Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello
Anno XIII - n. 662 - 21 Luglio 2013 - XVI Domenica Tempo Ordinario
“La parte migliore..”
Mentre Gesù è in cammino verso Gerusalemme giunge nel villaggio di Betania, dove viene
accolto da Marta e Maria (cf. Gv 11,1-44; 12,1-11), sorelle di Lazzaro, che sovente lo
ospitavano nella loro casa, offrendo il conforto dell’amicizia e un luogo di riposo al «Figlio
dell’uomo che non aveva una pietra su cui posare il capo» (cf. Lc 9,58). Marta invita Gesù a
entrare e si mette a servirlo, in un atteggiamento che pare esemplare: apparecchia la tavola,
prepara il cibo, dispone tutto per fare festa a quell’ospite che lei riconosce come Maestro e
Signore. Maria invece, quasi rapita dalla presenza di Gesù, fa un’altra cosa: si siede ai suoi
piedi e ascolta con tutta se stessa la sua parola. Questo è fare attenzione all’ospite che si
riceve e ascoltare ciò che è venuto a dirci. Sono due diverse modalità di accoglienza del
Signore, ugualmente premurose. Ma ecco che il generoso attivismo di Marta e il suo essere
«trascinata qua e là» dai molti servizi la porta ad accusare sua sorella: “Signore, non ti curi
che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille che mi aiuti!”. Di fronte a tale richiesta
Gesù compie un lucido discernimento ed emette un giudizio netto, fornendo un insegnamento
fondamentale ai suoi discepoli di ogni tempo: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per
molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la porzione buona
(non “migliore”!), che non le sarà tolta». Qual è il significato di queste parole? Occorre
innanzitutto chiarire che Gesù non sta contrapponendo «vita attiva» e «vita contemplativa»,
come se pregare fosse «meglio» che servire concretamente i fratelli, anche se purtroppo fin
dall’antichità si è data spesso alle sue parole questa interpretazione riduttiva. D’altronde Gesù
amava la comunione della tavola e gradiva la sollecitudine di chi si adoperava per rendere la
tavola stessa un luogo in cui mangiare insieme nella gioia e nel dialogo fraterno. Ospitare non è
solo “fare cose” per chi ci visita, ma anche dargli del proprio tempo, fare di sé uno spazio per
l’altro attraverso l’ascolto. Ecco perché Gesù distingue tra «le molte cose» per le quali Marta
si preoccupa e «l’unica cosa necessaria», la «buona porzione» scelta da Maria. Marta è
affannata, è in balia della preoccupazione; più volte Gesù ha messo in guardia i suoi discepoli
dal cadere preda di questa «malattia» tanto sottile quanto pericolosa: «Non preoccupatevi del
domani, ma cercate prima il Regno di Dio» (cf. Lc 12,22-31); «State bene attenti che i
vostri cuori non siano appesantiti dalle preoccupazioni» (Lc 21,34)… Per noi cristiani uno
dovrebbe essere il desiderio essenziale, non quei tanti desideri per i quali siamo tentati di
affannarci: l’ascolto assiduo del Signore, cioè il lasciare che Cristo sia il Signore della nostra
vita, che sia lui, con la sua parola e le sue azioni, a orientare la nostra esistenza; lui del quale il
Padre ha proclamato: «Questi è il mio Figlio, l’amato, ascoltatelo!» (Mc 9,7 e par.). Non
basta servire, occorre diventare servi e Maria, stando ai piedi di Gesù per ascoltare la sua
parola, è come la serva del Signore attenta alla sua voce. Non dimentichiamo che anche oggi
nella chiesa il “fare servizi” può diventare una militanza che fa rumore, che si agita, che giudica
gli altri che si comportano diversamente, che si chiude all’ascolto fino a distaccarsene per
percorrere i propri cammini, fino a perdere lo stile evangelico. Sì, Marta e Maria abitano in noi in
modo quasi inseparabile. Spesso è Marta che prevale, che si affaccia per prima, spingendoci a
correre incontro a Gesù – e agli altri, in cui egli è presente (cf. Mt 25,31-46) –, ad accoglierlo
anche festosamente, ma ponendo in primo piano il nostro attivismo, senza metterci realmente
al suo servizio. Maria invece sonnecchia nelle nostre profondità: per lasciarla emergere occorre
morire al proprio egoismo e risorgere nell’atteggiamento di chi si pone ai piedi di Gesù per
ascoltare con un cuore unificato la sua parola. Solo così potremo fare ogni cosa bene e saremo
beati, secondo la promessa di Gesù: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la
mettono in pratica» (Lc 11,28). Non dimentichiamo dunque l’invito del Signore: «Ecco, io sto
alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con
lui ed egli con me» (Ap 3,20).
