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Anno 0 n° 3 - Marzo 2011 Dalla parte di chi vuole ... · Dalla parte di chi vuole libertà,...

Date post: 14-Feb-2019
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Appunti di democrazia Questo spazio informativo, è stato prodotto grazie all’impegno ed alla volontà di tante lavoratrici e lavo- ratori, collaborando con diverse modalità alla sua rea- lizzazione, in maniera anonima o palese. Per questo numero, desideriamo ringraziare: Autiero Flavia Balzamo Luigi Canfora Massimo Cavaliere Vincenzo Conte Paola Cordova Vincenzo Cusano Veronica Di Maio Giovanni Gnolo Giancarlo Murolo Davide Musto Antonio Petrucci Domenico Rapillo Luigi Sacco Monica Scauta Barbara Progetto grafico a cura di : Fortunato Vincenzo Se hai proposte, suggerimenti, voglia di collaborare (anche in maniera anonima), critiche, scrivi ad: [email protected] oppure trovaci su FACEBOOK Anno 0 n° 3 - Marzo 2011 Dalla parte di chi vuole libertà, giustizia, equità, per una società più vicina alla gente
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Page 1: Anno 0 n° 3 - Marzo 2011 Dalla parte di chi vuole ... · Dalla parte di chi vuole libertà, giustizia, equità, per una società più vicina alla gente . Sommario

Appunti di democrazia

Questo spazio informativo, è stato prodotto grazie all’impegno ed alla volontà di tante lavoratrici e lavo-ratori, collaborando con diverse modalità alla sua rea-lizzazione, in maniera anonima o palese. Per questo numero, desideriamo ringraziare:

Autiero Flavia Balzamo Luigi

Canfora Massimo Cavaliere Vincenzo

Conte Paola Cordova Vincenzo Cusano Veronica Di Maio Giovanni Gnolo Giancarlo Murolo Davide Musto Antonio

Petrucci Domenico Rapillo Luigi Sacco Monica Scauta Barbara

Progetto grafico a cura di : Fortunato Vincenzo

Se hai proposte, suggerimenti, voglia di collaborare (anche in maniera anonima), critiche, scrivi ad:

[email protected] oppure trovaci su FACEBOOK

Anno 0 n° 3 - Marzo 2011

Dalla parte di chi vuole libertà, giustizia, equità, per una società più vicina alla gente

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Sommario

♦ L’Editoriale - Il 6 maggio per ridiventare protagonisti pag. 1 ♦ Detrazione familiare ed assegni familiari pag. 2 ♦ Certificato di malattia telematico pag. 2 ♦ La centralinista di Tarvisio contro l’esercito tedesco pag. 3 ♦ Il Value on line pag. 4 ♦ La vignetta pag. 4 ♦ Il CRAL TLC pag. 5-6 ♦ La pensione monca pag. 5 ♦ Think Pink ! pag. 7 ♦ Tutela normativa e risvolti sociali (parte terza) pag. 8 ♦ La tangenziale pag. 9 ♦ Gli infortuni in Wind pag. 9 ♦ Il sistema previdenziale pag. 9 ♦ Buono a sapersi pag. 10 ♦ Il Comprensorio Oggi pag. 10 ♦

L’editoriale A cura di Gino Balzamo

In questo numero ...

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Buono a sapersi

:: Permessi per decesso o grave infermità Il lavoratore ha diritto a tre giorni lavorativi di permesso retribuito all’anno nel caso di decesso o di grave infermità del coniuge, anche legalmente separato, o di un parente entro il secondo grado, anche non convivente, o di un soggetto

componente la famiglia anagrafica del lavoratore medesimi. Il lavoratore è tenuto a preavvertire il datore di lavoro dei

giorni in cui esso sarà utilizzato.

Per il permesso per grave infermità, il lavoratore deve presentare, entro il termine di cinque giorni dalla ripresa

dell’attività lavorativa,documentazione del medico spe-cialista del Servizio sanitario nazionale o con esso con-

venzionato o del medico di medicina generale o del pedia-

tra di libera scelta o della struttura sanitaria nel caso di ricovero.

Nel caso di richiesta del permesso per decesso, il lavora-tore è tenuto a documen-

tarlo con la relativa certi-

ficazione. Il permesso deve essere

utilizzato entro sette giorni dal decesso o dall’insorgenza della grave infermità o della necessità di provve-

dere a conseguenti interventi terapeutici.

Nei giorni di permesso non sono considerati i festivi e quelli non lavorativi. Nel caso grave infermità,il lavoratore ed il datore di lavoro possono concordare, in alternativa

diverse modalità di espletamento dell’attività lavorativa comportanti una riduzione dell’orario di lavoro complessivamente non inferiore ai giorni di permesso che ven-

gono sostituiti.

