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anno VIII - numero 36 - febbraio / marzo 2014 - … · 2018-06-21 · accuse di Frontex, la...

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anno VIII - numero 36 - febbraio / marzo 2014 - www.rivistapaginauno.it anno XII - numero 58 - giugno / settembre 2018
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RESTITUZIONE PROSPETTICAGoverno vs Unione europea:chi resterà con il cerino?Giovanna Cracco

POLEMOSUn hobby a cottimoCollettivo Clash City Workers

I trans-umanistie i mercanti di ormoniDaniela Danna

INCHIESTAItalia vs Ong:vietato salvare i migrantiGiovanna Baer

Energia.Capitalismo di Statoai tempi del libero mercatoEnrico Duranti

(DIS)ORIENTAMENTIDe Benoiste la Fondazione Feltrinelli:cronaca di un mancatopensiero di sinistra Matteo Luca Andriola

FILO-LOGICOOriginalitàFelice Bonalumi

CINEFORUMRed scareRecensione del filmL'ultima parola, Jay RoachIacopo Adami

SOTTO I RI(F)LETTORIStill I riseRecensione del romanzoIo so perché canta l'uccello in gabbiadi Maya AngelouGiovanna Baer

LE INSOLITE NOTERitornano?Augusto Q. Bruni

8,00 euro

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anno VIII - numero 36 - febbraio / marzo 2014 - www.rivistapaginauno.it

anno XII - numero 58 - giugno / settembre 2018

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DIRETTORE EDITORIALEGiovanna Cracco

GLI AUTORI DI QUESTO NUMEROIacopo AdamiMatteo Luca AndriolaGiovanna BaerFelice BonalumiRaffaella BrioschiAugusto Q. BruniAndrea CocciCollettivo Clash City WorkersGiovanna CraccoDaniela DannaEnrico DurantiClaudia Mazzilli

Le collaborazioni a questa rivista sonoa titolo gratuito. Tutti i testi, salvodiversamente indicato, sono soggetti a licenza Creative Commons – Attribuzione, Non commerciale, Non opere derivate, 2.5 Italia. I testi proposti per un'eventuale pubblicazione non vengono restituiti e vanno inviati a:[email protected]

IN COPERTINARitrattoRoberto CraccoLegno, tessuto, plexiglass, ferro, acrilico, olio2003

anno XII – numero 58giugno/settembre 2018pubblicazione bimestrale (5 numeri annuali)prezzo di copertina 8,00 euroautorizzazione tribunale di Monza n. 1429registro periodici, del 13/12/1999

SOCIETÀ EDITRICEMcNelly s.r.l.Via A. Villa 44 - Vedano al Lambro (MB)

DIRETTORE RESPONSABILEValter Pozzi

SEGRETARIA DI REDAZIONEGiusy Mancinelli

PROGETTO GRAFICOPaginauno

ABBONAMENTO ANNUALEordinario 35,00 eurosostenitore 50,00 euroc/c postale n. 78810553 intestato Valter Pozzib/b IBAN: IT 41 V 07601 01600 [email protected]

NUMERI ARRETRATIPer ricevere i numeri arretrati scrivere a:[email protected]

STAMPAFinsol s.r.l.via Prenestina Nuova 301/C3, Palestrina (RM)www.finsol.it - [email protected]

Chiuso in redazione il 31 maggio 2018www.rivistapaginauno.it

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In questo numero

Tria e Savona, l’accoppiata euro-scettica: Lega e 5 stellesi giocano tutto: Contratto di governo o perdita di voti,flessibilità europea o procedura d’infrazione. Le contrad-dizioni destinate a esplodere e la paura dell’establish-ment che una solida narrazione critica della Ue metta ra-dici. Frontex e Italia vs Ong e migranti: la strada apertada Minniti su cui corre Salvini: l’accordo con la Libia, leaccuse di Frontex, la magistratura mediatica e il Codiceper le Ong. Riders, la schiavitù dell’algoritmo: lavoro acottimo, isolamento e rating, ma lottare è possibile.Energia: capitalismo di Stato ai tempi del libero merca-to: grandi opere imposte ai territori e politiche di aggres-sione neocoloniali che portano profitti ai fondi d’investi-mento privati. What is Left/What is Right: De Benoist ela povertà intellettuale di una sinistra che ricorre alla cen-sura. ‘Disforia di genere’: i bambini sono il nuovo merca-to: transizioni in età pre-adolescenziale, tra profitti dellecase farmaceutiche e delle ‘cliniche di genere’ e pericolo-so intento di normalizzazione della diversità.

E ancora: l’originalità nella cultura postmoderna, criticaletteraria, cinematografica e musicale, recensioni di nar-rativa e saggistica e la copertina di Roberto Cracco.

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SOMMARIO

_ RESTITUZIONE PROSPETTICApag. 6 Governo vs Unione europea: chi resterà con il cerino? Giovanna Cracco

_ POLEMOSpag. 12 Un hobby a cottimo Collettivo Clash City Workers _ pag. 18 I trans-umanisti e i mercanti di ormoni Daniela Danna

_ INCHIESTApag. 26 Italia vs Ong: vietato salvare i migranti Giovanna Baer _ pag. 40 Energia. Capitalismo di Stato ai tempi del libero mercato Enrico Duranti

_ (DIS)ORIENTAMENTIpag. 48 De Benoist e la Fondazione Feltrinelli: cronaca di un mancato pensiero di sinistra Matteo Luca Andriola

_ FILO-LOGICOpag. 56 Originalità Felice Bonalumi

_ CINEFORUMpag. 62 Red scare Recensione del film L'ultima parola, Jay Roach Iacopo Adami

_ SOTTO I RI(F)LETTORIpag. 70 Still I rise Recensione del romanzo Io so perché canta l'uccello in gabbia di Maya Angelou Giovanna Baer

_ IN LIBRERIA – narrativapag. 74 Ghachar Ghochar Vivek Shanbhag (R. Brioschi) Il matrimonio del signor Mississippi Friedrich Dürrenmatt (R. Brioschi) La gente per bene Francesco Dezio (C. Mazzilli)

_ IN LIBRERIA – saggisticapag. 75 La gabbia dell'euro Domenico Moro (G. Cracco) Il maccartismo e gli anni inquieti del cinema americano Francesca Borrione (I. Adami) Chi non rispetta le regole? Sergio Cesaratto (G. Cracco) _ LE INSOLITE NOTEpag. 76 Ritornano? Augusto Q. Bruni

_ ZONA FRANCApag. 84 Il codice del silenzio Gerald McMurray Hai preso le pillole? Alison Klayman Imprint Takashi Miike Andrea Cocci

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RESTITUZIONE PROSPETTICA

Giovanni Tria al Ministero dell’Eco-nomia al posto di Paolo Savona, equest’ultimo agli Affari europei, e tut-to si è appianato: la crisi, politica, me-diatica e finanziaria (speculativa [1]),dettata dalle posizioni anti-euro di Sa-vona è rientrata. Sorprendentemen-te, perché sulla carta l’accoppiata è lapiù euroscettica che un governo ita-liano abbia mai visto. Non si spiegaquindi il ‘cessato allarme’, se non conil fatto che l’alternativa – un governoCottarelli che non avrebbe ricevutoneanche un voto in Parlamento, al-tre elezioni a breve e la conseguente

instabilità per mesi – sarebbe stataancora peggiore; evidentemente orasono tutti convinti che Tria e Savo-na non usciranno dai consueti bi-nari nei rapporti con l’Unione eu-ropea, ma ha ragione Salvini quan-do afferma di non aver fatto alcunpasso indietro perché sulla monetaunica Tria ha le stesse posizioni diSavona. Certamente il primo è me-no barricadero del secondo, non hamai parlato di un Piano B per l’Ita-lexit, ma condivide il medesimo pen-siero – che tra l’altro appartiene adiversi economisti critici verso l’eu-ro, una posizione che fino a oggiha avuto poco visibilità al di fuoridei circoli accademici, delle testatespecializzate e della rete.

In una estrema sintesi, inevitabil-mente tecnica, i punti chiave di que-sta posizione sono due: l’impostazio-ne mercantilistica della Germania, chegenera un surplus commerciale e fi-nanziario in un’area monetaria privadi collaterali strumenti di compensa-zione che possano riequilibrare la bi-lancia dei pagamenti import/exporttra i Paesi; e le regole inserite nei Trat-tati, fiscal compact ma non solo, cheimpediscono agli Stati di attuare unapolitica economica espansiva in unafase di crisi non certo alle spalle. “Nonha ragione chi invoca l’uscita dall’eu-ro senza se e senza ma come pana-cea di tutti i mali, ma non ha ragioneneanche il presidente della Banca cen-trale europea, Mario Draghi, quandodice che «l’euro è irreversibile», senon chiarisce quali sono le condizio-ni e i tempi per le necessarie riformeper la sua sopravvivenza. Anche per-ché il maggior pericolo è l’implosio-ne non l’exit” scriveva Tria sul Sole 24ore nel marzo 2017 (2), puntando ildito sia sulla politica commerciale te-desca che sull’ostinazione europea avoler perseguire l’austerity invece dipromuovere un piano di investimentipubblici. Aspetti affrontati anche a di-cembre 2016, su Formiche.net, in unarticolo nel quale Tria si dichiaravad’accordo con le posizioni espresse

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Giovanna Cracco

Governo vs Unione europea:chi resterà con il cerino?

Sulla cartal’accoppiataTria/Savona

è la piùeuroscettica

che ungoverno

italiano abbiamai vistoe Salvini

ha ragionequando

afferma dinon aver

fatto alcunpasso

indietro

__________________________________________________________________________________________________1) Cfr. Massimo Brambilla, Sull’Italia impazza la speculazione. Lo dicono i Cds, Milano Fi-nanza, 30 maggio 20186) Giovanni Tria e Renato Brunetta, Superare i tabù per salvare Unione ed euro, Il Sole 24ore, 8 marzo 2017

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proprio da Savona qualche giorno pri-ma sul Corriere della sera, in un com-mento scritto a quattro mani conGiorgio La Malfa (“Quel che mi hacolpito è che un’analisi economicaseria, non si tratta di una battuta dipolitici anti-euro, ma di due eminen-ti economisti con i quali peraltro con-cordo in pieno, non abbia ricevutofino a oggi commenti rilevanti, in ac-cordo o in disaccordo”) (3): qui Triaentrava nella dinamica della svaluta-zione della moneta come strumentodi riequilibrio economico del merca-to, interdetto all’interno di un’unicaarea valutaria quale è l’euro, conclu-dendo: “Non si tratta di dividersi traliberisti e keynesiani, tra fautori dellevirtù del mercato e fautori dell’inter-vento dello Stato. Il nodo è che il li-bero mercato qui non c’entra niente.Se con cambi fissi si rinuncia a unmeccanismo di riequilibrio allora de-vono esserci altri meccanismi in unsistema coerente, i mercati non fun-zionano a metà. E non c’entrano nep-pure le maggiori o minori virtù itali-che rispetto a quelle germaniche. Sesaremo meno bravi saremo più po-veri, ma la competizione non può es-sere truccata, il mercato non può es-sere distorto solo per la parte checonviene ad alcuni Paesi e invocatoper il resto. Peraltro, dal 2008 ci di-cono che la risposta dovrebbe essere

la deflazione interna, ma è evidenteche questa c’è stata ma non ha fun-zionato, anche perché promuoverela deflazione in Paesi con alto debito,e non parliamo solo dell’Italia, è unevidente suicidio. Forse è ora di ab-bandonare molti tabù che hanno im-pedito, come rilevano La Malfa e Sa-vona, almeno di analizzare i proble-mi e prepararsi a soluzioni alternati-ve”. È indubbio quindi che il neo mi-nistro dell’Economia ha nei confrontidell’euro una posizione che non èmai appartenuta ad alcuno dei suoipredecessori, e questo potrebbe por-tare interessanti e nuovi sviluppi conl’Unione europea.

L’Osservatorio conti pubblici ita-liani ha quantificato il costo del “Con-tratto di governo” sottoscritto da 5stelle e Lega tra i 108 e i 125 miliardi,a fronte di coperture che non sonostate indicate (Figura 1, pag. 9). Dicerto se ne troveranno, ma gli anali-sti concordano sul fatto che le misu-re programmate possono essere at-tuate solo ricorrendo a un deficit dibilancio, come previsto anche al pun-to 8 dello stesso Contratto. Ciò signi-fica entrare in rotta di collisione conl’Unione europea. Tria sa certamentecosa lo aspetta, ed è qui, oltretutto,che entrerà in gioco anche Savona.

Quando il neo ministro dell’Eco-nomia presenterà alla CommissioneUe una manovra di bilancio in defi-cit, rischierà di far scattare l’art. 126del Trattato sul funzionamento del-l’Unione europea (TFEU) che regola i

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Quando Tria presenterà alla CommissioneUe una manovradi bilancioin deficitrischierà di far scattarel’art. 126 el’Italia potrà essere commissariata: anche Savonaavrà un ruolo chiave perché seguire le procedure d’infrazione rientra trale suecompetenze

______________________________________________3) Giovanni Tria, Vi spiego la competizionetruccata in Europa che favorisce la Germania,Formiche.net, 30 dicembre 2016

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RESTITUZIONE PROSPETTICA

“disavanzi pubblici eccessivi” (4) (ve-di box in fondo all’articolo). Di fatto,

l’Italia potrà essere commissariata,perdendo sovranità sulla sua poli-tica economica: gli potrà essere im-posto un vincolo per l’emissione dinuovi titoli di Stato, una revisionedei prestiti concessi dalla Banca eu-ropea per gli investimenti, e dellesanzioni. Sull’avvio di questa pro-cedura non solo Tria ma anche Sa-vona avrà un ruolo chiave: rientrainfatti tra le competenze del mini-stro per gli Affari europei seguire leprocedure d’infrazione, adoperan-dosi per prevenirle.

La ‘messa in mora’ non scatte-rà in automatico: le regole europeehanno infatti la caratteristica di es-sere particolarmente sensibili alleconvenienze e soprattutto ai giochi

di forza e di potere: la Germania nonne rispetta da anni alcune fondamen-tali (5) eppure non è mai stata messaall’angolo. Ma proprio perché, perquanto rigide sulla carta, sono di fat-to decisioni soggette a scelte politi-che, è facile prevedere che con l’Ita-lia e il suo governo ‘populista’ la Com-missione non sarà altrettanto bene-vola come è da sempre nei confrontidella Germania.

Tria e Savona, e Salvini e Di Maio,affermano di voler modificare le re-gole scritte nei Trattati; forse non gliultimi due, ma di certo i primi sonoconsapevoli che non sarà possibile,perché solo un voto all’unanimità al-l’interno del Consiglio – quindi dei

rappresentanti di tutti i Paesi – e lasuccessiva approvazione da parte ditutti i relativi Parlamenti nazionali,può modificare il contenuto dei Trat-tati (6). Dunque qualcuno resterà conil cerino acceso in mano. O l’Unioneeuropea, se la Commissione appro-verà il deficit in bilancio, stiracchian-do le regole, o il governo italiano. Maè difficile che la Ue forzerà i vincolifino al punto di rendere realizzabilel’intero Contratto: potrà al massimoconcedere un po’ di ‘flessibilità’, e aquel punto Di Maio e Salvini dovran-no spiegare ai proprio elettori per-ché non sono in grado di attuare in-teramente il programma che hannosottoscritto. Non è detto che, comecittadini, sapremo ciò che accade inquelle segrete stanze. L’art. 126 in-fatti prevede che le ‘raccomandazio-ni’ della Commissione al Paese sog-getto a procedura d’infrazione nonsiano rese pubbliche, a meno che ilPaese si rifiuti di seguirle: in questocaso la Commissione può scegliere setogliere la riservatezza (vedi commi 7e 8 nel box in fondo all’articolo).

C’è un altro aspetto da conside-rare. È probabile che il nuovo gover-no azzererà vertici e direttori Rai, co-m’è consuetudine, e insedierà i pro-pri uomini. Se dunque l’Unione euro-pea si rivelerà un ostacolo insormon-tabile per l’attuazione del program-ma, Salvini e Di Maio avranno nellatelevisione pubblica un palcoscenicoda cui spiegare ai cittadini le ragioniper cui non possono dar seguito alle

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La Ue potràal massimoconcedere

un po’ di‘flessibilità’ ea quel punto

Di Maio eSalvini avranno

nella Rai unpalcoscenico

da cui spiegareperché non

sono in gradodi attuare

interamenteil Contrattosottoscritto

__________________________________________________________________________________________________4) Art. 104 Trattato di Maastricht, divenuto l’art. 126 del Trattato sul funzionamento dell’U-nione europea (TFEU) dopo le modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona5) Cfr. Sergio Cesaratto, Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, le doppie morali del-l’euro, Imprimatur; vedi anche la recensione a pag. 756) Art. 48 del Trattato sul funzionamento dell’Unione

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Governo vs Unione europea: chi resterà con il cerino?

loro politiche economiche – e se nonsono stupidi e non vogliono crollarenei consensi alle prossime elezioninon si limiteranno a lanciare genericislogan del tipo “è colpa dell’Europa”,poco efficaci perché presterebbero ilfianco ad accuse di sprovvedutezza eincompetenza, ma daranno chiari-menti dettagliati –; potranno farlodirettamente o ponendo davanti alletelecamere Tria e Savona, ben piùpreparati in materia, e oltretutto duefigure tecniche che all’interno delmondo economico si sono già con-traddistinte per le loro posizioni criti-che sull’euro (quindi difficilmente sifaranno problemi a ribadirle) e, salvosorprese, prive di ambizioni politiche,

dunque di calcoli su futuri eventualiinteressi elettorali. Tirate giù le ma-schere, il governo potrà anche trova-re conveniente dare le dimissioni. Aquel punto la campagna elettoraleavrà davvero i toni da referendumpro o contro l’euro, ma con una dif-ferenza sostanziale rispetto a oggi: leposizioni contro, anche quelle dei cit-tadini, saranno rafforzate dalla con-cretezza di una consapevolezza deimeccanismi e della realtà europeache oggi generalmente manca, per-ché la narrazione dominante a favo-re dell’euro è stata semplicistica, o-missiva e il più delle volte falsa. Allo-ra sì che la Lega, forse i 5 stelle, sispera anche una sinistra finalmente

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Il governopotrà anche trovare convenientedare ledimissioni ela campagna elettorale avrài toni da referendumpro o control’euro ma le posizionicontro saranno rafforzate dalla concretezzadi una consapevolezza dei meccanismi europeiche oggi generalmente manca

__________________________________________________________________________________________________Figura 1. Contratto di Governo Lega e Movimento 5 Stelle, Quantificazione delle misure. Fonte: Osservatorio conti pubblici italiani

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RESTITUZIONE PROSPETTICA

risvegliata (7), potranno porre seria-mente sul tavolo il tema di un PianoB per l’Italexit; cosa impossibile ora –

come dimostra anche l’impegno diSalvini e Di Maio ad affermare chenon c’è alcuna intenzione di usciredall’euro – perché mancando la co-noscenza, nei cittadini prevale, edè comprensibile, la propaganda afavore diffusa da decenni, e dun-que l’incapacità a immaginare qual-cosa di diverso e la conseguentepaura per ciò che viene percepitocome un salto nel vuoto. E forse èquesto che più terrorizza l’esta-blishment politico, economico e fi-nanziario: la Lega e i 5 stelle si gio-cano tutto e con questo governopotrebbe diffondersi e mettere ra-dici una solida diversa narrazionerispetto all’Unione europea.

C’è una nota dolente, ovvia-mente: è un governo a trazione adestra. Il Contratto non è tutto dacestinare, ha luci e ombre, ma nel-le più oscure di queste ultime si ri-

conosce la mano della Lega: derivesecuritarie e giustizialiste (qui c’è an-che il contributo dei 5 stelle), politicadell’immigrazione repressiva (tuttaviadopo quel che è riuscito a fare il Pdtargato Minniti vedremo una linea dicontinuità [8]) e flat tax, su cui Tria,prima ancora che il nome uscisse peril Dicastero dell’Economia, su Formi-che.net (9) si era espresso entusiasti-camente, perfino prevedendo di farscattare in parziale copertura le clau-sole di salvaguardia dell’Iva – nel Con-

tratto è tuttavia indicata la volontà disterilizzarle, vedremo. Dubbioso erainvece sul reddito di cittadinanza, maè probabile che quando sarà chiaroche è in realtà un reddito di inclusio-ne sociale, in stile Piano Hartz tede-sco, che mira a gestire la povertà in-vece di modificare la struttura del si-stema capitalistico che la genera (10),Tria diventerà favorevole.

Questo governo quindi potrebbefare esplodere le contraddizioni – eha già iniziato a farlo, costringendoMattarella a mostrare l’etica non uf-ficiale in un discorso di 7 minuti cheresterà nella storia della democraziaitaliana: è il mercato ad avere il pri-mato, non la volontà popolare. Salvopoi fare un passo indietro, sicuramen-te per l’errore Cottarelli, ma forse ilQuirinale si è anche reso conto cheanni di manipolazione dell’opinionepubblica a opera dei media main-stream non hanno normalizzato (rim-becillito) i cittadini fino al punto dinon comprendere la gravità politicadi quelle parole. Purtroppo sarà ungoverno di destra a farle esplodere.Ma qui, come più volte scritto in que-ste pagine, è mancata la sinistra.

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Forse èquesto che

più terrorizzal’establishment

politicoeconomico e

finanziario:Lega e 5 stelle

si giocanotutto e

con questogoverno

potrebbediffondersi e

mettere radiciuna solida

diversanarrazione

rispettoall’Unione

europea

__________________________________________________________________________________________________7) Cfr. Giovanna Cracco, Sinistra e Unione europea: aspettando Godot, Paginauno n. 57/20188) Cfr. Giovanna Baer, Italia vs Ong: vietato salvare i migranti, pag. 269) Cfr. Giovanni Tria, Perché Di Maio e Salvini devono concentrarsi sulla politica industriale.L’opinione di Tria, Formiche.net, 14 maggio 201810) Cfr. Clash City Workers, La Germania incantata, Paginauno n. 53/2017

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Governo vs Unione europea: chi resterà con il cerino?

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Articolo 126, Trattato sul funziona-mento dell’Unione europea(paragrafi 5-9/11)

5. La Commissione‚ se ritiene che inuno Stato membro esista o possa de-terminarsi in futuro un disavanzo ec-cessivo‚ trasmette un parere allo Sta-to membro interessato e ne informail Consiglio.6. Il Consiglio, su proposta della Com-missione e considerate le osservazio-ni che lo Stato membro interessatoritenga di formulare, decide, dopo unavalutazione globale, se esiste un di-savanzo eccessivo.7. Se, ai sensi del paragrafo 6, decideche esiste un disavanzo eccessivo, ilConsiglio adotta senza indebito ritar-do, su raccomandazione della Com-missione, le raccomandazioni allo Sta-to membro in questione al fine di farcessare tale situazione entro un de-terminato periodo. Fatto salvo il di-sposto del paragrafo 8, dette racco-mandazioni non sono rese pubbliche.8. Il Consiglio, qualora determini chenel periodo prestabilito non sia statodato seguito effettivo alle sue racco-mandazioni, può rendere pubblichedette raccomandazioni.9. Qualora uno Stato membro persi-sta nel disattendere le raccomanda-zioni del Consiglio, quest’ultimo puòdecidere di intimare allo Stato mem-bro di prendere, entro un termine sta-bilito, le misure volte alla riduzionedel disavanzo che il Consiglio ritienenecessaria per correggere la situazio-ne. In tal caso il Consiglio può chie-dere allo Stato membro in questionedi presentare relazioni secondo un ca-lendario preciso, al fine di esaminaregli sforzi compiuti da detto Stato mem-bro per rimediare alla situazione.

11. Fintantoché uno Stato membronon ottempera a una decisione pre-sa in conformità del paragrafo 9, ilConsiglio può decidere di applicare o,a seconda dei casi, di rafforzare unao più delle seguenti misure:— chiedere che lo Stato membro in-teressato pubblichi informazioni sup-plementari, che saranno specificatedal Consiglio, prima dell’emissione diobbligazioni o altri titoli;— invitare la Banca europea per gliinvestimenti a riconsiderare la sua po-litica di prestiti verso lo Stato mem-bro in questione;— richiedere che lo Stato membro inquestione costituisca un deposito in-fruttifero di importo adeguato pres-so l’Unione, fino a quando, a pareredel Consiglio, il disavanzo eccessivonon sia stato corretto;— infliggere ammende di entità ade-guata.

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POLEMOS

I raiders da dizionario so-no i membri di un comman-do che agisco veloci nel-l’assalto, che, insomma, fan-no raid. Nelle nostre città:compatti, all’assalto del mer-cato del food delivery.

I fattorini li conoscono tutti, con-segnano di tutto e lavorano per qual-cuno di preciso, qualunque mezzo ditrasporto usino; i raiders, invece, so-no una specie strana, dicono vadanosolo in bici perché gli piace e che la-vorino per sé. La definizione milita-resca li colloca su un altro pianeta fat-to di avventura, dedizione, desideriodi conquista, ma la realtà è un’altra.

I riders sono coloro che lavoranoper piattaforme come Just Eat, Deli-veroo, Glovo, Sgnam, Food Pony, Foo-dora, My Menu consegnando, princi-palmente in bicicletta, il cibo a domi-cilio. Anche in Italia i raiders hannoiniziato a organizzarsi come veri lavo-ratori, anche se le politiche aziendalisono basate sulla tesi che chi lavoranelle consegne tramite app e algorit-mi sia nulla più che un ‘collaborato-re’ autonomo, quasi un imprendito-re. Nel febbraio scorso il primo scio-pero nel bolognese ha bloccato lepiattaforme per due ore e costrettoalcune compagnie a sospendere il ser-vizio, prima a tratti e poi definitiva-

mente per l’intero turno serale. L’or-ganizzazione è dunque arrivata anchein una media città, dopo che in quel-le più metropolitane il percorso di or-ganizzazione è partito da tempo conmobilitazioni significative a Milano eTorino, e qualcosa inizia a muoversianche a Roma. Man mano che il ser-vizio si estende si estendono anchele mobilitazioni di lavoratrici e lavo-ratori, anche se si parte da uno squi-librio di potere fortissimo.

Il potere contrattuale delle piat-taforme di food delivery deriva dal-l’esclusività del rapporto di commit-tenza con ciascun fattorino. Il reclu-tamento, la presa in carico di una con-segna, il pagamento, avvengono me-diante un’app, per cui ogni lavorato-re si relaziona solo con la piattafor-ma e non con gli altri raiders. Anzi,alcune piattaforme come Glovo uti-lizzano un sistema di ranking che limette in competizione tra di loro. Inpratica, questa new economy è tut-t’altro che nuova: usa il cottimo perinnescare una gara al ribasso tra i la-voratori, per cui per aggiudicarti piùconsegne devi essere disposto a ri-schiare di più nel traffico (1), a lavo-rare con le peggiori condizioni me-teo e tutti i week end, ad accettare

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UN HOBBYA COTTIMOCollettivo Clash City Workers

Con il sistemaa cottimo

Foodora puòattivare

centinaia diriders tenerli

in attesain strada

guadagnandoanche dalla

pubblicitàdelle loro

divise echiamarli

solo quandoservono ______________________________________________

1) Anche con conseguenze gravi, come il fat-torino di Just Eat che ha perso una gamba il17 maggio a Milano, schiacciato fra due tram

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una minore retribuzione e nessunagaranzia.

Un’opportunità per chi amaandare in biciclettaMercoledì 11 aprile il tribunale di To-rino ha respinto il ricorso di sei ridersFoodora contro i licenziamenti segui-ti alle proteste di fine 2016. I lavora-tori volevano vedersi riconosciuto lostatus di lavoratore dipendente, co-me già diverse sentenze hanno san-cito per lo stesso settore in Gran Bre-tagna.

