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ANNO XXXVII (nuova serie) N. 5 Maggio 2018 - 37129 Verona ... · chiediamo per tutti noi, perché,...

Date post: 15-Feb-2019
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ANNO XXXVII (nuova serie) N. 5 Maggio 2018 - 37129 Verona - Vicolo Pozzo, 1 – Poste Italiane Spa Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Verona Maggio 2018 V enerdì 20 aprile, in occasione del 25° anniversario della morte di don Tonino Bello, Francesco si è recato in visita pastorale ad Alessano (Lecce) dove don Tino era nato e a Molfetta di cui è stato vescovo. Un prete, un parroco, un pastore scomodo, don Tonino, e un vescovo dalle scelte forti e coraggio- se, ma profondamente innamorato di Gesù e della Chiesa. Sua l’espressione Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua la plastica immagine di convivialità delle differenze, per definire lo stile del dialogo, fatto di ascolto e condivisione. Teologo e scrittore sensibilissimo, lo si ricorda anche per le bellissime pagine dedicate a Maria. Eccone una Santa Maria, Vergine del mat- tino, donaci la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’ aurora, le speranze del giorno nuovo. Ispiraci parole di coraggio. Non farci tre- mare la voce quando, a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo, osiamo annunciare che verranno tempi migliori. Non permettere che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore, che lo sconforto sovrasti l’operosità, che lo scettici- smo schiacci l’entusiasmo, e che la pesantezza del passato ci impedi- sca di far credito sul futuro. Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani, e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza essi sa- ranno disposti ancora a lasciarsi sedurre. (…) Aiutaci a compren- dere che additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono. E infondici la sicurezza di chi già vede l’oriente incendiarsi ai primi raggi del sole. Santa Maria, Vergine del meriggio, donaci l’ebbrezza della luce. Stiamo fin troppo sperimentando lo spegnersi delle nostre lanterne, e il declinare delle ideologie di potenza, e l’allungarsi delle ombre crepuscolari sugli angusti sentieri della terra, per non sentire la nostalgia del sole meridiano. Strappaci dalla desolazio- ne dello smarrimento e ispiraci l’umiltà della ricerca. Abbevera la nostra arsura di grazia nel cavo della tua mano. Riportaci alla fede che un’altra Madre, povera e buona come te, ci ha trasmes- so quando eravamo bambini, e che forse un giorno abbiamo in parte svenduto per una miserabile porzione di lenticchie. Tu, mendicante dello Spirito, riempi le nostre anfore di olio destinato a bruciare dinanzi a Dio: ne abbiamo già fatto ardere troppo da- vanti agli idoli del deserto. Facci capaci di abbandoni sovrumani in Lui. Tempera le nostre superbie carnali. Fa’ che la luce della Maria, nostra compagna di viaggio fede, anche quando assume accenti di denuncia profetica, non ci renda arroganti o presuntuosi, ma ci doni il gaudio della tolleran- za e della comprensione. Soprattutto, però, liberaci dalla tragedia che il nostro credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento sia pubbliche che private. Santa Maria, Vergine della sera, Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcu- no, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, fac- ci il regalo della comunione. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanch’essa alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo, e della chiusu- ra nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. (…) Te lo chiedia- mo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti dome- stici, le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoi- smo e dell’isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muo- re. Te lo chiediamo per il mondo intero, perché la solidarietà tra i po- poli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico su cui fondare l’umana convivenza. E i poveri possano as- sidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi tra- guardo dei nostri impegni quotidiani. Santa Maria, Vergine della notte, noi t’imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell’ora del nostro Calvario, tu, che hai sperimentato l’eclisse del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopporta- bile la lunga attesa della libertà. Alleggerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati. Riempi di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. (…) Ripeti ancora oggi la canzone del Magnifìcat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra. Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, Vergine dell’avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l’aurora. Così sia. (Don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni. Ed. San Paolo)
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ANNO XXXVII (nuova serie) N. 5 Maggio 2018 - 37129 Verona - Vicolo Pozzo, 1 – Poste Italiane Spa Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Verona

Maggio 2018

V enerdì 20 aprile, in occasione del 25° anniversario della morte di don Tonino Bello, Francesco si è recato in visita pastorale ad Alessano (Lecce) dove don Tino era nato e a

Molfetta di cui è stato vescovo. Un prete, un parroco, un pastore scomodo, don Tonino, e un vescovo dalle scelte forti e coraggio-se, ma profondamente innamorato di Gesù e della Chiesa. Sua l’espressione Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua la plastica immagine di convivialità delle differenze, per definire lo stile del dialogo, fatto di ascolto e condivisione. Teologo e scrittore sensibilissimo, lo si ricorda anche per le bellissime pagine dedicate a Maria. Eccone una

Santa Maria, Vergine del mat-tino, donaci la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’ aurora, le speranze del giorno nuovo. Ispiraci parole di coraggio. Non farci tre-mare la voce quando, a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo, osiamo annunciare che verranno tempi migliori. Non permettere che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore, che lo sconforto sovrasti l’operosità, che lo scettici-smo schiacci l’entusiasmo, e che la pesantezza del passato ci impedi-sca di far credito sul futuro. Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani, e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza essi sa-ranno disposti ancora a lasciarsi sedurre. (…) Aiutaci a compren-dere che additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono. E infondici la sicurezza di chi già vede l’oriente incendiarsi ai primi raggi del sole.

