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ANNIBALE E IL PASSAGGIO DEGLI APPENNINI

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ANNIBALE E IL PASSAGGIO DEGLI APPENNINI Author(s): Bettina Diana Source: Aevum, Anno 61, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1987), pp. 108-112 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20858160 . Accessed: 16/06/2014 04:32 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.141 on Mon, 16 Jun 2014 04:32:14 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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ANNIBALE E IL PASSAGGIO DEGLI APPENNINIAuthor(s): Bettina DianaSource: Aevum, Anno 61, Fasc. 1 (gennaio-aprile 1987), pp. 108-112Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858160 .

Accessed: 16/06/2014 04:32

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ANNIBALE E IL PASSAGGIO DEGLI APPENNINI

Nel 218 a.C, dopo la battaglia della Trebbia, mentre Annibale si ritirava ?in

Ligures ?, il console Sempronio ? Lucam concessit ? (Liv. XXI, 59,10). Polibio (III, 74, 4) ricorda che furono messe in stato di allerta la Sardegna e la Sicilia e la costa fino a Taranto: i Romani si aspettavano dunque, per Fanno suceessivo, un attacco

per terra e per mare da occidente. Nel 217 il piano cartaginese non sembra eam biato: e ancora Polibio (III, 96, 9) che, subito dopo il Trasimeno, nell'estate del

217, ricorda che i Cartaginesi inviarono una flotta in Sardegna e di la a Pisa nella convinzione di incontrarsi con Annibale ev&aSs, cioe a Pisa.

Dunque secondo i piani concordati fra Annibale e Cartagine, il condottiero pu nico avrebbe dovuto puntare, dopo il passaggio deirAppennino, su Pisa, che era la base romana per tutte le operazioni nel nord e in Spagna, instaurando un collega mento stabile fra le forze di terra e quelle di mare. Invece Annibale, dopo il passag gio dell'Appennino, scese fino al Trasimeno e dopo la vittoria su Flaminio ripasso FAppennino e raggiunse, dopo dieci giorni di marcia, FAdriatico in territorio Pi ceno. Polibio sottolinea che egli raggiunse cosi il mare per la prima volta dopo il suo arrivo in Italia e che si mise in contatto con i Cartaginesi che si impegnarono a mandare rinforzi (Pol. Ill, 86, 8-87, 5). I contatti con Cartagine, senza i quali Fim

presa non avrebbe potuto continuare, si attuarono cosi attraverso FAdriatico, cer tamente piu difficile a raggiungersi per i Cartaginesi, invece che attraverso il Tir reno, secondo il piano originario. E chiaro pero che la decisione di raggiungere FAdria tico fu per Annibale solo un ripiego suggerito da circostanze avverse: dobbiamo do

mandarci pertanto perche egli abbia rinunciato ad attuare il piano concordato con i Cartaginesi e non abbia raggiunto Pisa1.

II passaggio delFAppennino avvenne nella primavera del 217 ed e raccontato con ricchezza di particolari da Polibio (III, 78-82) e da Livio (XXII, 2-3). Alle diffi colta incontrate da Annibale alludono anche Strabone (V, 2, 217) e Cornelio (Hann. 4, 3). Un confronto puntuale fra il testo polibiano e quello di Livio rivela che sulla

1 La presenza della flotta eartaginese lungo il litorale etrusco e intenzionata a raggiungere Pisa nella speranza di mettersi in contatto con Annibale (Pol. Ill, 96, 9: npoq too? mpi Hiactq tono-uq Trig 'IraXtas 7rpoarepaXov, rczrcetaptevcov r<5v ItutcXsovtcov ai>(i.pu!;siv ev&d8e

tois TCepl t6v 'Avvtpav) e stata notata da: E. Pais, Storia di Roma durante le guerre puniche, Roma 1927, vol. I, pp. 229-230; G. Giannelli, Roma nelVeta delle guerre puniche, Bologna 1938, p. 205; L. Pareti, Contributi per la storia della guerra annibalica, in Studi Minori di Storia An

