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Anno 3 - Numero 3 Marzo 2008 Notiziario mensile a cura del ... · realizzazione dei punti inseriti...

Date post: 25-Aug-2020
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Anno 3 - Numero 3 Marzo 2008 Notiziario mensile a cura del GAU Monaldi Il diritto delle donne. Giuseppe Scarpa La legge 194 sull'aborto compie trent'anni e mai come oggi è sotto tiro. A parlarne siamo soprattutto noi uomini: molti ritengono che la legge sia ormai vec- chia, altri la difendono strenuamente, senza chiedersi che cosa vogliono davvero le donne. Credo sia opportuno fare alcune riflessioni sul dibattito che si è aperto in questi giorni. G. Ferra- ra, direttore del Foglio, propone una moratoria sull‟interruzione di gravidanza, in nome del "diritto a nascere", comparando l‟aborto ad un‟esecuzione, rilan- ciando la volontà di candidarsi alla guida di una lista elettorale “ABORTO NO GRA- ZIE”. Il cardinale C. Ruini e il presidente della Confe- renza Episcopale italiana A. Bagnasco propongono di cambiare la Leg. 194. L‟esponente di Forza Italia S. Bondi ha presentato un mese fà una mozione in Par- lamento per modificarla e la senatrice del Partito De- mocratico P. Binetti si diceva pronta a votarla. L'on- cologo U. Veronesi, invece, la considera "civilmente avanzata". Il Papa Benedetto XVI invita gli scienziati a un «uso morale della scienza» e, nell‟esprimere sod- disfazione per la moratoria sulla pena di morte, affer- ma «il carattere sacro della vita umana» approvando, di fatto, la moratoria sull‟aborto. Non ultimo, la pro- posta dei neonatologi di rianimare un feto che nasce vivo o l‟incursione della polizia al Policlinico di Napoli per verificare se l‟aborto eseguito era legittimo. In- somma, è ripreso un vero e proprio attacco alla 194 o meglio un vero o proprio attacco alle libertà, ai diritti e all‟autodeterminazione delle donne. Eppure, dopo trent‟anni, la legge presenta un bilancio rispettabile. Le pratiche abortive si sono dimezzate, è stato quasi cancellato l‟orrore degli aborti clandestini, è stato or- ganizzato un contribuito pubblico alla prevenzione dell‟aborto e a maternità e paternità responsabili. In sostanza, le donne hanno dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di sapersi avvalere in modo sag- gio e responsabile di questa legge. Un risultato rag- giunto nonostante il funzionamento non omogeneo dei consultori e nonostante l‟obiezione di coscienza, che riguarda il 60% dei ginecologi, il 46% degli ane- stesisti e il 39%del personale non medico. Certo, la sua applicazione può e deve essere migliorata, soprat- tutto per quanto riguarda l‟informazione e la preven- zione e ciò vale in particolare per le donne immigrate, le meno protette, le meno assistite, che ricorrono all‟aborto 3-4 volte di più rispetto alle cittadine italia- ne, ma il principio della legge resta ancora validissi- mo. Nessuna donna abortisce a cuor leggero: se una donna decide di ricorrere all‟interruzione di gravidan- za lo fa con dolore e mai ritenendo l‟aborto un mezzo anticoncezionale. Segue a pag. Un Obiettivo ambizioso. Gennaro Sanges Segretario G.A.U. Monaldi Con la riunione di commissione decentrata di giovedì 6 marzo p.v. si concluderà quasi sicuramente la trattativa relativa alla realizzazione dei punti inseriti nel programma elettorale su cui la Uil, unitamente al resto della R.S.U., si è impegnata a tra- guardare. La selezione degli O.S.S. che sarà attuata a giorni, le selezioni per l‟area amministrativa e tecnica ormai sulla linea di partenza, l‟utilizzo dei fondi contrattuali, sia pur esigui, per il riconoscimento delle posizioni organizzative ai caposala e caposervizio, la rivisitazione di quelle già esistenti ed il ricono- scimento dei coordinamenti legittimi, ci spingono a dire che abbiamo veramente fatto un buon lavoro. Tutto questo, senza permettere ai lavoratori di rinunciare ad un solo € di quelli attualmente percepiti, il che, con la situazione in cui versa la sanità in Campania e con quello che sta succedendo nelle altre Aziende Ospedaliere, non è cosa da poco. Obiettivi che si sono potuti raggiungere grazie all‟impegno che tutti gli operatori hanno saputo profondere per mantenere alti i livelli quali- quantitativi assistenziali e che hanno permesso alle delegazioni trattanti sindacali ed aziendali di potersi confrontare in un clima costruttivo. La sigla dell‟accordo sul rinnovo contrattua- le, pervenuta il 28 febbraio scorso, permetterà nei prossimi mesi, di vedere sulla nostra busta paga gli arretrati e gli au- menti a regime del biennio 2006/2007. Un sindacato attento deve sapersi dare anche obiettivi ambiziosi, che vanno aldilà della realizzazione di quanto enunciato, ma che pongano le basi per un comportamento più virtuoso del bilancio azienda- le, i cui effetti positivi avranno una ricaduta positiva sui lavo- ratori e sull‟immagine stessa dell‟azienda. L‟obiettivo di cui parlo e che a parere della UIL non è impossibile raggiungere, è quello di addivenire per l‟esercizio 2008 ad un pareggio di bi- lancio aziendale. Che cosa comporterà il raggiungimento di quest‟obiettivo? La norma vuole che, in presenza di tale tra- guardo, una somma pari all‟1% del monte salari, venga corri- sposto al comparto sui fondi contrattuali, oltre a quelli ricono- sciuti per effetto di contratto, quale incentivo sulla contratta- zione di secondo livello. Tale obiettivo è ancora più interessan- te adesso, perché il contratto siglato prevede che il riferimento del monte salari non è più quello del 2003, ma quello del 2005, che ha un peso maggiore. Quindi, denaro fresco che an- drà a rimpolpare i nostri fondi contrattuali e nuova linfa per la contrattazione decentrata e per proposte, attraverso l‟utilizzo d‟istituti contrattuali, che migliorino ulteriormente le condi- zioni economiche dei lavoratori. Chiaramente, il raggiungi- mento di questo ambizioso obiettivo, chiama il sindacato ad uno sforzo ulteriore di vigilanza sulle spese aziendali e a pro- poste formulate all‟indirizzo del contenimento della spesa co- me, nel rispetto del memorandum contrattuale sottoscritto fra i vertici nazionali sindacali ed ARAN, l‟utilizzo della ricondu- zione all‟interno di funzioni attualmente esternalizzate, la cui cosa comporta una sensibile riduzione di spesa per gli appalti. Su questo la Uil, unitamente alle altre OO.SS. che compongono la R.S.U., si confronterà con la Direzione Strategica Aziendale, per cogliere ulteriori e qualificanti obiettivi per tutti i lavorato- ri dell‟Ospedale Monaldi.
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Anno 3 - Numero 3 Marzo 2008

Notiziario mensile a cura del GAU Monaldi Il diritto delle donne.

