IL GRILLO BRAMANTE
N. 3 Maggio 2012
IN QUESTO NUMERO:
La nostra scuola
Scienza/Scienze
Dal territorio
Interventi
Periodico del liceo Bramante di Magenta
Sabato sì, Sabato no
Reportage di un viaggio all’ Isola d’ Elba
Il Bramante e lo Sport
Addio, Bramante addio
Politecnico. In english, please!
Letture in ospedale
I neutrini sono davvero veloci?!?
Cultura
Intervista a Enea Parini
Crisi e disoccupazione
Democrazia e capitalismo
La cleptocrazia
2012: tutti a Londra!
Talenti al Bramante: Andrea Tamburelli
Personaggi Intervista a G. Allevi
Intervista a M. Furlan, fondatore dei City Angels
Opinioni
Benvenuti a Guantanamo,provincia di Genova
Anno XXIV
Versione a colori online!
Non perdetevi le
nostre simpatiche
Rubriche!
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L’ editoriale di G. Vaghi
Buongiorno a tutti i ragazzi e a tutti i docenti dell’Istituto, la reda-zione è lieta di presentarvi il terzo e ultimo numero del Grillo Bra-
mante.
Come avrete notato, quest’anno il nostro Grillo ha cambiato impo-stazione: il contributo dell’intera redazione è stato fondamentale, così come quello dei professori Antognazzi e Marcogiuseppe sem-pre attenti e disponibili. Grazie all’impegno di tutti, il nostro Gior-nalino è stato molto apprezzato. A marzo il liceo Carducci di Milano ha invitato il nostro Istituto a pre-
sentare il Grillo Bramante in una conferenza, cui hanno partecipato
altre scuole dei dintorni.
In questo numero potrete trovare le divertenti e frizzanti rubriche che ci hanno accompagnato per tutto l’anno con qualche novità in più come il nuovo “Botta e Rispo-sta” e “Salviamo la forma”, insie-me alla sezioni dedicate alle scien-
ze, all’attualità e alla cultura. Ci sarà anche l’opportunità di cono-scere più da vicino alcuni perso-naggi famosi grazie alle interviste fatte a Mario Furlan, il fondatore dei City Angels ( volontari che forniscono un aiuto inestimabile a chiunque si trovi in difficoltà) e il celebre musicista Giovanni Allevi. Ovviamente c’è anche un’intera parte dedicata alla nostra Scuola, queste pagine ospitano dei reso-
conti delle varie attività proposte
dall’Istituto tra cui i viaggi d’istruzio-ne e le classifiche delle gare di sci. Inoltre è presente un articolo sulla scottante decisione di attuare o meno la settimana corta, dove i pareri di due professori aiuteranno a ponderare me-
glio la scelta.
Colgo l’occasione anche per augurare a tutti buone vacanze, nonostante sem-
brino ancora molto lontane!
In bocca al lupo a tutti gli studenti di quinta che dovranno affrontare il te-muto esame di maturità e un arriveder-
ci agli alunni di tutte le altre classi.
Essendo in quinta, vorrei anche porge-re un ringraziamento speciale ai pro-fessori che ci hanno accompagnato in questi cinque anni di fatiche e soddi-sfazioni e ai compagni che hanno reso
questo periodo indimenticabile.
Buona lettura a tutti!
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Eccoci qui, con un nuovo numero del Grillo, tanti argomenti interessanti e.. qualche piccola polemica che aleggia sulla nostra Scuola! E allora perché non fare un po’ più di chiarezza, con l’ aiuto di due professori, sull’ argomento
più discusso del momento?
Ma bando alle ciance, lasciamo la parola al professor Nicola Bizzarro, docente di storia e
filosofia.
Prima di cominciare con le domande, voleva parlar-
ci di una questione a lei cara, non è così?
Esatto, proprio cosi.. mi è capitato di leggere, nel tanto discusso sondaggio proposto, che “la settimana di sei giorni lavorativi consente di distribuire meglio le lezio-ni, i carichi di lavoro domestico e le verifiche”; è tauto-logico, se il dividendo resta uguale e aumenta il diviso-re... non l'ho imparato studiando matematica ma distri-buendo le carte (briscola a due, a tre, a quattro e a cin-que giocatori, se aumenta il numero dei giocatori, dimi-nuisce il numero di carte che ciascuno giocherà) ma non ditelo in giro. Nelle lettere per i debiti o le non ammissioni mi è capitato spesso di scrivere o di leggere come elemento negativo, scarsa capacità di organizzare lo studio, e, vi rendete conto che i risultati negativi, nella maggior parte dei casi vengono da qui; vi ricono-scete? Ora questo problema non è stato colto, a mio modesto avviso, e viene proposta la settimana corta che va ad aggravarlo. La stessa cosa vale per la concentra-zione delle verifiche, si sa che si concentrano nei perio-di topici, io elaboro l'attività didattica per non ingolfar-
mi nel traffico, ma non sempre mi riesce.
Capisco che questo possa diventare un problema..
ma se è stata presa in considerazione questa tipolo-
gia di settimana, un motivo ci sarà. Quali potrebbe-
ro essere i vantaggi per gli studenti e per i professo-
ri?
Sinceramente vantaggi non ne vedo, ritengo che il lavo-ro fisico e mentale vadano di pari passo e sia meglio distribuirli che concentrarli, un lavoro protratto nel tempo, raggiunge rese sempre più basse e richiede tem-pi di recupero proporzionali alla durata ed all’intensità dello sforzo. Per i docenti e gli studenti vale lo stesso
principio.
Quindi, nel caso venisse approvata questa nuova
suddivisione oraria, pensa che sarebbe necessario
adattare ad essa anche una particolare didattica?
Quanto tempo occorrerebbe prima che si giunga
ad un “equilibrio”?
La domanda è interessante; la didattica nella nuova distribuzione oraria dovrebbe cambiare, puntando maggiormente sulle nozioni veramente fondamentali delle varie discipline, riducendo la quantità di lavoro ed incrementando le abilità; i docenti dovrebbero rive-dere la programmazione e dovrebbero essere anche cambiati i libri di testo, ma, in questo caso, i tempi sarebbero molto lunghi; ho notato che sia per l’ indi-rizzo tecnologico sia in merito alla riformulazione dei programmi di storia non sono stati attuati i cambia-menti necessari; qualora siano stati attuati, ciò è acca-
duto in tempi molto lunghi.
Parliamo ora delle perplessità manifestate da pa-
recchi studenti riguardo i rientri pomeridiani, che
ci terrebbero impegnati fino alle 15/16 del pome-
riggio. E i progetti che fine farebbero?
I progetti sono importanti per la formazione degli studenti: teatro, giornalino, patentino, collaborazioni varie con l'Ospedale Fornaroli; quanti alunni sono disposti ad inserire questo ulteriore carico di lavoro su cinque giorni? E se li mettessimo al sabato? I soliti che fanno le cose per il piacere di farle e per senso del dovere continuerebbero a farle ma si perdono il tempo libero. Potremmo non farli, ma in questo caso si avrebbe una grave perdita educativa, che secondo me è bilaterale, perché la crescita è sia per i docenti sia
per i discenti.
Immagino che la stessa sorte sarebbe riservata agli
sportelli..
Esatto! Credo che gli sportelli siano un utile strumen-to per il superamento delle difficoltà nel profitto; qua-le sarebbe la loro ricaduta sul profitto se li facessimo più tardi o se non li facessimo del tutto? Potremmo farli al sabato, perché no, ma in questo caso come nei precedenti non avremo la settimana corta ma quella dilatabile. Potremo risolvere la situazione con il sei politico, sono contrario anche a questa soluzione. Non dimentichiamo la pratica sportiva agonistica o dilet-tantistica; settimana corta = pomeriggio corto, non puoi avere tempo per tutto, le solite tautologie di Biz-zarro: dato un segmento, se ne allunghi una parte si accorcia l'altra. La stessa cosa vale per la vita sociale
ecc...
LA NOSTRA SCUOLA
Sabato sì, Sabato no Di F. Sarri
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Senza dimenticare la preoccupazione degli studenti
di classi a indirizzo tecnologico, che rischiano di
tornare da scuola alle 16, senza avere un luogo
adatto per pranzare. Come ci si dovrebbe porre nei
loro confronti? Quali soluzioni suggerisce?
Questo problema in altre scuole è stato risolto attraver-so la presenza di un bar dato in gestione ad una ditta esterna (come al “Torno” di Castano Primo) o alla creazione di un locale per la refezione e un servizio di refezione; in questa scuola non ne è mai stato predi-sposto uno per il consumo di cibi e bevande ma sono stati utilizzati spazi non idonei quali l’aula magna o i corridoi per gli alunni che si fermano il pomeriggio. Non ho motivo di credere che la soluzione venga tro-
vata in tempi brevi.
Quanti professori sarebbero disposti a eseguire la
loro attività di insegnamento in una fascia oraria
pomeridiana? L' attenzione degli alunni sarebbe la
stessa del mattino?
I docenti non scelgono il proprio orario di lavoro, pos-
sono fare solo delle richieste relativamente al giorno
libero, la cui gestione è peraltro sempre difficile, poi-
ché in questo genere di cose, come ci ha insegnato
Orwell, si rischia sempre il costituirsi di un esclusivo
gruppo di persone che abbiano “un orario più uguale
degli altri” (“La fattoria degli animali”), ovvero il
giorno libero desiderato a discapito di altri . E’ ovvio
che il rendimento pomeridiano dei docenti e dei di-
scenti non sarà lo stesso; io, ad esempio, ho un rendi-
mento molto alto dalle 05 alle 13, appena accettabile
dalle 16 alle 18, molto scarso dalle 13 alle16, e quindi
la settimana lunga si adatta meglio al mio ritmo di
quella corta. Non tutti siamo uguali, penso però che in
linea di principio le ore 13-16 che gli spagnoli dedica-
no alla siesta vadano tenute libere. Mi sentirei inoltre
in dovere di dire che l'attività fisica e mentale richiede
tempi di recupero e, più sono intensi e duraturi gli
sforzi, maggiori devono essere i tempi di recupero:
un'altra ovvietà che è sfuggita a chi forse non studia e
non pratica sport.
Passiamo ora la parola alla Professoressa
Maltagliati, docente di Lettere sempre del
nostro Istituto.
Lei è favorevole alla suddivisione dell’ orario sco-
lastico in 5 giorni?
Che domanda insidiosa.. Innanzitutto credo che, se questa proposta verrà accettata, sarà necessario un periodo di sperimentazione, cui seguirà un’ attenta analisi dell’ “esperimento”. Tornando alla tua do-manda, io posso dirmi favorevole alla proposta di eliminazione del sabato scolastico, a patto che questo avvenga solamente per le classi del nuovo ordina-mento che, avendo un orario complessivo di 27 ore, uscirebbero da scuola tre giorni alle 13.05 e gli altri due alle 14.05. Come vedi questo non è un orario “disumano”, tanto che viene applicato da altre Scuo-le già da diversi anni. Questa proposta non sarebbe però applicabile alle classi già esistenti (per intender-ci, quelle del vecchio ordinamento) che hanno un orario pari o talvolta superiore alle 30 ore, e per la
quali sarebbero ahimè necessari i rientri pomeridiani.
I rientri pomeridiani, tasto dolente! Pensa che
sarebbero utili e facilmente applicabili?
Assolutamente no, ho già avuto modo di esprimermi relativamente a questo argomento durante l’ assem-blea di Istituto e posso serenamente ripetere di consi-derarli inefficaci. In primis perché, sia dal punto di vista dell’ insegnante che da quello dello studente, sarebbe assai complicato svolgere lezioni e mantene-re viva la concentrazione fino alle ore 15 o addirittu-ra alle 16. In secondo luogo, ma non per minor im-portanza, toglierebbero spazio alle attività extracurri-culari, quali teatro, giornalino, attività sportiva, o perlomeno, limiterebbero l’ adesione ai soli studenti che non dovranno fermarsi a scuola per i rientri. Ma l’orario su cinque giorni applicato solo alle classi di nuovo ordinamento non prevede i rientri pomeridia-
ni!