tica, vol. Ill, Roma 1965, pp. 182 ss.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, Firenze 19682, III, 2, p. 233. Stranamente, pero, questi studiosi hanno considerato la notizia di Polibio (III, 96, 9) come un episodio a se, del tutto marginale, mentre tale congiungimento rappresentava il mo

menta fondamentale del piano eartaginese nel Tirreno. G. Charles-Picard, Annibale il sogno di un impero, trad, it., Roma 1968, p. 155, accoglie la notizia di Livio (XXI, 58) di un primo tentativo da parte del Cartaginese di scendere sulla costa ligure ma ritiene che le circostanze avverse abbiano impedito la realizzazione del piano ed osserva ? bisogno far marcia indietro rinunciando a prendere contatto con la flotta ?.

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marcia di Annibale attraverso FAppennino, Livio non aveva altra fonte che Polibio stesso, il quale dipendeva qui da una delle sue fonti filo-cartaginesi, Sosilo di Sparta, Cherea, Sileno di Calatte2: identico, infatti, e Fordine di mareia, che pone primi gli Africani e gli Iberi, ultimo Magone con la cavalleria ed al centro i Galli, perche Annibale non si fidava della loro ? mollezza ? e ?incapacity di sostenere le fatiche ?3; identico e il numero dei giorni trascorsi nelle paludi (4 giorni e 3 notti); identica Futilita riconosciuta agli animali morti durante la traversata, cioe quella di for nire un appoggio e una base al riposo degli uomini4.

C'e un solo punto in cui Livio sembra indipendente da Polibio, ed e Fidentifi cazione delle paludi, che tanta pena diedero alFesercito cartaginese durante il suo

passaggio in Etruria: per Livio (XXII, 2, 2) si tratta di un'alluvione delFArno

(? propiorem viam per paludes petit, qua fluvius Arnus per eos dies solito magis inundaverat?). Dato che Livio non sembra avere altre fonti oltre a Polibio, questa identificazione si rivela una semplice ipotesi di Livio stesso, che credeva di cono scere FEtruria meglio delFautore greco5. Nel formulare questa ipotesi, egli non sem

2 Polibio cita esplicitamente (III, 20, 5) fra gli storici che accompagnarono Annibale nella

spedizione in Italia, Cherea e Sosilo che egli accusa di xoupeocxrjs xal 7ravS-jQjjLOU XaXtag. F. W.

Walbank, A historical Commentary on Polybius, Oxford 1957, vol. I, p. 333, ritiene che Polibio sia in questo passo eccessivamente duro con i due storici nlo-cartaginesi e G. De Sanctis, Storia . . . ,

cit., p. 160, osserva che tale biasimo e ben lontano dal dimostrare che Polibio non abbia usato Che rea e Sosilo. Di Sosilo, che aveva scritto in sette libri t<x 7t?pl 'AvvifJav (Diod. XXVI, 4) ci e giun to un frammento relativo, a quanto sembra, ad una battaglia navale dello stesso 217 (FGH, 176 F 1). Per il commento di esso si veda U. Wilken, Ein Sosylosfragment, ? Hermes ?, XLI (1906),

pp. 103 ss. Testimone della seconda guerra punica ed autore di SixeXtxdc fu pure Sileno di Ca latte il quale, secondo Cornelio Nepote (Hann. 13, 3), milito nei ranghi cartaginesi. Sull'utiliz zazione di Sileno da parte di Polibio si vedano: R. Lauritano, Sileno in Diodoro, ? Kokalos ?, II (1956), p. 214; E. Manni, Da Ippi a Diodoro, ? Kokalos ?, III (1957), pp. 151-153; K. Meister, Annibale in Sileno, ? Maia?, XXIII (1971), pp. 3-9. F. Landtjcci Gattinoni, Annibale sulle

Alpi, ? Aevum ?, 1984, p. 42, ritiene che Sileno sia stato utilizzato anche da Celio Antipatro, autore di eta graccana di una monografia sulla seconda guerra punica, il quale a sua volta fu una delle fonti di Livio.