Giuseppe Scarpa

La legge 194 sull'aborto compie trent'anni e mai come oggi è sotto tiro. A parlarne siamo soprattutto noi uomini: molti ritengono che la legge sia ormai vec-chia, altri la difendono strenuamente, senza chiedersi che cosa vogliono davvero le donne. Credo sia opportuno fare alcune riflessioni sul dibattito che si è aperto in questi giorni. G. Ferra-ra, direttore del Foglio, propone una moratoria sull‟interruzione di gravidanza, in nome del "diritto a nascere", comparando l‟aborto ad un‟esecuzione, rilan-ciando la volontà di candidarsi alla guida di una lista elettorale “ABORTO NO GRA-ZIE”. Il cardinale C. Ruini e il presidente della Confe-renza Episcopale italiana A. Bagnasco propongono di cambiare la Leg. 194. L‟esponente di Forza Italia S. Bondi ha presentato un mese fà una mozione in Par-lamento per modificarla e la senatrice del Partito De-mocratico P. Binetti si diceva pronta a votarla. L'on-cologo U. Veronesi, invece, la considera "civilmente avanzata". Il Papa Benedetto XVI invita gli scienziati a un «uso morale della scienza» e, nell‟esprimere sod-disfazione per la moratoria sulla pena di morte, affer-ma «il carattere sacro della vita umana» approvando, di fatto, la moratoria sull‟aborto. Non ultimo, la pro-posta dei neonatologi di rianimare un feto che nasce vivo o l‟incursione della polizia al Policlinico di Napoli per verificare se l‟aborto eseguito era legittimo. In-somma, è ripreso un vero e proprio attacco alla 194 o meglio un vero o proprio attacco alle libertà, ai diritti e all‟autodeterminazione delle donne. Eppure, dopo trent‟anni, la legge presenta un bilancio rispettabile. Le pratiche abortive si sono dimezzate, è stato quasi cancellato l‟orrore degli aborti clandestini, è stato or-ganizzato un contribuito pubblico alla prevenzione dell‟aborto e a maternità e paternità responsabili. In sostanza, le donne hanno dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, di sapersi avvalere in modo sag-gio e responsabile di questa legge. Un risultato rag-giunto nonostante il funzionamento non omogeneo dei consultori e nonostante l‟obiezione di coscienza, che riguarda il 60% dei ginecologi, il 46% degli ane-stesisti e il 39%del personale non medico. Certo, la sua applicazione può e deve essere migliorata, soprat-tutto per quanto riguarda l‟informazione e la preven-zione e ciò vale in particolare per le donne immigrate, le meno protette, le meno assistite, che ricorrono all‟aborto 3-4 volte di più rispetto alle cittadine italia-ne, ma il principio della legge resta ancora validissi-mo. Nessuna donna abortisce a cuor leggero: se una donna decide di ricorrere all‟interruzione di gravidan-za lo fa con dolore e mai ritenendo l‟aborto un mezzo anticoncezionale. Segue a pag.

Un Obiettivo ambizioso. Gennaro Sanges Segretario G.A.U. Monaldi

Con la riunione di commissione decentrata di giovedì 6 marzo p.v. si concluderà quasi sicuramente la trattativa relativa alla realizzazione dei punti inseriti nel programma elettorale su cui la Uil, unitamente al resto della R.S.U., si è impegnata a tra-guardare. La selezione degli O.S.S. che sarà attuata a giorni, le selezioni per l‟area amministrativa e tecnica ormai sulla linea di partenza, l‟utilizzo dei fondi contrattuali, sia pur esigui, per il riconoscimento delle posizioni organizzative ai caposala e caposervizio, la rivisitazione di quelle già esistenti ed il ricono-scimento dei coordinamenti legittimi, ci spingono a dire che abbiamo veramente fatto un buon lavoro. Tutto questo, senza permettere ai lavoratori di rinunciare ad un solo € di quelli attualmente percepiti, il che, con la situazione in cui versa la sanità in Campania e con quello che sta succedendo nelle altre Aziende Ospedaliere, non è cosa da poco. Obiettivi che si sono potuti raggiungere grazie all‟impegno che tutti gli operatori hanno saputo profondere per mantenere alti i livelli quali-quantitativi assistenziali e che hanno permesso alle delegazioni trattanti sindacali ed aziendali di potersi confrontare in un clima costruttivo. La sigla dell‟accordo sul rinnovo contrattua-le, pervenuta il 28 febbraio scorso, permetterà nei prossimi mesi, di vedere sulla nostra busta paga gli arretrati e gli au-menti a regime del biennio 2006/2007. Un sindacato attento deve sapersi dare anche obiettivi ambiziosi, che vanno aldilà della realizzazione di quanto enunciato, ma che pongano le basi per un comportamento più virtuoso del bilancio azienda-le, i cui effetti positivi avranno una ricaduta positiva sui lavo-ratori e sull‟immagine stessa dell‟azienda. L‟obiettivo di cui parlo e che a parere della UIL non è impossibile raggiungere, è quello di addivenire per l‟esercizio 2008 ad un pareggio di bi-lancio aziendale. Che cosa comporterà il raggiungimento di quest‟obiettivo? La norma vuole che, in presenza di tale tra-guardo, una somma pari all‟1% del monte salari, venga corri-sposto al comparto sui fondi contrattuali, oltre a quelli ricono-sciuti per effetto di contratto, quale incentivo sulla contratta-zione di secondo livello. Tale obiettivo è ancora più interessan-te adesso, perché il contratto siglato prevede che il riferimento del monte salari non è più quello del 2003, ma quello del 2005, che ha un peso maggiore. Quindi, denaro fresco che an-drà a rimpolpare i nostri fondi contrattuali e nuova linfa per la contrattazione decentrata e per proposte, attraverso l‟utilizzo d‟istituti contrattuali, che migliorino ulteriormente le condi-zioni economiche dei lavoratori. Chiaramente, il raggiungi-mento di questo ambizioso obiettivo, chiama il sindacato ad uno sforzo ulteriore di vigilanza sulle spese aziendali e a pro-poste formulate all‟indirizzo del contenimento della spesa co-me, nel rispetto del memorandum contrattuale sottoscritto fra i vertici nazionali sindacali ed ARAN, l‟utilizzo della ricondu-zione all‟interno di funzioni attualmente esternalizzate, la cui cosa comporta una sensibile riduzione di spesa per gli appalti. Su questo la Uil, unitamente alle altre OO.SS. che compongono la R.S.U., si confronterà con la Direzione Strategica Aziendale, per cogliere ulteriori e qualificanti obiettivi per tutti i lavorato-ri dell‟Ospedale Monaldi.