Attività extracurriculari che...
Che continuerebbero a svolgersi regolarmente, anche nel caso che alcuni studenti dovessero terminare le lezioni alle ore 14. Già ora vi sono persone che, pur terminando ogni giorno alla sesta ora, sostengono le attività proposte dalla scuola: basti pensare, per fare un esempio, agli studenti del Tecnologico, che fre-quentano i corsi per l’ ECDL. Sarebbe soltanto ne-
LA NOSTRA SCUOLA
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Bene, vuole dirci quali sarebbero, secondo lei, i van-
taggi che potrebbero ricavarne studenti e docenti?
Certo! Innanzitutto, io credo che due giorni di “stacco”
consecutivi (il sabato e la Domenica) non possano far
altro che giovare sia agli insegnanti che agli alunni, e
per quanto riguarda la salute fisica e per quella mentale.
Naturalmente occorrerà, da parte degli studenti, una
presa di coscienza e un adeguato piano di studio, che
comprenda anche il sabato, per evitare di sprecare il
tempo guadagnato durante la settimana. Inoltre si risol-
verebbe l’ alta richiesta dei docenti di avere il sabato
come giorno libero. Mi è capitato di chiedere a chi si
occupa di compilare l’ orario dei docenti se, avere pre-
senti a scuola un maggior numero di docenti in contem-
poranea, permetterebbe di creare un orario più
“sostenibile”. Sai cosa mi è stato risposto? Si, sarebbe
più facile incastrare i diversi orari e creare un equilibrio
tra le diverse materie. Quindi, perché non provare?
E, nel caso venisse approvata questa nuova suddivi-
sione oraria, pensa che sarebbe necessario adattare
ad essa anche una particolare didattica? Quanto
tempo occorrerebbe prima che si giunga a un
“equilibrio”?
Certo, il metodo di insegnamento dovrebbe essere adat-tato, in base alle nuove esigenze di orario e, perché no, anche a quelle degli studenti, che sarebbero sottoposti a un maggiore stress recuperabile, comunque, con i due giorni consecutivi di stacco. Nonostante questo, però, io credo che già da ora vi sia un impegno notevole, da parte dei docenti, per provare ad “alleggerire” le lezioni pesanti, anche grazie ai potenti mezzi che ci mette a disposizione la tecnologia. Parliamoci chiaro, una le-zione di latino (parlo per la mia materia) alla sesta ora è pesante sia per chi la deve tenere sia per chi la deve seguire; sarebbe quindi compito degli insegnanti cerca-re di incastrare le diverse materie in modo che non rap-presentino uno scoglio insuperabile. Dal canto loro, anche gli alunni dovrebbero modificare, anche se in minima parte, il loro lavoro a casa; dico in minima par-te perché sostengo che un’ ora di differenza non sposti l’ equilibrio di un intero pomeriggio di studio. Mi pia-cerebbe inoltre ricordare che, sebbene i carichi di lavo-ro a casa siano diversi, gli studenti di terza media sono già abituati ad uscire da scuola alle 14 o, nel peggiore dei casi, alle 16. Il progetto accoglienza, infine, potreb-be assumere un ruolo ancora più importante nell’ aiuta-re gli alunni nelle loro organizzazione e nella concilia-
zione tra studio e vita privata.
Vuole lasciarci una sua riflessione finale?
Prima di tutto ti ringrazio per lo spazio e il tempo dedi-catomi, e colgo l’ occasione per complimentarmi con tutti i componenti della redazione del Grillo.. Bravi!
Erano anni che il nostro Giornalino non era così ben organizzato e che non conteneva articoli di grande interesse come quelli che abbiamo potuto leggere du-rante quest’ anno scolastico. Vorrei infine concludere con una mia riflessione sull’ atmosfera che si è venuta a creare in merito a questo argomento; io sono stata sin dal principio una sostenitrice del famoso sondag-gio, in quanto lo considero un utile strumento di de-mocrazia, ma sono enormemente dispiaciuta del fatto che ne sia stato frainteso il fine; esso è stato elaborato per cercare di comprendere le volontà e le impressioni di studenti, docenti, genitori e personale Ata, e non per scatenare la confusione che si è purtroppo creata; a volte la poca volontà di informarsi e il prevaricare delle passioni degli uomini possono portare a infinite discussioni in cui nessuna delle due parti ascolterà l’altra, perché è troppo impegnata a sostenere la pro-pria idea. Quindi non lasciamoci condizionare dai pregiudizi o da argomentazioni poco oggettive: ragio-
niamo con la nostra testa!
Bene ragazzi, l’ intervista è giunta al termi-
ne. Innanzitutto vorrei ringraziare vivamente
i professori per la loro disponibilità e la loro
chiarezza. Personalmente, ho trovato questa
chiacchierata estremamente utile.. Spero val-
ga anche per voi!!
Buona lettura, buon ultimo mese di scuola e..
Arrivederci all’ anno prossimo!
LA NOSTRA SCUOLA
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Tra le molteplici e varie attività formative ri-volte agli studenti dal nostro Liceo, il progetto “Lettura in Ospedale”è stato accolto favore-volmente dai ragazzi e lo dimostra il buon nu-mero di adesioni raccolte. Intervistiamo in questo numero del giornalino una studentessa della classe III D, Leila Brambilla, per saperne
di più rispetto a tale iniziativa.
In cosa consiste questo progetto? Questa è un’attività che rientra nell’ambito del volonta-riato: due gruppi di ragazzi si incontrano, a rotazione, prima per la scelta dei brani e delle poesie da leggere ai pazienti ospedalizzati, in un secondo momento ciascun gruppo si reca presso l’Ospedale di Magenta per la lettura nei
vari reparti di degenza.
In genere la lettura nei reparti inizia alle ore 14,15 e ci si ferma fino al termine delle lettu-
re, l’impegno non ha una cadenza fissa.
La partecipazione degli studenti quest’anno è stata piuttosto numerosa; siamo stati coordina-ti dalla referente del progetto, la Prof.ssa Mal-
tagliati.
Quali sono i reparti coinvolti? Principal-mente l’iniziativa è rivolta ai pazienti del re-parto dialisi poiché devono stare 3-4 ore attac-
cati alle macchine, a giorni alterni.
Chi può partecipare a questo progetto? Può partecipare chiunque voglia dedicare una parte del proprio tempo a chi si trova in una situa-zione di sofferenza e compiere così un gesto
di grande altruismo.
Come è stata accolta questa iniziativa dai pazienti? I pazienti ci accolgono sempre vo-lentieri anche se poi i più anziani, a volte, si addormentano; altri invece si dimostrano at-
tenti e ridono insieme a noi.
Pensi che per i ragazzi possa essere un’e-
sperienza formativa?
Sicuramente, in questo modo si ha l’opportu-nità di entrare a contatto col mondo del volon-
tariato.
Che tipo di letture vengono proposte? Io ho partecipato a tre “turni”di lettura, durante i quali sono state lette poesie di Natale e bra-ni tratti dal libro “Il commissario Montalba-no”, su suggerimento della Prof.ssa Malta-
gliati.
Ci sono state altre iniziative o progetti in
collaborazione con l’Ospedale di Magen-ta? Sì, la Prof.ssa Tepatti ha proposto a tutti gli studenti la partecipazione al concorso “Muro a colori” finalizzato alla progettazio-ne di mosaici per allestire due pareti dell’O-spedale di Magenta. Anche in questo caso l’iniziativa ha riscosso grande partecipazione da parte degli studenti. La classe III° E si sta occupando della realizzazione dei progetti
scelti.
Ringraziamo Leila per aver gentilmente ri-sposto alle nostre domande: in fondo basta davvero poco per fare del bene e ricevere in cambio un autentico arricchimento persona-le…. uno sguardo di gratitudine o un sorriso di ringraziamento durano un attimo, ma
riempiono una vita.
LA NOSTRA SCUOLA
LETTURA IN OSPEDALE Di G.Colombo
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Il 9 Marzo 2012 alcuni allievi del Bramante hanno partecipato con grande successo alla gara di sci sulle piste di Pila, competizione che ha visto partecipare le scuole del Magentino. Riportiamo qui le classifiche e i relativi tempi realizzati, con molto orgoglio per la partecipa-zione sportiva e le ottime prestazioni di tutti gli atleti del nostro Liceo, che può vantare stu-
denti speciali!
LA NOSTRA SCUOLA
IL BRAMANTE E LO SPORT di A.Cerutti
CATEGORIA ALLIEVI MASCHILE
CATEGORIA ALLIEVI FEMMINILE
COGNOME NOME SCUOLA TEMPO
Moscatelli Mirko L. Bramante 33.90
Lualdi Davide L. Bramante 39.95
Scarioni Mattia L. Quasimodo 41.8
Castiglioni Luca L. Bramante 42.15
Pastori Matteo L. Bramante 44.39
Pellegrini Amedeo L. Bramante 44.43
De Pace Marco L. Bramante 44.52
Zari Matteo L. Quasimodo 45.77
De Carli Federico L. Quasimodo 50.12
Colombo Davide L. Quasimodo 52.94
Pisciotta Luca IPSIA L. Da Vinci NON PARTITO
Valentino Riccardo IPSIA L. Da Vinci NON PARTITO
COGNOME NOME SCUOLA TEMPO
Cionti Ludovica L. Quasimodo 38.61
Porta Federica L. Bramante 39.54
Braga Martina L. Bramante 39.57
Presenti Michela L. Bramante 40.50
Nannavecchia Martina L. Bramante 41.50
Morani Giulia L. Quasimodo 45.11
Borin Greta L. Quasimodo 47.62
Montresor Sara L. Quasimodo 51.53
Paterno’ Alessandra L. Quasimodo 1.00.40
Ceriotti Federica L. Quasimodo NON ARRIVATO
De Angeli Martina L. Quasimodo NON PARTITO
Annichini Martina L. Bramante NON PARTITO
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LA NOSTRA SCUOLA
COGNOME NOME SCUOLA TEMPO
Mazzia Paolo L. Bramante 38.32
Prometti Giacomo IPSIA L. Da Vinci 38.77
Grandi Matteo L. Bramante 38.96
Braga Matteo L. Bramante 41.34
Colzani Andrea L. Bramante 43.13
Costa Riccardo IPSIA L. Da Vinci 45.15
Moscatiello Stefano L. Bramante 46.73
Strazzeri Giovanni IPSIA L. Da Vinci SALTO PORTA
Lombrado Ranco IPSIA L. Da Vinci SALTO PORTA
Amoroso Andrea IPSIA L. Da Vinci SALTO PORTA
Di Muraglia Mirko IPSIA L. Da Vinci SALTO PORTA
Cattaneo Luca L. Bramante SALTO PORTA
Petrone Federico L. Bramante SALTO PORTA
CATEGORIA JUNIORES MASCHILE
CATEGORIA JUNIORES FEMMINILE
COGNOME NOME SCUOLA TEMPO
Banfi Alice L. Quasimodo 41.64
Bremolli Federica L. Quasimodo 44.12
Crivelli Elisa L. Quasimodo 45.12
Virga Marta L. Bramante 47.57
Sapuppo Anita L. Bramante 50.05
Cerutti Alice L. Bramante 50.50
Corradi Elisa L. Bramante 50.85
Terzoli Valeria L. Quasimodo 51.46
Lo Castro Chiara L. Quasimodo 55.04
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LA NOSTRA SCUOLA
E’ arrivata la conferma di una decisione che già da tempo era nell’aria, ma che ora ha trovato definitiva conferma: dall’anno accademico 2014-2015 l’offerta formativa del Politecnico di Milano, per quanto ri-guarda le specializzazioni biennali ed i dot-torati, sarà in lingua inglese. La strada era già stata tracciata negli anni scorsi, con l’introduzione di corsi in inglese in varie discipline, che aveva fatto sì che la percen-tuale degli studenti stranieri sul totale degli iscritti passasse dall'1,9% del 2004 al 17,8% del 2011; ma a partire dal 2014 an-che gli ultimi corsi tenuti ancora in italiano (nelle magistrali, circa i due terzi) saranno oggetto di questo processo di internaziona-lizzazione. Per sostenere questo progetto l'Ateneo investirà circa 3,2 milioni di euro, soprattutto al fine di portare a Milano do-centi stranieri (15 professori, 35 post doc, 120 visiting professor). Il rettore del Polimi Giovanni Azzone afferma di perseguire attraverso questo progetto un duplice obiet-tivo: gli studenti italiani «avranno, oltre alle competenze più scientifiche, anche un'apertura culturale internazionale. Perché un ragazzo che si affaccia al mondo del lavoro deve abituarsi a lavorare in contesti internazionali»; inoltre è significativo il tentativo di «attrarre studenti stranieri, un valore aggiunto per il nostro Paese. L'Italia ha una forte attrattiva culturale ma anche una barriera linguistica: insegnando in in-glese, richiameremo tutte quelle persone interessate alla cultura italiana». A sostene-re l’iniziativa vi è anche il ministro France-sco Profumo, affermando che, così facen-do, anche l’Università milanese sarà in gra-do di competere con le migliori. Non man-ca, ovviamente, la faccia opposta della me-daglia, quella sostenuta dai linguisti che affermano l’importanza di non abbandona-re la nostra lingua madre e quindi propon-gono di impartire in inglese solo in deter-
minati corsi; costoro ritengono infatti la deci-sione eccessiva, perché se gli studenti italiani (che eserciteranno per la maggior parte in Ita-lia) rinunciano alla loro lingua madre, c’è il pericolo che inizino ad avere problemi di controllo delle strutture logico argomentative e ciò risulterebbe un grave rischio per la loro capacità di ragionare. A loro Azzone risponde però che l’italiano deve essere insegnato al liceo, perché «non si può chiedere alle uni-versità di insegnare una professione e, nel frattempo, fornire anche competenze di que-sto genere». Si aggiunge, infine, un’ultima problematica: per i professionisti già attivi sarà necessario organizzare dei corsi di ingle-se tecnico. La decisione, in ogni caso, è già stata presa, anche se il dibattito è ancora aper-to, ma è forse ciò che afferma il direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia Roberto Cingolati che meglio risolve la que-stione: «Nessuna gara tra lingue. Non si può contrapporre la nostra lingua madre, una delle più belle al mondo, all'inglese: è una lingua tecnica, indispensabile. La scelta del Politec-nico, relegata in ambito scientifico e rivolta a persone adulte che parlano già un ottimo ita-liano, è una grande opportunità per l'istruzio-ne tecnica, per i nostri ragazzi e per quelli che
vengono da fuori».
