+ All Categories
Home > Documents > Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m...

Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m...

Date post: 16-Feb-2019
Category:
Upload: phungthuy
View: 215 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
16
POLITICA 3 L’impegno politico dei laici cristiani a favore del bene comune GIOVANI 5 Il programma della Pastorale giovanile per il nuovo anno SCUOLA 6 Formazione professionale: che fine ha fatto in Sardegna? CAGLIARI 7 La comunità filippina: un esempio di integrazione possibile PAPA FRANCESCO 16 Presentata l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” Il Vangelo nelle periferie prendo l’ultimo Consiglio Perma- nente della Conferenza Episcopa- le Italiana, il Cardinale Bagnasco ha messo in guardia contro il ri- schio terribile dell’iperindividualismo pre- sente nella nostra società. Per vincere tale pericolo l’unica via, ha indicato il Presidente della CEI, è quella di compiere un esodo che porti da un “io”, sopraffatto dalla pretesa di pura autosufficienza, verso un “noi”, radica- to nel valore della relazione con l’altro. Que- sta «conversione dall’io al noi» non cancella l’aspetto individuale, ma lo apre agli “altri”, «persone, istituzioni, aziende, Paesi» (Prolu- sione, 24 marzo 2014). Il percorso dall’io verso il noi è prima di tutto interiore, ha un criterio fondamentale, che è quello della carità e un “modello” che è lo stesso Gesù Cristo. Benedetto XVI ha mo- strato con chiarezza questo nella Deus caritas est: «Dio per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi pos- siamo rispondere con l’amore […] Imparo a guardare quest’altra persona non più sol- tanto con i miei occhi e con i miei sentimen- ti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo» (nn. 17-18). È chiaro che una tale conversione non s’im- provvisa, si tratta di un cammino che richie- de un’educazione continua. In questa pro- spettiva si può comprendere il valore della presenza della Caritas nella pastorale ordi- naria delle comunità cristiane. Non si tratta di A ROBERTO PIREDDA una qualsiasi organizzazione di assistenza, ma di un organismo pastorale, che ha come fine promuovere «la testimonianza della ca- rità della comunità ecclesiale italiana» con una «prevalente funzione pedagogica» (Sta- tuto della Caritas italiana, art. 1). La carità nella Chiesa non è semplicemente una risposta ai bisogni materiali di un mo- mento o una generica filantropia, ma una vera e propria azione ecclesiale. La comu- nità cristiana vive il suo mandato di evange- lizzare attraverso l’annuncio della Parola, la celebrazione liturgica e la testimonianza del- la carità. Se venisse a mancare una di queste funzioni, il volto vero della Chiesa sarebbe in- completo e non renderebbe manifesta nel tempo presente la missione profetica, sa- cerdotale e regale di Cristo. L’azione della Chiesa attraverso la Caritas può essere paragonata a quella di un lievito per l’intera società. I segni e i gesti che ven- gono realizzati sono legati alla sua funzione pedagogica. Queste opere di servizio diven- tano tanto eloquenti quanto più ci si preoc- cupa «della motivazione interiore che le ani- ma, e della qualità della testimonianza che da esse promana» e svolgono la loro funzione educativa «perché aiutano i più poveri a cre- scere nella loro dignità, le comunità cristia- ne a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi» (Benedetto XVI, Discorso alla Caritas Italiana nel 40° di fondazione, 24 novembre 2011). Raccogliere la sfida della carità spinge cia- scuno a superare la pacifica e rassicurante chiusura nei propri ambienti di riferimento, fossero anche quelli ecclesiali, per andare verso le “periferie” del nostro tempo. Il tema del Convegno nazionale delle Caritas diocesane che si svolge a Cagliari dal 31 mar- zo al 3 aprile rappresenta bene la portata di questa sfida: “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”. Papa Francesco non si stanca mai, infatti, di evidenziare con forza ed en- tusiasmo la chiamata a portare la gioia del Vangelo in modo particolare dove l’uomo sperimenta le ferite delle miserie materiali, morali e spirituali. Il modello indicato dal Santo Padre è quello di una Chiesa “in usci- ta” verso queste periferie, a imitazione dello stile di servizio e prossimità del Signore Ge- sù: «La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo! Andate! Predicate! Date te- stimonianza del Vangelo!” (cfr Mc 16,15). Ma che cosa succede se uno esce da se stesso? Può succedere quello che può capitare a tut- ti quelli che escono di casa e vanno per la strada: un incidente. Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura!» (Veglia di Pentecoste, 18 maggio 2013). Se davvero «l’amore del Cristo ci spin- ge» (2 Cor 5,14) non possiamo far cadere a vuoto l’invito di Papa Francesco. Non è in gioco una “strategia organizzativa”, ma la no- stra fedeltà a Dio e all’uomo. Non è poco, è proprio tutto. SOMMARIO DOMENICA 6 APRILE 2014 1.00 ANNO XI N .14 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it
Transcript
Page 1: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

POLITICA 3L’impegno politicodei laici cristiania favore del bene comuneGIOVANI 5Il programma della Pastorale giovanileper il nuovo annoSCUOLA 6Formazione professionale:che fine ha fatto in Sardegna?CAGLIARI 7La comunità filippina:un esempio diintegrazione possibilePAPA FRANCESCO 16

Presentatal’Esortazione Apostolica“Evangelii Gaudium”

Il Vangelo nelle periferieprendo l’ultimo Consiglio Perma-nente della Conferenza Episcopa-le Italiana, il Cardinale Bagnascoha messo in guardia contro il ri-

schio terribile dell’iperindividualismo pre-sente nella nostra società. Per vincere talepericolo l’unica via, ha indicato il Presidentedella CEI, è quella di compiere un esodo cheporti da un “io”, sopraffatto dalla pretesa dipura autosufficienza, verso un “noi”, radica-to nel valore della relazione con l’altro. Que-sta «conversione dall’io al noi» non cancellal’aspetto individuale, ma lo apre agli “altri”,«persone, istituzioni, aziende, Paesi» (Prolu-sione, 24 marzo 2014).Il percorso dall’io verso il noi è prima di tuttointeriore, ha un criterio fondamentale, che èquello della carità e un “modello” che è lostesso Gesù Cristo. Benedetto XVI ha mo-strato con chiarezza questo nella Deus caritasest: «Dio per primo ci ha amati e continua adamarci per primo; per questo anche noi pos-siamo rispondere con l’amore […] Imparo aguardare quest’altra persona non più sol-tanto con i miei occhi e con i miei sentimen-ti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo»(nn. 17-18).È chiaro che una tale conversione non s’im-provvisa, si tratta di un cammino che richie-de un’educazione continua. In questa pro-spettiva si può comprendere il valore dellapresenza della Caritas nella pastorale ordi-naria delle comunità cristiane. Non si tratta di

AROBERTO PIREDDA una qualsiasi organizzazione di assistenza,

ma di un organismo pastorale, che ha comefine promuovere «la testimonianza della ca-rità della comunità ecclesiale italiana» conuna «prevalente funzione pedagogica» (Sta-tuto della Caritas italiana, art. 1).La carità nella Chiesa non è semplicementeuna risposta ai bisogni materiali di un mo-mento o una generica filantropia, ma unavera e propria azione ecclesiale. La comu-nità cristiana vive il suo mandato di evange-lizzare attraverso l’annuncio della Parola, lacelebrazione liturgica e la testimonianza del-la carità. Se venisse a mancare una di questefunzioni, il volto vero della Chiesa sarebbe in-completo e non renderebbe manifesta neltempo presente la missione profetica, sa-cerdotale e regale di Cristo.L’azione della Chiesa attraverso la Caritaspuò essere paragonata a quella di un lievitoper l’intera società. I segni e i gesti che ven-gono realizzati sono legati alla sua funzionepedagogica. Queste opere di servizio diven-tano tanto eloquenti quanto più ci si preoc-cupa «della motivazione interiore che le ani-ma, e della qualità della testimonianza che daesse promana» e svolgono la loro funzioneeducativa «perché aiutano i più poveri a cre-scere nella loro dignità, le comunità cristia-ne a camminare nella sequela di Cristo, lasocietà civile ad assumersi coscientemente ipropri obblighi» (Benedetto XVI, Discorsoalla Caritas Italiana nel 40° di fondazione,24 novembre 2011).Raccogliere la sfida della carità spinge cia-

scuno a superare la pacifica e rassicurantechiusura nei propri ambienti di riferimento,fossero anche quelli ecclesiali, per andareverso le “periferie” del nostro tempo.Il tema del Convegno nazionale delle Caritasdiocesane che si svolge a Cagliari dal 31 mar-zo al 3 aprile rappresenta bene la portata diquesta sfida: “Con il Vangelo nelle periferieesistenziali”. Papa Francesco non si stancamai, infatti, di evidenziare con forza ed en-tusiasmo la chiamata a portare la gioia delVangelo in modo particolare dove l’uomosperimenta le ferite delle miserie materiali,morali e spirituali. Il modello indicato dalSanto Padre è quello di una Chiesa “in usci-ta” verso queste periferie, a imitazione dellostile di servizio e prossimità del Signore Ge-sù: «La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove?Verso le periferie esistenziali, qualsiasi essesiano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate pertutto il mondo! Andate! Predicate! Date te-stimonianza del Vangelo!” (cfr Mc 16,15). Mache cosa succede se uno esce da se stesso?Può succedere quello che può capitare a tut-ti quelli che escono di casa e vanno per lastrada: un incidente. Ma io vi dico: preferiscomille volte una Chiesa incidentata, incorsa inun incidente, che una Chiesa ammalata perchiusura!» (Veglia di Pentecoste, 18 maggio2013). Se davvero «l’amore del Cristo ci spin-ge» (2 Cor 5,14) non possiamo far cadere avuoto l’invito di Papa Francesco. Non è ingioco una “strategia organizzativa”, ma la no-stra fedeltà a Dio e all’uomo. Non è poco, èproprio tutto.

SOMMARIO

DOMENICA 6 APRILE 2014

€ 1.00ANNO XI N .14 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

Poste Italiane SpA

- Sp

edizione in

abb.to postale D. L. 353

/200

3(conv. in L. 27/02

/04 n. 46) Art. 1

comma 1 - D

CB Cagliari

Ascol ta!

FM: 95,000 - 97,500 - 99,900102,200 - 104,000

Tel. 070 523162Fax 070 523844

www. radiokalaritana.it

Page 2: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

N’OCCASIONE privile-giata per far cresceresinergia all’internodelle comunità eccle-siali e tra le Caritas

diocesane sarde e un’accelera-zione nell’impegno per promuo-vere lavoro e dignità. Inoltre, l’au-spicio che la Carità permei le co-scienze nell’attenzione verso lepovertà. Mons. Arrigo Miglio, Ar-civescovo di Cagliari, spiega il si-gnificato, per la Chiesa locale, del37° Convegno nazionale delle Ca-ritas diocesane Con il Vangelo nel-le periferie esistenziali ospitatodalla Diocesi di Cagliari.Qual è l’importanza, per la Sar-degna, di ospitare il 37° Conve-gno nazionale Caritas? «Si tratta di un evento che al tem-po stesso dice l’attenzione dellaChiesa italiana per la Sardegna ela responsabilità che le Chiesedella nostra regione devono sen-tire, non soltanto verso questaterra ma anche verso il resto delPaese. La Sardegna ha molto daoffrire in termini di testimonian-za cristiana solidale, ma anchedal punto di vista materiale hasempre saputo primeggiare nelleoccasioni in cui altri fratelli si so-no trovati in necessità. Penso allerecenti iniziative a favore dellaCaritas di Buenos Aires e delle iso-le Filippine, proprio nel periododella disastrosa alluvione causa-ta da Cleopatra». Con quali modalità questo even-

IL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 20142 IL PORTICO DELLA CARITAS

Annunciare il Vangelo della CaritàL’Arcivescovo. L’intervista a Mons. Miglio sul valore del Convegno nel cammino pastorale della Chiesa sarda.

UL’icona scelta per il Convegno nazionale. Adorazione dei Magi, Giovanni Muru, 1515, particolare del retablo maggiore, Santuario di N.S. del Regno, Ardara (SS).

to si inserisce nel cammino pa-storale già intrapreso dalla Chie-sa sarda, grazie anche alla visitadi Papa Francesco, lo scorso 22settembre? «Intanto il Convegno ripercorreanche fisicamente il pellegrinag-gio di Papa Francesco verso N.S.di Bonaria. Soprattutto però ilConvegno vuole riprendere ilMessaggio lanciato da Francescoa Cagliari per il problema del la-voro, per l’impegno dei giovani,per una cultura della solidarietà.Questo messaggio è scritto nellostesso DNA della Caritas, nataproprio per far crescere tutta laComunità cristiana nella com-prensione e nella conseguente te-stimonianza dell’ineludibile di-mensione sociale dell’annunciocristiano, come ribadisce papaFrancesco al c. 4 di Evangelii Gau-dium (cfr 177)». Con quali intendimenti la Chie-sa sarda e la Diocesi di Cagliariaccoglieranno, nello specifico,questo evento? «La Chiesa sarda e in particolarela Diocesi di Cagliari accolgonoquesto Convegno come occasio-ne privilegiata per far crescere lasinergia in primo luogo all’inter-no delle comunità ecclesiali e trale Caritas delle dieci diocesi dellaSardegna. Questa volta sentiamoil bisogno di far rete non a motivodi una emergenza disastrosa (inquesti casi scatta naturalmentela capacità di unire gli sforzi) ma

per esprimere meglio nella vitaquotidiana le molte risorse chespesso rimangono latenti solo perinerzia o disattenzione. La di-mensione regionale della Caritasha inoltre il compito di sollecita-re tutti e di collaborare con le isti-tuzioni civili per l’attuazione delbene comune. Proprio perché Ca-ritas non è sinonimo di assisten-zialismo ci attendiamo da questoevento un’accelerazione nell’im-pegno per promuovere possibi-lità di lavoro. Se manca il lavoromanca la dignità e senza dignitàanche l’assistenza materiale sa dielemosina, per non dire di beffa». In che modo questa iniziativapuò stimolare una ‘riscoperta’ eun’applicazione concreta del sen-so più profondo della carità nelnostro contesto locale, attraversoil ruolo della Caritas? «Questo può avvenire se le co-munità cristiane si lasciano coin-volgere pienamente, superandola tentazione della delega aglioperatori Caritas e agli altri ope-ratori dell’ambito caritativo. Con-cretamente: è importante che laCarità entri profondamente nel-le celebrazioni liturgiche e nellefeste popolari, guidando tutti ver-so uno stile di sobrietà, di condi-visione, di attenzione privilegiataai più poveri. È ugualmente im-portante che carità e catechesiprocedano sempre insieme, pereducare tutti, bambini e adulti, acomprendere dove vuole con-

durci l’annuncio del Vangelo edove si trova la Sorgente inesau-ribile della Carità». In che senso il Convegno nazio-nale Caritas potrà costituire unatappa significativa per la Chie-sa locale in vista del Convegnoecclesiale 2015 ‘In Gesù Cristo ilnuovo umanesimo’? «Al Convegno Caritas sarà pre-sente il presidente del ComitatoNazionale per il Convegno di Fi-renze, l’arcivescovo di TorinoMons. Cesare Nosiglia. Il tema delConvegno Ecclesiale di Firenze2015 suona così: “In Gesù Cristo ilnuovo umanesimo”. “Se parteci-piamo di Cristo, Uomo nuovo,non possiamo che comportarcida uomini rinnovati: solidali aLui, di Lui viviamo e con Lui cam-miniamo. Come ha scritto papaFrancesco a proposito dell’essereumano, «nel suo aprirsi all’amo-re originario che gli è offerto, lasua esistenza si dilata oltre sé.“Non vivo più io, ma Cristo vive inme” (Gal 2,20) […]. L’io del cre-dente si espande per essere abi-tato da un Altro, per vivere in unAltro, e così la sua vita si allarganell’Amore» (Lumen fidei 21)”.“Dai Padri della Chiesa antica almonachesimo medievale que-st’intuizione è rimasta al centrodel patrimonio spirituale e cul-turale con cui il cristianesimo hadato il suo contributo alla storiadell’Europa”. “Proprio nella cittàdi Firenze l’incontro tra umane-

simo classico e visione cristianadell’uomo ha raggiunto il suo ver-tice storico tra il XIV e il XVI seco-lo” (Conferenza Episcopale Ita-liana, “In Gesù Cristo un nuovoumanesimo”. Invito a Firenze2015 per il 5° Convegno Ecclesia-le Nazionale, Roma 2013, 11-13).Proprio dalla Caritas, che conviveda vicino con tutte le povertà delnostro tempo, può venire unanuova sensibilità per capire lacausa vera del degrado disuma-nizzante in cui si vengono a tro-vare troppe persone. Penso allaviolenza che colpisce molte don-ne, penso ai giovani cui è stata ru-bata la speranza, penso ai padriseparati che conoscono povertà esolitudine. E così molti altri. Nonbasta soccorrere, occorre tutti in-sieme alzare lo sguardo e con-templare quel progetto di uomo edi donna che nasce dalle parole diGesù e dal suo Vangelo. È un pro-getto possibile, che nel nostroPaese ha già avuto modo di esse-re realizzato nel passato e nel pre-sente. In particolare la bellezza dicui Firenze (con tante altre città –compresa Cagliari) è custode cirestituisce una cultura fatta di di-gnità, di lavoro, di libertà, di soli-darietà, che anche oggi possiamoperseguire, con in più la possibi-lità di purificare e migliorare i mo-delli del passato».

