duramente di noi, si sono rialzate grazie a riforme e investimenti esteri. C'è poco tempo: il
salvagente della Bce non ci proteggerà a lungo». I problemi delle imprese Secondo Paolazzi l'Italia paga le
«difficoltà di adattamento al cambiamento del contesto. Colpa sia dei problemi strutturali esterni, quelli noti,
che dei problemi interni alle imprese, come il sottodimensionamento, la scarsa internazionalizzazione
(almeno quella diretta), la difficoltà nello sfruttare le nuove tecnologie e la scarsa capitalizzazione. Tutte
cose che frenano lo sviluppo e su cui occorre lavorare tutti». «Quando un fenomeno come quello della
bassa crescita si verifica per 10-15 anni consecutivi spiega il direttore del centro studi di Confcommercio,
Mariano Bella - non possiamo più parlare di vuoti di domanda o di effetti ciclici. Dobbiamo vedere cosa non
funziona dentro il motore, che poi è la ragione che ci ha portato a fare le riforme strutturali. Il problema è
che ne abbiamo fatte troppo poche e quelle poche, purtroppo, stiamo pure tentando si distruggerle, come
sta accadendo con La Buona scuola, col dietrofront sul trasferimento degli insegnanti, e col Jobs Act. Ma
come fa una impresa a investire o assumere se il diritto cambia sempre? Non si può. Le riforme del lavoro
hanno bisogno di sedimentazione e non di continui attacchi». I mali cronici dell'Italia Il risultato finale di
questa incompiuta è che ancora oggi l'Italia si misura con una pressione fiscale sempre molto alta (almeno
4 punti sopra la media europea) ed un prelievo altrettanto pesante su costo del lavoro e imprese, un debito
pubblico tra i più alti al mondo, la cronica carenza di infrastrutture (che penalizza soprattutto il Sud), un
sistema educativo inadeguato, una giustizia ancora troppo lenta, una pubblica amministrazione inefficiente,
con tempi di risposta incerti ed una legislazione elefantiaca e spesso contraddittoria sempre molto difficile
da applicare. Senza contare poi sprechi, corruzione ed evasione fiscale. Il futuro? «Non ci sono più miracoli
- sostiene Fitoussi -. Gli unici fattori che potevano essere di aiuto, come il prezzo del petrolio ed il
deprezzamento dell'euro ormai sono alle nostre spalle. Ed ora se non si torna a investire non ci sono motori
di crescita. E senza investimenti in un mondo così incerto non ci si può aspettare una crescita forte».
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 15
14/02/2017
Pag. 7
diffusione:154324
tiratura:222715
•600 mila Sono i posti di lavoro che, secondo l'Ance, si sono persi nell'edilizia dal 2008 al 2016 4 punti È la
differenza in percentuale tra la pressione fiscale italiana e quella europea Crescevamo un punto in meno
all'anno degli altri anche prima della crisi. Sono almeno 10•15 anni che è così Luca Paolazzi Direttore Ufficio
Studi Confindustria Un Pil che sale dell'1% all'anno è un dato fisiologico per un Paese che presenta i
problemi dell'Italia Paolo Onofri Vicepresidente Prometeia I dati francesi non sono molto migliori La causa
dei mali è comune: le politiche d'austerità Jean Paul Fitoussi Economista francese
Foto: MICHELE D'OTTAVIO/BUENAVISTA
Foto: La crisi dell'edilizia Mattone e grandi opere faticano a ripartire (nella foto, lo spogliatoio vuoto di un
cantiere)
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 16
14/02/2017
Pag. 58 Ed. Torino
diffusione:154324
tiratura:222715
I costruttori: ora il Comune di Torino investa
Però il mattone resta in crisi In 8 anni bruciato un posto su due
federico callegaro
«Non c'è bisogno di essere favorevoli a teorie come quella della "decrescita felice", perché la decrescita sta
arrivando da sola - afferma Alessandro Cherio, presidente del collegio costruttori Edili di Torino mentre
mostra i dati annuali del settore e le previsioni per il 2017 - Dire che ci troviamo davanti a una crisi del
mercato è riduttivo e il futuro non promette meglio. Il comune ad oggi non ha appaltato nulla per il 2017 e
anche i 172 milioni di investimenti in opere pubbliche di cui ci aveva parlato a luglio il vicesindaco Montanari
non si sono visti». Per Cherio, però, il periodo negativo vissuto dai costruttori torinesi è ben radicato nel
tempo. Negli ultimi otto anni l'occupazione nel settore è calata del 50%: «Da 18mila occupati nel 2008
siamo arrivati a 9mila - spiegano dall'Ance - Un trend negativo che abbraccia anche le imprese, passate da
500 a 300». A salvare gli affari, secondo i costruttori, non basteranno le grandi opere: «Le piccole imprese
vivono di piccole opere quotidiane - spiega Cherio - E' su quelle che vorremmo vedere le istituzioni
impegnate».
Se il presente è grigio, il futuro non promette meglio: da un'indagine condotta dal collegio costruttori, infatti,
emerge che l'84% non ha in previsione di fare nuovi investimenti per il 2017 e, anzi, il 40% delle aziende
prevede una riduzione dell'occupazione. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 17
14/02/2017
Pag. 27
diffusione:71844
tiratura:141770
EDILIZIA
Muri storici degradati: le soluzioni per il restauro
Mapei mette in campo una linea di nuovi prodotti per battere l'azione di agenti atmosferici e umidità Alessio Giannullo
Un problema dell'edilizia, recente costruzione e storica, è il degrado delle murature per agenti atmosferici o
azioni disgreganti prodotte da sali e umidità. Questi casi richiedono adeguate operazioni di risanamento e,
per eseguire un intervento corretto, con la giusta tecnologia, è necessario individuare con precisione le
cause del problema, con un'attenta analisi visiva accompagnata, se necessario, da indagini diagnostiche.
Mapei ha studiato una linea di prodotti, Mape-Antique, completamente esente da cemento, a base di calce
ed Eco-Pozzolana, ideale per consolidare, risanare, deumidificare e intonacare edifici in muratura esistenti,
anche di pregio storico e artistico sotto tutela delle Soprintendenze per i Beni architettonici ed ambientali.
L'uso della calce nelle malte da muratura e da intonaco risale ai tempi antichi. Prima i Fenici ne hanno
scoperto le potenzialità, poi i Romani ne hanno fatto largo impiego per realizzare strade, ponti e acquedotti,
oltre a ville e monumenti, opere ammirabili ancora oggi. I prodotti della linea Mape-Antique possiedono
caratteristiche elasto-meccaniche del tutto simili a quelle delle malte da muratura e da intonaco impiegate
in passato e, quindi, risultano essere compatibili con qualsiasi tipo di muratura originale. Al contempo,
presentano elevate resistenze chimico-fisiche alle azioni aggressive sia ambientali che interne alle
murature, prodotte dai sali solubili e dall'umidità di risalita. La gamma dei prodotti Mape-Antique, è frutto
degli studi di Mapei nel campo del consolidamento e risanamento delle murature degli edifici, è ampia e
articolata, e punta a soddisfare sia le moderne esigenze applicative sia i principi fondamentali di eco-
sostenibilità a salvaguardia dell'ambiente, e di bio-compatibilità, a tutela della persona e della sua salute, in
termini di traspirabilità, porosità, conducibilità termica e bassissima emissione di composti organici volatili
(VOC). Appartengono a questa linea Mape-Antique Rinzaffo, Mape-Antique MC e Mape-Antique MC
Macchina, prodotti indicati per realizzare intonaci deumidificanti macroporosi da applicare su murature
interessate da umidità di risalita capillare o da efflorescenze saline. L'utilizzo di questi prodotti è consigliato
per edifici posti anche in zone lagunari o vicino al mare, dove è presente un'elevata azione dell'aerosol
marino. Inoltre, possono essere impiegati per ricostruire quelli esistenti a base di calce, su murature in
pietra, mattoni, tufo e miste di edifici, anche di pregio storico e artistico sotto tutela. Mapei ha studiato
un'altra linea, PoroMap, per risanare e deumidificare superfici e ambienti moderni o recente costruzione,
interessati dall'umidità e dai sali solubili. Prodotti a base di leganti idraulici a reattività pozzolanica, con
bassa conducibilità termica e discreto potere isolante. Entrambe le linee sono conformi alla norma EN 998-
1, malte per intonaci interni ed esterni. E sono malte eco-sostenibili, in quanto sono certificate dal GEV
Institut come EC1 R Plus, per essere a bassissima emissione di sostanze organiche volatili.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 18
14/02/2017 Pag. 8 Ed. Viareggio
diffusione:76979
tiratura:107166
VIA AI RICORSI
Edilizia pubblica La graduatoria provvisoria
PUBBLICATA ieri mattina la graduatoria provvisoria per l'assegnazione di alloggi di edilizia pubblica del
Comune di Viareggio: l'atto è stato contestualmente trasmesso alla segreteria del 'Lode' lucchese e rimarrà
pubblicato all'albo Pretorio per 15 giorni, dopodiché, entro ulteriori 15 giorni, potranno essere presentati
eventuali ricorsi. I ricorsi avverso l'esclusione o la collocazione nella graduatoria dovranno essere
presentati alla commissione istituita presso il 'Lode' lucchese che si riunisce entro i 10 giorni successivi ed
ha a disposizione, per concludere i lavori, 30 giorni dalla prima seduta. Sarà la Commissione, dopo l'esame
dei ricorsi, a formare la graduatoria definitiva e a trasmetterla ai Comuni. In occasione della pubblicazione
della graduatoria provvisoria relativa al bando di concorso pubblico per l'assegnazione di alloggi di edilizia
residenziale pubblica anno 2016, l'ufficio casa del Comune di Viareggio, dal 13 al 20 febbraio, rispetterà il
seguente orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 17.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 19
14/02/2017
Pag. 28 Ed. Salerno
diffusione:40854
tiratura:59807
Il sindacato
Scure sul monte salari, 5 milioni in meno agli edili
Crisi comparto costruzioni allarme della Feneal Uil «Opere pubbliche, è coma»
Diletta Turco Poco meno di cinque milioni di euro non sono entrati nelle tasche degli operai edili della
provincia di Salerno. E' questa l'entità economica del calo del monte stipendi, relativo al 2016, registrato
dalla cassa edile salernitana. Si tratta di soldi che, fino al 2015, arrivavano agli operai del settore perché
impegnati nei cantieri del territorio. Ma che, l'anno appena trascorso, non sono stati proprio maturati perché
di lavoro ce ne è stato molto di meno. A dirlo è Patrizia Spinelli, segretario provinciale della Feneal Uil di
Salerno. «I numeri vanno letti con attenzione -dice la Spinelli - soprattutto quando si prendono in
considerazione le dinamiche di un comparto come l'edilizia che sta pagando un prezzo salatissimo alla crisi
recessiva degli ultimi anni. Il conto sta gravando sicuramente sulle spalle delle imprese, ma ad analizzare
bene le cifre di fonte Cassa Edile vengono i brividi a pensare che rispetto a dicembre 2015, nel mese di
dicembre dell'anno da poco concluso (2016) gli operai delle costruzioni in provincia di Salerno hanno perso
qualcosa come 4 milioni e 899 mila euro, un calo netto del 45,64 per cento». Sebbene preoccupante, la
percentuale citata dal segretario provinciale della Feneal Uil è inferiore a quella registrata nel comparto
dell'edilizia pubblica, che, almeno sul territorio provinciale di Salerno, vive una stasi prolungata. «Nel
settore dei lavori pubblici - puntualizza la Spinelli - la riduzione della massa salariale è stata molto grave: -
63,52 per cento, pari ad una contrazione delle retribuzioni in termini assoluti di 2.169.183 euro. Ma il trend è
estremamente negativo anche nel settore privato: -37,31 per cento, pari a - 2 milioni e 720mila euro».
Un'emorragia finanziaria vera e propria, che è lo specchio della progressiva perdita del controllo dei cantieri
del territorio. Tra opere iniziate e bloccate, per via dei finanziamenti che arrivano in ritardi, interventi
infrastrutturali fermi al palo per questioni burocratiche o giuridiche. Fino ad arrivare i tanti cantieri aperti solo
sulla carta, ma per i quali non è stata posta nemmeno la prima pietra. Da qui, la necessità, per il segretario
della Feneal Uil, di un intervento diretto delle istituzioni locali: «Provincia e Comune di Salerno dedicano
grande attenzione giustamente - prosegue Spinelli - al momento delicato che sta attraversando il porto di
Salerno, ma non convocano, per esempio, imprese e sindacati edili come abbiamo richiesto fin dallo scorso
mese di novembre. Sul tavolo istituzionale si potrebbe parlare, sempre per esempio, di varare misure
aggiuntive in termini di fiscalità regionale e locale al fine di spingere ancora di più sulla leva delle
ristrutturazioni in materia di sicurezza sismica e di efficientamento energetico, l'unico segmento delle
costruzioni - come spiega l'Osservatorio nazionale Ance - che lascia aperti ampi margini di crescita positiva
nel 2017». Per questo motivo, il sindacato degli edili salernitani si dice pronto ad «attivare - conclude la
Spinelli - un presidio non di protesta ma di proposta sotto le sedi di Comune e Provincia di Salerno al fine di
sollecitare un tavolo di confronto operativo. Se ci si mobilita giustamente per altri comparti, è altrettanto
giusto farlo per le costruzioni: occorre studiare un piano immediatamente attivabile di micro/interventi in
grado di dare ossigeno alle imprese della nostra provincia che, lo ricordiamo, sono per circa l'85 per cento
collocate nel segmento di fatturato fino a 5 milioni di euro».