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Marzo 2008

www.informando.uil

Direttore Redazione Giuseppe Scarpa

Redazione Eduardo De Vendittis

Domenico Ferraro Domenico Puzone

Disegni

Elena Carluccio

Hanno collaborato Gennaro Sanges

Ciro Scognamiglio Umberto Esposito

Anna Maria Bonelli Lello Iorio

Salvatore Bosco Sabrina Perlich

Corrado Credentino Mattia Ammendola

Email della Redazione

[email protected]

Blog Redazione http://informando-uil.blogspot.com

[email protected]

Responsabile Blog Vincenzo Micillo

Indirizzo redazione Via Leonardo Bianchi

La Giornata Internazionale della Donna, o Festa della Donna è un giorno di celebrazione per le conquiste socia-li, politiche ed economiche di noi donne ed è una festività internazionale celebrata in diversi paesi del mondo occi-dentale. L'usanza di regalare mimose in queste occasione non è invece diffusa ovunque. L'8 marzo originariamente era una giornata di lotta, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli ultimi anni il significato di questa ricor-renza è andato un pò sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche da connotati di carattere commerciale e politico. Le origini della festa dell'8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per pro-testare contro le terribili con-dizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si pro-trasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo sta-bilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigio-niere all'interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne propo-sta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg (teorica della rivoluzione marxista), proprio in ricordo della tragedia. Successiva-mente la giornata comincia ad essere celebrata in varie parti del mondo e anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale (1914-18). La tradizione, nel nostro Pae-

se, viene interrotta dal fascismo. La celebrazione ripren-de durante la lotta di liberazione nazionale come giornata di mobilitazione delle donne contro la guerra, l‟occupazione tedesca e per le rivendicazioni di diritti femminili. Nascono i gruppi di difesa della donna colle-gati al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) che da-ranno origine all‟UDI (Unione Donne Italiane). Nel 1946 l‟UDI prepara il primo 8 marzo nell‟Italia libera, propo-nendo di farne una giornata per il riconoscimento dei diritti economici, sociali e politici delle donne. Sceglie la mimosa come simbolo della giornata. Successivamente, con il diffondersi delle iniziative, che vedevano come pro-tagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e

alla condizione sociale, la data dell'8 marzo assunse un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di par-tenza per il proprio riscat-to. In Italia fu negli anni „70 che l‟8 marzo ebbe la sua “esplosione” in termini di popolarità e di parteci-

pazione con i movimenti femminili e femministi, decisivi per l‟applicazione delle leggi sulla parità, per il diritto al divorzio e all‟aborto. La festa della donna è molto attesa, le associazioni di donne organizzano manifestazioni e convegni sull'argomento, cercando di sensibilizzare l'opi-nione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione della donna.

Giornata Internazionale della Donna. Anna Maria Bonelli

La situazione economica dei lavoratori dipendenti italiani è allarmante, solo poco più di un terzo delle famiglie riesce ad arrivare alla fine del mese, raddoppiando la percentuale

di chi chiede un prestito. Ormai c'è un solco profondo tra società e classe politica, e a questi, che i cittadini chiedono di assumersi le proprie responsabilità, di prendere deci-sioni e di fare scelte importanti e coraggiose. Il nostro paese è sempre più prigioniero della propria clas-se politica, che ha steso sulla società una rete a trame sem-pre più fitte, impedendone ogni movimento, ogni deside-rio di cambiamento e di modernità, riducendo progressi-vamente gli spazi di democrazia e mortificando le vocazio-ni, i talenti, i meriti, le attese e le aspirazioni di milioni di

cittadini. Ma a sua volta la politica stessa è diventata ostaggio dei poteri forti, della finan-za, delle banche, delle assicurazioni, del sistema della comunicazione e dell' informazione e delle mille corporazioni che caratterizzano la storia del nostro paese. La conclusione è che la situazione economica delle famiglie è peggiorata, siamo diventati tutti più poveri. Il pagamento a rate viene usato per pagare di tutto, dalle visite mediche, ai libri scolastici, ai viaggi e quant'altro. La povertà dilaga nel paese e sempre più famiglie sono a rischio povertà, con salari tra i più bassi d‟Europa. E' nata una nuova categoria quella dei “lavoratori poveri” detti anche “woorking poors” persone che pur avendo un‟occupazione professionale, hanno un tenore di vita molto vicino a quello di un disoc-cupato. Secondo me, per far fronte a questa situazione, occorre diminuire la pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e agire sulla contrattazione, rendendo disponibile risorse da destinare alle famiglie monoreddito. Le famiglie italiane nutrono pessimismo e sfiducia sulla situazione economica complessiva per i prossimi anni e questa sensazione è la più alta registrata negli ultimi dieci anni. Pochissime persone ormai guardano con speranza e ottimismo al futuro dell'economia italiana ed io sono tra questi.

Solo una famiglia su tre arriva a fine mese, boom dei prestiti. Eduardo De Vendittis

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Marzo 2008

Caro Vincenzo Martone Umberto Esposito

Inizio questa lettera, ricordando le “mitiche” partite di calcio tra l‟isolato 159 e 160, partite mai conclu-se per i continui litigi su di un campo improvvisato. Ricordo i giorni in cui andavamo al lavoro, con la mia Fiat 850 e prima di far salire te e i N/amici, mi facevo dare i soldi della benzina per tutta la settimana …e tut-ti voi in coro ”Che cazzimma!” Tan-ti aneddoti …troppi! Noi abbiamo lavorato per diversi anni insieme e la cosa che ricordo con simpatia, era la tua spontaneità nel risolvere i pro-blemi di reparto …e non solo. Prima esponevi i problemi e poi ascoltavi le risposte e se le cose giravano nel ver-so negativo, si cambiava atteggiamen-to. Mi piaceva il tuo modo di fare, perché avevi, avevamo tutti, la stessa testa, restia alla filosofia di pazienta-re. Eravamo sempre uniti nel far vale-re le N/ragioni, sapevamo di avere ragione. Ti scrivo (è la prima volta) perché ho letto il tuo articolo sul no-stro giornale e poi riportato sul blog. Caro Enzo tu hai seguito un‟altra stra-da, ed era logico. Il dopo è cambiato poco o niente, ma credo che tu sia al corrente di tutto. La filosofia sindaca-le attuale è diversa, i tempi sono di-versi. Mi rendo conto che il modo di fare politica è …”confuso” secondo il mio parere. Mi sembra, che puoi dire tutto quello che vuoi, l‟importante è stare a tre metri di distanza dal dere-tano, di chi non vuole che si superi la linea “rossa”, come qualche delegato di reparto “eletto” a furor di popolo (!). Sanges (per fortuna) è il N/ punto di riferimento, è “una mosca bian-ca” (Gennaro è un complimento!) sempre lo stesso, gentile, disponibile e sempre pronto, con tutti i mezzi a tutelare i lavoratori, ma non può ri-solvere da solo tutti i problemi. Vengo al dunque. “Evoluzione infermie-ri” un termine usato per dare una

pseudo visibilità a lavoratori invisibili che da una vita svolgono sempre le stesse mansioni, completamente a-vulse, rispetto a quello che dovrebbe-ro fare, con una busta paga paragona-bile ad una grande meretrice e dove tutti attingono (tasse) e quello che rimane, non ti permette di arrivare manco a fine mese …e dire che noi, c o m e s t i p e n d i a t i s i a m o “privilegiati”. Facciamo un lavoro importante, delicato e pieno di re-sponsabilità penali, uguali, se non superiori ai medici, ma siamo e re-stiamo invisibili, per i responsabili Aziendali e affini, sotto tutti i punti di vista. Tu ti domanderai perché dico queste cose a te? Semplice …sei un piacevole ricordo di una politica or-mai eterea. Eri quello che in una set-timana, convinceva tutti a fare scio-pero ad oltranza, sino ad ottenere quello che chiedevamo …rispetto! I lavoratori all‟interno dell‟Azienda sono cambiati, probabilmente molti hanno la botte piena, altri sono stan-chi di chiedere invano e chi chiede, chiede solo stupidi favori. I Ceppa-lonesi, con a capo Mastella e altri, (teoria personale) fanno cadere un governo, già steso a terra …e adesso? Probabilmente ci diranno la solita litania “dobbiamo pazientare, per aggiustare i guai che ha fatto il governo preceden-te!”, certo non hanno mol-ta fantasia nel dire sempre le stesse stronzate. Persino Pancho Villa, si rompereb-be le scatole per i continui cambiamenti di governo e per lo sperpero di miliardi di euro per fare nuove ele-zioni. Ma ci pensi quanti problemi del tipo; edilizia popolare, posti di lavoro ecc. avrebbero potuto ri-solvere, con tutto lo spre-

