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Periodico trimestrale d’Informazione a cura dell’ Associazione Regionale Allevatori del Veneto Corso Australia, 67- 35100 Padova - www.arav.it - [email protected] - tel. 049.8724802 - fax 049.8724847 N. 9 - Aprile 2012 Poste Italiane SpA - Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 coma 1 NE/VI
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Periodico trimestrale d’Informazione a cura dell’ Associazione Regionale Allevatori del VenetoCorso Australia, 67- 35100 Padova - www.arav.it - [email protected] - tel. 049.8724802 - fax 049.8724847

N. 9 - Aprile 2012

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I primi tre mesi di attività della nostra Associazione hanno messo in evidenza quan-to fossero diversi e disomogenei i modi di operare delle sette Associazioni AllevatoriVenete.

La finalità della nostra Associazione Regionale, mirano alla trasparenza ed all’omogeneità dei servizi tenen-do conto delle varie necessità per la montagna e le aree svantaggiate. Con un ruolo centrale dell’allevatore si ope-ra nel rispetto dello stesso e nell’ambito delle sue esigenze.

Siamo solo all’inizio di un percorso che non è facile, in quanto la condivisione alla trasparenza è lenta e fati-cosa. I nostri obiettivi non sono gli apparati strutturali del sistema ma, i contenuti tecnici ed economici che ser-vono a noi allevatori ad essere competitivi.

Grazie anche alla vicinanza, ma soprattutto al sostegno, della nostra Regione possiamo prevedere che il si-stema allevatori del Veneto avrà un futuro. L’aiuto della Regione, però, non è sufficiente per permettere al no-stro sistema di fornire agli allevatori tutti quei servizi di cui necessitano e che sono abituati ad avere. È per que-sto che a seguito anche dei tagli dei finanziamenti ministeriali si è reso necessario un’adeguamento delle quoteassociative.

Sappiamo che tale adeguamento ha creato non poche polemiche, data l’eterogenea situazione delle sette pro-vince, si è di fatto adottato una quota già applicata da anni in una provincia.

A tale proposito chiediamo la collaborazione di tutti per recepire e comprendere le esigenze del momento cheè difficile e complesso per tutti i settori.

I nuovi sistemi di controllo, a minor costo non sono ancora disponibili e non lo saranno prima del 2013 inquanto in fase di verifica e sperimentazione. Anche il meccanismo del conteggio del numero dei capi sottopostiai controlli funzionali ha visto l’adozione di un sistema trasparente nel rispetto doveroso degli allevatori e del-l’Ente pubblico finanziatore.

“Ogni allevatore pagherà una quota di autofinanziamento in base al numero dei capi sottoposti a controllo nel-l’anno di competenza, come riportato sul bollettino ufficiale della produttività animale che è il numero dei capiche sono finanziati dal Ministero delle Politiche Agricole Ambientali e Forestali (MIPAAF)”. Ricordo agli ami-ci allevatori che il pagamento delle quote di autofinanziamento è importante per una gestione “complessa” qua-le quella della nostra attività istituzionale che è compartecipata da finanziamenti pubblici.

Sono convinto che l’allevatore veneto vorrà, come sempre, contribuire a sostenere l’attività di selezione delmade in Italy nella consapevolezza che lavora nell’interesse suo e dei suoi figli. Affidarsi a selezioni estere in-controllate, non è nello spirito di un popolo attaccato alla propria terra e alla propria cultura. A breve saranno co-stituite le sezioni di razza di ogni specie, che rappresentano l’eccellenza delle nostre produzioni tipiche. È perquesto che invito gli allevatori interessati ad aderire all’ARAV in qualità di socio per contribuire al migliora-mento della propria razza allevata.

Luigi Sambugaro

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In copertina: Vetrina Zootecnica Veneta e VicenzAgri 2012 - Vicenza

SOMMARIO• Editoriale pag. 3

• Dalle provincie pag. 4

• Nuovo Centro Tori Intermizoo pag. 8

• Convegni pag. 13

• Allevamenti suinicoli pag. 27

• Equini pag. 30

• Inserzioni pag. 38

ARAV: ”Una realtà al servizio degli allevatori. Alcuni doverosi chiarimenti”

L’Allevatore Veneto - Periodico d’informazione a cura del-l’Associazione Regionale Allevatori del Veneto cofinanziatodalla Regione Veneto - programma di Assistenza TecnicaSpecialistica nel settore Zootecnico L.R. 40/2003 art 65 bisDirettore responsabile: Achille AstiCollaboratori di redazione: Egidio Bergamasco (ARAV) -Nicola Montresor (VR) - Lucillo Cestaro (VE) - MassimoGaleazzo (PD) - Franco Pietrobon (TV) - Paolo Fent (BL)Editore e proprietario: Associazione Regionale Allevatoridel Veneto, Corso Australia, 67 35100 Padova - www.arav.it- [email protected] - tel. 049.8724802 - fax 049.8724847Progetto grafico: Sergio BrogliatoRealizzazione grafica: Zev Multimediale s.a.s.S.S. Padana Verso Verona, 43 - 36100 VicenzaStampa: Il Nuovo Ponte Coop. Soc. A.R.L.Via Della Tecnica, 12 - 36031 Povolaro (VI)Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 2199 del06/11/2009

Editoriale

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Grazie alla collaborazione ormaicollaudata tra Associazione Provincia-le Allevatori di Verona e di Brescia,Veronafiere, ANAFI, ARA Veneto egrazie al patrocinio della Camera diCommercio di Verona, della RegioneVeneto e dell'Assessorato Agricolturadella Regione Veneto segnaliamo conorgoglio il successo della 110° edizio-ne di Fieragricola che ha visto supera-te le 100.000 presenze e ospitato nel“padiglione zootecnico” i concorsimorfologici delle razze Frisona e Bru-na unitamente alle rappresentanze di“Italialleva” coordinate dall'AIA.

L'Attività Giovanile AGAFI haaperto i battenti del week-end verone-se nella giornata di Giovedì con il Ju-nior Dairy Show 2012 che ha presen-tato i concorsi di Morfologia, Condu-zione, Toelettatura e Giudizio dove èemerso per il miglior punteggio singo-lo Michele Calabria del Dairy Club diBergamo come Best Junior ed i DairyClub di Parma e Torino, traguardo apari merito, come Migliori Team pro-vinciali, mentre nel Concorso Morfo-logico si evidenzia Zial Sanchez Frisiapresentata da Matteo Zilocchi delDairy Club di Mantova.

Allevatori protagonisti nella gior-nata di Venerdì dove vincono le Vac-che Adulte, nella Finale Assoluta diquesta edizione del Dairy Show, giu-dicata dall'americano Justin Burdette,

che ha raccolto attorno al ring gli ap-passionati della Holstein sia italianiche stranieri.

Categorie ben rappresentate pernumeri e qualità tra le manze hannoespresso una finale di livello elevatoche ha visto imporsi Addi MOCCA,una Sanchez molto completa presenta-ta dalla Spagna, davanti a CastelverdeBolton BLACKMAGIC, soggettoestremo nella qualità. Menzione d’o-nore per Bel Fortune ROSY ET.

Tra le Vacche Giovani era atteso,dopo i successi dell'autunno, il risulta-to di Albasse Goldsun OSTRICA che

si impone come Campionessa davantia Castelverde Damion SUSY Two cheè anche Miglior Mammella tra le Gio-vani. Menzione per la spagnola LleraGoldwyn GALA ET, riserva in cate-goria dietro OSTRICA.

Ma sono le Vacche Adulte le prota-goniste dell’11° European Open Hol-stein Show che vede sfidarsi nel ringsoggetti interessantissimi per equili-brio morfologico, ottime mammelle epotenzialità produttive elevate. Sonole vacche di quattro anni, numerose equalitative ad esprimere la Campio-nessa Assoluta, San Fermo VINTAGEapprezzata dal giudice per la capacitàdi fare sintesi tra equilibrio, caratterida latte, e la Miglior Mammella tra leAdulte. Le cinque anni sono meno nu-merose ma tutte colpiscono per l'estre-ma qualità ed esprimono la RiservaAssoluta con OSTENDA-KYTE, otti-ma nella struttura e nelle proporzioni.Menzione d'Onore per C.M.E. DairyWeb Damion GIULY, imponente nella

struttura per la lunghezza e i diametridel suo tronco. All'Azienda Castelver-de Holstein di Quaini Giuseppe il pre-mio ambito di Primo Allevatore delDairy Show 2012 mentre all'Alleva-mento dei fratelli Beltramino il titolodi Miglior Espositore.

Per la Regione Veneto segnaliamola partecipazione qualificata degli al-levamenti De Antoni G. Battista e Fi-gli s.a.s. di Bressanvido (VI) che piaz-za il Miglior Soggetto a Indice PFTnella terza categoria con ShottleUNA; la Soc. Agr. Zootecnica “La Pi-neta” di Guarise L.G.P.S. (VR); laSoc. Agr. “I Girasoli” di SandonàM.E.M. di San Pietro in Gù (PD) e la“Lady Farm” di Barco Simone SS diCarmignano in Brenta (PD) con l'otti-mo quarto posto nelle Vacche di 5 an-ni di Lady Farm GONDOLEZZA.

Parole di apprezzamento sono sta-te rivolte dal Giudice Mr. Justin Bur-dette a tutti gli allevatori per l'elevatolivello morfologico dei soggetti pre-sentati, la professionalità espressa nel-la preparazione e nella presentazione el'ottima organizzazione di un evento acarattere internazionale dai notevolistandard di qualità. “Riporterò agliallevatori americani gli elevati suc-cessi raccolti dalla selezione dellaFrisona Italiana, oggi in grado di pre-sentare vacche estremamente compe-titive con qualità morfologiche ingrande evidenza”.

Le premiazioni alla presenza delPresidente dell'APA di Verona Lucia-no Pozzerle, del Presidente dell'APAdi Brescia Germano Pe e del Presiden-te di A.N.A.F.I. Maurizio Garlappihanno concluso questa intensa giorna-ta dedicata alla Frisona Italiana tra gliapplausi di pubblico attento e qualifi-cato.

Valentino Giuliano Rottigni

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Verona - “Dairy Show 2012” 11° European Open Holstein Show

Verona, 2 - 5 febbraio 2012Il Giudice Mr. Justin Burdette

Mammelle 12a Categoria vacche

Finale vacche giovani Premiazione finale assoluta vacche

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L’Associazione Regionale Alleva-tori del Veneto ha partecipato allaFieragricola di Verona, tenutasi nelloscorso mese di febbraio, con due standespositivi. Nell’area “istituzionale”,ARAV ha allestito uno spazio per pre-sentare le finalità ed i servizi dell’As-sociazione, e consentire ad allevatoried operatori del settore di incontrarsiper un utile scambio di idee ed infor-mazioni.

Sono stati inoltre raccolti i pareridei visitatori sulla conoscenza e sul-l’utilizzo del latte crudo facendo com-pilare uno specifico questionario. Daquesta indagine è emerso che delle109 persone intervistate il 95% cono-sce il latte crudo ed il 48% lo utilizza.La maggior parte delle persone loutilizza per la qualità migliore ri-spetto alle altre tipologie di latte ali-mentare, per il costo minore ed inol-tre per il fatto che conosce chi lo

produce. Tra coloro che hanno rispo-sto di non utilizzano il latte crudo, ol-tre il 50% ha dichiarato che non lo uti-lizza perché il distributore è troppolontano e solo alcuni per motivi di si-curezza alimentare. Questo ultimo da-to evidenzia che non vi sono pregiu-dizi verso l’utilizzo del latte crudo eche c’è la possibilità di implementa-re la vendita di questo prodotto in-tensificando la rete dei distributori.

Nell’altro Stand l’ARAV ha pre-sentato le attività del suo LaboratorioAgroalimentare e in particolare il me-todo di Analisi NIRS. Nello Stand c’e-ra un analizzatore portatile per ali-menti zootecnici l’AgriNIR, concessoin uso gratuito dalla ditta costruttrice,che ha consentito di effettuare analisidimostrative di foraggi ed altri ali-menti con la stampa immediata dei ri-sultati.

Gli allevatori hanno manifestatonotevole interesse per questo metododi analisi rapida ed economica. Lostrumento presentato in Fiera consen-te, al tecnico, di effettuare direttamen-te in azienda l’analisi di materie pri-me, mangimi, pastoni, silomais, fienied unifeed fornendo in tempo realeimportanti informazioni sia sull’umi-dità dell’alimento, sia sul suo conte-

nuto in proteina, estratto etereo, cene-ri, fibra e NDF e poter quindi interve-nire sulla razione alimentare del be-stiame.

Il laboratorio ARAV è già dotatoda diversi anni di un NIRS non tra-sportabile che consente di fornire i da-ti delle analisi in 24 ore.

Gli allevatori che sono interessatiad avere in modo rapido ed economi-co informazioni sulla composizionedegli alimenti per il bestiame possonoinviare o portare direttamente al La-boratorio ARAV i campioni da analiz-zare con la metodica NIRS.

Oltre all’AgriNir, nello stand, sonostati esposti alcuni strumenti utilizzatiper il controllo delle mungitrici e dueMicroscopi a scopo didattico che han-no destato interesse tra i visitatori in-vitati ad osservare la struttura deicomponenti di alcuni alimenti.

Egidio Bergamasco

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Gara di Giudizio tra Dairy Club1° Dairy Club Reggio Emilia2° Dairy Club Parma e Dairy Club Mantova

Classifiche Junior Dairy Show AGAFIConcorso Tosatura JuniorMichele Calabria Dairy Club BergamoGabriele Gariglio Dairy Club TorinoAndrea Castellino Dairy Club Torino

Concorso Tosatura SeniorDavide Corsini Dairy Club ParmaIgor Balma Dairy Club TorinoMichele Mozzi Dairy Club Parma

Concorso Conduzione JuniorMichele Calabria Dairy Club BergamoNichan Sing Dairy Club CremonaGiacomo Mozzi Dairy Club Parma

Concorso Conduzione SeniorMatteo Zilocchi Dairy Club MantovaAlba Albarez SpagnaLaura Tonoli Dairy Club Parma

Miglior GiovaneMichele Calabria Dairy Club Bergamo

Miglior Dairy ClubTorino - Parma

Concorso MorfologicoCampionessa Zial Sanchez Frisia - Matteo Zilocchi Dairy Club MantovaRiserva Castelverde Goldwyn Shiny ET - Nisian Sing Dairy Club CremonaMenzione Castelverde Dreams Malibu - Luca Quaini Dairy Club Cremona

A.R.A.V. a Fieragricola Verona 2012: latte crudo e analisi NIRS

Stand ARAV

STand laboratorio ARAV

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Due giornate praticamente prima-verili hanno illuminato la due giorni di“Vetrina Zootecnica Veneta”. L’inizia-

tiva organizzata dall’ARAV si è tenu-ta, l’ultimo week-end di febbraio, aVicenza nel contesto di “VicenzAgri2012”, affermata fiera della meccaniz-zazione agricola e della manutenzioneboschiva alla quale hanno presenziatoautorità politiche di rilievo: il Presi-dente del Consiglio Regionale VenetoClodovaldo Ruffato, l’Assessore allosviluppo economico della Provincia diVicenza Ruggeri, il Presidente del-l’Associazione Provinciale MacchineAttrezzi Agricoli e Boschivi Bassan. IlPresidente del Consorzio ProvincialeZootecnico e Lattiero Caseario Berti-nazzo oltre ai rappresentanti di ARAVstessa: il Presidente Sambugaro, il Di-rettore Asti e numerosi Consiglieri tracui Rigoni, Casarotto, De Franceschi.

Offrire ai cittadini l’opportunità di

conoscere meglio il mondo agricolo,gli animali allevati, le trasformazionitipiche e i prodotti di eccellenza che

derivano dalle attività zootecniche;questo era l’obiettivo prepostoci. Avalutare dal notevole afflusso di pub-blico e dall’interesse con cui i visitato-ri, grandi e bambini, hanno seguito lediverse presentazioni zootecniche in

programma, l’intento è stato piena-mente centrato. Anzi, è proprio dalle

famiglie dei consumatoriche si sono raccolte leadesioni più entusiasti-che. Numerosi, del resto,i motivi di interesse per ivisitatori, dall’esposizio-ne delle specialità ali-mentari prodotte nelleaziende agricole locali,alle prove di caseificazio-ne e di produzione dellatosella tenute da un mae-

stro casaro. Importanti e molto seguitele esposizioni di bestiame vivo, duran-te le quali sono stati presentati al pub-blico bovini di razza Frisona, Bruna,Rendena, Pezzata Rossa, e Jersey, ca-pre di razza Saanen e Camosciata e al-cuni equini appartenenti alle razze al-levate nel territorio Veneto tra cui Ha-flinger, TPR, Sella Italiano, FrisoneOccidentale ed Asino Sardo.

Ma la rassegna vicentina ha offertoidee e nuovi stimoli anche agli addettiai lavori. La domenica mattina sonoinfatti entrati nel ring anche i giovanifrisonisti dell’Agafi e del Bruna JuniorClub, ancora una volta motivati daldesiderio di condividere e accomunareconoscenze ed esperienze. Si è infattisvolto il corso di toelettatura, ed unagara di conduzione che ha decretatoEmilio Marchioron come vincitore as-soluto.

