ANNO XXXV - 4° TRIMESTRE 2017
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RUBRICA: Spiritualità
Da Maestro a Signore 2
La vita spirituale del rimanente 5
RUBRICA: Salute
Il bene per eccellenza: la salute 11
RUBRICA: Bimbi
La pietra azzurra 14
RUBRICA: Bibbia –Storia, Archeologie, Teologia
Salvi per grazia 15
La grazia nei padri della chiesa 16
John Wycliffe sulla grazia 18
La grazia secondo Martin Lutero 21
Gli archeologi scoprono una nuova… 24
RUBRICA: Educazione e Famiglia
Doveri nei confronti dei figli 26
I GIOVANI PARLANO
Avventura nella terra dei Maya 29
MISSIONI CRISTIANE
INTERNAZIONALI
CHIESA AVVENTISTA
del 7° GIORNO
MOVIMENTO DI RIFORMA
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Spiritualità
DA MAESTRO A SIGNORE
Giovanna Casulli
Questa riflessione è ispirata alla differenza fra l’incontrarsi con Gesù e il fare esperienza con
Lui.
Valuteremo, in modo particolare, un episodio raccontato dall’evangelista Luca in merito ad un
uomo nelle cui caratteristiche è facile identificarsi, anche se in gran parte nei suoi difetti caratteriali.
Parliamo di Simone, che in un secondo momento Gesù chiamerà Pietro. Quest’uomo viene a
conoscenza del giovane Maestro di Galilea grazie a due amici, pescatori come lui, figli di Zebedeo,
di nome Giacomo e Giovanni.
Il primo incontro che Pietro ha con Gesù avviene proprio in casa sua e viene descritto in Luca
4:38-39. In questo episodio, però, non ci viene raccontato nulla riguardo a quanto questo incontro
con Gesù abbia segnato la vita di questo discepolo, a differenza dei diversi dettagli che affiorano
nel racconto in oggetto in questa riflessione (Luca 5:1-11).
Simone, così come altri pescatori, ritorna a riva dopo una notte di pesca completamente
infruttuosa. Sapendo del suo carattere irruento possiamo benissimo immaginare il suo stato
d’animo mentre insieme ad
Andrea, suo fratello, ripone le
reti. La delusione e il disappunto,
sicuramente lo conducono ad
essere adirato; possiamo anche
immaginare che sia facile che
qualche imprecazione liberatoria
esca dalle sue labbra e che il
momento sia il meno opportuno
affinché qualcuno gli rivolga la
parola.
Ma ecco che a rompere questa
marea di pensieri negativi
giungono voci, canti e grida di un
gruppo crescente di persone di
ogni età che seguono quel
Maestro che qualche giorno prima è stato ospite in casa sua ed ora sceglie ancora di onorarlo
salendo sulla sua barca, pur non essendo l’unica barca tornata a riva. Scelta che sicuramente
non lascia Simone indifferente. La negatività di quella nottata viene ora a essere diluita
dall’appagamento che quel privilegio apporta alla sua mente.
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Gesù, sale sulla barca di Simone, “lo pregò di scostarsi un poco da terra, e postosi a sedere,
ammaestrava da lì la folla” (Luca 5:3).
Gesù non chiede il permesso di salire sulla barca di Simone, ma vi sale. Similmente Gesù non
chiede il permesso di salire sulla barca della mia vita, o sulla tua, per condividere le nostre
difficoltà, le nostre paure, le nostre prove, i nostri insuccessi, problemi o altro, così come
non ci ha chiesto il permesso di sacrificarsi per noi, di vestire i nostri panni e pagare il
prezzo del nostro riscatto. Ha scelto di farlo perché ci ama, e l’AMORE non chiede il
permesso di AMARE.
Ma se non chiede di poter salire sulla nostra barca, c’è qualcos’altro però che ci chiede di fare,
anzi ci prega di fare (Luca 5:3) “di scostarsi un poco da terra”. Ci chiede di scostarci (basta
anche un poco), da quel luogo che è causa delle nostre svariate sofferenze, ed indirizzare il
nostro sguardo e attenzione verso l’ascolto della Sua Parola; “postosi a sedere, ammaestrava
da lì, la folla” (Matteo 11:28; 5:1-12; 2ªCorinzi 4:17-18).
Non sappiamo la durata del sermone di Gesù, ma ci viene descritta dettagliatamente la richiesta
che Egli fa subito dopo, (Luca 5:4) “Prendete il largo e calate le vostre reti per pescare”.
Immaginiamo cosa può suscitare tale richiesta in un pescatore di esperienza come Simone.
Immaginiamo la sua preoccupazione riguardo ai commenti che, senza alcun dubbio, possono
sorgere nelle menti degli altri pescatori; solo un pescatore con poco senno potrebbe gettare le
reti a quell’ora del giorno e dopo un’intera notte di pesca inutile.
Simone si trova di fronte ad una scelta: accettare l’invito ed aver fiducia in Colui che inizia a fare
breccia nel suo cuore o dare ascolto al suo istinto di gestire a modo suo la situazione, magari
esortando Gesù ad abbandonare tale obbiettivo, invitandolo a casa sua a mangiare un boccone
assieme e uscire la sera
sul tardi per riprovare la
pesca.
Non sappiamo se per
effetto di ciò che ha da
poco ascoltato della
predica di Gesù, o per il
ricordo di ciò che
qualche giorno prima gli
aveva visto fare
(sgridare la febbre per
sanare sua suocera),
ma scaturiscono dalle
sue labbra le seguenti
parole, “Maestro tutta la
notte ci siamo affaticati,
e non abbiamo preso
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nulla…però secondo la tua parola, getterò le reti” (Luca 5:5).
Prendere il largo e gettare le reti sono i
passi successivi allo scostarsi dalla terra
e all’ascoltare la sua Parola. La mia
mente è condotta ad altri passi del testo
sacro (Matteo 6:33 e 1 Pietro 5:7).
Simone, scegliendo di avere fiducia in
Gesù, costata come la logica di Dio possa
essere in completa opposizione alla
logica umana (pescare di giorno e dopo
un intera notte di pesca vana). Egli vede
la differenza abissale fra il suo agire
senza di Lui (un’intera notte di fatica
inutile, un totale fallimento) e con Lui (il
tempo di prendere il largo e gettare le reti per una pesca miracolosa). Pietro può verificare come
l’impossibile diventa possibile con Dio.
Anche a noi viene chiesto di avere fiducia nella Sua Parola; prendere il largo e gettare le reti.
Gesù sceglie ogni giorno di salire sulla mia barca e sulla tua.
Il suo desiderio è che anche io e te facciamo l’esperienza di una pesca miracolosa con Lui; non
sarà appagamento e nutrimento solo per se stessi, ma anche per tanti altri. (Luca 5:6-8).
A Gesù non basta incontrarsi con noi, ma vuole lasciare un segno indelebile della sua presenza
nella nostra vita attraverso un’esperienza diretta con Lui, così come è successo a Pietro. Questo
è indispensabile che accada ad ogni discepolo del Signore.
Torniamo per un momento al versetto 5 di Luca 5 e confrontiamolo con il versetto 8. Non
possiamo fare a meno di valutare il modo differente con il quale Pietro si rivolge a Gesù (DA
MAESTRO A SIGNORE). L’esperienza diretta con Gesù fa sì che Egli non sia solo Maestro ma
anche e soprattutto il mio e tuo Signore.
A Simon Pietro non interessa più il primeggiare, la considerazione che gli altri hanno di lui, il
giustificare la sua precedente rabbia e malcontento, ma mostra a tutti senza vergogna ciò che
egli è senza veli dinanzi al Cristo suo Signore, un uomo peccatore.
Gli occhi che si aprono dinanzi alla purezza e santità del carattere del nostro Signor Gesù
permettono di vedere appieno i confini della nostra natura peccaminosa che non regge il
confronto. Come Pietro, non sentiremo più la necessità di giustificare le nostre colpe ma solo il
bisogno di confessarle, di gettarci ai piedi del Cristo e dirgli come il pubblicano che si batteva il
petto, “Abbi pietà di me Signore!”
È questa la condizione che permette a Gesù di abbracciare me e te e dirci “Non temere!”,
“…anche se i tuoi peccati fossero rossi come lo scarlatto diventeranno bianchi come la neve”,
“…io li getterò nel mare della dimenticanza”, da ora in poi sarai pescatore di uomini, ovvero tu
sarai fonte di benedizione per te e per gli altri. Amen!
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LA VITA SPIRITUALE DEL RIMANENTE
Ellen White
La vita procede su due binari
In quest’epoca che precede di poco la seconda venuta di Cristo sulle nuvole del cielo c’è da
svolgere un’opera simile a quella di Giovanni il Battista. Dio cerca uomini che preparino il popolo
del rimanente fino al grande giorno del Signore. Per dare un messaggio simile a quello di Giovanni
dobbiamo avere la sua stessa esperienza spirituale... Dobbiamo contemplare Dio, e
contemplandolo perdere di vista noi stessi - 8T 332,333 (1904).
La comunione con Dio trasforma il carattere e, come avvenne con i primi discepoli, gli altri
potranno riconoscere chi è stato con Gesù. Nient’altro più della comunione con Dio può dare
quella forza e quel potere di cui nessuno può fare a meno. Dobbiamo proseguire sempre su due
binari: pensiero e azione, preghiera silenziosa e intenso lavoro - MH 512 (1905).
