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Aonaibh Ri Cheile - DISMAMUSICA · Hanno collaborato a questo numero: Alessandro De Cristoforis,...

Date post: 20-Feb-2019
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Editoriale La prima parte della stagione si è chiusa. Tre fiere (Namm, MusikMesse e Disma Music Show), varie altre manifesta- zioni legate agli strumenti (SHG 25 e 26, Verona, Sarzana, Soave e via discorrendo), una manciata di eventi variamente importanti (tra i quali svetta Scuola Musicafestival, ma dove non si distingue anche l’iniziativa “1.000 chitarre per la pace” del CPM di Franco Mussida) e centinaia di appuntamenti più piccoli coordinati da rivenditori, organizzatori pri- vati, associazioni, assessorati in tutta Italia, sono riusciti a rendere ancora una volta protagonista lo strumento musicale in una serie ininterrotta di avvenimenti rivolti alla gente. Non solo. Le migliaia di bande che sfilano nel- le nostre strade si sono rese protagoniste dei momenti più solenni o più popolari, suonando in grande uniforme il 25 aprile o il 2 giugno, e offrendo al proprio pubblico momenti di “fragoro- sa letizia” durante le feste patronali, gli appunta- menti civili e le sagre o le fiere. E in tutti questi casi si è trattato di “letizia musicale” proposta da strumentisti per lo più dilettanti che hanno dato il meglio di sè senza pretendere altro che un po’ di applausi, una birra o una cena come si deve. Il mercato degli strumenti musicali è in gran parte formato da tutto questo, con in più gli appassio- nati di chitarra nelle cantine insonorizzate, con ampli e casse al massimo volume, o gli appassio- nati di jazz in probabili ed improbabili formazioni ricche di ritmi e di fiati, con certe contaminazioni afro-latine... Detto altrimenti, è la passione che domina questo settore. Ed è una passione che ha bisogno di sti- moli continui e di opportunità positive, di scuole di musica sul territorio capaci di proposte nuove (come il Djembe o il canto negro-spiritual o... qualunque altra cosa interessante), di rivenditori attenti al mercato, di distributori pronti a sostene- re iniziative locali (come l’importante Sol Music di Palermo o la modesta Alpàa di Varallo Sesia) e di amministratori propensi a valorizzare la musica in ogni sua possibile espressione. C’è anche la musica commerciale, con i concerti estivi dei grandi professionisti, con l’animazione in balere, locali, night, piazze e spiagge da parte dei musicisti che fanno della loro professione una missione continua. E c’è la musica liturgica e quella delle grandi rassegne estive di jazz, mu- sica colta, musica sinfonica, lirica, da camera e via discorrendo... Mi piace pensare che tutto questo fiorire estivo di iniziative, che fanno da seguito naturale alle grandi rassegne primaverili, sia (per rimanere nel linguaggio musicale) il preludio a una stagio- ne autunnale e a un inverno di segno positivo, in un contesto economico un po’ sottotono, che però potrebbe individuare proprio nella musica e nello stare insieme a “fare musica” una op- portunità per dare valore al tempo che si libera proprio quando l’economia generale si rattrap- pisce un po’. Certo è anche vero che, guardando ai risultati eco- nomici del primo semestre, bisogna riconoscere che (per dirla con i Greci) se Atene piange, Sparta non ride. Ma a noi, in fondo, importa poco che piangano o ridano: l’importante è che suonino... Gianni Cameroni DISMAMUSICA MAGAZINE - Luglio 2005 - Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma1, DCB Milano - Anno VII - Direttore Responsabile: Gianni Cameroni - Editore e proprietario: S&G Partners srl - Via Bainsizza, 30 - 20039 Varedo (MI) - Tel. 0362 583672 Stampa Centro Arti Grafiche - Fino Mornasco (CO) - Aut. Trib. di Monza 1.701 del 16/12/2003 Organo ufficiale di DISMAMUSICA - Associazione Italiana Produttori e Importatori di Strumenti ed Edizioni Musicali - Anno VII - n. 21 - LUGLIO 2005 segue a pag. 3 Il titolo di questo pezzo è il motto di famiglia di uno dei più grandi e combattivi clan della grande tradizione scoz- zese: il Clan dei Cameron. E se confrontate la firma di questo pezzo con il nome del clan, probabilmente po- tete desumere che qualche elemento del DNA originario faccia ancora parte del mio bagaglio genetico, dato che con ogni probabilità la mia famiglia deriva proprio da un ramo cadetto dei Cameron scozzesi. Ma cosa significa “Aonaibh Non è un errore di battitura: è semplicemente un’espressione in lingua celtica, e per la precisione in antico scozzese. Cosa significa? Francamente, credo che significhi che il mercato italiano degli strumenti musicali dovrebbe esprimere una maggiore unità, per ottenere di più dalle istituzioni e per avere una sempre maggiore visibilità positiva nell’immaginario collettivo. Aonaibh Ri Cheile di Gianni Cameroni Ri Cheile”? Il motto è molto semplice: significa “Uniamo- ci!”. Ed invita il “clan” a ri- manere compatto per poter affrontare con successo le differenti e possibili avversità che si possono presentare. Il simbolo del clan dei Ca- meron è un gruppo di cinque frecce saldamente legate da Suonare... per credere! un nastro rosso, e il tartan uf- ficiale è rosso e verde con un filo giallo che delimita i gran- di quadrati. Perché un Clan? L’invito a considerare l’espe- rienza del Clan, struttura omogenea che difende i propri interessi, pur garan- tendo il pieno rispetto dei singoli componenti e del- la loro piena dignità, vuo- le proporre un parallelo positivo all’esperienza di Il 17 settembre, se vi capita di passare da Milano, al- l’Hotel Quark sarà in pieno svolgimento Top Audio, la mostra dell’hi-fi di alto livello che da anni è lea- der in Italia. Ma non è questo che ci interessa. La sera, sempre al Quark, ci sarà una grande fe- sta per celebrare i 30 anni dalla fondazione della Chario Loudspeakers, un’azienda nata nel 1975 in una cantina di Via Porpora 98 a Milano e che oggi (con un efficiente stabilimento a Merate) è il fiore all’occhiello dell’industria italiana dei diffu- sori acustici hi-fi (presente con successo su oltre 35 Paesi –tra cui la Cina, dove esporta prodotti italianissimi da più di dieci anni). Ma anche que- sto ci tocca poco da vicino. Quello che ci interessa succede alle 21.00. Dopo la cena, i due fondatori Carlo Vicenzetto e Mario Murace (Charlie e Ma- rio, da cui, appunto, Chario) andranno sul palco non per fare discorsi, ma per suonare. Si esibiran- no come leader del Chario Ensemble, una forma- zione rock-jazz nata dalla loro passione per la musica, e formata da non-professionisti. Carlo alla chitarra elettrica e Mario alla batteria, sa- ranno affiancati da un bassista di valore (Ignazio Vagnone, direttore commerciale della TEAC Italiana), da un tastierista d’ec- cezione (Giancarlo Giardina, giornali- sta e direttore di AF Digitale), da un clarinettista- chitarrista che di giorno fa il trasportatore (e che dirige la banda del suo paese), da un sassofonista che è dirigente di una casa di riposo per anziani e da un cantante che di giorno è responsabile di un punto vendita. Questa band è il paradigma di uno degli obiettivi strategici di Dismamusica: favorire la passione per la musica tra professionisti attorno agli ‘anta’ ap- parteneneti a vari ambiti operativi e disposti a pren- dere o riprendere in mano gli strumenti, con prove a volte sfiancanti, per “giocarsi” (in questo caso) di fronte a una platea formata dal Gotha dell’elettroni- ca di consumo italiana. Non è il caso di chiedere alla band di chiamarsi “Chario Dismamusica Ensemble”? Vecchia Volpe Tace il clarinetto di Henghel Gualdi Pag. 13 SHG 26 I vincitori del QUIZZARONE Pagg. 6-7
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Editoriale

La prima parte della stagione si è chiusa. Tre fiere (Namm, MusikMesse e Disma Music Show), varie altre manifesta-zioni legate agli strumenti (SHG 25 e 26, Verona, Sarzana,

Soave e via discorrendo), una manciata di eventi variamente importanti (tra i quali svetta Scuola Musicafestival, ma dove non si distingue anche l’iniziativa “1.000 chitarre per la pace” del CPM di Franco Mussida) e centinaia di appuntamenti più piccoli coordinati da rivenditori, organizzatori pri-vati, associazioni, assessorati in tutta Italia, sono riusciti a rendere ancora una volta protagonista lo strumento musicale in una serie ininterrotta di avvenimenti rivolti alla gente.Non solo. Le migliaia di bande che sfilano nel-le nostre strade si sono rese protagoniste dei momenti più solenni o più popolari, suonando in grande uniforme il 25 aprile o il 2 giugno, e offrendo al proprio pubblico momenti di “fragoro-sa letizia” durante le feste patronali, gli appunta-menti civili e le sagre o le fiere. E in tutti questi casi si è trattato di “letizia musicale” proposta da strumentisti per lo più dilettanti che hanno dato il meglio di sè senza pretendere altro che un po’ di applausi, una birra o una cena come si deve.Il mercato degli strumenti musicali è in gran parte formato da tutto questo, con in più gli appassio-nati di chitarra nelle cantine insonorizzate, con ampli e casse al massimo volume, o gli appassio-nati di jazz in probabili ed improbabili formazioni ricche di ritmi e di fiati, con certe contaminazioni afro-latine...Detto altrimenti, è la passione che domina questo settore. Ed è una passione che ha bisogno di sti-moli continui e di opportunità positive, di scuole di musica sul territorio capaci di proposte nuove (come il Djembe o il canto negro-spiritual o... qualunque altra cosa interessante), di rivenditori attenti al mercato, di distributori pronti a sostene-re iniziative locali (come l’importante Sol Music di Palermo o la modesta Alpàa di Varallo Sesia) e di amministratori propensi a valorizzare la musica in ogni sua possibile espressione.C’è anche la musica commerciale, con i concerti estivi dei grandi professionisti, con l’animazione in balere, locali, night, piazze e spiagge da parte dei musicisti che fanno della loro professione una missione continua. E c’è la musica liturgica e quella delle grandi rassegne estive di jazz, mu-sica colta, musica sinfonica, lirica, da camera e via discorrendo...Mi piace pensare che tutto questo fiorire estivo di iniziative, che fanno da seguito naturale alle grandi rassegne primaverili, sia (per rimanere nel linguaggio musicale) il preludio a una stagio-ne autunnale e a un inverno di segno positivo, in un contesto economico un po’ sottotono, che però potrebbe individuare proprio nella musica e nello stare insieme a “fare musica” una op-portunità per dare valore al tempo che si libera proprio quando l’economia generale si rattrap-pisce un po’.Certo è anche vero che, guardando ai risultati eco-nomici del primo semestre, bisogna riconoscere che (per dirla con i Greci) se Atene piange, Sparta non ride. Ma a noi, in fondo, importa poco che piangano o ridano: l’importante è che suonino...

Gianni Cameroni

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Organo ufficiale di DISMAMUSICA - Associazione Italiana Produttori e Importatori di Strumenti ed Edizioni Musicali - Anno VII - n. 21 - LUGLIO 2005

segue a pag. 3

Il titolo di questo pezzo è il motto di famiglia di uno dei più grandi e combattivi clan della grande tradizione scoz-zese: il Clan dei Cameron. E se confrontate la firma di questo pezzo con il nome del clan, probabilmente po-tete desumere che qualche elemento del DNA originario faccia ancora parte del mio bagaglio genetico, dato che con ogni probabilità la mia famiglia deriva proprio da un ramo cadetto dei Cameron scozzesi.Ma cosa significa “Aonaibh

Non è un errore di battitura: è semplicemente un’espressione in lingua celtica, e per la precisione in antico scozzese. Cosa significa? Francamente, credo che significhi che il mercato italiano degli strumenti musicali dovrebbe esprimere una maggiore unità, per ottenere di più dalle istituzioni e per avere una sempre maggiore visibilità positiva nell’immaginario collettivo.

Aonaibh Ri Cheile

di Gianni Cameroni

Ri Cheile”? Il motto è molto semplice: significa “Uniamo-ci!”. Ed invita il “clan” a ri-manere compatto per poter affrontare con successo le

differenti e possibili avversità che si possono presentare.Il simbolo del clan dei Ca-meron è un gruppo di cinque frecce saldamente legate da

Suonare... per credere!

un nastro rosso, e il tartan uf-ficiale è rosso e verde con un filo giallo che delimita i gran-di quadrati.

Perché un Clan?L’invito a considerare l’espe-rienza del Clan, struttura omogenea che difende i propri interessi, pur garan-tendo il pieno rispetto dei singoli componenti e del-la loro piena dignità, vuo-le proporre un parallelo positivo all’esperienza di

Il 17 settembre, se vi capita di passare da Milano, al-l’Hotel Quark sarà in pieno svolgimento Top Audio, la mostra dell’hi-fi di alto livello che da anni è lea-der in Italia. Ma non è questo che ci interessa. La sera, sempre al Quark, ci sarà una grande fe-sta per celebrare i 30 anni dalla fondazione della Chario Loudspeakers, un’azienda nata nel 1975 in una cantina di Via Porpora 98 a Milano e che oggi (con un efficiente stabilimento a Merate) è il fiore all’occhiello dell’industria italiana dei diffu-sori acustici hi-fi (presente con successo su oltre 35 Paesi –tra cui la Cina, dove esporta prodotti italianissimi da più di dieci anni). Ma anche que-sto ci tocca poco da vicino. Quello che ci interessa succede alle 21.00. Dopo la cena, i due fondatori Carlo Vicenzetto e Mario Murace (Charlie e Ma-rio, da cui, appunto, Chario) andranno sul palco non per fare discorsi, ma per suonare. Si esibiran-no come leader del Chario Ensemble, una forma-zione rock-jazz nata dalla loro passione per la musica, e formata da non-professionisti. Carlo alla chitarra elettrica e Mario alla batteria, sa-ranno affiancati da un bassista di valore (Ignazio

Vagnone, direttore commerciale della TEAC Italiana), da un tastierista d’ec-cezione (Giancarlo Giardina, giornali-sta e direttore di AF Digitale), da un clarinettista-chitarrista che di giorno fa il trasportatore (e che dirige la banda del suo paese), da un sassofonista che è dirigente di una casa di riposo per anziani e da un cantante che di giorno è responsabile di un punto vendita.Questa band è il paradigma di uno degli obiettivi strategici di Dismamusica: favorire la passione per la musica tra professionisti attorno agli ‘anta’ ap-parteneneti a vari ambiti operativi e disposti a pren-dere o riprendere in mano gli strumenti, con prove a volte sfiancanti, per “giocarsi” (in questo caso) di fronte a una platea formata dal Gotha dell’elettroni-ca di consumo italiana. Non è il caso di chiedere alla band di chiamarsi“Chario Dismamusica Ensemble”?

