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Anno 7 N 15 Sud E enti - System Adv IT | Systemadv · per la Basilicata. Questo progetto si basa su...

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Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Realizzazione editoriale a cura di New Business Media Sud E enti CAMPANIA | PUGLIA | BASILICATA | CALABRIA | SICILIA Settimanale Anno 7 N ° 15 Lunedì 7 aprile 2014 Queste missioni non inden- tificano solo la problematica della ripresa economica, ma vanno a incidere anche su zone nelle quali la crisi ha col- pito e ha lasciato, come risul- tato non voluto, un alto tasso di disoccupazione giovanile. Queste scosse di fiducia che provengono dall’esterno so- no ottime per generare anche posti di lavoro. Certo è neces- sario che le imprese, fissati i primi incontri conoscitivi, ri- escano a portare avanti il pro- getto di internazionalizzazio- ne. Non da sole, ma con player specializzati in questo ambito, capaci di trasformare le op- portunità in ordini e fatture. Anche Campania e Sicilia di- ventano così parte di un so- gno più grande, che lo stesso vicepresidente ha definito “Il Rinascimento industriale eu- ropeo”. COMMISSIONE EUROPEA / Gli appuntamenti hanno coinvolto aziende e istituzioni in Belgio, Italia, Grecia e Spagna Le “missioni per la crescita”, il Sud va all’estero Obiettivo: agevolare il business tra le zone maggiormente colpite dalla crisi; per l’Italia, Napoli e Palermo 1.000 MILIARDI DI EURO Tra fondi regionali Eu, programma “Orizzonte 2020”, Cosme, Banca Europea e privati 1/6 DEL BILANCIO UE È destinato all’innovazione e alla competitività industriale Le eccellenze territoriali possono attrarre investimenti per crescere definiti proprio “missioni per la crescita”. Le destinazioni non sono state scelte a caso: l’intento era quello di suppor- tare lo scambio di informa- zioni, dunque di agevolare il business, tra le zone maggior- mente colpite dalla crisi. Bel- gio, Italia (Napoli e Palermo), Grecia e Spagna sono stati i terreni di incontro. In tutte le occasioni, gli appuntamenti hanno raccolto in un unico luogo sia i rappresentanti del- le istituzioni, che le aziende provenienti da altri Paesi eu- ropei. Nel caso italiano, le città hanno avuto modo di presen- tare al meglio le expertise pre- senti sul proprio territorio di riferimento. Si tratta di settori che rappresentano le eccellen- ze italiane, e che in questo mo- mento necessitano di attrarre investimenti per poter riparti- re o crescere. S e le risorse interne al Pa- ese non sono sufficienti a garantire alle aziende la so- pravvivenza, resta una sola possibilità, agli imprenditori illuminati del sud: iniziare a pensare in modo diverso, non necessariamente sna- turando il proprio business, anzi. È necessario andare a prendere le commesse là do- ve c’è domanda, aggredire i mercati che magari non sono più quelli tradizionali, che si trovano lontano, parlano lin- gue diverse e devono essere conosciuti con un certo livello di profondità. Gli imprendito- ri - anche quelli di più piccola dimensione - non sono però da soli in questo cammino. Ad accompagnarli c’è la Commis- sione Europea. Il suo vicepre- sidente, Antonio Tajani, sta in questi mesi presenziando a una serie di viaggi-incontro, Ne parlano ormai tutti, ma noi vi portiamo qualche esempio concreto tra imprese e università RICERCA & INNOVAZIONE © s e n o l d o - F o t o lia.c o m © alphaspirit - Fotolia.com
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Spedizione con tariffa Posta Target Magazine

conv. naz./304/2008 del 01-06-2008

Realizzazione editoriale a cura di New Business Media

SudE enti

CAMPANIA | PUGLIA | BASILICATA | CALABRIA | SICILIA

Settimanale Anno 7

N° 15 Lunedì

7 aprile 2014

Queste missioni non inden-ti�cano solo la problematica della ripresa economica, ma vanno a incidere anche su zone nelle quali la crisi ha col-pito e ha lasciato, come risul-tato non voluto, un alto tasso di disoccupazione giovanile. Queste scosse di �ducia che provengono dall’esterno so-no ottime per generare anche posti di lavoro. Certo è neces-sario che le imprese, �ssati i primi incontri conoscitivi, ri-escano a portare avanti il pro-getto di internazionalizzazio-ne. Non da sole, ma con player specializzati in questo ambito, capaci di trasformare le op-portunità in ordini e fatture.Anche Campania e Sicilia di-ventano così parte di un so-gno più grande, che lo stesso vicepresidente ha de�nito “Il Rinascimento industriale eu-ropeo”.

■ COMMISSIONE EUROPEA / Gli appuntamenti hanno coinvolto aziende e istituzioni in Belgio, Italia, Grecia e Spagna

Le “missioni per la crescita”, il Sud va all’esteroObiettivo: agevolare il business tra le zone maggiormente colpite dalla crisi; per l’Italia, Napoli e Palermo

1.000MILIARDI DI EURO Tra fondi regionali

Eu, programma “Orizzonte 2020”,

Cosme, Banca Europea e privati

1/6DEL BILANCIO UE

È destinato all’innovazione

e alla competitività industriale

Le eccellenze territoriali possono attrarre

investimenti per crescere

de�niti proprio “missioni per la crescita”. Le destinazioni non sono state scelte a caso: l’intento era quello di suppor-tare lo scambio di informa-zioni, dunque di agevolare il business, tra le zone maggior-mente colpite dalla crisi. Bel-gio, Italia (Napoli e Palermo), Grecia e Spagna sono stati i terreni di incontro. In tutte le occasioni, gli appuntamenti hanno raccolto in un unico luogo sia i rappresentanti del-le istituzioni, che le aziende provenienti da altri Paesi eu-ropei. Nel caso italiano, le città hanno avuto modo di presen-tare al meglio le expertise pre-senti sul proprio territorio di riferimento. Si tratta di settori che rappresentano le eccellen-ze italiane, e che in questo mo-mento necessitano di attrarre investimenti per poter riparti-re o crescere.

Se le risorse interne al Pa-ese non sono su�cienti a

garantire alle aziende la so-pravvivenza, resta una sola possibilità, agli imprenditori illuminati del sud: iniziare a pensare in modo diverso, non necessariamente sna-turando il proprio business, anzi. È necessario andare a prendere le commesse là do-ve c’è domanda, aggredire i mercati che magari non sono più quelli tradizionali, che si trovano lontano, parlano lin-gue diverse e devono essere conosciuti con un certo livello di profondità. Gli imprendito-ri - anche quelli di più piccola dimensione - non sono però da soli in questo cammino. Ad accompagnarli c’è la Commis-sione Europea. Il suo vicepre-sidente, Antonio Tajani, sta in questi mesi presenziando a una serie di viaggi-incontro,

Ne parlano ormai tutti, ma noi vi portiamo qualche esempio concreto tra imprese e università

RICERCA & INNOVAZIONE

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EventiLunedì 7 aprile 20142 Ricerca & Innovazione

La tecnologia è sempre un’opportunità. Certo,

occorre conoscerla, padro-neggiarla, saperla sfruttare a vantaggio delle imprese. Ma ci sono buone pratiche e tante soluzioni che possono tracciare la strada e aiutare anche le regioni più colpite dalla crisi economica a uscir-ne rapidamente. Anche bene. Mentre alcune regioni italia-ne sono in posizione attendi-sta, mentre altre hanno guai più importanti in altri settori di cui occuparsi, la Basilicata ha scelto di innovare, perché il momento è propizio, ed ef-fettivamente l’Ict può essere un’opportunità concreta.Da dove si parte? Dagli strumenti e dagli obiettivi che sono già a disposizione, cioè quelli delineati nella pianificazione Europa 2020 dall’Agenda digitale euro-pea. Un gruppo di lavoro

Un centro unico in Eu-ropa specializzato nelle

biotecnologie per la salute. È questa la scommessa del Med-Chhab, Mediterranean center for human health ad-vanced biotechnologies. La sfida è dell’Università di Palermo, che ha ottenuto un finanziamento da 23 milioni per il potenziamento delle strutture e delle dotazioni scientifiche e tecnologiche. Responsabile del progetto è Giulio Ghersi, docente dell’ateneo esperto in En-zimologia, non nuovo ad affrontare progetti di note-vole rilevanza scientifica e innovativa. Con un team di medici e biologi dell’Uni-versità di Palermo e del Cnr ha brevettato un sistema per generare enzimi purissimi utilizzabili nell’estrazione di cellule da tessuti, per appli-cazioni di terapia cellulare e medicina rigenerativa, come il trapianto di cellule pan-creatiche nei malati di dia-bete di tipo 1.Una scoperta che l’ha por-tato a fondare Abiel, società vincitrice di un premio Start Cup sulla quale ha scom-messo la Lsc, Life scien-ce capital, specializzata in

L’Agenda digitale italiana parte dal cittadino, anche nella Pa Il Centro produrrà e testerà biomateriali per la cura delle malattie

Un gruppo di lavoro per l’Ict Biotecnologie per la salute

avrà il compito di tradur-re concretamente i cardini dell’Agenda digitale italiana in servizi e strumenti di cui possa beneficiare il cittadi-no. Quali sono i temi forti su cui si confronterà la regione? Quelli che sono più senti-ti dalla popolazione: banda

investimenti nella salute. Obiettivo del Med-Chhab è mettere assieme sintesi, produzione e modificazio-ne di materiali (polimeri o biomolecole) con la possibi-lità di testare “in vitro” e “in vivo” materiali e prodotti da impiegare nelle terapie mediche avanzate con forte impatto per la salute umana. Dal 2015 il piano prevede la promozione e commercia-lizzazione di servizi a enti pubblici e imprese. Il Centro fornirà servizi nell’area dei biomateriali (rigenerazione e ingegneria tessutale, biosintesi, svilup-po ed analisi di biopolimeri,

larga, essenziale per abbat-tere il digital divide e con-sentire a tutti connessioni rapide; trasparenza dell’am-ministrazione, coinvolgi-mento dei cittadini. È � nito il tempo in cui decisioni che riguardavano la comunità potevano essere fatte cadere dall’alto. Quanto avvenuto a livello di politica nazionale ha fortemente inciso sulla sensibilità dei cittadini, che ora si sentono interpellati in prima persona. E soprat-tutto non accettano più che la politica e chi amministra la cosa pubblica agiscano in maniera non specchiata. La tecnologia, in Basilicata, ver-rà in aiuto in diverse situa-zioni che legano il cittadino all’amministrazione, come l’anagrafe online, la gestione delle pratiche edilizie online, il pagamento elettronico, il fascicolo sanitario. Il citta-dino non dovrà più recarsi � sicamente presso il proprio ente di riferimento, con im-portanti risparmi anche per la Pa.Il piano prevede di far rag-giungere tutti i cittadini da Internet a due bit: la digital innovation arriverà realmen-te a casa delle persone.

sviluppo di nano e micro contenitori per veicolare far-maci), caratterizzazione dei tessuti (genomica, trascrit-tomica, proteomica, meta-bolomica), cellule staminali (preparazione di cellule sta-minali per scaffold biomi-metici), analisi sui modelli animali (di piccola taglia e Zebrafish), tecnologie bio-tech (biosintesi e laboratorio chimico) e strumentazioni di laboratorio (Xps, spet-troscopia di massa, Epr, ra-man, Ftir, Afm, fluorimetri, microscopia, bioimaging, tomografia assiale) per la sintesi di biomolecole e la loro validazione.

■ BASILICATA / La digitalizzazione secondo gli obiettivi di Europa 2020 ■ MED-CHHAB / Un progetto del prof. Giulio Ghersi dell’Università di Palermo

Anagrafe e gestione delle pratiche edilizie

online, pagamento elettronico, fascicolo

sanitario digitale

Realizzazione editoriale a cura di: New Business Media SrlVia Eritrea, 2120157 Milano

Agente:AREA MEDIA sasVia Nannetti, 2/e 40122 BolognaTel.: 051 6492589Fax: 051 5282079Mail: [email protected]

Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo);

DIN NEWSLETTERSettimanaleAnno 7 - Numero 15Lunedì 7 aprile 2014

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiRegistrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

Direttore responsabile: Mattia Losi

Edifi cidel polo scientifi co dell’Università di Palermo dove sta nascendoil Med-Chhab

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 3

Nelle linee programmatiche dell’amministrazione regio-nale sono delineati un progetto e una visione comune

per la Basilicata. Questo progetto si basa su iniziative ben de�nite e delineate che intervengono su assi portanti dell’eco-nomia e della società:- una agricoltura e un agroalimentare di qualità;- una politica industriale basata su priorità settoriali in gra-do di far evolvere le vocazioni produttive locali in senso in-novativo e cognitivo;- una società della conoscenza e delle competenze;- una maggiore apertura all’esterno;- un utilizzo intelligente delle risorse petrolifere e del terri-torio;- una comunità regionale inclusiva e coesa;- una nuova stagione della governance delle politiche e una rinnovata macchina amministrativa.

Gli ambiti operativi per un progetto comune per la Basilicata

Il rilancio e lo sviluppo della Regione passano da

attività che interessano tutti i comparti produttivi, l’agri-coltura, l’industria, il turismo e un utilizzo intelligente delle risorse petrolifere e del terri-torio. La crisi �nanziaria, rapida-mente trasmessasi al settore reale dell’economia, che ine-vitabilmente ha colpito anche la Regione Basilicata, non può essere classi�cata esclu-sivamente come una normale oscillazione ciclica. È piutto-sto una inversione di direzio-ne di un ciclo di tipo struttu-rale, che sta facendo emergere nuovi paradigmi tecnologici e culturali - la green economy, le biotecnologie, le nanotec-nologie, lo sviluppo ulteriore della rete e della telematica in numerose direzioni, dalla rete sociale all’opendata, dall’in-telligenza arti�ciale alla re-altà virtuale - e nuovi modi di produzione, quindi nuovi rapporti sociali. “In questa logica di sviluppo, a�erma il presidente della Regione Marcello Pittella, è necessario dare vita e con-dividere un progetto e una visione comune per la Basili-cata, per la sua riscossa civile ed economica, per un nuovo protagonismo di una regio-ne piena di opportunità non valorizzate, e spesso citata come modello di eccellenza del Sud, ma oggi impantana-ta nella palude di una crisi ancora non superata”. Il Pro-getto di cui parla Pittella verte sui seguenti assi: agricoltura e agroalimentare, politica industriale, società della co-noscenza e delle competenze, maggiore apertura all’esterno, utilizzo intelligente delle ri-sorse petrolifere e del territo-rio, comunità regionale inclu-siva e coesa; nuova stagione della governance delle politi-che e una rinnovata macchina amministrativa.“Un’agricoltura e un compar-to agroalimentare ed agroin-dustriale di eccellenza sono

un obiettivo fondamentale, perché la �liera, per la nostra regione, vale quasi sette punti di Pil, e circa 22.000 occupa-ti, senza contare le ricadute su commercio, turismo, ecc. Tale obiettivo presuppone che si valorizzi nel modo migliore possibile lo strumento �nan-ziario del Psr, sia in fase di chiusura di programmazione, che di nuovo ciclo”. Questo si-gni�ca, secondo il presidente regionale, attivare le seguenti linee di attività: fattorie so-ciali, �liere corte, ricambio generazionale e sostegno ai giovani agricoltori, rilancio dei consorzi, utilizzazione dei

fondi Fears per aumentare la quota di autoproduzione energetica nelle imprese agri-cole tramite biogas o biomas-se.“In secondo luogo, sottolinea Pittella, è necessario attivare una politica industriale ba-sata su priorità settoriali in grado di far evolvere le nostre vocazioni produttive, in una logica di innovazione di�usa su tutte le priorità settoriali prescelte”. Il tutto a partire da quelli che sono i poli produt-tivi per eccellenza del terri-torio e che, in un contesto di smart specialisation, vanno valorizzati in una logica evo-lutiva, innovativa e mirata al-la qualità e al valore aggiunto.Partendo da tali preesistenze, dunque, è necessario agire sulle seguenti priorità setto-riali: la biochimica sviluppa-ta sull’area industriale della Valbasento; l’ambiente, con lo sviluppo ulteriore del po-lo Cnr-Imaa/Asi/Telespazio/Enea/Reluiss/Createc sull’os-servazione e il monitoraggio dei rischi ambientali; l’ener-gia, con lo sviluppo di un polo di green energy e di gre-en economy; l’automotive e il suo indotto facendo leva sia sul radicamento delle attività produttive di Fiat, sia su un migliore sviluppo dell’indot-to, anche con il progetto di campus di ricerca di Mel�.“La �liera e il polo del mobile imbottito di Matera devono essere profondamente ripen-sati, in termini di strategia

industriale complessiva. Ol-tre alle azioni già previste dal Protocollo di intesa sot-toscritto fra le due Regioni e il Mise, è fondamentale rio-rientare le produzioni verso un maggior valore aggiunto unitario, tramite l’innovazio-ne dei materiali, oltre che del design, coinvolgendo anche soggetti universitari ester-ni al territorio, per progetti congiunti di ricerca applicata, innovazione e trasferimento tecnologico, come l’Universi-tà di Bari e Tecnopolis”.Non ultimo il turismo, un settore in crescita, ma anco-ra largamente al di sotto del potenziale del territorio, e connotato da alta stagiona-lità. Deve essere ripensato in termini di integrazione con l’artigianato tipico e di quali-tà, “per il quale rilanceremo le scuole per la formazione di giovani artigiani, le botte-ghe artigiane e i progetti di formazione artigiana nelle scuole superiori, oltre che il potenziamento dell’apprendi-stato come strumento di in-gresso nel mercato del lavoro. Inoltre il turismo va integrato con il settore agroalimentare”.Le politiche industriali regio-nali dovranno anche porsi il tema trasversale di una mag-giore internazionalizzazione del sistema produttivo. Sono

“Nessuno potrà decidere unilateralmente”Energia e petrolio: lo Stato non potrà sottrarsi al negoziato con le comunità locali

Nell’ottica di sviluppo che investirà la regione nei

prossimi anni non può non essere considerato un utiliz-zo intelligente delle risorse petrolifere e del territorio. “Parto da un assunto di base, sul quale voglio essere estre-mamente chiaro e definitivo, afferma Marcello Pittella, presidente della Regione Ba-silicata. Sulle vertenze con il governo nazionale e con le aziende estrattive, io guarde-rò soltanto ed esclusivamente all’interesse della Basilicata, fuori da qualsiasi schiera-mento politico o da qualsia-si vicinanza di pensiero o di alleanza”. Secondo Pittella, lo Stato non può illudersi

che una eventuale ricentra-lizzazione delle competenze in materia di produzione, trasporto e distribuzione dell’energia possa consentirgli di sfuggire al negoziato con le comunità locali che sopporta-no il peso delle attività estrat-tive. “E nemmeno le aziende estrattive possono avere que-sta illusione. In questa materia, ci si gio-ca il futuro di un pezzo del Paese, e anche la coesione interna e i vincoli di solida-rietà interregionali, che sono parti costituenti essenziali di una nazione. Nessuno potrà decidere unilateralmente. Nessuno potrà sottrarsi al ne-goziato con noi”.

■ REGIONE BASILICATA / Il presidente Marcello Pittella illustra il piano per lo sviluppo economico

Il rilancio che parte dall’innovazioneInterventi trasversali su tutti gli ambiti produttivi, attenzione al green e alla tecnologia

La giunta regionale. Al centro, il presidente Marcello Pittella

I sassi di Matera, una delle mete turistiche più apprezzate della Basilicata

Prodotti tipici regionali

i mercati internazionali quel-li che stanno trascinando la ripresa della domanda, che è ancora stagnante su quelli domestici. Trasversalmente a tali priori-tà, in una società della cono-scenza vi è quella, orizzonta-le, di potenziare la dotazione e la fornitura di connessione di banda larga e di servizi telematici. L’Agenda Digita-le, per la regione Basilicata, dovrà tradursi nelle seguen-ti azioni: completamento dell’infrastrutturazione; in-tegrazione nel cloud utiliz-zando in modo integrato e

specializzato i due data center regionali e integrandosi con l’applicazione cloud che la Re-gione Marche potrà mettere a disposizione dell’intera ma-cro-regione Adriatico/Ionica; messa a punto dell’anagrafe elettronica dei cittadini e de-gli immobili; messa a punto della fatturazione elettronica per le imprese e dei sistemi di e-payment, per accelerare le procedure di pagamento fra Pa e imprese; creazione di sistemi di open data, dei quali si sentirà parlare più di�usa-mente a breve; digitalizzazio-ne delle scuole.

