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API 5-6-2010indicecliccabile

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della pubblica istruzione

annali

5-6/2010

Qualit e istruzione tecnicaedizione 2011

Le Monnier

annali della pubblica istruzionerivista bimestrale del ministero dellistruzione, delluniversit e della ricerca

5-6/2010

Direttore responsabile: massimo zennaro Coordinamento editoriale: sabrina bono Segreteria di redazione: Giuseppe zito Comitato tecnico-scientifico: Giovanni biondi, Gianni bocchieri, dieGo bouch, pasquale capo, luciano chiappetta, antonio coccimiGlio, Giuseppe cosentino, luciano Favini, emanuele Fidora, marco Filisetti, marcello limina, raimondo murano, vincenzo nunziata, carmela palumbo, Germana panzironi, tito varrone Coordinamento redazionale: Giuseppe Fiori Redazione: Gaetano sardini e lucilla parlatoArticoli, lettere e proposte di contributi vanno indirizzati a: annali della pubblica istruzione, periodici le Monnier, viale Manfredo Fanti, 51/53 - 50137 Firenze Gli articoli, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

condizioni di abbonamento 2011 (sei numeri per complessive pagine da 704 a 800) annuale per litalia euro 27,18 annuale per lestero euro 38,40 Versamenti sul c/c postale n. 30896864 intestato a Mondadori education s.p.a.

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Finito di stampare nel mese di luglio 2011 presso new print s.r.l. - Gorgonzola (Mi) stampato in italia, printed in italy

tutti i diritti sono riserVati

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 iii

inDiCePresentazione di Massimo Zennaro introDUzione di Pasquale Capo iX Xi

Parteprima iDiversiProfiliDellaqUalitGliorientamentieuropeisullaqualitelavalutazione di Aviana Bulgarelli Gliorientamentinazionalisullaqualitnelquadro dellepoliticheeuropee di Marcello Limina leimpreseperlaqualit di Claudio Gentili 3

9 21

Parteseconda reteqUaliteistrUzioneteCniCailriordinodellistruzionetecnicaeilmiglioramento dellaqualitorganizzativaedidattica di Arduino Salatin quantovaleGerusalemme?niente,tutto,come laconoscenza di Alberto F. De Toni 33

43

ilmonitoraggiodellansas.esperienzeperlistruzionetecnica realizzatedalleDeliveryUnitregionaliedallescuole 51 di Antonella Zuccaro

indice

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iV annali della pubblica istruzione

focus1.Didatticapercompetenzelaboratoriodisviluppoesostegnoallinnovazione dellistruzionetecnica.lesperienzalombardaverso laprogettazionearitroso di Maria Galperti insegnamentodelledisciplineesviluppodellecompetenze di Renzo Vanetti lavalutazioneelacertificazionedellecompetenze: descrizionediunpercorsodilavoroattivatodaalcunereti discuoledelveneto di Maria Bernardi

69 77

85

focus2.scienzeintegratenuovametodologiadidatticaPerlintegrazione dellescienze di R. Faraldo e A. Saggion scienzeintegrateointegrazionedellescienze?ilProgetto regionalelaureescientifichescienzadeiMateriali inveneto di Fabrizio Floris ambienteintornoanoi.sYnerGY:unannodi(attivitdi) integrazionetralescienze di Flavia De Vincenzi 99

111

119

focus3.Didatticalaboratorialeinsegnareofarapprendere?esperienzeeragioni perunadidatticalaboratoriale di Paolo Corbucci 127

ladidatticalaboratorialeinPuglia:lescuolerispondono 143 di Giuseppa Antonaci, Antonella Augenti, Maria Gabriella Dejucibus

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 V

focus4.organismiasupportodelladidattica: Comitatitecnico-scientifici(Cts)e-governancenellistruzionetecnica di Laura Don155

innovazioniorganizzativenellascuolasecondaria disecondogrado:comitatitecnico-scientificiedipartimenti. funzionieindicatoridiqualit 167 di Franca Da Re lUsrdellalombardiaperillaboratoriolombardo disviluppoesostegnoallinnovazionenellistruzionetecnica: lescelteeirisultati 175 di Giuliana Pupazzoni lambitoorganizzativodellaboratoriolombardodisviluppo esostegnoallinnovazionenellistruzionetecnica 181 di Aldo Tropea

focus5.orientamentolaboratoridididatticaorientativanellescuoledellazio di Elvira Nota teaMnet:unareteterritorialeperlorientamento di Flavia De Vincenzi i.de.M.intelligenzadellemani.orientamentoallosviluppo diabilittecnicopratiche di Ugo Virdia ilPianonazionalediorientamentonellesuearticolazioni regionali di Speranzina Ferraro 191 201

207

217

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Vi annali della pubblica istruzione

focus6.Clilinnovazionemetodologico-didattica:ilcontributodelClil di Carmel Mary Coonan e Diana Saccardo 227

Parteterza ilPerCorsoDellaqUalitasosteGno DeiProCessiDiriforMa idiversimodellidellaqualitilmodelloefqM(europeanfoundationforquality Management) di Loredana Boeti 245

ilCafstrumentodigestionepartecipatadelcambiamento 255 di Mariarita Ventura, in collaborazione con Maria Fernanda Barile MetodologiadellaPeerreview:unasperimentazione inmicroretelocaleperilmiglioramentocontinuo a cura della Rete MUSA Dallautovalutazionealmiglioramentocontinuo attraversolanormaUnieniso9004:2009 di Angela Orabona 265

279

leretiqualitpresentisulterritorionazionale: esperienzedieccellenza(2005-2010)Unluogoperlacomunicazioneeladiffusione dellinnovazione:laretequalitscuolainlombardia di Rosa Capuano CodiceeticoeBilanciosocialevademecumdazione perlosservanzacontinuadiuncodiceeticoeperlanalisi periodicadiunbilanciosociale di Maddalena Carraro 291

295

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 Vii

nuovosiqusebenchmarking:lesperienzadellaboratorio qualitdivicenza di Vanna Santi illeancomepossibileapproccioallaqualit di Vanna Santi laretequ.a.s.eilriordinodellascuolasecondaria di2grado di Angela Orabona ilmarchiocollettivoperlaqualiteleccellenza dellescuole:saPeri di Francesco de Sanctis

305 313

321

331

Partequarta orientaMentoPerlosvilUPPo DiUnsisteManazionalePerlaqUalitilsistemadivalutazioneperlaqualitdellescuole di Piero Cipollone laformazionedeidirigentiscolasticiedeidocenti di Maurizio Piscitelli lavalutazionecheinnescailcambiamento di Giovanni Biondi 341 347 355

ConClUsioniindicazionioperativeperlosviluppodiunprogetto nazionalesullaqualit di Raimondo Murano 363

norMativaraccomandazionedelParlamentoeuropeoedelConsiglio del18giugno2009sullistituzionediunquadroeuropeo diriferimentoperlagaranziadellaqualitdellistruzione edellaformazioneprofessionale

373

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qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 iX

qualit e istruzione tecnica: un binomio inscindibile

presentazione

Questo numero degli annali della pubblica istruzione raccoglie le importanti conclusioni del Convegno Nazionale Rete Qualit ed Istruzione Tecnica che si svolto a Ischia il 27 e il 28 settembre 2010. Nel corso dei lavori del Convegno sono state analizzate e approfondite le pi significative innovazioni didattiche e organizzative relative allistruzione tecnica realizzate in via sperimentale dalle scuole nella.s. 2009-2010, facendo tesoro delle buone pratiche, delle iniziative e delle esperienze accumulate nel corso degli anni in applicazione del Progetto Qualit. In questo volume vengono illustrate e analizzate tali sperimentazioni, raccolte grazie allazione delle Delivery Unit regionali costituite in Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia e Veneto nellambito del processo generale di riordino del sistema dellistruzione, e monitorate in coordinamento con lAgenzia Nazionale per lo Sviluppo dellAutonomia Scolastica (ANSAS). Particolare attenzione viene data ai contributi delle istituzioni scolastiche e delle Delivery in materia di didattica laboratoriale, di valutazione degli apprendimenti, di didattica per competenze, di miglioramento della qualit organizzativa, di organismi a supporto dellinsegnamento, di scienze integrate, di orientamento e comunicazione, di content and language integrated learning (CLIL). Inoltre, vengono riportati gli indirizzi, gli orientamenti e le soluzioni operative maggiormente significativi per lo sviluppo della Qualit del sistema nazionale di istruzione. Vengono poi individuati nella formazione di dirigenti scolastici e docenti e nella valutazione gli strumenti indispensabili a supportare le innovazioni richieste dai cambiamenti in atto. In questottica, assumono un ruolo fondamentale i risultati di apprendimento raccolti e presentati a cura dellIstituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione (INVALSI) e del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV).

presentazionedi Massimo zennarodirettore Generale della direzione Generale per lo studente, lintegrazione, la partecipazione e la comunicazione

questo numero degli Annali della Pubblica Istruzione raccoglie le importanti conclusioni del convegno nazionale rete qualit ed istruzione tecnica che si svolto a ischia il 27 e il 28 settembre 2010

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 Xi

introduzionenel marzo del 2009 il Ministro dellistruzione, universit, ricerca, nel quadro del complessivo e articolato processo di riforma del sistema scolastico e formativo e in previsione del riordino dellassetto ordinamentale, organizzativo e didattico degli istituti tecnici, costituiva1 una delivery unit (unit di consegna dellinnovazione) con il compito di sperimentare, nellanno scolastico 2009/2010, le principali innovazioni organizzative, metodologiche e didattiche relative a tale ordine di studi. lobiettivo era quello di promuovere, con il coinvolgimento e lapporto partecipato e attivo dei soggetti, degli organi e dei livelli istituzionali interessati, interventi e misure di accompagnamento e di sostegno ai nuovi assetti dellistruzione tecnica, avvalendosi del contributo di scuole e/o di reti di scuole aderenti alla iniziativa, in modo da valorizzare e diffondere le esperienze e le buone pratiche poste in essere e consolidate allinterno delle istituzioni scolastiche pi qualificate. Facevano parte di tale organismo oltre a esperti del mondo della scuola, delluniversit, della ricerca, i direttori generali degli uffici scolastici di cinque regioni2, considerate rappresentative delle rispettive realt territoriali. nel maggio 20093 il consiglio dei Ministri approvava in prima lettura lo schema di regolamento concernente il riordino degli istituti tecnici, ai sensi delle disposizioni di cui allart. 64 del dl 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133. nel luglio dello stesso anno4 si dava vita a un gruppo di lavoro nazionale col compito di declinare, adattare, diffondere e implementare i processi organizzativi, gestionali e metodologici sviluppati dalle reti di scuole del progetto Qualit sul modello delle esperienze promosse in lombardia e Veneto, al fine di metterle a disposizione per la fase sperimentale di riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali. Qualche mese dopo5, al fine di dare adeguato supporto e incentivazione alle citate iniziative sperimentali, veniva attivato, allinterno della delivery nazionale, un apposito nucleo operativo che, tenendo a riferimento le linee guida del progetto Qualit, si facesse carico di:1. dM a00 F Gar 2081/GM del 6/3/2009. 2. lombardia, Veneto, lazio, puglia, sicilia. 3. 28 maggio 2009. 4. dd n. 4 del 14/7/2009. 5. dM n. 68 del 16/12/2009.