3 Pol. Ill, 79, 1-4 corrisponde a Liv. XXII, 2, 3-4 con veri e propri contatti verbali: III, 79, 1 .. zlq jxev tt)v 7rpc0TO7coj)etav s0y]Xs Tobq Aifiuacq xal Taug 'ip^pas xal Trav to xpricsiyLCb irepov ir\q acpsTepag SuvajxEcos, auyxaTajju^as auToig tt)V aTCOdXeuiQV, I'va 7rp6<; to rcapov

\iipuq eo7topoJ(n tcov etutyjSeicov . . . Liv. XXII, 2, 3: ?Hispanos et Afros et omne veterani

robur exercitus admixtis ipsorum impedimentis, necubi consistere coactis necessaria ad usus dees

senfc, primos ire iussit ... ?. Pol. Ill 79,4: emjAeXiQTYjv Se *zr\q aopayias tov aSfiXcpov dcTC?Xt7Te

Maycova twv ts Xoi7ucov x^piv xal jxaXiffTa TYjs t?>v KeXt&v [xaXaxt? xal cpuyoTiovias, IV eav xaxo7ta&ouvT?? Tp?7rcovTai rcaXiv eiq toutticjco xcoXuy) Sia rcov innic&v xal 7tpoa

9epy) Tag xe^PaS ocutoi?. Liv. XXII,2, 4: ?Magonem inde cum expeditis Numidis cogere

agmen, maxime Gallos, si taedio laboris longaeque viae, ut est mollis ad talia gens, dilaberentur aut subsisterent, cohibentem ?.

4 Pol. Ill, 79,8: TCticvTes ptev ouv exaxo7ra^oi>v, xal jxaXiaTa Sia ty)v aypurcviav, u>q av k%?iq ruiipatq TeTTapag xal Tpeig vuXTag auv?)(?>s Si' uSaTos 7roio6ji.?voi ttjv 7i;op?iav. Liv. XXII, 2, 7: ?maximeque omnium vigilae conficiebant per quadriduum iam et tres noetes

toleratae ?. Pol. Ill, 79, 9-10: tcov 8' uTCO^uyioiv aoTou Ta 7tX?iaTa 7ti7tTOVTa Sia too?

7Cr)Xous a7TcoXXuvTo, jxiav 7tap?Xo^?va XP?^V ^v ^9 tcecjeiv lolq dv&p coals' xa#??6

[xsvot yap ztz' autwv xal tcov axeutiv acapiqSov u7T?p to uypov uTuspsixov, xal Tea toiou

t6> Tpo7rcp Ppa/i> \Lzpoq tr\q vdxto? a7rexoiu.?>VT0. Liv. XXII, 2, 8-9: ? cum omnia obti

nentibus aquis nihil ubi in sicco fessa sternerent corpora inveniri posset, cumulatis in aqua sar

cinis insuper incumbebant, aut iumentorum itinere toto prostratorum passim acervi, tantum

quod exstaret aqua quaerentibus ad quietem parvi temporis, necessarium cubile dabant?. 5 Una lettura non critica delle fonti ha condotto T. Montanari, II passaggio di Annibale

per VAppennino, ?L'Archiginnasio ?, XVIII (1925), pp. 86-94, a ricostruire Titinerario del Car

taginese basandosi unicamente sul racconto di Livio. Cosi secondo la sua ricostruzione, Annibale fu costretto, per lo straordinario ed inaspettato allagamento dovuto all'Arno e ai suoi amuenti

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110 B. DIANA

bra essersi accorto perd che Polibio intendeva parlare di paludi permanenti, della cui esistenza Annibale era informato gia prima di passare gli Appennini: Polibio

(III, 78, 6) dice, infatti: ?(Annibale) essendosi informato da quanti conoscevano bene la regione, seppe che le altre strade per invadere il territorio romano erano lun

ghe e ben note ai nemici, ma che la strada che conduceva in Etruria attraverso le

paludi era breve e tale da prendere Flaminio di sorpresa ?6. Annibale sapeva dunque che la via da lui scelta portava nelle paludi e che era

difficile, ma la scelse perch6 era la piu breve e, soprattutto, perch? gli avrebbe per messo di prendere i Romani alia sprovvista7.

