ASSASSINIO NEL MESOZOICO
•
Era un vecchio caso
irrisolto: le ossa
avevano ?O milioni
di anni. Ma c'erano
indizi chiave che
rivelavano l'identità
del killer
n corpo è sdraiato sul lato sinistro,testa e collo ripiegati verso il bacino.Braccia e gambe sono ancora nella po-
di Raymond R. Rogers
e David W. Krause
sizione anatomica corretta, ma un'indagine piùapprofondita rivela che le ossa di mani e piedisono spostate, benché gran parte dei pezzi sia-no presenti e catalogabili. Anche il teschio haun aspetto piuttosto disarticolato, e i pezzi chelo compongono giacciono l'uno accanto all'al-tro. Stranamente, la punta della coda mancadel tutto. Nelle vicinanze riposano altri cada-veri in diverse condizioni di conservazione e indisordine. Alcuni sono ancora quasi intatti, dialtri rimangono solo un teschio, una scapola,il singolo osso di uno degli arti. Le sfortunatecreature morirono qui o vi furono portate dopoil decesso? Morirono tutte insieme o in tempidiversi? E che cosa le uccise?11 nostro team di paleontologi e geologi mal-gasci e americani ha iniziato a porsi questedomande nell'estate del 2005, subito dopola scoperta della fossa comune negli antichisedimenti del Madagascar nordoccidenta-le, un'isola che deve il suo soprannome, laGrande Isola Rossa, al colore della sua terra.Cercando le risposte, abbiamo portato alla lu-ce informazioni affascinanti, e il modo in cuiabbiamo investigato probabilmente è interes-sante quanto ciò che abbiamo scoperto.La prima cosa che abbiamo fatto è stata bat-tezzare il sito «MAD05-42», una sigla che staa indicare il luogo e l'anno della scoperta, e lasua posizione nella sequenza di ritrovamentidelle località fossilifere di quell'area.
IL GRANDE DINOSAURO CARNIVORO Majungatholus
atopus (sopra) incontrò una fine prematura
intorno a 70 milioni di anni fa in quello che oggi è
il Madagascar nordoccidentale (pagina a fronte, in
alto). Il gruppo di ricerca degli autori di quest'articolo
ha estratto con cura i resti, tra cui una mandibola
munita di denti seghettati adatti a penetrare nelle
carni (a destra), e li ha imballati nel gesso per
trasportarli negli Stati Uniti (pagina a fronte, in
basso), dove gli studiosi hanno esaminato i fossili
in dettaglio alla ricerca di indizi che rivelino la causa
della morte dell'animale.
E,
PROVE GEOLOGICHE
La storia della massa continentale del Madagascar fornisce indizi sulla ragione delle
morti di massa awenute 70 milioni di anni fa. All'inizio del Mesozoico (250 milioni
di anni fa], il Madagascar era nel cuore del Gondwana. L'attività tettonica diede una
nuova disposizione alle zolle litosferiche, e all'inizio del Cretaceo
(130 milioni di anni fa], il Madagascar si trovava a circa 400
chilometri dal continente africano; successivamente si
riunì alla zolla africana e iniziò a spostarsi verso nord.
Quando si verificarono le morti oggetto dell'indagine
(mappa qui sotto], il Madagascar settentrionale si
trovava a circa 30 gradi di latitudine sud, dove le
condizioni climatiche alternavano prolungati periodi
di siccità a intensi periodi di pioggia.
EQUATORE-----------
opico del Can
MADAGASCARSETTENTRIONALELatitudine:16°S o Ci 2r?
Oceano Atlanticosettentrionale 1"-'1 0.n
OceanoPacifico
EQUATORE
OceanoIndiano
pico e Capricorno
0° S
MADAGASCARSETTENTRIONALELatitudine: 30° S
tl
t
•-~r§~44~,-7V.9".'-
La morte aveva colpito più voltenell'arco di settimane o di mesi
Ancora morti in massaUno dei primi siti scoperti, MAD93-18, rivela la natura
ricorrente della mortalità di massa nell'antico Madagascar
in modo più drammatico di qualsiasi altra località. MAD93-
18 presenta tre fosse comuni distinte, disposte l'una sopra
l'altra. Gli scavi hanno restituito scheletri quasi completi
del grande sauropode Rapetosaurus (in basso a sinistra ea destra] oltre ai resti degli scheletri di molti altri animali
sconosciuti alla scienza, tra cui un uccello primitivo,
Rahonavis ostromi (a destra], dotato di ossa piccole e fragili.