Lo speciale della Caritas è a cura diMaria Chiara Cugusi

Page 3: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DELLA CARITAS 3DOMENICA 6 APRILE 2014 IL PORTICO

Il direttore di Caritas Italiana. Don Francesco Soddu interviene sui temi del Convegno.

ISCOPRIRE LABELLEZZAdelmessaggio evangelico,attraverso ‘l’incontro,l’accoglienza fraterna e

il servizio’ e ridefinire l’azione del-le Caritas diocesane ‘nelle perife-rie esistenziali’, accogliendo pie-namente il Magistero di PapaFrancesco.Don Francesco Soddu, direttoredi Caritas Italiana, spiega le fina-lità del 37° Convegno nazionaledelle Caritas diocesane ‘Con ilVangelo nelle periferie esistenzia-li’, che offre l’occasione di raffor-zare il ruolo di animazione Caritasall’interno dei contesti locali. Come si inserisce questo Conve-gno nel percorso intrapreso daCaritas Italiana in questo ultimoanno e quali saranno le peculia-rità dell’evento?«Il titolo del 37° Convegno nazio-nale delle Caritas diocesane si col-lega in modo diretto al Magistero

Rdi Papa Francesco, esplicito nelleparole e implicito nei gesti, collo-cando in modo inequivocabile iltema della povertà, anzi dei po-veri, al centro della riflessione ec-clesiale. Il Papa infatti, mentre ciesorta a scoprire la ricchezza delmessaggio evangelico, approfon-dendo sempre più la conoscenzadi Cristo, ci sprona a ricercarlonella carne viva delle persone, at-traverso un’uscita da noi stessi,nell’incontro, nell’accoglienza fra-terna, nella solidarietà e nel servi-zio. Per le Caritas tutto ciò rap-presenta un costante stimolo diverifica». Che cosa si prefiggono la Caritasnazionale e le Caritas diocesanedi fronte alle nuove sfide che sol-

lecitano la società attuale?«Partendo dalle novità riscontra-te, forti delle indicazioni del Ma-gistero, coscienti delle fragilitàdelle nostre Caritas, intendiamochiederci: cosa possiamo aggiun-gere, cambiare o abbandonarenella nostra azione? Poiché nontutte le nostre precedenti rispo-ste appaiono oggi rispondenti ainuovi bisogni, occorre trovare alivello locale, in ogni Caritas dio-cesana, un tempo favorevole incui portare e declinare i frutti, dallocale al nazionale e viceversa, diun processo di ridefinizione delnostro stare quotidianamente, co-me Caritas, nelleperiferie esisten-ziali».In che modo questoConvegno potrà es-sere un’occasioneper un rafforza-mento del ruolo dianimazione delleCaritas diocesane e della pasto-rale della carità nei singoli con-testi locali?«Accanto alle ricche sollecitazioniche emergono dal lavoro prepa-ratorio e dal Convegno stesso, lasola lettura della titolazione delparagrafo III del capitolo IV dellaEvangelii Gaudium, “Il bene co-mune e la pace sociale” [217-237], offre alle Caritas un’impor-tante indicazione di stile pastora-

Stare accanto ai poveri, un’occasioneper mostrare il volto bello della Chiesa

IVERSI I TEMI affrontati daMons. Giuseppe Merisi,vescovo di Lodi e presi-

dente di Caritas Italiana, nellaprolusione al 37° Convegno na-zionale delle Caritas diocesane.In apertura, il richiamo allascomparsa di Mons. GiovanniNervo, con l’istituzione del pre-mio ‘Teologia e pastorale dellacarità’, al Magistero di Papa Fran-cesco; inoltre alla sfida a incar-nare il Vangelo della Carità intempi di crisi, con la capacità dileggere il presente e di rintrac-ciare in esso i segni di Dio e difuturo, in un «viaggio da un cen-tro verso le molteplici periferieesistenziali e geografiche dell’u-manità». Un riferimento anchealla Sardegna, con l’incontro delSanto Padre con i poveri e i dete-nuti, lo scorso 22 settembre, econ l’impegno della rete Caritasdurante l’alluvione.E poi uno sguardo concreto alle‘periferie’, con le criticità emer-se dal Rapporto Povertà 2014 diCaritas Italiana ‘False partenze’:

in quattro anni è raddoppiatal’attività anti-crisi sviluppata dal-le 220 Caritas diocesane e dai2832 Centri di ascolto, con 1148nuove iniziative al dicembre2013, uno sforzo imponentebenché ancora insufficiente difronte all’entità del problema.È necessario indirizzare l’azioneCaritas sia sul piano dell’advo-cacy, sia sul piano della pressio-ne sui soggetti istituzionali com-petenti per un pronto avvio delnuovo Programma europeo suibeni essenziali (Feamd) e dellapromozione di una Alleanzacontro la povertà, attraverso ilReddito di inclusione sociale(Reis). Mons. Merisi ha auspica-to ‘un’inversione di rotta’, con unmovimento di crescita e svilup-po, che richiami il mercato allavocazione originaria, poi perdu-ta, di inclusione sociale, «dove irapporti e gli equilibri economi-ci siano sussidiari a un’autenticapromozione umana e al bene co-mune». Le difficoltà sono gravianche nel contesto politico-so-

ciale europeo, «soggetto a ventidi sfiducia e populismo, dato chele misure di austerità - se non ac-compagnate da adeguate politi-che di sostegno e di sviluppo -rischiano di avere un impattosempre più negativo sulla vitadelle persone povere e di far ca-dere molte altre persone per laprima volta in una condizione dipovertà».Ancora, l’accenno, in prospetti-va, al Convegno ecclesiale 2015di Firenze: «L’atteggiamento chedeve guidare la nostra prepara-zione è quello a cui richiamaquotidianamente Papa France-sco: leggere i segni dei tempi eparlare il linguaggio dell’amoreche Gesù ci ha insegnato. Solo

una Chiesa che si rende vicinaalle persone e alla loro vita reale,infatti, pone le condizioni perl’annuncio e la comunicazionedella fede».Infine, il riferimento ai giovani,con l’importanza di rilanciare ilservizio civile, come rifiuto diqualunque tipo di violenza, se-condo nuove forme che coinvol-gano sempre più gli interessatinell’impegno per il bene dellacomunità. E il tema dell’acco-glienza dei rifugiati con stru-menti innovativi, come il pro-getto Rifugiato a casa mia, giàavviato da Caritas Italiana, in cuila famiglia ospitante è concepitacome luogo fisico e sistema direlazioni in grado di supportare

Una Chiesa capace diessere vicina all’ uomo

DI temi della prolusione di Mons. Giuseppe Merisi

cronacaIn camminoverso le periferie

I DONI DELLE CARITAS

Un’occasione per rafforzare l’a-zione pastorale delle Caritas dio-cesane nei rispettivi territori, apartire da tre domande chiave,che hanno accompagnato la pre-parazione al Convegno naziona-le: cosa sia possibile aggiungere,cambiare e abbandonare nellapropria azione, per definire stru-menti più adeguati alle nuove esi-genze, nella condivisione accan-to ai poveri. Un cammino rap-presentato dalla metafora delviaggio dei Magi, i cui doni sim-boleggiano il frutto della rifles-sione delle Caritas, ‘offerti’ attra-verso tre contenitori, tipici dellatradizione sarda, in apertura delConvegno: il dono dell’oro in sacrobi (canestro in vimini e giun-chi, il cuiintrecciocontieneciò che èprezioso,i doni daconservare), quello dell’incensoin sa bertula (bisaccia del pasto-re e del viandante in lana e coto-

ne, la cui resi-stenza trattie-ne ciò che èbuono e puòessere trasfor-mato lungo ilc a m m i n o ) ,quello dellamirra in sa sci-vedda (conte-nitore per l’im-pasto del pa-ne, pasta edolci, in terra

cotta: la fragilità di quest’ultimarappresenta le scelte talvolta ina-d e g u a t eche si in-tende su-perare). In partico-lare, l’azio-ne pasto-rale delleCaritas sarde sarà raccontatanella serata dedicata agli standAttraversiamo l’Isola: un percor-so tra i Semi della Carità che di-vengono Alberi di Comunità(mercoledì 2 aprile alle 21), «incui ogni Diocesi avrà la possibi-lità di raccontare le proprie ra-dici, la propria cultura, genero-sità, giustizia sociale - spiegaDon Marco Lai, direttore dellaCaritas diocesana e delegato re-gionale Caritas -, in una recipro-ca conoscenza e arricchimen-to».

Sul sottofondo, il suono musica-le delle launeddas, del canto atenore di Bitti, dei balli sardi delgruppo folk di San Basilio; nonmancherà un richiamo all’allu-vione dello scorso novembre,con il monologo dell’artista Gian-luca Medas.

le, su tre linee-guida: il tempo èsuperiore allo spazio [222-225],con implicita definizione dell’a-nimazione, “Dare priorità al tem-po significa occuparsi di iniziareprocessi più che di possedere spa-zi. Il tempo ordina gli spazi, li illu-mina e li trasforma in anelli di unacatena in costante crescita, sen-za retromarce”; l’unità prevale sulconflitto [226-230], con l’invito a‘sopportare il conflitto, risolverloe trasformarlo in un anello di col-legamento di un nuovo processo,secondo lo stile evangelico «Bea-ti gli operatori di pace» (Mt 5,9)’; larealtà è più importante dell’idea

[231-233], secondo ilmetodo Caritas, tipi-camente induttivo,‘Ciò che coinvolge èla realtà illuminatadal ragionamento’».Quale ricaduta potràavere questo Conve-gno sulla Chiesa e sul

territorio sardo ospitante?«Spetterà alle comunità locali sa-perne cogliere l’opportunità. Sen-tendosi parte integrante dellagrande famiglia che nella Caritasesprime il volto bello della Chiesa,potranno essere incoraggiati a darcorpo e anima alla carità, alla so-lidarietà intesa in termini di co-munità, di priorità della vita di tut-ti rispetto all’appropriazione deibeni da parte di alcuni».

Don Francesco Soddu.

Monsignor Giuseppe Merisi.

Parla don Soddu:“Il Papa ci esortaa scoprire la ricchezzadel messaggioevangelico, a cercarlonella carne viva delle persone”

Page 4: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

4 IL PORTICO DELLA CARITASIL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 2014

breviUna rete di servizia favore degli indigenti

MENSA E ASSISTENZA

Distribuzione di generi alimen-tari destinati agli indigenti eun’azione di educazione a stili divita responsabili. Sono le finalitàdel servizio ‘Approvvigiona-menti e servizi logistici’ della Ca-ritas diocesana: un’attività checoordina la raccolta, lo smista-mento e la distribuzione di vi-veri, vestiario, beni di prima ne-cessità, medicinali, destinati al-la Mensa (che assicura una me-dia di 600 pasti al giorno) e gli al-tri servizi Caritas, ma anche al-le famiglie povere assistite dal-le parrocchie e da altre organiz-zazioni e alle situazioni di emer-genza. Un sistema di rete tra i ‘magaz-zini’ Caritas (tra cui il Centro dio-cesano di assistenza, che aiutaoltre 5000 persone) di fronte aun’emergenza alimentare sem-pre più grave. La finalità è anche pastorale, at-traverso «l’educazione alla con-divisione, al rispetto del creatoe al consumo responsabile»,spiega Andrea Nicolotti, refe-rente del servizio. I prodotti rac-colti provengono da donazionidi privati, ma anche da altre ini-ziative, come il Progetto Ali-mentis, in collaborazione conl’Agenzia Regionale del Lavo-ro, che, nel 2013, ha permessodi recuperare oltre 90 tonnella-te di viveri, in parte donati, inparte non più vendibili, ma an-cora buoni per il consumo. E poic’è l’iniziativa ‘Abbattiamo la fa-me’, ideata con l’Istituto sale-siano don Bosco: grazie ai31mila euro raccolti con eventidi beneficenza, sono stati ac-quistati un abbattitore termico,due celle frigorifero e una mac-china da vuoto, per recuperarei cibi cotti che altrimenti verreb-bero sprecati; e grazie alla con-venzione con un ospedale, sistanno recuperando più di 40pasti al giorno. Infine, il proget-to ‘Tutti con Caritas’, ideato daMediatris, basato su conven-zioni da parte di aziende chepermettano alla Caritas Sarde-gna di acquistare a prezzo dicosto ciò che serve, creando unvera e propria ‘filiera della soli-darietà sarda’.

NRICONOSCIMENTOall’a-zione pastorale e pe-dagogica portata avan-ti dalla Caritas dioce-

sana e un’opportunità per recu-perare il senso più profondo del-la ‘carità’ nel contesto locale. DonMarco Lai, direttore della Caritasdiocesana e delegato regionaleCaritas Sardegna, spiega l’im-portanza di ospitare il 37° Con-vegno nazionale Caritas e fa unbilancio dell’attività portataavanti dall’organismo pastoralediocesano. Cosa significa per la Caritas dio-cesana ospitare il 37° Convegnonazionale ‘Con il Vangelo nelleperiferie esistenziali’?«La possibilità di ospitare questoConvegno è, innanzitutto, un ri-conoscimento del percorso rea-lizzato in questi anni dalla Caritasdiocesana, sia sul versante pa-storale di animazione della ca-rità, grazie a un rapporto strettocon le parrocchie e con le comu-nità, sia su quello della promo-zione umana, attraverso le azio-ni e le ‘opere-segno’ destinate al-le persone più bisognose. Un riconoscimento per una Ca-ritas che ha investito molto nellaformazione locale, non solo inambito strettamente pastorale,ma anche in quello relativo ad al-cune specificità, come l’immi-grazione, l’inclusione sociale, l’a-rea del credito - con il contrasto

U

all’indebitamento e l’educazio-ne all’uso responsabile del dena-ro -; ancora, specificità legate al-la tutela del diritto all’alloggio at-traverso le iniziative di ‘housingsociale’; l’impegno verso alcune‘emergenze’, accanto ai rom, allepovertà ‘croniche’, ai senza fissadimora; con l’osservatorio e glialtri strumenti della promozio-ne Caritas e con le iniziative dieducazione alla mondialità e al-la pace». Come si inserisce l’accoglienzadel Convegno nazionale nel con-testo sardo?«Il Convegno permetterà un mo-mento di confronto sulle tema-

tiche della pastorale della carità,nella specificità del contesto sar-do: una ‘periferia esistenziale’ -in linea con il titolo scelto que-st’anno - con le sue moltepliciproblematiche; da qui scaturisceun significato simbolico impor-tante: nell’azione della CaritasItaliana non esistono isole né iso-lamenti. Inoltre, l’evento costi-tuirà un’opportunità di incontrocon la nostra cultura, le nostretradizioni, e il superamento dieventuali stereotipi e luoghi co-muni che accompagnano la no-stra ‘sardità’. Tutto ciò grazie nonsolo al confronto diretto tra grup-pi di lavoro, ma anche a una ‘uni-

cità’ legata alla nostra capacitàdi essere ospitali, in una direzio-ne della civiltà dell’accoglienza,che andrà a riempire il cuore ediventerà una ricchezza per tut-ti i convegnisti che arriverannonell’Isola». Quali sono le aspettative per laCaritas locale che scaturisconoda quest’evento?«Esso costituisce un’occasione diconfronto e crescita per la Chie-sa sarda e un’opportunità persentirsi parte attiva della Chiesaitaliana. In ciò, si inquadra la pos-sibilità di rafforzare una ‘pasto-rale integrata’, grazie alla rete trai vari uffici, e di recuperare il sen-so più profondo della ‘carità’, in-tesa come ‘intima essenza dellaChiesa’, da cui la pastorale ordi-naria non può prescindere. Va ri-marcato lo stile sinodale dell’ini-ziativa: le linee d’azione cheemergeranno saranno frutto diun lavoro condiviso tra le équipepartecipanti, con l’opportunitàdi dare sostanza concreta ai per-corsi che la Chiesa italiana ci pro-pone. Inoltre, ci si presenta l’oc-casione per uscire da una ‘mar-ginalità’ geopolitica e assumereun ruolo centrale nel Mediterra-neo, proprio a partire dalle Cari-tas sarde, che hanno mostrato,negli anni, una presenza costan-te accanto agli ‘ultimi’, attraversoun ruolo di animazione pastora-le e una funzione pedagogica».

Il direttore diocesano. Il Convegno è un riconoscimento per la nostra azione.

