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ANNO LXIII - n. 9 Settembre 2014 · incontrare e servi- ... per servirlo”, ... “Non c’è un...

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mensile della comunità di Salò ANNO LXIII - n. 9 Settembre 2014
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mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXIII - n. 9 Settembre 2014

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HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Vita di parrocchia a cura della Redazione

Sabato 13 settembre 2014LA CARITAS ZONALE organizza

all’esterno del Supermercato SIMPLY di SALÒ

una raccolta di alimenti per le famiglie in difficoltà.

Calendario PastoraleAnche quest’anno, con il Bollettino di settembre, offriamo ai nostri parrocchiani il Calendario pastorale… È uno stru-mento opportuno per chi intende seguire le varie iniziati-ve, celebrazioni e incontri di Parrocchia (catechesi, gruppi, gite,…). Una persona che non vuol sentirsi estraniata guar-da a quanto sta per avvenire attorno a sé e soprattutto nell’insieme delle iniziative che possono aiutarci a diven-tare migliori.Anche le fotografie, che di mese in mese vengono presen-tate in prima facciata, ci fanno apprezzare quello che di bello abbiamo e che gli altri ammirano con soddisfazione. Quest’anno proponiamo alcune immagini inedite che si tro-vano all’interno del nostro Duomo. Buon anno di cammino parrocchiale!

Tappe della vita (giugno - luglio - agosto)

Sono entrati a far parte della famiglia di Dio: Barozzi Sebastiano di Christian e di Raggi Angela Merzari Lorenzo di Davide e di Cobelli Barbara Rebusco Ambra di Simone e di Andreassi Barbara

Sono tornati alla casa del Padre: Salvo Ambrosi Annamaria ved. De Paoli, anni 83 Cristini Francesco, anni 61 Raggi Agostino, anni 82 Pernetti Bruno, anni 72 Cadorin Letizia ved. Piva, anni 92 Tonoli Mario, anni 91 Bondoni Marisa, anni 82 Valloggia Italo, anni 84 Baccolo Dante, anni 69 Sandri Francesco, anni 83 Brunori Gianpaolo, anni 70 Barcellona Pasquale, anni 54 Rossi Mirella ved. Soncina, anni 87 Bianchini Bianca ved. Cusnigo, anni 77 Turla Luigi, anni 90 Cometti Alberto, anni 71

Si sono uniti nel matrimonio cristiano: Paoletti Vittorio con Facchetti Paola Scotti Alessandro con Rizza Raffaela Gallina Nicola con Maccarinelli Sonia Soliani Giacomo con Veneziani Lorenza Filippini Davide con Cristini Federica Zucchetti Paolo con Segala Silvia Negroni Carlo Paolo con Valentini Anna Lisa

450 anni fa nasceva l’Ateneo di SalòCade quest’anno il 450° anniversario di fondazione dell’Ateneo di Salò. Si tratta della Istituzione culturale più longeva dell’area benacense e fra le più antiche di Lombardia e Veneto. Nel celebrare la ricorrenza, l’antica Accademia degli Unanimi intende sottolineare la propria ininterrotta funzione culturale con una serie di manifestazioni dedicate al Benaco e con l’obiettivo di cogliere quanto di nuovo è “maturato” nei cinquant’anni successivi al Congresso che ebbe come tema “Il lago di Garda. Storia di una comunità lacuale”.

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3La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

Sembra di risentire la canzone di Lucio Dalla del 1971… ma è re-altà!

L’ennesima tragedia del mare lascia spazio alla speranza. L’ha ribat-tezzata Haya, che in arabo vuol dire “vita”, ed in effetti questa bimba di circa un anno strappata al mare durante uno dei viaggi dei barconi della speranza è come se fosse nata per la seconda volta. La piccola migrante - che adesso sta bene - dorme placidamente tra le braccia del suo salvatore, un giovane siriano, grande e grosso, che dice di chiamarsi Hamiad. L’uomo non molla un attimo la “sua” bambina, mentre ricostruisce le fasi drammatiche del naufragio e del salvatag-gio parlando con un mediatore culturale di Medici senza Frontiere: “Quando il barcone si è rovesciato - racconta - l’ho vista galleggi-are su un pezzo di legno, l’ho subito afferrata prima che annegasse e non l’ho più lasciata fino a quando non sono arrivati i soccorsi”.

Hamiad ha detto anche che se non si dovessero tro-vare i suoi parenti chiederà lui di adottarla. Un’altra storia: Offerus era un gi-gante forte e dalla mente ottusa. Il suo sogno era di incontrare e servi-re il più grande re della terra. Si mise così in viaggio e gli consigliarono d’andare alla corte di un re molto potente, il quale n a t u r a l m e n t e accettò di buon grado i servizi di

un così forte servitore. Ma un giorno, mentre assistevano allo spet-tacolo di un menestrello, sentendo pronunciare il nome del diavolo il re si fece il segno della croce. “Perchè fai così?” gli chiese stupito il gigante. “Perchè io ho paura del diavolo”, rispose il re. “Se lo temi significa che è più potente di te. Allora io voglio servire il diavolo” e così dicendo, Offerus abbandonò la corte. Si rimise in viaggio, e nel deserto vide avanzare un’orda di cavalieri vestiti di rosso, il cui capo era vestito di nero che gli chiese: “Che cosa vai cercando?” “Io cerco il diavolo, per servirlo”, rispose Offerus. “Io sono il diavolo, seguimi!”, rispose l’oscura figura. E così il gigante si trovò arruolato fra i cavalieri di Satana. Ma un giorno, durante una cavalcata, la schiera infernale incontrò sul bordo della strada una croce. Il diavolo ordinò immedi-atamente di tornare indietro. “Perchè?” chiese Offerus. “Perchè io temo l’immagine del Cristo!” “Se lo temi significa che sei meno po-tente di lui. Io allora voglio servire il Cristo”, e così dicendo, Offerus passò oltre la croce, da solo, abbandonando il diavolo e i suoi cavalieri.

In copertina: I Santi Giovanni de Matha e Felice di ValoisRomualdo Turrini (Salò, 1752 – 1829). I Santi Giovanni de Matha e Felice di Valois (attribuito). cm 248 x 135. Proveniente dalla Chiesa di S. Maria di Senzago. Pala dell’altare della cappella destra della Chiesa, realizzata verso la metà del XVIII secolo mediante sfondamento della parete. Rappresenta i due Santi in atto di pagare ad alcuni “turchi” il riscatto di uno schiavo. Documento della devozione che la “Confrater-nita del Riscatto degli Schiavi” suscitava e coltivava nei propri iscritti. Opera diligente, accademica, di un certo valore artistico. Si trova nella sacrestia del Duomo.

Il gigante e la bambina… San Cristoforo e noi

S i rimise in viaggio e iniziò dunque a chiedere in giro dove avrebbe potuto incontrare questo

Cristo. Gli indicarono un eremita, “Ti mostrerà il Cristo”, gli dissero. Giunto dal sant’uomo Offerus gli chiese dove avrebbe potuto incontrarlo, ma questo gli rispose “dovunque”. “Non capisco” disse il gigante, “ma se è vero quello che dici, quali ser-vizi potrebbe rendergli un uomo forte come me?” “Bisogna servirlo con la preghiera, i digiuni e le veglie” rispose l’eremita. Offerus fece una smor-fia. “Non c’è un altro modo per diventare ben ac-cetto?” L’eremita comprese con chi aveva a che fare, così lo prese per mano e lo condusse sulla riva di un torrente impetuoso che scendeva da un’alta montagna. “Tanta povera gente è morta tentando di attraversare quest’acqua. Resta qui e porta sull’altra riva, sulle tue robuste spalle, quelli che te lo chiederanno. Se farai questo per amore di Cristo, egli ti riconoscerà come suo servitore”. “Volentieri lo farò per amore del Cristo!” Si costruì una capanna sulla riva e giorno e notte trasportò i viaggiatori che glielo chiedevano.

Una notte, fu svegliato dalla voce di un bambino che lo chiamava. Si alzò, pose

il bambino sulle sue forti spalle, ed entrò nell’acqua. Ma nel mezzo dell’attraversata il fiume si ingrossò e comparvero delle onde alle quali Offerus dovette opporre il massimo della sua forza per non esser rovesciato, ed il bambino diventava sem-pre più pesante, tanto che Offerus disse “Mi sembra di star portando il mondo!” Quando, stremato, giunse all’altra riva col bambino sano e salvo, questi gli disse “Non solo hai portato il mondo, ma anche colui che ha fatto il mondo. Per i tuoi servigi io ti battezzo nel nome di mio Padre, nel mio proprio nome, e in quello dello Spirito Santo. Da oggi ti chiamerai Cristoforo.” Da quel giorno Cristoforo andò per il mon-do per far conoscere Cristo.Una storia nuova la possiamo scrivere an-che noi, all’inizio di questo nuovo anno pastorale! Guardiamoci attorno e apriamo il cuore! Ci sono ancora bambini da salvare, delle persone deboli e povere da aiutare, «gente di periferia» da sostenere… Le oc-casioni non mancheranno… Quello che avete fatto a uno di questi l’avete fatto a me! Riceverete il centuplo in questa vita e la vita eterna…

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4Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

Le Giornate sociali cattoliche europeeIl Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa e Commis-sione degli episcopati della Comunità europea organizzano dal 18 al 21 settembre a Madrid le Giornate sociali cattoliche europee, che avranno per titolo “La fede cristiana e il futuro dell’Europa”. All’incontro parteciperanno cattolici impegnati nell’apostolato sociale della Chiesa di 29 Paesi europei. Sarà una grande occasione per riflettere sulla missione della Chiesa nella società contemporanea. I temi della riflessione saranno molteplici: il ripensamento dell’economia e del lavoro in una prospettiva cristiana; immigrazione ed emigrazione; il futuro dei giovani in Europa; la solidarietà tra generazioni e il sistema benessere; la cultura della gratuità e la tradizione del volonta-riato. Si terranno anche laboratori sulla libertà di educazione e istruzione, la crisi demografica e politica a favore della famiglia e la vita umana nella società tecnologica.

Nuovo anno pastorale: lettera di mons. MonariAll’inizio del nuovo anno pastorale, nella sua lettera alla dioce-si, il nostro Vescovo ci richiama gli impegni che ci attendono. L’appuntamento più importante è quello della beatificazione di papa Paolo VI, che si terrà a Roma il 19 ottobre. Per far te-soro della ricchezza che questo avvenimento porta con sé, è stato indetto nella diocesi un Anno Montiniano, che avrà inizio proprio il 19 ottobre, per terminare l’8 dicembre 2015, cin-quantesimo della conclusione del Concilio. Oltre che da que-sto evento particolare, il cammino del nuovo anno sarà par-ticolarmente dedicato alla vita consacrata: abbiamo bisogno di tenere viva la tensione gioiosa verso il Regno di Dio, perciò vorremmo farci ascoltatori attenti di ciò che i nostri fratelli e le nostre sorelle consacrate hanno da insegnarci e da chiederci.In quest’anno saremo anche chiamati a riflettere sul valore e sulla forma della famiglia nel mondo. La nostra azione pasto-rale avrà molto da fare per giungere a sostenere le famiglie nel loro cammino di fede e di amore. Dal Sinodo dei Vescovi attendiamo indicazioni che orientino la nostra riflessione e il nostro impegno. Come Chiesa italiana ci avviamo al 5° Conve-gno ecclesiale nazionale, che si terrà a Firenze nel novembre

2015 sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Inoltre, con l’aiuto dell’Università Cattolica, è stata impostata un’in-chiesta per verificare l’andamento dell’ICFR dopo questi anni di sperimentazione. C’è bisogno di pareri, suggerimenti, pro-poste per trovare le vie più efficaci del Vangelo oggi. Non di se-condaria importanza è l’inizio ufficiale a ottobre del cammino dell’unità pastorale delle parrocchie di Toscolano, Maderno, Montemaderno, Cecina, Gaino e Fasano; altre parrocchie nel corso dell’anno inizieranno questa nuova esperienza.Il Consiglio pastorale diocesano al termine del suo mandato quinquennale offrirà un progetto di pastorale missionaria, frutto di un particolare lavoro di discernimento comunitario; insieme inoltre accoglieremo il nuovo progetto educativo dell’oratorio.

Il card. Martini rivive nelle pietre dell’eremo di MontecastelloDa venerdì 4 luglio l’eremo di Montecastello è formalmente in-titolato alla figura del card. Carlo Maria Martini. La cerimonia di intitolazione ha chiuso il corso di esercizi spirituali dei Vesco-vi delle diocesi lombarde che ogni due anni salgono a Tigna-le. Il card. Martini era particolarmente legato all’eremo e lo ha frequentato più volte. È stato proprio lui tra l’altro a scegliere Montecastello, dal 1982, come meta per gli esercizi spirituali dei Vescovi lombardi. Don Dino Capra ha dichiarato: “Con la dedicazione dell’eremo al card. Martini saldiamo un debito di riconoscenza nei confronti di chi ha permesso alla casa di di-ventare un punto di riferimento per chi avverte l’esigenza di una profonda esperienza spirituale.”