introduzionedi pasquale capocapo segreteria del Ministro

lobiettivo era quello di promuovere, con il coinvolgimento e lapporto partecipato e attivo dei soggetti, interventi e misure di accompagnamento e di sostegno ai nuovi assetti dellistruzione tecnica

introduzionele sperimentazioni didattiche attenevano soprattutto alladozione di modelli didattici basati sullintegrazione e la complementariet dei saperi, sulla progettazione per competenze

Xii annali della pubblica istruzione

effettuare, nei diversi contesti territoriali e/o ordinamentali, una ricognizione sistematica delle esperienze e delle buone pratiche realizzate nellambito e in attuazione del progetto Qualit; predisporre e rendere operativi adeguati strumenti di informazione, diffusione, implementazione dei nuovi modelli ordinamentali, organizzativi e didattici dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali; procedere alla istruttoria delle questioni prese in considerazione e oggetto di esame; stabilire organici rapporti con lagenzia dello sviluppo dellautonomia scolastica (ansas) e con la direzione generale per lo studente, anche ai fini del coinvolgimento degli studenti e delle loro famiglie, nonch con le istituzioni e gli organi con i quali lamministrazione scolastica aveva stabilito intese per promuovere e dare impulso alle innovazioni nelle scuole. in attuazione delle disposizioni prima richiamate e in coerenza con le finalit da perseguire, i direttori generali dei cinque menzionati uffici regionali attivavano, nelle rispettive realt regionali, una delivery con lincarico di dare concreto avvio e diffusione alle sperimentazioni in questione, raccogliere adesioni, proposte e indicazioni da parte delle istituzioni scolastiche interessate, coordinare, seguire e monitorare le attivit poste in essere dai singoli istituti e/o dalle reti di scuole, con particolare riguardo agli ambiti didattici, ai profili organizzativi-gestionali, allorientamento e alla comunicazione. le sperimentazioni didattiche attenevano soprattutto alladozione di modelli didattici basati sullintegrazione e la complementariet dei saperi, sulla progettazione per competenze, in linea con il quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per lapprendimento permanente6, sulla utilizzazione di metodologie didattiche attive e tali da coinvolgere e rendere protagonisti consapevoli e responsabili gli studenti, sulla creazione di spazi laboratoriali non solo di tipo strutturale, ma anche di carattere culturale relativi a tutte le discipline, su interazioni e raccordi sistematici col mondo della produzione e del lavoro; e ci superando la tradizionale dicotomia tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica e avvalendosi delle opportunit e degli strumenti consentiti dalle consistenti quote di autonomia e dagli spazi di flessibilit previsti dal disegno riformatore, nonch individuando criteri e modalit di accertamento e di valutazione/certificazione delle competenze. le sperimentazioni di carattere organizzativo-gestionale si riferivano alla costituzione e al funzionamento di nuovi organismi, quali: 1) il dipartimento, emanazione funzionale del collegio dei docenti per il sostegno alla didattica e6. eQF 23 aprile 2008. raccomandazione del parlamento e del consiglio europeo del 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per lapprendimento permanente (eQF).

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 Xiii

alla progettazione formativa; 2) il comitato tecnico-scientifico, con funzioni consultive e di proposta per la preparazione delle aree di indirizzo e lutilizzo degli ambiti di autonomia e di flessibilit; 3) lufficio tecnico (previsto solo negli istituti del settore tecnologico) preposto alla organizzazione e alladeguamento dei laboratori, alle innovazioni tecnologiche, alladozione delle misure necessarie per la sicurezza delle persone e dellambiente. le sperimentazioni riguardanti orientamento e comunicazione erano finalizzate a una corretta, puntuale e trasparente diffusione delle informazioni relative al riassetto degli istituti tecnici, s da rendere pienamente consapevoli le famiglie e gli studenti e da indirizzarli verso scelte ponderate e convinte. in tale ottica lorientamento doveva assumere valenza formativa e riferirsi allintero percorso scolastico. la comunicazione, invece, doveva assolvere a due funzioni fondamentali: 1) porre nella giusta evidenza la portata e limportanza culturale delle innovazioni; 2) rendere pi rapidi ed efficaci il passaggio e la circolazione di informazioni riguardanti gli aspetti pi innovativi della riforma, in modo da facilitarne la gestione e la praticabilit. a conclusione della fase sperimentale, le numerose e interessanti esperienze realizzate dalle scuole e/o dalle reti di scuole con lutilizzo di modelli, tecniche e percorsi del progetto Qualit7 sono state raccolte col prezioso contributo dellansas e rese disponibili dalla stessa nel sito www.ansas.it. perch il pregevole lavoro svolto dalle istituzioni scolastiche non andasse disperso, si proceduto poi a una ricognizione attenta e approfondita e alla organica sistemazione del ricco repertorio di contributi, dati, tecniche operative, elementi progettuali, suggerimenti fatti tenere dalle istituzioni scolastiche con la rega e la guida delle delivery. nasceva, cos, lidea di un convegno nazionale sul tema rete Qualit e istruzione tecnica, convegno che aveva luogo a ischia nei giorni 27 e 28 settembre 2010. nel corso dello stesso, preceduto da una sessione seminariale riservata alle delivery regionali e coordinata dallansas, venivano presentate e discusse le innovazioni pi significative e si individuavano le modalit pi idonee ai fini della diffusione degli interventi e delle misure oggetto di sperimentazione. liniziativa consentiva, tra laltro, di riannodare i fili di un discorso da qualche tempo interrotti e di effettuare una programmazione di interventi e azioni coerenti col complessivo piano di sostegno e di accompagnamento alla riforma del secondo ciclo e dellistruzione tecnica in particolare. il convegno sortiva gli effetti preventivati, tanto da indurre alla raccolta e alla pubblicazione dei relativi esiti. il presente Quaderno, frutto del generoso e qualificato impegno di dirigenti, operatori ed esperti che, a vario titolo hanno gestito

7. o da altri progetti con analoga ispirazione e finalit quali quello della rete delle imprese formative simulate, quello del club dei quindici, ecc.

introduzioneliniziativa consentiva di riannodare i fili di un discorso a qualche tempo interrotti e di effettuare una programmazione di interventi e azioni coerenti col complessivo piano di sostegno alla riforma

introduzionenella societ della conoscenza listruzione e la formazione assumono un ruolo forte e centrale, costituiscono una priorit assoluta, rappresentano un fattore di sviluppo complessivo

XiV annali della pubblica istruzione

e vissuto le esperienze delle delivery, costituisce la concreta testimonianza di tale decisione. Giova ricordare che anche a ischia, nellanno 2005, si tenne un interessante convegno su la Qualit nella riforma, durante il quale si tratt dello stato di attuazione della riforma Moratti in relazione alle linee evolutive e agli apporti del progetto Qualit. anche allora il sistema scolastico stava vivendo una grande transizione che trovava proprio nelle esperienze maturate attraverso il progetto Qualit i punti di forza e di qualificazione pi rilevanti. in effetti dagli inizi degli anni novanta il richiamo alla qualit dei servizi scolastici ha costituito motivo costante di attenzione e di impegno da parte delle istituzioni scolastiche, che, in numero sempre crescente, hanno condiviso le finalit del progetto e ne hanno applicato le metodologie. Questo grazie a importanti protocolli e a una serie di collaborazioni tra il Ministero e la confindustria, che hanno consentito alla scuola di uscire dalla sua tradizionale autoreferenzialit e isolamento, di aprirsi al fare e al saper fare, di stabilire rapporti e interlocuzioni col mondo della produzione e del lavoro, di impostare strategie e programmi di attivit secondo i canoni della qualit, di porre attenzione al raggiungimento degli obiettivi e dei risultati piuttosto che alla mera osservanza di procedure e regole di tipo formale e burocratico. le innovazioni introdotte dal progetto Qualit sono state, come noto, lente e graduali e si sono espresse, nellottica del miglioramento continuo e in piena coerenza con la filosofia del progetto stesso, nelle linee di una evoluzione che si espressa per tappe significative quali la costituzione di poli, di laboratori e di reti, ladozione di diversi modelli, lattivazione di appositi organismi presso gli uffici dellamministrazione centrale e periferica, ecc. oggi, pi di ieri, il progetto Qualit, nella sua connotazione e impostazione dinamica, si rivela attuale e al passo con le esigenze e le attese del nostro tempo. di tutta evidenza, infatti, che nella societ della conoscenza listruzione e la formazione assumono un ruolo forte e centrale, costituiscono una priorit assoluta, rappresentano un fattore di sviluppo complessivo, di ordinata convivenza civile, di coesione sociale, di partecipazione e di democrazia sostanziale. in effetti nella societ in cui viviamo, che si caratterizza per la crescita accelerata delle conoscenze, per la rapida diffusione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, per le continue trasformazioni, per le comunicazioni e le informazioni in tempo reale, si afferma e prevale chi ha pi cultura, chi pi investe in competenze e capacit, chi produce servizi e beni di migliore qualit. Ma tutto questo richiede una offerta formativa di alto e qualificato livello, che abbracci lintero arco della vita e sia in grado di corrispondere ai molteplici bisogni della collettivit. a conclusione della presente introduzione, qualche nota di commento sulla struttura e larticolazione del presente volume.