Politecnico: in english, please! di G. Caprioglio
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Non tutti i ragazzi dell’Istituto hanno avuto la
fortuna di, come diciamo noi studenti, “andare
in gita” o, più formalmente, fare un viaggio
d’istruzione anche di più giorni. Noi studenti
di quarta H insieme alle classe quarta I siamo
andati quattro giorni all’isola d’Elba a fare la
cosiddetta “gita sportiva” che il professor Mo-
scatelli propone ogni anno alle sue classi. Sia-
mo rimasti così entusiasti che vogliamo, su
questo numero del giornalino, condividere con
voi la nostra splendida esperienza. Siamo par-
titi il 21 marzo, fermandoci a Pisa per il pran-
zo e per una breve visita, ma non così veloce
da non permetterci di scattare la tradizionale
foto alla torre campanaria della Cattedrale di
Santa Maria Assunta, comunemente chiamata
Torre di Pisa. Successivamente, dopo un lun-
go viaggio in pullman e un’ ora di traghetto,
siamo sbarcati sull’isola e abbiamo raggiunto
l’hotel a Marina di Campo. Il giro serale nella
cittadina ci ha fatto notare che, ad eccezione
del nostro numeroso gruppo, in giro per le
strade non c’era praticamente nessun altro. Ci
è stato spiegato in seguito che l’Isola d’Elba è
la terza più grande d'Italia (223 km²), è divisa
in otto comuni , ma conta solo poco più di
trentamila residenti. Nei successivi due giorni
siamo stati impegnati in attività sportive: una
parte di noi, in particolare le ragazze, si è ci-
mentata nel trekking, i restanti in percorsi in
mountain-bike. Il primo giorno i percorsi dei
due gruppi si sono svolti sul monte Calamita,
altura importante per l’Elba per la presenza
del ferro, estratto fin dal tempo degli Etruschi.
L'intera zona è protetta dall'Unesco per la
quantità e la varietà mineralogica che la carat-
terizza: oltre alla magnetite, vi sono anche nu-
merosi altri minerali come l'ematite, la limoni-
te e la pirite. Rientrati dall’escursione abbia-
mo avuto l’occasione di riposarci in una del-
le numerose spiagge caratteristiche dell’iso-
la, approfittando della temperatura mite, in-
torno ai venti gradi, per un veloce bagno nel
mare elbano. Il giorno successivo i percorsi
si sono complicati per entrambi i gruppi e
sono terminati in due cale caratteristiche del
luogo. Il giorno dopo, purtroppo, è stato
quello del rientro; tutti noi abbiamo lasciato
l’isola a malincuore perché, un po’ per la
presenza nostri compagni di classe, un po’
per la simpatia delle guide che ci hanno ac-
compagnato nei vari percorsi, non abbiamo
avvertito la fatica dovuta alla tortuosità degli
itinerari, ma ci siamo divertiti e abbiamo am-
mirato paesaggi meravigliosi. E non solo. Al
termine del nostro viaggio, abbiamo avuto la
conferma di quanto possa essere diverso ma
altrettanto formativo, imparare qualcosa di
importante al di fuori dell'ambiente stretta-
mente scolastico. Infatti, entrare in contatto
con un altro ambiente, poter visitare luoghi
nuovi e ammirare paesaggi sconosciuti oltre
ad essere divertente , è emozionante perché
consente di apprendere attraverso l’esperien-
za diretta. Le cosiddette "gite" non sono solo
dei viaggi, simili a quelli che potremmo fare
al di fuori della scuola, ma sono delle vere e
proprie forme alternative e molto efficaci di
didattica.
Reportage del viaggio all’isola d’ Elba
di A.Cerutti E.Giora V.Pisoni
LA NOSTRA SCUOLA
Pagina 11
LA NOSTRA SCUOLA
‘Addio Monti nascenti dall’acqua, ed innalzati al
cielo; vette differenti, conosciute a chi è matura-
to tra voi, e segnato nella sua mente, non di me-
no dell’aspetto dei suoi più conosciuti, ruscelli,
dei quali si capisce il fragore, come la rinomanza
delle voci di casa; borghi sparsi e albeggianti
sulla pendice, come un gregge di pecore che
pascolano; addio!’ (cit. Manzoni, Promessi Spo-
si)
Così Lucia saluta i monti che sorgono sopra le
acque del Lago di Como, accomiatandosi dalla
sua patria e dal nido familiare per andare incon-
tro ad un futuro ignoto, ancora tutto da scoprire.
Non diversamente noi maturandi, per iniziare a
scrivere le pagine del nostro futuro, dovremo, tra
poco, dire addio al Bramante – com’è ovvio, non
possiamo certo augurarci di restare un altro anno
– ma, dopo cinque anni trascorsi fra queste mura
che sono diventate una sorta di seconda casa,
devo confessare che un po’ dispiace. A circa un
mese dalla fine della quinta, dopo nove mesi du-
rante i quali la frase ‘ormai è qua’ è stata l’incipit
di quasi ogni lezione, la maturità, la fatidica Ma-
turità con la M maiuscola, inizia a diventare
qualcosa di sempre più concreto e reale, e, prima
di rendercene conto, ci troveremo svegli a passa-
re insonne l’altrettanto famigerata Notte prima
degli esami. Se, quindi, è innegabile che la frase
‘non vedo l’ora di andarmene’ è sulla bocca di
gran parte di noi studenti di quinta, schiacciati
dal peso della “cultura Bramantina” che ci ha
costretti a rinchiudersi in casa buona parte
dell’anno per uno studio disperato, è altrettanto
certo il fatto che proprio quest’odiato studio ci
porta ad amare incondizionatamente il Braman-
te, in un rapporto d’amore-odio che, forse, col
passare degli anni si trasformerà in puro rimpian-
to. Non è un caso che spesso s’intravedano nei
corridoi molti ex studenti che tornano a salutare
professori e bidelli, così come spesso capita par-
lando con gente anche di età adulta che esca la
frase ‘Anche tu sei un Bramantino!’. Che lo vo-
gliamo o no, essere parte del Bramante segna!
Come dimenticare “certi professori”, le tensioni
prima delle interrogazioni, le crisi di nervi dopo
una giornata di studio e tutte quelle volte che
abbiamo detto al telefono al compagno ‘io non
so niente’ con annessa risata isterica? Ma indi-
menticabili sono anche le soddisfazioni che si
ricavano dallo studio, come quella di essere riu-
sciti a strappare un bel voto in una verifica, di
avere convinto l’insegnante della bontà della
propria preparazione, i complimenti proprio di
quei “certi professori”… Ed ancora: le urla della
Rosy quando si passa dove non si potrebbe per
rientrare in classe dopo ginnastica; il saluto alla
Maria la mattina prima di entrare in classe; par-
lare con la Ica durante la pausa caffè….per non
dimenticarsi delle visioni della Sissi e della Gio-
vanna mentre corrono in giro per la scuola con
mille fogli tra le mani. E, poi, sei in quinta e ti
rendi conto che sono passati cinque anni in un
soffio! Tuttavia, l’elemento insostituibile che
più mancherà e che più di ogni altra cosa vivrà
nei ricordi è sicuramente la propria classe. Il
rapporto che si crea con i propri compagni è… -
non trovo le parole – come dire, bisogna passar-
ci per capire. Sul gradino più alto del podio ov-
viamente sta il proprio compagno di banco, con
cui per anni si è condiviso ogni attimo delle cin-
que ore scolastiche tra sbuffi, battute, appunti,
gioie e dolori, ma, ne sono certa, ognuno di noi
resterà sempre negli altri, e non solo perché ne
ha la foto sull’annuario. Davvero, a volte, ‘un
addio è necessario prima che ci si possa ritrova-
re’ (Richard Bach).
Addio al Bramante
di A. Albrizio
Pagina 12
Da più di 150 anni l’Italia è un paese unificato sotto la stessa bandiera; da più di 60 anni l’I-talia è parte dell’UE e membro del G8; da più di 2000 anni la corruzione dilaga in Italia. Già al tempo degli antichi romani era risaputo tra la popolazione che tutto a Roma era in vendita e questa “tradizione” è giunta fino ai giorni nostri ed è ben radicata nella nostra struttura statale. Il Belpaese è seriamente afflitto da questa piaga che non investe solo la pubblica ammi-nistrazione, ma anche la società civile e il settore privato dove le tangenti sono diventate prati-ca comune. Questo fenomeno è talmente diffuso che nemme-no i cittadini si stupiscono più del peso di certe azioni. Il dena-ro non è più strumento di scambio dal valore prettamente economico ma anche la rampa di lancio per la conquista dell’Olimpo politico. Così fa-cendo le nostre cariche rappre-sentative presso i vari organi locali, provinciali, regionali e statali rischiano di essere con-quistate da ricchi e raccoman-dati che perseguendo i propri interessi e incentivando il pro-prio guadagno bloccano la cre-scita, lo sviluppo e l’economia di un paese già pesantemente sottoposto alla crisi. Gli occhi del mondo si posano sulla triste storia del nostro governo che da 20 anni è stato radicalmente cambiato sotto il punto di vista politico ma che pure conserva molta della corruzione dell’era di Tangentopoli. Così la storia si ripete seguendo un ciclo sen-za fine in cui il denaro pubblico si ricicla tra le clientele dei più
secondo la Commissione Euro-pea, provoca un danno economi-co di circa 120 miliardi di euro, ovvero l’1% del Pil. Il nostro Paese è tra i più corrotti stati oc-cidentali e questi dati testimonia-no la debolezza italiana e la dif-ficoltà di trovare una retta via
sulla quale crescere.