Per la buona riuscita dell’eventodobbiamo ringraziare gli allevatoriche hanno presentato alcuni tra i loro

“gioielli”; per i bovini di razza frisonasono state esibite vacche e manze del-le aziende De Antoni di Bressanvido,Casarotto di Grisignano di Zocco, Zo-lin di Breganze e Zurna di Pozzoleo-ne; per la razza Bruna i soggetti sonostati esposti da Società Agricola Bona-to di Villaverla e Rizzato Lorenzo diVelo d’Astico; per la razza Jersey dal-la Società Agricola Bonato, gli anima-li della razza Rendena presentati daBertacco Elena ed Eligio di Marosticaed erano presenti, inoltre, per la razzaPezzata Rossa degli animali dell’a-

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Vetrina Zootecnica VenetaVicenza, 25 - 26 febbraio 2012

Il Predidente del Consiglio Regionale Veneto Ruffato, i Presidenti ARAV e APA Sambugaro e Rigoni, il dottor Asti,l’Assessore Ruggeri e i signori Bassan e Bertinazzo

Il dottor Asti con i giovani AGAFI e BJC, gli allevatori e alcuni dipendenti ARAV

Assaggi di prodotti tipici

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zienda Trevifarm di Ros-sano Veneto. Per quelloche riguarda l’esposizionedi caprini ringraziamo l’a-zienda AIDI di Sartore diMarano Vicentino. Nume-rose, inoltre, le ditte delsettore zootecnico e man-gimistico che hanno espo-sto i propri prodotti.

Ed infine gli equini: infine, ma non ultimi visto ilgrande interesse dimostra-to dal pubblico. La formula è quellaormai collaudata di presentare sì lamorfologia e le note sulle razze ma,soprattutto, le possibilità offerte da

questo amico dell’uomo. Una miscel-lanea di tecnica, spettacolo e didatticache sempre più incontra l’interesse delpubblico. La potenza dei TPR e lasimpatia degli Haflinger, l’eleganzadei cavalli da sella e la scenograficapresenza dei Frisoni, la tranquillità de-gli asini e la dolcezza dei pony Shet-land, hanno incuriosito e calamitatol’interesse del numeroso pubblico nelcorso delle presentazioni ripetute di-verse volte nei due giorni di vetrina.Se l’obiettivo era quello di far cono-scere le possibilità delle razze, il ber-saglio è stato certamente raggiunto,grazie ai cavalli (e ai somarelli) macertamente grazie anche all’abilità de-gli allevatori nel valorizzare la presen-tazione.

Un grazie quindi alle Aziende pro-venienti dalle diverse provincie: l’Az.Del Moro di Bigarella Barbara da S.Pietro in Gù, Tonello F.lli da Barbara-

no Vic.no e Soc Agr. F.lli Cricini daPiazzola sul Brenta con i CAITPR, laSoc Agr. Bonato da Villaverla e BellinElisa da Vigonza con gli Haflinger,

Basso Giuliano da Marostica con gliAsini sardi, Locatelli Andrea da Vi-gonza con i Frisoni, la Soc. Agr Argoda Grisignano, Rossato Stefano da

Torri di Q.lo e Passion Horse daVigonza con i cavalli da sella.

Un doveroso grazie anche agliamici della Navacho’s Farm diGalliera V.ta con il campo “deiPellirosse” e la loro attività con ibambini e le persone diversamen-te abili, a Carmine Pignataro daVicenza che, con i suoi pony, haveramente dato spettacolo, a Ore-ste Vacchio di Vicenza e a Cri-stian Poggese di Vigonza per lebelle presentazioni con i cavalli inlibertà.

Grazie a tutti, senza dimenti-care il personale che, malgrado ilmomento difficile, si è coscien-ziosamente impegnato per il suc-

cesso della manifestazione, certamen-te da curare e riproporre in futuro.

Staff ARAV di Vicenza

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Ring degli equini con sullo sfondo le tende dei “pellirosse”

Il numeroso pubblico

Una concorrente della gara di conduzione AGAFI e BJC

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Una grande occasione per il centrodi selezione Veneto per mostrare almondo zootecnico tutto il suo poten-ziale

Il centro di selezione del Venetodopo 39 anni dalla sua costituzioneinaugura il nuovo Centro Genetico chelo proietta nel futuro. Lo scorso 21marzo presso l’azienda Vallevecchia diVeneto Agricoltura a Brussa di Caorle,è stato il giorno considerato da moltil’inizio di una nuova primavera per In-termizoo. La giornata è stata una vetri-na importante che ha visto l’aperturadel centro al mondo zootecnico. L’e-vento è stata organizzato prevedendoun momento tecnico iniziale dove èstato presentato il lungo lavoro fatto fi-nora sull’attitudine casearia, per segui-re lo show con la sfilata di alcuni ri-produttori di spicco, appositamentepreparati per l’occasione e un momen-to conviviale finale con la degustazio-ne di formaggi offerti dai caseifici co-operativi veneti.

Ma cos’è Intermizoo?L’Intermizoo S.p.A. è una storia

tutta Veneta che parte da lontano. Fucostituito nel lontano 1973 per volontàdi tutte le province del Veneto, di 5 Ca-mere di Commercio, dell’Ente TreVe-nezie e Delta Padano le cui azioni pas-sarono successivamente all’ARAV eall’ESAV, poi Veneto Agricoltura.

I soci fondatori si erano prefissaticome obiettivo quello di creare e dimettere a disposizione del mondo zoo-

tecnico del Veneto uno strumento cheaiutasse gli allevatori della regione asuperare il notevole divario genetico eproduttivo che allora esisteva nei con-

fronti della zootecnia di altre regionicome Lombardia ed Emilia Romagna.La zootecnia di allora era caratterizza-ta dell’estrema polverizzazione dellestrutture provinciali di produzione delseme bovino, da un ridotto utilizzodell’inseminazione strumentale checopriva poco più della metà delle fe-condazioni mentre la restante parte eracoperta dai tori aziendali o dalle nume-rose stazioni di monta pubblica. ConIntermizoo iniziò un programma di ac-corpamento in un’unica struttura degli8 centri tori provinciali. In quegli annisi diede una grande spinta alla diffu-sione della F.A. per mezzo di feconda-tori laici e l’attivazione dei corsi appo-siti per gli allevatori che intendevanoadottare tale pratica in azienda. Dal-l’altra parte il lavoro del centro e dellasquadra che si andava consolidando siponeva come priorità l’oculato acqui-sto di riproduttori di elevato pregio ge-netico e fin dall’inizio un’attenzioneparticolare alle prove di progenie conuna distribuzione delle dosi, capillare euniforme nelle aziende, allo scopo divalutare i riproduttori nel modo piùcorretto e oggettivo possibile.

Negli anni ’80 si realizzò la con-centrazione della produzione di semenella struttura di “Ponte Alto” di SanDonà di Piave (VE) di proprietà dellalocale Camera di Commercio, mentre

le strutture della coop CIA di Bassanodel Grappa, vennero sistemate per ac-cogliere i tori in attesa di valutazione.

Il centro di San Donà di Piave, ri-masto attivo fino a poco tempo fa,necessitava di interventi e non eraidoneo all’accorpamento di tutto ilparco tori del centro. Nel 2002 iniziòuna prima ristrutturazione dell’a-zienda grazie alla costruzione dellenuove stalle di attesa nell’aziendaVallevecchia di Veneto Agricoltura.Qui si iniziò così ad allevare in un’u-nica struttura i riproduttori in attesadi valutazione ma il progetto fin daallora in mente era quello di uniretutte le fasi di produzione del centro.

La fase di accorpamento tanto atte-sa può dirsi ora terminata con il com-pletamento delle nuove strutture diproduzione e lavorazione del seme aVallevecchia. Rimangono fuori daquesta struttura, una piccola stalla diisolamento e quarantena, che per ovvieragioni di salvaguardia sanitaria, devecollocarsi nelle vicinanze del centro,ed una piccola riserva di spazio, anco-ra attiva presso le stalle della CIA diBassano del Grappa.

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Inaugurazione del nuovo Centro Tori IntermizooUna grande occasione per il centro di selezione Veneto

per mostrare al mondo zootecnico tutto il suo potenziale

Il pubblico presente al convegno sull’attitudine casearia

Intervento dell’Assessore regionale Franco Manzato

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Il centro tori di Intermizoo oggiNella giornata di inaugurazione si

è avuto modo di vedere il motorepulsante dell’azienda che è appuntoil centro produttivo, formato princi-palmente dalle due stalle di attesa,dalla stalla dei tori in produzione eprelievo, e dal la-boratorio di anali-si, lavorazione estoccaggio delmateriale semina-le.

Nelle 2 stalle diattesa sono allevaticirca 300 riprodut-tori in attesa di va-lutazione. Questanumerosità è legataai tempi di valuta-zione genetica dei riproduttori che siprolunga per circa 4 anni dopo la dis-tribuzione delle dosi per la prova diprogenie. Questa fase è un costo nontrascurabile per un centro genetico, so-prattutto se si pensa che solo una pic-cola parte di questi animali, (2-5 %)dopo la fase della prova di progenie,verrà “promossa” come tori migliora-tori, ed il resto verrà macellato. In que-sta fase il centro adotta una strategia dicontenimento dei costi, con una razio-ne composta da alimenti prevalente-mente, prodotti in azienda Vallevec-chia. L’obbiettivo, è quello di soddi-sfare i fabbisogni di crescita e matura-zione del toro, conservando al contem-po un buon stato di benessere e salute.Il contenimento degli infortuni, risulta

in questa fase al-trettanto strategi-co, per avere il to-ro sano ed integrofino alla sua valu-tazione. La razioneè composta da si-lomais, silosorgo,fieno di medica,paglia e nucleo mi-scelati giornal-mente con il carrounifeed e distribui-ti il mattino, men-tre nel pomeriggio

vengono alimentati con fieno di prato.La nuovissima stalla di produzione

è stata progettata per poter essere ge-stita in completo isolamento dall’e-sterno, in caso di necessità, come adesempio poteva essere l’emergenzaBlue Tongue, ed è quindi condizionata

nel periodo estivo, per garantire ilmassimo comfort dei tori.

Due distinte tipologie di tori sonoalloggiate nella stalla di produzione:1- i torelli giovani (circa 30), rimango-

no il tempo necessario per produrreil seme per le prove di progenie, eper lo stoccaggio cautelativo (4000dosi in tutto);

2- i tori Provati Miglioratori, sono iveri protagonisti di questa struttura,per loro sono disponibili 18 box sin-goli composti di una zona di ripososu lettiera, e una zona alimentazionepulita da un raschiatore.Attorno a questi soggetti “speciali”

ruota tutta l’attività di questa struttura,gli obbiettivi perseguiti sono;- Altissima qualità del seme prodotto.

- Numero di dosi sufficiente a soddi-sfare le richieste del mercato.

- Requisiti sanitari che rendano, tuttoil seme prodotto, disponibile inqualsiasi momento, per l’export inqualsiasi paese nel mondo.

Momento tecnico: Convegno sull’at-titudine casearia

Nella giornata di inaugurazionegrande spazio è stato dato al tema del-l’attitudine casearia.

L’azienda Intermizoo si è impegna-ta su questo argomento fin dal 2007,consapevole della importanza di con-tribuire, per quanto di sua competenza,al continuo miglioramento tecnico /economico di tutta la filiera lattiero ca-searia del Veneto. Il convegno organiz-zato a questo scopo ha registrato unagrande partecipazione. È stata data pa-rola al Prof. Martino Cassandro del-

l’Università di Pado-va, da anni vicino adIntermizoo e coordina-tore scientifico dellericerche fatte su questacaratteristica del latte,all’interno del distrettoVeneto Lattiero Casea-rio. Nella sua presen-tazione ha illustratoquali siano i punti diforza e di debolezzadella filiera lattiero ca-

searia, da un lato un giro d’affari mol-to elevato nel panorama agroalimenta-re nazionale, ma dove solo un quartodel valore del prodotto finale, viene ri-conosciuto agli allevatori che produ-cono la materia prima. Le ricerche e irisultati finora raggiunti dimostranocome l’Attitudine Casearia sia unostrumento per migliorare l’efficienza

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Stalla dei tori in attesa valutazione

La pianta del centro Intermizoo oggi

Il presidente Intermizoo Paolo Pizzolato

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della filiera, che deve perseguire loscopo di riconoscere un valore cre-scente della materia prima all’al-levatore. Questa può essereun’occasione per organizzare econsolidare la filiera lattiero-ca-searia Veneta e conquistarsi ilprimato nell’innovazione a li-vello nazionale.

Il Dott. Stefano De Paoli dellaboratorio di analisi del latte diARAV e la Dott.ssa Emma Tealdo dellaboratorio di Thiene di Veneto Agri-coltura hanno illustrato come i due la-boratori siano da alcuni mesi attivi nel-la misurazione del dato di attitudinecasearia a livello routinario. Entrambihanno riportando alcuni valori della si-tuazione per l’attitudine casearia nellatte di massa e nel latte di singola bo-vina. I dati di analisi confermano il fat-to che il latte attualmente prodotto, ne-cessita di un miglioramento per questocarattere.

Infine il Dott. Denis Pretto di In-termizoo ha presentato il primo cata-logo di tori valutati per l’attitudine ca-searia. Questo catalogo rappresenta unpunto di svolta nel modo di intendereil miglioramento genetico nelle vac-che da latte.

La ricerca nasce dalla consapevo-lezza che i parametri dell’attitudine ca-searia si possono migliorare genetica-mente grazie alla loro buona ereditabi-lità, paragonabile o superiore ad altriparametri produttivi come la quantitàdi latte o il contenuto di proteina.

Grazie ai controllori zootecnici ealla collaborazione con ARAV e Vene-to Agricoltura è stato possibile racco-gliere dati fenotipici sull’attitudine ca-searia per un totale di circa3.500 vacche, figlie di circa140 tori. Il collo di bottigliadella raccolta dati, era rappre-sentato dalla necessità di prele-vare un campione doppio dilatte durante il controllo fun-zionale e che l’analisi successi-va con lo strumento tradiziona-le, il Lattodinamografo, ha unpotenziale limitato a 70-80campioni analizzati al giorno.

Da questo dataset è stato comunquepossibile procedere sia alla valutazione

genetica dei tori, come alla altrettantofondamentale messa appunto del siste-ma di analisi MIRS, che consentirà infuturo l’effettuazione di migliaia dianalisi in modo rutinario. Si è riscon-trata un’ottima variabilità genetica tra itori, fatto questo che consente la possi-bilità di ottenere un forte miglioramen-to genetico.

Tra i tori valutati, Intermizoo haproposto una prima lista di riprodutto-ri, presentati durante il convegno, chesi sono confermati miglioratori perl’attitudine casearia.

Lo show dei toriUn “sogno” ma anche una grande

preoccupazione, mostrare questi gran-di razzatori, è un grande motivo di or-goglio, per quanti, da anni lavoranotutti i giorni con questi animali specia-li, anche se le preoccupazioni sanitariesono un freno importante a questo tipodi manifestazioni.

Abbiamo cercato una modalità checonsentisse di mostrare al meglio i to-ri salvaguardandone al contempo l’a-spetto sanitario.

Così ACTIVE ha fatto vedere comesi possa essere ancora in splendida for-ma anche a 10 anni, preludio di longe-

vità, fertilità e salute, anche per le mi-gliaia di figlie che sono in produzione

in Italia e nel resto del mondo.PAROCAS e COITUS, i due

migliori figli di Shottle oggi dispo-nibili sul mercato Italiano, impor-tanti perché mettono insieme, mol-to latte e fortissimo tipo, anche senon sono ancora in possesso di unindice per l’Attitudine Casearia.

Molto apprezzati, DUKO, im-pressionante per la sua forza e PASSI-RIO, con tanto stile e qualità, decisa-mente il migliore per l’Attitudine Ca-

searia.MISIS, molti si chiedono come sia

possibile mettere insieme una mole co-si imponente (1.450 kg di peso), condegli arti cosi perfetti, queste, unite aduna fortissima produzione, sono anchele caratteristiche delle sue figlie.

Ed infine il toro che in questo mo-mento rappresenta in pieno la filosofia

selettiva di Intermizoo, PRIN-CE, un campione di equilibrio earmonia, il toro che dalla suacomparsa ha costantementemantenuto i vertici delle classi-fiche, quello che viene identifi-cato come il miglior toro al”mondo” per miglioramentodelle Cellule Somatiche, colui,che con il suo pedigree tutto Ita-liano, anche adesso, che mi-gliaia di figlie stanno entrando

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Distribuzione dei valori genetici dei 140 tori valutati per il carattere consistenza del coagulo (A30)

MISIS con la sua mole di 1450 kg.

Sfilata dei tori: il momento di PRINCE

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in produzione nelle stalle di tutto il mondo, si presenta an-cora come il portabandiera della selezione “Made in Italy”.Come si arriva alla paillette pronta per la distribuzione?

La stalla di produzione è attrezzata per la fase di salto eraccolta del materiale seminale. Questa operazione è svolta3 giorni a settimana con circa 20 tori ogni giornata. Adia-cente alla zona di prelievo c’è il laboratorio in cui il semeverrà analizzato, confezionato e stoccato prima della com-

mercializzazione. Di seguitosi riportano le fasi principaliper arrivare alla paillette.

Si inizia dal mattino con laraccolta del seme da tutti i to-ri in programmazione. Questafase può essere molto perico-

losa per gli operatori e richiede molta esperienza. Il toro vie-ne fatto saltare su un altro toro detto “ruffiano” e il prelievo

avviene con uso di vagina arti-ficiale.