EventiLunedì 7 aprile 20144 Ricerca & Innovazione

Un punto centrale della mis-sion del sistema formativo

è accrescere quelle competenze capaci di realizzare un’adeguata collocazione nel mondo del la-voro. Perché il lavoro costitui-sce la naturale espressione delle vocazioni individuali e contri-buisce di fatto alla realizzazio-ne di una vita dignitosa. “La scuola tuttavia struttura la pro-pria azione anche verso ulte-riori obiettivi che si coniugano

con il percorso di crescita e di maturità, psico�sica oltre che culturale dei minori - sottoli-nea Franco Inglese, direttore generale di Usr Puglia, l’U�cio scolastico regionale -. Obiettivi che si sostanziano nella capa-cità di autonomia critica, di autoorientamento, ri�essività, interprise, �nanche di ra�orza-mento di valori, quali il rispet-to per gli altri, per l’ambiente, la solidarietà, il senso civico e di

legalità, non ultima la capacità di guardare a un mondo pluri-verso e a un futuro dai contor-ni inde�niti e inde�nibili per ragioni economiche, politiche e a causa dell’accelerato pro-cesso di innovazione tecnolo-gica”. Qui sorge la domanda: quali competenze per il futu-ro? Quale scuola per l’e�cace implementazione di tali com-petenze? “Su tali ri�essioni il sistema dell’istruzione pugliese - continua il direttore - si pro-pone come laboratorio di idee

e di sperimentazioni, dall’im-plementazione del curricolo dell’infanzia e della primaria al progetto in rete per competen-ze tecniche d’avanguardia, dal-la sperimentazione dell’utilizzo delle tecnologie per le compe-tenze trasversali al progetto di orientamento per i diversa-mente abili, �no ai modelli di alternanza scuola-lavoro”. Tutte esperienze di ricerca-azione, che si dispongono alla trasfe-ribilità, nient’a�atto rientranti in iniziative spurie, ma poste in un quadro strategico regionale, proiettato su una scuola che sia costruzione del domani.

Una panoramica di esperienze a confrontoAlcuni dirigenti scolastici pugliesi parlano degli obiettivi perseguiti nei loro istituti, illustrano progetti e sperimentazioni innovativi, per o�rire una vasta gamma di opportunità agli studenti

Iiss Majorana, Brindisi

“Oggi ci sono lavori che possono essere svolti a casa, gestendo in autonomia orari e obiettivi. Pertanto, da una scuola

moderna devono uscire studenti capaci di responsabilità e auto-determinazione, non abituati solo a eseguire compiti secondo re-gole �sse scandite da un’organizzazione temporale stile fabbrica”. A parlare è Salvatore Giuliano, dirigente scolastico dell’Iiss Ma-jorana di Brindisi. E continua: “Chi si occupa di istruzione deve innovare. Bisogna valutare la cloud e orientare gli sforzi sul Cloud learning, pensare in termini di tecnologia oltre le pareti dell’aula”. Al Majorana sono state sperimentate diverse modalità di appren-dimento. Fra esse l’Inquiry based learning, in cui si indirizza lo studente a risolvere problemi tramite la ricerca e la valutazione delle informazioni, che potrà sfruttare in contesti diversi. Poi l’in-segnamento Capovolto, in pratica la possibilità di accesso libero a lezioni strutturate su vari livelli di di�coltà, prelevate dalla cloud, induce i docenti a rimodulare la metodologia didattica e ad abbandonare la lezione frontale. In�ne, l’apprendimento inter-vallato, lo Spaced learning, �nalizzato a depositare informazioni attraverso la ripetizione, nella memoria a lungo termine.

Robotica educativa per alunni “dalla testa ben fatta”, scuola Dsic Japigia 2 Bari

Sviluppare le capacità personali della logica e della creatività, quali presupposti imprescindibili del ragionamento e del pen-

siero critico, in una prospettiva di cittadino capace di portarsi per mano nella vita sociale, lavorativa, relazionale. È il progetto, avviato da tre anni con �nanziamento del Miur, che coinvolge in Puglia tutti gli alunni dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado. “Gli alunni sviluppano competenze disciplinari, trasversali, per-sonali e sociali - spiega Patrizia Rossini, dirigente scolastico del Dsic Japigia 2 Bari -. I robot si sono rivelati potentissimi motiva-tori e facilitatori con gli allievi più restii alla continuità nell’impe-gno scolastico, per l’inserimento degli alunni stranieri e l’appren-dimento dei bambini diversamente abili, nonché strumenti duttili e adattabili al livello di preparazione di ciascun bambino per il recupero delle strumentalità di base”. Così, la robotica educativa risulta essere il progetto di punta per la formazione di studenti

con la testa ben fatta e non ben piena, secondo il pensiero del �losofo francese Edgar Morin.

N. Garrone, Barletta No Child Le� Behind Progetto Pensami adulto

Il progetto “Pensami adulto”, realizzato dall’istituto N.Garrone di Barletta con l’Usr per la Puglia, ha sperimentato il Progetto di

Vita sull’approccio per competenze, in modo che esso sia funzionale alla transizione al lavoro dei giovani disabili. Due le fasi di attività: una formazione rivolta alle scuole con seminari sul Cooperative le-arning e sulle esperienze internazionali di Pit; una sperimentazione dei Pit delle due reti di scuole (Iiss N.Garrone - Scuola secondaria di primo grado A.Manzoni - Ipsia Archimede - Barletta e Iiss. Mons. Bello - Scuola secondaria di primo grado Poli - Molfetta). “La sperimentazione - spiega Antonio Francesco Diviccaro, diri-gente scolastico dell’Iiss N.Garrone Barletta - ha preso le mosse dal progetto educativo (Pei) e si è concretizzata nel Pit con l’obiettivo di accrescere le chance di ottenere un lavoro adeguato, collegare gli interessi, i desideri e le competenze dello studente alle richieste dal mondo del lavoro, accrescere l’autonomia e l’autoe�cacia personali”.

It Altamura - da Vinci di Foggia

Un altro passo in avanti per l’It Altamura - da Vinci nel rac-cordo tra scuola e mondo del lavoro. Il 30 gennaio è stato

sottoscritto un Protocollo di intesa con il ministero della Difesa e una convenzione con la base aeronautica militare di Amendola (Fg). “Con l’intesa - dice la dirigente scolastica Annamaria No-velli - è stata stabilita la più ampia e pro�cua collaborazione per promuovere un’alta formazione tecnica nel settore aeronautico, attraverso un’utile interazione tra le elevate professionalità e le dotazioni logistico-tecnologiche dell’istituto e presso l’aeroporto Amendola”. L’obiettivo del progetto è conseguire il riconoscimento da parte dell’Enac di “Scuola accreditata” (Part 147-normativa europea) per il rilascio della licenza di Manutentore aeronautico (Lma), valida in ambito comunitario e spendibile, nonché di fare acquisire la licenza stessa agli studenti che svolgeranno corsi teo-rici e stage presso gli hangar di manutenzione della base militare.

I.P. Antonietta De Pace, Lecce

La s�da storico-culturale della scuola passa oggi dall’essere ri-conosciuta nel tessuto socioeconomico come “cerniera” tra lo

sviluppo della dimensione personale, sociale e professionale dello studente e quello del territorio con le sue vocazioni di crescita e innovazione. L’Iiss Antonietta De Pace di Lecce gioca un ruolo strategico quale scuola-polo nel piano di formazione dell’Usr Pu-glia per l’alternanza scuola-lavoro, nelle province di Lecce, Brin-disi e Taranto. “Con le istituzioni scolastiche afferenti alla rete - dice la diri-gente scolastica Giuseppina Antonaci - l’Istituto ha dato vita a un modello di formazione inteso come laboratorio aperto per attivare processi partecipativi nella sperimentazione di-dattica attraverso la modalità di alternanza scuola-lavoro, coinvolgendo il maggior numero possibile di stakeholder”. Da qui il progetto di ampio respiro e a lungo termine che vede motore portante per l’evoluzione del sistema la costruzione di una professionalità dei docenti inserita in uno spazio lavora-tivo inteso come ambiente sociale, in cui ognuno si può rende-re conto della qualità e della significatività della sua presenza interattiva attraverso la riflessività sui processi attivati.

Ic San G. Bosco, Massafra (Taranto)

La qualità esiste quando si ottengono risultati ottimali. Nel caso della scuola quando questa garantisce il successo

formativo. “La capacità di innovare e l’abilità nello scegliere senza indugio la via della sperimentazione sono le possibili strategie che, una volta adottate, possono condurre al rag-giungimento del successo formativo solo se esso non appare un miraggio e solo se può essere costantemente alimentato da almeno quattro ‘sorgenti di qualità’: la qualità della vita, la qualità del processo di insegnamento e apprendimento, la qualità della corresponsabilità formativa, la qualità e il miglioramento delle performance” - afferma Grazia Castelli, dirigente scolastico dell’Ic San Giovanni Bosco di Massafra, in provincia di Taranto -. In questo quadro, in una realtà in cui sono cambiate le re-gole del lavoro e della vita, si inseriscono i Piani di miglio-ramento. Si tratta di una strada su cui i corresponsabili della qualità della formazione si muovono con consapevolezza rispetto al punto di partenza, alle tappe e al punto di arrivo, che sarà poi l’inizio di un nuovo percorso, con la riflessione che i diri-genti devono farsi motore dell’innovazione e dello sviluppo, agenti del cambiamento, diffusori di conoscenze.

■ USR PUGLIA / L’u�cio scolastico regionale impegnato nello sviluppo delle competenze dei docenti. Ecco i progetti di rete per formare i cittadini di domani

La scuola è la base per una vita dignitosa e soddisfacenteIl direttore generale Franco Inglese: “Il nostro impegno per un percorso di crescita e maturità pisico�sica e culturale dei ragazzi”

Il sistema dell’istruzione pugliese si propone

come laboratorio di idee e di sperimentazioni

Il progetto aeronauticoIT Altamura

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 5

Innovazione e modernizza-zione del sistema di istru-

zione come processi strategici per dare prospettiva di futuro al Paese. L’istruzione di� usa e di qualità, infatti, è parte de-terminante per la competitivi-tà dei singoli, ma anche delle comunità e dunque della na-zione Italia nel suo complesso. È la ferma convinzione del sindacato Uil Scuola guidato a livello nazionale dal segretario Massimo Di Menna. Una con-vinzione che fa a un tempo da faro e da � lo conduttore per le iniziative del sindacato e per le azioni nei confronti delle istituzioni. Inoltre, è motivo di partecipazioni a iniziative di livello mondiale, come quella organizzata dall’Internazio-nale dell’Educazione (Ie) - la Confederazione mondiale che riunisce i sindacati che si oc-cupano di educational - intito-lata “Uniti per un’istruzione di qualità”. Un progetto che avrà un appuntamento solenne alla

sede Onu di New York il pros-simo ottobre.Ma quali sono oggi i processi possibili per innovare e mo-dernizzare il sistema italiano dell’istruzione? “Sostanzial-mente due gli aspetti su cui intervenire: uno riguardante strutture e strumentazioni; l’altro inerente l’organico e il riconoscimento del valore della professione d’insegnan-te, investendo di conseguen-za”, risponde il segretario Di Menna. Per quanto riguarda le strut-ture, “l’ammodernamento degli edi� ci scolastici è la prima condizione per attività adeguate all’interno e per una condizione di sicurezza e di qualità di vita scolastica per allievi, docenti e personale dedicato”, enuclea il sindaca-lista. Del pari fondamentale, oggi, “avere a disposizione un adeguato sistema di strumen-tazione a supporto della didat-tica: dai laboratori linguistici e

scienti� ci a quelli informatici e alla lavagna multimediale, strumenti che facilitano un rapporto interattivo tra do-centi e discenti”. Se gli obiettivi possono sembrare ambiziosi, in realtà nell’ottica di Uil Scuo-la essi consentirebbero di por-tare la scuola italiana dal pun-to di vista strutturale agli stessi livelli di quelle più avanzate in Europa e “per quanto riguarda i � nanziamenti necessari - sot-tolinea Di Menna - occorre predisporre un piano che sap-pia intercettare tutti i canali di approvvigionamento possibili: da quelli europei a quelli na-zionali”. In parallelo, prosegue Uil

Scuola, serve innovare la qua-lità dell’istruzione, e per far questo vi sono due modalità: “dare stabilità al sistema, cioè

stabilizzare organico e per-sonale, poiché la continua

mobilità contrasta con una scuola di qualità

- puntualizza il se-gretario nazionale

- e dare valore alle persone, pre-

miando l’im-pegno pro-

fessionale degli in-segnanti.

Oggi tra i colleghi europei

gli italiani sono al penultimo posto per riconoscimento economico”. Sul primo pun-to Uil Scuola ha già avanzato proposte per la stabilizzazione dell’organico, come “la possi-

bilità di contratti pluriennali per i precari, legandoli al per-corso di studio. Si tratta, cioè, di arrivare a un organico sta-bilizzato almeno per il ciclo didattico”. Quanto alla remu-nerazione degli insegnanti, “gli attuali sono stipendi non all’altezza delle funzioni ri-chieste”, sottolinea Di Men-na, esplicitando una richiesta precisa al Governo che al suo debutto ha dato un messaggio “di positiva attenzione alla scuola”. A fronte di contratti bloccati da 5 anni, “occorre mettere a disposizione fondi e aprire il negoziato contrattua-le per dare una prospettiva di bene� cio retributivo al setto-re”, a� erma il segretario della Uil Scuola. Dal sindacato, inoltre, altre due richieste a costo zero ma dagli e� etti signi� cativi, “i cambiamenti ordinamen-tali che riguardano la scuo-la entrino in vigore sempre al 1° settembre, in modo da salvaguardare le dinamiche dell’anno scolastico in corso; si dia attuazione al decre-to del Governo Letta che ha previsto l’ingresso gratuito per gli insegnanti nei musei”, conclude Di Menna. Quanto all’impegno assunto con l’In-ternazionale della Educazio-ne, il sindacato sta promuo-vendo la partecipazione degli insegnanti italiani al progetto “Uniti per un’istruzione di qualità”: un concetto che do-vrà essere raccontato con un milione di immagini e mi-gliaia di video (@united4ed), materiale che sarà presentato e proiettato, a ottobre, nella sede newyorchese dell’Onu.

Un tecnico di laboratorio in ogni scuolaL’ordinamento ministeriale lo prevede solo per le secondarie di II grado, anche se la tecnologia è presente ormai in tutti i gradi

L’ uso della tecnologia nella gestione e nel trattamento delle informazioni

assume crescente importanza strategica per le organizzazioni - sottolinea, parlan-do della sua esperienza di assistente tecni-co, Gennaro Lamboglia di Uil Scuola - non fanno eccezione le scuole e le istituzioni educative che in particolare prevedono, at-traverso il proprio progetto educativo, ap-positi percorsi di formazione e utilizzo tra-sversale delle Tic per le diverse discipline. Attualmente la � gura del Tecnico di labo-

ratorio è appannaggio esclusivo delle sole scuole secondarie di II grado, mentre non è presente in tutte le altre.A tal proposito è utile ricordare che anche alcune scuole dell’infanzia, primaria e se-condaria di primo grado, dove il tecnico non è previsto dall’ordinamento ministe-riale, si sono dotate di laboratori multime-diali. Purtroppo la mancanza del tecnico in queste scuole ha delle volte come nefasta conseguenza che questi laboratori, lasciati alla mercé di tutti, senza un responsabile e

un conduttore, nonché manutentore, non rispondendo più a criteri di e� cienza ed e� cacia, restano inutilizzati, e spesso ven-gono addirittura vandalizzati, mandando in fumo risorse importanti.Quindi è necessario un tecnico in ogni scuo-la, a� nché l’o� erta formativa venga poten-ziata e diversi� cata, e i laboratori multime-diali e informatici, istituiti in tutte le scuole, quale supporto indispensabile per una di-dattica di qualità, possano essere utilizzati al meglio e preservati nel tempo. Questo progetto, però, non può e non deve prescindere dalla creazione della � gura del coordinatore tecnico, � gura pur prevista dal vigente contratto, e mai realizzata, ma che può essere istituita a costo zero, facen-do con� uire in essa la seconda posizione economica.

■ UIL SCUOLA / Le proposte del sindacato per l’Internazionale dell’Educazione programmata per il prossimo ottobre alla sede Onu di New York

Valorizzare gli insegnanti e le strutture scolastiche“Uniti per un’istruzione di qualità”. Per i � nanziamenti occorre sondare tutti i canali possibili, sia nazionali che europei

Iregistri elettronici rappresentano uno degli strumenti con cui si è inteso avviare la “svolta digitale” nella scuola.

Innovazione positiva che andrebbe a� ancata da un piano per le nuove tecnologie, per la didattica e per la infrastrut-turazione.È utile e trova il suo valore aggiunto nella sempli� cazione di quella parte di professionalità, quella più burocratizzata, per lasciare più spazio alla relazione educativa e alla sua quali� cazione: è il registro elettronico che da quest’anno è entrato nelle classi italiane. Nella pratica quotidiana, un insegnante potrebbe, e in molti casi può, sempli� care la gestione delle informazioni, creare una cartella personale per ogni alunno, incrociare dati con i colleghi, creare gra� ci, tabelle e statistiche, met-tere ordine nella valutazioni e fornire informazioni rapide e trasparenti alle famiglie. Va ridotto il divario che ci separa dall’Europa nel rapporto studenti-computer presenti nelle scuole. Il vincolo è sempre quello delle risorse da reperire senza nuovi o maggiori one-ri per la � nanza pubblica. Per questo non c’è un formale obbligo all’adozione dei registri, l’impegno è assunto in pro-spettiva, condizionato dalle reali disponibilità di risorse. Per il prossimo anno vanno realizzate reti Lan estese all’in-tero edi� cio, la di� usione di dispositivi quali Pc, tablet, notebook per i docenti e per ciascuna classe, sapendo che il nuovo registro potrà sostituire il cartaceo solo se potrà es-sere usato in classe. Non è sostenibile, infatti, per i docenti, tenere il registro tradizionale in classe e poi trasferire, da casa, tutti i dati sul quello elettronico.Né è pensabile che l’insegnante per registrare debba uscire dalla classe. Questa, nella sua semplicità quotidiana, è una delle ragioni per cui la maggior parte delle scuole vi ha rinunciato.

Verso il registro elettronico

questo vi sono due modalità: “dare stabilità al sistema, cioè

stabilizzare organico e per-sonale, poiché la continua

mobilità contrasta con una scuola di qualità

- puntualizza il se-gretario nazionale

- e dare valore alle persone, pre-

miando l’im-pegno pro-

fessionale degli in-segnanti.