Santa Maria, Vergine del meriggio, donaci l’ebbrezza della luce. Stiamo fin troppo sperimentando lo spegnersi delle nostre lanterne, e il declinare delle ideologie di potenza, e l’allungarsi delle ombre crepuscolari sugli angusti sentieri della terra, per non sentire la nostalgia del sole meridiano. Strappaci dalla desolazio-ne dello smarrimento e ispiraci l’umiltà della ricerca. Abbevera la nostra arsura di grazia nel cavo della tua mano. Riportaci alla fede che un’altra Madre, povera e buona come te, ci ha trasmes-so quando eravamo bambini, e che forse un giorno abbiamo in parte svenduto per una miserabile porzione di lenticchie. Tu, mendicante dello Spirito, riempi le nostre anfore di olio destinato a bruciare dinanzi a Dio: ne abbiamo già fatto ardere troppo da-vanti agli idoli del deserto. Facci capaci di abbandoni sovrumani in Lui. Tempera le nostre superbie carnali. Fa’ che la luce della

Maria, nostra compagna di viaggiofede, anche quando assume accenti di denuncia profetica, non ci renda arroganti o presuntuosi, ma ci doni il gaudio della tolleran-za e della comprensione. Soprattutto, però, liberaci dalla tragedia che il nostro credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento sia pubbliche che private.

Santa Maria, Vergine della sera, Madre dell’ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcu-no, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, fac-

ci il regalo della comunione. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanch’essa alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo, e della chiusu-ra nei perimetri segnati dall’ombra del campanile. (…) Te lo chiedia-mo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti dome-stici, le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoi-smo e dell’isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muo-re. Te lo chiediamo per il mondo intero, perché la solidarietà tra i po-poli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l’unico imperativo

etico su cui fondare l’umana convivenza. E i poveri possano as-sidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi tra-guardo dei nostri impegni quotidiani.

Santa Maria, Vergine della notte, noi t’imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell’ora del nostro Calvario, tu, che hai sperimentato l’eclisse del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopporta-bile la lunga attesa della libertà. Alleggerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati. Riempi di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. (…) Ripeti ancora oggi la canzone del Magnifìcat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra. Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, Vergine dell’avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l’aurora. Così sia.

(Don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni. Ed. San Paolo)

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L a nostra riflessione è dettata dal ver-bo ringraziare. Ringraziare è il ver-bo di molti salmi: “Ti Lodo e ti ringra-

zio, Signore, per la vita che mi dai”.Ringraziamo insieme Dio per la vita e gli esempi che padre Luigi ci ha lasciato. Ne-gli ultimi tempi, lui ci ha insegnato a por-tare la croce della malattia con pazienza, serenità, ottimismo e amore alla vita. Ha fatto a braccio di ferro con la malattia, e ha vinto lui, appunto con la sua pazienza, la serenità, l’ottimismo e l’amore alla vita. Ricordiamo le parole di Gesù: «Non abbia-te paura di chi o di ciò che può distruggere il vostro corpo. Abbiate paura piuttosto di chi o di ciò che può distruggere l’anima». La malattia ha consumato il corpo di Luigi, ma non ha distrutto la sua anima, la sua fede missionaria, il suo amore alla vita.Ma chi era padre Luigi? Era un missionario operaio di Dio; operaio del Vangelo che lavora dove Dio e i superiori lo mettono. Un detto evangelico dice che il missio-nario è come un seme che cresce e dà frutto nella terra là dove il contadino lo semina. Ogni operaio missionario pratica il consiglio di Gesù: andate, portate frutto e siate operai nelle mani di Dio.Vita di padre Luigi. Luigi era nato nel 1940, accolto in una famiglia già numero-sa, quella dei “campanari” di Povegliano. Diventa prete nel 1968 (un vero missiona-

IN PACE CHRISTI

rio sessantottino!). Dal ‘68 al ’73 ha diretto la scuola apostolica (seminario minore) dei comboniani a Sulmona (L’Aquila). Da buon 68ttino iniziò a rivoluzionare il me-todo formativo dei seminari. Luigi era in-telligente, ritrovandosi avanti di… 10 anni. Ma il nuovo che proponeva, spaventava.Dal 1973 al 1981, lavora innanzitutto in Co-sta Rica tra gli afroamericani e poi in Mes-sico, a Oaxaca nello stato omonimo tra gli indios. Prende a cuore la situazione degli indios e sogna un piccolo liceo e una uni-

versità per la povera gente e …ci riuscì. È così che a un certo punto, per portare avanti il suo progetto, sentì di aver bisogno di una laurea. Si trasferì quindi in Spagna per laure-arsi (1981-85). Scrisse una tesi missionaria di straordinaria visione e importanza.Tra il 1985 e il 1992 è di ritorno in Mes-sico dove difende i diritti degli indios: di-ritto alla terra, soprattutto. E viene anche minacciato di morte. Nel 1992, chiede di poter andare negli Stati Uniti, a New York: il suo progetto era di arrivare al cuore delle Nazioni Unite così da tessere contatti e testimoniare delle ingiustizie perpetrate contro i poveri. E ce l’ha fatta. Ecco chi era Luigi: un missionario con una testardaggi-ne evangelica…che amava gli ultimi.Gli amori di padre Luigi: Dio. Una fede profonda, la sua. La sua fra-se preferita era quella di Comboni: “Avere confidenza totale in Dio”. Chi ha confiden-za in Dio può smuovere montagne.Vocazione. Era felice di essere combonia-no. È stato una delle mille vite desiderate da san Daniele Comboni. Come molti com-boniani, suo desiderio era di andare in Afri-ca. E gli toccò in sorte il Messico dei poveri. La missione. Amò gli indios e gli indios lo hanno amato.La famiglia. Si è fatto amare nella sua famiglia naturale (fratelli, sorelle e nipoti). È stato un bravissimo missionario e una ricchezza per l’Istituto. Comboni è conten-to di lui.Come definire il missionario Luigi? Un uomo dal cuore intelligente. Ha amato con una preferenza per gli ultimi. Uomo dal cuore intelligente, perché è stato sem-pre trasparente. Mise in pratica la racco-mandazione di Gesù: “Dite sì quando è sì; dite no quando è no, perché ogni altra parola non serve” (cf Mt 5, 37 ).E qui mi fermo…perché se lo lodo troppo, questa sera Luigi mi sveglia nel sonno per richiamarmi all’ordine.