Foto: Il pressing La segretaria Spinelli a Comune e Provincia «Basta ritardi aprire i cantieri o sarà il caos»
Foto: Sindacalista Patrizia Spinelli, segretaria della Feneal Uil
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 20
14/02/2017
Pag. 18
diffusione:11274
tiratura:24464
La lettera alla Raggi del responsabile edilizia di Confartigianato
«Faccia ripartire i cantieri e vedrà che le buche le ripariamo noi»
La difesa della categoria «Basta con i preconcetti Siamo persone oneste» Sullo stadio della Roma «L'opera può generare un indotto che farà crescere tutta la città» A cura di Damiana Verucci
Caro Sindaco, Le vorrei sottoporre alcune criticità e domande, che come responsabile della categoria
Edilizia di Confartigianato Imprese Roma, mi arrovellano la testa. Si discute da molto forse anche troppo
tempo di questo famoso stadio, che indipendentemente dalla fede sportiva, è sicuramente un bene per
questa città. Come lei sa bene non è solo la realizzazione in sé che può essere utile ma soprattutto l'indotto
che un'opera di questo genere può dare. Certo, sarebbe fantastico che le due squadre romane avessero
uno stadio di proprietà ma intanto cerchiamo di r e a l i z z a r n e uno, sentendo tutti, ma la prego di
prendere una decisione a sua coscienza. Mi domando ancora perché alla fine non siano state fatte le
Olimpiadi a Roma visto che alcune città hanno già fatto il secondo giro. Me lo chiedo in quanto sarebbe
stato un fantastico volano per l'economia romana, che come Lei ben sa, è gestita per il 70% da imprese
edili. Non si può pensare che siano tutti ladri, bella macchina, barca e mare; c'è gente che lavora, ed è la
maggior parte di noi, che sputa sangue in cantiere dove come lei immagina, d'inverno si muore di freddo e
d'estate si muore di caldo. Certo, capisco che la lotta alla corruzione è uno dei vostri cavalli di battaglia, ma
è vero anche che ammazzare il cavallo prima di curarlo è una follia. Vorrei anche sapere perché Lei non
intende investire sugli imprenditori romani che da più parti Le danno la loro disponibilità. Roma è piena di
buche e se un costruttore potesse trattare il rifacimento di alcuni tratti stradali potendo contare su premi di
cubature o su congrui e stabiliti compensi, non credo che direbbe di no, anzi, sarebbe motivo di lavoro e di
orgoglio. D'altronde sono sicuro che potremmo avviare una proficua collaborazione con Lei per permettere
a questa città di non essere più buia come lo è in alcuni quartieri. Cerchiamo di dialogare in maniera
proficua perché vorrei che Lei non guardasse alla nostra categoria solo come a figli di papà ricchi o
arricchiti che non guardano più in là del loro naso, ma a gente che ha voglia di lavorare, produrre e
soprattutto di dare una speranza a questa città ed ai cittadini che la abitano. Il settore è in crisi e immagino
che non occorra fornirle dei dati per crederci. È in crisi ormai da tempo e certo non intendiamo addossarne
tutte le responsabilità a Lei e alla sua giunta. Ma in questi giorni leggiamo una serie di notizie sul vostro
operato che non ci rendono per nulla sereni. Vorremmo parlare di progetti, di iniziative, vorremmo rivedere
le gru che lavorano nei cantieri e nelle strade, segno di una città che vive e non di una Capitale che,
nonostante le enormi potenzialità, è in agonia. La ringrazio e ringrazio Il Tempo per questo spazio che ci ha
concesso, con la speranza di poter avviare al più presto un dialogo proficuo. Con ossequi Marco Matteoni
responsabile edilizia di Confartigianato
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA
20 articoli
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 22
14/02/2017
Pag. 9
diffusione:238671
tiratura:333841
L'analisi
L'equilibrio (instabile) tra meno deficit e taglio del debito pubblico
I sacrifici Negli ultimi 22 anni l'Italia ha chiuso venti volte il bilancio con un attivo primario, anche superiore a Berlino. Ma il rapporto debito/Pil continua a salire Federico Fubini
Così simili in superficie, eppure così diverse a un secondo sguardo: Italia e Francia escono dall'ultimo
rapporto della Commissione Ue come i due Paesi tenuti sotto esame, quelli che rischiano di non uscire mai
o di ricadere in una procedura europea sui conti. Entrambe con livelli di deficit pubblici superiori a quanto
avevano promesso, entrambe in ritardo sulla Germania praticamente in ogni indicatore, entrambe
schiacciate da una disoccupazione troppo alta da molto tempo. Entrambe - ma questo nelle analisi di
Bruxelles resta implicito - minacciate dalla marea populista proprio perché non hanno sciolto i loro nodi
economici e sociali.
Per l'Italia trovarsi incasellata con un partner così potrebbe essere tutto sommato consolante: vista con
sospetto a Bruxelles, ma pur sempre alla pari con un grande sistema dotato di notevole influenza politica in
Europa. Basta però grattare sotto la patina del linguaggio tecnocratico europeo i parallelismi non tengono
davvero. Francia e Italia, a ben vedere, da tempo sono due vicende economiche lontane e continuano a
esserlo. Parigi si trova in una crisi di bilancio pubblico ormai cronica, il debito di Roma è invece solo il
sintomo di un problema anche più serio: da due decenni, da prima dell'euro, l'Italia non ha più un modello di
crescita.
Nei dati, le realtà dei due Paesi risultano quasi opposte. Negli ultimi 22 anni solo quattro volte la Francia ha
chiuso il bilancio pubblico in un (piccolo) attivo «primario», cioè prima di pagare gli interessi sul debito;
l'Italia invece lo ha fatto per venti anni su 22. La media dei surplus primari di bilancio dell'Italia negli ultimi
due decenni è stata di varie volte superiore a quella della stessa Germania, mentre la Francia ha registrato
in media disavanzi primari e questi sono, incredibilmente, pari a quella della Grecia.
Eppure tutto questo non sembra servito a molto all'Italia. Fra i due è quest'ultima ad avere oggi un debito
pubblico del quale ormai la Banca centrale europea è, quasi da sola, l'ultima compratrice netta; persino gli
istituti di credito italiani, decisivi nel finanziare il Tesoro negli anni della grande crisi, oggi sono
relativamente in ritirata: fra giugno e novembre dell'anno scorso hanno ridotto del 7,7% la loro esposizione
sul debito pubblico nazionale, 32 miliardi di meno.
Anche il debito di Parigi naturalmente è salito in questi anni, dal 55% a quasi al 100% del reddito del
Paese. Ma naturalmente il fattore che ha permesso alla Francia di tenere la rotta e non ha sciolto i timori
attorno all'Italia è l'altra grande differenza fra le due: dal 1995 a oggi l'economia di Oltralpe è cresciuta di
oltre tre volte più di quella italiana, a un ritmo medio annuo dell'1,5% contro lo 0,5% scarso che ormai è la
normalità in questo Paese.
Senza una stretto controllo del bilancio, l'Italia sarebbe drammaticamente saltata. Ma la lezione del passato
è che tale controllo non è bastato del tutto e soprattutto non basta proprio più. I nodi sono tutti al pettine, lo
mostrano le previsioni che ieri ha presentato la Commissione. Da oggi al 2018, fra i Paesi a alta
disoccupazione l'Italia viene vista come quello che la riduce di meno (un decimo della Spagna); fra quelli a
alto debito è il solo con la Francia che lo aumenta, e comunque più di questa; fra tutti i Paesi dell'euro, è
quello dove ormai anche il deficit pubblico aumenta di più, al netto dei fattori ciclici o transitori; ed ancora
una volta è il Paese che cresce meno, quest'anno e il prossimo.
Solo previsioni, naturalmente. Ma un Paese che ha bisogno di finanziatori per 450 miliardi l'anno, mentre la
Bce inizia a ritirarsi dai mercati, è anche ciò che gli altri vedono in lui. Dalle banche, alla giustizia, dalla lotta
all'evasione, alla burocrazia: c'è troppo da ristrutturare al più presto per poter perdere anche solo un altro
giorno, se c'è ancora qualcuno in Italia che non pensa solo alla data delle prossime elezioni.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 23
14/02/2017
Pag. 9
diffusione:238671
tiratura:333841
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le previsioni d'inverno dell'Ue (dati in %) Fonte: Commissione europea Corriere della Sera Italia 0,9 1,1
133,3 133,2 11,6 11,4 Francia 1,4 1,7 96,7 97 9,9 9,6 Germania 1,6 1,8 65,5 62,9 4,1 4,1 Spagna 2,3 2,1
100,0 99,7 17,7 16,0 La crescita del Pil Il debito/Pil La disoccupazione 2017 2018
La parola
Fiscal Compact
È il trattato di Stabilità dell'Ue firmato da 25 Paesi nel marzo 2012. Prevede l'inserimento in Costituzione del
pareggio di bilancio (già fatto dall'Italia). Il vincolo dello 0,5% per il deficit strutturale di bilancio (quindi non
legato a emergenze). L'obbligo di mantenere al massimo al 3% il rapporto tra deficit e Pil. Infine - per i
Paesi come l'Italia con un rapporto tra debito e Pil superiore al 60% - l'impegno a ridurre tale rapporto di
almeno un ventesimo l'anno.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 24
14/02/2017
Pag. 34
diffusione:238671
tiratura:333841
Vertice Generali, soci a consulto La Borsa torna a scommettere (+2,57%)
L'arrocco del Leone, domani il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo Paola Pica
Torna a correre Generali in Piazza Affari accompagnata da nuove indiscrezioni che vogliono la compagnia
di Trieste impegnata nella difesa della propria indipendenza anche attraverso il rafforzamento patrimoniale.
Dopo l'acquisto in chiave anti-scalata del 3% di Intesa Sanpaolo, la prossima mossa potrebbe essere un
irrobustimento dei tagli ai costi già decisi nel piano industriale presentato lo scorso novembre dal ceo
Philippe Donnet, mentre nelle sale operative c'è chi si spinge a ipotizzare un aumento di capitale. Un'ipotesi
fin qui senza riscontri.
Nel giro di alcune settimane, secondo indiscrezioni entro fine mese, Intesa Sanpaolo potrebbe aver sciolto
la riserva sull'operazione oggetto di valutazione da parte del management e degli advisor. Ma come
l'amministratore delegato Carlo Messina ha ribadito ancora la scorsa settimana agli investitori internazionali
incontrati a Londra, l'eventuale offerta dovrà rispettare condizioni «irrinunciabili»: la remunerazione agli
azionisti e il livello di patrimonializzazione e solidità della banca tra i più elevati in Europa.
E tuttavia, almeno nelle sale operative, Generali non perde il fascino della «magnifica preda» come pare
Enrico Cuccia definisse la compagnia triestina della quale Mediobanca è azionista storico e stabile. La
quota di Mediobanca scenderà dal 13 al 10% ma non sarà alienata, secondo le ultime dichiarazioni
dell'amministratore delegato Alberto Nagel. Così, dopo qualche giorno di tregua il Leone che domani riunirà
il consiglio (per l'ordinaria amministrazione, spiegano fonti di Trieste) è ripartito tra fiammate anche
superiori al 3% per poi chiudere in progresso del 2,6% a 14,77 euro. Il titolo Intesa Sanpaolo ha chiuso
anch'esso con segno positivo (+ 0,5%) a 2,14 euro.
Nel corso degli incontri con i grandi gestori tenuti la scorsa settimana nel road show sul bilancio 2016
chiuso con 3,1 miliardi di utile netto Messina, secondo quanto scrive il Financial Times, avrebbe parlato di
(eventuale)«fusione amichevole», preceduta dall'apertura di un canale di dialogo con i principali soci della
compagnia, inclusa Mediobanca, e «diversi industriali miliardari italiani». Per il quotidiano finanziario
londinese, Generali sarebbe intanto pronta a intervenire con un'accelerazione sui risparmi, indicati
nell'ordine del 4% dei costi e per 200 milioni nelle strategie al 2019. Un'ipotesi che gli analisti sembrano
apprezzare, mentre resta più di un punto di domanda su un'eventuale acquisizione, così come su una
ricapitalizzazione. Quanto alla possibilità di un matrimonio con la prima banca italiana, restano intatte le
perplessità di diversi analisti sull'esposizione complessiva in Italia: i due gruppi totalizzerebbero titoli di
Stato italiani per 160 miliardi di euro, l'8% del debito pubblico. Da valutare anche le limitazioni Antitrust:
Intesa e Generali avrebbero oltre il 30% del mercato vita, le dismissioni sarebbero inevitabili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Un anno in Piazza Affari 2016 2017 maggio settembre gennaio 15,44 GENERALI INTESA SAN PAOLO
14,08 12,72 11,37 10,01 8,652 +2,57% 14,77 euro 2016 2017 maggio settembre gennaio 2,418 2,695
2,142 1,866 1,589 1,313 Corriere della Sera +0,47% IERI 2,144 euro IERI 13% La quota
che Mediobanca detiene nelle Assicurazioni Generali. L'istituto ha deciso nei mesi scorsi la cessione del
3% delle azioni 3% La quota che le Generali hanno rilevato in Intesa SanPaolo, appena si è ipotizzato un
piano di integrazione tra la banca e la compagnia
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 25
14/02/2017
Pag. 35
diffusione:238671
tiratura:333841
Marchi e de Vido, la pace dopo lo scontro
Il patron di Finint rileva l'intera quota. La liquidazione e la possibile Opa su Save con il riassetto Il socio La partita per lo scalo veneto e l'ingresso di Atlantia con il 21,3% delle azioni Francesca Basso
MILANO Dopo mesi di tensioni, Enrico Marchi e Andrea de Vido nel fine settimana si sono stretti la mano
trovando l'accordo su Finint, ponendo così fine a un sodalizio durato 37 anni. L'assemblea del gruppo di
Conegliano in programma per oggi sarebbe a questo punto destinata a un rinvio per limare i dettagli
contrattuali.
La soluzione trovata per liquidare de Vido comporta un impegno finanziario importante per Marchi, che però
può contare sulle partecipazioni in Save, la società che gestisce gli Aeroporti di Venezia e Treviso. Finint
controlla il 59,6% di Save insieme a Morgan Stanley attraverso la scatola Agorà, di cui ha la maggioranza.
Il sistema aeroportuale Venezia-Treviso fa gola a molti, ha chiuso il 2016 con un tasso di crescita del 10%,
il doppio rispetto alla media nazionale. Save non manca dunque di pretendenti: almeno quattro fondi
infrastrutturali internazionali si sarebbero fatti avanti per affiancare Finint nell'azionariato. Una soluzione
che consentirebbe a Marchi di mantenere il controllo della società aeroportuale, che ha guidato in questi
anni con passione e dedizione, facendola crescere.