L’opinione pubblica risponde
con un misto di disgusto e di
indifferenza ad una simile situa-
zione, poiché le priorità quoti-
diane non permettono agli onesti
lavoratori di seguire attentamen-
te tali attività ormai troppo co-
muni e il tempo allontana sem-
pre più avvenimenti che già 20
anni fa fecero scalpore in tutto il
mondo. Apparentemente la poli-
tica è destinata a presentarsi co-
me la cerchia dei furbi e dei ric-
chi privilegiati, eletti senza meri-
ti e senza avere le capacità pro-
prie di un politico democratico,
fautore delle legge e di una mo-
ralità che si è persa nel tempo.
Ma è giusto ricordare il bene che
una buona politica può arrecare
al popolo e il benessere socio-
economico derivante da una one-
sta distribuzione delle ricchezze.
Inoltre, evitato il default, è ne-
cessario e realizzabile un proces-
so di crescita che conduca il pae-
se alla prosperità
comune e allo svi-
luppo caratteristico
del boom economi-
co degli anni Ses-
santa e Settanta.
La cleptocrazia di L. Rondena
importanti personaggi della scena politica. I partiti corrono ai ripari pensando a disegni di legge diffe-renti l’uno dall’altro e che quindi non permettono alla macchina legislativa di rimediare alle ferite che i politici stessi hanno causato opponendosi, con il nome di “rimborso elettorale”, al voto re-ferendario del popolo sovrano che non voleva più provvedere perso-nalmente il mantenimento dei par-titi. Il paradosso è che i corruttori e i corrotti continuano tranquilla-mente la loro azione politica all’interno del Paese attendendo il giudizio dei magistrati che secon-do le stesse forze politiche fanno parte di un potere giudiziario che programma complotti nei loro confronti. In uno scenario simile il cittadino perde ogni riferimento e probabilmente, alle prossime elezioni che seguiranno questa parentesi tecnocratica, vincerà l’astensionismo. La conseguenza di tale instabilità politica è la per-dita di ogni valore che la demo-crazia, la vera democrazia ha. In-fatti la democrazia appare sempre più un sogno utopistico che nella realtà dei fatti non si può realizza-re. L’uomo sarà sempre corrutti-bile e l’uomo politico, se si lasce-rà corrompere, permetterà all’in-tero sistema di sgretolarsi, raffor-zando l’illegalità e quei pochi che trarranno profitto dagli avveni-menti odierni e futuri. In questa “cleptocrazia” italiana, ovvero in questo stato in cui il sistema poli-tico è particolarmente corrotto, in base alle stime del SAeT del Di-partimento della Funzione Pubbli-ca, la corruzione costa all’Italia 60 miliardi di euro l’anno, circa il 3,8% del Pil, mentre in Europa,
OPINIONI
Pagina 13
OPINIONI
La nostra epoca è il risultato del-la più grande accelerazione della storia umana. In due secoli l’uo-mo ha visto trasformarsi radical-mente il contesto in cui esiste, a tutti i livelli: economici e politici in primis. Il risultato di tale pro-cesso ha garantito all’uomo la possibilità di inserirsi in una si-tuazione sociale nella quale egli ha una grande possibilità di vive-re oltre la soglia di sopravviven-za e di essere tutelato, almeno formalmente, dagli abusi di pote-re da parte dei più potenti; il di-scorso ovviamente vale solo nei Paesi industrializzati e democra-tici. I lati positivi di tale traguar-do storico, però, non devono in-gannare: essi hanno in se stessi
le proprie negatività.
Il raggiungimento più o meno definitivo del soddisfacimento dei bisogni primari ha consentito all’uomo moderno di spendere il proprio denaro in beni e servizi. Nella società post-industrializzata l’uomo ha a tal punto disponibilità di denaro, che l’avere è divenuto il paradig-ma esistenziale della società oc-cidentale; come risulta amplia-mente dimostrato dalle analisi di Erich Fromm. Il consumismo e i suoi effetti pesantemente negati-vi sull’uomo nella sua totalità sono i primi punti critici della
modernità.
La democrazia è la condizione necessaria, come dimostra la realtà storica, per il capitalismo. Certamente la democrazia rap-presenta la migliore forma politi-ca finora raggiunta. Ma purtrop-po anch’essa, a causa di proble-matiche intrinseche, è imperfet-ta. La possibilità, mai affermata
L’Occidente : tra democrazia e capitalismo di V. Tufaro
così chiaramente nella storia, di esistenza di diverse opinioni su un problema d’interesse pubblico porta con sé un certo relativismo culturale. Relativismo che, se rap-portato al processo di secolarizza-zione, ha distrutto ogni certezza sulla divisione tra il bene e il ma-le. Ciò appare evidente nelle gran-di questioni di attualità quali, tra tante, l’aborto e la pena di morte. Si è discusso ampiamente su tale aspetto della democrazia e, se da una parte il relativismo permette di evadere dal dogmatismo della Chiesa e dall’assolutismo dei go-vernanti di un tempo, dall’altra parte esso si è dimostrato anche l’occasione per iniziare una guer-ra tra diversi gruppi di potere a discapito della tutela del bene co-mune. La democrazia perciò, ga-rantendo la libertà d’espressione, non implica una modalità miglio-re di prendere le decisioni. Ciò è uno degli aspetti negativi del si-
stema politico occidentale.
L’attuale modello economico non garantisce più la promessa di un mondo nel quale il maggior nu-mero di persone che hanno condi-zioni di vita accettabili aumenti sempre più. Prima di tutto la ric-chezza si è costantemente polariz-zata condensandosi nelle disponi-bilità di pochissime persone. Nel ventunesimo secolo grazie alle innovazioni nel campo delle tele-comunicazioni e alle politiche liberiste di Stati Uniti e Inghilter-ra il mondo economico può dirsi schiavo di una borghesia finanzia-ria che, grazie a sofisticati prodot-ti bancari riesce a distorcere i mercati e a creare denaro dal nul-la. Per quanto riguarda l’econo-mia reale, non si può essere molto
fiduciosi: finora una fetta del mondo, il Nord, ha prosperato, ma al contempo sono pur sem-pre esistiti continenti poveri all’inverosimile. Ci si potrebbe chiedere se il nostro benessere dipenda in qualche modo da tale povertà. Guardando al futu-ro ci si potrebbe anche doman-dare se l’Occidente potrà anco-ra prosperare qualora l’Asia e il Sud America completeranno il ciclo di industrializzazione. L’unica certezza è che la nostra ricchezza non è un diritto ma una conquista; la storia è sem-pre stata all’insegna dell’evolu-zione e qualsiasi civiltà, per quanto potente, ha avuto il pro-prio inizio, il proprio apice di
splendore e la propria fine.
In conclusione, se l’attuale Oc-cidente è l’emblema di grandi conquiste da parte dell’uomo, esso altresì rischia di degenera-re gravemente. Se la classe diri-gente occidentale non sarà lun-gimirante e continuerà a pensa-re ai propri interessi più imme-diati… meglio non pensarci
neppure.
Pagina 14
problema, se già oggi non si riesce a trovare un’occupazione e quando ogni anno un gran numero di ragazzi termina il percorso di studi per inserirsi nell’ambiente lavorativo: la mag-
gior parte sarà destinata a essere disoccupata?
A tutto ciò si aggiunge un elemento ancor più
preoccupante, cioè che molte persone hanno
perso la fiducia nel futuro, la fiducia nella spe-
ranza di poter trovare un lavoro. Cosa ne sarà
di queste persone? Come si comporterà lo sta-
to per risolvere questi problemi? Sicuramen-
te occorrono nuovi piani di crescita e riforme
che rilancino l’economia, che aiutino non solo
i lavoratori, ma anche le im-
prese in modo che siano in
grado di assumere e di poter
garantire la crescita e l’occu-
pazione. A questo proposito
si sta muovendo il governo,
tramite la proposta di nuove
riforme che però non sem-
brano bastare per risolvere il problema. Infatti
sarebbe necessaria una presa di coscienza, un
cambio di mentalità, che consista nel capire
che occorre rinunciare a qualcosa, impegnarsi
insieme per superare il momento difficile che
stiamo attraversando. E per far si che questo
accada bisogna essere certi che tutti abbiano
gli stessi diritti e doveri, non che un unica clas-
se sociale si faccia carico degli sprechi o dei
privilegi di cui godono altri, che quindi tutti
facciano parte del piano di ripresa del paese in
egual misura. Ma ciò non sarà realizzabile in
un paese dove il tasso di evasione fiscale rima-
ne altissimo, dove la classe che dovrebbe gui-
dare il paese non si fa carico dei problemi dei
cittadini e dove nessuno vuole rinunciare a
nulla.
OPINIONI
Crisi e disoccupazione di E. Tosello
Negli ultimi anni, sempre più prepotente-mente, si è fatto spazio nella nostra società il concetto di crisi. Ogni volta che si legge un giornale o si ascolta un telegiornale si tro-vano articoli o servizi che vogliono tenerci aggiornati riguardo a questo fenomeno. E’ vero che ogni periodo storico ha attraversato dei momenti in cui un dato settore si è trova-to maggiormente in difficoltà rispetto al pas-sato, ma ora questo fenomeno sembra esser-si così accentuato da portare diversi stati Europei in piena crisi economica, e la nostra nazione è una di quelle che ha risentito in
maniera particolare di ciò.
La crisi economica e quella del lavoro possono essere considera-te le protagoniste della crisi ita-liana e sono strettamente legate tra loro. In modo particolare, quando l’economia non sembra essere ancora riuscita a ripartire, a preoccupare oggi è la mancan-za di posti di lavoro. Preoccupa la situazione di lavoratori che perdono il po-sto di lavoro e che non ne trovano un altro, portando il tasso di disoccupazione intorno al 9,3%. Questo tasso preoccupa perché è molto al di sopra di quello normale storico italiano e sembra che con il protrarsi della situazione attuale non si possa trovare una
soluzione a breve termine.
Così a pagare il prezzo più alto, come spes-so accade, sono i giovani che dopo aver terminato il loro percorso di studio, si trova-no a dover cercare un’occupazione, che però sembra essere sempre più un’utopia. Il tasso di disoccupazione giovanile si registra in Italia al 31,2% mentre i tassi più bassi in Europa sono quelli di Germania (7,8%), Au-stria (8,2%) e Olanda (8,6%). Da ciò si evin-ce che i dati sono allarmanti, e la situazione che più preoccupa è appunto quella giovani-le che non sembra dare segnali di svolta. Ci si chiede come sarà possibile risolvere il
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OPINIONI
Adorate lo sport ad alti livelli? Vorreste poter seguire più di-scipline nello stesso momento? La risposta è solo una: Olimpiadi
2012.
Quest’ anno i giochi olimpici si svolgeran-no a Londra, dal 27 luglio fino al 12 agosto. A simboleggiare l’at-tesa per l’evento, da marzo 2011, in Trafalgar Square, è esposto un orologio che mostra il
tempo mancante al grande evento.
Insomma, i cinque cerchi, i cui colori (blu, giallo, nero, verde e rosso) formano le ban-diere di tutte le nazioni partecipanti, stanno per irraggiarsi su Londra, L’Europa ed il
mondo intero.