p. Teresino

Un comboniano DOCNel pomeriggio di martedì 27 marzo, a dieci giorni dalla sua morte, nella chiesa parrocchiale del suo paese natale, Povegliano (Verona),la sua famiglia e i fedeli hanno voluto fare memoria di padre Luigi,morto a Newark (New Jersey ) negli Stati Unititi.Di seguito, l’omelia tenuta da p. Teresino Serra, attuale superioredi casa madre a Verona, durante la celebrazione eucaristica

Luglio 1995. (Da sinistra) Suor M. Anastasia, padre Agostino, padre Luigi e padre Giovanni, nella chiesetta-santuario di san Daniele Comboni, a Limone sul Garda

Dal campanile al mondo

È il titolo di un libro uscito dall’EMI nel 2004 e che padre Luigi aveva dedicato alla sua famiglia. Famiglia missionaria, quella di Imelde e Angelo Zanotto, che da Povegliano nel

veronese ha inviato nel mondo 4 dei 9 figli, mentre una quinta, sr Agnese, ha consacrato la sua vita in clausura (clarissa). Divenuto sacrestano del paese, Angelo va ad abitare con la numerosa famiglia all’ombra del campanile. Così gli Zanotto diventano “la famea Campanar”.Dei tre fratelli comboniani, il primo ad andarsene è stato padre Giovanni (João Caboclo) dopo trent’anni di vita tra i favelados dei grandi centri urbani in Brasile. Aveva pagato di persona la sua opzione per i poveri, mettendosi a difendere i Sem Terra dell’Amazzonia e subendo un processo pesante e interminabile. Non dubitando mai che la croce, portata con amore, genera vittoria e pace, come direbbe san Daniele Comboni. Giovanni è morto a 68 anni, 20 anni fa. Ora è la volta di Luigi, l’ottavo fratello. Padre Agostino, lui, a 85 anni suonati, dopo una vita tra l’Uganda e il Kenya, è voluto tornare lo scorso anno a Nairobi. In Italia vivono la comboniana sr Anastasia, così come la novantenne clarissa sr Agnese. Imelde e Angelo Zanotto non sono andati in missione. Ma nei figli sono divenuti genitori missionari. Suggestivo, al termine dell’Eucaristia celebrata a Povegliano, il suono della tromba, che ha riprodotto la colonna sonora di Mission di Morricone.

Luigi ZanottoPovegliano (VR) 21-11-1940 – Newark (USA) 17-3-2018

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IN PACE CHRISTI IN PACE CHRISTI

A salutarlo per l’ultima volta sono ac-corsi i tanti compaesani della frazio-ne di Marmirolo e un folto gruppo

di parrocchiani provenienti da Quistello e guidati da don Buzzola. Nel paese del De-stra Secchia, infatti, Brunelli è stato curato per 6 anni a cavallo degli anni ’60 e ‘70.Nel 1973 erra entrato dai comboniani.L’eucaristia di commiato è stata presiedu-ta dal comboniano p. Girolamo Miante, superiore di p. Adelino nell’ultimo anno trascorso nella comunità di Brescia. All’o-melia, a ricordare la figura di p. Adelino è stato p. Giorgio Aldegheri, suo amico ed ex padre provinciale in Centrafrica dove p. Adelino ha trascorso la sua vita missiona-ria. Di lui sono state ricordate la gran-de bontà e la fede. La sua attenzione è sempre stata rivolta verso i più poveri e gli emarginati. Alle esequie erano presenti quaranta tra parroci e missionari combo-niani. Brunelli era stato parroco in città, a Sant’Egidio, e a Quistello.Per quarant’anni ha operato come missionario a Bangui, capitale di uno degli stati più poveri del mon-do, la Repubblica Centrafricana. Qui, aveva fondato nel 2002 la Piccola frater-nità degli amici di Gesù compassionevole per aiutare le persone più escluse dalla società, le carcerate. Con la fondazione,

Adelino BrunelliVolta Mantovana (MN) 23-3-1943 – Brescia 16-3-2018

a novembre 2015, aveva accolto papa Francesco in occasione della sua visita a Bangui.Al termine della celebrazione, è intervenu-to don Roberto Taccuso, un compagno di seminario e di ordinazione di p. Adelino. Ecco la sua commossa testimonianza:«Siamo diventati sacerdoti in cinque; era il 3 settembre 1967. L’anno scorso abbiamo festeggiato il 50° di sacerdozio e per que-sta ricorrenza di grazie, p. Adelino era ri-entrato dal Centrafrica, anche per curare la sua salute. Ora anche lui è nel cielo di Dio. Lo abbiamo conosciuto come un uomo di Dio, un innamorato di Gesù Cristo.Nell’anima era un contemplativo, nel cuo-re un umile, nelle tasche un povero. La sua vita è stata tutta donata agli ultimi, ai feriti della vita, ai perdenti, agli sconfitti, agli scartati, ai dimenticati, agli abbandonati, ai disperati, ai perseguitati: poveri, orfani, ve-dove, malati, carcerati, profughi, prostitute.La sua è stata una vita che aveva il sapore del grano, che caduto in terra, porta molto frutto. È stata una vita che, per opera dello Spirito Santo, è diventata del tutto feconda.