La fiducia tra Marchi e de Vido era venuta meno da tempo. Già due anni fa si era incrinata quando i due
avevano introdotto la firma condivisa per tutte le operazioni: fino ad allora ognuno era libero di muoversi
senza chiedere l'approvazione dell'altro. Del resto Finint era nata così, tra due amici che fuori di un bar di
Milano - dove entrambi hanno studiato - avevano deciso di creare un gruppo finanziario nel cuore del
Nordest in grado di competere sui mercati internazionali. E ci sono riusciti. Finint, che occupa 700 persone
ed è il primo datore di lavoro di Conegliano, è il primo operatore in Italia nelle cartolarizzazioni, è attivo
anche nell'Asset management, da due anni ha la licenza bancaria con Banca Finint e dopo aver completato
la svalutazione di alcune partecipazioni importanti come Mps, si è ritagliata un ruolo di rilievo nel mercato
degli Npl e dei minibond. Ma alcune scelte di de Vido hanno portato al progressivo deterioramento dei
rapporti, con un'escalation di tensione che è sfociata nel divorzio. Lo scorso 2 febbraio Marchi ha chiesto,
senza ottenerlo, il sequestro conservativo della quota di de Vido per evitare che potesse cederla ad altri. Il
Tribunale ha fissato un'udienza per metà marzo. Pochi giorni dopo l'ex ceo di Generali Giovanni
Perissinotto, chiamato nel board della finanziaria veneta in luglio per cercare di mediare tra i due soci storici
e riportare la pace, ha dato le dimissioni a sorpresa facendo decadere il consiglio. Da mesi de Vido
chiedeva a Marchi di essere liquidato o di cedere alcune attività (tra cui Save) per fare cassa in modo da far
fronte ai debiti personali, che si aggirano sui 100 milioni, legati a operazioni con Popolare Etruria finanziati
da Veneto Banca. De Vido aveva dato in pegno 26,34% delle azioni di Finint. Finalmente i due soci hanno
trovato un'intesa sulla cifra. Ma ogni variazione per liquidare de Vido facendolo uscire da Finint potrebbe far
scattare un'Opa obbligatoria su Save perché si configurerebbe un «cambio di controllo».
E così a cascata l'attenzione ora si sposta su Save, dove a settembre, nel pieno del caos tra i soci di
Finint, ha fatto il suo ingresso Atlantia rilevando in blocco il 21,3% dal fondo Amber e poi salendo a
dicembre di un altro 0,8% in mano alla Fondazione di Venezia che è rimasta socia con l'1,5%. Secondo
alcuni osservatori il gruppo dei Benetton, che controlla anche Aeroporti di Roma e che in più occasioni ha
detto di voler investire di più sugli aeroporti (a luglio ha acquisito lo scalo di Nizza in consorzio con Edf
Invest) potrebbe puntare a diventare socio di controllo nel 2018, quando Morgan Stanley potrà esercitare il
proprio diritto d'uscita mettendo nuovamente in discussione gli assetti di controllo di Save. L'aeroporto
«Marco Polo» di Venezia, come dimostrano anche gli ultimi dati, è uno dei più efficienti d'Italia. Non sarà
facile provare a sfilarlo a Marchi .
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 26
14/02/2017
Pag. 35
diffusione:238671
tiratura:333841
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda
Accordo trovato tra Enrico Marchi e Andrea de Vido per l'uscita di quest'ultimo da Finint, il gruppo di
Conegliano.
I rapporti erano deteriorati da tempo Da mesi de Vido chiedeva
a Marchi di essere liquidato o di cedere alcune attività (tra cui Save) per fare cassa in modo da far fronte ai
debiti personali, sui 100 milioni di euro, legati a operazioni con Popolare Etruria finanziati da Veneto Banca.
Aveva dato in pegno il 26,34% delle azioni di Finint
700 le persone
che lavorano
in Finint,
il gruppo finanziario di Conegliano. È una holding di partecipazioni
59,6 per cento
La quota
di Finint
con Morgan Stanley nel capitale di Save (scali Venezia
e Treviso)
Foto: A sinistra Enrico Marchi, a destra Andrea de Vido. Con il divorzio tra i due soci della Finint si chiude
un sodalizio durato 37 anni. Finint, che è il primo socio di Save, in questi mesi è stata al centro di movimenti
azionari che hanno portato all'ingresso
di Atlantia del gruppo Benetton
con il 21,3%
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 27
14/02/2017
Pag. 35
diffusione:238671
tiratura:333841
Il cantiere Vicenza-Veneta e i rapporti con la Bce sull'aumento di capitale
La maxifusione sotto Atlante Pronti a cedere Arca e Bim
Fausta Chiesa
Arca Sgr. E ora anche Bim. Il dossier delle cessioni di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza entra nel
vivo. Anche perché è cruciale nell'interlocuzione con la Bce ai fini dell'ammontare dell'aumento di capitale
(si è parlato finora di circa tre miliardi, ma questo prima che uscissero i rumors sui conti del 2016, con
l'ipotesi di un rosso da 1,8 miliardi per la vicentina e di un miliardo per Montebelluna) che l'Autorità di
vigilanza di Francoforte chiederà. Entrambi gli asset sono appetibili, perché il settore del risparmio gestito è
quello su cui puntano tutti, in un'epoca in cui la redditività delle banche è data dalle commissioni di
gestione. Su Arca sgr, di cui i due istituti veneti detengono il 19,9% ciascuno, ha dichiarato il suo interesse
Bper, che con una quota del 32,7% ne è già il primo socio. Lo ha detto il ceo Alessandro Vandelli venerdì
scorso nel corso della conference sui risultati. «Arca è strategica per Bper. Siamo il maggiore distributore di
prodotti Arca e il principale azionista. Spero di avere l'opportunità per analizzare il potenziale deal in
futuro». Il nodo principale del deal è il «quantum» e sulla base di altre proposte fatte un anno fa si può
ipotizzare un valore complessivo di Arca compreso tra i 600 e gli 800 milioni di euro. Il punto - a parte il
prezzo - è anche commerciale e cioè: le venete continueranno a collocare i prodotti?
Modena, come la Popolare di Sondrio (21,1%), ha un diritto di prelazione. Ma a guardare il dossier non è la
sola. Anima sgr, che aveva già presentato un'offerta nel dicembre del 2015, si vede ancora come «polo
aggregante». Il prossimo consiglio di amministrazione sarà ai primi di marzo.
Altro asset che opera nel mercato italiano sotto dimensionato del risparmio gestito è la Banca Intermobiliare
di Investimenti e Gestioni, di cui Veneto Banca detiene il 71,4 per cento. Qui, in caso di cessione, sarebbe
più facile stabilire un prezzo in quanto la banca torinese è quotata in Borsa dove capitalizza 227 milioni di
euro. Montebelluna aveva annunciato che Bim era tornata strategica a settembre del 2016, in occasione
della presentazione della semestrale. Ma in logica di fusione delle due venete (con la regia di Fabrizio
Viola), adesso, è tornata in vendita.
Alessandro Penati, presidente di Quaestio che gestisce il fondo Atlante, azionista con il 98% del capitale,
l'aveva annunciato due mesi fa: «Puntiamo a scorporare Bim da Veneto Banca e ad averne il controllo
diretto». Detto e fatto. L'istituto presieduto da Massimo Lanza prima ha annunciato l'uscita dal board di
Giorgio Girelli (al suo posto è stata cooptata Paola Pierri), che gestirà direttamente proprio Banca
Intermobiliare, e poi ha dichiarato che «ai fini della realizzazione del piano strategico nell'ambito della
prospettiva di fusione, il consiglio sta attivamente valutando la possibilità di realizzare, a fronte degli
approfondimenti da compiersi nelle prossime settimane e soggetta ad autorizzazione di Bce, una
ridefinizione del perimetro del gruppo che preveda il deconsolidamento». Bim, che detiene Symphonia sgr,
in occasione dell'annuncio dei conti 2016 venerdì scorso (in perdita di 90,8 milioni a causa di rettifiche sui
crediti e accantonamenti), ha detto che il board ha definito le «linee guida del piano strategico di Bim quale
piattaforma di private banking di fascia alta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
19,9 per cento ,
la quota che Veneto Banca
e la Popolare
di Vicenza detengono, ciascuna, in Arca sgr
71,4 per cento , la partecipazione che Veneto Banca ha in Banca Intermobiliare, che capitalizza 227 milioni
Foto: Fabrizio Viola ( nella foto ) è amministratore delegato della Popolare di Vicenza e consigliere di
Veneto Banca
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 28
14/02/2017
Pag. 35
diffusione:238671
tiratura:333841
La compagnia
Alitalia, diffida dei sindacati sulle modifiche al contratto
Andrea Ducci
Lettera con diffida. La tensione tra Alitalia e sindacati non accenna ad affievolirsi e ieri gli uffici legali delle
segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Ta hanno inviato una diffida formale alla
compagnia area. I rappresentanti dei lavoratori chiedono all'azienda il rispetto dei contratti e degli accordi,
invitando Alitalia a recedere dall'applicazione delle misure unilaterali assunte nelle settimane scorse. Le
misure adottate dalla compagnia, per fronteggiare l'emorragia di perdite, prevedono già il congelamento
degli scatti di anzianità a partire dal 2017.
Non a caso, la trattativa finora non ha registrato progressi. Le posizioni restano distanti e in sede di
discussione sul rinnovo del contratto le proposte della società sono state respinte e definite irricevibili dai
sindacati. In ballo, oltre ai punti e alle misure su cui trovare un'intesa per disciplinare i nuovi contratti, c'è
l'urgenza da parte di Alitalia di individuare quanto prima una soluzione. Di qui ciò che agli occhi dei
sindacati si configura come un ultimatum: il termine del 28 febbraio per definire il nuovo contratto. Un
contesto che porta dritti alla conferma dello sciopero indetto per il prossimo 23 febbraio.
Nella diffida i legali dei sindacati ribadiscono che «non c'è ragione di carattere giuridico per limitare
l'efficacia delle disposizioni contrattuali in essere fino al 28 febbraio, dovendosi necessariamente applicare
gli accordi preesistenti fino alla sottoscrizione di un nuovo contratto». Un passaggio giustificato dal fatto che
Alitalia ha specificato che, in assenza di un accordo, a partire dall'inizio di marzo introdurrà unilateralmente
nuove regole contrattuali. La lettera chiede il rispetto della contrattazione collettiva e di tutti gli accordi
sindacali siglati e non disdettati, oltre che «l'immediato ripristino degli scatti contrattuali illegittimamente
sospesi». Nell'elenco delle contestazioni anche la tempistica e la prassi dei rinnovi, con la mancata
presentazione della piattaforma aziendale. Sul tavolo incombe comunque la necessità di arginare le perdite
da parte del vettore, con tanto di annunci che prospettano significativi tagli di personale. In attesa del nuovo
piano industriale il 16 febbraio potrebbe tenersi un incontro tra sindacati e azienda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 29
14/02/2017
Pag. 37
diffusione:238671
tiratura:333841
Il presidente dell'Antitrust
Pitruzzella: liberalizzazioni, avanti con la legge
Rita Querzé
«L'
Italia è sul punto di completare un percorso importante in materia di liberalizzazioni e concorrenza. Mi
auguro che, dopo un percorso lungo due anni, la legge sulla concorrenza all'esame del parlamento sia
presto approvata». Ieri il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella ( foto ) è intervenuto a Milano a un
convegno in Assolombarda. Titolo che è già un auspicio: «Scateniamo l'Italia, più concorrenza, più
mercato, più liberalizzazioni». «Forse in prospettiva bisognerebbe valutare interventi settoriali al posto delle
leggi omnibus - auspica il presidente dell'Autorità -. O anche lo strumento del decreto legge». Per
Pitruzzella la concorrenza non deve essere vista soltanto come una leva per abbassare i prezzi ma anche
come elemento in grado di stimolare l'innovazione. «L'importante - ha chiuso il presidente dell'Antitrust - è
che il sistema delle regole non sia caotico. Ma, al contrario, ben chiaro e trasparente per gli attori del
mercato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 30
14/02/2017
Pag. 37
diffusione:238671
tiratura:333841
INDUSTRIA & BORSA Roland Berger
Crapelli: troppo pessimisti sull'Italia Le imprese si sveglino, più Europa
La reciprocità «Sulle aziende strategiche necessaria una ragionevole reciprocità» Fabio Savelli
MILANO Roberto Crapelli, amministratore delegato di Roland Berger Italia, ritiene sia appena cominciata
l'epoca delle «acquisizioni convergenti». Tra aziende della stessa filiera. Da monte a valle della catena del
valore. L'ultimo esempio? L'operazione di fusione tra due colossi dell'occhialeria come Luxottica ed Essilor.
Tra chi fa montature e chi produce le lenti e apparecchiature ottiche. «Con l'obiettivo dichiarato di realizzare
un campione europeo. In questo caso persino mondiale - dice Crapelli -.L'unica strada per non perdere
quote sui mercati globali ad appannaggio della Cina, la fabbrica del mondo, e degli Stati Uniti, campioni
dell'innovazione tecnologica».
Non si rischia di sembrare nostalgici dell'industrial compact europeo. Formula buona per i convegni, ma al
momento senza grosse ricadute pratiche?
«È l'unica direzione possibile. Già delineata sulla carta, ma vittima di steccati nazionali e politiche di corto
respiro. Vede, in Europa siamo fortunati. Abbiamo già filiere produttive eccellenti. Dobbiamo soltanto fare il
passo successivo. Favorire i processi di aggregazione tra le aziende, come quella tra Luxottica ed Essilor.
Tra i fornitori e le imprese capofila. Ne va della stessa sopravvivenza del nostro sistema manifatturiero.
Senza la creazione di campioni europei in ogni settore produttivo il rischio è che comincino a saltare per
aria gli indotti e con loro migliaia di posti di lavoro. Ecco perché vanno incentivate, sponsorizzate tramite
convinti e ravvicinati dialoghi tra i governi, le operazioni di fusione societaria di questo tipo. Anzi auspico
che comincino ad aggregarsi anche le imprese fornitrici».
Due obiezioni. La prima: non c'è il rischio che le fusioni portino anche importanti tagli al personale con
pesanti ricadute sociali?
«Il rischio c'è, ma bisogna trovare dei contrappesi . La gestione di questi processi va demandata
direttamente ai governi. Soprattutto quando ci sono di mezzo aziende strategiche. C'è bisogno di una
ragionevole reciprocità. Con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali laddove è necessario. E di politiche attive
per ricollocare i lavoratori spostandoli in funzione della domanda mutevole di competenze richieste dal
mercato».
La seconda: non le sembra che il mondo stia andando verso un'altra direzione, attratto dalle sirene del
protezionismo?