La mobilitazione dei corrieri di Foo-dora a Torino inizia a ottobre 2016,quando un gruppo di loro si ribella aun’ondata di nuove assunzioni conpaga a cottimo: ogni consegna è pa-gata 2,70 euro, senza stipendio fisso,cioè senza retribuzione per i tempi diattesa. Tempi in cui i lavoratori riman-gono in strada a disposizione dell’a-zienda, fornendo anche un serviziodi marketing con le loro divise appa-riscenti. Un sistema che permette aFoodora di non doversi preoccuparedi dimensionare la forza lavoro: puòattivare centinaia di riders, tenerli adisposizione e chiamarli solo quandorealmente servono, lasciandoli pertutto il resto del tempo in attesa.

Dopo un primo incontro interlo-cutorio con i lavoratori, i manager ita-liani di Foodora scompaiono e si limi-tano a rilasciare dichiarazioni secon-

do cui le rivendicazioni dei riders sa-rebbero irricevibili, perché quello cheall’azienda frutta centinaia di milionidi utili sarebbe meno che un lavoret-to, un hobby, “un’opportunità per chiama andare in bici, guadagnando an-che un piccolo stipendio” (2). Passa-no poche settimane e al silenzio si so-stituisce la ritorsione: due promoter,accusate di aver partecipato a unariunione dei raiders in sciopero, ven-gono licenziate, mentre i corrieri chesi lamentano delle condizioni di lavo-ro vengono disconnessi dall’app: co-moda e rapida procedura di licenzia-mento 4.0.

L’abbattimento della parte fissadella retribuzione in favore di quellavariabile è ormai una tendenza con-solidata anche in settori più tradizio-nali, come ci confermano tutti gli ul-timi rinnovi dei Ccnl (3). In questamaniera non solo le aziende scarica-no il rischio sui lavoratori, ma riesco-no anche a forzare la competizioneinterna perché chi è più veloce e di-sponibile sale nel ranking, si vede as-segnati più ordini e di conseguenzaguadagna (un po’) di più. Tutto questo

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“I turnisettimanali si possonochiedere apartire dalle11.00 di lunedì ma seil tuo ratingcala perchéhai rifiutatodi lavorareun’ora l’orarioin cui puoi visualizzare iturni slittasempre di più finché se arrivialle 17.00 ti restano solole fasce peggiori”

______________________________________________2) M. Bardesono, Sciopero dei ragazzi diFoodora «Noi che vi portiamo la cena in bi-cicletta, sfruttati e sottopagati» , Corrieredella sera, 8 ottobre 20163) Cfr. Collettivo Clash City Workers, Salarida fame, orari da pazzi: i nuovi contrattinazionali, Paginauno n. 46/2016

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POLEMOS

si traduce nel dover accettare cottimo, attese e turnisfinenti, muoversi in bici con un carico quando la do-manda è massima, ovvero nelle peggiori condizioniatmosferiche e, se ci si oppone, scontrarsi con la po-sizione contrattuale debolissima.

Alta mobilità del conflittoA fine 2016, quando scadono i vecchi contratti conpaga oraria, i corrieri Foodora Torino che avevano scio-perato non ricevono alcun rinnovo e decidono di fa-re causa fino all’epilogo, momentaneo, della senten-za di primo grado. Il tribunale torinese ha infatti sta-bilito che questi corrieri non siano assimilabili a la-voratori subordinati, nonostante abbiano divisa, tur-ni assegnati e siano sotto la direzione e il costantecontrollo dei manager dell’azienda. I corrieri e i loroavvocati hanno già annunciato ricorso, ma intanto lalotta va avanti anche in altre aziende.

Alcuni dei licenziati sono passati a un concorren-te, Deliveroo, e si sono subito organizzati insieme aicolleghi. Anche qui, a inizio 2018 l’azienda ha effet-tuato un’ondata di assunzioni di ‘cottimisti’, raddop-piando praticamente la flotta e instaurando un nuo-vo sistema di gestione dei turni che ne permette lacancellazione autonoma da parte dei corrieri. Conquesta organizzazione del lavoro si formano due ca-tegorie di rider: quelli ‘bravi’ e disponibili che hannomolte ore assegnate e finiscono per lavorare quasicome un tempo pieno, ma senza alcuna tutela e di-ritto, e quelli ‘tappabuchi’ che invece devono staresempre a disposizione e connessi all’app nella spa-smodica attesa che qualche collega liberi un turno perpoter lavorare un paio d’ore nella settimana.

I corrieri di Deliveroo Torino hanno avviato una mo-bilitazione contro il pagamento a cottimo, per l’an-nullamento di questo nuovo sistema di organizzazio-ne del lavoro che divide ulteriormente i lavoratori, eper ottenere un’assicurazione che copra anche i pe-riodi di malattia a seguito di incidenti sul lavoro. Tramarzo e aprile i rider torinesi di Deliveroo hanno da-to vita a uno sciopero selvaggio: si sono dichiarati di-sponibili per il proprio turno in modo da sapere do-ve ci fosse una richiesta di ritiro, ma poi, invece di ri-spondere alla chiamata, si sono recati al ristorante

per parlare con il corriere che Foodo-ra, poco dopo, avrebbe mandato alposto loro a eseguire la consegna. Unmeccanismo di sciopero semplice edefficace che gli ha permesso di man-dare in tilt il servizio e mettere in con-tatto tanti colleghi, superando uno deiprincipali problemi dell’organizzazio-ne delle lotte in questo settore: la di-spersione e l’assenza di un luogo fisi-co di ritrovo.

Ovviamente anche questo stru-mento di lotta non può durare a lun-go, perché saltare la consegna signi-fica calare nel ranking e quindi veder-si assegnati sempre meno ordini. I cor-rieri di Deliveroo hanno così decisodi andare negli uffici del manager aMilano per chiedere conto della lorocondizione. Qui l’azienda non solo hanegato l’incontro, ma ha addiritturachiamato la polizia per far cacciare ilavoratori.

Proprio a causa delle enormi dif-ficoltà a portare avanti la mobilitazio-ne in situazioni di lavoro così derego-lamentate e dispersive, occorre a mag-gior ragione costruire relazioni e soli-darietà tra tutti i corrieri di diversecittà e aziende. Per questo domenica15 aprile a Bologna si è tenuto un im-portante incontro tra i raiders di di-verse città italiane ed europee: Mila-no, Torino, Roma e Firenze, ma an-che Bruxelles e Parigi. Si è discussodella condizione di lavoro, delle sen-tenze che ci sono state in diversiPaesi, dei metodi di lotta che ognu-no ha messo all’opera, della costru-zione di una piattaforma rivendicati-va unica. In questo senso molto inte-ressante la proposta di scrivere unaCarta dei diritti, che bandisca l’arcai-co sistema della paga a cottimo, rico-

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Un hobby a cottimo

nosca i diritti dei lavoratori al di là dello status giuri-dico di lavoratore dipendente, garantisca una coper-tura assicurativa anche nei periodi di infortunio, tu-teli la privacy di lavoratori che vengono costante-mente monitorati tramite le app, istituisca un’inden-nità per i turni di lavoro in condizioni meteo gravose,obblighi le aziende a partecipare alle spese di manu-tenzione dei mezzi di lavoro (la bicicletta in primis).

Insomma tanti punti, tante rivendicazioni che èsempre più urgente portare avanti. Stiamo parlandodi un settore, quello del cibo a domicilio, dove ope-rano colossi europei come Just Eat, Deliveroo, Foo-dora, e che non è ammissibile possano trattare unlavoro che genera centinaia di milioni di utili alla stre-gua di un ‘lavoretto’ o di un hobby. Anzi, la capacitàe la tenacia organizzativa dei riders dimostra tuttal’ipocrisia che si nasconde dietro il vezzeggiativo ‘la-voretto’: un tentativo di declassare il lavoro prestatoin attività di serie B. Questi ‘ragazz*’ dimostrano in-vece, con la lotta, di percepirsi esattamente perquello che sono: lavoratrici e lavoratori.

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Primo Maggio: un’intervista

Il corteo del primo maggio, a Milano,è stato aperto dai raiders che hannochiamato a raccolta tutti i colleghi, in-vitandoli a sloggarsi per un giorno. Ilsindacato sociale Deliverance Milano,insieme all’assemblea dei lavoratoriDeliveroo Strike Raiders, ha infatti dif-fuso, nelle settimane precedenti, unvademecum per lo sciopero a misuradi lavoratore delle piattaforme.

Disconnettersi dall’app per 24 oreè stato solo uno dei possibili modi perpartecipare alla giornata di lotta in-sieme agli altri lavoratori. Siamo an-dati a vedere chi erano i fattorini inpiazza, e attraversando il corteo insie-me a loro non abbiamo incontrato so-lo giovani ragazzi, ma tante personeadulte costrette a salire in bici persbarcare il lunario dopo aver perso ilproprio posto di lavoro. Ne abbiamoapprofittato per fare qualche doman-da a una lavoratrice, nome di fanta-sia Laura, di Deliveroo.

CCW. Quando hai iniziato a lavo-rare per Deliveroo e quanto ti paga-no?

Laura. Ho iniziato a settembre 2017per una paga di 6,40 euro all’ora, masono tra le ‘fortunate’, perché ades-so vogliono togliere il pagamento ora-rio e introdurre il cottimo. Questovuol dire che i nuovi arrivati verran-no pagati a consegna, e che per tut-to il tempo passato in strada ad aspet-tare nuovi ordini non avranno dirittoa nessun compenso. Peccato che nelfrattempo, oltre a rimanere a dispo-sizione dell’azienda, gli garantiscanoanche un bel guadagno in termini dipubblicità grazie alla pettorina che

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POLEMOS

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siamo tutti obbligati a indossare.CCW. Ad aprile il tribunale di Torino ha respinto il

ricorso di sei riders di Foodora che chiedevano il rico-noscimento dello status di lavoratore dipendente, ri-badendo che i fattorini sono invece da considerarsi la-voratori autonomi. Come si riflette questa decisionesui vostri diritti e sulle vostre condizioni di lavoro?

Laura. In quanto lavoratori autonomi non abbia-mo nessun diritto, se facciamo le consegne veniamopagati altrimenti non ci spetta niente. Non abbiamodiritto a malattie né ferie pagate, tutti diritti per cuiinvece continueremo a lottare, perché un fattorinoche lavora 40 e più ore a settimana, in media (ma c’èanche chi arriva ad 80 ore) per un’azienda non è unlavoratore autonomo, è evidentemente una personache ha grosse difficoltà economiche e per necessitàimpegna il proprio tempo rendendosi disponibile inattesa di effettuare consegne. È un lavoratore che pe-dala da una parte all’altra della città, anche nelle con-dizioni climatiche più avverse, per portare a casa uncompenso dignitoso. Per questo motivo, ha diritto adavere ferie pagate, malattie pagate e tutte le altre tu-tele che spettano agli altri lavoratori.

CCW. Nonostante il vostro lavoro generi centina-ia di milioni di euro per i colossi del cibo come Deli-veroo, Foodora e Just-eat, viene definito come un la-voretto, un hobby per chi ama andare in bicicletta.Un ‘passatempo’ che però si è rivelato molto rischio-so, come dimostra il gravissimo incidente subìto a Mi-lano nei giorni scorsi da un fattorino di Glovo. Quan-to pesa l’assenza di tutele anche sul fronte della si-curezza dei lavoratori?

Laura. L’assenza di un’assicurazione in caso di in-fortuni sul lavoro pesa tantissimo ed è una delle no-stre principali battaglie. Il pagamento a cottimo ren-de questo lavoro ancora più pericoloso perché ti co-stringe a pedalare il più veloce possibile per garan-tirti il maggior numero di consegne e guadagnare dipiù. Per non parlare del sistema del rating, basato sustatistiche di affidabilità che calano se rifiuti di lavo-rare nel week end o quando nevica. Un mio amico,dopo aver fatto un incidente durante un turno in bi-ci, è dovuto restare a casa per un mese e mezzo. Ol-tre al danno di non aver avuto la malattia pagata, c’è

stata anche la beffa. Il suo rating èsceso ed è stato ‘fatto fuori’, non riu-scendo più a visualizzare i turni perprenotarsi.

CCW. Come forma di protesta con-tro questa nuova forma di sfruttamen-to, che affida la possibilità e la quan-tità di lavoro a un algoritmo, qualchesettimana fa avete interrotto una con-ferenza tenuta a Milano in cui era sta-to invitato a parlare Matteo Sarzana,amministratore delegato di Delive-roo, esponendo uno striscione su cuiappariva scritto il vostro algoritmo:“If cottimo, then sfruttamento”. Cispieghi nella pratica come avvienel’assegnazione dei turni e come si de-termina la schiavitù dei riders da unalgoritmo?

Laura. I turni settimanali si pos-sono chiedere a partire dalle 11.00 dilunedì. Ma se il tuo rating cala per-ché hai rifiutato di lavorare un’ora equindi sei meno ‘affidabile’, l’orarioin cui puoi visualizzare i turni slittasempre di più, finché se arrivi alle17.00 ti restano solo le fasce peggio-ri. Tramite l’app, Deliveroo tiene trac-cia della tua disponibilità o meno alavorare nei week end o nelle fasce incui la domanda è più alta, cosa cheaccade tipicamente quando c’è mal-tempo. In questo modo, sarà un al-goritmo a decidere se e quanto lavo-rerai e l’azienda seleziona di fatto ipiù veloci e disponibili, ovvero quelliche per maggiore necessità econo-mica sono più costretti a subire que-sto ricatto.

CCW. Oggi, in concomitanza conlo sciopero del primo maggio, moltidi voi hanno ricevuto un sms da Deli-veroo, di che si tratta?

Laura. Abbiamo ricevuto prima un

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Un hobby a cottimo

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messaggio tramite l’app, che ci offriva un bonus diun euro se avessimo accettato di lavorare il primomaggio. Poi successivamente molti di noi hanno ri-cevuto direttamente un sms con l’offerta di un bo-nus di ben 3 euro per coprire i turni serali. È una pras-si che usano spesso: quando ci sono scioperi o nevi-ca, quindi soprattutto in situazioni insostenibili, loroci offrono dei bonus che io ritengo ridicoli, perchévorrebbero che per pochi euro la gente rischiasse lavita o saltasse uno sciopero che invece è importan-te. Ma evidentemente oggi non ha funzionato, quisiamo tantissimi a non aver ceduto al ricatto dei bo-nus!

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POLEMOS

La notizia è che il 29 mar-zo scorso l’Agenzia italianaper il farmaco (Aifa) ha ap-provato la prescrizione me-dica della triptorelina fuo-ri indicazione, cioè prescrit-ta in modo non conformealle indicazioni per cui precedente-mente era stata autorizzata. Qual è ilnuovo uso di questo farmaco antitu-morale? La “cura dei disturbi dell’iden-tità di genere” – tutto tra virgoletteperché non si tratta di una cura madi una pesante interferenza con i mec-canismi fisiologici. Si suppone che e-sista una cosa come l’identità di ge-nere, mentre ‘genere’, almeno per noisociologi, significa i ruoli sociali riser-vati a maschi e a femmine, sui qualipossiamo non essere d’accordo sen-za che ci venga diagnosticato un di-sturbo di identità. Il genere è la di-stinzione tra ciò che è socialmenteconsiderato maschile e ciò che social-mente consideriamo femminile – alcontrario del sesso che è biologica-mente determinato ed è la base del-l’attribuzione di un genere. I medici in-vece fanno confusione tra sesso e ge-nere scrivendo: “L’identità di genereè la specifica dimensione dell’identi-tà individuale legata alla percezionesoggettiva della propria mascolinità/femminilità, ossia il genere a cui una

persona si sente di appartenere. So-litamente i bambini consolidano lapropria identità di genere verso i 3-4anni (‘sono un maschio e lo sarò persempre’, ‘sono una bambina e da gran-de diventerò una donna’)” (1). Que-sto però dovrebbe essere chiamata“identità di sesso”.

La questione grave e fondamen-tale è che i fautori (2) di questa novi-tà vogliono trattare non gli adulti, mai bambini e gli adolescenti che pre-sentano la cosiddetta “disforia di ge-nere”.

Scrivono questi esperti: “Cosa fa-re quando un bambino si sente fem-minuccia e vuole giocare con le bam-bole? O se una bambina si sente unmaschio e non vuole mai indossare

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I TRANS-UMANISTIE I MERCANTI DI ORMONIDaniela Danna

Si supponeesista unacosa come

l’identità digenere ma

per noisociologi‘genere’

significa iruoli sociali

riservati amaschi e

femmine suiquali possiamo

non essered’accordosenza che

ci vengadiagnosticato

un disturbodi identità

______________________________________________1) Disforia di genere e dintorni, GianlucaTornese, Massimo Di Grazia, Anna Roia, Gio-vanna Morini, Dora Cosentini, Marco Car-rozzi, Alessandro Ventura, n. 7, 2016, p. 437,articolo presentato così su http://www.o-nig.it/drupal8/node/83: “La rivista Medicoe Bambino, a larga diffusione tra pediatri dilibera scelta e medici di medicina generale,ha recentemente pubblicato un articolo acura del gruppo O.N.I.G. di Trieste”2) La Verità ha riportato che la richiesta al-l’Aifa è stata presentata dal presidente del-la Società Italiana di Endocrinologia, PaoloVitti, della Società Italiana di Andrologia eMedicina della Sessualità, Alberto Ferlin,della Società Italiana di Endocrinologia eDiabetologia Pediatrica, Stefano Cianfarani,e dell’Osservatorio Nazionale sull’Identitàdi Genere, Paolo Valerio

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un vestitino?” (3) La risposta finora èstata: niente! Per lo meno niente daparte dei medici, perché certo, i rap-porti con i genitori e i compagni discuola e di giochi rischiano di non es-sere facili, ma solitamente, e sempredi più nell’attuale clima di maggioreaccettazione sociale di quello che an-cora Pier Paolo Pasolini chiamava “in-versione”, né gli uni né gli altri se nepreoccupano più di tanto. A meno chenon ci sia qualche psicologo dellascuola, qualche pediatra, qualche me-dico di famiglia che sono stati ai con-vegni pro-farmaci e si sono convintidella necessità di intervenire, aven-do magari anche letto l’articolo suMedico e bambino che così li istrui-sce: “Anche se i bambini e gli adole-scenti con disforia di genere sono ra-ri, possono rappresentare un dilem-ma per i professionisti sanitari chevengono interpellati. Ritardare il trat-tamento fino all’età adulta o anchefino alla tarda adolescenza può ave-re conseguenze psicologiche negati-ve (malattie psichiatriche, comporta-menti autolesionistici, suicidi) e per-tanto non trattare gli adolescenti con

disforia di genere non rappresentaun’opzione neutrale” (4).

Prima cosa: questi ‘casi’ non sonoaffatto rari: a un incontro di ArciLe-sbica su “Quando dico lesbica…” (Mi-lano, 24 aprile 2018) due delle don-ne intervenute hanno raccontato cheda piccole desideravano fortementeessere maschi (cosa successa sicura-mente anche ad altre presenti), ed èqualcosa a cui non sfuggono nean-che le donne eterosessuali, per tanteragioni. In famiglia fin da bambiniquasi sempre ci si rende conto che ilgenere maschile gode e godrà di pri-vilegi – uscire più liberamente, evita-re i lavori domestici, vestire abiti co-modi, sottrarsi al destino di predasessuale – quindi perché non volerliper sé (5)? E quanto poco ci vuoleperché un ragazzo sia etichettato co-me ‘effeminato’, ‘frocio’, deviante in-somma? Non si vuole qui negare lalegittimità della transizione, cioè delcambiamento sociale di sesso per chisente che è il suo migliore destino,ma questo genere di disturbo nel rap-porto con il proprio corpo che portaa preferire interventi chirurgici e as-

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__________________________________________________________________________________________________3) Parole con cui è stato presentato il Convegno “Cose del Genere. Disforia di genere e din-torni in pediatria”, Trieste, 9 giugno 20174) Disforia di genere e dintorni, art. cit.5) Sul lato FtM, da femmina a maschio, della transizione precoce, vedi anche Daniela Dan -na, La Piccola Principe. Lettera aperta alle nuove generazioni su pubertà e transizione, opu-scolo in uscita

La disforia assomigliamolto all’avereil disturbo digrado inferioredi sola varianzadi genere(essere gay o lesbica) però associato a sofferenza malessere ostress protrattoper almenosei mesi eunito alla convinzioneo alla volontàdi appartenereal sessoopposto

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POLEMOS

sunzione di ormoni vita natural durante è davveromolto raro. Ha senso poi fare una transizione solo inetà adulta, quando alla fine si è per lo meno provatoa vivere nel proprio corpo, ma la diagnosi è quella diun irreversibile rifiuto.

Perché come si fa a distinguere un ‘bambino trans’da un bambino che ha comportamenti ‘disforici’ dapiccolo ma da grande non avrà nessun desiderio dicambiare sesso? Non si può (6). Ed è provato che aspingere i piccoli verso un’identificazione con l’altrosesso è proprio quello che chiamano ‘omofobia’ (ame non piace affatto questo termine di sapore me-dico-psichiatrico) cioè l’intolleranza, l’aggressione con-tro chi appunto appare ‘invertito’ o ‘invertita’ (7). Inaltre parole: meglio un figlio trans che gay, megliouna figlia trans che lesbica. L’Osservatorio nazionaleidentità di genere (O.N.I.G.) aveva assunto posizionimolto condivisibili rispetto alla devianza di generenei minorenni (ma vedi oltre quali convegni promuo-ve…): “L’intervento con le famiglie è volto a de-stig-matizzare la varianza di genere, a rafforzare il lega-me genitore-figlio/a, a offrire le opportune strategiea difesa dei bambini e delle bambine e degli e delleadolescenti, al fine di promuovere la definizione dispazi vitali sicuri” (8). Far accettare alla famiglia l’e-spressione di genere dei bambini, quindi, che sia ‘di-sforica’ o ‘variante’, e non spingerli verso una transi-zione di sesso, sembra la cosa più saggia da fare.

Ma che cos’è la disforia, il “portare male il proprio

genere”? Assomiglia molto all’avereil disturbo di grado inferiore di sola“varianza di genere” (essere gay o le-sbica), però associato a sofferenza,malessere o stress, protratto per al-meno sei mesi e unito alla convinzio-ne o alla volontà di appartenere alsesso opposto (9). Parola di bambi-no! Ma rassicuriamoci: sono intereéquipe di esperti che staranno addos-so ai piccoli devianti. Saranno loro adecidere se si trovano davanti a una‘variante di genere’ o a un piccolo conuna vera e propria ‘disforia di gene-re’. Ed è a quest’ultimo che verrà da-ta la terapia (anti)ormonale con la

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Ai bambini ‘disforici’ vienedata la terapia (anti)ormonale

con la triptorelina perbloccargli lo sviluppo intornoai 12 anni molto prima chepossano dare uno straccio

di consenso informato

_____________________________________________________________________________________________________________________6) Lo ammette anche il citato articolo di Medico e bambino: “Dal punto di vista clinico sarebbe importanteriuscire a discriminare prima dell’inizio della pubertà tra quei bambini che continueranno a manifestare disfo -ria di genere (persisters) e quelli in cui invece la disforia di genere scomparirà (desisters), ma attualmente nonè chiaro quando e come la disforia di genere in infanzia persista o desista in adolescenza e in età adulta” (p.441). Persino tra le bambine che manifestano un fortissimo disagio per essere femmina, e un’avversione ver-so i propri genitali (disforia di genere in senso stretto) è solo una minoranza a diventare trans (K.D. Drum -mond et al.: “A follow-up study of girls with gender identity disorder”, Dev Psychol. 2008;44(1):34-45, riassun-to in http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18194003/7) D. DeLay et al.: “The Influence of Peers During Adolescence: Does Homophobic Name Calling by PeersChange Gender Identity?” in J Youth Adolesc. 2018;47(3):636-649 (qui il sommario con riferimenti ad articolianaloghi: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29032442)8) Cosa fare se i vostri figli hanno uno sviluppo atipico della identità di genere , a cura della Commissione mi-norenni dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (http://www.onig.it/drupal8/docs/opuscolo_minorenni.pdf, datato 2016)9) La definizione di riferimento è quella del DSM-5, il manuale diagnostico adottato negli Stati Uniti e punto diriferimento anche in Italia, e la si può leggere nell’articolo citato su Medico e bambino

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I trans-umanisti e i mercanti di ormoni

triptorelina, per bloccargli lo sviluppo prima che siatroppo tardi e finisca nel sesso che non desidera ave-re. Tutto accade intorno ai dodici anni, molto primache possa dare uno straccio di consenso informato,circondato poi da adulti che gli chiedono se vuolecambiare sesso, come se questa fosse una cosa pos-sibile, facile e risolva i problemi. Siamo davvero nelmondo di Peter Pan: se gli adulti non distinguono larealtà dalle loro fantasie di onnipotenza, come pos-sono distinguerle i bambini?

È tutto perfettamente reversibile, assicurano i dot-tori, che però non ignorano che quasi nessun adole-scente o preadolescente che ha preso il bloccante èpoi tornato indietro per vivere la sua pubertà. Il con-trario accadeva prima dell’uso di farmaci: la stragran-de maggioranza di chi pensava da piccolo di potercambiare sesso, poi non lo faceva.

I ‘piccoli trans’ assumeranno triptorelina a lororischio e pericolo: il farmaco autorizzato per un uso“non conforme”, i cui effetti si dice siano reversibili(il blocco della pubertà non ha conseguenze sull’or-ganismo?!), è oggetto di un gigantesco esperimentomedico e sociale cominciato in Olanda appena unaquindicina di anni fa. Un po’ presto per dire che unfarmaco è innocuo.

Gli effetti sociali che si prospettano sono deva-stanti: quale bambino che potrebbe da adulto diven-tare gay, lesbica, bisessuale o eterosessuale conti-nuando ad avere comportamenti “non conformi alproprio genere” socialmente determinato, potrebbescampare alla normalizzazione ormonale, medica echirurgica?

Dopo qualche anno i risultati non sono affattotranquillizzanti: una inchiesta (fatta via internet, cer-to metodologicamente discutibile) ha trovato cheper più di 200 donne che avevano transizionato di-ventando uomini trans in media a diciassette anni,l’età del rimpianto e del ritorno al proprio sesso èstata a ventidue anni (10). Questo accade nei Paesi

di lingua inglese, dove le storie di que-ste ragazze e ragazzi “detransiziona-ti” sono censurate, vilipese, nascosteda un clima culturale e dal pensierounico che sui mezzi di comunicazio-ne esalta le possibilità tecniche dimanipolare i corpi attraverso i farma-ci e la medicina. È il transumanesi-mo, la fede nel raggiungimento dellaperfezione attraverso la tecnologia,che permette di incarnare i propriprogetti mentali, persino sul propriocorpo. Nel blog di Martine Rothblatt,Da transgender a transumano, si leg-ge: “Le persone che rifiutano di esse-re etichettate come maschi o femmi-ne sono i pionieri nel vedere l’uma-nità come non limitata da nessuna ba-se particolare, quale la carne” (11).Questa attivista trans (chiamata “l’am-ministratrice delegata più ricca d’Ame-rica”) vuole abolire il linguaggio ses-suato per cambiare l’ingiusto tratta-mento delle donne. Come minimo èuna filosofia che vuole stare in piedisulla testa: non si parte infatti dalleparole volendo cambiare la realtà, le

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È provato che a spingerei piccoli verso un’identificazione

con l’altro sesso è l’omofobia:in altre parole meglio un figlio

trans che gay, megliouna figlia trans che lesbica

_____________________________________________________________________________________________________________________10) Cfr. Survey of Co-Morbid Mental Health in Detransitioned Females – Analysis and Results Edit , febbraio2017, https://desisterresister.wordpress.com/2017/02/21/survey-of-co-morbid-mental-health-in-detransitioned-females-analysis-and-results-edit/11) Talking and Thinking About Sex, 6 ottobre 2009, http://transgender2transhuman.blogspot.it/2009/

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POLEMOS

parole possono solo prenderne atto – oppure misti-ficare la situazione (12). L’unico risultato ottenibilecon tali manipolazioni verbali in un mondo fatto dimaschi e di femmine (e qualche intersessuato), ècancellare la dicibilità della differenza sessuale, equindi ammutolire anche l’analisi delle disuguaglian-ze tra i sessi. E se provate a dire che i corpi transhanno subito trasformazioni rischiose e pericolose,l’attivista trans statunitense Julia Serrano vi rispon-derà che i corpi trans sono altrettanto validi degli al-tri. Sarà forse persino un miglioramento, dato che in-carna la promessa della tecnologia di soddisfare inostri desideri: io ho scelto il mio corpo, tu no!