Oggi tra i colleghi europei

Un tecnico di laboratorio in ogni scuola

PC: lo possiede l’84% delle famiglie italianeEUROPA: in media 1 computer ogni 16 studentiITALIA: in media 1 computer ogni 100 studenti SCUOLE: l’82% ha una connessione a InternetAULE: il 54% ha una connessione a InternetLIM: le lavagne multimediali sono 69.813, circa il 21% delle auleTABLET: 13.650 sono i dispositivi attualmente in uso

Le risorseRETI WI FI: stanziati 15 milioni di euro: 5 milioni per il 2013 e 10 milioni per il 2014 TABLET: stanziati ma non spesi: 2,7 milioni di euro nel 2013 e 5,3 milioni di euro per il 2014

(Fonte: Miur 2012 e Ocse)

Sala computer presso un istituto scolastico

Cuffi e e computer

Per i precari:contratti pluriennali

legatial ciclo didattico

Italiani al penultimo posto in Europa

per riconoscimento economico

6 Ricerca & InnovazioneEventi

Lunedì 7 aprile 2014

Nato grazie a una una legge della Regione del

2007, il Distretto produttivo dell’Informatica raggruppa le imprese It della Puglia. Aziende che si sono radicate grazie a un esempio virtuo-so del rapporto fra mondo del lavoro e università. Un percorso iniziato con l’isti-tuzione del secondo corso di laurea in Scienze dell’In-formazione da parte di un gruppo di �sici, matematici e ingegneri dell’Universi-tà di Bari e imprenditori e studenti che hanno creduto nell’economia digitale e nel-la sua capacità di innovare i processi di trasformazione e interazione sociale.Consorzi, università, sinda-cati, associazioni e 99 impre-se hanno così unito le forze per creare un distretto da oltre 500 milioni di ricavi dove lavorano più di 5 mila addetti, tutti altamente sco-larizzati e professionalizzati. Imprese di ogni dimensione, che con la loro ricchezza di prodotti e servizi sono no-te anche nei mercati inter-nazionali e dove vengono svolte attività di ricerca e formazione accademica nel campo dell’It dalle Universi-tà pugliesi e dal Politecnico di Bari.Alcuni dati del distretto in-dicano che il 56% delle im-prese ha un fatturato infe-riore a un milione di euro, il 25% fra uno e cinque milioni e il 18% sopra i cinque. Dal punto di vista dell’occupa-zione il 64% ha meno di 15 dipendenti, il 18% fra 15 e 50 e il 17% sopra i 50 addetti. “La comunità delle azien-de che compone il Distretto dell’Informatica - spiega il presidente Gianni Sebastia-no - condivide una visione dell’It che passa per l’irro-bustimento e la caratteriz-zazione degli attori territo-riali, favorendo sinergie ed eliminando le ridondanze, piani�cando azioni di siste-ma e facilitando la collabo-

razione con le Università e i centri di ricerca, allo scopo di perseguire una maggiore competitività e innovazione tecnologica da spendere sui mercati globali”.Il ruolo del distretto è stra-tegico per lo sviluppo regio-nale. Oltre a dialogare con la Regione sui temi della innovazione, internazio-nalizzazione e formazione, favorisce le aggregazioni fra le imprese, e fra queste e le Università, per progetti di ricerca, progetti sperimen-tali, accordi di programma, programmi integrati di age-volazioni. Inoltre promuove azioni di formazione tecnica e manageriale, per favorire il di�ondersi delle compe-tenze tecniche necessarie

per le s�de del futuro e fa-cilita il confronto sui temi dell’economia della Società dell’Informazione, mediante incontri e convegni.Il piano di sviluppo dell’area si articola su alcuni proget-ti che riguardano il mondo dell’Information technology e che hanno al primo punto la produzione di so�ware “per mercato” e non più “per mis-sione”. Un cambiamento di scenario che ha come conse-guenza una trasformazione del modello organizzativo delle imprese It, supporta-te dal Distretto nel campo della formazione. Il proget-to Pacman �nanziato dalla Regione Puglia è �nalizzato infatti alla formazione delle aziende su modelli di busi-ness incentrati sul So�ware as a Service . Con il progetto Smart, al quale partecipano 12 azien-de del distretto e due centri di ricerca, si punta invece alla implementazione di me-todologie per il so�ware Life Cycle, basate su paradig-mi agili, mentre sul fronte dell’internazionalizzazione il distretto gioca un ruolo importante nella promozio-ne e coordinamento di una presenza di sistema pres-so il Cebit 2014 con azioni marketing, informazione,

comunicazione e immagine coordinata.Diversi Living Lab sono stati attivati per gestire gli open data in diversi settori. Ma senza dubbio il più rap-presentativo dei progetti del distretto è Puglia Digitale, che muove 12 milioni di eu-ro di investimenti comples-sivi, assistito dalla Regione Puglia con una quota di fi-nanziamento di circa il 40% (vedi box, ndr).L’andamento del mercato che spinge verso software a maggiore complessità che uniscono più soluzioni ha

Una piattaforma cloud di servizi informaticiÈ la �nalità del progetto Puglia Digitale 2.0, che prevede un investimento complessivo di circa 12 milioni di euro

Servizi innovativi erogati attraverso una piattaforma cloud, attraverso i

quali le città potranno abilitare i propri abitanti a utilizzare lo smartphone per pagare il trasporto pubblico locale o i par-cheggi; servizi con i quali sarà più facile l’assistenza domiciliare o prenotare un vi-sita medica tramite le app. Questa è una sintesi degli obiettivi di Puglia Digitale 2.0. Il progetto, promosso da sette impre-se aderenti al Distretto, che prevede inve-stimenti per circa 12 milioni di euro (ai quali potrà corrispondere un contributo pubblico massimo di circa 5 milioni di

euro). Obiettivo del progetto è la realizza-zione di una piattaforma cloud di servizi digitali, che oltre a essere adottata dalle imprese promotrici, sarà aperta a tutte le aziende che la vorranno utilizzare per veicolare, in modo totalmente innovativo, i propri prodotti e servizi so�ware. La s�da è adottare il cambiamento tecno-logico per innescare il cambiamento dei business model, dove si andrà a superare l’o�erta della licenza d’uso, ma si pagherà per i servizi utilizzati. È questo un passo ritenuto necessario per ampliare l’o�erta e raggiungere i mercati internazionali.

Saranno, tra l’altro, attivati servizi per la gestione dei pagamenti in mobilità e della infomobilità per l’assistenza domiciliare, per la pubblica amministrazione e l’o�er-ta turistica. La piattaforma sarà anche pronta in tem-po utile per essere il primo nodo pugliese che, come parte attiva dell’ecosistema di-gitale E015, veicolerà l’o�erta innovativa delle imprese pugliesi verso e oltre Expo 2015. Exprivia di Molfetta è la capo�la del pro-getto, le altre imprese sono: Computer Le-vante Engineering di Bari; Gei Inform di Brindisi; Links Management and Techno-logy di Lecce; Omnitech di Roma con se-de dell’investimento a Bari; Openwork di Bari; Parsec 3.26 di Cavallino (in provin-cia di Lecce). Contribuiscono alla ricerca e al successo del Progetto le Università di Bari e del Salento e il Politecnico di Bari.

■ DISTRETTO INFORMATICA PUGLIA / Raggruppa le realtà It locali, che si sono radicate grazie a un rapporto virtuoso tra mondo del lavoro e università

Un ruolo strategico per lo sviluppo del territorioOltre a dialogare con la Regione su progetti del settore, favorisce l’aggregazione tra imprese anche con gli atenei

spinto il distretto all’avvio della rete di imprese Cri-khet, costituita da quattro aziende con l’obiettivo di creare un sistema di com-petenze regionale in grado di realizzare soluzioni per la Clinical Governance basate sulla “coalizione di sistemi”. Infine, non poteva mancare il tema del cloud computing nel quale le risorse It ven-gono fornite on-demand at-traverso la rete. “Si tratta di uno struemento - conclude Sebastiano - che trasferisce la spesa It da spesa in conto capitale a spesa operativa,

- Realizzazione e delivery di applicazioni SaaS secondo lo-giche di prodotto.- Dotazione in Puglia di infrastrutture per il governo dei ser-vizi e delle coalizioni.- Sinergia delle imprese pugliesi nella competizione in mer-cati extra-domestici.- Continuo adeguamento di competenze e capacità delle Ri-sorse Umane.- Costante ricerca di nuovi approcci, processi produttivi, pro- Mobilitare risorse �nanziarie private e forme dedicate di �-nanziamento allo sviluppo da parte di banche e istituzioni �nanziarie.

Piano di sviluppo: gli obiettivi

ragionando quindi in ottica Opex piuttosto che Capex. Questo passaggio epocale ha avviato una trasformazione dell’offerta It in una commo-dity e obbliga a severe rifles-sioni il management delle imprese della filiera dell’Ict e, in particolar modo, quelle coinvolte nello sviluppo dei prodotti software e dei rela-tivi servizi. Anche in questo caso il confronto avviato tra le aziende del distretto e l’interazione con la Regione hanno portato allo sviluppo di un’importante progettua-lità”.

Gianni Sebastiano, presidente del distretto dell’Informatica

Consorzi, università, sindacati,

associazioni e 99 imprese

fanno parte del distretto

dell’Informatica

Incontri e convegni sui temi della società dell’informazione sono una delle attività del distretto

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 7

Biodiversità culturale, multidisciplinarità e ri-

cerca attiva sotto ogni pro�lo. È il Ciranad, Centro interuni-versitario per ricerche su ali-menti, nutrizione e apparato digerente, che dal 1990 aggre-ga competenze biochimiche di base, di tecnologia alimen-tare, agronomiche, chimi-che, d’ingegneria biomedica, nonché mediche e gastroen-terologiche. Al suo interno, l’attuale Consiglio scienti�co accoglie internisti, oncologi, biologi, farmacisti e ricerca-tori di diversi settori. “Sono moltissimi i temi di studio - dice Carmela Lo-guercio, direttore del Ciranad -. Ad esempio la nutraceutica, la ricerca in campo alimen-tare nella regione Campania, le abitudini alimentari nel determinismo di malattie gastrointestinali, le neoplasie gastriche e cardiache, la �bro-si epatica, i probiotici, la fun-zione di barriera intestinale”. Stesso impegno nella forma-

zione, con corsi e incontri su temi speci�ci per la clas-se medica, gli studenti delle scuole alberghiere e altri enti. È il caso del corso sulla “So-

stenibilità socio-ambientale della salute”, rivolto alla Ca-pitaneria del Porto di Napoli. Il Centro è promotore di un master di II livello in Alimen-ti e Salute, mentre è in fase di progettazione avanzata un master intitolato “Dieta Me-diterranea” in collaborazione con il dipartimento di Archi-tettura e Disegno industriale Luigi Vanvitelli della Seconda Università di Napoli (Sun). Diversi i �ori all’occhiello del Ciranad, tra cui il diparti-mento di Farmacia dell’Uni-versità Federico II di Napoli, che è capo�la di ricerche fo-

Tecnologia per i diabeticiI vantaggi del microinfusore insulinico (CSII) adottato dall’équipe di Gentile e Guarino

Permeabilità intestinaleAlimenti e livello di protezione dalle molecole dannose: verso una terapia personalizzata

Il diabete di tipo 1 e le pro-blematiche correlate sono un

ulteriore settore di ricerca del Ci-ranad. In poco più di 90 anni di storia dell’insulina vi è stato un continuo progresso tecnologico. Le opzioni per la terapia insuli-nica sono la terapia multinietti-va e il microinfusore insulinico (CSII). Quest’ultimo, nato negli anni ’60, presto fu abbandona-to in quanto i primi apparecchi erano di grandi dimensioni e la somministrazione di insulina molto rudimentale e comples-sa. Negli anni ‘90, dimostrato il ruolo fondamentale del control-lo glicemico nella prevenzione delle complicanze croniche del diabete, il CSII tornò attuale, con lo sviluppo di microinfusori sempre più piccoli, portatili, e la somministrazione di insulina sempre più precisa. “I moderni microinfusori possono infondere insulina in maniera continua o variare la velocità secondo le necessità individuali, ripro-ducendo in modo �siologico la secrezione insulinica - spiegano Sandro Gentile e Giuseppina

Guarino, responsabili dell’equipe del II Policlinico di Napoli, di-partimento di Medicina clinica e sperimentale, aderente al Ci-ranad-. Sono strumenti sicuri, piccoli computer, dotati di allar-mi in grado di segnalare proble-mi di malfunzionamento e con ottima autonomia”. Le persone che ne sfruttano bene le poten-zialità hanno una vita normale e non vincolata da orari, divieti e restrizioni, a patto che impari-no a gestire i pasti, il calcolo dei carboidrati e le dosi di insulina. La scelta di utilizzare il CSII è sostenuta da motivazioni “tec-niche”, da valutazioni economi-che, da competenze professionali e dall’accettazione di chi dovrà imparare a gestirla, prima con l’aiuto del team diabetologico, poi con larga autonomia. Però, non tutte le strutture diabeto-logiche hanno competenza e un’organizzazione adeguata per gestire CSII e il monitoraggio continuo della glicemia a scopo terapeutico, oltre che di studio, pertanto servono centri di riferi-mento per accogliere le necessità

dei centri periferici e dei loro pa-zienti. L’équipe di Gentile e Gua-rino si occupa di CSII, monito-raggio continuo della glicemia, prevenzione e cura dell’obesità,

nutrizione clinica, a bene�cio del miglioramento delle cono-scenze scienti�che e delle cure delle persone diabetiche o con malattie metaboliche.

“La barriera mucosa intesti-nale: le chiavi d’ingresso

in mano agli alimenti”: uno dei temi di ricerca del Ciranad, fra i vari aspetti della salute umana uno dei più innovativi e pro-iettati nel prossimo futuro per le possibili ricadute. Lo studio della permeabilità intestinale è un campo di notevole interesse scienti�co con futuri risvolti nel-la gestione clinica di molte ma-lattie in�ammatorie.Gli alimenti, per azione diretta o tramite la modi�ca della �o-ra batterica intestinale, sono in grado di modulare l’entità del livello di protezione esercitato dalla mucosa dell’intestino a sal-vaguardia del passaggio di mo-lecole “estranee o dannose”. Lo studio di questi fenomeni per-mette di comprendere il ruolo e i relativi meccanismi di azione che una corretta alimentazione ha per il mantenimento dello stato di salute, e come una non corretta alimentazione modi�-chi l’e�etto barriera favorendo lo sviluppo di molte malattie del fegato, del tubo digerente e di altri organi e apparati. Diversi gli studi in corso sui rapporti tra dieta, permeabilità intestinale e malattie epatiche quali steatosi e steatoepatiti, celiachia, nonché malattie sistemiche quali la pso-riasi, le malattie reumatologiche e quelle cardiovascolari. Lo studio della permeabilità in-testinale può essere fatto con test in vivo, tramite l’assunzione di “sonde carboidratiche”, zuccheri di diverso peso molecolare che, assorbiti o meno in relazione alle loro dimensioni, danno una

stima del grado di permeabilità. Diversamente è possibile studia-re il fenomeno con test biomo-lecolari che valutano l’entità di espressione genica e proteica di molecole deputate al controllo della permeabilità intestinale e della sua competenza immuno-logica. Questa è la linea di ri-cerca portata avanti dal gruppo composto da Nicola Caporaso, Filomena Morisco e dai dottori Giovanna Mazzone e Vincen-zo Lembo, presso il laboratorio della Gastroenterologia dell’Uni-versità Federico II di Napoli, centro a�erente al Ciranad. Di notevole interesse i risultati pre-liminari su dieta grassa e uso del ca�è. In termini di prevenzione e di terapia delle malattie in�am-matorie croniche, dell’apparato gastroenterico e non, l’approccio è di notevole impatto traslazio-nale e si immette nel percorso delle terapie personalizzate che rappresentano la prossima s�da della medicina.

■ CIRANAD / Il Centro interuniversitario per le ricerche su alimenti, nutrizione e apparato digerente di Napoli accoglie oltre 100 docenti impegnati nella ricerca

Come curarsi con l’alimentazione: medicina e nutrizioneGià attivo il master di II livello in Alimentazione e Salute, in fase di progettazione quello dedicato alla Dieta Mediterranea

Nutraceutica e tracciabilità degli

alimenti per rispondere alle esigenze delle Pmi

In alto a sinistra: Microinfusore insulinico moderno portato in modo “discreto”; a destra, com’era negli anni ’70; sotto: esempio di sistema integrato di monitoraggio continuo della glicemia collegato con il microinfusore

calizzate su farmaci, relazioni struttura/attività, la farmaco-logia, la farmacovigilanza e sugli aspetti chimici, analitici, biologici, normativi e tossico-logici degli alimenti conven-zionali, dei nutraceutici e dei cosiddetti Novel Foods. Oltre 100 i docenti del dipartimen-to, impegnati su progetti na-zionali e internazionali sugli alimenti, sulla nutraceutica, sulla tracciabilità degli ali-menti e sulla valutazione del-la loro sicurezza e salubrità. “L’età media dei ricercatori è inferiore alla media dell’ate-neo Federico II - dice Ettore Novellino, direttore del di-partimento -. Ciò assicura la necessaria dinamicità per rispondere alle richieste delle Pmi agroalimentari, farma-ceutiche e nutraceutiche del territorio, specie delle regio-ni di convergenza”. Puntuali l’innovazione e le strumen-tazioni all’avanguardia: il di-partimento fornisce supporto analitico con le più moderne metodologie spettrometriche e cromatogra�che che inte-grano gli aspetti medici, nu-trizionali e tecnologici degli alimenti. Il Food Pro�le è proiettato al-la tracciabilità degli alimenti, per certi�carne la provenien-za geogra�ca, e alla valutazio-ne dei contaminanti antropi-ci. “In particolare nell’ultimo biennio - continua il direttore -, la sezione di Chimica degli

alimenti, a�data ad Alberto Ritieni, è stata sviluppata e potenziata per rispondere ef-�cacemente ed e�cientemen-te alle richieste delle aziende e del territorio”. La valorizza-zione e la protezione del ma-de in Italy, lo sviluppo di ali-menti e nutraceutici di nuova concezione sono gli obiettivi primari del dipartimento, in linea con le strategie del Cira-nad. “La sezione di Chimica degli alimenti è coinvolta nel-la progettazione, formulazio-ne e preparazione d’integrato-ri alimentari a supporto della farmacoterapia convenziona-le”, osserva Ritieni. “Nella vi-sione complessiva - conclude Novellino - il dipartimento è consolidato a livello inter-nazionale per gli aspetti nor-mativi e regolatori, oltre che farmaco-economici, a soste-gno dell’industrializzazione da parte delle Pmi di farmaci, nutraceutici, cosmeceutici e integratori alimentari”.