co di denaro pubblico, per portare la gente alle urne? Domanda: “Perché tutti i sindacati hanno lasciato com-pletamente soli, con tutti i cronici problemi, i lavoratori della sanità e soprattutto i giovani? E‟ mai possibile che dobbiamo sempre elemosinare per ottenere quello che ci spetta di diritto? Perché non si fanno assunzio-ni con la scusa del risanamento del budget, mentre gli scandali e le rube-rie a suon di tantissimi milioni di eu-ro, sono all‟ordine del giorno? Perché gli aumenti sulla N/ busta paga sono miseri e inversamente proporzionali al nostro profilo professionale e ai carichi di lavoro? E‟ perché mi devo sentire dire, da chi ha la presunzione di dichiararsi sindacalista che ”la pri-ma regola è bilanciare sempre i rap-porti con i vertici e se l‟ago pende sempre dalla loro parte …lamentarsi, ma sottovoce!” Prendilo come un discorso futuristico, per le nuove leve che pur avendo una laurea in scienze infermieristiche, da anni sono obbli-gati ad emigrare sulle “alpi” per pren-dere un posto di lavoro, mentre qui si continua a sopperire alla cronica mancanza di figure di supporto. Per-ché si parla con poca incisività di la-voro usurante, per la N/categoria? La settimana scorsa sono “caduti” altri

tre colleghi. Un saluto da parte di tanti lavora-tori che spera-no di vederti un più spesso in Azienda e ma-gari nelle no-stre assemblee.

Colonne di fumo Mattia Ammendola

Come un vulcano, si sono sprigionate dentro di me, fiammelle che, da lungo tempo, erano fioche, ora , brillano come colonne di fuoco ed, hanno aperto la strada del mio cammino; pare che tra quelle grotte anfrattuose del mio cervello, hanno preso corpo e, illuminati da una nuova luce, fanno da segnaletiche lumi-nose i sentieri più ambiti, infatti non ho più paura di notte, quando rimango solo tra le briciole ed, altro lasciate sul tavolo da pran-zo, finachè gli ultimi sordi ululati di cani lon-tani, non creano disagio nella notte fonda; e, rimango lì a pregare, affinché il mattino mi faccia compagnia .. Desidero di essere accompagnato da un cuore materno che, non si stanca mai di lasciarmi, per vincere con il male, fatto con le mie stesse mani, con il bene che verrà..

Un francobollo per una grande attrice. La redazione

Il suo volto intenso ed espressivo apparirà su un francobollo da 0,60 euro che le Poste Italiane emetteranno il 7 marzo prossimo

per commemorare il centenario della nascita della grande attrice. Come segnalano le stes-se poste nell'annuncio del francobollo, Anna Magnani è stata un'"icona del cinema inter-nazionale". Vincitrice dell'Oscar nel 1956, ha infatti lavorato con una lunga serie di grandi registi da Rossellini a Camerini, da Visconti a Rosi, da Pasolini a Fellini. Nata a Roma nel 1908, è stata interprete di film indimentica-

bili, da "Roma Città Aperta" di Rossellini (1945) a "Bellissima" di Visconti (1951), a "Mamma Roma" di Pasolini (1962) e a "Roma" di Fellini (1971). Anna Magnani è scomparsa nel 1973.

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Premetto che sull'argomento nutro più dubbi che certez-ze, e soprattutto di avere una grande instabilità spiritua-le, alternando periodi di ateismo completo a periodi di bigottismo. Se c'è una via di mezzo tra questi due eccessi, allora mi trovo in questo esatto periodo, ma non conosco il termine esatto per definirlo. Noi operatori sanitari, in un determinato tipo di branca medica, siamo molto spesso più a contatto con la morte, rispetto a quei colleghi che lavorano in reparti di derma-tologia, ostetricia, chirurgia plastica ecc (ho volutamente menzionato reparti che in questo ospedale non ci sono, per evitare che qualcuno potesse offendersi). Spesso mi sono imbattuta nella parola eutanasia e ricercato il suo significato, che altro non è che "buona morte". Ma oggi tra la vita e la morte non c'è più una netta separazione, ma una fase intermedia: quella creata dal progresso tecnologico, che mantiene in vita una persona che in altri tempi senza l'aiuto delle macchine, sarebbe morta naturalmente. Dunque, dove finisce la vita donata da Dio o dalla natura, e dove comincia quella artificiale creata dall'uomo?

Sono molti gli interrogativi che non hanno una risposta. La vita è solo materia animata che vive grazie alle mac-

chine? O c'è vita quando l'individuo si percepisce come persona che spe-ra, soffre, ama, e che è capace di sce-g l i e r e e d i p r o g e t t a r s i ? E quando è ridotto solo a materia biologica mantenuto in vita dalle macchine, chi decide della sua sorte? Egli stesso con un testamento scritto quando stava bene? I parenti? Gli amici? I medici? Lo Stato? Come si può vedere ho molte do-mande, ma poche risposte, ma di una cosa sono certa: su questo argo-mento dovremmo evitare la polemica violenta tra opposti schieramenti

ideologici, perchè in fondo parliamo della nostra vita, nel suo momento più drammatico e decisivo. Ma questo strapotere tecnologico è un bene? Ma soprattutto sono un bene quelle terapie inutili e tal-volta disumane, volute dai medici, che in preda al delirio di onnipotenza, vorrebbero unicamente combattere con-tro la morte naturale?

I DUBBI DELLA VITA. Sabrina Perlich

Tbc: la tragedia ignorata. La redazione

La Tbc è forse la malattia che ha influenzato di più il mondo, qualche anno fa era una sentenza di morte. 4.500 sono i morti al giorno, l‟equivalente di 4 epidemie di SARS, 30 influenze aviarie, 3 affondamenti del Titanic, nonostante questo spesso ne ignoriamo la grande tragedia. La TBC è una malattia infettiva che colpisce di solito i polmoni, seb-bene nel 15-20 per cento dei casi siano coinvolti altri organi, quali i linfonodi, le pleure, l‟apparato urogenitale, le ossa. È causata dai bacilli del complesso Mycobacterium tuberculosis scoperti nel 1882 dal medico tedesco Robert Koch. Se non trattata, la TBC uccide il 65% dei malati nel giro di 5 anni. I dati del 2005 – quando si è fissa-to in 8.8 milioni il numero di nuovi casi – parlano di 1.6 milioni di morti ogni anno. L'Africa è il continente con i tassi di malattia pro capite più elevati, sebbene il numero assoluto di casi sia maggiore in Asia, dove si concentra la maggior parte della popolazione mondia-le. In Italia si contano 4mila casi l‟anno, con 450 morti, ossia 9 la settimana, in un Paese che è pur sempre la sesta economia al mon-do. Le regioni più colpite sono quelle settentrionali e centrali, pro-babilmente per il maggior flusso migratorio e la maggiore frequenza di HIV, oltre che per un sistema di notifica migliore. Siamo in un villaggio globale, questo non consente a nessuno di a-vere barriere e di scongiurare malattie infettive. Nel 1995 l‟OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato la strategia DOTS per combattere la TBC, un programma di dia-gnosi e cura che ha trattato 26 milioni di malati con un tasso di guarigione dell'84% e un tasso d‟identificazione di nuovi casi del 60% nel 2005. Nel 2006 l'OMS ha lanciato la nuova strategia STOP TB che, partendo dal DOTS, sta affrontando le nuove sfide. Le date individuate come traguardo sono il 2015 per la riduzione dell'incidenza annuale, non ché la riduzione al 50% della prevalenza e della mortalità e il 2050 per la sua eliminazione.