Dal momento del prelievo allaproduzione della paillette ilmateriale seminale viene trac-ciato con il sistema IDEA cheprevede l'uso di lettori e data-base computerizzato per l'iden-

tificazione elettronica del riproduttore, etichettatura delcampione con i dati del toro, data e ora del prelievo e no-minativo del prelevatore. Appena raccolto il seme vienepassato al laboratorio e mantenuto a temperatura costante di32° C in attesa di essere processato.

In laboratorio inizia un’attentafase di valutazione del mate-riale con un controllo primamacroscopico e poi microsco-pico. Nella fase iniziale si va-luta la consistenza, la colora-

zione e si misura il volume del raccolto. Segue un controllomicroscopico del seme con una valutazione morfologica de-gli spermatozoi che devono essere assenti da malformazio-ni.

Con il sistema C.A.S.A. (Analizzatore Automatico di Im-magine) vengono valutati i parametri cinetici: si misura lamotilità e la traiettoria degli spermatozoi che deve essere ilpiù possibile progressiva con velocità attorno ai 25 _m/sec.Infine avviene la misurazione della loro concentrazione me-

diante Contatore Elettronico di par-ticelle.

Dalle caratteristiche misurate sulmateriale raccolto viene calcolatoil volume di diluizione e aggiunto ildiluitore che ha la funzione tampo-ne cioè di mantenere stabile il pH,di apportare gli elementi nutritivi enello stesso tempo di proteggere le

cellule spermatiche durante ilcongelamento.

La soluzione così preparata èpronta ad essere confezionatanelle paillettes con una infiala-trice automatica (sistema IS4)

che le riempie mediante aspirazione, le salda successiva-mente con un meccanismo ad ultrasuoni e ne stampa i dati:nome del toro, matricola ufficiale, codice del centro, data di

raccolta, razza.

Le paillettes così preparate pas-sano alla fase molto delicata dicongelamento, gestita in modocomputerizzato (Congelatoreprogrammato Digitcool) in cuipassano gradualmente da unatemperatura di 4°C a – 140 °C. Tutte le paillettes prodotte ven-

gono quindi stoccate in azoto liquido nei contenitori di stoc-caggio dove dovranno rimanere per un periodo minimo diquarantena.

A questo punto le paillet-tes sono pronte alla commercializzazione per diffonderel’attività di selezione del centro sia in Italia che in tutto il

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Interno della nuova sala di produzione seme

Interno del laboratorio di analisi e processazione del seme

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mondo.Conclusione

Noi tutti che da anni lavoriamo conpassione e dedizione all’interno di In-termizoo, siamo particolarmente gratia tutti coloro che numerosi e attenti, cihanno gratificato della loro presenza,in un giorno per noi così importante.

Nello stesso tempo vogliamo ricor-dare e ringraziare tutte quelle strutture

ed organizzazioni che con noi collabo-rano e che hanno consentito l’otteni-mento di importanti risultati, come adesempio “l’Attitudine Casearia” cheoggi abbiamo presentato.

Ma un particolare ringraziamentova a tutti gli allevatori Veneti, che purnon essendo potuti essere presenti inquesta occasione, tutti i giorni sonodisponibili a lavorare con noi, nella ot-

tima prova dei nostri tori, e contempo-raneamente ad usufruire dei risultatidei tori miglioratori.

Questo è INTERMIZOO oggi, unastruttura pienamente “VENETA”, conlo sguardo rivolto all’Italia ed al Mon-do!

Lo Staff Intermizoo

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Il giorno 24 febbraio 2012 nella ri-dente località Cambran di Cazzano diTramigna, in provincia di Verona, si èsvolto un importante ed interessanteincontro sulla conservazione della raz-za ovina Brogna. Tra colline ricopertedi viti ed ulivi è incastonato l'incante-vole agriturismo Corte Verzè, gestitoda Vittorio e Giorgio Verzè, agricoltoried allevatori nonché ottimi ristoratori,presso i quali siamo stati egregiamenteospitati.

L'incontro è stato voluto e promos-so dal Dott. Valerio Bondesan del set-tore Ricerca Agraria di Veneto Agri-coltura, con lo scopo di discutere degliattuali problemi collegati dallaconservazione della razza Bro-gna, nonché per individuare lepossibili azioni di valorizzazionedei prodotti specifici ad essa col-legati.

L'invito alla partecipazione èstato quindi rivolto non solo agliallevatori, che si stanno fortemen-te impegnando per la conserva-zione della razza, ma anche a ri-storatori e a tutti coloro che vedo-no in essa un'importante risorsa.

Dopo un momento conviviale dibenvenuto e conoscenza reciproca so-no iniziati i lavori aperti dallo stessoDott. Bondesan, il quale ha ampiamen-te illustrato l'attività del centro di Vil-liago (BL): tale centro, gestito da Vene-to Agricoltura, ha lo scopo di allevarein purezza le quattro razze ovine autoc-tone del Veneto (Brogna, Alpagota, La-mon e Vicentina). È stato particolar-mente rimarcato il fatto che molte raz-ze ovine sono a rischio di estinzione:delle 1600 razze attualmente censitenel mondo ben 638 si trovano in questasituazione nella sola Europa. La razzaBrogna sta però vivendo una situazionedi leggera controtendenza, passandodallo stato di “pericolo estinzione” aquello di “pericolo salvaguardia”: talepositività è data dal fatto che, nei greg-gi, il rapporto tra popolazione maschilee femminile è ben equilibrata.

Successivamente sono anche stateillustrate tutte quelle azioni specificheche vengono messe in atto nel centro alfine di conservare la purezza della raz-za tra cui l'importanza della valutazio-ne morfologica degli arieti, l'analisi delDNA, l'individuazione precisa dellepaternità tramite i marcatori di monta.

È poi intervenuto il Dott. NicolaTormen dell'Università di Padova, ilquale ha esposto i risultati di un im-portante lavoro che è stato effettuatoriguardo l'individuazione della nettadifferenziazione delle diverse razzevenete che emerge dall'analisi e dallostudio del DNA. Ha inoltre illustrato

l'esito dello studio tramite l'analisi delsangue degli arieti sull'Aplotipo dellaScrapie, malattia neurodegenerativa emortale degli ovini; ha anche comuni-cato agli allevatori la possibilità di ef-fettuare gratuitamente tale analisi an-che sugli arieti dei singoli greggi al fi-ne di contenere la trasmissione dellamalattia.

Vi è stato poi l'intervento di ValerioCastagna dell'ARAV Ufficio di Vero-na, controllore zootecnico e esperto dirazza Brogna, il quale ha illustrato ilproprio ruolo all'interno del progetto ditutela della razza e cioè il riconosci-mento dello standard di razza dei sin-goli animali, l'identificazione deglianimali tramite l'applicazione di chipauricolare o bolo ruminale e, visionan-do lo stato di sviluppo o usura delladentizione, la determinazione dell'età.Inoltre incentiva lo scambio di arieti

tra gli allevatori, al fine di limitare laconsanguineità, anche coordinandosicon l'azienda pilota di Villiago.

Ha proseguito poi la Signora Anto-nella Bamba, rappresentante SlowFood di Verona: il suo intervento eramirato alla necessità di creare un'asso-ciazione che raccolga tutti gli allevato-ri con lo scopo di fornire al mercato edal consumatore un prodotto di qualitàin maniera continuativa per tutto l'an-no e per poter quindi accedere, in unprossimo futuro, ad un marchio a pre-sidio Slow Food.

Sulla stessa lunghezza d'onda èquindi intervenuto il Dott. Marcello

Volanti, veterinario ed allevatore dipecora Brogna, il quale ha ribaditoessere di fondamentale importanzala nascita di un'associazione tra gliallevatori di questa razza, per poteravere una visibilità adeguata pres-so le istituzioni e, conseguente-mente, per far crescere ogni singo-lo allevamento. Il Dott. Volanti haconcluso la sua relazione antici-pando che a fine marzo sarà ospitedella trasmissione Geo&Geo diRAITRE dove presenterà la razza

a livello nazionale.È stata poi la volta degli interventi

del numeroso pubblico accorso, in pri-mis gli allevatori, i quali si sono di-chiarati favorevoli alla creazione del-l'associazione; in secondo luogo i ri-storatori che hanno favorevolmenteaccolto le prospettive presentate edhanno manifestato la loro disponibilitàad inserire il prodotto nei loro menù.

Molto apprezzato è stato l'interven-to dell'Arch. Riccardo Benedetti ilquale si occupa di bio-edilizia ed haespresso l'interesse di questo settoreper la lana delle pecore quale materia-le isolante naturale.

Conclusi i lavori con manifestasoddisfazione da parte di tutti, si è po-tuta degustare l'ottima cucina dell'agri-turismo, ovviamente per l'occasione abase di carne di pecora ed agnello.

Valerio Castagna

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Razza Brogna: problemi e prospettive

Soggetti di pecora Brogna

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Nel territorio vicentino sono nati,nel giro di pochi anni, 8 allevamenti dicapre che trasformano direttamente illatte nel minicaseificio aziendale, pro-ducendo formaggi di ottima qualità.

Animali particolari le capre, sel-vagge e rustiche, ancora legate, a dif-ferenza delle vacche, al ritmo della na-tura e delle stagioni. Basti pensare chepartoriscono tutte nel giro di due mesicirca, da fine gennaio ai primi di mar-zo, quando le ore di luce comincianoad aumentare (fotoperiodo crescente) eil freddo intenso è finito. Inoltre, i ca-pretti difficilmente nascono dopo le tredel pomeriggio, perché con l’avventodel buio sarebbero meno protetti dapossibili predatori. Dettagli, questi,che sicuramente ci fanno sorridere abi-tuati come siamo all’allevamento in-tensivo del bestiame, dove i ritmi natu-rali vengono ignorati per fini economi-ci. Eppure ci fanno pensare che unavolta siamo partiti tutti da lì, dalla na-tura.

Il periodo di lattazione delle caprenon copre, quindi, tutto l’anno e vacirca, da marzo ad ottobre (270 - 310

giorni), offrendo dai 6 ai9 quintali di latte per ani-male (2,5 - 3 litri al gior-no). È un latte particolar-mente adatto alla produ-zione di formaggi freschi,molli e spalmabili, per iquali la resa si aggira trail 14 e il 16%, ma conqualche accortezza tecno-logica in più, viene im-piegato anche per produr-re formaggi stagionati,caciotte, ricotte e yogurt. Il casaro sa,infatti, che è un latte dalle caratteristi-che femminili, delicato e fragile che,come le donne, va trattato con le giustemaniere, coccolato e mescolato dolce-mente; e il caso vuole che negli alleva-menti del vicentino 5 casari su 8 sianodonne.

Tutti i formaggi di capra, da qual-che anno, stanno riscuotendo un inte-resse sempre maggiore tra i consuma-tori per le loro caratteristiche nutrizio-nali. Consigliato da dietologi e nutri-zionisti, il latte di capra è molto più di-geribile rispetto a quello di vacca e dipecora, grazie alla ridotta dimensionedei globuli in cui è strutturato il grassoche, per questo,viene attaccato più fa-cilmente dagli enzimi digestivi dellostomaco. Inoltre, contiene un coleste-rolo con scarso potere aterogeno e nonsi deposita quindi nelle arterie, appor-tando benefici a coloro che soffrono diipercolesterolemia. Come contenuto inmicroelementi, è più ricco di ferro, fo-sforo e potassio e scarso di sodio. Adifferenza di quanto comunemente sipensa, invece, contiene la stessa per-centuale dilattosio dellatte vaccino,5%; infatti,questa è lapercentuale dizucchero ne-cessaria per losviluppo delcervello delcucciolo e

quindi rimane costante nel latte di tuttii mammiferi, donna compresa. Perquesto motivo, tutti i formaggi freschi(tanto di capra quanto di pecora e divacca) non sono adatti a chi soffre diintolleranza al lattosio, mentre lo sonoquelli stagionati per più di 2 mesi.

Per tutte queste caratteristiche,quindi, il latte e il formaggio di caprasono adatti soprattutto nello svezza-mento dei neonati, per i bambini e glianziani e per tutti coloro che devonostare in dieta ma, non riescono a rinun-ciare ad un bel pezzo di formaggio,perché si sa che “la boca no la xe stra-ca se non la sa da… cavra!”

Silvia Pinton

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E chi ha detto che la capra è la vacca dei poveri?

UMANO VACCA CAPRA PECORA SOIA

calorie (cal/100g) 65 64 76 103 352

grassi % 3,5 3,4-4,6 3,3-3,8 4,5-7,5 1,9

proteine % 1,4 3,3-3,6 3,1-4,5 4,6-6,0 2,9

lattosio % 6,6 4,9 4,7 4,1 0

calcio (mg/100g) 35 119 141 190 13

magnesio “ 3 12 13 n.d. 20

potassio “ 50 150 180 182 120

fosforo “ 15 93 106 96 47

ferro “ 0,03 0,1 0,1 0,1 0,4

Soggetti di razza camosciata delle Alpi Sala mungitura dell’azienda Desy di Mirko Ponzio

Magazzino di stagionatura

Caseificio dell’azienda Desy

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Il laboratorio degli Allevatori Ve-neti è il primo a beneficiare dellastrumentazione per misurare l’attitu-dine casearia del latte tramite analisidi routine all’infrarosso. Questo im-portante risultato è arrivato dopo an-ni di stretta collaborazione tra moltiattori importanti. Capofila e princi-pale punto di aggregazione è stato“Veneto Cheese” ovvero il DistrettoVeneto Lattiero Caseario il quale haaggregato sotto un obiettivo comuneche è quello di aumentare l’efficien-za della filiera lattiero-casearia, ilDipartimento di Scienze Animalidell’Università di Padova (da oggiDipartimento di Agronomia AnimaliAlimenti Risorse Naturali e Ambien-te - DAFNAE), Veneto Agricoltura -Istituto per la Qualità e le Tecnologie

Agroalimentari (Thiene), l’ARAV,Intermizoo, con il diretto coinvolgi-mento di rilevanti imprese casearie eassociazioni produttori quali: Apro-lav, Agriform, Consorzio ProvincialeZootecnico e Lattiero Caseario di Vi-cenza, Lattebusche, Latterie Trevi-giane (ora Latterie Venete), LatterieVicentine, Toniolo Casearia e Latte-ria di Soligo. Un successo ma ancheuna nuova responsabilità per l’interafiliera lattiero-casearia grazie al la-voro di ricerca applicata, sperimen-tazione e innovazione del gruppo diricerca del Prof. Martino Cassandro.

Il Veneto grazie a questo passo im-portante nell’innovazione zootecnicapotrà avere un ruolo trainante nel si-stema allevatori italiano e non solo inquanto risulta la prima realtà zootec-

nica al mondo ad analizzare i caratteridel tempo di coagulazione e della for-za del coagulo a livello routinario siaper i campioni del latte-qualità sia diogni singola bovina sottoposta ai con-trolli funzionali.Quanto è importante la nostra fi-liera?

Il settore del latte e dei derivati co-stituisce una delle principali voci del-l’agricoltura italiana, rappresentandoin alcune aree agricole più produttivedel nostro Paese la prima componentedel reddito dei produttori agricoli. Co-me da figura 1 possiamo osservareche circa 3/4 della disponibilità di lat-te in Italia è destinato alla trasforma-zione in formaggio e di quest’ultimoquasi la metà è destinata ai prodotticon certificazione DOP.

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L’attitudine casearia all’infrarossoUna collaborazione vincente tra l’ARAV, il Distretto Veneto Lattiero Caseario, la FOSSe l’Università di Padova consente al Veneto di essere i primi al mondo a determina-re il tempo di coagulazione e la forza del coagulo con tecnologia all’infrarosso

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Figura 1 Utilizzazione del latte in Ita-lia (Pieri, 2010).

A livello europeo contiamo ben 44dei 203 formaggi registrati con Deno-minazione di Origine (Qualivita,2011) e oltre alle produzioni tutelateabbiamo un patrimonio unico di pro-dotti di valenza locale o di nicchia, chehanno visto crescere sensibilmente ne-gli ultimi anni la loro notorietà e lapresenza sulle tavole dei consumatorisia italiani che esteri. Questa caratteri-stica del settore è un punto fondamen-tale su cui si basa la competitività edifferenziazione dei prodotti Made inItaly nel mercato globalizzato. Bastipensare che mentre il consumo internodi formaggi è calato del -1.4% dal2005 al 2009, nello stesso periodol’export è cresciuto del 9.5% (Pieri,2010). Tra i formaggi DOP il ruolo “daleone” lo ha avuto il Grana Padanocon una crescita graduale dei fatturatialla produzione negli ultimi anni (+24% tra il 2009 e 2010; Qualivita, 2011).

Figura 2 Principali specialità casea-

rie del Veneto (APRO-LAV - VENLAT).

Il Veneto in questocontesto rappresenta alivello nazionale il10,4% del settore lat-tiero-caseario, terzodopo la Lombardia el’Emilia Romagna,con una cesta di for-maggi tipici e strutturedi trasformazione ditutto rispetto.

