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Anno V n. 2 - comunitarosaurora.it 2012.pdf · Se voi chiedeste ad un b a m b i n o c h e c o s a...

Date post: 16-Feb-2019
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Se voi chiedeste ad un b a m b i n o c h e c o s a p o t r e b b e r end e r l o f e l i c e , probabilmente v i r i sponderebbe chiedendovi il suo giocattolo preferito, di portarlo al luna park oppure di comprargli qualche dolce. Semplice, no? Proviamo a fare la stessa domanda ad una persona adulta: scommetto che, pur avendo tutto quello che si possa desiderare, pur conducendo una vita apparentemente piena, la risposta del nostro interlocutore rimarrà a lungo pendente. Con questo non voglio dire che quando si è bambini si è automaticamente felici e viceversa; semplicemente che, crescendo, cambiano molte cose all’interno dei nostri pensieri. La felicità non è materiale, non la si compra al negozio, non si acquista con l’esperienza, probabilmente non arriva nemmeno in seguito a qualcosa di bello che ci è successo. Per essere felici, o almeno provarci, bisogna innanzitutto essere se stessi, perché se non la cerchiamo dentro di noi, non troveremo mai la felicità. Ognuno di noi nella sua vita (o per circoscrivere meglio la questione, nel suo presente) si pone degli obiettivi: uno studente universitario vorrà sbrigarsi a finire gli esami per laurearsi, un manager chiudere un contratto importante, uno sportivo raggiungere il suo traguardo e così via. Tutte queste persone hanno in comune una cosa: lottare per un obiettivo che li renderà felici. La domanda a questo punto è un’altra: prima di raggiungere i nostri traguardi, che cosa siamo? Se io sto sviluppando un tema il cui titolo è “La ricerca della felicità”, vuol dire che adesso non dovrei essere felice? L’essere umano si trova sempre in una situazione non definita: possediamo alcune cose che, probabilmente, farebbero la felicità di molte persone, ma ne andiamo cercando sempre delle altre che, essendo al momento irraggiungibili, ci danno l’idea di poterci rendere ancora più felici. E’ la nostra natura, l’istinto di chi guarda sempre avanti e non resta a compiacersi di quello che ha, tanto o poco che sia. Il giovane pensa che debba ancora trovare la felicità, il vecchio più saggiamente che l’abbia già trovata, spesso nelle piccole cose. O che non sia mai arrivata, ma questo non lo auguro mai a nessuno. Non importa quindi di che cosa siamo alla ricerca, quello che conta è che questa situazione accomuna tanto il bisognoso quanto l’insoddisfatto. Oscar Wilde diceva: “Ci sono due tragedie nella vita, due drammi che noi viviamo: uno, quello di non avere ciò che desideriamo; l'altro, di aver soddisfatto il nostro desiderio!”. Una visione decisamente pessimistica, questo è ovvio, ma che fotografa in pieno qual è il punto della questione: ci troviamo posizionati in una linea di confine sottilissima, nella quale non sempre riusciamo a capire con il giusto stato d’animo quello che di bello abbiamo e che, con tanta fatica, siamo riusciti a costruire. Prendo in prestito un’altra frase, stavolta dal film “Notte prima degli esami”, per spiegare quello che a mio avviso è il vero percorso di ricerca della felicità. “L’importante non è quello che trovi alla fine della corsa, ma quello che provi mentre corri”, diceva Giorgio Faletti, interpretando il professor Martinelli. Ecco, la nostra ricerca è una corsa perenne nella quale siamo immersi in un vortice di sensazioni, che costituiscono da sole la nostra felicità. Chi smette di sognare, smette di vivere, e l’augurio è che la corsa di ognuno possa essere sempre ininterrotta.

Edoardo Ebolito

Il Direttore

1

Il tema di questo numeroIl tema di questo numero La felicità è …..La felicità è ….. pag. 3 pag. 3 Qualcosa di personale La ricerca della felicitàLa ricerca della felicità pag. 4pag. 4 Felicità e doloreFelicità e dolore pag. 10pag. 10 Il mio giorno più felice…Il mio giorno più felice… pag. pag. 1313 Invito alla Lettura Invito alla Lettura Dai nostri collaboratori :Dai nostri collaboratori : pag. 14pag. 14 Articoli sulla ricerca della felicitàArticoli sulla ricerca della felicità Quelli che… io ci provo Parliamo di noi….Parliamo di noi…. pag. 17pag. 17 La Comunità Terapeutica ReverieLa Comunità Terapeutica Reverie Terra mia Progetto QuasiProgetto Quasi pag. 21 pag. 21 Come si capisce se un cane è felice o infelice?Come si capisce se un cane è felice o infelice? pag. 25 pag. 25 Scarabocchi di gente: Film di Gabriele MuccinoFilm di Gabriele Muccino pag. 26pag. 26 I soldi danno la felicità?I soldi danno la felicità? pag. 27pag. 27 Poesie di AntonellaPoesie di Antonella pag. 28pag. 28 Notizie Notizie pag. 29 pag. 29

Anno V n. 2 Luglio 2012

Periodico trimestrale di espressività sociale iscritto al Registro della Stampa e dei Periodici del Tribunale Ordinario di Tivoli con n° 5 del 18/04/08 realizzato dal gruppo operatori-utenti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora Collaboratori: Centro Diurno ASL RM/G di Colleferro Centro Diurno ASL RM/H di Anzio S.R.T.R. Reverie S.R.S.R. Il Filo di Penelope S.R.S.R. Villa Palma Editore Liberi S.a.s. Ideatore del progetto Dott.ssa M. Teresa Frattini Direttore Edoardo Ebolito Capo-redattore Francesco Cagnoni Coordinatore didattico Maria Clara Guadagno Impaginazione e grafica Maria Teresa Frattini Mauro Muccioli Stampa e distribuzione Arnaldo Prudenzi Allestimento internet Mauro Muccioli Disegno: Nadia Crescenzi Lettura: M. Clara Guadagno Scrittura digitale: Arnaldo Prudenzi

Pronto… Ci sei???

In rilievo

La Comunità Terapeutica

Reverie

A pagina 17

In rilievo

Intervista sul Progetto

Quasi A pagina 21

2

L’idea che ho della ricerca della felicità è quella di un lungo cammino che è possibile percorrere anche in un solo istante se riusciamo ad essere centrati esclusivamente sul contatto profondo con la nostra anima e con quella di altre persone. Nell’ esistenza siamo soli, ma nello stesso tempo essa è gremita di incontri significativi che portano sorrisi e dolori alla nostra vita. Perno centrale è l’autenticità delle esperienze, la loro verità, l’espressione sincera dei sentimenti, l’aiuto dato e ricevuto, elementi tutti fondamentali per sentirci felici. La costruzione e la realizzazione di un rapporto vero porta molta felicità, ciascun rapporto rappresenta un mattone prezioso della nostra dimora interiore, dove possiamo riposare e raccoglierci , condividendola con le persone che ci accompagnano nella vita. Un percorso quasi magico, che riesce a confortarci anche di fronte a grandi dolori e perdite, un percorso fatto di amore che non smette mai di farci danzare e di sorridere. Per me la felicità è in primo luogo riuscire a creare relazioni autentiche, sincere, basate sull’amore e sul rispetto reciproco e di ciò che profondamente siamo, che non ci chiedono di rinunciare ai nostri valori più profondi, ma solo di migliorarci e di correggere i nostri difetti. Altro elemento fondamentale per il raggiungimento della felicità risiede nel concetto di appartenenza alla terra tutta, popolata da tanti fratelli e sorelle, siano essi persone, animali e natura. Quando riusciamo a percepire che siamo parte di un tutto riusciamo anche ad essere felici, perché comprendiamo di appartenere ad un grande progetto che si evolve costantemente e che ogni nostra azione nel bene e nel male influisce positivamente o negativamente sull’evoluzione dell’umanità e della terra. Il sentimento di appartenenza significa sentire gli altri e la natura dentro di noi e questo ci permette di non sentirci più soli e di trovare ogni giorno conforto al nostro dolore, alla nostra sofferenza e solitudine. L’importante è tenere il cuore sempre aperto, pronto e disponibile ad accogliere gli eventi che puntuali ci indicano la strada da seguire , i comportamenti e le azioni da evitare , le rinunce che dobbiamo fare per essere coerenti con i nostri valori. La promessa fatta da ciascuno di noi a questi valori non deve mai essere tradita, non possono esserci scorciatoie, ed anche quando il loro mantenimento ci costa molto, dobbiamo far leva sul coraggio, la volontà e la nostra forza interiore per proseguire nella nostra strada. L’apertura totale del cuore, l’accoglienza degli eventi genera un vero e proprio stato di beatitudine, spezzando il confine costruito tra noi stessi e gli altri, tra noi stessi e la terra, e ci consente di sperimentare la bellezza di essere un’unica cosa che risplende portandoci pace, serenità e tanta gioia. Il possesso di beni materiali, non è fonte di felicità, ma solo di benessere, di piacere ed a volte di serenità, perché ci rende più sicuri e stabili nella quotidianità della vita. Rappresenta un beneficio secondario sicuramente apprezzabile ed auspicabile in quanto ci permette di vivere bene , ma non è la fonte della nostra felicità. La felicità non è un obiettivo da raggiungere al di fuori di noi, ma uno stato , un atteggiamento costante della nostra anima che come tale ci consente di vivere appieno anche il piacere comprendendone però la temporalità provvisoria e quindi restando pronti a lasciarlo andare senza turbarci troppo. La felicità é… non si possiede, è come un cielo stellato che vive nella sua libertà , nella bellezza e nella preghiera risplende delle comete che lo attraversano.