Preghiera e lavoro, lavoro e preghiera siano l’occupazione della vostra vita. Dovete pregare come
se l’efficienza e la lode fossero tutte di Dio, e lavorare come se il dovere fosse tutto vostro - 4T
538 (1881).
Nessun uomo è al sicuro per un solo giorno o per una sola ora, senza la preghiera - GC 530
(1911).
Colui che non fa nient’altro che pregare smetterà presto di pregare - SC 101 (1892).
Fermamente radicati in Cristo
Arriveranno giorni burrascosi che metteranno alla prova la fede di ognuno. I credenti devono
rimanere fermamente radicati in Cristo, altrimenti saranno trascinati fuori strada da qualche errore
– Ev 361,362 (1905).
Bisognerebbe dedicare un’ora al giorno alla meditazione e alla contemplazione della vita di Cristo
ed esaminarne ogni particolare immaginando tutte le scene, soprattutto quelle finali - DA 83
(1898).
La vita spirituale del rimanente
L’unica salvaguardia contro il male è far dimorare il Cristo nel cuore mediante la fede nella sua
giustizia. Se non ci uniamo intimamente con Dio, non possiamo resistere agli effetti dell’egoismo
e dell’indulgenza verso noi stessi e non possiamo resistere alla tentazione di peccare. Possiamo
separarci da Satana e abbandonare molte cattive abitudini, ma senza una vitale comunione con
Dio e una continua consacrazione a lui saremo inevitabilmente sopraffatti.
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Privi di una diretta conoscenza di Cristo e di una comunione continua, resteremo in balia del
nemico e soggetti alla sua volontà - DA 324 (1898).
Cristo, e Cristo crocifisso, dovrebbe essere l’argomento della contemplazione, della
conversazione e della nostra più grande emozione - SC 103,104 (1892).
Modellati dallo Spirito Santo
Il cuore umano non conoscerà mai la felicità finché non accetterà di essere modellato dallo Spirito
di Dio. Lo Spirito forgia la persona rinnovata sul modello di Gesù Cristo. Grazie alla sua azione,
l’inimicizia contro Dio diventa fede e amore, e l’orgoglio diventa umiltà. L’essere umano riconosce
la bellezza della verità, e la perfezione e la bontà del suo carattere onorano Cristo - OHC 152
(1896).
Non c’è sentimento, facoltà della mente o inclinazione del cuore che non abbiano bisogno di stare,
ogni momento, sotto il controllo dello Spirito di Dio - PP 421 (1890).
Lo Spirito c’illumina, c’istruisce e ci aiuta nelle nostre svariate necessità, ma la mente umana
deve seguire costantemente Dio. Se permettiamo alla mondanità di entrare, se non sentiamo il
desiderio di pregare e di stare in comunione con colui che è la fonte della forza e della saggezza,
lo Spirito non abiterà con noi - OHC 154 (1904).
La necessità dello studio della Bibbia
Nessun cuore nuovo può continuare a essere buono senza l’apporto giornaliero del sale della
Parola. La grazia divina deve essere ricevuta quotidianamente se si vuole che la conversione
rimanga inalterata - OHC 215 (1897).
Nutrite la vostra fede con la parola di Dio. Afferrate fermamente la testimonianza vivente della
verità. Abbiate fede in Cristo come Salvatore personale. Egli è stato, e sempre sarà, la nostra
Rocca eterna - Ev 362 (1905).
I credenti dovrebbero prepararsi per ciò che ben presto si verificherà nel mondo e che potrebbe
coglierli alla sprovvista. È necessario uno studio approfondito della parola di Dio e una vita
conforme ai suoi precetti - PK 626 (ca.1914).
Solo coloro che hanno fortificato la mente con lo studio delle verità bibliche potranno superare
l’ultimo gran conflitto... Solo coloro che studiano con cura le Scritture e amano la verità saranno
protetti contro il grande inganno che sedurrà il mondo - GC 593,594,625 (1911).
II nostro popolo ha bisogno di comprendere gli oracoli di Dio e acquisire una conoscenza
sistematica dei principi della verità rivelata che lo renderanno adatto per ciò che sta arrivando
sulla terra e gli eviteranno di essere trasportato qua e là da ogni vento di dottrina -5T 273 (1885).
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Imparare a memoria dei brani della Scrittura
Durante la giornata, momenti preziosi dovrebbero essere consacrati alla preghiera e allo studio
delle Scritture, anche solo per imparare a memoria un testo - 4T 459 (1880).
La preziosa Parola di Dio è un modello per i giovani che vogliono essere leali verso il re del cielo.
Invogliateli a studiare le Scritture. Fate sì che imparino a memoria testo dopo testo e che sappiano
ciò che il Signore ha detto - ML 315 (1887).
Costruitevi intorno un muro di testi sacri e vedrete che il mondo non potrà abbatterlo; imparateli
a memoria, e quando Satana arriverà con le sue forti tentazioni risponderete con un sonoro: “Sta
scritto”. È così che il Signore affrontò le tentazioni di Satana e le vinse –RH 10 apr. 1888.
Appendete le preziose parole di Cristo nella camera della memoria. Hanno più valore dell’argento
o dell’oro - 6T 81 (1900).
Abbiate sempre con voi una Bibbia tascabile, anche mentre lavorate, e sfruttate ogni occasione
per ricordarne le preziose promesse – RH 27 apr. 1905.
Arriverà il tempo in cui molti
saranno privati della Parola
scritta. Ma se questa Parola è
stampata nella memoria
nessuno potrà portarla via - 20
MR 64 (1906).
Studiate la Parola di Dio.
Imparate a memoria le sue
preziose promesse; un giorno
forse potranno privarci delle
nostre Bibbie ma non potranno
portarci via la Parola di Dio -
10MR 298 (1909).
Apocalisse 14: Un’ancora per il popolo di Dio
In questi ultimi tempi è nostro dovere capire appieno il significato del messaggio del primo, del
secondo e del terzo angelo. Tutto ciò che facciamo sia in armonia con la Parola di Dio. I messaggi
del primo, del secondo e del terzo angelo sono collegati tra di loro e si trovano nel quattordicesimo
capitolo dell’Apocalisse dal versetto sei alla fine - 13MR 68 (1896).
Molti di coloro che hanno accettato il terzo messaggio non avevano sperimentato i due precedenti.
Satana, avendolo intuito, li ha presi di mira per sconfiggerli; ma il terzo angelo li ha orientati verso
il luogo santissimo, e coloro che avevano verificato i due primi messaggi sono intervenuti per
indicare la strada che porta al santuario celeste. Nei messaggi degli angeli molti hanno
riconosciuto il perfetto concatenamento delle verità e li hanno accettati con gioia, seguendo Gesù
per fede nel santuario celeste. Questi messaggi mi sono stati presentati come un’ancora per il
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popolo di Dio. Coloro che li comprendono e li ricevono non saranno spazzati via dai molti inganni
di Satana - EW 256 (1858).
Educate la mente a credere alla parola di Dio Coloro che si sentono liberi di mettere in dubbio la
Parola di Dio, che dubitano di ogni cosa, si accorgeranno che quando sorgeranno i problemi,
avere fede richiederà uno sforzo enorme. Sarà quasi impossibile per la mente educata al dubbio
e all’incredulità superare questo stadio, perché l’individuo è sotto il vincolo di Satana ed è
incapace di spezzare la paurosa rete che l’avvolge sempre di più. Accettando come componente
normale il dubbio, l’uomo chiama in suo aiuto gli agenti di Satana. E così l’unica speranza di chi
ha coltivato il dubbio è cadere ai piedi del Salvatore sottomettendogli la sua volontà e le sue vie
come fa un bambino: è l’unica via d’uscita per poter passare dalle tenebre alla meravigliosa luce
di Dio. L’uomo non ha il potere di riprendersi dall’insidia di Satana. Chi si educa nell’incredulità,
nel dubbio e nella critica si rafforza nell’infedeltà - Ms 3 (1895).
Preparazione per le prove future
Se sono chiamati a difendere la loro fede, i seguaci di Cristo non devono preparare discorsi
particolari da presentare davanti a un tribunale. Giorno dopo giorno dobbiamo accumulare nel
cuore le preziose verità della Parola di Dio nutrendoci dell’insegnamento di Cristo e rafforzando
la fede con la preghiera. Se un giorno saremo chiamati a comparire davanti a un tribunale, lo
Spirito Santo ci metterà in bocca, richiamandole alla memoria, quelle verità che toccheranno i
cuori dei presenti. Nel momento del bisogno Dio ci farà tornare in mente tutto ciò che abbiamo
imparato studiando diligentemente le Scritture - CSW 40,41 (1900).
Quando arriverà il tempo della prova, alcuni uomini che adesso predicano agli altri capiranno,
esaminando la posizione che occupano, che ci sono molte cose per le quali non sono in grado di
dare delle motivazioni soddisfacenti: non si renderanno conto della loro grande ignoranza fino a
che non saranno così messi alla prova. E ci sono molti nella chiesa che danno per scontato di
capire ciò in cui credono, ma fino a che non arriverà il conflitto non conosceranno la propria
debolezza. Separati da quanti condividono la loro fede e obbligati a esporsi completamente da
soli a spiegare il loro credo, rimarranno sorpresi di vedere quanto sono confuse le loro idee di ciò
che avevano accettato come verità - 5T 707 (1889).