Un latte adatto allafiliera lattiero-casearia

Le proprietà di coagulazione dellatte giocano un ruolo fondamentalenella trasformazione in formaggio. Laresa è definita come la quantità di for-maggio ottenuta da una quantità notadi latte, ed è uno dei più importantiparametri di redditività nel settore lat-tiero-caseario. Quindi, la definizionedella qualità del latte non può limitar-si alla composizione chimica (tenorein grasso, proteine) o alle caratteristi-che igienico-sanitarie definite dalla le-gislazione vigente, ma deve considera-re aspetti strettamente inerenti la tra-sformazione casearia. Tra questi sipossono citare le proprietà reologichecome capacità di coagulazione, forzadel coagulo, le quali hanno riflessi nonsolo sulla produzione del formaggioma anche sulla qualità dello stesso.Questo aspetto è di interesse per tuttala filiera produttiva del formaggio, dalproduttore, a cui interessa fondamen-talmente il ritorno economico dellasua produzione, al consumatore, cheesige la qualità del prodotto.

Secondo la teoria di base, il latte haun’efficienza elevata alla trasforma-zione se coagula in tempi brevi e rag-giunge una elevata consistenza del co-agulo. Questa teoria è stata dimostratada diversi studi scientifici effettuati apartire dagli anni 80 (Pecorari e Ma-riani, 1987; Aleandri et al., 1989; Ng-Kwai-Hang et al., 1989) che hannoevidenziato come la resa in formaggioaumentasse alla diminuzione del tem-po di coagulazione ed all’aumento del-

la consistenza del coagulo, e nellostesso tempo diminuivano le perditesul siero di grasso o proteina.

Misura dell’attitudine caseariaLa valutazione e il monitoraggio

dell’attitudine casearia sia del latte disingola bovina che del latte di massapuò portare ad un generale aumentodell’efficienza della filiera consenten-do di metter in atto progetti di selezio-ne genetica e cambiare le proprie stra-tegie aziendali al fine di ottenere for-maggi di alta qualità.

Le proprietà di coagulazione dellatte vengono stimate con un’analisichiamata “Lattodinamografia” abbre-viata con la sigla “LDG” utilizzandouno strumento presente anche nel la-boratorio Arav detto "Lattodinamogra-fo" (figura 3) il quale elabora un trac-ciato a forma di campana (figura 4)che identifica le caratteristiche d'ido-neità del campione alla caseificazione.

Figura 3 LattodinamografoLo strumento utilizza 10 ml di latte

per campione ed esegue una micro-ca-seificazione di laboratorio rilevando ilcambiamento di stato del latte posto a35 °C e addizionato di una quantitàfissa di caglio.

Il tracciato rappresenta grafica-mente tre parametri fondamentali perriconoscere la qualità del latte di se-guito descritti.• Tempo di coagulazione (R): si mi-

sura in minuti e rappresenta il tem-po di reazione che intercorre dal-l'aggiunta del caglio all'inizio delprocesso di coagulazione in cui ini-zia il passaggio dello stato del latteda liquido a gel.

• Velocità di formazione del coagulo(k20): va dall'inizio della coagula-zione fino al momento in cui la ca-

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gliata raggiunge una determinataconsistenza (un'oscillazione di 20mm sul diagramma), chiamata dalcasaro anche “tempo di presa”.

• Consistenza del coagulo (A30): è laconsistenza massima della cagliatadopo 30 minuti dall’aggiunta del ca-glio e corrisponde ai millimetri diapertura finale della campana.

Figura 4 Tracciato tromboelastogra-fico

Ogni campione di latte fornisce trac-ciati diversi, in base alle sue caratteristi-che intrinseche. Secondo un recente re-port di Veneto Agricoltura, Laboratoriolattiero-caseario di Thiene (figura 5),nell’ultimo decennio si è constatato cheil latte considerato ottimale (tipo A cioècon un tempo di coagulazione e consi-stenza a 30 minuti ottimali) si è più chedimezzato mentre il latte a scarsa attitu-dine di coagulazione è aumentato (tipoF cioè un latte che non coagula in 30minuti di analisi).

Figura 5 Evoluzione dell’attitudinecasearia negli ultimi 10 anni (VenetoAgricoltura).

Gli studi fatti nella realtà VenetaOltre alle già conosciute conoscen-

ze della ricerca internazionale sul ruo-lo importante dell’attitudine caseariasulla trasformazione in formaggio, si èvoluto avere conferma sul campo diquesto per quanto riguarda taluni pro-dotti caratteristici della nostra regione.A questo scopo nell’ambito dei proget-ti promossi dal Distretto Lattiero Ca-seario si sono coinvolti alcuni caseificiche si sono resi disponibili a far provedi caseificazioni, mantenendo il piùpossibile il normale protocollo di lavo-razione. Le prove effettuate prevede-vano di identificare due gruppi diaziende divisi in base all’analisi del-l’attitudine casearia, un gruppo con“ottimale” e uno con “scarsa” analisiLDG. Nel corso degli anni 2008-2009sono state fatte 12 giornate di caseifi-cazione per ogni caseificio distribuitesu periodi stagionali diversi. Ne èemerso che la differenziazione tra idue tipi di latte ha dato i risultati atte-si, in quanto, il latte considerato “Otti-male” sotto il profilo dell’attitudinecasearia ha confermato in tutti i casei-fici e prodotti i caratteri migliori per ilprocesso di caseificazione soprattuttoper quanto riguarda la resa (tabella 1).

Si può osservare ad esempio chenella lavorazione del Grana Padano laresa di un latte con caratteristiche chi-mico-fisiche migliori sia stata dello0,51% superiore rispetto al latte Scar-so. Il formaggio prodotto dal latte Ot-timale aveva in media un contenuto disale inferiore e una minore umidità do-vuta probabilmente ad un miglior

spurgo del siero. Se questo risultato lorapportiamo alla produzione industria-le possiamo presumere che questa per-centuale possa essere molto importan-te dal punto di vista produttivo e di au-mento di efficienza.

Una tecnologia a basso costo per mi-surare l’attitudine casearia

La misura dell’attitudine alla co-agulazione casearia attraverso lo stru-mento tradizionale risulta molto costo-sa se si deve controllare a livello indi-viduale la popolazione bovina o ana-lizzarla nei campioni di latte qualità.Infatti l’analisi con il Lattodinamogra-fo richiede molta manualità ed espe-rienza tecnica, arrivando a misurare almassimo 10 campioni in 30 minuti perstrumento. Queste scarse performancedello strumento sono state fino ad og-gi il collo di bottiglia che non permet-teva l’applicazione pratica dell’analisi,rimanendo relegata solamente a provesperimentali.

Studi scientifici recenti però hannodimostrato che l’utilizzo di dispositivibasati sulla spettroscopia nel vicino emedio infrarosso (MIR) permette dieffettuare una predizione dei parametridi attitudine casearia con una buonaprecisione in tempi molto rapidi e conun risparmio di prodotto e senza im-piego di reagenti chimici (De Marchiet al., 2009).

La tecnologia si basa sulla capacitàche ogni sostanza biologia ha di assor-bire in modo caratteristico la luce, inquesto caso nel medio infrarosso. Ognicampione biologico ha un suo caratte-ristico spettro di assorbimento, unasorta di “impronta digitale” della so-stanza (figura 6).

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Caseificio Tipologia di formaggio LDG LDG DifferenzaOttimale Scarso

Lattebusche Caciotte, a 20 giorni 11,98 % 11,36 % 0,62 %Latteria di Soligo Asiago Pressato, a 20 giorni 11,76 % 11,23 % 0,53 %Latterie Trevigiane Asiago Pressato, a 20 giorni 11,14 % 10,86 % 0,28 %Latterie Vicentine Grana, 2 giorni 8,85 % 8,34 % 0,51 %

Tabella 1 Risultati finali delle prove svolte con latte con attitudine casearia(LDG) “Ottimale” o “Scarsa”.

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Figura 6 Esempio di spettro di assor-bimento di una serie di campioni

La raccolta simultanea di dati pro-venienti dallo spettro e analisi con il si-stema di riferimento, consente di svi-luppare una equazione di calibrazioneche può essere installata in un’appa-recchiatura di laboratorio che lavoracon tecnologia MIRS per compieremisurazioni di nuovi parametri.

Il gruppo di ricerca del prof. Marti-no Cassandro, in collaborazione conl’azienda Foss, multinazionale leadernelle strumentazioni di laboratorio,hanno deciso di unire le loro compe-tenze al fine di mettere a punto dellenuove curve Mirs per i parametri di at-titudine casearia.

Al laboratorio ARAV per le analisidi routine del latte qualità viene giàutilizzato per esaminare i campioni dilatte lo strumento dell’azienda FOSS“MilkoScan™ FT 6000” il quale lavo-ra con la regione del medio Infrarossonello spettro da 3 -10 _m di lunghezzad’onda della luce.

Nel mese di gennaio 2011 è stataistallata nel Milko-Scan del lab. ARAVla curva di calibrazione denominataMCP - Milk Coagulation Propertiesappunto dei parametri di attitudine ca-searia.

Nei mesi successivi si è provvedu-to a correggere la calibrazione dellostrumento tarandolo con i dati del “lat-todinamografo” (analisi di riferimen-to) al fine di ottenere una correlazioneottimale tra i due strumenti con mede-simo campione.

Ad oggi grazie alla sostituzione dellattodinamografo con la curva “MCP”

istallata nel Milko-Scan siamo passatida 100 analisi al giorno con il Lattodi-namografo a 1000 analisi al giorno conla nuona curva “MCP”.

Gli strumenti FTIR sono standar-dizzati e per questo motivo offrono ilgrande vantaggio che una calibrazionesviluppata per uno strumento può esse-re trasferita ad altri strumenti. Infatti,la calibrazione sviluppata è stata istal-lata nel mese di Novembre anche nellaboratorio di Veneto Agricoltura sededi Thiene, e potrà, in futuro,essereistallata anche in altri laboratori a li-vello nazionale o internazionale che nefacessero richiesta.

Valutazione e ruolo dei laboratoriVista l’importanza sia dell’analisi

all’infrarosso e la mancanza di proto-colli standard di valutazione della bon-tà dell’analisi, i laboratori di ARAV eVeneto Agricoltura stanno lavorando,mediante Ring-Test tra laboratori, perrendere ripetibile e riproducibile l’ana-lisi tra gli strumenti.

Lo scopo e l’utilità del Ring-Test èdi valutare le performance del labora-torio e monitorarle nel tempo confron-tando i metodi, le procedure di analisie i risultati ottenuti al fine ultimo distandardizzare la metodica del medio-infrarosso per la curva “MCP”.

Si è quindi valutata l’affidabilità delmetodo stimando la ripetibilità entro la-boratori e la riproducibilità tra differen-ti laboratori dei parametri di attitudinecasearia. Dall’installazione delle nuovecurve di calibrazione ad oggi sono statieseguiti mensilmente dei ring-test se-guendo un protocollo concordato tra ledue parti facendo riferimento a indica-zioni presenti in altri protocolli ufficiali( ISO_11815-2007). Viene quindi veri-ficata ad ogni Ring-Test la ripetibilità eriproducibilità tra ed entro laboratorio(regolate dalla norma UNI ISO 3534-1). Inoltre, visti i risultati sempre più af-fidabili, è stato concordato tra i labora-tori Arav e Veneto Agricoltura un proto-collo da rendere ufficiale per tutti i la-boratori che parteciperanno ai Ring-Test di routine.

I due laboratori si stanno interfac-

ciando in questo momento con gli at-tori della filiera, caseifici e associazio-ni allevatori, per valutare la modalitàdi fornitura del nuovo dato all’alleva-tore e di inserimento nei sistemi di pa-gamento latte qualità, in modo da tro-vare una modalità chiara e utile dalpunto di vista tecnico.

Nuove opportunità per il sistema al-levatori

Vista l’importanza indiscutibile delsettore lattiero caseario per il nostropaese e soprattutto per la nostra regio-ne questa è una grande occasione per ilVeneto. Dopo anni di ricerca oggi, pertutti gli operatori della filiera lattierocasearia, esiste la concreta possibilitàdi sfruttare per primi le nuove cono-scenze che sono state prodotte e messea disposizione di tutti. Grazie all’im-plementazione delle nuove curve deicaratteri di attitudine casearia sarà pre-sto possibile aver un informazione ag-giuntiva nei singoli controlli funziona-li e nell’analisi del latte qualità. I ca-seifici aderenti al distretto lattiero ca-seario sono sempre più convinti di in-serire nei sistemi di pagamento anchel’attitudine casearia. Questo sarà sicu-ramente un modo per aumentare l’effi-cienza della filiera e di stimolo per leaziende agricole Venete per il continuomiglioramento e differenziazione daaltri distretti produttivi, anche esteri.

In un momento di crisi e difficoltàeconomica, nel quale si sta mettendo indiscussione l’intera valenza dei control-li funzionali, questa innovazione rap-presenta una grossa novità ma non èl’unico parametro a cui si sta lavorando.Infatti, si sta già cominciando lo studiodi nuovi parametri da poter inserire co-me l’acidità del latte, gli acidi grassi ealcuni parametri indicatori per la cheto-si da inserire nelle analisi al fine di va-lorizzare sempre di più il lavoro delleassociazioni. Un’opportunità da coglie-re sarà sicuramente tutto lo sviluppodell’assistenza tecnica col compito diinformare, assistere e accompagnare gliallevatori verso il miglioramento e lacrescita tecnica continua.

Lucia Ancilotto - Denis Pretto

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L’Associazione Regionale Alleva-tori del Veneto e l’APA di Bellunohanno allestito il padiglione zootecni-co all’AGRIMONT 2012, svoltasi aLongarone nei giorni 16-17-18 e 23-24-25 marzo, orga-nizzando un’esposi-zione di soggetti diinteresse zootecnicoin rappresentanzadelle specie e razzeallevate in provincia,in modo da promuo-vere e valorizzare lapresenza e l’attivitàdegli allevatori bel-lunesi. Erano presen-ti bovine di razzaBruna, Frisona ePezzata Rossa, ca-valli di razza Haflin-ger, Norico, Murge-se, pecore di razza Lamon, Alpagota,Brogna e Foza (grazie alla collabora-zione di Veneto Agricoltura), capreCamosciate e Saanem, oltre alle razzeavicole dell’Istituto Agrario di Vellaidi Feltre e ad altre razze di animali me-no diffusi in provincia.

Nello stand espositivo dell’ARAVassieme alle attività del Laboratorio dianalisi Agroalimentari, è stato presen-tato l’Agrinir, un analizzatore portatileper foraggi, silomais, materie prime,pastoni e unifeed. Gli allevatori dellaprovincia erano stati invitati a portare

campioni del loro fieno per una analisigratuita con risultati immediati. Nu-merosi allevatori hanno aderito all’in-vito portando campioni dei loro forag-gi che sono stati immediatamente ana-

lizzati. I tecnici presenti, oltre a forni-re informazioni sul funzionamento diquesto Laboratorio mobile, hanno con-segnato agli allevatori una stampa deirisultati delle analisi.

Sempre all’interno dello standARAV, nello spazio dedicato al Servi-zio Controllo Mungitrici erano statiesposti alcuni strumenti utilizzati per ilcontrollo degli impianti di mungitura.

In questa edizione sono stati orga-nizzati inoltre due incontri tecnici:- Sabato 17 marzo: La valutazione

genomica dei riproduttori nella raz-za Pezzata Rossa.

- Sabato 24 marzo: La storia del ca-vallo Norico nelle Alpi.L’elevato numero di visitatori e

l’attenzione rivolta, oltre agli animaliin esposizione, allo standARAV e in particolare al-l’Agrinir, innovativo si-stema di analisi degli ali-menti zootecnici, confer-mano l’importanza dellapartecipazione a questemanifestazioni che con-sentono di far conoscerele attività ed i servizi del-l’Associazione Regiona-le degli Allevatori delVeneto.

Egidio Bergamasco

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AGRIMONT 2012: Mostra Nazionale dell’Agricoltura di Montagna

Presentazione dei soggetti delle varie specie e razze

Stand ARAV

Il pubblico presente

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IntroduzioneLa selezione genomica, di cui tutti ne parlano da qualche

anno, rappresenta una svolta epocale per la selezione dei bo-vini, in particolare quelli da latte.

Il grande successo di questa innovazione tecnologica èrappresentato dalla possibilità concreta di poter stimare inmodo sufficientemente accurato per tutti i caratteri di inte-resse selettivo, i riproduttori maschi in giovane età.

L'idea nasce quando le tecniche di biologia molecolareriescono a rendere accessibili sia nel prezzo che nei tempi dianalisi, i risultati della mappatura del genoma bovino. In pa-role semplici, bisogna immaginare il genoma o patrimoniogenetico come una lunghissima doppia catena (il DNA, aci-do desossiribonucleico) elicoidale suddivisa in n-cromoso-mi (30 coppie, una per ciascun genitore).

Fotografia al miscroscopio diuna parte dei cromosomi

La catena del DNA è costi-tuita da un numero elevatissi-mo di coppie di basi azotate (3miliardi nel bovino) che posso-no sono di 4 tipi (Adenina, Ci-tosina, Guanina, Timina) e le

varie combinazioni sui 3 miliardi di coppie rappresentano difatto il codice genetico dove sta scritto tutto il codice dellavita, cioè come sarà fatto esteriormente e come si esprimeràproduttivamente un animale. In pratica, l'alfabeto del patri-monio genetico sono le 4 iniziali delle basi azotate(A,C,G,T) che prese a coppie vengono "scritte" sul DNA 3miliardi di volte! Solo una parte della catena è "codificante",cioè da origine a precisi processi fisiologici e solo una partepiù piccola ancora cambia da individuo ad individuo.

Dal DNA alle funzioni fisiologiche di un individuo.

Basti pensare che tra uomo e scimmia il DNA è ugualeper il 98% e solo il restante 2% determina le differenze.Quindi, sono "relativamente" pochi i punti del DNA chespiegano le differenze tra individui.