Non pud trattarsi pertanto di un'occasionale piena dell'Arno.

Un'ipotesi diversa da quella di Livio, ma altrettanto fuorviante rispetto al testo di Polibio, k quella formulata sulle paludi da un contemporaneo di Livio, Strabone. Per Strabone le paludi attraversate dal Cartaginese nella sua avanzata verso l'Etruria (7upotwv ?m Tuppyjviav) sono quelle della Cispadana, formate dagli affluenti di destra del Po e bonificate nel corso del II secolo da Emilio Scauro, con la costruzione di canali navigabili dal Po a Parma (V, 2, 217). L'equivoco di Stra

bone, nato forse dalla conoscenza dell'Etruria Augustea, i cui confini arrivavano sino ai passi Appenninici ed alia Magra, si manifesta nella convinzione che le paludi attraversate per arrivare in Etruria fossero prima degli Appennini, e non dopo.

tra cui il Serchio che manda un suo ramo verso Altopascio e Bientina, ad abbandonare il piano iniziale che prevedeva l'attraversamento delle paludi di Orentano e Fucecchio per seguire il

piede boscoso ed impervio dei colli, marciando da S. Salvatore per Casabianca, Frasso e Castel letto fino ad accamparsi nei pressi di Ponte di Masino. La sua ipotesi non trovo continuatori ed e stata annoverata da P. Tabaroni, La tradizione annibalica fra Trebbia e Trasimeno, Cortona

1977, p. 27, tra le tradizioni modenesi sul passaggio dell'Appennino. 6 Pol. Ill, 78,6: 7ruv&ocv6j/,?voc t&v pidXiaTa ttjs x<^Pa<? Soxouvtcov epL7reipeiv,

Tag y.sv dcXXag ejzPoXag Tag elq tyjv TroXepuav jxaxpdg eupiaxe xal 7rpo8^Xoug TOiq utts

vavTtoi?, t?]V Be Sia tcov eXcov eig TuppTjvEav cpepougav, Sugxepyj piev, guvTOfxov Be xal

7rapd8og[ov] cpavqffoti.sv'iQV Totg rcepl t6v <J>Xa[x?viov. 7 I criteri che ispirarono la scelta dell'itinerario per l'attraversamento degli Appennini

furono dunque, la brevita e la possibility di cogliere i Romani di sorpresa. Poiche" Annibale

puntava su Pisa, la via piu breve sarebbe stata quella che conduceva nell'Etruria occidentale attraverso il passo della Cisa. L'ipotesi di un valico occidentale e stata sostenuta da: G. Faltin, Der Einbruch Hannibals in Etrurien ? Hermes ?, XX (1885), pp. 71 ss.; J. Jung, Hannibal bei den Ligurern, ? Wiener Studien ?, XXIV (1902), pp. 152 ss.; M. Cecchi-E. Coturri, Peseta e

il suo territorio, Pistoia 1961, pp. 24 ss. Secondo questi studiosi le paludi percorse sarebbero

quelle del basso Arno. Tale ipotesi, tuttavia, non e accettabile non solo perche, come si e visto, l'attribuzione all'Arno di queste paludi e solo un'ipotesi di Livio, ma anche perche Polibio

(III, 87, 5) dice che Annibale toccd il mare per la prima volta in territorio Piceno, mentre quel passo conduceva precisamente alia sponda tirrenica (cfr. G. De Sanctis, Storia ... , cit., Ill, 2, p. 102). Inoltre il console Sempronio aveva svernato nel territorio di Lucca (Liv. XXI, 59,

10) e il passaggio di Annibale da quella parte avrebbe portato i Cartaginesi dove i Romani li

aspettavano. Bisogna scartare pertanto i passi che guidano a Lucca attraverso la Garfagnana (L. Banti, Via Placentia-Lucam, ?Atene e Roma?, n.s., XIII (1932), pp. 98 ss.; M. Cecchi-E.