A cura di Davide Murolo

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Nel primo numero si è parlato dell’urbanistica e dell’anima del comprensorio, con l’idea iniziale e quello che oggi

rappresenta. Ora discostiamoci da quel viaggio dove il passato ha visto tanto del nostro presente, pensando a quello

che potrebbe essere il comprensorio OGGI. Per trovare quindi nuovi spunti, abbiamo notato che alcuni mesi fa

è stata completata una struttura davvero interessante e bene inte-grata con il paesaggio del comprensorio: un percorso pedonale ai

margini di un delizioso agrumeto, che consente di poter percorrere

un tragitto in piena sicurezza da e verso le aree di parcheggio. Pur-troppo è un percorso limitato rispetto alla grandezza della struttura

stessa, perché non prevederne altri? Oggi si rende necessaria un’interpretazione diversa degli spazi

in virtù del fatto che in fase di progettazione il numero delle auto

all’interno del Comprensorio sarà stato sicuramente e decisamente inferiore rispetto alla realtà odierna, e ciò che poteva essere consi-

derata come area pedonale, oggi è percorribile in maniera limitata perché quasi totalmente destinata a zone di par-cheggio. La stessa area che si aggira in tondo rispetto agli edifici, sembra dilatare maggiormente gli spazi, senza svi-

luppi pedonali a raggiera che possano raccordare quantomeno i due emicicli.

Lo stesso potremmo dire dell’illuminazione: la necessità di percorrere lunghi tragitti in particolar modo a piedi e in orari non sempre diurni suggerisce un’implementazione dei punti luce. Mi rendo conto che sarebbe un dispendio di

energia, ma perché non recuperarla con l’impiego di pannelli solari ? Ci sono aree dove sarebbe possibile installarli, perché non sfruttare il nostro bel sole mediterraneo? L’ultimo punto potrebbe sembrare quasi un continuum temporale

dei “figli” di Olivetti nel rispetto della tradizione/innovazione.

Il Comprensorio oggi :: Il 6 maggio per ridiventare protagonisti La CGIL ha proclamato lo sciopero generale per il 6 maggio 2011 per 4 ore, anche se ogni categoria lavorativa potrà articolarlo in maniera diversa (la SLC sciopererà 8 ore).

Ma ha un senso scioperare ? Lo sciopero è ancora uno strumento di lotta efficace per difendere nonché estende-

re i propri diritti, per rivendicare maggior salario ? Questo non è uno sciopero ideologico, è l’attenta e ponderata conclusione di un percorso sociale, sindacale e poli-

tico (non partitico) che la CGIL da sola, a differenza delle altre sigle sindacali oramai schiacciate su posizioni governative, sta ponendo in essere a difesa dei lavoratori.

Vogliono rendere i lavoratori/cittadini un orpello al mondo del lavoro, un semplice costo da abbattere, da sfrutta-

re, da svilire, da umiliare togliendo diritti, rappresentatività, pensione e soprattutto salario. Abbiamo bisogno di futuro, di prospettive, di investimenti, di solidarietà, di equità, di cultura, di scuola, di ener-

gia pulita, di politici che abbiano dignità, senso del dovere, che siano punti di riferimento. Nel documento politico approvato dal direttivo CGIL sostengono che “è necessario rimettere al centro il tema del lavoro e dello sviluppo, riconquistare un modello contrattuale unitario e battere la pratica degli accordi sepa-

rati, riassorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia ai giovani. Serve una nuova stagione fatta di obiettivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro e serve defini-

re le regole della democrazia e della rappresentanza”. Da più anni la CGIL evidenzia queste difficoltà e nel contempo lavora per superare queste deficienze, ma ora è

necessario che tutti si ribellino a questo immobilismo che ci sta rendendo più poveri, economicamente, social-

mente e nei diritti. Pur essendo un grosso sacrificio di natura economica, scioperare significare rivendicare la propria esistenza di

lavoratore, di cittadino e soprattutto la propria dignità perché solo stando uniti, solo compatti potremmo difendere nonchè conquistare i nostri diritti, tutelare il nostro salario, la nostra pensione. Perché i nostri genitori, i nostri nonni hanno scioperato, hanno manifestato, sono stati picchiati e qualcuno è anche morto per queste con-quiste, per questi diritti “strappati” …. e chi li ha ceduti ora se li vuole riprendere. Tocca a noi dire NO.

A cura di Veronica Cusano

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A cura di Valentina Parisi

La Tangenziale

Pensando ai tanti soldi che sborso ongi giorno per

circa 240 giorni alll’anno alla tangenziale di Napoli

mi sono posta una domanda lecita…perchè devo pa-gare ?? Non è l’unica strada in Italia a tagliare e col-

legare la città.. così mi sono detta vrimm nu poc: consultando il sito dell’anas leggo La tangenziale di

Napoli -è la prima “reale autostrada urbana d’Italia”,

la cui costruzione fu affidata all’Infrasud dall’Anas, con una convenzione firmata il 31 gennaio ‘68, nella

quale era prevista anche la sua gestione, da parte di un privato, per trentatre anni, cioè fino al 2001..e

sono ancora 10 anni che continuiamo a pagarla???

Ma a chi poi…tutti pensiamo al Comune di Napoli, alla Regione , alla Provincia. No no ..niente poco di

meno che:Al Nord.

