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“I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE: EVOLUZIONE … · parte delle famiglie: il 19 per...

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F. PANETTA C. FIORAVANTI - G. AULETTAARMENISE - P. GUALTIERI “I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE: EVOLUZIONE DEL MERCATO E CANALI DISTRIBUTIVI” Interventi tenuti nell’ambito del Seminario su “Banche e mercati italiani nella prospettiva internazionaleS. Marco - Perugia, 19 Marzo 2004 Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà di Scienze Bancarie Finanziarie e Assicurative QUADERNO N. 214
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Page 1: “I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE: EVOLUZIONE … · parte delle famiglie: il 19 per cento, meno della metà rispetto alla Germania e ancora meno rispetto agli altri paesi.

F. PANETTAC. FIORAVANTI - G. AULETTA ARMENISE - P. GUALTIERI

“I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE:EVOLUZIONE DEL MERCATO E CANALI DISTRIBUTIVI”

Interventi tenuti nell’ambito del Seminario su“Banche e mercati italiani nella prospettiva internazionale”

S. Marco - Perugia, 19 Marzo 2004

Associazioneper lo Sviluppodegli Studi diBanca e Borsa

Università Cattolicadel Sacro Cuore

Facoltà di Scienze Bancarie

Finanziarie e Assicurative

QUADERNO N. 214

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F. PANETTA

C. FIORAVANTI - G. AULETTA ARMENISE - P. GUALTIERI

“I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE:EVOLUZIONE DEL MERCATO E CANALI DISTRIBUTIVI”

Interventi tenuti nell’ambito del Seminario su“Banche e mercati italiani nella prospettiva internazionale”

S. Marco - Perugia, 19 Marzo 2004

Associazioneper lo Sviluppodegli Studi diBanca e Borsa

Università Cattolicadel Sacro Cuore

Facoltà di Scienze Bancarie

Finanziarie e Assicurative

Sede: Presso Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano, Largo A. Gemell i , n. 1Segreteria: Presso Banca Popolare Commercio e Industria - Milano, Via Moscova, 33 - Tel. 62.755.1Cassiere: Presso Banca Popolare di Milano - Milano, Piazza Meda n. 2/4 - c/c n. 40625

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Dott. Fabio PANETTA,Capo della Direzione Settore Monetario e Finanziariodel Servizio Studi della Banca d’Italia

L’EVOLUZIONE DEL MERCATO DEI PRESTITIALLE FAMIGLIE

1. Introduzione

Questa nota analizza l’evoluzione del credito alle fami-glie partendo da una breve analisi dei dati, al fine di descrive-re la crescente importanza di questo mercato.Successivamente si prendono in esame le principali determi-nanti dell’espansione dei prestiti alle famiglie, per spiegare leragioni per cui il mercato, a lungo poco sviluppato, mostrioggi in Italia un ritmo di espansione tra i più elevati in Europae nel mondo. Come terzo aspetto verranno esaminate le pro-spettive di sviluppo del mercato, sulla base di un confrontointernazionale. La conclusione discute alcune implicazionidell’espansione di questo mercato per la redditività e i rischidelle banche.

2. Linee evolutive della struttura finanziaria

Negli anni recenti a livello internazionale l’evoluzionedei sistemi finanziari è stata interessata da tre tendenze difondo: la progressiva riduzione del tasso di risparmio privato;il forte aumento del rapporto tra attività finanziarie e PIL; lafinanziarizzazione delle famiglie anche dal lato del passivo: adifferenza del passato, lo sviluppo finanziario si associa oggia una crescita dell’indebitamento delle famiglie anche in paesiquali la Francia, l’Italia e la Spagna, in cui è rapidamenteaumentato il credito destinato sia all’acquisto di abitazioni siaal finanziamento della spesa per consumi.

Il calo del tasso di risparmio delle famiglie, in atto da due

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decenni, riflette più fattori: l’aumento della percentuale dianziani, caratterizzati da un minor tasso di risparmio rispettoai giovani; la riduzione dei disavanzi (dissaving) pubblici, cheha indotto un calo del risparmio delle famiglie, spesso a segui-to della riduzione dei servizi prestati dallo Stato; infine, lo svi-luppo e la deregolamentazione del sistema finanziario, chehanno offerto alle famiglie opportunità sempre più ampie diaccesso al credito.

Anche la forte espansione della finanza rispetto all’atti-vità reale ha riguardato tutte le principali economie avanzate.In Italia le attività finanziarie complessive, pari a cinque volteil PIL nel 1996, sono salite a circa sette volte nel 2002. Questoandamento riflette in misura rilevante il continuo processo diinnovazione finanziaria.

La terza tendenza è in larga misura il risultato delle primedue: l’accresciuta disponibilità di finanziamenti e il minorvolume di risparmio hanno generato un aumento dell’indebi-tamento delle famiglie. In Italia le passività finanziarie dellefamiglie sono passate dal 25 al 30 per cento del PIL.

3. Il credito alle famiglie in Italia

La crescente importanza del credito alle famiglie nell’at-tività di intermediazione è desumibile dai cambiamenti inter-venuti nella composizione del credito bancario nell’ultimodecennio. La quota del credito alle famiglie è fortementeaumentata, passando al 14,5 del 1993 al 21,9 per cento del2003 (tavola 1); nello stesso periodo la quota relativa alleimprese è scesa dal 68,6 al 61 per cento. Il cambiamento nellacomposizione è dovuto alla crescita molto sostenuta del credi-to alle famiglie nell’ultimo quinquennio, periodo in cui il tassomedio di espansione è stato pari al 13,5 per cento, a frontedell’8 per cento registrato dai finanziamenti alle imprese.

La figura 1 mostra come l’espansione del rapporto tracredito alle famiglie e PIL, assai contenuta fino al 1997, abbiasuccessivamente registrato una forte accelerazione. La figuramostra inoltre che la crescita di finanziamenti alle famiglie

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riflette soprattutto l’aumento dei mutui, che costituisconoattualmente i due terzi del totale. Negli anni scorsi si è peral-tro intensificata anche la crescita del credito al consumo, rad-doppiato in rapporto al PIL.

4. Cosa ha frenato lo sviluppo del mercato?

Avendo brevemente delineato l’andamento recente delmercato, e in particolare l’accelerazione tuttora in atto, è inte-ressante chiedersi perché il credito alle famiglie, a lungo assaipoco sviluppato, mostri oggi una crescita molto rapida. Ilmodo più semplice per farlo è esaminare le ragioni che hannoa lungo frenato lo sviluppo del mercato, al fine di verificare sesiano venuti meno fattori di ostacolo alla crescita dei prestitialle famiglie.

Un primo importante mutamento è costituito dal calo deitassi reali a medio e a lungo termine. In Italia i tassi reali sonostati a lungo, a partire dagli anni ’70, superiori a quelli di altripaesi, rendendo più oneroso l’indebitamento. Nel corso degliultimi due decenni si è tuttavia passati da tassi reali intorno al10 per cento a livelli al di sotto del 5 per cento, fino ai valoriattuali, pari al 2 per cento (fig. 2).

A spiegare la crescita del credito alle famiglie ha contri-buito la positiva evoluzione del prezzo degli immobili. Nellafigura 2 viene riportato l’andamento del tasso reale calcolatodeflazionando il tasso nominale con l’inflazione misurata nelmercato immobiliare. Il tasso reale così misurato, che rappre-senta un indicatore del costo-opportunità dell’indebitamentofinalizzato all’acquisto di case, è oggi fortemente negativo,per circa 5 punti percentuali1.

1 Questa misura soffre di un possibile problema di causalità inversa, vale a dire cheil tasso reale ottenuto deflazionando i tassi nominali con i prezzi degli immobilipotrebbe essere negativo proprio a causa della forte domanda di abitazioni, a suavolta finanziata con credito. Spiegare pertanto la crescita del credito con quellamisura di tasso reale non è pienamente soddisfacente. È tuttavia plausibile che visia una componente esogena della domanda di immobili che non dipende dal cred-ito. Pertanto, la misura di tasso reale rappresentata nella figura mantiene una suavalenza esplicativa nella determinazione della domanda di credito da parte dellefamiglie.

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A contenere l’espansione del credito alle famiglie hannoinoltre contribuito fattori di carattere strutturale e istituziona-le. Il primo è legato all’importanza dei rapporti familiari, chefanno sì che in Italia siano particolarmente diffusi i finanzia-menti tra parenti. Inoltre, nel nostro Paese i figli vivono alungo in età adulta presso l’abitazione dei genitori, benefi-ciando di fatto di un finanziamento da parte dei genitori; que-sta forma di supporto finanziario limita la domanda di prestitisul circuito creditizio da parte delle famiglie.

Anche l’ampio ruolo del settore pubblico frena la doman-da di credito da parte delle famiglie italiane. Da un lato, alcu-ni servizi sono offerti gratuitamente o a costi bassi dallo Stato(si pensi ad esempio all’istruzione), riducendo così la doman-da di finanziamenti. L’intervento pubblico offre inoltre prote-zione in caso di eventi sfavorevoli — ad esempio, in caso diinfortunio, attraverso il sistema sanitario — riducendo così ladomanda di “assicurazione” da parte delle famiglie, cheavrebbero altrimenti soddisfatto tale esigenza anche medianteil ricorso al credito.

La domanda di prestiti da parte delle famiglie è inoltrefrenata da fattori di natura culturale, destinati a mutare lenta-mente nel tempo. Il ricorso all’indebitamento è visto con sfa-vore da larghi strati della popolazione: è tuttora diffusa l’opi-nione secondo cui i debiti indurrebbero le famiglie a vivere aldi sopra dei propri mezzi. Si va tuttavia facendo strada l’op-posta visione, secondo cui il credito, accortamente utilizzato,è in realtà necessario per vivere “all’altezza” dei propri mezzie per utilizzare in maniera ottimale le risorse che si renderan-no disponibili lungo l’intero arco di vita.

Dal lato dell’offerta, in alcune aree dell’Italia, soprattuttonegli anni passati, la minore capillarità della rete distributivadelle banche può aver contribuito a limitare la disponibilità dicredito nei confronti delle famiglie, che tipicamente si rivol-gono a intermediari locali.

L’espansione dei prestiti alle famiglie è stata frenataanche dall’inefficienza della giustizia civile, che di fatto ridu-ce il grado di protezione dei creditori in caso di insolvenza del

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debitore. La lunghezza dei tempi di recupero e l’incertezzasulla quota di crediti recuperabili spingono gli intermediari apolitiche di offerta caute, soprattutto in alcune regioni italiane.

Infine, lo sviluppo del credito al consumo è stato ostaco-lato dalla scarsa diffusione delle grandi catene di distribuzio-ne commerciale, in grado di offrire credito alla clientela, ingenere in collaborazione con intermediari specializzati. Lafigura 3 illustra la relazione tra credito al consumo e diffusio-ne di esercizi commerciali di grandi dimensioni, evidenziandocome il credito al consumo sia più sviluppato nei paesi conmaggior diffusione di grandi catene di distribuzione commer-ciale.

5. Quante e quali famiglie sono indebitate?

La tavola 2 riporta per i maggiori paesi la percentuale difamiglie indebitate (per l’Italia la fonte è l’Indagine sui bilan-ci delle famiglie svolta dalla Banca d’Italia). I dati sottolinea-no come in Italia faccia ricorso al credito solo una piccolaparte delle famiglie: il 19 per cento, meno della metà rispettoalla Germania e ancora meno rispetto agli altri paesi. Per imutui la differenza tra l’Italia e gli altri paesi è molto marca-ta: nel nostro Paese la quota delle famiglie che hanno unmutuo è pari al 10 per cento, contro valori del 40-50 per centoall’estero. Per il credito al consumo la quota è dell’11,2 percento, tutto sommato non particolarmente inferiore rispettoagli altri paesi (con l’eccezione degli Stati Uniti).

Nella tavola 3 si riportano alcune caratteristiche dellefamiglie indebitate. I nuclei familiari sono stati divisi in cin-que gruppi, a seconda del livello di reddito: nel primo quinti-le sono incluse le famiglie con reddito più basso, nell’ultimoquintile quelle con reddito più alto. I dati indicano che sonosoprattutto le famiglie agiate ad essere indebitate. Ad esempio,nel 2000 erano indebitate con le banche il 30,8 per cento dellefamiglie con reddito più elevato, il 25,2 per cento di quelle

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appartenenti al secondo gruppo in base al reddito, e così via,fino al 5,6 per cento nel gruppo delle famiglie con reddito piùbasso. Questa composizione dei debitori delle banche si riflet-te anche nel rapporto tra debiti e attività finanziarie: poichésono soprattutto i nuclei più agiati a essere indebitati, il rap-porto tra passività e attività nel 2000 si manteneva al di sottodel 100 per cento.

La figura 4 riporta una misura del grado di sviluppo delmercato del credito alle famiglie su base territoriale. Nella car-tina, per ogni provincia è riportato il rapporto tra i mutui ero-gati negli ultimi 8 anni e il PIL pro capite a livello provincia-le2. Come si vede dalla cartina, esistono tuttora vaste aree delPaese in cui il mercato è assai poco sviluppato. In particolare,nel Mezzogiorno e in alcune aree del Centro Nord i mutui ero-gati sono dell’ordine dell’1 per cento del PIL, molto meno dialtre zone del Nord Ovest e del Nord Est.