Non devono esistere voci critiche al Progresso, eil Progresso ora ci mette davanti alla (pretesa) possi-bilità di ampliare ulteriormente le nostre già enormifacoltà di scelta – per chi se lo può economicamentepermettere, ovviamente. (Gli attivisti trans comun-que sono preoccupati per la giustizia sociale ed esi-gono che la transizione precoce sia rimborsabile dal-le assicurazioni.)

Ma – almeno in Italia – un ma ci sarebbe. I far-

maci autorizzati per uso non confor-me devono essere prescritti, comescrive Aifa, “sulla base delle evidenzedocumentate in letteratura e in man-canza di alternative terapeutiche mi-gliori” (13). La letteratura scientificanon documenta affatto il successo diquesto impiego di bloccanti della pu-bertà (negli Usa si usa il Lupron) (14).Tra gli stessi medici l’intervento suiminori è oggetto di controversie, e leterapie sono consigliate solo dalla En-docrine Society e dalla World Profes-sional Association for TransgenderHealth. Tanto più che i criteri diagno-stici per la disforia di genere negli a-dolescenti (e adulti) non sono moltostringenti. Per il manuale diagnosticoDSM-5, adottato negli Stati Uniti epunto di riferimento anche in Italia,è sufficiente questo: “Un forte desi-derio di essere trattato come appar-tenente al genere opposto (o a ungenere alternativo diverso dal gene-re assegnato)” unito a “una forte con-vinzione di avere i sentimenti e le rea-zioni tipici del genere opposto (o diun genere alternativo diverso dal ge-nere assegnato)”. Questo mi pare in-cludere tutte le donne femministe, ocomunque consapevoli della limita-zione del ruolo di genere femminile.

Infatti, quello che si vede nei Paesiin cui le transizioni precoci sono am-messe (Olanda e molti altri del nord

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Quale bambino che potrebbe da adultodiventare gay, lesbica, bisessuale o

eterosessuale continuando ad averecomportamenti “non conformi al proprio

genere” socialmente determinatopotrebbe scampare alla normalizzazione

ormonale, medica e chirurgica?

_____________________________________________________________________________________________________________________12) Per una critica alle derive idealiste (in senso filosofico) della ‘sinistra’ attuale, vedi Renaud Garcia, Il deser-to della critica, Eleuthera 201613) Lo si legge in un documento dell’Aifa sul significato di “off label” (fuori indicazione), testo che continuacosì: “D’altra parte, l’uso di farmaci off-label espone il paziente a rischi potenziali, considerato che l’efficacia ela sicurezza di questi farmaci sono state valutate in popolazioni diverse da quelle oggetto della prescrizioneoff-label”, http://www.agenziafarmaco.gov.it/wscs_render_attachment_by_id/111.285018.115401469992960af.pdf?id=111.285023.115401470013214) L.J. Vrouenraets et al.: “Early Medical Treatment of Children and Adolescents With Gender Dysphoria: AnEmpirical Ethical Study”, in J Adolesc Health, 2015;57(4):367-73

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I trans-umanisti e i mercanti di ormoni

Europa, Stati Uniti, Canada, Spagna) è che i casi au-mentano esponenzialmente, in particolare propriotra le ragazze. In Norvegia dal 2012 i minori che si ri-volgono alla clinica per transessualità sono raddop-piati ogni anno, e due terzi sono ragazze. Si tratta diun contagio sociale: chi vuole diventare maschio imi-ta un’amica o un gruppo di riferimento trovato viainternet. Questi nuovi casi presentano anche più fre-quentemente patologie psichiche serie, come l’auti-smo (oppure sono nello spettro dell’autismo), e an-che appunto la “suicidalità”, che non è affatto dettosia causata dalla disforia di genere – al contrario ilsoggetto può credere la transizione il rimedio alle suetendenze suicide.

L’argomento “meglio un figlio trans che un figliomorto” è l’asso di briscola nelle discussioni con i ge-nitori, e gli adolescenti se lo si suggeriscono a vicen-da, o vengono consigliati in tal modo dagli attivistitrans adulti on line. La questione appare sempre an-che sugli articoli della grande stampa, che presenta-no la “transizione precoce” come soluzione, facendoterrorismo verbale. Le stime presentate sono esage-rate e non si menziona mai il fatto che anche tra chiha compiuto la transizione i tassi di suicidalità riman-gono incredibilmente alti (15). Nemmeno l’altra bri-scola della protezione dal bullismo funziona, perchéla varianza di genere non viene affatto annullata pren-dendo farmaci. Che si voglia normalizzare il pargolofacendolo diventare socialmente una femmina nonmigliora le cose, perché difficilmente il bullo o il grup-po che si accanisce sul deviante accetterà la transi-zione come segno di normalità.

Il risultato concreto dell’aver lasciato libero cam-po agli ‘specialisti del genere’ – nonché all’industriafarmaceutica che si assicura forniture vitalizie di or-

moni – è che qualunque altra possi-bile spiegazione della disforia di ge-nere, come appunto il fatto che ma-scheri altri disturbi, viene negata. Tut-to ciò non è sufficiente ai voraci ap-petiti degli specialisti che coltivanoquesto nuovo campo, nonché all’in-dustria farmaceutica e quindi negliUsa si richiede – e in molti Stati la siè già ottenuta – l’approvazione di leg-gi che impediscano di trattare la di-sforia di genere cercando di aiutarechi ne soffre a trovarsi bene nel pro-prio corpo, per esempio terapie inte-grative o olistiche (16). L’etichetta è“gender affirmation”, e significa chese io dico di essere uomo, allora ilmondo deve trattarmi come tale enessuno può contraddirmi, tantome-no un medico o psicologo. Anche ilNHS, il servizio sanitario britannico,ha approvato un protocollo d’intesa

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Nei Paesi in cui le transizioniprecoci sono ammesse i casi

aumentano in particolaretra le ragazze: in Norvegia dal2012 i minori che si rivolgonoalla clinica per transessualitàsono raddoppiati ogni annoe due terzi sono femmine

_____________________________________________________________________________________________________________________15) Vedi per esempio J. Michael Bailey e Ray Blanchard: Suicide or transition: The only options for gender dy-sphoric kids?, 2017, https://4thwavenow.com/2017/09/08/suicide-or-transition-the-only-options-for-gender-dysphoric-kids/ e altri articoli da 4

tWave Now, un blog di “comunità virtuale di genitori e altri che hanno dub-

bi sulla medicalizzazione dei giovani atipici rispetto al genere” (https://4thwavenow.com) che invoca unaquarta ondata di femminismo (la prima è quella delle suffragette, la seconda gli anni ‘70, la terza è quella at -tuale della decostruzione non solo del genere ma anche del sesso)16) Cfr. Becoming whole: Could integrative medicine heal the mind-body split in gender dysphoria? , 18 giugno2017, https://4thwavenow.com/2017/06/18/becoming-whole-could-integrative-medicine-heal-the-mind-body-split-in-gender-dysphoria/

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POLEMOS

in base al quale un medico non può mettere in di-scussione l’autopresentazione “di genere” (cioè disesso) di un paziente, né esplorare la possibilità diun suo disagio mentale, perché sarebbe l’equivalen-te della “terapia di conversione” fatta a un omoses-suale.

La causa delle transizioni precoci viene quindi fat-ta avanzare con un miscuglio di buoni intendimenti esoluzioni false, addirittura controproducenti. La ma-dre del blog Mio figlio in rosa, che ha lo scopo di faraccettare i comportamenti non conformi rispetto algenere dei bambini come il suo, ha esultato per lapossibilità data dall’Aifa di bloccare la pubertà. Inve-ce nei luoghi dove la cosa non è purtroppo più unanovità, come gli Stati Uniti, la madre di una “desi-stente” (che non si identifica più come transessuale)scrive: “Spazi enormi, significativi ed emozionantidelle vite dei nostri figli si sono sviluppati nei mondidigitali mentre i loro mondi materiali sono diventatipiù piccoli, più isolati e scollegati. In molti casi, i no-stri figli erano già dissociati dai loro corpi ancor pri-ma di scoprire le identità trans. Correre, saltare, bal-lare, lottare, tutte queste cose ora accadono princi-palmente in spazi controllati. L’unico posto rimasto adisposizione di molti giovani per allontanarsi daglispazi controllati, inventati e protetti dagli adulti sonoi mondi digitali. Ne consegue, in questo clima, che i‘sé autentici’ potrebbero anche essere prodotti diconsumo proposti dalla tecnologia. Alla faccia del-l’obsolescenza programmata! Questa è l’obsolescen-za pianificata del corpo dal momento della sua na-scita, e i nostri bambini sono i primi soggetti degli e-sperimenti del transumanesimo” (17).

Il sogno liberale della realizzazione della scelta in-dividuale si tramuta in un incubo orwelliano in cui levoci contrarie sono messe a tacere come bigotte e

reazionarie, colpevoli dei suicidi di a-spiranti trans, oggetto di aperte mi-nacce (propagandate come “arte”[18]), in un pensiero unico che va dal-l’Associazione dei medici americani(AMA) a quella degli psicologi (APA),ai media, tutti d’accordo nel diffon-dere il concetto di “bambini e adole-scenti trans”. Nulla di nuovo: la clas-se medica si è spesso data il compitodi cane da guardia dei ruoli di generee di garante dell’ordine sociale: ricor-date Lombroso?

Di nuovo c’è il fatto che i profittidalle vendite di testosterone aumen-tano a dismisura, come quelle di tut-ti gli altri farmaci usati nelle transi-zioni: nel 2013 il fatturato del testo-sterone negli Stati Uniti è stato di 2,4miliardi di dollari, e la proiezione per

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_____________________________________________________________________________________________________________________17) Brie Jontry, Born in the right body: Introducing 4thWaveNow’s new spokesperson, mom of a teen desister,25 ottobre 2017, https://4thwavenow.com/2017/10/25/born-in-the-right-body-introducing-4thwavenows-new-spokesperson-mom-of-a-teen-desister/18) Cfr. La biblioteca pubblica di San Francisco ospita arte transgender con armi per uccidere le femministe , 27aprile 2018, https://gendertrender.wordpress.com/2018/04/27/san-francisco-public-library-hosts-transgender-art-exhibit-featuring-weapons-intended-to-kill-feminists/ e anche il commento di Giovanni Dall’Orto, L’ar-te trans di assassinare le donne dissenzienti, 30 aprile 2018, https://giovannidallorto.wordpress.com/2018 /04/30/larte-trans-di-assassinare-le-donne-dissenzienti/

I profitti dalle vendite ditestosterone aumentano: nel2013 il fatturato negli Usa èstato di 2,4 miliardi di dollarie la proiezione per l’anno in

corso è di 3,8 miliardi;dieci anni fa esisteva una

clinica “specializzata ingenere” oggi sono

cinquanta

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I trans-umanisti e i mercanti di ormoni

l’anno in corso è di 3,8 miliardi, il 58% in più (19). Losi usa anche per altro, ma la proliferazione delle cli-niche “specializzate in genere” (ne esisteva una diecianni fa, oggi sono cinquanta) è sicuramente correla-ta all’esplosione dei profitti.

Se si possono fare operazioni di ingegneria socia-le antidevianza e contemporaneamente far girare ilsoldo, perché non essere tutti d’accordo?

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__________________________________________________________________19) Cfr. Statista, Annual testosterone drug revenue in the U.S. in2013 and 2018 (in billion U.S. Dollars, https://www.statista.com/statistics/320301/predicted-annual-testosterone-drug-revenues-in-the-us/)

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INCHIESTA

La sera del 18 marzo scorso una nave dell’Ong spa-gnola Proactiva Open Arms viene sequestrata dalla po-lizia italiana nell’ambito di un’inchiesta aperta dallaprocura di Catania. L’organizzazione umanitaria, im-pegnata nel soccorso in mare di migranti al largo del-la Libia, è accusata di un reato molto grave: associa-zione a delinquere finalizzata al favoreggiamento del-l’immigrazione clandestina. Tre persone dell’equipag-gio, tra cui il capitano Marc Reige e la capomissioneAnabel Montes, ricevono un avviso di garanzia: “Glispagnoli sono accusati di favoreggiamento dell’immi-grazione clandestina per non aver riconsegnato ai guar-dacoste libici i migranti soccorsi il 15 marzo 2018 eper non aver interrotto i salvataggi, perché secondo lacentrale operativa della Guardia costiera di Roma i li-bici avevano assunto il coordinamento delle opera-zioni e reclamavano il controllo sulla zona di ricerca

e soccorso. Sia per iscritto sia conuna comunicazione verbale, i libiciavevano comunicato a Roma che era-no i coordinatori di tutte le operazio-ni in corso nelle acque internazionalitra Malta e la Libia”, riporta Interna-zionale (1).

Più specificamente, i volontari del-l’organizzazione non governativa sisono rifiutati di restituire i 218 mi-granti soccorsi in tre distinte opera-zioni di salvataggio, avvenute in ac-que internazionali al largo della Li-bia, a una motovedetta della Guardiacostiera di Tripoli che era arrivata nelfrattempo e che minacciava l’uso deikalashnikov. Ma la Proactiva non haceduto, ha puntato la prua verso norde, dopo aver collaborato con le auto-rità maltesi alle procedure Medevac(Medical Evacuation, evacuazione me-dica) nei confronti di una madre afri-cana e un neonato di tre mesi in gravicondizioni cliniche, ha fatto rotta ver-so la Sicilia con “l’unico scopo di ap-prodare in Italia – si legge nel prov-vedimento – in attesa che la Guardiacostiera italiana indicasse loro un luo-go sicuro in cui attraccare” (2). Dopo

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Giovanna Baer

ITALIA VS ONG:VIETATO SALVARE I MIGRANTI

______________________________________________________________________________________________________________________1) Annalisa Camilli, Tutte le accuse contro l’ong Proactiva Open Arms, Internazionale, 19 marzo 20182) Francesco Floris, Migranti: lo strano sequestro della Open Arms, nave della ong Proactiva , Osservatorio di-ritti, 22 marzo 2018

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quasi 48 ore d’attesa, questa località è stata indivi-duata nel porto di Pozzallo.

In sintesi, una Ong è stata accusata di associazio-ne a delinquere finalizzata al favoreggiamento del-l’immigrazione clandestina per aver salvato 218 per-sone in acque internazionali, e per averle trasportatein un porto sicuro come vogliono le leggi marittimeinternazionali. Come è possibile?

L’accordo con la LibiaIl 2016 è stato un anno record in termini di salvataggiin mare, e di sicuro questa non è stata una buona no-tizia per il Partito Democratico dell’allora premierGentiloni. Il problema dei migranti abbandonati nelMediterraneo su natanti di fortuna costituisce infattida tempo l’arma principale dei suoi avversari politici,contrabbandato sotto l’egida sempre vincente della‘sicurezza’. Così, il 2 febbraio 2017 il governo italia-no ha firmato con la Libia di Fayez Mustafa Serraj un“Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel cam-po dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione il-legale, al traffico di esseri umani, al contrabbando esul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra loStato della Libia e la Repubblica Italiana”.

Il testo parte con la solita premessa di buone in-tenzioni: “Nel riconoscere che il comune patrimoniostorico e culturale e il forte legame di amicizia tra idue popoli costituiscono la base per affrontare i pro-blemi derivanti dai continui ed elevati flussi di mi-granti clandestini” e “al fine di raggiungere soluzionirelative ad alcune questioni che influiscono negativa-mente sulle parti, tra cui il fenomeno dell’immigra-zione clandestina e il suo impatto, la lotta contro il

terrorismo, la tratta degli esseri uma-ni e il contrabbando di carburante”,si rinnova “la ferma determinazionedi cooperare per individuare soluzio-ni urgenti alla questione dei migranticlandestini che attraversano la Libiaper recarsi in Europa via mare”. Equale sarebbero queste magiche solu-zioni? I due governi intendono forseimpegnarsi per affrontare i motivi cheportano in Libia centinaia di migliaiadi disperati da tutta l’Africa? No, ri-sponde il memorandum, la risposta atutti i problemi è “la predisposizionedi campi di accoglienza temporaneiin Libia, sotto l’esclusivo controllo delMinistero dell’Interno libico, in atte-sa del rimpatrio o del rientro volonta-rio nei Paesi di origine, lavorando altempo stesso affinché i Paesi di ori-gine accettino i propri cittadini ovve-ro sottoscrivendo con questi Paesi ac-cordi in merito”. Insomma, si tratta diimprigionare i migranti nel Paese diSerraj per poi rimandarli da dove so-no venuti, beninteso senza “intaccarein alcun modo il tessuto sociale libi-co o minacciare l’equilibrio demogra-fico del Paese o la situazione econo-mica e le condizioni di sicurezza deicittadini libici”.

A fronte del servizio di ‘custodia’in territorio libico, l’Italia si impegna,

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INCHIESTA

fra le altre cose, a fornire “sostegno e finanziamentoa programmi di crescita nelle regioni colpite dal fe-nomeno dell’immigrazione illegale, in settori diversi,quali le energie rinnovabili, le infrastrutture, la sanità,i trasporti, lo sviluppo delle risorse umane, l’insegna-mento, la formazione del personale e la ricerca scien-tifica” (art. 1, B); a “fornire supporto tecnico e tecno-logico agli organismi libici incaricati della lotta con-tro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresen-tati dalla Guardia di frontiera e dalla Guardia costieradel Ministero della Difesa, e dagli organi e diparti-menti competenti presso il Ministero dell’Interno (art.1, C); a garantire “medicinali e attrezzature medicheper i centri sanitari di accoglienza, a soddisfare le esi-genze di assistenza sanitaria dei migranti illegali, peril trattamento delle malattie trasmissibili e cronichegravi” (art. 2, 2); e a formare “personale libico all’in-terno dei centri di accoglienza summenzionati per farfronte alle condizioni dei migranti illegali, sostenen-do i centri di ricerca libici che operano in questo set-tore, in modo che possano contribuire all’individua-zione dei metodi più adeguati per affrontare il feno-meno dell’immigrazione clandestina e la tratta degliesseri umani” (art. 2, 3).

Salta immediatamente agli occhi che gli impegniche l’Italia si assume sono tutt’altro che a costo zero.Come si prevede di assicurare una copertura finanzia-ria all’accordo? Il Memorandum non lo specifica, mal’art. 4 rassicura che “la parte italiana provvede al fi-nanziamento delle iniziative menzionate in questoMemorandum [...] senza oneri aggiuntivi per il bilan-cio dello Stato italiano rispetto agli stanziamenti giàprevisti, nonché avvalendosi di fondi disponibili dal-l’Unione europea, nel rispetto delle leggi in vigore neidue Paesi”. Come questo possa essere possibile, sfug-ge a ogni umana comprensione.

Che l’accordo sia un modo elegante, come scrive-rà Alessandro Del Lago su Il Manifesto, per “scoparela questione dei migranti sotto il tappeto libico”, lo siintuisce facilmente. Ma il protocollo di intesa ha con-

traddizioni ben più gravi, che vengo-no velocemente a galla sulle due spon-de del Mediterraneo.

In Libia il 14 febbraio un gruppodi giuristi, tra cui diversi ex ministri,presenta un ricorso di 23 pagine allaCorte d’appello di Tripoli sostenendoche il Memorandum è incostituziona-le, innanzitutto perché prima di esse-re firmato non è stato approvato dalParlamento libico e dal governo al-l’unanimità, come vuole la legge, e se-condariamente perché implicherebbeimpegni onerosi da parte di Tripoli.Inoltre, l’avvocato Azza Maghur,un’attivista per i diritti umani, denun-cia in un’intervista al Corriere dellaSera che l’accordo tra l’Italia e la Li-bia è squilibrato: “L’Italia s’avvan-taggia della fragile situazione libica edella pressione internazionale, trascu-ra ogni obbligo morale stabilito daldiritto internazionale e dalle sue stes-se leggi. Il problema delle migrazioniora cade tutto sulle spalle d’una Li-bia lacerata dalla guerra, costretta afronteggiare da sola questi sconvolgi-menti”. Inoltre, “la questione centraleè che i migranti, che già subiscono vio-lenze, continueranno a patirne una vol-ta rispediti in Libia. C’è il rischio al-tissimo di creare un clima di razzi-smo, con migliaia di detenuti in unoStato che non ha polizia né esercito.Serraj non controlla nulla”. Infine,“non è specificato alcun tipo di con-tributo finanziario. Non s’indica nem-meno il numero dei centri di deten-zione o quanti migranti possano con-tenere. La Libia non ha mai firmato

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Italia vs Ong: vietato salvare i migranti

la Convenzione del 1951 sui rifugiati, non ha sistemidi controllo, non applica le regole d’asilo. I migrantiverranno reclusi per periodi infiniti, rispedirli qui si-gnifica condannarli ad abusi. Le autorità non riesco-no a bloccare le gang che violentano i libici: comepossono proteggere i migranti?” (3)

Dubbi sulla legittimità dell’accordo sono sollevatianche in Italia. Secondo Paolo Bonetti, professore as-sociato di Diritto costituzionale all’Università degliStudi di Milano Bicocca, il Memorandum non rispet-ta la Costituzione italiana, secondo la quale è il Parla-mento che deve autorizzare con legge la ratifica dei“trattati internazionali che sono di natura politica, oprevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o impor-tano variazioni del territorio od oneri alle finanze omodificazioni di leggi” (art. 80 della Costituzione ita-liana). Anche Bonetti evidenzia il problema della co-pertura economica: “Il Memorandum dice che non cisaranno nuove spese da parte dello Stato, tuttavia nonè chiarito quale sarà l’impegno economico italiano.Questi sono oneri alle finanze che devono essere pre-cisati e che di nuovo implicano una legge di autoriz-zazione alla ratifica, che deve essere approvata dalParlamento”. Infine, secondo il costituzionalista, l’ac-cordo viola la Convenzione europea sui diritti del-l’uomo, che è inderogabile per gli Stati membri del-l’Unione: “Gli Stati nazionali non possono derogare atrattati internazionali con altri trattati internazionali.La Convenzione prevale su tutto il resto. L’Italia nonpuò eliminare gli obblighi che comportano il divietodi trattamenti disumani e degradanti, e il divietod’inviare i migranti in Stati dove subirebbero tratta-menti inumani e degradanti (art. 3 della Convenzio-ne)” (4).

Il report di FrontexLe critiche non fanno nemmeno intempo a essere assimilate che un’al-tra istituzione, questa volta transna-zionale, interviene a versare benzinasul fuoco delle polemiche. Il 15 feb-braio 2017 Frontex, l’Agenzia euro-pea per le frontiere e la Guardia co-stiera, pubblica il rapporto “Risk Ana-lysis for 2017” (5). Secondo il report,le operazioni di ricerca e soccorso(SAR, search and rescue), che sem-pre più spesso si svolgono vicino allecoste libiche, costituirebbero un pullfactor – cioè un fattore di attrazione– che incoraggerebbe i migranti a in-traprendere la traversata.

Come sopra evidenziato, nel 2016il Mediterraneo centrale ha raggiuntoil più alto numero di arrivi di migran-ti mai registrato dalle zone del Sub-Sahara, dell’Africa Occidentale e delCorno d’Africa: 181.459 individui, conun aumento del 18% rispetto al 2015.Questa porzione del Mare Nostrum èla via principale di accesso all’Euro-pa per chi viene dall’Africa: in parti-colare, l’89% dei migranti arriva dal-la Libia, e l’Italia è il principale pun-to di ingresso. Consapevoli di tuttociò, la maggior parte delle Ong checompiono attività di SAR si è foca-lizzata sulle navi provenienti dalla Li-bia, come a chiunque di noi, volendo

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______________________________________________________________________________________________________________________3) Francesco Battistini, Da Guantanamo ai migranti Un’avvocata libica contro l’Italia, Corriere della sera, 15febbraio 20174) Annalisa Camilli, Perché l’accordo tra l’Italia e la Libia sui migranti potrebbe essere illegale , Internaziona-le, 20 febbraio 20175) https://frontex.europa.eu/assets/Publications/Risk_Analysis/Annual_Risk_Analysis_2017.pdf

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INCHIESTA

salvare il numero più alto possibile di vite umane,parrebbe assolutamente logico.

In passato, ricorda Frontex, i trafficanti davanoistruzioni ai migranti affinché telefonassero al Centrodi Coordinamento per il Soccorso in Mare (MRCC,Maritime rescue coordination centre), basato a Roma,per dare inizio alle operazioni di soccorso. Questeoperazioni erano gestite soprattutto dalla Marina mi-litare e dalle navi della Guardia costiera, mentre leOng erano coinvolte in meno del 5% dei casi. Da giu-gno a ottobre del 2016, tuttavia, lo schema si è inver-tito: le chiamate al MRCC sono crollate al 10% e leoperazioni di salvataggio gestite dalle Ong sono au-mentate del 40%. Da giungo 2016, riporta il rapportoFrontex, un “numero significativo di barche sono sta-te intercettate o salvate da quelle delle Ong senzanessuna telefonata precedente di avvertimento e sen-za nessuna informazione ufficiale sul luogo del salva-taggio. La presenza e le attività delle Ong vicino e,occasionalmente, all’interno delle 12 miglia di acqueterritoriali libiche sono quasi raddoppiate rispetto al-l’anno precedente, con un totale di 15 mezzi (14 ma-rittimi e 1 aereo). In parallelo, il numero totale delleoperazioni di salvataggio (definite dal rapporto inci-dents, ahinoi, n.d.a) è aumentato drammaticamente”.

Ergo, afferma Frontex, è la presenza delle Ong acausare i guai. Non la situazione politica nord-africa-na sempre più nel caos dopo le primavere arabe, nonle guerre, non la fame, non le organizzazioni crimina-li che si avvantaggiano di questo stato di cose, ma leOng. I trafficanti libici, si legge nel rapporto, “conta-no pesantemente sulla Convenzione internazionale perla sicurezza delle vite in mare (SOLAS), sulle opera-zioni di salvataggio e sugli sforzi umanitari di assi-stenza, e ne hanno fatto un preciso vantaggio tattico(‘a distinct tactical advantage’)”. “In questo contestosia la sorveglianza che le missioni di salvataggio vici-ne, o entro le acque territoriali libiche influenzano lapianificazione delle attività dei trafficanti e agisconoda fattore trainante che aumenta le difficoltà di con-

trollare i confini”. In conclusione, “tut-te le parti coinvolte nelle operazionidi ricerca e salvataggio nel Mediter-raneo centrale aiutano pur senza aver-ne intenzione i criminali a raggiunge-re i loro obiettivi con costi più bassi,rafforzando il loro modello di busi-ness e aumentando le loro chance disuccesso” (pag. 32).

Il discorso non fa una piega: sesalvi i migranti i trafficanti vincono,se li abbandoni in mezzo al mare itrafficanti perdono. Quindi, “migran-ti e rifugiati, incoraggiati dai raccontidi chi ce l’ha fatta in passato, tentanola pericolosa traversata, perché sonoconsapevoli di poter contare sull’as-sistenza umanitaria per raggiungerel’Unione europea”. Insomma, più li siaiuta, peggio è. Viceversa, se le asso-ciazioni civili si disinteressassero didecine di migliaia di disperati dispo-sti a tutto per scappare dalla lorocondizione e li lasciassero morire inmare, Frontex controllerebbe i confi-ni molto più agevolmente. E così, icolpevoli sono le Ong, a cui non sipuò dare ordine di stare alla largadalle acque territoriali libiche o di ri-tardare le operazioni per evitare di“aiutare i trafficanti”.