«È l'effetto transitorio di una globalizzazione piena di storture. I mercati globali sono talmente interconnessi
che una guerra senza quartiere basata sui dazi tra Paesi non conviene a nessuno. Semmai conviene
attrezzarsi per non perdere il treno della competitività dove le nostre aziende sono delle best practice
mondiali. Penso ad esempio alle macchine utensili e all'alimentare. Ciò che scontiamo è il nanismo
dimensionale delle nostre imprese. E un sistema troppo bancocentrico che le penalizza nell'accesso al
capitale».
Anche la nostra piazza finanziaria sta diminuendo di taglia con alcuni delisting. Quello annunciato di
Luxottica, ma anche Parmalat, Italcementi e Pirelli. Non è una controindicazione?
«Non mi preoccuperei troppo. Anche in questo settore sono cominciate le aggregazioni. Basti pensare al
London Stock Exchange che controlla Milano. E la fusione con Francoforte. È auspicabile invece la nascita
di fondi di filiera. Che emettono obbligazioni o raccolgono capitale» .
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'occupazione industriale negli ultimi 15 anni I dati sono in milioni di persone crescita negativa 2000 2014
Fonte: Roland Berger su dati Ilo Corriere della Sera crescita positiva 2000 2014 Usa Regno Unito Spagna
Francia Germania Cina ITALIA 18,5 13,4 4,7 3,4 3,1 2,4 4,6 3,7 5,1 4,4 9,1 8,3 162,2 2231,7 -27% -27% -
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 31
14/02/2017
Pag. 37
diffusione:238671
tiratura:333841
23% -20% -12% -9% +43%
Il profilo
Roberto Crapelli, amministratore delegato
di Roland Berger Italia La società
di consulenza strategica
è tra le più importanti nella stesura
di piani industriali
per le aziende Roland Berger è ora consulente
di Alitalia
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 32
14/02/2017
Pag. 43
diffusione:238671
tiratura:333841
Sussurri & Grida
Banca d'Italia, l'esordio di Cariplo e Compagnia San Paolo
( m. ger. ) La Banca d'Italia ha formalmente convocato per il 31 marzo alle 10 l'assemblea dei partecipanti
al capitale che vedrà l'esordio tra i soci della Fondazione Cariplo e della Compagnia di San Paolo. L'ordine
del giorno, firmato da Ignazio Visco ( foto ), è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Oltre alla relazione
del Governatore, del collegio sindacale e l'approvazione del bilancio è prevista anche «l'istituzione di una
posta speciale per la stabilizzazione dei dividendi». Cioè somme che garantiscano una continuità nella
politica dei dividendi, con una distribuzione compresa tra 340 e 380 milioni per i prossimi anni,
subordinatamente alla capienza dell'utile e alle esigenze di patrimonializzazione. La certezza sul flusso
cedolare futuro è stata la chiave che ha aperto la porta all'ingresso nel capitale delle due maggiori
fondazioni bancarie italiane, dopo quindici anni dalle prime valutazioni. Fino a oggi la normativa delle
Fondazioni sulla redditività degli investimenti era di ostacolo all'operazione. La Compagnia di San Paolo e
la Fondazione Cariplo hanno acquisito buona parte della quota Bankitalia (4,88%) che il cda di Intesa
Sanpaolo ha deliberato di cedere a inizio febbraio al prezzo di 366 milioni. La sola Fondazione Cariplo
avrebbe rilevato il 2% per 150 milioni. La vendita, al valore nominale (25mila euro ogni quota per 300mila
quote complessive pari ai 7,5 miliardi di capitale di Via Nazionale), dovrebbe perfezionarsi a breve. È
possibile che entrambi gli enti puntino poi a raggiungere il limite statutario del 3%. Intesa dopo l'operazione
scende al 27,8% di Bankitalia (tre anni fa deteneva il 42%) ma intende ridurre entro il tetto del 3% previsto.
Dal 31 dicembre 2016 le quote eccedenti non potranno votare né incassare dividendi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Italfondiario, rating confermato
( f. ch. ) Fitch ha confermato a Italfondiario il rating di «Special Servicer» a CSS1 sui mutui commerciali e
RSS1 sui mutui residenziali. L'agenzia ha confermato il rating di «Primary Servicer» a CPS2 sui mutui
commerciali e il rating di «Primary Servicer» a RPS2+ sui residenziali. Per il 9° anno consecutivo la
controllata di doBank mantiene il rating più alto d'Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Avvocati, intesa italo-francese
( f. ch. ) Mentre continuano le acquisizioni cross-border tra Italia e Francia , lo studio italiano Cba ha siglato
un accordo con i francesi di Fidal per collaborare su operazioni corporate. Con 1.400 professionisti Fidal è il
primo studio di avvocati d'affari in Europa. «L'accordo costituisce un tassello nella realizzazione della
strategia di sviluppo di relazioni internazionali», ha commentato il managing partner di Cba Angelo
Bonissoni.
Aams: 19 miliardi spesi nel gioco
L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rilevano che la spesa degli italiani per il gioco è stata nel 2016 di
19 miliardi di euro. La raccolta complessiva, l'insieme delle puntate, è invece di 96 miliardi. Le vincite
ammontano a 77 miliardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 33
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
L'INTERVISTA. JYRKI KATAINEN, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE
«L'incertezza politica un freno agli investimenti»
Beda Romano
Nel pubblicare la sua analisi trimestrale sull'economia dell'Unione, la Commissione europea ha fatto notare
ieri che, per la prima volta in quasi 10 anni, tutti i Paesi membri dovrebbero registrare crescita economica
quest'anno. Eppure, «le prospettive sono più incerte del solito», si leg• ge nel rapporto. In una
conversazione con Il Sole 24 Ore, il vice presidente dell'esecutivo comunitario Jyrki Katainen, 45 anni, ha
sottolineato come l'incertezza politica - dall'uscita della Gran Bretagna dalla Ue alle prossime presidenziali
francesi fino al possibile voto anticipato in Italia- stia pericolosamente pesando sugli investimenti. Continua
pagina 2 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente u Continua da pagina 1 pL'ex premier finlandese, che ha
affrontato anche l'ipotesi di una tassa all'importazione (border tax) negli Stati Uniti, è il primo responsabile
del Fondo europeo per gli investimenti strategici (l'EFSI o Fondo Juncker). Per lungo tempo, nel pieno della
crisi debitoria e finanziaria, era l'incertezza economica a pesare sugli investimenti. Nel frattempo, il periodo
più acuto della crisi è passato, l'economia si sta ripendendo, ma gli investimenti restano deboli. Come mai?
Vi è stata una ripresa degli investimenti, ma non quanto sperato o previsto. Nei fatti, quello degli
investimenti è ancora un anello debole dell'economia europea. L'incertezza economica è stata superata. Le
riforme strutturali in molti paesi sono state adottate e la crisi esistenziale della zona euro appare almeno in
parte risolta. La ragione della debolezza degli investimenti è a questo punto legata all'incertezza politica.
Quali sono i timori più evidenti, che gli investitori internazionali le riferiscono più spesso? I rischi politici
sono difficili da analizzare e da prevedere. C'è chiaramente preoccupazione per le scelte politiche della
nuova amministrazione americana. Sul fronte commerciale, ci si interroga su come potrebbe concretizzarsi
il protezionismo americanoe quale sarebbe il suo impatto sul commercio internazionale. Sul versante
europeo, la situazione è senza precedenti per quanto riguarda il populismo. Ci si chiede come evolverà la
tassazioneo come si svilupperà l'assetto della società. Ci sono dubbi poi sul comportamento dei
consumatori. Lo sguardo di molti osservatori corre alla scelta britannica di lasciare l'Unione o alla Francia e
alle prossime elezioni presidenziali che Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale, potrebbe in effetti
vincere. Attualmente, il livello degli investimenti in Europa è inferiore di 300 miliardi di euro ai livelli medi di
lungo termine. All'incertezza economicaè subentrata l'incertezza politica. Per colmare questo scarto,
dobbiamo ridurre l'incertezza per incoraggiare gli investimenti privati perché attualmente non è un problema
di denaro, quello non manca, è un problema di allocazione dei fondi. Cosa risponde ai suoi interlocutori
stranieri quando le chiedono del futuro della zona euro? Faccio loro notare che le sfide non mancano:
l'esito di incerte elezioni politiche; l'emergenza immigrazione; il rapporto con la Russia. Al tempo stesso,
sottolineo come l'Europa si stia integrando sempre più. Ricordo le misure per completare il mercato unico
digitale, il mercato unico dei capitali, il mercato unico energetico. Per non parlare della nascita di un Corpo
europeo di guardie di frontiera o dell'annunciata cooperazione nel campo della difesa. Può l'Europa fare di
più per compensare gli effetti nefasti sugli investimenti dell'incertezza politica? La Commissione europea
può fare poco direttamente nei paesi membri, ma promuovendo accordi commerciali, rafforzando il mercato
unico e utilizzando appieno il Fondo Juncker possiamo sostenere l'economia e rasserenare il clima politico.
A proposito del mercato unico, vi è ancora molto potenziale tuttora inutilizzato. Possiamo creare nuovi
mercati e quindi nuova domanda. Per esempio, nel trasporto dell'elettricità o nei biocarburanti. Parliamo,
per terminare, della situazione americana e soprattuto del futuro del commercio internazionale. Gli Stati
Uniti stanno valutando se adottare una border tax, una tassa all'importazione. Cosa ne pensa? Non mi
piace parlare di guerre commercialio speculare su di esse. L'Europa vuole evitare guerre o conflitti
commerciali con qualsiasi partner, inclusi gli Stati Uniti. Poiché sarebbe molto negativo per l'economia. Ciò
detto, se qualcuno si comporta controi nostri interessio contro le regole commerciali internazionali, allora
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 34
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
possiamo reagire coni nostri meccanismi. Vogliamo rispettare le regole globali quando si tratta di
commercio. Anche il rischio di una politica isolazionista da parte americana è fonte di incertezza politica.
Prima dell'arrivo di Donald Trump, il libero commercio era fonte di preoccupazione per molti in Europa e nel
mondo, associato a una globalizzazione non governata o mal governata. Si era convinti che l'assenza di
regole fosse sinonimo di perdite di posti di lavoro. Oggi l'approccio mentale è più favorevole al commercio,
per via anche della minaccia di decisioni unilaterali da parte americana. Siamo passati da una visione
negativa del libero commercio, a una visione più positiva se quest'ultimo è basato su regole certe e
condivise. Non è un caso se nelle ultime settimane i paesi del Golfo Persico, dell'Asia o dell'America Latina
ci dicono di voler rafforzarei legami con una Europa che privilegia il multilateralismo e la cooperazione
internazionale.
Economia in miglioramento
Le previsioni di crescita del Pil per il 2017 fatte dalla Commissione europea. Dati in percentuale 4 3 2 1 <1
Irlanda 3,4 Lussemburgo 4 Portogallo 1,6 Regno Unito 1,5 Spagna 2,3 Danimarca 1,5 Olanda 2 Belgio 1,4
Francia 1,4 Italia 0,9 0,9 Svezia 2,4 Germania 1,6 Polonia 3,2 Rep. Ceca 2,6 Austr ia 1,6 Ungher ia 3,5
Slovenia 3 Croazia 3,1 Malta 3,7 Finlandia 1,2 Estonia 2,2 Lettonia 2,8 Lituania 2,9 Slovacchia 2,9
Romania 4,4 Bulgar ia 2,9 Grecia 2,7 Cipro 2,5
Foto: Commissione Ue. Jyrki Katainen
Foto: REUTERS Commissione europea. Il vicepresidente Jyrki Katainen, ex premier finlandese
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 35
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
RAPPORTO CONFINDUSTRIA-CGIL-CISL-UIL
Piano Sud innovativo, ma ora correre
Giorgio Santilli
La novità forte del Masterplan Sudè essere riuscitoa fare pianificazione finanziaria per 35 mi• liardi
integrando fondi Ue, cofinanziamenti nazionali e Fondo sviluppo coesione (Fsc).E di averlo fatto in tempi
rapidi. Dà atto al governo di questa innovazione il Rapporto di Confindustria, Cgil, Cisle Uil sui patti attuativi
del Masterplan. La sfida, però, oggiè tutta sull'attuazione. Sfida di velocità e qualità. Continua pagina 7 u
Continua da pagina 1 Sfida di qualità e di velocità significa anche che alla fase dell'attuazione spetta ora il
compito, delicatissimo, di correggere in corsa qualche sfasatura o errore di valutazione che sono stati
commessi, soprattutto a livello territoriale, nella prima fase. Delicatissimo perché non si può fermare il
motore della macchina che invece deve cominciare a viaggiare a pieno ritmo. Al tempo stesso, si devono
rimuovere quei problemi che possono portare a un rallentamento successivo (pensiamo a progettazioni non
sempre all'altezza) o a uno sviluppo che, sul piano qualitativo, rischia di non essere sufficentemente
innovativo come nelle premesse strategiche di questo lavoro. Servono un «monitoraggio rafforzato»,
«flessibilità di programmazione» che consenta «rafforzamenti mirati, integrazioni e rimodulazioni», dice il
documento che chiede, per esempio, più attenzione a «processi di reindustrializzazione di aree e settori
oggetto di riconversione o trasformazione e la connessa riqualificazione dei lavoratori coinvolti». Bene ha
fatto il ministro De Vincenti • che tanta parte positiva ha giocato anche da Palazzo Chigi in quella
programmazione innovativa e in quella regìa centrale dei mesi scorsi • a offrire una sponda alla richiesta di
dialogo, lanciando l'idea di un tavolo che consenta un raccordo fra la cabina di regia governativa e le parti
sociali. La richiesta che veniva da imprese e sindacati è di «accompagnare, a livello nazionale e regionale,
l'attuazione di ciascun patto». Senza commistione di ruoli ha chiarito il ministro • che appartengono ad altre
fasi e in realtà nessuno ha chiesto: piuttosto un confronto sulle cose da fare, un modo per non spegnere i
riflettori su un percorso che produrrà risultati davvero positivi sul Mezzogiorno se contribuirà a sanare i
vecchi limiti organizzativi e progettuali senza bendarsi gli occhi sui ritardi di strutture anche innovative.