Le Olimpiadi, di norma, hanno inizio con una cerimonia di apertura animata da coreografie ispirate al folclore e alla storia del paese ospi-tante, cui fa seguito una sfilata delle nazioni concorrenti in ordine alfabetico. Fanno ecce-zione a questa regola, la Grecia che, avendo ospitato la prima edizione dei giochi, entra per prima e il paese ospitante che sfila per
ultimo.
I componenti di ogni nazionale sfilano prece-duti da un atleta che regge la bandiera del proprio Paese. Essere il portabandiera del proprio stato è considerato un grande onore ed è ancora viva in Italia la polemica suscita-ta dal gran rifiuto di Federica Pellegrini, che s’è detta impossibilitata a svolgere questo incarico temendo di sprecare preziose energie per le gare del giorno seguente. In quest’edi-zione, dunque, l’Italia sarà rappresentata o da Valentina Vezzali, ben 5 volte medaglia d’o-ro di scherma, oppure da Eleonora Lo Bian-co, che ha vestito per diversi anni la maglia di capitano della nazionale italiana femminile di pallavolo. I diversi portabandiera fanno la
Tutti a Londra! di S. Garavaglia
loro entrata seguendo la fiamma olimpica. Questa viene accesa, diversi mesi prima dell’inizio dei giochi, ponendo una fiaccola all'interno di uno spec-chio parabolico conca-vo, che concentra i rag-gi del Sole, ad Olim-pia, luogo delle Olim-
piadi antiche. Viene poi trasportata nella città in cui si svolgono le competizioni sportive senza mai smettere di bruciare: viene spenta solo nel corso della cerimonia di chiusura della
manifestazione.
Le Olimpiadi sono considerati da atleti e pub-blico come la più importante competizione sportiva a livello mondiale; non solo perché si svolgono ogni quattro anni, ma anche per l’at-
mosfera affascinante che non ha paragone.
I giochi olimpici si pongono come obiettivo anche quello di far apprezzare maggiormente sport minori come la ginnastica, normalmente poco seguita, ma affascinante alla vista per la varietà delle coreografie. L’atletica leggera, il ciclismo, la scherma la ginnastica e il nuoto sono i cinque sport da sempre presenti nei gio-chi olimpici. Negli ultimi anni sono stati ag-giunti altri due tipi di competizioni sportive: lo
snowboard e il beach volley.
Tra gli atleti italiani riponiamo molte speranze in Federica Pellegrini, una campionessa che ogni nazione c’invidia, mentre più ardua appa-re la competizione per Antonietta Di Martino, nel salto in alto, e la ormai famosissima, ma non più giovanissima, Valentina Vezzali nel campo della scherma. Buone possibilità di vit-toria per l’Italia sono rappresentate anche dalla
ginnastica e dalla pallavolo femminile.
Ora non ci resta altro che comprare i biglietti e partire per Londra o seguire da casa le compe-
tizioni, tifando ovviamente Italia!
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Forse alcuni di voi non sanno che la sera di venerdì 20 aprile si è tenuto uno dei concerti più attesi della stagione musicale del Teatro Lirico di Magenta: “Serata di Chopin” , con brani eseguiti da Andrea Tamburelli, alunno della classe V A, e Maddalena Miramonti, ex
studentessa del nostro Liceo.
Diciannove brani che sono riusciti a com-muovere il pubblico presente in sala per ben due ore, e, grazie al talento degli artisti, anche brani di elevata difficoltà –come Polacca n.6 op.53 e Studio op.25 n.11 -sono stati interpre-tati con una tale maestria da deliziare e soddi-sfare anche i palati più raffinati. In comples-so, l’intero concerto ha riscosso un grande successo e, per concludere la serata, Andrea e Maddalena hanno eseguito altri due brani a quattro mani, così, tra gli applausi e i compli-
menti, l’evento si è concluso.
Negli ultimi tre anni, come ben saprete, An-drea potrebbe esser definito il “pilastro por-tante” dei concerti organizzati dalla nostra Scuola: nonostante i numerosi impegni scola-stici del triennio, non è mai mancato. Quando gli si chiede come riesca ad eccellere sia nel-lo studio (ha la media sopra l’8) sia nella mu-sica, risponde con naturalezza che bisogna solo organizzarsi: per la scuola occorre uno studio metodico di circa un’ora o due al gior-no, mentre per migliorare la capacità al pia-noforte ci si deve allenare almeno tre ore, ma,
se c’è bisogno, si arriva anche alle sei ore.
Sorpresi? Sconcertati? Già, è proprio questa la reazione che si ha quando si scoprono cose
DAL TERRITORIO
Talenti al Bramante di X. Wang
del genere, cari lettori!
All’età di sette anni Andrea cominciava a prendere lezioni di pianoforte da un maestro fino alla terza media, quando è entrato nel con-servatorio di Milano dando l’esame del quinto anno. Con costanza e passione continua tuttora a frequentare i corsi di pianoforte, solfeggio e storia della musica del conservatorio almeno due volte alla settimana, recandosi a Milano
subito dopo la scuola.
Presto l’impegno darà i suoi frutti: oltre a vari concerti di grande successo, quest’anno An-drea si diplomerà al conservatorio per comin-ciare una vera carriera da artista. Inoltre, il no-stro talento non si fermerà nemmeno nello stu-dio: dopo l’esame di stato ha l’intenzione di accedere alla facoltà di Ingegneria al Politecni-
co di Milano.
Con nostra gioia, fra poco si concluderà l’an-no scolastico: bramantini non mancate alla premiazione annuale accompagnata dalla mu-sica classica che vedrà protagonisti artisti del liceo! Purtroppo, ahimè, questa sarà l’ultima esibizione di Andrea nella nostra aula magna, ma credo che prestissimo riusciremo a sentirlo un’altra volta al Lirico di Magenta se non in
un teatro più prestigioso!
Per concludere, auguriamo un futuro brillante
ad Andrea e anche a tutti voi lettori, giornate
radiose vi attendono, in bocca al lupo!
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Ciao a tutti e a tutte, sono Ana-
stasia Parini, ex-direttrice dello
storico “Grillo Bramante” nel
ventesimo anno dalla sua fonda-
zione. Qualche tempo fa, un mio
ex-professore mi ha introdotto
un'ex-professoressa di mio fratel-
lo maggiore, chiedendomi di
scrivere ex-novo un articolo
sull'esperienze di quest'ultimo, a
sua volta ex-studente del Liceo
Bramante.
Premetto che mi fa molto piacere
ritornare sulle pagine del Grillo,
e invito i ragazzi e le ragazze
attualmente presenti al Bramante
a darsi da fare così da mantenere
in vita un'attività extra-scolastica
importante, che a me personal-
mente ha permesso di conoscere
persone con le quali ancora oggi
stendo progetti creativi.
Ho trovato l'idea dell'intervista
carina e un po' buffa... insomma,
intervistare il proprio fratello
maggiore... Lui ha accettato su-
bito la sfida, e preparatevi, per-
ché ne verranno fuori delle belle!
A: Ciao Enea, a parte i professori
stabili al Bramante e il personale
ATA, gli studenti non hanno (ma
anche giustamente, eh!) la ben-
ché minima idea di chi tu sia,
quindi... partiamo dalle informa-
zioni preliminari (che, volendo,
potrei compilare pure io). In che
anno ti sei diplomato al Braman-
te? Si può dire con che voto?
E: Nel 2001 con il 100.
A: Cosa hai deciso di studiare,
INTERVENTI
Intervista ad Enea Parini Di A. Parini
una volta terminato il Liceo?
E: Dopo il Liceo ho deciso di intra-
prendere gli studi di matematica,
materia che mi ha da sempre affa-
scinato.
A: Quando nasce la tua passione
per la matematica? E quando hai
capito che quella era la tua strada?
E: Beh, allora, la matematica mi ha
sempre affascinato, fin dai tempi
delle scuole elementari; tuttavia
soltanto al liceo, nel corso delle
cosiddette Olimpiadi di Matematica
in cui si dovevano risolvere proble-
mi non-standard, ho capito che for-
se quella era la mia strada. Ecco, sì,
magari adesso potresti chiedermi,
con estremo stupore, “Olimpiadi di
matematica”, con quattro punti di
domanda [ride]!
A: Vabbè, che ti devo dire, rispon-
diti da solo...
E: [Ride] Sì, sono una competizio-
ne organizzata a livello nazionale
dalla Scuola Normale di Pisa; è
strutturata su più fasi e prevede ga-
re a livello provinciale, nazionale e
internazionale: quest'ultima - a cui
non sono mai riuscito a partecipare
- si svolge ogni anno in un luogo
diverso.
A: Va bene, ecco, se permetti ora
torno io a fare le domande. Dove
hai studiato Matematica?
E: All'Università degli Studi di Mi-
lano.
A: So però che non ti sei fermato
alla Laurea Specialistica... Raccon-
taci in breve cos'è successo dopo!
E: Ho passato l'ultimo anno della
specialistica in Erasmus a Colo-
nia, in Germania: l'esperienza mi
ha arricchito notevolmente dal
punto di vista scientifico e pro-
fessionale, ma anche da quello
umano e personale, tanto che ho
deciso di svolgere lì il Dottorato
di Ricerca che ho conseguito nel
2009. Attualmente lavoro presso
l'Università Parigi-Dauphine, e
mi occupo di ricerca e di inse-
gnamento della matematica.
A: Scusami, però da ciò che dici
(che di fatto è un riassunto di
interi, lunghi anni) sembra che tu
studi veramente tutto il tempo...
Dicci come stanno davvero le
cose!
E: Ma in realtà cazzeggio come
pochi! [Ride] È pur vero che il
lavoro di ricercatore e le attività
connesse necessitano di costanza
e impegno, tuttavia non mi fac-
cio mancare il tempo per svagar-
mi con gli amici e svolgere altre
attività, come per esempio il vo-
lontariato nell'ambito del soccor-
so.
A: E... per il futuro? Hai qualche
progetto nascosto da svelarci?
E: Sì, mollare tutto e aprire un
bar ai Caraibi... [Ride] Scherzo,
mi piacerebbe continuare nel
mondo della ricerca e questo è il
mio obiettivo a medio termine.
A: Ok, adesso passiamo alle do-
mande farlocche e allo stesso
tempo spinose: qual era il tuo
“tallone d'Achille” al liceo?
E: Educazione fisica, assoluta-
mente... e poi... sì, diciamo che
ancora oggi faccio degli incubi
Pagina 18
su storia dell'arte perché, nono-
stante avessimo il prof. Luciano,
molto competente ma anche piut-
tosto “particolare”, non riuscivo a
entrare troppo nella materia; per il
resto... fammi pensare... Ah, geo-
grafia! Meno male che l'avevamo
solo al primo anno: ho dovuto
penare un po' anche per studiare
quella materia perché avevo l'im-
pressione che fosse una lista di
cose da imparare a memoria, ed è
per questo motivo che non mi pia-
ceva né mi attirava molto.
A: Cosa ti piaceva e cosa non ti
piaceva del liceo?
E: Mi piaceva senz'altro il buon
livello dell'insegnamento, soprat-
tutto poi a partire dal triennio; non
mi piaceva una certa atmosfera un
po' ingessata a differenza di altre
realtà scolastiche magentine più
“vivaci” come ad esempio il Qua-
simodo.
A: Le macchinette c'erano?
E: Sì c'erano e c'era anche la si-
gnora delle focaccine.
A: [Ride] C'era ressa?
E: Alle macchinette non tanto, di
più dalla signora delle focaccine...
e se arrivava in ritardo potevi
scordarti l'intervallo...
A: Raccontaci un aneddoto che ti
è rimasto impresso legato a un
professore...