Controllate le capacità morali
La capacità di spiegare la propria fede è già un fatto positivo, ma se la verità non scende più in
profondità l’uomo non sarà mai salvato. Il cuore deve essere purificato da ogni contaminazione
morale - OHC 111 (1881).
Pochi capiscono che abbiamo il dovere di controllare sia i pensieri che l’immaginazione. Se non
c’è disciplina è difficile concentrare la vita spirituale del rimanente il pensiero su argomenti utili.
Ma d’altra parte se il pensiero non viene orientato opportunamente, la religione non può fiorire
nell’anima. Se la mente non si concentra su soggetti sacri ed eterni è portata ad accarezzare
pensieri frivoli e superficiali. Sia le capacità intellettuali che quelle morali devono essere
disciplinate ed esercitate: solo così si rafforzeranno e miglioreranno - OHC 111 (1881).
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Abbiamo un enorme bisogno di stimolare e coltivare pensieri puri e innocenti e di rafforzare le
capacità morali, piuttosto che quelle più basse e carnali. Dio ci aiuti a risvegliarci dai nostri avidi
autocompiacimenti! - MM 278 (1896).
L’esempio di Enoc
Enoc camminò con Dio trecento anni prima della sua traslazione in cielo, e in quel tempo il mondo
non era più vicino alla perfezione di un carattere cristiano di quanto non lo sia oggi. E come fece
Enoc a camminare con Dio? Educò la mente e il cuore a sentire sempre la sua presenza, e nei
momenti di perplessità le sue preghiere salivano a Dio in cerca di protezione. Rifuggiva
dall’offendere Dio. Teneva il Signore continuamente davanti a sé. Pregava così: “Insegnami la
tua strada, così che io non erri. Qual è il tuo piacere a mio riguardo? Che cosa devo fare per
onorarti, mio Dio?”. Era in armonia con i comandamenti di Dio che modellava continuamente la
sua strada e il suo comportamento. Aveva una fiducia cieca nel padre divino e sapeva che lo
avrebbe sempre aiutato. Non aveva pensieri o volontà propri. Tutto era immerso nella volontà del
Padre. Enoc era un rappresentante di coloro che saranno sulla terra quando Cristo verrà e che
saranno traslati in cielo senza vedere la morte - 1SAT 32 (1886).
Enoc ebbe le nostre stesse tentazioni. Era circondato da una società che non era più incline alla
giustizia di quanto lo sia la nostra. L’atmosfera che respirava era macchiata di peccato e
corruzione come la nostra, eppure visse una vita di santità. Non fu contaminato dai peccati
predominanti della sua epoca, e dunque anche noi possiamo rimanere puri e incorrotti - 2T 122
(1868).
Ricordare le passate benedizioni di Dio
Considerando la nostra storia passata, avendo ripercorso ogni passo del cammino fino alla
situazione attuale, posso dire: “Lode al Signore!”. Quando vedo ciò che Dio ha fatto sono piena
di sorpresa e di fiducia in Cristo come guida. Non abbiamo niente da temere per il futuro, se non
di dimenticare il modo in cui il Signore ci ha guidati e istruiti nel passato - LS 196 (1902).
Tempo di seria riflessione
Se c’è mai stato un tempo in cui ogni persona che teme Dio deve riflettere profondamente, questo
è adesso. Ora più che mai la devozione personale è essenziale. Dovremmo chiederci: “Che cosa
sono io e qual è il mio lavoro e la mia missione per questo tempo? Da che parte sto: dalla parte
di Cristo o del nemico?”. Che ogni persona si umili davanti a Dio perché stiamo sicuramente
vivendo nel grande giorno di espiazione. Dio sta esaminando la vita di molti, anche se rimarranno
nella tomba per poco tempo. In quel giorno non sarà la professione di fede la vostra garanzia, ma
lo stato dei vostri affetti. Il tempio dell’anima è stato ripulito dalla sua sporcizia? Ho confessato i
miei peccati e mi sono pentito dinanzi a Dio in modo da essere purificato? Ho sufficiente autostima
e sono deciso a fare ogni possibile sacrificio pur di arrivare alla perfetta conoscenza di Cristo?
Riconosco ogni momento di non appartenere a me stesso, ma di essere proprietà di Cristo e che
il mio servizio appartiene a Dio? - Ms 87 (1886).
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Dovremmo chiederci: “Per che cosa stiamo vivendo e lavorando? E quale sarà il risultato di tutto
questo?” - ST 21 nov. 1892.
Vivere pensando al giorno del giudizio
Vedendo intorno a me la gente affannarsi avanti e indietro negli affari mi sono chiesta se hanno
mai pensato al giorno di Dio che incombe su di noi. Ognuno dovrebbe vivere pensando al grande
giorno che sta per arrivare - SAT 25 (1886).
Non possiamo permetterci di vivere senza alcun riferimento al giorno del giudizio perché, per
quanto a lungo posticipato, ora è vicino, alla porta e accelera grandemente. Presto la tromba
dell’arcangelo farà sussultare i vivi e risveglierà i morti - CG 560,561 (1892).
Pronti per il ritorno di Cristo
Se ora non proviamo alcun
piacere nella contem-
plazione delle realtà celesti,
se non abbiamo interesse
per la ricerca della
conoscenza di Dio, se non
proviamo nessun diletto
nella contemplazione del
carattere di Cristo, se la
santità non ha per noi
nessuna attrazione allora
possiamo essere certi che
la nostra speranza del cielo
è vana.
Una perfetta conformità
con il volere di Dio è l’alta
meta che deve stare
continuamente davanti al cristiano. Egli amerà parlare di Gesù, della patria beata, della purezza
preparata da Cristo per quanti lo amano. La contemplazione di questi temi, nei momenti in cui
l’anima si rallegra delle benedette certezze di Dio, viene rappresentata dall’apostolo come un
assaggio delle “potenze del mondo futuro” (Eb 6:4,5) - 5T 745 (1889).
Se oggi siete in pace con Dio siete pronti anche se Cristo dovesse tornare in questo stesso
momento - HP 227 (1891).
Tratto dal libro: Elllen White, Utimi giorni, cap.5, ediz. 2003.
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Salute
IL BENE PER ECCELLENZA: LA SALUTE
Salvatore Bruno
Miei cari nel Signore, spesso si parla di riforma sanitaria, pertanto ritengo importante e
doveroso ricordare cosa essa implica nella nostra vita materiale e spirituale. Tutti tendiamo, chi
in un modo chi in un altro, a seguire le nostre inclinazioni, ma esse possono spingerci lontano da
un corretto stile di vita. Per seguire le direttive divine, sia spirituali che materiali, è bene partire
anche da una corretta alimentazione che favorisca una buona salute fisica e che permetta di
recepire le direttive spirituali che il nostro Signore ci dà.
Per capire quali sono i cibi più adatti al regime alimentare dell’uomo dobbiamo considerare il
piano previsto da Dio. Colui che ha creato l’uomo, e quindi conosce le sue esigenze, disse “Ecco,
io vi do ogni erba che fa seme... e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”
(Genesi 1:29). Quando Adamo lasciò l’Eden per lavorare la terra, colpita dalla maledizione del
peccato, “l’erba dei campi” fu aggiunta alla sua dieta (Genesi 3:18). I cereali, le verdure, la frutta
fresca e quella secca, rappresentano quindi la dieta scelta da Dio per l’uomo. Questi alimenti,
preparati in modo semplice e naturale, sono i più sani e i più nutrienti. Assicurano forza, resistenza,
capacità intellettuali superiori a quelle di un regime più complesso e stimolante. Dio donò ai nostri
progenitori il nutrimento che aveva scelto per la generazione umana. Non era assolutamente
previsto nel suo piano che venisse tolta la vita a qualcuna delle sue creature. La morte non doveva
entrare nell’Eden. I frutti degli alberi del giardino costituivano l’alimentazione che rispondeva ai
bisogni dell’uomo.
Dio opera a favore dei suoi figli e
sta riproponendo il nutrimento
accordato all’uomo in origine,
consistente soprattutto di frutta e
cereali, un’alimentazione semplice.
Se mai vi è stata un’epoca in cui il
regime alimentare deve essere il più
semplice possibile, questa è
senz’altro la nostra. Dio desidera
che gli uomini coltivino la forza di
carattere. Chi compiace se stesso
non fa parte di coloro che
riceveranno un giorno una grande
ricompensa. Egli desidera che quelli che operano per la sua causa siano uomini dai sentimenti
affinati e dalla spiccata sensibilità. Essi devono essere temperanti nel mangiare; un’alimentazione
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ricca ed eccitante non dovrebbe trovare posto sulle nostre tavole; se il nostro cervello è
costantemente sotto pressione e manchiamo di esercizio fisico dovremmo mangiare con
moderazione, anche se si tratta di un’alimentazione semplice. La chiarezza di spirito e la
fermezza di propositi di Daniele, nonché la forza dell’intelligenza nell’acquisire conoscenze, erano
dovute - in gran parte - alla frugalità del suo regime alimentare, come pure alla sua vita di
preghiera. Se vogliamo preservare la nostra vita è importante osservare con cura le leggi della
salute, mangiare cibi sani, preparati in modo semplice e fare più esercizio fisico. Tutti abbiamo
bisogno dei benefici della riforma sanitaria. Abbiamo bisogno di applicare la riforma sanitaria nella
nostra vita, praticare la temperanza in ogni cosa. È nostro dovere adottare un regime alimentare
semplice, che ci mantenga in salute. Se viviamo secondo la luce che Dio ci ha dato, ci
risparmieremo molte sofferenze.
