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Anno XCVII - parrocchiaverdello.it · Partiamo venerdì mattina e sabato sera sei di nuovo a casa...

Date post: 17-Feb-2019
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Notiziario parrocchiale VERDELLO VERDELLO Anno XCVII - N° 4 luglio 2017 - L’Angelo in Famiglia - Pubbl. mens. - Sped. abb. 50% Bergamo 50 anni di Oratorio
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Notiziario parrocchiale

VERDELLOVERDELLOAnno XCVII - N° 4 luglio 2017 - L’Angelo in Famiglia - Pubbl. mens. - Sped. abb. 50% Bergamo

50 anni

di Oratorio

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Notiziario della Parrocchiadei Santi Pietro e Paolo

- Verdello -

Machinù - n° 4 luglio 2017Suppl. a “L’Angelo in Famiglia”

n. 7 giugno-luglio 2017

Direttore Responsabile:don Arturo Bellini

In copertina:Oratorio visto dal Campo don Giò

Fotografie:Silvia Colombo, don Diego, Scuola dell’Infan-zia, Nido Arcobaleno, Casa Guanella, ACOV,

archivio parrocchiale, web.

NUMERI TELEFONICIParroco don Mario 035.871.123Don Diego 035.871.119Don Christopher 035.871.158Don Peppino 035.871.495Oratorio 035.870.313Casa Brolis-Giavazzi 035.885284Caritas 320.7078480Conferenza S. Vincenzo 346.7131290Arcobaleno Ufficio 035.870.019

Segreteria 035.870.897

Indirizzi di posta [email protected]

[email protected]@virgilio.it

[email protected]

www.parrocchiaverdello.it

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INFORMAZIONI

Notiziario parrocchiale

VVEERRDDEELLLLOOVVEERRDDEELLLLOOAnno XCVII ‐ N° 4 luglio 2017 ‐ L’Angelo in Famiglia ‐ Pubbl. mens. ‐ Sped. abb. 50% Bergamo

50 anni

di Oratorio

2017 luglio_Machinù 15/07/2017 23:01 Pagina 1

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LETTERA DEL PARROCO

Andiamo insieme sul colle della NascaDal libro Michele Serra, Gli sdraiati, Feltrinelli “Dovresti venire con me al Colle della Nasca. Tu non

hai idea di come ti piacerebbe. Tu non hai idea di quantoti farebbe bene. Sono sei ore di cammino: non troppe,non poche. Si dorme nel piccolo albergo sul torrente, cisi sveglia alle 5, si beve il caffè, si prepara lo zaino. Si sale,si sale lungo il sentiero che rimonta il bosco dei larici. Laprima luce del giorno fatica a filtrare tra i rami fitti ebasta appena per vedere dove si mettono i piedi. Si sudae si tace”.

Quando ti vedo così pallido penso che ti farebbemolto bene venire con me al Colle della Nasca. So che tipiace camminare, ma guarda che è solo un pregiudizio.Camminare è una guarigione. Un’esperienza di salvezza.Mi devi credere.

Se non vieni con me al Colle della Nasca non fai un di-spetto a me. Lo fai a te stesso. Dai vieni con me al Colledella Nasca. Partiamo venerdì mattina e sabato sera seidi nuovo a casa per uscire con i tuoi amici. Te lo chiedo

per piacere. Non farlo per me. Fallo per te.Se vieni con me al colle della Nasca ti pago. Un tanto

al chilometro, o un tanto per ogni ora di cammino, cimettiamo d’accordo, non è questo il problema. Quantisoldi vorresti, euro più euro meno, per venire con me alColle della Nasca? Contanti? Un assegno? Un bonifico?

È stata decifrata l’antichissima Stele di Hutta, rinve-nuta tra le pietre e i licheni della remotissima Valle diHaux. Risale a settemila anni fa. Contiene una profezia.Dice testualmente: “tra settemila anni l’umanità saràdannata e rischierà di scomparire tutta intera, uomini,donne, bambini. A meno che un giovane eroe e il suo vec-chio padre salgano insieme sul Colle della Nasca”

Di’ la verità: tu muori dalla voglia di venire con me alColle della Nasca. Ma pur di non darmi questa soddisfa-zione, ti ostini a fingere di non averne voglia.

Se non vieni con me al Colle della Nasca sento che po-trei morire di crepacuore.

Se non vieni con me al Colle della Nasca, ti rompo laschiena a bastonate.

Il colle della Nasca

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LETTERA DEL PARROCO

Ti ho preso un appuntamento dal famoso ipnotizza-tore Tarik Agagianian. Credo che sotto ipnosi tu potrestiagevolmente salire insieme a me al Colle della Nasca.

Poi un giorno ci sei venuto, al Colle della Nasca. …. Efinalmente ti ho visto. Eri in alto. Molto più in alto di me,quasi un chilometro avanti, appena sotto alla sommitàdel colle. … molto più in alto di me.

Quest’anno l’assemblea del clero di Bergamo cheviene convocata per l’annuncio della programmazionepastorale della Diocesi nel nuovo anno pastorale, si èaperta con questa bellissima pagina di Michele Serra, dellibro: “Gli sdraiati”, dal quale si evince un dialogo tra unvecchio padre e il giovane figlio, nel faticoso tentativo diconvincere il giovane a salire su un Colle. Alla fine dopoun’estenuante ma carica insistenza il padre potrà gioiredi vedere che il rampollo è salito ed è più avanti del vec-chio.

Mi sembrava quanto mai opportuno recuperare que-sto testo ed offrirlo come spunto di riflessione per iltempo che anche noi andremo a vivere, non solo per ilprogramma pastorale che si ispira all’intuizione di PapaFrancesco di candidare il prossimo Sinodo (dopo quello

della Famiglia) e i prossimi anni ai giovani, alla realtà gio-vanile, al confronto dei giovani con la Chiesa e il Vangelo,ma anche per la concomitanza con le celebrazioni dellanostra comunità che celebra il 50° di inaugurazione del-l’oratorio.

Quante e troppe volte si parla con enfasi e retoricadel tema dei giovani. Quante volte i discorsi solennienunciano che “i giovani sono il nostro futuro”, ma al-trettante sono le volte in cui il nostro mondo sembra con-segnare ai giovani poche certezze per farli avanzare econcedere loro fascino di una camminata in salita sul“Colle della Nasca”.

Uno scrittore, nel suo libro sull’adolescenza ha scrittouna frase che mi è rimasta particolarmente impressa:“Non dobbiamo tanto parlare dei giovani, ma parlare coni giovani”

L’anno che verrà potrà essere per la Chiesa e la no-stra comunità un tempo che, se vorrà essere propizio,veda i credenti in dialogo con i giovani. La giovinezza ètempo di sguardi verso orizzonti che sono illuminati dallaparola futuro, ma ha anche, questo tempo della vita, lanecessità di vedere riconosciute radici che sono: la me-moria del passato, l’educazione, la certezza di chi“adulto” crede nei giovani.

La comunità cristiana ha sempre avuto nella sua sto-ria modalità di accostare il mondo giovanile e tutto ciònon è stato prima di tutto un dovere istituzionale ma voltie nomi di uomini e donne che si sono messi in gioco coni giovani. La comunità cristiana si è lasciata tradurre nel-l’accompagnamento dei giovani della passione dei geni-tori, i primi in stretto dialogo con i figli, e quindi i primi adeclinare stimoli a che i figli crescessero bene; accanto aloro altri uomini e donne, sacerdoti, educatori, catechisti,insegnanti hanno posto con le loro storie e i loro volti ipresupposti di un opera che non solo accompagnassenella vita, ma che lanciasse i ragazzi alla conquista dispazi buoni per vivere.

L’oratorio ne è stato testimone e noi vogliamo consi-derare che tutto questo non si è concluso e che con mo-dalità nuove e diverse sappia fare dell’incontro con igiovani la fucina per un domani migliore.

Forza ragazzi, saliamo insieme al Colle della Nasca.Perché per voi e per noi ci sia data la gioia di vedere sve-lata la profezia che la vita è il grande dono che Dio ci hafatto e che trova il suo compimento se la spendiamo conla logica di Gesù.