E: Dunque, mi viene in mente in
generale la prof. Vanzulli [italiano
e latino, ndr] per le sue spiegazio-
ni di livello molto elevato che non
esito a definire quasi universitario;
l'unica cosa è che spesso divagava
a parlare del più e del meno... per
poi riprendersi dopo un dieci mi-
nuti e dire: “Comunque questo era
un break voluto”
A: E qualcosa legato a un tuo
compagno di classe?
E: Mi ricordo di quando ho trova-
to la morosa a un mio compagno!
C'era una ragazza bionda, di
un'altra classe, molto carina che
non mi dispiaceva; dopo qualche
tentativo, ero riuscito a chiederle
e a ottenere il suo numero di tele-
fono; in seguito provai ad uscire
con lei, purtroppo senza successo.
Fatto sta che poco tempo dopo
scopro che anche a lui piaceva
quella ragazza, e ne era innamo-
rato cotto! Scopre che ho il suo
numero, si illumina e mi implora
di darglielo; inizialmente esito (la
privacy), ma poi: “Vabbè, ok, ti
do il numero però... Don't do
kazzéit”. Lui promette di farne
buon uso, e alla fine... si sono
messi insieme e lo sono stati per
almeno quattro o cinque anni!
A: L'episodio più assurdo?
E: Fammi pensare...AH! Quando
ho fatto la verifica di scienze di
un'altra classe con la prof. Mono-
lo!
A: Eh?!?
E: Praticamente... Mi ero tratte-
nuto durante l'intervallo a parlare
con un'amica di un'altra classe (io
ero in quinta, lei in terza); a un
certo punto arriva la loro prof. di
scienze, la prof. Monolo, appun-
to, con la quale dovevano fare
una verifica. Nonostante non fos-
se la mia prof. ci conoscevamo ed
eravamo in buoni rapporti, al che
le ho detto: “'cià, faccio anch'io la
verifica di scienze”. Sono rimasto
in classe loro per almeno una
quindicina di minuti, ma poi, in-
somma, non potevo stare via tutta
l'ora, quindi sono tornato nella
mia classe: c'era la prof. Parini
che tanto siccome doveva interro-
gare (non me!) mi ha lasciato fa-
re. Alla fine dell'ora sono tornato
nella classe della prof. Monolo,
ho consegnato la verifica e lei
me l'ha pure corretta! E ho pre-
so pure un bel voto!!!
A: Per concludere, cosa ti senti
di consigliare agli studenti e
alle studentesse del Bramante.
E: Che devo consigliare, mica
sono loro padre! Forse una co-
sa: seguite le vostre passioni e i
vostri interessi, anche se maga-
ri escono dallo stretto seminato
dei corsi curricolari (per esem-
pio penso ai tuoi amici che
studiano recitazione, regia ci-
nematografica...) senza preoc-
cuparvi della spendibilità im-
mediata sul mondo del lavoro:
questa secondo me è la chiave
per essere felici (uhm, suona
bene come consiglio, sembra
molto profondo). Per il resto,
sono sicuro che gli studenti del
Bramante non avranno bisogno
di sentirsi dire di non passare
troppo tempo durante le lezioni
a mandare messaggini e andare
su Facebook... Non so da quan-
to tempo sto cercando di con-
vincere i miei studenti, ma an-
cora non ci sono riuscito!!!
INTERVENTI
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CULTURA: RECENSIONI
Non vivo su Marte e nemme-
no in Polinesia. Ma quando
sono uscito dal cinema dove
ho visto “Diaz” ci ho messo
una mezz’oretta per riprender-
mi. Perché la forza dell’imma-
gine è tale da portare lo spet-
tatore a un livello di coscienza
molto superiore rispetto a
quello cui la semplice cono-
scenza di un determinato
evento può arrivare. Sapevo e
so bene cosa è successo a Ge-
nova: ma vederlo messo in
scena con tanta neorealistica
violenza è un’altra cosa. Diaz
andrebbe mostrato nelle scuo-
le, nei cinema, nei circoli e
nelle piazze e dove volete voi
per mostrare come una città
italiana possa trasformarsi di
punto in bianco in Santiago
del Cile. E’ successo una volta
e potrebbe succedere ancora
visto che i vertici della Poli-
zia, che quella mattanza deci-
sero prima e difesero dopo,
sono ancora al loro posto.
Introduciamo brevemente co-
sa successe quella maledetta
sera del 21 luglio 2001tra le
22 e mezzanotte nelle scuole
Diaz,Pertini e Pascoli, divenu-
te centro del Genova Social
Forum.
Luglio 2001. A Genova si
svolge il G8.I piu' grandi capi
di stato del mondo si riunisco-
Benvenuti a Guantanamo, provincia di Genova
Di A. Grazzani
no a discutere di gravi proble-
matiche internazionali. Migliaia
di manifestanti presenti intendo-
no protestare e manifestare il
loro dissenso contro le scelte dei
potenti. Lo spiegamento di forze
dell'ordine è immenso. Dopo i
primi giorni le manifestazioni si
trasformano brevemente in sce-
ne di guerriglia urbana che dege-
nerano in violentissimi scontri
tra manifestanti e polizia. Du-
rante uno di questi scontri ecco
la goccia che fa traboccare il va-
so: il 20 luglio viene assassinato
da un agente di polizia con un
colpo di pistola alla testa il gio-
vane manifestante Carlo Giulia-
ni in via Tolemaide,presso la
stazione Brignole. In città è il
caos; ora i manifestanti hanno
un martire da vendicare; la poli-
zia dopo numerosi errori di lo-
gistica commessi non riesce piu'
a gestire la situazione,ma per
fortuna il G8 finisce senza ulte-
riori ed inutili spargimenti di
sangue.
Ma la sera del 21 luglio,tra le
ore 22 e la mezzanotte,nelle
scuole Diaz,Pertini,Pascoli, di-
venute centro del Genova So-
cial Forum faceva irruzione il VI
reparto mobile della polizia di
stato.
Durante l'irruzione,giustificata
dalla Polizia con la presenza
all'interno della scuola di pre-
sunti “Black Block responsabili
degli scontri dei giorni prece-
denti,si compirono atti di vio-
lenza gratuita a danno di gior-
nalisti,ragazzi,anziani che si
erano rifugiati nella Diaz per
passare la notte.
Il film,le testimonianze e gli
atti processuali raccontano di
violenti pestaggi ,che furono
poi definiti dallo stesso vice
questore di Genova Michelan-
gelo Fournier, da “macelleria
messicana”.
La polizia il giorno seguente
mostrò le armi sequestrate du-
rante il blitz;Furono ritrovate
9 passamontagna neri, 4 brac-
ciali borchiati, 6 paia di para-
stinchi, 8 di gomitiere, 15
macchine fotografiche, 3 tele-
fonini, 5 bastoni di legno lun-
ghi un metro circa, 2 mazzuo-
le da cantiere di chilogrammi
cinque con manico lungo, un
piccone, 10 bombolette spray,
un thermos, bottiglia di plasti-
ca con chiodi arrugginiti, con-
fezione di doposole, medici-
nali, assorbenti interni, 4 car-
tucce lacrimogene cariche,
una pettorina da giornalista, 3
pennarelli indelebili, 2 kit di
protezione per moto, 3 tasca-
pani, 7 barre di ferro di 80
centimetri, 3 mappe della cit-
tà, 17 maschere da sub, 25
coltelli di tipo "svizzero", li-
bro di Paul White, agenda,
striscione di stoffa, decine di
bandiere del movimento
Pagina 20
anarchico, 7 maschere antigas,
pacco di ciclostili, mucchi di
indumenti neri ma soprattutto
due bottiglie molotov.
Ma da dichiarazioni degli stessi
agenti di polizia si sa che nume-
rosi di quegli oggetti tra cui le 2
famigerate bottiglie molotov
( Magicamente scomparse tra
l'altro durante il proces-
so),furono introdotte successiva-
mente al blitz nella scuola .
Furono fermati 93 attivisti e fu-
rono portati in ospedale 61 feriti,
dei quali 3 in prognosi riservata
e uno in coma. Gli arrestati furo-
no poi trasferiti alla caserma di
Bolzaneto,dove per 3 giorni di
fila subirono ulteriori violenze.
Ecco una testimonianza fatta da
un ragazzo ai pm durante il pro-
cesso per gli abusi di Bolzaneto:
M.Niels. Arrestato il 22/7 intor-
no alle ore 1,30 – immatricolato
alle ore 22,30 circa dello stesso
giorno – tradotto all’istituto pe-
nitenziario il 23/7 alle ore 10,30
circa.Proviene da un ospedale
dove è stato ricoverato per
le percosse ricevute alla scuola
Diaz. All’arrivo a Bolzaneto in
attesa dell’ingresso lo mettono
contro il muro della caserma in
piedi, faccia al muro e braccia
alzate. Ricorda un agente che
parla tedesco che gli chiede da
dove proviene. (...)Poco prima
dell’ingresso è costretto a libe-
rarsi dei suoi effetti personali; un
medico prima di tutto gli dice
che non può occuparsi di lui per-
ché deve ancora a mangiare ed i
poliziotti che sono intorno ridono
della battuta; poi gli strappa la
camicia dicendogli ironicamente
di togliersela, poi lo fa girare e
lo colpisce sulle ferite nella
schiena; infine però gli dà del
ghiaccio sintetico da mettere
sull’occhio. Al momento dell’in-
gresso gli fanno gettare a terra le
sue cose. In cella deve stare in
piedi, faccia al muro, braccia al-
zate e gambe divaricate. Quando
deve andare in bagno nel corri-
doio deve camminare a testa bas-
sa ed è sgambettato, percosso die-
tro il capo, colpito al passaggio da
due ali di agenti, che stazionano
lungo il corridoio e che si prendo-
no gioco di lui. In bagno deve
espletare i suoi bisogni osservato
dai poliziotti. Ricorda un ragazzo
che, non riuscendo più a mantene-
re la posizione, cade a terra.
I fatti accaduti nella scuola Diaz e
nella caserma di Bolzaneto sono
stati indagati in due drammatici
processi. Il primo, ancora in cor-
so, ha portato, per ora, a 27 con-
danne di operatori delle forze
dell’ordine per falso in atto pub-
blico. Il secondo 44 condanne per
abuso di ufficio, abuso di autorità
contro arrestati o detenuti, violen-
za privata. Nel 2014 per la mag-
gior parte delle accuse vi sarà l'ar-
chiviazione e i colpevoli di tali
barbarie non verrano mai condan-
nati.
Nessuno è mai riuscito a fare
completamente luce sui fatti acca-
duti quella notte. L’unica certezza
è il sangue versato di persone in-
nocenti. “Diaz” di Daniele Vi-
cari in questo senso non ci ri-
sparmia niente. Le immagini
crude delle violenze di quella
notte irretiscono lo sguardo e
sconvolgono lo spettatore. Le
umiliazioni, le paure, i pestaggi
sono mostrati esplicitamente e,
dopo le due ore di proiezione, è
impossibile dimenticare le gra-
vi conseguenze di scelte oscure,
dettate dall’ossessiva ricerca di
un colpevole al caos di quei
giorni .
Amnesty International defini' i
fatti di quei giorni come: “la
piu' grande sospensione dei di-
ritti democratici in un Paese
occidentale dopo la seconda
guerra mondiale”
Ho ritenuto necessario esporre
brevemente ,quello che può
essere definito come uno dei
piu' grandi scandali del nostro
Paese,dal momento che la mag-
gior parte dei miei coetanei e
dell'opinione pubblica non sa
come sono realmente andati i
fatti in quei terribili giorni.
In poche righe comunque è im-
possibile rendere in modo esau-
stivo cio' che è realmente suc-
ceso.
Quindi invito calorosamente la
visione del film,per chi fosse
interessato ad approfondire la
faccenda.
E come recita il titolo integrale
del film: Diaz -Don't Clean up
this blood.