A livello aggregato, le passività finanziarie delle famiglierisultano assai inferiori rispetto ai paesi esteri sia in rapportoal prodotto lordo, sia in relazione alle attività finanziarie dellefamiglie (fig. 5).

5. Quali prospettive di sviluppo?

I dati illustrati in precedenza mostrano che l’indebita-mento delle famiglie assume valori inferiori rispetto agli altripaesi, è concentrato presso un numero limitato di famiglie epresso le aree geografiche del Centro Nord. Essi sembranopertanto indicare l’esistenza di ampi spazi di crescita.

Una quantificazione dello sviluppo futuro del credito allefamiglie non è tuttavia agevole. Un’idea delle potenzialità delmercato può essere ottenuta ipotizzando che in Italia il rap-porto tra passività delle famiglie e PIL converga verso il valo-re medio che si registra negli altri maggiori paesi. In tal caso iprestiti alle famiglie italiane dovrebbero triplicare rispetto allivello attuale, mentre gli impieghi complessivi aumentereb-2 Le aree più scure sono quelle in cui il rapporto tra erogazioni e PIL è più alto,mentre le aree più chiare sono quelle in cui il rapporto tra mutui erogati e PIL procapite è più basso

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bero di quasi il 50 per cento. È quindi chiaro che il mercato deicrediti alle famiglie sarà determinante per la crescita dellebanche italiane nel prossimo futuro.

Gli ampi margini di espansione del mercato si associanoperò a rischi per le banche. I prestiti alle famiglie sono tuttoracaratterizzati, rispetto ai finanziamenti alle imprese, da margi-ni unitari più elevati e da un rischio di credito contenuto (fig.6). Ciò riflette il fatto che attualmente sono indebitati soprat-tutto i nuclei familiari più agiati. Tale caratteristica è tuttaviadestinata a cambiare: con l’ampliamento del mercato, la schie-ra dei debitori includerà necessariamente un numero crescen-te di famiglie meno abbienti, con basso reddito e minore ric-chezza. Ciò accrescerà presumibilmente il rischio di credito inquesto comparto.

L’espansione dell’attività di prestito alle famiglie ponealle banche sfide di grande rilevanza nella definizione dellepolitiche di offerta. Sarà necessario espandere i servizi di con-sulenza forniti ai risparmiatori, assistere gli affidati nella sele-zione dei prodotti finanziari idonei a soddisfare le loro esigen-ze di spesa, guidarli verso livelli di indebitamento sostenibili.Andranno favoriti la crescita della cultura finanziaria dellaclientela e l’utilizzo consapevole del danaro. In assenza distrategie in tal senso, inscritte in una prospettiva di sviluppo dilungo periodo, politiche volte unicamente a massimizzare ilvolume dei ricavi risulterebbero miopi.

Composizione del credito bancario

Settori 1993 2003 Var. %

1999-2003

Famiglie 14,5 21,9 13,5

Imprese 68,6 61,1 8,1

Società finanziarie 8,2 12,1

Settore Pubblico 8,7 4,9

Totale 100,0 100,0

Tav. 1

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Diffusione dell’indebitamento delle famiglie

Italia

(2002)

Olanda

(2003)

Stati

Uniti

(2001)

Germania

(1995)

Gran

Bretagna

(1998)

Percentuale di famiglie con

debiti finanziari

19,2 68,7 75,1 42,9

di cui:

Famiglie con mutui 10,2 53,6 44,6 27,2 45,0

Famiglie con credito al

consumo

11,2 29,7 49,9 22,5 15,2

Indebitamento delle famiglie (2000)

Quota di

famiglie

indebitate fin.Att.tà

Debiti

I° quintile (basso reddito) 5,6 32,1

II° quintile 12,6 120,3

III° quintile 18,7 86,2

IV° quintile 25,2 105,4

V° quintile (alto reddito) 30,8 68,3

Totale 18,0 78,2

di cui: Nord 21,4 78,8

Centro 17,5 58,2

Mezzogiorno 13,4 113,5

Tav. 2

Tav. 3

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Fig. 4

2,75 a 3,7 (18)2,36 a 2,75 (22)

1,83 a 2,36 (20)

1,34 a 1,83 (22)0,45 a 1,34 (21)

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Dott. Carlo FIORAVANTI,Amministratore delegato di Findomestic Banca S.p.A.

Findomestic Banca è emanazione del gruppo Cassa di Ri-sparmio di Firenze e di quello francese Cetelem (che fa capo aBNP Paribas) che ne detengono pariteticamente il capitale so-ciale di 250 milioni di euro. Ha tre principali emanazioni: Cre-dial (che effettua finanziamenti ad una clientela sub-prime),Credirama (che effettua finanziamenti a favore della clienteladel gruppo Conforama) e Findomestic Leasing (leasing auto).Leader del mercato sia per numero che per importi finanziati, èpresente su tutto il territorio nazionale con 94 uffici e la sua pe-netrazione sul mercato in numero di operazioni è pari al 30,1%mentre è del 13,4 % in importo. Ha 4.500.000 clienti, 65.500punti vendita convenzionati e 1.867 dipendenti.

Gli impieghi al 31 dicembre 2003 erano pari a 6,1 miliardidi euro che hanno generato un utile netto di 90,6 milioni di euroe un ROE del 25,7%.

Findomestic è stata costituita nel 1984 sotto forma di so-cietà finanziaria (solo da alcuni anni ha acquisito lo statuto dibanca) in un contesto che vedeva il nostro Paese caratterizzatoormai da:

• un’ampia disponibilità di beni di consumo• un reddito delle famiglie fortemente cresciuto ed in

ulteriore espansione• un livello tecnologico adeguato al trattamento di alti

numeri di operazioni di finanziamento

Occorre ricordare come il credito al consumo fosse cono-sciuto in Italia soprattutto quale strumento destinato a finanzia-re l’acquisto di autovetture mentre era quasi sconosciuto nelsettore dell’arredamento della casa e degli elettrodomestici/au-diovisivi.

La strategia adottata da Findomestic a medio-lungo termi-

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ne è consistita nell’acquisizione - per il tramite di operazionitriangolari aventi come fulcro il punto vendita dell’eserciziocommerciale - di un numero elevatissimo di clienti con l’ob-biettivo di fidelizzarli onde poter loro offrire, nel prosieguo,prodotti finanziari complementari quali prestiti personali e/ocarte di credito di tipo “revolving”, quali Carta Aura. Relativa-mente a queste ultime, peculiare caratteristica, in rapporto allealtre carte esistenti sul mercato, fu quella di offrire possibilità di“co-branding” apprezzate dai punti vendita commerciali per lapossibilità di creare una relazione duratura con la propria clien-tela.

Per quanto il finanziamento dell’autovettura costituiscauna quota rilevantissima dell’attività, esso, tuttavia, rappresen-ta ormai non più di un quarto del giro d’affari complessivo: si èottenuto in tal modo un rapporto più equilibrato nella ripartizio-ne dei finanziamenti che permette di affrontare con maggiortranquillità l’andamento ciclico dei mercati e le eventuali crisiad essi afferenti.

Come noto, il credito al consumo è, al contempo, un pro-dotto ciclico e anticiclico: infatti, in presenza di un aumento deiconsumi e di una situazione economica in progressione si ha unaumento fisiologico del credito al consumo, mentre in caso didiminuzione dei consumi e di stagnazione/recessione economi-ca si verifica un aumento della necessità di ricorso al credito.Ciò è sicuramente vero, ma sino a quando? E con quali precau-zioni bisogna operare? Il basso ricorso al credito al consumo nelnostro paese, se raffrontato al resto dell’Europa, offre spunti diottimismo. Infatti, se in Italia esso rappresenta non oltre il 6,3percento dei consumi delle famiglie a fine 2003, Francia e Spa-gna viaggiano oltre il 10 percento, Regno Unito e Germania so-no oltre il 18 e gli USA addirittura superano il 23 percento. Tut-tavia, l’ottimismo non può essere disgiunto da un continuo con-trollo del rischio sul cliente, da un lato, e sull’operatore com-merciale, dall’altro.

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Dal punto di vista gestionale, l’introduzione della telema-tica, con terminali ubicati presso gli esercizi commerciali e col-legati direttamente con il CED di Findomestic, ha permesso diottenere un’abbreviazione sostanziale dei tempi di risposta nel-l’approvazione delle domande di finanziamento con lo scopoprimario di tendere al massimo livello possibile di tempestività:è evidente, infatti, come qualsiasi operazione di finanziamentocostituisca di per sé un “disturbo” nell’ambito del rapporto divendita di un bene di consumo fra il venditore e l’acquirente diquest’ultimo. L’introduzione di tecniche gestionali avanzate siè verificata nel mentre avveniva – ancorché in ritardo rispettoad altri paesi – una progressiva evoluzione del sistema distribu-tivo del commercio in Italia, con la contrazione del commerciodi prossimità da un lato e la contemporanea nascita di grandi su-perfici (ipermercati, centri commerciali ecc.) dall’altro.

Dal punto di vista dell’assunzione del rischio, vengono u-tilizzati sistemi di selezione della clientela basati su algoritmistatistici (credit scoring) che, oltre a garantire uniformità di trat-tamento, consentono di evitare il ricorso a garanzie esterne nongradite e – di fatto – obsolete quali, ad esempio, la cambiale,nonché di poter adottare procedure di recupero crediti di tipo“amichevole” anziché “forzoso”. Nel prosieguo della relazioneil comportamento del cliente viene continuamente monitoratosia per quanto attiene il pagamento delle rate mensili, sia per leeventuali successive operazioni di finanziamento che dovesseandare ad effettuare. Allo stesso modo è necessario un continuomonitoraggio dell’esercizio convenzionato nella relazione po-sta in essere con la società (numero, frequenza, cadenza delle o-perazioni e importo delle stesse), avendo ben presente che ilmaggior rischio non si corre sul cliente ma sul venditore.

E’ importante inoltre riuscire a soddisfare le necessitàcommerciali della distribuzione che richiede sempre più pro-dotti finanziari tagliati su misura quali operazioni a tasso zero,operazioni con pagamento differito della prima rata, operazionida effettuarsi in momenti particolari (si pensi all’abbinamento

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campionati mondiali e apparecchi televisivi). E non si tratta so-lo di impostare piani finanziari adattati, ma anche di costruirecampagne pubblicitarie calibrate sulle esigenze dei punti vendi-ta.

La sfida del domani non è solo di tipo tecnologico, ma pas-sa soprattutto per l’essere in grado di offrire prodotti graditi e ta-gliati sulle esigenze di una clientela in continuo mutamento, purriuscendo a mantenere i vantaggi che l’economia di scala nellagestione di prodotti finanziari “di massa” permette. Osserviamogià come il credito al consumo, da mero strumento di acquisi-zione di un bene, si stia modificando, nella percezione dellaclientela, nella forma di gestione di un importo, destinato al-l’acquisto di beni (e servizi) di consumo allocato all’interno diun budget mensile familiare. Di qui l’offerta al sistema banca-rio, da parte di Findomestic, di una gestione in “outsourcing” diun pacchetto completo di servizi di “back-office” destinato altrattamento del piccolo prestito alla clientela privata della ban-ca stessa.

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Dott. Giampiero AULETTA ARMENISE,Amministratore Delegato, di Banche Popolari Unite

PROSPETTIVE STRATEGICHE DEL RETAILBANKING IN ITALIA E IN EUROPA

1. Contesto di riferimento e ambiente competitivo

Il sistema bancario europeo è stato caratterizzato negliultimi anni da un intenso processo di trasformazione (aumen-to della concorrenzialità, sofisticazione della domanda, evolu-zione della normativa ed innovazione tecnologica) che ha ridi-segnato radicalmente il profilo competitivo del settore.

Congiuntamente a queste trasformazioni, un contesto diforte rallentamento della crescita (legato all’andamento deitassi, alla sfavorevole congiuntura economica e alla crisi delmercato dei capitali) ha interessato la banca nel suo comples-so, e il settore del Retail Banking in particolare, in tutti i prin-cipali paesi europei.

Secondo un autorevole studio di mercato1, in tutti i paesi“Core Europe2”, con la sola eccezione dell’Italia, i tassi di cre-scita medi dei ricavi attesi nel settore Retail per il periodo2002-2005 sono nettamente inferiori rispetto a quelli delperiodo 1998-2001 (es.: in Germania il tasso di crescita medioannuo composto dei ricavi (CAGR) scenderà dal 9,3% al3,8%; in Gran Bretagna dall’8% al 5,6%, in Francia dal 4,7%al 3% e in Spagna dal 7,7% al 3,7%).

In controtendenza rispetto allo scenario europeo, lo svi-luppo dei ricavi attesi dal Retail Banking in Italia si prospettain crescita: dal 5,9% del periodo precedente al 6,5% stimatoper il periodo 2002-2005.