La mappatura del DNA consiste quindi nell'individua-zione di questi punti di variabilità tra individui che si chia-mano SNPs (singoli nucleotidi polimorfi) posizionati, o me-glio individuati, ad intervalli abbastanza regolari nei cromo-somi, in una sorta di suddivisione in tanti segmenti di paridimensione, quanti sono i punti individuati. Gli SNPs pos-sono quindi essere paragonati a una serie di punti in una car-tina geografica e quest'ultima all'intero patrimonio genetico.

Sulla densità di questi SNPssi differenziano i diversi chip digenotipizzazione la cui "poten-za" si basa sulla diversa densitàdi analisi, che vengono riportatinella seguente tabella.

Oggi il chip più diffuso è quello da 54k che ci da i risultati di circa 54.000 pun-ti del DNA, pari a solo lo 0.02 per milledell'intero genoma! Se pensiamo che finoa pochi anni fa l'analisi del DNA riguar-dava alcune decine di marcatori sparsicasualmente e il loro utilizzo era solo perdeterminare la conferma dei genitori,ora, a costi poco più alti si possono ave-

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La valutazione genomica dei riproduttori nella Pezzata Rossa Italiana

Tipologia Sigla N° di SNP analizzatiBassa densità 3k 3.000

" 6k 6.900Media densità 54K 54.609Alta densità 800K 770.000Sequenziamento 3G 3.000.000.000

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re le informazioni su decine di migliaia di marcatori, sparsiequamente sul genoma. Proprio come una carta geograficache può essere sparsa, riportando solo le grandi città, o mol-to dettagliata che riporta fino ai paesini ed anche le vie.

Per rendere più comprensibile di cosa stiamo parlando èmolto utile paragonare il genoma a degli esempi concreti di"contenitori" di informazioni come possono essere una bi-blioteca o una mappa stradale.

Ovviamente come per un libro, non tutte le pagine sonougualmente informative, anche per il genoma ci sono deipunti più significativi e altri meno e altri ancora per niente,proprio come delle pagine bianche. Gli SNPs dell'analisi ge-nomica rappresentano questi punti informativi sul genoma ela loro variabilità ci può spiegare le differenze produttive traindividui, non tanto perchè gli SNP cadano in precisi punticodificanti del genoma, ma perchè "vicino" a loro ci sono"zone" importanti del genoma per quella data produzione(es. latte). E questo grazie al fatto che parti consistenti delDNA si trasmettono interamente da genitore a figlio per ef-fetto del "disequilibrio da linkage", fenomeno tanto più mar-cato quanto più selezionate sono le popolazioni. Questi pez-zi di DNA che si trasmettono interamente da genitore a fi-glio si chiamano aplotipi e sono tanto più consistenti quan-to più è selezionata una popolazione. Viceversa in popola-zioni "meticce" questo fenomeno è quasi assente, perchécon l'incrocio tra razze i geni praticamente si rimescolanocompletamente.

Il valore dei controlli funzionaliL'idea geniale dei tre inventori (Goddard, Hayes, Meu-

wissen) della valutazione genomica è stata quella di accop-piare le informazioni genomiche degli SNPs con quelle fe-notipiche (produzioni delle figlie dei tori) per stimare l'ef-fetto degli SNPs in una sorta di calibrazione o taratura delsistema. Una volta conosciuti gli effetti di questi SNPs la sti-ma del valore genetico, o meglio "genomico" di un animalenon è altro semplicemente che la somma del valore di tuttigli SNPs di quel genotipo, come raffigurato di seguito. Sepensiamo che questa procedura è applicabile ad un vitelloappena nato, si comprende l'enorme potenzialità di questatecnologia per poter selezionare i riproduttori molto preco-cemente, senza dover aspettare le produzioni delle figlie (6anni dopo la nascita del toro).

Il valore geno-mico di un sogget-to è dato semplice-mente dalla som-ma del valore delgenotipo di cia-

scun SNP analizzato.

L'affidabilità del sistema sta tutta nella calibrazione cheè tanto più precisa quanto è maggiore il numero di tori chedispongono della doppia informazione (genotipo + fenoti-po). Inoltre, le informazioni fenotipiche che non sono altroche gli indici genetici dei tori calcolati sulle produzioni del-le figlie, devono essere a loro volta accurate e precise. Infat-

ti, con la selezionegenomica l'accura-tezza dei controllifunzionali diventaancora più importan-

te perché oltre a valutare i tori stessi, attraverso la valuta-zione genomica, si valutano i soggetti delle nuove giovanigenerazioni. In pratica, la valutazione genomica non è altroche una brillante invenzione per estendere la valutazione ge-netica convenzionale agli animali più giovani, che oggi in-vece vengono di fatto esclusi dalle valutazioni convenziona-li. Ovvero, per essi si può calcolare solo l'indice di pedigreeche altro non è che la media aritmetica del valore geneticodei genitori (padre/2+madre/2). Il calcolo dell'indice di pe-digree non è altro che una semplificazione del principio che,un individuo, mediamente, eredita il 50% dei geni dal padree il 50% dalla madre, ma singolarmente ci possono esseredeviazioni dal teorico 50%, nel senso che uno può assomi-gliare più al padre o alla madre e questo differentemente trai vari caratteri. La valutazione genomica infatti riesce a sta-bilire con sufficiente approssimazione la quota di geni ere-ditati da ciascun genitore, ammesso che tutti e tre (figlio, pa-dre, madre) siano genotipizzati, e con minor precisione sealmeno uno dei due genitori lo è. Infatti, gli indici genomicidi due gemelli sono diversi tra loro, mentre quelli di pedi-gree, per definizione, sono uguali.

Quindi l'importanza dei controlli funzionali è ancoramaggiore con la selezione genomica, perché quanto piùcomplesse sono le procedure di stima degli SNP tanto mag-giore deve essere il livello qualitativo delle informazioni al-l'origine.

Come detto prima, per una sufficiente affidabilità del si-stema servono tanti tori genotipizzati e valutati convenzio-nalmente con un numero elevato di figlie (=>50). Si parla dialmeno 1000 tori che soddisfino queste condizioni, e co-munque questo numero dipende dall'ereditabilità del carat-tere e anche da altri fattori, come il livello di imparenta-mento medio della popolazione e quindi dalla consanguinei-tà. Nella Pezzata Rossa infatti, dove si osserva una maggiorvariabilità genetica e una minor consanguineità, il livello diattendibilità del sistema genomico è inferiore a quello dellaFrisona, a parità di tutti gli altri fattori.

Anche l'ereditabilità influisce sull'attendibilità, nel sensoche molto più basso è questo valore tanto maggiore è il nu-mero di tori necessario alla calibrazione per avere lo stessolivello di attendibilità. I caratteri della fertilità femminile o

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Genoma: 30 cromosomi => Biblioteca: 600 volumi => Percorso Roma - Mosca 3.000 km1 Cromosoma: 1.000 geni => 33.000 pagine di libro => Percorso Venezia - Udine 100 km 1 Gene: 10.000 paia di basi => 3 pagine di libro => salto in lungo 10m1 Mutazione => 1 lettera dell'alfabeto => 1 mm di binario

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delle cellule somatiche, avendo valori di ereditabilità, ri-spettivamente del 3 e dell'8%, necessitano di un maggiornumero di tori per avere attendibilità comparabili a quelledella produzione di latte, o viceversa ci si deve accontenta-re di attendibilità più basse. Questo concetto è ben raffigu-rato nell'abaco di Goddard, di seguito riportato.

I risultati nella Pezzata Rossa ItalianaA dicembre 2011 la PRI poteva contare su una popola-

zione genotipizzata di 1475 animali di cui 1295 già pro-vati con figlie e quindi utilizzabili per la calibrazione del si-stema. Questo numero consistente, in proporzione alle di-mensioni della nostra popolazione, si è potuto raggiungeregrazie agli scambi di 500 genotipi con la Germania e di 248con la Repubblica ceka. Il chip utilizzato per tutti questi to-ri è l'Illumina 54k.

Già 150 sono i tori giovani senza figlie genotipizzati, tracui ovviamente vi sono una parte di candidati riproduttorinon selezionati sulla base dei loro valori genomici. Da ot-tobre 2011 vengono infatti genotipizzati circa la metà deicandidati in performance-test, quelli con indici di pedigreee accrescimenti più promettenti, vale a dire circa 100 sog-getti all'anno da cui selezionarne i migliori 32. La pressio-ne di selezione è quindi di 1/3, per il momento. In futuro,compatibilmente alle risorse disponibili e agli auspicabiliminori costi dell'analisi, questa intensità di selezione potràaumentare fino anche ad analizzare il valore genomico diun vitello prima dell'ingresso al centro genetico.

La scelta dei riproduttori a fine performance-test vieneoggi fatta sull'IDA che per il 76% è dato dal valore geno-mico di latte, grasso, proteine, cellule somatiche, morfolo-gia e mungibilità e per il 24% è l'indice carne di perfor-mance-test calcolato sulle prestazioni individuali del sog-getto, per i quali, è evidente, non è necessaria alcuna pre-visione genomica.

Quale valore genomico pubblicareL'indice genomico ottenuto dopo la calibrazione quale

risultante della somma di tutti gli effetti degli SNPs si chia-ma INDICE GENOMICO DIRETTO (DGV). Non si puòtuttavia dimenticare che esistono ancora gli indici di pedi-gree (PIN), quelli derivati dai genitori, che comunque ab-biamo utilizzato finora per pre-selezionare i riproduttori.Anche questi hanno una loro attendibilità che attualmentesi aggira attorno al 30% per un carattere come i kg di pro-teine. Nel caso della Pezzata Rossa Italiana, avendo presoatto che l'attendibilità del valore genomico diretto non puòessere elevata come nelle grandi popolazioni di Frisona,per i motivi prima descritti, si è deciso di pubblicare un va-lore combinato tra DGV e PIN ottenendo una misura chia-mata GEBV, ovvero "enhanced genomic breeding value",ovvero "valore genetico migliorato genomicamente".

Ci sono diversi metodi in letteratura per combinare inmodo ottimale il valore genomico diretto (DGV) e quellogenetico convenzionale di pedigree (PIN). Si è preferito unmetodo molto semplice e intuitivo, già applicato efficace-mente nella valutazione genomica canadese (Canadian Im-plementation of Genomic Evaluations; B.J. Van Doormaal,G.J. Kistemaker, P.G. Sullivan, M. Sargolzaei and F.S.Schenkel; Proceedings of the Interbull Meeting in Barcelo-na, Spain, August 21-24, 2009).

In pratica la ponderazione tra queste due componentiavviene sulla base delle rispettive attendibilità espresse sot-toforma di EDCs (effettivo contributo in termini di nume-ro di figlie).

Una volta ottenute le EDCs sia per il DGV che perl'EBV (calcolato o pedigree) si procede alla media ponde-rata per le rispettive EDCs, con la seguente formula:

GEBV = (edcsDGV * DGV + edcsPIN *PIN) /(edcsDGV + edcsPIN)

Calcolo delle attendibilitàQuesto è uno degli aspetti cruciali della valutazione ge-

nomica e purtroppo non esiste un metodo univoco per poter-la calcolare. Sostanzialmente esistono due approcci per otte-nere il valore di attendibilità del valore genomico diretto:1. calcolo diretto attraverso inversione della matrice di pa-

rentela genomica. Si tratta del metodo più complessoperché il calcolo della parentela genomica con chip 54kpresuppone molte approssimazioni che rendono il calco-lo della reale parentela genomica non molto precisa.Questo è dimostrato da numerosi studi che hanno con-frontato l'attendibilità ottenuta con l'inversione della ma-trice G rispetto a quella effettivamente realizzata, calco-lata con la procedura di validazione, evidenziando siste-matiche sovrastime.

2. calcolo indiretto attraverso procedura di validazione. Loschema di validazione è quello di seguito raffigurato. Sitratta semplicemente di simulare che un gruppo di tori, ipiù giovani, tra quelli di calibrazione, non abbiano un in-

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dice genetico convenzionale. Poi su di essi si calcolano ivalori genomici grazie alla calibrazione fatta sui restantied infine si confrontano i valori genomici così ottenuticon quelli "veri" convenzionali. La correlazione tra que-sti due valori esprime l'attendibilità media del nostro si-stema di valutazione genomica.

Risultati carattere produzione di latte (951 tori di riferi-mento e 97 tori di validazione

La validazione effettuata ha consentito di dimostrare lasuperiorità predittiva del valore genomico stimato rispettoall'indice di pedigree, sia come DGV che come GEBV. Que-sta superiorità è quantificabile in circa +4 figlie per la quan-tità di latte e +9 figlie per le cellule somatiche il che signifi-ca che l'attendibilità di un indice genomico per il latte equi-vale circa a quella di 15 EDCs (figlie) e per le cellule soma-tiche a 33 EDCs (figlie).

Alcune precisazioni sull'attendibilitàL'attendibilità “osservata” è quella stimata con la VALI-

DAZIONE ed è un valore sottostimato perché per fare la va-lidazione bisogna togliere un gruppo di animali dalla popo-lazione di riferimento e quindi si riduce forzatamente le di-mensioni della calibrazione, mentre in routine si usano tuttii tori genotipizzati con indice genetico convenzionale.

Applicando la funzione di Goddard al sistema di valuta-zione genomica della Pezzata Rossa Italiana, con 1500 toridi riferimento, si otterrebbe un'attendibilità attesa di circa0.30-0.35 per un'ereditabilità di circa 0.20 (produzione dilatte). Quindi il 40% stimato con la validazione è superiore

a quanto atteso. Un'altra spiegazione della sottostima è la di-mensione del gruppo di validazione (97 tori) che rappresen-ta circa il 10% del totale. La ridotta variabilità di questogruppo rispetto alla popolazione totale è un'altra causa disottostima dell'attendibilità.

Nel grafico seguente riportiamo l'evoluzione dell'attendi-bilità di un indice genetico nel corso della vita di un ripro-duttore, fino a diventare toro provato con figlie.

Da questo grafico si evince come ilnuovo indice genomico calcolato attual-mente nella PRI, abbia una significativasuperiorità di attendibilità rispetto al tra-dizionale indice di pedigree, il che rap-presenta un guadagno importante, manon lo può assolutamente rendere com-parabile all'attendibilità di un toro pro-vato con figlie.

I vantaggi della selezione genomica:1. Come per i TORI GIOVANI tradizionali, sui quali l'A-

NAPRI ha impostato da tanti anni il proprio programmadi selezione, l'uso intensivo di giovani riproduttori per-mette una drastica riduzione dell’intervallo di generazio-ne, passando da 5-6 anni a 24 mesi. Minore intervallo digenerazione significa maggiore velocità del progresso ge-netico.

2. Rispetto ai tori GIOVANI tradizionali, si registra un au-mento di attendibilità pari a + 4 figlie rispetto all’indicedi pedigree, modesto ma non trascurabile. Ulteriori mi-gliorie al modello di calcolo potranno sensibilmente au-mentare questa differenza con l'indice di pedigree.

3. L'individuazione di soggetti ad alto valore genetico (“ge-nomico”) anche se con indice pedigree modesto porteràad una variabilità genetica più elevata, rispetto alla sele-zione tradizionale con l'Animal Model.

4. Possibilità di selezione anticipata anche per caratteri mol-to “tardivi” (longevità, fertilità).

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Attendibilità realizzata - R2 Attendibilità teorica -Calcolo indiretto

PIN DGV GEBV PIN DGV GEBV Diff.EDCsfiglie

Latte 0.07 0.14 0.15 0.32 0.39 0.40 +4Grasso 0.12 0.14 0.16 0.32 0.34 0.36 +2Proteine 0.15 0.17 0.19 0.32 0.36 0.38 +3Cellule 0.04 0.08 0.12 0.32 0.38 0.39 +9

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Un solo svantaggio o "rischio da evi-tare"

Lo svantaggio più importante èquello che in conseguenza della supe-riore attendibilità, i tori giovani nonvengano più utilizzati "casualmente"nella popolazione, ma preferibilmentein certe stalle e su certe vacche, venen-do così a mancare il presupposto delconfronto casuale tra riproduttori.Questo potrebbe, in futuro, quandoquesti tori avranno le figlie, pregiudi-care l'accuratezza della valutazione"convenzionale" e di conseguenza an-che quella "genomica". Per ovviare aquesta possibile controindicazione laCTC ha preso le seguenti decisioni:• i tori giovani vengono selezionati

sulla base dei valori genomici dis-ponibili che però vengono resi pub-blici ufficialmente solo dopo 4 me-si dall'inizio dalla prima distribu-zione di seme al fine di garantire lanascita del primo gruppo di figlienel modo più casuale possibile

• i tori esteri valutati solo genomica-mente non vengono autorizzati pri-ma del compimento dei 20 mesi dietà al momento della pubblicazioneufficiale delle valutazioni geneticheconvenzionali.L'utilizzo quindi di tori giovani ge-

nomici nazionali in modo mirato è per-tanto consentito non prima dei 4 mesidall'inizio della loro distribuzione,quando saranno rese pubbliche le clas-sifiche di merito per i vari caratteri.

Come usare correttamente i giovanitori selezionati genomicamente

Dato il livello di attendibilità con-sentito dalla nostra popolazione diPezzata Rossa Italiana, questi indicigenomici vanno considerati come unastima del valore genetico, intermediatra quella di un toro provato in primauscita (20-30 figlie) e quella di un toroscelto solo sull'indice di pedigree.