Un’alimentazione naturale, preparata in modo semplice, non indebolirà il complesso sistema
nervoso del cervello, non lo ottenebrerà o paralizzerà e non gli impedirà di distinguere le realtà
sacre, in particolare il valore dell’espiazione, del sangue purificatore di Cristo. “Non sapete voi
che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio?
Correte in modo da conquistarlo. Ora, chiunque compete nelle gare si autocontrolla in ogni cosa;
e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una
incorruttibile. Io dunque corro, ma non in modo incerto, così combatto, ma non come battendo
l’aria; anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non
sia io stesso riprovato” (1 Corinzi 9:24-27).
Se degli uomini, la cui ambizione è limitata unicamente alla conquista di una corona terrena,
si impongono volontariamente privazioni di ogni genere, a maggior ragione noi che cerchiamo la
vita eterna dobbiamo essere disposti a praticare la rinuncia e la temperanza. Questo ci permetterà
di dominare le passioni, di controllare il nostro
corpo e gli appetiti.
Chi è abituato ad alimenti pesanti e
stimolanti ha il gusto alterato e quindi un cibo
semplice e naturale sembrerà poco saporito.
Ci vuole tempo perché il gusto si riequilibri e
lo stomaco si riprenda. Ma se utilizziamo cibi
sani, dopo un certo periodo di tempo
riusciremo a trovarli appetitosi, ne
apprezzeremo il gusto delicato e li
mangeremo con più piacere degli alimenti
elaborati e non sani. Lo stomaco, in condizioni normali, non eccitato né appesantito, potrà
assolvere il suo compito.
Una riforma nell’alimentazione rappresenterebbe un risparmio di denaro e di lavoro. I bisogni
di una famiglia possono facilmente essere soddisfatti da un regime frugale e sano.
Un’alimentazione sana e frugale, preparata in modo semplice che può essere adottata da tutti,
benestanti e meno abbienti. I cibi molto raffinati, come torte e dolci, dovrebbero essere eliminati.
Per preservare la salute in maniera efficace è necessario smettere di trasgredire le leggi che
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regolano il nostro essere; vestiamoci in maniera adeguata alle condizioni atmosferiche per non
creare sbalzi deleteri alla circolazione sanguigna attenendoci alle esigenze della salute e della
modestia, lavoriamo secondo i principi della temperanza, dormiamo regolarmente; così
correremo meno rischi di contrarre malattie. Chi abitualmente svolge un lavoro pesante, quando
si trova a riposo non dovrebbe consumare la stessa quantità di cibo abituale, chi lo fa, affaticherà
lo stomaco; evitiamo di mangiare tra un pasto e l’altro.
Colgo l’occasione per indicare le proprietà di alcuni semi:
1) semi di sesamo - ricchi in calcio e in quantità variabili ferro, magnesio, silicio, fosforo e
vitamine del gruppo B; sono indicati anche per i bambini in fase di crescita e apprendimento, per
potenziare la memoria; contengono il 18% di proteine, il 53% di grassi e il 5% di fibre.
Trasformando il sesamo, non tostato, in crema può essere utilizzato sul pane.
2) semi di girasole - contengono il 20% di proteine, il 45% di grassi e il 26% di carboidrati,
contengono anche vitamina E, vitamine del gruppo B, in particolare B6 e B3; contengono selenio,
ferro, magnesio fosforo, zinco e manganese. I semi di girasole possono essere mangiati anche
germogliati.
3) semi di zucca - come i semi di sesamo e di girasole contengono omega 6 e omega 3 e
zinco; combattono anche i vermi intestinali; devono essere utilizzati al naturale, in caso contrario
perdono molte delle loro proprietà.
4) semi di lino - la
fonte più importante di
omega-3; per utilizzarli
è bene triturarli fino a
renderli polvere e
assumerne due
cucchiai al giorno;
possono essere usati
anche come lassativi;
devono essere
macinati prima di
prenderli.
Vi sono anche molti
frutti secchi utili alla
nostra salute come i
pistacchi, le mandorle,
le noci. Ad esempio i
pinoli contengono il 31,9% di proteine, 50% di grassi e il 4% di carboidrati; fosforo e altri minerali;
sono adatti a i bambini in fase di crescita e alle donne in stato di gravidanza.
È bene alternare l’uso di questi alimenti ogni giorno. La salute è un bene che si apprezza
quando si perde, facciamo di tutto per non lasciarcela sfuggire.
14
Bimbi
LA PIETRA AZZURRA
Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del
suo elegante negozio. Una bambina si avvicinò e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color
del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno
splendido collier con un turchese azzurro. “È per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”. Il
padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”. Senza esitare,
la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne
vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche
figurina. “Bastano?”, chiese con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando
non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa.
Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo
stesso colore dei suoi occhi”, aggiunse la piccola. L’uomo sparì per un momento nel retro del negozio
e ne riemerse con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolse l’astuccio. “Prendilo – disse
alla bambina – e portalo con attenzione”. La bambina uscì felice, tenendo il pacchetto in mano come
se fosse un trofeo. Un’ora dopo, nella gioielleria entrò una bella ragazza con la chioma color miele e
due meravigliosi occhi azzurri. Posò
con decisione sul banco il pacchetto
che con tanta cura il gioielliere
aveva confezionato e chiese:
“Questa collana è stata comprata
qui?”. “Sì, signorina”, fu la risposta.
“E quanto è costata?”, continuò la
ragazza. “I prezzi praticati nel mio
negozio sono confidenziali.
Riguardano solo il mio cliente e me”,
dichiarò il gioielliere. “Ma mia
sorella aveva solo pochi spiccioli.
Non avrebbe mai potuto pagare un
collier come questo”. Il gioielliere
prese l’astuccio, lo chiuse con il suo
prezioso contenuto, rifece con cura
il pacchetto regalo e lo consegnò
alla ragazza. “Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato
tutto quello che aveva”.
È per amore che Dio ci ha creato. È per amore che ha progettato di salvarci quando ci siamo allontanati
troppo e ci siamo perduti. È per amore che per riconciliarci a sé ha pagato il prezzo più alto, ha dato
tutto se stesso. E ora, che cosa vogliamo farne di tutto questo amore? Non lasciamo che si perda,
costruiamo su di esso il nostro futuro di vita eterna.
(Alan Codovilli/Lina Ferrara, avventisti.it)
15
Bibbia – Storia, Archeologia, Teologia
SALVI PER GRAZIA
La redazione
Molti anni fa, consapevole della propria
debolezza spirituale, un uomo sofferente
chiese: "Come, allora, l'uomo si giustificherà
davanti a Dio? E come potrà un uomo nato da
donna essere puro?"(Giobbe 25: 4). È questo
forse possibile anche per un uomo con tutta la
sua peccaminosità e debolezza? Giobbe non
era l'unico a sentire questo bisogno. Secoli
dopo, l'apostolo Paolo esclamò: "Chi mi
libererà da questo corpo di morte?" (Romani
7:24). Oggi migliaia di persone si fanno le
stesse domande. Sia lodato Dio perché
queste domande hanno tutte una risposta
positiva: per i meriti di "Gesù Cristo nostro
Signore" (Romani 7:25), mediante la fede in
Lui e il dono della grazia divina, ogni persona
può essere giustificata, santificata e glorificata
(Romani 3:24; 8:30; Ebrei 13,12) (Antonino Di
Franca, Salvi per grazia, pag.1).
Che lo riconosca o no, chiunque abbia mai
vissuto e chiunque sia vivo oggi ha già ricevuto
enormi riserve di grazia. Ma quanta di più ne
scorrerebbe sulla terra se il popolo di Dio
pregasse, ricevesse e fosse consapevole di
questo dono divino in ogni momento! La grazia che conduce alla vita eterna è molto più di ciò che
l'uomo comune riesce ad avere.
Sebbene il soggetto sia molto ampio, molto profondo e molto elevato per essere trattato a
fondo all'interno di una rivista o persino di un libro, questa edizione dell’Osservatore del Sabato
si propone di presentare la parte centrale dei cinque sola provenienti dalla Riforma protestante -
sola gratia - e di condividere ciò che lo Spirito Santo ha preparato per il popolo di Dio in questo
tempo.
Si includeranno i pensieri di alcuni riformatori che hanno innalzato le Sacre Scritture
nonostante rischiassero la persecuzione e persino la morte. Erano convinti che fosse impossibile
per l'uomo caduto entrare in qualsiasi momento alla presenza di un Dio santo senza che questo
dono, il più miracoloso, più potente e onnipresente fosse presente in loro. In realtà, John Wycliffe
16
scrisse che senza la grazia di Dio, nessuno può raggiungere la giustizia, nessun sermone può
raggiungere i cuori, e nessuno, nemmeno i ministri più eloquenti, possono parlare di cose celesti.
"Non dovremmo pensare che sono la nostra grazia e i nostri meriti a salvarci. La grazia di
Cristo è la nostra unica speranza di salvezza" (Selected Messages, volume 1, pag. 412).