La tangenziale è privata. I nosttri cari soldini vanno

nelle casse della Spa e della sua proprietà, al 100 per

cento nella mani di Autostrade per l’Italia Spa, grup-po facente capo a Atlantia Spa che ne possiede, a sua

volta, l’intero capitale sociale e che fa riferimento, come principale azionista, alla famiglia Benetton di

Treviso. Una Spa in gran salute, quella della tangen-

ziale: 108 milioni di capitale, 8 milioni di utile nel 2008 (quasi il doppio dell’anno precedente) e quasi

56 milioni di fatturato nello stesso anno. Alla presi-denza del suo cda, dal 2007, c’è Mario lannelli, un

ex generale della Guardia di finanza (prima alla Dia e poi allo Scico), e l’ad è Marco Bianchi che ha un

passato in Sip, Telecom Italia e Tim ma anche nelle

Autostrade….

Che dire...è uno scambio di amorosi sensi...noi man-

diamo i soldi al nord e lor ce mannano a munnezz:-)

Il welfare italiano è costruito sul principio

dell’assicurazione vale a dire che le risorse finanziarie per

alimentarlo derivano dai contributi versati dai lavoratori dipendenti e autonomi. Nel sistema pensionistico, i lavora-

tori attualmente in attività versano i contributi che servono a pagare le pensioni di oggi dunque si basa sulla solidarietà

intergenerazionale: .

Nel 1995, la legge di riforma n. 335 ha reso più omogenee

le regole in materia pensioni-stica e ha introdotto il nuovo

sistema di calcolo contributi-

v o d e l l e p e n s i o n i . L’ammontare della prestazio-

ne pensionistica si baserà su tutti i contributi versati nel

corso della vita lavorativa e

non più sulle retribuzioni de-gli ultimi anni, come avveni-

va in precedenza (sistema retributivo) E’ quindi importante controllare che le aziende per cui si

lavora versino sempre i contributi; perchè non è detto che lo

facciano anche quando si ha un contratto regolare. La legge pone dei limiti temporali ben precisi per richiedere quella

che, in gergo tecnico, si chiama “contribuzione dovuta e non versata”: 5 anni.

Chi ti fa lavorare in nero non solo non versa i contributi all’Inps ma ti sta togliendo anche l’indennità di disoccupa-

zione che potrebbe spettarti a fine lavoro.

Il sistema di calcolo contributivo presuppone l’apertura di una sorta di conto presso l’Inps nel quale confluiscono i

contributi previdenziali che vengono rivalutati e sommati con tutto quanto si continua a versare. Dunque i contributi

versati all’inizio della carriera sono i più importanti.

Sovente si confondono le finalità degli detrazioni fiscali con quelle degli assegni per il nucleo familiari, nonché le

tempistiche e gli importi economici. Proviamo a fornire alcune indicazioni:

Le detrazioni fiscali non sono altro che un’agevolazione che opera sulle im-poste, sulle tasse da pagare all’Agenzia delle Entrate, mentre gli assegni fa-

miliari sono erogati dall’INPS e sono un sostegno economico alla famiglia. Dopo che ai singoli scaglioni del mio reddito imponibile ho applicato le di-

verse aliquote, dall'imposta che risulta da pagare dovrò sottrarre l'importo

delle detrazioni, importo che costituisce il vantaggio finale effettivo per il contribuente.

Le detrazioni sono inversamente proporzionali al proprio reddito personale (non familiare) e possono essere erogate per il coniuge a carico (se guada-

gna meno di € 2850 annui), nonché per i figli o un altro familiare, ma anche

per se stessi (in quanto lavoratori). In caso di coniuge non a carico, le detrazioni per i figli vanno divise paritetica-

mente tra i due coniugi (al 50%) con l’eccezione che il coniuge che guadagna di più può chiederli al 100% (in questo caso la detrazione è inferiore e dunque non conviene).

Gli assegni familiari sono inversamente proporzionali al reddito familiare di tutti i componenti familiari.

Le detrazioni vanno confermate ad inizio di ogni anno, mediante l’apposita modulistica e se non vengono cal-

colate in maniera corretta entro l’anno corrente, è possi-bile recuperarle col 730 da compilare l’anno successi-

vo.

Gli assegni familiari hanno validità dal 1° luglio al 30 giugno dell’anno successivo e possono essere richiesti,

come arretrati, gli ultimi 5 anni. Le detrazioni spettano laddove non si superino i 2850

euro senza limiti di età; gli assegni familiari invece non

si riceveranno se si superano i 18 anni (eccezioni per studenti).

Detrazione ed assegni familiari A cura della redazione

In Italia, l’andamento delle morti sul lavoro nonché degli infortuni nel 2010 è in calo. Gli infortuni scendono da 790mila casi a 775mila (-1,9%) rispetto al 2009 mentre gli

infortuni mortali scendono da 1053 a 980 (-6,9%). Non dimentichiamo che 980 significa 980 persone che non torneranno a casa.

Non è tutto oro quello che luccica perché proprio le diminuzioni più consistenti sono av-

venuti nei settori dove è aumentata la disoccupazione oppure c’è molta presenza di lavoro in nero.

Anche in Wind, il trend nazionale è confermato in quanto si è passati dai 151 infortuni nel 2009 a 129 (-15%) e

dove gli infortuni in itinere (casa-lavoro-casa) rappresentano ancora il 67% di questi, mentre il 32% avviene a

lavoro e l’1% invece negli spostamenti tra luoghi di lavoro diversi. Sempre in questo contesto di minor infortuni, aumentano quelli nel settore commerciale (16%) e call center (40%),

a differenza del settore network (38%) e staff (6%). Al sud il 43,4% dei 129 infortuni (rispetto al 37% del 2009) mentre nelle altre aree gli stessi infortuni diminuiscono

sensibilmente.