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 XV

per dare al lavoro un respiro ampio e articolato che si ponesse in linea con gli scenari europei e toccasse i diversi profili della qualit, nella prima parte sono stati trattati temi di rilevante interesse quali Gli orientamenti europei sulla qualit e la valutazione, Gli orientamenti nazionali sulla qualit nel quadro delle politiche europee, le imprese per la qualit. in tale ottica, sono stati anche richiamati i contenuti pi significativi della raccomandazione dellunione europea per listituzione di un quadro di riferimento per la garanzia della qualit dellistruzione e della formazione professionale del 30 luglio 2008 e al documento isFol recante spunti per un piano nazionale per la garanzia di qualit dellistruzione e formazione professionale del 20 dicembre 2010. un ampio spazio stato poi riservato alla illustrazione dei contributi delle cinque delivery e, in particolare, alle tematiche relative alla didattica per competenze, alle scienze integrate, alla didattica laboratoriale, agli organismi a supporto della didattica, allorientamento e comunicazione, al clil (Content and Language Integrated Learning). la parte iii si occupa dei percorsi della qualit utilizzati a sostegno del processo di riordino dellistruzione tecnica; percorsi che si sono espressi attraverso iniziative e soluzioni flessibili, in coerenza con le specificit dei diversi territori e con la filosofia e gli obiettivi della riforma. dalla rassegna dei modelli, delle tecniche e delle metodologie che hanno caratterizzato i suaccennati percorsi, emerge in maniera evidente il ruolo ragguardevole che ha avuto nel tempo il progetto Qualit, inteso nelle sue applicazioni significative (reQus, siQus, eFQn, check-up, benchmarking, iso, ecc.). la parte iV, vertente sugli orientamenti per lo sviluppo di un sistema nazionale per la qualit, sviluppa importanti considerazioni e riflessioni in materia di valutazione della qualit delle scuole, di formazione dei dirigenti scolastici e dei docenti, di valutazione che innesca il cambiamento. seguono le conclusioni a cura del direttore generale dellistruzione tecnica e della formazione tecnica superiore, con le quali si individuano orientamenti e soluzioni di sviluppo e diffusione della qualit, attraverso lattivazione di un progetto nazionale da gestire, nel rispetto dellautonomia delle istituzioni scolastiche, con la regia del Ministero, in coerenza con i tempi e le scansioni della riforma. si auspica che il presente Quaderno oltre a costituire un utile strumento di lavoro per gli operatori della scuola e per quanti si troveranno ad applicare i profili e i contenuti pi significativi delle innovazioni in atto, possa costituire un punto di partenza e aprire un nuovo ciclo virtuoso in termini di qualit dellofferta formativa, di valutazione e di valorizzazione del merito.

introduzionesono stati richiamati i contenuti pi significativi della raccomandazione dellunione europea per listituzione di un quadro di riferimento per la garanzia della qualit dellistruzione

parte prima i diversi profili della qualit

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 3

Gli orientamenti europei sulla qualit e la valutazioneLa qualit delle istituzioni scolastiche e formative da qualche anno oggetto di grande attenzione da parte delle riflessioni e degli interventi nazionali e comunitari. La crescente autonomia di cui godono scuole e centri di formazione professionale richiede infatti una accresciuta capacit di governo, nonch un maggiore controllo interno ed esterno sui processi organizzativi e sui risultati raggiunti, al fine di verificare lefficiente ed efficace utilizzazione delle risorse pubbliche e private. A questo si aggiunge, per quanto riguarda in particolare listruzione e la formazione professionale, lesigenza di innalzare la qualit dellofferta, per almeno tre ragioni significative: aumentare la capacit di attrazione di una offerta formativa talvolta giudicata o percepita dallutenza, reale o potenziale, di rango inferiore rispetto a quella rappresentata dallistruzione liceale; rafforzare la capacit di risposta della formazione professionale a fabbisogni del mondo produttivo molto articolati e in continua evoluzione; aumentare lefficacia dellintervento formativo, rispondendo alle necessit di unutenza sempre pi composita. Nei sistemi scolastici tradizionali la qualit del sistema veniva assicurata attraverso il controllo degli input; venivano cio stabilite (e successivamente controllate) le caratteristiche di come doveva funzionare il sistema educativo: il numero minimo e massimo di alunni per classe; i loro prerequisiti di ingresso; il numero di docenti per ogni classe; la loro formazione certificata; i programmi di insegnamento; la tipologia delle strutture edilizie; le dotazioni didattiche e laboratoriali; ecc. Venivano (e in gran parte ancora vengono) definiti e garantiti gli standard minimi di qualit dellofferta formativa, nel presupposto di assicurare in questo modo anche una sostanziale omogeneit dei risultati. I controlli esterni sui risultati erano ridotti al minimo, e svolgevano la prevalente funzione di convalidare il percorso compiuto, pi che di controllarlo realmente.

interventidi aviana Bulgarellidirettore Generale dellistituto per lo sviluppo della formazione dei lavoratori, isfol

la qualit delle istituzioni scolastiche e formative da qualche anno oggetto di grande attenzione da parte delle riflessioni e degli interventi nazionali e comunitari

interventiquesto approccio di governo del sistema educativo si sviluppato a livello internazionale anche per merito dellattivit dellocse, che a partire dagli anni novanta ha avviato la raccolta e il confronto dei dati sui diversi sistemi educativi

4 annali della puBBlica istruzione

Tuttavia negli ultimi 20 anni si fatta strada la consapevolezza che per garantire la qualit del sistema non sia sufficiente definire e controllare gli standard di partenza, ma sia piuttosto utile e necessario definire gli standard di arrivo: infatti lallargamento della partecipazione ai sistemi educativi fa s che le risposte a input simili di alunni provenienti da contesti molto diversi siano anchesse diversificate, per cui in mancanza di reali controlli a valle e del successivo feed-back i sistemi rischiano di frantumarsi. Occorre dunque allargare gli ambiti di autonomia per mettere in grado le strutture scolastiche e formative di rispondere a esigenze diversificate, e concentrare lattenzione di governo sul controllo dei risultati (outcomes), per esempio verificando leffettivo e coerente inserimento nel mondo del lavoro degli studenti, verificando gli apprendimenti e le competenze acquisite e utilizzando altre misure di efficacia ed efficienza. Molti Paesi europei, come lInghilterra, lAustria, la Danimarca, la Germania, la Norvegia e la Svezia, hanno una lunga tradizione di strumenti e politiche per assicurare la qualit dei sistemi e delle istituzioni formative. Altri Paesi europei hanno introdotto dei sistemi nazionali di valutazione e degli organismi incaricati di verificare la qualit dei processi e dei risultati ottenuti dalle scuole; possiamo ricordare lOFSTED inglese, la Direction de la Perspective del Ministero francese per leducazione, lIstituto nazionale di valutazione spagnolo, ecc. In particolare in Inghilterra, gi lEducation Reform Act del 1988 ha introdotto un sistema articolato di valutazione che prende in considerazione sia gli apprendimenti degli alunni, attraverso la somministrazione annuale di test agli alunni in et chiave del percorso scolastico, sia i risultati ottenuti dalle singole scuole, attraverso un sistema di ispezioni molto strutturato. Tutti i Paesi europei hanno gi adottato alcune componenti del sistema di qualit: dallincremento dei servizi ispettivi basati su indicatori di risultato, allautovalutazione delle istituzioni formative, al networking e scambio costante tra istituzioni formative, al finanziamento basato sul raggiungimento dei risultati, ai sistemi di accreditamento. Questo approccio di governo del sistema educativo si sviluppato a livello internazionale anche per merito dellattivit dellOCSE, che a partire dagli anni Novanta ha avviato la raccolta e il confronto dei dati sui diversi sistemi educativi nazionali, attraverso un sistema articolato di indicatori1. Sempre lOCSE, attraverso il Progetto PISA, ha da 10 anni avviato unattivit sistematica di rilevazione, nei Paesi aderenti allorganizzazione, dei risultati relativi agli apprendimenti degli alunni di 15 anni, che ha assunto una grande importanza nei diversi Paesi come strumento di confronto e verifica degli esiti delle politiche nazionali2. Nel quadro delle iniziative assunte alla luce della strategia di Lisbona, lUnione europea ha promosso nel 2000 un percorso tecnico e politico volto a rafforza-

1. OECD, Education at a Glance, OECD indicators, OECD Publishing, Parigi anni vari. 2. OECD, PISA 2009 what students know and can do, OECD Publishing, Parigi, 2010.

qualit e istruzione tecnica. edizione 2011 5

re i dispositivi di garanzia della qualit nei sistemi di istruzione e di formazione professionale. Nel 2001 il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno invitato gli Stati membri a istituire sistemi trasparenti di valutazione per perseguire i seguenti obiettivi3: garantire unistruzione di qualit, promuovendo al tempo stesso inclusione sociale e pari opportunit per ragazze e ragazzi; salvaguardare la qualit dellinsegnamento scolastico come base per lapprendimento permanente; incoraggiare lautovalutazione della scuola come metodo di miglioramento, entro un quadro equilibrato di autovalutazione e valutazione esterna; utilizzare le tecniche volte a migliorare la qualit come uno strumento per adeguarsi con successo alle richieste di un mondo in rapida e continua evoluzione; chiarire gli scopi e le condizioni per lautovalutazione della scuola e garantire che lapproccio dellautovalutazione sia coerente con altre forme di regolazione; sviluppare la valutazione esterna della scuola, al fine di assicurare un supporto metodologico allautovalutazione e offrire un punto di vista esterno alla scuola, che non si limiti ai soli controlli amministrativi dellistituto ma ne incoraggi un processo di miglioramento continuo. Successivamente nel 2006 la Commissione Europea ha predisposto una Comunicazione su Efficienza ed efficacia dei sistemi formativi, secondo cui la valutazione dovrebbe fornire dati affidabili sulla base dei quali si dovrebbero basare efficaci politiche a lungo termine4. Infine nel 2009 il percorso si concluso con lapprovazione, da parte del Parlamento e del Consiglio Europeo, della Raccomandazione per listituzione di un Quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualit dellistruzione e della formazione professionale (European Quality Assurance Reference Framework for Vocational Education and Training EQAVET)5. LEQAVET uno strumento di sostegno da utilizzare su base volontaria da parte degli Stati membri e da tutti i soggetti interessati per promuovere e monitorare il miglioramento continuo dellIstruzione e Formazione Professionale, sulla base di criteri e principi comuni.