—"KM
Il secondo passo è stata l'identificazio-ne dei cadaveri. Basandoci sulle scopertefatte altrove nella stessa regione, abbiamostabilito rapidamente che la maggior par-te dei resti appartenevano a dinosauri divarie specie.
Questo cimitero di dinosauri non èunico nel suo genere in quest'area delMadagascar. Risponde a un modello cheabbiamo osservato ripetutamente in diecianni di indagini geologiche nelle prateriesemiaride nei pressi del remoto villaggiodi Berivotra, dove abbiamo riportato allaluce, strato dopo strato, diversi decessi dimassa, scoprendo resti di animali grandi epiccoli, giovani e vecchi, sepolti insiemein spettacolari letti di ossa. Così, mentre cidavamo da fare per svelare il mistero del-la morte degli animali a MAD05-42, nonpotevamo fare a meno di chiederci perchéci fossero così tante fosse comuni proprioin quest'area, e perché i resti fossero cosìstraordinariamente ben conservati.
Riaprire un antichissimocaso irrisolto
Eravamo in ritardo di vari milioni dianni perché potesse esserci utile la mag-gior parte degli strumenti usati oggi daimedici legali. Per attribuire un significatoagli indizi celati nelle ossa e nella roccia,dovevamo affidarci alle tecniche di data-zione geologica e a un settore di ricercanoto come tafonomia (dalle parole grechetafos, seppellimento, e nomos, legge), chesi occupa del destino dei resti organici nelloro trapasso dal mondo dei vivi a quellodei morti.
Dopo aver dato un nome al sito, abbia-mo estratto le ossa dalle rocce in cui eranointrappolate. Abbiamo iniziato con palee martelli da roccia per rimuovere il se-dimento superficiale, quindi siamo passatia strumenti dentali e spazzole sottili peresporre i resti, stando molto attenti a nondanneggiare le fragili superfici ossee. Unavolta esposti completamente i resti sche-letrici li abbiamo fotografati esattamentedove li avevamo trovati, in modo da re-gistrare ogni relazione spaziale significa-tiva. Poi abbiamo impregnato le delicateossa di sostanze consolidanti e le abbiamorivestite di strati protettivi di tela e gesso.Quando il gesso si è assestato, le ossa so-no state catalogate e imballate per il lorolungo viaggio verso i nostri laboratori ne-
gli Stati Uniti; dove, in seguito, abbiamominuziosamente rimosso ogni sedimentorimasto ed esaminato le ossa nel dettaglio,concentrandoci in particolare sull'even-tuale presenza di segni che potessero rive-lare l'identità del killer.
Sul sito avevamo potuto stabilire chei corpi erano conservati in un peculia-re tipo di roccia sedimentaria noto comeformazione di Maevarano, situato pochedecine di metri sotto le rocce depositatesisul limite Cretaceo-Terziario: l'epoca incui, 65 milioni di anni fa, tutti i dinosauri(eccetto gli uccelli) e molti altri animali siestinsero su scala mondiale.
La fossa comune è 44,5 metri sotto ilconfine dell'estinzione in massa e 14,5metri al di sotto dello strato superioredella locale formazione di Maevarano.
Misurando il decadimento radioattivo deiminerali presenti nelle rocce vulcanichedegli strati sottostanti la formazione è ri-sultata una datazione di circa 88 milio-ni di anni. I sedimenti marini negli stratisuperiori e intermedi della formazione,depositati dal flusso e riflusso dei marilungo le coste occidentali dell'isola, con-tenevano conchiglie e minuscoli scheletridi microrganismi unicellulari risalenti apoco prima della fine del Cretaceo. Tuttele prove temporali indicano perciò che lemorti erano avvenute circa 70 milioni dianni fa Qualsiasi cosa avesse ucciso i di-nosauri dello scavo MAD05-42 non c'en-trava con la grande estinzione, che ebbeluogo diversi milioni di anni dopo.