Educare alla carità, una via per crearela civiltà dell’accoglienza e dell’incontro

DISTANZA DI OLTRE quattromesi dal tifone Cleopatra,continua il sostegno della

Caritas diocesana e regionale al-le famiglie sarde alluvionate. Gra-zie alla colletta complessiva dellaChiesa, in Sardegna e in Italia - fi-nora, circa due milioni e mezzo dieuro (tra cui un milione di euromesso a disposizione dalla Con-ferenza Episcopale Italiana e100mila euro stanziati da CaritasItaliana) -, verranno finanziati iprogetti presentati dalle diocesipiù colpite e già approvati da Ca-ritas Italiana; i fondi restanti ver-ranno utilizzati per la creazione diun progetto di micro-credito pergli alluvionati. Grande attenzio-ne, spiega don Francesco Soddu,direttore di Caritas Italiana, «verràdata alle persone sole, alle fami-glie e alle piccole realtà economi-che a carattere familiare», attra-verso un «coinvolgimento ampiodei territori e delle loro espres-sioni locali, utilizzando e valoriz-zando gli ‘strumenti pastorali

propri’ esistenti o da promuove-re e le risorse disponibili sia in ter-mini economici che di presenzeoperative».«Una parte della colletta - spiegadon Marco Lai, delegato regiona-le Caritas - è già stata utilizzataper interventi di prima emergen-za a favore delle famiglie più col-pite, dall’acquisto di viveri, at-trezzi di base, elettrodomestici al-l’acquisizione del necessario percompletare l’azione di de-umidi-ficazione e permettere il ritornonelle case». Ora si guarda alla fase successi-va, «quella più progettuale, chepermetta un ritorno alla quoti-dianità in senso lato: dal soste-gno all’acquisto dell’auto per an-dare a lavoro agli interventi perle aziende danneggiate». Inoltre,«si sta definendo un progetto dimicrocredito per sostenere le fa-miglie, in rete con gli enti locali,comunità, associazioni di cate-goria commerciali e agricole, tracui la Coldiretti». Senza dimenti-

care, «l’attenzione verso ‘gli ulti-mi’: si pensi all’impegno dellaDiocesi di Ales-Terralba per l’in-clusione sociale della comunitàrom di San Gavino Monreale, cheha visto il suo campo distruttodall’alluvione». Si mira ad un «accompagnamen-to di medio e lungo termine, gra-zie ai progetti elaborati dalle sin-gole diocesi, sulla base di un’at-tenta rilevazione dei bisogni». I progetti delle tre diocesi più col-pite (Tempio-Ampurias, Nuoro eAles-Terralba), variano a secon-da delle necessità, lungo linee di-rettrici ben definite: ritorno pienoalla ‘normalità’ domestica, soste-gno costante alle famiglie (anche

psicologico, con la creazione diun’équipe apposita), rilancio del-le piccole attività produttive dan-neggiate (a cui sono destinatil’80% degli interventi nel nuore-se), sostegno per le famiglie e peri giovani attraverso l’assegnazio-ne di voucher o borse di studio,con interventi personalizzati; sul-la stessa linea anche l’azione por-tata avanti dalla Diocesi di Ori-stano, dove i danni maggiori han-no riguardato le aree rurali. Ri-sultati ottenuti grazie a «un’azio-ne di rete da parte della Chiesasarda- aggiunge don Lai - in unospirito solidale e sussidiario, at-traverso una comunione di pros-simità».

L’impegno della Chiesaper la ripresa dell’Isola

AIl sostegno a famiglie e imprese alluvionate

Don Marco Lai.

Una colletta alimentareper i bisognosi

DIRITTO AL CIBO

Una colletta di viveri per le fa-miglie bisognose, contro un’e-mergenza alimentare ormaiquotidiana. È l’iniziativa di solidarietà orga-nizzata, nel quadro delle attivitàlegate alla Quaresima, da uncoordinamento della Caritasdiocesana di Cagliari, per i gior-ni venerdì 11 aprile (nel pome-riggio) e sabato 12 aprile (pertutto il giorno) presso il centrocommerciale Eurospin (via Sta-mira, Cagliari) e negli ipermer-cati Carrefour di Quartu S.Elenae di San Sperate.

Page 5: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

5IL PORTICO DELLA CARITASDOMENICA 6 APRILE 2014 IL PORTICO

A partire dall’esperienzamaturata nell’ambitodella “Emergenza Nord Africa” continual’impegno della Chiesadi Cagliari con il progettoSprar - “San Fulgenzio”

Immigrazione. Promozione umana, integrazione e autonomia sono gli obiettivi.

N’ATTENZIONE COSTANTE

verso i migranti e rifu-giati caratterizza l’atti-vità della Caritas dioce-

sana. Nei giorni scorsi, è partito ilprogetto ‘San Fulgenzio’ nell’am-bito dello SPRAR (Sistema di pro-tezione per richiedenti asilo e ri-fugiati), in collaborazione con ilComune di Quartu Sant’Elena: 14ragazzi, provenienti dal Ghana, Ni-geria, Gambia e Guinea (la Fon-dazione San Saturnino, bracciooperativo della Caritas diocesana,è accreditata per ospitarne 28), ac-colti in due appartamenti: alcunihanno fatto richiesta di asilo, altrihanno già ricevuto il permesso. Un progetto promosso grazie al-l’esperienza maturata dalla Cari-tas diocesana durante la cosiddet-ta ‘ENA’ (Emergenza Nord Africa),con i 600 migranti arrivati nell’Iso-la nel 2011, di cui circa 250 accoltidal sistema di accoglienza diffusa

Uper richiedenti asilo San Giusep-pe, della Caritas diocesana. «Daquesto impegno- spiega Don Mar-co Lai, direttore della Caritas dio-cesana - è nata un’attenzione co-stante da parte della Chiesa sardae della Diocesi cagliaritana versole tematiche riguardanti la mobi-lità umana, sollecitata anche daldramma di Lampedusa e dagli ap-pelli di Papa Francesco». Obiettivo,«accompagnare queste personeverso un’autonomia abitativa e divita: ci impegneremo a garantirel’accompagnamento anche dopoi sei mesi previsti, che saranno si-curamente insufficienti». Un im-pegno che fa i conti con l’inade-guatezza di accoglienza a livellonazionale: «La proiezione nume-rica - spiega Don Lai - fatta dal Mi-

nistero dell’Interno dei 16mila po-sti su scala nazionale stendibile a32mila è superata, perché la stimaattuale prevede 60mila ingressi inItalia durante il 2014». Un progetto di rete anche con glialtri servizi della Caritas diocesana,come lo Studio Medico Polispe-cialistico. Tra gli enti collaboratori, anche lacooperativa Il Sicomoro (che at-tualmente sta attivando una co-munità protetta di accoglienza perminori stranieri non accompa-gnati), l’associazione COSAS (Co-mitato sardo di Solidarietà), il Cen-tro Servizi per il lavoro, la Questu-ra e la Prefettura di Cagliari, la Asl diCagliari, MCL (Movimento cristia-no lavoratori). L’attenzione costante verso i mi-

Non si ferma l’impegno della Chiesaa sostegno dei migranti e rifugiati

ONTINUA L’IMPEGNO dellaCaritas diocesana accantoalle famiglie Rom, a di-

stanza di quasi due anni dallosgombero del campo nella peri-feria di Cagliari. ‘Un nuovo abita-re possibile’: un progetto ambi-zioso, che ha come obiettivi l’au-tonomia ‘alloggiativa’ e l’inclusio-ne sociale di 26 famiglie rom, tracui un centinaio di bambini.Terminata la fase della ricerca del-le abitazioni (18 alloggi in diversicomuni della Diocesi, arredati esistemati in base alle necessitàdelle famiglie) portata avanti incollaborazione con i Comuni diCagliari e dell’area vasta, gli ope-ratori Caritas continuano ad af-fiancare quotidianamente le fa-miglie rom nell’inserimento la-vorativo, sanitario e scolastico. «Sitratta di un progetto complesso -spiega don Marco Lai, direttoredella Caritas diocesana - in cuistiamo continuando a garantireun sostegno pieno, nell’ambitodella progettualità di Caritas Ita-

liana. Un accompagnamento mi-rante a un’emancipazione scola-stica, culturale, legale, lavorativa esanitaria: su tutti questi aspetti sista rivitalizzando il rapporto con ilComune di Cagliari, il cui sup-porto era venuto a mancare negliultimi tempi». Un’azione costante, che ha vistola Caritas diocesana in prima li-nea, fin dal primo giorno: «Garan-tiamo una presenza costante -spiega Jasmina MahmutcehajicTemim, mediatrice Caritas - : con-tinue visite nelle case e un aggior-namento telefonico quotidiano:si è stabilita una relazione umanache aiuta noi a relazionarci con lo-ro e loro a conquistare autonomia.Ci sono famiglie che, nonostantele difficoltà, vivono in modo di-gnitoso, con bambini sempre inordine e case pulite». La Caritas diocesana garantisceanche l’accesso allo Studio medi-co; proprio nei giorni scorsi sonostate concluse le visite sanitarie adomicilio. L’anno passato, grazie ai

finanziamenti della Caritas dioce-sana e del Comune di Cagliari, si èsvolto un corso di preparazionealla licenza media per gli adultirom, in collaborazione con laScuola Manno e con l’associazio-ne Cosas: hanno ottenuto il diplo-ma 18 adulti rom, di cui una parteè stata coinvolta in un progetto diinserimento lavorativo presentatonell’ambito del bando regionaleRomanì, con la richiesta di una de-cina di borse di studio; e tra brevepartirà un’iniziativa di scolarizza-zione ad hoc per i minori. Senza dimenticare l’impegno sulversante lavorativo: «La raccoltadel ferro vecchio, mestiere princi-pale delle famiglie rom, deve es-sere svolta nella piena legalità -

spiega don Lai - : oltre alle licenzenecessarie (almeno una per fami-glia) e all’iscrizione all’albo gesto-ri rifiuti, stiamo sostenendo eco-nomicamente l’acquisto dei mez-zi di trasporto». Si mira anche allaregolarizzazione della loro situa-zione, grazie alla «presentazionedi una domanda per il riconosci-mento dell’apolidia, preparatadalla Caritas diocesana, insiemeal Comune di Cagliari e alla Fa-coltà di Giurisprudenza: è il pri-mo passo per poter risanare tuttele incongruenze e per includerenel diritto alla cittadinanza perso-ne che vivono qui da trent’anni,cittadini a tutti gli effetti, ma checontinuano a essere consideratiinvisibili».

Famiglie Rom, pari dirittiper l’inclusione sociale

CRisolto il problema casa, si punta sull’integrazione

breviLe attività in favoredei detenuti

CARCERE E REINSERIMENTO

Garantire ascolto e sostegno aidetenuti, accompagnarli in un per-corso di ‘risalita’ e promozioneumana. Con il Centro d’ascoltodel Carcere di Buoncammino, laCaritas diocesana ha accolto unavera e propria sfida: «Abbiamo ini-ziato il 7 aprile del 2008 - spiegaGiampaolo Bernardini, responsa-bile del Centro d’ascolto- quandoil Carcere era diventato testimonepassivo di diversi suicidi, e la Ca-ritas non poteva stare a guardare».Da quel giorno, «entriamo lì tutte lesere, negli orari più difficili, in cui idetenuti si sentono più soli: hannobisogno di parlare, di sfogarsi».Una quarantina di volontari in tut-to, per lo più giovani e con laureain psicologia: nel 2013, oltre 1200ascolti effettuati; nel Carcere i vo-lontari Caritas gestiscono ancheun magazzino supplementare divestiario (1800 pacchi con indu-menti e prodotti di igiene intimadistribuiti nel corso dell’anno scor-so). Tra le altre iniziative, anche la crea-zione di un coro di detenuti spe-cializza-to in folks a r d o(tra loro,a n c h edue de-t e n u t isenega-lesi checantanoi canti a tenore,ndr), e ogni estate,la rassegna musicale ‘Note d’e-state … al fresco’: una trentina dicomplessi musicali, che si esibi-scono gratuitamente nel cortile diBuoncammino. Inoltre, assistenzasanitaria, accompagnamento deidetenuti in permesso, tutoraggionei confronti di quelli che fre-quentano l’Università, iniziative dimediazione penale. E poi, c’è il servizio ‘gestione del-le misure alternative’, in collabo-razione con il Tribunale di Caglia-ri, con l’UEPE (Ufficio esecuzionepenale esterna) di Cagliari, conl’Asl 8 e con i vari dipartimenti di di-pendenze: nel 2013 sono stati ac-colti circa 50 utenti all’interno deiservizi della Caritas diocesana. Inalcuni casi, concluso il percorso dirieducazione, vengono attivati deiprogetti di inclusione sociale, mo-nitorati costantemente dalla équi-pe Caritas.

granti nel territorio locale trovaconferma nel Centro d’ascolto perstranieri Kepos, nello sportello An-ti-tratta (attivo dallo scorso aprile,in collaborazione con le Vincen-ziane), nel ‘Progetto Elmas’, con ilsostegno ai rifugiati provenientidal Cara di Elmas, in collaborazio-ne con il Comune e la Provincia, ecoordinato dalla Prefettura: a loroè stato garantito il necessario perl’espletamento delle pratiche, unavolta ottenuto il permesso, oltre aipasti, all’accoglienza in un albergocittadino e all’accompagnamen-to legale. Un progetto concluso,«anche se il problema della fuo-riuscita dal Cara - spiega don Lai -si ripeterà, perché la struttura è dinuovo sovraffollata». In questoquadro si inserisce anche l’atten-zione verso la mediazione: proprioin questi giorni si sta costituendo lanuova cooperativa di mediatori‘Davar’ (“parola” in ebraico), cherafforza un sistema già articolato:«Per il momento abbiamo una de-cina di soci - spiega Jasmina Mah-mutcehajic Temim , referente del-la Cooperativa Caritas - , mediato-ri culturali, legali e sanitari : il no-stro obiettivo è metterci al serviziodi enti locali, pubblica ammini-strazione, settore privato, scuole(ma anche immigrati e singoli cit-tadini), spendendoci a favore delterritorio, lì dove queste realtà nonpossono usufruire della mediazio-ne».

Un incontro con famiglie di immigrati.

Un operatore Caritas con una famiglia Rom.

Al serviziodegli immigrati

CENTRO D’ASCOLTO KEPOS

Ascolto, orientamento ai serviziCaritas e a quelli presenti sul terri-torio, consulenza legale, psico-sociale, orientamento al lavoro eper la ricerca di alloggio. Sono gliobiettivi del Centro d’Ascolto perstranieri Kepos, nato nel 2006 dal-la collaborazione tra la Caritas dio-cesana e la Caritas parrocchiale diSant’Eulalia, situato nel quartieremultietnico della Marina. Nel 20131046 ascolti effettuati.

Page 6: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DELLA CARITASIL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 20146

ACILITAREL’ACCESSOal credi-to, promuovere forme diinclusione socio-finanzia-ria, educare all’uso buono

del denaro. Sono le finalità princi-pali della Fondazione Anti-usuraSant’Ignazio da Laconi e del Pre-stito della Speranza, strumenti at-tivati dalla Caritas diocesana perfar fronte «a un’emergenza che nonriguarda solo i lavoratori a bassoreddito, i disoccupati, i destinataridella mobilità o della cassa inte-grazione, i licenziati, i coniugi se-parati e i pensionati - spieganoAlessandro Mele e Mariella Sulis,referenti dello Sportello Anti-usura-, ma anche le cosiddette ‘famiglieproduttrici’, le cui aziende sono fal-cidiate dalla crisi che ogni giorno siabbatte su negozi, piccoli esercizicommerciali e botteghe; ad esserecolpiti, anche i ceti medi economi-ci e professionali».Famiglie e piccoli imprenditori chenon hanno più possibilità di ac-

Fcesso al credito “istituzionale” per-ché fortemente indebitati o segna-lati nelle varie centrali rischi: perloro è aperto lo Sportello del ‘Pre-stito della Speranza’, mirante a fa-vorirne l’inclusione socio-finan-ziaria, grazie anche al cosiddetto‘microcredito d’impresa’ (fino a25mila euro) che, tuttavia, stenta a‘decollare’ a causa di una crisi eco-nomica pressante, e che si affiancaal tradizionale microcredito socia-le (fino a 6mila euro). «Sinora nel-l’ambito del Prestito della Speran-za, sono state istruite 281 pratiche,delle quali 111 finanziate (672milaeuro di finanziamenti erogati) -spiega Filippo Maselli, responsa-bile dello Sportello- : ma resta il pro-blema della solvenza del debito: ad

oggi il ‘default’ delle pratiche è del31,53%. Occorre promuovere unaprogettualità attorno al nucleo fa-miliare, rafforzando l’accompa-gnamento che segue l’erogazionedel prestito, affinché non ci si sen-ta abbandonati nella gestione del-le nuove risorse». Alla base, un per-corso pedagogico, già intrapresodalla Caritas diocesana, grazie a«un’attività di prevenzione e for-mazione - aggiungono i referentidello Sportello Anti-Usura (73 lepratiche erogate nell’ultimo anno,con un finanziamento di oltre unmilione di euro) - per diffondere ivalori della solidarietà, della so-brietà e dell’uso responsabile deldenaro». E poi c’è la lotta alle ‘nuo-ve dipendenze’, «a iniziare dal gio-

Educare all’uso buono del denaroe favorire l’accesso al creditoLo sforzo della Caritasin favore di famigliee imprese indebitate.Aperto uno sportelloin collaborazione con la Camera di Commercio

Promozione umana. L’attività della Fondazione Anti-usura e del Prestito della Speranza.