Si consiglia di evitare un impiegoeccessivo di singoli individui favoren-do invece un uso più ampio possibiledi riproduttori, anche perchè vi è un ri-cambio più veloce nel tempo deglistessi.

Usando tutti i tori genomici in dis-tribuzione in modo equilibrato, non si

hanno problemi di alcun genere, esat-tamente come prima con i tori GIO-VANI tradizionali, con un migliora-mento ancora superiore grazie all’au-mento di attendibilità.

Volendo scegliere ulteriormentequelli più alti a rank IDA si raccoman-da di individuare dei gruppi di almeno3 soggetti sulla base delle caratteristi-che più spiccate (es. i migliori 3 perLATTE, migliori 3 per % PROTEINE,i migliori 3 per CELLULE, i migliori3 per MAMMELLA, ecc.). In questomodo, il miglioramento genetico otte-nibile sarà pari o superiore a quello deitori provati, soprattutto se questi ultiminon sono altissimi in classifica.

Daniele Vicario

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RENOIR, toro giovane PRI valutato genomicamente rank 98

09/01/2012

VALUTAZIONE GENOMICA PEZZATA ROSSA ITALIANA - classifica IDA - TOP 25 tori senza figlie -DICEMBRE 2011

Matricola LG Nome data nascitaCross

Ta Mu Ap Ma MungIgt carne IDA RankLatte kg GRS kg PRT kg GR% PR% SCS

IT021001726645 RISIKO 574 17.4 18.6 -0.07 -0.02 107.7

RENWART GS DIONIS

96 104 104 113 109112.7 ����� 99

x

1 20091005

IT030990172824 ROLF 457 12.4 16.9 -0.07 0.01 107.7

GS RAU WATERBERG

101 105 98 119 103113.1 ����� 99

x

2 20100104

IT030990157226 PIERGIULIO 461 21.0 19.0 0.04 0.04 112.6

GS RAU VANSTEIN

102 99 100 123 96107.7 ����� 99

x

3 20091209

IT093990096403 SISTO 848 25.6 22.8 -0.10 -0.09 111.7

HOLZMICHL GARDIAN

95 96 101 109 100113.3 ���� 99

x

4 20100127

IT093990099178 RABALD 513 16.3 16.6 -0.05 -0.02 117.2

GS RAU RESS

103 108 99 117 100107.2 ��� 99

x

5 20100228

IT093990096220 REMO 285 14.1 15.9 0.04 0.08 99.5

RENWART WATERBERG

97 97 106 112 111111.4 ��� 99

x

6 20091223

IT093990087747 ROSMARINO 533 20.3 18.1 -0.01 -0.01 115.2

ROUND UP HIPPO

103 114 107 109 92109.5 ���� 99

x

7 20090904

IT093990089872 GASTONE 606 24.1 23.6 0.01 0.03 93.1

GRANADO REGIO

104 94 98 110 103108.4 ���� 98

x

8 20091119

IT093990080237 ERNESTO 112 14.5 13.3 0.14 0.13 95.7

ELIOS EILIG *TA

89 98 100 109 109119.1 ���� 98

x

9 20090119

IT030990168130 ROCKZEN 418 4.4 15.3 -0.16 0.01 112.5

GS RUM HAKKINEN

105 105 99 114 96113.5 ���� 98

x

10 20100527

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Nell’ambito di Agrimont 2012 siè svolto a Longarone sabato 24 mar-zo un interessante incontro sul Ca-vallo Norico allevato nelle Alpi.

Dopo i saluti del dr. Achille Asti,direttore dell’Associazione Regio-nale Allevatori del Veneto e di Clau-dio Sanvido, appassionato allevatoredi cavalli Norici e componente dellaCommissione Tecnica Centrale, ilsignor Fausto Del Pin, presidentedell’Associazione Culturale Eque-stre Epona, ha illustrato, con l’aiutodi numerose immagini, l’importanzadell’allevamento di questa razza dal-l’epoca preromana ai nostri giorni.

Il prof. Thomas Druml, dell’Uni-versità di Vienna, coadiuvato da dr.

Valentin, ha relazionato sull’alleva-mento del cavallo Norico in Austriae sull’importanza della sua conser-vazione.

Ha rilevatoche nonostante lacrisi generaledell'allevamentoin Austria, la po-polazione equinaè cresciuta dai44.858 animalidel 1985 a120.000 capi nel2010 ed è diven-tata nel frattem-po un importantefattore economi-co per l'econo-mia austriaca e

l'agricoltura. A causa della riorga-nizzazione agricola dopo l'adesioneall'UE nel 1995, la produzione di be-stiame, dei pascoli, il numero delleaziende e il numero di agricoltori so-no in costante diminuzione. In que-sta situazione, il cavallo può sosti-tuire una parte della popolazione bo-vina e diventare essenziale nella sal-vaguardia del paesaggio austriaco.

In particolare è importante man-tenere la biodiversità genetica, so-prattutto nel cavallo Norico, anchese spesso in contraddizione con le

necessità degli allevatori. Non solola stabilizzazione della popolazioneè l'obiettivo principale, ma anche ilraggiungimento e la stabilizzazionedi determinati requisiti del cavallo:come la bellezza, la funzionalità, lafertilità e l’attitudine al lavoro.

Successivamente il prof. EdoD’Agaro dell’Università di Udine,ha parlato della selezione del Caval-lo Norico, degli obiettivi del miglio-ramento genetico e dei nuovi stru-menti come l’analisi del DNA e laselezione genomica, che verrannoutilizzati nel prossimo futuro.

L’incontro è proseguito con la re-lazione della Dr.ssa Francesca Costache ha parlato di come negli ultimianni ci si orienti verso la produzionedi cavalli più leggeri e veloci adattialle esigenze degli attacchi amato-riali e sportivi. Sono stati esposti al-cuni esempi dell’utilizzo del cavalloNorico in alcune discipline sportivee i principali metodi utilizzati per lavalutazione del cavallo sportivo.

La dottoressa infine ha fornitoalcune informazioni di base fisiolo-gica, cenni pratici sull’allenamentoe consigli sui check-up periodici daeffettuare e sulle eventuali patolo-gie.

Paolo Fent

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Il cavallo Norico allevato nelle Alpi

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Il benessere animale è un argomento di grande rilevanzaed interesse per i cittadini europei. È una delle priorità dellaUE e richiede un approccio basato su conoscenze scientifi-che e tecnico-economiche.

Il Decreto Legislativo n. 122/2011, attuativo della diret-tiva n. 2008/120/CE, in materia di benessere dei suini negliallevamenti stabilisce quali sono i requisiti di carattere strut-turale, gestionale e sanitario a cui gli allevamenti devono ri-spondere. Per gli allevamenti preesistenti all’entrata in vigo-re del Decreto Legislativo 122/2011 vi sono delle disposi-zioni che diverranno obbligatorie dal 1° gennaio 2013. Traquesti obblighi uno riguarda l’allevamento delle scrofe edelle scrofette nel periodo della gestazione: “le scrofe e lescrofette sono allevate in gruppo nel periodo compreso traquattro settimane dopo la fecondazione e una settimana pri-ma della data prevista per il parto…..” (comma 3- art. 3D.lgs 122/2011).

Nel ciclo riproduttivo la gestazione rappresenta per lascrofa una fase importante per arrivare al parto in condizio-ni ottimali e ottenere un buon risultato in termini di suinettinati vivi e vitali. Le nuove norme previste per le modalità distabulazione delle scrofe e delle scrofette in que-sta fase, preoccupano gli allevatori che attual-mente le allevano in gabbia singola, e sono lagrande maggioranza, sia per i costi che dovran-no affrontare per le modifiche strutturali da ap-portare ai ricoveri, sia per una prevedibile dimi-nuzione della produzione di suinetti per scrofa per anno.

Proprio per verificare eventuali ripercussioni sui livelliriproduttivi e produttivi del sistema di allevamento dellescrofe in gruppo nel periodo della gestazione, in due alleva-menti con suini riproduttori e con diverso sistema di stabu-lazione delle scrofe in gestazione, nel triennio 2008-2010sono stati raccolti ed elaborati i dati relativi alle varie fasidel ciclo riproduttivo.

L’azienda A situata in provincia di Padova è un alleva-mento a ciclo aperto con la presenza media di circa 400scrofe che nella fase della gestazione vengono allevate in

box multipli. Dopo lo svezzamento, che avviene media-mente a 23 giorni, le scrofe passano al reparto stimolazionein numero di 12 per box, con alimentazione manuale e a sec-co. Il giorno successivo vengono divise in box da 6 capi. Ilgiorno dello svezzamento l’alimentazione viene diminuitaper poi passare a 3 kg/giorno fino alla copertura. Il 90% del-le scrofe viene in calore dopo quattro giorni dalla data disvezzamento. Le scrofe individuate in calore al mattinovengono fecondate il mattino seguente, dopo 24 ore, e rico-perte alla sera dello stesso giorno. Dopo due giorni dalla co-pertura vengono spostate in box multipli ( dimensioni mt. 3per 8) in numero 10 per box. Qui rimangono per l’intera fa-se della gestazione. Nel settore gestazione, oltre al controlloquotidiano dei calori, ogni mese viene effettuata la diagnosidi gravidanza con un ecografo. Tutti i dati raccolti, ritorni incalore, diagnosi di gravidanza, parti, numero nati, numeromorti e numero svezzati, sono stati inseriti nel computer del-l’azienda ed elaborati con uno specifico programma di ge-stione delle varie fasi del ciclo riproduttivo.

I risultati produttivi ottenuti negli anni dal 2008 al 2010sono riportati in tabella 1

Tab 1: Risultati produttivi azienda A (box)

L’azienda B, situata in provincia di Venezia, è un alle-vamento a ciclo chiuso con una presenza media di 335 scro-fe che nel periodo della gestazione vengono allevate in gab-bia singola. Dopo lo svezzamento, di norma il giovedì, lescrofe passano al reparto stimolazione in gabbia singola, conalimentazione automatica a bagnato. C’è la presenza di unverro, alloggiato in un box davanti alle gabbie. Il giorno del-lo svezzamento, al mattino le scrofe ricevono metà razionein sala parto e fino al giorno successivo hanno solo acqua adisposizione. Per tre giorni poi è impostata una curva “Flus-hing”, che parte da tre kg di mangime per abbassarsi a 2 ilgiorno in cui la scrofa è in calore. Per il 90% delle scrofequesto avviene il lunedì mattina. La prima fecondazione av-viene la sera dello stesso giorno, dodici ore dopo l’indivi-duazione del calore. La fecondazione viene ripetuta la mat-tina del giorno successivo. Al momento dello spostamentodalle gabbie di fecondazione a quelle per la gestazione (ciòavviene due giorni dopo la fecondazione) le scrofe sono pa-reggiate, per gruppi di quattro scrofe di peso simile, servitedalla stessa valvola di alimentazione. Per ogni valvola è im-postata una curva di alimentazione specifica: c’è la curva

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Stabulazione delle scrofe in gestazione: benessere degli animali e risultati produttivi.

anno n. n. nati n. % morti % % n. parti n. svezzati scrofe vivi svezzati nati/svezz ritorni diagnosi scrofa/anno scrofa/anno

parto parto negative2008 388 10,7 9,3 13,6 14,0 4,7 2,35 21,82009 406 10,9 9,6 11,4 17,5 6,4 2,28 21,92010 410 10,4 9,0 13,6 17,7 4,4 2,19 19,7

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delle grasse, delle medie e delle magre. In questo modo si ri-esce ad accompagnare con un’alimentazione calibrata lescrofe gestanti. Anche in questo allevamento viene effettua-to ogni giorno il controllo dei calori e mensilmente la dia-gnosi di gravidanza con l’ecografo.

I dati raccolti relativi alle varie fasi del ciclo riproduttivosono stati caricati nel computer aziendale ed elaborati per ot-tenere alcuni indici riproduttivi e produttivi riportati nella ta-bella 2.

Tab. 2: Risultati produttivi azienda B (gabbia)

In entrambi gli allevamenti le scrofe allevate vengono ac-quistate dalla stessa azienda che produce scrofette per la ri-monta.

Da una analisi e confronto delle due aziende appare evi-dente il positivo risultato dell’azienda B rispetto all’aziendaA, in termini di suinetti svezzati per scrofa per anno, circa 2suinetti in più per scrofa nel 2008 e 2009, e 3 in più nel 2010(tab.3).

Tab. 3: numero suinettisvezzati scrofa/anno

Questo diversa pro-duttività determinasensibili differenze nei

risultati economici tra le due aziende. L’azienda B riesce in-fatti ad ammortizzare i costi fissi e di allevamento delle scro-fe su un maggiore numero di suinetti svezzati, con conse-guente riduzione del loro costo di produzione.

Confrontando i diversi parametri riproduttivi si rileva chel’azienda A, rispetto all’azienda B, nei tre anni presi in esa-me presenta, oltre ad un numero minore di nati vivi per par-to (tab. 4), una percentuale più elevata di diagnosi negative(tab. 5), una percentuale più elevata di ritorni in calore (tab.6) e di conseguenza un numero inferiore di parti scrofa an-no (tab. 7).

Tab. 4: numero suinettinati vivi per parto

Tab. 5: % diagnosi digravidanza negative

Tab. 6: % ritorni in ca-lore

Tab. 7: numero di partiscrofa/anno

La stabulazione delle scrofe in gabbia in-dividuale per l’intero periodo di gestazione,inconfronto alla stabulazione in box, fornisce lemigliori prestazioni in termini di suinetti nativivi per scrofa, di portata al parto e di suinet-

ti svezzati per scrofa all’anno.Questi risultati fanno riflettere ed è comprensibile la

preoccupazione degli allevatori che dal 2013 dovranno mo-dificare le modalità di stabulazione delle scrofe nella fasedella gestazione.

La gestazione è una fase del ciclo riproduttivo nella qua-le, al fine di ottenere buoni risultati produttivi, si deve assi-curare benessere e tranquillità agli animali, garantire unacorretta alimentazione, limitare la mortalità embrionale e gliaborti da traumi, e facilitare il controllo dei singoli animali.Il sistema di stabulazione collettiva viene introdotto dallanuova normativa per garantire maggiore benessere ai suiniche possono muoversi liberamente. Un maggiore benesseredovrebbe anche tradursi come risultato in migliori presta-zioni produttive, indice di una buona condizione di vita deiriproduttori. Questi migliori risultati, invece, come abbiamovisto nei due allevamenti a confronto, vengono raggiunti con

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anno n. n. nati n. % morti % % n. parti n. svezzati scrofe vivi svezzati nati/svezz ritorni diagnosi scrofa/anno scrofa/anno

parto parto negative2008 331 11,3 9,36 18,7 11,7 3,1 2,57 24,12009 339 11,7 9,75 19,0 9,4 5,9 2,47 24,12010 334 11,7 9,44 19,3 15,5 7,1 2,45 23,1

anno Azienda A Azienda B2008 21,8 24,12009 21,9 24,12010 19,7 23,1

anno Azienda A Azienda B2008 10,7 11,32009 10,9 11,72010 10,4 11,7

anno Azienda A Azienda B2008 4,7 3,12009 6,4 5,92010 4,4 7,1

anno Azienda A Azienda B2008 140 11,72009 17,5 9,42010 17,7 15,5

anno Azienda A Azienda B2008 2,35 2,572009 2,28 2,472010 2,19 2,45

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la stabulazione individuale che consente un migliore con-trollo dei suini ed un più agevole e corretto razionamentoalimentare. Questo risultato positivo, inoltre, è dovuto ancheal fatto che con la stabulazione individuale si evitano gli

stress derivanti da competizioni e lotte tra le scrofe allevatein gruppo, causa molto spesso di conseguenze negative su-gli esiti della gravidanza.

Egidio Bergamasco

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Per chi non ci conosce, o ha smarrito i nostri riferimenti, questa delegazione ha recapito a Camposampiero, Borgo Tren-to Trieste, 3/a presso Gastronomia Daniele Schievano, tel 049.5790016; cell. 340.8616373; e mail: [email protected]

Gli eventi estivi che andremo a proporvi sono ideati e programmati dal maestro assaggiatore di formaggi e storico dellatransumanza Sergio Varini, tel 049.5957570; cell 333.6798314.

Indicativamente le iscrizioni dovranno pervenire un mese prima della data dell’evento. Queste le due distinte iniziativeche proponiamo per quest’estate:

Domenica 1 Luglio e domenica 8 Luglio 2012FORMAGGIARE CON GUSTO

Presso Malga 1° Lotto Valmaron - Enego 2000, iniziativa per bambini, ra-gazzi e adulti con la presenza del casaro e di maestri assaggiatori di for-maggio. Inizio attività ore 9.30. Pranzo in malga. Prenotazioni ad esauri-mento di posti. Costo per gli adulti € 20, per i bambini € 10

Da fine Giugno ai primi di Agosto (escluso festivi)STRADA DELLA TRANSUMANZA

Alla scoperta di ciò che non si sa di un itinerario millenario e di storie secolari, sconosciute ai più; con speciali gite in pull-man “pianura - Altopiano dei Sette Comuni - area storica transumanza”; un’uscita per gli amanti della montagna o delturismo culturale; a “Km 0” e disponibilità di prodotti di malga. Ricordando che “queste gite” sono programmabili in gior-ni feriali, con pranzo in malga, visite museali o quant’altro concordato, il costo (escluso il pullman) è per gli adulti di € 23e per i bambini di € 13. L’iniziativa è riservata a quanti si auto-organizzano con 50 adesioni per un pullman. Sergio Varinistorico della transumanza, se tempestivamente contattato, vi accompagnerà e programmerà quanto serve per la vostra visi-ta. Per ulteriori informazioni: e-mail: [email protected]; cell. 333.6798314; tel. 049.5957570

Grazie ai gruppi, alle associazioni, ai circoli (ricreativi, culturali, dopolavoro), o a quanti, anche per semplice curiosità,saranno presenti o promuoveranno il primo dei due eventi.