Coturri, Pescia ... , cit., p. 24) gia scartati dal Kromayer per la loro altitudine (cfr. J. Kro

mayer, Antike Schlachtfelder, Berlin 1903, III, 1, p. 120). II problema pero non era quello del

l'altezza, ma dei presidi romani. Analogamente si deve rifiutare Tipotesi di un passaggio lungo la via Forll-Cima Mandrioli-Arezzo e Tidentificazione delle paludi nelle immediate vicinanze di

Arezzo, sull'alto corso dell'Arno, sostenuta da J. Fuchs, Hannibal in Mittelitalien, ? Wiener Studien ?, XXVI (1904), pp. 124 ss.; F. Reuss, Die Schlacht am Trasimenersee, ?Klio ?, VI

(1906), pp. 226 ss.; E. Sad ee, Der Fruhjahrsfeldzug des Jahres 217 und die Schlacht am Trasi menischen See, ? Klio ?, IX (1909), pp. 48 ss.; G. P. Baker, Annibale, trad, it., Milano 1936, p. 105. Tale ipotesi, infatti, oltre ad essere inaocettabile alia luce del piano di Annibale sul Tir reno non soddisfa nessuno dei criteri indicati da Polibio per la scelta dell'itinerario.

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ANNIBALE E IL PASSAGGIO DEGLI APPENNINI 111

L'Etruria del III secolo invece era delimitata dalPArno8 e Polibio mostra di avere ben chiaro che, quando Annibale ebbe passato le paludi, aveva gia passato gli Ap pennini, sia quando dice che il Cartaginese scelse la via delle paludi perche* i Romani erano preparati a fronteggiarlo ?agli altri passaggi? (xocq u.sv aXXoc$ s^(3oXa?), sia quando osserva che Annibale, uscito dalle paludi e fatto riposare l'esercito (III, 80, 1) si ritird rapidamente dal territorio di Fiesole (ibid., 80, 1: arco. t&v xat a tyjv

>ouo*6Xav t67Tcov), sia infine quando, dopo il Trasimeno, ricorda ancora il freddo

patito dai Cartaginesi in Gallia e la successiva marcia attraverso le paludi (ibid., 87, 2: &q av y<kp U7cod#pou xr^q reapa xe^acria^ yzyzvfi^zvyiq ev xolq xocra TaXaTtav totcois ... zxi 8z xr^q \lzx<x xoluxcc 8iol tcov eXcov Tcopeta^ xai .. .) Non c'e dubbio pertanto che le paludi vanno cereate al termine della discesa degli Appennini in un luogo da cui i Romani non si aspettavano che Annibale passasse, e che deve trattarsi di paludi permanenti. Con Tipotesi di Livio delTalluvione del TArno (e deH'Ombrone) possiamo scartare il passaggio di Annibale dalla Porretta, che pure i modern! ritengono il piu probabile9: esso non corrisponde xl6 alFinteresse di Annibale di puntare su Pisa ne* alia sua decisione di scegliere un passo da cui i Romani non potevano aspettarlo. Per questo ultimo motivo si deve anche scartare una marcia attraverso il passo del Cerreto e la zona della Cisa, che avrebbe portato a Pisa ma attraverso luoghi controllati dai Romani10: si ricordi infatti che la zona di Lucca era presidiata gia nel 218. La menzione di grandi paludi permanenti fa pensare invece, come sbocco della marcia di Annibale dopo gli Appennini, alia palude di Fucecchio, che risale ad eta antichissima e che fu bonificata solo in eta granduca le11. Dalla palude di Fucecchio, attraverso la val di Nievole, Castelvecchio, Pontito12

8 Per il problema della frontiera etruseo-ligure e delPimportanza di Pisa si veda lo studio di S. L. Dyson, The creation of the Roman Frontier, Princeton Univ. Press, 1985, pp. 87 ss.