Don Mario

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ORATORIO

Nel 1964 viene nominato il nuovo Prevosto don An-gelo Salvi, lo stesso Sacerdote che fu curato dell'Orato-rio di Verdello, come detto avanti, negli anni 1929-1930.

Una delle prime difficoltà cui il nuovo Prevosto devefar fronte è la decisione indilazionabile della nuova sededell'Oratorio, che non si può rimandare oltre.

Nel frattempo don Luigi Giavarini deve lasciare l'Ora-torio di Verdello per quello di Gandino e il nuovo diret-tore è don Adriano Ripamonti. Viene con l'entusiasmodel giovane curato nel clima fervido del post-Concilio.

Don Adriano sente l'Oratorio come "espressione del-l'amore della Chiesa per i suoi figli più giovani e bisognosidi affetto, una necessaria palestra di vita, dove la pre-ghiera, l'istruzione religiosa, il gioco, l'amicizia, il sensodella disciplina e del bene comune, la letizia e il rigoremorale si fondono insieme per fare dei ragazzi e dei gio-vani, uomini forti e coscienti, cittadini esemplari, buoni emoderni''. Lo spirito dell'Oratorio c'è, ma la sede è pre-

caria.I locali dell'Oratorio presso la Casa di Riposo, com-

presa l'abitazione del curato, definiti provvisori già nel1940, devono essere lasciati liberi per le future esigenzedella Casa di Riposo stessa. Il nuovo asilo "Paolo VI" ora-mai è in funzione e, come da testamento del compiantodon Giovanni Giavazzi, il vecchio edificio dell'asilo di vialedel santuario, passa in proprietà alla Parrocchia per es-sere ristrutturato e annesso all'Oratorio e formare ununico centro. La Parrocchia, peraltro, dopo aver esami-nato varie soluzioni di ristrutturazione, opta per unanuova costruzione da erigere sull'area risultante dalla de-molizione sia del Teatro, sia del vecchio asilo.

Il progetto viene approntato con una certa celeritàdallo Studio di Architettura Ezio Agazzi di Bergamo e pre-sentato in visione alla popolazione, la quale approvasenza tanti entusiasmi perché non convinta delle demo-lizioni proposte. Ottenuta regolare Licenza Edilizia, si ini-

Una Pagina di storia

Anni sessanta: il nuovo Oratorio

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ORATORIO

ziano i lavori nel luglio 1967, appaltati all'Impresa localeGeometra Emilio Gamba, la quale procede alacrementenell'edificazione, tanto che il nuovo complesso, limitatonella costruzione di un primo lotto, è pronto nel corsodel 1968.

La nuova costruzione comprende l'edificio principalee la palazzina al centro del complesso, la formazione al-l'esterno del campo per la pallacanestro e la costruzionedi nuove tribunette nel campo sportivo di calcio.

L'edificio principale si articola su tre piani così suddi-visi:

- piano terra comprendente: sala riunioni, sala giochi,sala bar, ufficio direzione, bocciodromo a due campi e iservizi igienici;

- piano primo comprendente: Sala riunioni, aule di ca-techismo, servizi igienici e loggiato sul bocciodromo;

- piano secondo comprendente: una grande palestraaccessibile direttamente dal cortile, mediante appositerampe in luogo delle scale.

La palazzina, collocata al centro del complesso e stac-cata dall'edificio principale, si articola su due piani, cosìsuddivisi:

- piano terra comprendente gli spogliatoi con i rela-tivi servizi per gli atleti del calcio e della pallacanestro;

- piano primo comprendente l'abitazione del curatodirettore dell'Oratorio.

Il nuovo Oratorio viene benedetto e inaugurato dalPrevosto il 29 giugno 1968, festa dei SS. Pietro e Paolo,presenti le Autorità locali e con grande partecipazionedei Verdellesi. Il risultato è di molto effetto e le varie ri-serve e perplessità espresse da alcuni in sede di presen-tazione del progetto, a poco a poco scompaiono di frontealla razionalità e alla funzionalità del nuovo complesso.

Il curato don Adriano Ripamonti dirige l'Oratorio,(chiamato allora "Centro Giovanile") fino al 1971, fa-cendo il cosiddetto "rodaggio" della struttura, peraltrodel tutto rispondente alle necessità e alle esigenze delmomento, anche se limitato per ora al primo lotto. Conla palestra e il bocciodromo in aggiunta al campo spor-tivo, la partecipazione all'attività sportiva dell'Oratorionon ha limiti di età. Ora l'Oratorio ha una sede bella, ac-cogliente e funzionale, ma proprio quando sembrava diaver raggiunto il traguardo, comincia a soffiare il ventodella crisi del cosiddetto '68. Si sentono anche i fermentidel Concilio che spingono a riformare la Chiesa: non piùuna Chiesa contrapposta al mondo, ma una Chiesa po-polo di Dio che riconosce e valorizza i doni di ciascuno. Inquesto contesto per iniziativa di mons. don Luigi Chiodinasce l'associazione "Amici del santuario".

Tratto da "Volti e storia del nostro Oratorio"

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ORATORIO

Cercare di descrivere con poche parole che cosa sia ilCRE è quasi impossibile è vero, ma forse ciò che accadeogni primo giorno di ogni CRE (almeno da quando ne homemoria io) è metafora e rappresentazione completa diquel che questo mese di vita comune può essere per unbambino/ragazzo che sceglie di parteciparvi.

Allo scoccare delle ore 9 di ogni primo giorno infattigli animatori formano un grande “ponte umano” con leproprie mani, sotto al quale i bambini e i ragazzi entranouno ad uno correndo fisicamente si sotto al tendone, maidealmente incontro al mese che li attende.

Un mese pieno di momenti felici e forse (anzi sicura-mente) anche di qualche momento triste, accompagnatoda una lacrima per una caduta o per un litigio.

Un mese tutto da scoprire, una grande corsa verso ilproprio futuro, accompagnati e protetti da chi quellacorsa a suo tempo l’ha già fatta: gli animatori.

Più di ogni altro anno questo momento iniziale delCRE 2017 mi ha fatto pensare a come questa esperienzasia qualcosa di unico, un’esperienza che prende il via apoche settimane dal termine di un anno scolastico che“regola” la vita dei ragazzi per nove mesi e che li tra-ghetta verso il successivo anno, una sorta di cerniera chenon fa perder loro la continuità dello stare insieme se-guendo si delle regole ma un po’ meno ferree. È come seil CRE, radunando centinaia di ragazzi e bambini per quat-tro settimane in oratorio, facesse da ponte, invogliandolia percorrere una strada diversa (anche se chi ha fatto

Una meravigliosa corsaverso il proprio futuro

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ORATORIO

l’animatore dei più piccoli almeno una volta sa quantosia buffo sentirsi chiamare “maestra/o”) liberi dalle re-gole ferree della scuola ma spinti a seguirne altre al-trettanto importanti.

Chi ha avuto la possibilità come me di vivere questomese per più e più volte sa benissimo che si tratta di unesperienza che aiuta a crescere, quasi quanto la vita sco-lastica, e sotto alcuni aspetti forse anche di più, special-mente per il fatto di avvicinare grandi e piccoli:osservando attentamente i ragazzi in una qualsiasi gior-nata di CRE si potrà facilmente trovare una bambina diprima elementare mano nella mano con una ragazza diseconda media che, anche se non ancora animatrice, perqualche momento si cala in quella parte assistendo lapiccola che magari è appena inciampata e sta piangendoo aiutandola ad aprire il suo ghiacciolo.

Momenti assolutamente normali e apparentementenormali che ci insegnano a prenderci cura l’uno dell’al-tro, anche e soprattutto di chi abbiamo incontrato per la

prima volta solo dieci minuti prima. Un esperienza formativa per i piccoli che imparano

tantissime cose nuove, ma un’esperienza incredibil-mente ricca anche per noi animatori, che anno dopoanno ci ritroviamo più consapevoli di quel ruolo “educa-tivo” che a chiamarlo cosi ci sembra esagerato e chespesso non sentiamo nostro ma che invece ci rendiamoconto di avere.