DORMIRE CON CHI RUSSA, FA PERDERE DUE ANNI DI SONNO LA REDAZIONE

Chi dorme con un partner che russa perde due anni di sonno nel corso della sua esistenza. Dividere il letto con una persona rumorosa di notte danneggia la qualità della vita, la salute e l'umore. Una condizione che non fa bene al rapporto di coppia. Dal-la ricerca della casa farmaceutica Lloydspharmacy - realizzata sulla scorta dei dati dell'Università di Surrey - è emerso che le vittime so-no soprattutto le donne, che perdono un'ora di sonno per notte, 15 giorni all'anno e quindi due anni nel corso della vita. A russare sono soprattutto gli uomini, che spesso considerano l'atto come segno di mascolinità, mentre le donne affette dal problema si sentono imba-razzate e poco femminili.

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In questi giorni mi veniva in mente una delle più belle interviste rilascia-te da Massimo Troise la sera dei fe-steggiamenti dello scudetto del Na-poli di Maratona. A chi gli chiedeva se non si sentisse offeso dello stri-scione apparso sulla curva di uno stadio del Nord in cui si facevano gli auguri per lo scudetto agli “abitanti della capitale dell‟Africa del Nord”, rispose: “Meglio essere gli abitanti della capitale dell‟Africa del Nord che avere un‟ideologia da Africa del Sud”. Un po‟ come Moni Ovadia, Massimo Troise usava l‟ironia su sé stesso per “pungere” con intelligenza ed effica-cia lasciando pochi margini di rispo-sta a chi, sicuramente, non riusciva a comprendere il suo particolare modo di frantumare dall‟interno per aprire una porta sul futuro. Nel nostro mondo, quello infermieri-stico, servirebbero molto queste in-telligenze pronte a frantumare il mu-ro dell‟omertà, dell‟indifferenza, del mercimonio (per chi non ha il voca-bolario il significato è: “traffico illeci-to”), dei luoghi comuni, delle racco-mandazioni contrabbandate come favori necessari ma solo su richiesta; un muro costruito sui carichi di lavo-ro di Infermieri oberati da turni di servizio che, chi dovrebbe, finge di non vedere; un muro pesante fatto di ricatti salariali, integrazioni fittizie, false promesse e figure strane di un partito trasversale pronte a gestire qualsiasi malcontento perché gli In-fermieri è meglio averli “ignoranti che intolleranti”. Il guaio, però, è che gli Infermieri si lasciano trascinare nelle trappole, lasciano che “altri” decidano per loro, della loro forma-zione, del loro “essere” in un campo lavorativo articolato e difficile, della loro vita standardizzata su turni ela-borati sempre da chi turnista non è mai stato. E nessun amministratore di questa “poltiglia umana” riesce a capire che razionalizzare le risorse non significa spendere di meno ma utilizzare la stessa spesa (forse anche più sostanziosa) finalizzandola al risultato. Si capirebbe, così, quale è il vero ruolo del Coordinatore che, ancora oggi, sembra essere il solito riciclaggio di vecchie figure apparte-nenti alla storia, come il caposala o il responsabile del servizio. Nelle strutture “Ab” (dall‟inglese a-

bridgement > compendio di o-pera), cioè nelle strutture multidi-sciplinari ad alta performance tecno-logica, il Coordinatore è l‟unico manager intermedio catalizzatore di risorse umane, tecnologiche ed eco-nomiche che guarda al futuro pro-grammando il presente. Invece il denaro costringe tutti a prostituirsi, ad accettare qualsiasi compromesso pur vedendo come i nostri soldi sia-no spesi molto bene a favore di sper-peri dove vige la solita regola della divisione della torta. Come capita, del resto, in altre strutture. Abbiamo saputo che al Cesare Becca-ria, carcere minorile di Milano, ogni recluso costa 15.000,00 euro al me-se. Riflettendo sui dati sociologici e di cronaca siamo sicuri che, in quel tipo di Istituzione Totale, nessuno verrà recuperato mai e il ritorno ai momenti delin-quenziali è più che scontato. Al-lora, piuttosto che mantenere in pie-di un baraccone inutile, non sarebbe meglio affidare i ragazzi a sociologi o altre figure dedicate con la certezza di poter recuperare parte di essi e assicurare attività lavorative produt-tive e finalizzate ai ragazzi e agli ope-ratori? Fatti i dovuti conti si riusci-rebbe anche a rientrare in quel famo-so risparmio che si teorizza ma non si applica preferendo lamentarsi dei soldi che non ci sono, dei programmi a lungo termine che non si riescono a realizzare, dei vuoti di organico mai sufficientemente compensati. I francesi, avendo perso da tempo la loro identità nazionale, adesso si ac-contentano (facendo finta di non ve-dere né sentire) di essere governati da una coppia italo-magiara accanto-nando l‟orgoglio per il vero spirito della Rivoluzione del 1789. I nostri bravi professionisti, invece, non han-no mai fatto la rivoluzione e devono accontentarsi di essere “governati” da chi porta occhiali da sole anche quando piove e, tentennando la te-sta, fingono di mascherarsi dietro la decenza di non pensare alla filosofica riflessione in cui si ricorda che “gli occhi sono lo specchio dell‟anima”.

Troppi amici ci hanno chiesto di a-prire il barattolo e tirare fuori qual-che nome, cominciare a colpire nel mucchio perché, loro pensano, che i tempi sono maturi. Noi non credia-mo. Innanzi tutto non siamo l‟appendice di nessun giornale scan-dalistico e non abbiamo nessuna ne-cessità di fare uno scoop facendo pubblicità a chi parcheggia al bar aziendale per “farsi notare”. Il nostro compito, il compito che abbiamo pensato di darci, è di cercare di fare capire a tanti professionisti, oggi ab-bandonati a loro stessi in nome di una squallida raccomandazione che non c‟è mai stata, che sono loro ad essere necessari in qualunque pro-

cesso di sviluppo, che sono loro il motore di qualsiasi progetto aziendale, che tutto quanto viene elemosinato spetta a loro di diritto, che ogni rappresentante sindacale votato è al loro servizio e

non viceversa, che senza la loro pre-senza il castello di paglia crolla, che la loro rassegnazione diventa l‟ufficializzazione di imposizioni am-ministrative prive di ogni logica, che subiscono (sempre loro) passiva-mente la politica sbagliata dei rinno-vi dei contratti mai legata alla effetti-va produttività. Gli Infermieri dimo-strano credibilità con le azioni com-piute e la continuità assistenziale garantita e, affacciandosi con sereni-tà alla sofferenza di chi si affida a loro, sono gli unici a non essere ba-nali. Una città (parliamo di Napoli) sacri-ficata al potere aspetta di essere sve-gliata con il rispetto che merita; lo stesso rispetto che meritano i tanti Infermieri che hanno la dignità ne-cessaria per farsi guardare diritto negli occhi e non sentono la necessità di nascondersi dietro un paio di oc-chiali scuri. E noi, Infermieri, non vogliamo il mondo; cerchiamo il terreno neces-sario per costruircelo come a noi pia-ce. Agli altri, a quelli che non pensa-no con la loro testa e aspettano i no-mi da deridere, possiamo solo dire che i nomi li abbiamo già dati: basta