3

Una bella

famiglia Una casa tutta mia

Una

fidanzata

Fare shopping

Viaggiare

La felicità per me è…

Guarire La

natura

L’amicizia

La

libertà

L’amore

La mia

cagnolina

IL TEMA DI QUESTO NUMERO :

Dalla S.R.S.R. Rosaurora

e

Storie di vita dei ragazzi percorrono le pagine di questa rubrica, concepita come spazio confidenziale, ma non privato, di verità. Si siedono nell’atrio e hanno voglia di raccontare: alcuni cominciano a parlare, altri preferiscono scrivere. Si guardano, si confrontano, si narrano: si lasciano finalmente essere protagonisti indiscussi. È la loro storia a parlare: i loro toni sono pacati, la lucidità del discorso pregnante, lo sguardo si fa serio. La penna registra e la carta assorbe le emozioni dei loro vissuti,

Qualcosa di personale

La felicità per me è una gioia indescrivibile, è un’emozione che sa di arcobaleno (con tutti i colori vivaci) è la gioia di avere una famiglia e la salute e anche l’uomo della tua vita. E’ avere una bella casa,

un’eredità e un bel patrimonio. Io ricerco la felicità perché voglio stare bene, Voglio avere una vita sana ed equilibrata. Adesso c’è l’ho nell’affetto della mia famiglia. La felicità per me è la preghiera a contatto con Dio.

Sonia

4

LA RICERCA

DELLA FELICITA’

La felicità è una cosa soggettiva e varia da persona a persona. si può essere felici anche per piccole soddisfazioni che ci capitano nel quotidiano o anche nell’amore che si ha per una persona a noi cara o

animali o piante o oggetti a noi graditi o ancora per il cibo di nostro gusto. Però la felicità può anche terminare, Come del resto tutte le cose di questo mondo perché esiste la morte. Alcune persone non sanno cos’è la felicità forse perché in fondo non esiste e se esiste non dura nel tempo. Attualmente non sono felice perché non ho un futuro tanto roseo. Mi hanno occupato l’unica casa che ho e mi hanno rovinato il progetto di reinserimento a Ciampino, però quello che desidererei più di ogni cosa al mondo è convivere con una donna che sicuramente mi tirerebbe su di morale. La mia felicità consisterebbe nell’amarla e nell’ essere ricambiato, e riuscire a riacquistare la mia abitazione. Finanziariamente non mi lamento.

Marco

Per me la felicità non esiste perché penso che ogni uomo al mondo soffre a prescindere dal suo stato sociale. Si può essere soddisfatti della propria vita oppure no, ma non per questo felici .

Solo prendendo la vita così come viene godendo delle tante piccole cose quotidiane si riesce ad essere più soddisfatti ma non per questo felici . Credo che ogni essere su questa terra cerca la sua felicità. C’è chi la cerca nei soldi, a chi basta avere una famiglia o nella spiritualità. Comunque noi e solo noi possiamo decidere della nostra vita. Anni addietro si facevano figli su figli per poi mandarli a lavorare per otto ore al giorno con una misera paga. E questo era uno sfruttamento. Invece i ricchi potevano avere qualsiasi lavoro ed erano agiati e sfruttavano i proletari e i figli di questi. Ad oggi la situazione nel mondo non va meglio di allora .

Sandro

5

Nonostante nel mondo vi siano tanti malintesi, una persona può essere felice nelle piccole cose, cioè nel modo più bello : essere una persona semplice con un carattere pieno di belle qualità che corrispondono a quello che si desidera essere. E’ così che la felicità verrà ai nostri piedi. La felicità è un mistero, che si trova nell’aldilà dei mari impetuosi, che viene

travolta da un fruscio di vento pieno di onde marine. la felicità esiste nel mondo, in un frammento lirico del via vai della mia cucina, e mi piace l’idea di rappresentarla con una torta alle mele. Vorrei dire in parole povere a chi ricerca la felicità, che non è affatto semplice trovarla. I problemi della vita non si risolvono con i soldi che comprano tutto e che ci danno un apparente senso di benessere perché non è così che scompaiono i nostri problemi, come ad esempio i miei che non possono risolversi con l’accumulo di danaro. Se crediamo nella forza dello stare insieme allora forse qualcosa si smuoverà dentro di noi senza bisogno di comprare nulla, perché l’ amicizia non ha prezzo, così come la felicità dello stare insieme. A renderci saggi non sono di certo i soldi.

Antonella

La felicità per me è raggiungere le proprie soddisfazioni, i propri traguardi ed essere consapevole

soprattutto di quello che si fa, per poi poter tendere alla felicità. Poi c’è una felicità che metto davanti a tutto, la scoperta di una persona di cui poi ti innamori. Si prova a constatare che quella persona è felice di stare con te, di dividere le cose di ogni giorno e quella felicità che senti nasce dalla presenza dell’altro. Ma altre cose possono renderti felice come ad esempio un fatto che si è risolto in famiglia, o quando vieni fuori da una malattia che all’inizio è incurabile. La felicità è quello che fai, quello che dici, ciò che apprezza di te la gente. In fondo in fondo non sono alla ricerca della felicità, mi accontento di quello che ho, di quello che faccio, dei rapporti che ho con le persone e vivo giorno dopo giorno la mia vita ringraziando in chi credo. Nel ricercare la felicità bisogna stare anche attenti. Si può desiderare una sfrenata felicità, non accontentarsi di quello che si ha ed alla fine ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Desiderare il troppo può stonare con una piccola felicità, con la quale si può assaporare la vita di ogni giorno che è un bene supremo e che è profonda felicità.

Arnaldo

La felicità per me è stare bene con se stessi e con gli altri, godere di ciò che ci circonda, essere altruisti, ottimisti e se preoccupati avere

sempre in se la speranza, senza scivolare nella disperazione. Questo atteggiamento lo si può costruire nella fede, con un buon dialogo interno con se stessi e con gli altri e avere anche una persona o un animale speciale di cui prendersi cura. La felicità sprigiona buon umore e rapporti pacifici.

Laura

Disegno di Marco

Io cerco la felicità nelle piccole cose della vita. Sono felice quando sto con la mia famiglia, quando esco con mia sorella, quando vado

a fare delle spese. Tutto questo credo che sia felicità perché sto bene.

Monica

Disegno di Carlo

6

La felicità per me è un’emozione che esce al di fuori di noi. Ci fa stare meglio e ci rende

più tranquilli, senza pensieri cattivi. La felicità è una cosa bella. La felicità è avere un amico che ti dona allegria e contentezza. La felicità è una cosa che ottieni e che tieni dentro di te e che non sai tirarla fuori. La felicità porta a dire cose che non sai. Delle volte pensi di averla perduta nei ricordi del tuo passato. La felicità è una cosa che non hai mai toccato, che non esiste perché è lontana da noi, come una cosa che non hai mai trovato. Ma è anche una cosa essenziale. Vivere la felicità porta a vivere meglio, contento come un arlecchino tra le cose di ogni giorno. La felicità è tante cose da dire con il mio amico di stanza. Ci scambiamo parole, qualche regalo da mettere sul comodino, ci aiutiamo l’uno con l’altro confidandoci piccoli pensieri. La felicità porta a fare buone azioni. Per me la felicità è un segno di

Carlo

Per me la felicità può essere molte cose. Tutti sappiamo, da gente comune e filosofi, che la felicità vera non esiste, ma secondo me si può

essere felici in molti modi, almeno qualche volta, con piccoli eventi più o meno piacevoli, ed utilizzando mezzi diversi . Io mi sento felice quando ho delle piccole soddisfazioni, come un cd o una chiacchierata tra amici. Per me la felicità è una cosa che quando capita è di sicuro piacevole; l’importante è vivere, quando capitano questi momenti, in maniera piena. La felicità è quella che ti da soddisfazioni se conquistata, oppure semplicemente l’amore di qualunque persona. Cerco la felicità perché sono uguale a tutti gli uomini di questa terra, ovvero spero di “trovarla” . Questo argomento l’ho sentito molto fin dalle mie prime esperienze infantili, sociali e culturali. la felicità, benché spesso la raggiungo, la perdo quasi sempre subito. Il filosofo Shopenhauer diceva quanto gli uomini sono destinati ad essere infelici per sempre, perché cercano nuove cose da avere, in questa società chiamata capitalista. Si è parlato oggi in aula di come il denaro può più o meno dare le felicità. Molti filosofi cattolici e laici affermano che solo l’amore può dare felicità, e la mia esperienza mi dice che hanno ragione,

Alfredo

Qualcosa di personale La felicità per me è una cosa transitoria, ossia nel mio vivere quotidiano consiste nell’apprezzare qualche gradita sorpresa che esce dal via vai di ogni giorno. Nella mia giornata in comunità fatta di cose per me monotone e ripetitive, la ricerca della felicità sta nell’apprezzare qualunque cosa, ad esempio una sigaretta o un caffè in più, un’ uscita che non era stata preventivata. Tutti questi

sprazzi di felicità, come potete intuire, sono cose molto futili e di breve durata, finito questo si torna al male di vivere una condizione di malattia mentale. Sarebbe opportuno legare la ricerca della felicità con qualcosa di più duraturo e stabile, ma per far questo dovrei avere più forza di volontà , per superare quell’abbandono in cui mi sento scivolare. Per me quindi non bastano le solite gioie quotidiane, dovrei riuscire ad apprezzare di più la felicità del mio stesso esistere,

creando programmi per il futuro. 

Ricerco la felicità per annullare le condizioni che mi impediscono di avere rapporti positivi con tutti o quasi. Questo dipende dalla natura dei miei pensieri. Per trovare la felicità devo quindi fare i conti con me stesso, impostando dialoghi positivi con i miei compagni di comunità e fuori con i miei amici di un tempo. Trovo difficile rapportarmi con persone al di fuori di quelle elencate. Data la mia malattia penso che se riuscissi a trovare la felicità anche di un solo istante ricadrei negli stessi errori perché sento rimorso per i miei pensieri che giudico troppo cattivi. Per avere una felicità completa dovrei riuscire a vincere la malattia e non a conviverci.

Mario

Disegno di Laura

7

Per me la felicità è interiore, più sei a posto con l’animo, più sei sereno, più ricerchi la felicità. Mi ricordo di un colloquio con il mio psichiatra…..Lui mi vide bene, e mi domandò: come ti senti? La risposta fù: mi sono sentito bene anche quando le cose andavano male. Perché ero sereno dentro. Come tutti gli esseri viventi abbiamo il diritto ed il dovere di essere felici.