“È necessario che l'uomo rinunci al proprio io per sottomettersi ad essere un figlio di Dio e per
sottomettersi ad essere salvato dalla sua grazia; e quando questo si compie, le agenzie divine
cooperano con l'agente umano, e il carattere viene trasformato. È nella sottomissione della
volontà che viene tracciata la linea di demarcazione tra un figlio di Dio, un erede del cielo, e un
ribelle, che rifiuta la grande salvezza" (Review and Herald, 4 marzo 1896).
“Quando Dio perdona il peccatore, gli condona la punizione che merita e lo tratta come se non
avesse peccato, lo riceve nel suo favore divino e lo giustifica con i meriti della giustizia di Cristo.
Il peccatore può essere giustificato solo con la fede nell'espiazione operata dall'amato Figlio di
Dio, che divenne un sacrificio per i peccati del mondo colpevole" (Selected Messages, volume 1,
pagina 456).
Dio può e desidera donare ad ogni lettore l'abbondanza della grazia secondo il desiderio del
loro cuore.
LA GRAZIA NEI PADRI DELLA CHIESA
Ignazio di Antiochia
(Noto anche come Ignazio
Teoforo) (circa 35 d.C-108 d.C.). Fu
il terzo vescovo (anziano) di
Antiochia (l'apostolo Giovanni fu il
primo, e Clemente il secondo).
Ignazio, alunno di Giovanni, sulla
via del suo martirio a Roma, scrisse
sette lettere che sono state
conservate.
Dopo aver
salutato,
rivela la sua comprensione della grazia nella sua lettera a Policarpo e a
quelli di Smirne: "Glorifico Dio e Gesù Cristo, che vi ha dato tanta
saggezza. Perché ho osservato che vi state perfezionando in una fede
incrollabile, come foste inchiodati alla croce del Signore nostro Gesù
Cristo, sia nella carne che nello spirito, e foste stabiliti nell’amore
attraverso il sangue di Cristo, essendo pienamente convinti per quanto
riguarda il nostro Signore, che Egli era veramente della stirpe di Davide
secondo la carne (Romani 1:3) e il figlio di Dio, secondo la volontà e il
17
potere di Dio; che fu veramente nato da una vergine, fu battezzato da Giovanni così che tutta la
giustizia potesse essere adempiuta (Matteo 3:15) per mezzo di Lui; e venne certamente, sotto
l'autorità di Ponzio Pilato e di Erode il tetrarca, inchiodato [alla croce] per noi nella sua carne. Per
questo frutto siamo, con la sua passione divinamente benedetta, affinché possa sollevare la
bandiera (Isaia 5:26, 49:22) per tutte le età, attraverso la sua risurrezione, per tutti i suoi seguaci
santi e fedeli, sia tra ebrei o gentili, nel corpo unico della sua chiesa. "Ora, ha sofferto tutte queste
cose per il nostro bene, affinché potessimo essere salvati. E ha veramente sofferto, così proprio
come certamente risuscitò se stesso, non come sostengono certi non credenti, che solo
sembrava stesse soffrendo, proprio come loro stessi che solo sembrano essere [cristiani]. E così
come credono accadrà loro...
Policarpo, vescovo di Smirne (69 dC-155 d.C.)
Anche lui fu un discepolo dell'apostolo Giovanni. L'unica
opera riscattata attribuita a lui è la sua lettera ai filippesi. La
prima parte della lettera sottolinea l'importanza della grazia.
"Policarpo e i presbiteri che sono con lui per la chiesa di Dio
che vive a Filippi: Possa la misericordia essere con voi e la
pace del Dio Onnipotente e di Gesù Cristo nostro Salvatore
siano moltiplicate.
"Ho gioito grandemente con voi nel nostro Signore Gesù
Cristo, poiché avete ricevuto i seguaci del vero amore e li
avete accompagnati sul loro cammino, come vi
corrispondeva fare - quegli uomini circondati da sacri vincoli
che sono i diademi di coloro che sono veramente scelti da
Dio e nostro Signore - e che la radice forte della vostra fede
che era famosa fin dai tempi antichi rimane fino ad ora e dà
frutti al nostro Signore Gesù Cristo, che ha sofferto
affrontando anche la morte per i nostri peccati, e che Dio ha suscitato, avendo sciolto le corde
dell'Ades; in chi, sebbene non l'abbiate visto, credete con gioia indicibile e piena di gloria; gioia
nella quale molti desiderano entrare; sapendo che è per grazia che siete salvi, e non per le opere,
ma dalla volontà di Dio per mezzo di Gesù Cristo.
Perciò, cingete i vostri fianchi e servite Dio con timore e verità, lasciando la conversazione
vana e vuota e l'errore di molti, poiché avete creduto in Colui che ha risuscitato il nostro Signore
Gesù Cristo dai morti e gli ha dato gloria e un trono alla sua destra; a cui tutte le cose sono state
sottoposte, sia in cielo sia in terra; il quale viene servito da ogni creatura che respira; che verrà
come giudice dei vivi e dei morti; il cui sangue Dio richiederà da coloro che gli sono stati
disubbidienti.
"Ora, Colui che lo ha risuscitato dai morti, risusciterà anche noi; se facciamo la sua volontà e
camminiamo nei suoi comandamenti e amiamo le cose che ha amato, astenendoci da ogni
iniquità, avidità, amore per il denaro, mormorio, falsa testimonianza; non restituendo male per
male o ferita per insulto, colpo per colpo o maledizione per maledizione; ma ricordando le parole
che il Signore ha detto, quando ha insegnato: "Non giudicate, affinché non siate giudicati.
18
Perdonate e sarete perdonati. Siate misericordiosi; affinché possiate ricevere misericordia. Con
la misura con cui misurate, sarà altresì misurato a voi; e di nuovo, benedetti sono i poveri e quelli
che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
"Queste cose, fratelli, vi scrivo riguardo alla giustizia, non perché io stesso mi sia posto questa
responsabilità, ma perché voi mi avete invitato" (The Epistle of Polycarp, tradotta da J.B.
Lightfoot).
Papia di Ierapoli (Apross. 60 d.C.-130 d.C.). Degli scritti dei leader della
Chiesa primitiva non ci è pervenuto niente di Papia che sia direttamente
legato al tema della grazia. Però i cinque frammenti che sono arrivati fino ai
nostri giorni ci danno un’evidenza chiara che i quattro Evangeli sono
realmente l’opera dei quattro apostoli. (Marco come scriba di Pietro)
Giustino Martire (110 d.C - 165 d.C). Si distacca come uno dei più importanti filosofi greci
apologeti della chiesa paleocristiana.
"La maggior parte delle sue opere è andata persa, ma
esistono ancora due apologie e un dialogo. La Prima
Apologia, il suo testo più famoso, difende con passione la
moralità della vita cristiana e fornisce diversi argomenti etici e
filosofici per convincere l'imperatore romano, Antonino, a far
cessare la persecuzione del culto emergente" (https: /
/en.wikipedia.org/wiki/Justin_Martyr). È da lui che otteniamo
la parola "Martire". Morì per la sua fede nel 165 d.C.
Quando leggiamo l'Apologia, troviamo poca o nessuna
enfasi sulla salvezza per grazia. Al contrario, dichiara che i
cristiani sono "spinti dal desiderio di ciò che è eterno e ci
affrettiamo a confessare la nostra fede, persuasi e convinti come siamo che coloro che hanno
dimostrato Dio attraverso le loro opere che li seguivano, e hanno voluto dimorare con lui dove
non c'è peccato che causi problemi, possono realizzare queste cose" (Capitolo 8: "I cristiani
confessano la loro fede in Dio").
JOHN WYCLIFFE SULLA GRAZIA
Estratto da “Tracts and Treatises of John de Wycliffe”, D.D. (1320-1384)
Dall’opuscolo: I sette peccati capitali
"Il primo peccato menzionato è l'orgoglio, del quale si dice che a volte appare separatamente,
e talvolta in un altro modo, come dei ‘doni della grazia; l'intelligenza [la comprensione] che Dio
ha dato; i doni della natura, come la forza fisica o la bellezza fisica; o dei beni della fortuna e delle
ricchezze del mondo’. Si dice che tutti questi doni vengano da Dio e che ogni essere umano li
19
possegga con semplicità, cercando "umilmente di servire il suo Dio, secondo i doni che ha da Lui
ricevuti" (pag. 67).
Dall'opuscolo: "Della chiesa di Cristo, dei suoi membri e della sua amministrazione"
"... Le dottrine del Vangelo sono presentate in modo uniforme, come se dichiarassero che la
colpa e la debolezza spirituale
dell'uomo sono in modo tale,
come per dimostrare che
l'espiazione di Cristo è l’unica via
per il perdono e che la grazia dello
Spirito divino è l’unica speranza di
purezza. A volte sentiamo il
bisogno di maggiore chiarezza
nell'esposizione di queste verità, e
spesso desideriamo vederle più
pienamente sviluppate, ma non
c'è spazio per i dubbi sulla loro
esistenza lì, e sulla piena
sostanza della dottrina insegnata"
(p. 82).