3. Recommendation of the European Parliament and of the Council of 12 February 2001 on European cooperation in quality evaluation in school education, European Commission (2006a). 4. Efficiency and equity in European education and training systems, Communication from the Commission to the Council and to the European Parliament {SEC(2006) 1096}. 5. Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009 sullistituzione di un quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualit dellistruzione e della formazione professionale (2009/C 155/01).

interventileqavet uno strumento di sostegno da utilizzare su base volontaria per promuovere e monitorare il miglioramento continuo

interventia tutti gli stati membri lunione europea chiede di definire, entro giugno 2011, un piano per la garanzia di qualit, che indichi quali iniziative si intendono adottare per introdurre il modello europeo a livello nazionale

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La Raccomandazione europea chiede agli Stati Membri di impostare una strategia nazionale che si raccordi con il Quadro europeo di riferimento e superi lapproccio tradizionale che identifica la qualit con laccreditamento e la certificazione delle procedure. Il Quadro di riferimento europeo per lassicurazione di qualit rivolto a chi gestisce il sistema a livello centrale oppure locale e si basa su un modello circolare di gestione dellattivit formativa articolato in quattro fasi (Progettazione, Sviluppo, Valutazione e Revisione); per ciascuna delle quattro fasi vengono definiti i criteri per lassicurazione ed il miglioramento continuo della qualit, attraverso un elenco di descrittori di qualit, che esemplificano le azioni da compiere, a livello di sistema e a livello di soggetto erogatore della formazione. La valutazione uno strumento centrale del processo di assicurazione della qualit, ma la Raccomandazione ricorda che per essere realmente efficace e portare al miglioramento essa deve inserirsi organicamente allinterno di una strategia complessiva di governance. Infine la Raccomandazione propone un set di indicatori, relativi ai diversi aspetti dellazione formativa. Luso degli indicatori non obbligatorio, ma rappresenta un utile punto di riferimento per verificare e confrontare landamento di alcuni aspetti strategici del processo formativo; essi riguardano aspetti centrali sintomatici dellefficienza e dellefficacia dellattivit formativa, come i livelli di partecipazione, il successo formativo, il tasso di occupazione, lutilizzazione delle competenze acquisite, linserimento dei soggetti svantaggiati, ecc. A tutti gli Stati membri lUnione europea chiede di definire, entro giugno 2011, un Piano per la garanzia di qualit, che indichi quali iniziative si intendono adottare per introdurre il modello europeo a livello nazionale e di singola struttura formativa. Inoltre la Raccomandazione chiede che entro 48 mesi vadano verificati gli esiti di questo piano, attraverso un Rapporto che tutti i Paesi dovranno presentare alla Commissione europea. Per sostenere lattivit dei Paesi membri la Commissione ha istituito la Rete Europea per la qualit, che rappresenta uno strumento di cooperazione sui temi della qualit e si propone di promuovere e sostenere lassicurazione di qualit nellIFP e la definizione delle strategie nazionali dei diversi Stati membri; attualmente la Rete formata da tutti i Paesi e dalle Parti sociali, con il supporto del Cedefop e dellETF. La Raccomandazione EQAVET si collega strettamente ad altre due specifiche raccomandazioni riguardanti il Quadro europeo delle qualifiche (EQF) e il riconoscimento dei crediti (ECVET). Infatti lintroduzione o il potenziamento di un sistema di garanzia di qualit presupposto indispensabile per rafforzare quel contesto di reciproca fiducia che necessario perch ciascuno Stato membro riconosca e dia validit ai titoli e alle qualifiche rilasciati dagli altri Stati europei. Anche il Comunicato di Bruges, emanato alla fine del 2010, che contiene il programma europeo di Cooperazione rafforzata nel campo dellIstruzione e Forma-

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zione professionale per il periodo 2011-2020, inserisce tra gli Obiettivi strategici e tra i prodotti da realizzare a breve termine (entro il 2014) il miglioramento della Qualit ed Efficienza dellIstruzione e Formazione professionale. In particolare il Comunicato rileva che lelevata qualit dellofferta di Istruzione e Formazione professionale iniziale e continua un prerequisito per la sua capacit di attrazione. Al fine di garantire il miglioramento della qualit, una maggiore trasparenza e fiducia reciproca, la mobilit dei lavoratori e degli allievi e lapprendimento permanente, i Paesi europei dovrebbero introdurre modelli di garanzia di qualit dellIstruzione e Formazione professionale iniziale e continua in conformit con la Raccomandazione EQAVET e stabilire, entro la fine del 2015, un Quadro comune di garanzia della qualit per i soggetti erogatori di IFP, applicabile anche ai luoghi associati di apprendimento sul posto di lavoro e compatibile con il quadro EQAVET. LISFOL ha sempre seguito da vicino questo processo, a livello europeo e nazionale, su mandato del Ministero del Lavoro, e successivamente anche del Ministero dellIstruzione e del Coordinamento delle Regioni, che hanno incaricato lIstituto di fungere da Punto di riferimento nazionale, per raccordare il livello europeo con la realt nazionale e promuovere lapplicazione dei principi e degli strumenti europei. In linea con la Raccomandazione europea gli obiettivi del Punto di riferimento (Reference point) nazionale sono: informare sulle attivit della Rete Europea per la qualit dellIFP e sostenere lo sviluppo del programma; promuovere iniziative pratiche per rafforzare luso di metodologie di assicurazione e sviluppo di qualit e scambiare pratiche innovative; adattare e disseminare a livello nazionale gli strumenti innovativi prodotti a livello europeo (Autovalutazione, Peer Review, Linee guida qualit, ecc.); sperimentare nuovi strumenti di assicurazione qualit; analizzare modelli e dispositivi nazionali ed internazionali. Con la Raccomandazione sulla qualit, lEuropa sta lanciando probabilmente la sua sfida pi complessa, in quanto pone una questione di approccio strategico agli obiettivi e al governo del sistema formativo; non si tratta solamente di utilizzare nuovi strumenti o nuovi concetti condivisi con gli altri Paesi europei, ma di rovesciare un paradigma di governo del sistema che si basato finora pi sulla definizione di input, di processi e procedure che sulla indicazione chiara e condivisa di obiettivi e risultati confrontabili e misurabili che si intendono raggiungere attraverso listruzione e la formazione delle persone. Questa la direzione che stata condivisa da tutti i Paesi europei e dallItalia. Questa la strada che hanno gi intrapreso altri Paesi, e sulla quale sar necessario incamminarsi se si vuole migliorare la qualit della formazione che si svolge nel nostro Paese e ridurre i differenziali di qualit tra le diverse aree italiane. Assicurare e misurare

interventicon la raccomandazione sulla qualit, leuropa sta lanciando probabilmente la sua sfida pi complessa, in quanto pone una questione di approccio strategico agli obiettivi e al governo del sistema formativo

interventila qualit dei sistemi e delle istituzioni formative regionali e nazionali costituir una garanzia per i cittadini (giovani, famiglie e adulti) nelle scelte del proprio investimento in capitale umano

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la qualit dei sistemi e delle istituzioni formative regionali e nazionali costituir una garanzia per i cittadini (giovani, famiglie e adulti) sia nelle scelte del proprio investimento in capitale umano, sia nella successiva possibilit di poter fare apprezzare le competenze acquisite in contesti formativi di qualit e potersi quindi muovere tra regioni italiane e a livello internazionale.

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Gli orientamenti nazionali sulla qualit nel quadro delle politiche europeeLa politica di promozione della qualit un processo in atto in tutta Europa e mira a promuovere la crescita economica dei Paesi membri e la competitivit delle imprese, favorendo lo sviluppo di attivit ad alto valore per il cliente finale. Nella visione europea, la qualit non pi considerata come responsabilit esclusiva degli esperti, ma come responsabilit collettiva di tutto il personale e lapplicazione delle relative metodologie deve fondarsi sulla qualit delle risorse umane, in termini di capacit e di partecipazione, quale fattore chiave di successo. Il programma europeo di promozione della qualit mira, quindi, ad accrescere limpegno, la motivazione e la responsabilizzazione del capitale umano, sviluppando la coesione degli attori attorno a una cultura europea della qualit. In questottica lEuropa intende promuovere la qualit del sistema di istruzione e formazione quale leva strategica per realizzare un miglioramento della produttivit del sistema socioeconomico dellEuropa e per costruire un modello sociale fondato sullattuazione del pieno diritto di cittadinanza. Nel quadro delle politiche comunitarie, il tema della qualit della formazione divenuto oggetto di interesse sia a livello di sistema, da parte dei responsabili del governo del sistema distruzione e di formazione, sia a livello di istituzioni formative che erogano istruzione, nonch a livello di portatori di interesse che chiedono un funzionamento trasparente ed efficace del servizio. In una societ cos profondamente trasformata dalla globalizzazione dei mercati e dallavvento delle nuove tecnologie, la qualit costituisce uno strumento per favorire la competitivit e linnovazione di tutti i servizi pubblici, in particolar modo di quelli considerati essenziali per la collettivit. Nellultimo decennio i radicali mutamenti verificatisi sul piano istituzionale e sociale hanno condotto a una nuova configurazione dei rapporti fra istituzioni e societ, caratterizzata dallistanza di una maggiore interazione e dalla richiesta alle istituzioni di risposte sempre pi complesse e diversificate. Ci ha condotto alla necessit di rivisitare il rapporto fra Pubblica amministrazione e cittadini, che esigono lo sviluppo di modalit di erogazione del servizio sempre pi efficienti

interventidi marcello liminadirettore generale per gli affari internazionali, miur

in una societ trasformata dalla globalizzazione dei mercati e dallavvento delle nuove tecnologie, la qualit costituisce uno strumento per favorire la competitivit e linnovazione di tutti i servizi pubblici

interventilesigenza di adeguarsi alla mutata realt ha imposto ladozione di nuovi e pi efficienti modelli organizzativi, linnalzamento del livello qualitativo delle prestazioni