UTELA DEL DIRITTO alla casae formazione sull’housingsociale portate avanti dalla

Caritas di Cagliari, contro un’e-mergenza abitativa sempre piùgrave. Negli ultimi mesi, presso ilCentro d’Ascolto diocesano c’èstato un intensificarsi di casi disfratto per morosità sia nelle loca-zioni di privati che nell’edilizia po-polare. «Manca una politica abi-tativa efficace - spiega don MarcoLai, direttore della Caritas dioce-sana -, e continuano gli sfratti del-le famiglie che non hanno redditoe che perciò si ritrovano sulla stra-da, accanto ai senza-tetto (oltre600 nel cagliaritano) oppure oc-cupano case abusive, spesso so-vraffollate e fuori norma». Inoltre,«si aggiungono i cittadini stranie-ri che perdono il lavoro e le fami-glie rom: ecco allora l’importan-za dei fondi stanziati per l’housingsociale dalla comunità europea,grazie a cui stiamo portando avan-ti un progetto per dare casa alle

famiglie indigenti, attraverso unarete territoriale con le associazio-ni dei ‘senza-tetto’, con i ‘tavolirom’ e con gli enti locali».Nei primi tre mesi del 2014, ci so-no state 26 richieste di affitto, 7 diinserimento abitativo, di cui 3 in-terventi fatti (uno per sfratto); nelcorso del 2013 ci sono state 66 ri-chieste di affitto, 31 di inserimen-to abitativo, di cui 13 interventieffettuati (6 per sfratto). Dati dainserire nel quadro più ampio de-gli interventi effettuati: 1500ascolti nel 2013 nel CdA diocesa-no, di cui almeno 500 nuovi inter-venti; 70 interventi per beni e ser-vizi materiali, 70 orientamenti nelterritorio, 20 sostegni socio-assi-stenziali, 330 interventi di sussidieconomici; tutte cifre che au-mentano enormemente se si tie-ne conto di tutti i servizi e opere-segno della Caritas diocesana (cheogni anno assiste circa 20milapersone). «La causa principale dell’emer-

genza casa - spiega Antonello Pa-ni, responsabile del Centro d’a-scolto diocesano - è la perdita dilavoro», cui si aggiunge il «dram-matico fenomeno degli sfratti ope-rati da alcuni enti regionali, condebiti che raggiungono anche di-verse decine di migliaia di euro einteressano persone che vivono disoli sussidi statali e donazioni».E poi ci sono le ‘povertà croniche’,a cui sono destinati i centri di ac-coglienza e i dormitori: quattro intutto, il Centro di ‘prima acco-glienza ed emergenze cittadine’ aCagliari (30 posti), due centri ‘Do-mu Amiga’ (a Quartu), uno peruomini, l’altro per donne e bimbi

(18 posti complessivi), e il CentroEx-Fai per persone svantaggiatee diversamente abili (14 posti). Èprevisto un percorso mirante alraggiungimento dell’autonomia,in collaborazione con i servizi so-ciali del Comune di Cagliari eQuartu, con le comunità terapeu-tiche, Asl, Serd, Centro salutementale, Tribunale, UEPE. Senzadimenticare la ‘unità di strada’, incollaborazione con i servizi socialidel Comune di Cagliari: ogni sera,si intercettano circa 10-15 perso-ne senza dimora, con distribuzio-ne pasti, ascolto, orientamento esostegno sanitario, in collabora-zione con Asl 8.

Emergenza casae diritto all’alloggio

TIl Centro d’Ascolto rileva l’aumento dei casi di sfratto

co d’azzardo, una delle principalicause del ricorso al debito da usu-ra».A promuovere percorsi educativi ea sostenere la mediazione banca-ria, ci sono anche i volontari del-l’associazione Vobis (Volontaribancari per le Iniziative nel Sociale):«Affianchiamo le famiglie nella pre-sentazione delle pratiche agli isti-tuti bancari - spiega Bruno Lovi-selli, socio-fondatore e coordina-tore regionale Vobis -, affinché il di-ritto al credito e all’inclusione fi-nanziaria venga esercitato a tuttigli effetti». Un’attività pedagogica che trovaconferma nel protocollo d’intesasiglato con la Camera di Commer-cio di Cagliari, con l’apertura di unosportello destinato alle famiglie eimprese in difficoltà economica esovra-indebitate: «Si mira - spiegadon Marco Lai, direttore della Ca-ritas diocesana – a orientare verso lestrutture già impegnate su questitemi nel territorio provinciale (Fon-dazione Anti-usura e Consorzi fidi)e a realizzare momenti formativinelle scuole, e attraverso seminari,convegni, per promuovere una cor-retta educazione finanziaria». Un’a-zione fondamentale, «perché i mo-delli consumistici e la diffusa inca-pacità di pianificare un corretto bi-lancio familiare alimentano l’usu-ra, che negli anni ha trascinato uncrescente numero di persone dauna situazione di indebitamentoalla povertà e alla miseria».

brevi

Un servizio in grado di intercet-tare gli ‘irriducibili della strada’,coloro che non vogliono recarsinei Centri d’ascolto o presso al-tri servizi, grazie un’azione diascolto, sostegno, prossimità.È la ‘Fraternità di strada’, nel-l’ambito del più ampio impegnodella Caritas diocesana per isenza fissa dimora: due Centriespressamente dedicati, unodiurno in via Napoli, nel quartie-re della Marina (aperto nel mag-gio 2011) e una casa donata al-la Diocesi da Mons. Efisio Spet-tu (presso la Comunità di SanRocco), destinata a coloro chehanno già intrapreso un brevepercorso, seguiti da volontari edai servizi sociali, e che abbianogià raggiunto una certa autono-mia. «Il progetto - spiega Simo-na Soro, responsabile della Fra-ternità - nasce in modo sponta-neo su iniziativa di un piccologruppo animato dal desiderio diportare speranza dove si trova-no solo disperazione, rabbia e

abbandono esi sviluppa sul-la linea della‘condivisione’di strada: si mi-ra a costruire,nonostante ledifficoltà, rela-zioni capaci difar sì che l’altrosi senta cerca-to, amato e im-p o r t a n t e » .

Nessuno schema rigido, ma«uno spazio che si adatta allenecessità di ciascuno, dando lapossibilità di essere ascoltati, dicurar la propria persona, di cu-cinare, scrivere poesie, fare la-vori di artigianato». Alla base,‘formazione, discernimento evocazione’ e una stretta relazio-ne con i servizi della Caritas dio-cesana: «Si tratta di una possi-bilità ulteriore per rispondere aibisogni incontrati in strada».

Farsi prossimi versoi senza fissa dimora

FRATERNITA DI STRADA

Mariella Sulis e Alessandro Mele, referenti della Fondazione Anti-usura.

Persone assistite dai Servizi della Caritas diocesana.

Lo Studio MedicoPolispecialistico

DIRITTO ALLA SALUTE

Oltre 2000 prestazioni sanitarie al-l’anno vengono garantite agli in-digenti dallo Studio Medico Poli-specialistico della Caritas dioce-sana, in cui operano 60 medicispecialisti e 15 infermiere, tutti vo-lontari, in stretta collaborazionecon il settore pubblico.

Consulenza giuridicaper gli indigenti

ASSISTENZA LEGALE

Uno Sportello finalizzato all’a-scolto e alla consulenza legalegratuita per persone e famiglie indifficoltà. All’interno anche dueavvocati specializzati nel settoreimmigrazione; inoltre è stata atti-vata una collaborazione con al-cuni operatori specializzati nei set-tori del reddito e dell’anti-usura.

Page 7: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

DOMENICA 6 APRILE 2014 7IL PORTICO DELLA CARITAS IL PORTICO

Promuovere la Carità. L’azione di analisi svolta dall’Osservatorio delle povertà.

ONO MOLTEPLICI LE finalitàdell’Osservatorio dellepovertà che è uno stru-mento della Caritas dio-

cesana. In primo luogo consente,attraverso gli operatori dei nu-merosi servizi disponibili sul ter-ritorio, di mappare la tipologiadelle persone che richiedono as-sistenza. Questo processo si av-vale di uno specifico software pre-disposto dalla Caritas nazionale emesso a disposizione di tutte lestrutture diocesane. Nel caso del-la diocesi di Cagliari vi sono statiaffinamenti e integrazioni che,nel garantire la perfetta compati-bilità con i livelli superiori, con-sentono di avere informazioni ag-giuntive utili alle elaborazioni sulpiano locale, sempre nel pieno ri-spetto delle normative sulla pri-vacy. Al lavoro di raccolta seguequello dell’organizzazione, dellaomogenizzazione e della classi-ficazione delle informazioni.Questa fase è propedeutica allaelaborazione e all’analisi dei datiche viene curata dal Centro Studidella Caritas avvalendosi di spe-cifiche professionalità. Nel corsodel tempo il lavoro si è affinatosempre di più e ogni anno, nor-malmente nel mese di dicembreviene presentato il Dossier Cari-

S* FRANCO MANCA

tas sui risultati dell’azione svoltanel corso dell’anno. Il dossier hauna duplice valenza , una internae una esterna. Quella interna con-sente, ai responsabili della Caritase all’équipe, di valutare l’anda-mento dei singoli servizi e leeventuali difficoltà dovute a si-tuazioni inaspettate, come nel ca-so dell’incremento dei richiedentiasilo, dell’emergenza Rom o del-l’incremento delle situazioni dirischio delle famiglie derivanti daproblemi di gestione della finan-za familiare o dalla crescita dinuovi soggetti caduti nella po-vertà, come accade sempre piùspesso per le famiglie che si divi-

dono o ancora per nuovi aspettidi criticità sociali come è il casodelle ludopatie, fenomeno fino aqualche anno fa molto contenu-to.Questo tipo di informazioni con-sente all’interno di potenziare iservizi con interventi mirati. Vi èanche una valenza esterna, vale adire quella di far conoscere allasocietà e ai responsabili delle ge-stioni amministrative le criticitàche vive il territorio, affinché an-che essi possano intervenire, an-che attraverso azioni di coordi-namento (come peraltro già vie-ne fatto) con diverse istituzionilocali. Il dossier presenta anche le

Uno sguardo sulla realtà dei poveridel nostro territorio diocesano

ILANCIARE IL valore dellacooperazione all'internodella diocesi di Cagliari,

creando una rete di contatti e col-laborazione strutturata tra lerealtà impegnate nel volontaria-to. È la missione della Consultadiocesana del Volontariato, unorganismo che coinvolge tutte leassociazioni che sul territorio sioccupano dell'aiuto gratuito alprossimo. «Tutto nasce dalla voglia di co-struire progettualità comuni inquesti tempi difficili, dove la po-vertà aumenta sempre di più»,spiega don Marco Lai, direttoredella Caritas diocesana e coordi-natore della Consulta. «Si devefar fronte comune contro la po-vertà come, ad esempio, sulla lot-ta alla fame: serve un impegnoin comunione tra tutte le varierealtà di volontariato. Uniti arri-vano i risultati».La lotta alla fame è solo uno deitemi affrontati dalla Consulta, ri-

tenuta un modo per far crescerela consapevolezza della presenzadel volontariato cattolico sul ter-ritorio. «È un luogo di incontro eformazione per intraprenderepercorsi pastorali comunitari eriuscire ad affrontare il moltipli-carsi delle povertà, non solo quel-le economiche», continua il di-rettore della Caritas, sottoli-neando l'importanza di due pro-getti appena presentati in Con-sulta: il Portico della Carità e Re-ti di famiglie. Il primo dà la pos-sibilità a ogni realtà della Con-sulta di promuovere le proprieattività attraverso articoli pub-blicati su una pagina del Portico,dedicata alle associazioni carita-tive. L'obiettivo è, ancora una volta,quello di fare rete “conoscendo-si”, sia all'interno che all'esternodella Consulta, senza dimentica-re la possibilità di catalizzarenuovi volontari, specie giovani.Il problema del ricambio gene-razionale è molto sentito in alcu-ne associazioni. Uno dei compi-

ti che dovrà svolgere la Consulta,con il coordinamento della Ca-ritas, sarà di promuovere un per-corso di formazione in rete: con-vegni, seminari e incontri per sti-molare i giovani al volontariato,garantendo la continuità d'im-pegno nelle varie realtà. Il secondo progetto riguarda, in-vece, la famiglia ritenuta, in que-sti tempi di crisi, costituisce unadelle poche ricchezze “certe”: l'i-dea parte dal desiderio di co-struire uno sportello in grado diascoltare, orientare e supportaretutte le famiglie in difficoltà, spe-cie quelle formate da un solo ge-nitore. Il progetto si articola indue fasi: la costruzione di una re-te di servizi garantiti dalle realtà

esperte in temi come l'affido, lasalvaguardia della vita e l'anima-zione, messe in rete con i serviziCaritas già esistenti. La secondafase consiste nella sensibilizza-zione delle famiglie, tanto quelleferite quanto quelle che si met-tono a disposizione per aiutarnealtre. Lo sportello (con sede a Ca-gliari, in Piazza San Sepolcro),dove lavoreranno i volontari del-le realtà della Consulta, apriràquatto volte alla settimana. Ol-tre all’orientamento sono previ-ste altre azioni di supporto comela “Banca del tempo”, una cassadi mutua solidarietà e la creazio-ne di una family card, con scon-ti per fornire agevolazioni alle fa-miglie aiutate.

Consulta, fare reteper unire i volontari

F. A.

R

L’organismo mette insieme le varie associazioni.

breviAnimare le comunitàparrocchiali

LABORATORIO CARITAS

Il Laboratorio diocesano “Pro-mozione Caritas” nasce nel2004 dalla sensibilità della Cari-tas diocesana a individuare stru-menti adeguati ad “animare” alsenso di carità la rete delle par-

rocchie, che fanno parte inte-grante dell’identita� e della testi-monianza della Chiesa. Il Labo-ratorio si propone di sostenerela maturazione di stili di testi-monianza comunitaria della ca-rità nelle parrocchie mediantel’avvio, la crescita, la formazio-ne, la progettazione, la verifica el’accompagnamento delle Cari-tas parrocchiali. Per fare ciò ilLaboratorio deve conoscere ilcontesto ecclesiale diocesano,elaborando progetti di promo-zione e accompagnamento del-le Caritas parrocchiali per for-mare gli animatori alla praticadel “metodo Caritas”. Diversiparroci hanno mostrato interes-se per le proposte fatte, aggior-namenti formativi per gruppi giàesistenti e nuove richieste di co-stituzione di Caritas parrocchialie centri di ascolto. (Fr. Ar)

Informare sulle realtàdel disagio sociale

COMUNICAZIONE

Rafforzare la testimonianza dellacarità, garantire un’informazioneveritiera sui temi legati alla po-vertà, all’immigrazione, al disagio,nel rispetto della persona, pro-

muovere la conoscenza delle ini-ziative Caritas in sintonia con l’Uf-ficio delle comunicazioni sociali,diffondere i reali bisogni del terri-torio, per fornire una chiave di let-tura responsabile, provocare ri-sposte adeguate, e sensibilizzarel’opinione pubblica, rafforzare larete ‘interna’ ed esterna (enti locali,associazioni, etc.). Sono gli obiet-tivi del servizio ‘Comunicazioneed Ufficio stampa’ della Caritasdiocesana, che oltre a operare insinergia con i media diocesani, haattivato alcuni strumenti specifi-ci: sito internet (www.caritasca-gliari.it); pagina facebook della Ca-ritas diocesana di Cagliari; e profi-lo twitter: Caritas Cagliari @cari-tascagliari. Inoltre, la Caritas dio-cesana fa parte del Coordina-mento comunicazione regionale(CRC): www.caritassardegna.it;profilo twitter: @caritassardegna

schede relative a tutti i servizi chevengono erogati, consentendo acittadini non solo di conoscerediverse tipologie di offerta, maanche di avere un quadro ag-giornato della funzionalità deglisportelli. Sia l’azione interna chequella esterna sono orientate an-che a diffondere quella che in Ca-ritas è nota come pedagogia deifatti che racchiude la filosofia difondo dell’azione della carità an-che attraverso le opere segno.Nell’ultimo dossier presentato,una parte molto importante è ri-servata alla visita di Papa Fran-cesco al Santuario della Basilicadi Bonaria il 22 settembre del2013. Particolare attenzione èstata assegnata ai vari discorsiche il Papa ha tenuto nei diverseincontri ma anche alle prese diposizione assunte in precedenti esignificative occasioni. Si è pas-sati dall’esortazione apostolicaEvangelii Gaudium, alla Campa-gna contro la fame nel mondo,all’esperienza dell’accoglienza edell’incontro tratta dall’omelia aLampedusa, al discorso con i gio-vani, con i poveri e i detenuti.Un’esperienza esaltante capacedi rafforzare non solo la fede, maanche la convinzione che l’operadella Caritas ha intrapreso il giu-sto cammino. * Responsabile del Centro Studidella Caritas diocesana

L’incontro di Papa Francesco in Cattedrale con i poveri e i detenuti.