La magistratura mediaticaQuesta interpretazione agghiacciantedella situazione riceve un’immediataattenzione non solo mediatica, ma an-che giudiziaria: il 17 febbraio 2017,appena due giorni dopo la pubblica-zione del rapporto, Carmelo Zuccaro,procuratore capo di Catania (dove ca-

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Italia vs Ong: vietato salvare i migranti

sualmente si trova la sede operativa di Frontex in Ita-lia), apre un’indagine conoscitiva sulle Ong che svol-gono attività di ricerca e soccorso nel canale di Sici-lia. Il 22 marzo Zuccaro dichiara che la procura, a par-tire dal settembre precedente, ha registrato un improv-viso proliferare di unità navali delle Ong che “accom-pagnano fino al nostro territorio i barconi dei migran-ti”. Intervenendo alla Camera alla seduta del Comita-to di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schen-gen, Zuccaro spiega: “Ci siamo voluti interrogare sulleevoluzioni del fenomeno e perché vi sia stato un pro-liferare così intenso di queste unità navali e come sipotessero affrontare costi così elevati senza disporredi un ritorno in termine di profitto economico [...] Iltutto con costi mensili o giornalieri elevati”. Insom-ma, come è possibile che ci sia qualcuno che vogliaaiutare persone disperate senza guadagnarci nulla?Davvero una situazione inquietante. Zuccaro ha quin-di concluso: “Ci si deve porre il problema di dove ven-ga il denaro per sostenere costi così elevati, quali sia-no le fonti di finanziamento: sarà compito della suc-cessiva fase conoscitiva. Faremo verifiche ulteriori sulleOng che portano migranti nel nostro distretto” (6).

Come è evidente, si tratta di semplici sospetti, e leOng respingono en masse le accuse formulate da Fron-tex e dalla procura italiana, affermando di essere alcentro di un processo di criminalizzazione, volto aostacolare il lavoro di organizzazioni indipendenti checontrollano quello che sta succedendo in Libia e nelMediterraneo centrale, soprattutto dopo il Memoran-dum d’intesa stipulato con l’appoggio dell’Unione eu-ropea. Ma la macchina del fango ormai si è messa inmoto, e nulla può più fermare la cavalcata delle val-chirie anti-migranti. Di Maio e Salvini si ritrovano,per la prima volta, alleati nella battaglia comune. DiMaio il 21 aprile inaugura con un post la campagnacontro le Ong: “Chi paga questi taxi del Mediterra-

neo? E perché lo fa? Presenteremoun’interrogazione in Parlamento, an-dremo fino in fondo a questa storia eci auguriamo che il ministro Minnitici dica tutto quello che sa”, scrivel’allora vicepresidente della Camera,linkando un post apparso sul blog diBeppe Grillo dal titolo “Più di 8 milasbarchi in 3 giorni: l’oscuro ruolo del-le Ong private”. “A me risulta che cisia un dossier dei servizi segreti ita-liani che certificano i contatti tra traf-ficanti, malavita, scafisti e alcune as-sociazioni – rincara Matteo Salvini il30 aprile a In mezz’ora, su Raitre – seesiste questo dossier, ed è in mano alpresidente del Consiglio Gentiloni eil premier lo tiene nel cassetto, sareb-be una cosa gravissima. Se esiste lorenda pubblico a tutti gli italiani e lodia al procuratore capo di Catania”,intima il leader della Lega.

Nel frattempo, il modus operandidi Zuccaro ha però fatto drizzare leantenne al Consiglio superiore dellamagistratura: le dichiarazioni quoti-diane del procuratore ai media nazio-nali sulla presunta collusione tra al-cune Ong e i trafficanti di esseri uma-ni, che si spingono fino ad adombra-re il sospetto che le organizzazionicriminali libiche arrivino a finanziarealcune sigle umanitarie per finalità e-versive, spingono il vice presidentedel CSM, Giovanni Legnini, ad ac-certare le modalità con cui il procu-ratore capo di Catania sta gestendol’indagine conoscitiva: ovvero, rila-sciando un fiume di esternazioni. Con-tro Zuccaro interviene il 2 maggio

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___________________________________________________________________6) Sergio Rame, Migranti, ombre sui fondi alle ong. «Navi da400mila euro al mese», Il Giornale, 22 marzo 2017

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INCHIESTA

anche il procuratore di Siracusa Francesco PaoloGiordano, che smentisce davanti alla Commissione Di-fesa del Senato, presieduta da Nicola Latorre, le ac-cuse del collega di Catania. Le sue parole sono chia-re: “Non ci risulta, per quanto riguarda asseriti colle-gamenti obliqui o inquinanti con trafficanti, né perquanto riguarda Ong né parti di Ong. Non abbiamoavuto nessun elemento investigativo, eppure sono cen-tinaia di persone” (7).

E arriva anche la presa di posizione di MediciSenza Frontiere (Msf), premio Nobel 1999 per la pa-ce e proprietaria delle navi più grandi e attrezzate perle attività di SAR nel Mediterraneo: “Sulle Ong c’èstata una campagna strumentale e di manipolazione,siamo indignati – dice il responsabile del programmamigrazioni Stefano Argenziano – non abbiamo nullada nascondere ma assistiamo al rimbalzo costante diaccuse e illazioni non supportate da alcuna prova in-diziale”. E il responsabile advocacy di Msf, MarcoBertotto, ribadisce: “Neghiamo con forza ogni formadi contatto o telefonate con trafficanti in Libia. Noi,per intervenire, prima di tutto contattiamo le autoritàitaliane, quindi ci coordiniamo con la Guardia costie-ra italiana che ci indica il porto di approdo”. “Non sifanno giochi politici sulla pelle delle persone, è osce-no, disumano”, aggiunge il direttore di Amnesty In-ternational (8).

A questo punto il procuratore di Catania si sentein dovere di precisare, davanti alla Commissione delSenato, che “vi sono Ong che hanno dimostrato in ma-niera inequivocabile che operano per solidarietà, co-me Save the Children e Medici senza Frontiere”, main altri casi “ho la netta consapevolezza che la gestio-ne del traffico dei migranti non avviene nel pieno ri-

spetto delle regole. La elevata dispo-nibilità di denaro che hanno alcuneOng costituisce un elemento di so-spetto”. Per quale ragione? Il procu-ratore non lo dice, come non chiari-sce quali informazioni a disposizionedella procura di Catania determininoquesta “netta consapevolezza”, perchéesse “non possono essere utilizzateprocessualmente”. “Le segnalo alla po-litica perché mi dia gli strumenti perpoter provare quello che ho”, è il gri-do d’aiuto di Zuccaro che, senza nes-suna prova a sostegno delle sue tesi,chiede l’autorizzazione a effettuare in-tercettazioni e la presenza della poli-zia a bordo delle imbarcazioni delleOng: “Da parte di questo ufficio nonsi è più in grado di svolgere indaginidi ampio respiro volte a contrastare iltraffico di migranti clandestini. Nonriusciamo a intercettare i facilitatori ei satellitari per avere gli elementi pro-batori necessari. Uno dei più grossiproblemi è che non esiste polizia giu-diziaria in acqua” (9).

Zuccaro sembra dunque alle stret-te, ma il giorno successivo, il 4 mag-gio, il Corriere della sera intervieneper tirarlo fuori dai guai: esisterebbeun dossier segreto di Frontex secon-do cui “nel 90% dei salvataggi ese-guiti dalle navi delle Organizzazioninon governative nel 2017, le imbar-

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______________________________________________________________________________________________________________________7) Fiorenza Sarzanini, Migranti, Giordano: non ci risultano collegamenti ong-trafficanti, Corriere della sera, 2maggio 20178) Ibidem9) Lavinia di Gianvito, Migranti, l’audizione di Zuccaro «Nelle ong non tutti filantropi» , Corriere della sera, 3maggio 2017

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Italia vs Ong: vietato salvare i migranti

cazioni coinvolte sono state individuate direttamentedalle Ong e soltanto in seguito è stata data comunica-zione al centro operativo della Guardia costiera a Ro-ma”. Peggio ancora, “sono i trafficanti che operano inLibia e la Guardia costiera operativa nell’area di Sa-brata e di Az Zawiya a contattare direttamente le navidelle Ong che operano vicino alle acque territorialidella Libia”. Di queste accuse, secondo il Corsera, laprocura di Catania sarebbe già informata e Zuccaroavrebbe già dato il via alle indagini. Le associazionirespingono come “infamie” le contestazioni dell’or-ganismo dell’Unione europea, specificando di aver“come unico obiettivo il salvataggio delle vite uma-ne”, ma proprio su questo si concentrerebbero le veri-fiche disposte da Zuccaro, che appare ormai su tutti imedia. Talmente tante volte, e facendo accuse così di-sparate (“A mio avviso alcune Ong potrebbero esserefinanziate dai trafficanti e so di contatti. Forse la cosapotrebbe essere ancora più inquietante. Si perseguonoda parte di alcune Ong finalità diverse: destabilizzarel’economia italiana per trarne dei vantaggi”) che dueCommissioni parlamentari (quella migranti e quellaantimafia) decidono di sentirlo.

Sempre il 4 maggio, il CSM alla fine dichiara ilsuo sostegno a Zuccaro, ma nel contempo invita a de-finire “con urgenza” linee guida per i rapporti deimagistrati con i media e proposte “tali da consentireall’organo di governo autonomo di intervenire con ef-ficacia, equanimità e tempestività, di fronte a condot-te ed esternazioni di magistrati che si caratterizzinoper gravi ed evidenti violazioni dei canoni di modera-zione, continenza e riserbo in un equilibrato rapportocon i mezzi di informazione”, perché il tema “è dive-nuto ormai di indifferibile trattazione” (10).

Così, convocato a Montecitorio il 9 maggio, Zuc-

caro (dopo aver promesso di non con-cedere più interviste) fa una decisaretromarcia: afferma che la stampa ha“frainteso” le sue precedenti dichia-razioni e specifica che “soltanto un’i-potesi di lavoro mi consente di direche vi sia qualche Ong che possa es-sere finanziata dai trafficanti”: infatti“non ho mai detto che avevo elemen-ti probatori su questo” (11). Di fatto,Zuccaro conferma quanto aveva di-chiarato in un’intervista a Repubbli-ca il 28 aprile: “Quando io parlo diprove intendo prove giudiziarie, dapoter portare in un dibattimento. Que-ste prove non le ho, ma ho la certez-za, che mi viene da fonti di conoscen-za reale ma non utilizzabile proces-sualmente”.

Che cosa significa? Inizialmenteil procuratore aveva lasciato intende-re che questa “certezza” gli derivavada rapporti dei servizi, ma il Copasir,l’organo parlamentare che sovrinten-de all’intelligence, ha subito smentitol’esistenza di report simili. Anche ilmisterioso dossier segreto Frontexpubblicato dal Corriere si è rivelatoinesatto, come già era avvenuto in al-tre occasioni, quando episodi appa-rentemente ambigui denunciati dal-l’agenzia europea nei suoi documentiinterni (poi finiti spesso in mano allastampa) si sono rivelati delle esage-razioni. Tra l’altro, insieme a Zucca-

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______________________________________________________________________________________________________________________10) Migranti: Csm potrebbe sentire Zuccaro. Il Procuratore di Catania: «Tempo interviste è finito», Rainews, 4maggio 201711) Il procuratore Zuccaro ha cambiato idea sulle accuse alle ong, Il Post, 10 maggio 2017

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ro viene sentito in Parlamento anche il sostituto pro-curatore di Trapani Andrea Tarondo, il quale dichiaraesplicitamente – come il suo collega di Siracusa – dinon avere alcun elemento per sospettare le Ong dicomplicità con i trafficanti: “Se una nave qualsiasiviene messa al corrente del fatto che c’è il rischio cheun’imbarcazione possa naufragare ha il dovere di soc-correrla in qualsiasi punto e questo principio travolgetutto. Insomma, per la legislazione italiana si potreb-be dire che viene commesso il reato di favoreggia-mento di immigrazione clandestina, ma non è punibi-le perché commesso per salvare una vita umana”. Inaltri termini, la Convenzione internazionale per la sal-vaguardia della vita umana in mare firmata dal nostroPaese il 20 gennaio 2014, prevale sulla legge italiana.

Ma intanto la calunnia è un venticello, che comesi sa tende a ingrossarsi, e l’avvicinarsi delle elezionirende le acque in cui navigano le Ong, è il caso didirlo, burrascose. Lega e Movimento 5 stelle fanno agara nel rilanciare e aggravare le accuse (non prova-te) rivolte alle organizzazioni dal procuratore di Cata-nia, e i dati sulle intenzioni di voto danno loro ragio-ne: secondo un sondaggio pubblicato il primo giugno2017 da Index Research, il M5s è ormai diventato ilprimo partito italiano, superando il Pd di circa 3 puntipercentuali. Inoltre, secondo le preferenze espresse da-gli intervistati, un’alleanza M5s-Lega avrebbe – guar-da un po’ – la maggioranza in Parlamento, con 329seggi, mentre un’eventuale mix Pd-Forza Italia nonarriverebbe alla soglia minima per governare (316seggi), fermandosi a quota 301.

Il governo Gentiloni corre ai ripari: non si puòpermettere che i partiti antisistema intaschino tutti ivoti assicurati dalla lotta ai poveracci.

Il Codice MinnitiE così il 4 giugno il ministro degli Interni Marco Min-niti rilascia a Milena Gabanelli un’intervista in cui, alei che chiede cosa stia facendo per “l’emergenza na-zionale numero uno”, cioè l’immigrazione (lo so, non

ci si crede), risponde che “la Com-missione Senato ha prodotto un do-cumento che verrà tradotto in un pro-getto operativo su come le Ong do-vranno coordinarsi con la nostra Guar-dia costiera”, domandando in ogni ca-so alle associazioni la cortesia – e Min-niti non sta facendo una battuta – ditraghettare i salvati in mare in altriPaesi dell’Unione (12).

La bozza del “Codice di condottaper le Ong impegnate nelle operazio-ni di salvataggio dei migranti in ma-re” (13), ribattezzato amichevolmen-te Codice Minniti, verrà illustrato alConsiglio dei ministri europei riunitiin sessione informale a Tallinn, inEstonia, il 6 luglio. Il documento pre-scrive: il divieto assoluto di ingressodelle Ong nelle acque territoriali libi-che, ove si può giungere solo in casodi evidente situazione di pericolo del-la vita umana in mare; l’obbligo dinon spegnere i trasponder di bordo,cioè i sistemi elettronici di identifica-zione della rotta; l’obbligo di non ef-fettuare comunicazioni telefoniche osegnalazioni luminose per agevolarela partenza e l’imbarco di natanti dimigranti (dice il testo, “con l’intentodi non facilitare i contatti con i sog-getti dediti alla tratta e al traffico dimigranti”); l’obbligo di non effettua-

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______________________________________________12) Milena Gabanelli, Minniti, la sfida alleOng: «Portate i salvati in altri Paesi Ue»,Corriere della sera, 3 giugno 201713) Disponibile sul sito del Ministerohttp://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/codice_condotta_ong.pdf

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re trasbordi su altre navi, italiane o appartenenti a di-spositivi internazionali, salvo una conclamata situazio-ne di emergenza, conducendo i migranti in un “portosicuro” (in realtà Minniti avrebbe preferito impedirel’ingresso ai porti alle navi delle Ong, ma questa sa-rebbe stata una precisa violazione sia della Conven-zione di Amburgo del 1979 e delle altre norme sulsoccorso marittimo, sia della legge italiana sul dirittodi asilo) (14); l’obbligo di non ostacolare le operazio-ni di search and rescue della Guardia costiera libicaentro le loro acque territoriali; l’obbligo di accoglierea bordo ufficiali di polizia giudiziaria per le indaginicollegate al traffico degli esseri umani per svolgere“attività preliminari conoscitive e di indagine” (comechiedeva il procuratore Zuccaro); l’obbligo di dichia-rare, coerentemente ai principi di trasparenza, le fontidi finanziamento dell’attività di soccorso in mare;l’obbligo di comunicazione degli avvistamenti di na-tanti e degli interventi in corso al Centro di coordina-mento salvataggi in mare del proprio Stato di bandie-ra; l’obbligo di possesso della certificazione attestan-te l’idoneità tecnica alle attività di soccorso; l’obbli-go di leale collaborazione con l’Autorità di pubblicasicurezza del luogo di sbarco dei migranti, fornendotra le altre cose la documentazione circa le attivitàprestate e la situazione sanitaria a bordo; l’obbligo ditrasmettere tutte le informazioni di interesse info-in-vestigativo alle autorità di polizia italiane con conte-stuale consegna, di iniziativa e su richiesta, di ognioggetto potenzialmente idoneo a costituire prova oevidenza di fatto illecito. Infine, Minniti rende notoche “la mancata sottoscrizione del Codice di condottao il mancato rispetto degli obblighi in esso previsti,potrà comportare il diniego da parte dello Stato italia-no dell’autorizzazione all’ingresso nei porti naziona-li, fermo restando il rispetto delle convenzioni inter-nazionali vigenti”.

Appare chiaro fin dall’inizio cheil codice di condotta non piace allamaggior parte delle Ong. Dopo la riu-nione decisiva del 31 luglio 2017, cuitra l’altro partecipano ben poche as-sociazioni, solo Save the children eMigrant offshore aid station (Moas)appongono subito la propria firma; laspagnola Proactiva open arms si pren-de del tempo, ma dichiara che firme-rà, mentre Jugend Rettet e soprattuttoMedici senza frontiere affermano chenon sottoscriveranno il testo: “Avrem-mo voluto che questo codice si apris-se sottolineando l’importanza dei prin-cipi umanitari, il principio di salvarevite per noi è fondamentale e questonon lo abbiamo ritrovato”, spiega ildirettore generale di Msf, GabrieleEminente; “Il problema per noi è cheil codice di condotta prevede che lapolizia giudiziaria salga a bordo conle armi di dotazione, e questo princi-pio non lo accettiamo in nessuno deisettanta Paesi dove lavoriamo”, ag-giunge. Prima della riunione Msf ave-va mandato una lettera al ministrodell’interno Minniti, spiegando la pro-pria decisione e sperando in una mo-difica dei punti più controversi delcodice, come il divieto di fare tra-sbordi. “Il codice di condotta preve-de ancora il divieto di trasferire per-sone da una nave all’altra. Un siste-ma in cui i trasbordi sono vietati vuoldire potenzialmente rischiare di ave-re più morti in mare”. I barconi dimigranti partono a ondate, e in diver-si casi fino a venti barconi per voltasi sono trovati in urgente bisogno di

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___________________________________________________________________14) L’Italia può chiudere i porti ai migranti?, Il Post, 29 giu-gno 2017

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soccorso: la capacità delle navi di soccorso più picco-le di stabilizzare questi barconi in attesa che le navipiù grandi imbarchino le persone è cruciale per salva-re vite in mare. Inoltre, “le strategie messe in attodalle autorità italiane ed europee per contenere lepartenze dalle coste libiche sono, nelle circostanze at-tuali, estremamente preoccupanti [...] La Libia non èun posto sicuro dove riportare le persone in fuga, nédal territorio europeo né dal mare” (15).

Ne conviene Amnesty International, che dopo qual-che mese, a febbraio 2018, denuncia come migliaia dipersone restino intrappolate nei campi di detenzionelibici dove la tortura è all’ordine del giorno: “Un annofa il governo italiano, appoggiato da quelli europei,

ha sottoscritto un equivoco accordocol governo della Libia – ha dichia-rato Iverna McGowan, direttrice del-l’ufficio di Amnesty International pres-so le istituzioni europee – a seguitodel quale migliaia di persone sono fi-nite intrappolate nella miseria, co-strette a subire tortura, arresti arbitra-ri, estorsioni e condizioni di deten-zione inimmaginabili nei centri diret-ti dalle autorità libiche”. “L’Europa –ha aggiunto – deve urgentemente por-re il tema della dignità umana al cen-tro delle sue politiche in materia d’im-migrazione. Se l’Italia è al posto diguida, tutti i governi europei che coo-perano con la Libia nel controllo del-

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______________________________________________________________________________________________________________________Tabella 1. Fonte: Migranti. Ismu: «Ecco i numeri del 2017», Vita, 13 gennaio 2018

___________________________________________________________________15) Annalisa Camilli, Le ong boicottano il codice di condottavoluto dal governo, Internazionale, 1 agosto 2017

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Italia vs Ong: vietato salvare i migranti

le frontiere hanno la loro parte di responsabilità per iltrattenimento di migranti e rifugiati in centri dove siverificano violenze indescrivibili” (16). Gli fa eco Fi-lippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Uniteper i rifugiati, il 12 maggio 2018: l’UNHCR sta mol-tiplicando i suoi sforzi in Libia per monitorare la si-tuazione nei centri di detenzione dei migranti, ma leloro condizioni restano terribili, “in una situazione diframmentazione interna (politica, economica, socialee tribale), purtroppo con ingerenze internazionali checomplicano invece che risolvere” (17)

Una strategia vincenteMa la strategia italo-europea ha avuto successo: il2017 si è chiuso registrando il numero più basso dimigranti giunti via mare sulle coste italiane da quan-do ha avuto inizio, nel 2014, il massiccio flusso di in-gressi verso l’Europa: poco più di 119 mila, in dimi-nuzione del 34% rispetto al 2016. Il numero degli ar-rivi ha invertito la tendenza a partire da luglio, conflessioni mensili dal 51 all’81% rispetto all’anno pre-cedente (vedi Tabella 1, pag. 36). Difficile non mette-re in relazione il dato col fatto che la presenza di Ongnel Mediterraneo centrale è via via diminuita, fino adarrivare a novembre più che dimezzata: ne rimaneva-no solo cinque, dotate di due grandi navi e di cinqueimbarcazioni più piccole, tipo pescherecci. Save theChildren è rimasta fino al 30 ottobre, poi la sua naveè rientrata in porto. Di Medici senza Frontiere è rima-sto solo uno staff di 11 persone che opera a terra, inLibia. Anche Moas ha levato le ancore: “Abbiamofirmato il Codice di condotta per rispetto del governoitaliano e perché in esso sono state formalizzate gran

parte delle richieste che prima ci ve-nivano fatte in modo informale”, haspiegato la fondatrice Regina Catram-bone, ma “lasciamo le acque del MarMediterraneo, perché non vogliamodiventare parte di un meccanismo incui, mentre si fa assistenza e soccor-so in mare, non ci sia la garanzia diaccoglienza a terra, in porti e luoghisicuri in Libia”. Restano solo le OngSos Méditerranée, Proactiva OpenArms, Sea Eye, Sea Watch e MissionLifeline (18). Fra queste, Sos Médi-terranée ha denunciato il 2 aprile 2018che “le condizioni di salvataggio deimigrati sono divenute inaccettabili”:ormai si è costretti a negoziare in ac-que internazionali con la Guardia co-stiera libica, caso per caso, il diritto asoccorrere i migranti, in un climad’urgenza e di tensione. L’associazio-ne deplora che venga “data priorità alrinvio delle persone in difficoltà ver-so la Libia piuttosto che alla loro si-curezza”, e invita le autorità europeee internazionali “a chiarire urgente-mente il quadro di intervento dellaGuardia costiera libica” (19).

Infine, il 17 aprile scorso si è chiu-so anche il caso Proactiva Open Arms,citato a inizio articolo: il giudice perle indagini preliminari di Ragusa, Gio-vanni Giampiccolo, cui l’indagine è

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______________________________________________________________________________________________________________________16) Libia, un anno fa l’accordo sull’immigrazione: chiesto il rilascio di migliaia di persone intrappolate incondizioni disumane, La Repubblica, 1 febbraio 201817) Filippo Grandi (UNHCR): le terribili condizioni di detenzione dei migranti in Libia, Rainews, 12 maggio 201818) Francesca Paci, Ong, cosa è rimasto nel Mediterraneo dopo la bufera sui migranti dell’estate scorsa , LaStampa, 25 novembre 201719) Migrants: SOS Méditerranée dénonce des conditions de sauvetage “inacceptables”, Europe 1, 2 aprile 2018

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INCHIESTA

stata affidata dal gip di Catania Nunzio Sarpietro (chel’ha tolta a Zuccaro), ha disposto il dissequestro dellanave della Ong spagnola. Il giudice ha specificatoche, nonostante “le condotte contestate si risolvonoin una disobbedienza alle direttive impartite dalle au-torità preposte al coordinamento dei soccorsi”, l’e-quipaggio della nave è stato giustificato in quanto haagito per necessità. “Le operazioni di ricerca e soc-corso – continua il decreto di rigetto del sequestro –non si esauriscono nel mero recupero in mare dei mi-granti, ma devono completarsi e concludersi con losbarco in un luogo sicuro come previsto dalla Con-venzione siglata ad Amburgo nel 1979”, cioè un luo-go “dove la vita delle persone soccorse non è più mi-nacciata e dove è possibile fare fronte ai loro bisognifondamentali, come cibo, riparo e cure sanitarie”.Queste condizioni non vengono rispettate in Libia,dove, “secondo informazioni disponibili [...] avvengo-no ancora gravi violazioni dei diritti umani” (20).

Tutto bene quel che finisce bene? Pare di no. “Sianelle carte del gip di Catania che in quelle del suoomologo di Ragusa, si sottolinea l’esistenza di unaforte sinergia tra la Marina militare italiana e la Guar-dia costiera libica, con lo scopo di intercettare le bar-che dei migranti che lasciano le coste del Paese nordafricano. L’Italia è presente nel Mediterraneo con di-verse navi dotate di elicotteri di monitoraggio, chesono spesso i primi ad avvistare navi in difficoltà. Unavolta avvistata un’imbarcazione in pericolo, la naveitaliana ne comunica la posizione alla centrale dellaGuardia costiera italiana, che a sua volta informa i li-bici [...] Una politica omicida: per salvaguardare leproprie frontiere e ridurre gli arrivi, hanno accettatoche le persone vengano trattenute a tempo indetermi-nato in luoghi dove sono sistematicamente violati idiritti umani, cioè i campi di prigionia libici” (21).

Il 14 aprile 2018 anche Il fattoquotidiano denuncia un cambio di stra-tegia nel Mediterraneo centrale, “unasvolta mai apertamente dichiarata, maidiscussa a livello parlamentare, maattuata sul campo dalla Marina mili-tare e dalla Guardia costiera”. Il Co-mando generale delle Capitanerie diporto, attraverso un progetto finan-ziato dall’Unione europea con 1,8 mi-lioni di fondi, intende creare una zo-na SAR per il Mediterraneo centralesotto la competenza di Tripoli: que-sto passo sarebbe necessario per affi-dare all’autorità libica tutto il coordi-namento delle operazioni in mare nel-l’area che attualmente è sotto il con-trollo italiano. Ma “per chi fugge dal-le guerre africane attraversando il de-serto libico, dopo aver vissuto le tor-ture dei centri di detenzione – più vol-te documentate dalle Nazioni Unite –gestiti dalle milizie o, a volte, dallestesse autorità di Tripoli, l’approdosicuro non può essere la Libia, so-prattutto quando è potenzialmente ri-conoscibile lo status di rifugiato. Insostanza i profughi non possono es-sere respinti (principio del non refou-lement, previsto dall’articolo 33 dellaConvenzione di Ginevra) [...] Il rim-patrio forzato dei migranti salvati inmare operato dalla Guardia costieralibica potrebbe diventare un proble-ma serio per il governo italiano, giàcondannato nel 2011 dalla Corte eu-ropea dei diritti dell’uomo per respin-gimento [...] I naufraghi recuperatidai libici una volta tornati nel portodi Tripoli rischiano di diventare fan-

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___________________________________________________________________20) Daniele Ruzza, Caso Open arms, il giurista Vassallo: «Smen-tito il teorema del procuratore Zuccaro», Left, 17 aprile 201821) Ibidem

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Italia vs Ong: vietato salvare i migranti

tasmi. Non hanno notizie di quegli 89 rifugiati arriva-ti il 16 marzo i volontari e i cooperanti di una delleOng italiane che operano nei principali campi di de-tenzione in Libia, il Cesvi, che a una richiesta de Il-FattoQuotidiano.it ha risposto di «non avere disponi-bilità di queste informazioni». Così come non si han-no notizie su altri 90 naufraghi recuperati dalla Guar-dia costiera libica i primi di aprile – dopo aver impo-sto alla nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée dinon recuperare i migranti, salvo qualche donna incin-ta e qualche bambino – portati, secondo il Libyan Ob-server, nel campo Tajoura, uno dei centri di detenzio-ne oggetto di un intervento della Cooperazione italia-na” (22).