Antonello

La felicità è un sentimento insito in noi, é qualcosa di astratto che noi non vediamo, ma c’è, esiste. Se penso alla parola felicità posso dire tante cose….. la felicità di condividere una storia con l’uomo della mia vita, la nascita di un bambino, il sorriso di una persona a me particolarmente cara, o semplicemente lo stare insieme guardando nella stessa direzione, senza farsi troppi problemi mentali. Infatti è porgere l’altra guancia all’altro quando si sa di aver ragione e non

quando si ha torto solamente, e toccare il fondo con un dito come in “ tre metri sopra il cielo”, quell’amore impossibile che alla fine per leggi di chimica diventa possibile, e li giù lacrime a chiederci se ne è valsa la pena. Forse si…..ma l’importante é raggiungere un piccolo traguardo che poi ci porterà alla felicità. La chiave della felicità è essere sempre se stessi in ogni modo, comunque e sempre.

Katya

Dal C.D.R. di Anzio A.S.L. Roma H

Ho cercato assiduamente la felicità e l’ho trovata in me stesso. L’ho trovata mentre percorrevo le tappe della mia “ ricostruzione “: … Si apre il sipario, lentamente. Il pathos avvolge la sala. Il pubblico curioso attende. Il mio sguardo serpeggia. Le luci del partèr sono puntate sui miei occhi. Non vedo nessuno! Esisto solo io! Esplodo! Esplode la mia poesia! Sono libero! E’ esplosa la mia

voglia di vivere! La mia fantasia! La mia creatività. Sono un istrione! Cerco il mio pubblico, cerco il consenso perché così… “ la vita mi scorre lieve, / come il cadere della neve, / e mi porta in ogni giorno, / a guardarmi sempre intorno. / A scoprire cose nuove, / a me vicine oppure altrove. / Tante storie son passate, / altre appena cominciate. / Io proseguo sempre più saggio, / dentro il mio nuovo viaggio. “ Siamo in tanti sul trapezio nel circo. Ognuno di noi oscilla e si lascia cullare. Le luci precludono la vista dell’orizzonte. Ma cos’è l’orizzonte se non il futuro? Cosa c’è dopo l’orizzonte? C’è l’infinito? Qual’é il mio infinito? E’ la mia anima! Ora mi parla! La sento! Non penso al mio infinito. Ora vivo! Amo il presente! Amo il mio essere unico! Dopo tanti anni di studio, ho imparato a vivere alla giornata, anzi, al minuto, senza però perdere di vista il mio essere. Gioisco fin dalla mattina, da quando apro gli occhi e mi affaccio dalla finestra che mi si è aperta sul mondo. La mia felicità è sentirmi in armonia con me stesso, con le persone, con la natura, dalla quale traggo la mia energia, dal tempo che scorre lentamente e che mi arricchisce con i suoi eventi. “ Sarai meno schiavo del domani se ti sarai reso padrone dell’oggi “ , ha detto Seneca duemila anni fa, e fin d’allora l’uomo ricercava assiduamente la propria felicità.

Celestino

La felicità è un sentimento profondo che suscita emozioni e sensazioni che possono durare per poco tempo ma essere molto intense. Quando siamo “ indaffarati “ non ci

accorgiamo di tante piccole cose di cui essere felici e ci dimentichiamo che la vita è un “attimo”. Anche la felicità non è duratura e spesso non l’apprezziamo appieno perché troppo presi dalla vita quotidiana. Ma io vi chiedo: qual è la ricetta della felicità ?

Alberto

8

Qualcosa di personale Dalla S.R.T.R. Reverie

Laura : La felicità è ...un mondo perfetto

Anne Marie : Ricercare la felicità : un cuore con tutti noi… comunione d’amore

9

Michele:

La felicità

è una donna:

EVA

Dolores : La felicità è essere profumata, pulita e fresca

Elisabeth: La felicità per me è come

trovare una perla nell’oceano o come avere

un diamante prezioso

“Lungi l'affermazione che qualunque gioia sia felicità. V'è una gioia che non viene concessa agli empi, ma a coloro che ti onorano, dei quali tu formi la gioia. E la felicità è gioire in te, di te.” S. Agostino

“E' felice quell'uomo che non conosce altro bene più grande di quello che lui stesso è in grado di procurarsi.” Seneca

10

Io vivo la sofferenza tutti i giorni della mia vita, sento la mancanza dei

miei genitori. Me ne faccio una ragione e mi affido ai miei operatori che mi sostengono così tanto. Per vivere ci sono i miei fratelli che mi danno sostegno. Quando mi rattristo e sono giù di morale sono le persone che mi danno la gioia di vivere. A malapena vivo la mia vita, ma la vivo insieme agli altri. Quando sto male mi sento un vuoto dentro, non riesco a stare insieme agli altri. Ma quando ho bisogno di qualcuno parlo con l’operatore che sta in turno e così mi sento

Monica

A me capita spesso di essere in uno stato di sofferenza e contemporaneamente in uno stato di gioia. Spesso queste due cose coesistono, e credo che ogni uomo viva almeno una volta nella propria vita questo tipo di simbiosi.

Tutta la mia vita è stata un susseguirsi di sofferenze, dall’ infanzia ad oggi, eppure sento spesso la gioia di vivere partendo dalla volontà di costruire la mia vita. Capita anche che la felicità arrivi in maniera inaspettata. Infatti quando mi sento felice è come un avvenimento, di qualunque genere sia, mi fa sentire ottimista per il mio futuro ma anche per il mio presente. La mia, certo, si può definire più una vita sofferente che felice, ma nella quale non si spegne mai la mia gioia di vivere. Questo per quanto riguarda la mia persona, che cerca di vivere in un mondo dove esiste una società che ha cancellato la gioia di vivere. La differenza è solo questa, che non coesistono sofferenza e gioia di vivere predette, come hanno asserito molti scrittori e filosofi che giustamente hanno messo in luce la tendenza dell’uomo a soffrire, ma secondo me il tutto sta nel non cercare per forza la felicità altrimenti ci si aspettano grandi cose e se ne arrivano di piccole non si riconoscono e si continua a soffrire. A me capita di stare male spesso, molte volte per tutta un’intera settimana, per non dire tutti i giorni. Mi fanno sentire male molte cose e situazioni, per causa della mia malattia, e per questo non riesco a studiare. Però a volte riesco a stare meglio e nonostante tutto cerco di vedere molte cose come se fossero utili e ciò mi aiuta molto. E visto che sto spesso male mi dedico a me stesso e allontano le preoccupazioni, perché in fondo sono solo un uomo che deve guarire ed è come tutti gli altri.

Alfredo

Qualcosa di personale

Se non si soffre non si può capire la gioia di vivere, nel senso che chi non ha provato momenti bui, stando male fisicamente o nell’animo, non può assaporare la felicità neanche per un momento. Purtroppo quando ci si abitua a quei momenti bui non si distingue più il bene dal male, ci si abitua all’idea di essere così ridotti male da non avere più la forza interiore che potrebbe ribaltare le

proprie condizioni riuscendo a togliersi di dosso quella sofferenza per trovare spazi di felicità. Allora solo l’aiuto di qualcuno ben disposto verso te stesso può dare quell’impatto che oserei dire vitale per uscire dal marasma che ci si è creati e godere infine della gioia anche di momenti vissuti bene. Quando sto male cerco di esprimere il mio malessere con chi ho condiviso, in altri tempi, momenti di felicità, cioè cercare aiuto a chi ho dato ascolto in passato quando stava come sto io adesso, cercare quindi una condivisione con gli altri, soprattutto verbale, con qualche parola di conforto. Insomma un dare per ricevere ed il suo ritorno positivo sulla propria problematica di sofferenza interiore per poterla allontanare. Star male ora per me è una triste consuetudine, ma non nego che in me ci sia ancora spazio per qualche momento di felicità, basta cercarlo in un sorriso o in uno sguardo di affetto di chi mi vuole bene.

Mario

FELICITA’ E DOLORE

Dalla S.R.S.R. Rosaurora

11

La sofferenza è una cosa negativa, ma che bisogna essere pronti a vivere durante la propria vita. La felicità invece è positiva, ma non possiamo riconoscerla se prima non si sono vissuti momenti di

difficoltà ,e quando capisci, nel tempo, la differenza provi una grande gioia. Quando sto male lo

dico ai miei psicologi ed operatori e le loro parole di  conforto mi fanno sentire meglio. Oppure accendo la radio e mi rilasso.

Sonia

Abbiamo tanti momenti di vita che non riusciamo ad interpretare perché siamo attanagliati nell’animo e lo sentiamo rattristato per qualcosa che ci è successo. Tutto sta a darsi una scossa, ad avere la forza di alzarci perché è sicuro che questo lo sentiamo in noi ed il coraggio possiamo trovarlo. Sentiamo quel qualcosa che cambia la sofferenza in sollievo, in pace, perché la

sofferenza è passata. Forse viviamo la sofferenza troppo intensamente, ma l’importante è rifletterci sopra, per riuscire a trovare la voglia di farcela.Quando sto male, quando i pensieri si susseguono frenetici, quando le paure si fanno sentire martellanti e non si riesce a venirne fuori, uno spiraglio di ripresa lo avverto dentro di me. Cerco di reagire, vado verso le persone, magari a stento, lentamente mi riprendo e la televisione spesso mi fa sentire meglio. Torno a guardarla per pochi secondi, riuscendo a rompere quell’incantesimo in cui sono piombato. Il contatto con le persone è necessario e solo a vederle vicino a me mi dà coraggio per recuperare lo spirito di andare avanti.

Arnaldo

La sofferenza ti fa stare molto male, mentre la gioia ti fa vivere. Quando si è felici si riescono a fare tante cose e si vive meglio, ma per me è una cosa che ognuno porta dentro di se. E’ la vita di ogni persona che vive tutto con amicizia, comprensione..La sofferenza così come la felicità stanno in noi come la convivenza tra gli uomini , la concorrenza tra l’uomo ed una donna. L’unione fa la differenza perché solo se uniti si possono superare cose buone e cattive.