La capacità delle banche italiane di generare ricavi sem-bra essere alimentata da un contesto competitivo interno in cuida un lato il mercato Retail non è saturo (limitata penetrazio-

1 Fonte: Schroeder Salomon Smith Barney “The Hunt for revenue growth”, 20022 Germania, Uk, Francia, Italia e Spagna

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ne dei prodotti3), e dall’altro la concorrenzialità del sistema ègiudicata inferiore a quella di altri paesi “Core Europe” (pro-duttività per dipendente migliorabile2).

Le banche stanno quindi orientando i propri obiettivi dicreazione di valore basandoli su tale crescita dei ricavi e sulmiglioramento dell’efficienza operativa, anche in considera-zione della forte correlazione che esiste tra la crescita delMargine di Intermediazione (MINT) di una banca con busi-ness prevalentemente Retail, e la crescita del “ritorno per gliazionisti”: secondo un’elaborazione Accenture4 su dati 1998-2001 di un campione di Banche Retail statunitensi, nelle ban-che meno performanti, ad un CAGR del MINT medio del 2%si associa un CAGR del ritorno per gli azionisti (Average TotalReturn to Shareholder5 – TRS) negativo (da -16% a -0,5%);nelle banche in crescita ad un CAGR del MINT medio del16% si associa un CAGR del TRS variabile tra il 6-21% ca.

- Figura 1 -

CAGR TRS

1998 - 2001

-

CAGR Margine d’intermediazione 1998-2001-

Basso Alto

Basso

Alto

Lagging Banks:

• CAGR TRS: (16) –(0,5)%

• CAGR MINT:2%

(1) Capital Gain + Dividendi

Fonte: Raymond James & Associates, elaborazioni Accenture su campione Banche Retail USA

La crescita del

Total Return to Shareholder(1) (TRS)

Leading Banks:

• CAGR TRS: 6-21%

• CAGR MINT:16%

CAGR TRS

1998 - 2001

-

CAGR Margine d’intermediazione 1998-2001-

Basso Alto

Basso

Alto

Lagging Banks:

• CAGR TRS: (16) –(0,5)%

• CAGR MINT:2%

(1) Capital Gain + Dividendi

Fonte: Raymond James & Associates, elaborazioni Accenture su campione Banche Retail USA

La crescita del

Total Return to Shareholder(1) (TRS)

Leading Banks:

• CAGR TRS: 6-21%

• CAGR MINT:16%

3 Rispetto ai Benchmark Europei4 Fonte: Raymond James & Associates, elaborazioni Accenture su campione

Banche Retail USA5 Calcolato come somma di Capital Gain e Dividendi

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Ad ulteriore dimostrazione della relazione tra MINT eTotal Return to Shareholder, sullo stesso campione di bancheRetail statunitensi si è evidenziata la correlazione positiva trala crescita dei ricavi e l’incremento del prezzo delle azioni: senella media delle banche del campione ad una crescita annuadei ricavi del 12% corrisponde una variazione triennale delprezzo delle azioni pari al 7%, nelle banche in cui i ricavi cre-scono del 40% l’incremento del prezzo azionario raggiunge il20%

- Figura 2 -

40%

12%

-5%

20%

7%

-24%

“Leading Banks”

Media Banche

“Lagging

Banks”

Performance di mercato e

crescita dei ricavi

Elevata correlazione tra

performance di mercato e

andamento dei ricavi

Crescita ricavi (annua)

Variazione prezzo di Borsa (3 anni)

Fonte: Raymond James & Associates, elaborazioni Accenture su campione Banche Retail USA

40%

12%

-5%

20%

7%

-24%

“Leading Banks”

Media Banche

“Lagging

Banks”

Performance di mercato e

crescita dei ricavi

Elevata correlazione tra

performance di mercato e

andamento dei ricavi

Crescita ricavi (annua)

Variazione prezzo di Borsa (3 anni)

Fonte: Raymond James & Associates, elaborazioni Accenture su campione Banche Retail USA

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2. Strategie di crescita

Nel contesto attuale in cui le banche hanno sempre più lanecessità di generare un incremento costante dei ricavi maincontrano maggiori difficoltà di crescita esterna, risulta stra-tegico valorizzare e sviluppare appieno la base clienti Retail,che rappresenta in generale per le banche commerciali il mer-cato prevalente in termini di numerosità, masse e contribuzio-ne al Margine di Intermediazione e che, parallelamente, sicaratterizza per un rilevante potenziale inespresso.

In tale scenario le leve principali per la creazione di valo-re derivante dallo sviluppo interno sono tre6: 1) Il Cross Selling, ovvero l’acquisto da parte del Cliente di

prodotti/servizi non posseduti, con conseguente aumentodelle famiglie di prodotti posseduti dal cliente stesso

2) La Customer Loyalty, ovvero la capacità di generare soddi-sfazione nel Cliente e consolidare una relazione duratura eredditizia per la Banca (fidelizzazione)

3) L’acquisizione di nuovi Clienti attraverso la valorizzazio-ne di meccanismi di “Referrals”, ovvero la ricezione disegnalazioni di nominativi di potenziali Clienti da parte diClienti esistenti (leva tanto più incisiva quanto più alto è illivello di soddisfazione del Cliente) e di ”LeadManagement”, ovvero la gestione “proattiva” di Clienti chehanno la capacità di influenzare le decisioni finanziarie dialtri individui (es.: capofamiglia)

Nel contesto bancario italiano, caratterizzato da alcuniforti cambiamenti sia nei meccanismi competitivi, sia nelcomportamento del Cliente e nel suo modello relazionale conla banca, diventa di cruciale importanza “conoscere” il Clientee sviluppare una relazione distintiva.

I principali trend evolutivi e fonti di sollecitazioni (ma

6 Fonte: Accenture, “Customer Relationship Management, a vital source fortraditional European Banks”

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anche di opportunità) che si riscontrano attualmente sono sin-tetizzabili in: • Intensità della competizione: secondo un’indagine ABI del

2002, il 54% dei Clienti viene contattato dalla propria e daaltre banche più di una banca nell’arco di 1 anno, e il 22%dei contatti deriva da banche diverse dalla propria da unabanca diversa dalla propria

• Mancanza di fidelizzazione della Clientela: solo il 20%dei Clienti è pienamente soddisfatto dei servizi offerti dallapropria banca e la Customer Satisfaction è scesa negli ulti-mi 7 anni del 27% (con un aumento del Churn Rate dal 4all’8%)7

• Debolezza del Brand bancario: in 4 anni la Brand Imagepercepita dal Cliente si è indebolita del 43%8

• Qualità della forza vendita: i costi di marketing e distribu-zione assorbono, mediamente, il 70% dei costi totali e assu-me sempre più rilevanza il tema della professionalizzazio-ne della rete commerciale

• Preferenza dei nuovi Clienti sui canali (multicanalità):secondo un’indagine di mercato9, si profila uno scenario dimulticanalità integrata “filiale-centrica” (ma con un fortepeso del canale Internet) che aumenti le occasioni di con-tatto con il Cliente, consenta alla banca di ottimizzare ilpricing e assicuri una maggiore soddisfazione del Cliente e,quindi, una maggiore penetrazione commerciale.

L’Italia presenta ampi margini di recupero, rispetto aiprincipali paesi europei, nello sviluppare e gestire una relazio-ne “privilegiata” con la Clientela, soprattutto perché non sonoutilizzate sistematicamente (o non sono completamente effica-ci) strategie e approcci commerciali mirati: il Cross Sellingmedio in Italia10 è pari a 2,4 prodotti, contro i 3,3 della Franciae i 2,6 della Germania.7 Fonte: ABI- Eurisko8 Il punteggio medio è sceso da 35 (nel 1998) a 20 (nel 2002) ; fonte: Accenture,

Eurisko e Prometeia9 Fonte: Forrester Research, “Reinventing Branch Banking” ,200210 Schroeder Salomon Smith Barney, “The Hunt for revenue growth”, 2002

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All’estero, le Best Practice stanno lavorando da tempo sumodelli organizzativi, strumentazione, approcci commercialie modalità di gestione delle risorse umane finalizzati a servirela Clientela con un modello dedicato, con strategie commer-ciali strettamente legate all’analisi dei bisogni e del potenzia-le della Clientela, con strumenti a supporto dell’azione di ven-dita finalizzati a massimizzare efficacia ed efficienza nellagestione commerciale con l’obiettivo finale di creare valoreattraverso la costruzione di una relazione personalizzata eduratura.

A titolo esemplificativo, Bankiter11, Best Practice di mer-cato, ha finalizzato un programma per la costruzione di unapproccio integrato allo sviluppo del business per tutti i seg-menti di clientela e per il Retail – il segmento più profittevolee con il più elevato trend di crescita per la Banca– in partico-lare.

Tale approccio si basa su una gestione commerciale foca-lizzata tramite campagne commerciali, gestione eventi e indi-cazione di prodotti a maggiore propensione d’acquisto(“basket ideale”), supportata da un modello di CustomerRelationship Management integrato (sistemi di CustomerInsight per l’analisi e la segmentazione della Clientela e diCustomer Interaction multicanale per la massimizzazionedella capacità commerciale della rete), e dall’introduzione diun modello dedicato di gestione relazionale con obiettivi con-creti in termini di “contatti proattivi”.

Con l’attuazione del modello di business dedicato e dellastrategia multicanale, il cross selling di Bankinter cresce alcrescere dell’utilizzo dei canali: il cross selling medio per lamulticanalità integrata (phone banking, filiali, internet) sale a5,7 prodotti per Cliente rispetto ad un cross selling di filiale di4,5 prodotti (figura 3).

Congiuntamente al cross selling, con la multicanalitàaumenta la fidelizzazione: il tasso di attrition dei clienti mul-ticanale di Bankinter (phone banking, filiali, internet) è in rap-

11 “Banking Model at Bankinter”, Accenture, Bankinter

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porto 1:7 rispetto ai clienti che utilizzano solamente la filiale12

(figura 4).

Nonostante la presenza di casi di successo13 la media deiplayer europei (soprattutto italiani) è ben distante dall’averintrodotto una effettiva integrazione multicanale, e sta cercan-do di realizzare un potenziamento dei canali diretti.

La multicanalità presuppone una serie di iniziative neces-sarie per orientare attivamente la migrazione dell’operativitàsui diversi canali (e per evitare una semplice duplicazione deicanali utilizzati dal cliente)

• una struttura di pricing differenziata• una strategia di comunicazione forte alla clientela• interventi di “education” sull’utilizzo dei canali• nuovi sistemi di budgeting/controllo di gestione

e implica una focalizzazione dell’operatività di filiale suvendita e advisory (Lloyds TSB e ING hanno “bloccato” laricezione delle telefonate in filiale), e una migrazione su cana-li remoti garantita da una reale differenziazione del servizio

- Figura 3 -

CASO BANKINTER

Phone

Banking FilialiInternet

PB+IF+PB

F+I

F+PB+ITotale

(F+PB+I)

4,2 4,54,8

5,56

6,7

7,5

5,7

(1) Fonte: Bankinter 2002

Numero medio di

prodotti per cliente

PB = Phone Banking F = Filiali I = Internet

- Cross selling e multicanalità -(Cross Selling medio per canale/ combinazione di canali)

CASO BANKINTER

Phone

Banking FilialiInternet

PB+IF+PB

F+I

F+PB+ITotale

(F+PB+I)

4,2 4,54,8

5,56

6,7

7,5

5,7

(1) Fonte: Bankinter 2002

Numero medio di

prodotti per cliente

PB = Phone Banking F = Filiali I = Internet

- Cross selling e multicanalità -(Cross Selling medio per canale/ combinazione di canali)

Phone

Banking FilialiInternet

PB+IF+PB

F+I

F+PB+ITotale

(F+PB+I)

4,2 4,54,8

5,56

6,7

7,5

5,7

(1) Fonte: Bankinter 2002

Numero medio di

prodotti per cliente

PB = Phone Banking F = Filiali I = Internet

- Cross selling e multicanalità -(Cross Selling medio per canale/ combinazione di canali)

- Figura 4 -

- Loyalty e multicanalità -(Numero Indice maggiore infedeltà rispetto a clienti multicanali)

F+PB+IF+I

F+PBPB+I F PB I

1,02,1 2,4

5,0

7,3

8,9

13,3

(1) Fonte: Bankinter 2002PB = Phone Banking F = Filiali I = Internet

- Loyalty e multicanalità -(Numero Indice maggiore infedeltà rispetto a clienti multicanali)

F+PB+IF+I

F+PBPB+I F PB I

1,02,1 2,4

5,0

7,3

8,9

13,3

(1) Fonte: Bankinter 2002PB = Phone Banking F = Filiali I = Internet

12 Fonte: Bankinter, 200213 Altri player, oltre Bankinter, hanno sviluppato modelli di business dedicati e

strategie supportate da strumenti di CRM: Credit Agricole, ING, The RoyalBank of Scotland e Halifax sono le esperienze recenti più significative.

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orientata alla semplificazione delle modalità di accesso e frui-zione.

La migrazione dell’operatività transazionale della clien-tela Retail dalla filiale ai canali virtuali garantisce un realeabbattimento del “cost to serve”: Bankinter, negli ultimi 3anni, ha raddoppiato il volume di transazioni senza aumenta-re il numero di dipendenti in filiale.