"'Dobbiamo sapere che la fede è un dono di Dio, e quindi, Dio non lo darebbe all'uomo se non
solo per grazia. E così tutti i beni che gli uomini possiedono sono doni di Dio. Dunque in questo
modo, quando Dio ricompensa una buona azione dell'uomo, sta premiando il Suo proprio dono.
E questo è per grazia, perché tutte le cose che gli uomini hanno per volontà di Dio, vengono
tramite la grazia. La bontà di Dio è la prima causa per cui Egli dà agli uomini questi beni; e non
potrebbe essere che Dio faccia del bene agli uomini, a meno che non abbia conquistato questi
beni gratuitamente per la sua propria grazia; e con ciò riconosceremo che gli uomini sono degni
di Dio. Impariamo da questo uomo ad essere umili di cuore, in parole e in azione perché egli ha
ammesso per primo di essere stato sotto il potere dell'uomo, ed eppure con la forza dell'uomo
poteva fare molte cose. Molto più dovremmo sapere che siamo sotto il potere di Dio e che non
possiamo fare nulla se non fosse per il potere di Dio. E se abusiamo di questo potere, il nemico
sarà con noi. Ma questa radice di umiltà genererà altre virtù in noi e la grazia di Dio per meritare
la ricompensa del cielo, come è successo con questo uomo.
"... Le benedizioni che permettono agli uomini di elevarsi al godimento delle ricompense, e le
ricompense stesse, sono simili a quelle della grazia di Dio; è Dio che corona la propria opera,
secondo un principio di congruenza o idoneità morale" (pp. 87,88).
Dal Libro III (Wiclef cita la Phronesis Aristotelica–saggezza– sulla grazia) “Né queste [le virtù
fondamentali della prudenza, temperanza, forza], né nessuna delle virtù morali [giustizia, fede,
speranza, carità], possono dimorare nell'uomo senza l'assistenza della grazia di Dio. Chiedo:
come può l'uomo meritare la felicità vivendo e agendo secondo la buona volontà di Dio, a meno
che Dio, con la sua abbondante grazia, accetti tale servizio? Perciò, qualunque cosa l'uomo
faccia, o possa, per così dire, generare in se stesso, non è chiamata una virtù morale degna di
ricompensa e lode eterne, a meno che non sia venuta a lui da altro, ovvero dalla grazia di Dio
20
stesso: e nessun uomo può provare se è virtuoso in questo senso o meno, senza l'aiuto di una
rivelazione di Dio" (p. 117).
Dal Libro III (Grazia al Ministero) "'Dio non sceglie il prelato', dice Wycliffe, 'a meno che non
sia più umile di coloro che sono posti sotto la sua autorità, perché Dio non chiama nessuno a un
grado di tale natura, eccetto che sia più abile di altri nella pratica della virtù e, di conseguenza,
più umile. Più umile è un uomo, più assomiglia a Cristo. In questo modo, l'umiltà e le altre virtù si
susseguono e sono lodevoli, non solo nella loro specie, ma secondo la loro gerarchia. E questo
è il motivo per cui prima della fondazione della chiesa da parte degli imperatori, si osservava la
regola dell'apostolo - "nessun uomo dovrebbe prendere questo onore su se stesso". Perché quelli
che aspirano alla supremazia nella chiesa, o qualsiasi membro di un ordine religioso che manca
di umiltà, e di conseguenza di virtù, considerano se
stessi come più degni di quelli che sono sotto la loro
autorità, o sono altrimenti inutili. Ora, se fosse per il
desiderio di onore dell'uomo, o per il guadagno
temporale che gli uomini bramassero tali incarichi,
allora dovrebbero essere biasimati, poiché in tal caso
l'amore di Dio e l'umiltà sono lasciati da parte, e i beni
terreni arrivano ad avere molto peso. È chiaro, quindi,
che la scelta fatta dagli esseri umani è nella maggior
parte dei casi ingiusta, poiché, se l'uomo scelto non è il
più umile, viene scelto ingiustamente. E questa non è
la scelta fatta per la maggior parte, dal momento che,
in questi tempi, i più umili sono considerati i meno
meritevoli. Quindi, in tali elezioni, e nella loro pratica di
religiosi privati, gli uomini si pongono in opposizione al
loro Creatore; poiché ciò che Egli considera degno di
essere fatto viene liquidato come indegno, ed è
respinto dal giudizio degli uomini; Dio odia tale cosa.
Questa è una delle ragioni per cui questi ordini religiosi
sono in tale confusione" (pp. 121,122).
Canali di grazia
"Anche se è vero che Dio stesso è la grande ricompensa, che abbraccia tutto il resto, l'anima
lo riceve e gioisce in lui solo nella misura in cui gli assomiglia nel carattere. Possiamo apprezzare
solo ciò che è simile a noi. Solo quando ci doniamo a Dio perché ci impieghi al servizio
dell'umanità, condividiamo la sua gloria e il suo carattere.
"Nessuno può lasciare che il fiume delle benedizioni celesti fluisca attraverso la propria vita e
il proprio cuore verso gli altri, senza ricevere una ricca ricompensa per se stesso. Le pendici delle
colline e le pianure non soffrono perché su di loro scorrono fiumi che vanno verso il mare. Ciò
che danno è ricompensato cento volte, perché il ruscello che passa cantando lascia dietro di sé
vegetazione e fertilità come dono. Sulle sue sponde l'erba è più verde; gli alberi, più rigogliosi; i
fiori, più abbondanti. Quando i campi sono aridi e estenuati dal caldo torrido dell'estate, la corrente
del fiume marca, invece, una linea di verde, e la pianura che ha facilitato il trasporto dei tesori
dalle montagne verso il mare è vestita di freschezza e la bellezza, attestando così la ricompensa
21
che la grazia di Dio dà a coloro che servono come conduttori per le benedizioni del cielo" (El
discurso maestro de Jesucristo, p. 71).
LA GRAZIA SECONDO MARTIN LUTERO
1520
Como detto spesso, la sofferenza e l'opera di Cristo,
devono essere visti da due punti di vista: in primo luogo,
come la grazia impartita su di noi, come benedizione
conferita, che richiede l'esercizio della fede da parte
nostra e la nostra accettazione della salvezza offerta.
Secondo, dobbiamo considerarli come un esempio per
noi degno di essere seguito; dobbiamo offrire noi stessi
per il beneficio del nostro prossimo e per l'onore di Dio.
Questa offerta è l'esercizio del nostro amore, che
distribuisce i nostri lavori a beneficio dei nostri vicini. Chi
lo fa è un cristiano. Diventa uno con Cristo, e l'offerta del
suo corpo è identica all’offerta del corpo di Cristo (The
Complete Sermons of Martin Luther, vol. IV, “First
Sunday after Epiphany”, p. 9).
1528
Solo questa fede, quando si basa sulle promesse
fedeli di Dio, ci deve salvare ... E alla luce di questo,
dovrebbero diventare insensati coloro che ci hanno insegnato altre vie per raggiungere la pietà....
L'uomo può sempre fare ciò che desidera, ma non può mai entrare nel cielo a meno che Dio non
compia il primo passo con la sua parola, la quale offre la grazia divina e illumina il suo cuore per
metterlo sulla retta via (On Faith and Coming to Christ). Se qualcuno immagina di poter fare del
bene con le proprie forze, non fa altro che rendere Cristo il Signore un bugiardo (On Faith and
Coming to Christ).
1531
Il peccato non è condonato da una vita legale, poiché nessuno può vivere secondo la legge.
La legge rivela la colpa, riempie la coscienza di terrore e conduce gli uomini alla disperazione.
Molto meno il peccato può essere tolto dagli sforzi inventati dall'uomo. La realtà è che più una
persona cerca il credito per se stessa attraverso i suoi sforzi, più va verso il debito. Niente può
togliere il peccato se non la grazia di Dio. Nella vita di oggi, tuttavia, non è facile persuadersi che
solo attraverso la grazia, in opposizione a qualsiasi altro mezzo, otteniamo il perdono dei nostri
peccati e la pace con Dio (Commentary on Galatians 1:3).
La giustizia della legge, che Paolo chiama anche la giustizia della carne, è così lontana dal
giustificare una persona, che coloro che una volta hanno avuto lo Spirito Santo e lo hanno perso
22
finiscono nella legge per la loro completa distruzione (Commentary on Galatians 3:3). La fede dei
padri nell'era dell'Antico Testamento e la nostra fede nell'era del Nuovo Testamento sono una e
la stessa fede in Gesù Cristo, sebbene i tempi e le condizioni possano essere diversi. Pietro lo
riconobbe con queste parole: "Ora, allora, perché tentate Dio, mettendo un giogo sul collo dei
discepoli che né i nostri genitori né noi siamo stati capaci di portare? Anzi crediamo che per la
grazia del Signore Gesù saremo salvati, proprio come loro" (Atti 15:10,11). E Paolo scrive: "E tutti
bevvero la stessa bevanda spirituale; poiché bevevano la roccia spirituale che li seguiva e la
roccia era Cristo" (1 Corinzi 10:4). E Cristo stesso dichiarò: "Abramo, vostro padre, ha giubilato
nella speranza di vedere il mio giorno; e l'ha veduto, e se n'è rallegrato" (Giovanni 8:56). La fede
dei padri era diretta al Cristo che doveva venire, mentre la nostra riposa sul Cristo che è venuto
(Commentary on Galatians 3:6). Le parole "Siete caduti dalla grazia" non dovrebbero essere
prese alla leggera. Sono importanti. Cadere dalla grazia significa perdere l'espiazione, il perdono
dei peccati, la giustizia, la libertà e la vita che Gesù ha meritato per noi attraverso la sua morte e
risurrezione. Perdere la grazia di Dio significa conquistare l'ira e il giudizio di Dio, la morte, la
schiavitù del diavolo e la dannazione eterna (Commentary on Galatians 5:4).