Quando io sto male passo il mio tempo a passeggiare in giardino per scaricare le mia rabbia fuori dalla porta. Quando sto bene sono allegro e rido tanto a crepapelle e mi rimetto in sesto . Una cosa che davvero mi fa essere felice sono i compleanni, perché sono contento di condividere la giornata di festa con gli altri.

Carlo

Disegno di Marco

A volte quando rimurgino sui miei problemi ricorrenti che ogni tanto mi

affliggono e mi fanno isolare dal resto del mondo, mi sento molto male e risolvo questi cattivi pensieri stando in silenzio ed in disparte, disegnando o leggendo qualche fumetto. Raramente mi confido con gli altri e la maggior parte delle volte mi affido ad un colloquio con la mia psichiatra, con gli psicologi o con Mario, un mio amico di comunità ed allora mi sento più tranquillo, anche se sono serenità passeggere perché poi gli stessi problemi ritornano alla

Marco

12

Il giorno più bello della mia vita è quando aspettavo mio figlio. Amo e adoro i bimbi. Quando ero piccola volevo fare il medico, però i miei genitori erano poveri. Quando ho raggiunto il mio scopo era troppo tardi. Comunque nonostante tutto devo dire che a volte rimpiango molte cose. Volevo avere più figli, ma lo stipendio di mio marito era troppo modesto. Con tutta sincerità mi sarebbe

piaciuto nascere il secolo prima di questo, perché le cose erano più facili e romantiche e forse sarei stata più felice.

Laura

Quante volte mi sono chiesta “Sei felice?” e la risposta è sempre stata “No, non sono felice!”. Sono stanca di questa vita vuota, senza una meta, senza un futuro, non c’è più uno scopo,

nulla. Non ho più niente ormai. Una casa, una famiglia tutta mia, dei figli, un lavoro…nulla. Ho costruito solo castelli di sabbia che le onde del mare hanno spazzato via. La vita mi ha riservato sempre brutte sorprese, era questo il mio destino ed anche lottando con tutte le mie forze non ho potuto cambiarlo.

Francesca

Qualcosa di personale Secondo me la differenza tra gioia di vivere e sofferenza è molto sottile. La descriverò con degli esempi. La sofferenza si può ritrarre con i malumori, i pianti, i morti in famiglia, le brutte sensazioni, con momenti che sembrano farti sprofondare in un fiume. Mentre la gioia di vivere, si potrebbe ritrarre con feste e bei momenti lieti e spensierati. Quando sto male è perché penso a papà che non c’è più. Riesco a stare meglio mangiando un

pasticcino, o distraendomi andando a mangiare una pizza con gli amici. Oppure riesco a stare meglio facendo compere o per dirla ai giorni nostri, facendo shopping. Un altro modo per distrarmi è quello di fare sport, che aiuta a scaricare le tensioni.

Antonella

Dal C.D.R. di Anzio A.S.L. Roma H

La felicità è una chimera, un’emozione grande che dura poco perché è fuggevole. Si ricerca la felicità perché

è un sentimento che dà modo di vedere la vita in maniera positiva e l’animo si fortifica. Il giorno più felice della mia vita è e stato quando sono andata al mare con la mia nipotina Giorgia che sguazzava nell’acqua come una papera, ma è durato poco….La felicità è un’emozione che ci fa sorridere. Il dolore è un sentimento che distrugge l’essere, penetra nell’animo e lo ferisce. La felicità dovrebbe essere spartita come una torta perché tutte le persone ne hanno diritto.

Maddalena

Disegno di Antonella

Dalla S.R.S.R. Il Filo di Penelope

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IL MIO GIORNO PIU’ FELICE E’ STATO QUANDO...

Stavo con la mia famiglia e le mie amiche. Monica

Abbiamo fatto con amici ed operatori le riprese per un dvd. Sandro

Ho preso la mia cagnolina Laura

Ho preso la patente ed un ottimo voto alla maturità classica Mario

Ho mangiato in un bel posto con un amico di scuola Carlo

Ho fatto la prima comunione ed ho festeggiato con i parenti e regali Sonia

Ho comprato un giubbotto di pelle detto “Chiodo” Antonella

Gli operatori mi hanno tolto dalla strada e dato un posto dove vivere Arnaldo

Ho fatto la cresima insieme ad una ragazza di cui mi ero invaghito Alfredo

Invito alla lettura

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DAI NOSTRI COLLABORATORI : ARTICOLI SULLA RICERCA DELLA FELICITA’

La filosofia in genere ha sempre trattato il tema della felicità, ed in particolar modo della sua ricerca. Nei secoli si sono sviluppate diverse ipotesi su come raggiungerla, partendo da Socrate che ce ne parla sotto forma di virtù e di conoscenza, a Kant che la ricerca nel rispetto delle regole civili. La riflessione sul tema in questione è inevitabilmente infinita, dato il fatto che siamo e pensiamo tutti in maniera diversa. Socrate dimostra che commettere un’ingiustizia sia un male peggiore piuttosto che riceverla, dando per scontato che ogni individuo sceglierà il bene e, tra i due mali, quello minore. Fare il bene, per Socrate non è dunque fare il proprio dovere, ma una scelta “conveniente” per l’individuo. Ma Socrate è vissuto nel 400 A. C., altri tempi direbbe qualcuno, diversi dai nostri dove vediamo ogni giorno tanta gente che con la propria disonestà si procura soldi e benessere a discapito di tutti e di tutto. Mi chiedo allora se sia giusto cercare prima la felicità che la virtù, anche se le due cose dovrebbero camminare di pari passo. Forse si dovrebbe pensare ad una rieducazione collettiva sui valori che possono portare alla felicità, come la virtù intesa da Socrate, l’amore professato da Gesù ed il rispetto gli uni con gli altri come decantava Kant, piuttosto che essere felici in maniera veloce e disonesta. Non meno rilevante è, poi, il pensiero secondo cui la felicità derivi in ogni caso dal possesso della ricchezza, del potere o, più recentemente, della notorietà pubblica, in particolare se raggiunta attraverso il mezzo televisivo. Spesso la ricchezza, il reddito o il successo diventano solo “strumentali”, in quanto vengono concepiti come condizione essenziale per essere più liberi di condurre il tipo di vita che, per una ragione o per un’altra, viene maggiormente apprezzato. L’utilità della ricchezza o della notorietà, in questo caso, risiede nelle opportunità che esse consentono di cogliere e una fonte di rassicurazione personale. Nella religione, negli affetti familiari o nell’amicizia, anche il meno abbiente può avere le occasioni per la felicità, ma le circostanze che accompagnano la povertà estrema, specialmente in luoghi densamente popolati, tendono a deprimere, a soffocare la speranza di una vita migliore, poiché la vita che si conduce è piena di privazioni. I giovani di oggi non hanno più la speranza di raggiungere la felicità, in quanto lontani dalla natura (intesa come forma primitiva di relazione col proprio territorio) e anche perché ricercare l’affermazione economica, il successo personale, la ricchezza non costituiscono sicuramente “il vero”… Sicuramente il benessere economico può contribuire notevolmente a risollevare delle condizioni di disagio materiale o psicologico: tuttavia il beneficio sembra, secondo l’esperienza umana, poco duraturo e portatore di un nuovo periodo di insoddisfazione… Nella Costituzione Italiana non è espressamente sancito il diritto alla felicità, in quanto esso viene considerato un fatto personale e/o perché lo Stato deve impegnarsi solo a garantire le condizioni minime di benessere per ogni cittadino perché possa perseguire la propria felicità. Si può indirettamente ricavare il concetto di felicità dalla lettura dell’art. 32, in cui la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, l’art. 3, 2° c., ove si promuove lo stato di benessere socio-economico, l’art. 34, sul benessere culturale (“La scuola è aperta a tutti”), l’art. 2, in cui si riconosce e si garantisce la libertà di vivere la propria vita. Ma potrebbe essere anche sufficiente impegnarsi a realizzare ciò che concretamente è già previsto nel nostro ordinamento giuridico e che assicurerebbe il raggiungimento della giustizia sociale: offrire concrete opportunità di lavoro che rendano l’esistenza dei cittadini veramente libera e dignitosa - che diano ai giovani la possibilità di progettare il proprio futuro - e una serie di garanzie poste a tutela dei più deboli, perché così, forse, ognuno potrebbe essere veramente più libero di ricercare la propria felicità ... Maria Clara Guadagno S.R.S.R. Rosaurora

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“La felicità va cercata come si cerca ogni altra cosa della vita e non è mai troppo tardi per trovarla. Essa arriva se la cerchiamo con tutte le forze e spesso è più vicina di quanto pensiamo.” Eleonora Stella

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Mi sono addormentato dolcemente. Davanti ai miei occhi ho visto un popolo devastato da una guerra fratricida. I bambini affamati, aggrappati alle gambe delle loro mamme, piangevano disperati. I padri, dignitosamente, andavano a procurarsi l’acqua per bere e qualcosa da mangiare. Gli anziani, indeboliti dall’età e dalla vita trascorsa piena di sacrifici, erano seduti lungo la via, ai bordi delle povere capanne. Improvvisamente ho visto un popolo andare in aiuto di quei poveri esuli. La guerra fratricida era terminata, i bambini iniziarono a giocare tra loro indisturbati. Gli adulti a colloquiare fraternamente, e per gli anziani iniziava una nuova vita. Nel frastuono provocato dall’allegria di quei popoli mi sono svegliato. La mia anima aveva fatto nascere in me quel sogno, è stata la coscienza a scuotere l’anima e portarmi verso quel sogno o era il desiderio di veder ristabiliti i rapporti di quei popoli? L’amore tra i popoli fa scaturire una felicità immensa. Sono i fatti del mondo che ci circonda a smuovere in noi il sogno ed in esso la voglia di cambiare qualcosa? La felicità è migliorare noi stessi, e con noi il mondo.