9 Tale itinerario ha avuto molti sostenitori: G. Giannelli, Roma . . . , cit., p. 176; L. Pa reti, Contributi ... , cit., pp. 185 ss.; G. De Sanctis, Storia .... cit., pp. 103 ss.; A. J. Pfiffig, Die Heltung Etruriens in 2. Punischen Krieg, ? Historia ?, XV (1966), p. 197; A. J. Toynbee, Veredita di Annibale, trad, it., Torino 1981, vol. II, p. 336, n. 23; E. Bradford, Hannibal, London 1981, p. 88.

10 Cfr. supra, not a 6. 11

L'origine di tale palude e discussa: alcuni studiosi pensano ad un graduale sollevarsi del letto dell'Arno, provocato dal deposito di materiali alluvionali; secondo altri, invece, risale ad eta

pliocenica come avanzo di un'insenatura marina. (A. Mori, s.v. Fucecchio, in E.I., XVI, Roma

1949; P. Malvolti, Fine di una terra, Citta di Castello (Perugia) 1976, pp. 75 e 121). A differenza della palude di Bientina, cfr. infra, nota 17, la palude di Fucecchio si presentava in eta storica come un vasto acquitrinio, realta che ben si accorda con la descrizione di Polibio III, 79, 1.

121. Moretti, La viabilita medievale in Val di Nievole, ? Atti del Convegno sulla Viabilita della Valdinievole ?, Buggiano 1982, p. 52, ritiene che la strada che risaliva la valle della Pescia

Maggiore con funzione di raccordo fra la strada pedemontana e la strada della Val di Lima, che da Lucca risaliva verso l'Appennino, sia di origine romana: lo dimostrano le Pievi dissemi nate lungo la valle, tra cui Pescia, Vellano, Castelvecchio. Nei pressi della pieve di Castelvec chio sono ancora visibili resti di selciato di buona fattura. Tale via ebbe notevole importanza anche in eta medievale, come e rivelato dalla quantita e dalla consistenza degli insediamenti

sparsi nella valle, da Pietrabuona fino a Stiappa e Pontito. Anche S. Terra Abrami, Cultura alto-medievale lungo due antiche strode delVAppennino pistoiese,?II Tremisse Pistoiese ?, XI (genn. aprile 1986), 1, pp. 42 ss., parla di due antiche vie che collegavano la Pistoia longobarda con i ducati della Longobardia Maior e con la corte regia di Pavia. La prima risaliva la valle del Vincio in direzione nord-ovest, la seconda da Pescia saliva in direzione nord e si piegava a quota piu alta leggermente ad est: veniva cosi delimitata una zona grosso modo a forma triangolare avente come base il tratto della Cassia Pistoia-Pescia. II secondo tracciato risaliva la valle della Pescia toccando Pietrabona, Pontito e da qui poi giungeva a Popiglio, ove incrociava la via prove niente da Pistoia. Superato Lizzano, la strada inerpicandosi puntava verso il crinale ove a

quota 1690 m. il passo della Croce Arcana, anticamente chiamato Passo dell'Alpe alia Croce, dava accesso sul versante emiliano deH'Appennino alia valle dell'Ospitale e di Fanano.

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112 B. DIANA

si giunge per Piteglio a Cutigliano e in prossimita del passo dell'Abetone13. Si sa che il passo dell'Abetone fu aperto dai Granduchi solo alia fine del Settecento;

ma da Cutigliano e Melo una strada praticata certamente nel medioevo14 porta per il passo della Croce Arcana a Fanano e poi nella valle del Panaro-Scoltenna. Si tratta di una via ? breve ?, diretta anche se difficile, che corrispondeva all'intenzione di Annibale di puntare su Pisa evitando Lucca e i Romani15. Con la palude di Fu cecchio, Annibale si trovava al limite del territorio di Fiesole (che nelTantichita, come oggi quello di Firenze, confinava con il territorio che fu poi di Lucca)16. Uscito dalla palude di Fucecchio, ove rimase ?immerso ? per quattro giorni, egli doveva

puntare verso occidente e verso Pisa: perche non lo fece e si diresse invece verso l'in terno e verso il Trasimeno? Due motivi possono aver influito sulla sua decisione, e deve essersi trattato di motivi gravi, perche* con essa egli rinuncio all'appuntamento con la flotta cartaginese sul Tirreno.