Riparte “Notte e Giorno” nel segno di papa MontiniLa macchina organizzativa di “Notte e Giorno” si è rimessa in moto per la seconda edizione, che si terrà dal 24 al 26 ottobre. La beatificazione di Paolo VI ha guidato la scelta dei brani da leggere in Duomo vecchio. Oggetto di questa nuova esperien-za di lettura integrale sarà una parte del vasto patrimonio dei documenti del magistero del papa bresciano. In questo modo “Notte e Giorno” diventa un altro omaggio alla figura di Paolo VI a pochi giorni dalla sua beatificazione.

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5In ascolto della Parola... a cura di Oswald

Dopo la pausa estiva, riprendiamo le nostre riflessioni sui testi sacri

e, in particolar modo, sulle letture che ascoltiamo la domenica in chie-sa. Questo non tanto per un esercizio intellettuale, ma perché sarebbe bel-lo, secondo me, andare alla S. Messa conoscendo già le letture che ascolte-remo. Questa volta però, ci soffermiamo sulle sacre Scritture che ascolteremo lunedì 15 settembre, festa della Beata Vergine Maria Addolorata.La memoria della B. V. Addolorata risa-le al secolo XII e si è molto diffusa per merito dei cistercensi, dei Servi di Ma-ria, dei Passionisti e dei Francescani (è celebre lo Stabat Mater di Jacopone da Todi). È stata iscritta nel Calendario romano nel 1814 e fissata al 15 settembre da san Pio X nel 1913.Questa festa non esprime soltanto quella pietà mariana che nel Medio Evo venerava i sette dolori della Ver-gine, ma ricorda a tutti i cristiani il po-sto che il Vangelo attribuisce a Maria nel mistero della salvezza realizzata da suo Figlio. Gesù impone agli uomini una scelta. Di fronte alla rivelazione dell’amore del Padre e delle sue esi-genze, gli uomini si dividono. Croci-fisso da quelli che lo considerano un nemico da combattere, il Cristo salva quelli che credono in Lui. Maria, col cuore lacerato da queste divisioni tra gli uomini, condivide la passione del Figlio, generando così nel dolore, co-loro che Gesù salva ed ai quali l’ha do-nata come Madre.Il contesto delle letture inerenti alla santa Messa di lunedì 15 settembre,

indicano che questa memoria si rife-risce a tutte le forme di dolore che la beata Vergine Maria provò durante la sua vita mortale.Nella prima lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei (5,7-9), ascoltiamo come il Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna. Questi ver-

setti della Lettera agli Ebrei, sottoli-neano, con un forte linguaggio, l’u-manità del Cristo. Come ogni uomo qualsiasi, Egli passò attraverso l’incu-bo della sofferenza; al Padre domandò di esserne liberato; visse l’obbedienza ad un progetto divino che compren-deva l’oscurità della passione e la sua morte. Ma proprio attraverso questa via drammatica il Cristo “fu esaudito”: la sua morte, infatti, divenne “causa di salvezza eterna” per i credenti in Lui e

si aprì allo splendore gioioso della ri-surrezione. Anche il fedele, con Maria in primo luogo, deve affrontare l’obbe-dienza della sofferenza e dell’impegno costante e quotidiano per divenire “perfetto” cioè partecipe della pie-nezza di gloria del Cristo risorto.Dal Vangelo secondo Giovanni (19,25-27): “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!” Poi disse al discepo-lo: “Ecco tua madre!” E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.Giovanni, il discepolo prediletto, ap-pare qui come il primo membro della comunità di Gesù. Egli accoglie la ma-dre di Gesù “con sé” non soltanto la prende nella sua casa, ma soprattutto la fa entrare nella propria vita, come un bene prezioso. Ciò avviene a parti-re “da quell’ora”. Si tratta di un’indica-zione non tanto cronologica (“da quel momento”), ma teologica e salvifica: è l’ora del compimento missionario.La tradizione cristiana vede nella sce-na esemplare della crocifissione, un messaggio universale. Le parole del Cristo svelano il significato nuovo che Maria e il discepolo Giovanni ora assu-mono: essi sono il segno della Chiesa che nasce per opera e volontà del Cri-sto, che ha in Maria l’immagine della nuova umanità e nel discepolo il sim-bolo del fedele che è amato da Gesù.Il Credente (discepolo) e la Chiesa (Maria) vivono ora in comunione… “E da quel momento il discepolo la pre-se nella sua casa”.

Beata Vergine Maria Addolorata

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

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6 Caritas e Vita Missionaria

Questo mese riportiamo notizie relative alla situazione drammatica che si è ve-

nuta a creare in campo nazionale, desunte da vari organi di stampa, chiudendo poi con considerazioni che vedono la popolazione della nostra zona, in particolare di Salò, par-ticolarmente sensibile ed attenta ai bisogni di chi è in difficoltà.“Anche nella lotta alla povertà assoluta, quella che stringe nella morsa gli ultimi, so-prattutto un numero troppo alto di bambi-ni, l’Italia è a un bivio. Per questa ragione la Caritas italiana, per la prima volta, il 12 luglio ha presentato il rapporto “Bilancio della crisi”, in cui esamina le politiche sociali di contrasto all’indigenza negli ultimi anni, i più duri degli ultimi 40. Per superare i quali si chiede al governo un piano nazionale di lotta alla povertà che comprenda il “reddito d’inserimento”, di cui solo l’Italia e la Grecia sono sprovviste nell’Ue, esclusa la zona dei paesi dell’Est Europa. Perché tutto è cam-biato in questi cinque anni. La fascia che sopravvive in povertà assoluta è raddoppia-ta, dal 4 all’8%, mentre l’indigenza ha rotto confini geografici e sociali, diffondendosi al Nord, tra i lavoratori, attaccando la classe media, giovani e anziani.Alla vigilia della presentazione del nuovo rapporto Istat i dati sono ancora quelli del 2012 – ma non pare siano in arrivo grandi variazioni – ovvero 4,8 milioni di poveri as-soluti residenti in Italia, l’8% del totale dei residenti: il doppio di quello del 2007, ulti-mo anno di crescita del Pil prima degli anni di segno negativo. Inutile confidare nello stellone italico, in una ripresa che sistemi miracolosamente tutto senza interventi.“Ci si può attendere - si legge nella ricerca - che l’auspicata ripresa della crescita de-termini, nei prossimi anni, una riduzione del tasso di povertà. Gli economisti tuttavia concordano nel ritenere che non si potrà tornare al livello pre-crisi”. Morale: “una diffusione della povertà superiore a quella conosciuta in passato caratterizzerà il no-stro Paese negli anni a venire”. Tra le ragioni “la precarizzazione del mondo del lavoro e l’indebolimento della capacità delle reti fa-miliari di fornire sostegno economico”. E, dati alla mano, le politiche attuate finora, per la Caritas, sono state irrilevanti.Sommando l’intervento di 40 euro mensili della vecchia social card del governo Berlu-sconi erogata ai poveri con a carico un figlio di 3 anni o un anziano di 65, agli sgravi del governo Letta e agli 80 euro del premier Renzi – non andati però agli incapienti , che

rappresentano i tre quarti dei cittadini più poveri – la Caritas stima che si sia passati dal 6,09% di famiglie scese sullo scalino più basso al 5,9% di questi giorni. Un soffio, in-somma. L’organismo pastorale ipotizza tre scenari futuri, sottolineando l’importanza delle decisioni che prenderà o no il governo Renzi a fine anno con la legge di stabilità. Avremmo un “welfare all’italiana” specchio della mancata volontà politica di realizzare interventi innovativi.“Lo scenario prevederebbe il trasferimen-to diretto di un contributo monetario dallo Stato ai cittadini - spiega il rapporto - che si andrebbe ad aggiungere ai numerosi esi-stenti, rendendo ulteriormente frammenta-to il quadro”. Seppur con un importo mag-giorato da 40 a 80 euro mensili, l’ipotesi di un welfare marchiato “social card” non entusiasma la Caritas anche perché taglie-rebbe fuori i territori .

“In tal caso – secondo lo studio – proseguirà la sperimentazione nelle grandi città, secon-do il percorso tracciato dal precedente ese-cutivo, e ne farà l’unico proprio intervento contro l’indigenza”. Anche questa non darà risultati. Solo il piano nazionale può inver-tire la rotta. Una scelta che avrebbe già pronta la soluzione delineata dall’ ”Alleanza contro la povertà”, promossa dalla stessa Caritas, insieme alle Acli e ad altri soggetti del terzo settore. Che somma le misure del “Reddito d’inclusione sociale”, presenta-te di recente al Quirinale. Una misura che potrebbe essere introdotta gradualmente andando a colpire in primo luogo la pover-tà estrema per andare a regime nel 2018. E che colmerebbe la differenza tra reddito di una famiglia e soglia di povertà, compren-derebbe erogazioni di servizi e chiederebbe in cambio ai beneficiati la disponibilità a la-vori per la comunità.Il messaggio alla politica è chiaro. La pover-tà di chi non arriva a fine mese e non riesce ad avere una vita decente non regredirà

senza scelte innovative ai livelli dei primi anni 2000.A questa situazione tracciata dalla Caritas nazionale si è aggiunto in questi mesi un altro fatto negativo: per volontà di Bruxel-les le competenze relative alla distribuzio-ne di derrate alimentari da parte della Ue per i meno abbienti, sono passate dai mi-nisteri delle politiche agricole ed alimenta-ri a quelli del welfare. Cambio coinciso in Italia con l’avvicendamento tra l’esecutivo di Enrico Letta e quello di Matteo Renzi: la cosa ha generato ritardi politici e burocra-tici che hanno portato alla impossibilità di varie Caritas di effettuare i soliti interventi di erogazione di generi alimentari; si pensi che alcune Caritas hanno dovuto chiudere gli sportelli per molti mesi per mancanza di materia prima da distribuire.La situazione si sta normalizzando e, dopo un anno, ad ottobre e gennaio verranno ef-fettuate dall’Agea, l’agenzia incaricata, for-niture di pasta e di farina bianca. Si pensi però che in precedenza le forniture com-prendevano anche formaggio grana e da ta-vola, biscotti, fette biscottate, marmellata, legumi, passata di pomodoro, riso e latte. In un momento di crisi così profonda vengo-no decimati gli aiuti alimentari pubblici. Per dare un’idea il solo formaggio grana ci costa 7000 euro annui.Venendo a parlare ora della nostra situazio-ne locale, vogliamo spendere alcune righe per sottolineare in generale la generosità dei cittadini della nostra zona, in particolare del salodiani. Per le cifre precise rimandia-mo al bilancio relativo all’anno scorso. La nostra Caritas non ha sofferto delle restri-zioni generali, per quanto riguarda la distri-buzione di generi alimentari, grazie in pri-mo luogo all’importante contributo elargito dal Comune; i cittadini hanno partecipato all’azione di solidarietà con la raccolta par-rocchiale della “giornata della Caritas”, con contributi individuali e familiari che via via continuano ad aumentare, con l’adesione all’iniziativa della pesca di beneficenza e del banco libri, con l’offerta diretta di alimenti tramite le iniziative delle raccolte del “Ban-co alimentare” e del “Gruppo Alpini” presso i supermercati.A chiusura facciamo presente che il tutto è possibile grazie al lavoro di una quarantina di volontari, addetti alla distribuzione dei viveri, alla cernita dell’abbigliamento e al funzionamento della pesca di beneficenza e del banco libri. Gruppo Caritas zonale

Dramma italiano e generosità salodiana

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7Santo del mesea cura di Luisa Madureri

Il padre dei poveriDella nobiltà della sua famiglia, Mons. Antonio porta i lineamenti delicati, la figura alta e sottile, la gestualità di una raffinata educazione: ma la carità profonda è totalmente sua. Da sempre è attratto dai poveri, dagli emarginati, da coloro che non rie-scono ad avere giustizia, per i quali consuma la sua breve vita. È amatissimo da tutti coloro che lo av-vicinano, lo chiamano il “San Francesco di Sicilia”, perchè è autentico, perchè le sue lacrime davanti ai bisognosi, ai malati, ai perseguitati sono di vera comunione. Negli anni del suo ministero pastora-le lavora con incessante cura per il bene pubblico, per rendere la società più giusta, per distribuire la ricchezza, per rendere i deboli più sicuri. Nel 1621 apre un Monte di Pietà ad esclusivo vantaggio dei ceti popolari e poveri ed esercita tutta la sua auto-rità per combattere l’usura cui spesso cadono vitti-ma coloro che si sentono persi in una società che li emargina: numerosi sono i suoi editti contro gli usurai. Dice il postulatore della causa di beatifica-

zione: “Monsignor Franco fu un vero pastore, che amava i contatti con il suo popolo, senza distin-zione di categoria. Se una preferenza egli ebbe, fu per i poveri e per i malati”: ed è questo moto dell’anima la sua personale via alla santità.