Celestino Romani C.D.R. Anzio-A.S.L. Roma H

Prima di riflettere sulla ricerca della felicità, vorrei piuttosto rispondere alla domanda: “che cos’è la felicità?”. Domanda da un milione di dollari. Provo a dare una risposta: la felicità è un istante di vita che ti concede solo il ricordo di essere stato un’emozione improvvisa, è difficile riconoscerla anche se si è consapevoli che può essere solo lei. La felicità si raggiunge solo con il cuore e può presentarsi in tanti modi, tipo in un battito del cuore incontrollato, una risata molto forte, un pianto improvviso, un urlo, una danza, ecc. La cosa importante è ricordarla, perché si prova poche volte nella vita ed è per questo che va ricercata con tutte le proprie forze. La felicità si presenta in varie misure a seconda dell’età e a seconda degli obiettivi che uno si pone. Ad esempio, la felicità per un bambino può essere ricevere un nuovo giocattolo, per un giovane provare per la prima volta il sentimento chiamato “amore”, per un adulto raggiungere una carriera che gli permetta di condurre una vita dignitosa. Gli obiettivi possono essere tanti, anche la realizzazione di un sogno o solamente immaginare qualcosa che ci renda felici. Chiaramente la felicità non si può calcolare quantitativamente e non sono presenti nemmeno le istruzioni per ricercarla, perché se fosse così facile tutti cercherebbero di raggiungerla in qualche modo. Purtroppo chi non riesce a ricercarla, volge il suo sguardo verso una “falsa felicità” che può essere data dalla sensazione di brio quando si beve un bicchiere di troppo oppure quando si fa uso di sostanze stupefacenti. Chi si trova in queste situazioni è insoddisfatto della propria vita, vorrebbe realizzare la sua passione ma per un motivo o per un altro non vi riesce. Quello che non deve mancare mai è la forza ed il coraggio che ci permette di superare ogni ostacolo e di trovare quello che cerchiamo in noi. La sola istruzione che posso darvi è di liberare la mente da ogni pensiero negativo e ricordare quel momento di felicità nel cuore, solo così potrete essere sempre in grado di ricercare nuovi modi di essere felici. E se vi spaventa provare felicità perché forse pensate che essere troppo felici vi recherà in futuro un qualcosa di triste, allora siate solo sereni e cercate di trovare un vostro equilibrio interno. Penso che essere tranquilli con se stessi sia la giusta dose di saggezza. Donatella De Stefano

“Il segreto della f

elicità è trovare l

a

propria gioia nella

gioia dell'altro.”

Georges Bernanos

“Quando una persona è benefica e umana

allora dalla sua azione derivano alla

società felicità e soddisfazione. Ciò che è

moralmente buono quindi è anche utile e

benefico. E crea felicità.”

D. Hume

Invito alla lettura

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Tra le massime ed i pensieri che Epicuro ci ha tramandate, una di queste afferma che: "Il limite ultimo della grandezza dei piaceri è riuscire ad eliminare il dolore. Ovunque sia il piacere, e per il tempo in cui dura, non c'è dolore né sofferenza, né le due cose insieme". Questa raccolta di massime e pensieri si chiama, semplicemente, La Felicità. Nonostante la felicità sia un concetto talmente alto, luminoso, infinitamente denso di significati, ed estremamente complesso da interpretare, comprendere, spiegare, meno che mai ridurlo a "cosa", sembra che il pensiero di Giacomo Leopardi indichi la stessa strada per la ricercarla:[...] piacer figlio d'affanno; gioia vana che è frutto del passato timore, onde si scosse e paventò la morte chi la vita aborria, onde in un lungo tormento, fredde tacite, smorte sudar le genti, vedendosi mossi alle nostre offese, folgori, nembi e vento...". E, ancora, il pensiero leopardiano, che emerge dal fondo malinconico della sua anima, ci avverte che:" La natura non ci ha solamente dato il desiderio della felicità, ma il bisogno; vero bisogno, come quel di cibarsi. Perché chi non possiede la felicità, è infelice, come chi non ha di che cibarsi, patisce di fame. Or questo bisogno ella ci ha dato senza la possibilità di soddisfarlo, senza nemmeno aver posto la felicità nel mondo. Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno." Forse la felicità è una aspirazione, qualcosa verso cui tendere per dare senso all'esistenza, perchè se la gioia è l'estasi di un momento, la felicità è una condizione stabile, verosimilmente improbabile. Penso all'innamoramento come ad alla tonalità emotiva che maggiormente si assimila alla felicità, eppure anche questa condizione deriva dalla fine della solitudine. Allora io credo che sia vero, gioia e dolore, tristezza malinconia, solitudine, noia e, per contro la felicità sono tra loro fortemente embricati e dall'uno, sempre deriva l'altro. Felicità e sofferenza, come bianco e nero, come Bene e Male e via dicendo gli opposti, non possono darsi alla nostra comprensione se non come coesistenti. Senza dimenticare, altrimenti sarebbe spaventoso, che come tra bianco e nero sappiamo che esistono una infinità varietà di grigi, anche tra felicità e dolore esistono tantissime possibilità. Infine, ripropongo la convinzione che ciò che meglio rappresenta la felicità è l'amore, inteso come lo ha inteso Ludwig Biswanger: " Questa spazialità, ove è possibile che “là” dove “tu sei” si schiuda un luogo “per me”, indipendentemente dal fatto che “tu sia presente e vicino(a) oppure assente e lontano(o)”; questa spazialità sfuggente a ogni presa (e che pur si impone come veridica nella sua evidenza) può essere detta, con felice denominazione, Patria dell'Amore (Heimat der Liebe). Patria: in quanto chi in essa si costituisce, vive l’esperienza di essere pervenuto “al luogo che massimamente gli è proprio, di aver ritrovato, per così dire, il “dove” della propria origine, verso cui da sempre tendeva e in cui più pienamente può rivelare se stesso.” Antonello Caruso S.R.T.R. Reverie

Questa é una piccola canzone che ho scritto forse vuoi cantarla nota dopo nota non preoccuparti, sii contento In ogni vita abbiamo dei problemi ma se ti preoccupi, questi si raddoppiano non preoccuparti, sii contento Non hai posto dove distenderti qualcuno ti ha portato via il letto non preoccuparti, sii contento II padrone di casa dice che sei in ritardo con l’affitto forse hai da litigare non preoccuparti, sii contento guarda me, io sono contento Non preoccuparti, sii contento Ti do il mio numero di telefono, quando sei triste chiama.. ti farò sorridere non preoccuparti, sii contento Non ho soldi, non ho stile non ho doni per farti sorridere ma non preoccuparti, sii contento perché quando sei preoccupato, il tuo viso diventa cupo e questo rende tutti infelici allora non preoccuparti, sii contento, sii contento ora Non preoccuparti, sii contento Ora c’é questa canzone spero la impari nota dopo nota, come un bravo bambino non preoccuparti, sii contento Ascolta quello che dico nella tua vita, aspettati dei problemi quando sei preoccupato questi si raddoppiano non preoccuparti, sii contento, sii contento ora Non preoccuparti, sii contento Non preoccuparti, non preoccuparti non fare così, sii felice metti un sorriso sul tuo viso non rendere tutti tristi cosi non preoccuparti presto passerà, qualunque cosa sia non preoccuparti, sii contento Io non sono preoccupato io sono felice

NON PREOCCUPARTI, SII CONTENTO

Bobby McFerrin

e

Quelli che…...Io ci provo! Imparare a farsi un’idea propria e divulgarla; imparare a fare, creare, inventare; a provare anche senza averlo mai fatto; imparare a riconoscere nel prodotto la propria espressione; imparare a misurarsi e a mettersi in gioco; sempre e comunque avere la voglia di imparare. “Quelli che...io ci provo” è lo spazio del confronto, della prova, dell’esercizio e soprattutto della relazione tra l’Io e il Mondo, quel mondo che sempre di più appare distante e poco vivibile. Questa rubrica vuole offrire un pretesto per essere attivi in esso, un modo per essere “dentro”

Come spiegare la comunità terapeutica? La nostra comunità terapeutica, la Reverie. Questo nome, oltre che ad una visione poetica che rimanda a quello stato sognante che può favorire l'accesso alla fantasia ed alle emozioni, evoca le straordinarie intuizioni di uno dei massimi psicoanalisti del secolo scorso: quando Wilfred Bion asserisce che Reverie sta a designare lo stato mentale aperto alla ricezione di tutti gli “oggetti” provenienti dall'oggetto amato, quello stato cioè capace di recepire le identificazioni proiettive del bambino, indipendentemente dal fatto che costui le avverta come buone o cattive”, allora sembra che ci stia dicendo qualcosa di molto astruso. Eppure, se trasponiamo questo concetto nella pratica quotidiana della Comunità Terapeutica, allora altro non verrà fuori se non la capacità degli operatori di accogliere in sé i vissuti degli ospiti. Tutti i vissuti, ma in particolare quelli densi di angoscia, dolorosi, terribili, quelli che li hanno condotti alla “malattia”. Certo, bisogna aver cura di distinguere le proprie emozioni da quelle altrui! Ricordo i primi tempi in cui ho frequentato la comunità: finito di lavorare, litigavo, anche per motivi futili, con tutti quelli che incontravo. Ci volle un po' di tempo per comprendere che questa mia aggressività era prodotta da ciò che incameravo nelle ore trascorse con i nostri assistiti! Prima di fare accenno al funzionamento della Reverie vorrei provare a dire qualcosa sulla follia, forse presuntuosamente, intorno a ciò che io penso sia la follia. La follia ci fa paura: sembra lontana ed estranea dalla nostra vita comune eppure, per quanto enigmatica, camaleontica al limite del comprensibile, è una esperienza che non è mai lontana dalla condizione umana. I grandi alienisti del '900 ci dicono che la follia è una delle infinite possibilità dell'umano, uno dei modi possibili di essere nel mondo: ogni gesto, atto, parola, pensiero, espressione compiuto da quel sublime ente che ha il privilegio di dirsi umano non può essere alieno da ciò che siamo noi, ognuno di noi. Un'altro modo di intendere la realtà? Certo, quando la realtà intorno diventa insostenibile è bene allontanarsene; ci si astrae dalla ragione comune, dal plurale, dalla certezza che, pure se tutte le cose sono polivalenti in quanto al loro significato, esistono convenzioni che regolano tutto questo. Alcuni autori sostengono "l'inevitabilità del delirio": se non ci si nasconde dietro assunti teoretici, fredde diagnosi reificanti, allora si potrà comprendere che, in quel determinato momento, di fronte a quella precisa serie di circostanze l'unica risposta possibile è il delirio. Allontanandosi drasticamente dal Mitwelt, dal "mondo comune" inteso come realtà condivisibile, si costruisce un nuovo sistema di pensiero orientato soggettivamente, un sistema in cui le cose assumono significati del tutto particolari, lontani dell'interpersonalità e dall'essere con gli altri. Inizia con una sensazione di forte incertezza, di insicurezza, le cose intorno cominciano ad incombere e il giudizio di realtà si altera, si incorre in un senso di trasformazione del mondo, perplessità e minaccia

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PARLIAMO DI NOI …….