Ricapitolando: per gestire il problema dei migran-ti via mare e, soprattutto, per cercare di sottrarre alladestra la propaganda sulla ‘sicurezza’ in vista delleelezioni, l’ex governo Pd, in violazione della Con-venzione europea sui diritti dell’uomo, ha sottoscrittoun Memorandum con uno Stato, la Libia, che non ri-spetta i diritti umani; Frontex, l’Agenzia europea perle frontiere e la Guardia costiera, ha puntato il ditosulle Ong accusandole di farsi strumento e “vantag-gio tattico” dei trafficanti; un procuratore di Catania,Carmelo Zuccaro, ha aperto indagini conoscitive sul-le Ong e ha esternato di tutto sugli organi d’informa-zione, creando un caso mediatico sull’onda del quale,l’ex ministro degli Interni Pd Minniti, ha tirato fuoridal cilindro un “Codice di condotta per le Ong” difatto irricevibile per le organizzazioni, che hanno inmassa abbandonato il Mediterraneo centrale. Ora l’I-talia e l’Europa possono stare tranquille: invece cheai loro confini, i disperati provenienti dal Sub-Sahara,dall’Africa Occidentale e dal Corno d’Africa si am-massano nei campi di detenzione libici: miseria, vio-lenze sessuali e torture per tempi indefiniti.

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___________________________________________________________________22) Andrea Palladino, Migranti piano Italia-Libia per ‘ridurrei salvataggi’. Ma “così Roma rischia di compiere dei respingi-menti di fatto”, Il fatto quotidiano, 14 aprile 2018

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INCHIESTA

Il 21 aprile scorso 12.000 persone scendevano in piaz-za a Sulmona conto l’Hub del gas. Una manifestazio-ne importante, visti i numeri esigui degli ultimi corteidi protesta nel nostro Paese, e soprattutto perché apartecipare sono stati principalmente i cittadini delleregioni del centro e sud Italia interessate dal progetto,e quindi Abruzzo, Marche, Molise e Puglia. Alla ma-nifestazione hanno aderito oltre 400 associazioni emolte amministrazioni locali, che tutti i giorni devo-no confrontarsi con le grandi opere imposte dalloStato ai territori. L’obiettivo era contrastare la centra-le di compressione Snam a Sulmona, che dovrebbecomprimere il gas nel metanodotto in progetto dellaRete Adriatica, l’infrastruttura che dovrà collegare ilTap (Trans-Adriatic Pipeline) con la futura centrale elo stoccaggio di Minerbio, nel bolognese, e che do-vrebbe passare nei territori dell’epicentro del terre-moto di Amatrice. E così, dopo le proteste contro il

Tap dell’anno scorso e le lotte controgli stoccaggi in Lombardia ed Emiliadel 2013/2014, continua l’opposizio-ne anche in centro Italia: ulteriore se-gno che queste grandi opere sono ca-late dall’alto senza un reale dibattitocon i territori e i cittadini, e che l’Hubdel gas e i progetti collegati rispon-dono solo a giochi geopolitici e logi-che di profitto.

Mentre la protesta continua, infat-ti, il MedReg (Mediterranean EnergyRegulators), l’associazione che riuni-sce le Authority dell’energia di 25Paesi del Mediterraneo, pubblica unreport: “Gas infrastructure map of theMediterranean region”. Il Coordina-mento No Hub del gas Abruzzo ri-prende il relativo comunicato stampadel 3 maggio (“New MedReg Gas In-frastructure Map shows national gastransmissions, interconnections, stora-ge capacities and future investmentplans in the Mediterranean”), e de-nuncia: “La scarsità della domanda digas è il principale ostacolo alla rea-lizzazione di nuove infrastrutture co-me gasdotti e stoccaggi. A dirlo in uncomunicato stampa diffuso ieri è sta-ta l’associazione che riunisce tutte leAuthority per l’energia dei Paesi delMediterraneo, i cosiddetti regolatoridel mercato, nel presentare un docu-

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AI TEMPI DEL LIBERO MERCATO

Enrico Duranti

ENERGIACAPITALISMO DI STATO

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mento sullo stato delle reti e sui nuovi progetti di in-frastrutture in corso di esame e/o realizzazione nell’a-rea. Il comunicato è cristallino e, si può leggere: Interms of barriers affecting the investment plans, Me-dReg Members indicated the insufficient market de-mand as the biggest one (In termini di barriere che ri-guardano i piani di investimenti, i membri di Me-dReg indicano l’insufficiente domanda di mercato co-me il principale problema). Inoltre: Looking at LNGand storage capacities versus demand, Spain, Portu-gal, Italy and France are the most secure countriesto respond to peak demand and crisis (Guardandoalla capacità di stoccaggio e rigassificazione rispettoalla domanda, Spagna, Portogallo, Italia e Francia so-no i Paesi più sicuri nel rispondere ai picchi di do-manda e alle crisi). Insomma parole inequivocabili chesono una pietra tombale sulle giustificazioni di Sname governo rispetto alla necessità per il Paese di realiz-zare nuovi gasdotti, stoccaggi e rigassificatori”.

A questo si deve aggiungere che proprio a maggioè iniziata la messa in esercizio della nuova centrale dicompressione Snam a Sergnano, pronta a partire asettembre, con il fine di cominciare a esportare gasverso i Paesi del nord Europa, nell’ottica del grandeprogetto dell’Hub del gas (1).

Contemporaneamente Snam, tramite un consorziodi cui fanno parte i belgi di Fluxys e gli spagnoli diEnagas (tutti soci del Tap), resta l’unica concorrentein gara per la privatizzazione del 66% di Desfa, so-cietà che gestisce il trasporto del gas in Grecia; una

vendita imposta dalla Ue alla Grecia,insieme alla privatizzazione di moltialtri asset pubblici (porti, ferrovie, ter-reni, immobili ecc.) come condizionedei prestiti finanziari. Una vera e pro-pria campagna acquisti che mettereb-be sotto controllo italiano, belga espagnolo un crocevia importante nonsolo per il gas azero del Tap, ma an-che per altri progetti: il TurkishStream, l’infrastruttura che la Russiavuole costruire sotto il Mar Nero peraprirsi una nuova strada per l’Euro-pa, e il possibile gasdotto che attra-verso l’Egeo potrebbe portare nel sudEuropa parte del gas estratto dal me-gagiacimento Leviathan, situato tra lecoste di Cipro e Israele.

Grandi progetti quindi a cui, co-me riconosciuto anche da MedReg,non corrisponde una domanda di e-nergia, ma che portano utili agli azio-nisti delle società: chi sono questi azio-nisti?

Strane aziende di StatoNella classifica per l’ufficio studi diMediobanca 2015, Exor Fiat Chry-sler si trova in testa con 136,36 mi-liardi di euro di fatturato, davanti aEnel con 74 ed Eni con 67,74. Ma nel2017, con il trasferimento in Olandadella holding degli Agnelli, Enel si

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___________________________________________________________________1) Cfr. Enrico Duranti, L’Italia Hub del gas: disastrose sceltedi politica energetica, Paginauno n. 51/2017

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INCHIESTA

trova prima con 69,1 miliardi (-6,7% rispetto al 2016),mentre il cane a sei zampe Eni è passato da 72,3 mi-liardi di ricavi nel 2016 a 55,8 nel 2017 (-22,9%).Calano dunque i fatturati, ma non i profitti, che nelbiennio 2014-2015 hanno visto primeggiare Enel con2,7 miliardi.

A maggio Snam ha annunciato i risultati del pri-mo trimestre 2018: ricavi per 616 milioni di euro eutile operativo di 355 milioni (rispettivamente +2,5%e +0,6% sul primo trimestre 2017). Un paio di mesiprima, il 14 marzo, a Londra, il Ceo Marco Alverà hapresentato l’update del piano della società per il pe-riodo 2017-2021, approvato dal Cda: si prevedono in-vestimenti per 5,2 miliardi di euro (+10% rispetto alpiano precedente), di cui 4,6 nel trasporto e 600 mi-lioni nello stoccaggio e rigassificazione, mentre l’uti-le netto annuale è visto in crescita del 4,5% (nel pre-cedente piano era al 4%). Investimenti che principal-mente ruotano intorno al progetto dell’Hub del gas. Ilbilancio 2017 presentato ha confermato le attese: ri-cavi per 2,44 miliardi di euro (+26 milioni, 1,1%, ri-spetto ai ricavi pro-forma adjusted del 2016, grazie aicontinui investimenti e ai maggiori volumi di gas im-messo) e utile netto adjusted di 940 milioni (+95 mi-

lioni, 11,2%, rispetto al 2016, grazieanche ai minori oneri finanziari nettiche beneficiano della riduzione delcosto medio del debito). Per il 2018,Snam prevede un ulteriore incremen-to dell’utile fino a 975 milioni di euro.

Chi incassa i profitti di questeaziende?

Enel è quotata alla Borsa di Mila-no: il Ministero dell’Economia pos-siede il 23,6% delle azioni, e tra gliinvestitori istituzionali (che ne deten-gono il 54%) spicca con una quota ri-levante ai fini del controllo (5,6%)BlackRock, la più grande società diinvestimento al mondo che gestisceun patrimonio totale di 6.000 miliar-di di dollari, primo gestore indipen-dente quotato alla Borsa di New York;il restante 22,4% è retail, ossia suddi-viso tra piccoli azionisti privati (i ri-sparmiatori, per intenderci). Per ripar-tizione geografica, solo il 10,2% del-l’azionariato istituzionale (il dato delretail non è disponibile) è in Italia (Fi-gura 1).

Stesso discorso vale per Eni: quo-tata anch’essa a Milano e pure a NewYork, il 26,4% delle azioni è nellemani di Cassa Depositi e Prestiti (CDP),il 3,9% appartiene al Ministero del-l’Economia, 54,7% sono investitori i-stituzionali e 13,9% retail (più un pu-gno di azioni proprie). CDP è pro-prietà del Ministero dell’Economiaper l’82,77%, mentre il 15,93% è difondazioni bancarie e l’1,3% sono a-zioni proprie. Geograficamente, me-no della metà dell’azionariato di Eniè in Italia (Figura 2, pag. 45).

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___________________________________________________________________Figura 1. Enel, ripartizione geografica azionariato.Fonte: sito Enel

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Energia. Capitalismo di Stato ai tempi del libero mercato

Snam, sempre quotata a Milano, vede il 30,1%delle azioni nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti,investitori istituzionali per il 52,57%, retail per l’8,6%,azioni proprie per il 2,45% e lo 0,53% è di Banca d’I-talia. Non manca anche qui BlackRock, con una quo-ta rilevante del 5%, accanto a Romano Minozzi – redelle ceramiche – con un 5,75%. Geograficamente,poco meno della metà delle azioni sono in mani ita-liane (Figura 3, pag. 46).

Siamo quindi davanti ad aziende ancora controlla-te dallo Stato – in nome di un’importanza strategica –attraverso una quota azionaria di controllo che ne de-termina le scelte aziendali e la nomina dei vertici, madi cui una buona parte dei profitti, realizzati anchegrazie a denaro pubblico, come vedremo, vanno nelletasche di soggetti privati, anche stranieri.

Finanziamenti Bei: quattrini à gogo!L’Italia è il Paese che più ha goduto dei fondi dellaBei (Banca europea per gli investimenti). Su 70,25miliardi totali stanziati per il piano investimenti,12,29 sono arrivati all’Italia (pari allo 0,72% del Pildel Paese). Dal 2013 al 2017 gli investimenti Bei nelsettore energia sono stati 60 miliardi, di cui 9,5 sonoandati all’Italia: il 47% è stato destinato alle infra-strutture del gas, mentre a rinnovabili ed efficienzaenergetica è andata solo una quota del 24%.

La maggior parte sono finiti nelle casse delle prin-cipali aziende che si occupano di grandi opere, in pri-mis la Snam. Nell’ottobre 2013 l’impresa accedeva alfinanziamento Bei di 365 milioni di euro per investi-menti sulla rete nazionale e per la costruzione di ga-sdotti internazionali utili per l’Hub del gas, ma giànel 2012 aveva ricevuto 283 milioni per la costruzio-ne dello stoccaggio gas di Bordolano (Cremona). Neldicembre 2015 ottiene ulteriori 373 milioni, sempreper la costruzione di opere legate all’Hub del gas, co-me il gasdotto Cervignano Mortara e le centrali dicompressione di Sergnano (Cremona) e Minerbio (Bo-logna). Ma non è finita. Nel 2017 Bei concede a Snam

altri 310 milioni per il potenziamentodella rete gas, in particolare per lacostruzione della condotta di collega-mento con lo stoccaggio di Corne-gliano Laudense nel lodigiano; stoc-caggio di proprietà di Italgas Stora-ge, società in mano a due fondi di in-vestimento, Whysol Investment (ita-liano) e Sandstone Holding BV – chefa capo a Morgan Stanley ed è entra-to nell’impresa con 1,2 miliardi dieuro.

Stesso discorso vale per Italgas,che ha niente a che fare con Italgasstorage. Italgas è una vecchia societàpassata di mano tra Eni e Snam, oggiquotata alla Borsa di Milano e primooperatore di distribuzione gas in Ita-lia. Nel dicembre 2017 la Bei le haconcesso finanziamenti per 360 milio-ni di euro, principalmente per l’am-modernamento della rete.

Come se non bastasse, a fine gen-naio 2018 la Bei ha finanziato il ga-sdotto Tap con 1,5 miliardi di euro.Tra i maggiori azionisti dell’opera,con una quota del 20% c’è Snam, in-sieme all’inglese BP (20%), l’azeraSocar (20%), la belga Fluxys (19%),la spagnola Enagas (16%) e la sviz-zera Axpo (5%). Il 3 maggio il Parla-mento europeo approva la Relazioneannuale sul controllo delle attività fi-nanziarie della Bei per il 2016; alpunto 62, “Investimenti nelle infra-strutture”, si legge: “[Il Parlamento]esprime preoccupazione per il presti-to del valore di 1,5 miliardi di euroconcesso dalla Bei al progetto di ga-sdotto transadriatico (Tap, n.d.a.) che

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INCHIESTA

non rispetta, in misura diversa nei Paesi di transito(Albania, Grecia e Italia), le norme ambientali e so-ciali minime degli Equator Principles; si rammaricache la Bers abbia già stanziato finanziamenti per 500milioni di euro e ritiene che il progetto non sia ido-neo per un investimento da parte della Bei, né do-vrebbe essere preso in considerazione a fini di finan-ziamento da qualsiasi banca che aspiri a investimen-ti responsabili sul piano sociale e ambientale”. Ep-pure, la Banca europea per gli investimenti l’ha fi-nanziato.

Anche Eni usufruisce dei prestiti Bei. Nel 2014ha ricevuto 900 milioni per la ricerca di petrolio nel-l’Adriatico e per riconvertire la raffineria di Porto Tor-res, e nel 2016 110 milioni per la raffineria di Milaz-zo, controllata pariteticamente con Kuwait PetroleumItalia (della Q8, Kuwait Petroleum Corporation, lacompagnia petrolifera nazionale del Kuwait).

Nemmeno Enel resta indietro, basti pensare chenel luglio 2017 riceve dalla Bei un prestito da un mi-liardo per sostituire i vecchi contatori con quelli digi-tali.

Ma da dove arrivano questi soldi? Le risorse dellaBanca europea per gli investimenti provengono dagliStati membri della Ue – capitale sottoscritto 242,4miliardi di euro, di cui versato 21,6 miliardi – e dalmercato, tramite emissione di obbligazioni; l’istitutonon ha fini di lucro e fa prestiti a tassi (super) agevo-lati. L’Italia vi partecipa con il 16%. In parte, quindi,sono soldi pubblici.

I costi in bollettaLa bolletta del gas è composta da una varie voci. Ol-tre al costo della materia prima, che nel mercato libe-ralizzato dipende dai contratti stipulati, e dalle impo-ste (che incidono pesantemente), una della voci piùimportanti è quella relativa ai servizi di rete, che inci-de sul conto finale tra il 15 e il 20%; qui troviamo an-che il costo dello stoccaggio e del trasporto.

Mentre nei servizi di vendita vige quindi il libero

mercato e la concorrenza, nei servizidi rete siamo davanti a un monopo-lio. La rete nazionale dei gasdotti èinfatti in mano a Snam per il 97%.Nella bolletta, la tariffa sul trasportovaria a seconda della località in cui siubica la fornitura ed è proporzionaleai consumi fatturati. Anche nello stoc-caggio vige di fatto un monopolio (il90% degli stoccaggi è di Stogit, delgruppo Snam), e in bolletta ne pa-ghiamo i costi per i depositi sotterra-nei dai quali il gas viene prelevato aseconda delle richieste del mercato.A differenza della quota trasporto,questa voce è la stessa su tutto il ter-ritorio italiano e varia a seconda delconsumo fatturato. Entrambe le tarif-fe sono aggiornate annualmente sullabase di specifici provvedimenti del-l’Autorità per l’energia elettrica, ilgas, e il sistema idrico, e a gennaio2018 gli aumenti stabiliti sono statidel 5,3% per l’elettricità e del 5% peril gas. Per quest’ultimo, l’aumento èstato dettato proprio dall’incrementorelativo alle spese di approvvigiona-mento e, in parte, del servizio di tra-sporto.

È chiaro che un’azienda ricarical’aumento dei costi sul prezzo del pro-dotto finale, ma qui siamo di fronte asocietà pubblico/private, nello speci-fico la Snam, che finanziano i lavorisulle proprie infrastrutture con presti-ti della Bei a tassi agevolati e dun-que, in parte, con soldi pubblici; de-naro dei cittadini che poi, in bolletta,pagano nuovamente per quelle stesseinfrastrutture.

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Energia. Capitalismo di Stato ai tempi del libero mercato

Pubblico o privato?Nel sistema dell’energia, del trasporto e dello stoc-caggio siamo davanti a un monopolio, non di Statoma misto pubblico/privato visto l’azionariato delle im-prese.

Cassa Depositi e Prestiti s.p.a., che come sopraevidenziato è proprietà del Ministero dell’Economiaper l’82,77% e controlla, tra le altre, Eni e Snam, inbase alle regole di mercato dell’Unione europea è di-ventata un “Istituto nazionale di promozione”, e ciògli consente di essere l’unico canale di accesso allerisorse del Piano Junker per Italia, advisor finanzia-rio della Pubblica Amministrazione per l’utilizzo difondi nazionali ed europei, e di avere il ruolo di sti-molare la creazione di nuove attività a supporto dellacrescita a partire dalla progettazione, collaborando alreperimento delle risorse, co-investendo i propri mez-

zi e coinvolgendo anche gli investito-ri privati. CDP infatti non entra solonel capitale delle imprese, ma le fi-nanzia anche a tassi agevolati: nel lu-glio 2012, appena dopo aver acquisi-to Snam a maggio, Cassa Depositi ePrestiti ha concesso all’impresa unfinanziamento pari a 400 milioni dieuro, durata decennale. Obiettivo: larealizzazione di due nuovi gasdotti nelnord Italia (il primo tra Poggio Rena-tico in Emilia Romagna e Cremona,il secondo tra Zimella in Veneto eCervignano in Lombardia).

Come analizzato da Alberto Cre-paldi e Luca Piana su L’Espresso (2),“un tempo, quando l’industria nazio-nale era un animale metà privato emetà pubblico, la Cassa svolgeva unruolo importante ma, dal punto di vi-sta degli equilibri di potere, seconda-

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___________________________________________________________________2) Alberto Crepaldi e Luca Piana, Capitalismo di Stato: quan-to è potente davvero Cassa depositi e prestiti (e chi la control-la), L’Espresso, 21 aprile 2017

______________________________________________________________________________________________________________________Figura 2. Eni, ripartizione geografica azionariato.Fonte: sito Eni

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INCHIESTA

rio rispetto ai colossi come l’Iri o l’Eni: amministraree investire il risparmio che gli italiani affidavano allePoste. Da qualche anno in qua, però, finita in modopoco glorioso l’era delle privatizzazioni ed estinte oquasi le famiglie che governavano le grandi impresetricolori, la Cassa è stata chiamata a riempire i buchiche si sono aperti nel sistema e che stavano determi-nando la svendita di aziende ritenute strategiche. Ha

assorbito pezzi crescenti d’industria,la rete dei metanodotti di Snam equella elettrica di Terna, i cantieri na-vali di Fincantieri e la compagnia pe-trolifera Eni, il gigante in crisi delletrivellazioni Saipem e le turbine diAnsaldo Energia”.

Un interventismo pubblico checontinua a crescere. Proprio a finemarzo, l’ad di CDP Fabio Gallia hadichiarato: “Noi tifiamo Ilva. Siamodisponibili a prendere una quota del-le azioni della newco AM InvestCo,lo abbiamo detto da tempo”. Stessodiscorso vale per Alitalia, viste le af-fermazioni del presidente di CDP,Claudio Costamagna, su un possibileintervento dell’istituto, seppur di mi-noranza. E ad aprile, nell’affaire Tim/Telecom Cassa Depositi e Prestiti èentrata nel capitale con il 4,2%, per-mettendo la vittoria del Fondo Elliottsu Vivendi.

Il bilancio di CDP gode di ottimasalute: nel 2017 si è chiuso con un u-tile netto consolidato di 4,5 miliardi,in netta crescita rispetto al 2016 (1,2miliardi), e CDP Reti, che detieneSnam, ha registrato nello stesso announ profitto di 1,66 miliardi, in cresci-ta annua del 35,2%. Buona cosa, es-sendo denaro che finisce nei forzieridel Ministero dell’Economia, ma ilpunto è il ruolo di questo sistema mi-sto pubblico/privato; perché di fattosiamo davanti a un capitalismo di Sta-to ai tempi del libero mercato e dellalibera circolazione dei capitali, chedunque garantisce e porta profitti asoggetti privati, anche stranieri, men-

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___________________________________________________________________Figura 3. Snam, ripartizione geografica azionariato.Fonte: sito Snam

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Energia. Capitalismo di Stato ai tempi del libero mercato

tre la funzione dello Stato nell’economia dovrebbeessere quella di portare una crescita economica delPaese, e dunque un maggiore benessere dei cittadini,con un progetto chiaro di politica industriale; e dicerto nemmeno mettere in atto politiche di aggressio-ne neocoloniali come quelle attuate da Snam nei con-fronti della Grecia, dovrebbe essere un suo obiettivo.

Soprattutto, l’energia deve essere un bene comu-ne, accessibile a tutti e rinnovabile (3). Le imprese e-nergetiche devono essere totalmente pubbliche e so-ciali, e le opere attuate non devono compromettere lasalute e l’ambiente; la strategia nazionale dovrebbemirare all’uscita dal fossile e dalla combustione, allacreazione di energia rinnovabile razionale e alla dife-sa dei posti di lavoro del settore. In pratica, dovrebbeavere come fine il bene della collettività, non la co-struzione di un inutile Hub del gas per portare profittiai fondi d’investimento privati.

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___________________________________________________________________3) Cfr. Enrico Duranti, Energia bene comune. La strategia e-nergetica nazionale: prospettive e alternative , Paginauno n.54/2017

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(DIS)ORIENTAMENTI

Doveva essere una serata dedicata al confronto culturale e politico, ma leragioni elettorali sono prevalse. Il protagonista della vicenda è noto ailettori di Paginauno, ovvero il filosofo e teorico della nouvelle droiteAlain de Benoist, invitato dalla Fondazione Feltrinelli il 13 febbraio scor-so per un dibattito con lo studioso Piero Ignazi, politologo bolognese au-tore di diversi studi sulla cultura e la politica di destra, e la moderazioneaffidata al giornalista Gad Lerner. L’evento è stato invece cancellato –per essere riproposto successivamente – a seguito delle proteste di alcuniaccademici schierati a sinistra, che hanno reputato sbagliata la scelta difar parlare un intellettuale da loro considerato “neofascista”. Il dibattito,parte di una serie di conferenze indette dalla Fondazione dal tema Whatis Left/What is Right, nato con l’intento accademico di “comprendere edefinire il futuro di sinistra e destra nel XXI secolo”, come riporta il sitodella Fondazione stessa, era stato preceduto il 30 gennaio con l’invito,compartecipi le stesse personalità – Ignazi e Lerner – di Florian Philip-pot, europarlamentare francese eletto nelle file del Front national, ex di-rettore della campagna elettorale di Marine Le Pen, fra i fautori della dé-diabolisation del partito populista francese e, dopo la rottura con la casamadre – per una storia di conflitti d’interesse – animatore del movimentoLes Patriotes, che lo stesso Philippot definisce ai microfoni della Fonda-zione come “non identitario, non nazionalista e profondamente repubbli-cano”, anche se propone un forte controllo dell’immigrazione e ha comeobiettivo la Frexit, cioè la rottura della Francia con l’Unione europea e isuoi diktat.

È bastato fare il nome di Philippot per scatenare reazioni. Come diràpoi Lerner nell’introdurre il dibattito, la casella email della Fondazione è

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De Benoiste la Fondazione Feltrinelli:cronaca di un mancatopensiero di sinistraMatteo Luca Andriola

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stata letteralmente bombardata da lettere di protesta di cittadini che criti-cavano la presenza di un “fascista” in quello che è notoriamente un cen-tro di ricerca connotato a sinistra, visto il corposo archivio del movimen-to operaio e dei partiti socialisti, comunisti e della sinistra extraparlamen-tare. È sembrato che la Fondazione avesse dato troppo spazio a due figu-re di destra a scapito della sinistra, senza alcun contraddittorio; cosa nonesatta.

Le prime polemiche contro Philippot sono poi esplose contro Alain deBenoist. L’evento del 13 febbraio infatti, dopo i fatti di Macerata e a po-che settimane dalle elezioni politiche del 4 marzo, nel bel mezzo di unacampagna elettorale che è stata connotata anche, spesso strumentalmente,dallo scontro fascismo/antifascismo, viene quindi cancellato per non la-sciare spazio di tribuna all’uomo simbolo della destra culturale anti-glo-balista francese. La lettera degli studiosi antifascisti, partita da una rac-colta firme apparsa su change.org e ripresa dal blog collettivo LavoroCulturale e dalla sezione blog di Mediapart, giornale online di informa-zione indipendente, porta il titolo polemico What has been left?, ovvero:“Cos’è stata la sinistra?”. Il verbo, volutamente al passato, accusa la Fon-dazione: “Vi impegnate per democrazia e antifascismo, ma siamo indi-gnati per la vostra cecità politica. Fare parlare due esponenti dell’estremadestra aggiunge solo altra confusione e legittima la loro strategia di de-demonizzazione”. “Anche noi facciamo ricerca”, spiegano gli accademi-ci, “e proprio in virtù dei nostri lavori, non possiamo che essere indignatee indignati dalla vostra cecità politica”. “Proprio perché studiamo l’estre-ma destra siamo sorprese e sorpresi nel vedere che la vostra Fondazione,di cui apprezziamo l’impegno per la democrazia e l’antifascismo, ha invi-

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(DIS)ORIENTAMENTI

tato due noti rappresentanti dell’estrema destra francese, quali Alain deBenoist e Florian Philippot, a intervenire in un ciclo di conferenze sucosa significhi destra e sinistra. Un ciclo di conferenze inserito, peraltro,all’interno di un percorso ideato perché gli elettori si orientino in vistadelle elezioni politiche del 4 marzo”. Secondo gli studiosi, “ad accomu-nare attori molto diversi come de Benoist e Philippot è il ‘nativismo’, unavisione del mondo secondo la quale gli Stati dovrebbero essere abitatisolo da ‘nativi’ e, dunque, ogni persona (o idea) diversa sarebbe proble-matica per la sopravvivenza delle comunità nazionali. Una visione cosìomogenea ed escludente della società è in contraddizione con il plurali-smo che caratterizza la democrazia”. Inoltre, “le ricerche scientifiche sulFront national mostrano come la de-demonizzazione del partito guidatooggi da Marine Le Pen sia una strategia di comunicazione politica, nonun lavoro di rottura ideologica rispetto alle posizioni di Jean-Marie LePen. Fare intervenire Philippot significa chiaramente contribuire, ancheinvolontariamente, a questa strategia di normalizzazione. Neanche la nuo-va formazione di Philippot, Les Patriotes, si allontana da questo ragiona-mento, come chiaramente dimostrato nell’articolo a sua firma pubblicatosul vostro sito. Sostituire, infatti, la dicotomia politica tra destra e sinistracon un lessico che vede contrapposti ‘patrioti’ e ‘mondialisti’ ne è esem-pio emblematico: Ni droite, ni gauche: Français! è stato a lungo uno slo-gan di Jean-Marie Le Pen e Samuel Maréchal” (1).