Papa Francesco ha detto che chi sta dalla parte dei poveri, sta dalla parte di Dio. Nel dolore del distacco, dobbiamo anche rallegrarci, anche consapevoli che il Signore premia il giusto. Lo pensiamo così. Quando il Signore risorto gli è venuto incontro, gli ha detto: “Ecco un servo, buono e fedele”. E padre Adelino gli avrà risposto: “Signore, non ho nulla da donarti, se non queste mie mani vuote che hanno servito i piccoli nei quali ho riconosciuto il tuo volto”.Ora Padre Adelino è trasfigurato nel Cristo Risorto. Ha cercato con insistenza il suo Signore, desiderava vedere Gesù. Ora lo contempla faccia a faccia.Ha cercato tutta la vita Dio. Ora ha incon-trato lo sguardo di colui che lo ha amato da sempre.Coltiviamo anche noi un desiderio profon-do di vedere Gesù, vederlo con l’anima, con lo sguardo interiore, con la preghiera, con la carità e un giorno anche noi lo ve-dremo faccia a faccia. Padre Adelino, intercedi per noi».Anche p. Elio Boscaini, amico di p. Adeli-no, è intervenuto per ricordare che p. Ade-lino è stato un autentico figlio di san Da-niele Comboni di cui ha vissuto il carisma di scelta per i più poveri e abbandonati della terra, gli africani.

Il suo esempio non morirà

La sfida di dare continuità all’impegno di padre Adelino è stata raccolta dall’a-mico Renato Bottura, direttore della casa di riposo Mazzali di Mantova e da

tempo operativo in Centrafrica sia in campo sanitario che nel settore della pro-mozione sociale. Sarà lui a portare avanti i suoi progetti volti ad aiutare le donne detenute nel carcere di Bangui, capitale del Centrafrica. Su quel progetto, la collaboratrice di p. Adelino, Milde Papotti di Quistello, aveva promosso una rac-colta di fondi che ha raggiunto la cifra di 7.700 euro e che, tramite la Fondazione Nigrizia onlus, sono già arrivati a destinazione. Quei denari servono a organiz-zare corsi di formazione, di sartoria, di produzione di sapone, pane e pasticceria rivolti alle donne in carcere per dare loro un futuro al termine della loro pena.I famigliari, in particolare il fratello Ignazio e la nipote Barbara, si affidano alle competenze del dottor Bottura e dell’Associazione Colibrì per dare prose-cuzione alla raccolta fondi per i già previsti progetti di microcredito per le donne detenute prossime alla liberazione, per le donne malate di Aids, per le ragazze madri e per le altre in stato di difficoltà.

Padre Adelinoin Centrafrica

Innamorato di Gesùe degli africaniLunedì 19 marzo in una gremita chiesa parrocchiale a Pozzolo (Mantova), si è svolto il funerale di padre Adelino Brunelli.Erano presenti una quarantina di sacerdoti: tanti i combonianie un buon numero anche di presbiteri della diocesi di Mantovadel cui presbiterio p. Adelino aveva fatto parte, prima di entraretra i comboniani

I Missionari Comboniani in Italia

BARIVia Giulio Petroni, 101 • 70124 - BariTel. 080 5010499 - Fax 080 5024243 [email protected] - ccp. 245704

BOLOGNAVia dello Scalo, 10/5 • 40131 - BolognaTel. 051 432013 - Fax 051 4390776 [email protected]. 23973407

BRESCIAViale Venezia, 112 • 25123 - BresciaTel. 030 3760245 - Fax 030 362566 [email protected] - ccp. 14485254

CASAVATOREVia A. Locatelli, 880020 - Casavatore (Na)Tel. 081 7312873 - Fax: 081 5734438 [email protected] - ccp. 308809

CASTEL D’AZZANOCentro ammalati e anziani“Fratel Alfredo Fiorini”Via Oppi, 2937060 - Castel d’Azzano (VR)Tel. 045 [email protected]

CASTEL VOLTURNOVia Matilde Serao, 8 81030 - Castel Volturno (Ce)Tel/fax. 0823 851390 [email protected]

CORDENONS Vial di Romans, 135 33084 - Cordenons (Pn)Tel. 0434 932111 - Fax 0434 932500 [email protected]. 11728599

FIRENZEVia Giovanni Aldini, 2 • 50131 - FirenzeTel. 055 577960 - Fax 055 575107 [email protected]. 16123507

GOZZANOVia Basilica, 6 • 28024 - Gozzano (No)Tel. 0322 94623 [email protected]. 16306284

LECCEVia per Maglie, km. 5 73020 - Cavallino (Le)Tel. 0832 612561 - Fax 0832 611266 [email protected] - ccp. 13692736