Accade ad esempio quando durante la preghiera cirendiamo conto che è più semplice far sedere in silenzioi nostri ragazzi essendo noi i primi a farlo e invitandoli asedersi al nostro fianco o quando per insegnare ai più pic-coli che devono accettare il gusto del succo o del ghiac-ciolo che c’è senza fare i capricci, siamo noi stessi alasciarlo prendere prima a tutti loro e a prendere per noiquello che resta, senza mettercelo da parte prima, evi-tando così di mostrare l’ingiustizia del poter decidereperché più grandi.

Un’animatrice.

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SCUOLA DELL’ INFANZIA - NIDO

La fine dell’anno scolastico è sempre un momentoche porta un pizzico di nostalgia ma anche tanta allegria,voglia di festeggiamenti e di saluti.

Anche quest’anno la “Paolo VI” ha saputo tener fedealla tradizionale festa di fine anno che si è tenuta pressol’area feste del nostro paese. Tre giorni di grande movi-mento, impegno e divertimento. Tre giorni inaugurati dalcorteo della banda composto principalmente da giovanimusicisti, ai quali va un grande ringraziamento e ricono-scimento: BRAVISSIMI! E GRAZIE di cuore per la vostrapresenza!

I bambini erano felicissimi: elettrizzati ed entusiastinello stesso tempo.

Sì, perché la festa di fine anno stabilisce per loro untraguardo, una fine ed un nuovo inizio!

Ognuno ha avuto il suo percorso: I bimbi del nido… superata la fatica del distacco sono

davvero diventati grandiiiiii! Molti hanno intrapreso il

percorso del Nido a pochi mesi; erano così piccoli quandohanno iniziato… Guardali ora! I più grandicelli ricevonoaddirittura il diploma di passaggio. Dal prossimo anno siva alla “scuola dei grandi”, quella che vedevano dal lorogiardino e che spesso hanno avuto già occasione di co-noscere grazie al progetto continuità.

Gli “orsetti” hanno vissuto l’anno di una nuova espe-rienza… amici, maestre, spazi e avventure che hanno ar-ricchito la loro realtà; i mezzani invece toccano con manoil tanto atteso “ultimo anno”: da adesso saranno loro igrandi di turno! EVVIVA!

Ed infine i grandi… che chiudono la loro primissimatappa del percorso scolastico intrapreso 3 anni fa. Ancheper loro questi anni, apparentemente lunghissimi, ma inconcreto veloci e fugaci, sono stati motivo di crescita frasorrisi, pianti, litigi, abbracci e ri-abbracci. Ora è mo-mento di lasciare tutto questo… si va alla scuola primaria!Ed ecco quello che è stato il loro saluto:

Festa di giugnoUn bel modo per chiudere un anno scolastico

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SCUOLA DELL’ INFANZIA - NIDO

“Goccia dopo goccia nasce un fiumeUn passo dopo l’altro si va lontano,

Una parola appena e nasce una canzone,Da un «ciao» detto per caso, un’amicizia nuova; …

Non è importante se non siamo grandiCome le montagne, come le montagne;Quello che conta è stare tutti insieme

Per aiutare chi non ce la fa,Goccia dopo goccia”

Insomma, in un modo o nell’altro, ci sono stati tantibuoni motivi per esserci e partecipare alla nostra festa.

SCUOLA PAOLO VI IN FESTA: GRAZIEAMICI!!!

Ecco la parola chiave che dice il senso di quei tregiorni: FESTA!

Momento impegnativo, ma festoso, ricco di emozionie relazioni preziosissime. Il clima gioioso dei bambini, lacollaborazione fra mamme e papà, le nuove amicizie chene sono nate, e le chiacchierate, sicuramente più infor-mali, con le maestre; il trascorrere del tempo con la vo-

glia di essere lì tutti con lo stesso obiettivo: i bambini! Non sono mancate certo le lacrime sgorgate dagli

occhi dei bimbi più emozionati al momento della lororappresentazione di fronte ai genitori. Ma nemmenoquelle dei genitori (soprattutto mamme) durante la con-segna di passaporti e diplomi… “i loro cuccioli stanno cre-scendo…”.

E i nonni? Non parliamo dei nonni: forse i più emo-zionati. Alcuni sono riusciti a restare senza parole, e perqualcuno… non è facile!

Anche alcuni volontari, sbirciandoli tra un servizio el’altro, hanno detto in alcune occasioni: però come sonobelli!!!

A proposito: Grazie! il vostro aiuto è indispensabilequanto silenzioso. E tanto tanto apprezzato. GRAZIE!

Che dire quindi… ogni anno, con la tradizione che ci fada sfondo, assaporiamo sempre qualcosa di nuovo: voltisorridenti, chiacchierate fino a tarda ora, risate grazie amamme e papà attori.

A proposito: abbiamo scoperto di avere tra di noi deigrandi narratori di storie: i GENITORI! Beh, forse le storiedovranno impararle dai loro figli, perché quella chehanno raccontato era proprio una confusione di raccontidi ogni genere… un vero attacco creativo! (Grazie geni-

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SCUOLA DELL’ INFANZIA - NIDO

tori, siete stati magnifici!)E adesso? Cosa facciamo adesso?Ma il nostro CRE… per un’ “E-state in paese”!!

NIDO ARCOBALENO: EDUCATRICI E GE-NITORI SI METTONO IN GIOCO!

Protagonisti della festa dei diplomi di fine anno deibimbi grandi del nido, oltre ai bambini, quest’anno sonostati i genitori che hanno organizzato per il venerdì, se-rata che storicamente apre le giornate di festa dellaScuola d’Infanzia Paolo VI, dei giochi all’insegna della tra-dizione e della semplicità.

Spesso si pensa che i bambini abbiano bisogno dichissà cosa per divertirsi, in realtà basta poco, la pre-senza serena dei genitori e di chi ogni giorno si prendecura di loro, per rassicurarli sul fatto che ciò che stannovivendo è bello ed è per loro.

Quello che ha funzionato è stato il principio di colla-borazione tra le famiglie ed educatori che non può cheessere un esempio per le generazioni future. Le mammee i papà si sono messi in gioco nel vero senso della parolae hanno ripercorso per una sera i giochi della loro infan-zia, divertendosi con i propri figli.

Dal nostro punto di vista, è stato il giusto compimentoe l’esempio concreto di un percorso che ha come pecu-liarità l’alleanza educativa tra nido e famiglia; una conti-nuità tra l’esperienza genitoriale e quella del servizioeducativo.

Una delle finalità del nido è infatti proprio quella chei genitori non siano solo coloro che ci affidano il lorobambino ma si sentano partecipi, sostenuti da un con-fronto sempre aperto con l’equipe educativa ma anchecon altri genitori.

In un certo senso, è bello sapere di non essere soli neldifficile compito di educare un bambino, si condividonoansie e preoccupazioni ma anche lo stesso entusiasmonel vederli diventare grandi.

La serata di festa dei diplomi è stato pertanto l’esem-pio che tutto ciò si è realizzato ed è stato davvero un belmomento. Si sono divertiti tutti, grandi e piccini.

Per noi educatrici è stato soddisfacente vedere l’im-pegno di queste mamme e papà nel voler essere figurepresenti anche nella vita del nido arricchendo il mo-mento di premiazione dei bimbi grandi!

Grazie famiglie e buona estate!

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VITA DELLA COMUNITà

Quest’anno, il bilancio economico della Parrocchiaper il 2016 viene pubblicato con deciso ritardo e comeattenuante alla tardiva pubblicazione posso solo scu-sarmi e aggiungere che la nostra situazione economicanon desta particolari preoccupazioni. In questo tempostiamo lavorando per cercare di “mettere un po’ di fienoin cascina”, come si suol dire, ovvero per adoperarci ad

un risparmio che ci permetta poi di far fronte ai tanti im-pegni che si intravedono.