Filomena Morisco del laboratorio di Gastroenterologia

Un esempiodi

strumentazione in uso presso

il Dipartimentodi Farmacia

Alberto Ritieni, responsabile della sezione Chimica degli Alimenti del Dipartimento di Farmacia

8 Ricerca & InnovazioneEventi

Lunedì 7 aprile 2014

Il Parco scientifico e tec-nologico della Sicilia, con

sede a Catania, è stato ide-ato e progettato nel quadro della delibera Cipe che, nel maggio 1990, ha promos-so lo sviluppo di una rete di Parchi nel Mezzogiorno. Società consortile dal 1991 partecipata all’87,90% dalla Regione Sicilia, l’ente ha svi-luppato un articolato siste-ma di relazioni tra Universi-tà siciliane, centri di ricerca e imprese che condividono la missione di accrescere la competitività del territorio attraverso la ricerca, l’in-novazione, il trasferimento tecnologico, la diffusione della cultura della qualità e la formazione specialistica. Alla ricerca, il Psts affianca un’azione mirata di forma-zione, di servizi e di trasfe-rimento dei risultati. Nel 2011 la Regione ha in-dividuato il Parco quale so-cietà partecipata per l’Area strategica “Salvaguardia del territorio e dell’ambiente” e con la finanziaria regiona-le 2014 per l’area strategica “Scientifica - tecnologica e della ricerca”.“Il Parco fino a oggi si è so-stenuto solamente con risor-se provenienti dai progetti che riesce ad aggiudicarsi in risposta a bandi nazionali, europei e regionali, senza

gravare sul bilancio regio-nale, creando sul territorio occasioni di occupazione qualificata per laureati e tecnici e di formazione per

dottorandi e specializzandi”, sottolinea il presidente del consiglio di amministra-zione, Roberto D’Agostino. “Dal 1997 ad oggi ha gestito progetti per 50 milioni di euro, che hanno dato alla società una visibilità inter-

nazionale e un’organizza-zione di base adeguata, che dovrà essere ampliata ad altri settori produttivi, sta-bilendo opportuni raccordi con le Università e gli enti di ricerca che operano in Sicilia, al fine di rispondere

La ricerca per valorizzare la filiera agrumicolaIl progetto incrocia il sequenziamento di cedro, pummelo e mandarino con le rispettive componenti nutritive e salutistiche

Lotta ai virus degli agrumiLe conoscenze acquisite nella ricerca sono a disposizione per proteggere le piante siciliane

Teli funzionali e biopolimeriIl progetto di ricerca guidato dal Psts è stato avviato nel 2010 e si concluderà a luglio 2014

Il progetto di ricerca “Genomica funzio-nale, miglioramento genetico e innova-

zioni per la valorizzazione dei prodotti della �liera agrumicola” (It-CitrusGeno-mics), capo�la il Parco scienti�co e tecno-logico della Sicilia (5 partner e molteplici istituzioni come consulenti), si concluderà il 15 settembre del 2015. L’obiettivo generale è la valorizzazione della �liera agrumicola attraverso analisi dei genomi e delle modi�cazioni indotte da fattori di stress biotici e abiotici, per sostenere le s�de determinate dalle mutate condizioni climatiche, �topatologiche e di

mercato. Con il sequenziamento delle tre specie primarie (cedro, pummelo e manda-rino), di dieci accessioni di arancio dolce a polpa rossa (come il “Moro”e il “Tarocco”) e a polpa bionda (come il “Belladonna”, il “Vaniglia” e il “Navel”) e di altre 12 acces-sioni in corso, la Sicilia si pone tra le regioni più avanzate nella ricerca genomica sugli agrumi (Spagna, Usa e Cina). I risultati dell’analisi bioinformatica saranno incro-ciati con quelli relativi ai componenti nu-tritivi e salutistici delle principali cultivar e delle analisi sui componenti volatili, per individuare dei marker per la tracciabilità.

Sono stati anche sequenziati i genomi interi di cinque isolati del virus della tri-stezza degli agrumi (Ctv) e selezionati alcuni ceppi compatibili per la “vaccina-zione delle piante in vivaio”. È stato bre-vettato un metodo di elettroforesi capilla-re per la discriminazione degli isolati e, in collaborazione con St Microeletronics, è in fase avanzata di sviluppo il proto-collo “Lab On Chip”, primo esempio di tecnologia diagnostica integrata tra mi-croelettronica e life science, applicata alle piante. L’analisi mediante naso elettronico ha permesso di de�nire impronte olfattive che potranno trovare applicazione nel ri-levare eventuali so�sticazioni (riconosci-mento dei succhi di arance rosse e bion-de). In parallelo è stato tenuto un corso di alta formazione di 12 mesi sulla genomi-ca applicata agli agrumi, con 16 corsisti.

La prolungata esperienza nel settore della �todiagno-

si e delle biotecnologie applica-te all’agricoltura ha consentito al Parco scienti�co e tecnolo-gico della Sicilia di partecipare attivamente al progetto “Lotta al virus della tristezza degli agrumi: sviluppo e innovazio-ne”, con il quale la Regione Sicilia ha impegnato le compe-tenze di tutti gli enti di ricerca che operano nell’isola per arre-stare il dilagare della malattia. Avviato nel luglio del 2011, il progetto ha permesso un signi-�cativo avanzamento delle co-noscenze sulla malattia. ”Uti-lizzando metodi innovativi di valutazione dell’aggressività dei ceppi del virus sono state de�nite strategie di protezione delle piante e di rilevamento di altri patogeni da quarantena”, spiega il professore Antonino Catara, responsabile scienti�co della società. “In tal modo sarà possibile rilanciare il settore e impedire l’ingresso di patoge-ni emergenti, quali ad esem-pio il batterio agente dell’Hlb, che sta mettendo in ginocchio l’agrumicoltura in Brasile e Florida”

La caratterizzazione biologica e molecolare degli isolati di Ctv ha consentito la mappatura della distribuzione della ma-lattia e della popolazione del virus, e la messa a punto di strategie di contenimento ba-sate sulla pre-immunizzazione con ceppi blandi. Un innovativo piano di gestio-ne della malattia sarà pros-simamente proposto agli enti u�ciali, ai tecnici e agli ope-ratori. L’allineamento nucleotidico e la costruzione di un albero �-logenetico per i geni del virus che regolano l’espressione della malattia hanno consentito di localizzare gli isolati siciliani in un sub-cluster a sé stante. Le conoscenze maturate so-no periodicamente messe a disposizione degli enti e delle imprese del territorio attraver-so il Laboratorio di diagnosi e biotecnologie �tosanitarie e il Laboratorio di genomica e identità varietale, accreditati dal Servizio �tosanitario regio-nale, che erogano servizi anche attraverso web con i portali delle avversità degli agrumi e della vite.

Il progetto di ricerca “Tec-nologie e processi per la

produzione di teli diversamen-te funzionalizzati mediante biopolimeri da conversione microbica e di biosurfattanti” (PolyBioPlast), di cui il Parco è capo�la (2 partner e diversi enti e istituzioni consulenti) è iniziato nel luglio del 2010 e si concluderà a luglio di quest’an-no. Si è già concluso, invece il progetto di alta formazione per esperti in biopolimeri, che ha interessato 16 corsisti. PolyBioPlast sviluppa tecnolo-gie e processi per ridurre, me-diante conversione microbica di prodotti di scarto, i costi di produzione di polimeri biode-gradabili a media catena, mi-gliorarne le prestazioni tecno-logiche e recuperare molecole biosurfattanti naturali.De�nito il protocollo per la conversione di glicerolo grez-zo (scarto della produzione del bio-diesel) attraverso batteri che vivono nel terreno (Pseudomonas corrugata e P.mediterranea), sarà prossi-mamente e�ettuata una pro-duzione su scala 5.000 litri. Il processo di fermentazione dura circa 50 ore e la resa

di Pha-mcl è pari al 30-50% della biomassa batterica pro-dotta. Il polimero ottenuto ha un peso molecolare di 50.000 - 75.000 Dalton e possiede ca-ratteristiche chimiche e tecno-logiche simili agli elastomeri di sintesi, opportunamente modulabili attraverso regola-zioni del processo e/o mescole con altri polimeri biodegrada-bili. Attraverso lo studio dei genomi dei due batteri è sta-to possibile costruire mutanti “over-produttori” e “fast-pro-duttori” che hanno permesso di migliorare sensibilmente l’e�cienza del processo, ren-dendolo competitivo rispetto ai prodotti similari derivati dal petrolio.Una macchina spalmatrice per l’applicazione del polimero e/o di mescole polimeriche su teli di carta riciclata e teli di �bre vegetali, in corso di realizza-zione dai partner industriali, renderà possibile funzionaliz-zare teli di carta per la produ-zione di contenitori per piante, sacchetti per lo smaltimento dei ri�uti organici e teli per la pacciamatura del suolo, già sperimentati con successo su piccola scala.

■ PSTS / La società consortile Parco scienti�co e tecnologico della Sicilia è partecipata all’87,90% dalla Regione

La ricerca e il trasferimento all’industriaDal 1997 progetti per 50 milioni di euro. Progetti per ampliare ad altri settori produttivi

www.pstsicilia.it 2014

Progetti di ricerca e trasferimento tecnologico

15 Pon 2007-2013;Psr Sicilia 2007-2013;Po Fesr 2007-2013

Brevetti 4 Lievito per panificazione; lievito per vinificazione;

Processo di produzione di Pha; Metodo diagnostico per Ctv

Pubblicazioni 36

Aziende partner di ricerca 49

Collaborazioni con enti di ricerca

12

Genomi completi di virus 7 Citrus tristeza virus, Yellow vein clearing virus

Citrus tatter leaf virus

Genomi completi di Citrus 13 Pummelo, Mandarino, Cedro, Arancio dolce

Genomi di batteri di interesse industriale

2 Pseudomonas corrugata

Pseudomonas mediterranea

Sequenze di geni 284 Ctv, Pseudomonas spp., Citrus sinensis

Laboratori per servizi 4 Diagnosi e biotecnologie fitosanitarie, Genomica

e identità varietale, Tecnologie alimentari, Chimica

Servizi via portali web 2 www.patagrumi.pstsicilia.it

www.patvite.pstsicilia.it

Manuali tecnici divulgativi 9

Tecnologie 7 Shelf life di prodotti alimentari; fingerprinting olfattivi e

colorimetrici negli alimenti; Ogm; analisi Dna Rna; test biologici

e molecolari; analisi genomiche e di rispondenza varietale;

invecchiamento accelerato di materiali polimerici.

Biobanche 2 Collezioni di microrganismi per applicazioni industriali

Sacchetto per lo smaltimento dei rifiuti umidi, ottenuto medianteapplicazione di polimero biodegradabile a media catena(Pha-mcl) su normale carta kraft.

Polimero biodegradabile a

media catena(Pha-mcl) ottenuto

nei laboratori del Pst Sicilia

per conversione microbica di glicerolo

compiutamente al mandato ricevuto”.Lavorano per la Società cin-que dipendenti a tempo in-determinato, 30 dipendenti a tempo determinato e 20 collaboratori a progetto. Numerose sono le collabo-

razioni con aziende agrico-le, imprese industriali, Uni-versità e Centri di ricerca, nazionali e internazionali (Usa, Uk, Cina, Israele, Paesi del Mediterraneo). È capofi-la del Distretto di alta tecno-logia “Bio-Medico Sicilia”.

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 9

Ricerca di uno sviluppo armonioso e sostenibile

del territorio, dell’ambiente urbano e dell’edilizia. Ma an-che tutela dell’identità stori-ca di una città, risparmio energetico e utilizzo di fon-ti rinnovabili negli edi�ci, costruzioni sicure e salubri, impiego di materiali di qua-lità certi�cata ed ecocompa-tibili, domotica, nonché for-mazione professionale degli operatori del comparto. In una parola, edilizia sosteni-bile, ovvero un settore dalle grandi opportunità nell’im-mediato futuro. Alla base un orientamento moderno, più attento all’uso sostenibile ed equilibrato dei materiali e delle risorse. Una strada che in Puglia si identifica con il Distretto dell’edilizia sostenibile, in breve Des. E con un obiet-tivo: “Quello di migliorare la qualità della vita dei cit-tadini, perseguibile adot-tando un atteggiamento più corretto in ogni fase della progettazione, della ristrut-turazione e della nuova costruzione degli edifici - spiega Salvatore Matarrese, presidente del Des Puglia -,

capace di mediare le diverse esigenze e di coniugarle con le coordinate della biocom-patibilità e dell’ecososteni-bilità”. Il distretto si pone come un’importante inno-vazione di sistema e punta alla creazione di una gover-nance in grado di assicurare il corretto avviamento e l’ef-ficace gestione dei processi legati all’edilizia sostenibile, chiaramente con il sostegno e la partecipazione attiva di imprese, cittadini e ammi-nistrazioni del territorio. In quest’ottica, esso rappre-senta il luogo d’incontro e d’interazione tra le realtà della filiera e dei comparti produttivi. Diversi i progetti in campo. “Il distretto - dice Matarrese - ha avviato un accordo per la promozione delle impre-se italiane nei Paesi Arabi, dove si sta investendo mol-to sulla costruzione di città ecosostenibili, pertanto è stato avviato un protocollo d’intesa con società di quella zona nell’intento di favorire l’ingresso delle imprese pu-gliesi”. Ma non solo: con la Regione Puglia è allo studio un protocollo d’intesa per

l’efficientamento energeti-co degli edifici pubblici, in particolare scolastici, e la possibilità per il distretto di intervenire nella redazione dei progetti, per dare oppor-tunità alle imprese di parte-cipare con le loro tecnologie al futuro dell’edilizia pure nell’ambito dei lavori pub-blici. “E, ancora - continua il presidente -, alcune società del Des hanno partecipato a gare di carattere europeo di progettazione, vincendo dei premi, senza trascurare che il distretto ha promosso interventi di costruzione di quartieri a consumo zero di energia, come nel caso di Bi-sceglie, in corso d’opera, e in altri luoghi della Puglia do-ve sono stati realizzati edi-fici che producono energia propria da consumare”. È la conferma che l’attivi-tà del Des è assolutamente avanti nel proprio lavoro, testimonianza di quanto og-gi l’edilizia sostenibile sia il futuro. E la testimonianza arriva dal mercato: “Siamo in piena crisi dell’edilizia, è risaputo - a�erma Matarrese -, ma è ormai acclamato che il mercato accetta più questi edi�ci che quelli tradizio-nali. Ecco perché l’edilizia sostenibile è un sistema per restituire competitività al settore, rinnovandolo con

tecnologie di costruzione in-novative e o�rendo maggiori contributi tecnici, nel segno di costruzioni maggiormen-te evolute che continuano a farsi apprezzare”. I conti tornano. Tutta l’edili-zia ha prospettive sostenibili. Basta uno sguardo agli eco-bonus, che danno una misu-ra concreta, e alle politiche di promozione a livello eu-ropeo. “Va considerato che la di�coltà di spesa delle fami-glie porta a preferire edi�ci con minori costi di gestione e una garanzia di maggiore qualità - spiega il presiden-te -, dunque più �nanziabili dalle banche, che sono pre-senti nel Des oltretutto. In pratica l’elargizione di mutui su edi�ci di maggiore du-rata, come questi, che sono migliori qualitativamente, è molto più agevole rispetto a un edi�cio tradizionale, sen-za tali garanzie”. Non per nulla il distretto sta promuovendo un ente di certi�cazione che possa intervenire nella fase proget-tuale, a�nché la veri�ca di conformità dei prodotti da impiegare e delle loro carat-teristiche avvenga, da parte

■ DES PUGLIA / Il Distretto dell’edilizia sostenibile punta al miglioramento della qualità di vita dei cittadini, attraverso la creazione di una governance per i processi

Cogliere l’opportunità dell’edilizia sostenibileNon solo sul territorio pugliese: il Distretto ha avviato un accordo per la promozione delle imprese italiane nei Paesi Arabi

Tre gli obiettivi del Des: cooperazione, formazione e in-formazione; ricerca e innovazione; recupero del territo-

rio e degli edi�ci, con tutta una �tta serie di iniziative rela-tive. Si parte con il campo formativo, a esso sono indirizzate attività che prevedono promozione e patrocinio di corsi di formazione per le varie �gure della �liera, dagli operai ai progettisti, in collaborazione con società ed enti di formazio-ne aderenti al Distretto. Vi si aggiungono le attività di coo-perazione per l’internazionalizzazione, con missioni in paesi esteri insieme ad aziende e partecipazione a �ere nazionali ed estere, nonché lo scouting di occasioni di business in Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente in collaborazione con Regione, Ice e ministero dello Sviluppo. Quanto all’ambito della ricerca e dell’innovazione, l’attenzione è proiettata sul-la promozione di programmi di ricerca su nuovi materiali e tecniche costruttive, con il supporto di fondi regionali che interessano circa 15 imprese, oltre alla promozione di diversi bandi nazionali ed europei. Invece, riguardo al recupero del territorio e degli edi�ci, l’azione del Des passa dallo studio di fattibilità per la Regione Puglia in coordinamento con Cre-sme e Puglia Sviluppo, teso all’individuazione di strumenti di ingegneria �nanziaria per incentivare l’e�cientamento degli edi�ci pubblici nell’ambito del Patto dei Sindaci.

Sostenibilità degli edi�ci e autosu�cienza ener-

getica. È il caso di “Villa di Gioia”, residenza unifami-liare CasaClima Gold+, casa passiva mediterranea realizzata a Bisceglie (Bt) dalla Pedone Working di Bisceglie, ultimata nel 2011. Il progetto ha rice-vuto il premio CasaClima Awards 2013 e si caratte-rizza per i bassissimi con-sumi, dunque le ridotte emissioni di Co2, e l’impie-go di materiali biososteni-bili e di fonti rinnovabili, l’uso passivo degli apporti solari e della ventilazione naturale, il recupero e uti-lizzo di risorse naturali, nella piena integrazione tra architettura e sosteni-bilità. Ambìto riconoscimento per quest’impresa pugliese anche per “Case di luce”, al concorso nazionale Energia sostenibile nel-le città 2012, nell’ambito della campagna “Energia sostenibile per l’Europa” in Italia. Il progetto, sem-pre a Bisceglie, riguarda la sostituzione urbana di insediamenti produttivi dismessi con un modello urbano altamente soste-nibile ed energeticamente autosu�ciente, costituito da un ecoparco attrezzato che, nel rispetto morfolo-gico e bioclimatico del luo-go, dialoga in un unicum spaziale e temporale con il nuovo tessuto urbano di due edi�ci multipiano re-sidenziali con 61 alloggi in classe energetica A+.

Si chiama “Solaria” il nuovo complesso residenziale del Gruppo Stolfa Edilizia sorto a Capurso (Ba) al posto di

un vecchio edi�cio demolito. Riconosciuto “edi�cio pilota” come da protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Puglia e il Comune di Capurso, ai �ni della sperimentazione del Protocollo Nazionale Itaca 2011 con la realizzazione di uni-tà abitative in classe energetica A+ e livello di sostenibilità 3. Ciò che lo rende innovativo sono le sue particolari dota-zioni: isolamento termico con un valore Ep globale medio di 14 kwh/mq/anno e acustico con valore in classe II; sistema domotico per impianti elettrici e tecnologici; recupero dell’ac-qua piovana; impianto centralizzato di climatizzazione in-vernale/estiva e per produzione di Acs alimentato da pompe di calore e supportato dal fotovoltaico. Il progetto è stato se-gnalato tra le best practice di edilizia sostenibile alla XIII edizione del “Premio Innovazione amica dell’ambiente” pro-mosso da Legambiente, ed è risultato �nalista al Concorso Europeo Sustainable Urban Building Contest di Hannover.

Cooperazione, ricerca e recupero

Premi ecologici per i progetti edilizi

realizzati a Bisceglie

Solaria, un esempio nel rispetto dell’ambiente

Il complesso residenziale Case di luce a Bisceglie

di quest’organo, già a livello di progetto. Un’attività che trova completamento nel monitoraggio post costru-zione che il Des già e�ettua, per testare i parametri e l’ef-�cientamento degli edi�ci una volta realizzati, �nora sempre con conferma posi-tiva.