LIMONEVia Campaldo, 18 25010 - Limone sul Garda (Bs)Tel. 0365 954091- Fax 0365 954767 [email protected]. 1030493413

LUCCAVia del Fosso, 184 • 55100 - Lucca Tel. 0583 492619 - Fax 0583 991233 [email protected]. 11856556

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VITA MISSIONARIA

N oi laici, suore, fratelli e padri missionari com-boniani, che abbiamo partecipato al Forum sociale Mondiale (Fsm) e al Forum combo-

niano (Fc), vi salutiamo da Salvador, terra di resi-stenza nera e di culture afrodiscendenti, con un cuore pieno di gratitudine e di speranza. Dal 10 al 19 marzo 2018 abbiamo vissuto insieme un’e-sperienza forte e unica partecipando al Fsm, che aveva come tema “Resistere è creare – resistere è trasformare” e all’8° Fc sul tema “Ministeria-lità e lavoro in rete/collaborazione nella Famiglia comboniana e con le altre orga-nizzazioni”. Ringraziamo in modo particolare i nostri Consigli generali che insieme ci hanno inviato un messag-gio d’incoraggiamento per l’impegno nel campo della Giustizia e pace e salvaguardia della crea-zione e per la nostra partecipazione al Fsm come esperienza del vissuto del nostro carisma nelle sfi-de del mondo di oggi.La nostra partecipazione è stata rilevante e numerosa: 53 persone provenienti da Afri-ca, Europa e America. Abbiamo sperimentato la grande ricchezza del nostro carisma nella varietà dei nostri impegni. Per la prima volta hanno parte-cipato anche rappresentanti dei giovani in forma-zione nello scolasticato e nel Centro internazionale fratelli con un loro formatore. Ringraziamo anche per le risposte ricevute da quattro scolasticati al questio-nario che il comitato centrale aveva mandato con l’obietti-vo di comprendere quanto i temi legati alla giustizia sono presenti nella formazione. Nel Fsm abbiamo presentato come Comboni Network quattro workshop: Accapar-ramento delle terre (Land grabbing); Estrazione mine-raria; Situazione socio-politica in Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan; Superamento della violenza e discriminazione di genere. Questo ci ha permesso di

condividere nella metodologia del Fsm il nostro impegno come missionari e missionarie per un altro mondo possibile. Uno stand, preparato da noi, ci ha permesso di fare animazione missiona-ria, di incontrare e dialogare con tante persone e farci conoscere da loro. Tra i numerosi laboratori proposti dal Fsm, abbiamo seguito con interesse: i nuovi paradigmi, teologia e liberazione, giovani, resistenza dei popoli originari e afro-discendenti, migrazioni. Durante lo svolgimento del Forum, abbiamo anche partecipato all’assemblea mondiale delle donne. Il Fsm si è svolto in un clima di fe-sta, interrotto dall’uccisione di due attivisti dei diritti umani: Marielle Franco a Rio de Janeiro e Sergio Paulo Almeida do Nascimento a Barcarena, stato del Parà.Il Forum comboniano si è svolto nel segno della continuità con gli incontri precedenti. Le giorna-te sono state scandite da momenti inculturati di spiritualità, durante i quali abbiamo celebrato la vita, le sofferenze e le speranze, in sintonia con le realtà dei rispettivi Paesi di provenienza e con quelle incontrate al Forum. Ci siamo interrogati sul bisogno di approfondire la riflessione sui nuo-vi paradigmi della missione, di consolidare questa esperienza come famiglia comboniana e di poter dare maggiore spazio di partecipazione ai laici e alle laiche. In questa riflessione siamo stati accompagnati e animati da Marcelo Barros, che ha condiviso lo stato attuale della teologia e liberazione, e Moema Miranda, che, dopo un’ana-lisi della realtà mondiale, ha indicato alcune luci per il cammino proposte dalla Laudato si’. Di fronte a un neoliberalismo senza limiti, l’invito è stato a mettere in dialogo i poveri e a consolidare la fede alla presenza dello Spirito di Dio che cam-mina con noi nella storia.Dopo questa esperienza, sentiamo ancora più forte l’importanza di ritrovarci per una maggiore collaborazione tra di noi, per confrontarci come Famiglia comboniana e come persone impegnate in ambiti diversi ma uniti nell’impegno di giustizia e pace per cercare nuovi cammini di ministerialità e nuovi paradigmi della missione.

Salvador de Bahia, 19 marzo 2018Festa di san Giuseppe

Di seguito il messaggio finaledei membri della Famiglia comboniana che hanno preso parte al Forum sociale mondiale e al Forum comboniano

Resistereè creare,resistereè trasformare

MILANOCentro “P. Giuseppe Ambrosoli”Largo Missionari Comboniani, 3 20161 - MilanoCAA: Tel. 02 6456486 - Fax 02 6456988 [email protected]. 12962205Rettoria: Tel. 02 66220535Fax 02 6455633 - ccp. 12962205

PADOVAVia S. Giovanni di Verdara, 13935137 - PadovaTel. 049 8751506 - Fax 049 8762054 [email protected] - ccp. 149351

PALERMOParrocchia Santa LuciaVia Enrico Albanese, 2 • 90139 - PALERMO Tel. 091 303042 - [email protected]. 1000764975

PESAROVia Angelo Custode, 1861100 - PesaroTel. 0721 50895 - Fax 0721 55023 [email protected]. 12309613

REBBIOVia Salvadonica, 3 22100 - Rebbio (Co)Tel. 031 524155 - Fax 031 524016 [email protected]. 19081223