Messa così sembra che la Fondazione si sia limitata a dare il micro-fono ai due personaggi, senza contraddittorio, mentre a entrambi i dibat-titi era prevista la presenza di Gad Lerner, da sempre vicino alla sinistraliberal e autore di un endorsement a favore di +Europa, una delle forma-zioni maggiormente europeiste e neoliberiste tra quelle che si sono pre-sentate alle ultime elezioni, e con de Benoist doveva dialogare anche ilprof. Piero Ignazi, studioso dei movimenti di estrema destra e certamentenon di simpatie destrorse.

Inoltre, a guardare il calendario degli incontri, la Fondazione ha datospazio a personalità di un certo spessore ascrivibili alla sinistra, comePaul Mason, giornalista economico inglese, scrittore e autore del saggioPostcapitalismo, intellettuale di riferimento del nuovo Labour Party diJeremy Corbyn, restauratore di una linea socialista nello storico partitodella sinistra inglese e critico verso la degenerazione liberal e mercatistaimpressa precedentemente da Tony Blair, e Yanis Varoufakis, economistaed ex ministro delle finanze greco del governo Tsipras, in un confrontocon l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

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___________________________________________________________________________________________1) What has been left? Lettera aperta alla Fondazione Feltrinelli, inhttps://www.change.org/p/what-has-been-left-lettera-aperta-alla-fondazione-feltrinelli

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De Benoist e la Fondazione Feltrinelli

In una lettera, il segretario generale della Fondazione ha risposto agliaccademici sottolineando che “fa parte dello scopo che abbiamo dato allanostra istituzione, e in realtà appartiene a pieno titolo alla nostra cultura,la promozione di un confronto plurale e la creazione di uno spazio chenon assecondi una tesi ma si impegni nella promozione della conoscenzae dell’informazione utili per promuovere capacità critica. Rispettiamo lavostra posizione ma riteniamo che la peculiarità del nostro ruolo, in Italiae in Europa, sia proprio quello di contribuire a fondare la società del fu-turo, da una parte esaltando le radici dell’antifascismo, che trovano am-pio spazio nei nostri archivi e nelle nostre ricerche, ma dall’altra anchepromuovendo l’incontro di opinioni diverse e l’ascolto delle ragioni degliavversari, che di un contesto propriamente democratico sono il fonda -mento” (2).

“Non avevo alcuna intenzione di immischiarmi nella campagna elet-torale italiana”, ha ribattuto Alain de Benoist all’email della FondazioneFeltrinelli. “Mi sembra che lei abbia ceduto alle pressioni della piccolabolla che fomenta l’odio che vi ha indirizzato una grottesca ‘lettera aper-ta’ e intimato di non darmi la parola. Peccato”. “Non ho chiesto di essereinvitato a questa conferenza. La Fondazione Feltrinelli mi ha contattatola scorsa estate per invitarmi. Mi dissero che volevano organizzare un ci-clo di conferenze sulla questione Destra-Sinistra. Era l’argomento di unodei miei ultimi libri, che è anche stato tradotto in italiano: Populismo. Lafine della destra e della sinistra (Arianna, Bologna, 2017). Ho accettatol’invito, che poi è stato confermato più volte lo scorso gennaio. Pochigiorni fa, ho sentito parlare di una ‘lettera aperta’ alla Fondazione Feltri-nelli nella quale si diceva, per ragioni non chiare, che questo invito era inqualche modo scandaloso e si chiedeva di cancellare l’annunciata discus-sione. Questa lettera è stata firmata da italiani di cui non ho mai sentitoparlare e da quattro o cinque studiosi francesi completamente sconosciu-ti, a eccezione di Eric Fassin, un sostenitore estremista dell’ideologia gen-der, lo stesso Eric Fassin che qualche mese fa aveva dibattuto con me ab-bastanza normalmente alla radio pubblica France-Culture”. “Secondo me(la proposta di censura, n.d.a.) non è solo incredibilmente intollerante epieno di odio, ma anche estremamente stupido. Prova ad attribuirmi tesiche non sono mai state le mie, e prova a stabilire una connessione tra mee Florian Philippot, che non ho mai incontrato una sola volta in tutta lamia vita (in 45 anni inoltre non ho mai votato per il Front national)” (3).

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___________________________________________________________________________________________2) S. Cafasso, Fondazione Feltrinelli chiude all’ideologo della nouvelle droite, Lette-ra 43, 5 febbraio 20183) M. Scaglia, Le idee fanno paura. Alain de Benoist al Foglio: “La Fondazione Fel-trinelli ha ceduto a chi fomenta l’odio”, Barbadillo, 8 febbraio 2018

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(DIS)ORIENTAMENTI

Secondo il teorico della nouvelle droite, i firmatari dell’appello nonhanno mai veramente letto nulla dei suoi testi, fermandosi forse ai primisaggi, scritti nei tardi anni Sessanta, quando, di fatto, de Benoist era lega-to alla destra radicale francese. Ma come veniva ribadito in un’intervistarilasciata a Michel Marmin e pubblicata nel 1985 su Eléments, l’organodel Grece, il Groupement de recherche et d’études pour la civilisationeuropéenne, l’associazione che elabora in Francia il discorso metapoliti-co della nouvelle droite, ogni approccio pertinente lo studio di tale cor-rente filosofica – come di tutti i pensieri – esige assolutamente una perio-dizzazione, dato che considerare tutti i lavori a essa riconducibili come

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De Benoist e la Fondazione Feltrinelli

“‘contemporanei’ [...] rende il fenomeno letteralmente incomprensibile”(4). È ciò che è stato fatto in questa rubrica dal dicembre 2012, quando ènata, e nel mio saggio uscito per i tipi di Paginauno nel 2014, La Nuovadestra in Europa. Il populismo e il pensiero di Alain de Benoist, e non cer-to per promuovere il pensiero della nouvelle droite, superfluo dirlo, maperché un dibattito politico e culturale si basa sulla conoscenza e sul con-fronto delle visioni contrapposte.

Oltretutto, si toglie il microfono a de Benoist – per poi ridarglielo il 6aprile, dopo le elezioni, sempre accanto al prof. Ignazi e a Gad Lerner –ma, come evidenzia Stefano G. Azzarà nel blog Materialismo Storico,non lo si sottrae alla sinistra liberale: “I firmatari si indignano per la pre -senza alla Fondazione Feltrinelli di de Benoist e Philippot. Ma cosaavrebbero e hanno avuto da dire a proposito dei numerosi incontri ai qua-li la medesima Fondazione ha invitato esponenti liberal statunitensi o eu-ropei, personaggi che hanno sostenuto e sostengono quel progetto di rico-lonizzazione del mondo che passa per le infinite guerre Nato e Usa degliultimi decenni? Sono autori e professori che rappresentano una destra di-versa, perché universalista-immediatista, ma certamente non meno peri-colosa di quella particolarista, comunitarista o eurasiatista; anzi in questafase forse più pericolosa perché assai più efficace. Eppure, nessuno hamai protestato per la loro presenza in Italia, forse in omaggio a quel de-funto paradigma unitario antifascista che però proprio i liberali hanno perprimi revisionato e al quale occorrerebbe oggi contrapporre un autonomorevisionismo di sinistra. È giusto allora criticare de Benoist e al limite –in caso di stato d’eccezione – anche impedirne le conferenze. Ma solo sehai già contestato e cacciato, per dire, Berman o Walzer. Questa sarebbevera lotta culturale: altrimenti siamo al consueto facile sguardo occiden-tocentrico che rimuove la sorte di tutti coloro che non risiedono o nonsbarcano sul Sacro Suolo delle Libertà. A parte alcuni nomi, sembra la ti-pica operazione della polizia morale a convenienza degli intellettuali ‘disinistra’, con in prima fila i veri rossobruni del Manifesto (diritti civili +bombe Nato) impegnati nella loro eterna polemica contro i rozzobruni”(5).

Fermo restando infatti che il comunitarismo debenoistiano, pur nonessendo più “nativista” – accusa alla nouvelle droite che poteva reggerenegli anni Settanta – ha nell’attuale “differenzialismo” il rischio concreto

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___________________________________________________________________________________________4) M. Marmin, Vers nouvelle convergences. Entratien avec Alain de Benoist , in Elé-ment n. 56, inverno 19855) S. G. Azzarà, De Benoist, Walzer, gli intellettuali di sinistra e la lotta culturale: unappello sbagliato e un contro-appello che non lo è di meno, Materialismo storico, 10febbraio 2018

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(DIS)ORIENTAMENTI

di promuovere esclusione e separatismo fra allogeni e autoctoni, dall’al-tra parte l’universalismo, forte nell’attuale sinistra, porta avanti un pro-cesso di uniformizzazione economica e culturale in senso capitalista e li-berale. Entrambe le posizioni, da un punto di vista culturale, sono figliedella crisi del 1989, della fine delle ‘grandi narrazioni’, della filosofiapostmoderna, della “modernità liquida” di Zygmunt Bauman, della for-ma-mentis della “perenne contemporaneità”.

Secondo Azzarà, la categoria del postmoderno ha accompagnato, ne-gli ultimi lustri, una “sconfitta organica di sistema che va dal politico al-l’economico sino all’immaginario”. Una sconfitta che ha coinvolto persi-no il linguaggio, come mostra la trasformazione “di due termini centralidel nostro lessico politico, quali quello di ‘democrazia’ (svuotata di ognicontenuto economico-sociale egualitario e di ogni riferimento alla parte-cipazione attiva dei gruppi sociali e ridotta a un formalistico rito elettora-le) o di ‘riforme’ (un termine che significa oggi l’esatto opposto di ciòche significava in origine e cioè non redistribuzione ma accentramentodelle risorse a esclusivo favore dei ceti dominanti)” (6).

È quella che i politologi liberali dei primi anni Novanta, come FrancisFukuyama, hanno descritto come The End of History, la fine della storia,che approdata al suo fine, il trionfo del pensiero liberale sulle altre grandinarrazioni, sia quella fascista che la comunista, perde ogni altra finalità.In risposta però si sviluppano nuove dicotomie, nuove conflittualità, nuo-ve narrazioni. Ed è così che a destra abbiamo le “nuove sintesi” elaboratedalla nouvelle droite (Marco Revelli, in uno studio sul neodestrismo del1984, compara lo sviluppo di tale scuola in Francia e in Italia in corri -spondenza con la crisi della rappresentanza e lo sviluppo del postfordi -smo) (7), che non rinnegano le vecchie idee moderne ma tengono testa aquella postmoderna, animando una contro-narrazione che ha l’obiettivodi diventare egemonica.

Il problema è che di fatto, al momento, l’obiettivo l’ha raggiunto, per-ché al contrario la sinistra mainstream – diversa è la realtà della rete,dove circola un’elaborazione teorica – non rappresenta da tempo una po-sizione critica rispetto al presente, e infatti non è in grado politicamente eculturalmente di contrastare una destra populista e reazionaria oggi capa-ce di penetrare fra i ceti popolari, come hanno dimostrato anche in Italiale ultime elezioni. E non è certo rifiutando di confrontarsi con de Benoist

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___________________________________________________________________________________________6) S. G. Azzarà, Democrazia cercasi, Imprimatur 2014, p. 3017) Cfr. M. Revelli, “La nuova destra”, in F. Ferraresi (a cura di), La destra radicale,Feltrinelli, 1984, pp. 118-214 e D. Cofrancesco, “La nuova destra dinanzi al fa-scismo”, in Aa.Vv., Nuova Destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta, Istitutostorico della Resistenza, Cuneo 1983, pp. 75-113

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De Benoist e la Fondazione Feltrinelli

e le sue posizioni su sovranità, democrazia, multipolarismo, geopolitica,immigrazione, sociobiologia... che l’intellighenzia di sinistra riuscirà asviluppare nuovamente un pensiero che possa dare una risposta alla deri-va neoliberista e alla crescita delle disuguaglianze prodotta dai processidi globalizzazione del Capitale; un pensiero che sia di sinistra, e non libe-rale, né di destra.

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FILO-LOGICO

“La vita non è né brutta né bella,ma è originale!”Italo Svevo, La coscienza di Zeno

Sei un tipo originale! L’espressione nel lin-guaggio quotidiano indica una persona cheper una sua particolarità e/o un suo com-portamento viene considerata unica. In que-sto senso è fuori dal comune, vale a dire èeccentrica (parola di cui mi sono occupatonel numero 56 di Paginauno). La vicinanzatra i due termini è giustificata dal fatto cheper cogliere l’originalità come unicità occor-re che questa si discosti dalla norma. Se ledue parole, originalità ed eccentricità, si vo-gliono riassumere in una sola, si può usareil termine anticonformismo, concetto benpiù complesso ma che, se non altro, si avvi-cina a quanto sto dicendo (1).

Tuttavia mentre l’eccentricità prende at-to di una situazione, si dà del presente o, alpiù, fa parte dei ricordi temporalmente de-terminati, l’originalità sta prima in terminitemporali, si dà necessariamente di un tem-po passato quando tutto è cominciato. An-che l’etimologia porta in questa direzione:dalla radice or-ior = nasco, da cui or-tus = na-scita ma anche Oriente, cioè dove nasce ilsole. Basti pensare che in tedesco è rimastoil prefisso ur- nel senso di antichissimo, pri-mo, originale, schietto, e che viene appostoper denotare principio e quindi provenien-za: Ursprache è la lingua originaria, primi-genia.

Tutto ciò porta anche, al di là dell’usoquotidiano, a una prima considerazione: es-sere originale non è fare l’eccentrico. Mi spie-go: l’eccentrico sa di esserlo, spesso coscien-temente e volutamente cerca di esserlo per-ché così vuole essere considerato e, lo sipuò presumere, solo in questi atteggiamen-ti si riconosce. L’originale non si pone il pro-blema di essere riconosciuto dagli altri, oalmeno non in prima istanza, e si comportain un certo modo in quanto lo ritiene giustorispetto ai valori ereditati o, anche in que-sto caso lo si può presumere, nella ricercadella verità.

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ORIGINALITÀFELICE BONALUMI

_________________________________________________________1) Scrivendo complessità sto pensando agli studidi René Girard e, in particolare, a Il pensiero riva-le. Dialoghi su letteratura, filosofia e antropologia, acura di Pierpaolo Antonello, Transeuropa, Mas-sa, 2006. L’anticonformista ha comunque dei mo-delli di riferimento e sono gli anticonformisti chel’hanno preceduto e la massa da cui vuole diffe-renziarsi. Anzi, senza quest’ultima lui neppureesisterebbe

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Quando si parla di originalità in sensostretto lo sguardo è rivolto al passato, al pri-mo momento da cui tutto deriverebbe. Inquesto senso nella cultura occidentale il ri-ferimento non può che essere al peccato o-riginale. Tema tutt’altro che semplice per lamolteplicità di interpretazioni, sia nell’am-bito della cultura ebraica sia di quella cri-stiana, considerando che l’espressione pec-cato originale non compare nel testo biblico.Tuttavia quanto qui interessa è che il temadel peccato compare con Adamo ed Eva: sepoi il male era già presente nell’umanità ela causa sarebbe il peccato dell’uomo, o seprima che i due progenitori si cibassero delfrutto proibito il peccato non esisteva, è ar-gomento delle diverse correnti di pensieroebraiche e cristiane.

È evidente che la storia dell’interpreta-zione di Genesi 3, 1-19 è quanto mai inte-ressante, ma se si cerca un tratto comune e,dunque, un inizio, quest’ultimo è probabil-mente rappresentato dal tema della disob-bedienza nei confronti di Dio da parte del-l’uomo. Con il peccato originale l’uomo vuo-le decidere da solo cosa è bene e cosa èmale!

Il bisogno di ripensare alle origini è benpresente anche nella filosofia, seppure con

due significati non coincidenti. Il primo ri-guarda l’idea di una fase iniziale, e in que-sto senso iniziale significa anteriore e nonnecessariamente indica un’azione o un’ideaprimigenie. C’è insomma un dato cronolo-gico e, per esempio, il concetto fondante ilRinascimento è il ritorno alle origini indivi-duate nel mondo classico, in contrapposi-zione all’interpretazione che dello stessomondo classico aveva dato il pensiero me-dievale.

Il secondo significato indica il principioontologico (ontologia: òntos genitivo singo-lare del participio presente del verbo èinai =essere e logos = discorso), dunque è lo stu-dio delle strutture fondamentali, necessariedell’essere senza le quali non si dà alcun es-sere e, conseguenza, alcun ente. Lo dico inaltro modo: è la dottrina dell’essere consi-derato in quanto essere, e si differenzia dal-la metafisica come ricerca delle cause ulti-me della realtà.

Citare Heidegger per questo secondo si-gnificato è inevitabile, anche se non è certol’unico autore e la sua non è l’unica linea dipensiero (basti pensare, per esempio, a Hus-serl). Il pensatore tedesco in Essere e Tempodistingue ontico (esistenza come semplicepresenza, ovvero ente) e ontologico (l’esse-

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FILO-LOGICO

re in quanto essere), e l’intero testo svilup-pa la differenza ontologica tra essere e entecon l’irriducibilità dell’essere a semplice es-sente. Le tesi di Heidegger sono state varia-mente sviluppate e costituiscono comun-que un punto di riferimento insostituibile.In Italia, per esempio, Emanuele Severino(2) rifiuta il concetto di differenza ontologi-ca e, recuperando Parmenide, discute quel-lo che a suo avviso è l’errore originario del-la filosofia occidentale, vale a dire la con-vinzione che l’essere possa diventare unnulla.

Sorvolo per evidenti motivi di spazio,ma la parola ontologia non va abbandonata,perché è, se possibile, ritornata con la filo-sofia digitale, dove l’informazione è consi-derato il principio primo, costitutivo dellarealtà: “In altri termini: dove Pitagora po-neva i numeri e Leibniz immaginava le mo-nadi, ecco che Fredkin colloca l’informazio-ne (3).

Il tema delle origini interessa un po’ tut-te le branche della filosofia del secolo scor-so, e il termine è in realtà usato mischiandoi due aspetti appena accennati. Si parla cosìdelle origini del linguaggio ma anche delleorigini della vita, di un’istituzione sociale evia dicendo. Lo stesso divenire viene inda-gato nella sua origine, cioè in quel qualco-sa, oggi diverso, da cui proviene quella di-versità. Nell’ambito ristretto delle scienze si

può considerare all’origine un fenomeno e-lementare da cui derivano altri fenomeni, aloro volta elementari e/o complessi. Bastipensare al Big Bang, il momento iniziale incui l’universo ha cominciato a espandersidando vita alla complessità cosmica, che in-daghiamo e ponendo altresì i temi del tem-po e dello spazio.

La psicologia non parla volentieri di perso-na originale, nella convinzione che la veraoriginalità non esista e che il meccanismosia introiettare ciò che già è stato, farlo no-stro e mostrarlo, gestirlo, attivarlo con sicu-rezza. L’unicità non starebbe nell’oggetto/azione/idea ma nel fatto che diamo questeultime in modo unico, cioè esclusivamentenostro, agli altri. In altre parole: cerchiamodi essere noi stessi sapendo che ci sarà sem-pre qualcuno più bravo, astuto, intelligentedi noi.

Tuttavia basta leggere la presentazione

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________________________________________________________2) La struttura originaria, Adelphi, Milano, 1981,Studi di filosofia della prassi, Adelphi, Milano,1984 ed Essenza del nichilismo, Milano, Adelphi,1982 si possono considerare i testi di riferimento3) G. O. Longo - A. Vaccaro, La Nascita della Filo-sofia Digitale, http://mondodigitale.aicanet.net/2014-4/articoli/01_La%20nascita%20della%20filoso-fia%20digitale.pdf. PDF pdf utilissimo per unavvicinamento alla filosofia digitale, e l’autorecitato è Edward Fredkin, uno dei padri fondato-ri di questa corrente filosofica

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ORIGINALITÀ

di una mostra d’arte o un articolo su un ar-tista per incappare con molta frequenza nel-le parole ‘originale’ e ‘originalità’. Sembraquasi un obbligo critico, e forse li si può con-siderare i due termini più usati per desi-gnare un artista, un’opera e/o una mostra.

Non ho ovviamente citato a caso il mon-do dell’arte, perché esiste il concetto di ‘ori-ginale multiplo’ che è di fatto un ossimoro.Litografia, xilografia, calcografia, fotogra-fia, stampa laser vedono l’artista impegna-to a concepire un’opera che verrà riprodot-ta in un numero determinato (e dichiarato)di esemplari, l’originale multiplo appunto.È evidente che la tecnica permette tutto que-sto, ma il termine vale anche per la scultu-ra, dove le varie fasi che portano all’operafinita in marmo, gesso, terracotta, cera, re-sina, bronzo e materiali simili, prevede unamatrice dalla quale si ricavano un numerolimitato di multipli. Fenomeno che, oltread avere importanti aspetti legati al modoin cui un autore concepisce e sviluppa lapropria opera, ne ha di importantissimi nelmercato dell’arte.

Se ci pensiamo bene, anche l’onnipre-sente mondo della gastronomia presenta un

fenomeno simile: quante volte ci imbattia-mo nella ricetta originale, così definita per-ché tutelata da un regolamento comunale,un marchio d’origine o altro? E questo ben-ché si sappia che addirittura gli stessi in-gredienti sono oggi diversi da quelli usatiquando il piatto è stato inventato, ammes-so sia possibile risalire in modo corretto aun periodo o a una data!

Rimane un’altra domanda: quanto i massmedia inducono all’originalità? Argomentotutt’altro che secondario, e risposta quantomai difficile, perché non c’è dubbio che imass media lavorano sul conformismo par-tendo dal presupposto che una personatende a non esplicitare un’idea e/o un com-portamento percepiti come non condivisidalla maggioranza dell’opinione pubblica.In altre parole, i mass media lavorano sulconformismo e sull’omologazione.

Non credo che la situazione cambi coninternet, anche se uso il dubbio perché nonsono a conoscenza di studi sull’argomentoe, quindi, la mia è un’ipotesi. Tuttavia, seproprio su internet clicchiamo persona ori-ginale, essere originali, originalità e simili, i si-ti non mancano. Ne prendo uno a caso pro-prio perché l’aggettivo originale comparenel titolo: I 10 must-have per un look originale(4). È interessante l’inizio dell’articolo: “L’o-riginalità non si improvvisa. Sembrerà unparadosso ma essere davvero originali, con

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________________________________________________________4) https://www.alfemminile.com/consigli-moda-look/come-essere-originale-nello-stile-s1582780.html, 13 ottobre 2015

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FILO-LOGICO

un gran senso dello stile, richiede conoscen-za e preparazione. Non si tratta soltanto dicercare la cosa più provocatoria da indos-sare, o da mostrare, ma di saperne apprez-zare il valore come novità, come risultato diuna ricerca di una certa diversità”. Analiz-zo la sequenza in cui viene proposto il con-cetto di originalità, e credo si tratti di unclimax ascendente. L’originalità è:• una ricerca, dunque non si improvvisa

ma, viene scritto, richiede conoscenza epreparazione. In pratica si dice che nonè da tutti, nobilita il consumatore;

• l’obiettivo della ricerca è la provocazio-ne (provocare = chiamare avanti), cioè ave-re di fronte qualcuno per sfidarlo, perportarlo a una reazione e, visti gli oggettiproposti, la reazione è per lo meno dicarattere sensuale. Un obiettivo praticoal quale, evidentemente, è piegata la stes-sa conoscenza;

• mostrare o mostrarsi? Propendo per laseconda ipotesi: mostrare da monstrum =prodigio a sua volta da monere = avvisare.C’è qualcosa che avvisa, che richiamal’attenzione. Il particolare conta, non iltutto, e il gioco è completamente a livel-lo visivo;

• e non può che essere una novità inquanto diversità, come è chiaramentescritto, quello su cui si porta l’attenzio-ne.

Novità uguale diversità credo sia l’equa-zione-chiave. Infatti il sito mostra abiti e ac-cessori che ogni donna può trovare in unnegozio, dipende solo dal suo portafoglio,dunque si parla di una produzione di mas-sa o comunque non di capi unici. Il primopassaggio è pertanto l’accettazione di quan-to socialmente stabilito: giacca di pelle neracome “senso di libertà, di avventura, di se-x-appeal” (parole della didascalia), la borsadeve essere tale da “attirare gli sguardi” e“la cosa più particolare possibile”, e la scar-pa che è sexy nell’immaginario maschiledeve essere “particolare, mai vista prima”(didascalia docet). Mi fermo qui, chi è inte-ressato all’intimo, al taglio di capelli e alleunghie non deve fare altro che andare sulsito.

Conclusione: la persona originale accet-ta le convenzioni sociali, anzi a esse si rifàtotalmente, perché sono l’oggetto su cui la-vora. Accettata la tradizione si può interve-nire sui particolari, non in quanto rimanda-no al passato, all’origine appunto, ma esat-tamente l’opposto: in quanto colpiscono,perché qui e ora non ci si aspetta un similecambiamento.

Singolarità, peculiarità, atipicità, strava-ganza, bizzarria sono i sinonimi contempo-ranei di originalità, e al limite riconosciamoaudacia alla persona originale. L’eroe auda-ce osava sfidare le forze primigenie, oggi

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ORIGINALITÀ

l’audace lavora su qualcosa di già formato,precostituito, e applica, inserisce, qualcosache è riconosciuto come nuovo ma che la-scia intatto, cioè riconoscibile, quel qualco-sa da cui si è partiti.

L’orizzonte dell’originale è il presente, an-zi l’attimo in cui viene riconosciuto come ori-ginale ciò che ha fatto. Si è perso il passato,come la cultura postmoderna vuole.

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CINEFORUM

Negli anni Trenta molti americani, sulla spinta propulsi-va della Grande Depressione e delle lotte sindacali, siiscrissero al CPUSA (Communist Party of the UnitedStates of America). Il New Deal di Roosevelt, con le sueriforme economiche di matrice keynesiana, diede al Pae-se una decisa svolta a sinistra. Inoltre, durante la secon-da guerra mondiale – e in particolare tra il 1942 e il 1943– furono prodotti negli Stati Uniti numerosi film in cuiveniva esaltato il ruolo dell’Unione Sovietica. Basti pen-sare a Song of Russia di Gregory Ratoff e László Benedek,Mission to Moscow di Michael Curtiz e Fuoco a Oriente diLewis Milestone, in cui si sentono risuonare persino lenote de L’Internazionale. Nel 1933 a Hollywood esistevagià il Sindacato degli Sceneggiatori (Screen Writers Guild)– rifondato da John Howard Lawson, Lester Cole e JohnBright in risposta all’Associazione dei Produttori, che nonriconosceva agli sceneggiatori il diritto a un salario piùalto, alla paternità delle opere scritte e al proprio nomesui titoli di testa – che sarebbe poi stato molto vicino alleposizioni del Fronte Popolare (1). A sconvolgere questa si-tuazione, il rovesciamento dei rapporti tra Usa e Urss apartire dal 1947.