Vecchia Volpe

Taceil clarinetto di Henghel GualdiPag. 13

SHG 26I vincitori del QUIZZARONE

Pagg. 6-7

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DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 3

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prosegue da pag. 1

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N. 21 - Luglio 2005 - Direttore Responsabile: Gianni CameroniEditore e proprietario: S&G Partners srl - Direzione e Amministrazione: Via Bainsizza, 30 - 20039 VAREDO - Tel. 0362 583672

Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, DCB MilanoStampa: Centro Arti Grafiche - Fino Mornasco (CO) - Aut. Trib. di Monza no 1.701 del 16/12/2003.

Direzione Editoriale: Antonio Monzino jr. - Redazione: Silvana Antonioli, Cristiano Cameroni, Anna Cristofaro (Art Director).Hanno collaborato a questo numero: Alessandro De Cristoforis, Caterina Cameroni, Patrizio Vertuani, Vittorio Gallarotti, Caterina De

Gregori - Grafica, impaginazione e coordinamento: S&G Partners srl - Via Bainsizza, 30 - 20039 Varedo (MI)Tel. 0362 583672 - Fax 0362 544356 - e-mail: [email protected].

È vieteta la riproduzione, anche parziale, di foto, disegni, testi o articoli originali pubblicati su DISMAMUSICA MAGAZINE senza espressa autorizzazione scritta della redazione. Manoscritti, foto o disegni, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

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colophon

AONAIBH RI CHEILE

AVANTI CON CONVINZIONE

DISMAMUSICAE SHG 26

L’ARTICOLO VINCITORE DEL QUIZZARONE ESTATE 2005

LA “MENZIONE SPECIALE” DEL QUIZZARONE ESTATE 2005

1.000 CHITARRE PER LA PACE

LEGGENDO QUA E LA’...

DALLE AZIENDE: PRODOTTI E...

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di Gianni Cameroni

Riflessioni sul mercato

Aonaibh Ri Cheile!1

IN QUESTO NUMERO:

un’Associazione, che ha il compito di difendere gli in-teressi di una categoria e che, per crescere nella sua dimensione e nella sua ef-ficacia, ha anche la “mis-sion” di proporre ai soggetti interessati di condividere un percorso comune.Detto in altre parole, è un esplicito invito a chi, pur oc-cupandosi di musica, edi-toria musicale e strumenti musicali, non è ancora en-trato a far parte dell’Asso-ciazione Dismamusica, a considerare questa oppor-tunità in modo sereno e po-sitivo.Ho usato l’immagine del Clan scozzese perché è una delle realtà più longe-ve a livello organizzativo che la Storia conosca (fat-ta eccezione per la Chiesa Cattolica e per poche altre realtà), con in più la partico-larità di essere espressione di un Paese non sovrano (la Scozia fa parte della Gran Bretagna) e di essere or-ganismo strutturato anche

a livello internazionale (i Cameron Highlanders, ad esempio, sono presenti, ol-tre che in Gran Bretagna e Irlanda, anche in Australia, Canada, India, Pakistan...), con una grande visibilità sui media e su Internet (prova-te a cercare Cameron Clan con un motore di ricerca...).

Dal Clan a...La logica del Clan è un po’ rustica, se vogliamo, ma rappresenta un esempio efficace. Al suo interno si sviluppano proposte e stra-tegie, si elaborano progetti e si disegnano percorsi pos-sibili. Poi, i responsabili del gruppo (come in ogni organi-smo che si rispetti) si fanno carico di essere portavo-ce delle esigenze votate e promosse, e portano avanti con successo le istanze ap-provate e sostenute dall’in-tero Clan.Questo è tanto più facile, naturalmente, quanto è più forte l’organizzazione di rife-rimento, e quanto più è rap-presentativa del comparto che in essa si riconosce.

Quando si parla con qual-cuno, infatti, si cerca di capire prima di tutto chi ci sia alle spalle del nostro in-terlocutore. Se prendiamo l’esempio di un rapporto con un rivenditore, se stia-mo parlando con il titolare di un piccolo punto ven-dita di una valle sperduta in qualche area montuosa italiana, probabilmente il nostro atteggiamento è di sufficienza. Se invece par-liamo con l’Amministratore delegato di una catena in-ternazionale di punti ven-dita di strumenti musicali, la nostra disponibilità al-l’ascolto è decisamente più elevata.Ebbene, accade lo stesso per i responsabili di un’As-sociazione o di un Clan. Più si è rappresentativi, più si è ascoltati. Più si è ascoltati, più si ottiene. Più si ottiene, più si è rappresentativi (per-ché altri si associano volen-tieri). Tornando al titolo (e per chi ha orecchie per intendere), lasciatemi ripetere Aonaibh Ri Cheile!

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Assemblea 2005 Dismamusica

Avanti con convinzione5

Una forte voce in musica 1.000 chitarre per la pace8

DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 3

DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 5

All’apertura dei lavori assembleari, si è avuta la graditissima visita di Carlo Sangalli, Presidente dell’Unione del Commercio e della Camera di Com-mercio di Milano, e di Costante Per-siani, Segretario Generale dell’Unione del Commercio di Milano.Il Presidente Sangalli, che ha volu-to salutare l’intera associazione at-traverso i presenti, ha espresso una profonda condivisione della missio-ne Dismamusica, della quale apprez-za le linee di intervento che rivelano la volontà di incidere sul costume e sulla cultura per creare premesse im-portanti a supporto di un mercato che merita di crescere. In questa linea ha voluto anche ricordare il suo incontro con il ministro Letizia Moratti, duran-te il quale ha potuto farsi convinto so-stenitore della proposta Dismamusica dell’istituzione di un bonus fiscale co-me incentivo all’acquisto di strumenti musicali nuovi da parte degli studen-ti della scuola primaria. A questo pro-posito ha personalmente consegnato una lettera al ministro a sostegno di questa importante richiesta.Carlo Sangalli, sintentico ma effi-cace nel suo intervento, ha anche sottolineato l’importanza dell’asso-ciazionismo oggi, strumento fonda-mentale per il raggiungimento degli obiettivi comuni di un comparto omoge-neo, e ha assicurato il suo personale impegno verso le istituzioni a sostegno delle proposte Dismamusica.

La relazione del Presidente DismamusicaAntonio MonzinoDopo aver accolto con un caloroso benvenuto i nuovi soci (Edizioni Cur-ci, Gewa Med e Mixxnow Publishing, n.d.r.) il presidente ha riassunto le attività svolte quest’anno da Disma-musica, evidenziando i confortanti ri-sultati delle varie attività soprattutto grazie agli esiti di Disma Music Show e di Scuola Musicafestival, che hanno avuto positive ricadute anche a livello di comunicazione.Delineando i percorsi per il prossi-mo futuro, Antonio Monzino ha voluto

Avanti con convinzione

Lo scorso 20 maggio si è svolta a Milano l’Assemblea annuale dei Soci Dismamusica, e si è fatto il punto della situazione valutando i risultati di un anno di attività. Con una vena di ottimismo e qualche stimolo in più.

musicale e lo studio della musica van-no esattamente in direzione dell’Inno-vazione, della capacità di innovare da parte delle persone. E Innovazione è una della parole-chiave del momento storico attuale, alla ricerca di equili-bri sociali ed economici nuovi, che po-trebbero trovare nella musica e nella pratica musicale un prezioso alleato.In questo senso il prossimo futuro di Dismamusica si riassume in una se-

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partire da un concetto-base riassun-to nell’illustrazione sottostante, e che potrebbe essere il leit-motiv del-la proposta di riflessione Dismamu-sica a livello di scuola e istituzioni. La pratica musicale, infatti, stimola lo sviluppo dell’intelligenza spaziale, soprattutto nei giovani e nei giovanis-simi, potenziando le capacità di ragio-namento astratto e, di conseguenza la creatività. In altre parole, la pratica

rie di punti programmatici:Promuovere la crescita quantitativa e qualitativa del mercato italiano dello strumento e delle edizioni musicali.Fornire supporto agli associati nel campo sindacale e della formazione professionale, informandoli e assisten-doli anche in relazione alle novità nor-mative, sia nazionali che comunitarie.Modernizzare il settore per affrontare le sfide della competizione globale.Creare le condizioni per la crescita dei consumi.A questo si aggiunge la necessità di tenere monitorata l’intera filiera distri-butiva, agendo allo stesso tempo in modo da ampliare la base associativa di Dismamusica, la cui maggiore rap-presentatività offrirebbe nuove e im-portanti leve interlocutorie soprattutto a livello di istituzioni sia nazionali che comunitarie.

La relazione del Presidente Claudio FormisanoIl Presidente di Disma Servizi ha sot-tolineato l’eccellente esito del salone di Rimini, che ha smentito le pau-

re della vigilia (la mancanza del SIB nell’anno dispari, il giorno in meno di esposizione, la concomitanza con il grande ponte del 25 aprile...) ricollo-cando il Disma Music Show nella sua giusta luce di terzo salone mondiale per numero di visitatori (che hanno registrato un incremento rispetto al-la passata edizione paragonabile, il 2003), risultato raggiunto anche gra-zie al lavoro svolto dagli Uffici Stam-pa di Rimini Fiera e di Dismamusica. Claudio Formisano ha quindi riconfer-mato lo svolgimento di Disma Music Show 2006 in concomitanza con il SIB (11-14 marzo) su un periodo di quattro giorni di esposizione.

Scuola MusicafestivalL’intervento a tema Scuola Musicafe-stival è stato tenuto da Gianluigi Pez-zera, coordinatore del progetto, che ha ribadito il grande successo dell’inizia-tiva, sia in termini di numeri raggiunti (scuole, studenti, famiglie) sia a livel-lo mediatico, un ambito che ha potu-to vantare molto interesse da parte di varie emittenti già prima della ma-nifestazione e una diretta RAI di tren-ta minuti (Rai News Generation) oltre a una copertura cartacea davvero no-tevole. L’edizione 2006 della grande Kermesse avverrà peraltro in forma ancora potenziata (con l’inserimento di una sezione di musica elettronica e il mantenimento delle categorie del-le scuole primarie, delle secondarie di primo grado e delle secondarie di se-condo grado) grazie anche all’interven-to nella gestione dell’iniziativa di una diversa struttura organizzativa più arti-colata, sempre coordinata da Disma-musica.In conclusione, riprendiamo il tema del titolo di questo intervento: “avan-ti con convinzione” sembra infatti es-sere la sintesi più corretta degli esiti di questa assemblea 2005. E ci pia-ce chiudere con il motto proposto da Antonio Monzino al termine della sua presentazione. Si tratta di una frase tratta da Il Crepuscolo degli Dei di Friedrich Nietzsche: “La vita senza musica sarebbe un errore”.

Il Presidente Carlo Sangalli, accanto ad Antonio Monzino, durante il suo vivace intervento di saluto ai soci Dismamusica

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Preceduta da una chiassosa cena da Ulderi-co a base di ottimo pesce (come non ricorda-re gli aspetti gastronomici di un’esperienza positiva...), si è svolta ad Ancona, lo scor-so 5 giugno, la ventiseiesima edizione di Se-cond Hand Guitars.Lo scenario era la Mole Vanvitelliana, incas-sata nel porto di Ancona e trasformata in un percorso obbligato fascinoso e affascinante, con il motivo geometrico dei severi e un po’ inquietanti mattoni a vista delle volte, inter-rotto dalle sinuose forme delle chitarre, va-riamente esposte sui lunghi tavoli o appoggiate a terra, a portata di mano degli appassionati che sciamavano in ininterrotta processione.

Nella piccola postazione di Accordo, dove era esposta la chitarra Disma-musica-SHG-Molinell (quella con il body firmatissimo a Rimini, realizza-ta dal “Molina” e premio ambitissi-mo per il vincitore del QUIZZARONE di www.accordo.it), spesso i chitarristi di passaggio si “avvitavano” su se stes-

si per riconoscere la propria firma, avvicinando occhi e occhiali al fronte e al retro dello strumento, senza peraltro “osare” toccarlo.Questa chitarra è stata consegnata a una rappresentante del vincitore (di fat-to bloccato in Sardegna) dal simpaticissimo e sportivissimo Sindaco di Anco-na Fabio Sturani, che ha voluto sottolineare con la sua presenza l’attenzione delle Istituzioni a SHG, manifestazione considerata di primo piano.

Molti gli espositori-dealer: Music Gallery e Cris Mu-sic proponevano insieme oggetti e servizi, tra cui spiccava l’opportunità, per soli 3 Euro, di sosti-tuire le corde e ottenere la pulizia di body e ma-nico in pochi minuti (bi-sognava presentarsi con la chitarra, ovviamente), mentre Lenzotti proponeva l’assortimento forse più ricco in numero di chitar-re (la più curiosa e fotografata una Strato in plexiglass trasparentissima). Da citare anche Guitar Workshop (con una Fender hawaiiana anni ‘60), Guitar & Co., MusicArte, Personal Sound... e scusate le dimenticanze.Numerosi anche i costruttori presenti: oltre al già citato Molinelli, come non parlare di Masotti “guitar devices” e di I-Spira, o della new-entry (inte-

ressantissima) Cloe, o ancora di Cordova Guitars di Gubbio, di Jacaranda, di Canova (con un curioso prototipo di arpa-chitarra a doppio manico)...

SHG –come più volte ribadito dal suo pa-tròn Alberto Biraghi e dall’onnipresente Glen i “musi” (maschile di “muse”) ispira-tori dell’iniziativa– deve comunque essere letta soprattutto come festa della musica e della musica in forma di chitarra. E così è stato ancora una volta al termine del più lungo ponte primaverile dell’anno.Il rientro da Ancona, per molti, è stato un procedere a passo d’uomo sulle autostra-de italiane: ma con la consapevolezza. an-cora una volta, di aver partecipato a un evento che valeva la pena di vivere in pri-ma persona.Arrivederci a SHG 27, che si svolgerà a Milano, all’Alcatraz, il 13 novembre pros-simo venturo...