Le strategie in genere attuate ad oggi sembrano soltantoorientate alla migrazione di una parte di operatività verso icanali virtuali (es.: informativa verso ATM, Internet, CallCenter; prelievi verso ATM; bonifici verso Internet): nono-stante realizzino effettivi benefici in termini di diminuzionedei costi unitari per transazione, aumento del numero di tran-sazioni, creazione di occasioni di contatto (opportunità ampia-mente sfruttabili se la banca possiede una opportuna “macchi-na commerciale” a supporto dell’azione di vendita), non sonoancora in grado di assicurare una forte compressione dellabase costi.

3. Fattori critici di successo nel Retail Banking

L’analisi delle caratteristiche del contesto competitivo italianoe del comportamento della clientela Retail, e il confronto conle esperienze europee più innovative, ci consentono di identi-ficare alcune “lesson learned” fondamentali e di individuareun possibile approccio commerciale che consenta alle bancheitaliane di sviluppare “capabilities” di valorizzazione dellaRelazione col Cliente tipiche dei mercati più maturi.Saper cogliere le opportunità di crescita significa: 1) Conoscere il Cliente: la conoscenza del cliente deve esse-

re interpretata come approccio vincente di marketing e divendita e la segmentazione della clientela diventa un pre-supposto fondamentale per individuare il valore attuale epotenziale del cliente e i bisogni finanziari specifici legatial ciclo di vita

2) Gestire una relazione multicanale: individuare le modalità

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d’interazione più comode per il Cliente, più efficaci e piùefficienti, con contemporanea facilitazione della gestionedella Clientela tramite l’integrazione di tutti i canali di con-tatto/fruizione dei servizi (in modo che le viste del clientee la sua “Contact History” siano condivise da tutti gli ope-ratori che hanno interagito con lui) e l’affidamento dellaresponsabilità economica della relazione in esclusiva ad unsingolo gestore

3) Puntare sull’eccellenza dei canali: la multicanalità pre-suppone meccanismi di coordinamento per indirizzare l’a-zione commerciale sui diversi canali di contatto e il perse-guimento di obiettivi di efficienza dei canali fisici e virtua-li propri delle “Leading Banks”

4) Formare ed educare la forza vendita: Training e “coa-ching” ad elevata intensità d’erogazione nel tempo (cicliperiodici formativi) diventano necessari per diffonderecomportamenti e cultura di orientamento al cliente e persviluppare adeguate competenze, ma devono essere segui-te da modelli incentivanti per valorizzare e fidelizzare imigliori talenti

5) Governare il processo e sostenere le azioni di vendita: unapproccio commerciale efficace ed efficiente presupponeun adeguato meccanismo di governo del processo e dellastruttura distributiva e, ancor prima, la strutturazione diattività distributive adeguatamente supportate da processicommerciali e strumenti di vendita innovativi.

4. Approccio Strategico al Retail Banking del Gruppo BPU

Coerentemente con le strategie descritte, il GruppoBanche Popolari Unite, 7° player nazionale e 1° tra le banchepopolari, con 63 mld € di Totale Attivo e 138 mld € di MasseAmministrate, una struttura distributiva articolata su 4 princi-pali Banche Reti per c.a 1.200 sportelli, e una base di c.a. 2,7mln clienti in prevalenza Retail ma con una presenza sostan-ziale anche sul mercato Corporate e nel Private Banking

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(4° Player domestico), ha avviato un programma complessivodi valorizzazione e sviluppo del potenziale commerciale14.

Il programma si basa su alcuni pilastri fondamentali: l’at-tivazione del Nuovo Assetto Distributivo focalizzato per seg-mento, la realizzazione del nuovo modello d’offerta focalizza-to su processi di sviluppo prodotti e classificazione del rischiocoordinati e “certificati” a livello di Gruppo, la “trasformazio-ne” della forza vendita (abilitazione al ruolo e professionaliz-zazione) in funzione dei cambiamenti attuati e, soprattutto,l’introduzione di un approccio strategico di CRM come ele-mento portante che abiliti il funzionamento della “macchina”commerciale di Gruppo.

Tramite la realizzazione di strumenti di Customer Insightinnovativi il Gruppo BPU intende valorizzare al massimo laconoscenza del cliente e le potenzialità di analisi e compren-sione delle esigenze differenziate, con l’obiettivo di sviluppa-re un’offerta il più possibile personalizzata e di identificaregruppi specifici di clienti su cui attivare iniziative commercia-li mirate.

Tramite un set di strumenti di Customer Interaction, ilGruppo BPU intende supportare la Rete di Vendita sia nellosviluppo della capacità commerciale (di analisi e di relazione)e di valorizzazione della relazione con il cliente (qualità eintensità), sia nella verifica dei risultati delle propria attivitàcommerciale e del raggiungimento degli obiettivi prefissati.

14 Fonte: Gruppo Banche Popolari Unite, 31/12/2003

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Prof. Paolo GUALTIERI,Ordinario di Economia del Mercato Mobiliare, nell’UniversitàCattolica del S. Cuore di Milano

POLITICHE DI MARKETING E CANALI DISTRIBUTIVI

Nell’ultimo decennio le strutture societarie e organizzati-ve delle banche italiane hanno subito modifiche radicali esono ancora in evoluzione, in risposta ai mutamenti di mer-cato. Da un lato la competizione tra intermediari è aumentatanotevolmente per effetto dell’introduzione di nuove tecnolo-gie telematiche, che hanno allargato il potenziale spazio com-petitivo di ciascun intermediario, e della caduta di talune bar-riere amministrative, che ha aumentato le opzioni strategichea disposizione; dall’altro l’attività delle banche si è evoluta daquella tradizionale dei servizi di pagamento e di raccolta eimpiego di fondi verso una gamma di servizi di intermedia-zione e consulenza sempre più articolata e complessa.

L’effetto che le mutate caratteristiche dell’offerta di ser-vizi bancari e le maggiori pressioni competitive hanno prodot-to sulle tecniche e sulle modalità di contatto con la clientela èstato una spinta alla ricerca di strumenti e canali di vendita piùefficaci e più efficienti sotto il profilo del rapporto costi/rica-vi e conseguentemente alla ridefinizione dei canali distributi-vi, soprattutto con riferimento alla clientela retail (clienti indi-viduali e piccole e medie imprese).

In particolare si assiste da un lato all’introduzione e allosviluppo di nuovi canali distributivi, dall’altro all’evoluzionedei canali tradizionali, in un quadro di coesistenza e comple-mentarietà delle diverse modalità distributive secondo unapproccio multicanale nelle relazioni di clientela.

Quando si pensa ai nuovi canali distributivi sovviene allamente l’internet banking; in realtà, almeno in parte, sononuovi canali per l’erogazione di servizi alla clientela indivi-

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duale anche gli Automatic Teller Machines (ATM) e le retitelefoniche che hanno conosciuto uno sviluppo significativonel corso degli anni ‘90.

Gli ATM, che rappresentano il più “fisico” dei canaliinnovativi, sono cresciuti in misura significativa, passando dacirca 20.000 nel 1994 a oltre 36.000 nel 2003.

Tradizionalmente utilizzati per ottenere informazionisemplici, sia pure assai importanti per il cliente come l’estrat-to conto bancario e il relativo saldo, e per il prelievo di con-tanti, gli ATM hanno visto un rapido ampliamento delle fun-zioni dispositive consentite, che includono operazioni di ver-samento, ricariche di telefoni cellulari, pagamento di utenze,acquisto di biglietti per spettacoli, e sono ormai, in embrione,sportelli bancari automatici, come mostra la crescente com-parsa di luoghi di concentrazione di “macchine bancarie” checonsentono di effettuare una pluralità di operazioni.

Il sempre maggior utilizzo degli ATM è confermato dal-l’incremento del numero di carte di debito (necessarie per

11.277 12.056 13.169 13.53515.714 15.981

14.408

11.210 12.159 11.078

8.4789.831

11.18612.011

14.222

23.13925.208 25.622

12.328

17.312

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

40.000

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

ATM cash dispenser ATM multifunzione

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l’uso delle macchine) che è passato da 17 milioni nel 1997 aquasi 25 milioni nel 2003.

Le prime iniziative di phone banking risalgono al 1994;dopo uno sviluppo abbastanza regolare, si è verificata unaforte crescita nel 2000 con l’apertura di 12 call center.1

1 Cfr. Osservatorio phone banking dell’Università Cattolica di Milano,Laboratorio per la Formazione in Campo Finanziario. L’analisi dell’Osservatoriosi fonda su un campione di 65 intermediari che rappresentano il 51,65% del sistemain termini di totale attivo.

24.982

17.173

20.80318.692

24.52722.900

21.172

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

numero carte di pagamento

12

45 5

7

12

65

0

2

4

6

8

10

12

14

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

Call Center

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Il fenomeno è piuttosto recente e in fase di evoluzione: il60% delle attivazioni è avvenuto dopo il 1999.

Il numero di clienti del campione che utilizzano il phonebanking anche per funzioni dispositive (oltre 3,5 milioni al 30settembre 2003) è pari a circa 3 volte quello dei clienti che sene servono a solo scopo informativo (1,3 milioni in pari data).I clienti abilitati sono in media circa il 25% del totale, ma ilcampo di variazione è molto grande e riflette diverse politichedi utilizzo del servizio.

L’internet banking è stato caratterizzato da un significati-vo sviluppo negli ultimi anni: il numero di clienti censiti a fine2002 (3,9 milioni) è pari a circa tre volte quello registrato afine 2000.2

2 Cfr. Osservatorio e-banking dell’Università Cattolica di Milano, Laboratorio perla Formazione in Campo Finanziario. L’analisi dell’Osservatorio si fonda su uncampione di intermediari che rappresentano il 72% del sistema in termini di totaleattivo.

dic. 2

002

mar.2

003

giu.2

003

sett.

2003

3.090.1373.031.376

3.406.5823.504.133

1.270.858

1.315.463

1.324.010

1.334.537

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

solo informativi

informativi e

dispositivi

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La percentuale di clienti censiti che effettivamente utiliz-zano l’internet banking con riferimento all’operatività diconto corrente (servizi di pagamento) risulta tendenzialmentestabile intorno al 40% e mostra che esiste una fascia di clien-tela che, pur registrandosi per il servizio, è restia ad utilizzar-lo: a questo proposito rileva sia la disponibilità di un compu-ter, sia la dimestichezza con l’utilizzo di internet. Nell’attivitàdi trading on line la percentuale di clienti operativi rispetto aquelli censiti si è ridotta nel triennio esaminato (dal 39% acirca il 35%), presumibilmente per effetto dell’andamentonegativo del mercato azionario.

L’operatività on line mostra una crescita molto significa-tiva nell’area dei servizi di pagamento, in termini sia di nume-ro di operazioni annue (da 1 milione nel 2000 a 10 milioni nel2002) sia di controvalore annuo (da 1,3 a oltre 19 miliardi dieuro nel medesimo periodo).

2000

20012002

3.682.295

250.067

2.727.584

130.274

1.230.125

80.343

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

3.500.000

4.000.000

Imprese

Indiv iduali

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Tra il 2000 e il 2001 essa è ascrivibile soprattutto all’in-gresso di nuovi intermediari mentre tra il 2001 e il 2002 èprincipalmente riferibile a un maggiore utilizzo dei servizi: ilnumero medio di operazioni per cliente è passato da 2,5 a tri-mestre nel 2000 a 2,6 nel 2001 e a 3,2 nel 2002.

Nell’area del trading on line il numero di disposizioniimpartite (su azioni e covered warrant, che rappresentanooltre il 95% del totale sia per controvalore sia per numero dioperazioni) è più che raddoppiato dal 2000 (9,9 milioni) al2001 (23,8 milioni) ed è rimasto sostanzialmente stabile nel2002 (23,7 milioni). Il controvalore è invece sempre cresciu-to, passando nel triennio da 46 a 170 miliardi di euro.

20002001

2002

1.310.680

8.862.130

19.724.780

1.018.168

5.144.250

10.230.919

0

2.000.000

4.000.000

6.000.000

8.000.000

10.000.000

12.000.000

14.000.000

16.000.000

18.000.000

20.000.000

numero operazioni controvalore operazioni (euro 000)

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Naturalmente, oltre che per gli aspetti di funzionalità, inuovi canali si distinguono per le modalità con le quali ilcliente li utilizza. Internet e il telefono sono canali ad accessoremoto che consentono cioè di colloquiare con la banca adistanza e tendenzialmente dalla propria abitazione o dal postodi lavoro, mentre gli ATM costituiscono tutto sommato un’e-voluzione del tradizionale canale degli sportelli bancari.

Nonostante il forte sviluppo dei nuovi canali, mi sembraimprobabile che possa competere con successo un intermedia-rio che utilizzi esclusivamente queste modalità distributive,sia perché non consentono di erogare efficientemente alcuniservizi che richiedono il contatto personale e che costituisco-no un completamento importante, e talvolta essenziale percompetere, del portafoglio prodotti di una banca, sia perchéuna larga fascia di clientela continuerà a preferire sistemi piùtradizionali, poiché non gradisce modificare in modo radicalele proprie abitudini di acquisto.