LA COMUNITA’ TERAPEUTICA

REVERIE

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Si avverte il dissolversi dei punti di riferimento che connettono al mondo, che diventa indefinito, imprecisato e mutevole, gettandoci in uno stato di totale perplessità. È la distruzione della propria esstenza che viene esperita come sensazione della distruzione della vita e del mondo. Questo è la tonalità emotiva delirante (la Stimmung delirante) ed è una tappa obbligata per giungere al delirio. Ed è qui, nel delirio, che si afferma una condizione di assoluta staticità, bloccati alla fine su di un unico tema da cui non ci si può sottrarre, per cui sembra che non accada più nulla di nuovo, anzi, non accade più nulla: meglio l'esperienza del “Nulla” piuttosto che una realtà generatrice di angoscia. Un'altra possibilità, che distingue e caratterizza gli esseri umani è il libero arbitrio, la condizione, in poche parole, di poter scegliere, di fronte alle infinite possibilità che si dispiegano in tutte le circostanze in cui ognuno di noi si imbatte. Nella follia (psicosi) questa possibilità non è data: la tal cosa è così: "C'è un satellite spia che controlla ogni mio movimento!". Ed è inutile (anche

molto fastidioso!), che qualcuno provi a far credere che forse è solo un frutto di una fantasia abnorme quanto persecutoria: il delirio è inattaccabile e non offre scelta. Ed infine non si può non ricordare che esiste un pensiero che è trasversale ad ogni epoca: la paura del diverso. Il diverso, il folle in questo caso, è l'anormale, il cosiddetto sano è normale. E così si affonda nelle sabbie mobili dell'ambiguità di dicotomie come sano/malato, giusto/sbagliato, etico e non etico e via dicendo. Queste polarizzazioni non spiegano nulla, non permettono di comprendere e di dare senso e significato a ciò che si agita nell'animo umano. Tra il bianco ed il nero esiste una infinita gamma di sfumature: si provi a far corrispondere la gamma dei toni di colore all'infinita molteplicità delle possibilità umane e, così facendo, da qualche parte, lungo questo continuum, si incontrerà la follia, che altro non è che un altro modo di "leggere il mondo".Queste persone sofferenti, loro che ci consentono di cercare e ri-cercare la possibilità di un discorso sulla sofferenza dell’anima, un discorso sulla psicopatologia: noi con loro per provare, insieme, ad attribuire o ri-attribuire senso e significato, a fare donazione di senso, a delle esistenze sperdute nella follia. Noi siamo gli Operatori, Loro sono i Pazienti, lo spazio (mentale, vissuto, la spazialità) in cui si svolge l’azione è quello della Comunità Terapeutica, il tempo (vissuto) è quello con-diviso. Lo spazio della comunità è il luogo in cui nel tempo diventiamo coscienti delle nostre esistenze e delle esistenze altrui, esistenze disperate, le loro, che non mentono (mai) sul loro modo di essere. Scopriremo, con semplicità, che nel vivere in comunità, nel colloquio, siamo persone che incontrano altre persone e nel separarsi nessuno deve “restituire” niente all’altro, in quanto nulla si è preso e nulla si è dato; quanto è accaduto si concretizza nell’incontro, nel con-dividere, nel con-partecipare, nel co-esistere, nell’autenticità che diventa un segno ed una promessa per incontri futuri, perché nel potere di progettare il futuro c’è un segno che indica la guarigione. Tornando alla Reverie, vi è un' argomento degno di nota, ed è quello dell'affido terapeutico. Cito testualmente dalla descrizione del modello operativo della Comunità come descritto sul sito della Reverie: "L'affido terapeutico, specifica modalità operativa dei programmi della Reverie, è centrato, infatti, sul prendersi cura globalmente del paziente accogliendone, da un lato la parte infantile e bisognosa di dipendere, dall'altro facendo leva sulle sue capacità di espressione adulta. Per quanto l'intero programma sia strutturato per sostenere queste funzioni, esse sono principalmente concentrate sull'operatore di affidamento. L'operatore dovrebbe avere un comportamento flessibile e non essere vittima delle regole, larghe o strette che siano. Dovrebbe avere la capacità di entrare nei panni dell'affidato e spianargli la via. Dovrebbe quindi essere un sostegno valido e nello stesso tempo accogliente... il potere che l'operatore ha non deve in nessun caso annullare il suo affidato, dovrebbero averne entrambi. Insomma ci vuole ben altro che una laurea in psicologia per far bene l'operatore: c'è bisogno di forza, energia positiva, sensibilità, apertura, disponibilità." In realtà questi concetti, così ben espressi da Roberto Quintiliani, uno dei fondatori della nostra Comunità, sono il centro intorno a cui si costituisce ed esiste la comunità terapeutica Reverie. Il gruppo è diviso in tre "gruppetti", ogni gruppetto è composto da, mediamente, sei pazienti, due operatori di affidamento, due operatori di programma, la cui funzione, molto sinteticamente, è quella di supporto all'operatore di affidamento nonché di presenza partecipante nei turni di lavoro e, infine, da un tutor che supervisiona tutto il gruppo: in tale contesto, in questa spazialità, dovrebbe costituirsi tra l'operatore ed i suoi assistiti la relazione di Reverie. Naturalmente i fattori che entrano in gioco nella relazione tra gli operatori ed i pazienti, l'idea che

Via Madonna Due Ponti, 74 00060 -Capena (RM)

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ra avrebbero bisogno, per essere descritte, di uno spazio ben maggiore di queste poche pagine, ed io mi fermo a queste brevi note. Ed infine, grazie al contributo di Piergiorgio, ecco descritta una giornata tipo, meglio ancora una settimana tipo : La Comunità Terapeutica Reverie è una struttura in cui si condivide lo spazio, sia fisico che mentale tra pazienti ed operatori. Lo spazio è essenzialmente costituito da tante piccole sfaccettature che rappresentano il vivere quotidiano. Si comincia con il caffè che ci viene portato nelle nostre stanze dagli operatori. Ci alziamo tra le nove e le nove e mezzo, facciamo la doccia e, a turno puliamo le stanze, in ogni stanza abitano due di noi. Alle dieci si fa la prima colazione. Lo spazio di cui ho parlato all'inizio e che è condiviso da tutti i pazienti è rappresentato al mattino dal laboratorio di cucina durante il quale si prepara il pranzo e si avvia la cena che verrà completata nel tardo pomeriggio. Nel pomeriggio, a secondo dei giorni c'è il laboratorio di musicoterapia il lunedì, il martedì è completamente dedicato ai gruppi terapeutici, il mercoledì si svolge lo psicodramma analitico, il giovedì c'è un laboratorio di teatro ed infine, il venerdì, il laboratorio di scrittura. Sabato e domenica proviamo a rilassarci un po'! Attraverso gli scambi con gli operatori, le psicoterapie individuali ed i suddetti laboratori prende forma il percorso terapeutico di ognuno di noi. Il programma è costruito intorno alle possibilità ed ai bisogni individuali di ogni ospite e dura all'incirca tre anni. Trascorso questo periodo, se l'ospite verrà ritenuto in grado di confrontarsi con la propria autonomia verrà avviato un periodo di reinserimento per giungere allo svincolo definitivo dalla Comunità, oppure, laddove sussistano ancora delle difficoltà, saranno inviati ad altre strutture, dopo aver confrontato questa possibilità con il servizio di salute mentale, la famiglia d'origine e con il beneplacito della équipe della Comunità. Antonello Caruso e Piergiorgio Marotti

Non so più cosa vuol dir sognare

“Sognare è una cosa molto bella, peccato che da quando ho avuto le voci ho fatto molti sogni strani, ad esempio sognare di avere la sensazione che mia madre fosse ancora viva, oppure sognare che qualcuno mi volesse male e mi considerasse uno stupido. Mi piacerebbe fare un sogno bello, di quelli che te li ricordi appena sveglio e non li dimentichi per tutto il giorno. La colpa di non sognare più la do anche ai farmaci che spero, un giorno, di poter eliminare. Per il momento continuo a sperare in un bel sogno.”

Quelli che…...Io ci provo!

Gabriele

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Cosa cura nella comunità terapeutica?