Anche la tafonomia ci è stata d'aiuto.Lo studio tafonomico esamina la modifi-
cazione delle ossa (le ossa furono bruciate,spezzate o morse?), i danni alle carcasse(smembramento e rimozione selettiva diparti del corpo da parte di animali sapro-fagi o predatori) e la storia della sepoltura(il modo in cui furono sepolti i corpi e checosa accadde loro successivamente). An-che lo studio dei processi di fossilizzazio-ne - in pratica, ciò che trasforma le ossain pietra - rientra nel campo di indaginedi questa disciplina.
Osservando i resti dello scavo MAD05-42 da un punto di vista tafonomico, ab-biamo stabilito che quelle creature mori-rono lungo un determinato arco di tempo,forse settimane o mesi, perché i loro ca-daveri hanno rivelato storie post mortemdiverse. Per esempio alcune carcasse era-no quasi intatte, mentre altre erano state
smembrate e sparpagliate in giro, cosa chenon sarebbe potuta succedere immediata-mente dopo la morte. Inoltre alcune ossaerano in condizioni eccellenti, mentre al-tre presentavano segni di erosione avan-zata e di deterioramento superficiale.
Quando gli animali in un'antica fos-sa comune sono morti in periodi diversi,descriviamo il sito time-averaged, media-to su intervalli temporali, e ricorriamo aindizi tafonomici per stabilire la quantitàdi tempo trascorsa tra il primo e l'ultimodecesso. Benché non possiamo stabilireesattamente quanto tempo abbia richie-sto la formazione di questa particolarefossa comune, sappiamo con certezza chela morte non giunse contemporaneamen-te per tutti gli animali che vi trovaronosepoltura.
La scena del delitto
Importanti indizi sul responsabile del-la morte di questi dinosauri sono arrivatianche dalla storia geologica del Madaga-scar. All'inizio del Mesozoico (250 milionidi anni fa), il Madagascar era nel cuoredel Gondwana, la metà meridionale delsupercontinente Pangea, stretto tra l'Afri-ca e l'India, con l'Antartide vicino alla suapunta meridionale.
L'attività tettonica riorganizzò presto lezolle litosferiche su vasta scala, tanto cheentro il Giurassico superiore (160 milionidi anni fa) il Madagascar si era staccatodall'Africa e si stava muovendo verso sud,con l'India al seguito. Nel Cretaceo supe-riore (88 milioni di anni fa), il Madaga-scar si era riconnesso alla zolla africana,
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LE SCIENZE 59
ANTICHI SUOLI E ROCCE offrono prove convincenti di un clima semiarido durante il Cretaceo
superiore. I calchi di radici orientate verticalmente (in basso a destra) indicano che le piante si
erano adattate a condizioni secche, cercando fonti di umidità in profondità. Molti resti di radici
rivelano inoltre agglomerati di carbonato di calcio, che tende a formarsi nelle zone aride. Altri
sedimenti, depositati sugli alvei sabbiosi dei fiumi (immagini in alto), indicano che la portata
d'acqua era enormemente variabile. Quando i fiumi scorrevano, le correnti trascinavano a valle
le dune, generando serie di strati inclinati posti l'uno sull'altro (in alto a destra). I dinosauri e
molti altri animali visitavano questi fiumi poco profondi alla ricerca di cibo: le ossa dello scavo
MAD05-42 si trovano infatti in uno di questi antichi canali.
Il killer uccise in luoghi diversi,ma con lo stesso modus operandi
GLI AUTORI
RAYMOND R.ROGERS, che si è specializzato in geologia presso l'Università di Chicago nel
1995, è professore associato e dirige la Facoltà di geologia del Macalester College, oltre
a essere un ricercatore associato al Field Museum di Chicago e al Science Museum del
Minnesota. DAVID W. KRAUSE è Distinguished Service Professor presso la Facoltà di scienze
anatomiche della Stony Brook University e ricercatore associato al Field Museum. Ha conse-
guito il dottorato in geologia presso l'Università del Michigan ad Ann Arbor nel 1982.