Ciò è coerente con la circostanza che la rete di sportelli

20002001

2002

45.949.770

120.517.500

170.445.350

9.886.04123.788.042

23.744.218

0

20.000.000

40.000.000

60.000.000

80.000.000

100.000.000

120.000.000

140.000.000

160.000.000

180.000.000

numero disposizioni controvalore disposizioni

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rappresenta ancora per le banche la struttura distributiva piùimportante: oltre il 70% dei clienti accede ad uno sportellobancario almeno una volta al mese e oltre l’80% dei nuovidepositi, investimenti e finanziamenti al dettaglio e alle picco-le e medie imprese viene acceso mediante un contatto fisico.

Il numero di sportelli è cresciuto significativamente dal1994 al 2003, passando da 22.459 a 30.500.

Questo trend sorprende, in una certa misura, poiché ilprocesso di ristrutturazione dei canali distributivi avrebbefatto pensare invece ad una loro riduzione; è possibile peròche una quota rilevante dei nuovi sportelli siano di tipo legge-ro e specializzati – e in taluni casi siano chioschi di macchineautomatiche – e che si stiano invece riducendo gli sportelli tra-dizionali multifunzione.

Anche il numero di promotori finanziari ha avuto unenorme sviluppo, passando da circa 26.000 nel 1995 a oltre66.000 nel 2002 e nel 2003.

24.40623.44022.45925.250 26.258 27.134

30.50029.92229.24528.175

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

numero sportelli

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Si assiste a una convergenza tra il tradizionale canaledegli sportelli e il relativamente più nuovo canale dei promo-tori finanziari: da un lato molte banche hanno creato sportellileggeri e hanno puntato a modificare il comportamento di ven-dita del proprio personale adottando schemi di remunerazionevariabile collegata ad obiettivi di performance, dall’altro lereti di promotori finanziari, sorte in modo tendenzialmentedestrutturato e con l’obiettivo di sfruttare il più possibile laflessibilità di costi ad esse congenita, tendono a costituiresportelli fronte-strada, molto simili a quelli bancari, con loscopo di trasmettere alla clientela un’immagine di maggioresolidità e stabilità, e molte di esse si sono trasformate in bancaanche per ampliare la gamma dei prodotti/servizi erogabili.

In linea generale, poi, si riscontra una tendenza alla com-plementarietà dei diversi canali distributivi, tradizionali enuovi, che d’altra parte è del tutto naturale. Se si analizzanoaltri settori industriali si nota che spesso un medesimo consu-matore compra beni di analoga natura tramite differenti cana-li distributivi; similmente un medesimo consumatore semprepiù sceglierà di acquistare prodotti finanziari tramite il canaleche meglio soddisfa le sue esigenze: se l’acquisto è semplicepreferirà il canale più comodo e meno costoso; se invece l’ac-

25.902 27.105 27.99433.063

42.810

59.610

66.743 66.560

49.856

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

numero promotori

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quisto è più complesso sceglierà il canale che gli consente diottenere il livello di consulenza di cui ritiene di aver bisogno.

ConclusioniI dati mostrano che la capacità distributiva delle banche

italiane negli ultimi anni è cresciuta notevolmente e si è arti-colata.

Il cambiamento delle abitudini di acquisto di prodotti eservizi bancari da parte della clientela e la necessità di coordi-nare l’attività svolta dai diversi canali richiedono una profon-da ristrutturazione del sistema distributivo, che è in atto mache non è completata.

Le linee di tendenza sono verso una sempre maggiorespecializzazione per canale e dell’offerta per canale in terminidi prodotti, pricing e strategie di marketing.

In questo quadro è necessario un cambiamento nellerisorse umane: il sempre più rilevante contenuto di consulen-za dell’attività prestata fa sì che da un lato si riduca il fabbi-sogno di risorse con skills di livello più basso, dall’altro cheoccorra maggiore intraprendenza e capacità di relazione daparte del personale e una sua accurata formazione, sia per gliaspetti tecnici sia per quelli commerciali.

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PUBBLICAZIONI A CURA DELL’ASSOCIAZIONEPER LO SVILUPPO DEGLI STUDI DI BANCA E BORSA

A stampaLA RIFORMA STRALCIO DELLA SOCIETÀ PER AZIONI E LA PICCOLA RIFORMADELLA BORSA VALORI, Ed. Vita e Pensiero, 1975.IL MARKETING BANCARIO, a cura di E.T. Brioschi, Ed. Vita e Pensiero, 1977.MONETA E POLITICA MONETARIA IN ITALIA, a cura di P. Ranci, Ed. Vita e PEnsiero,1977.LE OPERAZIONI BANCARIE, a cura di G. B. Portale, Ed. Giuffrè 1978.I TITOLI DI CREDITO, a cura di G.L. Pellizzi, Ed. Giuffrè, 1980.LA RESPONSABILITÀ PENALE DELL’OPERATORE BANCARIO, a cura di M. Romano,Ed. Il Mulino, 1980.ANALISI DELLE SERIE STORICHE, a cura di L. Santamaria, Ed. Il Mulino, 1981.CONGIUNTURA E POLITICA MONETARIA, a cura di G. vaciago, Ed. Il Mulino, 1981.RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE, E NUOVI STRUMENTI DI RICORSO ALMERCATO, a cura di Giuseppe B. Portale, Ed. Giuffrè, 1983.STRATEGIA E ORGANIZZAZIONE NELLE AZIENDE DI CREDITO, a cura di A.Balossino, G. Di Stefano, A. Fusconi, P. Genoni, Ed. Franco Angeli, 1983.ORGANIZZAZIONE ED EFFICIENZA NELLE AZIENDE DI CREDITO, a cura di A.Fusconi, Ed. Franco Angeli, 1985LA LEGGE 216 DIECI ANNI DOPO: ASPETTI SOCIETARI, a cura di G.E. Colombo, F.Cesarini, Ed. Giuffrè, 1985.CRISI DI IMPRESA E AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA, a cura di M. Cattaneo, F.Cesarini, A. Provasoli, B. Quatraro, Ed. Giuffrè, 1986.GLI IMPEGNI E RISCHI DELL’IMPRESA BANCARIA: PROFILI CONTABILI E GIU-RIDICI, a cura di S. De Angeli, Ed. Franco Angeli, 1986.LA GESTIONE DELLA FUNZIONE FINANZIARIA NELLE AZIENDE DI CREDITO: IPROFILI TECNICI E DI SVILUPPO ORGANIZZATIVO, a cura di A. Fusconi, APatarnello, Ed. Franco Angeli, 1989.LE DIRETTIVE DELLA C.E.E. IN MATERIA BANCARIA, a cura di F. Cesarini, S. ScottiCamuzzi, Ed. Giuffrè, 1991.INTERMEDIARI E MERCATI FINANZIARI IN FRANCIA, a cura di M. Anolli, A.Patarnello, Ed. Il Mulino, 1991.IL SISTEMA FINANZIARIO TEDESCO, a cura di A. Banfi, R. Locatelli, C. Schena, Ed. IlMulino, 1991.IL SISTEMA FINANZIARIO DEL REGNO UNITO E LA CONCORRENZA NEL RETAILBANKING, a cura di M.L. Di Battista, Ed. Il Mulino, 1992.IL SISTEMA BANCARIO SPAGNOLO E L’INTEGRAZIONE EUROPEA, a cura di A.Barzaghi, Ed. Il Mulino, 1993.TENDENZE E PROSPETTIVE DELLA RACCOLTA BANCARIA IN ITALIA, a cura di F.Cesarini, V. Conti, M.L. Di Battista, Ed. Il Mulino, 1994.L’ESPANSIONE ALL’ESTERO DELLE BANCHE ITALIANE, a cura di L. Nieri, Ed. IlMulino, 1994.TENDENZE E PROSPETTIVE DEL RISPARMIO GESTITO, a cura di A. Banfi, M. L. DiBattista, Ed. Il Mulino, 1998.IL PROJECT FINACING COME STRUMENTO DI REALIZZAZIONE DI OPEREPUBBLICHE, a cura di S. Scotti Camuzzi, Ed. Giuffrè, 2002.COLLEGIO SINDACALE E SISTEMA DEI CONTROLLI NEL DIRITO SOCIETARIOCOMUNE E SPECIALE, a cura di G. Presti, Ed. Giuffré, 2002.

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Ciclostilati

IL MARKETING BANCARIO - 21/23 marzo 1974.LA RILEVAZIONE DEI COSTI IN BANCA - 6/7 giugno 1974.GLI ASPETTI FISCALI DEL BILANCIO BANCARIO - 27/28 novembre 1974.LA CERTIFICAZIONE DEI BILANCI - 24 giugno 1975.IL CONTROLLO DI GESTIONE IN BANCA - 1977.OPERAZIONI BANCARIE: PROFILI GIURIDICI (1ª parte) - 1977.ASPETTI TECNICI E GIURIDICI DELLE NEGOZIAZIONI DI BORSA - 1977.IL NUOVO DIRITTO DI FAMIGLIA E I SUOI RIFLESSI SULLE OPERAZIONI DIBANCA - 1977.ASPETTI GIURIDICI DELLA CERTIFICAZIONE DI BILANCIO - 1977.PROBLEMI DI DIRITTO SOCIETARIO - 1980.

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QUADERNI PUBBLICATI

N. 1 «LA BANCA IN UN MONDO CHE MUTA»prof. Gaetano Stammati - 14 gennaio 1976

N. 2 «L’OPERATORE DI BORSA»prof. Gerardo Santini - 25 maggio 1976

N. 3 «I CONTRATTI DI BORSA E LA SPECULAZIONE»prof. Francesco Masera - 19 novembre 1976

N. 4 «STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DI UN’AZIENDA DI CREDITO ACARATTERE NAZIONALE»dott. Innocenzo Monti - 21 marzo 1977

N. 5 «IL CONTROLLO DI GESTIONE IN BANCA E LE RIVELAZIONI CREDITIZIEDELLA BANCA D’ITALIA»dott. Giuseppe Mascetti - 2 giugno 1977

N. 6 «ASSICURAZIONE E FINANZIAMENTO DEL CREDITO ALL’EXPORT»dott. Rinaldo Ossola - 10 giugno 1977

N. 7 «PROBLEMI E STRATEGIE DELLA POLITICA MONETARIA»prof. Giacomo Vaciago - 31 marzo 1977

N. 8 «MERCATO OBBLIGAZIONARIO E VINCOLO DI PORTAFOGLIO»dott. Bruno Bianchi - 31 marzo 1977

N. 9 «IL FINANZIAMENTO DEL DISAVANZO PUBBLICO»prof. Dino Piero Giarda - 1 aprile 1977

N. 10 «L’ESPANSIONE ALL’ESTERO DELLE BANCHE ITALIANE»dott. Cesare Caranza- 1 aprile 1977

N. 11 «IL VINCOLO ESTERNO ALLO SVILUPPO DELL’ECONOMIA ITALIANA»dott. Giovanni Magnifico - 1 aprile 1977

N. 12 «LA POLITICA VALUTARIA NEL 1975/76»dott. Carlo Santini - 1 aprile 1977

N. 13 «OBIETTIVI INTERMEDI E FINALI DELLA POLITICA MONETARIA»prof. Giacomo Vaciago - marzo 1978

N. 14 «CONTROLLI DI VIGILANZA E LORO RIFLESSI SULLA ORGANIZZAZIONEDELLE AZIENDE DI CREDITO»dott. Vincenzo Desario - ottobre 1978

N. 15 «STATI UNITI E ITALIA: DUE SISTEMI BANCARI A CONFRONTO»prof. Frank Tamagna - 9 novembre 1978

N. 16 «THE INSTABILITY AND THE RESILIENCE OF AMERICAN BANKING (1946-1978)»(«Instabilità finanziaria e capacità di reazione delle banche americane»)prof. Hyman P. Minsky - 8 febbraio 1979

N. 17 «INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEL DIRITTO PENALE BANCARIO»prof. Mario Romano - 4 aprile 1979

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N. 18 «FRODI VALUTARIE E RESPONSABILITÀ PENALE DEI DIPENDENTI DEGLIISTITUTI DI CREDITO»prof. Federico Stella - 4/6 aprile 1979

N. 19 «EFFETTI DELL’INFLAZIONE SUI MERCATI FINANZIARI»prof. Franco Modigliani - 18 settembre 1979

N. 20 «IL CONTROLLO INTERNO E L’ISPETTORATO GENERALE DELLE BANCHEFRANCESI»Pierre Greder - novembre 1979

N. 21 «VERSO UN MERCATO EUROPEO DI VALORI MOBILIARI?»Cristopher Tugendhat - 25 gennaio 1980

N. 22 «CONSIDERAZIONI PER IL VERTICE ECONOMICO DI VENEZIA»Richard N. Gardner - 12 febbraio 1980

N. 23 «LA RECENTE POLITICA DEL CREDITO E DEL CAMBIO DEGLI STATI UNITI»prof. Frank Tamagna - 6 dicembre 1979

N. 24 «LA MONETA È IMPORTANTE?»Paul Davidson - 31 marzo 1980

N. 25 «RIFLESSIONI SULLA POLITICA MONETARIA (1979-1980)»prof. Giacomo Vaciago - 13 marzo 1980

N. 26 «IL CONTROLLO DELLE ISTITUZIONI CREDITIZIE NELLA NUOVA LEGGEBANCARIA BRITANNICA»prof. J.R.S. Revell - 8 maggio 1980