«Il Beato» e la ragazza ciecaGià in vita, don Antonio Franco, è chiamato “il Beato”. Numerose le testimonianze dei devoti e molteplici gli episodi miracolosi accaduti per sua intercessione: “Se si volesse approntare un elenco o anche soltanto un florilegio, dei numerosissimi casi di presunte guarigio-ni ottenute per la sua intercessione, ne risulterebbe un volume di grosse dimensioni”, si afferma durante il processo di beatificazione. Un giorno, mentre cammina in strada, Monsignor Franco incontra una ragazza cieca dalla nascita. Sente immediata una affezione verso di lei, una compassione profonda, un desiderio imperioso di esserle vicino. La ferma e le parla con l’abituale dol-cezza, la benedice con la croce e le bagna gli occhi con la propria saliva; la ragazza grida, piange di gioia, corre, lo abbraccia: vede il mondo per la prima volta. E vede anche la santità: entra in convento e diventa suora cap-puccina.

Storia di una vita segnata dalla santitàAntonio Franco nasce a Napoli nel 1585 da una nobi-lissima e potente famiglia. Ragazzo serio e impegnato, riceve una tradizionale educazione aristocratica, con un’impronta fortemente culturale e cristiana. A 16 anni si laurea in Diritto Canonico e Civile, studi che sempre più lo convincono nel suo ideale di vita: lottare, sempre, per ottenere giustizia a favore dei deboli. In questi anni si consolida in Antonio la scelta della vita: diventare sa-cerdote. Si reca a Roma per completare gli studi e poi a Madrid, alla corte reale. Nel 1610 è ordinato sacerdote: è subito molto amato. Si ammira la sua generosa carità, l’amorevole assistenza ai malati ricoverati nell’ospedale degli italiani di Madrid, la fraterna accoglienza e l’amorevolezza verso tutti quelli che lo cercano. Il re spagnolo, colpito dalla devozione e dall’affetto dei fedeli verso don Antonio e dalla sua intelligenza e preparazione culturale, lo nomina primo cappellano reale e poi, nel 1616, cappellano maggiore del Regno di Sicilia. La santità di vita, l’amore benefico verso i poveri, la dedizione totale agli ultimi della socie-tà, l’amore incondizionato a Dio, la preghiera costante, le dure penitenze cui si sottopone rendono Monsignor Franco molto popolare: folle di fedeli lo seguono con assoluta devozione e lo venerano come esempio di au-tentico sacerdote “segnato” dalla santità. Muore a 41 anni, circondato dall’affetto dei suoi amati poveri che già lo chiamano santo.Monsignor Franco è proclamato Beato il 2 settembre 2013 nella cattedrale di Messina.

Beato Antonio Franco

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8Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Pentecoste a TemùDal 09 al 14 giugno ho avuto la fortuna di vivere

come educatore l’esperienza in montagna che l’o-ratorio proponeva per i bambini dalla 2^ elementare alla 2^ media. A volte le cose sembrano capitare per caso, ma credo che sia piuttosto la Provvidenza a fare in modo che certi eventi accadano. Infatti avevo deci-so di prendere una settimana di ferie ad inizio giugno già da qualche tempo e quando don Gianluca mi ha detto che stava cercando degli adulti che lo aiutassero nella conduzione della vacanza ho deciso di affidare a 45 bambini e ragazzi quelli che dovevano essere i miei giorni di relax. Dopotutto Cristo non ha forse detto “Chi darà anche solo un bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è mio discepolo, vi assicuro che riceverà la sua ricompensa”? (Mt 10,42). E la ricompensa è arrivata puntuale nei volti gioiosi, allegri, stanchi e a volte tristi per la nostalgia di casa, di tutti quei piccoli con cui ho condiviso delle splendide giornate tra le montagne dell’alta Valcamonica. Que-sto sarebbe già molto, ma l’avvenimento che più mi ha colpito e fortificato è il fatto di aver condiviso que-sta esperienza, oltre che con don Gianluca, anche con altri 3 genitori (Monica, Nadia e Francesco) che pra-ticamente non conoscevo affatto; eppure nonostante quattro storie diverse e quattro stili differenti lo Spi-rito Santo ha fatto in modo che si creasse un’unità di intenti, un’armonia e un aiuto reciproco che ha reso attuale il dono della Pentecoste che ognuno, per pro-prio conto, aveva vissuto la domenica precedente la partenza. Di questo ringrazio ovviamente, oltre che i miei più stretti compagni di viaggio, anche i 7 giovani animatori che hanno organizzato le varie attività ricreative e tutti gli altri adulti che si sono adoperati per l’ottima riusci-ta dell’esperienza, con l’augurio che ci siano sempre nuovi e numerosi “operai” per la vigna del Signore con cui condividere queste esperienze impagabili. Andrea F.

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Esperienza vissuta a TemùL’esperienza vissuta a Temù è stata gratificante. Condividere i vari momenti della giornata cominciando la mattina con le Lodi, a me estranee, proseguendo con le varie escursioni in montagna con paesaggi che trasmettono serenità riuscen-do ad immettermi in un clima spirituale intenso, trovando in me terreno fertile. E’ stato molto bello poter pregare ed aver preso l’eucaristia immersi nella natura. Poter vivere tut-ti insieme queste emozioni rendevano il tutto ancora più bello. Ho avuto il piacere di conoscere persone molto prepa-rate che mi hanno trasmesso sicurezza. Persone semplici e piene d’amore, che donavano a chiunque le incontrasse. Ho avuto la possibilità di far parte di questa famiglia, famiglia che ha donato del tempo prezioso, riuscendo a trasmette-re ai bambini non solo un clima sereno ma concretizzando i temi del campo estivo. Non mi aspettavo un’esperienza del genere. Nei giorni passati prima del viaggio a Temù, inter-loquendo con nostro Signore, le confesso che chiesi: “Gesù confido in te fai di me ciò che vuoi”. La risposta è arrivata dopo pochi giorni all’uscita della Messa domenicale, ero molto perplessa, ma decisi di lasciarmi andare. Ne è valsa la pena, sono stata ripagata pienamente. Le mie sensazioni sono state molte: serenità, gioia e devo dire anche un po’ di tristezza quando stavamo tornando... credo che sia fisio-logico. Grazie. Antonella

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9Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Anche quest’estate gli oratori di Salò, Villa e Cam-poverde hanno organizzato un campo estivo ri-

volto ai ragazzi di terza media e delle superiori con l’intento di far trascorrere a noi ed ai nostri accom-pagnatori tre bellissimi ed altrettanto faticosi giorni nel piccolo paese di Provaglio, tra divertimento, cam-minate e riflessioni. Il tema del campo era, appunto,

quello del tesoro prezioso, ispirato alla citazione di Matteo nel suo vangelo: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Proprio rifacendosi al tema del campo i nostri educa-tori hanno deciso di organizzare per noi una grande caccia al tesoro serale per il paese, facendoci impaz-zire in sfide abbastanza fuori dal comune, citando Don Gianluca: “non ho mai visto dei ragazzi nel pie-no della notte inginocchiati per strada a raccogliere graffette”. Il secondo giorno ci ha visti tutti impegnati in una passeggiata in montagna, abbastanza fatico-sa, ma con una bellissima ricompensa sulla cima: il paesaggio, infatti, ha lasciato tutti a bocca aperta. Abbiamo anche avuto la possibilità di parlare con un gruppo di alpini del posto, che ci ha narrato la storia della resistenza partigiana sulle montagne di Provaglio. Per tutte le sfide noi ragazzi eravamo divisi in quattro gruppi, ognuno dei quali portava il nome di un membro della celebre rockband dei Beatles, da qui, quindi, i quattro grandi amici. Questa esperien-za è stata inaspettatamente unica, e mi ha aiutata a stringere nuove amicizie. Alessia D.

“UN TESORO PREZIOSO” Provaglio Vallesabbia, campo estivo 2014

Quattro grandi amici ed un tesoro prezioso

IN.d’E: Insieme d’estate. Durante il mese di luglio la Parrocchia di Salò, come tutti

gli anni, ha organizzato IN.d’E. Ciò che la-scia I’IN.d’E nel cuore di tutti i bambini e ragazzi è un mese di gioco e divertimento all’insegna dell’amicizia. Per noi animatori questa esperienza è una opportunità per stringere nuovi legami affettivi stando a contatto con gli altri, ma soprattutto con i bambini. Fra passeggiate, pomeriggi passati in pi-scina, grandi giochi e gite, anche se con impegno e molte volte fatica, ogni anima-tore e animato hanno potuto riscoprire il valore della fede in Dio, della gratitu-dine, dello stupore, della gratuità e del costruire, virtù che ci hanno accompa-gnato in questo mese. Speriamo che tutto ciò possa rendersi possibile anche l’anno prossimo perché è un aiuto per maturare e crescere. Jessica, Letizia, Oriana, Francesca

Riflessioni sull’IN.d’E. 2014

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10 Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Estate e un valore da non dimenticareUn’estate così non l’avevamo ancora vista: è sembrato che

il cielo non ne potesse più di noi scellerati e ci ha versato addosso le sue lacrime. A parte la battuta, il tempo e la tem-peratura sempre in ribasso hanno messo a disagio molti di noi accantonando giornate in riva al lago o nell’area verde della piscina di Salò. La crisi ha colpito anche il settore turistico, for-se l’unico a dare una prospettiva a noi salodiani e a gran parte dell’Italia. Deve cambiare qualcosa dice la maggior parte del-la gente e si guarda alla politica come al colpevole primario di una situazione che vede il nostro Paese continuamente sull’orlo del baratro finanziario. L’estate è stata anche segnata da fatti di cronaca raccapriccianti segno di un sempre più forte disagio e vuoto interiore. Non ci sono prospettive per il futuro si sente dire, e incolpare, da più parti e allora vale la pena di fare una riflessione, non per insegnare ciò che è giusto o sbagliato, ma per verificare se ognuno di noi fa la sua parte: cercare dentro di sé. Non è facile spiegare cosa significhi, credo che sia la ricerca di tutta la vita, ma anche il punto di partenza per comprenderla, la vita: dare importanza all’interiorità di tutte le cose a parti-re da se stessi. La domanda cui si deve rispondere è: chi sono io? Questo è stato detto dai più grandi pensatori della storia, perché da questo scaturisce la necessità di prendersi la respon-sabilità di ciò che siamo e di cosa facciamo. Parto da me per cambiare la storia e ne prendo la responsabilità. Incolpare gli altri di ciò che ci accade è credere che la nostra vita dipenda da loro, mentre è vero il contrario. Sapere chi sei vuol dire, infine, incontrare Dio, il Creatore che conosce e ci ha fatti per uno sco-po, ed è l’unica cosa che dobbiamo scoprire. Il libero arbitrio è la nostra possibilità di accettare la volontà di Dio o andare per una strada diversa. Il discorso può sembrare in contraddizione, ma è proprio nel comprendere chi siamo che la nostra identità, unica di ognuno, capisce il significato di abbandonarsi al Crea-tore: questo è stato detto da Papa Francesco in Corea a chi gli domandava cosa fare di fronte ad una scelta. Dobbiamo avere fede che dopo il buio, viene la luce e non venir mai meno di guardare a chi lo ha insegnato attraverso tutto il Vangelo. Daniela

Vacanza è dolce far niente?Nei giorni scorsi, parlando tra amici, mi è stata po-

sta questa curiosa domanda… Dunque, nell’attesa di ricominciare le attività Oratoriane e avere quindi un tema più particolare da trattare, ho deciso di fare quattro chiacchiere con voi su questa affermazione, tanto per iniziare! Scrive Saint Exuperie ne “Il picco-lo principe”: “Buon giorno”, disse il piccolo principe. “Buon giorno” disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete... Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. “Perché vendi questa roba? Disse il piccolo principe. “È una grossa economia di tempo”, disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatrè minuti alla settimana”. “E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minuti?” “Se ne fa quel che si vuole…” “Io”, disse il piccolo princi-pe, “se avessi cinquantatrè minuti da spendere, cam-minerei adagio adagio verso una fontana…” Non è proprio questo il tempo della vacanza? Sono convinto che il tempo della vacanza non sia il tempo del “dolce far niente”. Questo sarebbe tem-po sprecato, sarebbe un “agire da sciocchi!”. Esso invece è il tempo nel quale ciascuno esprime ciò che cerca veramente, il proprio desiderio di infinito. È il tempo nel quale si possono rinsaldare amicizie tra-scurate durante l’anno, si possono leggere libri or-mai sepolti da polvere, si possono fare quattro pas-si senza l’assillo di essere in ritardo. È il tempo nel quale ci si può soffermare ad osservare le persone, il loro comportamento, a volte la loro frenesia… il tempo della vacanza è, per me, il tempo più “nobile” che abbiamo a disposizione. Nella Genesi troviamo scritto: “Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavo-ro che egli creando aveva fatto”. Ho focalizzato l’attenzione su queste parole: consa-crò e cessò ogni lavoro. Non dice che Dio non fece niente. Secondo i Padri della Chiesa in quel giorno Dio crea la contemplazione. Dedica cioè del tempo ad osservare e gustare ciò che aveva compiuto ren-dendolo così sacro mediante il suo sguardo… non è proprio fare niente! È pertanto la vacanza il tempo nel quale riscopri la tua sete di amicizia, di silenzio, di amore vero, di famiglia, di preghiera, di verità dei rapporti, di dedizione di sé, del gusto delle cose, in-somma… di Dio. Vi confido che anch’io in questa bizzarra estate sa-lodiana, avendone avuto la possibilità, ho cercato di dare il giusto valore a ciò che ritenevo significativo per la mia vita, e con la calma necessaria verso di esso mi sono incamminato, sperando di incontra-re a quella fontana Gesù Cristo che mi attendeva! Don Gianluca