QUESTI GRAFFI ELOQUENTI SULLE OSSA, e le sottili scanalature
al loro interno (frecce), corrispondono con esattezza alle
dimensioni e alla spaziatura dei denti e alle chiusure mandibolari
anteriori e posteriori del dinosauro Majungatholus atopus, il cui
morso penetrava nelle carni.
Colazione con il cadavereL'alta diffusione della mortalità in Madagascar durante il Cretaceo
superiore offrì cibo in abbondanza alle creature che si nutrono di
cadaveri. La necrofagia, cioè il nutrirsi di cadaveri o carogne, è una
nicchia che deve essere riempita perché il riciclaggio biologico
proceda in maniera efficiente, e i suoi moderni praticanti vanno
dai batteri a vertebrati di grandi dimensioni. Insieme al collega
Eric M.Roberts (ora docente all'Università del Witwatersrand a
Johannesburg], abbiamo scoperto tracce di attività di insetti
necrofagi nelle ossa di dinosauro trovate in Madagascar solchi
ovali lunghi un centimetro, presenti in ciò che era stato il tessuto
spugnoso all'interno delle ossa. Questi solchi dimostrano che
coleotteri adulti infestarono i cadaveri, si nutrirono della carogna
e quindi deposero le loro uova nei paraggi. Poi, quando le uova
si erano schiuse, le larve usavano le loro robuste mandibole per
scavare i solchi, che facevano da camera di impupamento.
Ma gli insetti non erano gli unici a nutrirsi di cadaveri. L'analisi
dei segni dei morsi ha prodotto prove inconfutabili che anche i
dinosauri avevano banchettato in questi siti. In collaborazione
con Kristina Curry Rogers, del Science Museum del Minnesota,
abbiamo documentato i segni dei denti del teropode
Majungatholus atopus su una scelta di ossa provenienti da
almeno tre fosse comuni diverse. Confrontando forma e
dimensioni delle tracce dentali con le mandibole e i denti di
diversi carnivori, siamo stati in grado di escludere tutti gli altri
sospetti. Alcune delle ossa del nostro campione appartengono
al Rapetosaurus, un dinosauro sauropode dal collo lungo.
Ma la grande maggioranza delle ossa segnate da morsi,
soprattutto costole e vertebre, appartiene proprio a esemplari
di Majungatholus.
Poiché il cannibalismo come strategia ecologica non è affatto
raro tra gli esseri viventi, non appare certo sorprendente
registrarlo tra i dinosauri. Trovarne le prove, tuttavia, è stato
un altro paio di maniche, e nelle fosse comuni del Madagascar
abbiamo documentato il solo caso di cannibalismo finora
comprovato tra dinosauri. Purtroppo, la prova dei segni dei morsi
non ci dice in modo definitivo se il Majungatholus uccidesse
effettivamente gli esemplari di cui si cibava, cacciando
quindi animali alla sua stessa specie, o se, semplicemente,
approfittasse in modo opportunistico dei loro cadaveri.
I
I SOLCHI OVALI NELLE OSSA DI DINOSAURO (sopra) sono il segno chegli scarafaggi delle carogne infestavano i cadaveri, si nutrivanodella loro carne e quindi vi deponevano le uova (sotto).
e
pur restando distante 400 chilometri dalcontinente vero e proprio, mentre il Sub-continente indiano e l'Antartide si eranostaccati e allontanati.
Dopo essersi riunito alla zolla africana ilMadagascar si spostò a nord, verso la suaattuale collocazione ai tropici dell'emisfe-ro meridionale. Ma quando avvennero lemorti su cui indagavamo, circa 70 milio-ni di anni fa, il Madagascar settentrionaleera a circa 30 gradi di latitudine: ancoralontano dal Tropico del Capricorno (cheora attraversa il Madagascar meridionale)e indubbiamente sottoposto all'influenzaclimatica subtropicale.
Oggi le maggiori zone desertiche e se-midesertiche sono nella fascia compresatra 15 e 30 gradi a nord e a sud dell'equa-tore. Queste cinture aride riflettono anda-menti di circolazione atmosferica a grandescala che spostano masse di aria calda esecca verso terra dopo aver ceduto la pro-pria umidità vicino all'equatore. Le zonedi alta pressione risultanti dalle celle d'ariadiscendenti tengono quasi sempre a badale precipitazioni, ma quando la pioggiaarriva può essere molto intensa.