“Lumen fidei” «La fede
illumina l'esistenza»
“Chi crede, vede”. In questa espressione tanto
incisiva quanto simbolica, si può racchiudere
l’insegnamento di Papa Francesco in questa sua
prima enciclica. Un testo posto nell’orizzonte del
binomio luce e amore. Ciò che viene insegnato è un
cammino che il Papa propone alla Chiesa per
recuperare la sua missione nel mondo di oggi.
La luce è una categoria determinante per la fede e
per la vita della Chiesa. Essa ritorna con particolare
efficacia in un momento come questo, spesso di
forte travaglio, dovuto a una crisi di fede che per i
problemi che comporta ha pochi precedenti nella
nostra storia. Presentando la fede, l’enciclica chiede
di fissare di nuovo lo sguardo sull’essenziale della
Chiesa e di ogni credente. Questo è il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio che nella sua
morte e risurrezione ha rivelato l’amore nella sua pienezza e profondità. I primi due capitoli,
dalla prospettiva della riflessione teologica sono certamente tra le pagine più originali. Qui,
infatti, partendo dal presupposto che la fede nasce dall’amore, si articola il rapporto tra
conoscenza di fede e conoscenza di amore come un binomio inscindibile; dove l’amore,
comunque, ha il suo primato indiscusso. La “luce della fede” si risolve nella “luce dell’amore” (Lf
34) e in essa trova il significato originario la verità e le vie per la sua comprensione coerente.
Rileggere la fede in rapporto all’amore, inoltre, permette al Papa di evidenziare la natura stessa
della verità a cui chi crede si abbandona. La verità illuminata dall’amore rende sicuro il
cammino del credente nella sua ricerca di senso. Senza questa verità, invece, la critica di
credere a una “bella fiaba” o di cedere alla “proiezione dei nostri desideri” (Lf 24) sarebbe
sempre all’erta. La fede generata dall’amore ricerca la verità e la desidera come espressione di
una conoscenza più profonda e più genuina. Lumen fidei viene pubblicata nel bel mezzo
dell’Anno della fede e, simbolicamente, porta la data del 29 giugno, festa dei santi Apostoli
Pietro e Paolo, primi testimoni della fede in questa Chiesa di Roma, dove il successore di Pietro
è chiamato al servizio e alla responsabilità di confermare i fratelli nell’unità della fede di sempre.
E’ utile sapere che in prospettiva dell’Anno della fede si era chiesto ripetutamente a Benedetto
XVI di scrivere un’enciclica sulla fede che venisse in qualche modo a concludere la triade che
egli aveva iniziato con Deus caritas est sull’amore, e Spe salvi sulla speranza. Il Papa non era
convinto di dover sottoporsi a questa ulteriore fatica. L'insistenza, tuttavia, ebbe la meglio e
Papa Benedetto decise che l’avrebbe scritta per offrirla a conclusione dell’Anno della Fede. La
storia ha voluto diversamente. Questa enciclica ci viene offerta oggi da Papa Francesco con
forte convinzione e come “programma” su come continuare a vivere questa esperienza che ha
visto tutta la Chiesa impegnata per un anno intero in tante esperienze fortemente significative.
Bisogna dire, comunque, senza esitazione che Lumen fidei, pur riprendendo alcune intuizioni e
alcuni contenuti propri del magistero di Benedetto XVI, è pienamente un testo di Papa
Francesco. Qui si ritrova il suo stile, e la peculiarità dei contenuti a cui ci ha abituato in questi
primi mesi del suo pontificato, soprattutto con le sue Omelie quotidiane. L’immediatezza delle
espressioni usate, la ricchezza delle immagini a cui fa riferimento e la peculiarità di alcune
citazioni di autori antichi e moderni fanno di questo testo una vera introduzione al suo magistero
e permettono di conoscere meglio lo stile pastorale che lo contraddistingue. Solo come
esemplificazione, una lettura attenta di queste pagine mostrerà subito che ritornano con forza
tre verbi che Papa Francesco aveva utilizzato nella sua prima Omelia ai Cardinali il giorno
successivo della sua elezione: camminare,costruire, confessare. Per alcuni versi, si può dire
che l’enciclica si struttura su questi tre verbi e ne specifica i contenuti. Accogliamo, quindi, con
particolare interesse questo insegnamento nell’Anno della Fede, anche come segno peculiare e
contributo proprio che Papa Francesco intende offrire alla nuova evangelizzazione.