Complimenti a chi si impegnerà per il secondo evento che prevede l’auto-organizzazione delle adesioni per riempire ilpullman. Il resto del programma delle gite lo prepariamo noi.

Il delegato ONAF di PadovaSchievano Pierantonio

Estate 2012 - eventi didattici

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Nell’ambiente equestre quando siparla di “monta” possono sorgereequivoci.

La “monta” può essere intesa comesalita dell’uomo a cavallo, ma anchedel cavallo che monta, “copre” la fat-trice da cui la classica espressione ger-gale: portare la fattrice alla copertura,in dialetto veneto, la “cuerta”.

L’inseminazione, nel cavallo comein altre specie d’allevamento, può esse-re naturale o strumentale (“artificia-le”, F.A.); in quest’ultimo caso l’ope-ratore (veterinario od operatore “lai-co” abilitato) mette manualmente(“artificialmente”) il materiale semi-nale, fresco o congelato, direttamentein vagina.

Escludendo allora la cosiddettaF.A., quando si parla di “monta” si in-tende l’atto sessuale con cui lo stallone“copre” fisicamente la cavalla per in-seminarla: la cosiddetta “monta natu-rale” che normalmente distinguiamoancora in monta brada, dove tutto av-viene come milioni di anni fa senzacontatto con l’uomo, e monta alla ma-no o in stazione dove l’uomo, in unambiente apposito e adeguato, control-la e spesso “aiuta” lo stallone.

Per definizione il termine stalloneviene dato al maschio adibito alla ri-produzione, non solo nella specie equi-na, ma anche nei cani ad esempio. Nonandrebbe quindi usato in modo generi-co per definire qualsiasi maschio inte-ro (non castrato); sembrerà banale mamolti non lo sanno.

L’argomento, dal punto di vista tec-nico, si fa ampio e lo approfondiremoin seguito; prima è utile fare qualchepremessa.

Negli ultimi tempi la monta natura-le ha ripreso diffusione; un po’ perchésono venuti meno i sostegni alla F.A.equina che, in particolare nelle cosid-dette razze “povere” è veramente mol-to costosa, un po’ perché con l’avventodell’anagrafe è in parziale emersioneuna quantità di piccole stazioni dimonta; un mondo con attività più omeno a norma, considerato marginale

solo perchè sconosciuto.Nelle specie di interesse zootecnico,

anche per gli equini quindi, l’attivitàriproduttiva è regolata da un’appositanormativa il cui riferimento principe èla Legge n°30 del 1991.

Tale legge, in vigore dal 1994, sta-bilisce che chiunque intenda far ripro-durre degli equini deve rispettare de-terminate condizioni. Lo stallone deveessere:- abilitato dal competente L.G. o R. A.

o, in casi particolari, come per lecosiddette “popolazioni di interesselocale”, dalla Regione;

- controllato annualmente dal puntodi vista sanitario con le cosiddette 7prove;

- gestito in una stazione di monta au-torizzata;

- impiegato in modo conforme allenorme.

Quest’ultimo punto comprende ildivieto di monta girovaga (a domiciliodella fattrice per intenderci) e le montedebbono essere ufficialmente registra-te; nulla cambia se viene utilizzato an-che per un ridottissimo uso privato e,purtroppo, anche le sanzioni non cam-biano.

E a questo punto fatemi togliere unsassolino nei confronti di chi dovrebbegovernare la materia: Regione e Servi-zi veterinari in primis.

Una politica di settore intelligente,oltre che preoccuparsi di far rispettarela legge dovrebbe ancor più preoccu-parsi di creare le condizioni affinché la

legge sia rispettata.La legge in se sarebbe una buona

legge: si prefigge lo scopo di tutelare emigliorare la qualità dell’allevamentoe soprattutto di ottenere un buon con-trollo sanitario del territorio; perché,ricordiamolo, la via sessuale e lo stret-to contatto fra animali sono le princi-pali via di diffusione di molte malattie.

Le incombenze burocratiche sonopoca cosa ed estremamente simili sututto il territorio nazionale, ma ogniRegione dà interpretazioni personali estabilisce in modo autonomo le tariffe ei costi; e qua viene il bello.

Ad esempio, sull’approvazione de-gli stalloni appartenenti alle cosiddette“popolazioni locali” l’interpretazionespesso diventa molto personale; forseanche arbitraria. Al di là della defini-zione di “razze e popolazioni di inte-resse locale” per cui a volte sembra didiscutere del sesso degli angeli, se siusa questa “possibilità” per approvareun qualsiasi pony o somarello in mon-ta privata, può anche andar bene, anzidiciamolo pure, forse si limita il dan-no; ma quando si approva per la mon-ta pubblica un cavallo ”da carne” sen-za nessun documento, definendolo perdi più come riconducibile ad una razzaestera, mi spiegate dove è il nesso conla “popolazione di interesse locale”?E dove va il principio di tutela e valo-rizzazione del patrimonio ippico sequesto stesso “stallone”, spacciatomagari come un TPR all’ingenuo pro-prietario della fattrice, opera in area diallevamento proprio del TPR, una verarazza nazionale con origini locali emolto presente sul territorio? Una raz-za, come molte altre del resto, fra l’al-tro oggi pochissimo tutelata propriodalla sua regione d’origine.

Come si può definire, se non arbi-traria, la scelta fatta, in altri casi, dinon approvare uno stallone di tipomorfologico analogo e adibito in solamonta brada privata? Anzi, magari ilproprietario di questo viene pure san-zionato.

A proposito di monta brada, ritengo

Due chiacchere sulla monta equina

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che l’interpretazione degli uffici regio-nali veneti, in contrasto con quella da-ta da altre Regioni, di non concederel’approvazione come stazione pubblicase si dichiara l’intenzione di praticarela monta brada, sia quanto meno dis-cutibile.

Si fa confusione fra utilizzo dellostallone e abilitazione della stazione dimonta e si limita in modo illogicoun’attività produttiva.

Mi spiego meglio. Una stazione dimonta pubblica deve avere le dotazioniminime (barra di monta, box e/o pad-dock, strumenti di comune igiene, ecc.)atte a garantire la possibilità di ospita-re e coprire qualsiasi cavalla, in rego-la con le norme sanitarie, presentataallo stallone.

Chiunque abbia un minimo di espe-rienza e conosca solo un poco l’etolo-gia comparata, sa che può essere peri-coloso immettere una cavalla nel bran-co quando è già presente lo stallone.Infatti, nelle zone in cui giustamenteviene autorizzata la monta brada pub-blica, si fa in modo di formare il bran-co prima dell’inizio della stagione dimonta e di non modificarlo per tutta lasua durata; se una cavalla viene pre-sentata a metà stagione, semplicemen-te si toglie momentaneamente lo stallo-ne dal branco e lo si porta alla barradi monta per la monta alla mano, o inun altro recinto dove possa coprire inbrado e senza rischi la cavalla.

Forse che la stazione perde qualchecaratteristica se lo stallone fa anchemonta brada? Non mi sembra, usandola logica! O forse aumentano i rischisanitari? Questa pratica semmai ridu-ce e non aumenta i rischi sanitari e leindagini mediche debbono in ogni casoessere fatte a priori.

Complicato? Impossibile? In To-

scana no, in Veneto evidentemente si;ci spiegassero perché!

Ma parliamo anche dell’aspettoeconomico; a titolo d’esempio, il costoper le 7 famose prove in Emilia Roma-gna, in Lombardia e in Piemonte è at-torno al centinaio di _ o poco più, inUmbria o in Puglia ancora meno, 30 -40 _, mentre in Veneto … grazie ancheagli aumenti previsti a partire dal2010, costano più le prove che lo stal-lone; a discrezione anche dell’ USSL.locale si spendeva poco meno di 300 _,quindi grosso modo il valore di quel fa-moso ciuchino, alto poche spanne, usa-to per metter su famiglia con l’altraciuchina di casa.

Da parte dell’ambiente degli alle-vatori si predica da anni ormai, in di-versi modi e nelle diverse sedi, sull’op-portunità di ridurre i costi per l’esecu-zione di queste benedette prove ma, co-me unica risposta, la Regione nel2011-12 ha solo standardizzato i costilimitando le interpretazioni delle ASL;poco, troppo poco.

E allora? Succede esattamente co-me con le tasse; quando il rischio valela candela si cerca di risparmiare. So-lo che in questo modo si ottiene esatta-mente l’effetto opposto all’ispirazionedella legge:1) incremento della monta abusiva con

aumento dei rischi sanitari. “Tantotutti si lamentano ma nessuno mi de-nuncerà ed è molto poco probabileche qualcuno mi dia la salatissimamulta”

2) Degrado della produzione ippica:”il mio cavallo è meglio di tutti e so-prattutto di quelli approvati daiL.G.”

3) Non ultima, concorrenza sleale neiconfronti di chi la legge la rispetta epaga.Ma allora, non sarebbe più logico e

semplice abbassare ‘ste maledette ta-riffe? Probabilmente la Regione Vene-to incasserebbe di più, visto che oltre achi non fa nulla, chi può o chi sa va afarsi fare le prove a sud del Po?

Dopo lo sfogo e passando all’aspet-to tecnico, scrivo queste righe perchémi sono accorto che anche in questa

materia c’è parecchia confusione senon disinformazione: specialmente, manon solo, per gli allevatori e i proprie-tari di cavalli “fuori libro” o con re-centi esperienze d’allevamento.

Si stanno perdendo purtroppo an-che le conoscenze, non sempre tuttecorrette a dire il vero, derivate dallatradizione e dall’esperienza.

Considerando che sull’argomentosi trova ben poco anche sul web, sperosiano utili.

La monta bradaÈ molto semplice ed è la più natu-

rale. La fattrice e lo stallone regolanoin base ai cicli naturali tutta l’attività;è normalmente usata per cavalli dinon particolare valore che vivono bra-di tutto o buona parte dell’anno.

È comunque soggetta alla nor-mativa nazionale sulla riproduzioneequina (L. 30/91): autorizzazioni eprove sanitarie per l’azienda e glistalloni.

Dal punto di vista etologico è pro-babilmente il tipo di monta preferitodai cavalli. Osservarla in natura puòessere utile per comprendere il lin-guaggio equino anche perché presentauna serie di atteggiamenti e un’esplo-sione di gestualità che raramente si ri-scontra in altre specie; uomo aparte.anche se non è sempre conve-nientemente praticabile. Ci sono tutta-via delle limitazioni e sono necessariealcune conoscenze per evitare proble-mi.

È un tipo di monta che non si addi-ce a soggetti non abituati all’aperto eal pascolo o che non abbiano avuto uncorretto rapporto sociale di branco.

Apro una parentesi sulla pessimaabitudine di allevare in isolamento ifuturi stalloni: crescono deprivati di

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qualsiasi rapporto sociale e non aven-do modo di praticare le schermaglie ti-piche e niente affatto pericolose deigiovani maschi allevati correttamente,non imparano a controllare l’impulsoaggressivo e possono diventare peri-colosi; per se e per gli altri.

Bisogna anche conoscere comefunziona la società equina. Ad esem-pio, dopo che il branco è stato forma-to e sono stati stabiliti i rapporti gerar-chici, lo stallone, o le altre componen-ti del gruppo potrebbero non accettareuna nuova femmina, scacciarla o an-che ferirla.

Anche uno stallone che abbia prati-cato solo la monta alla mano in stazio-ne (non brada) potrebbe avere qualcheproblema in quanto “viziato” in prece-denza a trascurare i preliminari.

In Maremma e in generale nell’Ap-pennino, la monta brada “in razzetta”è un sistema ancora molto usato, men-tre nei pascoli alpini, dove gli animalisalgono da fine maggio, è più frequen-te l’uso di lasciare uno stallone al pa-scolo, con il compito di co-prire le cavalle che dovesse-ro “tornare” in calore, ossiache sono rimaste vuote do-po il primo o i primi cicli dimonta alla mano.Per evitare problemi è beneattenersi a queste regole:• Verificare se la taglia del-

lo stallone è adeguata a

quella delle fattrici.• Verificare che il pene non ab-bia una lunghezza eccessiva; sela verga è eccessivamente lungalo stallone non è normalmentein grado di introdurla da solo invagina.• Formare prima il gruppo difemmine e solo dopo che questosi è socialmente stabilizzato sipuò introdurre lo stallone.

• Non immettere mai più di uno stal-lone nel branco; potrebbero lottaree ferirsi gravemente per il controllodell’harem.

• Se si ha necessità di coprire una ca-valla estranea al branco, portare lostallone dalla cavalla (fuori dalbranco) e mai il contrario.

• Nei primi giorni dopo l’immissionedello stallone prestare attenzione ache questi non aggredisca i puledri;alcuni stalloni lo fanno.

• Verificare e controllare che lo stal-lone non abbia eccessiva preferenzao “disgusto” per alcune cavalle; po-trebbe concentrarsi su quelle “sim-patiche” e trascurare le altre, non èfrequentissimo ma succede.

La stazione di monta equinaLa Stazione di monta è per defini-

zione il luogo dove si pratica la mon-ta alla mano” o in stazione, che èprobabilmente ancora la pratica piùdiffusa.

A differenza della monta brada, lostallone viene presentato alla fattricesolo quando questa è in calore e mol-to spesso gli stalloni che abbiano pra-ticato solo la monta alla mano sonotalmente condizionati che si preparano(hanno l’erezione) e sono disposti a

coprire anche una cavalla non in estro.Va quindi prestata maggior attenzioneai segni del calore manifestati dallacavalla piuttosto che alla disponibilitàdel maschio.

Nelle stazioni con molto lavoro(molto più frequenti in passato) o constalloni di pregio, spesso è presente il“ruffiano”, un maschio intero che vie-ne adibito come esploratore per verifi-care il calore o stimolare la cavalla etutelare così l’incolumità del riprodut-tore di pregio.

Attenzione! Anche il ruffiano vasottoposto alle prove sanitarie di leg-ge in quanto vi sono malattie che pos-sono essere trasmissibili anche senzal’atto sessuale completo.

Requisiti1. Rispetto della normativa in materia

riproduttiva:• autorizzazione ULSS e Regionalesulla stazione di monta, sia pubbli-ca che privata;• stalloni approvati dai competentiLibri Genealogici o, solo per stallo-ni non iscritti a libri o Registri na-zionali, dalla Regione.

2. Box di ampiezza adeguata alla tagliadello stallone, ben areato e illumina-to.

3. Paddock per il movimento in liberàdello stallone o almeno una giostra.

4. Barriera (barra di monta) robusta edi misure adeguate alla taglia dei ri-produttori (250 cm di lunghezza per140-160 di altezza). Il pavimentodeve essere piano e non deve esseresdrucciolevole; se all’aperto puòessere ricoperto di sabbia, se alchiuso deve essere facilmente lava-bile (tappeto in gomma).

5. Travaglio-gabbia di contenimentoper le visite ginecologiche alle fattri-ci (può essere ricavata anche a parti-re dalla barra di monta se questa necostituisce un lato).

6. Prese di acqua corrente con lavabo,sapone e asciugamani a perdere.

Attrezzature1. Capezzone di contenimento e guida

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dello stallone (longhina con catenaall’estremità).

2. Balze di contenimento per le fattri-ci.

3. Protezione in cuoio o tela grossa daapplicare sul collo della cavalla adifesa dei morsi dello stallone; perstalloni molto aggressivi e mordacieventuale museruola in cuoio o al-tro materiale.

4. Guaina per la coda della fattrice alfine di impedire l’ingresso di crininella vulva durante il coito.

5. Torcinaso.6. Cassetta di pronto soccorso.7. Rotoli di carta a perdere.8. Guanti mono uso.9. Materiali di disinfezione per:

• pavimenti e superfici, (preparati abase di cloro, formolo, Sali quater-nari d’ammonio, ecc.)• per lo stallone e le fattrici (solu-zioni iodate, acridinici in soluzionee pomata,ecc.)

Norme per il tenutario della stazio-ne di monta

Controllo della fattrice presentataalla monta.

Premesso che la legge prevede ilcertificato medico “di buona salute”,emesso a seguito di visita clinica pre-ventiva all’avvio della fattrice alla sta-zione di monta, il tenutario deve presta-re particolare attenzione nell’ammetterealla monta:a) Cavalle che non hanno avuto un

parto regolare (parto distocico,morte del puledro, ritenzione dellaplacenta).

b) Cavalle che, sebbene coperte nellastagione precedente, siano rimastevuote.

c) Cavalle sulle quali non si abbianoinformazioni sulla carriera ripro-duttiva.Non si debbono mai ammettere

alla monta, senza indagini prelimi-nari, cavalle abbiano abortito o chepresentino scoli vaginali. La visitaveterinaria preliminare è sempreraccomandabile, ma in tali casi di-venta indispensabile per evitare ri-schi di infezione dello stallone che asua volta potrà infettare altre caval-le.