CULTURA
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SCIENZA/ SCIENZE
I neutrini sono davvero veloci?!?! di N. Bramani
Come già tutti sapete, un paio di mesi fa era sor-
to, tra la comunità scientifica, il dubbio se i neu-
trini fossero più veloci della luce, annullando
così la ormai conosciuta teoria della Relatività di
Einstein.
Tutto era cominciato nel settembre 2011 con la
clamorosa gaffe dell'allora Ministro dell'Istruzio-
ne Gelmini che, a seguito della scoperta fatta dai
ricercatori del CERN e dall'Istituto nazionale di
fisica nucleare, i quali avevano dimostrato che la
materia è più veloce della luce, comunicò che
l'Italia, per contribuire allo straordinario risulta-
to, aveva finanziato la costruzione di un tunnel
tra Ginevra e il Gran Sasso.
Tutti, però vi starete chiedendo: “Ma cosa sono
questi neutrini???” A una semplice domanda,
una semplice risposta: il neutrino, la cui esisten-
za è stata postulata nel 1930 da Wolfgang Pauli e
il cui nome è stato coniato da Enrico Fermi come
diminutivo del neutrone, è una particella elemen-
tare che possiede una massa molto più piccola
dell'elettrone. Queste particelle interagiscono
solo attraverso la forza nucleare debole e la forza
di gravità, ma non sentono l'interazione nucleare
forte o la forza elettromagnetica.
Ora che ho risolto il dubbio, torniamo a quanto
stavamo dicendo. Questo intervento ha suscitato
numerosissimi commenti sul web, soprattutto sui
social network; però, proprio a febbraio, la rivi-
sta scientifica Science Magazine ha annunciato,
basandosi su fonti vicine l'esperimento Opera,
che la scoperta fatta era errata per due motivi:
per l'errata calibrazione dell'orologio atomico
che misurava il tempo di viaggio della particella
e per una cattiva connessione di un cavo a fibre
ottiche che collegava un computer con il ricevi-
tore GPS dei laboratori del Gran Sasso. Imme-
diata la risposta della Gelmini, che si è voluta
togliere un sassolino dalla scarpa, affermando:
«Vicenda neutrini: avevo il sospetto di aver ma-
nifestato un entusiasmo eccessivo... Ora mi con-
solo: non ero solo io a sbagliare... ».
Infine a Marzo, dopo continue polemiche su
questo clamoroso flop, il fisico Antonio Eredita-
to si dimette dalla coordinazione dell'esperimen-
to Opera, a seguito di numerose pressioni che ne
chiedevano l'allontanamento. A questo punto la
comunità scientifica ha dato inizio ad una serie
di misurazioni relative allo studio della velocità
di queste particelle che, se confermate, aprireb-
bero le porte all'inizio di una nuova era della fisi-
ca. Come dice Einstein: “Da quando i matemati-
ci hanno messo mano alla teoria della relatività
non ci capisco più niente”.
Ai posteri l'ardua sentenza…
Pagina 22
Intervista a Mario Furlan di E. Porta
PERSONAGGI
Secondo lei la motivazione e la propensione per
lo studio sono in qualche modo determinati
dalla capacità di un docente di trasmettere
la passione per la propria disciplina?
Il docente è molto importante in quanto è colui che dovrebbe portare gli studenti ad amare la materia. Tuttavia lo studente dovrebbe essere in grado di trovare, indipendentemente
dall’insegnante, l’amore per la disciplina.
Tra i suoi libri troviamo il best-seller
“Risveglia il campione in te” nel quale spie-
ga come rendere meglio nella vita e nel la-
voro. Crede che ciò possa essere applicato
anche nella scuola?
Certamente, tutti abbiamo un campione che è ad-dormentato e il nostro compito è quello di far-lo risvegliare dallo stato di catalessi in cui si trova. Fondamentale, dunque, è credere nei
sogni.
Crede quindi che il fatto di rendere più o meno
nella scuola dipenda più dalla motivazione
personale che dalle capacità personali di
ciascuno studente?
Credo che le capacità siano strettamente legate alle motivazioni; è, infatti, praticamente im-possibile trovare studenti totalmente incapaci, così come è, purtroppo, raro trovare persone
realmente motivate.
Si sente dunque di dare qualche consiglio agli
studenti per rendere al meglio in questi ul-
timi mesi di scuola?
Sicuramente l’importante è cercare di trovare qualcosa di bello e appassionante in ciò che si fa e pensare che tutto ciò che studiamo è stret-tamente legato alla realtà in cui viviamo: la storia, ad esempio, ci aiuta a capire ciò che accade nel mondo, le scienze ci aiutano a comprendere meglio il mondo, l’inglese è fon-damentale per rapportarsi con realtà al di fuori dell’Italia. Insomma, tutte le informazioni de-rivate dallo studio sono fondamentali per la
vita.
All’interno di una scuola si creano legami utili per lo svolgimento delle attività e la formazione degli studenti. Tali legami è bene che si sviluppino in un clima di serenità e comprensione reciproca. In tali condizioni gli studenti riescono poi ad avere mag-giore sicurezza di sé per affrontare la vita scolasti-ca. Tuttavia non sempre è così e abbiamo dunque chiesto delucidazioni riguardo a questo argomento ad un esperto del settore, Mario Furlan, giornalista,
nonché primo docente universitario di motivazione.
Tutte le sue attività e anche i suoi libri sono per
la maggior parte volti a migliorare la vita
degli altri. Questa propensione verso il pros-
simo è poi sfociata nel 1994 con la fondazio-
ne dell’associazione City Angels. Come è na-
ta l’idea?
Lavorando già come giornalista, sentivo l’esigenza non solo di scrivere ciò che vedevo, ma anche di contribuire in prima persona per migliorare situazioni degradanti con cui entravo in contat-to. E’ nata così l’idea di fondare un’associazio-
ne per aiutare i più bisognosi.
Chiunque può, volendo, entrare a far parte di
questa associazione oppure ci sono delle sele-
zioni? E quanti sono, oggi, tali volontari?
C’è una selezione, infatti, bisogna avere più di di-ciotto anni, buona volontà e motivazione. Per quanto riguarda il numero, in tutto in Italia sia-
mo 500 di cui 100 solo a Milano.
Lei ha contribuito a divulgare in Italia la tema-
tica dell’autostima e della motivazione; è
anche il primo docente universitario in Italia
di motivazione e crescita personale. Perché,
secondo lei, questa disciplina fatica a pren-
dere piede all’interno delle Università?
Questa disciplina fa fatica a prendere piede perché vi è ancora una cultura accademica nella quale troviamo ostilità per le novità e sospetto per il
nuovo che rompe gli schemi.
Come un docente può aiutare persone di natura
insicura a credere di più in se stessi?
Lo si può fare cercando di cogliere non solo gli errori degli studenti, ma anche gli aspetti posi-
tivi del loro operato.
Pagina 23
Il giorno 17 Aprile 2012 tutto il teatro
"Galleria" di Legnano era in tripudio per l'arri-
vo del famoso pianista e compositore Giovanni
Allevi. Il maestro si è diplomato al conservato-
rio di Perugia con il massimo dei voti in piano-
forte e successivamente al conservatorio "G.
Verdi" di Milano in composizione. Inoltre si è
laureato in filosofia all'università di Arezzo.
Nei suoi concerti riesce ad entrare nell'animo
delle persone, coinvolgendole nelle proprie
composizioni che introduce simpaticamente
con poche semplici parole e che esegue in mo-
do da far provare sempre nuove emozioni. Al
concerto erano presenti molte persone che lo
acclamavano ed esultavano alla fine di ogni
brano, arrivando, alla fine del concerto, a chie-
dere due bis. Alla conclusione, Giovanni come
è solito fare, con grande pazienza ma anche con
una grande gioia, è rimasto nel teatro per per-
mettere a tutti i ragazzi di ricevere l'autografo
ed un saluto. E' veramente incredibile come la
sua musica riesca ad arrivare a tutti essendo
così come è: autentica, e proprio per questo,
emozionante. Sono riuscita a fare delle do-
mande a Giovanni alle quali ha risposto con
grande disponibilità e con contentezza.
1) Nella nostra scuola, come in tante altre, ci
sono molti ragazzi che apprezzano la sua
musica: è contento che molti giovani seguano
i suoi concerti?
Per me è assolutamente un mistero ed è un do-
no l'affetto che ricevo da parte dei giovani. Fan-
no sentire giovane anche me, e soprattutto mi
ricordo, quando andavo al liceo, che nessuno si
interessava di me, non mi invitavano alle feste,
e adesso mi sembra una cosa meravigliosa.
2) Se lo aspettava? No, non me lo aspettavo.
3) Pensa di piacere ai giovani solo per la
sua musica o anche per le sue qualità per-
sonali?
Io credo... questa è una bella domanda (ride).
Probabilmente la musica ha il suo perché, ha
la sua importanza. Ho cercato di ascoltare i
ragazzi, di capire quali sono le loro paure e
le loro ansie e adesso c'è una fiducia recipro-
ca; io ho una grande fiducia in loro.
4) Secondo lei è importante per i ragazzi
conoscere ed ascoltare diversi generi mu-
sicali?
E' importante per i ragazzi seguire le proprie
passioni ed ascoltare la musica che più piace,
perché per i ragazzi ascoltare musica non è
un fatto occasionale, ma contribuisce alla
formazione della propria identità. Poi c'è tut-
ta la vita per esplorare anche altri mondi.
5) L'abbiamo vista a Vigevano, adesso a
Legnano, cosa ne dice di venire a trovarci
nella nostra scuola a Magenta che si trova
qui vicino?
Assolutamente sì, teniamoci in contatto, non
vedo l'ora di venirvi a trovare!
Speriamo che Giovanni riesca a venire nella
nostra scuola, ma per ora ... incrociamo le
dita!
PERSONAGGI
Intervista a Giovanni Allevi di E. Nava
Pagina 25
RUBRICHE
Ciao, sono un ragazzo di 15 anni e mi sento
un po' escluso dai miei amici. Tutti hanno il
motorino, il pomeriggio vanno in giro a
sgommare per il paese. Purtroppo io sono in
bicicletta e naturalmente non fa lo stesso ef-
fetto! Torno sempre a casa stanco e sudato per
il troppo pedalare! Ho provato a chiedere ai
miei genitori di comprarmi un motorino
(anche usato!), ma non c'è niente da fare. Il
problema è che non si fidano di me, hanno
paura che possa farmi male cadendo. Come
posso fare per convincerli?
Escluso in bicicletta
Caro 'escluso in bicicletta', credo che in que-
sto caso il problema principale non sia il tuo
rapporto con i genitori, quanto piuttosto quel-
lo con i tuoi amici! Non dovrebbero escluderti
solo perché non possiedi un motorino: i veri
amici non fanno così! Non devi convincere i
tuoi genitori, se hanno deciso così hanno l'au-
torità e la competenza per comprendere cosa
sia più giusto per te! Prova a parlare con i tuoi
amici di questa situazione, se hanno un cer-
vello (oltre ad un motorino) ti renderanno
partecipe!
Ciao, sono una ragazza di 16 anni e credo di
essermi innamorata del fratello di una mia
amica! Lui è molto più grande di me, ha 22
anni e nemmeno mi considera. Faccio di tutto
per farmi notare ma niente! Mi sento anche in
colpa nei confronti della mia amica, sembra
che me ne approfitti e basta. Cosa mi consi-
gliate? Devo lasciarlo perdere per rispetto
della mia amica oppure tentarci?
Eterna indecisa!
Cara eterna indecisa, capisco che la situazione
non è delle migliori.
Per prima cosa, credo che non dovresti lascia-
re perdere per paura di una reazione negativa
della tua amica; se è una vera amica, capirà!