1533
Cristo dice che se il vostro concetto della misericordia non è migliore di quello dei Gentili, non
erediterete la vita eterna (Complete Sermons of Martin Luther, vol.VI, pp. 269,270).
1545
La fede non è quell’ illusione e sogno umano che alcune persone pensano che
sia. Quando ascoltano e parlano molto della fede e tuttavia vedono che nessuna
perfezione morale e nessuna buona azione ne derivano, cadono
nell'errore e dicono: "La fede non è abbastanza. Devi fare delle opere
se vuoi essere virtuoso e raggiungere il paradiso". Il risultato
è che, quando ascoltano il Vangelo, inciampano e
fanno per se stessi con le proprie facoltà un concetto
nei loro cuori che dice "Credo". Ritengono che questa
sia la vera fede. Ma invece è un'invenzione e
un'opinione umana.
La fede è un'opera di Dio in noi che ci cambia e ci
porta a rinascere da Dio. Vedi Giovanni 1. Uccide il
vecchio Adamo, ci rende persone completamente
diverse nel cuore, nella mente, nei sensi e in tutte le
nostre facoltà, e porta lo Spirito Santo con sé. Che
cosa viva, creativa, attiva e potente è la fede! È
impossibile che la fede smetta di fare del bene. La
fede non chiede se debbano essere fatte delle buone
opere; ma, prima che tu lo chieda, le ha fatte. È
sempre attiva. Chi non fa tali opere non ha fede; egli
cerca a tastoni la fede e le buone opere in lui, ma
non sa che cosa sia la fede e le buone opere.
Ciononostante, parla con molte parole delle fede e
delle buone opere. (“Preface to the Letter of St.
23
Paul to the Romans”; ed. Hans Volz and Heinz Blanke. Translated by Andrew Thornton.
http://www.christian-history.org/martin-luther-sola-de-quotes.html). Questa vita, quindi, non è
giustizia, ma crescita nella giustizia, non è salute, ma guarigione, non è qualcosa, ma sta
diventando qualcosa, non è riposo, ma esercizio. Non siamo ancora ciò che dovremmo essere,
ma stiamo crescendo verso questo; il processo non è ancora finito, ma continua; questa non è la
fine, ma è il cammino. Tutto non brilla ancora nella gloria, ma tutto viene purificato.
Cristo portò i nostri peccati e i
peccati di tutto il mondo, così come
l'ira del Padre sulle sue spalle, e li
ha immersi in se stesso così che noi
possiamo essere riconciliati con Dio
e diventare completamente giusti.
La legge provoca paura e rabbia;
la grazia opera speranza e
misericordia. Il peccato è dentro di
te, che sia sulle tue spalle o su
Cristo, l'Agnello di Dio. Ora, se è su
di te, sei perduto; ma se riposa su
Cristo, sei libero e sarai salvato.
Scegli dunque quello che vuoi.
Articoli tratti da: El Guardian del Sabado, Maggio-Giugno 2017, traduzione di Elisa Gallo
24
GLI ARCHEOLOGI SCOPRONO UNA NUOVA
GROTTA CHE CONTENEVA I ROTOLI DEL MAR
MORTO
“Una delle più emozionanti scoperte archeologiche, e la più importante degli ultimi 60
anni”
Degli scavi recenti realizzati in Israele hanno portato alla scoperta di una dodicesima grotta che
si crede abbia ospitato i Rotoli del Mar Morto. Gli scavi sono ancora in corso, ma gli archeologi
hanno già dissotterrato vasi, ceramiche, un pezzo di pergamena e altri oggetti.
Secondo una dichiarazione rilasciata da Oren Gutfeld, archeologo presso l‘Istituto di
Archeologia dell’Università Ebraica, “questo scavo emozionante è il punto più vicino alla
scoperta di nuovi Rotoli del Mar Morto in 60 anni. Finora era accettato che i Rotoli fossero stati
trovati solo in 11 grotte di Qumran, ma ora non c’è dubbio che questa sia la dodicesima grotta”.
“Le scoperte includono i vasi in cui erano nascosti i rotoli e le loro coperture, una cinghia di pelle
per legarli, una stoffa che avvolgeva i rotoli, tendini e pezzi di pelle che collegavano i frammenti
e altro”.
25
I vasi trovati erano distrutti con il contenuto rimosso, il che fa pensare a saccheggiatori che
abbiano rubato i
rotoli all’interno.
A conferma di
questa teoria,
gli archeologi
hanno anche
identificato un
paio di picconi
degli anni
Cinquanta.
I Rotoli del Mar
Morto originali
sono una
raccolta di quasi
un migliaio di manoscritti originali scoperti negli anni Quaranta e Cinquanta e contenenti numerosi
passaggi delle Scritture ebraiche e altri contenuti storici e spirituali. Si tratta di alcuni dei
manoscritti più antichi mai scoperti, e hanno gettato nuova luce su libri che in seguito sarebbero
diventati parte del canone dell’Antico Testamento.
Le scoperte recenti sono state salutate come “una delle più emozionanti scoperte archeologiche,
e la più importante degli ultimi 60 anni”.
Gli scavi fanno parte di un’operazione molto più ampia definita “Operazione Rotolo”, promossa
dall’Amministrazione Civile della Giudea e della Samaria, dall’Autorità Naturalistica e dei Parchi
di Israele e dall’Autorità per le Antichità di Israele.
L’obiettivo dell’operazione è esplorare tutte le grotte del deserto della Giudea e scoprire nuovi
legami e prove per sostenere gli studiosi nei loro sforzi per comprendere le grotte del Mar Morto.
Questa nuova scoperta ha rinnovato l’interesse nei confronti del progetto, e il team di archeologi
progetta di portare avanti il suo studio delle grotte nella speranza di trovare più materiale che getti
luce sugli antichi Rotoli del Mar Morto.
Da: it.aleteia.org
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Educazione e Famiglia
DOVERI NEI CONFRONTI DEI FIGLI
Salvatore Bruno
Miei cari nel Signore, ho riflettuto tanto su cosa scrivere sull’educazione dei nostri figli e
leggendo lo Spirito di Profezia in merito all’argomento, sono pervenuto alla conclusione che i
migliori consigli sono quelli che il Signore ci dà attraverso la sua serva. Nel mondo si sono condotti
molti studi e scoperti molti modi di educare i figli, ma ognuno porta avanti la propria teoria che
spesso è in contraddizione con quella di un altro studioso. Ciò che è curioso è che spesso si opta
per un’educazione contraria alle indicazioni divine. In considerazione di questa riflessione, ho
ritenuto utile, necessario ed importante, presentare il seguente brano tratto dai Tesori delle
Testimonianze vol. 1 di Ellen White.
“Mi è stato mostrato che i genitori non hanno un atteggiamento adeguato nei confronti dei
figli: non li hanno saputi guidare come avrebbero dovuto, ma si sono compiaciuti del loro orgoglio
e delle loro inclinazioni. Anticamente l’autorità paterna era rispettata: i figli erano sottomessi ai
genitori, li stimavano e li onoravano, ma in questi ultimi tempi accade il contrario. In realtà fino a
quando i figli vivono nella casa dei genitori e dipendono da loro, devono sottomettersi. Padri e
madri dovranno agire con decisione ed esigere che ogni loro richiesta opportuna sia soddisfatta.
Il sacerdote Eli tollerò l’atteggiamento ribelle, dei suoi figli, tanto che, essi divennero una vera
maledizione per Israele. È necessario che i genitori insegnino la disciplina ai propri figli, perché
la loro salvezza dipende molto dal comportamento dei genitori stessi. Amare veramente i propri
figli non significa per forza
soddisfarne i capricci.