CATECHISMO in atto da ottobre a giugno:Catechisti (Magistero) mercoledì: ore 20,45Elementari martedì: ore 16,30 - 18,00 giovedì: ore 16,30 - 18,00 sabato: ore 10,00 -11,30 Medie (1ª e 2ª) martedì ore 18,15 -19,303ª med. - Adolescenti domenica ore 18,15 - 20,15 5ª sup. e giovani venerdì ore 20,45 -21,45Catechesi per adulti mercoledì: ore 20,45

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Non sapevamo a cosa andavamo incontro, quan-do più di un anno fa abbiamo scelto di parteci-

pare alla route nazionale 2014, evento che non si ripeteva dal 1986, non sapevamo ancora di essere 30 mila, 30 mila ragazzi insieme per un unico sco-po: liberare il futuro.La nostra route è cominciata alla stazione di Desen-zano, dove abbiamo accolto coloro che hanno con-diviso con noi tutta la route e tutte le emozioni che abbiamo provato, ogni singolo momento di fatica, ogni passo, ogni goccia di pioggia, e ogni meritato “riposino”. Durante le serate il rischio di annoiarsi non esiste-va, grazie alla simpatia e alla continua voglia di di-vertirsi, del gruppo del Teano, Campania; durante le salite più ripide anche chi si trovava in difficoltà, vinceva la fatica grazie all’esempio del Modigliana, Emilia-Romagna, infine ma non per importanza c’e-rano «I sette della Sicilia» che nonostante il poco fiato e il caldo, erano sempre pronti a fare due chiacchiere e scherzare. Abbiamo fatto un percorso di strada durato cinque giorni, durante il quale abbiamo potuto ammirare le bellezze del nostro lago, passando da Cisano, S. Michele, Monte Spino, Navazzo e per ultimo Tosco-lano. Ed è stato incredibile come la stanchezza e le difficoltà a volte possono fare unire persone che a malapena conoscono il loro nome e con che sem-plicità queste ti rimangono nel cuore.Quando da Toscolano abbiamo preso il pullman per S. Rossore (Toscana), non eravamo ancora con-sapevoli che il bello doveva ancora venire. Arrivati in questa radura immensa, con le nostre

tre piccole tende, stavamo contribuendo a creare quella che sarebbe stata una vera e propria “Città delle tende”, il nostro era il quartiere della Gioia e qui abbiamo vissuto per cinque indimenticabili giorni con altre 6 mila persone, provenienti da tut-ta Italia.Viene difficile raccontare tutto quello che abbiamo vissuto e provato in questi pochi ma intensi gior-ni; come si può riuscire a descrivere la felicità di 30 mila sguardi che si incrociano, l’intesa che si costruisce per raggiungere uno scopo comune, le emozioni che ti fanno vibrare il cuore, ma che per forza devi lasciare in balia dell’universo. Ora siamo a casa, il rumore che si sente è quel-lo della strada, del traffico, possiamo finalmente mangiare seduti con le gambe sotto al tavolo e fare una bella doccia calda. Noi in realtà vogliamo le vesciche, il mal di spalle, la meta che non si raggiunge più, l’acqua che ti entra anche negli scarponi, la sveglia all’alba, le voci che si uniscono diventando una sola. Siamo lontani chilometri da quelle persone che hanno reso ancor più speciale questa esperienza, ma siamo vicini con il cuore e dentro di noi cresce il desiderio di rincontrarsi per poter rivivere almeno in parte questa esperienza. È ora di disfare gli zaini, ma certe cose non sono da lavare, rimarranno intrappolate in qualche tasca segreta, come i ricordi stampati nella nostra mente come fotografie.Il viaggio in concreto è finito, ma il bagaglio pieno di esperienze, conoscenze, emozioni e sensazioni rimarrà per sempre nostro compagno di strada.

Marta & Flora

Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Liberiamo il futuro dal nostro presente

Infatti è qui che tutti abbiamo lasciato il cuore.

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12 Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

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A l Lucone di Polpenazze, fine giugno. Per appropriarsi delle giornate esti-

ve che fanno corona al solstizio occorre immergersi, durante le ore più calde, nelle colline moreniche della Valtenesi. Capita, allora, di gustare la stagione cal-da come una bibita fresca nel bel mezzo del solleone; ed anche di inebriarsi del profumo intenso dei fiori di campo, dei tigli, delle robinie e della polvere che sale dalle stradette riarse dal calore.Le colline che fanno corona al lago boni-ficato da mani operose sono sfavillanti nel verde e nel color oro dei campi im-bionditi dal sole. Sono dolci e morbide come il corpo di una madre. Esse appa-iono come onde di un mare preistorico, subitamente solidificate alle parole del Creatore.Percorro il viottolo che conduce al can-tiere ove sono in atto, da tempo, scavi minuziosi alla ricerca delle tracce di una

passata civiltà. C’è un grande silenzio a quest’ora. Il sole percorre gli ultimi gradi fino a raggiungere lo zenith: da lassù fa calare un trionfo di luci e di colori. Chiu-do gli occhi, come quando ero bambino, ma la luce rossastra filtra attraverso le palpebre abbassate. È finalmente esta-te: interamente mia in questa solitudi-ne.Cammino lentamente e mi si disvela un mondo affascinante: le more acerbe e dure tra i rovi e le ciliege selvatiche luc-cicanti come gioielli. I girasoli non sono ancora in fiore ma lo stelo, forte e robu-sto, già sorregge le corolle pronte a di-schiudersi. Rimango incantato dinnanzi al tronco di un vecchio gelso; è segnato e contorto e come impietrito dagli anni. Quante gelide notti e quante giornate infuocate sono passate sulla sua cortec-cia raggrinzita?Anche la terra, argillosa e dal color del

ferretto, mostra le sue crepe come ru-ghe sul nobile viso di un’anziana ma-trona. All’apparenza essa è povera ed arida; eppure -- mi sovviene -- è carica di fecondità e di vita. Sulle viti sono ap-parsi grappoli piccoli ma perfettamente formati. Gli acini sono minuti, duri e co-minciano ad annerire: come una gravi-danza che si inarca cibandosi del sole e del calore dell’estate. In autunno – se la stagione sarà stata propizia – partorirà la vendemmia.Odo unicamente le voci dei merli e dei fringuelli. I loro echi si rincorrono da un capo all’altro della corona di colli-ne. Una gazza fugge da una siepe, in un frullio d’ali. È un’ora di luce trionfante, costellata da grosse nubi grigie e risuo-nante dal ronzio di mille insetti.Ho visto il cantiere: ben recintato e pro-tetto. Ritornerò quando sarà animato dall’opera di coloro che sono interessati alle radici della nostra storia. Chiederò a Gabriele – deus et machina dell’opera-zione – di accompagnarmi.Mentre torno verso l’automobile, par-cheggiata sulla strada asfaltata, avverto la sete che mi riarde la gola. Mi sfiora una folata di vento, a scompigliare le chiome degli alberi. Mi fermo: se co-noscessi il loro linguaggio potrei com-prenderne il messaggio. Chissà! Il vento agita le piante di granoturco, già alte, facendole vibrare in una gamma infinita di verdi.In quest’ora calda, con la terra che scotta, questa giornata di fine giugno mi appare come un miracolo. E, nel silenzio, mi giunge la testimonianza, misteriosa e tuttavia evidente, della mano del Creatore.

Il miracolo dell’estate fra le colline della Valtenesi

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

DOMANDA: come si pagherà la Tasi a Salò? RISPOSTA: per far pagare la TASI i Comuni potrebbero inviare bollet-tini precompilati in modo da agevolare l’adempimento. Tuttavia la stragrande maggioranza dei contribuenti, almeno quest’anno, dovrà calcolare e compilare da sé i modelli di pagamento F24 poiché gran parte dei Comuni - e fra di essi anche Salò - non possiedono tutti i dati aggiornati necessari al calcolo dell’imposta. Ricordiamo le caratteri-stiche della tassa a Salò: aliquota del 2,5 per mille per le abitazioni principali classificate nelle categorie A2-A3-A4-A5-A6-A7 e relative pertinenze classificate nelle categorie C2 (soffitte, cantine, magazzini), C6 (box auto) e C7 (tettoie e posti auto) nella misura massima di 1 per ogni categoria (quindi per gli immobili esenti ai fini IMU). Si applicano le seguenti detrazioni: Euro 200,00 per l’unità immo-biliare adibita ad abitazione principale e per le relative pertinenze. Euro 50,00 di maggiorazione della detrazione sopra indicata, per ogni figlio di età non superiore a 26 anni, purché dimorante abitualmente e residente anagraficamente nell’unità immobiliare adibita ad abita-zione principale fino ad un massimo di 400,00 Euro. Le scadenze per il versamento dell’acconto e del saldo della TASI 2014 sono le seguen-ti: ACCONTO 50% entro 16 ottobre, SALDO 50% entro 16 dicembre 2014. Pagamento con Mod. F24 indicando il codice catastale del Co-mune di Salò che è H717 ed utilizzando il seguente codice tributo TASI: 3958 abitazione principale. Per informazioni e compilazione ci si può rivolgere ai CAAF o vedere il “sito internet” del Comune.

DOMANDA: i pensionati hanno diritto al bonus di € 80?RISPOSTA: generalmente i pensionati e gli incapienti (cioè coloro che non pagano tasse a causa di redditi troppo bassi) sono stati esclusi dall’erogazione del bonus fiscale. Le Organizzazioni Sindacali ritengono che, non appena si troverà la copertura della spesa,dovrà essere colmata questa palese ingiustizia e stanno premendo perché ciò avvenga al più presto. Speriamo bene!

DOMANDA: come funzionerà il nuovo Servizio Civile Nazionale? RISPOSTA: il Governo Renzi si propone di rilanciare il volon-tariato quale componente fondamentale del nuovo welfare in una società sempre più anziana. L’articolo 5 di una recente Legge Delega affida al Governo, tra l’altro, il compito di pro-cedere al riordino e alla revisione dell’attuale disciplina del servizio civile finalizzata all’istituzione di un servizio civile nazionale universale. Il nuovo SCN per i primi 3 anni do-vrebbe includere al massimo 100 mila giovani tra i 18 e i 28 anni ed avere una durata di 8 mesi, prorogabili al massimo di altri 4. Al servizio, che ovviamente interessa entrambi i sessi, potranno partecipare anche gli stranieri. Due importanti nuove sottolineature: La prima, deve essere definito lo “status giuridico dei giovani ammessi al servizio civile universale, prevedendo l’instaura-zione di uno specifico rapporto di servizio civile non assimila-bile al rapporto di lavoro, con previsione della non assogget-tabilità della prestazione ad alcuna disposizione fiscale o tri-butaria”. È previsto un piccolo stipendio (433 euro al mese). La seconda: vengono riconosciute e valorizzate le competen-ze acquisite durante l’espletamento del servizio civile univer-sale in funzione del loro utilizzo nei percorsi di istruzione e in ambito lavorativo civile. Significa che i volontari potranno godere di benefit quali ad esempio crediti formativi universi-tari; tirocini universitari e professionali; riconoscimento delle competenze acquisite durante l’espletamento del servizio. Poi, per facilitare loro l’ingresso nel mercato del lavoro, ver-ranno stipulati accordi con le Regioni e le Province autono-me, con le Associazioni di categoria degli imprenditori e con le associazioni delle cooperative e del terzo settore. Sarà an-che possibile svolgere un periodo del servizio in uno dei Paesi dell’Unione Europea, purché abbiano anche essi Il Servizio civile volontario in regime di reciprocità. Non resta che at-tendere la piena entrata in vigore della normativa e i relativi “bandi” regionali.