Ma gli Infermieri pensano? Ciro Scognamiglio

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C‟era una volta… nella parte alta della più grande e bella città del Sud, un vecchio e grande maniero. Gli abitanti di questo antico castello, avevano una strana caratteristica: meno della metà era sempre a letto, gli altri, sempre in movimento e tutti vestiti di bianco. Su un lato del vecchio maniero c‟era un florido e sempre-verde giardino alberato, dove tutti gli abitanti vestiti di bianco si ritrovavano prima di ritirarsi nei vari apparta-menti. In quel giardino esisteva una vecchia locanda o stazione di posta, che a quei tempi si chiamava bar. Probabilmente, per molti abitanti, quello era il momento clou della giornata, era il momento degli incontri, degli scontri, dei bacet-ti, delle invettive e delle sfilate. La scena si presentava uguale alla vec-chia medina di un‟antica città araba, urla, schiamazzi e venditori di tutto, films taroccati, orologi e calendari sexy compresi. Nel giardino si aveva la ventura di incontrare varie tipologie di persone. C‟erano quelli che parlavano sempre, (all’apparenza con molta perizia tecnica), di uno strano gioco, in cui una trentina di persone in mutande correva dietro una palla. Queste di-scussioni iniziavano pacatamente con un : “ Hai visto ieri……” e finivano regolarmente con mol-ta concitazione, mandandosi affanculo, a maledirsi e a tacciarsi tutti di non capire niente. In questi capannelli c‟erano persone che conoscevano tutto ciò che riguardava questi antichi gladiatori in mutande, cosa mangiavano, dove andavano, quanto guadagnavano e quanto sesso facevano strani personaggi dai fantasiosi nomi : LAVA-PEZZI, LOPATO, IMBRONCIMOVIC etc., oppure altre, che pur conoscendo a stento (come tutti quanti noi) somme che variavano dai 1500, ai 2000 € (all‟epoca non c‟erano ancora le lire), affermavano : “Adesso ti spiego io come avrei impiegato i 23 milioni di € di LOPATO!!”.( La grande finanza fa sempre proseliti). Altri gruppi formati di solito da api regine, api operaie e semplici accompagnatori (di solito maschi), si avviavano tutte le mattine verso il bar dedicandosi ad un altro stra-no gioco: “Io accompagno te, tu accompagni me perché dopo devo riaccompagnare te”. A questo gioco non si vinceva niente. C‟era poi un gruppo di ……isti, (assenteisti?, autisti? Incontristi? Comunisti? Boh!!) erano i più attivi del vecchio maniero, facevano un sacco di progetti, erano pagati molto bene ed avevano molto potere. Erano molto benvoluti e rispettati, tutti li salutavano e li baciavano (qualcuno di loro aveva lo stes-so nome di una discoteca), quasi tutti dicevano spesso “ Ci penso io” versione partenopea del milanese “ Ghe pen-si mi”. Tra un gruppo e l‟altro, camminavano solitari dei cavalieri, erano i custodi di determinate sale, tutti li chia-mavano capo, per semplificare li chiameremo quindi ca-posala. Appartenevano ad un‟altra folta categoria di persone, o

almeno infoltita negli ultimi tempi, ben coordinata (per questo chiamati anche coordinatori). Stranamente pe-rò non si aveva mai una visione compatta di questo grup-po, le tavole di gossip dell‟epoca (non c‟erano i giornali) riportavano di probabili gelosie tra di loro, perché, pur non essendo mai stata stilata una classifica dei più im-portanti e bravi, tutti si sentivano tali. Questi cavalieri attraversavano il cortile dispensando saluti con sorrisi da candidato sindaco, erano sempre curati nel vestire e portavano sempre con se una misteriosa borsa. Tutti, si chiedevano cosa ci fosse nella borsa di un ca-

posala. Le risposte spaziavano dal-la merenda giornaliera al Viagra, dai documenti segreti della NASA ai libri per la scuola serale, dal ma-quillage per sembrare sempre bello alle fotocopie del mutuo o delle bol-lette di casa. Probabilmente non lo sapremo mai!! Sullo sfondo, un gruppo di uomini, che, come i per-sonaggi di vecchia canzone di Paolo Conte, erano molto sensibili alle belle donne, al buon cibo e al buon bere. Erano i Pro.Vi.Pre.Fu.Ba. (proletari vittime delle preno-tazioni fuori al bar). Queste per-sone tutte le santissime mattine,

prima durante e dopo il caffè (che da queste parti è un concetto molto relativo), rispettando le varie specializza-zioni, dovevano sapere come, con che consistenza e con quante strie rosse aveva cagato nella notte il collega in-terlocutore di turno, oppure che la moglie del cugino del collega aveva l‟affanno o che il suocero del cognato del cugino di secondo grado doveva fare una spirometria, o che la sorella della moglie del custode del mio palazzo doveva fare una visita specialistica. Fino alle ultime sen-tite qualche giorno fa : “ Ho le carte di un amico di un mio parente, sembra debba fare un prelie-vo” ( ? ), e meglio ancora : “ Ho mandato un mio amico in ambulatorio a nome TUO!!!” ( E’ grande no?) Tutto naturalmente aveva carattere d’urgenza e veniva chiesto con faccia sofferente (come Amedeo Naz-zari in CATENE, o come quella di Rian O‟Neil nella sce-na finale di Love Story) e chiesto in nome dell‟amicizia, che ci voleva un coraggio a chiamarla tale. In una storia di ordinaria follia, Charles Bukowski e Pep-pe Lanzetta maledetti poeti di strada e cantori della par-te più becera e vera della società, avrebbero rispo-sto :“Ficcatela nel culo questa tua amicizia del cazzo”, Si era allora, negli anni che seguirono la cacciata degli invasori provenienti di PIRO, (i Pirozzi), perché duran-te la loro dominazione il punto di ristoro nel giardino non era molto frequentato. Un mitico poeta dell‟epoca suggeriva che certi animali ballano in assenza di altri. (per i meno arguti : quando non c‟è il gatto……) PS: Ogni riferimento a persone realmente vissu-te e a fatti realmente accaduti è meramente rea-