Page 8: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DE IL PORTICO8

n quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Si-gnore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesùdisse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per lagloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio vengaglorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quan-do sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove sitrovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni eranel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incon-tro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Si-gnore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Maanche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te laconcederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli risposeMarta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo gior-no». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede inme, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non mo-rirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io cre-do che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mon-do».Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò:«Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Ge-sù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come loamava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhial cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Al-lora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recòal sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra.Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorelladel morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattrogiorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai lagloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli oc-chi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sa-pevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mista attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Dettoquesto, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì,i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un suda-rio. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò cheegli aveva compiuto, credettero in lui.Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45

I

V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

dal Vangelo secondo Giovanni

L e pagine del Vangelo hanno la funzione difarci conoscere Gesù, le sue parole, le sueazioni, e, mentre lo fanno, non di rado cipresentano aspetti più “psicologici” comei suoi desideri o i suoi sentimenti. Sebbe-ne l’esempio più evidente sia e rimanga ilracconto della passione e in particolare lapreghiera nell’orto del Getsemani, anchenel nostro brano troviamo un esempio intal senso quando vediamo Gesù piangerealla vista del sepolcro dell’amico Lazzaro. Quando un evangelista, in questo casoGiovanni, scrive qualcosa l’informazionenon è mai superflua o irrilevante, e questopossiamo dirlo non soltanto per una ra-gione teologica ma anche molto pratica:scrivere (e copiare) costava molto sia per-ché si trattava di un lavoro manuale e per-ché il materiale su cui si scriveva (perga-mena, papiro) non era di certo a buonmercato. Per questa ragione dobbiamochiederci sempre, soprattutto per le infor-mazioni che appaiono secondarie, cosa

volesse trasmetterci l’autore biblico. Inquesto caso il racconto avrebbe funziona-to perfettamente anche se Giovanni aves-se ignorato il pianto di Gesù, ma così nonha fatto: perché? La ragione è duplice ed èsottolineata dalle reazioni dei giudei: Gio-vanni, sottolineando il pianto di Gesù, sot-tolinea il profondo affetto che lo legava aLazzaro e contemporaneamente preparal’uditorio al miracolo che sta per esserecompiuto. A questo punto potremmo chiederci qua-le sia l’importanza di sottolineare questoaffetto per Lazzaro e la risposta, semplicema non banale, è che Giovanni volessesottolineare come ogni azione di Gesù (edel Padre) sia motivata dal viscerale amo-re che lo lega ad ogni essere umano. È vero che, come dicevamo prima il rac-conto avrebbe funzionato anche senzaquesta sottolineatura della commozione diGesù, non ci saremmo neanche accortidella sua assenza, sarebbe stato un rac-conto di miracolo come ve ne sono tanti

nei sinottici, ma è anche vero che, se Gio-vanni avesse taciuto su questo elemento,sarebbe stato molto più difficile per noicapire quanto Gesù fosse legato a Lazzaroe quindi l’importanza di questo particola-re miracolo per lui e per noi.Il nostro brano non ruota però totalmen-te attorno alla notazione di cui parlava-mo, la frase centrale è la domanda che Ge-sù pone a Marta: «Io sono la risurrezione ela vita; chi crede in me, anche se muore, vi-vrà; chiunque vive e crede in me, non mo-rirà in eterno. Credi questo?». Ciò che av-viene è la spiegazione “in opere” di ciò cheGesù sta per fare. Certo rimane la difficoltà di capire di che ri-surrezione si parli, difficoltà notata ancheda Marta che parla di “risurrezione del-l’ultimo giorno”, ma a Gesù al momentonon preme tanto questo dato, ciò che gliinteressa è la risposta a quel “Credi?” che ri-volge alla sua amica. Credere significa sicuramente sapere cheuna cosa è vera, ma non solo: credere si-

La gioia che scaturisce dall’annuncio del Vangelo, secondoPapa Francesco, è una gioia “feconda”, cioè è capace di ge-nerare nuova vita, e irrobustisce la forza della missione; glistessi cristiani sono fortificati e sospinti a manifestare con undinamismo nuovo di aver incontrato personalmente Gesù,e di essersi lasciati trasformare da quell’incontro.La vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per lavita degli altri. La missione alla fin fine è questa(10).Lasciarsi trasformare, dunque, diventare ogni giorno “nuo-vi”, recuperare la “freschezza” del Vangelo per donarlo achiunque….una freschezza ed una novità che non di-menticano la “storia viva”, che ci ha preceduto, anzi che cifa guardare avanti proprio nel fare “memoria” degli inse-gnamenti del “primo e il più grande evangelizzatore” cheè Gesù, al quale si aggiunge la “moltitudine di testimoni”,che nel corso dei secoli hanno scritto con la loro vita paginenuove di vangelo, cioè di annuncio di gioia, anche tra le pie-

ghe più dolorose e difficili delle vicende umane. Ma come è possibile annunciare oggi, nel nostro tempo?Come è possibile comunicare la gioia del vangelo, se noistessi non conosciamo a fondo chi è Gesù?Papa Francesco è chiaro, a questo proposito: invita a ricor-dare anche gli insegnamenti di Giovanni Paolo II, rammen-tando che “l’annunzio è il compito primo della Chiesa”,…l’azione missionaria è il paradigma di ogni opera dellaChiesa (15), pertanto non ci si può distrarre in altre direzio-ni, pur degne e nobili.La nuova evangelizzazione non si realizza se i cristiani nonconoscono in profondità il cuore dell’annuncio. Il Pontefice, anche qualche giorno fa, ha richiamato i cri-stiani ad avere sempre, a portata di mano il vangelo,per leggerne ogni giorno qualche brano, in modo da au-mentare la conoscenza di Gesù, e soprattutto che cosaha voluto dirci; dunque prendere il Vangelo e leggere….

Il Vangelo sempre con noi! Questo significa che dobbiamo riandare alle fonti dell’an-nuncio, alle radici della nostra identità, per operare in noi unavera conversione perché tutti, i “christifideles”, nella loro unitàe comunione, mettendo a frutto i propri carismi, cioè nellapienezza del popolo di Dio, secondo l’icona tracciata dallaLumen Gentium, ridisegnino il loro nuovo stile di evange-lizzazione promuovendo una vera riforma della Chiesa, con-trastando una pastorale di conservazione per una pastora-le che “incendi il cuore dei fedeli”, riscoprendo ogni giornodi appartenere al nuovo popolo di Dio, per l’inclusione dei po-veri, e per un’autentica promozione della pace e del dialo-go sociale, riscoprendo le motivazioni più profonde per l’im-pegno missionario. Ci aiutino, in tutto questo, le parole della Scrittura: “Siate lie-ti nel Signore. Ve lo ripeto, siate lieti!” (Fil 4,4).

di Maria Grazia Pauil portico della fede LA FECONDITÀ DELLA GIOIA

DON ANDREA BUSIA gnifica, in questo caso, “affidarsi”; non a ca-so nel nostro brano che parla di vita e ri-surrezione, assume il significato di affida-re la propria vita a colui che “è la vita”.Quando Marta gli risponde “io credo chetu sei il Cristo, il Figlio di Dio” gli sta affi-dando la sua vita, così come dovremmofare noi ogni giorno, e lo fa anche a nomedi Lazzaro che non può parlare. La vita di Lazzaro è ora affidata a Gesù, no-nostante i tentennamenti di Marta, e Ge-sù non può lasciare che chi gli è affidatonon sperimenti la “gloria di Dio”. Gesù sen-te questa responsabilità e lo dirà anche di-rettamente al Padre nella sua preghieraprima della passione: “Quand'ero con lo-ro, io conservavo nel tuo nome coloro chemi hai dato e li ho custoditi; nessuno diloro è andato perduto, tranne il figlio del-la perdizione, perché si adempisse la Scrit-tura. Ma ora io vengo a te e dico queste co-se mentre sono ancora nel mondo, per-ché abbiano in se stessi la pienezza dellamia gioia” (Gv 17,12-13).

Page 9: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

ELLA FAMIGLIA DOMENICA 6 APRILE 2014 9

L PRIMO ANNIVERSARIO dell’ele-zione di Papa Francesco è sta-to ricordato in modo vera-

mente globale a tutti i livelli. Pernoi è stata l’occasione per rivive-re la splendida giornata che luiha voluto regalarci, portandocicon sé ai piedi di N.S. di Bonaria.Ringrazio di cuore tutti i mediaregionali e locali per lo spazio el’attenzio-ne chehanno da-to all’e-vento. Hafatto uncerto con-trasto conle celebra-zioni me-diatiche ilsilenzio diP a p aFrancescochiuso inritiro con isuoi colla-boratori,nella tra-dizionalesettimanadi esercizispiritualidi inizioQuaresi-ma. Que-sto con-trasto has o t t o l i -neato lo stile rigoroso dell’uomoe del vescovo Bergoglio, confer-mando il suo desiderio di essen-zialità e di superamento di ognimondanità.Come Chiese della Sardegna an-dremo a dirgli il nostro grazie ilprossimo 14 maggio, mercoledì,partecipando all’udienza gene-rale e celebrando la S. Messa sul-la tomba dell’Apostolo Pietro.Andremo anche per dirgli il no-stro impegno a tradurre in prati-

ca le parole accorate che ci hadetto il 22 settembre scorso, macertamente sarà lui per primo achiederci cosa abbiamo saputofare. Non possiamo quindi anda-re a mani vuote. Non parlo tantodei doni tradizionali di cui la Sar-degna è sempre molto generosa;parlo di iniziative, esperienze, ge-sti concreti di buona volontà cheil Papa si attende di conoscere,non tanto per curiosità sua ma

per l’a-more chesente pernoi.Invito finda oratutte lecomunitàp a r r o c -chiali, igruppi espec ia l -mente leconfrater-nite a fareil possibi-le per es-sere pre-s e n t i .L’ufficiodiocesa-no pelle-gr inaggioffre unapropostadi treg i o r n i ,ma ovvia-m e n t e

ogni gruppo può scegliere di or-ganizzarsi come meglio riesce,sapendo che i due appuntamen-ti comuni per tutti sono l’udien-za del mercoledì mattina e la S.Messa al pomeriggio. In ogni ca-so è necessario comunicare pertempo la propria partecipazioneo all’ufficio pellegrinaggi o allasegreteria arcivescovile, al fine diavere i biglietti sufficienti per iposti a sedere in Piazza San Pie-tro.

Dire graziea Papa Francesco

+ ARRIGO MIGLIO

Il 14 maggio l’Udienza generale con il Santo Padre

Lasciatelo andare...

RISC

RITT

URE

La morte rappresenta per noi come un muro che ciimpedisce di vedere oltre; eppure il nostro cuore siprotende al di là di questo muro, e anche se non pos-siamo conoscere quello che esso nasconde, tutta-via lo pensiamo, lo immaginiamo, esprimendo consimboli il nostro desiderio di eternità.Nel Vangelo di oggi – la risurrezione di Lazzaro – noiascoltiamo la voce della fede dalla bocca di Marta,la sorella di Lazzaro. A Gesù che le dice: “Tuo fratellorisorgerà”, ella risponde: “So che risorgerà nella ri-surrezione dell’ultimo giorno” (Gv 11,23-24). Ma Ge-sù replica: “Io sono la risurrezione e la vita; chi cre-de in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25-26). Ec-co la vera novità, che irrompe e supera ogni barrie-ra! Cristo abbatte il muro della morte, in Lui abita tut-ta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per que-sto la morte non ha avuto potere su di Lui; e la ri-

surrezione di Lazzaro è segno del suo pieno domi-nio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come unsonno (cfr Gv 11,11).Ma c’è un’altra morte, che è costata a Cristo la piùdura lotta, addirittura il prezzo della croce: è la mor-te spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’e-sistenza di ogni uomo. Per vincere questa morteCristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritornoalla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuo-va, una “nuova terra”, finalmente ricongiunta con ilCielo di Dio. Per questo san Paolo scrive: “Se loSpirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abi-ta in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai mortidarà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo delsuo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).

Benedetto XVI, Angelus 10 aprile 2011

CRISTO ABBATTE IL MURO DELLA MORTE

I

Page 10: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 2014IL PORTICO DELLA CARITAS10

Il recente Workshop regionale del Progetto Policoro.

I ÈCONCLUSOLAsera del 22Marzo nel Teatro diSant’Eulalia il concorsodi iniziative di servizio e

prossimità intitolato “Giovani So-lidali”, organizzato dal GruppoDiocesano di Educazione allaMondialità (GDEM) della CaritasDiocesana di Cagliari con una va-sta rete di partner: Ufficio per l’In-segnamento Religione Cattolica,Ufficio Missionario, MissionariDomenicani, Aifo, Cooperativa IlSicomoro, Associazione IDEM, As-sociazione Oscar Romero, Asso-ciazione la Rosa Roja. Don Marco Lai, direttore della Ca-ritas Diocesana di Cagliari, duran-te la festa di premiazione finale halanciato ai giovani questo messag-gio: “Le difficoltà non sono solomateriali ma anche morali, spiri-tuali, di creatività: dunque in que-sto momento diventa importantescegliere la responsabilità e l’im-

S* GIADA MELIS

pegno”. I giovani che hanno par-tecipato sono stati circa 260, ap-partenenti a 7 istituti superiori diCagliari, 5 gruppi giovanili parroc-chiali e missionari.Sono stati ideati e realizzati 18 pro-getti grazie ai quali i giovani, dopoaver osservato i bisogni e le neces-sità presenti nel loro territorio (Ca-gliari, Elmas, Muravera, Villasor,Lanusei), hanno animato dellegiornate di solidarietà con i bam-bini ricoverati e gli adolescenti dialcune case famiglia, hanno visi-tato delle persone ricoverate negliospedali e degli anziani residentinelle case di cura, hanno svolto ilservizio nelle mense per indigentied organizzato degli eventi di soli-darietà per delle raccolte fondi ascopo sociale (Mensa Caritas, Co-munità Albanese, Orfanotrofio inAfrica).

I giovani sono stati capaci di allar-gare ulteriormente la rete inizialedi contatti che comprendeva fa-miglie, amici, Caritas e partner delprogetto, coinvolgendo altri 10 en-ti e producendo un effetto molti-plicatore oltre le aspettativeAngela Murru, conduttrice della se-rata finale, spiega: «In questa se-conda edizione del concorso ab-biamo visto dei giovani che sonocresciuti rispetto all’inventiva edalla realizzazione delle idee solida-li». Il progetto vincitore intitolatoTestimoni di guerra e di paceè sta-to organizzato da una classe quin-ta del liceo “Siotto” di Cagliari edha vinto per la capacità dei giovanidi valorizzare più i beneficiari delprogetto (gli anziani) che i realiz-zatori. Significativo il titolo del li-bretto che è nato dopo l’incontrocon gli anziani: Due chiacchere per

Mettersi in rete per rendere i giovani dei veri protagonisti della solidarietà

un sorriso in cui si afferma nell’in-troduzione: “Chi ha già cammina-to per numerosi passi nella vita, hapotuto far dono della propria espe-rienza, sentendosi importante,mentre chi ha appena iniziato lastrada gustava la gioia di donare lacompagnia e l’ascolto a coloro chea volte vengono dimenticati e trop-po spesso ignorati”.Un’altra giovane vincitrice del se-condo premio dice: «È stata vera-mente un’esperienza stupenda:vedere il sorriso di tutti quei bam-bini ha ripagato la fatica di orga-nizzare il progetto. È sicuramenteun’esperienza da rifare».Durante la fase finale dal 20 al 22Marzo è stato possibile inoltre vi-sitare nel Chiostro di San Domeni-co a Cagliari la mostra solidale ar-ricchita dai materiali inviati daigiovani.La Caritas Diocesana di Cagliari,attraverso il GDEM, si propone dicontinuare a concretizzare l’at-tenzione e l’azione pedagogica ver-so gli adolescenti e i giovani edu-cando in maniera progressiva aivalori della pace e della mondia-lità, formando le coscienze alla so-lidarietà e al bene comune e pro-ponendo una varietà di esperien-ze, in vasi comunicanti, che uni-scano le energie del mondo del vo-lontariato e no-profit per una pro-posta autentica e globale. * Referente del Gruppo Diocesanodi Educazione alla Mondialità

L’obiettivo del GDEMè quello di promuovereattività di servizio destinate agli ultimi. I giovani trovano delle occasioni performarsi all’accoglienza

Animazione. L’attività portata avanti dal Gruppo diocesano di Educazione alla Mondialità.