Salvatore Matarrese, presedente

del Des Puglia

La residenza Villa di Gioia certificata CasaClima Gold+

10 Ricerca & InnovazioneEventi

Lunedì 7 aprile 2014

terminata concentrazione di odore simulata dal modello, corrisponda un episodio di rilevamento di odore da parte del naso elettronico.Nell’ambito del programma 2014-2016 “Tempa Rossa” Arpa Basilicata ha avviato una serie di incontri tecnici e ha elaborato documenti di indirizzo per la compagnia petrolifera Total per de� nire i progetti esecutivi e integrare le attività contemplate nel “Pro-getto interregionale Tempa Rossa-protocollo di monito-

■ ARPA BASILICATA / L’innovazione e la ricerca per la tutela dell’ambiente. Forte integrazione col sistema informativo nazionale

Nasi elettronici e biomonitoraggio per la salute

raggio”. Arpa Basilicata, consapevole che la tutela della salute non può prescindere dalla tutela dell’ambiente, collabora con Centri di Ricerca nazionali co-me l’Istituto di Patologia Ge-nerale dell’Università Catto-lica del Sacro Cuore di Roma e l’Unità Operativa Complessa di Nefrologia, dialisi e trapian-to dell’Ospedale di Cosenza.All’Arpa lucana è stata anche demandata, per la prima vol-ta, la realizzazione della carta tecnica regionale: ovvero la

proiezione e� ettiva su carta topogra� ca del territorio uti-lizzando le più recenti tecni-che di rilevamento da remoto e acquisendo anche decisive informazioni di natura am-bientale. Ancora, per mettere in rete e internazionalizzare il sistema lucano della ricerca e delle imprese nel settore delle tecnologie spaziali l’ente sub regionale ha aderito al proget-to Nibs “Networking and In-ternationalization of Basilicata Space Technologies”.Sulla gestione, sull’analisi dei dati e sulla condivisione delle informazioni ambientali, Arpa Basilicata ha implementato un innovativo e so� sticato Centro di Monitoraggio Ambienta-le capace di interagire con il sistema informativo nazio-nale ambientale. Il Centro di Monitoraggio Ambientale si occupa della qualità dell’aria, del rumore, delle acque, della radioattività, dell’elettroma-gnetismo e del rischio frane. Il cuore del sistema è un so-� sticato Centro di Controllo che raccoglie dati dalle stazio-ni di acquisizione, da remoto e da laboratori � ssi e mobili (più di cento punti di acquisi-zione da remoto).Quella dell’Agenzia rappre-senta, quindi, una fase rivolu-zionaria in termini di studio e programmazione avanzata delle attività di ricerca, con-clusasi positivamente con un radicale processo di risana-mento economico-� nanziario e organizzativo durato un triennio. Per informazioni, si-to Internet: www.arpab.it

Diagnostica genetico-molecolare e monitoraggio sulle aree lucane interessate da attività estrattiva

Ricerca, collaborazione tecnico-scienti� ca e tecni-

che innovative per proteggere l’ambiente e la salute. È questo l’obiettivo dell’Agenzia Regio-nale per la Protezione dell’Am-biente di Basilicata. Tra i � ori all’occhiello il poten-ziamento, nel 2013, della dia-gnostica genetico-molecolare in ambito medico e le temati-che connesse all’esposomica: lo studio delle relazioni tra individuo e ambiente, stile di vita e mutazioni genetiche, epigenetiche, metaboliche e proteomiche. Spiccano anche lo studio degli ecosistemi della Valle dell’Agri (zona sud-occidentale della regione) o - nella stessa area- l’applicazione di tecniche di biomonitoraggio lichenico a cui si a� ancano valutazioni sulle deposizioni atmosferi-che, la ricerca sulle tecnologie da satellite e le più avanzate metodologie di analisi degli odori. E ancora, l’applicazio-ne di modelli matematici per stimare e valutare gli impatti di diverse sorgenti emissive e il potenziamento delle attività di ricerca e degli interventi per l’ambiente e la salute.Per valutare spazialmente e

temporalmente il possibile impatto inquinante delle at-tività estrattive in Val d’Agri, è stato messo a punto un in-novativo sistema strumentato per l’analisi delle molecole odorigene.Unico per dimensioni e spe-ci� cità conta su una rete di nasi elettronici che analizzano in continuo l’aria nel luogo di installazione dello strumento assegnandola a una speci� ca classe olfattiva. Sono macchi-ne so� sticate in grado di rile-vare gli odori classi� candoli

diversamente da “aria neutra”, con una soglia paragonabile a quella dell’olfatto umano e capaci di classi� carla oppor-tunamente in una delle classi olfattive apprese durante l’ad-destramento. I risultati del na-so elettronico, seppur non di-rettamente sovrapponibili alle mappe di concentrazione ora-ria di picco di odore, potranno essere confrontati con quelli della simulazione modellisti-ca della dispersione. Così si veri� cherà puntualmente che, al superamento di una de-

Cabina di monitoraggio con anemometro in funzione nella contrada Costa Molina Sud (Pz)

Immagine satellitare dell’area della Val d’Agri relativa ai monitoraggi adicenti alla zona estrattiva

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 11

Rendere le procedure mediche più semplici

ed e�caci per migliorare la qualità delle cure e il lavoro quotidiano dei medici: que-sto è l’obiettivo perseguito dagli ingegneri e dai biologi che lavorano nella divisione Biomed di Masmec, azien-da a�ermata a livello inter-nazionale nel campo delle tecnologie meccatroniche e robotiche. “Masmec Bio-med - spiega Daniela Vinci, amministratore delegato di Masmec - ha la vitalità e il dinamismo di un’impresa giovane ma la solidità di una esperta. E, anche se esiste solo da un paio d’anni, deri-va da un’esperienza ben più consolidata”.“Le macchine che realizzia-mo - prosegue Vinci - hanno un contenuto tecnologico molto elevato, per cui �n dall’inizio abbiamo sentito l’esigenza di dotarci di un adeguato reparto di ricerca e sviluppo, costituito da un te-am di persone con profonde conoscenze di robotica, mec-

catronica e sistemi di visione. Nel tempo, abbiamo ulterior-mente incrementato il livello di competenza e specializza-zione e questo ci ha consen-tito di a�acciarci sul mercato del medicale, ricoprendo sin da subito un ruolo di primo piano”.Nella fabbrica, sita nella zona industriale di Bari, convivo-no in armonia competenze diverse: informatica, elettro-nica, bioingegneria e biologia si intrecciano tra scrivanie e laboratori, per dar vita a di-spositivi medicali innovativi. Qui si producono sistemi di guida per diagnostica e chi-rurgia e stazioni robotizzate per l’estrazione del Dna, stru-menti che permettono di fare meglio e di più rispetto alle tecniche tradizionali, in ter-mini di precisione, rapidità e sicurezza.“Quando, dopo una lunga storia nel settore dell’auto-motive, Masmec ha applicato le sue conoscenze anche in ambito biomedicale - sot-tolinea Vinci -, non ha solo

diversi�cato il suo core busi-ness, ma si è anche aperta a una nuova missione, a nuovi orizzonti di ricerca, a nuove prospettive di valorizzazione e di occupazione per le �gure di talento. Quello di Masmec, infatti, è uno dei casi in cui la diversi�cazione si è dimo-strata una strategia vincente”.Fin dai suoi esordi, Masmec Biomed è attiva soprattut-to sul fronte della diagnosi oncologica precoce, per la quale ha sviluppato il sistema di guida Sirio. Questo ha in-trodotto importanti novità e vantaggi in ambito sanitario in Italia, perché ha permes-so di navigare virtualmente all’interno del corpo del pa-ziente e di intervenire sulle neoplasie con accuratezza e velocità, anche se di piccole dimensioni o di�cilmente accessibili. In estrema sinte-si, partendo da immagini Tc, Sirio ricostruisce e mostra su monitor un modello tridi-mensionale del corpo del pa-ziente estremamente preciso e realistico; grazie a questo

supporto, il medico può sele-zionare la traiettoria migliore per inserire l’ago ed eseguire la biopsia in minor tempo e con minori rischi per il pa-ziente rispetto alla procedura tradizionale. I dati mostrano, infatti, una riduzione drasti-ca della durata dell’interven-to, della dose di radiazioni assorbite dal paziente e delle complicanze post-operato-rie. La tecnica tradizionale, invece, risulta normalmente lunga e complessa, perché prevede l’alternanza continua delle fasi di ispezione e di in-�ssione dell’ago sotto sempli-ce controllo Tc.Per le sue caratteristiche, Sirio viene utilizzato su pol-moni, reni e ossa, sia a �ni diagnostici sia per l’esecu-zione di termoablazioni e crioablazioni. “Sirio - spiega Vinci - è un sistema che, fon-dendo numerose competen-ze, sta delineando un nuovo scenario nella prevenzione del tumore al polmone, uno dei più frequenti e a più alta mortalità nella popolazione adulta italiana”. Nel nostro Paese, infatti, ogni anno vengono diagnosticati circa 38.000 nuovi casi. La dram-maticità e i costi sociali ed economici di questo proble-ma hanno spinto da tempo il ministero della Salute (ma anche organismi a livello europeo) a promuovere atti-vità di sensibilizzazione e di prevenzione. È infatti ampia-

mente dimostrato come la diagnosi precoce e il tratta-mento immediato incremen-tino signi�cativamente i tassi di sopravvivenza.Sirio può essere un valido alleato in questo senso, in quanto permette di inter-venire anche su noduli di pochissimi millimetri, ab-battendo i tempi, le di�coltà e i rischi della biopsia tradi-zionale.Masmec Biomed collabora alla realizzazione di campa-gne di screening e diagnosi precoce del tumore al polmo-ne in popolazioni a rischio. Una prima campagna è stata condotta nel 2011 presso una struttura ospedaliera romana di eccellenza. Nei pazienti in cui sono stati riscontra-ti noduli sospetti, Sirio ha

consentito di eseguire im-mediatamente e facilmente la biopsia. L’esame istologico ha poi confermato la presenza di un carcinoma, che è stato trattato di conseguenza con tempestività.Un progetto simile è stato presentato e accolto con fa-vore dal ministero della Sa-lute anche in Albania, dove ogni anno si registrano mi-gliaia di decessi per tumore polmonare. Un fenomeno sociale tragico, che implica risvolti economici pesanti. La commissione parlamen-tare sta valutando l’adozio-ne di un programma per la diagnosi precoce di questo tipo di carcinoma, contando sulle tecnologie e sulle com-petenze italiane. È previsto che i soggetti a rischio ven-gano sottoposti a screening nelle strutture ospedaliere del gruppo Gvm, dove i ra-diologi interventisti esegui-ranno le biopsie di eventuali lesioni sospette con la guida di Sirio.Masmec Biomed si sta inoltre adoperando per l’implemen-tazione di una campagna di screening del tumore al pol-mone anche in Puglia, dove la mortalità è superiore alla media nazionale nell’area degli insediamenti industria-li tarantini. La tecnologia medica, insomma, ha fatto passi da gigante e le politiche sociali e sanitarie possono servirsene per migliorare la qualità della vita e delle cure per i cittadini.

L’eccellenza riconosciuta a livello internazionaleAttualmente l’azienda è impegnata su più fronti di ricerca e opera con successo sui mercati di tutto il mondo

Tanto è delicato e complesso il terreno della salute, tan-

te sono le s�de per chi sviluppa strumenti al suo servizio. Que-sto per i ricercatori di Masmec Biomed comporta da un lato l’a�namento continuo dei pro-dotti, a�nché rispondano a standard di precisione, a�da-bilità e versatilità sempre più alti, e dall’altro lato conduce al confronto con nuovi problemi e alla conseguente creazione di nuovi dispositivi ad hoc. Nella sua attività di ricerca continua e multidisciplinare, l’azienda è spesso coadiuvata da partner italiani ed esteri, come il Poli-tecnico e l’Università di Bari, il Cnr e l’Università Campus Bio-medico di Roma.

In seguito ai positivi risulta-ti ottenuti con Sirio, Masmec Biomed ha ideato un sistema di navigazione per chirurgia mini-invasiva otorinolaringo-iatrica, la cosiddetta Ent sur-gery, che permette di accedere per via nasale alla rimozione del tumore della base crani-ca. Nato per superare i limiti e i rischi della procedura tra-dizionale, questo navigatore integra le immagini tomogra�-che con quelle ottenute da un comune endoscopio e mostra istante per istante l’esatta po-sizione degli strumenti opera-tori all’interno del corpo del paziente. Il chirurgo, perciò, tramite l’interfaccia gra�ca, ottiene maggiore visibilità e

può intervenire con maggiore sicurezza.Questi strumenti hanno rag-giunto un grado di so�sticazio-ne talmente avanzato da essere richiesti anche in diverse na-zioni nel mondo, primi fra tutti i Paesi Arabi. Su questi mercati si pro�lano molte opportunità per Masmec Biomed, che, tra l’altro, è uno dei soci fondatori del consorzio Italy Care per la promozione delle eccellenze del settore sanitario italiano oltre i con�ni nazionali. Il consorzio raduna diverse aziende di pun-ta in grado di o�rire soluzioni integrate e, al tempo stesso, di ideare prodotti e servizi total-mente nuovi nel campo della sanità.

■ MASMEC BIOMED / Tecnologie, ricerca e giovani professionisti per dispositivi medicali innovativi

Nuovi dispositivi per intervenire sulle patologie prima e meglioSirio è il sistema di ausilio per la diagnosi precoce e il trattamento del tumore ai polmoni: cura e prevenzione sono più e�caci

La ricerca è multidisciplinare

Nuovi sistemi di guida medicale in fase di sviluppo

Il sistema di guida Sirio impiegato nelle campagne di screening polmonare

L’area produttiva di Masmec Biomed

12 Ricerca & InnovazioneEventi

Lunedì 7 aprile 2014

Èil punto d’accesso al si-stema dell’innovazione

calabrese per promuovere un e�cace collegamento tra domanda e o�erta di ricerca e innovazione e valorizzare, con un e�etto moltiplicatore, le competenze dei soggetti coinvolti. Attiva dal gennaio 2012, CalabriaInnova ha av-viato in poco tempo un per-corso che sta portando la Ca-labria a guadagnare posizioni importanti nell’Innovation Scoreboard, la classi�ca eu-ropea che misura la capacità d’innovazione e la competi-tività del territorio, tanto da essere diventata “moderate innovator”, lasciando il grup-po delle regioni più arretrate d’Europa. Si presenta così Calabria-Innova, la realtà nata dalla compartecipazione di Regio-ne, Fincalabra e Area Science Park per o�rire servizi alle imprese, valorizzare la ricerca scienti�ca e stimolare la na-scita di startup innovative. Un lavoro a 360° per l’innovazio-ne e lo sviluppo del territorio. La pluralità di azioni è inseri-ta in un sistema di competen-ze, risorse e metodologie per sostenere i processi di innova-zione delle imprese calabresi e favorire il trasferimento di tecnologie e conoscenza dal mondo della ricerca a quello imprenditoriale. Ma non si tratta di una realtà

che vive di vita propria iso-lata dal contesto territoriale. Ulteriore peculiarità di Cala-briaInnova, infatti, è quella di aver attivato, e ora di sostene-re, la Rete Regionale dell’In-novazione che, attraverso un modello di collaborazione, ha messo in rete gli attori locali in un unico sistema organizzato: università, sistema camerale, Con�ndustria e Poli di inno-vazione. Partita da “modest in-novator” la Calabria, con Ca-labriaInnova, ha dimostrato di saper cogliere il meglio delle esperienze in atto realizzate anche altrove a livello nazio-nale, per dar vita a un sistema locale integrato. Se lo sta� di CalabriaInnova conta 33 esperti per il 60% in possesso di lauree scienti�che e per il 75% di un dottorato di ricerca o master - l’età media è di 36 anni e il 66% è donna -, la rete attivata per rendere acces-sibili i servizi d’innovazione può contare su diverse azioni concrete. Sono 16 i Contact Point di CalabriaInnova, spor-telli che ricevono l’utenza a intervalli settimanali o bisetti-manali: 3 sono allocati presso le Università per la mappatura della ricerca calabrese e per accompagnare la creazione di spin-o�; 5 presso le Cciaa per informazioni brevettuali e al-trettanti nelle sedi provinciali di Con�ndustria per l’analisi dei fabbisogni di innovazione

Una ventata di idee nuove per la CalabriaPromosso da CalabriaInnova, il bando TalentLab - spin-o� ha selezionato 29 progetti. I più innovativi saranno lanciati sul mercato

C’è chi scrive in java e chi disserta di diagnostica e biochimica, chi co-

munica in latino e chi attraverso l’analisi matematica. Le lingue sono di�erenti, ma alla �ne del percorso avranno anche un linguaggio in comune, quello imprendito-riale. Sono i 109 ricercatori coinvolti nei 29 team ammessi al TalentLab - spin-o�, l’avviso di CalabriaInnova che accompa-gna sul mercato i risultati della ricerca calabrese. Cinquanta le candidature per-venute e 29 le domande selezionate, idee ad altissimo contenuto tecnologico e scien-ti�co, per un bando che ha già pubblicato le graduatorie per accedere ai 2 milioni di

euro disponibili. L’obiettivo è il sostegno alla creazione di aziende spin-o� della ricerca.Si tratta di 29 idee che abbracciano tutti i settori. Quelli più gettonati sono Ict e Bio-tech, un dato che conferma il trend di in-novazione del settore medicale e delle tec-nologie dell’informazione: dallo sviluppo di nanotecnologie per la veicolazione dei farmaci, a so�ware per l’estrapolazione di informazioni dai big data. Fino a sistemi che sfruttano l’unione tra i due settori: co-me, per esempio, il sistema web based per la misurazione del livello di malattie de-generative. Ma non mancano idee nei set-

tori tipici del territorio calabrese. Come lo sviluppo di processi innovativi per l’estra-zione di principi attivi dall’olio d’oliva o da piante o�cinali, oppure strumenti robotici e tecnologici per l’archeologia subacquea o la promozione dei beni culturali. Dopo il percorso di formazione e di accompagna-mento, della durata di tre mesi, i parteci-panti saranno invitati a presentare il pro-prio Piano d’Impresa - realizzato durante la prima fase con il supporto dei coach - alla seconda fase del TalentLab-spin-o�: i progetti ritenuti più innovativi e promet-tenti saranno sostenuti con incentivi �-nanziari per il lancio e�ettivo sul mercato. Estremamente positivo anche il bilancio del bando TalentLab-startup, che ha a disposizione risorse per 5 milioni di euro. Sono state 180 le domande pervenute ed è in corso la valutazione per selezionare le migliori idee imprenditoriali che accedono alla prima fase del percorso.

■ CALABRIAINNOVA / Attiva dal gennaio 2012, conta 33 laureati e 16 Contact Point su tutto il territorio

Passi avanti nell’Innovation ScoreboardLa Calabria diventa “moderate innovator” nella classi�ca europea e punta sulla Rete Regionale

Grande successo per la prima performance di Attiva l’Innovazione, il nuovo strumento messo in campo da

CalabriaInnova a supporto delle imprese per la creazione di business ad alto valore tecnologico. Sono state infatti 160 le imprese che hanno risposto all’avvi-so pubblico della Regione Calabria e di CalabriaInnova che prevede la concessione di incentivi pari a 7,5 milioni di euro per lo sviluppo di progetti di innovazione. L’intervento sostiene l’acquisizione di uno o più servizi da utilizzare per l’innovazione: consulenze per migliorare pro-dotti o processi aziendali, nuovi materiali, sperimentazione o prototipazione di nuovi prodotti, spese per la brevettazio-ne, la proprietà intellettuale e le certi�cazioni. I 7,5 milioni a disposizione si tradurranno in servizi reali per valorizzare le competenze di professionisti, ricercatori ed esperti che lavoreranno per innovare il tessuto produttivo regionale e far crescere il fatturato delle imprese. L’incentivo della Regione Calabria �nanzierà quindi non solo l’innova-zione delle imprese, ma anche l’intera economia della cono-scenza regionale.“Il tessuto imprenditoriale ha risposto con forte interesse al bando di CalabriaInnova - ha dichiarato Mario Caligiuri, assessore alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Ca-labria -. Gli imprenditori sentono la necessità di progredire in questo settore. Questa è la dimostrazione che la strada intrapresa è giusta: far crescere la regione attraverso l’inno-vazione e la ricerca”.

Un bando a cui hanno aderito 160 imprese

e i servizi di trasferimento tec-nologico. Ancora: 2 material point sono a CalabriaInnova e presso il Polo Nuove Materie per o�rire servizi sui materiali innovativi; lo sportello Apre Calabria fornisce, invece, in-

formazione e assistenza sui Programmi europei di ricerca e cooperazione internaziona-le. A�ollata l’agenda di Cala-briaInnova, che prevede nel prossimo futuro accordi e partenariati nazionali, men-tre sono state già visitate 400 imprese, raccogliendo oltre 250 richieste di servizi di trasferimento tecnologico. Per la valorizzazione della ricerca sono stati incontrati oltre 160 ricercatori per una settantina di idee da spin-o� e sono state raccolte 230 idee che potrebbero trasformarsi in microimprese innovative. Intensa anche l’attività infor-mativa con eventi, partecipa-zioni a �ere e di�usione della cultura dell’innovazione at-traverso canali tradizionali e nuovi mezzi web based.