ROMA (Eur)Via L. Lilio, 80 • 00142 - Roma Tel. 06 519451 - ccp. 568014

ROMA (San Pancrazio)Via San Pancrazio, 17 • 00152 - RomaTel. 06 [email protected]. 11893005

TRENTOVia delle Missioni Africane, 13 38121 - Trento - Tel. 0461 980130 [email protected] - ccp. 12974382

TROIACorso Regina Margherita, 9 71029 - Troia (Fg)Tel. 0881 970057 - Fax 0881 970516 [email protected] - ccp. 12031712

VENEGONOVia della Missione, 1221040 - Venegono Superiore (Va)Tel. 0331 865010 - Fax 0331 827515 [email protected]. 550210

VERONA Casa MadreVicolo Pozzo, 1 • 37129 - VeronaTel. 045 8092100 - Fax 045 8005190 [email protected]. 16433377

VERONA C.C.M.Vicolo Pozzo, 1 • 37129 - VeronaTel. 045 8092290 - 045 8092271Fax 045 8092291 - [email protected]@comboniani.orgccp. 10486371

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ATTUALITÀVITA MISSIONARIA

LIMONE SUL GARDA

50° di presenza comboniana

I l 15 marzo scorso (giorno della nascita di san Daniele Comboni) si è voluto marcare con un momento significativo l’inizio di quel sogno col-

tivato nel tempo, e cioè di poter prendere dimora nel cuore stesso della terra natale del nostro padre e fondatore. “Fare memoria significa mantenere vivo l’evento che ci ha coinvolto”, ha ricordato il viceprovinciale, p. Renzo Piazza, durante l’Eucare-stia presieduta nella chiesa parrocchiale. Erano pre-senti alla cerimonia: due confratelli della Provincia comboniana di lingua tedesca, p. Hans Maneschg, superiore a Brixen, e p. Pius Daprè; altri confratelli; il Vicario zonale mons. Giuseppe Mattanza; il parroco di Limone, don Armando Caldana; alcuni sacerdoti della zona e tante persone legate alla nostra co-munità, provenienti da Limone, Tremosine ed altre parrocchie vicine. Hanno preso parte alla celebra-zione anche il sindaco di Limone, sig. Chicco Risatti, e alcuni consiglieri in rappresentanza dell’Ammi-nistrazione comunale, come segno visibile di un legame esistente con tutta la cittadinanza.Al termine della celebrazione eucaristica, è seguito un incontro nella sala parrocchiale: alcuni confra-telli, che in passato hanno offerto il loro servizio a Limone, hanno portato la loro testimonianza. Per via di un incontro in concomitanza, le suore com-boniane non hanno potuto essere presenti. Sono però state lette tre testimonianze scritte di conso-relle che hanno lavorato o lavorano tuttora qui a Limone. Tra i testimoni è intervenuto anche don Mario Trebeschi, parroco a Limone al tempo della beatificazione di Comboni. La profonda “combo-nizzazione” da lui assorbita durante i suoi tredici anni di permanenza a Limone, l’ha consegnata ai

suoi scritti, dai quali, noi comboniani stessi, attin-giamo con gioia nutrimento e nuova ispirazione.«Questo – scrive la comunità comboniana a Li-mone – è stato solo il primo episodio di una nar-razione. Seguiranno altri eventi a cui saranno in-vitate varie persone, che con la loro presenza in questa “storia d’amore”, hanno aperto nuove por-te e nuovi orizzonti per un incontro della Famiglia comboniana con la vita e la storia di tante persone di questa località. Il vertice di questo cammino a ritroso nel far memoria sarà il 10 ottobre prossimo, festa liturgica di san Daniele. Per il Comboni è un tragitto dalla culla alla tomba, che non c’è, perché il suo cuore l’ha lasciato in Africa, proprio là dove si trovava, e si trova ancora, il Cuore di Cristo: “Sentii battere più frequenti i battiti del suo cuore e una virtù divina parve che mi spingesse a quelle terre”, ha scritto. San Daniele ci apre di nuovo la porta di casa, per recuperare il nostro cuore. Qui “la Santità è di casa”».

INTENZIONE MISSIONARIADI PREGHIERAPerché i fedeli laici compiano la loro specifica missione mettendo la loro creatività al servizio delle sfide del mondo attuale. Preghiamo.

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ATTUALITÀ

ALGERIA

La beatificazione dei 19 martiri d’Algeria potrebbe avvenire in Algeria

con la presenza di papa Francesco

Il Vaticano non ha confermato le voci, ma la cerimonia di beatifi-cazione si potrebbe tenere nella cattedrale di Orano di cui mons. Pierre Claverie, ucciso nell’agosto 1996 con il suo autista, è stato vescovo. Un simbolo forte. Nel 2005, la beatificazione di Char-les de Foucauld da parte di papa Benedetto, si era svolta nella basilica di san Pietro a Roma, molto lontano dalla terra algerina dove il religioso francese era vissuto. Quando a settembre scorso, l’arcivescovo di Algeri, il vescovo di Orano e il postulatore della causa di beatificazione (l’avvocato dei 19 religiosi assassinati) erano stati ricevuti in Vaticano, papa Francesco si era mostrato molto sensibile alla sofferenza patita dal popolo algerino negli anni 90 del secolo scorso.L’Algeria è ancora segnata da quegli anni di piombo. Ma per Fran-cesco quella beatificazione dovrebbe seminare un vento di pace e riconciliazione in un paese in cui la Chiesa intende ricordare che anche migliaia di algerini sono stati “martiri” di quella vio-lenza. Siamo di quelli che sperano che i contatti in corso con le autorità algerine, permettano a papa Francesco di tornare in terra d’Africa, anche se per un giorno soltanto.