Le buone notizie statistiche non devono assolutamente farci abbassare la guardia e continuare con l’informazione, la formazione ed i controlli. Dunque va intensificata l’azione comune condotta dai sindacati e dalle imprese per

aumentare la lotta contro gli infortuni nonché incrementare le risorse affinché la sicurezza sul lavoro sia considera-ta un investimento e non un costo .

Il sistema previdenziale A cura dell’INCA

Certificato di malattia telematico A cura di Gino Balzamo

Dal 3 aprile 2010 i medici dipendenti del SSN o in regime di convenzione sono tenuti a trasmettere all’INPS, per il

tramite del SAC (sistema di accoglienza centrale), il certificato di malattia del lavoratore rilasciandone copia carta-

cea all’interessato. Il processo in questione prevede competenze specifiche così ripartite:

♦ i medici certificatori acquisiscono ed inviano i certificati al sistema di accoglienza centrale (SAC) del Ministero dell’economia e delle finanze che provvede ad inoltrarli all’INPS; inoltre, possono annullare i certificati entro il

giorno successivo al rilascio e rettificare la data di fine prognosi entro il termine della stessa, sempre utilizzando i

servizi erogati dal SAC; ♦ dopo l’invio all’INPS, il SAC restituisce al medico il numero identificativo per la stampa del certificato e

dell’attestato da consegnare, entrambi, al lavoratore; ♦ l’INPS, sulla base delle informazioni presenti sulle proprie banche dati e dei servizi forniti dall’INPDAP, indivi-

dua, per l’intestatario del certificato il datore di lavoro al quale mettere a disposizione l’attestato;

♦ l’INPS rende disponibili ai datori di lavoro, sul proprio sito Internet, funzioni di consultazione e di stampa degli attestati con elementi di ricerca diversi, previo riconoscimento tramite PIN;

♦ l’INPS mette a disposizione dei lavoratori i certificati loro intestati accedendo al sito internet. In relazione alle credenziali di accesso utilizzate, vengono visti tutti i certificati (accesso con PIN) o solo l’attestato (accesso con

codice fiscale e numero del certificato);

♦ l’INPS canalizza verso le proprie Sedi i certificati degli aventi diritto all’indennità di malattia per la disposizione di visite mediche di controllo e, nei casi previsiti, per il pagamento diretto delle prestazioni

Il lavoratore avente diritto all’indennità di malattia a carico dell’INPS, in base alle nuove disposizioni, non è più tenuto a trasmettere all’Istituto il certificato di malattia, eccetto i casi di impossibilità di invio telematico.

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Questa è la breve storia di Luigia Picech, una centralini-

sta di Tarvisio (Friuli), prima donna della Resistenza a

ricevere la medaglia d’Argento al Valor Militare, che

l’8 settembre del 1943 partecipò attivamente con il suo

lavoro alla Resistenza contro i tedeschi, aiutando gli

alpini che combattevano per liberare l’Italia a mandarsi

messaggi, e boicottando i messaggi dei tedeschi, facen-

do così, del suo posto di lavoro un vero e proprio posto

di combattimento. La storia della democrazia del nostro

paese, libero dal fascismo, nasce in quei giorni e, la no-

stra Costituzione, patrimonio di tutti i cittadini italiani,

è il frutto della strenua resistenza compiuta da tante

donne e tanti uomini “invisibili”, ma che hanno donato

la loro vita per la nostra libertà.

Ho scelto di raccontare brevemente il contributo di Lui-

gia Picech, non solo perché si tratta di una donna, ma

soprattutto perché si tratta di una lavoratrice di un cen-

tralino, quello che oggi chiamiamo call-center.

Si, perché la Resistenza è stata combattuta anche in un

call-center.

Il pomeriggio dell' 8 settembre ' 43 Luigia Picech si tro-

vava a lavoro, al centralino del telefono pubblico di

Tarvisio, quando il maresciallo Pietro Badoglio, l’allora

capo del governo, aveva appena annunciato alla radio la

dichiarazione di un armistizio unilaterale con le parole:

«È finita la guerra».

Purtroppo la storia ci ha insegnato che non era vero:

quell’ urlo liberatorio, infatti, stava rappresentando

l’anticamera della tragedia.

Così ha inizio la resistenza delle 300 guardie di frontie-

ra (in assetto rimaneggiato e con pochissime armi a di-

sposizione) comandate dal colonnello Giovanni Jon, le

quali affrontarono i tedeschi con l' aiuto fondamentale

della giovane centralinista.

Al centralino di Tarvisio, alla cui difesa era stato asse-

gnato il plotone antiparacadutisti aggregato alla Guardia

di Frontiera, Luigia Picech, vegliava per garantire quel-

lo che ormai era l'unico collegamento tra i soldati di Jon

e un'Italia in sfacelo. Poco dopo le 2 giunse, per telefo-

no, l'ultimatum del colonnello tedesco Brand: un'ora di

tempo per consegnare le armi. L'ultimatum fu respinto.