La Chiesa ritiene da sempre che l’agire economico non sia da considerare antisociale. È certamente vero che il mercato può essere orientato in modo negativo non perché sia questa la sua natura, ma perché una certa ideologia lo può indirizzare in tal senso……. Infatti, l’economia e la finanza, in quanto strumenti, possono esser mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. Così si può riuscire a trasformare strumenti dì per sé buoni in strumenti dannosi. Ma è la ragione oscurata dell’uomo a produrre queste conseguenze, non lo strumento dì per sé stesso. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l’uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale. Caritas in veritate, 36

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

Lontani ma viciniDopo le notizie su giornali e telegior-nali di sbarchi e di viaggi della spe-ranza, di morti e di sopravvissuti, ho cercato sul vocabolario la definizione di clandestino per meglio capire cosa significhi nella lingua italiana questo termine e, con mio stupore, ho sco-perto che per clandestino si intende: “Che è fatto di nascosto, e si dice per lo più di cose fatte senza l’approva-zione o contro il divieto delle autori-tà” (Treccani online).Cercando tra i sinonimi ho trovato: “nascosto, segreto, irregolare, pas-seggero non autorizzato …”.Il pensiero associa immediatamen-te questi termini agli sbarchi sulle spiagge di Lampedusa piuttosto che al naufragio delle carrette del mare e in generale al fenomeno dell’immi-grazione che dal sud del mondo porta milioni di esseri in cerca di un futuro migliore, rischiando spesso la vita pur di trovarlo e fuggire da condizioni di miseria.Sono comunque in aumento anche le persone che fuggono dal proprio Paese perché perseguitate per moti-vi di razza, di religione o per le idee politiche e chiedono la protezione di Paesi dove vige la libertà, il rispetto dei diritti civili e la democrazia.Insomma la clandestinità è un feno-meno in repentino aumento e sem-bra che allo stato attuale non vi siano modi alternativi ed efficaci per limi-tarla e, secondo la definizione del di-zionario, è un concetto molto esteso, che porta a tante riflessioni.Tempo addietro una persona, grande produttore di castagne, mi ha rac-contato che la scorsa stagione il suo castagneto, uno dei più belli dell’Alto Garda, aveva prodotto meno della

metà rispetto all’an-no prima, ma che se raffrontato con la pro-duzione di dieci anni addietro la stessa era stata di gran lunga in-feriore anche a quella percentuale. In poche parole: “un disastro”. Ma quali le cause gli domandai e costui mi raccontò una storia di clandestini che, vi devo confessare, mi annoiò al punto tale che per parecchio tempo ho cercato di evitarlo per non ritornare sulla questione. Eppure quell’argomento è attuale e se devo essere sincero, parla di clandestini, di clandestinità e di soggetti indesi-derati che non si sa come fermare, di prevenzione sbagliata o inefficace. Insomma dello stesso argomento del nostro trattare di oggi.I soggetti, forse lo avete intuito, non sono esseri umani sbarcati sulle spiagge italiane dopo aver pagato in-genti somme di denaro e attraversato deserti per mesi, ma insetti prove-nienti da altre parti del mondo, come la Cinipide del castagno, trasportati loro malgrado da prodotti commer-cializzati in un mercato sempre più globale, dove più nulla è come prima.La globalizzazione quindi non si limita solo allo scambio delle merci, ma an-che a quella di animali, insetti, batte-ri, minacciando le specie endemiche (quelle del posto), l’agricoltura e la biodiversità.Non esistono più barriere naturali che siano di ostacolo a questi flussi, né montagne né deserti, tantomeno mari e oceani, basti pensare al pro-duttore di castagne alle prese con il

“Cinipide galligeno”, questo il nome del clandestino che lo assilla, che altro non è che una piccola vespa dall’aspetto indifeso e difficilmente visibile ad occhio nudo, che misura 3 millimetri e che sta devastando interi castagneti, che ha superato le Alpi e sta proliferando sia in Svizzera che in Germania e, per usare un termine già utilizzato è: “un disastro”. Se mi è concesso il linguaggio: “di questi clandestini ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti”; come la “Pi-ralide” che invece è un piccolo bruco verde e nero e che attacca il Bosso, mentre lo “Scolitide” è un fungo di origine asiatica trasmesso da un cole-ottero che ha fatto quasi scomparire l’Olmo fin dai primi anni del secolo scorso, poi c’è il “Tarlo asiatico” che è arrivato dentro il legno dei pallet del-le merci trasportate con le navi prove-nienti dall’Asia. E poi ci sono quelli di vecchia gene-razione, ormai a noi familiari ma un tempo clandestini, come la “Dorifo-ra”, arrivata in Europa dall’America con la diffusione delle patate e che ormai fa parte del quotidiano sulle fo-glie di questo ortaggio.

Clandestini...

Il futuro di oggiL’insieme di questi problemi ha portato la scienza a studiare modi efficaci e possibilmente non dannosi alla salute dell’uomo per contrastare questo tipo di clandestinità, ecco allora che uno studio sul “moscerino della frutta” e più precisamente sulle sue larve, da parte di ricercatori dell’Università della California, ha permesso di individuare molecole che consentono all’insetto di percepire il tocco sulla pelle, in poche parole di sentire le carezze.Questo studio, che aveva naturalmente altri scopi, si sta dimostrando uti-le per le cure parentali e del sistema sensoriale, perché si è esteso anche alle fibre nervose periferiche che dipartono dal midollo spinale e che hanno terminazioni in tutto il corpo degli esseri umani e che porterà sicuramente benefici a tutti.Ma guarda un po’, dovevano arrivare i clandestini per studiare queste cose. E se domani dovessi incontrare l’amico delle castagne, gli racconto tutta questa storia? Credo che molto più sinteticamente mi affiderò ad una frase di Muriel Barbery che ha scritto: “Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita”. Così, forse, non lo annoierò.Cinipide del castagno

“Dorifora della patata”

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15Scuola paritaria cattolica

a cura della Scuola “E. Medi”

Ogni nuovo anno scolastico per l’Istituto Enrico Medi è una nuova sfida: forti del consenso che,

ogni anno di più, accompagna il nostro lavoro e dei risultati brillanti che lo sostengono, affrontiamo ogni nuovo anno scolastico con nuove idee e nuovi proget-ti, che rendano l’offerta formativa della nostra scuola completa e competitiva.Tra le novità proposte, a partire da settembre, e che hanno incontrato subito il favore delle famiglie, è il potenziamento sportivo introdotto a partire dalle classi prime dei nostri Licei. Il mercoledì pomeriggio di quest’anno scolastico, per un numero massimo di 25 studenti delle tre prime liceo, sarà infatti dedicato alla pratica sportiva, integrata da lezioni di diritto ed economia dello sport, che rendono la proposta alta-mente qualificata. Gli allievi si dedicheranno, nei di-versi bimestri, alla scherma, al nuoto e al cayak, con istruttori federali, interni alla scuola o provenienti da società esterne convenzionate con la stessa. Il livello qualitativo delle lezioni sarà dunque elevato, mirato all’obiettivo finale (al termine del percorso liceale) del conseguimento di certificazioni ufficiali, quali il brevet-to di assistente ai bagnanti o di arbitro.Questa particolare attenzione allo sport, che avvicina ancora di più la nostra scuola a modelli stranieri, non è riservata però solo agli studenti che scelgano il poten-ziamento sportivo: infatti, anche nelle ore curricolari sono da sempre particolarmente coltivate le discipline del basket e del volley, grazie alla competenza dei no-stri insegnanti di educazione fisica, allenatori federali.Siamo infatti profondamente convinti dell’importanza della pratica sportiva per formare i giovani, non solo sul piano fisico, ma anche su quello del carattere: educare alla disciplina, all’impegno, all’accettazione di regole condivise e, negli sport di squadra, la collaborazione è fondamentale per la costruzione di una personalità completa. Che sia la scuola a fornire questo ricco baga-glio ci sembra un obiettivo importante.

Si ricomincia…

L’Istituto Enrico Medi, d’altra parte, continua lungo la strada intrapresa già da molti anni, per quanto

riguarda la competenza linguistica degli studenti, sia della scuola media che del liceo: l’Istituto offre infatti ai propri studenti la possibilità di frequentare, all’in-terno della scuola, corsi in lingua francese, tedesca e spagnola, oltre ovviamente all’inglese, in preparazio-ne agli esami di lingua dei vari enti certificatori: DELF, TRINITY, KET, PET, GOETHE , FIRST, DELE. La frequenza a molti di questi corsi è allargata a tut-ta la classe, ma si lascia scegliere allo studente se so-stenere o meno l’esame finale. Così facendo, il livello linguistico medio delle classi si sta gradualmente in-nalzando e gli studenti si esercitano in maniera siste-matica nelle diverse lingue straniere, per affrontare con sicurezza l’Esame di Stato ed un eventuale test d’ingresso universitario: e i primi risultati si stanno già cogliendo! Gli alunni del triennio proseguono tutti le lezioni set-timanali con le docenti madrelingua, in modo da po-tenziare al massimo le abilità del parlato e dell’ascol-to, attraverso approfondimenti relativi al programma di letteratura, a temi di attualità, cultura generale, ci-viltà. Per il liceo linguistico, invece, si mira ovviamen-te a potenziare anche le abilità di scrittura, attraverso esercitazioni guidate.La maggior parte di queste lezioni sono tenute da docenti madrelingua, così come madrelingua sono le docenti dei due nuovi corsi introdotti da quest’anno: il russo e il cinese mandarino, due lingue non solo parlate da un altissimo numero di persone al mondo, ma capaci, soprattutto, di aprire importanti porte del mondo globalizzato.È questa la nuova sfida raccolta dall’Enrico Medi, una scuola sempre aperta al nuovo che avanza, sempre attenta e pronta a rispondere alle richieste delle fa-miglie.

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16 Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

Anniversari di Settembre

CARZERI GLORIETTA in Andreattaamata – amando – visse

Da tre anni non sei più con noi ma il tuo ricordo èvivissimo nei nostri cuori. In suffragio una S. Messa

sarà celebrata nella Chiesa di S. Giuseppe venerdì 19 settembre alle ore 17,30.

-------------------------------------------------------------------------------9 – 9 – 2011 9 – 9 – 2014

... là dove udrò il canto di lode e contemplerò le tue delizie... (S. Agostino)

Nel terzo anniversario della morte di

ANGELO (LINO) ROSSATI i familiari lo ricordano con grande nostalgia. ------------------------------------------------------------------------------- Nel terzo anniversario della morte di

ORIO ITALOSei sempre nei nostri cuori, ti ricordiamo nella pre-ghiera e con tanto affetto.La moglie Mary con le figlie Simonetta e Patrizia comu-nicano che una S. Messa in suffragio verrà celebrata venerdì 19 settembre 2014 alle ore 18,30 nella Cappel-la del Duomo di Salò.

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LE WEEK END ovvero quando il rivivere i ricordi rischia il pateticoTrent’anni dopo: stessa città, stesso albergo“Le Week End” è un film del regista Roger Michell presentato al Cristal nella sezione Cineforum prima della chiusura estiva. Esso da una piena dimostrazione (se ancora ce ne fosse bisogno) di come il voler rivivere oggi situazioni vissute una trentina di anni prima ma con la mente non atta a valutare le situazioni di oggi assume aspetti patetici se non ridicoli. Due insegnanti inglesi Nick (attore Jim Broadbent) e Meg (attrice Lindsay Duncan) vogliono ritornare a Parigi ove ben trent’anni prima hanno so-stato durante il loro viaggio di nozze sperando così di rivitalizzare il loro rapporto matrimoniale ormai ridotto a poco più della semplice convi-venza sotto lo stesso tetto. Approdano così al loro vecchio albergo in Montmartre che tale è come era allora: scomodo e privo di ascensore per raggiungere la loro camera di allora situata ai piani alti. Ma le gambe e la tonicità fisica non sono più quelli di trent’anni prima e allora perchè non andare nell’albergo a cinque stelle e farsi assegnare magari una sui-te? Tanto fa la coppia animata da un principio di sfida alle regole.

Le regole servono per essere infranteQuesto aspetto costituisce un elemento che condividono così, invece di comportarsi normalmente e vivere l’occasione in base alle loro possibi-lità economiche, si cimentano in iniziative improntate ad eludere quel-la regola principale che consiste nel pagare i servizi che ordini. I due coniugi vogliono vivere un week end da leoni consistenti in albergo a cinque stelle e pasti a champagne ben consci che con le loro disponibilità economiche a mala pena possono permettersi il soggiorno in una pen-sione a prezzo tutto compreso. Ed ecco che dopo la cena in un lussuoso ristorante al momento di pagare il conto i due se la danno a gambe alla chetichella infilando lui l’uscita normale e lei l’uscita di servizio che ap-proda vicino al deposito rifiuti. Ma questo è solo il preludio. Al momento di lasciare l’albergo apprendono dal direttore che i loro passaporti sono chiusi in cassaforte dato che la loro carta di credito presenta un contenu-to insignificante, forse sufficiente per pagare le prime colazioni.