Sono i territori che ancora una volta hanno dimostrato i limiti principali nel tradurre in piani e progetti gli
stimoli finanziari e le linee strategiche e programmatiche del governo. I patti sono stati spesso messi a
punto sulla base della «progettualità prevalente», cioè dello stato della progettazione sul territorio e del
livello di fattibilità esistente. Un vecchio vizio, quello di infilare nei piani i progetti che si hanno disponibili o
nei cassetti, che nasce dalla mancanza di un parco progetti di qualità. Questa è la sfida che si può e si
deve vincere.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 36
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
TITOLI DI STATO
Il «fil rouge» fra Italia e Francia
Maximilian Cellino
C'è una correlazione quasi perfetta fra gli spread di Italia e Francia nel 2017. Le prospettive sul debito dei
due Paesi restano però ben differenti. u pagina5 Per una Federal Reserve che cerca in tuttii modi di
svincolarsi all'abbraccio letale alla quale la vorrebbe sottoporre Donald Trump c'è una Bce comunque
costrettaa farei conti con la politica in un anno di sfide elettorali potenzialmente decisive anche per il
destino dell'Unione. Così, dopo l'incontro della scorsa settimana fra Mario Draghie Angela Merkel, ieriè
toccato al governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau scendere di nuovo in campo per
mettere in guardia sugli insopportabili costi aggiuntivi (30 miliardi di euro l'anno) che il suo Paese rischia di
dover sborsare in caso di uscita dall'euro per pagare gli interessi sui titoli di Stato. Fa una certa impressione
sentire trattarea Parigi temi quali la sostenibilità del debito pubblico che in Italia siamo abituati nostro
malgradoa fronteggiare ogni giorno. Va detto però che quell'intervento fuori dai canoni rispecchia in pieno
la nuova realtà dei mercati, che da qualche tempo sembrano comportarsi come se non ci fossero più le
Alpia separarei due Paesi. Come faceva notare ieri Bloomberg, quella correlazione fra lo spread degli OaT
francesie dei nostri BTp nei confronti del Bund decennale cheè stata poco rilevante (0,43) finoa tutto lo
scorso annoè divenuta quasi perfetta (0,95) nel 2017. È ovvio che lo sconfinamento della Francia nella
«periferia» d'Europa sia essenzialmente legato al rischio crescente che precede le presidenziali forse più
incerte (e cruciali) degli ultimi decenni programmatea cavallo fra aprilee maggio. Così comeè altrettanto
evidente che ci sia ben poco da rallegrarsi di questa sorta di fil rouge che legai due Paesi. Almeno agli
occhi degli investitori la presenza del paese transalpino fra gli ex•Pigs è destinata con tutta probabilità a
terminare proprio con l'appuntamento elettorale: in questo modo almeno la pensa Credit Suisse, che prima
di tutto non crede fino in fondoa una vittoria di Marine Le Pene sottolinea poi come il sistema finanziario
francese sia solido, mentrei fondamentali economici dal Paese sono in miglioramento. Convinta anche dal
sostegno del quantitative easing targato Bce, Credit Suisse suggerisce quindi di «acquistare sulla
debolezza, ma non adesso»e dà idealmente appuntamentoa dopo le elezioni: un'indicazione piuttosto
ottimista che vorremmo tanto estendere anche ai titoli di Stato del nostro Paese, se non fosse da un lato
perché la nostra incertezza politica potrebbe protrarsi ben oltree dall'altro per la distanza che ancora ci
separa dai nostri «cugini» su alcune questioni basilari. Se infattiè vero che da inizio annoi rendimenti di
OaT e BTp si siano mossi quasia braccetto (34 centesimi in più per il primo, 40 per il secondo),è anche
innegabile che gli effetti complessivi sul debito siano ben differenti. Questo perché la spesa per interessi sul
nostro debito esistenteè esattamente doppia rispettoa quella della Francia (circa il 3% contro l'1,5% medio
ricordato ieri da de Galhau)e soprattutto perché il quantitativo più elevato di emissioni lordea medio•lungo
termine previsto per l'intero 2017 (255 contro 185 miliardi, secondo UniCredit) rendei nostri conti
necessariamente più sensibili al «caro tassi». Difficile, con simili premesse, sostenere stavolta chea «mal
comune» corrisponda anche «mezzo gaudio».
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 37
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
BASSA CRESCITA E DEBITO
Il banale 0,2% e la vera emergenza
Guido Gentili
Ci sono almeno due passaggi, nell'analisi della Commissione europea che ha confermato le previsioni di
sviluppo dell'Italia (le più basse dell'Unione, Grecia compresa) che planano assai poco dolcemente su
Roma, dove l'ex premier Matteo Renzi ha avviato una complessa verifica congressuale del Pd, il partito sul
quale poggia il destino della maggioranza di governo. Il primo passaggio: «L'incertezza politicae il
risanamento lento del settore bancario rappresentano un rischio per la crescita economica». Il secondo,
ricavabile da una semplice tabella:a giudizio di Bruxelles, che tra una settimana presenterà sul tema
specifico un rapporto, il debito pubblico segnerà quest'anno un nuovo record al 133,3% in rapporto al Pil
mentre nel 2018 dovrebbe portarsi al 132,2%. Dati superiori alle previsioni di novembre (133,1% per il 2017
e il 2018 e ben differenti dal quelle del governo, 132,6% e 130,1%) che già avevano fatto profilare l'ipotesi
di una «deviazione significativa» dal percorso di rientro. A meno che non si voglia archiviare il tutto come
posta irricevibile per lesa sovranità, in entrambii casi si tratta di due passaggi sui quali la classe politica, di
maggioranzae d'opposizione, dovrebbe riflettere, evitando di scantonare i problemi con un dibattito fumoso
sui nuovi orizzonti della sinistra o sul ritorno (a destra, il copyright è di Silvio Berlusconi) della lira da far
circolare assieme all'euro. Il puntoè un altro. La miscela di bassa crescita e alto debito tiene inchiodata
l'Italia nelle posizioni di coda dell'eurozonae dell'Unione e alimenta la convinzione, a Bruxelles, che l'Italia
non fa abbastanza per uscire da un angolo in cui si è cacciata da molti anni. E se a questo giudizio politico
sommiamo le persistenti tensioni e volatilità sui mercati finanziari, ecco che i rischi aumentano. Continua u
pagina 3 u Continua da pagina 1 Inevitabilmente, piaccia o no, atteso anche un Paese pure straordinario
per i miracoli che sa costruire sul fronte dell'export, non può pensare di cavarsela evitando di assumersi le
responsabilità che gli competono. Al momento, la prima di queste responsabilità riguarda una cifra tutto
sommato piccola, uno 0,2% in rapporto al Pil che significa 3,4 miliardi da mettere sul piatto a titolo di
correzione richiestaci dalla Commissione per evitare una procedura d'infrazione. Il negoziato è in corso e
Bruxelles ha preso atto degli impegni assunti dal governo Gentiloni. Il ministro Pier Carlo Padoan ha messo
nero su bianco che per circa 2,5 miliardi si sarebbe agito dal lato delle entrate. È così ricomparsa la parola
"accise", un tassa buona per tutte le stagioni, a cominciare dalla guerra d'Etiopia del 1935. Forse, quei 2,5
miliardi scenderanno pure, se per esempio la crescita del Pil nel 2016 si rivelerà più forte di quanto
pronosticato e magari arriverà a quota +1%. Ma è pur sempre una tassa e questo ritorno non va giù a
Matteo Renzi, che punta alle elezioni anticipate e che sulla riduzione della tasse ha issato la sua bandiera
programmatica. Indietro non si torna, dice rivolto a Gentiloni e Padoan, «non possiamo spremere i
cittadini», affidiamoci in alternativa a «un disegno in grado di accompagnare la curva della crescita». D'altra
parte, lo stesso Renzi nota che la procedura d'infrazione «va evitata con tutti gli sforzi possibili» e che si
troverà «un'intesa» con quest'Europa «maestrina dello 0,2%», in attesa della revisione del Fiscal Compact
che il ministro Graziano Delrio ha definito un problema «grande come una casa». Così la parola ripassa al
ministro Padoan, che entro aprile, se non prima, dovrà trovare la classica quadratura del cerchio. Lo 0,2% è
in effetti molto più piccolo (che sono i 3,4 miliardi di cui si parla rispetto a 19, di cui non si parla, previsti
dalla clausole di salvaguardia fiscali a titolo di aumenti Iva per il 2018 che il governo intende disinnescare?)
ma non per questo meno insidioso sugli sdrucciolevoli sentieri della politica italiana. La stessa che dal lato
della spesa pubblica tende sempre a gettare la spugna. Che l'altro ieri, in ossequio al Fiscal Compact, infilò
in Costituzione il pareggio di bilancio a tempi di record e senza quasi discuterne con spirito critico e
autocritico. Che oggi prova a smussare ogni angolo scomodo catapultandosi di fatto in una nuova stagione
elettorale. Quando la Commissione osserva che «l'incertezza politica rappresenta un rischio» dice, in
fondo, una banalità. Ma è ormai diventata banale anche la constatazione che l'Italia cresce meno di tutti gli
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 38
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:105722
tiratura:156556
altri Paesi d'Europa e che, nonostante i progressi degli ultimi anni, il debito pubblico resta altissimo. I
numeri dicono questo e le mappe colorate diffuse ieri dalla Commissione confermano un'emergenza che è
divenuta banale e per questo più pericolosa.
Foto: .@guidogentili1
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 39
14/02/2017
Pag. 3
diffusione:105722
tiratura:156556
Le vie della ripresa LE PREVISIONI DELLA COMMISSIONE UE
«Pil 2017 fermo a 0,9%, rischi da banche e politica»
Rischio infrazione Il 22 febbraio il rapporto sull'indebitamento da cui dipende la decisione sulla procedura Dombrovskis «Paesi con elevati deficit e debiti devono continuare a ridurre i rispettivi passivi» La Ue rivede al rialzo il debito - Moscovici: «Nessun ultimatum all'Italia, bene gli impegni di Padoan» L'OCCUPAZIONE Per la Commissione Ue l'occupazione in Italia continuerà a crescere in termini di ore lavorate, non di nuovi occupati Beda Romano
BRUXELLES. Dal nostro corrispondente pL'economia italiana rimane drammaticamente lenta e fragile,
secondo le ultime previsioni economiche della Commissione europea pubblicate ieri. L'esecutivo
comunitario prevede una crescita dello 0,9% nel 2017 e dell'1,1% nel 2018. Sono le stime più basse di tutta
l'Unione. Nella sua analisi della congiuntura, Bruxelles ha accolto positivamente l'impegno del governo di
correggere la traiettoria dei conti pubblici entro aprile, ma nel frattempo ha rivisto al rialzo le sue stime di
debito pubblico. «L'incertezza politica e il risanamento lento del settore bancario rappresentano un rischio
per la crescita economica», scrive la Commissione europea nel suo rapporto pubblicato ieri mattina quia
Bruxelles. «Ciò detto, non si può escludere un impulso più forte del previsto proveniente dalla domanda
esterna». La presa di posizione sulla situazione politica giunge mentre in Italia la maggioranza governativa
dibatte nervosamente di elezioni anticipate. Le nuove previsioni di crescita sono piùo meno in linea con le
stime comunitarie dell'autunno scorso. In novembre, la Commissione prevedeva un'espansione
dell'economia dello 0,9% nel 2017 e dell'1,0% nel 2018. Sempre in autunno, Bruxelles stimava il debito al
133,1% nei due anni. Le stime pubblicate ieri sono leggermente peggiori sotto questo profilo. L'esecutivo
comunitario si aspetta un de• bito al 133,3% del Pil nel 2017 e al 133,2% del Pil nel 2018. La questione delle
finanze pubbliche è sempre delicata. La Commissione europea ha chiesto all'Italia di correggere
l'andamento del bilancio 2017, adottando misure strutturali per lo 0,2% del Pil (si veda Il Sole 24 Ore di
sabato). «L'esecutivo comunitario accoglie positivamente l'impegno pubblico del governo di adottare queste
misure (...) entro aprile». Aggiunge Bruxelles: «Queste saranno prese in considerazione non ap• pena
sufficienti dettagli saranno disponibili per analizzarle». La presa di posizione è freddae distaccata,
nonostante l'eccitabilità con la quale l'establishment italiano segue la vicenda. La Commissione deve
decidere sulla base delle scelte politiche del governo italiano se aprireo meno una procedura per debito
eccessivo. Un rapporto sull'evoluzione dell'indebitamentoè previsto il 22 febbraio. A questa relazione
dovrebbe essere associata - non necessariamente in modo contestuale - la decisione dell'esecutivo
comunitario su una eventuale procedura. «Noi incoraggiamo il gover• no italiano ad adottare queste misure -
ha detto in una conferenza stampa qui a Bruxelles il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici •, ma
è assolutamente sbagliato parlare di ultimatum da parte nostra. Stiamo discutendo in modo costruttivo e
positivo con le autorità italiane (...). Non c'è alcun ultimatum, vogliamo vedere quali saranno le misure». La
parola ultimatum è un riferimento agli articoli fuorvianti di alcuni giornali nei giorni scorsi. Sul fronte della
congiuntura, la Commissione è dell'avviso che l'occupazione in Italia continueràa crescere, ma non in
termini di nuovi occupati quanto di incremento delle ore lavorate. In questo senso, nel futuro prevedibile la
disoccupazione dovrebbe rimanere sopra all'11%. Sul fronte della zona euro, la Commissione ha rivisto al
rialzo la crescita economica che dovrebbe essere dell'1,6% nel 2017, dall'1,5% in autunno, e dell'1,8% nel
2018, dall'1,7% in novembre. In un comunicato, il vice presidente della Commissione europea Valdis
Dombrovskis nota che «la ripresa economica continua per il quinto anno consecutivo», precisando che
«paesi con elevati deficit e debiti devono continuare a ridurre i passivi». Quanto alla possibile vittoria del
leader del Fronte Nazionale Marine Le Pen nelle presidenziali francesi della primavera questa sarebbe,
secondo il commissario Moscovici, «una tragedia per l'Europa e una catastrofe per la Francia».