Nella gestione economica di questo tempo abbiamoadottato il criterio di cercare di porre quegli interventi disalvaguardia dei beni che la nostra storia ci ha conse-gnato. Il corposo intervento di restauro delle tele dellanostra chiesa è entrato in quest’ottica. Un grazie cordia-

Situazione economicadella nostra Parrocchia

ENTRATE

Rendite fabbricati affitto Roncobello 900,00Altre rendite immobiliari fotovoltaico oratorio 8.971,53

9.871,53Interessi bancari 0,59

0,59Offerte domenicali e feriali durante le celebrazioni 85.550,03Offerte celebrazione sacramenti 21.760,00Offerte per candele 20.337,75Offerte e raccolte straordinarie donazioni x restauro tele 46.397,00Erogazioni liberali per festa oratorio 12.000,00

186.044,78Contributi da enti pubblici x CRE e progetti 15.695,99Rimborso spese dai sacerdoti per utenze private 6.100,27

21.796,26Attività parrocchiali bollettini, calendari 21.020,77Attività oratoriali 220.064,00Pellegrinaggi 58.825,00

299.909,77Altre entrate straordinarie lascito, rimborsi bollette 12.781,88Atività commerciali bar 88.311,52

TOTALE ENTRATE 618.716,33

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VITA DELLA COMUNITà

USCITE

Manutenzione ordinaria 15.071,74Assicurazione 6.000,00Imposte e tasse 3.594,02

Remunerazioni e compensi professio-Parroco 7.062,00Vicari Parrocchiali 7.062,00Sacrista 7.674,25ritenute fiscali e previdenziali 3.414,44Confessori e predicatori 4.454,00Professionisti 2.971,04

32.637,73Spese generali e amministrative:

Spese ordinarie di culto 9.629,16Acqua 1.125,99Spese ufficio e cancelleria 2.154,72Gestione locali uso pastorale 895,55bancarie e postali 637,04Elettricità 11.344,78Gas 25.266,22Telefono 1.858,54

52.912,00Attività pastorali: parrocchiali 14.723,96

Oratoriali 219.882,93Caritative 3.645,61Pellegrinaggi, confratelli 59.519,00

297.771,50Tributi verso la Curia 9.358,00Acquisto mobile e arredi 2.250,00Manutenzione straordinaria filodiffusione, tele, Stal del Leat 75.978,92

Uscite da attività commerciali bar 77.349,19

TOTALE USCITE 572.923,10

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VITA DELLA COMUNITà

lissimo a quei privati che hanno provveduto in toto allacopertura di tale intervento.

Nello scorso anno abbiamo provveduto al nuovo im-pianto di filo diffusione della Parrocchia che consenteuna ottima acustica, e che ci ha permesso di realizzarelo spazio per i bambini piccoli che partecipano con le lorofamiglie alla Messa, nella cappellina del Simitere, attrez-zata anche con il video che consente di assistere alla ce-lebrazione e di non recare disturbo a chi è nella navata.

Il nostro sguardo vuole però considerare interventiche, pur non rivestiti del carattere di urgenza, ci chie-dono di prevedere e studiare modalità affinché diven-gano un bene sempre più fruibile da parte dellacomunità. Mi riferisco “in primis” allo stabile denomi-nato “ex Enel”, poi “Casa don Giò”. Sono in fase di studioproposte interessanti perché venga recuperato e strut-turato a servizio dei ragazzi. Studi e progetti si stannosusseguendo per rilanciare quell’immobile.

Uno sguardo attento, a volte un po’ preoccupato, loabbiamo anche sul santuario. Parecchi micro interventili abbiamo posti in essere ma, come dicevo già al gruppo“amici del Santuario”, dovremo prevedere un interventod’insieme che conservi quel capolavoro che è “fiore al-l’occhiello” dell’intera Verdello.

Con queste prospettive capite bene che si è resa ne-cessaria l’operazione del risparmio e dell’economia. Riu-scire a custodire e incrementare il patrimonio è proprioin vista di interventi che, quando verranno posti in es-sere, richiederanno particolari fatiche.

I tempi che stiamo attraversando sono difficili pertutti e, non ultima, anche la comunità parrocchiale ri-sente della crisi. L’attenzione poi alle difficoltà che moltiincontrano nella gestione economica e che si traduce inassistenza, solidarietà e concreta carità, vedono la par-rocchia meno esigente nel chiedere sostegno e più ca-pace di adoperarsi lei stessa a sostenere chi è nelbisogno.

A tutti il mio grazie! Ai membri del consiglio degli Af-fari Economici della Parrocchia (C.P.A.E.) la riconoscenzaper l’attenzione e la competenza dimostrata; ai volontariche permettono alla comunità di continuare nell’otticadel risparmio viva gratitudine; a coloro che manifestanoattenzione e passione per il bene di tutti, oltre la gratitu-dine, manifesto il mio compiacimento perché senza que-sto sostegno non riusciremmo a realizzare nulla.

Graziedon Mario

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VITA DELLA COMUNITà

Al verdellese, don Maurizio Chiodi le nostre più vivecongratulazioni per la nomina di Papa Francesco a mem-bro della Pontificia Accademia per la Vita. Non solo fieridi lui, ma orgogliosi del suo prezioso servizio nella Chiesa.

Sono 45 i membri ordinari della Pontifica Accademiaper la vita nominati dal Papa, tra loro anche uno scien-ziato celebre come il giapponese Shinya Yamanaka, sco-pritore delle staminali riprogrammate e Nobel per laMedicina del 2012. A questisi aggiungono 5 membri adhonorem sempre nominatidal Pontefice, fra cui il cardi-nale Carlo Caffarra, arcive-scovo emerito di Bologna,già preside del Pontificio Isti-tuto “Giovanni Paolo II” perstudi su matrimonio e fami-glia, e il cardinale Elio Sgreg-gia, preside emeritodell’Accademia, presidentedella Federazione interna-zionale dei Centri e Istituti dibioetica di ispirazione perso-nalistica e a capo della Fon-dazione “Ut vitam habeant”.

I nomi delle personalitàscelte da Bergoglio sonostati resi noti dalla SalaStampa vaticana. Fra i nuovimembri sette sono italiani.Sono don Maurizio Chiodi, docente di teologia moralefondamentale all’istituto Superiore di scienze religiosedi Bergamo e alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrio-nale di Milano; Francesco D’Agostino professore della fi-losofia del Diritto all’Università Tor Vergata di Roma,presidente onorario del Comitato Nazionale per la bioe-tica e presidente del Comitato etico centrale della re-

gione Lazio; Bruno Dellapiccola, direttore scientifico del-l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, membrodel Comitato nazionale per la bioetica e del Consiglio su-periore di sanità; don Roberto Colombo, professore dineurobiologia e genetica umana all’Università cattolicadi Milano e Direttore del Centro per lo studio di malattieereditarie rare all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Mi-lano; Adriano Pessina, professore di filosofia morale e di-rettore del Centro di ateneo di bioetica dell’Università

Cattolica di Milano; AngeloVescovi, direttore scientificodella Casa sollievo della Sof-ferenza di San Giovanni Ro-tondo e dell’Istituto digenetica umana “Mendel” diRoma; Alberto Villani, diret-tore dell’unità operativacomplessa di pediatria gene-rale e malattie infettive al-l’ospedale pediatrico“Bambino Gesù” di Roma epresidente della Società ita-liana di pediatria. Fa partedel gruppo “italiano” anchemonsignor Luno Angel Rodri-guez, professore di teologiamorale fondamentale allaPontifica Università dellaSanta Croce di Roma. Fra innuovi membri ordinari, uncardinale (Willem JacobusEijk, arcivescovo di Utrecht)

e quattro vescovi. È presente anche la francese AnneMarie Pelletier, docente di Sacra Scrittura allo Studiumde la Faculté Notre Dame del Seminario di Parigi a cuiFrancesco aveva affidato le meditazioni dell’ultima ViaCrucis al Colosseo (Red. Cath.)

(Da Avvenire del 14 giugno 2017)

Congratulazionia don Maurizio Chiodi

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VITA DELLA COMUNITà

La cerimonia di intitolazione del parco comunale delVillaggio Santa Maria a don Pino Locatelli, primo parrocodel quartiere, è andata oltre il momento istituzionale. Èstata un vero e proprio omaggio alla figura di quel par-roco tanto amato e ricordato anche per la riservatezzache lo caratterizzava.