La chitarraSpesso noi musicisti ci comportiamo in modo quantomeno bizzarro, ci lanciamo in facili entu-siasmi salutando il moderno come qualcosa di meraviglioso ancora prima di toccarlo con mano, chiedendoci come avessimo fatto a vivere senza fino ad allora, per poi ritornare sui nostri passi con la stessa velocità e arroccarci in quella sicu-ra fortezza che è costituita da tutto ciò che è con-solidato e familiare e più o meno nasce in quegli anni d’oro... ogni volta è sempre la stessa storia: esce un nuovo tipo di strumento (che sia un ef-fetto, un ampli, una chitarra particolarmente inno-vativa) e facciamo a gara ad accaparrarcene uno trovandoci poi su migliaia di palchi in tutto il mon-do, tutti con la stessa dannata chitarra, tutti feli-ci fino a che, generalmente dopo qualche anno, ci riviene la nostalgia della nostra amata Strato-caster, che costringe il nuovo acquisto ad essere rinnegato e relegato a qualche angolo della nostra cantina a prendere polvere manco fosse il peggio-re dei regali di matrimonio al contempo inutile e bruttissimo...

Steinberger GR4-R No, non ho intenzione di annoiarvi con la solita fi-lippica sulla volubilità di noi chitarristi, il mio inten-to stavolta è quello di raccontarvi di uno strumento che ho riscoperto di recente e del suo creatore, na-turalmente stiamo parlando di Ned Steinberger e della sua GR4-R che dallo scorso Natale è entrata a far parte della mia “riserva” privata.Conosco di vista e per sentito dire da tantissimi anni questi strumenti, devo dire che mi hanno sempre incuriosito per la loro forma e la sostanza ma non mi ci sono mai visto ad indossarne una, inoltre sono sempre stato legato al legno, e quel manico fatto col materiale delle matite che in cam-po chitarristico al massimo può lubrificare il pas-saggio delle corde al capotasto, mi ha sempre spaventato un po’. Non solo. I pickup attivi li ho sempre odiati per quel suono squillante di campa-nello e la poca dinamica, e per quella forma stra-na che fa pensare più ad un fucile che non ad una chitarra...Poi un giorno, mentre passeggiavo per il lungoma-re della mia città e mi gustavo un po’ di musica dal vivo, il segno del destino: un ragazzo imbrac-ciava una bella GR blu trasparente, senza la palet-ta, con quel corpo tipo strato monca così piccolo, quel misto fra tradizione e post nucleare alla Mad Max che mi ha sempre reso riluttante. Quel giorno, vedendola addosso ad un musicista, mi ha colpito in positivo e l’ho collocata in quella che io chiamo la mia “wish list inconscia”; da quel giorno ho co-minciato a considerare l’idea che potesse essere una chitarra interessante. Mi piaceva soprattutto l’idea di “indossarla”. Mi piaceva il fatto che fos-se così piccola, in fondo dal basso del mio sardis-simo uno e settanta posso essere considerato il prototipo di “piccoletto” ed una chitarra dalle con-tenute dimensioni poteva essere una giusta scel-ta anche a livello coreografico; ma anche il peso contenuto è una cosa che mi ha sempre osses-sionato, odio suonare per una sera intera e trovar-mi con la schiena a pezzi a causa della chitarra... Insomma, come mio solito comincio a prendere l’idea dell’acquisto “alla larga”, giornalmente apro E-bay ed inserisco nel suo motore di ricerca la pa-rola Steinberger, lo imposto su tutti i Paesi dei continenti emersi in cerca di un’asta a cui parteci-pare, dopo diversi mesi di osservazioni e qualche tentativo andato male riesco finalmente ad aggiu-dicarmi la bellezza di cui vi sto per parlare, ma pri-ma della recensione vera e propria permettetemi una digressione sulla storia di questo marchio tan-to conosciuto ma anche tanto misconosciuto. se-rie GL custom 5150

La storiaNed Steinberger verso la fine dei ‘70 ebbe un’idea che definirei bizzarra: proporre uno strumento che si staccasse radicalmente dal paradigma costrutti-vo della chitarra che fino ad allora aveva imperato a partire dagli anni ‘50, prototipi a parte, la prima incarnazione del suo genio fu la ormai mitica GL, (...) detta volgarmente “scopetta” per la sua forma vagamente capace di evocare l’infame attrezzo per le pulizie. In sostanza uno strumento interamente realizzato con una speciale mescola di grafite e re-sina (che permette di realizzare oggetti straordina-riamente resistenti, flessibili e molto, molto stabili al cambio delle condizioni atmosferiche), tutto fi-nito di nero e con una particolarità abbastanza sconvolgente: potevi accordarla usando delle mec-caniche incorporate nel ponte e, cosa ancora più blasfema, senza paletta!Naturalmente per uno strumento così radicale dei pickup tradizionali non potevano essere la scelta giusta per cui si decise di fornire a questa chitarra una voce “attiva” marchiata EMG. Piccola precisa-zione: al di là dell’immagine moderna che davano, questi sono oggettivamente dei pickup con una ri-produzione abbastanza estesa da restituire l’am-pia gamma di sonorità di questo materiale; ma non è finita, il ponte era molto più di quanto po-tesse sembrare a prima vista, infatti per il periodo usava un sistema che anche oggi è considerato fortemente innovativo: al posto del solito sistema basculante su due o più viti, come lo propose 30

anni prima un tizio chiamato Leo, il sistema si arti-colava tramite l’ausilio di cardini, e questo oltre a dare un feel alla leva molto particolare, permette-va di abbassare o alzare la leva senza che le cor-de cambiassero action. E fu il primo S-Trem. Non solo. Ned brevettò un sistema con memoria mec-canica che permette tramite corde calibrate di trasporre l’accordatura dello strumento su 5 semi-toni detto T-Trem o Trans-Trem che probabilmen-te Glen soprannominerebbe “tremolo transecs” o qualcosa del genere.Sulle prime non fu certo un successone. Dopotutto stiamo parlando di chitarre e di chitarristi noti per essere fortemente conservatori, ma non fu nean-che un fiasco ed il nostro Ned non si diede per vin-to ed introdusse delle serie un po’ più tradizionali, anche grazie alla collaborazione col chitarrista dei Genesis, Mike Rutherford, che si dice abbia pro-prio disegnato il nuovo corpo. In pratica il manico divenne avvitato ed il corpo prese la forma classi-ca della strato, chiaramente più slanciato per ospi-tare i 24 tasti e dare allo strumento un aspetto al contempo moderno ma non post nucleare come la già citata scopetta. Questa serie prende il nome di M. In seguito fece anche comparsa un R-Trem, in pratica un tremolo dalle fattezze quasi uguali al S-trem Steinberger che però basculava su due vi-ti esattamente come fa un Floyd Rose, senza tut-te le meravigliose caratteristiche del tipo S e del T-trem ma con una cosa che gli altri due non pote-vano nemmeno sognarsi: l’economicità! Già, Ned non è solo un liutaio, è prima di tutto un impren-ditore, e come tale aveva capito che se voleva au-mentare i numeri gli serviva abbassare il prezzo dei suoi strumenti in modo da permettere a più persone di provarli e farli girare. A detta sua comin-ciò a spogliare le sue chitarre di tutto ciò che pote-va essere considerato superfluo: il ponte divenne R, i pickup attivi vennero sostituiti dai più econo-mici, ma non per questo inferiori, Seymour Dun-can (per la precisione CustomCustom al ponte e Hot Rails al centro ed al manico), il manico diven-ne avvitato, via il binding dal corpo che caratteriz-zò la GM dei tempi migliori ed ecco nascere la GR, dove la R sta per ROCK.

Serie GR custom carvedCi fu un certo periodo in cui la Steinberger spopo-lò fra i chitarristi di tutto il mondo, non potevi es-sere un turnista se non avevi nel tuo arsenale una GM coi suoi bei EMG attivi e il suo trans trem. Era-vamo in pieni anni ‘80 e le chitarre a quel tempo in voga si chiamavano Kramer, Charvel/Jackson, BC Rich, nessuno sembrava volere più le Fender che in quel periodo attraversavano uno dei periodi più neri, circondate dalle super strat americane da una parte e dall’invasione delle imitazioni giappo-nesi sempre più agguerrite dall’altra... Ma torniamo alle Steinberger. Purtroppo come tut-te le manie anche questa passò in fretta, fra un casino e l’altro Ned si trovò out of business e la sua azienda venne rilevata dal marchio Gibson.Così finisce l’era pre-Gibson, quella considerata migliore per la qualità di questi strumenti e comin-cia l’era Nashville che vede sfornare dalle stes-se linee produttive Gibson un numero limitato di Steinberger, in tutto e per tutto simili alle gloriose pre-Gibson (questo grazie all’acquisizione da par-te di Gibson di una sostanziosa scorta di manici che diversamente non avrebbero avuto speranza di produrre in proprio, loro sono artigiani del legno, mica ingegneri aerospaziali!).Ma in casa Gibson, dove circolano parecchi per-sonaggi che di marketing ne sanno un bel po’, do-po qualche anno di completo silenzio, si pensò di continuare il lavoro di taglio dei costi per rilancia-re il marchio... Ma cosa rimaneva da togliere an-cora oltre al ponte, ai pickup e le finiture a questi strumenti? Si guardarono un po’ attorno e notaro-no che la qualità di questo manico in grafite non era percepita dal chitarrista che in sostanza asso-ciava questa chitarra ad una cosa sola: “la male-detta paletta fantasma”.Immaginatevi la scena: “...ma sto manico costa un botto... ma poi chi ha mai fatto manici in grafi-te, chi cavolo li sa fare? Noi no di certo, noi faccia-mo lavori in legno, siamo i migliori in questo… e se lo facessimo... la sparo qua... in legno??” - Im-magino che questo sia il discorso fatto da uno di questi capoccioni alla Gibson quando decisero di uscire con la linea Spirit, una serie di chitarre com-pletamente fatte in legno dalle catene produttive coreane, votata a dare al mercato uno strumento molto economico che semplicemente riprende le fattezze delle vecchie Steinberger ma che con que-ste ultime non ha praticamente più molto da spar-tire oltre alla forma.Nel frattempo anche le scorte di pezzi necessa-ri per assemblare le Steinberger di sangue blu, ovvero i preziosi manici in composito, stavano fi-nendo e si pose il problema di trovare un modo per porre rimedio. Come dicevo, i corpi veniva-no fabbricati a Nashville --dopotutto Gibson può ben vantarsi delle sue capacità di produrre lavo-rati in legno-- e la produzione di corpi non rappre-sentò un problema. Allo stesso modo l’hardware venne fatto produrre in Cina a costi irrisori, ma una volta finite le scorte di manici la produzione venne interrotta e l’era Nashville tramontò pre-maturamente.

Retro ponte R SteinbergerVa anche riportato brevemente che uno dei princi-pali rivenditori Steinberger del periodo pre Gibson, Ed Roman, è entrato in possesso di grandi scor-te di manici in composito ed attualmente produ-ce una linea molto varia di chitarre sotto il marchio LSR, caratterizzate da una scelta di legni e forme per il corpo molto varia, manici sia in legno che in composito (almeno finchè anche lui non rimarrà a secco) ed un prezzo di acquisto attestato su cifre medio alte. Tra l’altro vi invito a prendere con le molle ciò che trovate scritto sul sito di Ed, da buon commerciante è uno che porta molta acqua al suo mulino e spesso ha argomenti piuttosto discutibi-li come ad esempio la storia della presunta econo-micità della GL rispetto alla GM smentita da Ned in persona nel suo sito.Nel 2000, l’incarico di commercializzare le Spirit passa a MusicYo al pari di altri marchi storici ac-quisiti da Gibson, stravolti nella filosofia costrutti-va come Kramer e per l’appunto Steinberger. Le vendite furono molto incoraggianti e dopo alcuni anni MusicYo finalmente aggiunse la serie ameri-cana nel loro catalogo composta da una decina di modelli fra GM e GR; non mi voglio soffermare in discussioni di carattere economico che riguardano le scelte commerciali del gigante Gibson e degli ef-fetti che hanno avuto su questi prodotti e sul mer-cato in genere ma qualche parola va spesa sulle differenze che ci sono fra la produzione pre gib-son, quella Nashville e la attual e MusicYo:Rispondiamo alla domanda più naturale che po-tremmo porci: “ma se Gibson è a secco di manici in grafite dove diavolo va a pigliarli quelli che mon-ta sulle attuali?”Presto detto: quando un’azienda vuole produrre qualcosa generalmente cerca di sfruttare le ri-sorse interne in modo da produrre in proprio le parti necessarie ed assemblarle, questo chiara-mente permette un controllo maggiore sulla qua-lità e la possibilità di essere più resistente alle imitazioni visto che progetti e materiali restano più facilmente segreti ed inaccessibili ai concor-renti, tuttavia non si può avere la scienza infusa e un’azienda non può essere capace di produrre qualsiasi cosa; così entrano in gioco le forniture esterne. L’azienda contatta una serie di produtto-ri che possono realizzare su commissione quelle parti tecnologicamente difficili da produrre in mo-do da completare il puzzle. Come ho detto, l’hard-ware viene commissionato ad aziende cinesi con una riduzione significativa del costo per pezzo, i pi-ckup... beh, quelli li hanno sempre comprati ester-namente, rimaneva il manico in composito e a questo punto saltano fuori diversi produttori di ma-nici in composito fra i quali spicca uno dei leader in questo campo, semisconosciuto presso i chitar-risti ma molto, molto apprezzato presso il popolo dei bassisti: Moses vince la commessa per la for-nitura di manici in composito destinati alle rinate Steinberger USA e nel 2004 l’offerta riprende.

Mike Rutherford e GM1Alcune delle differenze fra vecchie e nuove sono:# il corpo, originariamente in acero per tutte le Steinberger con corpo in legno, diventa in alder per le GM, e mogano per le GR.# L’attacco fra corpo e manico diventa a 4 viti al posto di 5, sicuramente più ergonomico ma anche meno robusto.# Il manico Moses è fatto di una mescola differen-te dal vecchio manico brevettato da Ned. A det-ta dei produttori è più “ligneo”, dovrebbe suonare meno squillante, più caldo e naturale, se intendia-mo la resa di un manico in legno. Inoltre, a diffe-renza della prima versione, il manico Moses ha il truss rod per una regolazione più accurata e per permettere di montare corde più grosse.# Alcune differenze sono presenti nell’elettronica dei nuovi modelli che ora montano un preamplifi-catore con controllo di toni.