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 40
14/02/2017
Pag. 3
diffusione:105722
tiratura:156556
Così cambiano le previsioni Ue sull'Italia Le nuove stime della Commissione europea a confronto con
quelle di autunno 2016 1,2 1,0 0,8 0,6 0,4 PIL Var.% Vecchie previsioni NOV 2016 0,9 1,0 2017 2018
Nuove previsioni FEB 2017 0,9 1,1 2017 2018 134 133 132 131 130 DEBITO/PIL In % Vecchie previsioni
NOV 2016 133,1 133,1 2017 2018 Nuove previsioni FEB 2017 133,3 133,2 2017 2018 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0
DEFICIT/PIL In % Vecchie previsioni NOV 2016 2,4 2,5 2017 2018 Nuove previsioni FEB 2017 2,4 2,6
2017 2018 12,0 11,5 11,0 10,5 10,0 DISOCCUPAZIONE In % Vecchie previsioni NOV 2016 11,4 11,3
2017 2018 Nuove previsioni FEB 2017 11,6 11,4 2017 2018
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 41
14/02/2017
Pag. 7
diffusione:105722
tiratura:156556
I macrosettori. Regioni in ordine sparso nella ripartizione delle risorse, poco spazio ai progetti integrati
Alle infrastrutture il 30,5% del budget
LO SCENARIO Previsti 10,7 miliardi per l'ambiente, attenzione per sistemi idrici e dissesto geologico Turismo e cultura: 2 miliardi N.P.
pUna serie di macro•capitoli: infrastrutture, ambiente, sviluppo economico e produttivo. Su queste tre voci si
concentra l'82% degli oltre 35 miliardi di euro dei Patti regionali del Masterplan per il Sud. Il documento
delle parti sociali analizza la ripartizione delle risorse. Le infrastrutture, con 10,7 miliardi assorbono il 30,5%
del totale. In questa macroarea il settore strade, con 5,2 miliardi ne assorbe una fetta consistente. A
seguire vengono le ferrovie, con 2,3 miliardi, con una distribuzione che vede differenti scelte regionali. La
Campania da sola ha scelto di investire ben 1,4 miliardi su questa voce (il 60% di quanto investito da tutte
le regioni), mentre la Sicilia non ha dedicato alcuna risorsa al trasporto su ferro, puntando tutto sulle strade
come fa anche la Basilicata. Un miliardo è convogliato sugli aeroporti (67% del totale per la Campania), 780
milioni sui porti (53% in Calabria). Emerge, dice il testo, una visione d'insieme degli interventi che rischia di
cogliere solo parzialmente le esigenze di sviluppo dei singoli settori produttivi e di mobilità integrata di
persone e merci, specie quelle legate all'interregionalità degli interventi. Altro settore importante, con
altrettante risorse, 10,7 miliardi, è l'ambiente: gli interventi sono concentrati soprattutto nel settore idrico,
3,8 miliardi, cioè il 10,9% del totale, e nel dissesto idrogeologico, 2,5 miliardi, ovvero il 7,4% dei fondi. Una
quota consistente è destinata ai rifiuti, 1,5 miliardi, e agli interventi di bonifica, 1,3 miliardi. Alla voce sisma
sono diretti 263 milioni distribuiti tra Calabria e Basilicata (167 e 96 milioni). Su base territoriale tutte le
Regioni, anche se con intensità diverse, hanno puntato sul settore idrico e, con la sola eccezione
dell'Abruzzo, sul dissesto idrogeologico. La macrovoce Sviluppo economicoe produttivo ha la netta
predominanza di interventi classificabili come incentivi (in particolare credito d'imposta per gli investimenti),
che mobilitano 5 miliardi su 7,4, con percentuali importanti in Campania (2,8 miliardi) e Puglia (più di 1
miliardo). Ci sono poi altri segmenti di spesa: le Politiche sociali raccolgono 1,7 miliardi; Turismo e cultura 2
miliardi; Edilizia pubblica 2,4 miliardi. Al turismo e alla cultura dedicano risorse principalmente la Puglia,
472 milioni, seguita dalla Campania,383 milioni,e Sicilia, 320 milioni. Mentre la Sardegna non ha dedicato
risorse.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 42
14/02/2017
Pag. 16
diffusione:105722
tiratura:156556
PRIVATE BANKING RAPPORTI 24 / IMPRESA Maurizio Grigolo Partner PwC INTERVISTA
Mifid2 spingerà verso le gestioni patrimoniali
Gaia Giorgio Fedi
Torna in auge la gestione patrimoniale, quella formula con cui il risparmiatore affida tramite mandato il
proprio patrimonioa un gestore.I dati di Assogestioni hanno evidenziato nel terzo trimestre 2016 una
raccolta netta positiva per 824,9 milioni di euro per le gestioni patrimoniali in fondie di 158,4 milioni per le
gestioni patrimoniali mobiliari. I numeri di Aipb invece mostrano che le gestioni patrimoniali sono rimaste
stabili nei portafogli private, dove si rileva una maggiore propensione a investire in questo servizio da parte
dei clienti delle banche specializzate. Un trend in crescita, quello delle gestioni patrimoniali, anche perché
legato alla Mifid 2, che entrerà in vigore a gennaio 2018, commenta Maurizio Grigolo, partner di PwC.
Infatti, «la gestione patrimoniale risponde già alle regole imposte dalla Mifid, e questo comporterà anche
che con l'entrata in vigore vera e propria della normativa non ci dovrebbero essere significative modifiche di
prodotto», aggiunge Grigolo. Dottor Grigolo, quali sono in particolare le sfide poste dalla Mifid2? Con la
Mifid2 sarà necessario fare i conti con una minaccia di riduzione dei ricavi per i distributori di prodotti
finanziari, per una maggior pressione regolamentare e per il fatto che una fetta sempre maggiore di
clientela tende a fare investimenti con il fai•da•te. È inoltre prevedibile un aumento degli investimenti
informatici per fabbriche prodotto e distributori per un sempre più spinto grado di interazione tra gli stessi e
per adeguare le informative ai clienti che dovranno essere sempre più dettagliate. Da questo discende la
necessità di individuare prodotti semplici e a larga diffusione, per i quali quindi i costi di adeguamento alla
Mifid2 saranno più sostenibili. E questo andrà a beneficio delle gestioni patrimoniali? Sì. I principali
operatori stanno già rifocalizzando la propria attenzione sulle gestioni patrimoniali e sul relativo modello di
compenso, che essendo già allineato a Mifid2 potrà essere più agevolmente supportato. Si parla di una
commissione che va dall'1% in su, già in uso e compresa dalla clientela. Sarà di più facile attuazione anche
il necessario reporting sulle gestioni stesse. Questa appare la via maestra soprattutto per gli operatori di
dimensione ridotte. Ma le gestioni patrimoniali sono un servizio che va bene a tutti? Qual è il cliente ideale
per questo servizio? Si tratta di un servizio che andrebbe consigliato alla clientela con una disponibilità
superiore ai 100mila euro • mentre in Italia la media dei risparmi è sotto quella soglia - e che non essendo
sofisticata preferisce affidare il proprio patrimonio ad un professionista. La clientela "semplice" infatti,
difficilmenteè in grado di apprezzare i benefici derivanti da una una consulenza indipendente che con
Mifid2 sta cercando un proprio spazio. Si noti che con Mifid2 si nota una graduale "clusterizzazione" della
clientela dei servizi di investimento. Quindi per i clienti con disponibilità inferiori potrebbe affermarsi la
consulenza indipendente? No, per la ragione appena citata. Per i clienti con risparmi sotto i 100mila euro è
probabile si affermi una consulenza semplice non indipendente, con un portafoglio di pochi prodotti, una
consulenza magari robotizzata, ove il distributore continuerà ad avere un riconoscimento basato sulle
retrocessioni dalle case prodotto. Mentre la consulenza avanzata probabilmente si affermerà per clienti con
patrimoni rilevanti ed esigenze allargate a immobili, successione, finanza d'impresa.
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 43
14/02/2017
Pag. 38
diffusione:239605
tiratura:340745
R2
Pubblico impiego, accordo vicino su licenziamenti e premi produttività
Rush finale tra sindacati e governo per sciogliere gli ultimi nodi e applicare la riforma Madia Cgil, Cisl e Uil chiedono di ridurre il ruolo della legge e accrescere quello della contrattazione ROSARIA AMATO
ROMA. Corsa contro il tempo di sindacati e governo per raggiungere l'accordo sulla riforma del pubblico
impiego. Domani le parti torneranno a negoziare e venerdì il Consiglio dei ministri dovrebbe dare il via
libera definitivo al testo. Resta ancora un nodo centrale da sciogliere: quello sul ruolo della contrattazione.
Cgil, Cisl e Uil puntano a rafforzare il peso dei negoziati riducendo così quello della legge, il tutto in linea
con l'intesa quadro raggiunta il 30 novembre. Il governo ha espresso alcune perplessità.
La richiesta dei sindacati è di modificare diversi articoli (il 2, il 5 e il 40): nella sostanza si tratta di ridare alla
contrattazione gli spazi sottratti e recintati dalla legge Brunetta. Un principio che i sindacati contavano di
avere affermato una volta per tutte con l'accordo quadro firmato faticosamente a pochi giorni dal
referendum costituzionale, ma che con una certa delusione ritengono che non si rifletta abbastanza nel
nuovo Statuto dei lavoratori pubblici. In particolare si parla di restituire alla contrattazione materie come la
mobilità, l'inquadramento, l'organizzazione e la flessibilità: «Non devono rimanere competenza esclusiva
dei dirigenti e dell'amministrazione», dice il segretario confederale della Cisl, Maurizio Bernava. I sindacati
chiedono inoltre di «liberare da ogni vincolo la contrattazione di secondo livello, con il superamento del
meccanismo delle fasce di merito imposto dalla legge Brunetta», spiega il segretario confederale della Uil
Antonio Foccillo. Modifiche importanti vengono chieste inoltre sulle sanzioni e sui licenziamenti, ritenuti
«eccessivi» dai rappresentanti dei lavoratori. E c'è anche un problema di metodo: «Un altro nodo
importante - sottolinea il segretario confederale della Cgil Franco Martini - è determinare nella Pubblica
amministrazione un sistema di relazioni sindacali che preveda il confronto preventivo». Accordo spettato
invece per quanto riguarda l'estensione della normativa alla scuola: infatti all'incontro oltre alla delegazione
della Funzione Pubblica era presente una delegazione del Miur. I sindacati chiedono l'estensione al
pubblico impiego dei premi per la produttività e del welfare aziendale, un modo «per recuperare potere
d'acquisto e migliorare la performance», osserva Bernava.
Nessuna rottura però: il confronto è proseguito per tutta la giornata, e il ministero ha chiesto del tempo per
valutare le modifiche richieste dai sindacati.
Oggi solo contatti informali, si dovrebbe tornare al tavolo domani, per l'intesa definitiva. Il ministero guidato
da Marianna Madia mostra una certa apertura verso la richiesta di garantire un ruolo maggiore alla
contrattazione su diverse materie, dalle carriere alla mobilità, ma minore disponibilità a offrire ai sindacati
uno spazio in materia di organizzazione degli uffici, attualmente di esclusiva competenza dei dirigenti.
Prima del Consiglio dei ministri il governo dovrà anche cercare l'intesa con le Regioni.
L'accordo del 30 novembre, oltre che intervenire sulla parte normativa, pone anche le basi per il rinnovo
dei contratti di lavoro: da indiscrezioni emerge che oltre ai 300 milioni stanziati dalla legge di Stabilità ci
sarebbero sul piatto 900 milioni per il 2017 e 1,2 miliardi per il 2018. L'obiettivo rimane quello stabilito a
novembre: un aumento medio di 80 euro lordi in busta paga.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I PUNTI
SPAZIO AL CONTRATTO Il nuovo Testo Unico del pubblico impiego rivede la logica della riforma Brunetta,
restituendo ampi spazi alla contrattazione
PIÙ MERITOCRAZIA I contratti dovranno garantire una differenziazione delle valutazioni, per porre fine alla
distribuzione a pioggia dei premi e misurare i risultati STOP AI FURBETTI Affidata ai contratti la formula per
colpire le assenze "sospette".
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 44
14/02/2017
Pag. 38
diffusione:239605
tiratura:340745
Le competenze sulle visite fiscali passano dalle Asl all'Inps, con nuove fasce di reperibilità di 7 ore
La distribuzione dei dipendenti pubblici
38.661 3.150.469 P.A. Bolzano TOTALE P.A. Trento Valle d'Aosta Lombardia Friuli V.G.
Veneto Piemonte Liguria Emilia R.
Marche Toscana Umbria Abruzzo Sardegna Lazio Molise Campania Basilicata Puglia Calabria Sicilia
39.683 11.519 401.936 82.380 221.623 213.994 95.021 222.358 79.855 205.463 49.242 70.203 109.036
380.284 18.425 282.098 33.747 203.981 113.521 269.909 ©RIPRODUZIONE RISERVATA
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 45
14/02/2017
Pag. 1
diffusione:154324
tiratura:222715
BRUXELLES
"Banche e incertezza Ecco cosa frena Roma"
Marco Bresolin
A PAGINA 6 "Banche e incertezza Ecco cosa frena Roma" C'è un messaggio impietoso sulla cartina che
ha fatto da sfondo alla conferenza stampa del commissario Pierre Moscovici, quella in cui i 28 Paesi Ue
sono divisi in quattro fasce in base al loro tasso di crescita nel 2017. Due (Lussemburgo e Romania) vanno
oltre il 4%, sei superano il 3%, undici fanno almeno il 2% e otto sono sopra l'1%. Uno solo non raggiunge
l'unità: l'Italia. Le previsioni di Bruxelles dicono che la nostra economia resterà inchiodata al +0,9% nel
2017, lo stesso dato previsto in autunno. Un valore che è esattamente la metà di quello dell'Ue nel suo
complesso (+1,8%, rivisto al rialzo di due decimali) e di gran lunga inferiore a quello della zona euro
(+1,6%, in rialzo di un decimale). Il ritmo della crescita italiana è «costante», ma «moderato». E deve far
fronte a due insidie: «L'incertezza politica e il lento aggiustamento del settore bancario - scrive la
Commissione - pongono rischi al ribasso alle prospettive di crescita". Come anticipato da La Stampa ieri,
dietro quell' "incertezza politica" si nascondono i timori per le elezioni anticipate. Ma se con una mano
suona il campanello d'allarme e avverte chi vorrebbe fughe in avanti verso il voto prima dell'estate, con
l'altra la Commissione accarezza chi sta al governo in questo momento. Dice di aver «preso nota» e di aver
accolto in modo «positivo» gli impegni pubblici presi dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in merito
alla richiesta di migliorare il deficit strutturale con un intervento sulla manovra pari allo 0,2% del Pil (3,4
miliardi). Certo, a oggi non ci sono ancora atti legislativi concreti (solo la lettera del 7 febbraio scorso), per
questo le misure annunciate «saranno prese in considerazione non appena verranno resi disponibili
sufficienti dettagli». Ma Bruxelles è disposta a concedere tempo (non spazio) all'Italia ed evitare così una
procedura di infrazione. L'importante è che all'orizzonte spariscano le nuvole dell' incertezza politica. I
tecnici della Commissione hanno già stilato il 90% del rapporto sul debito italiano. La data fissata per la
pubblicazione è il 22 febbraio ed entro quel giorno si attendono segnali tangibili. In caso contrario?