La centralinista di Tarvisio contro l' esercito tedesco

Allo scadere del tempo, alle 3 del 9 settembre, giunse

all'ingresso un side-car con un ufficiale tedesco, era

l'ultima intimazione: resa immediata!

La risposta fu sempre no! "Posto di combattimento!",

ordinò il colonnello, il side-car non fece in tempo ad

allontanarsi che un razzo illuminò la valle e si scatenò

l'inferno.

Il primo a morire fu una sentinella che aveva appena

fatto il saluto regolamentare al tedesco, rispose la mi-

tragliatrice italiana del Corpo di guardia (falciando mo-

tociclista e SS) e un nutrito fuoco di fucileria dalle po-

stazioni della caserma.

I tedeschi portarono in linea un pezzo anticarro e, con

un colpo, demolirono una parete del locale. Il polvero-

ne copriva alla vista dei difensori gli assaltatori che

serravano sotto. Attraverso lo squarcio della parete de-

molita, Luigia, china sopra il pannello coperto di calci-

nacci, ferita ad una mano ed alla testa con una scheggia

di mortaio nel piede, continuava ad infilare gli spinotti

de telefoni e ad inviare messaggi ai partigiani alpini

che sarebbero poi arrivati in soccorso della guardia di

frontiera e liberato la città, e contemporaneamente

bloccava i messaggi dei tedeschi, che avanzando con

loro carri armati, erano in arrivo dal confine. Gli

"antiparà", stretti sempre più da vicino, contrattaccava-

no nel frattempo con una sortita disperata per difendere

il centralino: ma furono tutti abbattuti.

Luigia cercò disperatamente di afferrare la pistola di un soldato mortole accanto, ma le SS la uccisero.

Questa giovane donna, pur libera da qualsiasi giura-

mento di fedeltà, rimase al suo "posto di combattimen-

to", fino all'estremo sacrificio.

Al passo del Termopili, a Traviso, dove si trovava il

centralino, sull'antica pietra, ancora oggi si leggono

queste parole:

"O viandante, va a dire a Sparta che noi siamo qui

caduti per obbedire alle sue leggi". Furono incise per

onorare e tramandare la memoria dei 300 spartani che

tennero il passo tre giorni, fronteggiando l'armata per-

siana. Morirono tutti sul posto senza indietreggiare di

un passo, permettendo all'esercito ellenico di ritirarsi.

Quasi 2.500 anni or sono.

Così grazie ai 300 di Tarvisio, così come nelle stesse

ore a Castellammare di Stabia, a Nola, a Bolzano, in

Val Venosta, a Bressanone, a Lon-

garone, a Trento, la nostra Italia si

mise in piedi grazie alle tante donne

e uomini e ai tanti militari che tra la vita e la libertà, non ebbero dubbi nella scelta.

A cura di Flavia Autiero

Tutele normative e risvolti sociali

La nostra azienda Wind, unitamente al contributo degli RLS

(Rappr. dei lavoratori per la sicurezza), ha presentato una metodo-

logia per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato che pre-

vede di suddividere il processo in 5 fasi, formando un piano di la-

voro progressivo in cui la ricognizione dei dati complessivi si arti-

cola attraverso l’insieme degli indicatori aziendali anagrafici, og-

gettivi e soggettivi, che permette un incremento qualitativo delle

informazioni reperite. La strategia partecipativa adottata non coin-

volge esclusivamente gli addetti alla sicurezza, ma soprattutto i

lavoratori tramite la conduzione di question time.

Oltre ad adempiere al D.lgs. 81/08 e s.m.i., l’Accordo Europeo 08/10/2004 e alla Direttiva Europea, la valutazione

del rischio stress lavoro-correlato fornisce la possibilità di produrre un risultato sulle seguenti dimensioni:

� Mappare le aree organizzative dove il livello di stress è maggiore o dove potenzialmente potrebbe esserlo;

� Proporre delle strategie di intervento per ridurre lo stress sul lavoro e quindi prevenire casi di mobbing e di

burn-out e di malattie professionali correlate o derivanti;

� Dare un contributo alla definizione di possibili linee d’azione manageriale per aumentare il benessere organiz-

zativo;

Generare un percorso di sviluppo organizzativo orientato all’accrescimento della performance aziendale.

All’interno di tale processo l’organizzazione gestisce il rischio psicosociale in un’ottica di responsabilità sociale

d’impresa tramite:

♦ percorsi di formazione per sviluppare la consapevolezza del rischio psicosociale e delle iterazioni individuo-

contesto;

♦ integrazione delle tematiche psicosociali in strategie, piani e processi di sviluppo organizzativo.

Wind Telecomunicazione S.p.A. realizzerà il processo di valutazione in collaborazione con l’azienda SMA-

Servizi Medici Aziendali s.r.l. Tale processo verrà realizzato in 5 fasi, che sintetizzo qui:

1. Costruzione di un campione rappresentativo, pari al 10% del-

la popolazione complessiva dei lavoratori.

2. Incontro con gli RLS e discussione di gruppo sul rischio

stress lavoro correlato.