Per i collezionisti va segnalato che nel breve perio-do antecedente all’era Nashville vennero prodot-ti dei corpi da proporre a Gibson per un eventuale commessa di modelli custom, fra cui spiccano dei top carved e dei corpi in legni esotici di particolare pregio. Ovviamente si tratta di esemplari unici na-ti con il solo scopo di demo commerciale che ac-quistano un valore notevole sia per la qualità della realizzazione, sia per l’unicità del prodotto.Ho volutamente omesso diversi prodotti Steinber-ger per limitare le generose dimensioni di questo articolo, per ulteriori ricerche potete consultare il sito ufficiale della Steinberger dove troverete le se-rie P, K, Q, ed S non trattate.Chiudiamo questa breve storia del marchio con una notizia felice... beh, giudicate voi se lo è: Ned ha ripreso in mano gli affari e ricominciato a pro-durre uno strumento chiamato Synapse che nasce come l’evoluzione delle vecchie Steinberger, ha il ponte fisso ed una serie di novità fra le quali un nuovo tipo di capotasto mobile per trasporre l’ac-cordatura, nuovi materiali ed una produzione, pare tutta fatta in Corea... Bentornato Ned!

La chitarraLo strumento di cui parliamo è un modello GR4-R messo in commercio da MusicYo. Già immagi-no che molti penseranno “sì ma le vecchie erano

Steinberger GR4-R e la R sta per ROCCCKKKKK!!!!

Articolo vincitore del Quizzarone estate 2005 oo

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La chitarra della mia terraÈ uscita ieri sera dalla fodera imbottita di Ermès, mentre il mio senno sci-volava altrove lungo le levigate curve dei notturni pensieri… Il corpo è in acero marezzato, finitura natural, con una luce chiara, come la sabbia del-la riviera, con un disegno vago, come quello che traccia il vento sulle sue dolci dune.Una tavola d’acero quilted è stata scelta, contro le originali disposizioni, come top verniciato Mediterranean Blue, scuro, ma luminoso. In origine non lo volevo ma a guardarlo ora sembra di osservare il disegno che il ca-priccioso dio Nettuno dona alle onde in inverno quando gli occhi dei morta-li fuggono le sue distese.Il binding naturale, reso più scuro dal trattamento con olio, conferisce al le-gno che si trova tra il top e il resto del corpo, un colore che sembra proprio quello della sabbia bagnata, perfetto per unire le due parti, non trovate?!Il manico di acero marezzato è incollato al corpo, saldo, solido come lo sco-glio che frange i flutti di fronte al porto della mia città.L’ho voluto cicciotto, in controtendenza, perché la mia gente non ama le co-se che passano troppo in fretta senza aver lasciato il segno. Non si parla bene della mia gente, perché non ci si prende il tempo di conoscere anziani saggi come la terra ed il mare e ragazzi burberi che si aprono con diffidenza agli altri, ma che poi sono in grado di darsi fino in fondo per un amico: pro-prio come questo manico che vibra sotto i colpi del mio plettro.

La tastiera in acero occhiolinato (non ho lesinato sulle es-senze) con tasti medium jumbo è senza segnatasti,

ma ha subito un trattamento con un olio partico-lare che ne risalta la naturale finitura: 21 tasti, su una scala tipicamente fender, di pura sabbia se guardati da lontano. Sulla paletta svetta un gabbiano aerografato (tributo al tamarro che è in me) che osserva sotto di lui la distesa del-la bianca spiaggia e sente per sempre il richia-mo del mare. Egli è come me e come chi abbia

odorato il profumo del mare, in gennaio, quando la tempesta notturna tormenta gli scogli ed alle prime lu-ci dell’alba si diffonde nell’aria un profumo selvaggio, primevo, che mi ricorda l’alito con cui Dio infuse la vi-ta in Adamo.L’hardware è costituito da meccaniche autobloccan-ti Schaller e dal ponte alecB, che accarezza i cu-scinetti a sfera danzandovi sopra come l’onda che lambisce la costa, sciabordando lieve ai pie-di dei bagnanti. I magneti sono dei custom I-Spira, in configurazione H-S-S, che ritengo una validissi-ma combinazione per versatilità. Il Falco è ottimo per le mie scorribande hard rock, tagliente come il vento che minaccia la rivoltura (come diciamo noi) mentre i due Linea mi assicurano, quan-do li uso per quel fraseggiare breve ed intenso che tanto amo, il calore della campagna asso-lata d’estate, quando sotto le fronde dell’al-bero che era giovane quando il nonno di mio nonno lo era, ci si rinfresca dalle fatiche del-la mietitura e si vede la terra fumare (altro che texas sound).Nelle posizioni intermedie ho la dolcez-

za dei pendii coltivati e l’asprezza del-l’Appennino più duro insieme a tutte

le combinazioni dei colori che assu-mono i fiori delle mie campagne. Dal funky al blues basta solo metterci una buo-na mano: i suoni

ci sono tutti. docfra

tutt’altra cosa”, tuttavia vi invito ad arrivare fino in fondo a questa recensione, potreste scoprire che queste Steinberger bastarde non sono poi così male.

CostruzioneCome ho detto, la serie GR è la base dell’offerta ed ha un prezzo di acquisto di 799$ sul sito MusicYo. I pickup sono Seymour Duncan, controllati da un selettore a 5 posizioni che li attiva esclusivamente in configurazione humbucker, ed un tono push/pull che configura il pickup al ponte in serie o parallelo. Il ponte è l’economico R-trem basculante prodotto come tutti i ponti attuali in Cina, le manopole di vo-lume e tono sono le classiche in metallo zigrinato con blocco a vite montate sulle Jackson o sulle Go-din, un primo punto a favore rispetto alle orrende manopoline tipo radio montate sui modelli vecchi.Il corpo è in mogano, decisamente un cambio di direzione rispetto all’acero delle prime versioni, devo dire che questo mi ha lasciato molto per-plesso vista la natura già molto scuretta dei pickup che sull’acero sembrerebbero essere un perfetto connubio ma che sul mogano forse potrebbero sbilanciare lo strumento un po’ troppo sulle me-dio-basse. Il manico Moses è differente sia come dimensioni che come profilo rispetto al vecchio, i 24 tasti sono montati con estrema precisione, que-sto ed il fatto che si tratta di un materiale lavora-bile con molta più precisione del legno (soprattutto perchè quest’ultimo risente molto dei cambiamen-ti di temperatura o umidità) permettono di raggiun-gere un’action estremamente bassa e comoda o in alternativa ottenere una pienezza di suono para-gonabile ad un chitarrone con action estrema pur mantenendo il settaggio ancora molto comodo. Va aggiunto che il manico presenta la regolazione del truss rod, novità assoluta rispetto al precedente modello, che permette una maggiore accuratez-za nelle regolazioni dello strumento anche quando si usano corde molto grosse (le Steinberger ven-gono fuori dalla fabbrica con scalature 009 e 010 calibrate). Lo strumento è disponibile in vari colo-ri trasparenti che mettono in risalto le splendide venature del mogano, colori che nelle immagini di MusicYo non rendono un decimo. Il corpo è in due pezzi incollati.

Il SuonoNed diceva che la R sta per Rock e, ragazzi, aveva ragione da vendere! Questa chitarra non è capace di sussurrare nulla, tutto quello che dice esce ur-lando o quasi, medie prepotenti, una spinta paz-zesca capace di bucare qualsiasi mix, un attacco della nota netto e potente, queste sono le descri-zioni di massima che trovo più appropriate per que-sta chitarra. Il segnale è molto alto, non a livello di pickup da metal estremo però decisamente più al-to di strumenti tradizionali, non c’è traccia di twang in nessuna delle posizioni, le medie sono presenti sempre e questo chiaramente non la rende adatta a generi più tranquilli o al funky ma permette di in-tegrarsi come seconda chitarra con nuove voci pie-ne di carattere.I puliti francamente non mi piacciono molto, so-no troppo affezionato al suono scavato simil strato delle posizioni intermedie e non riesco a pensare di farne a meno quando suono sui puliti, tuttavia la bimba è capace di suoni molto caldi e pieni, l’attac-co extra rende il suono sempre molto definito nono-stante una gran presenza di basse e medio basse che ingrossano il suono in modo molto piacevole; il CustomCustom al ponte è molto potente e grosso, in serie ci dà un suono medioso e rotondo sulle al-te che per i puliti non è proprio molto adatto ma in parallelo si schiarisce parecchio e quella pacca un po’ da single coil lo rende adatto a situazioni surf o blues rock, la dinamica dei pickup non è il mas-simo, soprattutto gli hot rails ceramici, non aiuta neanche il controllo del volume che se abbassa-to oltre metà rende il suono opaco e troppo chiu-so, già meglio il CC che ormai conosco molto bene avendolo montato anche sulla mia fedele S540. At-tualmente sto valutando la sostituzione degli HR, sempre con dei mini humbuckers più twangy co-me i duckbuckers o i vintage rails, e qualche modi-fica al circuito che mi permetta di splittare il pickup al ponte che in questa configurazione sfoderereb-be una inusuale quanto inaspettata natura vintage, tuttavia ho già una chitarra con quei tipi di suono (si chiama Stratocaster, mai sentita?) e tutto somma-to preferisco per ora mantenere i suoni originali.Ma veniamo ai distorti... in fondo questa chitarra nasce per quello... Beh, che dire se non che sono stratosferici, grossa, potente, definita e con un at-tacco che scrosta l’intonaco dalle pareti, al mani-co ha il giusto equilibrio fra impasto e definizione, l’attacco lo fa sembrare single coil quanto basta da far uscire tutte le note chiare e definite senza mai essere stridule o troppo pungenti, la posizione 2 è un po’ più scavata della prima ma sostanzialmente molto simile, idem la centrale, più nasale ma sem-pre prepotentemente grosso e caldo, la posizione 4 è più fredda, sempre simile alla 2. Francamente in concerto non sento quasi la differenza e mi è capi-tato sovente di desiderare quella dannata sonorità strato che proprio non mi vuole concedere, ed infi-ne il ponte... DEVASTANTE, il primo suono che mi viene in mente è quello dello zio Eddie, collegatelo ad una SLO100 ed avrete la botta di F.U.C.K. oppu-

re mandatelo ad una JCM800 a canna e vi ritrove-rete a suonare l’intro di Hot 4 teacher senza averlo mai suonato prima, personalmente questa chitarra mi ispira proprio il sound di Van Halen, da quando è arrivata ho ripreso, o meglio, ho avuto un gran desi-derio di rispolverare i suoi pezzi e anche in concerto mi ritrovo sempre più spesso a scimmiottare (per-ché, data la mia incapacità clinica più di quello non posso fare!) lo zio Eddie dei tempi migliori. (...)

Impressioni d’usoSicuramente è una chitarra dedicata a chi suona “difficile”, fatta per correre e fare uso di tecniche moderne, tuttavia ci sono tantissime piccole inno-vazioni dalle quali anche il più tradizionalista po-trebbe trarre beneficio. Cercherò di fare un quadro il più completo possibile:Il manico in composito ha un feel insolito, non è freddo come ci si aspetta; anzi la sua temperatu-ra nell’ambiente è molto simile al legno, tuttavia è scorrevole... mmmh, scorrevole è un aggettivo limi-tante, è come se fosse lubrificato, dopo che lo sfio-ri ti guardi le dita per vedere se c’è olio residuo, è qualcosa che chi ha suonato solo su legno non può conoscere, nessun manico tradizionale è così scorrevole, la cosa diventa ancora più interessan-te in condizioni limite. Quando c’è caldo e ti ritro-vi a sudare, questo manico resta sempre liscio e perfettamente suonabile. La spaziatura delle cor-de è quella della Gibson, niente corde spaziate co-me il floyd rose, chi ha suonato per anni Fender o Gibson non farà nessuna fatica a suonare su que-sta tastiera che rispetto a queste ultime è solo un po’ più piatta, i tasti sono medi e non jumbo, altro particolare che personalmente trovo molto più indi-cato sia per un playing tradizionale sia per correre veloci. La forma del manico è tonda, molto tonda per essere un manico da competizione, lo spes-sore è di 19mm al primo tasto e 22mm all’altez-za del corpo, decisamente “oversized” rispetto alle sottilette prodotte da Ibanez, Esp, Jackson o Yamaha... insomma, sulla carta non sembra una chitarra particolarmente incarnante il prototipo del-la chitarra shred eppure è maledettamente como-da, morbidissima, non frusta neanche a pagarla, ti ci trovi bene sia sulle tecniche moderne che a suo-nare il blues più tradizionale. Io dopo 2 mesi che suono praticamente solo con questa (lavoro fuori città e per comodità mi porto appresso questa chi-tarra) ho trovato difficoltà a riprendere in mano la mia S540 che adesso trovo meno morbida e suo-nabile nonostante sia una chitarra con cui suono da ormai 12 anni.L’accesso agli ultimi tasti è ottenuto tramite un blocchetto non particolarmente smussato, siamo molto distanti dal “all access neck joint” di casa Ibanez, tuttavia l’assenza di piastra e le viti incas-sate lo rendono comunque molto comodo, meglio rispetto alla serie pre Gibson e Nashville e permet-te di raggiungere agilmente tutti i 24 tasi; anche il corpo è molto comodo ed ergonomico, sono pre-senti i soliti smussi introdotti dai tempi della strato, il corpo è molto arrotondato e piacevole sia al tat-to che alla vista, mi piace molto più dei vecchi mo-delli, in particolare detesto le verniciature coprenti e sgargianti tipiche degli anni ‘80 e questa nuova reincarnazione devo dire che incontra maggiormen-te i gusti più moderni attuali (nonchè i miei.Il ponte è preciso ed intonato, grazie ad una sempli-ce levetta posta nel retro è bloccabile in un istante, questo ha due vantaggi enormi: oltre all’ovvio pre-gio di trasformarlo in un ponte fisso, rompendo una corda è possibile bloccarlo in modo da non perde-re l’accordatura. Non solo, tenendolo bloccato si può accordare la chitarra in un attimo e andando a controbilanciare la molla, facilmente accessibile dal retro tramite una manopola (niente tools plea-se!), si riesce ad accordare lo strumento in un so-lo passaggio in tempi da pit stop (ho cronometrato un cambio di corde senza avere particolare espe-rienza e ci vogliono meno di 5 minuti!)... questo la rende uno strumento altamente efficiente in si-tuazioni di lavoro, quando rompere una corda può essere un problema e dover fermare tutto, per so-stituirla, un incubo.A causa della posizione del ponte il bottone per la tracolla è posizionato più in alto, in asse con quel-lo della spalla superiore, inaspettatamente que-sta posizione rende lo strumento bilanciatissimo, la sensazione è una maneggevolezza estrema, la chitarra resta in perfetto equilibrio e non “cade” in avanti, anche la mancanza della paletta, che ini-zialmente spiazza un po’ facendoci cercare i tasti più avanti, la rende più maneggevole, hai la netta sensazione di poter andare in giro senza preoccu-

parti degli ingombri, su palchi piccoli è una auten-tica manna, mai più botte all’asta del microfono quando ci si dimena in preda al demone dell’as-solo, mai più palettate in testa al cantante o grat-tamenti indesiderati contro il soffitto bassissimo della cantina, inoltre lo strumento è leggero, nono-stante il mogano resta addosso con piacere e sen-za stancarti mai e quando devi mollarlo un attimo puoi poggiarlo per terra sicuro che non cadrà grazie alla forma “stondata” del corpo.Il circuito è interamente schermato da una pelli-cola di rame che ricopre tutte le pareti (coperchio compreso), i terminali non usati dei pickup sigillati da guaina in gomma ed un estremo ordine del ca-blaggio danno ulteriore dimostrazione dell’ottima fattura di questo strumento, infine il selettore dei pickup, preciso e morbidissimo, i potenziometri di qualità dal feel comodo e piacevole fanno da cor-redo ad uno strumento davvero ben pensato ed al-trettanto ben realizzato che porta avanti di ulteriori passi lo stato dell’arte in campo chitarristico.