SUD SUDAN

Pasqua: le Chiese cristianedi fronte alla crisi

Anche in Sud Sudan la festa di Pasqua è stata celebrata con so-lennità, in particolare a Juba, la capitale. Il più giovane paese del mondo, divenuto indipendente nel 2011, sta vivendo una crisi politica che dal dicembre 2013 sembra non trovare soluzione. Essa oppone il presidente Salva Kiir, un denka, al suo ex vice-presidente Riek Machar, un nuer. Oltre alle decine e decine di migliaia di vittime e ai milioni di sfollati e rifugiati nei paesi vicini, il paese deve far fronte a una grave crisi alimentare. A gennaio, quasi la metà della popolazione soffriva di un’acuta insicurezza alimentare. Di fronte a una simile situazione, le Chiese sudsudanesi cercano di fare la loro parte. La Chiesa cattolica in particolare. Che è uno degli attori per i negoziati di pace.Durante la Settimana santa, papa Francesco ha ricevuto in Vati-cano, e non è la prima volta, una delegazione di leader religiosi sudsudanesi per discutere con loro del conflitto nel loro paese.

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numero 1gennaio 2018

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numero 2febbraio 2018

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Dal film Uomini di Dio. I monaci votano per rimanere

CASAVATORE

Gli scolastici di Casasavatore (NA)in ritiro pasquale

Per due giorni, il 26 e 27 marzo, gli scolastici di Casavatore si sono ritrovati nella casa del PIME, a Ducenta, regione metro-politana di Napoli, per incontrarsi, riflettere e introdursi così alla settimana santa. Ad aiutarli nella riflessione è intervenuto il padre provinciale, Giovanni Munari, riprendendo il tema della vocazio-ne/chiamata a partire anche dagli stimoli offerti dalla commissio-ne della Regola di Vita.C’è stato anche un momento molto schietto di scambio sul cam-mino del gruppo comboniano in Italia e sul ruolo che lo Scolasti-cato ha al suo interno. Gli scolastici apprezzano i molti stimoli di rinnovamento, notano però delle resistenze da parte di persone (confratelli) e comunità. Incoraggiano a continuare nello sforzo di internazionalizzare la provincia italiana dell’Istituto e invitano a individuare alcuni campi specifici di attività e impegno, per i quali anche loro potrebbero prepararsi.Lo Scolasticato si trova in un momento di passaggio, con il rin-novamento completo dell’équipe formativa: il messicano pa-dre Chuche (José de Jesús Gálvez Villaseñor) viene rimpiazzato dall’eritreo p. Tesfamariam Ghebrecristos Woldeghebriel e dal tedesco p. Lorenz Markus Körber.

Silvia Ferrante

ATTUALITÀ

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ATTUALITÀ

Juba. 30 marzo 2018. Via Crucis del Venerdì Santo per le vie della città

RD CONGO

Vita e speranza

Dal vicentino p. Elio Farronato, missionario in Rd Congo da 45 anni, abbiamo ricevuto gli auguri pasquali dall’Italia, dove si trovava per vacanze e riposo. A metà aprile è ripartito per la sua terra africana

«Come non mai, benché fisicamente in Italia, il mio cuore è ri-masto laggiù. Sto trascorrendo questo periodo in ansia per i miei fratelli e sorelle congolesi che stanno vivendo momenti difficili, sempre più drammatici. Il presidente, un rwandese infiltrato al tempo della guerra di Kabila, è abusivamente al potere: da di-cembre 2016 è decaduto da presidente, essendo terminato il suo secondo mandato. Senza il minimo rispetto per la Costitu-zione che non consente che due mandati presidenziali, Joseph Kabila continua a opprimere il paese. Il peggio è che sta facendo gli interessi del Rwanda che, sostenuto dalle lobby economiche mondiali, ruba a man salva le ricchezze del Congo, soprattutto minerali preziosissimi, come oro, cobalto e coltan, essenziale per telefonini e computer.Di qui la continua infiltrazione di rwandesi, camuffati da congo-lesi, che terrorizzano e massacrano la pacifica popolazione del Kivu, l’estremo est del paese.La presenza di migliaia di caschi blu dell’Onu non serve a pro-teggere le popolazioni che si sentono sempre più abbandonate. Papa Francesco continua a chiedere di pregare non solo per l’a-mata e martoriata Siria, ma anche per la Rd Congo dove troppi interessi internazionali rischiano di creare una situazione di guerra civile come conosciamo in Libia e Sud Sudan. Il tutto avviene nel più grande silenzio dei media internazionali. La speranza viene solo da quei cristiani che soffrono ingiustizia e lottano per co-struire l’avvenire del loro paese confidando in quel Dio che è il liberatore da ogni schiavitùQuanto a me, attendo con ansia il momento di rientrare in Congo per rimanere con i miei fratelli e sorelle congolesi e condividerne vita, dolori e speranze».

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La solidarietà non è dare,ma agire contro le ingiustizie.