3. Somministrazione questionari in setting di gruppo (da massi-

mo 25 persone)

4. Elaborazione dei risultati ottenuti complessivamente.

A breve saremo chiamati a partecipare ad un importante analisi di

quella che sarà la base su cui costruire la difesa di principi quali: il

corretto svolgimento della vita lavorativa in termini non solo di

produttività ma anche di salute fisica e psichica di noi tutti. Vi chiediamo la massima partecipazione!

A cura di Vincenzo Cordova

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Think Pink !

:: Se non ora, quando ? E’ ora Quante volte ci è capitato di essere scosse da immagini, parole, slogan e cialtronerie di ogni genere che ci han

fatto pensare, con moti di rabbia e nostalgia a quando, arse dal fuoco degli ideali, bastava una piccola scintilla

per farci scendere in piazza e manifestare contro qualcosa o per rappresentare un nostro credo. Oggi accade me-

no di prima, siamo madri di famiglia, siamo donne impegnate e tanto maturate che sempre meno riusciamo a

trovare il tempo per "cantarne quattro" a chi ci offende, anche perché abbiamo la nostra dignità che ci fa da scu-

do e forse non ci sentiamo più coinvolte.

Ma quante volte ciononostante, soprattutto negli ultimi tempi abbiamo pensato: Mo' basta però!

E' come vivere in una bellissima città che un po' alla volta, subisce giorno dopo giorno un piccolo sopruso e lo

assorbe e sempre di più, latente, cresce il rancore. Come quando al lavoro incassiamo gli abusi di potere e la

giornata si fa dura, o a casa quando non affrontiamo le situazioni difficili e ci logorano ancora una volta.

Arriva un momento in cui facciamo i conti con lo specchio, con la nostra autostima, con la nostra dignità che

insofferente si ribella alle troppe angherie.

Questo momento arriva prima, se l'indignazione non è personale ma comune a molti.

Se ogni giorno c'è qualcuno che con ogni strumento possibile ci fa capire, prima in mo-

do implicito e poi sempre più spudorato, diretto, sfacciato, volgare che non siamo altro

che corpi, che non abbiamo diritto ad essere rispettate per ciò che pen-SIAMO e come

siamo.

E allora è ora!

Quel risentimento mozzicato e rimasto in gola, rendiamolo voce, urlo, canto corale che

faccia eco, che possa risuonare ovunque, rintronare rinfacciando queste offese, perché

non c'è nessuno che può arrivare a denigrare fino a proporre, senza vergogna, di poterci

comprare!

E allora se non ora quando!

Non ci sono stati mai insulti più espliciti, mai momento storico fu più opportuno di questo, negli ultimi decenni.

La manifestazione non è stata pensata infatti contro un uomo, ma per ricordare, a chi l'avesse dimenticato, che

stanno calpestando dei principi fondamentali, pari diritti conquistati e che credevamo acquisiti!

E' per questo che siamo scese in piazza, per il rispetto verso noi stesse e quello che ci deve essere riconosciuto.

Saremmo potute rimanere a casa pensando: “tanto la mia dignità resta illesa nella mia realtà” e avremmo perso

l'occasione di partecipare al tentativo di cambiare l'attuale opinione comune (influenzata

in tanti anni dall'amplificazione dei media dell'attuale maggioranza), che ci vuole relegare

a certi ruoli sociali sempre soggetti a mortificanti condizioni, che ci vuole sole, in una soli-

dale esplicita dichiarazione di indipendenza fatta da milioni di donne, una affermazione

delle identità del nostro essere uguali e diverse, donne, in ogni ruolo liberamente scelto!

Se non ora QUANDO! Viva NOI!

A cura di Paola Conte

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Il value on line A cura di Valentina Parisi

Sull’intranet aziendale alla voce value online si legge: “Il processo di valutazione in Wind si svolge nel primo

semestre di ogni anno e viene portato a termine in circa due mesi dal suo lancio. Tutte le persone di Wind sono

impattate e ciascun valutatore, per tutte le risorse a lui/lei assegnate, esprime le proprie valutazioni su compe-

tenze, conoscenze e performance Attraverso il colloquio di feedback & orientation, il momento più importante

di tutto il processo, il valutatore e il valutato si confrontano sulle aree oggetto di valutazione e, partendo da

queste riflessioni condivise, predispongono le basi per valorizzare le potenzialità e per facilitare la crescita in-

dividuale di ciascun valutato”

Tutti gli attori interessati ed oggetto di tale valutazione si saranno posti prima o dopo delle domande.. leci-

te..chissà!?

Iniziamo col dire che verso noi stessi siamo miopi e spesso non vediamo quello che è evidente. Per mettere in

luce i ns pregi ed i ns difetti in termini lavorativi (si intende!!) di cui non sempre ne siamo consapevoli servo-

no filosofie gestionali idonee a favorire lo sviluppo del patrimonio intangibile (competenze e relazioni) incre-

mentando continuamente fiducia e competenze prodotte nei processi aziendali.