C’ERA UNA VOLTA…. Lello Iorio

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Chi di voi ha mai sentito parlare di NANDA? Potrebbe essere un nome di donna o un massiccio montuoso della catena himalayana… E no, cari colleghi! La NANDA dovremmo conoscerla tutti se vogliamo parlare di "evoluzione infer-mieristica". Non è altro che l'acronimo di North American Nursing Dia-g n o s i s A s s o c i a t i o n . Si parla ormai da tempo di queste be-nedette Diagnosi Infermieristiche ed alcune associazioni d'oltreoceano le hanno addirittura studiate e messe in opera. Ma io, come sempre, voglio essere un pò provocatorio e cercare di capire delle cose. Voglio sapere chi di voi le fa e le utilizza anche perchè io, personalmente, non credo di essere in grado di gestire una situazione del genere per due semplici motivi: 1) la preparazione di base; 2 ) l a s t r u t t u r a d e i n o s t r i r e p a r t i . Non so quanto possano essere implementate nel nostro sistema sanitario e il perchè è subito detto. Vi parlo della mia realtà. Lavoro in un reparto di urologia con 30 posti letto + 4 posti di day surgery. Siamo 3 infermieri e un OSS, virtu-ale, che sta alla porta. Già arranchiamo con l'assistenza minima, quella alla "siringaio", vista la mole di lavoro fisico tra cistoclisi, terapie interminabili e tra i 7 e i 10 ricoveri e prericoveri giornalieri, medicazioni…. inoltre scendiamo e saliamo a ritirare le risposte degli esami etc etc. ma, la cosa che mi spaventa, è che la nostra pro-fessione è in crescita ma io vedo tutti i giorni gente che su quelle pseudo cartelle infermieristiche scrive delle

bufale pazzesche tipo “paziente affetto da BAY PASS”, “catetere FOLLEY”, scrivono “STEND” al posti di “stent”, “ZANDAC” e tutta una serie di periodi di frasi sconnesse da farci un libro tipo "IO SPERIAMO CHE M E L A C A V O ! " . Con questo cosa voglio dire? Che siamo troppo indietro; si siamo migliorati, ma di strada ce n'è da fare e non sarà sem-plice. A mio avviso non bastano i master. Qua, se qualcuno non l'ha anco-ra capito, cambia la filosofia di base, il metodo. Bisognerebbe iniziare a pensa-re in modo diverso la nostra professio-ne, altrimenti "rischiamo di rischiare", perchè questo tipo di assistenza richiede una preparazione e una "forma

mentis" (ed aggiungerei una "forma repartis") total-mente diversa ed ispirata a una crescita professionale metodologica e consequenziale e, quindi, sarebbe ri-schioso affidare questo nuovo tipo di gestione a persone non preparate. La cosa più bella è una sorta di cartella infermieristica del tipo copia/incolla da cartella clinica che, a mio avviso, è inutile in un reparto con tanta uten-za perché, sistematicamente, si riduce a una frasetta scritta in fretta e furia del tipo "eseguita terapia ore 18" da uno di noi 3 infermieri che, a turno, le compila tut-te (in fretta e furia) per poter poi smontare in orario. Allora chiedo: non sarebbe più professionale eliminare un documento fasullo e, a mio avviso, rischiosissimo piuttosto che essere costretti a farlo per dare quella par-venza di professionalità illusoria e rischiando, inoltre, di passare un bel guaio? Il progresso è regresso?

RIFLESSIONI DURANTE UN TURNO DI LAVORO Corrado Credentino Ospedale “Moscato” di Avellino

LA RIABILITAZIONE IN AZIENDA OSPEDALIERA Domenico Ferraro

Si è svolto nei giorni 4 e 5 febbraio il secondo appuntamento del corso gemellato fra

A.O. Monaldi di Napoli e Ospedale Rummo di Benevento dal titolo ''La riabilitazione

in azienda ospedaliera: l'appropriatezza degli interventi nelle diverse fasi''. Organiz-

zatori dell'evento sono stati la Dott.ssa Maria Valeria Di Martino (Direttore Servizio

Professioni della Riabilitazione A.O. Monaldi di Napoli) e il Dott. Claudio Trombetti

(Direttore UOC di Riabilitazione A.O. G. Rummo di Benevento). L’apertura avviene

con il saluto del Prof. Tullio Cusano Direttore Generale A.O. Monaldi e con la rela-

zione della Dott.ssa Valeria Di Martino. I lavori si sono articolati su ben otto sessio-

ni: nelle prime troviamo la riabilitazione in azienda come parte del piano regionale

con le problematiche relative all'integrazione ospedale/territorio, altre dedicate alla

riabilitazione in ambito cardiologico e un vasto approfondimento sulle fasi della ria-

bilitazione in area critica e in terapia intensiva adulti e neonatale. Confermando il

ruolo d‟eccellenza del Monaldi nella cardiologia e nella cardiochirurgia, a cui oggi si

affianca la riabilitazione cardiologica. Ulteriori due sessioni sono state dedicate alla

seconda tradizionale area d‟eccellenza dell‟ospedale: pneumologia, tisiologia, riabilitazione respiratoria.

Particolarmente ho apprezzato gli interventi del Dott. S.A. Capomolla (Il sistema qualità in riabilitazione), del Dott.

F. Sgambato (Equilibrio e sopravvivenza), del Dott. F. De Blasio (La riabilitazione respiratoria e la performance

fisica) e del Dott. C. Riccio (L‟intervento riabilitativo nel paziente ischemico e post-IMA). Inoltre molto gradita è

stato l‟intervento del Dott. A. Corrado sulla riabilitazione respiratoria e quella di Massimo Palmieri che ci ha illu-

strato il lungo cammino e i cambiamenti ottenuti nella nostra riabilitazione.

Guadagnare salute" intende promuovere l'adozione di quei comportamenti quotidiani che sono in grado di contrastare l'insorgenza di malattie croni-che, facendo così guadagnare "anni di vita in salute" ai cittadini. I temi so-no: corretta alimentazione, attività fisica, tabagismo e abuso di alcol.

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Il diritto delle donne Giuseppe Scarpa

(Segue dalla Prima pagina)

Alla luce dei numeri, si capisce che ”la crociata sulla moratoria” di Ferrara ha un altro scopo, sparigliare il confronto politico e colpire al cuore una delle conquiste più importanti della nostra società, mantenendo il paese in un clima di scontro perenne, sventolando la bandiera del moralista, contro una legge dotata di un grande contenuto morale e un grande equilibrio, tra la libertà delle donne, la loro salute, la loro responsabilità e la tu-tela della vita umana sin dal concepimento. Ma le donne che ne pensano? Vorrebbero cambiare la 194? Da un sondaggio, realizzato dalla Swg di Trieste, su 1.000 ita-liane risulta che il 59% dice che la 194 non sì tocca. "Il motivo è la paura che, modificando la legge, si finisca per limitare la li-bertà delle donne di decidere sul proprio corpo. Il 75% rifiuta l'idea di moratoria. E una prova di consapevolezza viene da quell'83% che non considera l'interruzione della gravidanza un contraccettivo. Significa che le donne hanno ben chiaro lo spiri-to e il testo della legge. Non si rinuncia quasi mai alla maternità con leggerezza. Lo dimostra che l'81% delle donne che conside-ra l'aborto un trauma che non si supera, perché resta il senso di colpa o il rimpianto di non sapere che vita avrebbe avuto il fi-glio mai nato. Il 67% pensa che "la vita del bambino comincia subito dopo il concepimento". "Naturale: per la donna la vita inizia con il test di gravidanza, quando scopre che è incinta. Dal sondaggio, però, emerge il bisogno di una maggiore assistenza, rafforzare i consultori per avere più aiuto e più informazioni sulla contraccezione, per le donne italiane e soprattutto per le immigrate. Sempre nel sondaggio le donne si dimostrano aper-te alle novità e sagge con un 61% che valuta la pillola abortiva un passo avanti, ma da dare caso per caso. In conclusione, le italiane conoscono la legge e la difendono, ma sono consapevoli che l'aborto è sempre un dramma, l‟unica prevenzione sarebbe creare le condizioni materiali e sociali, per c o n s e n t i r e d i t e n e r s i i l b a m b i n o . Non voglio inoltrarmi in argomenti religiosi o sul fatto che sia o meno etico evitare una gravidanza (la scelta spetta alla coscien-za di ognuno), ritengo che la legge dello Stato debba garantire ogni cittadino, lasciando al cittadino la scelta etica. Uno Stato laico, attento e rispettoso del pluralismo sociale e religioso, de-ve riconoscere il diritto a scelte individuali a volte difficili e sof-ferte. Nel momento in cui, al contrario di quanto succede negli altri paesi europei, si impedisce una legge sulle coppie di fatto, si blocca il testamento biologico, si pone il veto alla pillola del giorno dopo, si ostacola la fecondazione assistita, di fatto, si mette in discussione proprio la laicità dello Stato italiano.