Il maccartismo (dal nome del senatore Joseph McCar-

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Iacopo Adami

RED SCARERecensione del film L’ultima parola. La vera storia di Dalton Trumbo, Jay Roach

L’ultima parolaregia di Jay Roach

2015

__________________________________________________________________________1) Organizzazione che riuniva in sé il CPUSA e altri movimentidi sinistra, nata con lo scopo di respingere l’avanzata dell’estre-ma destra

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thy, salito alla ribalta della scena politica il 9 febbraio1950 per via di un comizio tenuto a Wheeling, West Vir-ginia, in cui dichiarò di essere a conoscenza dei nomi diduecentocinque funzionari del Dipartimento di Statomembri del CPUSA) attecchì nel clima della guerra fred-da, che con il primo test nucleare sovietico (1949) e laguerra di Corea (1950-53) raggiunse uno tra i momentipiù critici. L’ambiente di Hollywood fu uno dei tanti asubire le conseguenze di un feroce e ottuso anticomuni-smo. Essere chiamati a testimoniare davanti alla Com-missione per le attività antiamericane (HUAC, House ofUn-American Activities Committee) significava trovarsiesposti a un ricatto per cui, se non si voleva finire nellaBlack List, era necessario denunciare gli amici e colleghiche si supponeva fossero membri o simpatizzanti delCPUSA. Numerosi artisti, soprattutto attori e attrici, an-che quando la situazione si normalizzò a partire daglianni Sessanta – quindi ben dopo la censura pubblica diMcCarthy da parte del Congresso per condotta contrariaalle tradizioni del Senato nel 1955, e alla sua morte percirrosi epatica nel 1957 – non tornarono più a lavorarenel mondo del cinema o lo fecero saltuariamente. È il ca-so di Anne Revere, Lucille Ball, Judy Holliday, MarshaHunt, solo per citarne alcuni. Se Hollywood venne col-pita così duramente dal maccartismo, fu non solo perchéi film erano considerati un potente mezzo di condiziona-mento, e dunque il fatto che chi li realizzava potesse dif-

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CINEFORUM

fondere idee comuniste spaventava l’e-stablishment statunitense; per quantole sale cinematografiche attirassero pub-blico, infatti, all’epoca la televisione giàaveva iniziato a sottrarre parecchi spet-tatori. Tuttavia attaccare Hollywoodavrebbe dato alla battaglia anticomu-nista – e quindi alla condanna di quel-l’ideologia politica – una visibilità e ri-sonanza che nessun altro bersaglio avreb-be potuto garantire allo stesso modo.

La ‘caccia alle streghe’ iniziò il 21settembre 1947, quando vennero spicca-ti quarantatré mandati di comparizio-ne tra i lavoratori dell’industria cine-matografica. In particolare, divenne fa-mosa la Lista dei Dieci di cui facevanoparte John Howard Lawson, DaltonTrumbo, Albert Maltz, Alvah Bessie,Samuel Ornitz, Herbert Biberman, Ed-ward Dmytryck, Adrian Scott, RingLardner Jr. e Lester Cole (2). Essi, in real-

tà, rientravano in un gruppo più am-pio di diciannove ‘testimoni ostili’, iquali avevano deciso di appellarsi alPrimo Emendamento della Costituzio-ne americana, che sancisce, tra le altrecose, la libertà di parola, di stampa e ildiritto di riunirsi pacificamente. Se di-vennero famosi come i Dieci di Holly-wood fu perché la Commissione nel 1947chiamò effettivamente a deporre sololoro (a parte il caso di Brecht, citato innota 2). Per quanto riguarda i ‘testimo-ni amichevoli’ – ovvero quelli che finda subito si mostrarono collaborativi conla HUAC e fecero i nomi di chi ritene-vano essere legato al CPUSA – le di-chiarazioni di produttori come Walt Di-sney, Louis B. Mayer e Jack Warner i-naugurarono la strategia adottata daimaggiori Studios per tutto il periododel maccartismo. Se è vero, infatti, chela HUAC accusò i propri oppositori per

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___________________________________________________________________________________________________________2) I nomi sono riportati nell’ordine in cui la HUAC chiamò i Dieci a testimoniare, usandocome criterio la quantità di prove che supponeva di disporre nei confronti di ciascuno. Tradi loro, sarebbe comparso come undicesimo anche Bertolt Brecht, senonché, una volta in-terrogato, tornò in Germania senza attendere la conclusione del processo – un auto-esiliocondiviso poi da numerosi altri artisti, tra cui John Howard Lawson, Joseph Losey, OrsonWelles, John Huston, Charlie Chaplin e Jules Dassin3) L’unica eccezione fu Edward Dmytryck, il quale scontò solo sei mesi per via del suo ac-cordo con la HUAC che prevedeva di fare i nomi di amici e colleghi affiliati del CPUSA.Nonostante avesse motivato la sua testimonianza del 1951 col mutamento di opinioni poli-tiche susseguente allo scoppio della guerra di Corea, è opinione comune che in ciò abbiapesato parecchio il suicidio della moglie Madeline, dovuto al trauma per l’inserimento delmarito nella lista nera. Un caso per nulla isolato, poiché molti non riuscirono a sopportaredi trovarsi famiglia e carriera distrutte dalla HUAC e si tolsero la vita. Tuttavia, gli artisti dicui Dmytryck fece i nomi davanti la HUAC non gli perdonarono mai tale scelta, come sievince dal fatto che nel 1988 tutti i blacklisted intervenuti al Barcelona Film Festival per par-lare del maccartismo in relazione al film Il prestanome di Martin Ritt, abbandonarono il pal-co per protesta nel momento in cui videro tra i presenti anche Dmytryck; il quale, secondole parole dello sceneggiatore Walter Bernstein, “prese il microfono dando la sua spiegazio-ne su quello che aveva fatto e attaccò John Berry, per esempio, in modo totalmente gratuito”

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Red scare

oltraggio al Congresso – motivo per cuii Dieci vennero condannati a un annodi carcere e al pagamento di mille dol-lari di multa (3) – al resto pensò l’indu-stria cinematografica da sé, col rifiutosistematico di assumere chiunque fos-se anche solo sospettato di simpatie co-muniste. In questo senso, la lista nera equella grigia, dove rientrava chi veni-va tacciato di una certa ‘ambiguità po-litica’ (tra cui moltissimi liberali), si e-quivalevano.

L’ultima parola di Jay Roach è innanzi-tutto un riuscitissimo biopic in cui lapersonalità dello sceneggiatore DaltonTrumbo viene descritta in rapporto alperiodo compreso tra il 1947, anno del-la sua convocazione davanti alla HUAC,e il 1960, quando fu reintegrato ufficial-mente nell’ambiente cinematografico.L’avverbio è d’obbligo, poiché, anchedopo essere stato inserito nella BlackList nel 1947 e in seguito alla sua con-danna a un anno di prigione per ol-traggio al Congresso nel 1950, a cui si èaccennato sopra in riferimento alla Li-sta dei Dieci, egli continuò a scrivereclandestinamente, sotto pseudonimo otramite prestanome, decine di film. Mail lavoro di Roach, tratto dalla biogra-fia di Trumbo a firma di Bruce Alexan-der Cook, non ha solo il merito di trac-ciare il ritratto di uno dei più genialisceneggiatori americani. Il suo focus te-matico sono, infatti, le scelte morali dichi si trovò intrappolato nell’ingranag-

gio del maccartismo.Da questo punto di vista, emblema-

tica la scena in cui Trumbo (interpreta-to da un bravissimo Bryan Cranston)fa notare al produttore Buddy Ross(Roger Bart) come la HUAC contemplila delazione come unica strada percor-ribile per chi voglia uscire dalla BlackList: “[I tuoi amici e colleghi] non lavo-rerebbero più, ma per te sarebbe l’uni-co modo per sopravvivere”. Anche senel film non viene mostrato, basti pen-sare al caso di Elia Kazan. Se Mezzo-giorno di fuoco (1952) di Fred Zinne-mann può essere letto in chiave meta-forica coi banditi guidati da Frank Mil-ler (Ian McDonald) a rappresentare laCommissione e lo sceriffo Kane (GaryCooper), lasciato solo a combattere con-tro di loro, come equivalente degli ap-partenenti alla Black List, Fronte del por-to (1955) è una sorta di manifesto colquale Kazan tentò di giustificare la suacollaborazione con la HUAC a livellomorale.

Diverso è il ruolo dell’attore Ed-ward G. Robinson (Michael Stuhlbarg).Nel momento in cui Trumbo gli chiedese si senta fiero di aver fatto il suo no-me e quello di altri alla Commissione,risponde: “Sì, certo, fiero… E chi dia-volo potrebbe sentirsi fiero? Tu, sì, tu,con i tuoi nomi finti e le tue facciate.Tu hai tutto il lavoro che vuoi, io devoprocurarmelo. Ogni giorno…” Poi, in-dicandosi la faccia: “Questa è il mio la-voro. Io non posso essere nessun altro”.

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Ma, pur dando Robinson una giustifi-cazione pratica alla sua scelta – e nonmorale, come quella di Kazan – perTrumbo il suo discorso comunque nonregge. Robinson ha collaborato con laHUAC solo per conservare i suoi pri-vilegi – quello di poter appendere qua-dri di Van Gogh e Monet alle pareti,per esempio. Se è vero che per un po’aiuta i Dieci, anche economicamente,l’idea di poter perdere il proprio statusgli è insopportabile, e ciò determina lasua decisione di fare i nomi alla HUAC.Un cambio di rotta che si rivela tantopiù doloroso per Trumbo in quanto le-gato a Robinson da rapporti di sinceraamicizia. Non per niente per ben duevolte Roach mostra la scena di un filmscritto da Trumbo, in cui il personag-gio interpretato da Robinson pronun-cia il seguente discorso: “Certo, forseavrai la lunga e felice vita che tutti vo-gliamo, ma non potrai più chiudere gliocchi, perché vivrai quella vita con ilterrore di qualsiasi rumore nel buio.Non posso lasciarti da solo, ma devoconvincerti che ho ragione. In fondo,Rocco, a che servono gli amici?”

Il ‘tradimento’ di Robinson può es-sere messo in parallelo con quello diHarvey (Lloyd Bridges), Sam (HarryMorgan), Martin (Lon Chaney Jr.) ecc.nei confronti dello sceriffo Kane nel giàcitato Mezzogiorno di fuoco. Anche quiabbiamo un uomo in cerca di tutto l’a-iuto possibile, rifiutatogli persino dallepersone che riteneva più vicine a lui.

Emblematica, da questo punto di vista,l’affermazione di Trumbo secondo cuinon ha amici, ma solo nemici o alleati.La pressione a cui è sottoposto lo portaa continue crisi di nervi di difficile ge-stione per quanto concerne i rapporticon la famiglia, che comunque conti-nua a sostenerlo. Basti pensare al liti-gio con Nikola (Elle Fanning), la figliamaggiore, dovuto al fatto che Trumbo,durante il compleanno di lei, si trovanella vasca da bagno a lavorare su unastoria. Ma anche a quello con ArlenHird (4), portavoce di un idealismo chenon accetta compromessi. Significativala scena in cui esprime dei dubbi sulfatto che le posizioni politiche di Trum-bo siano genuine, poiché, in fondo, vi-ve come un ricco qualunque: “Senti, iomi conosco, va bene? Vorrei cambiarequesto Paese da cima a fondo. Ma, seottengo quello che voglio, nessuno avràun suo lago privato. […] Io non so…Non credo che tu sia disposto a perde-re tutto solamente per fare la cosa giu-sta”. Al che Trumbo gli risponde: “Iodisprezzo il martirio. E non lotto peruna causa persa. Quindi hai ragione.Non sono disposto a perdere tutto […].Ma sono disposto a rischiare tutto. È

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___________________________________________________4) Personaggio immaginario, basato su Sa-muel Ornitz, Alvah Bessie, Albert Maltz,Lester Cole e John Howard Lawson. Si puòdedurre che le ragioni di questa scelta sia-no squisitamente tecniche. Con tutti i Dieciin giro per il film, lo spettatore avrebbe ri-schiato di perdersi

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Red scare

qui che l’uomo radicale e quello riccoformano una combinazione perfetta. Ilradicale combatte con la purezza delgenio. Ma il ricco vince con la scaltrez-za di satana”. Argomentazioni che rie-cheggiano più avanti nel film, quandoHird accusa Trumbo di pensare solo ariavere indietro la sua carriera, a diffe-renza di lui che, invece, vorrebbe dav-vero cambiare le cose, facendo causaagli Studios e persino ai parlamentari.Se il primo sostiene che preferisce per-dere per la ragione giusta, la replicadel secondo ha un fondamento moltopiù pragmatico: “Perché? È una scon-fitta comunque”. Non bisogna, però,confondere questa qualità del caratteredi Trumbo con una sua mancanza dicoerenza. Basti pensare alla scena incui si offre di pagare per Hird le speselegali, confermando così un discorsofatto in precedenza a Nikola per spie-garle, in termini comprensibili a unabambina, cosa significa essere comuni-sti: offrire metà del proprio pranzo aun compagno di classe che non ha nul-

la da mangiare.Per Trumbo lavorare clandestina-

mente a delle sceneggiature è già unmodo di combattere contro la HUAC,la Motion Picture Alliance e l’Ameri-can Legion (5) (organismi questi ultimirappresentati con grande efficacia daHelen Mirren nella parte di HeddaHopper e David James Elliott in quelladi John Wayne), poiché, come spiega aHird: “Se facciamo un gran bel film,faremo sempre gran bei film. E l’ironiadi questa sporca storia sarà che tutti glisceneggiatori non scritturabili sono scrit-turati”.

Nel frattempo, però, si impone an-che la necessità di ‘battere cassa’ persopravvivere, il che porta Trumbo e al-tri a scrivere sotto falso nome un incre-dibile numero di storie per la KingBros Production, studio specializzato inpellicole di infima categoria. Si ha cosìla situazione paradossale in cui le mi-gliori menti di Hollywood si trovano alavorare su film che recano titoli comeKiller nella palude, La suora ninfomane eOmicidio al circo. Indimenticabile L’alie-no e la ragazza di campagna, che ArlenHird reinterpreta in chiave marxistacon l’alieno in qualità di messaggerodei diritti dei lavoratori, attirandosi leire di Frank King (un esilarante JohnGoodman). Questo espediente comicoè, in realtà, il pretesto per una scenamolto toccante in cui Hird chiede aTrumbo se non gli manchi scriverequalcosa di bello, e lui gli rivela lo

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___________________________________________________5) La Motion Picture Alliance for the Preserva-tion of American Ideals era un’organizzazio-ne che riuniva personaggi dello spettacolodi posizioni politiche conservatrici; fondatanel 1944, si prefiggeva lo scopo di ‘difende-re’ l’industria cinematografica contro quel-lo che definiva “l’infiltrazione comunista”.L’American Legion è l’associazione che riuni-sce i veterani di guerra, politicamente vici-na al partito Conservatore; è stata partico-larmente attiva a Hollywood sostenendo ‘lacaccia ai rossi’

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spunto narrativo di quello che sarà unodei suoi capolavori, La più grande corri-da (1956). Questo film, in cui la firmadi Trumbo si cela dietro lo pseudoni-mo di Robert Rich, e il precedente Va-canze romane (1953), prodotto dalla Pa-ramount e uscito grazie alla collabora-zione di Ian McLellan Hunter in quali-tà di prestanome, rappresentano l’api-ce della carriera di Trumbo nel perio-do in cui rientrava nella Black List,poiché vinsero entrambi l’Oscar allamigliore sceneggiatura. Il premio perLa più grande corrida fu consegnatoufficialmente a Trumbo solo nel 1975,un anno prima della sua morte, mentreper quello relativo a Vacanze romane sidovette attendere il 1993, e fu la mo-glie Cleo a ritirarlo.

Tuttavia, voci inerenti alla reale pa-ternità di questi lavori si erano diffusegià molto prima della reintegrazionedi Trumbo nell’industria cinematogra-fica. Il che era funzionale allo scopo difomentare il dibattito sul maccartismo.Nel film di Roach ciò si evince dallascena in cui, parlando con alcuni gior-nalisti, Trumbo afferma: “Di solito, èmia politica non rivendicare il meritodi alcun film. In questo modo, avreipotuto avere a che fare con tutti i film,tranne con le schifezze che sono statescritte dai miei nemici. […] La piùgrande corrida è un piccolo grande film.E se le voci sul mio coinvolgimentoaiutano a vendere biglietti, meglio co-sì. E se le strane circostanze sulla sua

paternità sollevano degli interrogativi,beh, meglio ancora”.

La strategia di Trumbo si rivelavincente nel momento in cui due gran-di nomi del cinema si rivolgono a lui:Kirk Douglas (Dean O’Gorman) perSpartacus (regia di Stanley Kubrick) eOtto Preminger (Christian Berkel) perExodus, entrambi kolossal usciti nel1960. Per quanto riguarda il primo, tro-viamo Mark Harelik nella parte di Ed-ward Muhl della Universal, il quale,sotto le pressioni di Hedda Hopper,cerca di convincere Kirk Douglas acambiare sceneggiatore, proponendo-gli una lista di cinquanta sostituti. Maproprio allora Trumbo decide di uscireallo scoperto, rivendicando pubblica-mente la paternità di Vacanze romane ede La più grande corrida: “[I membridella HUAC] si sono riuniti per scova-re presunti nemici, per svelare cospira-zioni comuniste e scrivere leggi controla sedizione. Beh, eccoci qua, migliaiadi ore dopo e milioni di dollari dopo…Nemici scoperti: zero. Cospirazioni sve-late: zero. Leggi scritte: zero. L’unicacosa che hanno saputo fare è negare alpopolo il diritto di lavorare. E non l’han-no neppure fatto bene. Premi Oscar:due”. Svelamento che convince defini-tivamente Preminger e Douglas a inse-rire il nome di Trumbo nei titoli di te-sta dei rispettivi film.

Pienamente azzeccata la scelta diRoach di mostrare la scena di Sparta-cus in cui Varinia (Jean Simmons), par-

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Red scare

lando del gladiatore ribelle, afferma:“È un uomo che ha iniziato da solo,come un animale. Ma, quando è mor-to, migliaia di persone avrebbero volu-to morire al suo posto. […] Non era unDio. Era un uomo semplice, uno schia-vo. E io lo amavo”. Che si parli indiret-tamente di Trumbo è evidente. Ma èpossibile vedere anche un riferimentoad Arlen Hird, morto di cancro ai pol-moni, prima di poter assistere alla finedella lista nera. Morte che, a livellosimbolico, serve a ricordare come laHUAC abbia fatto vittime non solo sulpiano professionale, ma, con i suicidiche si sono contati, anche immediata-mente umano.

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SOTTO I RI(F)LETTORI

Ho incontrato Maya Angelou per errore, il giorno diquello che avrebbe dovuto essere il suo novantesimocompleanno. Un doodle mi ha trasportato a una suapoesia piena di forza, Still I rise, recitata dalla voce roca einconfondibile di Oprah Winfrey. Cinque minuti dopoavevo già scaricato il suo unico romanzo tradotto in ita-liano, Io so perché canta l’uccello in gabbia, scritto nel 1969(ed edito da noi solo nel 2015).

Prima di inciampare nella Angelou, del tutto ignotanel nostro Paese, potevo dire di conoscere solo tre gran-di romanzi che narrano le vicende della gente di colorenegli Stati Uniti d’America durante lo schiavismo o lasegregazione: la Capanna dello zio Tom di Harriet BeecherStowe, che durante la mia infanzia era considerato un li-bro per bambini, Il buio oltre la siepe di Harper Lee e Ilcanto di Salomone di Toni Morrison (tralascio Mandingo diKyle Onstott considerato all’epoca una sorta di romanzopornografico per borghesi istruiti, che ho rubato a setteanni dal comodino di mia madre e ho letto senza ovvia-mente capirci nulla). È interessante, e forse non casuale,che tutti siano stati scritti da una donna, come se la vocenarrante degli orrori del pregiudizio debba essere fem-minile. Tuttavia il capolavoro di Maya Angelou è diver-so da ogni altro libro in cui mi sia mai imbattuta prima.

Innanzitutto, si colloca in un genere letterario indefi-nibile: non è un’autobiografia e nemmeno un memoir,anche se è narrato in prima persona, segue un ordine cro-nologico e racconta di fatti reali. La Angelou l’ha scritto

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Giovanna Baer

STILL I RISE Recensione di Io so perché canta l’uccello in gabbia, Maya Angelou

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per sfida (le avevano detto che era impossibile trasfor-mare un’autobiografia in vera e propria letteratura), e havinto: il libro ha la perfezione formale e il fascino di unromanzo, ma tutta la semplicità del vissuto. In secondoluogo, perché è divertente anche quando è tragico, e que-sta leggerezza non solo stilistica, la leggerezza del pen-siero che vola alto (still I rise), è la cifra della grande arteal femminile.

Marguerite Ann Johnson è nata a St. Louis, Missouri,il 4 aprile 1928, secondogenita di Bailey Johnson, un die-tologo della marina, e di Vivian Baxter, infermiera e crou-pier. Il nome Maya è stato coniato da suo fratello mag-giore, Bailey Jr., che fin dalla culla l’ha soprannominata“My” o “Mya sister” (mia sorella). Quando Maya avevatre anni e Bailey quattro, i genitori posero fine al loro “ca-lamitous marriage” e i bambini vennero spediti da soliin treno a Stamps, un polveroso paesino dell’Arkansas se-gregazionista, a casa della temibile nonna paterna. A dif-ferenza della stragrande maggior parte degli afroameri-cani agli inizi degli anni Trenta, “Momma” non avevaproblemi economici: era la proprietaria dell’Emporio diarticoli vari Wm Johnson, nel cuore del quartiere nerodel villaggio, dove i clienti potevano trovare “i generi ali-mentari più comuni, un’ampia scelta di filo colorato, pa-stone per i maiali, granaglie per i polli, cherosene, lam-padine per i più ricchi, stringhe, lozioni, palloncini e se-mi di fiori. Tutto ciò che non era esposto bastava ordi-narlo”. Raccontare ciò che successe alla Angelou da allo-

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Io so perché canta l’uccello in gabbiaMaya AngelouNeri PozzaEbook, 2015(traduzione diMaria Luisa Cantarelli)

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SOTTO I RI(F)LETTORI

ra ai suoi diciassette anni significhereb-be sostituirsi al libro, e sarebbe un cri-mine contro la letteratura, quindi nonne farò parola.

Posso però dire che Maya, scompar-sa nel 2014 a 86 anni, ha vissuto millevite: è stata il primo controllore di co-lore sui tram a San Francisco, cantantedi night club, prostituta, ballerina pro-fessionista, ha recitato in Porgy and Bess,è stata giornalista in Egitto, insegnantein Ghana, dove ha conosciuto MalcolmX e ne è divenuta amica, sceneggiatri-ce, poetessa, scrittrice, produttrice peril cinema e la tv e professoressa di cul-tura afroamericana. “Il fatto che la don-na nera americana sviluppi un caratte-

re eccezionale viene spesso guardato constupore, avversione e persino ostilità.Raramente viene accettato come l’inevi-tabile conseguenza della lotta vinta daisopravvissuti, una lotta che merita ri-spetto se non un’accoglienza entusiasti-ca”, come dice nel testo. Caduta in unabrutta depressione dopo l’assassinio diMartin Luther King nel 1968, è statasalvata, per la seconda volta nella suavita (la prima è raccontata nel libro),dalla parola scritta: per aiutarla a supe-rare il dolore, i suoi amici la convinco-no, utilizzando un pizzico di psicolo-gia inversa, a raccontare in un libro isuoi primi anni di vita. Maya si rifugiaa Londra per non avere distrazioni e

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Still I rise

instaura una routine speciale per ri-ca-larsi nella sua infanzia. Ogni mattinaall’alba si reca in un hotel dove ha ri-servato una camera – da cui sono statirimossi tutti i quadri – con una botti-glia di sherry, un mazzo di carte, il Ro-get’s Thesaurus (una specie di diziona-rio dei sinonimi) e la Bibbia, e dà ordi-ne di non essere disturbata. Ha svilup-pato un modo molto personale per tor-nare al tempo che vuole raccontare: gio-ca a solitari finché cade in uno statoquasi ipnotico, che le permette di “rivi-vere l’agonia, l’angoscia, lo Sturm undDrang” (come dichiarerà in un’intervi-sta alla BBC nel 1989), e poi scrive finoal primo pomeriggio. La sera, a casa, siconcentra sul lavoro di editing.

Io so perché canta l’uccello in gabbiaparla di razzismo, stupidità e violenza,ma soprattutto di identità (“Se crescereè doloroso per una bambina nera delSud, rendersi conto di essere fuori po-sto è la ruggine sul rasoio puntato allagola. È un insulto superfluo”), e del po-tere salvifico della letteratura, anchequando si versa nelle condizioni peg-giori. Nonostante queste premesse, illibro è straordinariamente divertente:la Angelou usa l’autoironia, la beffa, lohumour per spiazzare i suoi lettori, dimodo che il sentimento prevalente siala sorpresa: questo romanzo, in effetti,come la vita di Maya, è diverso da ciòche chiunque si potrebbe aspettare, edè un piacere tutto da leggere.