I difettiCome ho sempre sostenuto, non esiste uno stru-mento perfetto. Per quanto ci si avvicini c’è sempre qualcosa che non va; i suoni sicuramente non van-no bene per situazioni più tranquille, non lo chiame-rei difetto ma certamente la rendono sconsigliabile a chi necessita di grande versatilità, il ponte ha un feel molto rigido, la leva è dura da modulare e per chi come me è abituato ai ponti Ibanez è sicura-mente un problema, personalmente non mi ci trovo molto bene e finisco per farne a meno o al massi-mo ne faccio un uso molto limitato (classici dive bombs o tremolo sulle note lunghe). Questa rigidità però dà una maggiore stabilità al tutto, quando ti-ri un bending le altre corde praticamente non scen-dono quasi niente ed il feel è molto simile a quello di un ponte fisso. Come probabilmente già sapete, il sistema a ponte Steinberger necessita di corde speciali con due teste ai due capi, o in alternativa l’introvabile accessorio a brugola che permette il bloccaggio di corde normali al capotasto. Sempre a proposito di capotasto, questo strumento ha il co-siddetto “zero fret” ovvero il capotasto è realizzato da un tasto su cui poggiano le corde, da un certo punto di vista è una miglioria perchè rende il suo-no molto omogeneo fra corde premute con le dita e corde suonate a vuoto, tuttavia il tasto è general-mente meno resistente allo sfregamento e tende a consumarsi velocemente (la mia che ha meno di un anno di vita presenta già dei canaletti scavati dalle corde) questo con evidenti problemi all’action.Il canale di distribuzione di MusicYo, che ven-de esclusivamente tramite web, purtroppo non consente di avere esemplari in prova nei negozi, questo non aiuta sicuramente le vendite (che co-munque pare siano sufficienti a soddisfare l’offerta visto il continuo stato di sold out notificato dal si-to) ma peggio ancora costringe a dover acquistare a scatola chiusa uno strumento che per sua natu-ra è tanto innovativo quanto difficile da valutare se non si ha occasione di provarlo. Io stesso l’ho com-prata più che altro per farmi un giro e rivenderla vi-sto che c’è una grande richiesta di questi strumenti ma grande difficoltà a provarli, almeno questa era l’intenzione iniziale. Ma una volta provata mi ha su-bito conquistato ed è entrata a far parte della mia scuderia, credo ancora per molto tempo.

In conclusioneCi troviamo di fronte ad uno strumento molto vali-do, dalla spiccata personalità ed unicità, caratteri-stiche che spesso latitano negli strumenti moderni (specie quelli più rockettari di provenienza asiati-ca), che ha come limite alla sua diffusione la po-ca conoscenza da parte della maggioranza (quanti di voi hanno mai provato una Steinberger vera?) e il suo approccio davvero radicale. Tuttavia è uno strumento che mi sento di consigliare a qualsia-si chitarrista rock che non ha ancora trovato “la sua voce” fra gli strumenti tradizionali oppure al professionista che necessita nel suo arsenale di uno strumento versatile e capace di non lasciarlo mai a piedi, neanche il giorno che il suo produtto-re gli organizzerà un bel concerto dentro una pisci-na olimpionica!Volendo suoni più brillanti e quelle posizioni inter-medie che ci piacciono tanto, è possibile optare per il set EMG: non sono assolutamente i suoni ori-ginali strato ma hanno caratteristiche simili ed in più una sonorità ancora una volta originale e molto efficace, provare per credere!

Robyz

Il QUIZZARONE è un bel concorso inventato da Glen e Alberto Biraghi per Accordo.it in occasione di SHG. Si rischia di vincere grosso facendo qualco-sa di divertente. In occasione di SHG 26 si chiedeva di scrivere un articolo a tema chitarra, e il vincitore aveva diritto, come premio, alla fantastica chitar-ra DISMAMUSICA-MOLINELLI e alla pubblicazione dell’articolo su DISMAMU-SICA MAGAZINE. Lo sforzo valeva il premio, e l’articolo eccolo qui, nella sua interezza (una lunghissima recensione di una Steinberger con posizioni e opi-nioni strettamente personali dell’autore su marchi e mercato). A fianco una menzione speciale: sesto posto, senza chitarra, ma con la soddisfazione di un approccio davvero originale al tema proposto e pubblicazione su DISMAMUSI-CA MAGAZINE. Complimenti!

La Redazione

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Riparte Scuola Musicafestival

La lettera riprodotta qui a fianco riporta la data “settembre 2005”, ma non si trat-ta di un errore. Questa comunicazione, che è positiva anche semplicemente nella pluralità degli sponsor riprodotti a piè di pagina, verrà infatti diramata ai primi di set-tembre a tutti i Dirigenti Scolastici delle scuole italiane per annunciare il lancio della nuova edizione di Scuola Musicafestival.La manifestazione, che lo scorso aprile ha festeggiato a Rimini il suo quinto anni-versario, si presenterà all’appuntamento del nuovo anno scolastico con una serie di importanti novità. La prima riguarda l’istituzione di una nuova sezione denominata Net Music 1.0 e interamente dedicata alla produzione di musica elettronica; la se-conda è relativa alla “sezione speciale” dedicata alle scuole secondarie, che a par-tire dall’anno solastico 2005-2006 entrerà a far parte integrante del Festival, con il risultato che i ragazzi di questa fascia d’età potranno partecipare sia alla sezione Musica che alla sezione Ricerca.Grazie a queste innovazioni, Scuola Musicafestival si impone di fatto come la pri-ma manifestazione nazionale per la promozione della musica a scuola. Inoltre, grazie al prezioso rapporto di collaborazione instaurato con RadioRai, Scuola Mu-sicafestival confermerà anche quest’anno il suo ruolo strategico di formidabile momento comunicativo dell’intero mercato musicale italiano sui media nazionali ed internazionali.Per informazioni sulle novità del VI Scuola Musicafestival è possibile consultare il sito Internet della manifestazione, all’indirizzo www.scuolamusicafestival.itCon un’avvertenza: le informazioni verranno svelate a partire dal primo di set-tembre...

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trante Clementina Cantoni a cui era dedicata l’iniziativa, per arrivare ad ar-tisti quali Antonella Ruggiero, Alberto Fortis e Linda) era anche “presidiata” da persone comuni, da appassiona-ti, da famiglie, al termine di un caldo mercoledì di giugno che ha riservato loro la sorpresa di un po’ di buona musica giusto prima di cena.Molti erano arrivati in piazza Duomo per l’iniziativa, ma molti si sono trova-ti lì quasi per caso, e di lì non si sono mossi fino al termine del concerto.Tutti hanno fatto la loro parte con en-tusiasmo, a partire da Franco Mus-sida, l’anima sorridente dell’appun-tamento (capace di incitare, di con-dividere, di supportare e di incitare, sempre con il suo inconfondibile en-

tusiasmo) a Don Mazzi, presente con molti dei suoi ragazzi e disponibile a parlare, a sottolineare l’importanza dei valori veri e a stimolare alla co-stante attenzione per la persona, a Filippo Penati, attento a dire l’essen-ziale per lasciare spazio alla musica, alla festa e al messaggio di pace che la presenza sul palco di Clementina Cantoni (ancora prigioniera in Afgha-nistan nell’imminenza del concerto a lei dedicato) ha sottolineato con gran-de forza.La musica ancora una volta è diven-tata strumento di pace, di conviven-za civile, di impegno sano e scuola di vita. Grazie a un grande protagonista del mondo musicale italiano, che ha promosso l’idea di “fare musica in-

per la pace1.000 chitarre

sieme” come itinerario possibile e ac-cessibile a tutti,Dismamusica e Disma Servizi hanno sostenuto dall’esterno questo eeven-to, approvandone in pieno finalità e svolgimento. Con in più una parte-cipazione personale: per suonare le congas (e lo testimonia la foto) per la Sinfonia Popolare della Pace si è reso disponibile in prima persona anche lo stesso Presidente di Disma Servizi Claudio Formisano.

CONSEGNATO A CHIETI IL PIANOFORTE VINTO ALLO SCUOLA MUSICAFESTIVAL

È stato consegnato alla scuola “Chiarini – De Lollis” di Chieti il pianoforte verticale “May Berlin – selected by Schimmel” messo in palio dalla rete dei Concessionari Schimmel in Italia all’ultima edi-zione dello Scuola Musicafesti-val. Alla consegna hanno presen-ziato tutti i ragazzi partecipanti al Festival, il Dirigente scolastico dott. D’Urbano ed i professori coinvolti ai quali i ragazzi hanno tributato uno speciale applauso per averli tenacemente sostenuti e preparati durante l’anno scola-stico fino al successo del “Con-certone”. Il graditissimo premio è stato subito collocato nel la-boratorio musicale ed i professo-ri ed i ragazzi hanno così potuto saggiare la qualità del pianoforte ricevuto. Erano presenti anche il sig. Giovanni Doria, della ditta Strinasacchi di Verona, Rappre-sentante per l’Italia dei piano-forti Schimmel, nonché i signori De Romanis e Sasaki, rispetti-vamente Responsabile Commer-ciale e tecnico della Concessio-naria Schimmel competente per territorio, la ditta Angelo Fabbrini di Pescara.

60 laboratori di RITMìA in 30 scuole

dell’infanzia di Milano

È partito il nuovo Progetto “RIT-MìA - Bim... Bim... Bimbi in Musi-ca”, organizzato dalla Fondazione Scuole Civiche di Milano in colla-borazione con il Comune di Milano e rivolto a 30 scuole dell’infanzia, per un totale di 60 laboratori e 4 incontri di formazione nell’anno scolastico 2005/06.I laboratori per i bambini saran-no guidati da operatori esperti del metodo RITMìA, mentre gli incon-tri di formazione per gli insegnanti saranno condotti dalla Professo-ressa Sonia Simonazzi.Il progetto, il cui sottotitolo rias-sume efficacemente le finalià del-l’iniziativa (Percorsi musicali per ascoltarsi e ascoltare alla scuola dell’infanzia), tende a stimolare i giovanissimi ad apprezzare la mu-sica, a comprenderla e a sfruttar-ne le potenzialità positive.

“Voglio ringraziare tutti i partecipanti chitarristi e coristi per le belle parole, per l’entusiasmo e gli apprezzamenti, per i sacrifici che avete fatto per po-ter far vivere questa meraviglia”. Con queste parole Franco Mussida, idea-tore dell’iniziativa 1.000 chitarre per la pace e autore dell’omonima Sinfo-nia Popolare, ha ringraziato sul Web quanti hanno reso possibile l’inziativa e, soprattutto, quanti hanno parteci-pato dal vivo, come chitarristi, come supporter, come pubblico e come or-ganizzazione spicciola ma essenziale, alla riuscitissima iniziativa.Piazza del Duomo, affollata di perso-nalità presenti (a partire dal Presiden-te della Provincia di Milano Filippo Pe-nati, a Don Antonio Mazzi, alla rien-

Nelle foto: Sotto il titolo un primo piano dei chitarristi e, nella foto piccola, Fran-co Mussida, Don Mazzi e Filippo Penati sul palco. In basso, da sinistra, Claudio Formisano alle congas, Antonella Rug-giero e il palco delle 1.000 chitarre.

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“Fate studiare la musica ai vostri bambini” “Attraverso i miei concerti gratuiti per i giovani spero sempre di gettare qualche seme che pos-sa vivificare sotto la neve della pigrizia e della superficialità”. Così Uto Ughi, in un articolo a cura di Alessandra Ricciardi pubblicato su Class del mese di giugno.“La musica classica rischia di non avere più in Italia chi la suoni e la ascolti”. Per questo “è necessario che l’Italia cambi rotta”, sottolinea il Maestro, “perché la musica non è solo un va-lore dell’anima, ma è la misura dello sviluppo di una società, del suo potenziale in termini di progresso”. Ci sono Paesi che non hanno una tra- dizione e un talento musicale pari a quello dei popoli latini, ma hanno forte volontà, passione e di-sciplina della musica “che parte dalle isti-tuzioni e finisce nelle famiglie”. Se l’educazione musicale è “del tutto normale in Paesi come la Germania e l’Au-stria (…) il Giap-pone, dove tutti, dai cinque anni in poi, imparano a suonare uno strumento”, c’è da dire che “l’Italia, che è tradizionalmente uno dei pilastri della creatività musicale mondiale, è invece ri-masta indietro, molto indietro”. Perché nella scuola “si fa poco, quasi nulla (…) e, di conse-guenza, nelle famiglie”. Invece ogni bambino “ha una propria musicalità che va scoperta. È una sensibilità che lo accom-pagnerà per tutta la vita. Un patrimonio che però, se non coltivato, inaridisce per sempre”.E in Italia la musica “continua a essere la cenerentola dei programmi scolastici (…) rinviare lo studio della musica, che significa lo studio di uno strumento, al conservatorio significa aver ab-dicato a un’educazione musicale”.