Piuttosto penso che questo ragazzo abbia altro
per la testa se nonostante il tuo metterti in
mostra lui non ti degna nemmeno di uno
sguardo! Magari ti vede ancora troppo pic-
cola, non adatta a lui! Il consiglio che ti do è
di parlarne con la tua amica. Chissà! Magari
conoscendo tutti e due potrebbe davvero
darti un'idea su come conquistarlo!
Ciao, sono una ragazza di 16 anni. Sono
fidanzata da quasi un anno con un ragazzo
che tra poco compierà 18 anni, cosa posso
regalargli?? HELP ME!
S.
Ciao S.! Ovviamente dipende dai gusti del tuo ra-
gazzo, ma vediamo un po’.. Ci sono molte cose
che potresti regalargli, magari non la solita
maglietta o altri capi d’abbigliamento, ma
qualche cosa che gli rimanga. Che ne dici di un
orologio da polso? Nel biglietto di auguri po-
tresti pure scrivere: “Ti penso ogni ora del
giorno”. Fammi sapere cosa decidi!:)
Ciao, sono un ragazzo di seconda superiore
che si è preso una bella cotta per una ragazza
di quinta! Lei è sempre molto gentile con
me, ma penso che mi veda solo come amico
perché sono più piccolo. Dite che dovrei
dichiarami??
Sad_Boy
Ciao Sad_Boy! La situazione, effettivamente, è abbas-
tanza delicata.. Ma tu preferisci avere un rimorso o un
rimpianto? Se hai scelto la prima opzione allora fatti
avanti! Magari piuttosto che dirlo apertamente, farglielo
capire. Se ti pare che lei ricambi i tuoi sentimenti, a quel
punto puoi dichiararti e sentire cosa ti dice. In caso con-
trario, o tenti il tutto per tutto e glielo dici lo stesso, op-
pure, se a te sta bene, rimani un suo amico, niente più.
Io tifo per te! In bocca al lupo!
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Cari lettori,
ormai l’estate è alle porte e, finalmente, avre-te più tempo libero per potervi divertire, uscire con gli amici e in alternativa, mettervi all’opera e preparare un buon dolcetto. Con-siderato l’afoso clima estivo, sarebbe meglio evitare di usare il forno e scegliere, invece, il fresco e comodo frigorifero. Vi proponiamo quindi la ricetta di un semifreddo, buono, fresco e facilissimo da preparare. Il semifred-do consente di poter scegliere tra una vasta gamma di gusti, i più diffusi sono il ciocco-lato e la fragola, noi vi consigliamo quello al
pistacchio.
Armatevi di cucchiai e vaschette: si inizia!
Gli ingredienti:
500 ml di panna fresca
200 g di zucchero
150 g di pistacchi
4 uova
2 cucchiai da the di pasta di pistacchi di
Bronte
acqua (qb)
Procedimento:
Iniziamo a tritare, grossolanamente, i pistac-chi e, se riusciamo, a caramellarli, facendo fondere lo zucchero in una padella (mescolate velocemente, senza farlo attacca-re ai bordi!). Ora montiamo la panna e la mettiamo in frigorifero (in alternativa com-
Bramante ai Fornelli Di A. Timeto e V. Pirovano
prate quella spray).
A questo punto, separiamo i tuorli dagli albu-mi e mescoliamoli con lo zucchero, sino a che non diventano spumosi. Una volta monta-ti, aggiungiamo gli albumi ai tuorli, mesco-lando delicatamente dal basso verso l’alto. Aggiungiamo ora la pasta di pistacchi, incor-porando la panna montata (sempre mescolan-
do dal basso verso l’alto). Infine, aggiungia-mo i pistacchi caramellati che avevamo pre-
parato all’inizio.
Distribuiamo su stampini monoporzioni; i pistacchi caramellati che avanzano e, sopra di essi, il composto, per poi metterli in freezer
per 12 ore.
Prima di assaggiare la vostra delizia, riponete in frigorifero per una mezz’oretta. A piacere potrete aggiungere del cioccolato fuso per
dare ai vostri dolci un tocco “goloso”!
Buon lavoro e buone vacanze!
RUBRICHE
Pagina 27
Cari ragazzi, in questo numero vogliamo aiu-tare tutti coloro che, dopo i mesi invernali,
vogliono perdere i chili
di troppo, così da affrontare al meglio l’ormai imminente “prova costume”: vi proponiamo dei semplici, veloci ed efficaci esercizi da fare quotidianamente: mezz’ora al giorno e il gio-
co è fatto!
GAMBE E GLUTEI
PONTE:
- Sdraiatevi a terra supini
- Piegate le gambe portando i piedi verso i glutei e di-varicate legger-
mente le ginocchia
- Aiutandovi con le mani, alzate i glu-tei da terra in mo-do da allineare pet-
to, addome e cosce
- Mantenete la posizione per qualche secondo
- Riportate i glutei a terra
- Ripetete per 16 volte
SPINTE POSTERIORI VERTICALI: - Appoggiate a terra mani e ginocchi - Alzate la gamba destra mantenendo l’angolo retto tra ginocchio e coscia ed allineatela con
la schiena
- Riportate la gamba
destra a terra
- Ripetete 2 cicli da
8 spinte per gamba
ADDOMINA-
LI
- Supine, piegate le ginocchia, avvicinate leg-germente i piedi ai glutei e divaricate un poco
le gambe
- Mani dietro la testa, chiudete un poco i go-
miti avvicinandoli tra loro
- Alzate le spalle da terra e mantenete per qualche secondo la
posizione
- Appoggiate nuova-mente le spalle a
terra
- Ripetete per 16
volte
BRACCIA E PETTORALI
ESERCIZIO IN PIEDI CON
MANUBRI: - In piedi, manubri in mano, divaricate leg-
germente le gambe e piegate i gomiti di en-trambe le braccia fino a toccare le spalle con le mani - Allungate completa-mente il braccio destro, poi ritorna alla posizio-ne di partenza e ripete-te l’esercizio con il
braccio sinistro
- Ripetete 16 volte per braccio
PIEGAMENTI IN GINOCCHIO: - Appoggiate a terra mani e ginocchia, incro-
ciate tra loro i piedi e allineate testa e schiena - Piegate le braccia e cercate di avvicinare quanto più possibile al suolo la punta del naso, facendo attenzione a non muovere la testa o inarcare la zona lomba-
re
- Mantenete la posizione per qualche secon-do - tornate alla posizione iniziale
- Ripetete per 16 volte
RUBRICHE
Salviamo la forma! Di A. De Cicco
Pagina 28
RUBRICHE
1) Quello che apprezzi di più in un essere
umano
Cardani: Sincerità e onestà
Strepparava Spontaneità, generosità, vis
comica
2) Le qualità che preferisci in un uomo
Cardani Intelligenza, sincerità, onestà e an-
che la bellezza non guasta
Strepparava Il viso, il timbro della voce,
l’empatia di un’occhiata complice.
3) Le qualità che preferisci in una donna
Cardani Sincerità, onestà e intelligenza
Strepparava Il viso, la tolleranza, l’ironia
4) La tua occupazione preferita
Cardani La mia
Strepparava Docēre, movēre, delectāre,
ridēre.
Questionario di Proust
5) Il tratto principale del tuo carattere
Cardani Onestà, coerenza, impulsività
Strepparava Vis comica, ironia, autoironia
6) La tua idea della felicità
Cardani Sono felice così come sono
Strepparava La mia anima è felice quando suona note in armonia e le diffonde con il
sorriso
7) La tua idea dell’infelicità
Cardani La mancanza di salute
Strepparava “Il mio supplizio è quando non
mi credo in armonia” Ungaretti
8) Il colore che ami
Cardani Il blu
Strepparava Giallo, azzurro, bianco-nero
(per ontologia sportiva).
9) Il fiore che ami
Cardani Tutti, dipende da chi me li regala
Strepparava Dalie gialle, girasoli
10)Dove vorresti vivere
Cardani Al mare Strepparava Dato che, per me, tutto il mon-do è paese, mi basta vivere con un’anima in
armonia e sempre profumata di primavera.
11) I tuoi scrittori preferiti
Cardani Ken Follett
Strepparava Manzoni, Pirandello, Benni,
Cornwell
Pagina 29
RUBRICHE
12) I tuoi poeti preferiti
Cardani Foscolo
Strepparava Marziale, Saba, Montale, Merini.
13) I tuoi pittori e musicisti preferiti
Cardani Gli impressionisti, i Beatles
Strepparava El Bosco, Van Gogh, Verdi, Li-
gabue, Jovanotti, D. Van De Sfroos.
14) I tuoi eroi nella vita reale
Cardani Tutti coloro che reputo migliori di me
Strepparava Carlo Maria Martini, Dominique
Lapierre, Randy Pausch
15) Le tue eroine nella vita reale
Cardani Madre Teresa
Strepparava Madre Teresa di Calcutta, Gio-
vanna Beretta Molla, Lucia Roncareggi.
16) I tuoi eroi nella finzione
Cardani Superman
Strepparava Topolino, Poirot, Monk
17) Le tue eroine nella finzione
Cardani Wonder Woman
Strepparava Antigone, Mirandolina, K. Scar-
petta
18) Il tuo cibo e la tua bevanda preferita
Cardani Il gelato e il caffé
Strepparava Cioccolato, caffè macchiato
19) I nomi che preferisci
Cardani Il mio ovviamente
Strepparava Anna, Alice, Alessandro, Andrea
20) Se non fossi tu, chi vorresti essere
Cardani Una come me o mia sorella
Strepparava Se non fossi più io (difetti
compresi) preferirei, sine cura, non essere!
21) Come vorresti morire
Cardani Spero non a scuola!
Strepparava Danzando su un prato, sotto
una culla di luna e un mare stellato
22) Il tuo motto favorito
Cardani Piuttosto che niente meglio piutto-
sto
Strepparava Nosce te ipsum! Oppure Ut
ameris, ama
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“Questa cosa casca ad asino!”
“Quando mi sono iscritto a facebook ho messo solo la mia foto sul profile, che è la
cosa migliore!
“Qui c’è qualche parente del Trota........ Qualche triglia...”
Parlando di Santarosa e San Marzano.. “Uno sembra una conserva, l’altro una passata
di pomodoro”
“Voi non conoscete le fiabe? Io sono un appassionato di fiabe.. Pim Pum Fracassino è
il mio personaggio preferito!”
“E’ un mondo scrofalo…”
“Scusate non vi interessa neanche il sesso? Come sono cambiati i tempi…”
“Oddio, adesso sono io che sono fumato”
“C’è qualche idraulico tra voi?”
“Vedi che il nostro libro discrimina ingiustamente la rapa… Che è stata una protagoni-
sta FONDAMENTALE della Rivoluzione Industriale!!!”
Ora buca di sabato: “ Fate i compiti per domani…”
Prof:” Chi non metterebbe un vestito di marmo?”
Studente: ”Lady Gaga!”
Dopo aver preso il caffè alle macchinette… “Se non mi fa lo scontrino…!!”
“Tu sei esperta di pollo alla marengo?”
“Voi siete i miei rapanelli”
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Docenti referenti: Prof.ssa Luigina Marcogiuseppe e Prof. Claudino Antognazzi
Articolisti in questo numero: A. Albrizio, N. Bramani, G. Caprioglio,E. Cerutti, G. Colombo, A. De Cicco,E. Finucci, , S. Garavaglia, E. Giora, A. Grazzani, M. Montonati, E. Nava, V. Pisoni, E. Porta, V. Pirovano, L. Rondena, A. Sapuppo, F.
Sarri, A. Timeto, E. Tosello, E. Trezzi, V. Tufaro, G. Vaghi, X. Wang, D. Zarinelli.
Impaginazione: M. Bigatti, N. Bramani, E. Giora, L. Morabito, V. Pisoni, L.
Rondena, F. Sarri
Immagine di copertina: E. Pernigotti
Si ringraziano in particolar modo le collaboratrici scolastiche Anna e Giovanna.