“E' difficile dire cosa cura nella comunità terapeutica , per me è un insieme di cose: sicuramente una buona farmacoterapia aiuta, ma in generale è il clima affettivo che si respira in comunità la formula vincente di questo posto magico. Come dimenticare le tavolate all'aperto nelle giornate di festa o i tornei di calcetto, i compleanni festeggiati in comunità con le torte di Maria, i Natali e i Capodanni. Certo ci sono anche momenti impegnativi come i laboratori, oppure toccanti come gli incontri familiari. Io, che oggi esco dalla comunità posso dire che a me ha fatto bene, e sono felice di esserci stato. Ho imparato finalmente a gestire la mia vita, grazie alle regole e all'aiuto degli operatori, sempre pronti a soccorrermi nei momenti di bisogno. Io vi ringrazio e vi porterò sempre nel cuore.” Guglielmo “Secondo me il percorso che c'è da fare in comunità è molto importante per una guarigione. Attraverso i laboratori si cerca di curare le ansie e le preoccupazioni che noi ragazzi abbiamo. Ogni laboratorio è mirato a guarire diversi malesseri. Ad esempio, attraverso il laboratorio di cucina viene richiesta una parte più manuale rispetto agli altri laboratori e comunque penso che tutti i laboratori possano curare. Al laboratorio di scrittura esponiamo gli argomenti più importanti e quando li leggiamo ad alta voce ci sentiamo gratificati. Poi c'è il laboratorio di musica attraverso il quale, secondo me, grazie alle note del pianoforte ed il canto riusciamo a guarire la solitudine e la malinconia, il laboratorio di teatro ci da la possibilità di metterci in gioco; infine lo psicodramma secondo me è il più impegnativo e richiede più attenzione ma ci aiuta tanto sul piano emotivo. Penso che i laboratori siano molto importanti ma è importante anche il dialogo con gli altri ragazzi e con gli operatori. Questa estate sono entrata in un negozio di abbigliamento con Dusca e ho acquistato una maglietta. Grazie a lei sono riuscita a guarire la difficoltà nell'acquistare alcune cose, quindi penso che il contatto con gli operatori sia molto utile.” Carla

“Le ferite del cuore,le ferite delle emozioni, sono ferite dell'anima: angoscia disperazione, inquietudine, tristezza, estraneità, smarrimento, nostalgia, dissociazione, la frantumazione del tempo e dello spazio. Non è facile lenire queste ferite.”

Eugenio Borgna da: L'arcipelago delle emozioni

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Ancor prima di esprimere l’amore e il rispetto per ciò che ci circonda e per ciò che quotidianamente viviamo, dovremmo essere in grado di osservare nel cuore delle cose per scoprire l’aspetto insolito, poco noto o dato per scontato. Questa rubrica è non solo spazio dedicato alla natura e alle sue creature ma è invito ad osservare, ad apprezzare e a riflettere sul valore della sua esistenza

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PROGETTO QUASI INTERVISTA A FABIANA ROSA

(TERAPISTA DELLA RIABILITAZIONE NEUROCOGNITIVA)

Il tema del nostro giornale in questo numero tratta la ricerca della felicità. Negli animali si deve parlare di felicità o di piacere? Anche gli animali la ricercano, forse inconsapevolmente, dobbiamo essere noi a costruirgliela, penso che non sia una ricerca come la nostra, loro possono percepire di stare bene o stare male ma non possono trovarla, la felicità gliela dobbiamo dare noi. Anche per il cane si può parlare di felicità, soprattutto nelle piccole cose come per esempio tirare una pallina. Nelle persone parlare di felicità è più complesso, prende tutti gli aspetti della vita, mentre il cane ha poche necessità in fondo. Per l’uomo ci deve essere tanta soddisfazione, sia nell’ambito creativo, lavorativo, in quello del proprio nutrimento, per il cane è più semplice: per il cane è importante il bere, il mangiare, annusare, camminare, stare vicino alle persone, ricevere il nostro affetto. Io ho un cane che ho preso al canile, ha già dieci anni, l’ho preso già anziano, è stato abbandonato ma, il giorno dopo che io l’avevo preso era già felice e quindi non si preoccupava del futuro, viveva il momento e diceva dentro di sé “ io ora sto bene”. Come nasce e di cosa si occupa il vostro Progetto Quasi? Il progetto Quasi è nato da un cane di nome Quasi che ho adottato due anni fa che ha una malformazione genetica che gli ha procurato una deformità della colonna vertebrale, quindi ha tutte le vertebre completamente fuse tra loro; le zampe dietro sono più lunghe di quelle davanti, quella destra è più corta della sinistra, quindi somiglia un po’ ad un maialetto. Ho continuato con un altro cane che si chiama Mongo ed ho fatto fare delle magliette con la sua faccia per farmi rilasciare un’offerta per un intervento ad una zampa, intervento che ho dovuto far fare due volte. Dato che l’intervento ha funzionato, allora mi sono data da fare per fare interventi ad altri cani. Così ho iniziato a fare dei progetti per allestire lotterie con oggetti che venivano regalati, con il ricavato venivano effettuate delle visite veterinarie per un cane alla volta che tiravo fuori da canili brutti, e portavo in questo modo aiuto ai cani. Ho anche creato qui come una casa famiglia, ho raccolto dei fondi, ho sistemato il giardino che abbiamo, mi hanno donato delle cucce per i miei cani, ho assunto quaranta volontari che a loro volta donano dieci euro al mese a testa. .

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Chi si occupa principalmente degli animali che accogliete? Se ne occupa Betania che è la ragazza della casa famiglia e poi ci sono i volontari che si adoperano all’interno del progetto Quasi con i cani anziani e giovani, paghiamo le vaccinazioni e le cure con dei sovvenzionamenti. Che sentimenti si provano nel salvare una vita innocente dalla strada? Ci sono tanti cani da salvare. Che sentimenti si provano ? E’ una cosa molto bella, io mi dedico ai cani perché reputo la cosa doverosa e lo faccio molto volentieri, si fa il possibile perché il lavoro riesca, è anche una mia necessità dedicarmi a loro, come in tutte le relazioni d’aiuto ci vuole passione e impegno, non deve essere una cosa da fare tanto per fare.. Come mai la disabilità, sia pur negli animali, spaventa così tanto la gente? Perché spaventa… perché è diverso, io sono una grande amante della diversità e questa vita me la sono scelta da sola, mi piace e quando vedo situazioni particolari mi incuriosisco, probabilmente bisogna vedere le cose in un altro modo, tutti i cani che ho adottato li ho visti in un modo particolare. Quasi è un mostro per la strada quando lo vedono cambiano strada, gli danno del mostro più volte, lo prendono, lo giudicano per la sua bruttezza.

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Io ho cercato di cambiare l’aspetto del cane fermandomi qualche volta a parlare con la gente, e sono riuscita a cambiare Quasi in una cosa divertente, anche quando ho fatto delle foto che lo ritraggono mentre guarda la televisione, sembra proprio un cinghiale e per il suo aspetto qualche volta ho anche litigato con le persone, perché la mancanza di rispetto anche verso un cane non manca mai.

Quanti cani e gatti ospitate? Il numero varia da un minimo di quattro a un massimo di sette, anche perché di più non possiamo permettercelo, io faccio il possibile, meglio pochi cani ma tenuti bene. Di gatti io non ne prendo, ne ho avuto giusto qualcuno che si è sfracellato sotto una macchina o ha avuto dei maltrattamenti.. A quale tipo di famiglia affidate un cane disabile? Fate una selezione? Sì, facciamo una selezione, facciamo riempire un questionario per ogni cane, ci sono delle domande come che cosa mangia il cane, a chi viene lasciato quando si va in vacanza, poi un volontario va a casa della famiglia, vede se il giardino è ben recintato, se ci sono altri cani, se ci sono segni di maltrattamento, se può essere in regola la famiglia che lo ospita. E’ anche avvenuto che famiglie hanno perso cani avuti in adozione e che poi ho ritrovato io, è logico che non lo hanno più rivisto.

Come mai gli animali, ed in particolar modo i cani, subiscono le influenze del nostro umore? Perché i cani vivono per il padrone, per stare accanto al padrone, quindi probabilmente loro sono alquanto simbiotici, se sta male il padrone sta male pure il cane, il loro è un amore incondizionato, che non esiste tra le persone; neanche l’affetto tra una madre e un figlio si può paragonare a quello di un cane, un cane non ti chiede niente, vuole stare insieme a te, accanto a te e basta.. La felicità spesso è sintomo di libertà. Come si lega questo con il tenere un cane o un gatto in casa? La felicità è anche responsabilità, non è solo libertà, un cane ti da tanto e non limita la tua libertà, però ci sono degli obblighi da rispettare. In questo senso qualsiasi affetto, anche quello con un figlio, può mettere dei limiti alla nostra libertà.. Spesso si crede che basti una cuccia e una ciotola piena per essere felici. È davvero così? No, non è davvero così, al cane serve la compagnia, la cuccia e la ciotola la trovano anche nel canile, ma nel canile il cane non è felice, il cane può avere anche la ciotola vuota ma ti vuole bene lo stesso.. Un cane che è stato a lungo maltrattato come riesce a ritrovare la felicità di vivere? Dipende, anche dalla educazione che può ricevere un cane, e dal recupero che può anche non riuscire. Un cane che viene picchiato tutti i giorni o che vive in un box di un metro per un metro, è un cane traumatizzato e non con tutti sarà gioioso, avrà voglia di vivere, tutto dipende poi in seguito dalla sua rieducazione.

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Sappiamo che avete partecipato alla manifestazione a Roma per la chiusura di Green Hill. Ce ne può parlare meglio? Ci sono andata ed è durata tre ore, che poi sarebbero cinque, le due ore in più mi sono servite per raccontare la storia del cane , ho parlato del nostro progetto, ho fatto fotografare il cane. Green Hill è un allevamento in provincia di Brescia, dove vengono allevati cani bigol, e dove fanno anche sperimentazione animale, cosa di cui sono completamente contraria, non solo per questioni emotive, ma come studiosa posso affermare che sono contraria alla sperimentazione dei farmaci sugli animali, perché un topo, un cane, una scimmia non funzionano come una persona, ma purtroppo ci sono dei forti interessi dietro. Siamo noi a rendere felici gli animali o viceversa? La cosa è reciproca. Noi facciamo felice un cane, e un cane fa felice noi. Come si capisce se un cane è felice? In tanti modi, domandiamolo a loro, Prugna sei felice? Nano sei felice? E domandiamolo anche a Frodo e Lisa , i cani della vostra comunità, se sono felici. Sicuramente con voi si..

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LA PAROLA AGLI ESPERTI COME SI CAPISCE SE UN CANE

E’ FELICE O INFELICE?