Leggendo

di Caterina De Gregori

qua e làNazareth Orchestra: seme d’armoniain una terra travagliata

Con queste espressioni il Daily News di New York aveva definito l’unica orchestra al mondo nella quale suonano insieme cristiani, ebrei e musulmani.Andrea Pedrinelli, per Avvenire del 7 luglio, ha intervistato alcuni dei musicisti che la com-pongono, in occasione dell’unica data italiana della tournée (a Pelago, Firenze).Quasi dieci anni di vita, fondata ad Hai-fa (città da secoli esempio di possibile convivenza pacifica tra culture differen-ti) nel 1996 da Nizar Radwan, attuale direttore e primo violino, la Nazareth Or-chestra è composta da una decina di strumentisti classici e da due voci.“La diversità coraggiosa dell’orchestra è evidente fin dalle caratteristiche del suo progetto, tanto semplice all’appa-renza quanto complesso da applicare alla realtà del Medioriente”. Radwan sottolinea: “Gli obiettivi musicali sono diffondere la musica di matrice araba, approfondirne la cultura, incoraggiare i talenti locali. Ma soprattutto (…) esse-re punto d’incontro tra le culture”.I concerti della Nazareth Orchestra si configurano, secondo i maggiori critici musicali del mondo, come “veri e propri inni alla pace”. Si sono tenuti negli Stati Uniti, in tutta Europa e nei più importan-ti Festival mediterranei.“Dimostriamo come nell’arte non esi-stano differenze fra musulmani, ebrei o cristiani. Come lo facciamo capire? Sem-plicemente presentandoci su di un palco e suonando”.“La musica”, spiega Lubna Salame, can-tante principale della Nazareth Orchestra, “è un ponte tra le nazioni e le culture, co-munica serenità e valori”.

A Biella la scuola di arpaterapia

Il suono dell’arpa “placa l’ansia, migliora l’umore, dà una mano al benessere psicofisico”. A dirlo è Eleonora Perolini, “l’arpista che un anno fa ha aperto a Biella la prima scuola di arpa curativa italiana e ora lavora in una ventina di istituti e ospizi per anziani assieme a medici e psicologi”. Il suono dell’arpa agisce su malati di Alzheimer, depressi, psicopatici, pazienti in coma…Quale, chiede Nicoletta Sipos, per Chi dell’8 giugno, il segreto di tutto questi miracoli?“La musica ha quasi sempre un effetto calmante. Nel caso dell’arpa entrano in gioco le vibrazioni emesse dalle lunghe corde dello strumento. Vibrazioni che sembrano smuovere l’anima e il corpo”.Negli USA l’arpaterapia viene praticata già da trent’anni e il progetto è quello di inserire, entro il 2020, un’arpista in ogni ospedale. Ora in Italia è attiva, a Biella, la scuola di arpa-terapia, fondata dalla stessa Perolini. Gli studen-ti sono “musicisti (…), medici, psicologi e perfino maestri elementari. La terapia incuriosisce mol-ti”.Anche la dottoressa Monica Bricchi, anestesista rianimatore dell’Istituto neurologico Besta di Mi-lano, sottolinea gli aspetti positivi di questa te-rapia: “Nei pazienti seguiti durante l’esperienza di arpaterapia abbiamo constatato un abbassa-mento della pressione e della frequenza cardia-ca, la riduzione della prolactina, un ormone che tende a salire rapidamente con lo stress e si riduce con il rilassamento. Inoltre i pazienti in grado di parlare hanno manifestato una sensa-zione di benessere e la diminuzione del dolore (…) sappiamo per certo che nel lungo termine la vibrazione dell’arpa rinforza il sistema im-munitario agendo per un effetto meccanico anche su pelle e ossa”.

Il suono inventato

È a firma di Paolo Crespi un articolo uscito l’11 giugno su La Repubblica della Donne che parla de-gli “inventori dei suoni”.Contributi musicali per la videoarte, mix di suoni (reali e non) del cinema, della pubblicità, di Inter-net, telefonie dei cellulari, “suono d’avvio” dei computer…Questo e non solo è “sound design”, “un mondo articolato che i professionisti italiani mostrano di saper trattare con disinvoltura”. Vari i nomi dei sound designer in Italia. Ttra questi William Bottin, che al momento sta collaborando con l’artista catalano Muntadas a un’opera per la Biennale di Venezia, e Lorenzo Brusci, fondato-re con Stefano Passerotti del “Giardino Sonoro La Limonaia dell’Imperialino”, la cui ultima “instal-lazione presentata a Firenze è A crystal sonic Chandelier, basata su moduli di immersività sonori, luminosi e botanici”, e per il quale “Il sound design può essere visto come la fase di progettazione di uno spazio abitabile potenziale, fatto di simboli sonori”.E a Milano, in ottobre, prenderà il via il primo master italiano di “sound design”, promosso dall’Isti-tuto Europeo di Design e coordinato da Sergio Messina, che afferma: “Il sound design è un’arte molto raffinata, che da un lato confina con la musica, e dall’altro con il suono puro. Tutto quello che c’è in mezzo (…) è sound design. Un’arte che si rivolge all’udito, il più oscuro e raffinato dei cinque sensi”.

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Il jazz di Kyle Eastwood“Quando di cognome fai Eastwood e tuo padre è proprio quel Clint, non deve essere facile tenersi alla larga dal cinema”. Kyle, però, primogenito del celeberrimo attore e regista, c’è riu-scito. A raccontarlo è, per Venerdì di Repubblica del 1o luglio, Emiliano Corretti.Il giovane Eastwood (37 anni) si è lasciato travolgere da un’altra passione del padre, quella per il jazz, diventando un jazzista di livello. Una passione nata sul set di Honkytonk Man nel 1983, dove Kyle ha imparato a suonare la chitarra.“Quella passione non lo ha più abbandonato. Fino a quando, a 18 anni, (Kyle) ha preso la de-cisione che la musica sarebbe stata la sua vita e che il contrabbasso sarebbe stato lo strumento perfetto per avvicinarsi al jazz”.In Italia è appena uscito il suo ultimo album, Paris Blue che si propone come “il disco di un artista cresciuto tra Miles Davis e Dizzy Gille-spie, Stan Getz e Sarah Vaughan. E quando si dice ‘cresciuto’ si vuol dire che tutte queste icone della musica afroamericana Kyle le ha conosciu-te di persona”. Perché il padre lo accompagnava ai festival e alla fine lo portava nei camerini degli artisti che si erano esibiti, rendendo il jazz parte in-tegrante di Kyle.Kyle ha iniziato a comporre negli anni Novanta per i film del padre (collaborò alla colonna sonora de Gli spietati e poi ha composto le colonne sonore di Mystic River e Million Dollar Baby), e nell’ultimo album, oltre che dell’accompagnamento di “due fuoriclasse come Vinnie Colaiuta alla batteria e Jim Rotondi alla tromba” si avvale anche della compagnia del padre, che, “tanto per non dare troppo fastidio (…) ha deciso di intervenire (…) mettendosi a fischiare”.

La Casa da Mùsica

In un breve trafiletto del numero di luglio di Casamica viene presentata la Casa da Mùsica, “un immenso poliedro di quasi 22 mila metri quadrati in-castonato nel terreno, la superficie sfaccettata, tagliata con linee irregola-ri come un diamante di cemento e inaspettate trasparenze (…), il nuovo, scintillante gioiello” della città di Porto.A progettarlo è stato l’architetto olandese Rem Koolhaas: si tratta della “prima struttura del Portogallo interamente dedicata alla musica”. Il nu-cleo centrale della Casa è il “Grande Auditorium, una scatola (1.238 po-sti) non convenzionale, decorata sui toni dell’oro e dell’argento, l’unica al mondo ad avere pareti di vetro. Secondo il progetto dell’ingegnere del suo-no olandese Renz Van Luxemburg, la superficie ondulata del vetro produce un’acustica tra le migliori per le sale da concerto”.La Casa da Mùsica è stata ideata nel 2001, in occasione della celebrazio-ne di Porto Capitale Europea della Cultura.

Loredana, bimba rom, dalla metropolitana alla Scala

È Cristina Bassi, per il Corriere della Sera – Milano del 7 luglio, a raccontare la storia (quella di un sogno realizza-to) di Loredana, bimba rom del campo nomadi di via Bar-zaghi, a Milano.“Loredana ha 12 anni e frequenta le medie. Il pomeriggio

suona il violino sul metrò, linea rossa, insieme al fratello e al padre che tutti chia-mano Director”.A incontrarli per la prima volta è stato Claudio Bernieri, che ha fatto della ragazzina la protagonista del suo film Zingari in carrozza, una sorta di remake del celebre Miracolo a Milano di De Sica (1951). Nel film “Loredana interpreta se stessa. Tutti i giorni suona nella metropolitana Oh mia bèla Madu-nina e alla Madonnina chiede di farla diventare famosa”; nel film il desiderio si avvera.Ma la realtà non è da meno: Loredana vuole fare la ballerina: “come tutte le ragazze del suo popolo si muove con grazia. È cresciuta ascoltando i ritmi zingari, un po’ mediterranei e un po’ orientali”.E quando Franca Roberto Cannavò, insegnante di danza alla Scala, alla trasmissione di Canale Ita-lia Passeggiando per Milano ha visto ballare la piccola rom, “ha deciso di regalarle un corso di fla-menco che inizierà a settembre”.

Under 13 Orchestra

Paola Zonca presenta, su La Repubblica dell’8 giugno, l’Under 13 Orchestra alla sua prima esibizione all’auditorium di largo Mahler a Milano.“Non è un’orchestra come tutte le altre. I suoi componenti, infatti, sono dei bambini: hanno dai sette ai tredici anni, ma suonano con l’entusiasmo, la fierezza, l’impegno, dei più seri professionisti della musica”.Sono coinvolti circa centoventi alunni di quattro scuole prima-rie e secondarie di primo grado della città di Milano. Fino a qualche tempo fa non erano in grado di leggere uno spartito e non avevano mai imbracciato uno strumento musicale. Oggi, dopo otto mesi di lavoro, compongono un’orchestra. “Come ha potuto accadere un miracolo in un Paese, come l’Italia, che ha eliminato la pratica della musica da ogni ordine di scuola?”, si chiede Zonca.Grazie all’associazione milanese “La nuova musica”, alla Fondazione Cariplo, che ha dato 180 mila euro per due an-ni, alla partnership dell’Orchestra Verdi (che ha fornito la sala) e al-l’entusiasmo dei piccoli musicisti.All’inizio è stata ardua, racconta Stoppa, insegnante di Armonia e Composizione al Conservatorio di Novara, ma “strada facendo, i piccoli si sono rivelati una miniera inesauribile di sorprese”.“La nuova musica” ha fornito gli strumenti e garantito tre ore di lezione settimanale (teoria e pratica) e una prova collettiva al mese. I bambini hanno scelto autonomamente lo strumento da suonare. “Quelli dell’Under 13 Orche-stra sono bambini normali”, non enfant-prodige. “Ma proprio questa è stata la scommessa: imparare la musica gio-cando”.Questi ragazzini si sono avvicinati a uno strumento e hanno suonato subito insieme: “questo ha permesso loro di sviluppare un orecchio diverso. In più c’è l’aspetto importantissimo della socializzazione”.Per i prossimi tre anni il progetto è di estendere l’iniziativa a 360 piccoli orchestrali.

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eOpera di pace

Alabianca Publishing è orgogliosa di annun-ciare la disponibilità delle partiture di un’ope-ra musicale straordinaria sia sotto il profilo artistico che dal punto di vista dell’impegno sociale e religioso.Nata come “Messa laica”, Dal basso del-la terra porta la firma di Ernesto Olivero per quanto riguarda i testi e di Mauro Tabasso per la parte musicale. Olivero, candidato al premio Nobel per la Pace, è il fondatore del-l’Arsenale della Pace/SERMIG di Torino - Am-man (Giordania) - San Paolo (Brasile), e ha voluto dedicare quest’opera a papa Giovan-ni Paolo II.L’opera è stata rappresentata integralmente in anteprima mondiale a Torino lo scorso 27 febbraio sotto la direzione del Maestro Sal-vatore Accardo. Giovanni Paolo II, che aveva avuto modo di ascoltare alcuni brani in Sala Nervi in occasione del Giubileo della Pace dell’anno 2000, aveva apprezzato l’iniziativa al punto da autorizzare la pubblicazione del-la propria effigie sulla copertina del libro e del CD con la registrazione integrale.La partitura pubblicata da Alabianca offre un arrangiamento succinto ma particolarmente efficace per i piccoli gruppi: accanto alle parti vocali sono infatti presenti le parti del pia-noforte accompagnatore e di alcuni strumenti che contribuiscono ad arricchire la tessitura armonica e il “colore” timbrico per rappresentazioni di sicuro effetto che non richiedono la mobilitazione di molti musicisti. Questa caratteristica permette una fruizione decisamen-te ampia del libro, che può essere proposto con successo al grandissimo numero di for-mazioni musicali che cercano un valore aggiunto nella musica da esse proposta.Naturalmente, per chi lo desiderasse, Alabianca è pronta a fornire anche gli arrangiamenti per ensemble e orchestra, nonché tutti i “soli”.

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Una voce dalla StoriaIl sassofono di Jimmy Dorsey è sicuramente uno dei più importanti che la storia della musica ricordi. E in questo volume, al quale la nuova edizione con CD regala un tocco di smalto aggiuntivo, sono racchiusi molti dei “segreti pro-fessionali” di questo straordinario interprete dello swing. Dalle particolarità tecniche al ruolo dell’improvvisazione, dagli esercizi su scale e arpeggi ad un’ampia raccolta di assoli tratti dal repertorio di Dorsey documentato dalle in-cisioni discografiche... c’è veramente tutto quello che stu-denti e appassionati possono desiderare per “catturare” questa eredità.