«Nessun ultimatum» dice Moscovici. Perché ci sono ben due tipi di dilazione possibili (e uno non esclude
l'altro): il primo potrebbe portare a uno slittamento del cosiddetto Rapporto 126.3 sulla violazione della
regola del debito, anche fino a marzo. Il secondo prevede invece che il rapporto venga stilato, ma che si
lasci comunque aperto un canale di credito all'Italia, evitando di prendere subito una decisione su
un'eventuale procedura. Certo i numeri dell'economia italiana fanno poco sorridere. Non ci sono solo la
peggior crescita d'Europa e una disoccupazione che non scende sotto l'11,6% (nel 2017). Il deficit sarà al
2,4% del Pil nel 2017 e le stime prevedono un rialzo al 2,6% l'anno prossimo. In aumento anche il debito
pubblico: dal 133,1% stimato in autunno al 133,3% finito nelle tabelle diffuse ieri. Questo a causa delle
"risorse usate per sostenere il settore bancario e gli investitori al dettaglio". Il vice-presidente della
Commissione, Valdid Dombrovskis, parlando in generale dei dati europei, sottolinea la necessità di "sforzi
costanti di riforme strutturali" e invita i Paesi con alto livello di deficit e di debito a ridurli "per rafforzare la
loro capacità di resistere a eventuali choc economici". Per la Commissione ci sono ben tre "rischi
eccezionali" in questo 2017: i negoziati per la Brexit, le incognite che arrivano dalla Casa Bianca e le
elezioni nei vari Paesi Ue. Su quest'ultimo punto, Moscovici ha indicato nel crescente "populismo anti-euro"
la principale minaccia.
Le previsioni di crescita nel 2017 Portogallo Danimarca Germania Regno Unito Spagna Olanda Irlanda
Belgio 2,4 1,5 2% 1,4 Lussemburgo 1,6 Francia ITALIA Svezia % 2,3 1,4 0,9 % % Malta % 1,6 % 1,5 % %
3,4 % % % 4% 3,7 % AREA EURO Fonte: Commissione Europea 1,6 < 1% > 1% > 2% > 3% > 4% % EU
28 1,8 % 2,2 3,5 2,7 3,1 % 3% 1,2 % 2,8 2,9 3,2 % 4,4 % % % % 2,6 2,9 % 2,9 % % % % 2,5 1,6 Finlandia
Estonia Grecia Croazia Slovenia Lettonia Lituania Polonia % % Repubblica Ceca Slovacchia Ungheria
Romania Bulgaria Cipro Austria
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 46
14/02/2017
Pag. 21
diffusione:154324
tiratura:222715
Inchiesta
British Telecom in Italia Sette anni di conti in rosso
Allarme dei soci ignorato dal 2008. Lascia il presidente Sciolla Riscritti i bilanci del gruppo Bt: 200 milioni di utili in meno GIANLUCA PAOLUCCI
Un allarme scattato già nove anni fa e finito presumibilmente dimenticato. Una società che per oltre un
decennio ha accumulato centinaia di milioni di euro di perdite senza ripercussioni sostanziali né sul modello
di business né sulla struttura manageriale. Uno scandalo contabile che quando deflagra porta alla luce
numeri che mal si accordano con i valori dei bilanci. Nella vicenda di Bt Italia, scoppiata il mese scorso, ci
sono ancora molte cose che non tornano. Non tornano neppure per i circa settemila piccoli azionisti rimasti
incastrati con un titolo illiquido in mano dopo l'opa di Bt su I.net, che era quotata a Piazza Affari. E per i 953
dipendenti, che qualche domanda se la stanno facendo. L'ultimo sviluppo di questa vicenda si è registrato
appena qualche giorno fa, quando il presidente Corrado Sciolla ha lasciato il gruppo. Il manager, a lungo
amministratore delegato, poi presidente e da novembre scorso tornato anche ad dopo l'allontamento di
Gianluca Cimini, «ha deciso di dimettersi per perseguire nuove opportunità professionali». Colpisce il
tempismo: sullo scandalo contabile sta indagando la procura di Milano, mentre l'allarme utili lanciato da Bt
ha affondato il titolo alla Borsa di Londra e bruciato in un giorno oltre 8 miliardi di sterline di capitalizzazione
che il gruppo non ha più recuperato. Bt Group è un colosso delle tlc con oltre 22 miliardi di euro di fatturato
e 7,6 miliardi di margine operativo nell'esercizio chiuso il 31 marzo scorso. Bt Italia ha un fatturato più o
meno costante negli ultimi nove anni, tra 900 milioni e 1,2 miliardi. Tra i suoi clienti ci sono grandi gruppi
industriali come Eni e Fca, amministrazioni pubbliche e procure della repubblica. Il problema è che ha
sempre perso soldi a rotta di collo: tra il 2008 e il 2014 ha accumulato perdite per 242 milioni di euro, con
una costanza impressionante: 33 milioni nel 2008, 39 nel 2009, 29 nel 2010 e così via, con i costi operativi
che superano spesso i ricavi ed è già singolare, dato che il settore delle tlc ha solitamente margini molto
elevati. La svolta c'è nell'esercizio chiuso al 30 marzo 2015, quando si registra per la prima volta un piccolo
utile di 1,6 milioni, che diventano 35,5 nell'esercizio successivo. Poi una fonte confidenziale, nell'estate
scorsa, spiega alla casa madre che nella controllata italiana le cose non vanno e il castello crolla, con
conseguenze ancora tutte da chiarire. La prima e più visibile è l'allarme utili lanciato il 24 gennaio scorso. Bt
stima oltre 500 milioni di sterline di impatto sugli utili della controllata (che utili non ne faceva) per «un certo
numero di anni». E circa 300 milioni di ricavi operativi per il gruppo rispetto alle previsioni. La motivazione:
«Transazioni improprie su vendite, acquisti, leasing e factoring». Ieri escono i bilanci riscritti degli ultimi due
anni di Bt Group: l'impatto sull'utile operativo è di 200 milioni tra 2015 e 2016. A novembre erano stati
allontanati in fretta e furia l'ad Cimini e altri due top manager e consiglieri, entrambi da lungo tempo alle
dipendenze della società. Ma che qualcosa non fosse chiaro nei conti di Bt Italia qualcuno lo aveva
sostenuto da tempo. Nel luglio del 2008 c'è l'assemblea dei soci che deve approvare i conti. Bt Italia ha da
poco assorbito I.net, gioiellini hitech, con i conti in utile e una ricca dotazione di cassa, quotato in Borsa. Ma
l'opa del gruppo britannico è andata pressoché deserta. I soci di I.net chiedono un prezzo più alto e tra
questi due sono particolarmente battaglieri, Tamburi Investment Partners e il fondo Trafalgar. Tra molte
questioni sollevate dal rappresentante di Tamburi c'è anche una tornata d'attualità in questi giorni: il ricorso
«sistematico» al factoring. «Una politica priva di giustificazione, se quella di far figurare (...) un effimero
miglioramento della posizione finanziaria e della liquidità». La risposta della società è secca: si tratta di una
«operazione ordinaria». Tamburi e Trafalgar troveranno poi un accordo per uscire dall'azionariato e loro
azioni verranno acquistate per un ammontare non reso pubblico. Ma la questione del factoring si riaffaccia
anche l'anno successivo. Rispondendo alle domande di un azionista, l'allora direttore finanziario Cristofori
spiega i contratti di factoring in essere sono due, entrambi pro-soluto, per 105 milioni di euro, con Ifitalia
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 47
14/02/2017
Pag. 21
diffusione:154324
tiratura:222715
(gruppo Bnl) e Serfactoring (gruppo Eni). In quegli anni, l'amministratore delegato era Corrado Sciolla, poi
arrivato fino al vertice delle attività in Europa continentale fino all'addio di qualche giorno fa.
7000 i soci Dopo la fusione con I.net (2007) sono rimasti nell'azionariato migliaia di soci che non avevano
aderito all'Opa di Bt sulla società italiana
953 i dipendenti Dopo una serie di dimagrimenti, i lavoratori italiani di Bt sono poco meno di mille, circa due
terzi dei quali al Nord
Foto: In uscita L'ex presidente e ad, Corrado Sciolla
Foto: Il quartier generale di British Telecom a Milano
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 48
14/02/2017
Pag. 17
diffusione:115344
tiratura:158020
LA TRATTATIVA
Pa, piani triennali per assunzioni e mobilità
Proseguono oggi le trattative con i sindacati sulla riforma del pubblico impiego. Il contratto potrà derogare alla legge Le amministrazioni dovranno dire di quali professionalità hanno bisogno. Trasferimenti per il personale in esubero Andrea Bassi
ROMA Lo si potrebbe definire come un piano industriale per la pubblica amministrazione. Un progetto di
ristrutturazione. Ogni tre anni verranno definiti dei piani di fabbisogno del personale. Saranno cioè,
superate le rigide piante organiche che esistono oggi. Le amministrazioni dovranno dire di quali
professionalità hanno effettivamente bisogno per svolgere il loro lavoro. La predisposizione di questi piani
potrebbe comportare degli «esuberi» di personale, che verranno gestiti attraverso le procedure di mobilità,
le stesse già applicate per le Province, e che permettono il ricollocamento dei dipendenti in altre
amministrazioni entro 50 chilometri. La novità è contenuta nelle bozze di riforma del pubblico impiego
discusse nella riunione fiume di ieri tra il governo e i sindacati. Il passaggio dalle piante organiche ai
fabbisogni, dovrebbe comportare una riorganizzazione complessiva della macchina burocratica, spostando
le persone dove effettivamente servono. LE ALTRE NOVITÀ Non solo. Le norme prevedono anche la
possibilità di effettuare assunzioni mirate. Se dai piani triennali dovesse emergere la necessità per le
amministrazioni di dotarsi di nuove competenze o di nuove figure professionali, potrebbero utilizzare gli
spazi che si creano dalla riorganizzazione per effettuare questi concorsi mirati. Per mettere il dipendente
giusto al posto giusto, sarà anche predisposto un «sistema informativo nazionale sul lavoro pubblico». Un
archivio elettronico che raccoglierà i dati sul personale delle amministrazioni, comprese le professioni e le
competenze. I NODI DA SCIOGLIERE Ieri, intanto, nel lunghissimo vertice con Cgil, Cisl e Uil, alcune
questioni poste dai sindacati sarebbero state risolte. A cominciare dal rapporto tra il contratto di lavoro e la
legge. I sindacati chiedevano che le regole inserite nel primo, prevalessero in ogni caso sulle previsioni
normative, comprese quelle in vigore e non solo quelle future. E soprattutto che il contratto facesse premio
sulla legge anche quando quest'ultima prevede una «inderogabilità». Un tema che riguardava soprattutto la
riforma della "Buona Scuola", nella quale il governo aveva inserito, appunto, il divieto per la contrattazione
collettiva di derogare alle norme inserite nel provvedimento. Questo significa che il futuro contratto del
comparto «istruzione» potrà rivedere alcuni dei punti previsti dalla legge. Anche un altro nodo considerato
essenziale dai sindacati, è stato sciolto. Si tratta delle cosiddette «gabbie» della legge Brunetta, quelle che
prevedono che i premi debbano essere distribuiti in una maniera estremamente selettiva: il 50% delle
somme disponibili al 25% dei dipendenti più bravi, il restante 50% al successivo 50% di dipendenti e, infine,
nulla all'ultimo 25% di statali, quelli giudicati «peggiori». L'accordo, recepito nella bozza del provvedimento,
prevede che sarà il contratto collettivo nazionale a stabilire la quota di risorse destinate a remunerare,
rispettivamente, la performance organizzativa e quella individuale, fissando dei criteri idonei a «garantire
una significativa differenziazione dei giudizi» e «un'effettiva diversificazione dei trattamenti economici
correlati». Oltre a Cgil, Cisl e Uil, ieri è stata ascoltata anche la Confsal, altri sindacato rappresentativo.
Oggi il confronto proseguirà e domani ci dovrebbe essere un vertice finale con i segretari per chiudere
l'intesa in tempo per la conferenza con le Regioni, il cui via libera è necessario per portare il provvedimento
venerdì in consiglio dei ministri. Intanto scendono in campo anche i dirigenti. «Non è vero che i dirigenti
pubblici italiani sono i più pagati: sono i meno motivati, i meno incentivati e privi di un meccanismo premiale
che li stimoli», hanno fatto sapere Direr e Direl, le organizzazioni che rappresentano la dirigenza regionale
e locale, confederate nella Codirp, che domani presenteranno le loro proposte per «una riforma della
Pubblica amministrazione che valorizzi merito e competenze».