Innanzitutto, soltanto dopo essere uscito dalle paludi ? e qui siamo di fronte

alia seconda variante fra Livio e Polibio ? Annibale seppe, secondo Polibio e le fonti filo-cartaginesi a cui egli attinse, che Flaminio era accampato ad Arezzo (III, 80, 1 cfr. invece Livio XXII, 2, 1 secondo il quale Annibale conosceva la posizione di Flaminio gia prima di attraversare gli Appennini). II secondo motivo pud essere stato la conoscenza di una seconda palude che avrebbe dovuto attraversare prima di Pisa: quella di Bientina, piu profonda di quella di Fucecchio17. Impelagarsi nella

palude di Bientina, mentre Flaminio era ad Arezzo, poteva significare essere preso alle spalle in una situazione difficile. Per questo Annibale rinuncio alia marcia sul Tirreno e ritirandosi dal territorio di Fiesole, punto verso sud e marcio verso il Trasimeno. Questa rinuncia ebbe conseguenze importanti sulla strategia di tutta la campagna d'ltalia.

Bettina Diana

13 Sulla costruzione della ? nuova transappenninica dell'Abetone ? sotto Pietro Leopoldo si veda l'interessante articolo di M. Azzari-L. Rombai, La viabilita della Valdinievole nelVeta

leopoldina, ?Atti del Convegno sulla Viabilita della Valdinievole ?, cit., pp. 63 ss. 14 Si veda S. Terra Abrami, Cultura alto-medievale ... , cit., p. 44, Una via che da Cuti

gliano e Melo per il passo dell'Alpe alia Croce Arcana ? guida per lo Spedaletto a Fanano ? e ricordata da E. Repetti, Dizionario corografico della Toscana, Firenze 1885, s.v. Cutigliano. II Repetti la definisce ? antica via mulattiera ? e ritiene che debba annoverarsi fra i piu antichi valichi appenninici, dal momento che era frequentato almeno dall'VIII secolo, come dimostra la presenza dell'Ospedale di S. Jacopo, eretto per cura di S. Anselmo, primo abate di Nonantola. II Repetti ricorda, inoltre, che tale passo fu utilizzato a piu riprese dalle armate milanesi nel 1479 e nel 1642. Anche G. Tiraboschi, Dizionario topografico storico degli stati Estensi, 1821-1825, rist. Bologna 1963, vol. I, s.v. Fananum ricorda l'antichita della terra di Fanano ove sin dalla

meta dell'VIII secolo S. Anselmo fondo il suo monastero insieme con uno ? spedale ?. 15 Passando TAppennino al passo della Croce Arcana (m. 1690), Annibale percorse la strada

piu breve a sua disposizione, dal momento che egli era diretto a Pisa. Tutte le strade piu oeci dentali erano per lui impossibili, soltanto questa, che i Romani ritenevano ? difesa ? dalle paludi, gli permise di giungere in Etruria percorrendo soltanto 25 chilometri, circa, tra Fanano e Cu

tigliano sugli Appennini. 16 E. Pais, La data della deduzione delle colonie Luna e Lucca, in Dalle guerre puniche a Cesare Auguato, 2 voll., Roma 1918, vol. II, pp. 712-713, accetta la deduzione di una colonia la tina a Lucca fra il 180 e il 177 a.C; egli pero emenda ? Lucam ? in ? Lunam ? a Liv. XXI, 59, 10 la dove si dice che il console Sempronio ? Lucam concessit )>. A. J.Toynbee, Veredita ... , cit., II, p. 667, n. 25, ritiene questa correzione inammissibile: Longo passo probabilmente da Luni, ma dovette fermarsi a Lucca da dove poteva controllare la via costiera e i passi appenni nici occidentali.

17 Anticamente tale depressione era occupata da un lago vero e proprio dotato di scarsissima

capacita di evacuazione delle acque (A. M. Onori, Vabbazia di S. Salvatore a Sesto e il lago di Bientina, Firenze 1984, pp. 9 ss.).

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