“Forse don Pino Locatelli, conosciuto da tutti comepersona schiva, in questa giornata avrebbe nascostol’emozione dietro gli inseparabili occhiali scuri o sarebbecorso via con un pretesto con l’altrettanto inse-parabile motorino. Di certo, ha detto il dottorMarco Salmoiraghi – direttore generale del-l’ospedale San Carlo Borromeo di Milano che l’haconosciuto bene, tutto questo lo avrebbe toccatoe intimidito”. Questa è una delle testimonianzeche hanno caratterizzato la cerimonia avvenutaalla presenza del sindaco Marzio Zirafa, del par-roco don Luigi Paris, di alcuni parenti di don Pino,di Viola Maestroni del gruppo storico culturale edi tanti villaggessi. “Siamo orgogliosi di dedicarequesto parco, collocato nel cuore del Villaggio, adon Pino che ha tanto dato al quartiere e ai suoiabitanti” ha detto il sindaco. È stato sempre il dot-tor Salmoiraghi a ricordare con affetto momentisignificativi del “Parroco del Villaggio”: la sua con-suetudine a cenare in casa della famiglie “peravere un contatto diretto e forte con la gente” e“l’aver saputo stare, in modo attento e silenzioso,nonostante fosse un tradizionalista, con i gruppidi giovani che in quegli anni di fermento (fine anniSessanta) erano attivi in modo diverso: aprì a tuttile porte dell’oratorio”. Al termine del racconto edopo i ringraziamenti Salmoiraghi, a sorpresa harivolto una richiesta al sindaco. “Mi auguro che lastessa intitolazione possa allargarsi all’adiacentecampetto di calcio che, a nome della comunità,chiedo venga rifatto in erba sintetica e provvistodi spogliati adeguati”. Una richiesta che Zirafa, diconcerto con il parroco, ha detto prenderà in con-

siderazione.(da l’Eco di Bergamo)L’iniziativa posta dal Comune di Ponte San Pietro non

può non vedere la riconoscenza e la gioia della nostra co-munità nel vedere conservata nel tempo la memoria diun Verdellese che si è fatto onore, manifestando la suapassione di uomo e di sacerdote al servizio della comu-nità del Villaggio Santa Maria di Ponte San Pietro, delquale fu il primo parroco.

Inaugurato alla memoria del verdellesedon Pino Locatelli il nuovo parco comunale

di Ponte San Pietro

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VITA DELLA COMUNITà

Nella società attuale, che qualcuno qualifica ‘liquida’,per il suo DNA il prete è controcorrente; deve esserecontrocorrente.

A sostegno della tesi che la nostra società è liquida cisi può riferire al diffuso disimpegno che tanti giovani as-sumono di fronte alla scelta di metter su casa o rimanerecocco di mamma e papà, di convivere senza scegliere disposarsi in Comune o in chiesa, di separarsi alla primadifficoltà o superarla rinsaldando il legame. Prevale la‘non scelta’; anche quando i giovani scelgono, ciò av-viene avanti negli anni rispetto a qualche decennio fa;oggi le ragazze diventano mamme la prima volta ancheattorno ai quaranta.

Questo fenomeno accade anche nei giovani che di-ventano preti, ma il processo non è così eclatante ed ècomunque più lento. Decenni fa i seminari si riempivanodi ragazzi fin dalla prima media e quelli che lasciavano ilseminario decidevano di solito nei primi anni. Adesso, di-cono gli educatori del seminario, l’età di decidere se an-dare avanti o lasciare è attorno ai vent’anni e oltre;anche perché l’adolescenza sale sempre più negli anni.L’antropologa Ida Magli (che non mi è tanto simpatica)affermava negli anni ’70 che l’adolescenza saliva semprepiù su, verso i trent’anni. Mentre in genere sembra che

i giovani tendono a rimandare, sembra invece che i gio-vani seminaristi sappiano scegliere. È vero che i semina-risti oggi sono pochi, ma sono pochi perché oggi i figlinelle famiglie sono pochi, spesso figli unici. Nel DNA deiseminaristi l’epidemia della ‘liquidità’ trova anticorpi con-trastanti.

E non è detto che in loro questo accada per l’altra ma-lattia del nostro tempo, l’individualismo. Se fosse perquesto bisognerebbe accusare di individualismo anchesan Paolo. Egli faticava a tenersi stretti alcuni validi col-laboratori; ha allontanato da sé Giovanni Marco aggre-gatosi poi a San Pietro che lo chiamava “figlio mio”; haallontanato anche Barnaba, grande personaggio che loaveva introdotto e integrato tra i cristiani che lo teme-vano perché accanito persecutore. Paolo teneva le di-stanze anche da Pietro, qualificandolo apostolo fra iGiudei mentre qualificava sé come apostolo dei pagani.Nel Cenacolo era accaduta una vera divisione quando idue fratelli Giacomo e Giovanni chiesero a Gesù il primoe secondo posto nel Regno e gli altri dieci si arrabbiaronocontro di essi. Paolo voleva fare chiarezza; dotato di unasensibilità diversa da quella di Pietro, approfondiva ilpensiero biblico e teologico. Erano molto uniti nell’at-taccamento al medesimo Cristo, ma lo Spirito Santo sal-

Liquidità – diversità – fraternità e…

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VITA DELLA COMUNITà

vaguardava la loro diversità umana. Sì: lo Spirito Santo èaddetto a proteggere, a salvaguardare, a presidiare le di-versità.

Ognuno di noi ha il suo stile, il suo linguaggio, il suoapproccio ai problemi e alle persone. Ciò avviene nonsolo per l’azione dello Spirito Santo che non annullal’uomo ma lo valorizza, ma anche per l’azione di GesùCristo. Gesù Cristo è paragonabile a un immenso oceano.L’approccio a un oceano è molto diversificato.

Viaggiavo in macchina su una strada in riva al lago ecolui che stava sul sedile accanto teneva il volto rivoltoverso la terraferma. Gli chiesi: «Come mai?». «L’acqua –mi rispose - mi fa senso, mi turba». Non capivo se dicevaciò alludendo scherzosamente alla sua preferenza per ilvino o per vera paura dell’acqua, come quell’amico chenon si lavava mai e quando arrivò per un malore inpronto soccorso il dottore lo fece spazzolare nella vascadel bagno assistito, ma morì. Altri ammirano il mare matemono di mettervi piede; altri vi guazzano divertendosi;altri ancora vi si immergono nel profondo, o per le garea scendere in apnea, o per ammirare l’affascinante vitasottomarina.

Una simile varietà nel sentire accade tra gli uo-mini di fronte al mistero ‘Cristo’: dall’allergia degliatei, alla paura degli eterni indecisi, alla confi-denza dei ferventi, all’immedesimazione e al-l’estasi dei santi. Si pensi a quei santi cheriscuotono larga devozione nei secoli: sono porta-tori di differenze notevoli; sono come un poliedroaffascinante; essenziali somiglianze, ma vistose di-versità.

Tutto questo ci rende consapevoli che la realtàè molto complessa. Poi c’è il peccato originale cherende ingarbugliata la realtà già di per sé com-plessa; da ‘complessa’ a ‘complicata’. Succedecome quando il nostro organismo, che è armo-nioso e complesso se sta bene, si complica male-dettamente se si ammala.

Propongo san Giovanni XXIII come nostrosanto patrono in questo mondo ‘liquido’, ‘diversi-ficato’, ‘complicato’.

Egli fu destinato nunzio a Parigi, per scelta per-sonale di Pio XII. Il presidente generale De Gaulleaveva scacciato sdegnosamente il nunzio Mons.Valeri e aveva stilato un elenco di 33 Vescovi cheil Vaticano doveva destituire. Angelo Giuseppe

Roncalli ubbidisce al Papa e va a Parigi, armato della suafede rocciosa, della sua amabilità contagiosa, della suaastuzia di contadino ‘scarpe grosse e cervello fino’. Provaa sbrogliare quella maledetta matassa.

Dopo un po’ di tempo i parenti gli scrivono da Sotto ilMonte e gli chiedono: «Come vanno i tuoi affari, zio, aParigi?». Risponde: «Grazie a Dio, i miei affari vannobene; li svolgo con calma e li seguo tutti; e uno dopo l’al-tro li vedo prendere il posto giusto. Benedico il Signoreper l’assistenza che egli mi dà, permettendomi in talmodo di non complicare le cose semplici, ma piuttostodi semplificare le più complesse» (Dal discorso nella ba-silica di San Pietro del Card. Suenens, durante il pontifi-cale con cui Paolo VI ha riaperto il Concilio Vaticano II).