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PER SUONARE LA SALSANonostante il panorama attuale dell’editoria musicale sia af-follato di ottimi testi, particolarmente curati sia nei contenuti che nella veste grafica, Conga Drumming si impone da subito come una delle produzioni più fresche in circolazione. E questo non soltanto a nostro parere, ma a detta dei critici delle riviste specializzate del settore delle percussioni.Attraverso dodici capitoli molto ben strutturati, gli autori Alan Dworsky e Betsy Sansby riescono a “trasmettere” non soltan-to la tecnica di base, ma anche la passione per gli strumen-ti dei ritmi afro-cubani. Il “miracolo” si deve anche alla felice traduzione italiana di Francesca Visentin e Marco Pontiroli e alla grafica estremamente chiara della pubblicazione. In definitiva, si tratta di un volume da proporre sia a chi desidera avvicinarsi per la prima volta al repertorio afro-cubano sia a chi, partendo da una posizione consolidata di batterista o percussionista abituato a frequentare altri generi musicali, desidera arricchire il proprio bagaglio musicale in modo gradevole e appassionante.

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Il Microfono da studio a condensatore C01U USB è il primo microfono da studio a condensatore a prezzo contenuto con uscita diretta in porta USB. Per la prima volta in assoluto i musicisti che registrano sul computer han-no a disposizione una soluzione semplice e a costo conveniente per catturare voci e strumenti acustici ad un elevato livello qualitativo. L’idea guida è l’integrazione imme-diata e la si è ottenuta creando un microfono a condensatore da studio che può essere collegato a qualsiasi computer senza alcuna ulteriore interfaccia di ingresso/uscita, al-cun costoso preamplificatore hardware: solo un semplice cavo USB. Il microfono a con-densatore C01U è basato sull’enorme successo del modello Samson C01. Dispone di un diaframma da 19mm a sospensione interna anti-shock con risposta polare cardioide, in grado di assicurare registrazioni da studio di qualità purissima. Il C01U è perfettamente adatto per qualsiasi computer Mac o PC e per qualsiasi programma di Workstation Audio Digitale. Risolve immediatamente i problemi di registrazione acustica anche dei musici-sti dotati di computer portatile, dato che l’alimentazione alla capsula viene fornita diret-tamente via USB.

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Dalle ore 18:00 di domenica 11 Settembre 2005, nu-merosi artisti – affermati ed emergenti – daranno vita Al Teatro della Luna di Assago - Milano a un’entusiasmante kermesse musicale: Yamaha Night Live 2005Tra i vari nomi del cast spiccano: il batterista internazio-nale Akira Jimbo; Antonio Forcione, il “Jimi Hendrix” del-la chitarra acustica; L’Aura, la famosa giovane cantautri-ce nota sia come musicista sia come grande interprete, già paragonata ad artisti quali Tori Amos ed Elisa, e tra i protagonisti dell’ultima edizione del Festivalbar; Dol-cenera vincitrice dell’ultima e fortunata edizione di Mu-sic Farm e oggi in testa alle classifiche d’ascolto, re-cente vincitrice del Disco d’Oro con Un mondo perfetto. Importante anche il nome della presentatrice della serata, Paola Maugeri, la famosa Veejay di Mtv. Oltre alla musica, protagonista dell’evento sarà anche la solidarietà; l’incas-so della serata sarà, infatti, devoluto alla Dream On.La Yamaha Night Live 2005 regalerà al pubblico intense ore di musica e, oltre a fare esibire le numerose star inter-nazionali e di casa nostra, contribuirà a garantire un pal-coscenico di prima grandezza alla band ITACA –official en-dorser 2005-2006– emersa da una nutrita selezione che ha visto partecipare decine di band provenienti da tutta la

Penisola. Protago-nisti al Teatro della Luna sa-

ranno anche i gruppi Dejà Vu di Lecce e No Name Band di Milano –che hanno imparato a suonare grazie al metodo Yamaha e affinato le loro sonorità prendendo parte ai Corsi di Musica delle Scuole Yamaha.Data la varietà delle esibizio-ni in programma, l’evento sarà una vera e propria festa della musica. Gli Endorser Yamaha Akira Jimbo e Antonio Forcione impressioneranno i palati più fi-ni che amano gli strumentisti di razza, protagonisti di grandi col-laborazioni internazionali. Gli amanti delle voci femminili potenti e graffian-ti potranno scoprire le doti canore che hanno fatto primeggiare Dolcenera su tutto il cast di Music Farm e L’Aura conosciuta e apprezzata dal grande pubblico grazie anche all’ultimo singolo Radio Star. Naturalmente, protagonista sarà anche il pubblico giovane, fruitore ideale delle esibizioni delle band emergenti che si susseguiran-no sul palco.

Yamaha è da sem-pre in prima linea nella promozione di eventi legati al variegato mondo della musica. Oltre che nella progettazione e nella produzione musicale, l’azienda è costantemente impegnata nella scoperta di nuovi talen-ti e nella creazione di occasioni in cui essi possano dare prova delle loro qualità artistiche. L’evento dell’11 Settem-bre rientra in questa tipologia di occasioni ed è stato crea-to per consentire a chi è emerso dai casting Yamaha e dai corsi di musica di dare vita a un’esibizione su un vero

palcoscenico, davanti a un pubblico di appas-sionati.“Dulcis in fundo”, l’evento contribuirà anche concretamente alla valorizzazione di attività ar-tistiche e creative tra i giovani. L’incasso, infat-

ti, sarà interamente devoluto alla “Dream On” impegnata nella promozione di stili di vita sani tra i giovani attraverso l’impegno in ambito artistico.

Yamaha Night Live 2005

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DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 200510 DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 11

massima apertura, aggiungendo un tocco di classe alle esecuzio-ni. Tutti i preset possono esse-re riprogrammati dall’utente per soddisfare qualsiasi esigenza musicale.Attraverso la funzione di MIDI OUT è possibile infine controllare expander e tastiere esterne, ag-giungendo combinazioni di ulte-riori suoni ed arrangiamenti. Completano la dotazione 2 pre-se per cuffie, adatte per “suona-re in silenzio” o per impiegare lo strumento nelle scuole con-senten-

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Una collana per apprendere

Avevamo già avuto modo, in occasione della Fiera di Rimini, di segnalare ai lettori di Dismamusica Magazine la disponibilità di un interessante volu-me stampato dalle Edizioni Curci di Milano che offriva a chiunque l’opportunità di mettersi a confronto con un semplice test per stabilire l’attitudine individuale alla musica. Il libretto, dal titolo Ascolta tu, si basa sugli studi del professor Edwin Gordon e si ripromette di schiudere al pubblico italiano gli ampi orizzonti della Music Learning Theory elaborata dal docente dell’Università della Carolina del Sud (USA).A distanza di tre mesi da quell’iniziativa, il catalogo Curci si arricchisce di un nuovo volume dal titolo Ascolta con lui, canta per lui, dedicato espres-

samente a genitori ed educatori della scuola dell’infanzia e della scuola primaria che “pur non conoscendo il pentagramma e la teoria musicale, ritengono sia estremamente importante avvicinare il bambino alla musica”.Di fatto, Ascolta con lui, canta per lui è un agile manuale che, in una cinquantina di pagine di agevole lettura, presenta i fondamen-ti teorici della Music Learning Theory elaborata dal professor Gordon: una teoria che, sulla base di rigorose osservazioni scientifi-che, vede nei primissimi anni di vita il periodo ideale per lo sviluppo del potenziale di apprendimento musicale.Partendo da questi presupposti, il volume propone una serie di esperienze musicali commisurate allo stadio di crescita del bam-bino e volte a costruire intorno a lui un ambiente ricco di stimoli musicali condivisi. In altre parole, il volume propone una serie di esperienze da vivere insieme ai bambini, in un rappor-to di complicità che è alla base del meccanismo di stimolo nei confronti della musica.

I giochi proposti si basano sull’interazione fra suono, spazio e movimento e si inserisco-no nell’ampio ventaglio di attività psico-motorie che costituiscono oggi la base del-

l’educazione dei bambini nelle scuole dell’infanzia. Il CD allegato permette poi l’uso di tutte le risorse anche da parte di chi non è particolarmente intonato o di chi non ha dimestichezza con le forme musicali.In conclusione, si tratta di un volume che –come gli altri della stessa collana, qui riprodotti in fotografia– può essere consigliato con profitto sia ai genitori sia a quel vasto panorama di figure (educatori, insegnanti) che, pur non aven-

do competenze professionistiche, cercano un modo produttivo per avvicinare alla musica gli... appassionati di domani.

Novità RUGGINENTIGiovanni Bettin - Il Pianoforte da Concerto Steinway & Sons - Manuale di regolazione, ac-cordatura, intonazione e messa a puntoUn manuale unico nel suo genere, che illustra un “itinerario guidato nel grembo del pianofor-te” documentando tutte le fasi di regolazione, accordatura, intonazione e messa a punto dello strumento. In queste pagine sono esposte le riflessioni e considerazio-ni tecniche rivoluzionarie che l’autore ha maturato in oltre trentacinque anni di attività anche presso prestigiose fabbriche di pianoforti come la Steinway & Sons di Amburgo e la Fazioli di Sacile, e con la preparazio-ne di strumenti da concerto per grandi pianisti come W. Kempff, C. Ar-rau, S. Richter, R. Serkin, E. Gilels, A. Brendel, F. Gulda, V. Ashkenazy, L. Berman, A. Ciccolini, M. Parahia, M. Argerich, T. Vásáry, M. Tipo, A. De Larrocha, G. Sokolov, K. Jarrett e molti altri; inoltre, vengono svelati espedienti (o trucchi) escogitati da grandi esecutori per facilitare le pro-prie performance artistiche.

Max Matthias - Steinway Service ManualGuida per la cura e manutenzione dello Steinway Traduzione di Steno GiuliniQuesta traduzione dall’originale tedesco della se-conda edizione dello “Steinway Service Manual” è una preziosa guida pratica per i tecnici del pianofor-te, operanti nel servizio di assistenza e riparazione, che permette di conoscere con precisione le moda-lità costruttive, i vari dimensionamenti, la cordiera e le sequenze di lavoro relative a questo eccellente strumento. Con lo sco-po di facilitare i lavori di riparazione sono state inserite delle tabelle con i dati delle cordiere dei vari modelli.

Maria Luisa Sánchez CarboneVOX ARCANA - Teoria e pratica della voceQuesto libro nasce dal desiderio di trovare risposte a un’infinità di quesiti, di chiarire molti argomenti: come spiegare il mistero della voce e il suo mecca-nismo; in che modo esaminare quali siano le condi-zioni che consentono di produrre un suono, inteso in senso musicale; svelare quali siano le cause che originano, governano e regolano una bella voce; scoprire come la confor-mazione individuale determini il timbro di una voce e le sue qualità; inda-gare come la patologia e una cattiva educazione vocale possano influen-zare, danneggiare o modificare l’emissione naturale della voce. La ricerca si volge alla presa di coscienza del proprio corpo e della pro-pria voce per scoprire come questa funzioni come strumento musicale, indipendentemente dal tipo di repertorio (rinascimentale, barocco, lirico, da camera, leggero, ecc.) al fine di acquisire una tecnica vocale valida e scientificamente fondata; si volge al valore della sonorità, alla costituzio-ne degli organi vocali, al funzionamento dell’apparato vocale, allo stato fisico generale e al comportamento psichico del cantante.

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Senza filiSennheiser

La musica sta diventando, sem-pre di più, parte integrante del no-stro tempo libero e delle nostre giornate: poterla ascoltare libera-mente anche mentre si è impe-gnati in altre attività è un vantag-gio ormai irrinunciabile.Proprio per soddisfare le esigen-ze di libertà e movimento dei frui-tori, Exhibo presenta le nuove cuffie wireless RS140 e RS130 di Sennheiser, due modelli di tipo dinamico in radiofrequenza che, collegati a TV, Hi-Fi o personal computer, assicurano sempre la massima qualità dell’ascolto an-che ad una distanza di 150 mt dalla fonte emittente (con la pos-sibilità di impiegare più cuffie in un unico ambiente).

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Musictech leggerissima e midiLeggerissima ma con misure standard, la fisarmonica MUSIC MAKER DIGITAL 50 dispone di ta-stiere a piano vellutate e instan-cabili. Pesa soltanto 6 chilogram-mi, anche se tutte le parti dello strumento sono interamente fab-bricate a Castelfidardo.Secondo il costruttore, il MUSIC MAKER DIGITAL 50 è il sistema più completo che il fisarmonici-sta possa trovare sul mercato, in quanto offre il famoso MIDI Q-Se-lect con un Modulo Suoni Profes-sionale incorporato da utilizzare per vari generi di musica. Tra le caratteristiche spiccano 50 per-formance residenti nella “Flash Memory” con una qualità sono-ra elevatissima, tra cui i 25 timbri di fisarmonica rico-nosciuti come i più con-vincenti oggi disponibili. Le altre 25 performance includono archi, cori, organi, chitarre ottoni, ecc. Lo stru-mento dispone di una dinami-ca espressiva di grande impat-to, che permette di modulare il suono anche con il mantice alla

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DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 200512 DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 13

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eCole Porter per tuttiCarisch annuncia la disponibilità del volume The Best of Cole Porter, nuova uscita della fortunata serie “The best of” dedicata ad appassionati e a giovani musici-sti.Il volume, che come di consueto offre lo spartito per pianoforte affiancato dalla linea della voce e dagli ac-cordi per chitarra, propone quindici grandi successi del songwriter americano che offrono un ritratto a tutto ton-do della sua produzione.Da All of you a Begin the Beguine, passando per I Love Paris e What Is This Thing Called Love?, c’è tutto l’oc-corrente per arricchire il proprio repertorio con una se-rie di standard di sicuro effetto. Senza contare che gli

arrangiamenti per pianoforte offrono anche ai musicisti più “accademici” l’opportunità di conoscere da vicino armonie di stampo jazz: un dato che candida questa pubblicazione a interessante complemento della formazione dei pianisti e dei chitarristi classici.

CARISCH 02 - 98.221.212San Giuliano Milanese www.carisch.com

Quattro più unoSi presenta in una veste grafica accattivan-te il volume centrestage edito da Universal Edition e destinato a musicisti da camera... in erba.Il volume offre un arrangiamento a quattro parti (di cui una solista) di due famosissi-mi brani del repertorio classico: il Largo del-la Sinfonia dal nuovo mondo di Antonin Dvo-rak e la celebre Promenade dei Quadri a una Esposizione di Modest Mussorgsky.Gli arrangiamenti portano la firma di James Rae e si caratterizzano per la semplicità delle singole parti, che peraltro non pregiudica una resa musicale particolarmente ricca e per que-sto adatta ad esecuzioni per festival, concerti, saggi e concorsi.