I valutatori fanno più o meno

questo, cercano di osservare e

scrutare le ns competenze cer-

cando il file rouge che ti ha ac-

compagnato ogni volta che ti sei

confrontata con una uova sfida e

hai fatto emergere il tuo talento,

e se non lo vedi c’è chi lo sta

osservando per te, sono il ns

specchio nel bene e nel male i

loro feedback sono efficaci solo

se motivati e dettagliati , solo se

obiettivamente ed oggettivamen-

te commentati; il value con i

suoi indici (abbastanza, molto,

poco) ha questo compito…

quante risorse si saranno fermate

e avranno fatto introspezione sui

commenti del value? Certo non

sempre condivisi, ma ottimo

motivo per riflettere sul proprio

operato e sulle proprie potenzia-

lità!

Poi c’è chi impara a giocare al

value in modo da far melina … e

chi invece lo ha studiato e ne ha

fatto strumento per una “giusta”

e “oggettiva” valutazione delle

competenze.

Page 6: Anno 0 n° 3 - Marzo 2011 Dalla parte di chi vuole ... · Dalla parte di chi vuole libertà, giustizia, equità, per una società più vicina alla gente . Sommario

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Il Cral TLC - Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori del settore delle Telecomunicazioni- è presente all’interno

del comprensorio Olivetti da circa due anni. Ci accoglie nella sua sede, che molti di voi conoscono, il suo presi-

dente Alberto Scotto di Carlo. La sede è una stanza molto piccola ma ben organizzata nella quale trovano posto due scrivanie alcuni scaffali e un ripiano dove ci sono molti opuscoli per pubblicizzare le varie iniziative intra-

prese dal cral. Ci accomodiamo e iniziamo la nostra chiacchierata con Alberto.

D: Come nasce l’idea di un Cral all’interno del comprensorio Olivetti? R: L’idea nasce dal fatto che nel comprensorio, all’interno della realtà alla quale noi apparteniamo, cioè quella

delle telecomunicazioni, di cui fanno parte le sociètà : Wind, Vodafone e Comdata Care, non era presente questo genere di iniziativa intrapreso dalle aziende. Quindi si iniziava a sentire l’esigenza da parte dei dipendenti di po-

ter avere un ente che potesse accrescere il loro benessere, organizzare inizia-tive di aggregazione e offrire attività di riappropriazione della cultura. L’idea

iniziale è stata poi condivisa con le organizzazioni sindacali, che vigilano su

questo genere di attività, è grazie al loro contributo si è potuto mettere in piedi questa tipo di associazione, che poi è stata comunque formulata con i

canoni previsti, cioè con la registrazione all’agenzia delle entrate, con la ste-sura di uno statuto e con l’acquisizione di una consulenza fiscale e contabile.

Poi ci siamo presentati all’azienda in maniera ufficiale attraverso delle lettere

di accredito Dunque l’idea è partita con nove soci fondatori, che hanno costi-tuito il consiglio di amministrazione e poi si è sviluppata in questi quasi due anni di attività.

D: Dunque nel caso del nostro cral non c’è un partecipazione delle aziende come accade per altri Cral come ad esempio Arca Enel o il Cral di Telecom ? R: Secondo me non bisogna sottolineare il fatto che non ci sia un contributo aziendale, ma piuttosto che il nostro

circolo ricreativo è da considerarsi atipico. Atipico perché come ti dicevo prima l’iniziativa non nasce dalle aziende ma nasce dai lavoratori. Di solito

l’iniziativa di un circolo ricreativo aziendale parte dalle aziende stesse e poi vengono coinvolti i lavoratori e di conseguenza anche le organizzazioni sindacali. L’azienda partecipa in maniera diretta e attiva ed è parte inte-

grante del consiglio di amministrazione, inoltre le aziende che tu hai citato mettono a disposizione anche dei budget per potere operare. Noi invece siamo partiti dal basso, l’iniziativa è partita dai lavoratori, tanto è vero

che noi ci sostentiamo, per quanto riguarda tutta l’organizzazione e l’operatività, sulle quote associative versate

Il CRAL TLC A cura di M.Canfora e G.Gnolo

dei soci. Abbiamo però avuto l’apporto delle aziende del

comprensorio a livello logistico, ci hanno dato cioè la

possibilità di individuare un locale all’interno del com-prensorio stesso dove insediare la sede operativa del

Cral. Questa è stata un forma di riconoscimento da parte delle aziende.

D: Nei casi in cui l’azienda partecipi al Cral c’è più attenzione da parte di quest’ultima alle esigenze e al benessere dei lavoratori? R: No, secondo me non c’è più attenzione, è proprio di-verso il concetto. In quei casi il circolo ricreativo azien-

dale è parte integrante dell’azienda. Noi invece siamo

nati come una attività collaterale e partendo dall’associazione ci siamo poi fatti riconoscere dai soci

attraverso il lavoro che è stato messo in piedi. Insomma tu non hai trovato una cosa bella è fatta e i lavoratori si

sono di conseguenza poi ritrovati a far parte

dell’associazione come naturalmente fanno parte dell’azienda in quanto dipendenti, ma lo fanno in manie-

ra volontaria, si associano perché riscontrano effettiva-mente una convenienza e delle qualità nelle attività che

si organizzano.