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e partecipative. In tale contesto la qualit viene ad assumere un ruolo centrale e strategico non solo come strumento manageriale per la gestione dei servizi, ma anche come strategia di governo della complessit organizzativa. Garantire la qualit di una struttura pubblica che opera in un settore fondamentale come quello dellistruzione rappresenta oggi una necessit che non pi possibile ignorare, soprattutto se si tiene conto che lintero sistema della Pubblica amministrazione al centro di un processo di modernizzazione, finalizzato ad assicurare al cittadino lefficacia e lefficienza dei servizi erogati. Questa necessit di rispondere a esigenze molteplici e diversificate determina la complessit di un servizio come quello scolastico e rende indispensabile ladozione di strategie innovative che favoriscano non solo la rispondenza dellofferta formativa ai bisogni del contesto locale, ma anche il raggiungimento di risultati, in termini di efficacia ed efficienza, comparabili con gli standard stabiliti a livello internazionale. Lesigenza di adeguarsi alla mutata realt ha imposto ladozione di nuovi e pi efficienti modelli organizzativi, linnalzamento del livello qualitativo delle prestazioni e la gestione della produzione secondo schemi competitivi. Si avverte la necessit di ridefinire il funzionamento dei servizi pubblici per rispondere alle nuove aspettative sociali, garantendo allutenza la qualit dei servizi. Nellambito del mercato nazionale e internazionale, infatti, a fronte dellaccentuazione della competitivit interna ed esterna, si afferma sempre pi la filosofia della qualit totale e della capacit di soddisfare, in tal modo, i bisogni dellutente. In questottica si colloca la necessit di riconfigurare la struttura organizzativa della scuola e quindi le responsabilit e le funzioni del personale in essa operante, al fine di rispondere adeguatamente alla nuova domanda formativa. I processi innovativi volti a ridisegnare le linee di funzionamento e le strutture organizzative dei servizi pubblici sono stati avviati gi negli anni Novanta, con la Legge n. 241 sul procedimento amministrativo, che ha conferito rilevanza giuridica cogente ai parametri della trasparenza, celerit, pubblicit, partecipazione, efficienza ed efficacia. Nel quadro degli interventi legislativi realizzati in questo settore, particolarmente significativa stata lintroduzione della Carta dei Servizi, varata con il DPCM del 7 giugno 1995 e contenente i principi fondamentali ai quali la scuola si deve ispirare per erogare un servizio di qualit effettiva. Essa si configura come lo strumento giuridico che consente agli utenti di controllare la qualit del servizio loro erogato poich indica i criteri generali in merito a: principi fondamentali; fattori qualit; standard; criteri di valutazione del servizio; procedure di reclamo in relazione a: attivit amministrativa, condizioni ambientali, attivit didattica.

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La Carta dei Servizi, la cui corretta stesura costituisce il primo passo per la costruzione di un Sistema Qualit della scuola, non il solo provvedimento normativo che in qualche modo si pone in relazione con gli aspetti della qualit; utile ricordare anche la Direttiva del Ministero dellIstruzione n. 209 del 15 giugno 1995 sullazione amministrativa e la gestione del sistema dellistruzione, nonch la Legge n. 273 dell11 luglio 1995 che prevede interventi per migliorare lefficienza delle pubbliche amministrazioni. Lesigenza di soddisfare pienamente le aspettative dellutenza in ordine alla qualit dei servizi pubblici viene successivamente riaffermata da diversi documenti programmatici che hanno contrassegnato il nostro quadro normativo pi recente. Nella Direttiva del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione per una pubblica amministrazione di qualit, del 19 dicembre 2006, si afferma che la qualit delle prestazioni rese agli utenti dipende dalla capacit delle amministrazioni pubbliche di perseguire il miglioramento continuo e che il ricorso allautovalutazione delle proprie prestazioni da parte delle amministrazioni pubbliche il punto di partenza obbligato dei percorsi di miglioramento continuo. Pertanto, ciascuna amministrazione deve saper valutare la propria prestazione organizzativa, individuare le priorit rispetto alle quali intervenire, pianificare i necessari cambiamenti in modo integrato e funzionale alle proprie esigenze. In questottica, viene rimarcata la necessit che le amministrazioni si impegnino ad attivare stabilmente pratiche di autovalutazione della prestazione del servizio, traducendo i risultati dei processi autovalutativi in concreti piani di miglioramento e conseguenti attivit. Allinterno del Quaderno Bianco sulla Scuola, presentato il 21 settembre 2007, fra gli interventi proposti per la costruzione di un sistema nazionale di valutazione e una cultura di valutazione della scuola, si indica anche quello relativo al consolidamento e alla diffusione di pratiche e reti di autovalutazione in tutto il territorio nazionale; cos come in merito al Programma per il Mezzogiorno 20072013, si afferma che lattuazione dello stesso potr essere assicurata legando pi fortemente del passato gli interventi a una diagnosi delle scuole, promuovendo allinterno dei singoli istituti la capacit di autovalutazione. Il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il Ministro dellEconomia e delle Finanze, il Ministro della Pubblica Istruzione e le Organizzazioni Sindacali, nellambito dellIntesa per unazione pubblica a sostegno della conoscenza, siglata il 27 giugno 2007, nel concordare i diversi assi di intervento, riconoscono la centralit dellobiettivo di migliorare la qualit della scuola e indicano, a tal fine, una strategia volta ad accrescere le conoscenze sui risultati e sulle determinanti dellazione educativa, che prevede, fra le altre cose, la promozione dellautovalutazione della singola istituzione scolastica, e di coloro che vi operano, intesa come capacit di confrontare, tenendo conto delle risorse umane e strutturali disponibili, i risultati ottenuti con quelli attesi, in correlazione con i processi e gli esiti della valutazione esterna.

interventiciascuna amministrazione deve saper valutare la propria prestazione organizzativa, individuare le priorit rispetto alle quali intervenire, pianificare i necessari cambiamenti in modo integrato e funzionale alle proprie esigenze

interventiun sistema di controllo efficace deve consentire di individuare e analizzare gli elementi che risultano nevralgici e che determinano il livello di qualit della organizzazione

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Gli obiettivi della suddetta Intesa vengono richiamati e riconfermati anche nella recente Direttiva Generale sullAzione Amministrativa e la Gestione, del Ministero della Pubblica Istruzione per il 2008, che fa specifico riferimento al ruolo fondamentale della valutazione, come strumento di diagnosi volto a migliorare lefficacia degli interventi. La necessit per le istituzioni scolastiche di dotarsi di un sistema di gestione della qualit e di autovalutazione viene riconosciuta e reinterpretata anche dal quadro normativo di sviluppo dellautonomia e di avvio del decentramento, che ha ampliato la mission della scuola la quale chiamata a garantire unofferta formativa capace di servire simultaneamente la collettivit e ciascuno dei suoi membri. Per le istituzioni scolastiche si profilano, quindi, nuovi e ampi orizzonti di operativit in cui rendere concrete le scelte di politica scolastica, assumendo anche in questo modo gli oneri della complessit. Il processo di autonomia rende ora necessarie operazioni che in passato, in una concezione verticistica, erano prive di fondamento e scarsamente significative per un intervento formativo poco centrato sui bisogni dellutenza. La scuola dellautonomia si interroga non solo sui risultati dellapprendimento e sulloperato del docente, ma anche sui processi gestionali attivati, mettendo in discussione lintero impianto organizzativo e le variabili che lo compongono. , infatti, cresciuta negli ultimi anni la consapevolezza che il prodotto formativo sia il frutto anche di unorganizzazione costituita da un insieme di elementi strettamente interconnessi e interdipendenti e che il livello di qualit del servizio erogato dal sistema-scuola rappresenti quindi il risultato dellinterazione di queste variabili. Un sistema di controllo efficace deve consentire di individuare e analizzare gli elementi che risultano nevralgici e che determinano il livello di qualit dellorganizzazione. LAutonomia Scolastica, introdotta dalla Legge n. 59/1997 e disciplinata con il DPR n. 275/1999, attribuisce alle scuole il compito di regolamentare la propria offerta formativa al fine di adeguarla alle esigenze dei portatori dinteresse e di potenziarne gli esiti in termini di successo scolastico; essa pone lesigenza di riferirsi a criteri di qualit del servizio scolastico e di valutazione dei processi e dei risultati. Non si pu realizzare un servizio scolastico in autonomia didattica e organizzativa senza unopera costante e puntuale di valutazione della sua efficienza ed efficacia, ovvero, della sua qualit. Lautonomia di cui godono le istituzioni scolastiche esige, infatti, un maggiore controllo interno ed esterno, sui processi organizzativi e sui risultati raggiunti, al fine di verificare lefficiente ed efficace utilizzo delle risorse pubbliche. Nella complessa gestione del sistema dellautonomia scolastica divenuta ormai ineludibile la necessit di attivare azioni di valutazione della qualit del processo formativo in unottica sistemica, che non si limiti a verificare il raggiungimento degli obiettivi programmati, ma anche il come vengono raggiunti, ossia attraverso quali processi, al fine di promuovere interventi migliorativi.

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Lapproccio della qualit mira a presidiare i processi considerati chiave per il miglioramento dellofferta formativa e per la ricerca di una maggiore soddisfazione dei bisogni e delle attese di utenti e operatori. La gestione per processi e per obiettivi consente alla scuola di migliorare con continuit lefficacia della propria offerta e lefficienza del proprio funzionamento, garantendo laffidabilit del servizio e la qualit dei risultati dellapprendimento. A tal fine, va necessariamente promossa la condivisione della cultura della qualit da parte di tutti gli operatori della scuola, dagli studenti e dalle famiglie, dalla realt territoriale, affinch tale modello di gestione possa permeare e orientare le modalit con cui listituzione scolastica pianifica e realizza la propria proposta formativa. Da qui lesigenza di assumere la qualit e la valutazione come strumenti per apprendere, per orientare lazione educativa, per alimentare con contenuti misurabili e verificabili le scelte, le azioni, il percorso dei docenti, dei dirigenti scolastici e di tutto il personale. Al riguardo, si afferma sempre pi lesigenza di sistematizzare le molteplici esperienze maturate, allo scopo non solo di censire la pluralit di modelli e strumenti utilizzati, ma anche e soprattutto di valorizzare e trasferire le migliori pratiche adottate per promuovere la qualit. In merito, va segnalata la crescente diffusione che stanno avendo le iniziative di peer review in ambito istituzionale, sia nazionale che europeo, per il riconoscimento di buone pratiche a livello di sistema o di ente di formazione; cos come le attivit di benchmarking che prevedono il confronto fra i risultati conseguiti da un soggetto erogatore di formazione con i risultati di organizzazioni simili a livello regionale, nazionale ed europeo. In riferimento a tali tendenze e agli strumenti prodotti, la sfida sar quella di costruire, sperimentare e diffondere un quadro di riferimento comune per lo sviluppo e laccertamento della qualit, valorizzando le specificit locali del fare formazione1. Allinterno del quadro di iniziative per la verifica e il miglioramento della qualit della formazione, si assiste al passaggio da una logica di controllo a una logica di riconoscimento dei risultati e di miglioramento continuo che rappresenta un denominatore comune nelle esperienze nazionali e comunitarie caratterizzate da unestrema eterogeneit. Limpegno per migliorare la qualit dellistruzione richiede un forte investimento sulla promozione della cultura dellautovalutazione e della qualit nel settore della scuola. Si tratta di una scelta ormai irrinunciabile che va adottata a livello nazionale, coerentemente con le scelte operate nel contesto europeo, e che pu schiudere enormi scenari di sviluppo per il nostro sistema scolastico.