Alcuni ne coltivano
l’orgoglio ricoprendoli di
abiti e ornamenti che ne
incoraggiano la vanità e li
inducono a pensare che,
in fondo, è l’apparenza
esteriore che conta. Basta,
però, frequentare per
breve tempo questi
ragazzi per convincersi
che l’aspetto esteriore
non è sufficiente a
mascherare i difetti di un
cuore privo delle virtù cristiane e pervaso di egoismo, arroganza e passioni sfrenate. Chi ama la
semplicità, l’umiltà e la virtù dovrà evitare simili compagnie, anche se si tratta di figli di osservatori
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del sabato, perché sono dannose ed esercitano un influsso profondamente negativo. I genitori
non si rendono conto dei cattivi frutti generati dal seme che hanno sparso. Esso germoglierà e
produrrà nei figli il disprezzo per l’autorità familiare. Anche quando diventano adulti, i figli devono
rispettare i genitori occuparsi di loro. Essi devono ascoltare i consigli dei genitori fedeli a Dio e
non pensare che invecchiando siano ormai dispensati dai loro doveri nei confronti del padre e
della madre. C’è un comandamento con promessa per chi onora i genitori. Negli ultimi tempi i figli
si distingueranno a tal punto per la loro disubbidienza e mancanza di rispetto che Dio lo segnala
come un segno della fine. Ciò significa che Satana riesce a controllare la mente dei giovani. Molti
non hanno più rispetto per gli anziani: pensano sia una realtà ormai del tutto superata e fuori
moda perché risale al tempo di Abramo. Dio dice: “... io l’ho prescelto affinché ordini ai suoi figliuoli,
e dopo di sé alla sua casa... (Genesi 18:19). Anticamente i figli non potevano sposarsi senza il
consenso dei genitori, anzi questi ultimi sceglievano per loro. Era considerata una colpa contrarre
matrimonio sotto la propria responsabilità. Il progetto veniva prima sottoposto ai genitori che
valutavano se la persona scelta era degna di entrare a far parte della famiglia e se le parti
contraenti erano in grado di provvedere al mantenimento della propria famiglia. Era, inoltre,
estremamente importante che gli adoratori del vero Dio non si sposassero con gente idolatra per
evitare che la famiglia si allontanasse dal Signore. I figli, anche dopo il matrimonio, avevano
sempre obblighi solenni nei confronti dei genitori e non prendevano decisioni senza aver chiesto
il loro punto di vista. I figli, quindi, dovevano continuare a rispettare e a soddisfare i desideri dei
genitori, quando non erano in contrasto con le esigenze divine. Mi fu nuovamente presentata la
condizione dei giovani in questi ultimi tempi: essi sono senza controllo. Genitori, dovreste iniziare
a disciplinare i vostri figli quando sono ancora piccoli e li tenete in braccio. Insegnate loro
l’ubbidienza. Questo obiettivo può essere realizzato mostrandosi giusti e decisi. I genitori devono
avere un assoluto autocontrollo e, con dolcezza e fermezza, educare la volontà del bambino
finchè egli non si sottometterà spontaneamente alle loro indicazioni.
Risultati della negligenza
L’educazione dei figli deve essere iniziata al momento giusto. Se la prima manifestazione di
resistenza non viene arginata, i figli cresceranno nella ribellione. L’ostinazione, poi, aumenta e si
rafforza con il passar del tempo. Alcuni, crescendo, ritengono sia del tutto naturale seguire le
proprie inclinazioni e pensano che siano i
genitori a doversi sottomettere ai loro desideri e
soddisfarli. Insofferenti a ogni restrizione, pur
essendo abbastanza grandi per aiutare i genitori,
non assumono le responsabilità che dovrebbero
già avere. Esentati da ogni incarico sono
incapaci di essere utili in casa o fuori. Non
riescono a portare avanti nessun impegno. I
genitori hanno preso su di sé ogni peso e li
hanno lasciati crescere oziosi e disordinati,
senza un’idea precisa di ciò che significhi
lavorare costantemente e risparmiare. Non è
stato insegnato loro a rinunciare, anzi sono stati
coccolati, viziati, accontentati nei loro capricci e
la loro stessa salute è diventata precaria,
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delicata. I loro modi di fare e il loro comportamento non sono affatto gradevoli. Sono sempre
scontenti e rendono infelici anche gli altri. Mentre erano ancora bambini e avevano bisogno di
disciplina, è stato concesso loro di essere in compagnia di giovani che hanno esercitato su di loro
un influsso negativo. La maledizione ricadrà inevitabilmente sui genitori infedeli. Essi non soltanto
ne raccoglieranno i frutti, ma un giorno dovranno rendere conto di questa infedeltà in occasione
del giudizio. Molti figli, infatti, in quel giorno condanneranno i propri genitori per non essere stati
capaci di disciplinarli e li considereranno responsabili della propria rovina. L’indulgenza e l’amore
cieco spingono i genitori a scusare le colpe dei figli e a evitare di punirli. In questo modo essi si
perdono e il loro sangue ricadrà sui genitori che non hanno adempiuto il loro dovere. I figli cresciuti
senza disciplina devono imparare tutto quando diventano discepoli del Cristo. Tutta la loro
esperienza religiosa è influenzata dall’educazione ricevuta. Spesso, infatti, affiorano la stessa
ostinazione, la stessa mancanza di spirito di sacrificio, la stessa insofferenza per i rimproveri, lo
stesso egoismo, la stessa
autonomia nel rifiutare i
consigli o l’influsso positivo
degli altri, la stessa indolenza,
la stessa tendenza a evitare
ogni responsabilità. Tutto ciò
si rivela nei loro rapporti con
la chiesa. Essi possono
vincere le loro tendenze, ma
la lotta è ardua! Com’è duro il
conflitto! È difficile sottoporsi
alla disciplina necessaria per
raggiungere un carattere
cristiano. Eppure, se alla fine
essi riporteranno la vittoria,
sarà loro permesso di vedere, prima della traslazione, com’erano vicini al baratro della distruzione
eterna per la mancanza di un’adeguata”.
Voglia il Signore perdonarci dove abbiamo mancato e darci intendimento affinché educhiamo
i nostri figli secondo la Sua volontà.
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I Giovani Parlano
AVVENTURA NELLA TERRA DEI MAYA
Manuela Di Franca
Era l'ultimo giorno del nostro soggiorno in Messico. Il nostro aereo doveva lasciare l'aeroporto
di Cancun alle 10 di sera, così mio fratello ed io decidemmo di approfittare il più possibile del
tempo e visitare Tulum, il sito di una città fortificata Maya.
Le sue rovine sono situate sua una scogliera alta 12 metri, lungo la costa orientale della Riviera
Maya. Durante la visita, abbiamo potuto vedere numerose raffigurazioni murali e altre opere, che
dimostrano quanto Tulum sia stato un luogo importante per il culto del cosiddetto dio Discendente.
Ci siamo immersi nel mondo dei Maya e siamo rimasti colpiti dai loro costumi religiosi e culturali.
Una volta terminata la visita, con tutti questi ricordi incisi nella memoria, siamo ripartiti per tornare
al nostro appartamento e prendere il nostro bagaglio.
Non eravamo andati molto lontano quando iniziò a piovere e, a causa di diversi incidenti
davanti a noi,
rimanemmo bloccati
in un pesante ingorgo.
Non c'era modo di
tornare indietro, il
traffico davanti non si
muoveva e non c'era
nessuna deviazione
possibile per aggirare
l'incidente. Tutto ciò
che si poteva vedere
davanti erano solo file
di automobili attaccate
le une alle altre, paraurti a paraurti, accompagnate dal suono del gocciolare della pioggia contro
il nostro parabrezza. La gente usciva dall’auto ed iniziava a chiacchierare, gli uni con gli altri. Ci
volle più di un'ora e mezza per percorrere solo pochi chilometri.
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Nervosamente continuavamo a guardare l'orologio, segretamente desiderando che il tempo si
fermasse. Gocce di sudore si stavano formando sulle nostre fronti e incominciavamo ad agitarci.
Infine, dissi ad alta voce ciò che entrambi avevamo nella nostra mente: “Ce la faremo in tempo
per l'aeroporto? Perderemo il nostro volo per la Svizzera? Ci sentivamo impotenti in quella
situazione, così iniziai a
pregare: “Signore, non
possiamo fare nulla
adesso, ma niente è
impossibile per te. Ti
prego di disperdere
l’ingorgo e di aiutarci a
prendere il nostro volo”.
Ripetei queste parole
più e più volte, ma non
successe nulla. Gridai a Dio: “Noi non crediamo negli dei morti dei Maya, ma confidiamo in Te, il
Dio vivente. Tu sei potente e misericordioso!” Improvvisamente il traffico cominciò a muoversi. In
qualche modo riuscimmo a fare in tempo a raggiungere il nostro appartamento per prendere il
nostro bagaglio e dirigerci rapidamente in aeroporto per restituire l’auto a noleggio. La navetta ci
portò al terminal
internazionale, dove
pensavamo fosse il
nostro volo. Ma la
nostra avventura
non era ancora
finita. Scoprimmo
che il nostro volo era
in partenza da un
terminale diverso.
Tutto questo si
trasformò in una
corsa contro il tempo ed i nostri cuori battevano più velocemente che mai. Ci precipitammo a
prendere un taxi che ci portò al giusto terminale. Quando finalmente ci lasciammo cadere nel
comfort dei nostri sedili, tirammo un sospiro di sollievo. Con il cuore grato, ringraziammo Dio per
aver reso possibile l'impossibile. “Dio è per noi rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle
difficoltà” (Salmo 46:1).
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Gratitudine verso il benigno Iddio
stando dinanzi al mare
con un dorato sole che sta per tramontare
sento di raccontare
una delle cose più belle vorrei dirlo alle stelle
vorrei dirlo alla luna della mia gran fortuna
però lo dico a Dio che son 'felice anch' io
perch'Egli me la donò dal mal mi liberò
io ero nel peccato eppur tu mi hai salvato
che non ti lascerò a Te ho confessato
lasciandomi da Dio guidare
voglio sempre lodare
voglio sempre cantare con gli uccelli del cielo
sotto l'azzurro velo
contemplo la natura e mi sento sicura
i fiori variopinti che sono tutti veri e che non sono finti
di quanto bello sia,
di quanto ricco è il tuo immenso creato
io dico grazie di quanto mi hai donato
e per avermi amato
di cuore grazie ancora non ho più una parola
mio amabile Iddio perché ci sono anch'io
e son figlia di Dio
Maria Camarda