Il nunzio Roncalli aveva semplificato il generale DeGaulle che non l’ha scacciato come il predecessore; trevescovi si sono dimessi spontaneamente. Gli altri 30?Roncalli ha aiutato il generale a digerirli e sono rimastinella propria sede. Che potente medicina per quello sto-maco indigesto!

Papa Giovanni, aiutaci.

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CASA GUANELLA

Carissimi, la tanto attesa festa dell’estate che ab-biamo celebrato il giorno 25 giugno è stata davvero ma-gnifica “se così si può dire.”

Come avrete notato, abbiamo trascorso insieme deimomenti belli, sia prima nella preparazione, che nelgiorno tanto atteso da tutti, pertanto è un bisogno perme esprimere il mio grazie a ciascuno di voi, che con meavete preparato e gestito in maniera esemplare il tutto,affinché la giornata non diventasse monotona ma vivace.Vivace come il titolo che gli è stata data: “un mondo dicolori” e di colori ne abbiamo adoperati e visti tanti, in-cominciando dalle magliette indossate dai nostri ospiti eda tutto il personale che ha voluto per l’occasione asso-migliare il più possibile a coloro che ogni giorno servonocon dedizione e amore indossando anche loro una ma-

glietta dal colore blu, ecco che così i colori dei nostri nu-clei non erano sei ma sette. I fiori di carta e le girandolecolorate costruite per l’occasione e disseminate qua e laall’interno degli spazi della casa, hanno creato una verae propria coreografia da cartolina.

Non dimentichiamo poi, che per l’occasione, c’è statochi si è inventato l’aquilone volante da portare all’offer-torio durante la Santa Messa, come segno della nostra li-berta di gioia e di spazio che si respira all’interno dellacasa.

Ha celebrato per noi l’Eucaristia alle ore 10.30 il par-roco di Verdello don Mario Carminati, e don GiuseppeMorelli Cappellano della Casa; erano presenti anche cin-que chierici degli otto di Verdello, che hanno servito dacerimonieri durante la Santa Messa. Un grande applausosi è levato al momento dell’offertorio quando è stata do-nata la maglietta al parroco e hanno poi visto l’aquiloneelevarsi in alto. A conclusione della Messa la banda ci haaccompagnati nel piccolo bosco della casa – così vienechiamato questo spazio verde – dove è stato inauguratoun piccolo angolo ricreativo con forno e barbecue, nelquale i nostri ospiti con i loro operatori potranno impa-rare a cuocere pizze e salamelle.

La banda, ha poi intrattenuto con un piccolo concertotutti i partecipanti fino al momento del pranzo, doveospiti, famigliari e amici hanno potuto trovare posto nelgrande stand gastronomico allestito per l’occasione dainostri operatori Franco e Gianni.

Un’altra sorpresa é stata la porchetta portata per in-tera sul tavolo della dispensa con un limone in bocca chetutti hanno potuto fotografare e poi mangiare. Un graziedoveroso per tutto questo va al nostro personale dellacucina e agli alpini che come ogni anno si rendono pre-senti e disponibili a darci non una mano ma tante mani,che messe insieme ci danno la forza di credere al beneche ognuno di noi deve ogni giorno fare e dare per il benedi chi è in difficoltà.

Festa d'estate

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CASA GUANELLA

Dopo il pranzo musica e ballo per tutti. L'intratteni-mento ce l’hanno donato Piero e Virna, e la giornata si èconclusa con l’estrazione della lotteria: ricchi premi per ivincitori, e consolazione per tutti i partecipanti che anchese non hanno avuto la vincita della lotteria hanno vintosulla bella giornata trascorsa insieme.

Pertanto è un bisogno per me esprimere un graziesentito a tutti ed a ciascuno, in particolare agli organiz-zatori e a quanti hanno collaborato per l’ottima riuscitadella giornata a favore dei nostri ospiti, e perché no,anche a noi stessi.

Noi da sole possiamo fare poco, ma insieme ad altrimolto. È la Provvidenza che ci pone accanto questi altriche siete voi, persone dal cuore grande e dalla mente il-luminata che vogliono lasciare migliore il mondo ricevutoin dono. Credo che quest’anno gli educatori e gli ospitidella “Casa don L. Guanella” siano rimasti ammirati dicosì tanta numerosa presenza, per questo vi ringraziotutti cari operatori educatori collaboratori, per la sensi-bilità con cui vi siete impegnati a rendere felici tutti, inparticolare i nostri ospiti.

Auguro a voi ogni bene, e insieme continuiamo così.Grazie.

suor Anna

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CASA GUANELLA

Dopo 17 anni di più che onorato servizio nella Casadon Guanella, suor Natalia lascia per altri lidi la comu-nità della Casa e la nostra comunità di Verdello. Origina-ria di Verdellino, ha dato alle ragazze del suo reparto e atutte le ospiti la sua competenza, il suo sorriso e so-prattutto la testimonianza di chi ha scelto di servire il Si-gnore, e solo ed esclusivamente per Lui ha dato sestessa, per il bene delle persone che le erano affidate.

Carissima Suor Natalia un giorno il Signore ha chiestoall’apostolo Pietro se lo amasse profondamente e contutto se stesso e in forza della sua risposta affermativa gliha indicato che la concretizzazione di questo amorestava nel “pascere le sue pecorelle”, traducibile con l’in-teressamento alla vita e alla sorte delle persone. Leicome Pietro ha risposto affermativamente alla propostadi amare il Signore con il servizio alle ragazze ospiti dellaCasa Guanella. Ora il Signore le chiede ancora di seguirloe di mettere a disposizione i suoi talenti a favore dellesue sorelle ricoverate, anziane, o allettate, presso la Casadi Riposo delle suore Guanelliane. Sarà un segno ancheper loro. L’amore quando è vero non ha orizzonti e hasolo bisogno di dirsi nel servizio. Noi la ringraziamo perla bella testimonianza che hadato e le garantiamo stima eaffetto che si nutrirà di ri-cordo nella preghiera. Unforte abbraccio e a lei solo uninvito: “segua sempre il Si-gnore”. Grazie suor Natalia

don Mario, i pretie la comunità di Verdello

Carissimi tutti,avverto la necessità di

esprimere a voi la mia grati-tudine e il mio grazie, peraver vissuto questo tempocon voi.

Sono passati ben 17 annidal mio arrivo in mezzo a voi,allora avevo una sola voglia,quella di mettermi in gioco,

incoraggiata da una certezza assoluta che, “Il Signore mivoleva qui a lavorare per il suo Regno”, qui ho lavorato ecercato la vostra collaborazione e la vostra professiona-lità, affinché, insieme potessimo crescere per il bene dicoloro che ci sono stati affidati, “i nostri tesori, i benia-mini della Provvidenza”.

A tutti voi và il mio sincero ringraziamento per l’im-pegno e la dedizione con cui ogni giorno vi mettete a di-sposizione dell’Istituto, con la vostra competenza, macon voi voglio ringraziare il Signore che in tutti questi annimi ha sostenuta e incoraggiata.

Ora, anche se mi allontano per una nuova missione,con l’aiuto del buon Dio continueremo a crescere in-sieme per migliorare noi stessi per creare un mondo deltutto migliore.

Vi ricorderò sempre specialmente nelle mie pre-ghiere, e farò in modo di ricompensarvi per il bene rice-vuto facendo celebrare per voi delle sante Messe infavore e a ricordo di tutte le vostre famiglie.

Grazie infinite …La vostra carissima Suor Natalia

Suor Natalia lascia Verdello

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ACOV

Un grande ringraziamento al Presidente dell'ACOV, sig. Luigi Bugini, cheha permesso la realizzazione della manifestazione.

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MONDO MISSIONE

Mercoledì 7 giugno, al convento dei Cappuccini di No-vara c’è stato il funerale di un francescano verdellese:padre Paolo Angelo Locatelli nato a Verdello nel 1929 esacerdote dal 1954. Da alcuni anni era degente nell’in-fermeria del suo convento.