N PROGETTO CON al centro igiovani e il tema del lavo-ro, per ascoltarne i biso-

gni e accompagnarli verso la rea-lizzazione della propria voca-zione lavorativa, con l’impegnodi una rete di soggetti “cristiana-mente ispirati”, estesa alle asso-ciazioni partner. È la mission delProgetto Policoro, che a Cagliariha sede presso l’Ufficio Caritasdella Curia Arcivescovile e offreun servizio di ascolto, informa-zione, orientamento e sostegnonella creazione di nuova impre-sa o nella ricerca attiva del lavo-ro. L’operatività di Policoro indiocesi è garantita dal lavoro del-l’équipe diocesana formata daidirettori delle tre pastorali pro-motrici (pastorale sociale e dellavoro, Caritas e pastorale gio-vanile), dai professionisti volon-tari del progetto, dagli animato-ri di comunità e dai referenti del-le filiere.Destinatari sono i giovani italia-

ni e stranieri dai 16 ai 35 anni, masempre più spesso arrivano allosportello anche gli over 35. I bi-sogni dei più giovani vanno daun semplice ascolto alla ricerca distimoli sulla scelta del percorso distudi o tirocini formativi. Tra gliadulti si sente la necessità del be-nessere economico, come rea-zione alle scarse opportunità cheoffre la Sardegna. Da un breve bilancio del lavorosvolto negli ultimi anni emergeuna sempre maggiore conoscen-za del progetto Policoro all’inter-no della diocesi, grazie a un bi-nario parallelo di attività: i per-corsi di animazione territorialee il centro servizi. L’incrocio congruppi di giovani nelle parroc-chie, nelle scuole, con le associa-zioni ed i movimenti ecclesiali,ha fatto sì che l’équipe incon-trasse oltre 300 giovani del terri-torio. Attraverso l’attività dellosportello sono circa 150 i giovaniincontrati. Il Centro servizi, oltread essere un punto di contattotra il giovane e la filiera dei part-

ner, offre anche un percorso diaccompagnamento specifico al-la creazione di forme di auto-im-piego e imprenditoria. Negli ultimi tre anni di attività delProgetto, su 59 giovani incontra-ti ben 21 hanno condiviso conl’équipe i propri progetti lavora-tivi ed imprenditoriali. L’attivitàspecifica di accompagnamentoallo start-up è realizzata dall’é-quipe “tecnica”, costituita da pro-fessionisti-volontari che offronocompetenze (e tempo libero) alProgetto. Ad oggi, per tre ideed’impresa è stata inoltrata ri-chiesta di finanziamento attra-verso canali regionali (prestitoSfirs) o comunali (Bando “De mi-

nimis” del Comune di Cagliari oPoic di Muravera), mentre altretre sono in fase di accompagna-mento. In tutti i progetti la cifranecessaria a sostenere gli inve-stimenti iniziali si è attestata, inmedia, sui 20 mila euro. Dall’a-nalisi dei casi seguiti emerge co-me un eventuale strumento dimicrocredito diocesano dedica-to a Policoro – ipotesi già in attoin altre diocesi del Sud Italia – po-trebbe aumentare le potenzialitàdel Progetto sul territorio, per po-ter investire sulle idee e favorirel’ingresso nel mondo del lavorodei nuovi imprenditori.* Animatori diocesani del Proget-to Policoro

Policoro, un progettoper il lavoro giovanile

* A. MURRU - F. ARESU

U

Caritas opera con la pastorale dei giovani e del lavoro

brevi

Da anni la Caritas di Cagliari siimpegna ad offrire percorsi divolontariato e ad educare i gio-vani in servizio ai valori della nonviolenza, della pace, alla citta-dinanza attiva ed alla legalità. IlServizio Civile Nazionale affondale sue radici nella storia dell’o-biezione di coscienza al servi-zio militare che si è sviluppatasul duplice concetto di: cittadi-nanza attiva, intesa come impe-gno personale per il bene co-mune e la realizzazione della giu-stizia sociale, e difesa della pa-tria, non solo come territorio maanche come valori comuni e fon-danti il nostro ordinamento. Con il Servizio civile si contri-buisce a realizzare alcuni dei piùimportanti principi della Costi-tuzione Italiana: il ripudio dellaguerra (art.11) e la difesa dellapatria (art. 52); la solidarietà so-ciale (art. 2); la rimozione degliostacoli di ordine economico esociale che impediscono il pienosviluppo della personalità e l’ef-fettiva partecipazione alla vitapolitica, sociale ed economicadel paese (art. 3); il dovere diconcorrere al progresso mate-riale o spirituale della società(art. 4). Gli elementi qualificanti il serviziocivile in Caritas sono: il servizio,con un approccio promozionale,a vantaggio dei poveri di ognigenere che vivono sul territorio;la comunità come luogo in cuisperimentare le relazioni; la for-mazione, come grande occasio-ne di crescita umana, attraver-so un accompagnamento for-mativo articolato lungo tutto l’an-no; la sensibilizzazione, comemezzo per diffondere la culturadella nonviolenza e della solida-rietà. Il servizio è vissuto come unanno donato alla vita degli altri...e alla propria. La Caritas offrel’opportunità ai giovani di fareun’esperienza formativa alla“cattedra dei poveri”, e il serviziodei giovani svolge un compitoimportante migliorando la qualitàdei servizi offerti (nel Centro diAscolto, nella mensa ecc…). A livello nazionale i continui ta-gli ai fondi destinati al Serviziocivile comportano una diminu-zione dei progetti realizzati. laRegione Sardegna - che neglianni scorsi aveva già recepitola legge nazionale sul Serviziocivile - quest’anno ha reso ope-rativa la legge regionale in ma-teria, che consentirà l’annoprossimo l’apertura di bandi cuipotranno partecipare centinaiadi giovani. Inoltre, per ragioniburocratiche, la Regione ha an-che deciso di trasferire gli ana-loghi fondi regionali del 2013,non ancora utilizzati, sui fondinazionali omologhi, con la clau-sola che essi siano riservatiesclusivamente ai giovani sardi.E ciò porterà a un incrementodei finanziamenti a disposizionedei giovani che vorranno impe-gnarsi nel Servizio civile.

Giada Melis e Silvia Fenu

Un tempo donatoal bene comune

SERVIZIO CIVILE

Giovani impegnati nel Campo estivo 2013.

Page 11: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DEL TEMPIO 11DOMENICA 6 APRILE 2014 IL PORTICO

Il Papa. L’invito rivolto ai sacerdoti ad essere dei veri ministri della misericordia.

LL’ANGELUS ILSANTOPadresi soffermato in partico-lare sul Vangelo domeni-cale che presentava l’epi-

sodio della guarigione del cieco na-to. La vicenda del cieco è significa-tiva per il cammino di fede di ognicristiano: «La nostra vita a volte è si-mile a quella del cieco che si è aper-to alla luce, che si è aperto a Dio,che si è aperto alla sua grazia. A vol-te purtroppo è un po’ come quelladei dottori della legge: dall’alto delnostro orgoglio giudichiamo gli al-tri, e perfino il Signore! Oggi, siamoinvitati ad aprirci alla luce di Cristoper portare frutto nella nostra vita,per eliminare i comportamenti chenon sono cristiani; tutti noi siamocristiani, ma tutti noi, tutti, alcunevolte abbiamo comportamentinon cristiani, comportamenti chesono peccati. Dobbiamo pentircidi questo, eliminare questi com-portamenti per camminare deci-samente sulla via della santità».Papa Francesco ha suggerito poi disoffermarsi in particolare sul capi-tolo 9 del Vangelo di Giovanni peresaminarsi di fronte a Dio: «Do-mandiamoci come è il nostro cuo-re? Ho un cuore aperto o un cuorechiuso? Aperto o chiuso verso Dio?Aperto o chiuso verso il prossimo?Sempre abbiamo in noi qualchechiusura nata dal peccato, daglisbagli, dagli errori. Non dobbiamoavere paura! Apriamoci alla luce

AROBERTO PIREDDA

del Signore».In settimana il Papa ha ricevuto inudienza i partecipanti alla Plena-ria del Pontificio Consiglio per gliOperatori Sanitari. Nel suo discor-so ha sottolineato come «l’espe-rienza della condivisione fraternacon chi soffre ci apre alla vera bel-lezza della vita umana, che com-prende la sua fragilità. Nella custo-dia e nella promozione della vita, inqualunque stadio e condizione sitrovi, possiamo riconoscere la di-gnità e il valore di ogni singolo es-sere umano, dal concepimento fi-no alla morte».All’Udienza generale Papa France-sco, proseguendo il ciclo di cate-chesi dedicate ai Sacramenti, si èconcentrato sull’Ordine Sacro. Tra

i vari aspetti presi in esame dal San-to Padre c’era anche quello dellacura della vita spirituale che devecaratterizzare i sacerdoti: «Quan-do non si alimenta il ministero, ilministero del vescovo, il ministerodel sacerdote con la preghiera, conl’ascolto della Parola di Dio, e con lacelebrazione quotidiana dell’Eu-caristia e anche con una frequen-tazione del Sacramento della Pe-nitenza, si finisce inevitabilmenteper perdere di vista il senso auten-tico del proprio servizio e la gioiache deriva da una profonda comu-nione con Gesù».Sempre in settimana Papa France-sco ha ricevuto in udienza i parte-cipanti al Corso sul foro internopromosso dalla Penitenzieria Apo-

“Siamo invitati ad aprirci alla lucedi Cristo per portare frutto nella vita”

le pietre

Atti vandalici contro una chiesa

TURCHIA

Un luogo sacro alla cristianità or-todossa è stato profanato da ungruppo di giovani teppisti, appa-rentemente legati al partito de-mocratico popolare filocurdo. Lapolizia non è voluta intervenire.La profanazione è avvenuta pres-so la chiesa di Agia Paraskevi aKazilcesme, a ridosso delle anti-che mura bizantine di Costanti-nopoli. La chiesa è famosa per lapresenza di una fonte d'acqua,santificata secondo la tradizio-

ne orientale di rito bizantino. Ilcustode ha raccontato che ungruppo di giovani ha sfondato ilportone dell'edificio e ha creatodisordine ovunque. Alla fine ilgruppo ha asportato anche di-versi oggetti sacri e la campanadella storica chiesa. Il custodeha trovato rifugio nel vicino com-missariato di Polizia, dove perògli agenti, si sono rifiutati di in-tervenire, dichiarando che un lo-ro intervento avrebbe fatto pre-cipitare la situazione.

Un progetto educativo dei gesuiti

IN CAMBOGIA

I gesuiti della Cambogia stannolavorando ad un nuovo progettoeducativo che avrà la sua base aSisophon, nella provincia di Ban-teay Meanchey. In una letteraspecificano che Sisophon è sta-ta scelta perché ha poche op-portunità educative. La città stes-sa è più povera. Battambang hagià due scuole apprezzate, laScuola Salesiana e la BoreySchool. A Sisophon non c'è nien-te. Ecco il motivo principale del-la decisione.

Ucciso un professorecristiano

LIBIA

Si chiamava Adison Karkha ed eraun cristiano di Kirkuk il professore54enne, Preside della facoltà di me-dicina dell'Università di Sirte, ucci-so mentre si recava al lavoro con lasua auto. Il ritrovamento del suocorpo crivellato di colpi, in una zo-na dove operano le bande di isla-misti radicali di Ansar al-Shariah,conferma le apprensioni sulla con-dizione dei cristiani nella Libia post-Gheddafi, già allarmanti dopo lastrage di sette lavoratori egizianicopti trucidati a Bengasi lo scorso23 febbraio. Dopo l'assassinio delprofessor Karkha, il Ministero degliesteri iracheno ha chiesto al go-verno libico di fare tutto il possibileper arrestare gli esecutori dell'omi-cidio.

stolica. Rivolgendosi direttamen-te ai sacerdoti il Santo Padre ha po-sto l’accento sulla chiamata ad es-sere ministri di misericordia: «se laRiconciliazione trasmette la vitanuova del Risorto e rinnova la gra-zia battesimale, allora il vostrocompito è donarla generosamenteai fratelli. Donare questa grazia. Unsacerdote che non cura questa par-te del suo ministero, sia nella quan-tità di tempo dedicato sia nella qua-lità spirituale, è come un pastoreche non si prende cura delle peco-re che si sono smarrite; è come unpadre che si dimentica del figlioperduto e tralascia di attenderlo.Ma la misericordia è il cuore delVangelo!».Papa Francesco ha poi ricevuto inudienza gli aderenti al MovimentoApostolico Ciechi e alla PiccolaMissione per i Sordomuti. Nelle pa-role del Pontefice è ritornato il con-trasto tra le diverse visioni dell’uo-mo che caratterizzano la nostra so-cietà: «Ecco le due culture oppo-ste. La cultura dell’incontro e la cul-tura dell’esclusione, la cultura delpregiudizio, perché si pregiudica esi esclude. La persona malata o di-sabile, proprio a partire dalla suafragilità, dal suo limite, può diven-tare testimone dell’incontro: l’in-contro con Gesù, che apre alla vitae alla fede, e l’incontro con gli altri,con la comunità. In effetti, solo chiriconosce la propria fragilità, il pro-prio limite può costruire relazionifraterne e solidali, nella Chiesa enella società».

Un momento dell’udienza con il Movimento Apostolico Ciechi.

l 24 marzo Papa Francesconella sua omelia ha fatto ri-ferimento al rifiuto che Gesùincontra da parte della “sua”

gente (Lc 4,24-30) per ricordare ilvalore del mettersi con umiltà difronte a Dio.

«È il dramma dell’osservanza deicomandamenti senza fede: ‘Io misalvo da solo, perché vado alla si-nagoga tutti i sabati, cerco di ub-bidire ai comandamenti, ma chenon venga questo a dirmi che era-no meglio di me quel lebbroso equella vedova!’. Quelli eranoemarginati! E Gesù ci dice: ‘Ma,guarda, se tu non ti emargini, nonti senti al margine, non avrai sal-vezza’. Questa è l’umiltà, la stradadell’umiltà: sentirsi tanto emar-ginati che abbiamo bisogno dellasalvezza del Signore. Solo Lui sal-va, non la nostra osservanza deiprecetti. E questo non è piaciuto, sisono arrabbiati e volevano ucci-derlo».

«Maria nel suo Cantico non diceche è contenta perché Dio ha

guardato la sua verginità, la suabontà e la sua dolcezza, tantevirtù che aveva lei, no: ma perchéil Signore ha guardato l’umiltàdella sua serva, la sua piccolez-za, l’umiltà. E’ quello che guardail Signore. E dobbiamo impararequesta saggezza di emarginarci,perché il Signore ci trovi. Non citroverà al centro delle nostre si-curezze, no, no. Lì non va il Si-gnore. Ci troverà nell’emargina-zione, nei nostri peccati, nei nostrisbagli, nelle nostre necessità di es-sere guariti spiritualmente, di es-sere salvati; lì ci troverà il Signo-re».

Nella Solennità dell’Annuncia-zione, il 25 marzo, il Santo Padreha posto l’accento sull’atteggia-mento di docilità e di obbedien-za che Maria ha nel suo rapportocon Dio.

«Il Signore è in cammino con ilsuo popolo. E perché cammina-va con il suo popolo, con tanta te-nerezza? Per ammorbidire il no-stro cuore. Esplicitamente lo dice,

Lui: ‘Io farò del tuo cuore di pietraun cuore di carne’. Ammorbidire ilnostro cuore per ricevere quellapromessa che aveva fatto nel Pa-radiso. Per un uomo è entrato ilpeccato, per un altro uomo vienela salvezza. E questo camminotanto lungo aiutò tutti noi ad ave-re un cuore più umano, più vicinoa Dio, non tanto superbo, nontanto sufficiente».

«La salvezza non si compra, nonsi vende: si regala. È gratuita. Noinon possiamo salvarci da noi stes-si: la salvezza è un regalo, total-mente gratuito. Non si compracon il sangue né di tori né di capre:non si può comprare. Soltanto,per entrare in noi questa salvezzachiede un cuore umile, un cuoredocile, un cuore obbediente. Comequello di Maria. E, il modello diquesto cammino di salvezza è lostesso Dio, suo figlio, che nonstimò un bene irrinunciabile es-sere uguale a Dio».

Nell’omelia del 28 marzo il Papa,prendendo spunto dal testo diOsea della prima lettura (14,2-10), ha insistito sull’amore mise-ricordioso del Padre.

«È il cuore di nostro Padre, è così

La salvezza è un dono

I

Dio: non si stanca, non si stanca!E per tanti secoli ha fatto questo,con tanta apostasia, tanta apo-stasia del popolo. E Lui sempretorna, perché il nostro Dio è unDio che aspetta. Da quel pome-riggio nel Paradiso terrestre, Ada-mo è uscito dal Paradiso con unapena e anche una promessa. E Luiè fedele, il Signore è fedele alla suapromessa, perché non può rinne-gare se stesso. E’ fedele. E così haaspettato tutti noi, lungo la sto-ria. È il Dio che ci aspetta, sem-pre».

«Questo è il nostro Padre, il Dioche ci aspetta. Sempre. ‘Ma, pa-dre, io ho tanti peccati, non so seLui sarà contento’. ‘Ma prova! Setu vuoi conoscere la tenerezza diquesto Padre, va da Lui e prova,poi mi racconti’. Il Dio che ciaspetta. Dio che aspetta e ancheDio che perdona. E’ il Dio dellamisericordia: non si stanca diperdonare. Siamo noi che ci stan-chiamo di chiedere il perdono,ma Lui non si stanca. Settantavolte sette: sempre; avanti con ilperdono. E dal punto di vista diun’azienda, il bilancio è negativo.Lui sempre perde: perde nel bi-lancio delle cose, ma vince nel-l’amore».