Fine di un week end da leoniLa loro fortuna è quella di aver ritrovato a Parigi un amico comune il quale avrà senz’altro provveduto a saldare il conto dell’albergo e a far capire loro che certe azioni compiute da una coppia giovane rischiano il biasimo ma se messe in opera da due attempati coniugi rischiano il patetico come la fine del loro week end. Lamberto Dondio

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

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Celebriamo l’EucaristiaIl senso autentico dei riti: per comprendere e celebrare bene l’Eucaristia, vertice del culto cristia-no, rito al quale il popolo di Dio maggiormente par-tecipa e dal quale attende alimento e speranza.

Celebrare non è eseguire. “L’adozione dei nuovi libri e dei nuovi riti non è sempre stata accompagna-ta da un proporzionato rinnovamento interiore nel vivere il mistero liturgico e da quell’aggiornamento culturale, teologico e pastorale che la riforma avreb-be invece richiesto; talvolta si ha l’impressione che un nuovo formalismo, forse meno appariscente, ma ugualmente infecondo e illusorio, stia sostituendo-si all’«antico» (rinnovamento liturgico in Italia n.3). Sino al Concilio infatti si era abituati ad eseguire ma-tematicamente, non a celebrare. La rigida e predeterminata struttura di tutti i mini-mi gesti aveva dato origine ad una mentalità sem-plicemente esecutiva. Ora se questa poteva essere sufficiente in una struttura rigidamente fissata e che come tale aveva una sua affascinante solennità, seb-bene non conforme all’originaria identità del culto cristiano, nella nuova struttura, che intende ripor-tare la liturgia all’originale simbolismo che si fonda unicamente sulla verità dei segni, la semplice e pe-dissequa esecuzione non solo non è sufficiente, ma addirittura banalizzante!È assolutamente necessario dare ai segni il giusto contesto affinché possano esprimere al massimo la loro forza significativa. Un pezzo di pane butta-to sul tavolo in un sacchetto di plastica dice niente! Un pane posto in un cesto al centro di una tavola imbandita diventa segno di convivialità e di festa…. Se poi il cesto di pane è posto accanto ad un altro cesto con dell’uva, su un altare o a fianco di un ta-bernacolo, allora diventa una chiara evocazione della celebrazione eucaristica. Ciò dimostra che è il contesto che conferisce agli oggetti e ai gesti di diventare segni più o meno significativi! Se manca questa sensibilità e competenza è inevitabile che la liturgia si banalizzi e perda la sua forza comunicati-va tanto sottolineata e desiderata dalla Costituzione Liturgica (n.33).

Il progetto e il programma hanno bisogno di una re-gia. I riti liturgici pubblicati nei libri ufficiali costituisco-no il programma da attuare; rappresentano, in altre paro-le, l’autorevole e saggia pro-posta che la Chiesa presenta tenendo conto della tradi-zione e dell’ortodossia. Una proposta che però potrebbe diventare materiale ripeti-zione di gesti e parole, che, perduto il contesto fascinoso e misterioso delle antiche ru-briche medievali, rischiano di trovarsi come perle buttate ai…. porci!È quindi necessario in primo luogo leggere e approfondirne le premesse teologico-pastorali che oggi precedono ogni singolo rito. Non si tratta più, come prima del Concilio, di semplici rubriche cerimoniali. Esse sono vere e proprie indicazioni per capire il senso e il valore dei riti proposti. Ora se non si conosce il progetto non è assolutamente possibile dare il giusto valore ai singoli riti. Succede così che il canto del “Glo-ria” soffochi ogni rito di accoglienza e umigli la liturgia penitenziale, poiché si dimentica o non si sa che lo scopo dei riti introduttivi della messa è di predisporre gli animi all’ascolto della parola di Dio (IGMR n24).Succede pure che nella celebrazione dell’Eucaristia si sopravvaluti la commistione del frammento di pane nel vino, recitando ad alta voce, contrariamente a ciò che dice il messale, la formula che l’ac-compagna, mentre si compie quasi di nascosto la frazione. Oppure si accentua fortemente l’ostensione del pane e del vino dopo il racconto della cena e poi si minimizza l’importante eleva-zione al termine delle preghiera eucaristica. Ciò avviene perché non si ha ben chiaro il progetto, il senso autentico dei riti. È soltanto la chiarezza del progetto che conduce ad un’adeguata regia o realizzazione del programma in quel giusto contesto che fa sì che i segni importanti diventino anche i più eloquenti. La ce-lebrazione dell’Eucaristia è il vertice del culto cristiano; il rito al quale il popolo di Dio maggiormente partecipa e dal quale attende alimento e speranza.

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Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

Un festival all’insegna della continuitàL’evento “ESTATE MUSICALE DEL GARDA” Gasparo da Salò è giunto alla 56a edizione. Già questa ininterrotta continuità è un sicuro biglietto da visita testimoniante la vitalità dell’iniziativa culturale che ogni Amministrazio-ne del Comune di Salò ha ritenuto sempre determinan-te nel panorama delle manifestazioni della città. La presente edizione riveste una speciale particolarità per la varietà di composizione del cartellone che accan-to alla tipologia della musica classica ha inserito eventi di musica diversa da quella classica anche se i brani pro-posti sono ormai dei classici nel loro genere. Tutte le serate hanno trovato svolgimento in Piazza del Duomo salvo quella della “PREMIATA FORNERIA MAR-CONI” per la quale la collocazione era stata individuata in Piazza Vittoria.

Omaggio alle musiche “jazz” e “country”La serata di apertura di domenica 20 Luglio ha avuto come protagonista il “REGINA CARTER QUINTET” e ha dimo-strato agli spettatori come il violino nelle mani di Regina Carter, che ha eseguito un programma di musica jazz e country, sia uno strumento che si inserisce perfettamente nell’orchestra sinfonica, ma anche in tanti altri generi mu-sicali purchè sia affidato a veri musicisti. Regina Carter è considerata la violinista jazz al top mondiale e nel concerto del 20 luglio, affiancata da esecutori di fama quali Marvin Sewell alla chitarra, Will Holshouser alla fisarmonica, Chris Lightcap al contrabbasso e Alvester Garnett alla batteria e percussioni ci ha fatto rivivere la musica popolare del pro-fondo Sud degli Stati Uniti prendendo spunti anche dalla sua tradizione di famiglia mediante rivisitazione di brani del folclore dell’Alabama che suo nonno ascoltava e can-ticchiava. Indubbiamente la dotazione strumentale del quintetto e dialoghi musicali tra violino e fisarmonica hanno contribuito a rendere vivi i brani ai quali il quin-tetto aveva contribuito con notevoli apporti di arran-giamento.

Estate musicale in piazza Duomo

L’Orchestra a fiati e il violoncelloL’Orchestra di fiati “GASPARO DA SALÒ” è ormai ospite fisso del car-tellone dell’Estate Musicale del Garda e ha consolidato la modalità dell’evento con cui si presenta agli spettatori: esecuzione di brani del suo repertorio in formazione di sola orchestra a fiati ed esecu-zione di lavori valorizzanti strumenti ad arco, in brani possibilmente composti per orchestra a fiati, accompagnando solisti di fama. An-che quest’anno ha dato ampie dimostrazioni delle sue possibilità sotto la direzione del suo maestro stabile Andrea Oddone. Dopo aver contribuito, in passate edizioni, a presentare il violino come protagonista, è stato il turno del violoncello. È stata scelta una delle opere più rappresentative del compositore Friedrich Gulda: il Con-certo per violoncello e orchestra a fiati.

SILVIA CHIESA è una violoncellista la cui bravura è conosciuta a livel-lo nazionale ed internazionale; a lei è stata affidata l’esecuzione del concerto di Gulda. Abbiamo potuto notare la perfetta interazione tra solista e orchestra a fiati e come lei si trovasse a suo agio. Alla fine, alla inevitabile richiesta di bis, che avrebbe potuto benissimo eseguire da sola per dimostrare le sue doti di virtuosa, dopo aver af-fermato che è stato un piacere suonare con una formazione di otto-ni quale quello dell’Orchestra a fiati Gasparo da Salò, volle eseguire il bis unitamente all’orchestra. Non minore successo e approvazione degli spettatori rispetto al brano di Gulda hanno ricevuto le due suc-cessive esecuzioni dell’orchestra a ranghi completi: “Jazz Suite n. 2” di Dimitri Shostakovich e “El Camino Real” di Alfred Reed. Si tratta di due brani di notevole effetto sonoro. Nel comporre la “Jazz Suite n. 2”, infatti, il compositore russo volle collegare in un insieme armoni-co altri pezzi da lui ideati in maniera tale da formare un contenitore che li presentasse nella forma di quella tipologia musicale. Non di minore effetto è “El Camino Real”. Doveva trattarsi di un brano spe-ciale: fu commissionato ad Alfred Reed da un tenente colonnello della riserva dell’aeronautica militare americana per il corpo bandi-stico di una base della stessa. Il lavoro venne completato nel 1985 e porta il sottotitolo “Una fantasia latina”; del latino mantiene infatti i caratteri cari ai suonatori di flamenco e della tradizione spagnola. Nella prossima uscita de “IL DUOMO” commenteremo gli altri even-ti dell’Estate Musicale del Garda.

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

Papa Francesco dal 13 al 18 agosto si è recato pellegrino

nella terra di Corea. All’udienza generale di mercole-dì 20 agosto, parlando di questo viaggio intercontinentale ha det-to: “Ho potuto visitare una Chie-sa giovane e dinamica, fondata sulla testimonianza dei martiri e animata da spirito missionario, in un Paese dove si incontrano antiche culture asiatiche e la perenne novità del Vangelo: si incontrano entrambe”.Due sono stati i momenti princi-pali, Papa Francesco ha beatifi-cato 124 Martiri e l’incontro con i giovani dell’Asia in occasione della loro sesta giornata. Inten-so programma e ricco di incontri ai quali il Papa non si è sottratto secondo il suo stile di pastore.

Sempre nell’udienza generale il Papa ha ricordato le origini della Comunità cattolica in terra di Co-rea: “In quella terra la comunità cristiana non è stata fondata da missionari, ma da un gruppo di giovani coreani della seconda metà del 1700, i quali furono af-fascinati da alcuni testi cristiani, li studiarono a fondo e li scelsero come regola di vita. Uno di loro fu inviato a Pechino per ricevere il Battesimo e poi questo laico battezzò a sua volta i compagni. Da quel primo nucleo si sviluppò una grande comunità, che fin dall’inizio e per circa un secolo subì violente persecuzioni, con migliaia di martiri. Dunque, la

Chiesa in Corea è fondata sulla fede, sull’impegno missionario e sul martirio dei fedeli laici”. Fatto che ha colpito particolarmente Papa Francesco. Incontrando i leader dell’Aposto-lato laico, il 16 agosto, conside-rando l’origine di quella comu-nità cristiana, ha detto: “Questa preziosa eredità si prolunga nel-le vostre opere di fede, di carità e di servizio. Oggi, come sempre, la Chiesa ha bisogno di una te-stimonianza credibile dei laici. Sappiamo che vi è un’unica mis-sione della Chiesa di Dio, e che ogni cristiano battezzato ha un ruolo vitale in questa missione. I vostri doni di laici, uomini e don-ne, sono molteplici, e vario è il vostro apostolato, e tutto ciò che fate è destinato alla promozione della missione della Chiesa, assi-curando che l’ordine temporale

sia permeato e perfezionato dal-lo Spirito di Cristo e ordinato alla venuta del suo Regno”. Ha sottolineato, inoltre, il fon-damentale ruolo della famiglia nella missione della Chiesa: “In un’epoca di crisi della vita fami-liare le nostre comunità cristia-ne sono chiamate a sostenere le coppie sposate e le famiglie nell’adempiere la loro missione nella vita della Chiesa e della so-cietà. La famiglia rimane l’unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini im-parano i valori umani, spirituali e morali che li rendono capaci di essere dei fari di bontà, di inte-grità e di giustizia nelle nostre comunità”.