N. 27 «PREVISIONI, STRUMENTI D’ANALISI E VINCOLI NELLA GESTIONEDELL’ATTIVITÀ BANCARIA»dott. Ulpiano Quaranta - 13 marzo 1980

N. 28 «LE FUNZIONI ISPETTIVE NELLE BANCHE ITALIANE OGGI»Carmine De Robbio - 5/9 maggio 1980

N. 29 «OPINIONI E COMPORTAMENTI DEGLI OPERATORI BANCARI: I RISULTATIDI UN SONDAGGIO»Francesco Cesarini, Pier Domenico Gallo - maggio 1980

N. 30 «EFFETTI DELL’AUTOMAZIONE SUI PROCESSI OPERATIVI DECISIONALIDELLA BANCA D’ITALIA»dott. Antonio Finocchiaro - 2 giugno 1980

N. 31 «ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA FORMAZIONE DEI TASSI DI INTERESSEBANCARI»dott. Lucio Rondelli - 28 gennaio 1981

N. 32 «L’INCIDENZA DELLA FUNZIONE MONETARIA E DEI SERVIZI BANCARI SULL’ECONOMIA DELLA BANCA»prof. Tancredi Bianchi - 13 marzo 1981

N. 33 «I RIFLESSI SULLA GESTIONE E SULLA PROFESSIONE BANCARIA DEIDIVERSI STRUMENTI E DELLE NUOVE FORME DI INTERMEDIAZIONEFINANZIARIA»Urbano Aletti, Francesco Cesarini, Franco Riccardi - aprile 1981

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N. 34 «LA RIFORMA DEI TITOLI DI CREDITO IN SPAGNA»Evelio Verdera y Tuells - 9 novembre 1981

N. 35 «GLI INTERVENTI DELLA BANCA CENTRALE SUL MERCATO MONETARIO»dott. Bruno Bianchi - 2 dicembre 1981

N. 36 «IL RUOLO DELLA BANCA CENTRALE UNGHERESE NELL’ECONOMIA E NELL’INTERSCAMBIO CON L’ESTERO»dott. Tamas Bacskai - 16 marzo 1982

N. 37 «L’INNOVAZIONE FINANZIARIA IN BANCA E FUORI BANCA»Giuseppe Antonio Banfi, Pierandrea Dosi Delfini, Marcello Melani, Vincenzo Mosca,Giacomo Vaciago - febbraio 1982

N. 38 «BANCHE E ISTITUTI DI CREDITO SPECIALE: COMPLEMENTARIETÀ, CONCORRENZA O SOVRAPPOSIZIONE?»Luigi Arcuti, Francesco Cesarini, Federico Pepe, Maurizio Sella, Ermanno Veronesi -febbraio 1982

N. 39 «LA FORMAZIONE E L’IMPIEGO DEL RISPARMIO: EFFETTI DELLAPOLITICA MONETARIA E RIFLESSI SUI MERCATI»Franco Cotula - febbraio 1982

N. 40 «GLI EFFETTI DELL’INTRODUZIONE DI SISTEMI ELETTRONICI DI TRASFERIMENTO DI FONDI SULLA POLITICA»prof. J.R.S. Revell - 3 giugno 1982

N. 41 «ASPETTI ISTITUZIONALI ED OPERATIVI DEL MERCATO DEI BUONI ORDINARI DEL TESORO IN ITALIA»Fiorenzo Di Pasquali - 9 febbraio 1982

N. 42 «ASPETTI FUNZIONALI E DI MERCATO DEGLI STRUMENTI DI RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE»Francesco Cesarini - settembre 1982

N. 43 «ASPETTI ECONOMICI E TECNICI DEL CAPITALE PROPRIO DELLEBANCHE»Marco Onado - settembre 1982

N. 44 «LA RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE PUBBLICHE»Fabio Merusi - settembre 1982

N. 45 «I PRESTITI POSTERGATI NEL DIRITTO ITALIANO»Gian Franco Campobasso - settembre 1982

N. 46 «TITOLI “ATIPICI” E LIBERTÀ DI EMISSIONE NELL’AMBITO DELLESTRUTTURE ORGANIZZATIVE DELLA GRANDE IMPRESA »Antonio Pavone La Rosa - settembre 1982

N. 47 «LA RICAPITALIZZAZIONE DELLE AZIENDE DI CREDITO (PROBLEMI E IPOTESI)»Giuseppe B. Portale - settembre 1982

N. 48 «RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE»Giovanni L. Pellizzi - settembre 1982

N. 49 «L’ABBANDONO DEGLI ESTREMISMI NELLA POLITICA MONETARIA»Guido Carli - 20 gennaio 1983

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N. 50 «INSEDIAMENTI BANCARI ED EFFICIENZA DEL SISTEMA CREDITIZIO»Claudio Conigliani - 10 febbraio 1983

N. 51 «LO SVILUPPO DELL’ATTIVITÀ PARABANCARIA ED IL RUOLO DELLE BANCHE»Giambattista Marchesini - 6 giugno 1983

N. 52 «IL PARABANCARIO E L’INNOVAZIONE FINANZIARIA ASPETTI GIURIDICIDELL’EMISSIONE DEI TITOLI ATIPICI »Giovanni L. Pellizzi - 14 giugno 1983

N. 53 «L’ESPANSIONE TERRITORIALE NELLA STRATEGIA DELLE AZIENDE DICREDITO»Luigi Orombelli - 9 febbraio 1983

N. 54 «PRESENTAZIONE DEL VOLUME “STRATEGIA E ORGANIZZAZIONE NELLEAZIENDE DI CREDITO”: UNA METODOLOGIA PER L’AUTODIAGNOSI»Lamberto Dini - 21 ottobre 1983

N. 55 «STRATEGIA E ORGANIZZAZIONE NELLE AZIENDE DI CREDITO: UNAMETODOLOGIA PER L’AUTODIAGNOSI»Parte seconda.F. Pepe, A. Balossino, G. Di Stefano - 21 ottobre 1983

N. 56 «COMPETITIVITÀ INNOVAZIONE ED EFFICIENZA NEL SISTEMAFINANZIARIO ITALIANO»Nerio Nesi - 13 febbraio 1984

N. 57 «STRUTTURA, OPERATORI ED EVOLUZIONE TECNICA DEL MERCATO DEIFONDI INTERBANCARI IN ITALIA (1979-1982)»Arturo Patarnello - marzo 1984

N. 58 «LA TUTELA DEL RISPARMIO BANCARIO»Tancredi Bianchi - aprile 1984

N. 59 «IL MERCATO FINANZIARIO DOPO LA LEGGE 216»Guido Rossi - maggio 1984

N. 60 «BANCA E BORSA DI FRONTE AL PROBLEMA DELLA STRUTTURAFINANZIARIA DELLE IMPRESE»U. Aletti, H. Bieler, F. Cesarini, L. Orombelli, G.M. Roveraro - giugno 1984

N. 61 «LINEAMENTI DEL TESSUTO INDUSTRIALE ITALIANO NEL SISTEMA DELLESTATISTICHE ISTAT»Guido Rey - giugno 1984

N. 62 «SISTEMA CREDITIZIO E FINANZIAMENTO DELLA CASA: I RISULTATI DIUN’INDAGINE»Maria Luisa Di Battista - agosto 1984

N. 63 «PROCESSI DI FORMAZIONE DEL REDDITO D’ESERCIZIO NELLE AZIENDEDI CREDITO E LORO VARIAZIONI»Lucio Motta - ottobre 1984

N. 64 «GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ BANCARIA E EFFICIENZA DEL MERCATOMONETARIO»B. Bianchi, P. Boaretto, R. Franceschini - novembre 1984

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N. 65 «UN PROFILO PER UN SISTEMA»Francesco Cingano - dicembre 1984

N. 66 «LA GARANZIA DEI DEPOSITI»Giannino Parravicini - febbraio 1985

N. 67 «TEORIA E PRASSI DELLA VIGILANZA BANCARIA: ALCUNE RIFLESSIONI»Edward P.M. Gardener - aprile 1985

N. 68 «GLI INTERVENTI SULLA STRUTTURA E SULL’OPERATIVITÀ DEL SISTEMACREDITIZIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE»V. Pontolillo, E. Ugolini, F. Battini - aprile 1985

N. 69 «LA CONCORRENZA BANCARIA DOPO L’ACCANTONAMENTO DELMASSIMALE»G. Carosio, E. Ceccatelli, A. Ceola - maggio 1985

N. 70 «LE PARTECIPAZIONI DELLE GRANDI BANCHE TEDESCHE: ASPETTI QUANTITATIVI E DISCIPLINA PRUDENZIALE»Rossella Locatelli - maggio 1985

N. 71 «STRUTTURA E COSTI DELL’ATTIVITÀ BANCARIA NEL MERCATO MOBILIARE E GESTIONE ACCENTRATA DEI TITOLI»Ernesto Ugolini - giugno 1985

N. 72 «L’UTILIZZO DELLE ANALISI DI SETTORE NELL’ISTRUTTORIA DEI FIDI»P. Brasca, A. Geremia, A. Martelli, P.L. Novello, C. Porcari - settembre 1985

N. 73 «CONCORRENZA E CONTROLLI NELLE OPINIONI DEL MANAGEMENTBANCARIO»M.L. Di Battista, A. Patarnello - settembre 1985

N. 74 «L’INNOVAZIONE FINANZIARIA NEL SISTEMA CREDITIZIO»E. Ceccatelli, V. Desario, L. Frey, S. Isgrò, G. Marchesini - febbraio 1986

N. 75 «L’INNOVAZIONE FINANZIARIA NEL MERCATO IMMOBILIARE»G. Caprara, E. Fumagalli, P. Iovenitti, G. Lombardo, U. Verecondi Scortecci - febbraio1986

N. 76 «NUOVI PROFILI DELL’ORDINAMENTO DEL MERCATO MOBILIARE E LAPOSIZIONE DELLA CONSOB»Franco Piga - febbraio 1986

N. 77 «GLI SVILUPPI E LE PROSPETTIVE DEL MERCATO AZIONARIO»U. Aletti, M. Vitale - marzo 1986

N. 78 «DIMENSIONE, COMPOSIZIONE E COSTO DEL DEBITO PUBBLICO INTERNODAL 1861 AL 1985»F. Spinelli, S. Formentini - febbraio 1987

N. 79 «I BUONI (ORDINARI) DEL TESORO»G.L. Calvi - febbraio 1987

N. 80 «TENDENZE DI MEDIO PERIODO NEI MERCATI DEL CREDITO»P.D. Gallo, S. Molinari, O. Salamone - aprile 1987

N. 81 «LE RISPOSTE DELL’INDUSTRIA BANCARIA AI CAMBIAMENTI»T. Bianchi, A. Cova - aprile 1987

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N. 82 «LA GESTIONE DEL PASSIVO E I NUOVI SERVIZI BANCARI»P. Forti, S. De Bernardis - maggio 1987

N. 83 «ASPETTI EVOLUTIVI DELLA GESTIONE DELLE AZIENDE DI CREDITO E ISUOI RIFLESSI SUL BILANCIO D’ESERCIZIO»F. Gianani - maggio 1987

N. 84 «LE CARATTERISTICHE E GLI EFFETTI SULLA GESTIONE BANCARIA DEIRISCHI CONNESSI ALLE “OFF BALANCE SHEET TRANSACTIONS”»M. Oriani - giugno 1987

N. 85 «GLI INTERMEDIARI DI BORSA: PROSPETTIVE A CONFRONTO»F. Cesarini, P. Marchetti, M.T. Tebaldi - luglio 1987

N. 86 «GLI EFFETTI DELLE PRIVATIZZAZIONI SUL SISTEMA FINANZIARIO BRITANNICO»P. Fandella - febbraio 1988

N. 87 «STRUTTURA E PROSPETTIVE DEI GRUPPI BANCARI IN ITALIA»G. Schena - febbraio 1988

N. 88 «L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO»G. Zandano, T. Bianchi, W.G. Verhoeven, F. Pepe - maggio 1988

N. 89 «IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO NELLA PROSPETTIVA DEL 1992»E. Filippi, M. Sella, G. Frigeri - maggio 1988

N. 90 «RIFLESSI SULLA GESTIONE BANCARIA DELL’EVOLUZIONE DEL MERCATOMOBILIARE»U. Aletti, C. Faissola, E. Monti - giugno 1988

N. 91 «BANCHE E ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE SUL MERCATO AZIONARIO:I RISULTATI DI UN SONDAGGIO»F. Cesarini - giugno 1988

N. 92 «IL MERCATO DEI TITOLI DI STATO»V. Brocci, A. Tucci - ottobre 1988

N. 93 «LA REDDITIVITÀ DELLE AZIENDE DI CREDITO NELLA PROSPETTIVA DIEVOLUZIONE STRUTTURALE DEL SISTEMA»T. Bianchi, F. Bizzocchi, G. Carducci - giugno 1989

N. 94 «UN SISTEMA ESPERTO PER LA GESTIONE DELLA TESORERIA»M. De Marco, G. Grassano, S. De Bernardis, F. Gardin, C. Rossignoli, I. Zaniboni, H.Taylor, G. Trotta - luglio 1989