CalabriaInnova accompagna le startup calabresi alla 50° edizionedi Smaua Milano

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 13

L’applicazione degli obiettivi dell’Agenda

Digitale ci sta (finalmen-te) mettendo davanti a una serie di importanti cambia-menti che stanno rivoluzio-nando nel settore pubblico e privato le abituali modalità con cui fino a poco tempo fa conservavamo la documen-tazione rilevante, emetteva-mo una fattura, archiviava-mo i nostri dati, firmavamo un documento o ricevevamo e consultavamo una cartella clinica.L’avvento di nuove norme e nuovi strumenti tecnologici ci obbliga a utilizzare PEC, firme elettroniche, cloud, si-stemi informatici di gestio-ne documentale e molti altri processi digitali dei quali gli utilizzatori spesso non hanno una completa padro-nanza e un’approfondita co-noscenza.Per poter trarre il massimo vantaggio offerto dalle nuo-ve tecnologie - in termini di risparmio economico e tem-porale, immediatezza e ra-zionalizzazione dei processi – occorre invece saperle usa-re correttamente e a norma di legge e per questo è fon-damentale acquisire delle conoscenze specifiche e cu-rare con attenzione la for-mazione e l’aggiornamento professionale.E proprio alla formazione sulle più stringenti tema-tiche digitali si dedica la Digital&Law Communica-tion, la sezione dedicata alla formazione del Digital&Law Department (moderno di-partimento legale specializ-

zato nell’offrire consulenza nel settore Ict), mettendo a disposizione di pubbliche amministrazioni, aziende o singoli professionisti per-corsi di formazione modu-lari e personalizzabili, in presenza o a distanza, che spaziano dalla fatturazione elettronica ai contratti It, dalla privacy all’e-Gover-nment, dalla conservazione digitale alle firme elettroni-che. Il coordinatore della Digital&Law Communi-cation nonché presiden-te di Anorc (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabile della Conser-vazione digitale) è Andrea Lisi, avvocato esperto di privacy e digitalizzazione documentale. “La scorretta preparazione degli operatori del setto-re che si trovano a gestire i nuovi processi digita-li - commenta Lisi - è uno dei principali punti deboli dell’Agenda Digitale e dello sviluppo tecnologico del no-stro Paese. Ed è contro que-sto fattore di debolezza che la Digital & Law Communi-cation opera in prima linea, diffondendo conoscenza dell’uso normativamente corretto delle tecnologie di-gitali”.Proprio l’associazione Anorc ha curato negli scorsi anni una ricerca per rilevare il grado di digitalizzazione della Pa italiana, i risultati emersi sono stati davvero poco rassicuranti: scarso utilizzo della firma digita-le, documenti pubblicati in

formati non idonei, sistemi di conservazione digitale spesso non ancora avviati, Responsabile della Conser-vazione ancora assente.“Anche se ancora molti en-ti pubblici e privati non si sono adeguati, le nuove Regole tecniche sulla con-servazione digitale dei do-cumenti appena pubblicate in Gazzetta Ufficiale fanno invece preciso riferimento all’obbligatorietà per ogni pubblica amministrazione o azienda privata che gestisca e conservi documenti infor-matici di avere all’interno un Responsabile della Con-servazione digitale e un Re-

■■■ DIGITAL&LAW COMMUNICATION / Avanzata divisione formativa di un moderno dipartimento legale dedicato alle nuove tecnologie

Tutta la formazione per affrontare la sfida digitaleDalla tutela e gestione della proprietà intellettuale e industriale on line ai contratti it, fino all’E-government, archiviazione e privacy

La digitalizzazione dei processi documentali

rappresenta un salto di qua-lità per un’azienda, in termi-ni di tempo, costi e raziona-lizzazione dei processi: col diffondersi di questa pratica nelle aziende e nella Pubbli-ca Amministrazione aumen-ta di pari passo la richiesta di servizi efficienti finalizzati alla gestione e conservazione a norma nel tempo di dati e documenti.Così anche in Italia va as-sumendo dimensioni sem-pre maggiori quella fetta di mercato composta da realtà imprenditoriali altamente specializzate nelle mani delle quali enti pubblici e privati possono “affidare” queste fa-si molto delicate e complesse del ciclo di vita dei loro do-cumenti. La notizia positiva, quindi, è che l’economia di-gitale delle imprese italiane è in crescita (pensiamo alla diffusione crescente di inno-vative realtà imprenditoriali

come le “start-up”), quella negativa è che si attesta su valori percentuali ancora al di sotto della media europea: se nel nostro Paese il business digitale è pari al 20 al 25% del totale nazionale, la me-dia europea si attesta invece sul 40-45% grazie alla più spiccata sensibilità degli Sta-ti membri verso “l’economia digitale”.

Una di queste nuove realtà imprenditoriali del mercato digitale nazionale è Om-niadoc, una rete aziendale che opera su gran parte del territorio italiano proponen-do agli Enti pubblici e alle imprese pubbliche, alle Pmi e ai professionisti soluzioni personalizzate e innovative per la gestione documentale, il data entry e la digitalizza-

zione, i software e i processi digitali, i servizi di posta e recapito, la formazione e la consulenza. La rete di impre-se Omniadoc nasce per rea-lizzare sistemi e servizi in-formatici a elevato contenuto tecnologico garantendo al cliente la soluzione migliore rispetto alle esigenze analiz-zate, sfruttando e coordinan-do tutte le sinergie interne e le migliori opportunità di mercato. I servizi Omniadoc, grazie all’esperienza e alla professionalità acquisite dal-le aziende aderenti alla rete, sono oggi in grado di garan-tire un elevato grado di qua-lità, anche grazie alla colla-borazione di professionisti la cui competenza è riconosciu-ta a livello nazionale.“Per accelerare lo sviluppo del mercato digitale in Italia è determinante anche il ruo-lo dello Stato, che dovrebbe agevolare il processo digitale con scelte condivise assieme agli altri Stati membri e in-

trodurre una concreta defi-scalizzazione per l’innova-zione. Le aziende, di contro, dovrebbero concentrarsi sul proprio core business dan-do in outsourcing a realtà imprenditoriali specializ-zate la gestione digitale dei loro processi documentali e soprattutto considerare l’in-novazione tecnologica come un’opportunità di crescita e non come un costo inutile”, è quanto sostiene Salvato-re, Salvo Esposito, Coordi-natore nazionale di Anorc (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili del-la Conservazione digitale) e presidente di Omniadoc.Anche la scelta della rete è frutto di un’apertura verso le esigenze di un mercato più vasto, internazionale: se fino a pochi anni fa la soluzio-ne imprenditoriale migliore sembrava ancora quella di presidiare un pezzo di mer-cato piccolo ma sicuro oggi ci si deve confrontare diret-

tamente col vasto e variegato mercato internazionale: cre-are una rete imprenditoriale in cui conoscenze e compe-tenze, risorse organizzati-ve e cognitive siano estese e condivise è una scelta sem-pre più diffusa che permette di competere con maggiore energia e più possibilità di successo, soprattutto in un settore così innovativo e in perenne evoluzione come quello dei servizi digitali. “Fare rete, per me - aggiunge Salvatore, Salvo Esposito - si-gnifica anche dare maggiori possibilità alle aziende di sviluppare potenzialità inno-vativa ripartendone i costi, conquistare mercati europei e nuovi segmenti di clientela, e non vuol dire ‘appiattire’ le singole aziende che costitui-scono i nodi della rete ma, al contrario, valorizzarle e farle diventare protagoniste”. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito inter-net: www.omniadoc.it.

Il mercato digitale italiano e l’importanza di fare rete. L’esperienza di Omniadoc

Andrea Lisi, avvocato

esperto di privacy e di

digitalizzazione documentale, Coordinatore

della Digital& Law

Communication e presidente

di Anorc, Associazione

Nazionale per Operatori

e Responsabili della

Conservazione digitale

Lo staff al completo del Digital&Law Department

sponsabile del Trattamento dati, due nuove figure pro-fessionali con competenze e responsabilità bene delinea-te. Ora che esiste un vero e proprio obbligo di legge spe-riamo che gli enti pubblici e privati coinvolti si portino presto al pari introducen-do, là dove mancano, questi professionisti ormai fonda-mentali, per i quali l’asso-ciazione AnorcProfessioni ha provveduto da poco a creare due registri naziona-li, proprio allo scopo di ga-rantire loro riconoscimento, aggiornamento e corretta preparazione”.Professionisti competenti e preparati, quindi: questa sa-rà la vera spinta finale verso l’Agenda Digitale.Per ulteriori informazioni si possono consultare i siti In-ternet: www.studiolegalelisi.it e www.anorc.it.

Salvatore, Salvo

Esposito è il coordinatore

Nazionale per Operatori e

Responsabili della

Conservazione digitale

14 Ricerca & InnovazioneEventi

Lunedì 7 aprile 2014

vertici dell’economia mondia-le se non si punta sull’inno-vazione tecnologica per svec-chiare e sempli�care pubblico e privato, per ridurre i costi, per concretizzare il concetto di collaboration, tanto caro ai fornitori di tecnologia. Non è detto che l’Italia debba rinunciare per sempre alla posizione di “innovation le-

■ INNOVAZIONE / I tassi di crescita sono più alti nelle regioni meridionali, e la spesa delle aziende in ricerca e sviluppo è pari a quella delle aziende delle regioni più ricche

Le nuove idee che nascono e crescono nel Sud Italiaader”. Non è detto che le ec-cellenze del made in Italy non possano comprendere, molto presto, anche l’Ict. Il concetto di “rete” è diven-tato molto caro alle Regioni Convergenza, la Campania, la Calabria, la Sicilia e la Puglia. Fare rete signi�ca mettere a fattor comune competenze, servizi, idee, per far progredi-re il territorio e creare nuove opportunità di sviluppo e di lavoro. Le regioni non sono state la-sciate da sole, a gestire le re-ti, a generare cambiamento virtuoso. Diversi enti hanno dato il loro contributo. Tra questi il Miur, attraverso per esempio il bando “Startup e Social Innovation”. Il tar-get più colpito dalla crisi, e al contempo desideroso di uscirne, è quello dei giovani. A loro è stato chiesto di pro-gettare idee intelligenti. Le più interessanti, che hanno vinto il bando, sono state da poco presentate in occasio-ne di Smau Roma. La prima, Alternativ@mente, nasce dall’idea di tre giovani, che hanno creato una app, “Spe-akymate” per tablet e smar-tphone, che aiuta i bambini

disabili a comunicare meglio.Gfm Integration, di Catania, ha invece una particolare competenza nel settore Ict, in qualità di system integrator. Da Palermo giunge invece In-formaMuse, con una soluzio-ne capace di creare una nuova esperienza emozionale ai visi-tatori di mostre e �ere. Grazie a un Qr Code, le persone pos-sono visualizzare informa-zioni, anche commerciali, sul posto in cui si trovano, o farsi per esempio trovare. Da Roma, in�ne, ecco il pro-getto di Wide Pilot. La società ha messo a punto un sistema per realizzare nuove tecnolo-gie industrializzabili.È vero che il momento è com-plesso, che la via della ripresa è solo abbozzata e che tanta fatica il sistema imprendito-riale sta facendo. Ma poter contare su progetti nuovi, re-alizzati da giovani, in regioni che hanno “fame” di slanci propositivi, è già un ottimo punto di partenza. L’auspicio è che dal governo centrale possa sempre arrivare, per quanto possibile, un sostegno concreto ai progetti più intel-ligenti e capaci di far progre-dire il Paese.

Presentate a Roma le idee più interessanti del bando del Miur, “Startup e Social Innovation”, rivolto ai giovani

Non sempre il Sud è il fa-nalino di coda delle re-

gioni italiane. Ci sono settori, inaspettati ma importanti e decisivi per lo sviluppo del Paese, che vanno bene, viag-giano spediti e non temono confronti. È il caso per esem-pio dell’innovazione tecno-logica. Facciamo un passo indietro. La verità è che il rapporto della Commissione Ue sulle politiche macroeco-nomiche dell’Unione europea fotografa un Paese per nulla vispo, poco competitivo o innovativo. Mentre Paesi co-me Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Irlanda, Olanda, Svezia e Regno Unito sono de�niti “innovation lea-der”, solo Piemonte, Friuli ed Emilia Romagna fanno parte della categoria “innovation followers” (gli inseguitori), mentre tutte le altre regioni sono de�nite “moderatamen-te innovatrici”. Volendo con-centrare l’attenzione solo sul Sud Italia, si scoprirà in realtà che i tassi di crescita di queste aree son ben superiori a quel-li del Nord (Trentino escluso). Alcune regioni competono alla pari con le sorelle del nord per esempio per quanto

riguarda la spesa per ricerca e sviluppo nel settore delle im-prese in rapporto al Pil, o la quota di innovazioni nel mar-keting e nell’organizzazione.Il progresso innovativo del Sud Italia è, dunque, un dato di fatto. Ed è un buon auspi-cio per l’intero Paese. Spesso si è portati a pensare che la ripresa possa giunge-

re dalle regioni più ricche. In verità, eccellenze e com-petenze possono trovarsi a ogni latitudine. Anzi. È forse nelle situazioni meno agiate che le persone e le imprese sono chiamate a uno sforzo di competizione maggiore, riuscendo a dar vita alle idee migliori. Certo non si può pensare di riportare l’Italia ai

tra il ministero dell’Economia e delle Finanze; il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e la Regione Puglia e avviato dal Miur, che unisce in una struttura consortile soci pubblici e privati, tra cui le tre università pugliesi (Salento e Bari), Politecnico Bari, Cnr, Provincia di Lecce, Con�ndustria di Lecce, En-gineering ingegneria infor-matica, ST Microelectronics, Exprivia, Alenia Aermacchi, Nuovo Pignone, Ospedale San Ra�aele, Tre, GE Avio.Oggi, nelle università, si pone molta più attenzione di prima a queste tematiche, tuttavia le iniziative di spin o� e start up in genere nascono in mo-do piuttosto spontaneistico, mentre il nostro intento è quello di strutturare un iti-nerario formativo che o�ra ai giovani che lo intrapren-dono delle basi solide che li possano condurre ad avvia-re direttamente un’impresa, cosa tutt’altro che facile, ma questa è la s�da che ci stiamo ponendo per portare avanti i progetti �nanziati interamen-te dal ministero”.I cinque progetti in atto, e che si chiuderanno a maggio

■ DHITECH / Le attività del Distretto Tecnologico High Tech di Lecce per trovare nuovi sbocchi ai ricercatori

La figura dell’innovatore/imprenditore

2015, attingono risorse dal PON Ricerca e Competitivi-tà 2007-2013 , che a propria volta rientra in una piani�-cazione comunitaria che ha per obiettivo la convergenza. “I �loni – aggiunge Vasanel-li – sono molteplici: si passa dalle Ict (cioè il mondo delle tecnologie informatiche e comunicazione, per i servi-zi al cittadino e alla persona, alias smart city, ma anche per l’impresa, per l’ottimiz-zazione, ad esempio di tutti i processi dalla progettazio-ne alla logistica, alla manu-tenzione e allo smaltimento) alle nanotecnologie, settore con grandissime potenzialità, perché consente l’applicazio-ne di tecnologie e materiali avanzati sia per la biomedi-cina che per la salute più in generale, ad esempio per la rigenerazione di tessuti del corpo umano di varia natura, osseo, cartilagineo, e nervoso. In questo ambito abbiamo in essere una importante speri-mentazione in collaborazione

con l’Ospedale San Ra�aele. Un’altra progettazione, in partnership con ST Micro-electronics, è il Lab on chip: praticamente in un chip di silicio abbiamo racchiuso un piccolo laboratorio di analisi genetiche”.Due esempi concreti che evi-denziano il raggiungimento dell’obiettivo di Dhitech di calare nella realtà i progetti di ricerca attuati, allo scopo di creare nuove imprese. “Un’al-tra nostra realizzazione nel settore delle nanotecnologie – conclude il presidente Vasa-nelli – sono delle particolare applicazioni energetiche, dei dispositivi fotocromici ed elettrocromici, che rendono intelligenti le �nestre, o qual-siasi applicazione in cui ci sia del vetro, come ad esempio il casco di un motociclista, adattandone la capacità di trasmettere luce secondo le condizioni di insolazione, con l’obiettivo di raggiunge-re il massimo della e�cienza energetica per gli ambienti”.

Un percorso di formazione che comprende anche i meccanismi di creazione d’impresa

Non più solo “ricerca-tori”, ma “innovatori/

imprenditori”. Dhitech scarl – Distretto Tecnologico Hi-gh-Tech, struttura consor-tile pubblico-privata, senza scopo di lucro, operante nel settore della ricerca applicata, del trasferimento tecnologi-co e dell’alta formazione – si propone di promuovere e so-prattutto formare questa ine-dita �gura professionale, che supera quella del tradizionale lavoratore che svolge mera attività di ricerca scienti�ca e tecnologica nei centri di

ricerca. Una propositiva evo-luzione per essere davvero al passo coi tempi e attuare una funzione concreta nel mondo del lavoro, specie nell’attuale contingenza: “È il nostro ri-voluzionario modo per cer-care di aiutare il processo di creazione d’impresa – spiega il presidente di Dhitech Lo-renzo Vasanelli –: il tema centrale di questa nostra pro-gettualità è appunto la forma-zione di giovani innovatori/imprenditori che escono da un percorso di formazione sperimentale che unisce il

pro�lo tecnico e scienti�co di formazione di base, ponen-do una grande attenzione ai meccanismi che conducono alla creazione d’impresa”.Il progetto biennale, avviato a maggio del 2013 e che si concluderà a maggio del 2015 occupa circa 60 giovani: “Sia-mo a metà strada – prosegue Vasanelli – ma possiamo già dire che il bilancio è positi-vo, poiché i ragazzi coinvolti hanno saputo perfettamente cogliere il potenziale im-prenditoriale o di business, nell’ambito della ricerca acca-demica che stanno conducen-do, in ciò centrando in pieno l’obiettivo che ci siamo posti”.Durante il percorso, infatti, i candidati innovatori/impren-ditori vengono in contatto direttamente con i partner pubblici o privati di Dhitech, avendo modo di capire sul campo i procedimenti che conducono alla creazione d’impresa: “Il nostro can-tiere di ricerca – speci�ca il presidente di Dhitech – è un distretto tecnologico nato nell’ambito di un accordo di programma quadro, in ma-teria di Ricerca Scienti�ca, siglato in data 28 aprile 2005 La sede operativa del distretto tecnologico Dhitech a Lecce

Lorenzo Vasanelli, presidente di Dhitech

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EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 15

All’interno del progetto denominato Brit “Bio-nanotech Research and Innovation Tower - Creating bridges

between University, large undertakings and SMEs”, l’univer-sità, su �nanziamento del ministero dell’Università e Ricer-ca, sta realizzando un grande centro di ricerche interdipar-timentale, che opererà nell’area scienti�co-tecnologica delle nano e delle bio-tecnologie. Da un punto di vista strutturale, il centro ospiterà un laboratorio di ricerca nel settore delle biotecnologie, articolato in quattro piattaforme: Proteomica, Signaling, Genomica e Trascrittomica e Pre-clinica; un labo-ratorio di ricerca nel settore delle nanotecnologie, articolato in tre piattaforme: Preparazione e crescita di nanosistemi; caratterizzazione avanzata di sistemi nanostrutturati; pro-totipazione di micro-nano sistemi.Il centro lavorerà in una logica aperta e di rete, che richiede lo sviluppo di speci�che competenze, funzionali al più e�-cace impiego delle attrezzature e infrastrutture previste dal progetto. In quest’ambito si colloca anche il progetto forma-tivo, ideato e gestito dal Capitt, relativo proprio all’area delle nano-biotecnologie.L’iniziativa formativa risponde all’esigenza di potenziare il carattere imprenditoriale degli atenei e prevede lo sviluppo di due pro�li volti alla proiezione dell’università sul mercato: le �gure di management della ricerca, per la piani�cazione strategica di progetti di ricerca multidisciplinari, e le �gure di tipo tecnico-commerciale, per la valorizzazione economi-ca dei risultati della ricerca. Si migliora così, grazie a queste professionalità, la capacità di contribuire all’auto-�nanzia-mento dell’università.