Papa Francesco pellegrino in Corea

Nell’omelia pronunciata durante la beatificazio-ne di Paul Yun Ji-Chung e 123 Compagni marti-

ri, Papa Francesco ha indicato quale eredità lascia ai cristiani di oggi l’esempio dei martiri: “L’esem-pio dei martiri, ci insegna l’importanza della cari-tà nella vita di fede. Fu la purezza della loro testi-monianza a Cristo, manifestata nell’accettazione dell’uguale dignità di tutti i battezzati, che li con-dusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo. Fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell’a-more a Dio e dell’amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli. Il loro esempio ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”. Ciò che sta a cuore a Papa Francesco è di far capi-re, di farci capire, come “L’eredità dei martiri può ispirare tutti gli uomini e le donne di buona vo-lontà ad operare in armonia per una società più giusta, libera e riconciliata, contribuendo così alla pace e alla difesa dei valori autenticamente umani in questo Paese e nel mondo intero”.Toccanti le parole di Papa Francesco pronunciate il 15 di agosto durante l’incontro con i Giovani pro-venienti dai vari Paesi dell’Asia: “Questo grande raduno dei giovani dell’Asia ci permette di scorge-re qualcosa di ciò che la Chiesa stessa è chiamata ad essere nell’eterno progetto di Dio. Insieme con i giovani di ogni luogo, voi volete adoperarvi ad edi-ficare un mondo in cui tutti vivano insieme in pace ed amicizia, superando le barriere, ricomponendo le divisioni, rifiutando la violenza e il pregiudizio. E questo è esattamente ciò che Dio vuole da noi. La Chiesa è germe di unità per l’intera famiglia uma-na. In Cristo tutte le nazioni e i popoli sono chia-mati ad un’unità che non distrugge la diversità ma la riconosce, la riconcilia e la arricchisce. Gesù ci insegna che il Regno entra nel mondo in modo umile e si sviluppa in silenzio e costantemente là dove è accolto da cuori aperti al suo messaggio di speranza e di salvezza. Il Vangelo ci insegna che lo Spirito di Gesù può portare nuova vita al cuore di ogni uomo e può trasformare ogni situazione, anche quelle apparentemente senza speranza. Gesù può trasformare ogni situazione! Questo è il messaggio che voi siete chiamati a condividere con i vostri coetanei: nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle vostre famiglie, nell’università e nelle vostre comunità”.Le parole di Papa Francesco hanno incoraggiato la Chiesa di Corea, sono parole che allargano il no-stro cuore e ci indicano il cammino da percorrere per ravvivare e la nostra personale adesione al Cristo Signore, e le nostre comunità.

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Torna Centoassociazioni: il volontariato si mette in mostra a SalòDomenica 21 settembre va in scena una nuova edizione, la 16^, di «Centoassociazioni». È una manifestazione unica nel suo gene-re, messa in atto da quanti dedicano il proprio tempo, le proprie fatiche ed energie ad un progetto di pubblica utilità. La grande vetrina dell’associazionismo sarà allestita dalle 9 alle 18 sul lun-golago Zanardelli, da piazza Vittoria a piazza Serenissima. Spet-tacoli, dimostrazioni, musica e divertimento animeranno la città, trasformandola in un immenso palcoscenico sul quale le associa-zioni gardesane e nazionali potranno far sentire la propria voce, illustrare i propri progetti e, soprattutto, reclutare nuovi iscritti.

Liceo Classico: anche quest’anno sarà attivata la IV ginnasioTira un sospiro di sollievo il comitato «Insieme per il classico»: anche per l’anno scolastico 2014/15 al liceo Fermi sarà attivata la IV ginnasio, che accoglierà i suoi pochi, ma convinti e tenaci studenti. Ne dà notizia il comitato di genitori costituito in difesa dell’indirizzo, che più volte negli anni scorsi ha rischiato di esse-re soppresso definitivamente per carenza di iscritti. La creazione della prima classe dell’indirizzo classico non era così scontata. Ne-gli ultimi anni al Fermi già per due volte, nel 2010 e nel 2012, la IV ginnasio non era stata costituita. Una buona notizia, dunque, per il vasto comprensorio che fa riferimento a Salò per i servizi scolastici. Per garantire un futuro all’indirizzo anche negli anni a venire il comitato sta inoltre programmando una serie di inizia-tive in collaborazione con l’assessorato alla Pubblica istruzione.

Piano Tavina: l’operazione riparteIl 14 luglio il Consiglio comunale ha adottato i due Piani attuativi riguardanti l’intervento: la delocalizzazione dell’attività industria-le nel nuovo stabilimento da costruire a Cunettone e la riqualifica-zione urbanistica del sito che ora ospita l’impianto di imbottiglia-mento e che in futuro accoglierà volumetrie residenziali ed alber-ghiere. Contrariamente a quanto accaduto nel 2013, quando per due volte, in luglio e in dicembre, il piano non superò l’esame del Consiglio perché venne meno l’esigua maggioranza dall’Ammini-strazione Botti, questa volta non ci sono stati problemi. Dal punto di vista urbanistico l’operazione riparte dai progetti e dai numeri definiti dall’Amministrazione Botti, che aveva ridimensionato le volumetrie precedentemente concesse: sull’attuale comparto in-dustriale di 77.289 mq si concede una potenzialità edificatoria di 28.980 mq, di cui 20.650 mq a destinazione residenziale, 8mila mq alberghieri e 330 mq commerciali. Al Comune, in cambio, an-dranno opere per circa 6 milioni e oneri di urbanizzazione per oltre 3 milioni. La nuova convenzione prevede tempi più rapidi per la realizzazione delle opere pubbliche a carico del privato.

Il «book-crossing» approda anche a Salò Da qualche tempo, sotto il loggiato del municipio, c’è una car-riola di legno, offerta dal mastro falegname Mauro Smaniot-to di Fasano, che contiene più di un centinaio di volumi in lin-gua italiana, inglese e tedesca di cui tutti, ospiti e residenti, possono usufruire. Si tratta di un’iniziativa voluta dall’assesso-rato della Cultura e dalla biblioteca, che hanno accolto l’idea della signora Antonia Cerutti, bibliotecaria del Centro studi sulla Rsi, che ha codificato ogni libro, registrandolo sul sito in-ternazionale bookcrossing.com. Ogni volume è identificabile da un codice unico attraverso il quale sarà possibile seguire il «viaggio» del libro e il suo incrociarsi con i lettori. La carriola viene esposta tutti i giorni lavorativi, in orario d’ufficio. Chiun-que potrà inoltre conferire all’ufficio cultura eventuali libri cui donare nuova vita e nuovi lettori.

Movida alcolica under 18: giro di viteIl Comune di Salò sceglie la linea dura contro la movida alcolica dei giovanissimi. Il sindaco Cipani ha emesso nei giorni scorsi un’ordinanza particolarmente restrittiva, già sottoposta al vaglio della Prefettura, che non solo ribadisce che «è vietato vendere e somministrare alcol ai minori», ma, e questa è la vera novità, stabilisce che «è vietato il consumo, ovvero la detenzione a qual-siasi titolo di bevande alcoliche, da parte dei minori in luoghi pubblici o esposti al pubblico». Si introduce dunque una norma sanzionatoria nei confronti del minore colto col bicchiere in mano. «Un’ordinanza destinata a far scuola - dicono in municipio - e, in caso di successo, ad essere imitata da altri comuni dove si consumano movide alcoliche». Il giro di vite contro il consumo facile di alcol da parte dei minori è stato deciso dopo che, questa estate, si sono registrati a Salò numerosi interventi di soccorso a giovani e giovanissimi, anche under 16, vittime dei fumi dell’alcol, con diversi casi di coma etilico. Come verrà presa questa ordinanza «creativa»? «Bene dai genitori - rispondono in municipio, - male dai ragazzi, così e così dai pubblici esercenti. Una cosa, in ogni caso, è consigliabile ai giovani: nel caldo estivo dissetiamoci con altro, ubriachiamoci di vita».

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21Alla sera del terzo giornoa cura di Bruno Marelli

LA CASATempo fa, il nostro Papa è stato a Gerusalemme. È andato a parlare di pace. Ma, da buon cristiano qual è, non ci ha messo solo la faccia. Ci ha mes-so la casa. Ha detto ai due leader dei due popoli in guerra: “Vi offro la mia casa per un incontro di preghiera e per trovare un accordo per la pace.”E così è stato. Pochi gior-ni dopo il capo di Israele e quello della Palestina sono atterrati a Roma e si sono incontrati nella casa messa a disposizione da Francesco. Sono eventi questi che dovrebbero essere all’ordine del gior-no. Si litiga, si discute, si trova un punto comune di accordo, si ristabilisce la pace. Un percorso difficile, lo sappiamo, ma necessario. Tanto tra i popoli come tra di noi, piccoli uomini e donne che formiamo la comunità del genere umano. Siamo fatti a im-magine e somiglianza di Dio, ci hanno insegnato. Quindi dobbiamo costruire pace, non distruggere vite; la nostra e quella degli altri. A cosa è servito quell’in-contro? A nulla, potrem-mo dire. Perché da allo-ra la violenza non è mai stata così cieca e diffusa come adesso. Ma sareb-be un errore di valutazio-ne. Perché quelle parole sono state pronunciate e il messaggio è stato lan-ciato.

LE PAROLEQuelle parole di France-sco sono il fatto emble-matico. A Gerusalemme, davanti a israeliani e pa-lestinesi, davanti al mon-do, Lui le ha pronunciate nella nostra lingua. Que-sto fatto, non banale, mi è parso assolutamente sorprendente. Non in in-glese, la lingua della di-plomazia mondiale, non in spagnolo, che gli sareb-be venuto più naturale, non in arabo, in ebraico o in latino, o in qualsiasi altra lingua franca. Le ha pronunciate in italiano. La lingua è un elemento fondamentale del mes-saggio. Fin dal giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo ha dato agli Apostoli il dono di co-municare nella lingua di chi li avrebbe ascoltati. Per questo io sento che Francesco ha scelto di fare questo invito in ita-liano perché noi per pri-mi lo ascoltassimo. E ne comprendessimo il signi-ficato. E, per fugare ogni dubbio, durante il suo recente viaggio in Korea, ha esortato le due nazioni a ritrovare l’unità, citan-do proprio la loro lingua come evidente elemento unificante. Francesco sin dal primo giorno si è pre-sentato come il Vescovo di Roma e da allora, in ogni luogo del mondo Egli si trovi, non smette mai di rivolgere le sue parole ai fedeli della sua diocesi.

IL MESSAGGIOE, quindi, mi pare ovvio che quel messaggio era rivolto a noi. Noi doveva-mo comprenderlo, prima degli altri. E quale altro senso ha se non ricordar-ci che quando Francesco invita i due leader a casa sua per costruire il per-corso verso la pace, li ac-coglie qui da noi, a casa nostra; perché siamo noi i suoi vicini di casa. Quan-do invita le due Koree a ritrovare un percorso co-mune, è un invito a noi ad essere una comunità unita, unita a lui, quando parla come noi al mondo. È così che Lui ci ricorda che noi non siamo spet-tatori, non siamo come gli altri popoli, le altre nazio-ni della terra. Noi abbiamo una respon-sabilità maggiore. Perché siamo i vicini di casa del Papa. E se il Papa, nella carnalità temporale di Francesco, si fa strumen-to di pace, costruttore di alleanze, lui ci chiama dentro a questo impe-gno. Possiamo farci pure noi strumenti di pace, o possiamo ignorarlo; tra vicini succede, abbastan-za spesso. Solo che ora è più difficile per noi fare finta di nulla. Perché noi quelle parole le abbiamo udite. E il messaggio che portano è dentro di noi.

NOI SIAMO SPECIALIDove voglio arrivare credo sia chiaro, ma fatemi aggiungere un’ultima riflessione. Conosciamo il danno causato dalle guer-re, ma non siamo capaci a starne fuori. E il motivo è in sé semplice. Perché a volte gli eventi sembrano rendere la violenza una soluzione necessaria. Come ha det-to Padre Pierbattista Pizzaballa al Mee-ting di CL “Bisogna fermare il fanatismo con tutti i mezzi, anche con la forza se occorre.” Ha però subito aggiunto “...., ma bisogna costruire nel vuoto che si crea, altrimenti la spirale di violenza non si fermerà”.Riconosceremo che gli eserciti e le di-plomazie hanno fatto danni in tempi di pace persino maggiori di quelli della guerra. Ricorderemo che a causare il secondo conflitto mondiale sono stati gli scellerati trattati di pace che hanno concluso il primo. E negli scenari del-le guerre odierne, in Egitto, in Libia, in Siria, in Iran, in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, quante responsabilità noi (oc-cidentali) abbiamo nel aver concorso a formare le cause dei conflitti di oggi. Il discorso si farebbe lungo; lo posso ri-solvere in breve invitandovi a vedere un film, se vi fosse sfuggito. Si intitola “La guerra di Charlie Wilson” e in due ore fa fare più di una risata amara, mentre spiega perché queste cose accadano nel mondo. Quindi concludo con un deside-rio. Spero che tra di noi qualcuno inizi a mettere in dubbio le scelte che abbia-mo sempre fatto in tema di difesa; delle alleanze (ha senso oggi dire che il russo seduto nella sala di un nostro albergo è un nemico e non un alleato, come lo è un canadese, che tra l’altro forse non incontreremo mai?), alle scelte in tema di armamenti. Per come conosco gli ita-liani non saremo mai un esercito, perché siamo culturalmente incapaci di agire in squadra per tempi lunghi. Allora perché non ci facciamo forti dell’invito del no-stro vicino di casa Francesco e per que-sto, dichiarandoci speciali a causa sua rispetto a tutte le nazioni del mondo, lanciamo la nostra proposta? A loro il compito di occuparsi di guerre e di dife-sa. A noi, dopo, di costruire la pace. Sa-remmo probabilmente gli unici a farlo; e abbiamo la guida migliore.