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Tace il clarinetto di Henghel Gualdi

Lo scorso 16 giugno si è spento all’età di 81 anni un grande della musica jazz internazionale

Henghel Gualdi era un talento naturale. Gran-de musicista, sapeva passare con disinvoltu-ra e convinzio-ne dal classico al jazz, al liscio

“doc” offrendo sempre la leggerezza di un clarinettismo superbo, ed è riuscito, con discrezione, a primeggiare in Italia e in Eu-ropa, orgoglioso di quella sua indole ro-magnola che lo rendeva particolarmente capace di rapportarsi con semplicità alle persone.Da un accorato ricordo di Enrico Pirnondi-ni (che tra l’altro scrive, commosso: “Ho conosciuto Henghel da ragazzo. Suo pa-dre e mio padre suonavano il trombone nelle bande della Bassa, noi due il cla-rinetto: lui da principe, io da ranocchio. Considero Gualdi il più grande clarinetti-sta europeo.”) riprendiamo alcuni essen-ziali cenni biografici: “Hengel Gualdi si era diplomato al Peri di Reggio Emilia, sot-to la guida del burbero maestro Augusto Battaglia. Nel 1944 suonava nella banda militare accanto al grande Paolo Borciani (violinista del Quartetto italiano) e Giusep-

pe Guastalla, maestro del coro alla Sca-la di Milano. Nel 1952 era con Zavallone e la cantante era Luciana Delli, poi sua moglie. Nel 1957 ha vinto il Benny Goo-dman italiano a Boario Terme, piegando in finale talenti del calibro di Glauco Ma-setti, Leonardo Principe, Uclide Zoffoli. La fama era ormai così diffusa che Tito lo chiamò ad inaugurare lo stadio di Bel-grado. Ha fatto di tutto, Gualdi: anche il direttore dello Zecchino d’oro all’Antonia-no (1962-63). Ha tenuto concerti in ogni angolo d’Europa. Dal festival di Sanremo accanto ad Armstrong (1968) al Memorial clarinet di Riccione (1982) con Pupi Avati e Gianni Sangiust. Passava da Casadei a Gerry Mulligan con la levità dei fenomeni. Quando suonava con Romano Mussolini erano scintille doc, emiliano-romagnole. A Rimini nel 1994 lo hanno voluto senti-re persino George Bush e Gorbaciov; nel 1996 Woody Allen lo trattenne un’ora per consigli utili sullo strumento”.Alla memoria di Henghel Gualdi il nostro piccolo contributo: la voce di chi lavora per la musica e per lo strumento musica-le nel ricordo di chi ha giocato la propria vita per donare gioia, emozioni e grande, grande talento.

G.C.

CONSIGLI PRATICI E SUGGERIMENTI PER IL BUON FUNZIONAMENTO

DEL PIANOFORTE E PER UNAADEGUATA ASSISTENZA TECNICA

AIARP – Associazione Italiana Accordatori e Riparatori di Pianoforti – si pone da sempre al servizio di tutti coloro che amano il pianoforte e lo utilizzano non solo a livel-lo professionale ma anche a livello amatoriale. La manutenzione del pianoforte e l’assi-stenza tecnica sono momenti fondamentali della vita di uno strumento: tutte le marche di pianoforti raccomandano almeno un intervento di accordatura all’anno, specificando questa necessità anche sulle garanzie che accompagnano gli strumenti nuovi. AIARP ha ritenuto opportuno realizzare un opuscolo che accompagni ogni strumento, una specie di ‘libretto’ del pianoforte in cui il tecnico possa registrare tutti gli interventi effettuati (indicandone la data e l’entità) e il proprietario possa trovare consigli sulla giusta collo-cazione e sulla manutenzione dello strumento.Qualunque pianoforte è una macchina complessa, in cui molte delle parti fondamenta-li sono in legno – dal somiere alla tavola armonica agli stessi tasti – e risentono quindi in modo molto evidente delle condizioni ambientali e delle modalità d’uso, essendo sog-gette a continue variazioni di umidità, di temperatura, di usura meccanica. Già nella collocazione del pianoforte, il proprietario dovrebbe tenere conto di questi fat-tori ambientali e di utilizzo, evitando di posizionare lo strumento vicino alle fonti di ca-lore (caloriferi, caminetti, pannelli radianti, termoconvettori ecc.) e mantenendo, nei limiti del possibile, un tasso di umidità relativa tra il 50 e il 70% e una temperatura in-terna fra i 17° e i 20°. Le nostre case non sempre permettono di ottenere queste condi-zioni ottimali e questo fa sì che il pianoforte sia sottoposto a variazioni di temperatura e di umidità che ne pregiudicano la stabilità, a causa dei continui micro-movimenti del le-gno e come conseguenza dell’elevata trazione esercitata dalle corde. Anche un pianofor-te scarsamente utilizzato è ugualmente soggetto al deterioramento dell’accordatura.A chi affidare questo delicato lavoro? Solo un tecnico specializzato è in grado di effet-tuare le precise regolazioni che assicurano la resa ottimale dello strumento. L’accordato-re, inoltre, nel suo intervento controlla la funzionalità delle parti meccaniche ed effettua di norma una pulizia accurata dell’interno dello strumento, dove si depositano polvere e detriti che anche la padrona di casa più attenta non sarebbe in grado di rimuovere. Per quanto riguarda la parte esterna, il possessore deve evitare qualunque prodotto aggressi-vo, per evitare abrasioni o rigature, effettuando però una regolare pulizia. Come un’au-tomobile, il pianoforte non ha bisogno solo delle cure del proprietario, ma richiede anche l’intervento regolare di uno specialista che metta a punto i suoi complessi meccanismi perché possa mantenere le sue prestazioni e conservare il suo valore nel tempo.Chi meglio dell’AIARP, che da sempre si preoccupa dell’importanza di una corretta as-sistenza tecnica, poteva progettare una simile iniziativa, che coinvolge tutti gli accorda-tori che aderiscono a questa Associazione? L’opuscolo realizzato da AIARP si configura infatti come una iniziativa intesa alla buona conservazione di uno strumento così pre-zioso, a garanzia di interventi tecnici qualificati e a tutela di un investimento destinato a durare nel tempo.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI:SEGRETERIA AIARP - Piazza Costa, 5/A - 42100 REGGIO EMILIA

Tel. 0522 432534 - www.aiarp.it - e-mail: [email protected]

DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 200512 DISMAMUSICA MAGAZINE LUGLIO 2005 13

MUSICA! rinnova le caricheDurante l’Assemblea Generale dell’Asso-ciazione Musica! (svoltasi in occasione del recente Disma Music Show di Rimini) sono state rinnovate le cariche associative. Alla Presidenza dell’associazione è stato eletto Giambattista Zerpelloni (Musical Box - Vero-na), mentre vicepresidenti sono stati nomi-nati Augusto Cherubini (Cherubini - Roma) e Mauro De Nadai (Lucky Music - Milano). Un augurio di buon l’avoro al nuovo gruppo di-rigente, con l’auspicio di riuscire a far cre-scere ancora l’Associazione dei rivenditori italiani, affinché essa possa avere sempre più voce in capitolo per affrontare, con effi-cacia, i temi più importanti della vita profes-sionale dei dettaglianti.

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eCambio al vertice diAccordo.itIl Consiglio di Amministrazione di Accordo.it srl comunica che Alber-to Biraghi (nella foto mentre suona a SHG 26) ha dato oggi le dimissio-ni dal ruolo di direttore responsabile di Nashville e Accordo, che ricopriva dal 1992.Il CdA ringrazia Alberto - il cui impe-gno di questi anni ha consentito ad Accordo di crescere fino a diventare la più viva e numerosa comunità di chitarristi in europa - e dà il benve-nuto al nuovo direttore responsabile, Matteo Maretti.

Per ensemble... a geometria variabileSono disponibili tre nuovi titoli della collana Small En-semble & Chorus rivolta da Carisch alle numerosissime

formazioni di musica d’insieme che, dalle scuole di musica ai palcoscenici di tutt’Italia, continuano a portare avan-ti con tenacia ed entusiasmo la tradi-zione della musica dal vivo. I tre nuovi titoli, tutti arrangiati da Andrea Cappel-lari, sono dedicati ad altrettanti ever-green: Cuando Calienta el Sol, Cielito Lindo e Greensleeves.Gli arrangiamenti possono essere ese-guiti con un numero di musicisti molto variabile, da due a quattro “voci” (che possono naturalmente essere raddop-piate) con l’aggiunta del pianoforte, delle parti ritmiche e del coro.

Ogni volume contiene sedici parti strumentali, due parti per coro e la partitura completa.

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Paesaggi SonoriEdizioni Curci propone una raccolta di bra-ni per pianoforte sicuramente destinata a riscuotere interesse e successo fra stu-denti e insegnanti.I tredici pezzi contenuti in Preludi nel parco sono stati scritti nell’intento di accompa-gnare l’allievo alla scoperta di nuovi pae-saggi sonori caratterizzati da suggestioni fantastiche. L’autore lascia molto spazio, in termini di espressività, al giovane piani-sta: lo scopo è quello di stimolare al mas-simo grado la capacità interpretativa, in modo che chi suona questi brani sia guida-to solo dal potere evocativo della musica e dalla propria sensibilità.

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PROEL City a Pechino e in KoreaPROEL non poteva mancare agli appuntamenti annuali con le prestigiose fiere internazionali orientali. Dopo la presenza alla Musikmesse di Francoforte, al Disma di Rimini e alla Intel di Mi-lano, PROEL City, la città virtuale che rappresenta l’azienda italia-na leader nel settore audio professionale, è giunta fino a Pechino facendosi apprezzare anche dal mercato del Celeste Impero. La tappa in Corea è stata invece caratterizzata dalla presenza alla “KOBA” di Seul. Questo importante evento alla 15a edizione ha visto più di 44.000 visitatori in 4 giorni di fiera. David Yoon, presidente di PROEL KOREA, estremamente soddisfatto dal ri-sultato della fiera, ha affermato: “Le reazioni dei visitatori sono state ottime e superiori alle aspettative. I sistemi audio professionali EDGE e AXIOM, insie-me ai numerosi prodotti Lighting, hanno letteralmente sorpreso il pubblico”. La presenza di PROEL alla fiera non si è limitata allo spazio espositivo: microfoni, cavi, cases e connettori hanno caratterizzato gli stand di numerosi altri espositori, testimoniando la qualità e l’atten-zione crescente da parte del mercato koreano relativamente ai prodotti PROEL.

TECNICA RAZIONALE per Chitarra

A moltissimi chi-tarristi dovrebbe bastare la sem-plice citazione del titolo di questo volume. Ad altri basta ricordare il nome del suo au-tore, Massimo Va-rini. Tutti, in ogni caso, conoscono

abbastanza bene il personaggio per ca-pire che Tecnica Razionale rappresenta un’opera fondamentale, un compagno di viaggio praticamente irrinunciabile. Nel-le 110 pagine del volume Massimo Vari-ni “regala” 52 esercizi che affrontano da tutte le angolazioni lo studio della tecnica chitarristica. Dalle scale agli esercizi ritmi-ci, dagli studi sull’indipendenza delle mani agli allenamenti sulle corde a vuoto... c’è davvero un’autentica miniera di informa-zioni e di stimoli. Tanto più che il metodo non si esaurisce nella parte cartacea, ma prosegue sul CD-ROM in dotazione con 75 minuti di contributi video, 25 minuti di au-dio, la versione in MIDI di tutti gli esercizi e alcune tracce di MIDI click a diverse velo-cità (che non vogliono essere un sostituto del metronomo, ma un invito ad acquistar-ne uno...). Non manca nemmeno una “ta-bella di marcia” che, studio dopo studio, permette all’utilizzatore del libro di tenere traccia dei propri progressi...

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5 Outline alla Torre di Londra

La Sigma Audio Visual Ltd. ha fornito un sistema audio DTS 5:1 al-la Torre di Londra, monumento fra i più conosciuti della capitale Bri-tannica e visitato ogni anno da milioni di turisti provenienti da tutto il mondo. Completamente attivo e composto da 5 Outline Micra II SP e da un Outline Global Sub, il sistema è controllato tramite un processore di segnale Millenium DTS e viene impiegato alla “Tor-re del Sale” della Torre di Londra, utilizzata nel periodo medie-vale come magazzino per il salnitro, adoperato nella produzione di esplosivi. La Serious Productions ha incaricato la Sigma AV in quanto l’unica società ad avere una soluzione DTS per un lavoro specifico, registrato dagli studi Platinum Tones di Leicester. Il pro-

duttore del pezzo – Tony Platt – si è meravigliato della qualità e della precisione nei dettagli ottenute da Outline e Sigma.

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Crest Audio e Hughes & Kettner, novità SismeGli elevatissimi valori di efficienza sono sicuramente uno dei dati più interessan-ti degli amplificatori della nuova serie CD proposta da Crest Audio e distribuita da Si-

sme. Con una gamma ricca di quattro modelli capaci rispettivamente di 1.000, 1.500, 2.000 e 3.000 W per canale su 4 ohm, la nuova serie CD è in grado di soddisfare piena-mente le esigenze più diverse. E questo anche in considerazione dei contenutissimi con-sumi di ciascuna unità, che assicurano una bassissima temperatura di esercizio pur nelle dimensioni estremamente compatte (due unità rack) di ciascun amplificatore. L’altissi-mo grado di efficienza permette infine alle unità CD di gestire picchi di corrente estrema-mente elevati senza compromettere la qualità del suono. L’ergonomia delle soluzioni, la facilità di accesso al pannello delle connessioni, il peso e le dimensioni ridotte fanno di questi amplificatori la soluzione ideale sia per le installazioni mobili sia per gli studi che desiderano migliorare l’efficienza della propria struttura.

Passando al settore degli amplificatori per strumenti, un’altra serie di interessanti novi-tà è rappresentata dall’introduzione della nuova serie Basskick di Hughes & Kettner. Si

tratta di tre amplificatori combe per basso dalla potenza rispettiva di 100W, 200W e 300W. Ciascuno di essi è caratterizzato da un design estremamente lineare, secondo una filosofia progettuale che mira ad esclu-dere i cosiddetti “fronzoli” per puntare tut-te le energie nella direzione del suono. Una strategia che ha portato alla scelta di componenti di altissima qualità, come gli altoparlanti Eminence da 15” e i pream-plificatori “First Class” già noti al grande pubblico per l’impiego sui modelli della se-rie Quantum. Da segnalare anche, sui due modelli superiori, la presenza di un com-pressore variabile sviluppato specificata-mente per i bassisti.

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