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IN LIBRERIA narrativa

Il romanzo è un lungo flashback.Nel primo capitolo ci troviamo giàalla fine della storia: il protagonistanarratore, suo è il punto di vista in pri-ma persona, si trova al Coffe Houseed è molto preoccupato. Da ore nontorna a casa, aspetta una telefonatadai familiari che però non arriva, inpreda al panico rompe persino unbicchiere e si sporca le mani di san-gue, cosa sarà successo? La storiacorre a ritroso per metterci al cor-rente di ciò che è accaduto a una fa-miglia indiana di Bangalore. L’inci-dente iniziale, la perdita del lavoroda parte del padre, viene subito ri-solto con l’ascesa della Sona Masa-la, l’azienda di spezie dello zio. In unbatter d’occhi i facili guadagni, spes-

so anche illeciti, soppiantano la fati-ca e la parsimonia, fomentando unarete di legami tra i membri della fa-miglia basati sull’interesse e la con-venienza. Le anticipazioni e i sim-boli impreziosiscono la narrazione,ma l’originalità della scrittura sta nel-la scelta della trama: il protagonistachiuso nella dimora-fortezza, comeun uomo rapito, assiste ai tentativi diespugnazione degli aiutanti esterniche minano le fondamenta per libe-rarlo da quella sordità e cecità su cuipoggia la felicità di una casa. Apriràgli occhi? Finale a sorpresa. Da leg-gere. (R. Brioschi)

GHACHAR GHOCHARVivek Shanbhag, Neri Pozza,112 pagg., 13,50 euro

Tutto inizia con il procuratore di statoFlorestano Mississippi che piomba incasa della bella Anastasia per chie-derne la mano. I due non si sono maivisti prima d’ora eppure un terribilesegreto li accomuna. E in nome diquel vincolo nascosto, enigma di par-tenza della vicenda, si sposano. Lasegretezza è alla base della comme-dia, perché non solo Anastasia e Flo-restano, ma tutti i personaggi che ani-mano la storia sono portatori di unpassato nascosto che lo scrittore sve-la per ognuno al momento giusto:una tecnica narrativa che suscita, men-tre la trama progredisce, curiosità estupore. Inoltre ogni personaggio cheentra in scena ha un proprio puntodi vista sulla vita e sul mondo: cioèsi fa carico di trasmettere un pensie-ro che è agli antipodi rispetto a quellodegli altri. Ecco allora può accadereche in un’incalzante discussione Mis-sissippi, che crede nell’anima e nellagiustizia celeste, si senta urlare con-

tro dall’amico Saint-Claude, ferven-te sostenitore di Marx e della giusti-zia terrena, che “solo l’uomo può a-iutare l’uomo”. Poi c’è il conte Bo-done, sempre ubriaco, che si defini-sce anacronistico e ridicolo perché hafede nell’amore e nella pietas; l’uni-co a voler bene ad Anastasia “non inquanto giusta ma in quanto infelice”.(R. Brioschi)

IL MATRIMONIODEL SIGNOR MISSISSIPPIFriedrich Dürrenmatt, Marcos YMarcos, 144 pagg., 15,00 euro

L’autore di Nicola Rubino è entratoin fabbrica (Feltrinelli 2004), primoromanzo industriale degli anni Due-mila, torna in libreria con La genteper bene: dallo stabilimento di unamultinazionale, che saturava tuttol’orizzonte narrativo dell’opera d’e-sordio, Dezio allarga lo sguardo aiguasti dell’intero tessuto sociale pu-

gliese. Il protagonista, ex disegnato-re meccanico, passa in rassegna ilbestiario della gente per bene (il ti-tolo è bianciardiano): imprenditoricollusi col malaffare, politicanti estampa benpensanti, in una geogra-fia sfregiata dalle speculazioni edili-zie, dalle ecomafie, da zone indu-striali prive di infrastrutture, scavan-do nelle metastasi di un’umanità cheogni giorno aggiunge un altro gior-no alla disperazione, come si scontauna pena per un peccato originale.Dezio sfida se stesso con un tematabù, la disoccupazione dei quaran-tenni, appartenenti a ceti già disagiatio di recente povertà, passando perl’inadeguatezza della scuola al mer-cato del lavoro, o attraverso la que-stione (non solo meridionale) diun’agricoltura intesa come forma al-ternativa di sviluppo, con riferimen-ti anche espliciti a Tommaso Fiore(Un popolo di formiche) e a CarloLevi (Cristo si è fermato ad Eboli),in un romanzo aperto alla biografiasatirica e al reportage. (C. Mazzilli)

LA GENTE PER BENEFrancesco Dezio, TerraRossaEdizioni, 207 pagg., 15,00 euro

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IN LIBRERIA saggistica

Internazionalismo: concetto che con-tinua a portare la sinistra fuori fuocorispetto all’Unione europea. Moro loriconduce nel giusto quadro, insie-me a quello di nazione. Innanzituttonon prescinde dall’esistenza dello Sta-to nazionale (Russeau, Gramsci e lasovranità popolare), ha un caratterecollettivo e di classe e contiene il prin-cipio di autodeterminazione dei po-poli. Poi i concetti devono essere sto-ricizzati: nazionalismo e imperialismodei secoli scorsi sono figli della fasenazionale del capitalismo, oggi il Ca-pitale è globalizzato ed è l’euro l’e-rede: la moneta unica è stata infattila risposta alla crisi strutturale del

capitalismo, la cui accumulazione do-veva liberarsi delle barriere statali.Perché di fatto la Ue non esercitaun’oppressione su una nazione masu una classe sociale, e non ha inde-bolito gli Stati ma ne ha rafforzato ilcarattere di classe. Ne consegue cheuscirne significa riacquistare quellasovranità popolare e democratica e-spropriata proprio dalla riorganizza-zione capitalistica in senso interna-zionale, e lo Stato, con la sua Costi-tuzione, è il contesto nel quale i rap-porti di forza tra classi possono es-sere riequilibrati; per poi agire an-che sul piano internazionalista. Agi-le pamphlet, da leggere per evitaredi confondere internazionalismo concosmopolitismo. (G. Cracco)

LA GABBIA DELL’EURODomenico Moro, Imprimatur,104 pagg., 11,00 euro

Un agile saggio per ripercorrere lastoria del cinema americano negli an-ni del maccartismo, quando essere an-che solo sospettati di avere simpatiecomuniste significava subire un fe-roce ostracismo sul piano professio-nale e umano. Partendo da un’anali-si del contesto politico e sociale ne-gli anni Trenta – caratterizzati dallapresidenza di Roosevelt e dalle sue ri-forme economiche di matrice keyne-siana – attraverso la seconda guerramondiale, fino al rovesciamento deirapporti con l’Unione Sovietica, cheda alleato divenne improvvisamenteil principale nemico, Francesca Bor-rione, avvalendosi anche dello stu-dio di alcuni documenti dell’Fbi, in-daga le cause e gli effetti che ebbe aHollywood la psicosi anticomunista.Psicosi che qui attecchì già nel 1947,quando la Commissione per le atti-vità antiamericane organizzò le pri-me inchieste, e vide il momento piùcritico con l’ascesa politica del sena-tore repubblicano Joseph McCarthytra il 1950 e il 1953, mentre i suoi ef-fetti perdurarono almeno fino agli an-ni Sessanta. A impreziosire il tutto,l’analisi di cinque film essenziali percomprendere il clima del periodo: Mez-zogiorno di fuoco di Fred Zinnemann,Odio implacabile di Edward Dmytryk,Barriera invisibile e Fronte del por-to di Elia Kazan e L’invasione degliultracorpi di Don Siegel. (I. Adami)

IL MACCARTISMOE GLI ANNI INQUIETIDEL CINEMA AMERICANOFrancesca Borrione, Morlacchi,127 pagg., 12,00 euro

Esistono regole nei sistemi econo-mici, pena la loro insostenibilità, e ilmercantilismo tedesco viola da anniquelle che consentirebbero l’equili-brio di un’area monetaria quale è l’eu-ro: respinge la compensazione tra Pae-si – necessaria in assenza della pos-

sibilità di svalutare la moneta – man-tiene un avanzo commerciale dell’8-9% contro il 6% stabilito, e rifiuta diinterrompere la moderazione salaria-le per rilanciare la domanda interna,così violando anche altre due regolenon scritte: la convergenza dei tassid’inflazione al 2% e il mantenimen-to della crescita dei salari nominaliin linea con la produttività. Un at-teggiamento che costringe gli altriPaesi ad adottare il medesimo model-lo mercantilista, agendo sul lavoroper comprimere la domanda interna(riduzione dei salari diretti, indirettie differiti). Non si tratta dunque solodi una inaccettabile doppia morale sul-le regole: la moneta unica, costruitasull’ordoliberismo tedesco, sta impo-verendo tutti i cittadini europei. Ren-dendo comprensibile l’economia an-che a chi ne è digiuno, Cesaratto ri-percorre i passaggi dalla nascita del-lo Sme, si sofferma sulla crisi dei de-biti sovrani e analizza l’ipotetico Maa-stricht 2.0 ora allo studio e che po-trebbe peggiorare la situazione. Daleggere come antidoto alla propagan-da e capire dove siamo. (G. Cracco)

CHI NON RISPETTA LE REGOLE?Sergio Cesaratto, Imprimatur,128 pagg., 14,00 euro

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LE INSOLITE NOTE

ia nonna aveva uno strano e bellissimo rapportocon la morte. D’altronde, diceva, ondeggiandola testa contornata di lunghissimi capelli bianchi

con ancora qualche sprazzo dorato, sono nata il 2 novembrenel giorno dei morti e mi sono sposata in quello delle ceneri,t’aspetti che mi spaventi la morte? Queste e altre – apparen-temente strampalate e persino macabre cose – diceva mianonna. E assieme a queste, qualche bizzarro e strampalatogiochetto. Aveva un bellissimo collare di pelliccia fatto dadue zibellini, uniti per un lato della testa. Erano ovviamentestati trattati e l’interno era di raso. Ci infilava dentro la manoe mezzo braccio, entrambi magri e sfilati, e li muoveva di-cendomi: questa bestia non è morta bene, stai attento, non èmorta bene. A distanza di anni non mi meraviglio, quindi, diaver avuto spesso dei sogni il cui tema era ‘l’incompiuto’, unsenso di azione inadeguata perché incompleta, un cerchioche non è mai stato completamente chiuso, un’azione chenon è mai stata portata completamente sino in fondo. Comedire: ma se cominciamo, facciamo, portiamo avanti. Questoconta. Il finale lo lasciamo completare a qualcun altro.

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A distanza di anni mi sono reso conto che era un tema

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AUGUSTO Q. BRUNI

RITORNANO?

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importante. Quando ho letto per la prima volta la storia diOrfeo ed Euridice mi sono subito commosso e ho ripensatoalle bizzarrie e al senso leggero della morte così caratteristi-co di mia nonna. Andando avanti, mi sono imbattuto nellestorie mitologiche e nelle festività dedicate ai trapassati. So-no stato in Scozia, a Edimburgo, a celebrare Samhain, la fe-stività celtica legata al ciclo delle stagioni e gli incessanti ciclidi morte e rinascita dell’agricoltura, a loro volta legati al ci-clo astronomico – questo sì scritto nel cielo e non sulla terrae dotato delle qualità di varietà, eternità e ciclicità. A Ognis-santi ho mangiato in Italia le siciliane e croccantissime ‘ossadei morti’, un dolcetto per bambini che li collega sin dalla te-nera età al culto dei trapassati. E a città del Messico, nellanotte tra l’1 e il 2 novembre, ho ballato nella piazza delle treculture celebrando il Dia de muertos, un po’ di anni prima diJames Bond e soprattutto del delizioso cartone animato Coco,recente Oscar, che riempie di senso questa festività dicendoche in fondo chi muore non muore mai veramente, a pattoche viva nel ricordo dei suoi cari.

È sul finire degli anni Novanta che il tema torna fuoriprepotentemente nella mia vita. Un ospite inglese lascia a ca-

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LE INSOLITE NOTE

sa mia, spiegazzato e pieno di ‘orecchie’, un libro di Salman Rush-die, lo scrittore anglo-indiano che già adoravo per via de I figli dellamezzanotte. Si tratta de La terra sotto i suoi piedi, che da allora sino aoggi considero la più grande e meravigliosa storia d’amore e musi-ca che sia mai stata scritta. Protagonisti sono Vina, una cantante, eOrmuz, un musicista e compositore, figli di quel continente ma di-venuti pop-rock star assolutamente globali. Tutto il libro è pervasodal mito di Orfeo: sin dall’inizio il pubblico che li adora e noi cheleggiamo il libro siamo pervasi dalla paura deliziosa che Vina nonsia mai morta, anche se apparentemente è stata inghiottita da unterremoto, e che in qualche modo Ormuz tornerà a rivederla. Quic’è il testo originale del libro. In occasione della colonna sonora delfilm Million Dollar Hotel di Wim Wenders, gli irlandesi U2 e DanielLanois, il loro produttore storico, per l’occasione alla pedal steelguitar, hanno composto una stupenda canzone che riprende granparte dei versi di Rushdie (che giustamente figura tra gli autori deltesto).

Per tutta la vita ho bramato la voce che ascolti, il riso che vedi. L’amore che a tutti donava, la gioia che ognuno provava, la terra sotto

i suoi piedi.E ora non sei sicuro di niente, non credi più a quello che vedi. Qual-

cuno ha rubato il tuo amore, qualcosa ha fatto franare la terra sotto i suoipiedi.

Era il tuo tutto, il bello e il brutto, ciò che prevedi, ciò che possiedi, untuffo al cuore, l’unico amore, e la terra sotto i suoi piedi.

Nel nero abisso io ti cercherò, quando mi sarò malato, continuerò a in-seguirti e non riposerò finché non avrò trovato.

Lasciati amare, lasciati salvare, di riportarti su con me concedi.Torna, mio cuore, dove c’è amore, e la terra sotto i suoi piedi (1).

In mezzo agli eventi che ho segnalato c’è stata una lunga e interval-lata presenza, soprattutto europea ma anche africana in cui, invecedi un dialogo affettuoso e commosso anche se malinconico col de-funto, la nota dominante è la paura.

Non si parla di reincarnazione, tema del tutto orientale ed estra-neo a quest’ultimo ordine di idee. Si parla, come dicevo prima, del

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________________________________________________________________________________________1) Salman Rushdie, La terra sotto i suoi piedi, Mondadori

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RITORNANO?

linguaggio dell’incompiuto. Il terrore che persino la triste figura in-cappucciata che impugna una lunga falce si sia in qualche modosbagliata. Che persino Madama Morte, che porta corona, di tutti gliuomini signora e padrona, si sia lasciata distrarre anche solo perun attimo e non abbia chiuso il cerchio della sua falce. Che l’unicacosa sicura, certa e definitiva su cui si può sempre contare, la sot-trazione definitiva al nostro mondo di un altro essere umano, nonsia per nulla definitiva. E che il morto o la morta possano tornare etirarci i piedi nel letto. Se tutto va bene. E se non tutto va bene, ca-pita che i morti non siano morti e vengono utilizzati per lavorare,peggio degli schiavi che già ad Haiti facevano e fanno una vitad’inferno e magari sognano di andarci veramente all’inferno, cosìperlomeno la fanno finita con quella vita, poveri zombi. Altrove ca-pita invece che qualcuno riesca a bloccare Madama Morte – si so-spettano accordi sottobanco, possibili anche se incredibili episodidi corruzione.

Si parla il linguaggio della magia nera, della stregoneria, dellanecromanzia. Anche qui ci sono dei non-morti come Nosferatu, cheporta un nome spurio perché la vedova di Bram Stoker non con-sentì al regista Murnau di usare il nome vero del protagonista, ilConte Dracula, e anzi gli fece causa, rovinandolo. Ma, ironia dellasorte, anche in questo caso ‘l’incompiuto’ è all’opera, tanto che Mur-nau riuscì a salvare una copia della pellicola, ed è per questo cheNosferatu, eine Symphonie des Grauens è giunto sino a noi, alla facciadella vedova Stoker. Sia Nosferatu che il Conte Dracula sono vam-piri – dal serbo e croato vampir, attraverso il francese Vampire (cometermine di zoologia, è stato introdotto dal naturalista francese G.L.Buffon nel 1761, con riferimento alle abitudini di alcune specie dipipistrelli desmodontidi, diffusi nell’America centro-meridionale, iquali si nutrono di sangue di mammiferi). Le leggende balcanichesu questo o questi esseri, corruttori della Morte, transitarono nell’e-poca vittoriana facendo nascere un vero e proprio culto, che di an-no in anno trova numerose attualizzazioni, come l’ultima noiosissi-ma serie Twilight.

Dico noiosissima perché gli amorazzi adolescenziali dei prota-gonisti sono veramente insopportabili. Ma c’è un particolare estre-mamente interessante – c’è sempre qualcosa di buono da salvare –che ha da sempre attratto la mia attenzione. L’autrice del testo Ste-phanie Meyer afferma di non avere fatto speciali ricerche sui vam-piri storici per scrivere il suo testo. Ma qualcosa della cultura scien-

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LE INSOLITE NOTE

tifica, come il buffer di una stampata, deve essere rimasto nella me-moria dell’autrice. E infatti i vampiri della saga sono consideratialla stregua di una specie biologica sottoposta a un processo evolu-tivo, di cui non vengono avanzate implicazione spirituali o religio-se. Edward infatti spiega a Bella che come in natura esiste il preda-tore e la preda, così anche gli esseri umani, la specie animale piùevoluta, paradossalmente hanno un loro predatore: i vampiri. C’èdunque un’intera generazione di lettori a cui il fenomeno dei vam-piri viene presentato come qualcosa di assolutamente naturale. Conl’aggravante del fatto che essi sono tutti bellissimi, i modelli idealia cui tutti gli adolescenti possono ispirarsi. Se mettete insieme pa-role chiave come ‘spontaneo’ e ‘naturale’ con le altre ‘bellezza’ e‘vita eterna’, avrete un modello di riferimento che diventa assolu-tamente accettabile anche se, ahimè per loro, parecchi esseri umaninormali sono destinati a diventare pasto ricorrente dei modernivampiri.

Mi si dirà che la buon’anima di George A. Romero (New York, 4febbraio 1940 – Toronto, 16 luglio 2017) nel suo capolavoro Zombi(Dawn of the Dead, 1978), aveva già abbondantemente prefiguratol’attitudine vampiresca della società dei consumi e dei suoi prota-gonisti, i capitalisti. C’è chi ha giustamente voluto vedere un’appli-cazione della metafora hegeliana di servo e padrone nel fatto chel’estremo rifugio dei protagonisti è un supermercato, stretto d’asse-dio da parte degli zombies. Ma proprio per questo, la metafora delmorto vivente come specchio del consumatore che non riesce a farea meno del supermercato, è illuminante.

E dunque, tiriamo le fila. L’Italia, come si sa, è un Paese paradossal-mente all’avanguardia. Eh sì, perché all’alba del 25 aprile 1945 unaparte del mio cuore vorrebbe festeggiare la vittoria contro il nazifa-scismo, ma l’altra parte del mio cuore sa che quella data e la finedella guerra segnano anche l’inizio di uno dei più stratosferici e-sempi di manipolazione sociale mai esistiti. Senza dichiararlo aper-tamente, l’Italia diventa da un lato una sorta di colonia/protettora-to degli Usa è dall’altro il terreno di infiltrazione nel Mediterraneodell’Urss. Mica per caso una persona che ha gli occhi e il cuore pervedere entrambe le forze, come Pier Paolo Pasolini, coglie il sensodell’Italia moderna in una mutazione antropologica (come quelladei vampiri della Meyer), nella transizione da Paese agricolo/pasto-rale papalino in Paese industriale e consumistico. Se avesse potuto

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RITORNANO?

vivere qualche anno in più avrebbe visto dimostrata la sua profeziae la sua analisi, tra tentativi di golpe, Gladio, loggia P2, stragi neo-fasciste e terrorismo à gogo da tutti e due i lati, e subito dopo il cul-mine del progetto.

Il mentore principale della mutazione si chiama Michael Nicho-las Bongiorno, nato a New York il 26 maggio 1924, sicilianissimo daparte di padre e torinese di madre. L’avventurosa giovinezza che lovede persino partigiano e prigioniero dei tedeschi comporta un pun-to di svolta quando viene inserito in una lista di persone da scam-biare tra Germania e Stati Uniti. Rientrato in patria grazie al suo bi-linguismo comincia a lavorare nell’editoria italoamericana, iniziaper il quotidiano La Stampa le prime collaborazioni giornalistiche.Tutto si interrompe per la guerra. Viene imprigionato a San Vittore,dove tra l’altro conosce Indro Montanelli, poi conosce i lager; a sal-vargli la vita è uno scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Germa-nia. In America comincia l’attività giornalistica vera e propria, an-che grazie a un tesserino del Dipartimento di Stato che lo fa entrareovunque: prima collabora con La Stampa di Torino, poi con la Rai,grazie a Vittorio Veltroni (padre della notoria mozzarella scaduta)

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LE INSOLITE NOTE

il quale lo farà poi tornare in Italia per aiutarlo a cominciare l’av-ventura della televisione. E qui ci sarà il secondo punto di svolta,perché Mike Bongiorno non solo diventerà famosissimo coi suoiquiz e la sua creazione ideologico/commerciale del consumatore dimassa, ma sarà anche colui che convincerà uno sconosciuto im-prenditore milanese, prima cantante sulle navi da crociera, poi pa-lazzinaro di successo, a fondare il primo impero di tv commercialisul modello americano. Mike ha raccontato tutte queste storie in unlibro molto interessante: La versione di Mike (Mondadori, 2007) e indiverse interviste che trovate su YouTube. Quello che non trovatenel libro lo trovate invece nelle cronache dei giornali degli ultimivent’anni, in particolare nell’ultimissima parte dedicata al Tribuna-le di Sorveglianza di Milano che concede la ‘riabilitazione’ a SilvioBerlusconi, cancellando di fatto tutti gli effetti della condanna subi-ta nell’agosto del 2013 per frode fiscale Mediaset. A volte ritornano.In Italia più che ogni altro Paese. Perché, come ho cercato di dimo-strare, il vampiro occidentale più moderno è perfettamente funzio-nale al sistema in cui vive. È un predatore, e paradossalmente con-tribuisce all’equilibrio del sistema stesso. Che voglia vivere 120 an-ni, come da lui affermato recentemente, è una boutade solo parzia-le. Il fatto stesso che sia tornato basta a rimettere in moto tutti i no-stri peggiori incubi e, soprattutto, il dubbio che Madama Morte siaanch’essa diventata corruttibile. Vado a letto sperando di non so-gnarmela. Per esorcizzarla, metto su un altrettanto profetico branodi Gianfranco Manfredi: Zombie di tutto il mondo unitevi. Passo echiudo.

E attraverso i muri, attraverso le porte, passano i fantasmi delle personemorte. Passa il desiderio di zombie proletari che solo nel silenzio sanno il-ludersi uguali. Passa il sogno perduto di ricomposizione ma come ricom-porre un bacio, un’emozione. Passa un sogno suicida che dice che ha spa-rato a un cuore che non c’è, al cuore dello Stato. Passa un sogno che cantal’ultima ideologia. Io voglio la sua testa, la testa di Maria. Maria che nonesiste, che è solo una canzone. Maria che non è bella, neanche come nome.E attraverso il rifiuto, attraverso i rifiuti abbiamo trovato asilo su mondiseparati. E per comunicarci il menù di domani possiamo solamente far se-gni con le mani, e fare le boccacce d’un linguaggio inventato che non e-mette suoni, emette solo fiato. Con un po’ di paura che un intellettuale,capisca anche il silenzio e lo voglia svelare, e ci tolga la voglia di non capi-re niente vivendo come corpo anche la nostra mente, sapendo che com-

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RITORNANO?

prendere vuole dire abbracciare ma se l’abbraccio è morsa vuol dire stran-golare.

Sapendo che la morte non è così lontana, siamo noi che l’amiamo, nonon è lei che ci chiama, perché siamo i fantasmi, del fantasma d’Europache di carne e di sangue ne ha conservata poca. E dice con sospiro, comeun basso profondo, unitevi di nuovo zombie di tutto il mondo. Da tutte lepaludi, da tutte le galere, lasciando le famiglie, lasciando le bandiere, chevogliono bendare questi corpi straziati noi non li nascondiamo questi cor-pi spezzati.

Ci si vede attraverso ci si vede lontano, trasparenza assoluta che sitocca con mano, trasparenza che dice che oltre questa storia ce n’è una piùbella che non è la memoria, e non è nostalgia che i ritratti conserva di noiquando da piccoli avevamo la barba, è la storia segreta, la storia parallela,là dove il nostro inverno diventa primavera.

U2The Ground Beneath Her Feet, in The Million Dollar Hotel: Music fromthe Motion PictureIsland Records/Interscope Records, 2000

Gianfranco ManfrediZombie di tutto il mondo uniteviUltima Spiaggia, 1977

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ZONA FRANCA di Andrea Cocci

Per tramutare i cacciatori nomadi inraccoglitori immobilo-sedentari, gli‘uomini del potere’ dovettero occul-tare importanti conoscenze e bandi-re pratiche (a quanto pare) fonda-mentali per lo sviluppo dell’essereumano. Una di queste era il rito chesegna il passaggio all’età adulta – el’entrata ufficiale nella Comunità.Come surrogato del ‘rito di passag-

gio’ abbiamo cominciato a riempircidi pìrsing e tatuàgggi senza senso.Per simulare l’entrata nel Clan ab-biamo messo in piedi migliaia digruppi organizzati, sette, comunitàreligiose e confraternite alle qualiambire. Qui si parla di queste ulti-me. ICDS tratta dell’ultima settima-na di prove alle quali i novizi devo-no sottoporsi per potersi riteneremembri effettivi della “più presti-giosa confraternita afroamericanadella storia dei college”. Prove di re-sistenza psicofisica oltre i limiti delsopportabile in funzione della ne-cessità di “appartenere a qualcosa dipiù grande”. La tua vita in cambiodi un posticino in un puzzle gerar-chico – dove non esiste un capo‘reale’, cioè in uno schema dove è ilpotere a fare progetti di uomini, enon il contrario – fatto di sofferenzee umiliazioni. Silenzio e totale sot-tomissione uniche ricompense. Il ri-tratto di una generazione che non haperso, perché non ha mai avuto nul-la da giocarsi.

IL CODICE DEL SILENZIOregia di Gerald McMurray, 2017

Che gli americani fossero una massadi tossici intossicati era arcinoto; astupire non sono tanto le cifre quiesposte: sono il perché e il cosa. Ilcosa è una metanfetamina legale,acquistabile in qualsiasi farmacia. Ilperché è riuscire a starci dentro. Nonci si droga per evadere dalla realtà;ci si spara merda nell’organismo perpermettere al cervello di stare die-tro al quotidiano. Per essere un ca-pitale umano efficiente – vale a direprendere sempre ottimi voti, fare tuttii mila compiti per casa, lavorare e-gregiamente al computer compiendosimultaneamente decine di opera-zioni mantenendo il totale, perfettocontrollo su ognuna, eccellere nellosport e andare alle feste organizzateda tutti i tuoi amici e conoscenti –hai bisogno dell’Adderall ogni gior-no. E anche se non ne hai bisogno tiserve comunque, perché quasi sicu-ro c’hai il disturbo da deficit dell’at-tenzione, ‘disturbo’ diagnosticato a

16 persone su una, vale a dire Te,che non riesci a stare concentratonemmeno 10h filate sulle mille coseche stai facendo in ogni momento!Sei malato. Ma non preoccuparti; e-siste la cura! Un ulteriore passo ver-so il trans-umanesimo. Da vedereper non cascarci, o per sprofondarciconsapevolmente. L’importante nonè “dire NO”, ma scegliere con crite-rio. Tanto siamo fottuti lo stesso.

HAI PRESO LE PILLOLE?regia di Alison Klayman, 2018

Il viaggio di un uomo (con la facciada c...) alla ricerca del suo perduto,asiatico amore di una notte. Una di-scesa negli abissali anfratti di un in-ferno acquatico dalle luci scure, daisoffusi colori propri di un incubonato dalla nostalgia di un’illusioneincarnata nel corpo di una prostitutadagli agghiaccianti segreti. E di ri-sposte a domande che mai si era o-sato formulare. Storia ridotta al mi-dollo osseo; tutto giocato su atmo-

sfere oniro-deliranti. Orrore (solo)suggerito e sadismo esplicito in per-fetto equilibrio. A ’na certa s’inven-tarono Masters of Horror, un’anto-logia di decine di mediometraggiscritti e diretti da vecchi e nuovimaestri dell’Horror di Qualità, alcu-ni eccezionali, altri da sbadiglio –ma non necessariamente da gettarevia. Imprint è uno degli eccezionali.Bella prova di Takashi Miike, l’ulti-mo vero ‘terrorista dei generi’ – eradai tempi di Fulci che non irrompe-va sulla scena un regista capace dicimentarsi letteralmente in qualsiasigenere cinematografico stravolgen-done regole, dogmi, e uscendone vin-citore.

MASTERS OF HORRORserie ideata da Mick Garris, 2005IMPRINTregia di Takashi Miike

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RESTITUZIONE PROSPETTICAGoverno vs Unione europea:chi resterà con il cerino?Giovanna Cracco

POLEMOSUn hobby a cottimoCollettivo Clash City Workers

I trans-umanistie i mercanti di ormoniDaniela Danna

INCHIESTAItalia vs Ong:vietato salvare i migrantiGiovanna Baer

Energia.Capitalismo di Statoai tempi del libero mercatoEnrico Duranti

(DIS)ORIENTAMENTIDe Benoiste la Fondazione Feltrinelli:cronaca di un mancatopensiero di sinistra Matteo Luca Andriola

FILO-LOGICOOriginalitàFelice Bonalumi

CINEFORUMRed scareRecensione del filmL'ultima parola, Jay RoachIacopo Adami

SOTTO I RI(F)LETTORIStill I riseRecensione del romanzoIo so perché canta l'uccello in gabbiadi Maya AngelouGiovanna Baer

LE INSOLITE NOTERitornano?Augusto Q. Bruni

8,00 euro

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anno VIII - numero 36 - febbraio / marzo 2014 - www.rivistapaginauno.it

anno XII - numero 58 - giugno / settembre 2018


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