La celebrazione è stata molto dignitosa. Ha presie-duto un confratello, padre Tomasoni, succeduto a p.Paolo Angelo nella missione del Congo; erano presentianche oratoriani e parrocchiani dove il Padre aveva la-vorato a Novara. Da Roma sono venute due congolesi giàsue parrocchiane in Africa; lo hanno ricordato con com-mozione e hanno cantato in idioma locale un inno ma-riano, premettendo che a quel canto il padre era moltoaffezionato e lo faceva cantare ad ogni occasione; allavoce delle due africane s’è unita anche quella di qualchepadre concelebrante. Questo particolare ci fa pensareche padre Paolo Angelo senz’altro portava nel cuore ilcaro ricordo del nostro santuario dell’Annunciata.

È nostro dovere ricordarlo nelle nostre preghiere.Prima della celebrazione la sua figura è stata tratteg-

giata con la biografia che i frati gentilmente hanno con-diviso con noi:

Fra’ Paolo Angelo LocatelliGianmario nasce a Verdello il 12 luglio 1929 da Giulio

e Maria (Spinelli) ed è battezzato il giorno dopo nellachiesa parrocchiale.

"La mia famiglia era composta da 4 figli maschi: Eu-genio, Edoardo, Ennio e Gian Mario". Scrive su un qua-derno riletto in questi giorni. "All'età di 11 anni sonoentrato nel Seminario Serafico dei Cappuccini di Vige-vano, accompagnato da don Angelo Algisi in treno.

A Verdello avevo frequentato le elementari e nel se-minario di Vigevano ho meritato il libro "I Promessi sposi"(che ancora conservo) come primo della classe. Erano glianni della guerra.

Nel 46-47 ho fatto l'anno di Noviziato (con la profes-sione il 21 agosto 1947), diventando fra' Paolangelo. Ini-ziai i tre anni di filosofia a Tortona e poi i 4 anni diTeologia a Novara, dove fui ordinato sacerdote con altridue compagni di studio. Era il 12 marzo 1954, il giornoseguente la celebrai la prima S. Messa nel nostro Con-vento di San Nazzaro e Celso in Novara.

Dall’EritreaSuor Urbica, la sua superiora suor Ro-

sina e tutta la comunità delle religiose, Or-soline di Gandino, operanti in Eritrearingraziano la nostra comunità parroc-chiale per l’offerta di € 1.500 che è stataloro inviata tramite il nostro “gruppo mis-sionario” All’offerta abbiamo, come sem-pre, unito la garanzia di voler sostenerel’operato delle suore con la preghiera e lastima. Il pensiero di religiose che, comesuor Urbica, hanno speso la vita per ser-vire i fratelli pur nel disagio della lonta-nanza dalla propria terra e in condizioni dipovertà, invita e sprona noi a continuarela nostra opera di evangelizzazione nelnostro ambiente

l’ultimo saluto a Fra’ Paolangelo

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MONDO MISSIONE

Subito dopo fui inviato nel nostro Santuario Parroc-chia del Cuore Immacolato di Maria a Casale come assi-stente di Oratorio. M'immersi totalmente in quellaattività che trovavo congeniale al mio stile di vita: cate-chesi, giornate di ritiro, incontri coi genitori.

Era il 1956 quando un bel giorno il Provinciale, p. Na-tale Martinotti, mi chiese se fossi disponibile per la no-stra Missione nel Congo Belga.

Fui un po' sorpreso, ma poi risposi che se lui ritenevaessere utile, ero pronto a partire.

Ho vissuto trent'anni in Africa di cui i primi quattro,fino al 1961 a Bili. Qui si parlava di Missione in costru-zione. Dormivamo in capanne fatte di fango, con tetti dipaglia, poi poco per volta abbiamo costruito una fornacee abbiamo iniziato a cuocere mattoni.

In seguito sono stato più di 10 anni a Bosobolo doveho assistito al cambio di bandiera, infatti il Congo non erapiù una colonia, bensì divenne indipendente.

Mi sono poi spostato a Pandù per un anno circaquando fui colpito dalla malaria.

Fui per altri dieci anni a Zongo, la missione più con-fortevole perché avendo al di la il fiume Ubangui riusci-vamo più facilmente a recuperare cibo e rifornimenti...e ricevevamo la posta. Qui ho avuto la fortuna di cono-scere i Pigmei, i quali vivono nella foresta, dove ho co-struito per loro una chiesa.

La malaria poi mi ha costretto a tornare definitiva-mente in Italia".

Era il 4 giugno 1991.

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MONDO MISSIONE

Padre Paolangelo descrive poi in una intervista le vi-cende legate all'indipendenza del Congo e della Repub-blica Centrafricana, la caccia, episodi di missione, lapresenza tra le popolazioni africane della nuova malattial'Aids e quella costante della lebbra.

Noi sappiamo che dal 1970 al 1973 padre Paolangeloè stato superiore regolare, cioè responsabile dei missio-nari in quella terra ed è stato il primo a celebrare l'Euca-ristia in rito zairese.

Tornato in Italia padre Paolangelo è per tre anni Cap-pellano dei ferrovieri ad Alessandria (1991-1994). Poitorna al Cuore Immacolato di Maria, per tre anni, fino al1997, quando passa a Novara viceparroco al Sacro Cuore.

Nel 2000 è inviato a Santa Maria del Tempio e vi ri-mane alcuni anni fin quando, causa l'età e al-cune difficoltà di salute torna a Novara,questa volta a S. Nazzaro.

Dopo 5 lunghi anni di immobilità padrePaolangelo si spegne, amorevolmente assi-stito, domenica 4 giugno 2017, giorno di Pen-tecoste, alle ore 9,30.

Sento doveroso ringraziare le persone chein questi anni hanno assistito p. Paolangelo,in particolare Liudmylla, Hanna e Vasile. Gra-zie per la premura e l'accompagnamento deinostri fratelli nella malattia.

Ho utilizzato alcuni scritti e alcune intervi-ste di padre Paolangelo per lasciar parlare lui,proprio perché, noi, suoi attuali confratellinon abbiamo mai potuto sentire la sua voce.

L'abbiamo visto immobile nel letto perquesti lunghi anni e giorni.

È sempre una grazia del Signore poterstare vicino a un confratello che soffre e chemuore. Abbiamo pregato tante volte l'AveMaria, ma anche la strofa di "sorella mortecorporale" del Cantico di S. Francesco e ilnunc dimittis di Simeone.

Penso che la testimonianza e la sofferenzadi un frate missionario sia stata autentica gra-zia per la nostra fraternità di evangelizza-zione. Certo occorre uno sguardo di fede, nonsolo organizzativo.

È questo Signore che ti chiediamo di ca-

pire e di vivere.Padre Paolangelo prega ora dal cielo con noi e ac-

compagnaci nel cammino!

PADRE PAOLANGELO LOCATELLIPadre Paolangelo nasce a Verdello il 12 luglio 1929 e

muore nel convento dei Frati Cappuccini a Novara il 4 giu-gno 1927.

Per tracciarne il profilo mi lascio aiutare dall’omeliache in occasione della celebrazione del suo 50° anniver-sario di sacerdozio venne proclamata e che si conservanell’archivio parrocchiale di Verdello.

STORIA DI UNA VOCAZIONEQuando, ancora bambino, Gianmario Locatelli giocava

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MONDO MISSIONE

con i coetanei tra le strade e i cortili di Verdello, si sentefare una proposta insolita: “Vuoi farti frate?” Da subito ilcuore gli si stringe dentro al pensiero di lasciare i suoicari, gli amici, il paese. “Ma poi proprio io frate cappuc-cino?” Mentre tenta di rimuoverlo quell’interrogativocontinua insistente ad emergere di quando in quando.

Alla fine Dio vince contro ogni dubbio e perplessitàumane e Gianmario risponde il suo primo “Eccomi” conl’innocenza e la purezza della sua giovane età.

Arriva così nel seminario di Vigevano portandosi die-tro il comprensibile magone dovuto alla sofferenza deldistacco. Qui però trova subito altri ragazzi che come luiavevano accolto quell’invito e stavano verificando la ve-rità di quella scelta.