1. I modelli di qualit nel sistema di formazione professionale italiano, in I libri del Fondo Sociale Europeo, ISFOL, 2006, pp. 15-16.

interventilimpegno per migliorare la qualit dellistruzione richiede un forte investimento sulla promozione della cultura della autovalutazione e della qualit nel settore della scuola

interventiviene posto laccento sulla necessit che listruzione venga sottoposta a una valutazione di sistema che chiama in causa lefficacia e lefficienza del processo educativo

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La crescita della cultura della qualit del sistema dellistruzione deve passare attraverso lavvio di iniziative di autovalutazione e lo sviluppo di capacit di benchmarking delle istituzioni scolastiche. Ci anche al fine di attivare una sana e proficua emulazione competitiva fra le scuole e generare dinamiche di differenziazione utili alla ricerca delle soluzioni migliori. Pertanto, nel massimo rispetto dellautonomia scolastica, importante sottolineare la necessit di pensare a un progetto nazionale per la qualit nella scuola in grado di accompagnare e monitorare le attivit svolte nellambito dei differenti contesti territoriali. Questa prospettiva va per sostenuta e assecondata con una serie di iniziative e azioni aperte al contributo delle risorse professionali presenti sul territorio e allocate presso gli Uffici Scolastici Regionali o altri Enti, che possono costituire il punto di riferimento per le scuole sui temi della valutazione e della qualit nellambito del sistema dellistruzione. Ci al fine di valorizzare le esperienze pi significative e consentire di: stimolare e sostenere le istituzioni scolastiche nel processo di miglioramento continuo; assicurare unazione diffusa capillarmente a livello locale, per offrire supporti e servizi alle scuole impegnate nei percorsi di qualit; sviluppare la capacit di creare una cultura del confronto e del dialogo tra scuola e territorio, nel rispetto delle relative autonomie e vocazioni istituzionali. Lesigenza di promuovere un progetto nazionale sulla qualit ha gi ricevuto, in passato, un impulso istituzionale di notevole significato con lelaborazione delle Linee Guida per lattuazione del Progetto Qualit, rivisitate e pubblicate dal MIUR nel 2003. Il documento sostiene la necessit di realizzare la qualit nelle scuole partendo dallevidenziazione di come fattori quali lautonomia scolastica, la riforma degli ordinamenti e il nuovo contesto istituzionale (riordino del Ministero nelle sue articolazioni centrali e locali, nel quadro della revisione del titolo V della Costituzione), rendano decisiva ladozione di modelli, tecniche e strategie innovative di gestione. Viene posto laccento sulla necessit che listruzione venga sottoposta a una valutazione di sistema che chiama in causa lefficacia e lefficienza del processo educativo. A tal fine si suggerisce ladozione in ogni scuola di un approccio organizzativo sistemico per processi (secondo i metodi del Sistema di Gestione per la Qualit) in grado di assicurare il controllo di tutti i processi chiave del servizio scolastico (progettazione, programmazione, erogazione e valutazione) e di rendere conto dei risultati raggiunti. La presenza di numerosi attori allinterno del sistema pubblico di istruzione e formazione induce poi il Ministero a ritenere utile lindividuazione di modelli di organizzazione in rete e relativi protocolli di comunicazione volti a realizzare le necessarie sinergie evitando sovrapposizioni e dispendi di risorse. Per tale

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ragione, il documento del MIUR valorizzando le precedenti esperienze che dal 1990 a oggi hanno consentito a circa 1600 istituzioni scolastiche un approccio alla qualit del proprio sistema attraverso la nascita delle Reti Qualit conferisce priorit alla sperimentazione di un metodo di lavoro e percorso di ricerca in grado di sostenere le scuole nel realizzare il proprio sviluppo organizzativo e operativo. La qualit del servizio dellistruzione, intesa come qualit di sistema e di prodotto, costituisce lobiettivo fondamentale della Rete Qualit, proposta dal Ministero come uno strumento che grazie a una costante analisi delle realt, dei processi e dei percorsi propri del servizio scolastico consente di progettare, programmare, operare e verificare interventi orientati alla ricerca di risposte adeguate ai bisogni degli studenti, delle famiglie e del territorio, nonch di valorizzare limpegno degli operatori scolastici. Le Linee Guida suggeriscono lavvio di rapporti di collaborazione con una pluralit di soggetti attraverso strumenti formali come gli Accordi di programma o i Protocolli dintesa con Regioni e partner locali. Allinterno del quadro sopra delineato, possono aprirsi nuove prospettive per un innalzamento della qualit del servizio scolastico e della sua affidabilit, contribuendo in tal modo allinnovazione del sistema formativo e allo sviluppo di una cultura professionale e organizzativa pi fortemente orientata verso lassunzione delle responsabilit che lautonomia assegna alle singole istituzioni scolastiche. Si tratta di un processo fortemente complesso e per questo si ritiene utile proporre un riorientamento metodologico e culturale in unottica di riqualificazione complessiva del servizio scolastico. Ci implica il passaggio da un sistema di controllo procedurale, attento soprattutto alla conformit dei processi rispetto alle prescrizioni normative, a un sistema di accertamento dei risultati, pi attento, invece, alla congruit degli esiti in rapporto agli obiettivi prefissati. In unanalisi dei principali modelli e sistemi di qualit non si pu prescindere dal ruolo della valutazione, che viene ad assumere il duplice significato sia come strumento di rilevazione della qualit che come leva del miglioramento continuo dellorganizzazione. La valutazione della qualit dei processi formativi messi in atto e dei risultati conseguiti una sfida continua e oramai inderogabile, che induce a riconoscere che gli esiti della formazione dipendono anche dallorganizzazione della struttura che progetta ed eroga formazione, per cui maggiore la sua funzionalit/ efficienza, pi favorevoli risultano le condizioni dellapprendere e migliori i risultati formativi. Per tale motivo, risulta determinante che le istituzioni scolastiche sappiano valutare i propri punti di forza e le proprie criticit, individuando in modo corretto le linee portanti del miglioramento qualitativo e riconoscendo che esso frutto di quella sinergia con i soggetti sociali (stakeholder) sempre pi necessaria perch la scuola possa ridefinire il proprio ruolo allinterno della societ.

interventici implica il passaggio da un sistema di controllo procedurale, attento soprattutto alla conformit dei processi a un sistema di accertamento dei risultati

interventilautovalutazione quindi si rivela uno strumento fondamentale per confrontare gli obiettivi con i risultati e per puntare al miglioramento della qualit del servizio

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In un contesto internazionale fortemente competitivo e sempre pi guidato verso lesigenza di dare visibilit alla qualit delle organizzazioni e dei relativi servizi, qualsiasi iniziativa sul tema della qualit nella scuola deve porsi come obiettivo generale quello di promuovere una cultura dellautovalutazione e della valutazione esterna del sistema dellistruzione attraverso ladozione di modelli e di prassi che possano consentire il confronto sia a livello nazionale, sia a scala internazionale2. La cultura della valutazione implica un cambiamento radicale e inevitabilmente orientato alla qualit e allelaborazione di piani di miglioramento del servizio. Una sistematica azione autovalutativa risponde alla duplice esigenza di garantire una rendicontazione trasparente dei risultati e di promuovere il miglioramento continuo, poich permette di verificare costantemente gli esiti, sia sul piano educativo che su quello organizzativo, e di raccordare i momenti valutativi con le azioni migliorative, fornendo il quadro logico e procedurale su cui convogliare le spinte innovative e lazione di sviluppo della scuola. Lautovalutazione, condotta in unottica di gestione della qualit, costituisce una potente strategia che consente a unistituzione scolastica di individuare i propri punti di forza e di debolezza, di disegnare una propria identit organizzativa, culturale, educativa, sia interna che esterna, per proporsi con caratteristiche proprie nei confronti dellutenza diretta, del contesto territoriale, nonch di altri interlocutori esterni. La necessit di avviare percorsi di autovalutazione scaturisce dalla consapevolezza che gli utenti sono diventati soggetti attivi, che chiedono di poter scegliere sulla base di chiare e precise informazioni che la scuola ha il dovere di fornire. Lautonomia scolastica, inoltre, consentendo alle scuole di proporre offerte formative sempre pi diversificate, impone la necessit di esplicitare i risultati formativi ottenuti, rendendoli confrontabili al fine di garantire standard minimi di qualit su tutto il territorio nazionale. Ci implica un cambiamento culturale e organizzativo inevitabilmente orientato alla qualit, per cui diventa necessario inserire in unottica sistemica la valutazione del processo formativo e dotarsi di un sistema di autovalutazione e di gestione della qualit capace di individuare e analizzare i processi chiave ossia gli elementi che risultano nevralgici per la qualit del servizio, e la cui corretta gestione consente a ogni singola istituzione scolastica di migliorare con continuit lefficacia della propria offerta e lefficienza del proprio funzionamento. Lautovalutazione quindi si rivela uno strumento fondamentale per confrontare gli obiettivi con i risultati e per puntare al miglioramento della qualit del servizio.

2. M. Tronci, Valutazione della qualit e qualit della valutazione nella scuola, in L. Boeti e E. Tais (a cura di), Percorsi di ricerca e innovazione per la qualit della scuola, Anicia, Roma, 2006.