LO SPETTACOLO CONTINUA Salvatore Bosco

È finito il 2007 ed è iniziato il 2008 con molti problemi, contraddistinti per lo più dalla situazio-ne di emergenza della nostra Regione, per la que-stione dei rifiuti, con proteste e blocchi stradali, causando pesanti r i p e r c u s s i o n i sulla vivibilità della nostra città e sull‟igiene in generale. In que-sto contesto mi sento quasi in difficoltà a parla-re di altre cose che possono sembrare futili, come possono essere il GOSSIP e la musica in particolare. Lasciatemi dire, che nel nostro ambiente (dico nostro perché virtualmente sento da sempre di farne parte) “THE SHOW MUST GO ON”, lo spettacolo continua. Si deve lottare, oltre che sopportare, la vita continua e dobbiamo sperare che le cose migliorino, anche perché il fondo ormai l‟abbiamo già toccato. Si deve reagire e cominciare proprio da quelle cose semplici e futili, come ascoltare la radio la mattina appena svegli, scendere a passeggio con il figlio più piccolo il giorno di festa o andare a vedere un buon film al cinema con la famiglia tutta. Non fare caso poi se la radio, come prime notizie dice che tizio ha ucciso caio e che è caduto il governo. Non ti arrabbiare, se per uscire con tuo figlio dal cortile di casa tua, devi prima imparare la tecnica del sal-to in lungo, per superare l‟ostacolo “spazzatura” e non strabuzzare gli occhi, quando esci dal cinema con la tua famiglia e vedi che sul parabrezza della tua auto trovi il solito avvoltoio della Napoli park, che ti ha steso una bella multa. Tanto i momenti di difficoltà ci saranno sempre. Impossibile pen-sare ad uno status-vita senza intoppi. In fondo basta la salute e un paio di scarpe nuove per stare bene (ma questo forse lo diceva il grande NINO MANFREDI ) o quantomeno tenere la mente di-stratta dalle cose brutte del quotidiano.

Lira. Ne restano ancora 3.500miliardi. La redazione

A cinque anni dall‟addio della lira, ci sono ancora nella disponi-bilità degli italiani circa 3.500 miliardi delle vecchie lire. Il 28

febbraio 2002 terminò la doppia circolazione e le lire andarono in pensione per fare largo all‟euro: restano altri cinque anni per cam-biarle. Il corso legale della lira co-minciò il 21 dicembre 1956, cin-quantacinque anni fra alti e bassi. Le origini addirittura si possono far risalire al VII secolo, quando si cita

la lira come unità di misura dei valori nella riforma monetaria di Carlo Magno. Una lira equivalente a una libbra d‟argento, suddivisa fra 240 denari. Una moneta fantasma che, curiosa-mente rimase in vita mille anni. Poi fra il 1859 e il 1861 durante le annessioni al Regno Sabaudo, sostituisce quella locare, di-ventando la lira del Piemonte, per diventare poi la lira italiana.

TUTTI I SERVIZI DELLA UIL

ITAL Il Patronato dei cittadini

CAF Centro di assistenza fiscale della

UIL

ADA Ass. per i diritti degli anziani

ADOC Ass. per la difesa e l'orienta-

mento dei consumatori

FITEL Federazione Italiana del Tem-

po Libero

UNIAT Unione nazionale inquilini

ambiente e territorio

ISTITUTO STUDI SINDACALI

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RINNOVO CCNL SANITA’

Siglata l’ipotesi di CCNL 2006-2009, biennio 2006-2007, del Personale del Comparto

“Si tratta di un accordo prevalentemente economico, con il quale abbiamo voluto dare ai salari im-poveriti dal ritardo nel rinnovo del contratto e dall’aumento indiscriminato di prezzi e tariffe, al-meno l’aumento possibile in base all’accordo del 27 maggio 2007.” Lo dichiara Carlo Fiordaliso, Segretario Generale della UIL FPL, all’uscita dall’ARAN. “In questa logica abbiamo ottenuto di con-centrare la maggior parte delle risorse disponibili sull’aumento del tabellare, così tutti i lavoratori potranno riscuoterlo subito. Adesso,”prosegue Fiordaliso“ rivendichiamo la prosecuzione della trattativa per discutere la nostra Piattaforma Contrattuale sulla parte normativa e sugli incrementi per il biennio 2008-2009, per dare impulso ai processi di cui c’è necessità nel nostro settore: mi-glioramento delle condizioni di lavoro; riconoscimento concreto all’evoluzione professionale dei lavoratori: ricostruzione del potere d’acquisto dei salari. E’ certo però”avverte Fiordaliso“che la valutazione definitiva di questo contratto è rimessa alla conclusione dei successivi accordi per le aree della dirigenza medica, sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa. Dobbiamo presu-mere che anche queste trattative saranno contrassegnate dall’estremo rigore sulle risorse econo-miche e sulle norme che è stato imposto dalle Regioni al contratto del comparto. Se ci saranno in-vece scelte diverse su aspetti normativi ed economici non peculiari della funzione dirigenziale, a-priremo immediatamente una vertenza di armonizzazione: in un settore dove le differenze salariali tra le aree contrattuali sono già insostenibili dichiariamo fin da ora irresponsabile qualsiasi solu-zione che abbia per effetto l’allargamento della forbice retributiva.

CARLO FIORDALISO Segretario Generale della UIL FPL

I Principali punti del contratto

- 103 Euro medi mensili di beneficio contrattuale. - Utilizzo delle risorse economiche prevalentemente per aumentare il tabbellare. - Riaffermazione del diritto dei lavoratori della sanità al riposo di 11 ore, e potere alla contrattazione decentrata per eventuali deroghe. - Inserimento del requisito del master per l’affidamento delle funzioni di coordinamento. - Il rispetto dell’accordo del 29 maggio 2007 e delle ulteriori richieste avanzate al Governo e alle Regioni. - Il rinvio di tutte le altre materie normative a una successiva trattati-va da svolgersi all’interno del quadriennio 2006-2009. - La quota pari allo 2% (2,21 £ pro capite) per l’incremento dei fondi del salario accessorio sia della produttività (art.30), che alla carriera (art.31), sulla base della contrattazione aziendale.

Le prossime scadenze

-Certificazione dell’ipotesi contratto da parte della Corte dei Conti (tempo mas. 55 giorni). -Stipula definitiva del contratto per l’erogazione di aumenti e arretra-ti del biennio 2006.


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