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Page 12: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DELLA DIOCESIIL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 201412

A SOLIDARIETÀ E il caloredell’estate in Sardegnaper i bambini bosniaci.Arriva per la prima volta

in Sardegna il progetto della Or-ganizzazione non governativa“Luciano Lama” che da vent’an-ni si occupa dell’accoglienza deipiccoli provenienti dalle zonemartoriate della Bosnia Erzego-vina . Lo scopo dell’iniziativa è quellodi aiutare i bambini dai 6 ai 12anni a superare i traumi e gli ef-fetti dolorosi, spesso profondi,trasmessi nella loro anima dalleconseguenze della guerra. Il progetto è stato presentato aCagliari nella Sala Conferenze delDistretto Socio Sanitario alla pre-senza del presidente nazionaledell’associazione, Giuseppe Ca-stellano. Durante l’incontro conle associazioni di volontariato ela stampa, ha ricordato che buo-na parte dei bambini provengo-no dall’orfanotrofio e collocatinelle case di accoglienza. Il mio interesse per la Bosnia è

MAURIZIO CORDA*

Un ponte di solidarietà unisce l’Isolacon la realtà della Bosnia-ErzegovinaLa testimonianza di Maurizio Corda, responsabile regionaledella Ong “Luciano Lama”che si occupa di dareospitalità ai bambinicolpiti da tante difficoltà

nato dopo aver visto il filmato diun amico, Giovanni Discolo, lau-reatosi in Mediazione Culturale ecooperazione euromediterraneacon una tesi sulla sua esperienzanella terra col-pita anni fadalla terribileguerra. E’ statolui – ha conclu-so il responsa-bile per l’isola -a far crescerel’idea che que-sta realtà po-tesse nascereanche in Sardegna. Il videoclip“Bosnia Erzegovina SrebrenicaPer non dimenticare” visibile su

YouTube mostra il Paese immer-so nella montagna, i suoi tettirossi e la croce che sovrasta il bor-go. Poi, le immagini della distru-zione, i volti degli abitanti, facce

scavate dal tem-po, le bare, il do-lore delle donne. La O.N.G è im-pegnata a favo-re delle popola-zioni colpitedalle lungheguerre nella ter-ra dell’ex Jugo-slavia e nel corso

degli anni di attività ha dato lapossibilità a quindicimila bam-bini di trascorrere periodi di va-

L

canze nelle famiglie italiane. Sal-gono dunque a sei le regioni ita-liane che partecipano attiva-mente al progetto: Sicilia, Molise,Puglia, Campania, Abruzzo e oraSardegna. Il 21 giugno p.v., i bam-bini arriveranno a Bari via Du-brovnick insieme a tutti gli altri.Poi, proseguiranno verso Civita-vecchia e in nave raggiungeran-no la nostra isola. Le domandedi partecipazione all’accoglienzaestiva vanno presentate entro enon oltre il 5 aprile p.v. al re-sponsabile regionale.Attiva anche la comunicazionesui social network. La pagina fa-cebook “Ong Luciano Lama -Sez. Sardegna” conta oltre 500fans e raccoglie spunti, riflessio-ni e immagini delle scorse acco-glienze in Italia. L’estate prossimasarà la quarantatreesima acco-glienza dei piccoli orfani, poverie disagiati. Nella pagina facebookscorrono i post con le foto dibambini felici e sorridenti chegiocano con i loro coetanei, lon-tani dalla guerra, da quel passatoduro e pesante da digerire. La no-stra terra, che d’estate è illumi-nata da colori bellissimi, porterànel futuro dei bimbi la speranzaper un mondo migliore.

* Responsabile regionale dellaONG “Luciano Lama”

Per informazioni e contatti sulprogetto: 3404725309 o3406475488. Indirizzo mail: [email protected].

Solidarietà. La Ong “Luciano Lama” promuove l’accoglienza dei bambini bosniaci.

Un gruppo di famiglie insieme ad alcuni bambini provenienti dalla Bosnia.

brevi

Campi di formazionead aprile

PASTORALE GIOVANILE

Sono aperte le iscrizioni per iprossimi campi di formazioneproposti dall’Ufficio di Pastora-le Giovanile e previsti nel mesedi aprile. Dal 25 al 27 aprile èprevisto un corso di formazioneper Animatori di gruppi preado-lescenti e gruppi “post-cresi-ma” . Dal 29 aprile al 1 maggioinvece si svolgerà un corso di

formazione per gli Animatori chenei nostri Oratori animano le at-tività invernali ed estive. Tutti icorsi si terranno a Solanas, nel-la colonia “San Domenico Sa-vio”. Per maggiori informazionisi può contattare direttamentel’Ufficio di Pastorale Giovanileall'indirizzo [email protected].

La Via Crucisa Monte Urpinu

11 APRILE

Venerdì 11 aprile alle 20, a parti-re dallachiesa par-rocch ia ledei SantiGiorgio eCaterina inCagliari, siterrà la tra-d iz iona leVia Crucissul colle di «Monte Urpinu».

Page 13: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DELLA DIOCESIDOMENICA 6 APRILE 2014 IL PORTICO 13

L’equipe della PGha partecipato a Bergamoal lancio del tema del Cre Grest 2014“Piano Terra. E vennead abitare in mezzo a noi”

Pastorale giovanile. A Bergamo la presentazione del tema degli oratori estivi 2014.

UNA MAGNIFICA seratanella bellissima Berga-mo, quando a Città Al-ta, iniziano a riversarsicirca un migliaio di ani-

matori provenienti da tutta ladiocesi della bergamasca. Comeogni anno infatti, il seminariodella città ospita uno degli even-ti più importanti e più attesi dairagazzi: la presentazione del te-ma del Cre Grest.Il Cre Grest è un progetto voltoall’animazione estiva dedicata airagazzi ed ai bambini. Negli ora-tori e nelle parrocchie vengonoinfatti sviluppate tematiche, gio-chi e laboratori improntati su untema specifico che cambia di an-no in anno, e viene fatto cono-scere alle parrocchie attraversodei sussidi e un cd contenente lemusiche, i balli e le canzoni chefaranno da sfondo all’estate.Quest’anno il tema scelto per ilCre Grest del 2014 è l’abitare, equesto viene riportato nel titolo“Piano Terra. E venne ad abitarein mezzo a noi”.Tra gli animatori che prendonoposto nel grande auditorium delseminario bergamasco que-st’anno c’è anche la squadra del-l’Ufficio di Pastorale Giovaniledella nostra diocesi, che accom-pagnata dal direttore don Alber-to Pistolesi, assiste allo spettaco-lo proposto dall’UPEE, il team

ÈFEDERICA BANDE

degli animatori diocesani del-l’Ufficio Pastorale Età Evolutivadi Bergamo. Anche nella nostradiocesi infatti, sono diverse leparrocchie che utilizzano il CREper animare i giovani durante l’e-state.La serata ha inizio con le paroledel vescovo bergamasco,S. E.Monsignor Francesco Beschi,che accolto da don Emanuele Po-letti, direttore dell’UPEE, saluta iragazzi introducendo questa te-matica solo apparentementesemplice, ma in realtà moltocomplessa ed articolata. Il ve-scovo parla della terra innanzi-tutto, casa di tutti gli esseri vi-venti, dicendo che avere una ca-sa non basta; nella vita non biso-gna solamente stare in un luogoma è necessario anche abitare lerelazioni sia interpersonali chespirituali. L’uomo deve costrui-re i rapporti e questo CRE potràessere l’opportunità per mostra-

re ai bambini ed ai ragazzi, cheper edificare qualcosa ognunodeve utilizzare e sviluppare i pro-pri talenti e competenze. Al saluto di Monsignor Beschi se-gue la lettura del brano dal van-gelo di Giovanni da cui è statoestrapolato il tema, e la plateaviene catturata dalla bella vocedi una ragazza di appena 11 anni,che quest’anno ha prestato la suavoce per la canzone-preghierache riempirà le sale di tantissimioratori durante i prossimi mesiestivi.La presentazione procede attra-verso il racconto e la messa inscena di una storia apposita-mente studiate per riuscire a svi-luppare il significato dell’abita-re. La squadra Upee infatti du-rante lo snodarsi della serata el’evolversi della storia utilizza al-l’interno della scenografia dellegrandi lettere, che al mutare del-la scena formano parole diffe-

Pg Diocesana arriva sabatoil fattoIn tutte le chiesecolletta pro Terra Santa

VENERDÌ SANTO

La “Colletta per la Terra Santa”,conosciuta anche come “Col-lecta pro Locis Sanctis”, nascedalla volontà dei Papi di mante-nere forte il legame tra tutti i Cri-stiani del mondo e i Luoghi San-ti.La Colletta, che tradizionalmen-te viene raccolta nella giornatadel Venerdì Santo, è la fonte prin-cipale per il sostentamento dellavita che si svolge intorno ai Luo-ghi Santi. Le offerte raccolte dal-le parrocchie e dai Vescovi ven-gono trasmesse dai Commissa-ri di Terra Santa alla Custodia diTerra Santa che verranno usateper il mantenimento dei Luoghi eper I cristiani di Terra Santa, lepietre vive di Terra Santa.La Custodia attraverso la Collet-ta può sostenere e portare avan-ti l’importante missione a cui èchiamata: custodire i LuoghiSanti, le pietre della Memoria, esostenere la presenza Cristiana,le pietre vive di Terra Santa, at-traverso tante attività di solida-rietà.In tempo nel quale i cristiani del-le chiese orientali stanno vivendoun periodo di grossa difficoltàper via delle persecuzioni alle

quali sono sottoposte, la collettarappresenta un concreto soste-gno alla vita di quelle Chiese par-ticolari.Un aspetto particolare poi ri-guarda l’interrogativo che in mol-ti si stanno ponendo, in quelleregioni, sulla futura presenza deicristiani in Medio Oriente: ognigiorno si interrogano se restareoppure emigrare, vivendo nel-l’insicurezza o nella violenza peril solo fatto di professare la lorofede. Ogni giorno ci sono cristia-ni che resistono, scegliendo direstare là dove Dio ha compiutoin Cristo il disegno dell’universa-le riconciliazione. Da quella Terra sono partiti colo-ro che, sulla parola di Cristo, han-no portato il Vangelo ai quattroangoli del mondo. È lì che la Chiesa ritrova sempre,come le sue radici, la “grandesperanza” che porta il nome diGesù, ma la situazione attualededicata: basti pensare al con-flitto tra Israele e Palestina, all’e-voluzione che investe l’Egitto, al-la tragedia della Siria.Per queste situazione e per an-cora altre Venerdì Santo vienechiesto ai cristiani di tutto il mon-do di rendere concreto il soste-gno a questi cristiani in TerraSanta.

renti: entrare, custodire, costrui-re e uscire, sono queste le paroleche compongono i punti fonda-mentali del lavoro che gli anima-tori dei nostri oratori dovrannosviluppare. Per aiutare la com-prensione di questo percorso vie-ne proiettato un piccolo video,in cui il filosofo Silvano Petrosinospiega che l’uomo essendo get-tato nell’esistenza non decide diesistere. Continua dicendo che ilpunto fondamentale della que-stione è che l’uomo risponde aquesta imposizione dando uncontributo alla vita. Abitare si-gnifica contribuire e non esisteal mondo nessuno capace di noncontribuire, perché lo si può fareanche solamente attraverso l’a-scolto.Ma il CRE, essendo pensato per ibambini ed i ragazzi, non è com-posto solamente da difficili te-matiche da sviluppare ma ancheda momenti di gioco e diverti-mento, ed è proprio per questoche di anno in anno il CRE è com-posto da balli e musiche freschee super estive. Il team dell’UPEEcoinvolge tutto l’auditorium mo-strando i passi che migliaia dipiedi ripeteranno all’infinito inspiaggia, in cortile o in qualchesalone e le nuove melodie inizia-no a conquistare tutti gli anima-tori presenti, che non si tirano in-dietro e mostrando tutto il loroentusiasmo, iniziano a cimen-tarsi nei primi movimenti invi-tati dalle “felpe gialle” che balla-no sul palco.La serata volge al termine, e donEmanuele saluta tutto l’audito-rium con l’augurio di trascorrereun’estate ricca, tenendo però amente che ogni esperienza, purbella che sia, è destinata a finire;l’importante sarà quindi il tor-nare alla vita quotidiana utiliz-zando ciò che di più bello que-sta ci ha lasciato.

La presentazione dell’inno del Cre Grest 2014.

Ricordati di rinnovare il tuo abbonamento a

48 numeri a soli 30 euroAbbonamento 48 “Il Portico” + 12 Avvenire con Cagliari a 36 euro

Page 14: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

14 IL PORTICO DELLA DIOCESIIL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 2014

O SCORSO 25 marzo nellaCattedrale di Bosa si è te-nuta la Celebrazione del-l’Ordinazione Episcopa-

le di Mons. Antonello Mura, no-minato vescovo della Diocesi diLanusei.Il rito è stato presieduto da Mons.Angelo Becciu, Sostituto della Se-greteria di Stato, i conconsacrantierano Mons. Mauro Morfino, ve-scovo di Alghero-Bosa e Mons.Arrigo Miglio, Arcivescovo di Ca-gliari.All’inizio della CelebrazioneMons. Miglio nel suo saluto haringraziato la Diocesi di AlgheroBosa che ha «accompagnato ecresciuto in questi anni don An-tonello e ora lo dona alla Chiesadi Lanusei».

I. P.

Becciu: “Il pastore è chiamato a starecon generosità vicino al suo gregge”Mons. Mura è statoordinato vescovo nella Cattedrale di Bosa.Il prossimo 27 aprile,II Domenica di Pasqua,Il24 marzo farà il suo ingresso a Lanusei

Il ministero episcopale di Mons.Mura ci aiuterà tutti a lavorare incomunione armonia con l’obiet-tivo di valorizzare la fisionomia diciascuna delle nostre Chiese par-ticolari ma anche di costruire in-sieme una vera famiglia che sap-pia condividere tutte le ricchezzetradizionali, culturali e soprat-tutto spirituali delle nostre Chie-se, per essereun fermento nellasocietà sarda e per poter offrire atutto il nostro paese qualcosadelle immense ricchezze spiri-tuali che abbiamo ricevuto dalSignore».Nell’omelia Mons. Becciu ha de-lineato i tratti principali che de-vono caratterizzare la figura delvescovo. Il pastore è chiamato in-nanzitutto ad essere un uomo vi-cino alla gente, in sintoniaprofonda con le speranze e lepreoccupazioni del popolo chegli è affidato: «Il popolo di Diovuole il suo vescovo. Sì, vescovipastori, pastori vicini alla gente,che hanno il coraggio di morire,la generosità di offrire la propria

vita e di consumarsi per il greg-ge». Riprendendo alcune espressionidi Papa Francesco, il Sostitutodella Segreteria di Stato ha poi ri-cordato come si sia bisogno «diuno che ci sorvegli dall’alto; ab-biamo bisogno di uno che ciguardi con l’ampiezza del cuoredi Dio; non ci serve un manager,un amministratore delegato diun’azienda, e nemmeno uno chestia al livello delle nostre po-chezze o piccole pretese. Ci serveuno che sappia alzarsi all’altezzadello sguardo di Dio su di noi perguidarci verso di lui». Non è mancato nelle parole delPresule anche un riferimento al-l’impegno dei Vescovi dell’Isolaper condividere le fatiche dei sar-di in un momento storico segna-to dalla crisi economica: «Vedocome siete segnati dalla condi-visione delle sofferenze delle vo-stre popolazioni. E sono tante.Ognuno di voi può farsi eco deigravi problemi sociali che ognigiorno di più affliggono il nostro

L

popolo». Rivolgendosi in parti-colare al nuovo vescovo Mons.Becciu ha fatto presente come ifedeli della Diocesi di Lanuseihanno «la speranza di trovare inte il pastore che, forgiato dallaParola di Dio, la sappia condurreper i sentieri della vita».Al termine della Celebrazione hapreso la parola Mons. Mura cheha espresso il suo ringrazimento«alla Chiesa di Alghero-Bosa chemi ha generato alla fede», e havoluto ricordare «un fondamen-to che ci educa a lavorare nellaChiesa, qualsiasi compito cia-scuno porti avanti: non sono io,non posso essere io, al centro ditutto questo, nulla mi deve far di-menticare che sono un inviatoda Dio e dalla Chiesa sono invia-to per una missione che valequanto più in essa è presente Ge-sù, non basteranno le mie pre-sunte capacità , le risorse di ognigenere e le fatiche conseguentise non vivrò con Lui e per Lui,cercando di essere un pastoreche partecipa all’unica missioneche il Figlio ha ricevuto dal suo enostro padre».Il successore di Mons. AntiocoPiseddu, dal 1981 alla guida del-la Chiesa di Lanusei, farà il suoingresso in Diocesi il prossimo27 aprile, II Domenica di Pasqua.

Diocesi di Lanusei. Il 25 marzo Mons. Antonello Mura è stato ordinato vescovo.

Un momento del rito di ordinazione episcopale.