Questo Anno, come scrive il Papa, è un “tempo di grazia che ci sta aiutando a sentire la grande
gioia di credere, a ravvivare la percezione dell’ampiezza di orizzonti che la fede dischiude, per
confessarla nella sua unità e integrità fedeli alla memoria del Signore” (Lf 5). Non sono
dimenticate dal Papa le due scadenze che caratterizzano questo Anno: il cinquantesimo
anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, e il ventesimo della pubblicazione
del Catechismo della Chiesa Cattolica. Per quanto comporta il primo evento, Papa Francesco
ribadisce che è stato “un concilio sulla fede” (Lf 6), anche se i Padri conciliari non hanno
prodotto nessun documento esplicito in proposito. Il Vaticano II, infatti, aveva lo scopo di riporre
al centro della vita della Chiesa il primato di Dio e l’esigenza di dirlo oggi, in una società e
cultura differenti, in modo comprensibile e credibile. Per quanto concerne il Catechismo, invece,
l’enciclica ribadisce la sua validità come strumento attraverso il quale la Chiesa compie la sua
opera di trasmissione della fede con la memoria viva dell’annuncio di Gesù Cristo. Merita di
essere sottolineato, inoltre, che proprio in questo contesto Papa Francesco sottolinea il grande
valore che possiede la Professione di fede, il Credo. Come si sa, uno dei temi dell’Anno della
fede, già indicato in Porta fidei da Benedetto XVI, è quello di riproporre al cristiano come
preghiera quotidiana il Credo. Ciò consente di sentire la fede come un fatto vivo ed efficace
nella vita dei credenti, che spesso sperimentano un analfabetismo ingiustificato circa i contenuti
della fede. In queste pagine, viene ribadito il profondo valore che il Credopossiede, non solo per
ricordare la sintesi della fede, ma soprattutto per far comprendere l’impegno a cambiare la vita:
“Nel Credo il credente viene invitato a entrare nel mistero che professa e a lasciarsi trasformare
da ciò che professa… si vede coinvolto nella verità che confessa” (Lf 45). Come si nota, Papa
Francesco non lascia le questioni alla mera teoria, ma provoca a verificare la pratica, la prassi
che è indispensabile nella vita di fede per diventare testimonianza veritiera. Questo legame gli
permette di sollecitare una presenza fattiva per la costruzione di una “città affidabile” (Lf 50),
frutto dell’impegno della fede che diventa responsabilità per la società e la natura. Chi crede,
insomma, è chiamato a vivere responsabilmente nel mondo mediante “un servizio concreto
della giustizia, del diritto e della pace” (Lf 51), consapevole che “La fede non allontana dal
mondo e non risulta estranea all’impegno concreto” (ibidem). Lumen fidei è un’enciclica con
una forte connotazione pastorale. Queste pagine saranno molto utili nell’impegno che toccherà
le nostre comunità per dare continuità al grande lavoro intrapreso con l’Anno della fede. Papa
Francesco, con la sua sensibilità di pastore, riesce a tradurre molte questioni di carattere
prettamente teologico in tematiche che possono aiutare la riflessione e la catechesi. Per questo
è importante cogliere l’invito che giunge a conclusione dell’enciclica: “Non facciamoci rubare la
speranza” (Lf 57). Il Papa lo ha ripetuto più volte in questi mesi, soprattutto rivolgendosi ai
giovani e ai ragazzi. Scrivendolo nella sua prima enciclica vuole indicare che nessuno dovrebbe
avere paura di guardare ai grandi ideali e di perseguirli. La fede e l’amore sono i primi a dover
essere proposti. In un periodo di debolezza culturale come il nostro un simile invito è una
provocazione e una sfida che non possono trovarci indifferenti.
Rino Fisichella
XVI domenica per Annum C
ANTIFONA D'INGRESSO Ecco, Dio viene in mio aiuto, il Signore sostiene l’anima mia. A te con gioia offrirò sacrifici e loderò il tuo nome,
Signore, perché sei buono. (Sal 54,6.8)
COLLETTA Padre sapiente e misericordioso, donaci un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio che risuona ancora nella Chiesa, radunata nel suo nome, e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
PRIMA LETTURA (Gn 18,1-10)
Signore, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo.
Dal libro della Genesi In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e
li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
SALMO RESPONSORIALE (Sal 14)
Rit: Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie con la sua lingua. Non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al suo vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre.
SECONDA LETTURA (Col 1,24-28) Il mistero nascosto da secoli, ora è manifestato ai santi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
CANTO AL VANGELO (Lc. 8,15)
Alleluia, alleluia. Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono, e producono frutto
con perseveranza. Alleluia.