D: C’è stata una comunione di intenti nella creazione del cral e quindi unione all’interno del consiglio di amministrazione. Ci sono state polemiche, ultimamen-te ? La discussione all’interno del con-

siglio è una cosa naturale e neces-saria perché è forma di dibattito e

di confronto. All’inizio sicuramen-te questa unione di intenti che dici tu era molto più forte

ed è stato anche il volano che ha consentito di far partire

l’attività. Oggi è un po’ diverso perché non da poco, ab-biamo anche subito degli attacchi esterni da forze che

almeno naturalmente dovrebbero andare nella stessa di-rezione del circolo. In buona sostanza nell’operativo non

ci ha comportato grossi problemi perché da un lato ci

sono dichiarazioni piuttosto che illazioni o lamentele, dall’altro lato ci sono i soci che partecipano e ci sono i

fatti che in maniera quotidiana si concretizzano nelle attività che organizziamo.

D: Dunque indipendentemente dalle modalità con cui nasce, qual è la funzione di un cral aziendale? R: La funzione alla fine è la stessa cambia la forma,

cioè quella di creare delle occasioni delle opportunità attraverso dei sistemi di convenzione per poter dare ai

soci, che liberamente si associano e che quindi abbrac-

ciano un po’ quella che è la filosofia di questa associa-zione, la possibilità di aumentare il loro potere di acqui-

sto di accrescere il loro benessere di aggregarsi fra di

Il CRAL TLC A cura di M.Canfora e G.Gnolo

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La pensione monca

Sono anni che i Governi lanciano allarmi sul futuro delle pen-

sioni, sulla loro insostenibilità. Ma qui il danno maggiore è per i

lavoratori che a fronte di versamenti economici inalterati si ve-dono ridurre non solo gli importi della futura pensione, ma an-

che aumentare il numero degli anni per andare in pensione. E non dimentico che le rivalutazioni economiche per gli attuali

pensionati sono misere e certamente non degne di far condurre

alla maggior parte di essi una vita decente. Ma i lavoratori attuali hanno la necessità di integrare la loro

futura pensione; questo è un dato di fatto. Se il timore dei sindacati è quello di assicurare ad un lavoratore

almeno il 60% dell’ultima retribuzione, significa che il rischio

di indigenza “futura” è molto elevato. Da qualche anno esistono fondi pensioni complementari, aperti e/o chiusi , PIP , fondi di investimento. Insomma

qualunque scelta purchè ci sia consapevolezza del fatto che andremo in pensione dopo tanti anni e con meno sol-di rispetto ai pensionati attuali. TELEMACO è il fondo integrativo pensionistico dei lavoratori TLC, un fondo

chiuso, con la presenza sindacale nei consigli di amministrazione atta a sorvegliare e controllare l’andamento del

fondo, a favore degli iscritti. Qualunque sia la tua scelta, opera, scegli, informati, muoviti …… non restare impassibile.

loro e quindi farmulare anche nuove conoscenze. Ci

sono persone che noi conosciamo magari da anni di

vista e che non frequentiamo e che poi potremmo tro-vare durante una manifestazione piuttosto che un viag-

gio o un’altra iniziativa organizzata dal cral.

D: Il cral oltre che un modo per aumentare il potere di acquisto dei lavoratori attraverso le convenzioni è un luogo di aggregazione e socializzazione? R: Certamente questo è un obbiettivo primario che il

cral si pone, perchè anche ritrovarsi a teatro, per esem-pio, in una giornata in cui c’è una particolare promozio-

ne del cral, che sotto l’aspetto ludico può risultare con-

veniente da parte dei soci, acquistare il biglietto attra-verso il cral e trovarsi poi con i colleghi ,con i quali vi-

vi all’interno dell’azienda è un modo per aggregarsi al di fuori del luogo di lavoro. Il sistema di convenzioni

però è comunque una formula vitale e necessaria per

questo genere di associazioni, è quello che consente di cominciare a fare attività, perché talvolta la possibilità

di riuscire a risparmiare sul biglietto del cinema, del teatro, sull’assicurazione dell’auto o per andare ad e-

sempio ad acquistare le gomme

dell’auto e un modo per consen-tire ai soci di aumentare il potere

di acquisto e io penso che questo sia importante nella situazione

sociale che viviamo attualmente nel nostro paese ed è un modo

per contribuire a dare una mano

alle persone.

D: Prima hai parlato di teatro di cinema, c’è dunque una at-tenzione particolare anche alla

cultura? R: Si, c’è principalmente l’attenzione verso cultura. Io

credo fermamente che il cral è uno strumento che può

servire alla riappropriazione della cultura e quindi tea-

tro, cinema e quant’altro. Penso anche che attraverso

sistemi di informazione che ci sono dati dalla globaliz-

zazione quali possono essere il social network, internet

in senso lato, e tanti altri strumenti elettronici, questi

altri elementi danno ancora alle persone la possibilità di

incontrarsi e di relazionarsi di persona e non attraverso

degli strumenti. Si ha la possibilità innanzitutto di usci-

re da un contesto chiuso quale può essere l’ufficio o la

casa, non ti costringono a stare per forza davanti ad un

computer oppure al telefono per comunicare con le per-

sone. Dunque un modo per far si che tu esca da questo

mondo di plastica rappresentato soprattutto dalla televi-

sione e avere la possibilità di uscire di casa, incontrare

nuove persone, relazionarsi.

A cura di Gino Balzamo


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