N. 95 «POSIZIONE COSTITUZIONALE E FUNZIONI AMMINISTRATIVE DEL C.I.C.R.NELL’AMBITO DELL’ORDINAMENTO DEL CREDITO»E. Balboni, G. Massoli - luglio 1989

N. 96 «LINEE EVOLUTIVE NELL’ORGANIZZAZIONE BANCARIA»A. Balossino - gennaio 1990

N. 97 «ASPETTI TECNICI DELLA POLITICA DI IMPIEGO»T. Bianchi, P. Bongianino, A. Finotti, L. Sibani, G. Osculati - maggio 1990

N. 98 «TENDENZE EVOLUTIVE DELLA POLITICA DI RACCOLTA»C. Faissola, E. Veronesi, M. Nonni - maggio 1990

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N. 99 «LA BANCA E L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA DEI PAGAMENTI»L. Rondelli, M. Sella - maggio 1990

N. 100 «I PROSPETTI DI RICLASSIFICAZIONE E DI DETTAGLIO NELLADOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA DEI BILANCI BANCARI, I RISULTATI DI UN’INDAGINE»P. Benigno - giugno 1990

N. 101 «SISTEMA DEI PAGAMENTI, PRODOTTI BANCARI E RETI TELEMATICHE,ASPETTI TECNOLOGICI, REALIZZATIVI, DI SICUREZZA E GIURIDICI» I PARTEA. Tarola, D. Qualeatti, P. Di Blasi, P. Salamone - settembre 1990

N. 102 «SISTEMA DEI PAGAMENTI, PRODOTTI BANCARI E RETI TELEMATICHE,ASPETTI TECNOLOGICI, REALIZZATIVI, DI SICUREZZA E GIURIDICI» II PARTEA. Pincherle, C. Rossignoli, R. Virtuani, M. Atzeni - settembre 1990

N. 103 «L’ASSET & LIABILITY MANAGEMENT STRATEGICO NELLE BANCHE ITALIANE»M. Carrara - novembre 1990

N. 104 «EQUILIBRI REDDITUALI E FINANZIARI E PROBLEMI DELLA CONCORREN-ZA NEL MERCATO BANCARIO EUROPEO: VALUTAZIONI DI SINTESI»F. Cesarini, M.L. Di Battista, V. Conti, A. Patarnello, R. Locatelli - dicembre 1990

N. 105 «EQUILIBRI REDDITUALI E FINANZIARI E PROBLEMI DELLACONCORRENZA NEL MERCATO BANCARIO EUROPEO»T. Bianchi, M. Nonni - gennaio 1991

N. 106 «I RIFLESSI DELLA RECENTE LEGISLAZIONE SULLA STRUTTURA E SULFUNZIONAMENTO DEL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO»F. Cesarini, T. Bianchi, G. Trombi - aprile 1991

N. 107 «SVILUPPO DEI MERCATI E GESTIONE BANCARIA»L. Rondelli, M. Mauro, G. Vaciago - maggio 1991

N. 108 «I RIFLESSI DELLA RECENTE LEGISLAZIONE SULLA STRUTTURA E SULFUNZIONAMENTO DEL SISTEMA FINANZIARIO ITALIANO»P.D. Gallo, P. Baratta, P. Gnes - giugno 1991

N. 109 «TRASPARENZA E COMPARABILITÀ DEL BILANCIO D’ESERCIZIO DELLEAZIENDE DI CREDITO»P. Golia, A. Marchesi - novembre 1991

N. 110 «GESTIONE DEL DEBITO PUBBLICO E PRIVATIZZAZIONI»T. Bianchi - novembre 1991

N. 111 «IL SISTEMA INFORMATIVO DI MARKETING “MINIMALE”»A.A. Astolfi, G. Brioschi, F. Di Tizio, P. Rigamonti, A. Variati - novembre 1991

N. 112 «IL CREDITO DI ULTIMA ISTANZA»Carlo Azeglio Ciampi - febbraio 1992

N. 113 «PROSPETTIVE E SVILUPPO DEI MERCATI FINANZIARI» P. Marchetti, B. Bianchi, U. Aletti, L. Rondelli, S. Lo Faso - aprile 1992

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N. 114 «PROFITTABILITÀ E RISCHI DELL’INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA»C. Salvatori, L. Arcuti, A. Molendi, G. Mazzarello, G. Ferretti, C. Tresoldi - aprile 1992

N. 115 «PROFITTABILITÀ E RISCHI DELL’INTERMEDIAZIONE CREDITIZIA»F. Cesarini, T. Bianchi, F. Passacantando, V. Conti - aprile 1992

N. 116 «L’ATTUALE SITUAZIONE DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI NON BANCARI SOTTO IL PROFILO DELLE COMUNICAZIONI DELLA VIGILANZA EDELLA TRASPARENZA»M. Cardillo - settembre 1992

N. 117 «LE PROSPETTIVE DELLA BANCA SPAGNOLA VERSO L’INTEGRAZIONEFINANZIARIA IN EUROPA»J. Quesada - settembre 1992

N. 118 «INSIDER TRADING: CONSIDERAZIONI E PERPLESSITÀ»A. Mignoli - ottobre 1992

N. 119 «LE PROSPETTIVE DEL SISTEMA BANCARIO SPAGNOLO NELL’ATTUALECONGIUNTURA EUROPEA»F. Perez, E. Coletti, F. Kerbaker, A. Pironti - febbraio 1993

N. 120 «I CANALI DI DISTRIBUZIONE DEGLI ISTITUTI DI CREDITO SPECIALE»P.D. Gallo, D. Conti, M. Corradi, F. Del Nero - marzo 1993

N. 121 «IL COSTO DEL LAVORO NELLE AZIENDE DI CREDITO»T. Bianchi, C. Faissola, G. Trombi, L. Dini - aprile 1993

N. 122 «I RAPPORTI TRA BANCA E IMPRESA»F. Frasca, F. Cesarini, G. Cirla, L. Rondelli - aprile 1993

N. 123 «IL TRATTAMENTO FISCALE DEI RISCHI SU CREDITI»F. Gallo - gennaio 1994

N. 124 «PER UNA CREDIBILE INFORMAZIONE SOCIETARIA»ovvero: L’ETICA DELL’INFORMAZIONE AZIENDALE

T. Bianchi, E. Berlanda, R. Tronchetti Provera, A. Zappi - marzo 1994

N. 125 «LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE E LE PROSPETTIVE» M. Venturino - marzo 1994

N. 126 «IL COMPORTAMENTO DELLE BANCHE NEI MERCATI LOCALI»L. Gentilini, G. Testoni, M. Näef - maggio 1994

N. 127 «LA PRASSI DEI FIDI MULTIPLI E L’EVOLUZIONE DEL RAPPORTO BANCA-IMPRESA»P. Marullo Reedtz, A. Ceola, A. Geremia, C. Scarenzio - maggio 1994

N. 128 «COMPORTAMENTI DELLE BANCHE, MODIFICHE ISTITUZIONALI ED EVOLUZIONI DEL MERCATO MOBILIARE»T. Bianchi, A. Ventura, E.G. Bruno, B. Bianchi, V. Desario - maggio 1994

N. 129 «ALCUNE RIFLESSIONI IN TEMA DI “RACCOLTA INDIRETTA” DELLE BANCHE» M. Oriani - maggio 1994

N. 130 «RISCHIO DI CREDITO E RISCHIO DI MERCATO NELLA GESTIONE BANCARIA»V. Conti, M. Silvani, G. Carosio - novembre 1994

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N. 131 «PROSPETTIVE DI RIORDINO DELLA REGOLAMENTAZIONE CONSOB - BANCA D’ITALIA»C. Capuzzo, F. Forghieri, L. Gardelli, R. Tedeschi, M. Venturino - novembre 1994

N. 132 «LA BANCA COME OPERATRICE SUI MERCATI MOBILIARI »F. Cesarini, M. Anolli, A. Ventura, U. Aletti - novembre 1994

N. 133 «DAL MERCATO DEGLI INTERESSI AGLI INTERESSI DEL MERCATO»D. Usellini, P. Pasini, G. Vigorelli, L. Abete, E. Berlanda, P. Gnes, A. Ventura, J.G. De Wael,G. Pagliarini - aprile 1995

N. 134 «LA RIPRESA CICLICA E L’ATTIVITÁ BANCARIA»P. Ranci, M.L. Di Battista, C. Caletti, M. Fazzini, - maggio 1995

N. 135 «LA PRESENZA DELLE BANCHE NEI MERCATI»T. Bianchi, A. Papa, E. Paolillo, V. Desario - maggio 1995

N. 136 «REDDITIVITÁ DELLE BANCHE, REMUNERAZIONE DEL CAPITALE E RICORSO AL MERCATO»V. Conti, B. Bianchi, M. Venturino, C. Faissola - maggio 1995

N. 137 «TENDENZE NELLA REDDITIVITÁ E PRODUTTIVITÁ BANCARIA»F. Passacantando, M. Nonni, F. Pepe, L.G. Attanasio, G. Frigeri - maggio 1995

N. 138 «L’APPLICAZIONE DEL RATING AL SETTORE BANCARIO: PROBLEMI E PROSPETTIVE»Laura Nieri - gennaio 1996

N. 139 «IL RATING: UN’OPPROTUNITÀ PER LE BANCHE ITALIANE»E. Monti, A. Esmanech, A. Tamagnini - gennaio 1996

N. 140 «L’UNIONE ECONOMICA E MONETARIA: I CRITERI DI RIFERIMENTO E LE REGOLE DI CONVERGENZA»Rainer Masera - febbraio 1996

N. 141 «IMPRESA, COMUNICAZIONE FINANZIARIA, COMPETITIVITÀ: IL QUADRO ITALIANO TRA REGOLE E OPPORTUNITÀ»E. Presutti, G. Vigorelli, F. Cesarini, I. Cipolletta, M. Onado, A. Bombassei, P. Pasini -marzo 1996

N. 142 «LE BANCHE E LO SVILUPPO DEI MERCATI»L. Rondelli, C. Santini - marzo 1996

N. 143 «GLI ASPETTI NEVRALGICI DEI PROCESSI DI RAZIONALIZZAZIONE DELLAGESTIONE DELLA BANCA»M.L. Di Battista, M. Sella, P. Marullo Reedtz, L. Arcuti - maggio 1996

N. 144 «I PROBLEMI DELLA PROFESSIONE BANCARIA»V.Desario, T. Bianchi - maggio 1996

N. 145 «LA GESTIONE DELLA RACCOLTA BANCARIA»A. Nottola - giugno 1996

N. 146 «INTERMEDIAZIONE BANCARIA E FINANZA D’IMPRESA NELLAPROSPETTIVA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA»C. Scognamiglio, G. Palladino, G. Zadra, E. G. Bruno, A. Falck, G. Grassano,G. Zucchi - febbraio 1997

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N. 147 «COMUNICAZIONE FINANZIARIA E SVILUPPO DELLE IMPRESE: LE PROSPETTIVE»G. Vigorelli, M. Miccio, B. Boschetto, S. Bragantini, P. Gnes, E. Presutti, T. Bianchi, P.Pasini - febbraio 1997

N. 148 «LA TASSAZIONE DELL’ATTIVITÀ BANCARIA E DEGLI STRUMENTIFINANZIARI»F. Caleffi, G. Zadra, E.G. Bruno - maggio 1997

N. 149 «L’UNIONE MONETARIA E GLI ADEMPIMENTI ORGANIZZATIVI»T. Bianchi, M. Sarcinelli, A. Iozzo - maggio 1997

N. 150 «FATTORI DETERMINANTI DEL RISULTATO ECONOMICO DELLE BANCHE NEL 1996»N. Oggiano, G. Grassano - giugno 1997

N. 151 «LE IMPLICAZIONI PER LE BANCHE ITALIANE DELL’AVVIO DELL’UNIONE MONETARIA»F. Cesarini, I. Angeloni, A. Generale, R. Tedeschi - settembre 1997

N. 152 «PROFILI DI REDDITIVITÀ BANCARIA IN EUROPA: ALLA RICERCA DELMODELLO VINCENTE NELLA PROSPETTIVA DELL’UNIONE MONETARIAEUROPEA»V. Conti, M. Ossana, M. Senati - settembre 1997

N. 153 «STRUMENTI E SOLUZIONI ORGANIZZATIVE PER LA GESTIONE DELRISCHIO DI CREDITO»R. Barontini, P. Gualtieri, A. Patarnello, F. Russello - gennaio 1998

N. 154 «IMPRESE, MERCATO DEI CAPITALI E COMUNICAZIONE FINANZIARIA»B. Benedini, G. Vigorelli, A. Albertini, T. Bianchi, M. Miccio, G. Fossa, P. Pasini - feb-braio 1998

N. 155 «L’OFFERTA DI SERVIZI DI CONSULENZA ALLE IMPRESE»F. Arpe, C. Costamagna, C. Porcari - aprile 1998

N. 156 «TENDENZE NELL’OFFERTA DI SERVIZI DI GESTIONE DEL RISPARMIO»F. Cesarini, I. Angeloni, E.G. Bruno - G. Testoni - maggio 1998