VIA LIBERA ANCHE AL SUPERAMENTO DELLE "GABBIE" DELLA LEGGE BRUNETTA SULLA
VALUTAZIONE DEI DIPENDENTI
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 49
14/02/2017
Pag. 17
diffusione:115344
tiratura:158020
L'intesa sugli statali Blocco del rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, rinnovato dalle
manovre successive La Cor te Costituzionale dichiara illegittima la prosecuzione del blocco Un incontro
ministero-sindacati avvia incontri tecnici all'Aran Lug 2016 L'intesa governo-sindacati 30 Nov 2016
Aumento medio mensile Distribuzione dell'aumento 200.000 beneficiari bonus 80 euro Premi, salario
accessorio, welfare integrativo almeno 85 euro si favorisce chi ha di meno non penalizzati affidati alla
contrattazione (non per legge)
Foto: Il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 50
14/02/2017
Pag. 9
diffusione:115344
tiratura:158020
Le misure LA MANOVRA
Lotta all'evasione e tagli è la strategia anti-accise
Dopo lo stop di Renzi il governo cerca risorse finanziarie alternative Si studia l'ulteriore potenziamento del recupero di Iva sottratta al Fisco NEL MIRINO PROGRAMMI DI SPESA INEFFICACI DA RIVEDERE DAL PD ARRIVANO DUBBI ANCHE SULLE PRIVATIZZAZIONI Luca Cifoni
ROMA L'unica cosa certa è che l'impegno a correggere i conti resta. Non lo ha messo in discussione
nemmeno Matteo Renzi, riconoscendo alla direzione Pd, in presenza di Pier Carlo Padoan, che la
procedura per deficit eccessivo va evitata, pur senza pigiare sull'acceleratore delle tasse. Dunque la
manovra si fa, anche se non è detto che debbano essere per forza 3,4 miliardi. Oggi l'Istat diffonde le stime
preliminari sull'andamento del Pil nel quarto trimestre 2016: la crescita annuale dovrebbe toccare lo 0,9 per
cento, ma con un risultato congiunturale particolarmente brillante si potrebbe arrivare a un più tondo 1. Una
crescita più robusta potrebbe rendere legittima una stima un po' più generosa delle entrate tendenziali,
contribuendo così a limare di qualche centinaio di milioni il conto effettivo. I BOLLI Questa circostanza
favorevole, se si concretizzerà, lascia tuttavia al ministero dell'Economia un compito impegnativo: sostituire
almeno una parte di quello 0,09 per cento di Pil (1,5 miliardi nella valutazione originaria) che come garantito
alla commissione europea nelle due lettere del ministro dovrebbe essere recuperato con aumenti di accise
e altre imposte indirette. Il ritocco politicamente più indigesto, e quindi se possibile da rimuovere per primo,
sarebbe quello della benzina, mentre il prezzo delle sigarette è forse un po' meno sensibile ma lascia
anche minori spazi finanziari. Un contributo potrebbe arrivare anche da una revisione di quelle imposte di
bollo rimaste ferme per molti anni: si tratta però sempre di entrate. In ogni caso volendo ridurre al minimo la
voce accise le strade possibili sono due: o ampliare la quota di entrate che deve invece arrivare dal
contrasto all'evasione fiscale o andare direttamente sui tagli di spesa, che nell'impostazione già abbozzata
della manovrina avevano un valore pari a circa 800 milioni. Nel primo caso l'esecutivo dovrebbe allargare il
ricorso allo split payment , ovvero alla procedura per cui già attualmente i fornitori dello Stato perdono
subito la disponibilità dell'Iva relativa alle transazioni, dirottata su un apposito conto. Questo meccanismo
ha garantito un gettito molto robusto ma non piace alle aziende interessate che devono in pratica anticipare
i soldi in attesa di poterli parzialmente recuperare in una fase successiva. Lo split payment potrebbe essere
esteso alle società pubbliche; e forse verrà valutata la possibilità di potenziare anche il reverse charge
(inversione contabile per cui in determinati l'obbligo dell'Iva è in capo all'acquirente invece che al venditore).
In ogni caso tutte le novità dovranno avere il parere favorevole di Bruxelles, visto che l'Iva è un tributo
regolato a livello europeo. Sul fronte della spesa l'esecutivo potrebbe tentare di individuare programmi
scarsamente efficaci e dunque sacrificabili. Il rischio in questo caso è incidere sugli stanziamenti per
investimenti: ipotesi quanto mai indigesta per il Tesoro, proprio nel momento in cui la stessa commissione
europea nelle sue valutazioni diffuse ieri riconosceva la spinta positiva arrivata da questa voce. Sul tavolo
c'è anche l'ipotesi di sfruttare eventuali maggiori risparmi sul fronte delle società partecipate, anche se una
scelta del genere richiederebbe di adottare comunque altre misure a garanzia di una riduzione dei costi che
potrà manifestarsi solo in un secondo momento. LE PERPLESSITÀ La direzione Pd ha visto poi l'apertura
di un altro fronte di finanza pubblica, quello delle privatizzazioni. Alle perplessità sull'operazione Poste
espresse già nei giorni scorsi dal sottosegretario Giacomelli si sono aggiunte quelle di Delrio su Fs e quelle
ancora più generali espresse dal presidente del partito Orfini. Dal punto di vista del Mef però il capitolo
dismissioni resta importante per garantire quella discesa del rapporto debito/Pil messa in cantiere per la
fine del 2017. © RIPRODUZIONE RISERVATA centimetri
Il debito pubblico italiano Andamento da inizio crisi e previsioni del Governo (dati in % del Pil) 135,0
127,6 120,2 112,8 105,4 98,0 Dati consuntivi Programma '15 Programma '16 99,8 102,4 112,5 115,4 116,5
123,3 131,9 132,3 129,0 132,8 131,4 132,6 127,9 130,1 123,7 126,7 119,8 2007 2008 2009 2010 2011
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 14/02/2017 51
14/02/2017
Pag. 9
diffusione:115344
tiratura:158020
2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 Fonte: Eurostat (consuntivi); Dbp 2015 e Dbp 2016
(programmi Governo)
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO PMI
3 articoli
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 14/02/2017 53
14/02/2017
Pag. 40
diffusione:238671
tiratura:333841
Il «made in Italy» cresce e assume 350 offerte tra funivie e manichini
Le figure? Ingegneri, esperti di produzione e qualità, impiegati e neodiplomati Laura Bonani
Persone che con intuito, tenacia ed entusiasmo son diventate artefici di aziende leader nel mondo. E
offrono lavoro. Ecco alcuni casi. Il gruppo Leitner di Vipiteno (Bz) si è affermato nella produzione d'impianti
da sci e, da cinque anni, anche negli impianti a fune per il trasporto urbano. Una «nicchia» che cresce al
ritmo del 30%. «La tecnologia è la nostra ispirazione - nota il presidente Anton Seeber - e gli ingegneri
meccanici/elettrici sono le figure chiave: abbiamo un centro R/D che pullula di giovani dei 5 continenti». Le
funivie trasportano 4-35 passeggeri; il fattore sicurezza, quindi, è primario. Ma si studiano pure sistemi per
abbattere i consumi energetici e i rumori. Il design delle cabine è firmato Pininfarina. Il gruppo cerca 150
ingegneri.
Non solo moda
Un altro campione nascosto è Bonaveri. Se tutti conoscono Armani, Dior e Gucci, anche i manichini
Bonaveri definiscono i trend della moda. Sono fatti in BPlast, un materiale biodegradabile e vengono
prodotti al 100% in Italia, nel ferrarese. Proprio lì c'è un atelier con un gruppo di creativi che plasma
«sculture» con argilla/gesso/ resine. Sono affiancati dagli art director che hanno svolto ricerca fotografica
per catturare posture e atteggiamenti. Le assunzioni previste sono 15 tra produzione/R&S/qualità.
Poi Selle Royal, un marchio vicentino caposaldo dei grandi produttori di bici. Tutto è partito dal fiuto di
Riccardo Bigolin che (già farmacista) decise nel 1955 di scommettere nell'azienda di famiglia. Produceva
feltro per scarpe e selle di bicicletta e lui volle tentare di vendere i sellini in Germania e nel Regno Unito: ha
fatto centro. Oggi, a monte del ciclo produttivo, lavora un gruppo di progettisti/biomedici/ ingegneri e
collabora sia con l'università dello Sport di Colonia sia con lo studio di design Ideo di New York. Entro il
2018, per via del crescente trend del bike sharing, si calcolano 150 ingressi tra manifatturiero e
impiegatizio.
Academy del buon gusto
Dulcis in fundo, Carpigiani, un nome legato all'inventore delle prime macchine per la gelateria artigianale.
Nel 2003 nel bolognese, l'azienda ha fondato la «Carpigiani Gelato University» per formare i professionisti
del settore. È attiva anche in altri 11 Paesi. Nel 2013 è stato varato il «Gelato World Tour»: una gara
itinerante di gelateria artigianale. Per il 2017 le vacancy sono 40: neodiplomati in meccatronica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4.100 e oltre, le opportunità dal settore legato all'oro fino al mondo dei videogiochi
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
14/02/2017
Pag. 23
diffusione:105722
tiratura:156556
STARTUP CON IL SOLE
Start up a crescita record: In Italia sono quasi 7mila ma attirano pochi
capitali
Marzio Bartoloni
pagina 27 Start up a crescita record In Italia sono quasi 7mila La dimensione resta modesta: solo 300
fatturano più di 500mila euro pIl boom delle start up in Italia non si ferma, ormai sono quasi 7mila, oltre il
doppio rispetto a due anni fa. Complice del fenomeno una normativa all'avanguardia, fatta di
sburocratizzazione e incentivi fiscali sempre più aggressivi. Ma a oltre 4 anni dallo startup act introdotto nel
2012 e aggiornato poi con nuove misure la finanza, gli investitori istituzionali, le grandi imprese e anche le
Pa non sembrano essersi accorte di questo fenomeno imprenditoriale: poco ancora il capitale di rischio
investito nelle startup. Gli investimenti sono ancora molto "family&friends" (il 70%) nonostante i bonus
fiscali sempre più forti. E non è solo un problema di venture capital che in Italia resta molto basso (solo 217
milioni gli investimenti in Vc nel 2016, contro i 3,2 miliardi del Regno Unito), quanto di una difficoltà a
trovare mercato e una domanda, ad esempio tra le imprese. A rendere poco attraenti molte di queste
aziende innovative è il basso fatturato: meno della metà è intorno ai 30mila euro, solo 300 start up fatturano
più di 500mila euro con un capitale complessivo che in media è di 52mila euro. Luci e ombre sul pianeta
start up arrivano dalla Relazione annuale 2016 sullo stato d'attuazione e sull'impatto delle policymesso a
punto dal ministero dello Sviluppo economico e presentata ieri a Roma nella sede dell'acceleratore Luiss
EnLabs in collaborazione con LVenture. Al 31 dicembre 2016 sono 6.745 le startup innovative iscritte al
Registro, con una crescita senza sosta: +12% in sei mesi, +31% in un anno e ben 112% in più in due anni.
Guardando alla distribuzione sul territorio, emerge il primato del NordOvest (30,7%), con la Lombardia in
testa tra le Regioni (22,5%) e Milano prima tra le province (15%). Lo 0,42% delle società di capitali italiane,
spiega il rapporto, è una startup innovativa, ma in alcuni settori queste rappresentano una quota molto più
elevata: il 25,6% tra quelle di ricerca e sviluppo, l'8% nella produzione di software e lo 0,6% nel
manifatturiero. In ogni caso, gran parte delle startup (75%) opera nei servizi, mentre il 18% è attiva
nell'industria. Anche per quanto riguarda la forza lavoro viene tracciato un quadro di piena salute: tra soci e
dipendenti il totale è di poco meno di 35mila persone (+44% in un anno), di questi la maggioranza (25622)
sono soci. Dalla relazione emerge anche che le startup sono "dure a morire" con un tasso di sopravvivenza
a 3 anni del 95,1% Sembra funzionare poi la leva finanziare del Fondo di garanzia il cui accesso per le
startup è gratuito: in 1117 ne hanno fatto ricorso per un valore complessivo di credito mobilitato di 357
milioni. Resta invece molto circoscritta la platea di chi investe nelle startup: si tratta soprattutto di persone
fisiche vicine allo startupper, anche se il 31% ha almeno una persona giuridica come socio. «Si è partiti nel
2012 con il decreto crescita poi, nel 2015 con l'investment compact e nell'ultima legge di bilancio c'è stato
un rafforzamento degli incentivi agli investimenti in equity», ha spiegato ieri Stefano Firpo, dg per la politica
industriale del Mise. Che sottolinea come se da una parte «l'ecosistema delle startup sta diventando
sempre più visibile grazie a questi strumenti che vengono utilizzati in modo importante dall'altro restano
troppi colli di bottiglia nell'accesso al mercato; credo ci sia ancora un problema di domanda di
innovazione». Per Luigi Capello, fondatore di Luiss Enlabs e ad di LVenture, «bisogna far in modo che
anche le Pa acquistino servizi dalle startup per farle crescere e che si incentivino le acquisizioni da parte
delle imprese».
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 14/02/2017 54
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato
SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 14/02/2017 55
14/02/2017
Pag. 59 Ed. Torino
diffusione:154324
tiratura:222715
Novara, l'impresa ha anche completato l'acquisizione del gruppo Mauri
La Comoli Ferrari fa da tutor alle aziende che non trovano credito
MARCELLO GIORDANI
La Comoli Ferrari, leader nella distribuzione di materiale elettrico, dà una mano alle piccole e medie
imprese del settore che hanno l'obiettivo di innovare i macchinari ma non riescono ad avere finanziamenti
dalle banche. L'azienda ha inoltre completato l'acquisizione del gruppo Mauri.
Comoli Ferrari ha avviato un piano di «tutoraggio» per le imprese che vogliono innovare ma hanno
difficoltà a ottenere finanziamenti dalle banche. La società novarese sta svolgendo un'azione di «garanzia»
e supporto nel rapporto tra imprese del settore e istituti di credito. Un'indagine dell'Ucimu, l'associazione dei
costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, emerge che l'80% delle aziende italiane
utilizza macchinari ormai vecchi che sarebbero da sostituire. Comoli Ferrari fornisce un contributo
all'innovazione del settore aiutando a facilitare l'erogazione del credito.
La società in questo periodo sta anche completando un piano di digitalizzazione dell'industria 4.0 ed ha
concluso l'acquisizione del gruppo Mauri. Mauri porta in dote un fatturato annuo di 90 milioni di euro e 26
filiali in Emilia-Romagna e nell'est Lombardia, oltre a 280 dipendenti. In questo modo Comoli Ferrari va a
coprire in modo capillare il Nord e il Centro Italia, mentre nel Veneto l'espansione verrà completata nell'arco
dei prossimi anni.
Fotovoltaico e domotica
Oltre all'espansione geografica, l'acquisizione rappresenta un incremento del know-how grazie alle nuove
tecnologie: dall'automazione ai sistemi antifurto, dal fotovoltaico alla domotica per la casa e all'illuminazione
intelligente delle strade nelle smart cities.
Con l'acquisizione di Mauri, sale a 880 dipendenti. La fusione non solo non ha ridimensionato l'organico,
ma ha portato al suo potenziamento. Paolo Ferrari, amministratore delegato di Comoli Ferrari, sottolinea
che «non ci sono stati licenziamenti» e che «avendo ripulito il fatturato dei clienti insolventi, il 2016 sarà un
anno di consolidamento». Insieme, Mauri e Comoli Ferrari hanno un fatturato 2015 di 375 milioni di euro,
contano 114 filiali in Italia e mille dipendenti tra diretti e indiretti. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
La p
roprie
tà in
telle
ttuale
è ric
onducib
ile a
lla fo
nte
specific
ata
in te
sta
alla
pagin
a. Il rita
glio
sta
mp
a è
da in
tenders
i per u
so p
rivato