La visita veterinaria consiste nel-l’esplorazione rettale per la valutazio-ne dell'apparato riproduttivo e il pre-lievo di un tampone vaginale per evi-denziare la presenza di mi-crorganismi patogeni(streptococchi, Pseudomo-nas spp. Haemophilus equi-genitalis), che potrebberocausare problemi gravi,quali l'aborto e/o la sterilità.

Osservazione della fattrice e rileva-mento dell’estro

La cavalla è un animale poliestralestagionale: significa che presenta deicicli mediamente ogni 21-22 giorniconcentrati in un determinato periodo,mentre nel resto dell’anno è in anae-stro (assenza di calore). La stagione“normale” va da fine inverno all’esta-te; tuttavia è possibile, e a volte lo siricerca, anticipare il calore a gennaioo all’autunno. Il calore della cavalla è

molto variabile in funzione del mo-mento stagionale e del soggetto: me-diamente dura 5-8 giorni (3-10) conl’ovulazione (unico momento fertile)che avviene verso la fine del calore.

La cavalla condotta allo stallonepresenterà:• quando è in calore, atteggiamenti

rilassati e di disponibilità in genera-le, e in particolare: arti posterioridivaricati, coda rialzata, aperturaritmica delle labbra della vulva edestroflessione del clitoride, orina-zione frequente;

• quando non è in calore atteggia-menti di indisponibilità e insoffe-renza verso lo stallone (orecchi ap-piattiti e tirati indietro, atteggia-mento di mordere e calciare, nervo-sismo, brevi nitriti acuti simili ad

un grido.Tradizionalmente

si portava la cavallaallo stallone ogni 36-48 ore fino al rifiuto diquesta; dopo 21 giornidall’ultimo salto si ri-

portava la fattrice al maschio per veri-ficare il calore; se non manifestava ca-lore si considerava gravida.

Il metodo non sempre funzionaperché:• un uso intensivo dello stallone (ol-

tre 3 salti giornalieri) comporta unadiluizione del materiale seminale equindi una ridotta fertilità;

• non sempre avviene l’ovulazione: ilfollicolo può svilupparsi e crescerema non scoppiare e quindi la fecon-dazione non avviene;

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• non sempre la cavalla che non ma-nifesta il calore è gravida; quindi ilrifiuto del maschio non è un indica-tore sicuro di gravidanza;

• la cavalla che non rimane gravida onon manifesta il calore potrebbeavere problemi sanitari anche tra-smissibili allo stallone.Allora il consiglio di praticare re-

golarmente visita e indagini ginecolo-giche è oltremodo valido e convenien-te anche per lo stalloniere perché, ol-tre ad ridurre i rischi sanitari, consen-te anche un monitoraggio dell’estro;in pratica si porta la cavalla, non all’i-nizio del calore ma solo verso la fine,in prossimità dell’ovulazione, con evi-dente risparmio di salti dello stallone,minori viaggi e/o minori costi di scu-derizzazione nella stazione di monta.

In ogni caso, accertato l’estro an-che con l’uso del “ruffiano” primadella monta è opportuno preparare lacavalla nel seguente modo:• fasciare o legare la coda: i crini po-

trebbero anche ferire il glande dellostallone;

• pulire la vulva con della carta a per-dere;

• eventualmente mettere le balze allacavalla.

Igiene e modalità d’impiego dellostallone

Anche in riferimento a quanto so-pra, il corretto impiego dello stalloneprevede:a) L’esecuzione di sette prove sanita-

rie, da ripetere annualmente, il cuiesito deve essere noto prima dell’i-nizio della stagione di monta.

b) Calcolo della frequenza dei salti edelle cavalle da coprire: con un cor-retto impiego, prevedendo due, ec-cezionalmente tre salti giornalieri,intercalati da giorni con un solo sal-to, uno stallone può coprire effica-cemente 30-40 cavalle senza conse-guenze.

c) Alimentazione adeguata durante lastagione di monta, in rapporto al-l’intensità d’impiego e al tempera-mento dello stallone. Mediamentedue salti giornalieri comportano un

costo energetico pari ad un lavoroleggero, (circa 1,5-2 kg di concen-trato giornaliero in più) ma stalloniparticolarmente “nervosi” possonodimagrire a causa dello stress e del-la continua eccitazione cui possonoessere soggetti. Una o due volte lasettimana è opportuno sommini-strare il beverone o “mash” caldo,fatto con crusca, semi di lino e ce-reali cotti o germinati.

d) Dopo ogni salto, sul pene ancoraestroflesso, fare un lavaggio conuna blanda soluzione di acqua eacridina;

e) Periodicamente, almeno 1-2 voltela settimana, è bene pulire il penecon una spugna e preparati acridini-ci in soluzione o in pomata.

f) È bene non lasciare sempre lo stal-lone in box ma prevedere la possi-bilità di regolare movimento in gio-stra o in paddock; lo stallone saràpiù calmo, mentalmente più stabile,renderà di più e si ridurrà il rischiodi coliche.

Aldo Bolla

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È ormai primavera e nel cavallo èiniziata la stagione dei parti. Moltedelle cose che scrivo sono certamentegià note ma, come dicevano gli anti-chi, “repetita juvant”, il ricordarlepuò essere d’aiuto.

Negli equini la durata della gravi-danza è di circa 340 giorni ma, sottol’influenza di diversi fattori fisiologicie ambientali (età al parto, nutrizionali,stagionali) può essere ridotta a 330 epuò arrivare a 360 giorni; se il prodot-to è un ibrido (mulo) la durata dellagravidanza normalmente è intermediafra quella del cavallo (340 gg.) e quel-la dell’asino (360 gg.).

All’avvicinarsi del parto, se le fat-trici non sono al brado, va predispostoun locale ampio (15-20 mq.) corretta-mente pulito e igienizzato e con ab-bondante lettiera. Il parto avviene pre-valentemente di notte, quando vi ècalma, silenzio e minori stress am-bientali; alcune fattrici sonopoco sensibili alla presenzadell’uomo, altre al contrarioritardano l’espulsione delpuledro fino a quando non sisentono sole.

Segni premonitori delparto

Circa tre settimane primadel parto la mammella co-mincia ad aumentare di volu-me e, nelle 24 - 48 ore prece-denti l’evento, è normale chesull’estremità dei capezzolisi formino delle gocce di colostro so-lidificato: le cosiddette “cere” o “pun-tine”.

Un troppo anticipato sviluppo del-la mammella e la perdita precoce dellatte dai capezzoli (prima dei 3-5 gior-ni dal parto) può far sospettare dellecomplicazioni: un parto gemellare ouna placentite.

La perdita di colostro nei giorniprima del parto può comportare unariduzione del trasferimento dell’im-munità passiva al puledro a causa del-

la perdita di anticorpi e una conse-guente riduzione di questi nel secretomammario dopo il parto.

Alcune ore prima del parto la fattrice so-litamente rilassa la muscolatura della groppae del bacino e si ha un progressivo allunga-mento della rima vulvare, smette di alimen-tarsi, può presentare irrequietezza e sudora-zione e urinare piuttosto frequentemente;spesso si ha montata lattea con fuoriuscita diun po’di colostro dai capezzoli.

Il partoIn prossimità del parto, man mano

che aumentano le contrazioni, la ca-valla normalmente si sdraia e si rialzafrequentemente, suda, cammina nelbox, raspa e presenta il tipico riflessodel Fhlemen allungando il collo e latesta e arricciando il labbro superiore.In questa prima fase, che si concludecon la “rottura delle acque”, il feto co-mincia a muoversi ruotando su se stes-

so e si predispone all’ingresso nel ca-nale del parto; se il travaglio si pro-lunga per più di 3-4 ore si deve farintervenire d’urgenza il veterinario.

Entro 5 minuti dalla rottura delleacque si comincia a notare fra le lab-bra della vulva la comparsa del saccoamniotico, di colore bianco traslucidoe contenente un liquido chiaro.

Se la membrana del sacco amnioti-co è spessa e/o il liquido si presentascuro è bene far intervenire il veteri-nario perché questi potrebbero essere

sintomi di stress fetale e il puledro haridotte capacità di sopravivenza.

A questo punto si può valutare laposizione del puledro che si dovrebbepresentare con gli zoccoli anteriori ri-volti verso il basso e il muso fra gli ar-ti, uno un po’ più avanti dell’altro.Normalmente il parto è spontaneo,tuttavia se si deve intervenire, magariperché la fattrice è anziana o il pule-dro è grosso, l’aiuto deve essere mo-derato e in sincronia con le spinte pel-viche, tirando alternativamente, di po-co, prima un arto poi l’altro per facili-tare il passaggio delle spalle; gli artidel puledro vanno afferrati sopra ilnodello e mai al pastorale.

Dalla comparsa del sacco amnioti-co all’espulsione del puledro normal-mente bastano pochi minuti (10 - 15)e il parto è agevolato dalle scariche diossitocina che sono più forti in conco-mitanza col transito del torace e si af-

fievoliscono dopo il passag-gio delle anche; il parto puòavvenire anche in piedi. Setrascorrono più di 15 - 20minuti è bene consultarecon urgenza un veterinario.

La placenta vieneespulsa generalmente entroun’ora e mezza; se non vie-ne espulsa interamente e inmodo autonomo al massi-mo entro le due ore, va in-terpellato immediatamenteil veterinario. La cavalla èmolto sensibile alle infezio-

ni post-partum e interventi non corret-ti possono provocare gravi setticemie,essere concausa di podoflemmatiti elaminiti e pregiudicarne anche la vita.

Il puledroSubito dopo il parto è molto im-

portante permettere che madre e pule-dro possano conoscersi senza stres-santi interferenze esterne; tuttavia,con discrezione e limitando al minimole interferenze, è bene verificare gliindici di vitalità e sorvegliare le fon-

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Il parto della cavalla e il puledro neonato

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damentali fasi del post-parto e i lorotempi di svolgimento.

La temperatura rettale è di nor-ma compresa tra 37 e 38,6 gradi. Vaperò ricordato che il puledro neonato,avendo scarsa copertura adiposa escarse riserve glicemiche, soffre facil-mente di ipotermia, specialmente sel’ambiente del parto è poco protetto.Anche per questo è utile strofinare easciugare subito il puledro e fare inmodo che cominci a poppare quantoprima.

Entro 30 secondi dal parto deve es-sere presente un respiro regolare edentro 2 - 5 minuti il puledro si dovreb-be mettere in decubito sternale (artipiegati sotto di se con collo e testaeretti). Il riflesso alla poppata (riflesso

di suzione) è presente da 2 a 20 minu-ti dopo la nascita e può essere verifi-cato inserendo un dito (pulito o protet-to da guanti) nella bocca del puledro.Va ricordato che la bocca, oltre almoncone ombelicale, è la principalevia di infezioni nelle prime ore di vi-ta del puledro.

In questa fase, specialmente in am-

biente stallino, è utile procedere adun pulizia della mammella con sal-viette imbevute di clorexidina o al-tro disinfettante non tossico, e alcontrollo e disinfezione del mon-cone ombelicale. Il cordone om-belicale normalmente si rompe dasolo in un predefinito punto di rot-tura ben evidente a qualche centi-metro dall’ombelico; non va maitagliato ma, semmai strappato pra-ticando una leggera torsione e ti-rando con due mani alle due estre-mità del punto di rottura. In questo

modo si chiudono meglio i vasi e levie d’ingresso ai germi.

La disinfezione del moncone vafatta con un tampone di garza imbevu-to con blandi prodotti iodati o clorexi-dina; con delicatezza si fa un’azionedi compressione simile alla mungitu-ra: senza tirare, si impugna il monco-ne alla base e si comincia a chiudere lamano un dito alla volta dall’alto versoil basso, quindi dall’indice al mignolo.

La prima poppata è in funzionedella capacità del puledro di giungerealla posizione eretta; viene normal-mente raggiunta prima dalle femmine(1 - 1,5 ore in media) e poi dai maschi(1 - 2 ore in media) Le razze “di san-gue” sono spesso più precoci delle

razze pesanti ma, al di là del-la “tabella tempi”, il puledrova attentamente monitoratonell’insieme.

Per aumentare le di-fese immunitarie del pu-ledro, è essenziale chel’assunzione del colo-stro con la prima poppa-ta avvenga entro le pri-me due ore e mezza divita; già dopo 4 - 6 orel’assorbimento intesti-

nale delle immunoglobuline pre-senti nel colostro viene ridotto del50%.

La prima poppata facilita an-che l’espulsione del meconio, un“tappo” scuro di feci che si for-mano prima della nascita; in casodi leggero ritardo può essere utilesomministrare un blando clistere

pre-confezionato.Dopo l’eliminazione del meconio

le feci appaiono più chiare e morbide.Molte coliche dei neonati possono

essere causate dalla ritenzione del me-conio: il puledro scodinzola con fre-quenza e con forza, ha sforzi di defe-cazione, si rotola sul dorso.

Circa il 2% dei puledri presentauna ritenzione del meconio e il 5% hanecessita di assistenza per la primapoppata.

Dopo il parto i maschi orinano pri-ma delle femmine: mediamente 6 oreper i maschi e 8 - 10 per le femmine,dopo di che si avrà la minzione dopoogni pasto.

Nella primi giorni di vita il puledroimpiega gran parte del tempo a dormi-re e poppare: mediamente si alza perpoppare ogni 50 - 60 minuti, con pop-pate brevi (meno di 2 minuti) e ripetu-te 5 - 7 volte a pasto per un totale dicirca 70 poppate al giorno; mano amano che cresce le poppate diventanopiù lunghe e abbondanti e più distan-ziate.

Con le cure neonatali, e comunqueentro le prime 24 ore, è opportuno fa-re al puledro il siero antitetanico, chefornirà un’immunità temporanea percirca 40 - 60 giorni.

Comportamento: etologia post nataleSubito dopo il parto la cavalla ini-

zia quasi subito a leccare vigorosa-

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mente il figlio; questa azione assolve adiversi compiti molto importanti. Lec-cando il neonato, la fattrice innanzitutto memorizza gli odori del neonato,compie una azione di pulizia e facilital’espulsione del meconio, riduce egradualizza la perdita di calore corpo-reo del puledro, ma veicola anche sul-l'intero corpo del puledro la propriasaliva che, contenendo i ferormoni,rafforza la capacità di riconoscimentoreciproco che sarà indimenticato pertutta la vita.

Queste cure inizializzano l’im-printing del puledro sulla madre,(aiutano cioè il piccolo a concentrarela sua attenzione sulla madre stabilen-do i primi rapporti sociali) in uno sta-dio della vita in cui il puledro non hanessuna esperienza acquisita.

Questo ad esempio, spiega ancheperché i puledri orfani, accuditi fin daiprimi giorni dall’uomo (e acquisendoquindi l’imprinting sull’uomo) tenda-no a preferire la compagnia umana aquella dei propri simili; in pratica ilpuledro considera l’uomo come un al-tro cavallo.

Non bisogna arrivare a questi ec-cessi che, una volta cresciuto il caval-lo, possono dar seguito a comporta-menti pericolosi specialmente con ipuledri maschi, più propensi all’ago-nismo sociale.

In ogni caso è bene stabilire sindall’inizio solidi e corretti rapporti uo-mo - cavallo perchè è proprio nei pri-mi giorni di vita del puledro, nella fa-se d’imprinting, che si possono crearele basi per un rapporto più facile fra ledue specie.

Come al solito il giusto sta nelmezzo: intervenire quindi fin da subi-to in modo delicato e graduale senzadisturbare troppo all’inizio il rapportomadre figlio, farsi riconoscere e accet-tare dal puledro, senza spaventarlo,mantenere in modo costante rapportitali da farsi considerare nel tempo unafigura dominante sul branco.

Il cavallo apprende per imitazione

e per esperienza diretta. È evidenteche se non si è riusciti a stabilire unbuon rapporto con la cavalla, tutto di-venterà più difficile anche con il figlioche non riceverà da questa messaggitranquillizzanti.

Poco dopo il parto, una volta inpiedi, il redo inizia a perlustrare l'am-biente usando i 5 sensi in proporzionediversa man mano che cresce, ma pri-vilegiando sempre l’odorato, il tatto el’udito.

Subito dopo la nascita, il puledrovede bene da vicino, ma la visione dapiù lontano è limitata perché la mu-scolatura dell’occhio non è ancora co-sì forte da permettere al cristallino dimettere a fuoco l’immagine. Questospiega perché a volte i puledri moltogiovani non riescano a vedere le madria pochi metri di distanza e le chiami-no disperatamente. I primi tentativi disucchiare il latte sono goffi e il risulta-to si ottiene spesso per tentativi casua-li; la fattrice lascia che sia il piccolo atrovare la strada verso la mammella,tuttalpiù aiuta il puledro nella ricercadella mammella spostandosi di queltanto che basta ad indirizzarlo verso lagiusta direzione.

Di norma la madre reagisce quasisempre in modo passivo e senza inter-ferire, emettendo dei suoni sommessie distinti, necessari nell’”imprinting”del puledro perché simili a quelli chericeverà più avanti come avvertimentio discreti segnali d’attenzione.

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È chiaro che se il puledro è pocovitale, i tentativi di ricerca della mam-mella saranno sempre più ridotti e al-lora bisognerà intervenire con discre-zione e senza forzature.

Qualche problema in questa faseiniziale, si può avere con le primipare,specialmente con quelle allevate stal-line che non hanno avuto una normalevita sociale di branco e non hanno maiassistito al parto di altre cavalle.

Va sempre ricordato infatti che ilcomportamento del cavallo non è soloistintivo ma è molto influenzato dalleesperienze sociali di branco.

Aldo Bolla

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