VICINI DI CASAIl Signore darà forza al suo popoloBenedirà il suo popolo con la pace (Salmo 28-11)

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22 Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Ragionare nella fede Confesso: sono sempre grata a chi mi fa il dono di un libro e mi incuriosisce scoprirne la motivazione sottin-tesa. In certi fortunatissimi casi la causa è così palese che non resta che buttarsi nella lettura apprezzandone immediatamente l’iniziativa con viva riconoscenza per chi ne ha colto il valore. Negli itinerari della fede c’è un volume intitolato “Conversazioni sul cristianesimo: Ragionare nella fede” che si presenta con l’immagine di Napoleone Bonaparte il cui ruolo nella storia è assai noto e ci riguarda da vicino – ma per motivare la scelta, assai documentata non si può ignorare che si tratta di un’opera che rientra nelle Edizioni Studio Domenicano di Bologna che necessariamente si avvalgono della pre-fazione dell’Arcivescovo emerito di Bologna Card. Biffi. Il protagonista Napoleone dopo la sconfitta di Waterloo, sbarca a Sant’Elena dove vivrà i suoi giorni alla ricerca di una fede matura. Nell’opera emergono i capisaldi della fede conquistata, maturata, attraverso un’eccezionale esperienza di vita, che aveva coinvolto anche il Papa Pio VII. Dalla lettura viene evidenziata la maturazione interiore dell’uomo che, dopo aver sconvolto l’Europa, riflette con animo appassionato sulla figura del Cristo sulla croce, sull’Eucarestia, sui rapporti tra la fede cri-stiana e le altre religioni… avviandosi pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i deside-ri avanza dov’è silenzio e tenebre la gloria che passò. (come sintetizza Alessandro Manzoni nell’ode “5 mag-gio 1821” a lui dedicata).

Bella, immortal! BeneficaFede ai trionfi avvezza!Scrivi ancor questo allegrati;ché più superba altezzaal disonor del Gòlgotagiammai non si chinò.

(A. Manzoni)

Ogni cosa alla sua stagioneLa pubblicazione sulla Rivista “CREDERE” (di cui Mons. Andreis ha offerto a noi tutti l’abbonamento!) pubblica un cammino spirituale con l’autorevole guida di Enzo Bianchi, che si sviluppa in 7 volumi dai titoli finalizzati all’approfondimento dei temi spirituali più significativi: la preghiera, l’avventura interiore, l’ascolto, il tempo, il discernimento, la fraternità e la speranza. Si tratta di una collana in 7 volumi a prezzo modestissimo che (a cura dei periodici S. Paolo) esprime i concetti fonda-mentali per vivere ogni momento della vita con cuore aperto, consapevolezza e spirito forte. La pubblicazio-ne di questi testi mi spinge a ritrovare nei miei scaffali una delle opere più amate dallo stesso autore: “Ogni cosa alla sua stagione” (Ed. Einaudi) che è finalizzata a sottolineare i momenti più significativi della vita alla luce della fede. Mi soffermo in particolare sul capitolo SENESCO (tutto dedicato alla vecchiaia), parole che mi coinvolgono e che rileggo con grande commozione: “Il nostro tempo è contrassegnato dal desiderio di eser-citarci nella tenerezza, nell’offrire la nostra presenza anche solo silenziosa. Vecchi sono diventati con noi i libri della nostra biblioteca e dei nostri scaffali… rileg-gerli significa accostarli con occhi nuovi con gusti di-versi… quando si è vecchi viene naturale riflettere sul proprio passato, perché quello pesa più del futuro che è poco e del presente che fugge… Proprio i ricordi sono la grande ricchezza dei vecchi ai quali la gioia deriva dagli incontri, dai rapporti con gli amici, dall’affetto dei familiari, dalla preghiera…

La vita è un viaggioNon è certamente un’espressione originale, anzi si può considerare un luogo comune anche perché, ne siamo certi, oggi le possibilità di spostarsi è così ordi-naria che non costituisce perciò alcuna novità da sot-tolineare. Nel mio caso è anche il titolo di un libro da poco pubblicato (Ed. Rizzoli) a cura di Beppe Sever-gnini giornalista del Corriere, assai noto, anche per i frequenti interventi in televisione. Normalmente è ispirato da straordinarie esperienze di viaggi, da una positiva visione della vita collettiva, senza far man-care i riferimenti culturali che rappresentano, per lui e per noi tutti, degli autentici punti di riferimento a livello internazionale. Nella mappa del mondo i mo-menti qualificanti e istruttivi sono tanti: “La bellezza, infatti, è un viaggio che non si misura con i fusi orari”. Non possono mancare nelle sue pagine i riferimenti al suo grande maestro Indro Montanelli con il quale ricorda d’aver cenato (era l’anno 1997): “una sera d’e-state sotto il portico mentre le rondini sfrecciavano sopra di noi ignorandoci e dirette ai loro nidi tra le travi, Indro le vedeva libere, eleganti, velocissime, si-cure, con le ali forti e le traiettorie precise. Aveva l’a-ria di invidiarle e voleva proporle come modelli nelle scuole di giornalismo…”.

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

C’è un tempo per ogni cosa ha detto Sant Ago-stino e ad una certa età si affaccia il pensiero

sul passato e a come lo si è interpretato, alla no-stra crescita negli anni e, da buoni cristiani, a qua-le è stata la nostra coerenza, il nostro personale rapporto con la fede: se siamo riusciti, insomma, a viver la nostra vita secondo i principi ricevuti nei nostri primi anni in famiglia. Ciò accade ai credenti, che pur vivendo la mede-sima esistenza degli altri uomini, pur avendo le stesse attenzioni, le stesse motivazioni, propositi, modelli, speranze, nella loro coscienza sono ac-compagnati anche da altre riflessioni che li porta-no a chiedersi del Creatore di tutte le cose, della Redenzione e dell’inizio con essa di una nuova vita migliore. Penso di appartenere a questo genere di persone, sia per l’educazione ricevuta, che per un cammino che ne è seguito sia pur incerto e altalenante. Fat-to, ritengo del tutto naturale dato che il percorso che porta alla fede non è né agevole né facile e lo si capisce subito: porta infatti con sé frequenti sacrifici quali il cambiare le nostre intenzioni, il ri-nunciare a molto di ciò cui aspira la nostra natura e il cercare ciò che in un primo tempo ci può sem-brare lontano.

Il problema

Se poi riusciamo con tenacia e volontà a perse-guire il nostro intento, ci accorgiamo sempre più

che questo processo non avviene nella forma di un tranquillo sviluppo naturale, ma si accompagna con evidenti contrasti da superare e con ardue decisio-ni da prendere per mantenere allineato ad esse il nostro comportamento quotidiano che, tra l’altro, ci rema contro, perché tutto quanto è fuori di noi congiura ad allentare la forza della nostra volontà. Forse sono queste le cause per le quali la nostra fede o almeno quella che pensiamo di avere, passa continuamente attraverso crisi che investono qual-cosa di essa e la fanno sentire lontana e irraggiungi-bile alle nostre forze se non sorrette da un aiuto so-prannaturale. E così eccoci a pensare che l’annuncio della fede può arrivare solo da un intervento fuori di noi, forse per perdonare a noi stessi le nostre in-capacità, forse perché la fede si rifà all’annuncio di-vino che, in quanto tale, ci pone sotto la sua critica e la sua autorità. Si potrebbe continuare e dire che si crede con il cuo-re e si fa professione di fede con la bocca, che la fede è il legame dell’uomo vivente con il Soprannaturale, che è legata alla morale, che ci chiede una ferrea obbedienza e tantissime altre cose, ma non ci sono scusanti, il problema resta difficile da risolvere.

La musica questo mese ci porta in Russia ad ascoltare il Concerto per pianofore e orchestra n. 1 op. 10 di Ser-

ghei Prokofiev (1891/1953) un lavoro fantastico che de-stò scalpore per il suo linguaggio aggressivo e pungente. Il quadro è uno spettacolare dipinto del francese Henry Rousseau “il doganiere” (1844/1910) che appartiene alla corrente della cosiddetta pittura ingenua e primitiva. La lirica è il delicato e affettuoso pensiero che alla morte del pittore gli dedicò l’amico poeta Guillaum Apollinaire (1880/1918), autore delle raccolte Alcools e Calligram-mi, un poeta che seppe apprezzare il cubismo e il sur-realismo e che, mentre Picasso nella sua pittura cercò l’essenzialità del colore-immagine, cercò nella sua poe-sia l’essenzialità della parola-immagine.

Gentile Rousseau tu ci ascolti,noi ti salutiamo,Delaunay, sua moglie,il Signor Queval ed io.Lascia passare in franchigia i nostri bagagli alla porta del cielo.Ti porteremo pennelli, colori,tele, affinchè i tuoi sacri ozi,nella luce reale,Tu li dedichi a dipingere,come già eseguisti il mio ritratto,il volto delle stelle.

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Informazioni utili

SS. MESSEDUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

S. BERNARDINO

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (esclusi: giovedì e sabato)

VISITAZIONE (in Fossa)

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CHIESA - CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

CHIESA MONASTERODELLA VISITAZIONE

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 5/9/2014 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 7 Settembre 2014

Anno LXIII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

SettembreLunedì 1 ore 7,15 riprende la celebraizone della S. Messa in S. Giovanni Da oggi fino al termine dei lavori le Messe di San Bernardino sono trasferite alla Visitazione in FossaGiovedì 4 ore 10,00 riprende la celebrazione della S. Messa settimanale alla Casa di Riposo nella chiesa di S. Giovanni: ore 16,30 Esposizione e Adorazione ore 18,30 S. Messa per i benefattori della parrocchiaVenerdì 5 Primo venerdì del mese SS. Comunioni agli ammalati Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioSabato 6 Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioDomenica 7 Triduo di preparazione alle RIVE ore 20,30 S. RosarioLunedì 8 Festa della Madonna delle Grazie alle RIVE ore 20,30 S. MessaMartedì 9 ore 16,00 S. Messa al CimiteroMercoledì 10 ore 20,30 in canonica: incontro per gli Animatori della Liturgia domenicale (1)Domenica 14 ore 10,00 a S. Giuseppe rito di presentazione dei Battezzandi del 28/9/2014Lunedì 15 ore 9,00 Chiesa della Visitazione: Santa unzione degli Ammalati durante la S. Messa ore 20,45 In Oratorio incontro per Catechisti

Martedì 16 ore 20,45 in Oratorio incontro adesione per i gruppi S. Carlo (2 el.) e S. Filippo (3 el.)

Mercoledì 17 ore 20,30 in canonica: Ministri straordinari dell’Eucarestia (1) ore 20,45 in Oratorio incontro genitori di 1^ e 2^ mediaGiovedì 18 ore 20,45 in oratorio incontro di adesione per i gruppi S. Giovanni Piamarta (4 el.) e S. Caterina (5 el.)Lunedì 22 ore 20,45 in Oratorio incontro genitori di 3^ media e adolescentiMartedì 23 ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo” ore 16,30 in Oratorio inizio Catechesi 2^ e 3^ elementare ore 18,15 in Oratorio inizio catechesi 1^ e 2^ media

Mercoledì 24 ore 20,30 in canonica incontro del C.P.P. (1)Giovedì 25 ore 16,30 in Oratorio inizio Catechesi 4^ e 5^ elementareSabato 27 ore 10,00 in Oratorio inizio Catechesi 2 – 3 – 4 – 5^ elementare

Domenica 28 FESTA DELL’ORATORIO ore 9.00 S. Messa in oratorio… poi GIOCHI ore 12,00 Battesimi comunitariMartedì 30 Incontro di Congregazione dei presbiteri della Zona a Barbarano

OttobreMercoledì 1 ore 20,30 Veglia Missionaria Zonale di preghiera al Monastero della VisitazioneGiovedì 2 ore 16,30 alla Chiesa di S. Giovanni: Esposizione e Adorazione ore 18,30 alla Chiesa di S. Giovanni: S. Messa per i benefattori della parrocchiaVenerdì 3 Primo venerdì del mese SS. Comunioni recata in casa agli ammalati ore 20,30 in canonica incontro per i genitori dei battezzandi del 16 novembreMartedì 7 ore 20,30 al Cimena Corallo di Villanuova per la Zona verifica dell’ ICFRMercoledì 8 Ritiro per i presbiteri della Zona a MontecastelloGiovedì 9 A Salò: inizio primo percorso d preparazione al Matrimonio per fidanzati della Zona


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