RadioKalaritanaOggi parliamo di… arte e fedeLa chiesa di S. Efisio e S. Michele(Terenzio Puddu)Domenica 6 aprile ore 18.10Lunedì 7 aprile ore 8.30

Cantantibus organisAscolto guidato alle interpretazioniorganistiche bachiane di Marie- Claire Alain.(a cura di Andrea Sarigu)domenica 6 aprile ore 21.30

Oggi parliamo di… comunicazioneIl popolo della rete non esite(Simone Bellisai)Martedì 8 aprile ore 19.10Mercoledì 9 aprile ore 8.30

L’ora di NicodemoEvangelii GaudiumLettura dell’Esortazione (nn.110-134) di Papa Francesco Mercoledì 10 aprile 21.30

Oggi parliamo con… Fabio Meloni,Presidente Acli SardegnaSabato 5 aprile 19.10Domenica 6 aprile ore 10.30

La Via CrucisVenerdì 11 aprile 21.10

Kalaritana ecclesiaInformazione ecclesiale diocesanaDal lunedì al sabato 9.30 e 16.30

Radiogiornale regionaleDal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 /

Lampada ai miei passi (7 febbraio - 13 aprile)Commento al Vangelo quotidiano acura di don Elenio AbisDal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 /21.00;Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 (Vangelo domenicale)Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00

Oggi è già domaniNel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno(A cura di don Giulio Madeddu)Ogni giorno alle 00.01

Page 15: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

EL PERIODODELLAQuare-sima la Chiesa, a nomedi Dio, rinnova l’appel-lo alla conversione. È la

chiamata a cambiare vita. Con-vertirsi non è questione di un mo-mento o di un periodo dell’anno,è impegno che dura tutta la vita.Chi tra di noi può presumere dinon essere peccatore? Nessuno.Tutti lo siamo. Scrive l’apostoloGiovanni: «Se diciamo di esseresenza peccato, inganniamo noistessi e la verità non è in noi. Seconfessiamo i nostri peccati, egliè fedele e giusto tanto da perdo-narci i peccati e purificarci da ogniiniquità» (1 Gv 1,8-9). E’ quelloche avviene anche in questa cele-brazione e in tutta questa giorna-ta penitenziale. La Parola di Dioche abbiamo ascoltato ci intro-duce in due elementi essenzialidella vita cristiana.Il primo: Rivestirci dell’uomonuovo. L’uomo nuovo, «creato se-condo Dio» (Ef 4,24), nasce nelBattesimo, dove si riceve la vitastessa di Dio, che ci rende suoi fi-gli e ci incorpora a Cristo e allasua Chiesa. Questa vita nuovapermette di guardare alla realtàcon occhi diversi, senza più esse-re distratti dalle cose che non con-tano e non possono durare a lun-go, dalle cose che finiscono con iltempo. Per questo siamo chia-mati ad abbandonare i compor-tamenti del peccato e fissare losguardo sull’essenziale. «L’uomovale più per quello che è che perquello che ha» (Gaudium et spes,35) Ecco la differenza tra la vitadeformata dal peccato e quella il-luminata della grazia. Dal cuore

dell’uomo rinnovato secondo Dioprovengono i comportamentibuoni: parlare sempre con veritàed evitare ogni menzogna; nonrubare, ma piuttosto condivide-re quanto si possiede con gli altri,specialmente con chi è nel biso-gno; non cedere all’ira, al rancoree alla vendetta, ma essere miti,magnanimi e pronti al perdono;non cadere nella maldicenza cherovina la buona fama delle perso-ne, ma guardare maggiormenteal lato positivo di ognuno. Si trat-ta di rivestirci dell’uomo nuovo,con questi atteggiamenti nuovi.Il secondo elemento: Rimanerenell’amore. L’amore di Gesù Cri-sto dura per sempre, non avrà maifine perché è la vita stessa di Dio.

Questo amore vince il peccato edona la forza di rialzarsi e rico-minciare, perché con il perdono ilcuore si rinnova e ringiovanisce.Tutti lo sappiamo: il nostro Padrenon si stanca mai di amare e i suoiocchi non si appesantiscono nelguardare la strada di casa, per ve-dere se il figlio che se n’è andato esi è perduto fa ritorno. Possiamoparlare della speranza di Dio: no-stro Padre ci aspetta sempre, nonsolo ci lascia la porta aperta, ma ciaspetta. Lui è coinvolto in questoaspettare i figli. E questo Padrenon si stanca nemmeno di amarel’altro figlio che, pur rimanendosempre in casa con lui, tuttavianon è partecipe della sua miseri-cordia, della sua compassione.

Dio non solo è all’origine dell’a-more, ma in Gesù Cristo ci chiamaad imitare il suo stesso modo diamare: «Come io ho amato voi,così amatevi anche voi gli uni glialtri» (Gv 13,34). Nella misura incui i cristiani vivono questo amo-re, diventano nel mondo disce-poli credibili di Cristo. L’amorenon può sopportare di rimanererinchiuso in se stesso. Per sua stes-sa natura è aperto, si diffonde ed èfecondo, genera sempre nuovoamore.Cari fratelli e sorelle, dopo questacelebrazione, molti di voi si fa-ranno missionari per proporre adaltri l’esperienza della riconcilia-zione con Dio. "24 ore per il Si-gnore" è l’iniziativa a cui hannoaderito tante diocesi in ogni par-te del mondo. A quanti incontre-rete, potrete comunicare la gioiadi ricevere il perdono del Padre edi ritrovare l’amicizia piena conLui. E direte loro che nostro Pa-dre ci aspetta, nostro Padre ci per-dona, di più fa festa. Se tu vai a Luicon tutta la tua vita, anche contanti peccati, invece di rimprove-rarti fa festa: questo è nostro Pa-dre. Questo dovete dirlo voi, dirloa tanta gente, oggi. Chi sperimen-ta la misericordia divina, è spintoa farsi artefice di misericordia tragli ultimi e i poveri. In questi "fra-telli più piccoli" Gesù ci aspetta(cfr Mt 25,40); riceviamo miseri-cordia e diamo misericordia! An-diamogli incontro e celebreremola Pasqua nella gioia di Dio!

Papa FrancescoOmelia per la

Celebrazione della Penitenza28 marzo 2014

IL PORTICO DELL’ANIMADOMENICA 6 APRILE 2014 IL PORTICO 15

Evangelizzazione. L’omelia di Papa Francesco durante la Celebrazione Penitenziale.

N

Il cristiano è chiamato a diventareun missionario della misericordia Qualche settimana fa nel quoti-

diano locale, la corrispondentedel Medio Campidano ha pubbli-cato un articolo pretestuoso, in-nescando una polemica infonda-ta sul fatto che a Sanluri si sareb-bero celebrate le Cresime in con-comitanza con le elezioni regio-nali. E che, quindi, sarebbero sta-te causa di impedimento per mol-ti cittadini impegnati nelle Cresi-me. Posto che la celebrazionedelle Cresime, come di tutti gli al-tri Sacramenti, si stabiliscono mol-to tempo prima della celebrazioneper una adeguata preparazionedegli interessati e, posto che ladata delle elezioni viene stabilitanon molto tempo prima, bisognaprecisare alcune cose: la prima,clamorosa, che smentisce le pre-visioni e annulla il teorema co-struito, è che a Sanluri c’è stata lapiù alta percentuale di votanti ditutto il Medio Campidano (oltre il60%). Questo lo ha affermato lostesso sindaco, eletto consigliereregionale, il quale tra l’altro appe-na letto l’articolo ha telefonato alparroco per esprimere la sua in-dignazione su polemiche indefi-nibili. Ha perfino detto: “se nonfossi candidato, verrei a tutte leMesse a spiegare che le Cresimenon c’entrano nulla con le vota-zioni e non sono di impedimentoper la partecipazione al voto”. È giusto anche sottolineare che lemamme intervistate hannoespresso parere positivo sulla da-ta ed hanno manifestato solida-rietà con i Sacerdoti di Sanluri econ il Vescovo. Si, perché al Ve-scovo i parroci presentano, moltimesi prima, due date, ed è il Ve-scovo a fissare per ciascuna par-rocchia la data sulla base della suaagenda. Tra l’altro va sottolineatoche lo stesso giorno delle elezioniil Vescovo ha celebrato le Cresime,prima di Sanluri, in altre due par-rocchie e, nel pomeriggio, ha ce-lebrato a Bonaria la giornata mon-diale del malato con la presenza dialcune migliaia di persone. Ebbe-ne, nessuno ha avuto da lamen-tarsi ad eccezione della corri-spondente del Medio Campida-no. Dopo l’indignazione, ci siamofatti quattro gustose risate perchè,di fatto, l’articolo non ha sortito al-cun effetto, visto che le Cresime sisono celebrate comunque, tutto siè svolto in modo ordinato e parte-cipato e la gente è andata pure avotare, più di altri comuni dovenon c’erano Cresime! Può darsiche in queste altre parrocchie ci siastato qualche funerale. Peccatoche davanti alla morte tutti si ar-rendono, compresi i giornalisti….Ela morte, quando decide di arriva-re, arriva a prescindere dalle vota-zioni, dalle feste, dalle sagra, daicarnevali e da ogni altro acciden-te! Ho l’impressione che la gente sistia infastidendo di un certo tipo digiornalismo…basta così. Chi vuolcapire, capisca; chi non vuol ca-pire ricordi che c’è anche la leggecivile che tutela i diritti delle per-sone. Per la gioia degli avvocati,sempre pronti a battagliare e pre-parare le loro arringhe. Amen.

detto tra noi

di D. TORE RUGGIU

Una polemica del tutto pretestuosa

“24 ore per il Signore” a Sant’Antonio

Foto di Elio Piras

Page 16: Ascolta! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B ... · 2 / 0 / 0 4 n. 4 6) A r t. 1 c o m m a 1-D C B C a g l i a r i Ascolta! M: 95 , 0-7 1 02 ,- 4 Tel.070523162 Fax 07

IL PORTICO DOMENICA 6 APRILE 201416 IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

Il Santo Padre. L’omelia della Messa con deputati e senatori del Parlamento italiano.

e Letture che la Chiesaoggi ci offre possiamo de-finirle un dialogo fra i la-menti di Dio e le giustifi-

cazioni degli uomini. Dio, il Si-gnore, si lamenta. Si lamenta dinon essere stato ascoltato lungo lastoria. Èsempre lo stesso: "Ascol-tate la mia voce… Io sarò il vostroDio… Sarai felice…" - "Ma essinon ascoltarono né prestaronoorecchio alla mia parola, anzi:procedettero ostinatamente se-condo il loro cuore malvagio. In-vece di rivolgersi verso di me, mihanno voltato le spalle" (Ger 7,23-24). E’ la storia dell’infedeltà delpopolo di Dio.E questo lamento di Dio vieneperché è stato un lavoro molto,molto grande quello del Signoreper togliere dal cuore del suo po-polo l’idolatria, per farlo docile al-la sua Parola. Ma loro andavanosu questa strada per un po’ di tem-po, e poi tornavano indietro. E co-sì per secoli e secoli, fino al mo-mento in cui arrivò Gesù.E lo stesso è successo con il Si-gnore, con Gesù. Alcuni diceva-no: "Costui è il Figlio di Dio, è ungrande Profeta!"; altri, quelli di cuiparla oggi il Vangelo, dicevano:"No, è uno stregone che guariscecon il potere di Satana". Il popolodi Dio era solo, e questa classe di-rigente – i dottori della legge, i sad-ducei, i farisei – era chiusa nellesue idee, nella sua pastorale, nel-la sua ideologia. E questa classe èquella che non ha ascoltato la Pa-rola del Signore, e per giustificar-si dice ciò che abbiamo sentito

nel Vangelo: "Quest’uomo, Gesù,scaccia i demoni con il potere diBeelzebul" (Mt 11,15). E’ lo stessoche dire: "E’ un soldato di Beel-zebul o di Satana o della cricca diSatana", è lo stesso. Si giustificanodi non aver ascoltato la chiamatadel Signore. Non potevano sen-tirla: erano tanto, tanto chiusi,lontani dal popolo, e questo è ve-ro. Gesù guarda il popolo e si com-muove, perché lo vede come "pe-core senza pastori", così dice ilVangelo. E va dai poveri, va dagliammalati, va da tutti, dalle vedo-ve, dai lebbrosi a guarirli. E parlaloro con una parola tale che pro-voca ammirazione nel popolo:"Ma questo parla come uno cheha autorità!", parla diversamenteda questa classe dirigente che siera allontanata dal popolo. Ed erasoltanto con l’interesse nelle suecose: nel suo gruppo, nel suo par-tito, nelle sue lotte interne. E il po-polo, là… Avevano abbandonato

il gregge. E questa gente era pec-catrice? Sì. Sì, tutti siamo pecca-tori, tutti. Tutti noi che siamo quisiamo peccatori. Ma questi era-no più che peccatori: il cuore diquesta gente, di questo gruppet-to con il tempo si era indurito tan-to, tanto che era impossibileascoltare la voce del Signore. E dapeccatori, sono scivolati, sono di-ventati corrotti. E’ tanto difficileche un corrotto riesca a tornareindietro. Il peccatore sì, perché ilSignore è misericordioso e ciaspetta tutti. Ma il corrotto è fis-sato nelle sue cose, e questi eranocorrotti. E per questo si giustifi-cano, perché Gesù, con la suasemplicità, ma con la sua forza diDio, dava loro fastidio. E, passodopo passo, finiscono per con-vincersi che dovevano uccidereGesù, e uno di loro ha detto: "E’meglio che un uomo muoia per ilpopolo".Questi hanno sbagliato strada.Hanno fatto resistenza alla sal-vezza di amore del Signore e cosìsono scivolati dalla fede, da unateologia di fede a una teologia deldovere: "Dovete fare questo, que-sto, questo…". E Gesù dice loroquell’aggettivo tanto brutto: "Ipo-criti! Tanti pesi opprimenti legatesulle spalle del popolo. E voi?Nemmeno con un dito li toccate!Ipocriti!". Hanno rifiutato l’amo-re del Signore e questo rifiuto hafatto sì che loro fossero su una

La corruzione separa da Dioe dall’attenzione verso i piccoli

L strada che non era quella delladialettica della libertà che offrivail Signore, ma quella della logicadella necessità, dove non c’è postoper il Signore. Nella dialettica del-la libertà c’è il Signore buono, checi ama, ci ama tanto! Invece, nel-la logica della necessità non c’èposto per Dio: si deve fare, si devefare, si deve… Sono diventaticomportamentali. Uomini dibuone maniere, ma di cattive abi-tudini. Gesù li chiama, loro, "se-polcri imbiancati". Questo è il do-lore del Signore, il dolore di Dio, illamento di Dio."Venite, adoriamo il Signore per-ché lui ci ama". "Ritornate a mecon tutto il cuore" - ci dice - "per-ché sono misericordioso e pieto-so". Questi che si giustificano noncapiscono la misericordia né lapietà. Invece, quel popolo chetanto amava Gesù, aveva bisognodi misericordia e pietà e andava achiederla al Signore.In questa strada della Quaresi-ma ci farà bene, a tutti noi, pen-sare a questo invito del Signoreall’amore, a questa dialettica del-la libertà dove c’è l’amore, e do-mandarci, tutti: Ma io sono suquesta strada? O ho il pericolo digiustificarmi e andare per un’al-tra strada?, una strada congiun-turale, perché non porta a nes-suna promessa. E preghiamo ilSignore che ci dia la grazia di an-dare sempre per la strada dellasalvezza, di aprirci alla salvezzache viene soltanto da Dio, dallafede, non da quello che propo-nevano questi "dottori del dove-re", che avevano perso la fede areggevano il popolo con questateologia pastorale del dovere.Chiediamo noi questa grazia:Dammi, Signore, la grazia diaprirmi alla tua salvezza. La Qua-resima è per questo. Dio ci amatutti: ci ama tutti! Fare lo sforzo diaprirci: soltanto questo ci chiede."Aprimi la porta. Il resto lo faccioio". Lasciamo che Lui entri in noi,ci accarezzi e ci dia la salvezza.

27 marzo 2014

curiositàRegistrazione Tribunale Cagliari

n. 13 del 13 aprile 2004

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O

D I C A G L I A R I

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISCFEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Direttore responsabileRoberto PireddaEditoreAssociazione culturale “Il Portico”via Mons. Cogoni, 9 Cagliari

Segreteria e Ufficio abbonamentiNatalina Abis- Tel. 070/5511462Segreteria telefonica attiva 24h- su 24he-mail: [email protected] Il Portico, Lidia Lai, Archivio Se-minario Regionale Sardo

Amministrazionevia Mons. Cogoni, 9 CagliariTel.-fax 070/523844 e-mail: [email protected](Lun. - Mar. 10.00-11.30)Pubblicità:[email protected]

StampaGrafiche Ghiani - Monastir (CA)

Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, RobertoComparetti, Maria Chiara Cugusi, FabioFigus.

Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Picchi-ri, Simone Indiati, Marco Orrù, Valeria Usa-la, Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Emi-liano Paderi.

Per l’invio di materiale scritto e foto-grafico e per qualsiasi comunicazionefare riferimento all’indirizzo e-mail: [email protected]

L’Editore garantisce la massima riservatezzadei dati forniti dagli abbonati e la possibilità dirichiederne gratuitamente la rettifica o lacancellazione scrivendo a Associazione cultu-rale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Le informazioni custodite nell’archi-vio elettronico verranno utilizzate al solo scopodi inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

48 numeri a soli 30 euro

1. conto corrente postaleVersamento sul CONTO CORRENTE POSTALE n. 53481776 intestato a: Associazione culturale “Il Portico” -via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari.

2. bonifico bancarioVersamento sul CONTO CORRENTE BANCARIO n. 1292 intestato a: Associazione culturale “Il Portico”via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

3. L’abbonamento verrà immediatamente attivato

Inviando tramite fax la ricevuta dipagamento allo 070 523844 indicando chiaramente nome, cognome, indirizzo, cap, città, provincia, telefono, l’abbonamentosarà attivato più velocemente.

Abbònati a Il Portico

Papa Francesco durante l’omelia della Messa con i Parlamentari.

INDUSTRIA GRAFICA

dal 1981 stampatori in Sardegna

www.graficheghiani.it • [email protected] • 070 9165222 (r.a.) www.graficheghiani.info

GRAFICHEGHIANI Per donare beni di prima necessità chiamare

Andrea 392 43 94 684 • Aldo 333 12 85 186

Cosa donare? Per esempio: pasta, olio, pelati, formaggi, carne, tonno in scatola, legumi in scatola, biscotti, caffé, zucchero, sale, merendine, riso,

omogeneizzati e alimenti per l’infanzia etc.Ma anche dentifricio, sapone, docciaschiuma, sapone di marsiglia etc.

per offerteIBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158

C/C POSTALE 001012088967(Causale: Mensa Caritas)www.caritascagliari.it

!

$ $ $ $ $ $ $

$ $ $ $ $$

( $ $ $ $ $

$

% % % % % % % % % % %

% % % % % % % % % %

% % % % % %

% % % % % % % % % %

$ $$

* $ $ $ $ $ $ $ $

$ $ $

$ $ $

$

$


Recommended