N. 157 «LE BANCHE ITALIANE E LA PREPARAZIONE ALL’UNIONE MONETARIA»T. Bianchi, P. Campaioli, V. Conti, V. De Bustis, V. Consoli, A. Valdembri, G. Zadra -maggio 1998

N. 158 «LA RIFORMA DELLA TASSAZIONE DEI REDDITI DELLE ATTIVITÀFINANZIARIE: RIFLESSI SUGLI INTERMEDIARI»M. F. Ambrosanio - giugno 1998

N. 159 «LA SITUAZIONE CONGIUNTURALE REALE E MONETARIA E I CONTIECONOMICI DELLE BANCHE»G. Vaciago, G. Morcaldo, I. Cipolletta, M.L. Di Battista, C. Faissola - giugno 1998

N. 160 «L’AREA DELL’EURO: ASPETTI STRUTTURALI E RAPPORTI CON LE PRINCIPALI AREE VALUTARIE»G. Vigorelli - I. Visco - G. Bishop - B. Eichengreen - agosto 1998

N. 161 «I MERCATI FINANZIARI IN EURO E L’OPERATIVITÀ DELLE BANCHE ITALIANE»R. Barbieri - L. Rondelli - G. Vaciago - agosto 1998

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N. 162 «LE STRATEGIE DEI PRINCIPALI SISTEMI BANCARI EUROPEI NELLAPROSPETTIVA DELLA MONETA UNICA»J.P. Abraham - J.R. Inciarte - U. Schroeder - settembre 1998

N. 163 «L’APPLICAZIONE DELLE REGOLE DELLA CONCORRENZA ALLE IMPRESEBANCARIE NELL’ESPERIENZA EUROPEA E NELL’ESPERIENZA ITALIANAPARTE I - LE INTESE»F. Turati - novembre 1998

N. 164 «I RIFLESSI DEL TESTO UNICO DELLA FINANZA SULL’ATTIVITÀ DELLEBANCHE: PROFILI ECONOMICI E DI VIGILANZA»F. Taranto, M. Onado - novembre 1998

N. 165 «BILANCIO E COMUNICAZIONI SOCIALI: LE NUOVE REGOLE ACONFRONTO CON L’EUROPA»G. Vigorelli - M. Miccio - B. Benedini - M. Sella - L. Martino - P. Gnes - S. Preda - D.Bracco - P. Pasini - febbraio 1999

N. 166 «NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI PER LE BANCHE E PER I MERCATI»V. Desario - marzo 1999

N. 167 «L’ATTUAZIONE DELLA POLITICA MONETARIA NELLA TERZA FASEDELL’UNIONE MONETARIA»T. Bianchi - C. Santini - E. Paolillo - A. Varisco - aprile 1999

N. 168 «INCENTIVI PER IL PERSONALE E PIANI DI STOCK OPTION NELLE BANCHE»P. Gualtieri - R. Locatelli - M. Cozzolini - G. Spadafora - marzo 1999

N. 169 «IL RUOLO DELLA PIAZZA FINANZIARIA ITALIANA NEL CONTESTOEURO»R. Pinza - M. Sella - A. Ventura - maggio 1999

N. 170 «LE CONCENTRAZIONI BANCARIE: ASPETTI ORGANIZZATIVI E DI VIGILANZA»A. Profumo - C. Salvatori - F. Frasca - giugno 1999

N. 171 «LE CONCENTRAZIONI BANCARIE: ASPETTI ECONOMICO-TECNICI»F. Cesarini - F. Panetta - F. Bizzocchi - C. Piazza Spessa - gennaio 2000

N. 172 «IL BUON GOVERNO SOCIETARIO: AUTOREGOLAMENTAZIONI, COMUNICAZIONI»G. Vigorelli - B. Benedini - M. Miccio - A. Desiata - P. Gnes - M. Sella - S. PredaP. Fassino - P. Pasini - marzo 2000

N. 173 «INVESTIMENTI FISSI E GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLE BANCHE»P. Gualtieri - G. Scorza - G. Rosnati - P. Gavazzi - marzo 2000

N. 174 «LA CONCENTRAZIONE SUL MERCATO DEGLI SCAMBI DI AZIONI: I PROBLEMI APERTI E L’OPINIONE DEGLI OPERATORI»A. Banfi - M. Calzolari - F. Chiappetta - G. Ferrarini R. Hamaui - G. Makula - G.Verzelli - maggio 2000

N. 175 «L’OFFERTA DI CREDITO E DI SERVIZI FINANZIARI ALLE PICCOLE EMEDIE IMPRESE»C. Faissola - M. Bianconi - maggio 2000

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N. 176 «IL MERCATO DEI SERVIZI DI GESTIONE PROFESSIONALE DELRISPARMIO: ASPETTI DOMESTICI E INTERNAZIONALI»T. Bianchi - L. Rondelli - A Ferrari - B. Bianchi - maggio 2000

N. 177 «IL RATING INTERNO E LA GESTIONE DEI RISCHI BANCARI NEI GRUPPICREDITIZI»R. Masera - giugno 2000

N. 178 «STRUMENTI DI FINANZIAMENTO DIRETTO, CARTOLARIZZAZIONE DEICREDITI E SVILUPPO DELL’ATTIVITÀ DI IMPIEGO»A. Patarnello - V. Conti - M. Maccarinelli - P.D. Gallo - giugno 2000

N. 179 «TENDENZE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA DI CREDITOBANCARIO»D. Gronchi - L. Sibani - luglio 2000

N. 180 «MISURAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO DI CREDITO»C. Santini - G. Carosio - P. Marullo Reedtz - luglio 2000

N. 181 «LE COMPONENTI DEL RENDIMENTO DEI PORTAFOGLI GESTITI.UN’APPLICAZIONE DELLA PERFORMANCE ATTRIBUTION AI FONDIBILANCIATI DI DIRITTO ITALIANO»G. Petrella - febbraio 2001

N. 182 «I BENEFICI DI CREAZIONE DI VALORE NELL’ACCESSO DELLE BANCHEAI MERCATI ORGANIZZATI»A. Nagel - maggio 2001

N. 183 «LA DIFFUSIONE DELLE TECNOLOGIE INFORMATICHE: IMPLICAZIONIPER GLI ASSETTI ORGANIZZATIVI DEGLI INTERMEDIARI E DEIMERCATI»V. Pontolillo - A. Tantazzi - T. Cartone - maggio 2001

N. 184 «LA REDDITIVITÀ DELLE BANCHE E DEI GRUPPI BANCARI ITALIANI»G. Pirovano - F. Pepe - giugno 2001

N. 185 «LA CONCORRENZA NELL’OFFERTADI SERVIZI FINANZIARI: MERCATI, BANCHE E ALTRI OPERATORI»T. Bianchi - F. Panetta - M. Calzolari - luglio 2001

N. 186 «L’OFFERTA DI SERVIZI FINANZIARI DA PARTE DI OPERATORI ESTERNIAL SETTORE BANCARIO»A. Banfi - C. Passera - G. Cappelletti - luglio 2001

N. 187 «LA NUOVA NORMATIVA INTERNAZIONALE SUI REQUISITIPATRIMONIALI»G. Carosio - P. Marullo Reedtz - M. Venturino - luglio 2001

N. 188 «VERSO UNA NUOVA BRETTON WOODS:UN PROGETTO PER USCIRE DALLA CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE»L. H. Larouche - settembre 2001

N. 189 «L’IMPATTO DEL DIRITTO COMUNITARIO SULL’E-BANKING»S. Scotti Camuzzi - ottobre 2001

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N. 190 «LA CONGIUNTURA REALE E MONETARIA IN ITALIA E NELL’AREADELL’EURO E LE PROSPETTIVE DEI BILANCI BANCARI»S. Rossi - G. Morcaldo - G. Vaciago - gennaio 2002

N. 191 «REPUTAZIONE E DEONTOLOGIA PROFESSIONALE DELLE BANCHE NEIRAPPORTI CON LA CLIENTELA NEL CONTESTO DELLA NEW ECONOMY»C. Santini - B. Bianchi - A. Finocchiaro - febbraio 2002

N. 192 «GLI EFFETTI DELLE COMMISSIONI D’INCENTIVOSULLE PERFORMANCE DEI FONDI COMUNI»E. J. Elton - M. J. Gruber - C. R. Blake - febbraio 2002

N. 193 «IL RISCHIO OPERATIVO»R. Locatelli - E. Magistretti - P. Scalerandi - G. Carosio - marzo 2002

N. 194 «LE CRISI FINANZIARIE INTERNAZIONALI: RISCHIO PAESE ED EFFETTISULLE BANCHE ITALIANE»M. Lossani - P. Marullo Reedtz - L. Benassi - giugno 2002

N. 195 «LA CONGIUNTURA REALE E MONETARIAITALIANA E INTERNAZIONALE»G. Morcaldo - S. Rossi - G. Vaciago - giugno 2002

N. 196 «CAPITALE E RISCHIO: RECENTI TENDENZE E PROSPETTIVE NELLAPATRIMONIALIZZAZIONE DELLE BANCHE ITALIANE»R. Masera - R. Maino - luglio 2002

N. 197 «LA REGOLAMENTAZIONE NEI RAPPORTI CON LA CLIENTELA DEISERVIZI DI INVESTIMENTO»G. D’Agostino - A. Iuliucci - luglio 2002

N. 198 «I RIFLESSI DEL CICLO ECONOMICO SULL’ATTIVITÀ BANCARIA»F. Panetta - V. De Bustis - F. Innocenzi - luglio 2002

N. 199 «LA GESTIONE DEL PATRIMONIO DELLE BANCHE»E. Paolillo - C. Costamagna - S. Theodore - luglio 2002

N. 200 «I CAMBIAMENTI NELLA REGOLAMENTAZIONE SUI REQUISITIPATRIMONIALI E NEGLI ASSETTI PROPRIETARI DELLE BANCHE»T. Bianchi - G. Carosio - F.M. Frasca - S. Cassese - luglio 2002

N. 201 “L’EVOLUZIONE DEI MODELLI ORGANIZZATIVI: IMPLICAZIONI PERL’EFFICIENZA E LA REDDITIVITA’ DEI GRUPPI BANCARI”G. Fiorani - A. Profumo - M. Gasco - P. Gualtieri - P. Gavazzi - luglio 2002

N. 202 “PROBLEMATICHE DELL’ATTIVITÀ BANCARIA E FINANZIARIA IN ITALIA”V. Desario - aprile 2003

N. 203 “I RIFLESSI DEL CICLO ECONOMICO SULL’ATTIVITÀ DELLE BANCHE:ASPETTI GENERALI E QUALITÀ DEL CREDITO”T. Bianchi - F. Cesarini - D. Croff - maggio 2003

N. 204 “PREVENZIONE DEI RISCHI OPERATIVI E DISASTER RECOVERY NELLARECENTE ESPERIENZA DELLE BANCHE ITALIANE”C. Tresoldi - P. L. Curcuruto - maggio 2003

N. 205 “I RIFLESSI DEL CICLO ECONOMICO SULL'ATTIVITÀ DELLE BANCHE:I RICAVI DA SERVIZI”R. Locatelli - P. D. Gallo - giugno 2003

Page 56: “I RAPPORTI DELLE BANCHE CON LE FAMIGLIE: EVOLUZIONE … · parte delle famiglie: il 19 per cento, meno della metà rispetto alla Germania e ancora meno rispetto agli altri paesi.

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Finito di stampare Luglio 2004

N. 206 “IL NUOVO DIRITTO SOCIETARIO”G. Ferrarini - F. Frasca - A. Colombo - luglio 2003

N. 207 “ORIENTAMENTI MORALI DELL’OPERARE NEL CREDITO E NELLA FINANZA”G. Vigorelli - F. Cesarini - Dionigi Card. Tettamanzi - novembre 2003

N. 208 “STRUTTURA E OPERATIVITÁ DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANOA DIECI ANNI DAL TESTO UNICO”P. Abbadessa - F. Panetta - M. Sarcinelli - M. Onado - novembre 2003

N. 209 “BANCHE/FAMIGLIE: UNA RELAZIONE DI CLIENTELA DARICONSIDERARE. UN CONTRIBUTO ALL’ANALISI”T. Bianchi - aprile 2004

N. 210 “LA TRASPARENZA DELLE OPERAZIONI BANCARIE E LA TUTELADEL RISPARMIATORE”G. Alpa - giugno 2004

N. 211 “L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE”F. Cesarini - G. Gobbi - R. Lupi - luglio 2004

N. 212 “EVOLUZIONE DELLA NORMATIVA COMUNITARIA SUI MERCATIE LE NUOVE REGOLE CONTABILI”M. Anolli - B.Bianchi - M. Venturino - luglio 2004

N. 213 “LA CONGIUNTURA ITALIANA E INTERNAZIONALENELLA PROSPETTIVA DELL’ALLARGAMENTODELL’UNIONE EUROPEA”G. Morcaldo - S. Rossi - M. Lossani - luglio 2004

Per ogni informazione circa le pubblicazioni ci si può rivolgere alla Segreteria dell’Associazione - tel. 02/62.755.252 - E-mail: [email protected]


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