Brit, tra ricerca e imprenditorialità degli atenei

L’università è attiva su numerosissimi fronti:

salute, ambiente, mutamenti demografici, efficienza

energetica, sicurezza sociale e beni culturali

23 dipartimenti di ricer-ca, circa 1400 ricerca-

tori: l’Università di Catania, una delle più antiche del Pa-ese, vanta una stretta colla-borazione con enti di ricerca nazionali e internazionali, e uno stretto rapporto con le aziende che insistono sul territorio siciliano. La sua attività di ricerca – sia ap-plicata che di base in ambiti tecnologici ma anche delle scienze umane e sociali - la vede coinvolta sia come sog-getto coordinatore che come partner in programmi di am-pio respiro. La recente attività dell’ateneo nella formazione di grandi aggregazioni, scaturite nei Distretti Tecnologici, ne è te-stimonianza, così come il re-cente censimento che racco-glie tutte le attività di ricerca della comunità accademica etnea.Punto di riferimento per tutto ciò che attiene questi ambiti è l’U�cio Ricerca, che collega e mette in comunica-zione professori, ricercatori e

post-doc e fornisce gli stru-menti per accedere ai diversi �nanziamenti.Attualmente l’università ha in corso 65 proposte �nan-ziate dall’Europa (per oltre 11 milioni di euro); 47 pro-getti �nanziati nell’ambito del Pon Ricerca e compe-titività 2007-2013 (oltre 42 milioni di euro); 87 progetti �nanziati nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013 (oltre 31 milioni di euro).L’U�cio Ricerca è uno dei 200 service europei della rete Euraxess, creata dalla Commissione Europea per supportare lo sviluppo del-le carriere scienti�che e la mobilità internazionale dei ricercatori. L’università è inoltre impe-gnata, in questi mesi, nella realizzazione di un centro di ricerche interdipartimentale, operante nell’area scienti�-co-tecnologica delle nano e bio-tecnologie. Il progetto è denominato Brit (vedi riqua-dro qui sotto). L’Università di Catania ha, inoltre, otte-

nuto l’approvazione di nuove Aggregazioni nell’ambito di Distretti di alta tecnologia e laboratori pubblico-privati (SI-Lab Sicilia laboratorio in rete di Service Innovation); Distretto ad alta tecnologia bio-medico Sicilia; Distretto di alta tecnologia per l’in-novazione nel settore dei beni culturali della Regione Sicilia-Dtbc; Distretto ad alta tecnologia sui sistemi avan-zati di manifattura della Sici-lia- Disam.Per favorire invece la dif-fusione di innovazione e di “contaminazione” dell’uni-versità nel territorio, è stato recentemente �nanziato ed è in corso di attivazione il progetto Contamination Lab (Clab): diversi attori (studen-ti, docenti, rappresentanti del mondo produttivo e delle istituzioni) vengono coinvol-

ti per generare “contamina-zioni di idee” che permetta-no agli studenti di acquisire le migliori prassi di innova-zione nella formazione e nel-la generazione dei contenuti. I vari Clabs, pochissimi in Italia - e uno solo nelle regio-ni peninsulari - sono conce-piti come “nodi locali” di un unico progetto e piattaforma nazionale, denominato “Clab Italia”, e coinvolgono soggetti di varia natura su temi legati allo sviluppo dell’innovazio-ne e dell’imprenditorialità, così come altri attori del tes-suto imprenditoriale. I Clabs sono, quindi, sollecitati ad avere rapporti con gli enti del territorio. Guardiamo ora al futuro. Nell’ambito del Program-ma Nazionale per la Ricerca 2014-2016, l’università è at-tiva su numerosissimi fronti

in settori di intervento quali: la salute e i cambiamenti de-mogra�ci; la sicurezza e la sostenibilità in agricoltura e foreste; la ricerca marina, in acque costiere e interne; e�cienza energetica ed ener-gia pulita; trasporti; azioni sui cambiamenti climatici; l’Europa e progetti sull’in-clusione sociale; spazio e astronomia; sicurezza sociale

e dei cittadini europei; beni culturali; creatività e agenda digitale.Ugualmente molteplici so-no gli obiettivi: con diversi progetti speci�ci si intende supportare la formazione di giovani da avviare alle professioni della ricerca, in modo che i giovani forman-di siano in grado di gestire avanzamenti tecnologici e interagire con i nuovi pa-radigmi scienti�ci al �ne, anche, di un migliore inse-rimento nel sistema produt-tivo del Paese. In quest’ottica va appunto il potenziamento infrastrutturale (Torri biolo-giche) frutto di investimen-ti ministeriali precedenti, all’interno delle quali ver-ranno allocate grandi stru-mentazioni avanzate come quelle descritte nei Labora-tori Nanotech e Biotech (ri-quadro sotto a sinistra) a so-stegno dello sviluppo di nodi di ricerca e di innovazione di impatto sul territorio. L’ateneo intende aumentare l’attrattività delle Regioni in ritardo di sviluppo attraverso investimenti in ricerca e mi-gliori meccanismi di trasfe-rimento delle competenze, ampliando i settori di ricerca stessi e organizzando attività di networking attraverso la costituzione di strutture di coordinamento.L’università è poi impegnata nel delicato compito di so-stenere iniziative imprendi-toriali di ricerca, �nalizzate alla valorizzazione del patri-monio conoscitivo dell’ate-neo e al trasferimento al sistema produttivo di nuove conoscenze in campo scien-ti�co e tecnologico. Allo sco-po, sostiene la creazione di start-up e spin-o� universi-tari, e li supporta anche gra-zie all’attività del Centro per l’aggiornamento delle profes-sioni e per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, Capitt (vedi riquadro sotto).Recentemente l’ateneo ha anche avviato servizi di sup-porto alla ricerca come il Laboratorio Statistico per il Supporto alla Ricerca Speri-mentale (Statlab) ed è, inol-tre, impegnato nella realizza-zione della Scheda Anagrafe della Ricerca: si tratta di un progetto che ha l’obiettivo di sostenere e promuovere l’at-tività di ricerca, fornendo per esempio informazioni perso-nalizzate sui bandi e gene-rando un circolo virtuoso di informazioni e collegamenti tra i diversi dipartimenti.

Il Capitt a servizio dei ricercatori e delle imprese Start up d’impresa e trasferimento tecnologico

All’interno dell’Università, la “gara” che insegna a

fare impresa, a tradurre le idee innovative di studenti, dotto-randi e assegnisti di ricerca in progetti imprenditoriali e�ca-ci e realizzabili prende il nome di StartUpAcademy. Comprende 24 idee imprendi-toriali innovative in competi-zione, 24 team in lizza per ag-giudicarsi i premi. 89 studenti

coinvolti, 10 seminari condot-ti da esperti provenienti dal mondo universitario, impren-ditoriale, �nanziario e delle professioni.L’iniziativa è organizzata dal Capitt (Centro per l’ag-giornamento delle profes-sioni e per l’innovazione e il trasferimento tecnologi-co), in collaborazione con la Scuola Superiore di Catania

e con il Cof (Centro orienta-mento e formazione). Il riciclo dei farmaci scaduti, la creazione di una piatta-forma web per la compraven-dita di automobili, la pro-duzione di energia elettrica pulita sfruttando i “passi” di ciascuno di noi e la gestione di un servizio di spesa on line per supermercati, sono solo alcune delle idee inno-

vative sulle quali ciascuno dei 24 team selezionati sta lavorando per poter parte-cipare, a maggio, al contest finale e vincere così il titolo di migliore progetto d’impre-sa 2014,la partecipazione al meeting StartUp Weekend Catania - evento che riuni-sce designer, sviluppatori, esperti di business e di mar-keting interessati all’innova-zione - e l’accesso alla fase finale della Start Cup Sicilia 2014, competizione collegata al Premio Nazionale per l’In-novazione (Pni).

■ UNIVERSITÀ DI CATANIA / 23 dipartimenti di ricerca. E con i Clab (Contamination Lab) lo sviluppo si divide con le comunità

Nuovi distretti high-tech tra nano e biotech65 proposte �nanziate dall’Europa per oltre 42 milioni di euro. Obiettivi? Tecnologie per un mondo migliore

La sede dell’Università

di Catania

Da sinistra: premiazione del concorso “The Best Researcher Award” e la giornata di presentazione “Horizon 2020” svoltasi il 9 dicembre 2013 all’Università di Catania

Università del SalentoC.N.R. Consiglio Nazionale delle RicercheUniversità degli Studi di BariIIT Istituto Italiano di TecnologiaPolitecnico di BariProvincia di LecceEngineeringEngineering Ingegneria Informatica S.p.A.Exprivia S.p.A.STMicroelectronics S.r.l.Alenia Aermacchi S.p.A.Nuovo Pignone S.r.l.TRE Tozzi Renewable Energy S.p.A.GE Avio S.p.A.Ghimas S.p.A.Ghimas S.p.A.LINKS Management & Technology S.p.A.Ospedale San Raffaele S.r.l.Confindustria LecceNA-IF S.r.l.

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strutture per la ricerca, tra cui un canale arti�ciale per lo studio delle onde e un labo-ratorio di modelli per l’inge-gneria costiera. Vi è poi la ge-omatica, che esegue attività di ricerca nei settori connessi al rilievo del territorio, dell’am-biente e dei beni culturali. Senza dimenticare gli ambiti dei materiali e dei trasporti. Il primo svolge ricerche sui ma-teriali polimerici e il loro ri-ciclo, le proprietà reologiche e meccaniche di miscele poli-meriche termoplastiche e dei biomateriali, i materiali com-positi, lignei e naturali, oltre a quelli inorganici funzionali e dei trattamenti super�ciali. Il secondo si occupa, invece, di ricerca nell’ambito della piani�cazione dei trasporti,

■ DICAM / È il Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale, aerospaziale, dei materiali dell’Università di Palermo, istituito nella primavera del 2012

Una realtà dinamica, tra ricerca e formazione

della mobilità e della logisti-ca. Per lo svolgimento della sua attività il dipartimento si avvale anche di 15 laboratori. Il Dicam vive, come succede ai dipartimenti universitari più dinamici, sia di didattica sia di ricerca e trasferimento tecnologico.

L’o�erta formativa attuale prevede quattro corsi di stu-dio interclasse comprendenti: le lauree triennali e magistra-li in ingegneria civile e edile e in ingegneria per l’ambiente e il territorio, le lauree magi-strali in ingegneria aerospa-ziale e ingegneria dei sistemi edilizi. La parte propriamen-te di ricerca è ri�essa nelle quattro sezioni di dottorato di ricerca (idraulica e am-bientale, strutturale e geo-tecnica, infrastrutture viarie, geomatica e trasporti, ma-teriali). L’attività del Dicam arriva anche fuori dai con�ni dell’università, laddove è ne-cessaria una speci�ca compe-tenza per risolvere problema-tiche connesse al trattamento delle acque re�ue, al rischio legato agli eventi naturali, allo studio dei materiali per il restauro dei beni cultu-rali. Il direttore precisa che far crescere e progredire la struttura non è sempre facile, per due ordini di motivi: “Da una parte la carenza di fon-di, dovuta ai tagli e�ettuati a livello nazionale, e che nel giro di pochi anni hanno ri-dotto di 400 unità il numero dei docenti dell’università di Palermo. Dall’altra le uni-versità, quella di Palermo in particolare, scontano tutti i problemi legati a una gestio-ne centralizzata delle risorse, a tutto svantaggio dell’auto-nomia degli atenei e dei di-partimenti. Le potenzialità ci sono, è un peccato che troppe energie vengano spese a cau-sa di di�coltà organizzative”.

Oltre alle attuali quattro lauree triennali e magistrali, ne inaugurerà presto un’altra in Ingegneria dei materiali

“Un dipartimento di buon livello, nel quale

sono già incardinati quattro corsi di laurea in Ingegneria e che si appresta a inaugu-rare, nel prossimo anno ac-cademico, il corso di laurea magistrale in Ingegneria dei materiali. Si tratta di un am-pio ed equilibrato bagaglio formativo e di un patrimonio di ricerca che ci consente di avere buoni rapporti con le aziende e di laureare studenti ben apprezzati dal punto di vista delle competenze spen-dibili sul mercato del lavoro”. Il professor Francesco Di Quarto, ordinario di Elet-trochimica Applicata, è il direttore del Dicam: Dipar-timento di Ingegneria civile, ambientale, aerospaziale, dei materiali dell’Università di Palermo, istituito nella pri-mavera del 2012. Le sue paro-le ci introducono in un mon-do fatto di studio, ricerca e relazioni con il mondo azien-dale e internazionale. Dal primo gennaio di quest’anno il Dicam a�erisce alla Scuola Politecnica, una delle cinque scuole in cui si è riorganiz-zato l’ateneo palermitano. Un bagaglio di competenze

importante e consistente, che vive, nel Dicam, grazie al lavoro di oltre 70 docenti di ruolo a vario titolo, di 60 ricercatori non strutturati e di 23 unità di personale tec-nico-amministrativo. Sette sono gli ambiti di ricer-ca: il primo è quello aerospa-ziale, che si occupa di analisi e progettazione di strutture per uso aeronautico con una consolidata esperienza sulla modellazione microstrut-turale e multiscala del dan-

neggiamento e della frattu-ra. Le infrastrutture viarie si interessano, invece, dell’at-tività scienti�ca e didattico-formativa nei campi delle infrastrutture di trasporto, dell’estimo e della valutazio-ne. Il comparto strutturale e della geotecnica si dedica in particolare allo studio del comportamento meccanico di materiali e terreni, e al-la progettazione di struttu-re civili ed edili. Idraulica e ambiente gestiscono diverse

Il dipartimento si avvale anche del contributo

di 15 laboratori, per lo svolgimento

delle proprie attività

Canale per lo studio del moto ondoso nella sezione Idraulica del Dicam

Restauro degli stucchi dell’oratorio della chiesa del SS Rosario in Santa Cita - Opera del Serpotta

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 17

questo Cisl università ha ra�orzato la collaborazione con la Confederazione Cisl Puglia, che nella sua espres-sione confederale a�ronta i problemi del lavoro in una prospettiva di sistema. I pro-blemi sindacali riguardanti la formazione universitaria, infatti, assumono una di-mensione diversa e presen-tano migliori risposte in un contesto più ampio e in uno spazio territoriale comune dove ottimizzare la coope-razione. La Puglia presenta non pochi problemi, che ac-comunano ambiti di�erenti (problemi ambientali, specie Taranto e Brindisi, occupa-zionali giovanili e femminili, crisi della grande industria, dei porti, delle autonomie locali) e richiedono una formazione più dedicata al-le esigenze di un territorio, che naturalmente si proietta da un lato nel Mediterraneo e dall’altro verso l’Europa. Ciò richiede la creazione di un’economia della conoscen-za di livello internazionale che tenga il passo con i cam-biamenti imposti proprio da ricerca e innovazione. Per esempio dal punto di

■ CISL UNIVERSITÀ REGIONE PUGLIA / Gli interventi e le proposte del sindacato federativo

A tutela del sistema universitario

vista organizzativo la Cisl sta operando un processo di uni�cazione delle orga-nizzazioni delle due regioni limitrofe, Puglia e Basilica-ta, punto di riferimento di una macroregione ionioco-adriatica. Altro punto su cui grande ri�esso ha avuto l’in-novazione riguarda la sicu-rezza del lavoro: per la prima volta la Regione Puglia ha ac-colto l’istanza della Cisl ap-provando un’apposita legge. Con speci�ca applicazione al mondo universitario, la Cisl università ha realizzato in-contri ed elaborato proposte, a�nché le ricadute di ricerca e innovazione si trasformino in bene�ci interni a Univer-sità e Afam, favorendo una

migliore organizzazione del lavoro e la risoluzione di antichi problemi (i rapporti con il Policlinico della sede di Bari), sui miglioramenti retributivi e lavorativi del personale docente e tecnico-amministrativo in un ciclo virtuoso di competitività e valutazione, utilizzando nuovi percorsi lavorativi (il telelavoro a Lecce), innovan-do l’attrattività per gli stu-denti (sede di Foggia). Il cammino è appena inizia-to, perché oggi il benessere delle persone è una s�da che si deve misurare sia in termi-ni economici sia in termini generali di scelte di vita per poter garantire sviluppo e valorizzazione.

Sicurezza del lavoro, formazione e benessere delle persone tra i cardini delle azioni

Ricerca e innovazione rappresentano la s�da

per l’Università, intesa come comunità, e per tutti coloro che vi operano. Formazione e ricerca costituiscono pro-prio la mission dell’Universi-tà e la sua ragione di esisten-za. La Cisl-Università della Regione Puglia è un sindaca-to federativo che comprende università statali (Bari Sta-tale, Bari Politecnico, Uni-versità del Salento a Lecce, Foggia Statale) e Afam (cioè

conservatori e Accademie di belle arti) esistenti in Puglia, che per legge appartiene al sistema universitario, pur non avendo ancora superato la fase transitoria per colpa del Governo. L’Università in Puglia è di-stribuita sui territori di Bari, Foggia, Lecce, Taranto (con propri Dipartimenti Bari Statale e Politecnico), Brin-disi (Università di Bari e di Lecce). La principale �nalità del sindacato Cisl universi-

tà, presente in tutte le sedi, è quella di tutelare le persone (strutturate, non strutturate e precarie), la loro dignità, il loro benessere, il loro la-voro nel sistema universita-rio. Si tratta di un impegno di civiltà e di promozione umana e civile nel quale una particolare attenzione della Cisl-università è posta alle ricadute che ricerca e inno-vazione hanno sulla condi-zione degli universitari e sul loro benessere.Nel forum dei rettori puglie-si, riuniti per la prima volta insieme dalla Cisl università regionale nel novembre 2013 in collaborazione con “La Gazzetta del Mezzogiorno”, è stato ribadito che la ricerca ha un ruolo cardine per le at-tività accademiche e opera in una duplice direzione: verso la didattica (la didattica buo-na è sostenuta da una buona ricerca) e verso il progresso del territorio (una buona ri-cerca favorisce la crescita e la competitività del sistema so-ciale e produttivo con il qua-le l’università interagisce). Ricerca e innovazione con-tribuiscono al benessere in-dividuale e collettivo e per

Una manifestazione

in piazza a Bari, contro il

precariato. Nella foto, al centro,

il segretario provinciale della federazione Cisl

Università - Bari, Tommaso Gelao

Gaetano Dammacco, segretario generale Cisl-Università della Regione Puglia

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Polo di eccellenza in Cam-pania, la Altergon Italia

è oramai un punto di riferi-mento sul mercato italiano per lo sviluppo del settore farmaceutico: circa 50 milio-ni di euro investiti in 6 anni; un proprio moderno e poli-funzionale centro per l’R&D; l’apertura verso i principali mercati internazionali, Usa e Cina in primis; persona-le altamente quali�cato (8 PhD in organico) e un sito produttivo all’avanguardia. Tutto questo non è stato re-alizzato in zone già ad alta vocazione tecnologica, come il polo farmaceutico sorto nel dopoguerra a sud di Ro-ma, oppure nell’hinterland napoletano, ma a Morra De Sanctis (Av), cioè una zona interna dell’Irpinia. Una dinamica realtà produt-tiva, oggi leader in Europa nella produzione di cerotti medicati Hydrogel, nata su iniziativa del dottor Salvato-re Cincotti, Irpino d’origine ma ginevrino d’adozione. Nel 2004 Cincotti, con lun-gimiranza ma assumendo personalmente una forte dose di “rischio”, dopo circa vent’anni in cui ha maturato un’esperienza professionale di successo, prevalentemente svolta all’estero, e in partico-lare nella Repubblica Popo-lare Cinese, munito di tanta caparbietà, per superare un

comprensibile iniziale scetti-cismo, riuscì a convincere un gruppo d’investitori svizzeri per dar vita, in controcor-rente, a un’attività produttiva ad altissima specializzazione nel Sud d’Italia. Si puntava in particolare all’attrazione di giovani talenti che le Univer-sità dal Sud Italia forniscono a getto continuo e che, nor-malmente, sono costretti a lasciare le loro zone d’origine per recarsi al Nord d’Italia oppure all’estero.Da allora la società ha re-gistrato una crescita espo-nenziale, caratterizzata dalla specializzazione in tre par-ticolari nicchie settoriali: i cerotti medicati, la ricerca biotecnologica per la pro-duzione di polisaccaridi e la diagnostica sperimentale. Attraverso quest’ultima di-versi�cazione tecnologica, è stata anche decisa la costi-tuzione di una sede in Cina