Abbé Pierre

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Nel muro di cinta della cattedrale cattolica di Juba sono ancora visibili i segni delle pallottole sparate. Nel cortile si erano rifugiate migliaia di persone quando il conflitto era ripreso. La popolazione sudsudanaese è in maggioranza cristiana o animista e celebra con entusiasmo, come in tante altre parti d’Africa, le feste legate alla Pasqua. Anthony, un cristiano, spera che i suoi compatrioti profittino di questi giorni di dolore e di festa per riflettere al futuro del paese: «È il momento buono – ci dice – per pregare e pregare ancora. La pace non può venire che da noi. Non può venire da fuori. Se noi non cambiamo il nostro cuore, se non cambiamo il nostro modo di pensare e il nostro modo di fare le cose, non può es-serci pace», ci confida.Durante le feste di Pasqua, l’arcivescovo, il comboniano Pauli-no Lukudu Loro ha denunciato le difficoltà che i sudsudanesi devono affrontare e ha lanciato un ulteriore appello alla pace. Nonostante il suo impegno nella soluzione della crisi, ricono-sce di sentirsi impotente: «Noi predichiamo, ma non sappiamo esattamente che cosa diventano le nostre prediche. C’è forse qualcuno che le ascolta? I nostri leader frequentano le chiese, ma non sappiamo se colgono il messaggio e ciò che significa», sottolinea l’arcivescovo.Le cerimonie religiose si sono regolarmente svolte nella capitale così come colme di speranza sono state le omelie pronunciate.Intanto il 26 aprile scorso, Ad Addis Abeba dovevano riprendere le discussioni sugli accordi di pace.

Proprietario: Collegio delle Missioni Africane, vicolo Pozzo, 1 – 37129 Verona • Editore: Fondazione Nigrizia Onlus, vicolo Pozzo, 1 – 37129 Verona • Iscritto al registro degli operatori della comunicazione(ROC) al n. 21501 • Iscrizione presso il tribunale di Verona al n. 491 del 05/12/1980 • Direttore responsabile: Aurelio Boscaini • Grafica: Type’s (VR) • Stampa: Cortella Poligrafica (VR)

Cari amici,

fratel Antonio Marchi, uno dei “patriarchi” (quasi novantenne e una vita spesa in Brasile) della nostra comunità di Castel d’Azza-no, l’altro giorno mi faceva notare che “la primavera sprigiona la vita”. Con la primavera, infatti, la natura si risveglia dopo l’inverno: gli alberi mettono le foglie, i prati si rivestono di verde, sbocciano i fiori e perfino gli animali lasciano le loro tane dopo l’ibernazione! Penso che la primavera sia non solo particolarmente bella ma anche misteriosamente messaggera di vita. Non per niente, infatti, anticipa Pasqua, quasi invitasse anche noi a risorgere. Durante la “Primavera pasquale” di cin-quanta giorni che stiamo vivendo, da Pasqua a Pentecoste, ogni foglia rigo-gliosa, ogni fiore, ogni frutto in crescita è un invito palese a rinascere, a rifiorire e a portare frutto nella nostra vita!Le creature sembrano però più “do-cili” di noi umani. D’altronde lo con-ferma la Scrittura: «Dio manda la luce ed essa corre, l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore. Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiama-te ed hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato di gioia per colui che le ha create» (Baruc 3,33-35). Chi di noi è così pronto da rispondere come loro: “Eccomi!”? Noi preferiamo rima-nere nascosti nella comodità della nostra “tana” di letargo. Ma una tana è comunque una prigione e nessuno vorrebbe vivere in una prigione, fosse anche dorata.Se rimaniamo nella tana, ci potrebbe capitare qualcosa di molto rischioso: scivolare, senza accorgerci, dal letar-go nel “sonno della morte”, e la tana diventerebbe la nostra tomba (come sembra essere successo a una delle tartarughe del nostro giardino)! Allora sì che sarebbe un bel guaio!Ma non disperiamoci! È proprio qui che ci raggiunge il lieto annuncio: Gesù “morì, fu sepolto e discese agli inferi” prima di risorgere il terzo giorno. È il mistero del Sabato santo. Nell’Eu-

Risvegliati,tu che dormi!

TESTIMONIANZE

È sempre commovente ricevere un saluto e una riflessione da un missionario particolarmente provato dalla malattia, ma indomito. Ecco l’augurio che padre João ci ha inviato per la Pasqua.Ricambiamo di cuore il suo augurio

caristia celebriamo non solo la morte e la risurrezione di Gesù, ma anche il suo seppellimento e la “discesa agli inferi”. Sepolto nell’umiltà del pane e del vino, scende nelle profon-dità del nostro cuore. Ecco perché alcuni Padri della Chiesa non esitano a sostenere che Cristo dimora ancora negli inferi, in modo che nessuno si giudichi fuori dalla sua portata.Quindi, se senti la Voce che grida: “Risvegliati, tu che dormi, vieni fuori!”, non pensare di sognare: è Cristo Gesù che è sceso nei tuoi “inferi” per chiamarti alla vita! Perché – come dice papa Fran-cesco – «Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo! Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. “Vieni fuori!”, ci dice, “Vieni fuori!”» (Angelus, 6 aprile 2014)Con un augurio che questo risveglio pasquale alla Vita si realizza in noi, vi saluto con un abbraccio affettuoso e con il mio consueto crac, crac (il verso della cornacchia che ho imparato a emettere, dopo la tracheotomia, per richiamare l’attenzione di qualcuno in caso di bisogno!).

p. Manuel João [email protected]

Padre João quand’era Padre Provinciale in Togo


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