La felicità sfugge a definizioni statiche e circoscritte. Volendo sintetizzare si tratta di un sentimento di contentezza, benessere, piacere, fortuna…Con i cani il discorso si semplifica: i loro sentimenti sono palesi e poco ambigui, contentezza e benessere sono facilmente individuabili, sempre che sappiamo dove e cosa guardare. Secondo gli esperti un cane felice dovrebbe dormire per circa 8-10 ore al giorno, soprattutto di notte. Svegliarsi presto e partire immediatamente alla ricerca di cibo. Dopo colazione, i fedeli amici a quattro zampe appaiono brillanti, attenti, attivi, e sollecitano l’attenzione dei loro proprietari. Inoltre, nel caso ci siano altri cani nella stessa abitazione, dovrebbero interagire positivamente. Al mattino amano le passeggiate, i giochi e le attività sociali, e riposano tra un’attività e l’altra. Nel pomeriggio, i cani possono passare un po’ di tempo masticando un giocattolo, esplorando in cortile, o socializzando con altri cani o persone. L’attività del cane si intensifica con l’avvicinarsi del tardo pomeriggio e in prima serata, quando l’emozione per il rientro a casa dei membri della famiglia e per l’avvicinarsi dei pasti diventa incontenibile. Le varie azioni e interazioni che hanno luogo in questo momento sono caratterizzate da interesse e gioia. Gli occhi sono brillanti, le orecchie sono attente, e la coda partecipa all’eccitazione. In seconda serata il cane ricerca le coccole del padrone e si acquatta tranquillamente ai suoi piedi. Molti cani sollecitano le carezze e e le attenzioni. La pace regna sovrana. E per quanto riguarda un cane infelice? L’infelicità nei cani scaturisce da esperienze avverse, interazioni incompatibili con i loro proprietari, la mancanza di esercizio fisico, una routine instabile, noia da mancanza di giochi e stimoli. I proprietari devono ricordare che tutti i “comfort” realizzati per il piacere e l’intrattenimento umano, come telefoni, videoregistratori, computer, mobili e arredamento elegante, non sono molto apprezzati dal cane. Per fare la felicità del cane, bisogna pensare come un cane. Se fossimo un cane ci piacerebbe non avere niente da fare tutto il giorno? Ricevere poche attenzioni dal nostro adorato padrone? Non avere la possibilità di uscire spesso all’aria aperta, di giocare, socializzare, correre senza guinzaglio? Quando le cose vanno male, gli aspetti della “sindrome del cane infelice” iniziano ad emergere. I cani scontenti spesso dormono di più in un periodo di 24 ore, entrando in uno stato confinante con la depressione e la letargia. Di notte fanno sonni agitati. La mancanza di attività ludica porta a sviluppare numerosi problemi di comportamento: il cane abbaia e disturba il nostro sonno e quello dei vicini. Distrugge i mobili di casa. Mangia troppo. I cani con problemi sociali possono essere coinvolti in scontri tra loro o con i loro padroni, non ubbidiscono ai loro proprietari, sono difficili da controllare, e si estraniano. I loro occhi non brillano per l’emozione, ma piuttosto appaiano spenti e vacui. Questi cani possono adottare posture accovacciate, intimidite ed una mancanza di attenzione e curiosità. Molti sono asociali e manifestano

GRAZIE ZIRA

Lei se ne andò lentamente Cullando il mio cuore infranto

Annusando e scoprendo Di giorno in giorno

Le profondità nascoste Dei suoi rifugi.

Tranquilla e dignitosa Come la marea

Che si ritira dalla terra Portò con sé

Gli occhi delle mie colline Il gorgoglio increspato del torrente

I fiocchi sorridenti della neve Il pensiero tuffato nel tramonto Lo stupore trepidante dell’alba

Le melodie che scivolano Sulle ali degli uccelli

Il crepitare saporito del fuoco La dolcezza liquefatta della luna

Ed il silenzio che sovrano Contempla la bellezza dei monti.

Non so

Se perduto od eterno Fu il seguire della mia gioia

Quando l’accompagnai Nei pascoli del paradiso …

Ma

Sbirciando tra le mie lacrime Certamente so

Che il nostro amore Germoglierà per sempre

Nel profumo giallo della mimosa Ad ogni primavera.

Maria Teresa Frattini

e

“Scarabocchi di gente” è lo spazio della creatività. Vari i soggetti, molteplici i mezzi ma unico il fine: l’espressione. Protagonista indiscussa è l’esperienza estetica, fatta non di canoni e di criteri accademici ma di libera e incondizionata espressività. L’Io non si improvvisa artista, perché in verità è sempre stato tale. La rubrica offre però l’occasione per manifestarlo. 26

LA RICERCA DELLA FELICITA’ Film diretto da Gabriele Muccino, ispirato al romanzo autobiografico di Chris Gardner

Questo film tratto da una storia vera parla di un uomo di colore ridotto sul lastrico e con un figlio a carico di soli cinque anni. Abbandonato dalla moglie, si ritrova a vivere per strada . Vendendo dei macchinari per l’ospedale riesce ad iscriversi ad un corso per diventare venditore di azioni in borsa. La sua forza d’animo lo porta a riuscire nel suo intento e a diventare ricco.

Il film ci ha trasmesso:

La capacità di reagire anche in momenti di grande difficoltà Voglia di vivere e di vincere L’importanza di avere uno scopo per cui lottare Un po’ di tristezza per una vita difficile, ma anche allegria per il

successo finale Avere grinta e non darsi mai per vinto, credendo in quello che facciamo,

provando e riprovando Amare e sostenere chi ci sta accanto Avere il coraggio di correggersi Cercare nella famiglia e nel lavoro la propria felicità Gli ospiti della S.R.S.R. Rosaurora

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I SOLDI DANNO LA FELICITA’?

“Io non ho bisogno di denaro ho bisogno di sentimenti

di parole di parole scelte sapientemente

di fiori detti pensieri di rose dette presenze

di sogni che abitino gli alberi di canzoni che facciano danzare le statue

di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia questa magia che brucia

la pesantezza delle parole che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.”

Alda Merini

I soldi attraggono tutti, specialmente i più deboli , servono spesso al ricco per soddisfare i vizi e con i vizi sorgono i problemi. Non sempre i soldi danno la felicità. Antonella I soldi non fanno la felicità, anche perché quando compri un oggetto che ti piace, dopo un po’ di tempo lo accantoni, non ti affascina più. Non sono i soldi che fanno innamorare un uomo ed una donna ed avere un amico. I soldi devono essere necessari per vivere, anche perché qualche volta portano l’uomo alla rovina . Arnaldo I soldi fanno la felicità perché servono per vivere decentemente ed a comprare quello che ti piace. Carlo Il denaro, come dicono i Pink Floyd in un loro celeberrimo album, é come un gas che quando finisce ci lascia amaramente.La felicità è solo nell’amore e nell’affetto degli altri. Alfredo Il denaro non serve a niente , specialmente quando è poco. Se si hanno pochi soldi non si può essere felici perché bisogna fare molte peripezie per poter sopravvivere. Troppi soldi però non possono fare la felicità, quando mancano altre cose importanti come la salute. Mario I soldi non fanno la felicità. Essere ricchi o essere poveri non è il problema principale, il problema sorge quando ti manca ciò che ti serve per poter vivere dignitosamente. Monica I soldi sono un mezzo per comprare quello che occorre. Di certo la felicità non sono i soldi. Si è felici per un figlio, una famiglia e la salute. Ma molte volte non ci si accontenta delle “piccole” cose. Sandro I soldi non fanno la felicità, perché si può essere anche miliardari e stare male di salute. Avere tanti soldi inoltre può dare delle preoccupazioni, e cioè che questi possono essere rubati. Quindi non si può neanche dormire tranquilli. Sonia

Dalla S.R.S.R. Rosaurora

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Dalla S.R.S.R. Rosaurora POESIE DI ANTONELLA

LA NEVE Ho cercato il caldo in mezzo al freddo, tra i fiocchi di neve che cadevano fitti, fitti Uno spettacolo sulle pianure montuose dove si distendeva la culla novella del primo passeggero, dove i bimbi giocavano con palle di neve e pupazzi.

IL CUORE Tutti al mondo abbiamo un cuore, piccolo o grande, tanto caldo e pieno di gioia un cuore che porta amore Anche un bimbo capriccioso che la madre non riesce a calmare, ha dentro un cuore colmo di amore da offrire ad una mamma piena di grazia.

IL TEMPO Tante volte il tempo sfugge travolto da un minuto giocoliere Il tempo è solo, magico ed attivo rappresenta gli attimi dorati del mondo, oppure una strada ripida senza ornamenti.

Dalla S.R.S.R. Il Filo di Penelope

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La

realizzazione della mostra, promossa dalla Liberi s.a.s., si svolge con la

collaborazione del Centro

Diurno della A.S.L. Roma G di Colleferro e con il Centro Diurno della A.S.L. Roma H di Velletri.

La mostra verrà presentata nella giornata di premiazione del Concorso Letterario Graphein, Ed. 3.

IL TEMA

Descrivere come in un viaggio l’esperienza della malattia di un paziente immaginario, che racconta i suoi ricordi ed esprime

le sue sensazioni, sentimenti, desideri ed obiettivi, difficoltà riscontrate, aiuti ricevuti, soluzioni trovate o da ricercare,

attraverso la produzione di un racconto, di disegni e di un DVD.

Rappresentare l’opinione ed il vissuto dell’ambiente sociale esterno sulla malattia mentale attraverso uno scambio sociale

con gli studenti di una scuola superiore.

N O T I Z I E

C’E’ POSTA PER NOI ?

Ricordati che puoi scriverci chiedendo informazioni e consigli.

Ti risponderanno esperti nell’ambito educativo sanitario e psicologico

Manda le tue domande a :

Posta elettronica : [email protected] Posta normale : Liberi s.a.s.—Via Mainello n. 10

00010 Gallicano nel Lazio (RM)

MOSTRA ARTE E PSICHIATRIA

IMMAGINE E IMMAGINARIO


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