(Altergon Qingdao Diagno-stics), la quale recentemente ha ottenuto l’approvazione del progetto di investimento e localizzazione dalla Simest, con la possibilità che la so-cietà della Cassa Depositi e Prestiti possa entrare nel capitale dell’azienda di Qing-dao �no al limite massimo del 49% delle quote sociali.Altergon collabora con pri-marie imprese farmaceu-tiche, come il Gruppo Ib-sa di Lugano, che si a�da all’azienda per la produzione del Flector Patch, per la for-nitura di acido ialuronico e per la ricerca sui nuovi far-

maci. Lo scorso 30 maggio 2013 è stato �rmato, presso Invitalia, un contratto per espandere ulteriormente gli investimenti del proprio sito produttivo in cui sono sta-ti già spesi circa 50 milioni di euro (ma si arriverà a 55 grazie alla chiusura del con-tratto di programma con la Regione Campania). Con Invitalia saranno attuati due progetti, rispettivamente di 13 e 17 milioni, uno dei quali prevede l’ampliamento del-le strutture preesistenti. “È questa una scelta obbligata, dopo l’accordo �rmato per l’imminente entrata nel mer-cato statunitense, dal 2015, di un cerotto analgesico. Il nostro obiettivo - spiega l’a.d. Salvatore Cincotti - è acqui-sire il 10% di quel mercato, che per Altergon si tradur-rebbe in circa 20 milioni di fatturato aggiuntivo”. Tutto ciò è stato possibile grazie al superamento dell’ispezione della Fda (ente di controllo governativo Usa), avvenuto senza alcuna cosiddetta “os-servazione 483” del Codice federale e con il successivo ottenimento del decreto di autorizzazione. Collegato a tale progetto sarà anche l’am-pliamento della produzione di plasters per Ibsa (oltre che per l’Europa, anche per gli Stati Uniti). L’azienda Svizzera, inoltre, si a�de-rà ad Altergon Italia per il back-up produttivo dei tape a base solvente, portando l’impianto di Morra De San-ctis a diventare, a �ne 2014, l’unico sito europeo in cui sarà concentrata la produ-zione di tutte le attuali tec-nologie transdermali. L’altro investimento importante, invece, riguarda l’industria-lizzazione dei progetti di ri-cerca relativi alla produzione di prodotti biotecnologici per via fermentativa (Api) e polisaccaridi. Ma nel futuro della società si palesano altri interessanti traguardi legati alla ricerca scienti�ca, con la partecipazione fattiva al di-stretto Campania Bioscien-ce, che prevede 70 milioni di investimenti Miur per la �liera biotecnologica. Obiet-tivo primario, condiviso con Bouty, è lo sviluppo di nuove molecole biotecnologiche, in particolare per la nutraceuti-ca e il transdermale.

Alta formazione italiana per rispondere alla crisiL’ad di Altergon Italia, Salvatore Cincotti “Siamo in 160, tutti motivati. Ben 8 Phd, laureati e tecnici ad elevata specializzazione. Ognuno di noi è pronto alle s�de del mercato”

Sembrerà strano ma è possibile a�rontare la crisi investendo anziché “delocalizza-

re” e tagliare il personale, magari puntando moltissimo sull’alta formazione dei propri collaboratori, accettando le s�de quotidia-ne perché si ama il proprio lavoro e si vuo-le reagire alle s�de di un’economia che sta cambiando. Come pure è possibile che no-nostante le piccole dimensioni della propria impresa, si decida di s�dare i mercati inter-nazionali con la passione e l’innovazione. Altergon Italia ha deciso di combinare tutti questi aspetti e ha realizzato, in una piccola zona interna dell’Irpinia, un polo di eccel-lenza del settore farmaceutico. Protagonista

principale di questo progetto è un impren-ditore internazionale, comunque legato alle sua terra d’origine: Salvatore Cincotti, amministratore delegato di Altergon Italia.“Attualmente in Altergon contiamo su oltre 160 dipendenti tra tecnici a elevata specia-lizzazione, laureati (50%) e ben otto PhD - dichiara Cincotti -. Tutte risorse giovani, �essibili, motivate, pronte ad accettare le re-sponsabilità e le s�de che quotidianamente vengono dal mercato”. La forza di Altergon Italia è che ha dalla sua progetti avviati e auto�nanziati, nono-stante i ritardi nelle agevolazioni promesse.“Il nostro obiettivo - spiega Cincotti - è por-

tare l’investimento complessivo a più di 65 milioni di euro entro il 2015, con un percor-so industriale che è partito dalla realizza-zione di un moderno e innovativo impianto per la produzione di cerotti medicati ed è proseguito con la costruzione e l’avviamen-to di impianti biotecnologici dediti alla pro-duzione di materie prime (Api) utilizzate per produrre farmaci - a�erma Cincotti -. Il piano è proseguito con la costruzione di un nuovo e moderno magazzino automatizza-to e di un laboratorio all’avanguardia, con una super�cie di circa 600 mq nella nuova torre di ricerca e sviluppo, dedicato anche allo sviluppo di prodotti innovativi basati sulla genetica molecolare e sulla chemilu-minescenza, le nuove frontiere della dia-gnostica. Attualmente abbiamo avviato un nuovo progetto che ci porterà a breve alla realizzazione di un ampliamento dei re-parti produttivi che rappresentano il nostro core business”.

■ ALTERGON ITALIA / Morra De Sanctis (Avellino), punto di riferimento in Italia per lo sviluppo del settore farmaceutico

Passione e creatività, a braccetto con la SvizzeraLeader in Europa per i cerotti medicati Hydrogel. Collaborazioni importanti dalla Cina agli Usa alla Svizzera

Tecnologia diversificata. Produzione di acido ialuronico e sviluppo di nuove molecole. Una sede in Cina

Nel 1985 un gruppo di manager attivi nel settore farma-ceutico dà origine, in Svizzera, alla Altergon Sa, con

la mission di sviluppare innovative formulazioni farmaco-logiche e nuovi principi attivi per uso farmaceutico. L’atti-vità viene sviluppata �n dall’inizio in collaborazione con importanti istituti internazionali di ricerca e università. Nel 2004, grazie al successo di alcuni prodotti concessi in licenza a multinazionali del settore, l’azienda svizzera decide strate-gicamente di dare vita a un’attività produttiva sul territorio italiano: Altergon Italia. L’azienda, ubicata a Morra de San-ctis su un’area di oltre 40.000 mq dedicati comprende cinque reparti produttivi, magazzini, u�ci tecnici e direzionali, aree tecniche e servizi, aree verdi attrezzate.

Casa Madre in Svizzera, cinque reparti in Italia

I rigidi standard produttivi permettono alla filiale campana di ottenere le certificazioni più severe rilasciate da enti governativi esteri

Salvatore Cincotti, amministratore delegato di Altergon Italia

La sede di Altergon Italia

a Morra de Sanctis

in provincia di Avellino

EventiLunedì 7 aprile 2014 Ricerca & Innovazione 19

La cultura come volano di sviluppo sociale ed econo-

mico del territorio. Questo è il presupposto di una nuova po-litica cooperativistica e solidale per le comunità locali di Cam-pania, Basilicata e Calabria. Ad esserne protagonista è la Banca del Cilento e Lucania Sud che ha deciso un grosso investi-mento in cultura attraverso la sponsorizzazione dei maggiori eventi culturali nel meridio-ne della provincia di Salerno e nella Lucania. Tre mostre di rilievo nazionale, delle quali una è stata appena inaugura-ta: “Estasi e Passione: le orme di Caravaggio nella Napoli del ‘600”, a Sapri �no al pros-simo 18 maggio. La primavera dell’anno scorso v’è stato l’even-to, presso il Museo Diocesano di Vallo della Lucania, della mostra su Paolo De Matteis, il grande pittore del Barocco Europeo nato nel territorio di competenza della Bcc. In questo caso si è realizzata una grossa azione di marketing ter-

ritoriale per le comunità locali e per le imprese turistiche. Nel-la primavera del 2012, è stata la volta della mostra sul Seicento Sacro, più di trenta capolavori della pittura sacra seicentesca, sempre a Vallo della Lucania. L’eccezionalità di questi eventi culturali, oltre alla mole espo-sitiva, è che le tele in mostra provenivano tutte da collezioni private, non godibili in altre strutture museali. “Abbiamo voluto evidenziare attraverso questo trittico - af-ferma il presidente della Ban-ca del Cilento e Lucania Sud, Francesco Castiello - queste risorse eccellentissime del pa-trimonio culturale e artistico del Mezzogiorno”. Investire in cultura equivale a rivoluziona-re l’organizzazione dell’indu-stria turistico-culturale, nella quale si rimane ancorati ad una fruizione stantia, equivale ad attivare circuiti virtuosi di marketing territoriale capaci di captare ampi spazi di mer-cato turistico la cui domanda

si sarebbe perduta nel più tra-dizionale sistema del salone espositivo museale della gran-de città. Le seimila presenze al-le due mostre degli anni scorsi e le quasi duemila nella sola prima settimana della mostra

sui caravaggeschi in corso, avrebbero considerato la mar-ginalità del territorio, legato alla consueta o�erta regionale di turismo balneare. Investire in cultura nel Mezzogiorno assume quindi il signi�cato di

acceleratore keynesiano della spesa, una s�da combattuta sul piano dell’o�erta di turismo d’arte e di natura. “L’Alleanza Cooperativa Internazionale - continua Castiello - ha �ssa-to tra i princìpi fondamentali

della cooperazione quello se-condo cui “una cooperativa non va giudicata soltanto dal punto di vista della capacità commerciale ma anche dal punto di vista del suo contri-buto ai valori sociali e morali che elevano la vita umana so-pra ciò che è puramente ma-teriale. L’impegno della Banca del Cilento e Lucania Sud nella promozione delle attività cul-turali sul territorio è, quindi, un dovere.” Forte dei risultati ottenuti e, soprattutto, della ca-pacità di �nanziare una nuova o�erta turistica territoriale, la Banca del Cilento e Lucania Sud si appresta a sponsorizzare un ulteriore evento culturale che vede la luce a Vallo della Lucania, una mostra di reperti paleontologici, archeologici e storici del territorio, partendo dai ritrovamenti dell’uomo di Neanderthal a Camerota �no ai documenti originali del Risorgimento, passando per l’esposizione dei reperti archeologici della patria del pensiero �loso�co occidentale, quello di Velia. È una vetrina del territorio quella che si è ap-pena aperta a Vallo della Luca-nia, una vetrina per sollecitare la realizzazione di una grande struttura museale del territorio �nalizzata ad attrarre �ussi tu-ristici quali�cati in un contesto locale nel quale si assiste alla crisi del turismo balneare.

“Lauria è il fulcro della nostra Bcc. Baricentro della nuova Banca del Cilento e Lucania Sud”Il dg Ciro Solimento “La fusione ha portato a un riassetto organizzativo e a una crescita. Altre banche hanno chiuso sportelli”

■ BCC DEL CILENTO E LUCANIA SUD / Tre mostre di grande rilievo grazie la banca: Le orme di Caravaggio, De Matteis, il 600 Sacro

Investire in cultura per rilanciare il territorioOltre al sostegno al credito anche iniziative per favorire altre eccellenze anche capaci di attrare �ussi turistici

Sopra, l’inaugurazione della mostra “Estasi e passione: le orme di Caravaggio”, a Sapri La mostra resterà aperta fino al prossimo 18 maggio

Una scelta strategica per l’espansione della Banca

del Cilento e Lucania Sud, la �liale di Lauria, inaugurata la settimana scorsa, rappresenta il baricentro dell’istituto di cre-dito cooperativo che è ormai presente in tre regioni e quattro province. Lauria è il fulcro del territorio di competenza della Bcc, una città laboriosa situata al centro delle due macroaree: quella del Cilento e della fascia costiera meridionale della Campania, Basilicata e Calabria e quella più interna della Lucania Sud, che arriva �no allo Ionio. Sarà quindi proprio questo il bari-centro funzionale della nuova Banca del Cilento e Lucania

Sud, un istituto di credito co-operativo attento alle esigenze delle imprese turistico-ricettive della fascia costiera, alle esigen-ze delle piccole e medie imprese

artigianali e del terziario avan-zato della fascia subcollinare, ed in�ne attenta alle imprese verdi dei parchi del Cilento e del Polli-no, nelle aree più interne. “La �liale di Lauria - a�erma il direttore generale della banca del Cilento e Lucania Sud, Ciro Solimeno - nasce trasferendo la seconda agenzia di Vallo della Lucania in quel comune e rap-presenta il punto di connessio-ne tra l’area cilentana e quella lucana”. Lauria rappresenta un punto di partenza per l’at-tività della Banca del Cilento e Lucania Sud, una svolta nata poco meno di tre anni fa, quan-do l’assemblea dei soci decise, a maggioranza assoluta, la fusio-ne della Banca del Cilento con

la consorella della Lucania Sud. La fusione ha portato ad un riassetto organizzativo e funzio-nale e a una crescita dell’istitu-to nelle aree costiere ed interne della Campania e della Luca-nia �no a toccare la Calabria con l’apertura dello sportello di Tortora. La fase della riorganiz-zazione dell’istituto ha coinciso con l’arretramento di alcuni gruppi bancari nazionali, co-me Carime e Banco di Napoli; vuoti che la Banca del Cilento e Lucania Sud ha riempito con la creazione di sportelli bancomat intelligenti collegati alla gestione della �liale più prossima: sono questi i casi degli sportelli di Pe-rito, Scario, Centola, Montano Antilia.

“Noi siamo agenti di sviluppo dell’economia sociale e locale - continua Solimeno - per cui in questo periodo di crisi, quando le altre banche, per una loro logica di bilancio, decidono di chiudere gli sportelli, noi ab-biamo il dovere, nei limiti delle nostre possibilità, di intervenire e supplire alla diminuzione dei servizi di credito. In questi gior-ni abbiamo avuto un’ennesima telefonata da parte del sindaco di Rivello, un comune della Val-le del Noce, per il quale svolgia-mo il servizio di Tesoreria”. “Vicino a Rivello - nota Solime-no - c’è un altro comune Nemoli, per il quale svolgiamo lo stesso servizio. Anche in quella locali-tà la Banca Carime ha chiuso,

lasciando assolutamente sprov-visto il territorio del servizio bancario. È stata una telefo-nata accorata, vedremo anche in questo caso se sarà possibile, almeno nell’immediato, fare un investimento di un bancomat per quei comuni. Il bancomat è il servizio base che noi pos-siamo o�rire ad una comunità. Lo sportello sostituisce in parte l’attività quotidiana di un cas-siere: i clienti, da soli, possono compiere attività di versamento e prelevamento, avendo almeno i servizi di base essenziali. Come già abbiamo fatto a Montano Antilia, a Centola, a Scario, a Perito, reinvestiamo a livello lo-cale ciò che riceviamo dalla no-stra attività di credito coopera-tivo. Dimostriamo fattivamente in questo modo il circolo virtuo-so dei risparmi che provengono dalle comunità locali e sono reinvestiti nelle comunità locali.”

Francesco Castiello,

presidente della Banca del Cilento

e Lucania Sud

Ciro Solimeno

È svanito il sogno delle energie rinnovabili ?Che speranze ci sono per quegli

inves tori italiani che,per scelta sociale, ideale,

ecologica, economica,vogliono inves re nel campo

delle energie rinnovabili?Da più di un anno sulla stampa, in Internet, sulle riviste tecniche ed economiche si possono leggere decine o forse cen� naia di � toli come ques� (eff e� vamente tra� da pubblicazioni del 2013/14):2013, annus horribilis del comparto eolico in Italia, persi almeno 10.000 pos di lavoro (QualeEnergia.it 27-1-2014); a livello mondiale, gli inves men nell’eolico sono scesi sia in Cina (-3,8%) che negli Usa (-8,4%), ma è l’Europa ad aver scontato il calo più dras co: -41%.FV: persi 8.000 pos di lavoro e -50% del fa� urato (GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, 13-12-2013); Cina, 200 aziende foto-voltaiche fallite nel 2012 (energmazin.it 11-1-2014); Germania: si è spento il sole (Der Spiegel); Bosch chiude le a� vità nel solare; la divisione solare di Bosch riporta perdite nel 2013 per 1,3 miliardi di euro, di conseguenza la perdita complessiva della divisione ha raggiunto 3,7 miliardi (solar-fron er.eu); Etrion (azienda svizzera che ha 17 centrali FV in Italia per complessivi 60 MW) riporta leggero calo di ricavi e aumento della perdita ne� a per il 2013 (pur o� enendo un prezzo di 368 €/MWh); Scho� Solar abbandona la produzio-ne fotovoltaica (11-12-2013).A cosa è dovuto questo annunciato fallimento mon-diale del fotovoltaico e delle turbine eoliche? Sem-plifi cando la risposta, si può aff ermare che queste tecnologie, pur mature, non si sostengono senza in-cen� vi (il crollo va al passo con la riduzione dei sussi-di pubblici un tempo generosi in mol� Paesi), nono-stante un enorme sforzo di inves� mento mondiale s� mabile intorno a 1000 miliardi di dollari solo tra il 2009 ed il 2012 (fonte Bloomberg). Dunque, non ci resta che il fossile, nonostante la certezza della fi ni-tezza delle risorse e dei danni alla Terra ed all’umani-tà? No! Un’altra strada è percorribile. Sappiamo che il sole è la maggiore fonte di energia che arriva sulla Terra e che l’atmosfera converte l’energia solare in modo molto più conveniente dei pannelli solari (co-sto zero, inquinamento zero) e produce energia cine-� ca so� o forma di vento. L’energia del vento però è solo in minima parte vicino alla superfi cie terrestre, gran parte di questa energia si dispiega a quote su-periori a 500 metri sul livello del suolo. Ciò è noto da oltre 100 anni ma solo da pochi decenni lo sviluppo tecnologico (materiali speciali, calcolo parallelo, …) ha reso realis� co lo sfru� amento dell’energia eolica ad alta quota. Oltre 60 aziende ed organizzazioni pubbliche partecipano dai primi anni duemila a questa corsa all’oro.Kite Gen Research Srl sta per tagliare il traguardo per prima: 40 famiglie di breve� , registra� in oltre 80 paesi, un accordo di sviluppo in-dustriale fi rmato con la seconda più grande compagnia Saudita, un piano industriale che prevede i primi impian� da installare in Arabia ed in Italia tra la fi ne del 2014 ed il 2015 a� estano oltre ogni lecito dubbio e sce� cismo il realismo e l’estrema concretezza della proposta

KiteGen®. L’ERoEI (Energy Return on Energy Investment) della produzione di energia con la tecnologiaKiteGen®, s� mato molto superiore anche a quello del grande idroele� rico ed un target di costo di 10 €/MWh entro il 2017 (cfr. il costo per il FV pagato ad Etrion, su riportato), rendono questa tecnologia non solo economicamente sostenibile ma estremamente conveniente. Gli arabi con la lungimiranza de� ata dalla loro esperienza in campo energe� co hanno già inves� to in essa, il Governo Maltese sta seriamente prendendo in considerazione quest’ipotesi.

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