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innegabile, infatti, che la sfida della qualit dellistruzione passa attraverso la qualit della singola istituzione scolastica, quale unit minima del sistema formativo in cui risiede lessenza del cambiamento e dellinnovazione. Gi da un decennio le scuole di diverse regioni del territorio nazionale sono impegnate nella progettazione e nella sperimentazione di strumenti di autovalutazione e di gestione della qualit del servizio. Affinch la qualit possa essere uno strumento di miglioramento e di sviluppo delle scuole, deve essere sostenuta a livello nazionale, mettendo le istituzioni scolastiche in grado di uscire dallautoreferenzialit e di potersi confrontare con modelli di riferimento validi e gi sperimentati sul campo. Per tale motivo, le numerose esperienze di autovalutazione della qualit gi diffuse a livello locale devono ancorarsi a unazione nazionale di sistema con la quale si intende supportare le scuole, fornendo un quadro di riferimento unitario per la scelta di modelli, tecniche e strumenti con i quali avviare i percorsi sulla qualit. Lobiettivo di fondo quello di creare un quadro di riferimento unitario per lavvio dei percorsi che consentano di: garantire la qualit dei risultati dellapprendimento e laffidabilit del servizio; acquisire un quadro logico e procedurale su cui convogliare le spinte innovative e lazione di sviluppo della scuola. Lautonomia scolastica ha conferito alle istituzioni la possibilit di scegliere liberamente i campi di indagine e le modalit di valutazione; tale possibilit ha generato una elevata dispersione dellattivit di valutazione e una grande variet di modelli di riferimento per lorganizzazione, la gestione e la valutazione degli istituti scolastici: ISO 9001:2008, ISO 9004:2009, modello EFQM, modello CampusOne della CRUI per lUniversit, modello ASFOR per i master, modello CAF per la Pubblica amministrazione in generale. Alla base di questo ventaglio di opzioni metodologiche, deve esservi come denominatore comune la consapevolezza che necessario: supportare il miglioramento delle prestazioni (sia in termini di efficacia che di efficienza) della scuola attraverso chiare indicazioni sui punti di forza e sulle aree di debolezza; integrare allinterno del modello adottato tutte le iniziative promosse a livello centrale/locale per la valutazione e il miglioramento nellambito di tematiche specifiche (valutazione della dirigenza, controllo di gestione, valutazione degli apprendimenti, orientamento, rapporto scuola-lavoro, ecc.); consentire il confronto tra le diverse scuole al fine di agevolare il trasferimento delle buone pratiche;

interventiaffinch la qualit possa essere uno strumento di miglioramento e di sviluppo delle scuole, deve essere sostenuta a livello nazionale, mettendo le istituzioni scolastiche in grado di uscire dalla autoreferenzialit

interventidiffondere la cultura della qualit nelle scuole per consentire lesercizio di unautonomia responsabile e favorire il miglioramento dellefficacia e dellefficienza del servizio erogato

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fornire informazioni chiare, obiettive e trasparenti al mondo esterno (in particolare tutte le Parti Interessate ai processi educativi e formativi sviluppati dagli istituti scolastici) relativamente alla qualit della proposta formativa e alla sua capacit di produrre buoni risultati. Qualsiasi modello di valutazione e di gestione della qualit deve rispondere ad alcune precise finalit: diffondere la cultura della qualit nelle scuole per consentire lesercizio di unautonomia responsabile e favorire il miglioramento dellefficacia e dellefficienza del servizio erogato; offrire occasioni di confronto e di scambio attraverso la diffusione di esperienze, modelli, strumenti utili a favorire la ricerca di soluzioni e sinergie per lo sviluppo e linnovazione delle istituzioni coinvolte; promuovere la diffusione della cultura dellautovalutazione e della qualit e ladozione di metodi e tecniche innovativi, sperimentati e validati a livello internazionale; favorire la pianificazione e la realizzazione di unofferta formativa efficace e strategica, tenendo sotto controllo il processo di progettazione e di erogazione dei servizi, per realizzarne un miglioramento continuo. Si tratta di una prospettiva che pu favorire lo sviluppo professionale degli operatori e la valorizzazione delle risorse, sollecitando le scuole a trasformarsi in organizzazioni che apprendono e ad acquisire una capacit di benchmarking funzionale al superamento dellautoreferenzialit. Attraverso lapproccio metodologico della qualit possibile promuovere limmagine del singolo istituto attraverso il miglioramento della qualit percepita e del grado di soddisfazione dellutenza, consentendo un dialogo migliore e un confronto tra listituzione scolastica e il mondo del lavoro, gi orientato alla valutazione e alla misurazione dei risultati. A tal fine, risulta indispensabile allinterno delle istituzioni scolastiche porsi i seguenti obiettivi: perseguire lanalisi, la progettazione e la gestione per processi in grado di agevolare lattuazione di unofferta formativa strategica in relazione alle esigenze del contesto ed efficace rispetto alle finalit istituzionali; supportare lanalisi delle diverse variabili di sistema e la valutazione del loro impatto sullorganizzazione del servizio e sullofferta formativa; favorire lindividuazione di azioni correttive mirate e la loro sistematizzazione allinterno di un piano di miglioramento; sviluppare il management scolastico, potenziando la capacit di gestire le risorse umane, professionali, strutturali e finanziarie;

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qualificare la leadership come capacit di: individuare direzioni di sviluppo, definire obiettivi rispondenti agli interessi degli stakeholder, motivare e sostenere il lavoro di tutti i protagonisti della comunit scolastica intorno agli obiettivi programmati. Nellottica sopra descritta, assume unimportanza strategica avviare azioni formative sul territorio, rivolte a dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo e finalizzati a diffondere la conoscenze sui modelli di gestione della qualit e di autovalutazione riconosciuti a livello internazionale, sulle metodologie di applicazione e sulle esperienze pi significative. Ci anche allo scopo di sostenere le istituzioni scolastiche, nellapplicazione alla didattica e allorganizzazione, dei principi e delle metodologie della gestione per processi. A supporto di tale prospettiva, pu risultare altres determinante promuovere la messa a regime di cicli valutativi a cadenza pluriennale, che assicurino una valutazione ciclica dellintera istituzione e della qualit dei processi e dei risultati, mirando a individuare gli elementi significativi, i punti di forza, le aree da migliorare. Tali linee di intervento possono promuovere reali cambiamenti nella gestione del servizio scolastico, fra i quali: razionalizzazione degli aspetti organizzativi interni e delluso delle risorse; aumento dei livelli delle prestazioni offerte, dellefficienza e della capacit di reazione; miglioramento del clima interno e sviluppo della collaborazione tra le diverse componenti scolastiche; acquisizione di competenze specifiche nellambito dellautovalutazione per lesercizio di una professionalit qualificata e funzionale al raggiungimento degli obiettivi della formazione. Si tratta di una prospettiva che pu favorire lottimizzazione dei processi di insegnamento/apprendimento e il miglioramento della qualit dellofferta formativa, con impatti positivi e molteplici anche sul contesto locale.

interventia supporto di tale prospettiva, pu risultare determinante promuovere la messa a regime di cicli valutativi a cadenza pluriennale, che assicurino una valutazione ciclica dellintera istituzione e della qualit dei processi e dei risultati

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le imprese per la qualit1. lo scenario economico Le economie mondiali sono investite da una crisi di portata straordinaria che ne sta modificando i modelli di consumo e i paradigmi produttivi. Il baricentro della crescita si spostato verso i paesi emergenti che traineranno la ripresa delleconomia mondiale. Se questo lo scenario dellevoluzione di breve periodo, nessuno pu stimare per la velocit di uscita dalla crisi. Alcuni economisti sostengono che solo nel 2017 torneremo ai livelli precedenti la crisi. Tale condizione non ha spinto lItalia a ripiegarsi su se stessa. Latteggiamento pi diffuso stato di reagire agli eventi. Le imprese e le famiglie italiane stanno dimostrando una grande capacit di adattamento dettato dalla forza di rimodellare comportamenti e strategie a seconda delle situazioni. A seguito dei fenomeni di globalizzazione e dellevoluzione del mercato del lavoro nella societ della conoscenza stanno cambiando radicalmente i modelli culturali e organizzativi per laccesso al lavoro e alle professioni. Vorrei sottolineare come la cultura idealistica abbia veicolato per molto tempo la percezione di una lontananza abissale tra mondo della cultura, mondo del lavoro e mondo delleconomia. Se mai questa contrapposizione stata corrispondente alla realt, non lo certamente oggi, in una societ che stata definita della conoscenza, in cui la creazione, la distribuzione e il significato economico della conoscenza sono in continua crescita. Il passaggio alla societ della conoscenza ha trasformato il senso e il modo di lavorare: nascono nuove professioni, vecchi mestieri cambiano pelle, altri scompaiono definitivamente. Si diversificano i lavori, e prima ancora le tipologie e le forme giuridiche dei rapporti di lavoro. C unindubbia intellettualizzazione del lavoro. richiesta la flessibilit e la mobilit occupazionale e la polivalenza della cultura professionale1.1. Cfr. Malizia G. e Nanni C., Istruzione e formazione: gli scenari europei, in CIOFS/FP CNOSFAP (a cura di), Dallobbligo scolastico al diritto di tutti alla formazione: i nuovi traguardi della Formazione Professionale, Roma, 2002, pp. 15-42; Callini D., Societ post-industriale e sistemi educativi, FrancoAngeli, Milano, 2006.

interventidi claudio Gentilidirettore education confindustria

le imprese e le famiglie italiane stanno dimostrando una grande capacit di adattamento dettato dalla forza di rimodellare comportamenti e strategie a seconda delle situazioni

interventilistruzione rappresenta un obiettivo strategico per il paese sul quale dovrebbero concentrarsi azioni e obiettivi condivisi, misurabili e realizzabili

22 annali della puBBlica istruzione

Per rispondere al meglio a queste esigenze del mondo delloccupazione si deve pensare a una nuova figura di lavoratore che non solo possieda i necessari requisiti tecnici, ma anche nuovi saperi di base (informatica-informazione, inglese, economia, organizzazione), capacit personali (comunicazione e relazione, lavoro cooperativo, apprendimento continuo) e anche vere e proprie virt del lavoro (affrontare lincertezza, risolvere problemi, sviluppare soluzioni creative). Il tipo di intelligenza che viene mobilitato nel lavoro quella che i Greci chiamavano mtis: insieme di attitudini mentali [] che combinano lintuizione, la sagacia, la previsione, lelasticit mentale, la capacit di cavarsela, lattenzione vigile, il senso dellopportunit2. Ma la vera novit apportata dal processo di professionalizzazione riguarda larricchimento progressivo del valore culturale e relazionale di molte posizioni di lavoro. E la riqualificazione dei percorsi educativi e formativi diventa ancor pi urgente, soprattutto se si considera il carattere critico dellattuale stato dei sistemi educativi. indispensabile che tutti riconoscano la portata strategica, la dimensione intergenerazionale e il carattere di investimento di lungo periodo (15-20 anni) della spesa per listruzione. Listruzione rappresenta un obiettivo strategico per il Paese sul quale dovrebbero concentrarsi azioni e obiettivi condivisi, misurabili e realizzabili. La crescita nei prossimi anni si concentrer laddove si sapr investire in conoscenza e capitale umano. La societ non pu abdicare al suo compito educativo. Leducazione il primo veicolo per salvaguardare il patrimonio distintivo dei valori e dei saperi di una societ, ma anche il suo patrimonio di conoscenze tecnologiche e di cultura di impresa. Per questo anche in Italia la crisi economica e il deficit di competitivit impongono riforme radicali a partire dai sistemi educativi. Negli ultimi 20 anni la scuola e la formazione hanno perso posizioni nellagenda del nostro Paese: la riforma della scuola secondaria superiore giunta allapprovazione parlamentare nel 2003 eppure ci sono voluti ben 7 anni per arrivare alla fase operativa della sua applicazione. Limpatto degli annunci, dei rinvii e dei dietrofront su un sistema grande e complesso come quello della scuola stato devastante. Oggi possiamo dire di essere arrivati a un punto di svolta. Il 4 febbraio 2010 stato approvato in CdM il Regolamento di riordino degli istituti tecnici entrato in vigore nelle prime classi a partire da settembre 20103.