L’ambiente del Seminario, pur nella serietà della di-sciplina propria di un luogo di forma-zione umana e cristiana, era allietatodalle garrule voci dei suoi abitanti eben presto anche lui si sente a suoagio e ben inserito. Intanto gli annipassano.

Gli studi si fanno sempre più im-pegnativi e la prospettiva di una fu-tura vita religiosa acquista semprepiù il suo spessore. Arriva così il mo-mento di un altro “sì” importante,quello della sua consacrazione, dopoaver vissuto con intensità l’anno dellaProva. Anche questo consenso portacon se la consapevolezza ma anche latrepidazione di un giovane che si af-fida totalmente al Signore e Gianma-rio diventa fra Paolangelo.

Seguono altri anni di studi e formazione per la con-sacrazione “per sempre” nelle mani di Dio con maturitàresponsabile. Gli anni degli studi Teologici imprimono nelsuo cuore i tratti sacramentali di Cristo che dopo unaprofonda riflessione lo inducono ad accogliere con gioiala chiamata alla vita sacerdotale.

Insieme ad altri due confratelli il 13 marzo 1954 ri-ceve dal Vescovo il sacramento dell’Ordine. Questo saràil trampolino di lancio dal quale padre Paolangelo inizieràil suo ministero nell’Ordine e nella Chiesa. Lo accolgonocome giovane sacerdote parrocchie e Conventi della no-stra Provincia generoso nello spendere la sua vita nel la-voro, nella predicazione e con i giovani.

In questo ambiente matura la vocazione missionaria.

Irrompe con forza nel suo cuore l’invito di Gesù ad an-dare in tutto il mondo ad annunciare la Buona Novella.Ancora una volta deve operare il distacco dalle personecare, dai luoghi dove ha vissuto, dai confratelli e soprat-tutto dalle certezze che qui aveva, per affidarsi solo allaDivina Provvidenza, unica certezza in terra d’Africa.

Qui, nella nazione Congolese ha inizio la sua nuovavita. Siamo ancora agli inizi della nostra presenza inquella terra ed è tutto da inventare, costruire, e lavoraresodo con quelle persone per evangelizzarle con la testi-monianza della fede. Padre Paolangelo si butta a capo-fitto in un lavoro estenuante ma pieno di soddisfazioniper i risultati raggiunti. I superiori che vedono e apprez-zano il suo apostolato lo nomineranno Superiore Rego-lare di tutta la Missione. Compito che il padre svolgerà

con amore paterno e dedizione. Quante e toccanti potrebbero essere

le testimonianze degli indigeni di quelleterre che hanno benefizio del Ministerodi padre Paolangelo. Comunque queivolti, quelle storie, quelle famiglie,quelle comunità marchieranno per sem-pre il suo cuore sacerdotale.

Poi il rientro in Italia ed il reinseri-mento nelle nostre comunità . La sua in-dole generosa di buon bergamasco lotrova disponibile ad accogliere gli inca-richi che i superiori gli danno nel corsodi questi anni e da ultimo quello di viceparroco a Santa Maria del Tempio. An-cora una volta il suo ministero si rivelaprezioso per la sua sensibilità verso gli

ammalati che visita, verso i bambini ai quali insegna ca-techismo, verso chi ha bisogno di riconciliarsi con Dio, èdi stimolo alla cantoria parrocchiale impegnandola ad ap-prendere canti della tradizione cattolica.

A dire il vero, guardando a ritroso la sua vita fino adoggi, qualcuno potrebbe pensare: “ma questi è Matusa-lemme, con tutto quello che ha fatto!”. Noi frati cappuc-cini ci sentiamo orgogliosi di questo confratello evogliamo ringraziare il Signore per averlo donato a noi.

Gli anni di sacerdozio sono stati preziosi per tanteanime. Il suo servizio alla Chiesa è stato mezzo per por-tare gli uomini ad incontrare Gesù Via Verità e Vita. Gra-zie Padre Paolangelo per quello che hai detto e insegnatocon la tua vita,

I frati di Santa Maria del Tempio

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ANAGRAFE

Rinati nel BattesimoRiccardo Jseni di Fabio e Gloria SerraLiam Duzioni di Roberto e Carmela RindoneArianna Adele Sorbilli di Marco e Fraie BrahoAlex Cenati di Ivan e Isabella Antonella GuardoOlga Ciampallari di Francesco e Eugenia Dana MateiMartina Giulia Gelsomino di Massimo e Maria Elena TriaLinda Galbusera di Oscar e Francesca Piga

Uniti in MatrimonioGiuseppe Corapi con Serena MelissariRoberto Dominoni con Alessandra CapelliNicola Scotti con Silvia Belloli

date dei Battesimi 2017/201820176 agosto ore 16.0010 settembre ore 16.008 ottobre ore 16.0012 novembre ore 12.0026 dicembre ore 11.00

20187 gennaio ore 11.004 febbraio ore 11.0031 marzo ore 21.00 (Veglia Pasquale)15 aprile ore 16.00

27 maggio ore 16.0017 giugno ore 16.0022 luglio ore 16.0019 agosto ore 16.00

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Francesco FacchettiAnni 80

Deceduto il 26 maggio 2017"Ma se siamo morti con Cristo,crediamo anche che vivremo con

lui".

Fra' Paolangelo Locatelli(Gianmario)Anni 87

Deceduto il 4 giugno 2017"Ho annunziato il Tuo Nome ai mieifratelli, Ti ho lodato in mezzo all'as-

semblea" (Sal 21)

Augusta GrismondiAnni 73

Deceduta l'11 giugno 2017"La morte non è il tramonto,ma l’aurora di una nuova vita".

ANAGRAFE

Francesco UbbialiAnni 65

Deceduto il 22 giugno 2017"Hai illuminato la nostra vita, ci haitanto amato. Grazie, o Signore, per

avercelo donato".

Adriano ZambelliAnni 78

Deceduto il 27 giugno 2017"Non piangete la mia assenza; sonoBeato in Dio e prego per voi. Io viamerò dal cielo come vi ho amato

sulla terra".

Antonella PelisAnni 52

Deceduta il 7 luglio 2017"La tua gioia e il tuo dolcesorriso saranno sempre nel

nostro cuore".

Tarcisio ZanchiAnni 87

Deceduto il 9 luglio 2017"Tu mi hai dato un'anima, Signore:ora la rendo a te che l'hai creata".

Rosa MontiniAnni 87

Deceduta il 15 luglio 2017"Chi ci separerà dal Suo amore, la tribo-lazione, forse la spada. Né morte o vitaci separerà dall’amore in Cristo Signore".

Giuseppa PucciAnni 70

Deceduta il 15 luglio 2017"L’unica cosa importantequando ce ne andremo, sa-ranno le tracce d’amore che

avremo lasciato".

DEFUNTI

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ANAGRAFE

Luigina ChiodiAnni 77

Deceduta il 16 luglio 2017"... Voi che cercate Dio,fatevi coraggio...". (Sal 68)

Giacomina Lodetti (Mina)Anni 92

Deceduta il 16 luglio 2017"Ora lascia, o Signore, che il tuoservo vada in pace secondo la tuaparola; perché i miei occhi han visto

la tua salvezza".

Silvia Dell’Orto1996 - 10/06 - 2017

"Non esiste separazione definitivafinché esiste il ricordo".

Giovanni Spinelli2016 - 22/07 - 2017

"Non si perdono mai coloro cheamiamo, perchè possiamo amarli inColui che non si può perdere". I tuoi

cari

Giovanna Locatelli2015 - 05/08 - 2017

“Pur se non potete vedermi otoccarmi, vi sarò vicina e seascoltate con il cuoresentirete

tutto il mio amore”.

MARISA e ENRICO POLETTI2016/2017

“E poi ci sono quei momenti fantastici che non si dimentiche-ranno mai, non perché erano occasioni speciali, ma perché eri

con persone speciali”. (G. Cantoni)Sebbene sia trascorso già più di un anno, il ricordo di voi rimane

indelebile, come indelebile è il nostro affetto!

ANNIVERSARI

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