VANGELO (Lc 10,38-42) Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella
mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
PREGHIERA DEI FEDELI
Gesù si fa presente nella vita di ciascuno di noi nella nostra situazione ordinaria, e offre il suo dono di grazia. Chiediamo al Signore di saperlo riconoscere, accogliere ed ascoltare. Preghiamo insieme e diciamo: Fa’ che ti riconosciamo, Signore.
• Perché la Chiesa sappia testimoniare nella solidarietà e nella carità la misericordia del Signore per tutta l’umanità. Preghiamo.
• Per il papa, i vescovi, i presbiteri e i diaconi. Perché siano prima di tutto discepoli, accolgano il maestro nelle loro vite e diventino così esempi e maestri di vita spirituale. Preghiamo.
•Perché tutti i credenti riconoscano il Signore che viene loro incontro e lo sappiano annunciare al mondo con fedeltà e gioia. Preghiamo.
•Per i malati che vivono nella loro carne e nel loro spirito la sofferenza e la debolezza. Perché siano rafforzati dalla grazia del Signore. Preghiamo.
Ascolta, Signore, le nostre invocazioni, e fa’ che sappiamo tradurle in concreti itinerari di vita spirituale e servizio dei fratelli. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
PREGHIERA SULLE OFFERTE O Dio, che nell’unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
ANTIFONA DI COMUNIONE “Ecco, sto alla porta e busso”, dice il Signore.
“Se uno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. (Ap 3,20)
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa’ che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
“ Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”
(Mt 28,19)
Per tutti coloro che non potranno partire per la Gmg di Rio, la XXIX prefettura della diocesi di Roma, organizzerà attività, giochi, eventi e momenti comunitari per prepararci a vivere insieme la veglia con il nostro Papa Francesco in "diretta con Rio"!!
Veglia per tutti coloro che non potranno partire, organizzata
dalla Pastorale Giovanile della XXIX Prefettura, presso la Casa
delle Pie Discepole del Divin Maestro – Via Portuense 739 - .
Programma:
sabato 27 luglio inizio ore 16 – cena al sacco
ore 21 veglia con catechesi, testimonianze e musica in attesa del
collegamento in diretta televisiva con la GMG di Rio de Janeiro
si dorme in sacco a pelo e materassino all’aperto
domenica 28 luglio ore 11 – S. Messa conclusiva a seguire
pranzo
Tutti coloro che vogliono partecipare devono rivolgersi a don
Bernardo, oppure ai seguenti indirizzi:
mail: [email protected]
pagina Facebook: in diretta con Rio (informazioni e
comunicazioni)
I volontari di CIRENE ci invitano a sospendere la raccolta di
indumenti invernali; servono solo indumenti leggeri per la distribuzione ai poveri che continua anche nel periodo estivo.
Grazie!!! GIORNO APPUNTAMENTO DELLA SETTIMANA..
DOMENICA 21
XVI TEMPO ORD.
h. 10 - 19 SS. Messe
VENERDÌ 26 h. 17 CIRENE: accoglienza e distribuzione generi alimentari
DOMENICA 28
XVII TEMPO ORD.
h. 10 - 19 SS. Messe
Pellegrinaggio della Diocesi di Roma
a Lourdes per l'Anno della Fede guidato dal Card. Vallini
24 agosto - 1 settembre
con varie alternative di viaggio e di prezzo..
per info segreteria parrocchiale
PIAZZA SALVATORE GALGANO, 100 - 00173 ROMA TELEFONO 06.72.17.687 FAX 06.72.17.308 E MAIL : [email protected] - [email protected]
È ONLINE IL NUOVO SITO PARROCCHIALE www.santamariadomenicamazzarello.it
LA DOMENICA LA MESSA FESTIVA È H. 10, H. 19 IL SABATO LA MESSA FESTIVA È ALLE H. 19 NEI GIORNI FERIALI LA MESSA È ALLE H. 19
CONFESSIONI: MEZZ’ORA PRIMA DELLA MESSA
Segreteria,orario estivo: da lunedì a venerdì dalle h. 17 alle h. 18,45
ORARI ESTIVI SS. MESSE FESTIVE E FERIALI
Sospesa la Messa feriale delle 8,30
Sospesa la Messa Festiva delle 12
"Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando anche noi siamo nel giusto. Quello che ci occorre è una religione che sia nel giusto quando noi abbiamo torto. Attualmente i problema non è se la religione ci consenta di essere liberi, bensì se la libertà ci consenta di essere religiosi".
GILBERT KEITH CHESTERTON