2. Morin E., I sette saperi necessari alleducazione del futuro, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001, p. 17. 3. Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti tecnici ai sensi dellarticolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 (emanato con DPR 15 marzo 2010, n. 88).

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2. per un nuovo umanesimo della scienza e della tecnica Il modello curricolare della scuola secondaria italiana costruito su una gerarchia dei saperi che prevede implicitamente la superiorit delle discipline umanistiche su quelle scientifiche. Questa concezione cosiddetta gentiliana ed erede della tradizione idealistica, ha egemonizzato per quasi un secolo il sistema scolastico del nostro Paese e ha accentuato la dicotomia tra cultura umanistica e cultura scientifica, tra formazione e lavoro, relegando a un ruolo subalterno gli istituti tecnici e professionali. questo il punto cruciale. Negli istituti tecnici si coltiva e si sviluppa quellumanesimo tecnologico, che sul piano pedagogico ha la stessa dignit dellumanesimo scientifico e di quello letterario. La centralit della formazione alla diffusione di un umanesimo della scienza e della tecnologia passa attraverso un cambiamento di mentalit non facile da realizzare, e tuttavia urgente4. La complessit degli scenari tecnologici ha reso impraticabile lo sviluppo di un unico impianto formativo rendendo indispensabile la definizione di figure professionali a elevato tasso di specializzazione, per il raggiungimento degli obiettivi professionali sostenibili in un periodo formativo adeguato5. Il nostro Paese deve fare i conti con un deficit di preparazione in campo tecnico-scientifico sia a livello di scuola superiore, che universitario che ha gravi ripercussioni sulla competitivit del Paese. Lo sviluppo dellItalia chiede con urgenza il rilancio della scienza e della tecnica e il potenziamento degli investimenti in alta tecnologia, riconosciuta da tutti come la chiave della competitivit internazionale, che pu favorire lo sviluppo e rendere il Paese pi dinamico e competitivo. I settori di punta del futuro sono tutti caratterizzati da una elevata competenza tecnico-scientifica. Negli ultimi ventanni abbiamo assistito a due fenomeni contraddittori. Da un lato limpresa, per vincere la competizione internazionale, ha investito sui talenti e lincidenza dei tecnici sul totale degli occupati raddoppiata, passando dal 12 al 22%, una quota superiore addirittura a quella tedesca. Dallaltro lato, negli stessi anni, avvenuto il sorpasso degli iscritti ai licei sugli studenti che scelgono listruzione tecnica. Ma il modello di sviluppo italiano basato su un sistema industriale medium e high tech e i tecnici intermedi continueranno ad avere un peso rilevante.

4. Cfr. Margiotta U., Tecnologia e formazione per il III millennio, in Gentili C., Umanesimo tecnologico e istruzione tecnica, Armando Editore, Roma, 2007, p. 15. 5. Cfr. Demartini C., Fondamenti epistemologici del sapere tecnologico, in Gentili C., Umanesimo tecnologico e istruzione tecnica, Armando Editore, Roma, 2007, p. 99.

interventilo sviluppo dellitalia chiede con urgenza il rilancio della scienza e della tecnica e il potenziamento degli investimenti in alta tecnologia, riconosciuta da tutti come la chiave della competitivit internazionale

interventila cultura tecnica dellitalia un patrimonio inestimabile. abbiamo il primato in molti settori produttivi che hanno fatto grande il made in italy

24 annali della puBBlica istruzione

Nonostante la crisi il mercato del lavoro nellindustria non si bloccato. Anzi, in alcuni settori, la domanda da parte delle imprese di diplomati tecnico-professionali aumentata. I dati nazionali Excelsior relativi al 2010 dimostrano una crescita nella domanda di tecnici meccanici (da 14.840 del 2009 a 22.660 del 2010). In aumento anche la domanda di tecnici dei settori: elettrotecnico (da 7790 del 2009, a 10.460 del 2010), elettronico (da 2840 a 3770), chimico (da 1720 a 2410), biologico e delle biotecnologie (da 310 a 460). In aumento anche la domanda nel settore tessile-abbigliamento-moda, che ha risentito fortemente della concorrenza internazionale, dove si passati da una domanda di 1410 tecnici nel 2009, a 1620 nel 2010. In calo, invece, la domanda di tecnici provenienti da altri settori: amministrativocommerciale (da 75.910 del 2009 a 70.130 del 2010), edile (da 5700 a 5530), informatico (da 6400 a 4240), agrario- alimentare (da 2300 a 1140). In totale, nel 2010, la domanda delle imprese di circa 236.000 diplomati tecnici e professionali. E oggi mancano allappello 110.000 tecnici che le industrie richiedono ma non trovano. Si tratta delle professioni chiave del successo italiano, della continuit della nostra economia. Sono le figure che possono costituire la risposta alla grande preoccupazione sociale di questo periodo. 3. istruzione tecnica e made in italy La cultura tecnica dellItalia un patrimonio inestimabile. Abbiamo il primato in molti settori produttivi che hanno fatto grande il Made in Italy. Questo patrimonio non si accumulato per caso. Gli istituti tecnici, da cui escono i profili determinanti per lo sviluppo del sistema produttivo, sono stati la chiave del boom economico italiano del dopoguerra e continuano a rappresentare un asset strategico per il nostro Paese anche nel nuovo scenario delleconomia globale del XXI secolo. La diffusione degli istituti tecnici industriali sul territorio ha contribuito allo sviluppo dei sistemi produttivi territoriali. Lampia autonomia didattica, organizzativa e gestionale consentiva di rispondere alle vocazioni del territorio e di sostenere linnovazione delle imprese. Molto dello sviluppo industriale italiano lo dobbiamo a prestigiosi istituti tecnici che possono essere considerati le scuole top del nostro Paese: dal glorioso Aldini Valeriani di Bologna allIstituto Rossi di Vicenza, dallIstituto Avogadro di Torino al famoso Istituto Tecnico Montani di Fermo per arrivare allIstituto Ferraris di Verona. Sono le pi antiche scuole dItalia, ma sono anche le pi moderne: hanno saputo infatti riconvertirsi didatticamente e adattarsi alle trasformazioni del mercato.

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Molti istituti tecnici sono nati dalla costola di scuole aziendali e oggi molte aziende non potrebbero vivere senza approvvigionarsi dei giovani che si diplomano ogni anno negli istituti tecnici. Tra i casi pi eccellenti del rapporto tra grandi firme dellindustria italiana e grandi scuole tecniche da segnalare alcuni nomi dellimprenditoria italiana (dalla Barilla di Parma alla Ferrari di Maranello, da Max Mara di Reggio Emilia a Zegna di Biella, da Danieli di Udine a Guzzi di Lecco) affiancati dagli istituti tecnici e professionali che ne alimentano in modo significativo il funzionamento competitivo. Ogni citt, tra quelle citate, ha una grande firma, una griffe del Made in Italy e almeno una grande scuola. difficile andare a Parma e non accorgersi della Barilla. Ma difficile anche andare a Parma e non ricevere apprezzamenti positivi sullIstituto Professionale Levi e sullIstituto dArte Toschi. Nel territorio lecchese il comune di Mandello del Lario, fin dallespansione industriale degli anni Venti, diventato sinonimo della mitica Moto Guzzi, un nome italiano nel mondo. Ma anche lIstituto tecnico industriale Badoni di Lecco sinonimo di coesione tra realt locale e mondo economico-produttivo. da questa che sono nati i migliori tecnici che hanno fatto della Moto Guzzi un mito. Non si pu passare per Reggio Emilia e non pensare alla moda italiana che trova nella Max Mara uno dei pi qualificati testimonial. Ma non si pu andare a Reggio Emilia senza pensare allIstituto Tecnico Nobili, una delle pi prestigiose scuole tecniche che risponde alla domanda di personale qualificato per il settore industriale della confezione. Andare a Biella significa conoscere il distretto del tessile di qualit: di questo distretto, tra i protagonisti di primo piano va annoverato il Lanificio Ermenegildo Zegna come pure il famoso Istituto Tecnico Industriale Quintino Sella. Le Officine Danieli, uno dei maggiori fornitori di impianti per lindustria siderurgica del mondo, sono un vanto del territorio friulano, come pure lIstituto Tecnico Industriale Malignani di Udine. superfluo dire cosa fa pensare Maranello, ma non tutti sanno che accanto alla mitica Ferrari vi lIstituto Professionale Ferrari di Maranello con la sua specializzazione in meccanico-motorista che consente di formare i tecnici che costituiscono il nerbo dellazienda Ferrari. Esistono molti altri felici matrimoni tra aziende di successo e eccellenti scuole tecniche. Senza gli istituti tecnici non esisterebbero molte importanti realt del Made in Italy. Se lItalia vuole uscire dalla crisi e rimanere tra i Paesi socialmente ed economicamente pi avanzati, deve mantenere il proprio primato nei settori produttivi che costituiscono il Made in Italy. Per raggiungere questo obiettivo dunque essenziale non solo conservare, ma sviluppare e aggiornare continuamente le competenze e i saperi connessi alla cultura produttiva di questi settori. Se lItalia disperdesse tali saperi,

interventiesistono molti altri felici matrimoni tra aziende di successo e eccellenti scuole tecniche. senza gli istituti tecnici non esisterebbero molte importanti realt del made in italy

interventiil territorio esprime, grazie al coinvolgimento di una pluralit di soggetti pubblici e privati, unofferta formativa articolata e flessibile, in grado di supportare i processi di crescita

26 annali della puBBlica istruzione

perderebbe, nel medio termine, anche i suoi primati. A differenza di altri modelli europei che discriminano precocemente tra gli studenti destinati al proseguimento degli studi universitari e quelli avviati al lavoro, listruzione tecnica italiana, distinta sia dai licei che dalla istruzione professionale, consente a


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