Le rocce della formazione di Maeva-rano mostrano prove convincenti di unclima semiarido e stagionale durante ilCretaceo superiore. Le più significativesono paleosuoli (suoli antichi) rossi ossi-dati, che contengono calchi ben conser-vati di radici dall'orientamento verticale.Le radici verticali oggi sono comuni nel-le zone in cui le piante si sono adattate acondizioni aride, cercando fonti di umi-dità e nutrienti sempre più in profondità.Inoltre, molti dei resti di radici della for-mazione di Maevarano sono incrostati di
carbonato di calcio o inframmezzati daagglomerati irregolari di questo minera-le detti noduli di carbonato. Nel mondomoderno, i suoli ossidati arricchiti di car-bonato di calcio si trovano normalmen-te nelle zone da semiaride ad aride, dovel'evaporazione e la traspirazione limitanogli effetti delle precipitazioni.
Altri sedimenti di questo antico terrenosi depositarono nei fiumi sabbiosi e pocoprofondi, da cui provengono altre provesignificative di un passato subtropicale,con una chiara indicazione che la portata
d'acqua variava drasticamente, proba-bilmente con un andamento stagionale.Quando i fiumi erano attivi, le correntitrascinavano increspature e dune versovalle, generando serie di strati inclinatidisposti l'uno sull'altro che i geologi defi-niscono stratificazione incrociata.
Non c'è dubbio che i dinosauri e moltialtri animali frequentassero questi fiumi:le ossa dello scavo MAD05-42 sono spar-pagliate lungo uno di questi antichi cana-li fluviali. Per alcuni periodi i letti eranoasciutti; altre volte vi scorreva una sorta
di impasto torbido e denso fatto di sabbiae fango. Ritorneremo su questi fiumi difango: hanno un ruolo importante nellanostra storia.
Identikit del killer
Un animale solo può morire in moltimodi: forse troppi, se l'obiettivo è quellodi identificare un killer dai reperti fossili.Ma le alternative si riducono parecchio neicasi di morti di massa, come quella dellaformazione di Maevarano. Per restringere
le possibilità fino a ridurle a una sola, ab-biamo fatto ancora una volta ricorso allatafonomia. Nelle fosse comuni del Mada-gascar si trovano in genere i resti di più ti-pi di animali, da specie diverse di dinosau-ro, come a MAD05-42, a una varietà piùeterogenea, come nello scavo MAD93-18(si veda il box a p. 59), che ha restituitoscheletri di pesci, tartarughe, serpenti,coccodrilli, tre diversi tipi di dinosauri nonaviari, uccelli e mammiferi
Il nostro assassino, insomma, non fe-ce distinzioni: non si curò di dimensioni,
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LE SCIENZE 61
n•••
IL KILLER FU LA SICCITÀ.
Gli animali si riunivano negli
alvei fluviali riarsi, dove
morivano via via che cibo e
acqua si andavano esaurendo.
Il grande dinosauro
Majungatholus si cibava di
Rapetosaurus (in primo piano)
ma anche di esemplari della
sua stessa specie (dietro, a
sinistra). Gli uccelli (Rahonavis)
si nutrivano poi delle carcasse.
Le cause immediate di morte
potrebbero essere state
disidratazione, stress da calore,
malnutrizione o addirittura
avvelenamento, a mano a mano
che l'acqua stagnante diventava
tossica. Altri animali e insetti
carnivori banchettavano poi
sulle carcasse fino a incontrare
anch'essi la morte quando le
piogge torrenziali provocavano
colate di fango che ricoprivano
morti e morenti, conservandone
i resti per 70 milioni di anni.
SPORE DI ALGHE trovate nelle rocce che
ricoprono le ossa fanno pensare che le pozze
d'acqua fossero diventate tossiche.
PER APPROFONDIRE
FLYNNJ. e KRAUSE D., Monsters of Madaga-
scar, in «National Geographic»,Vol.198, n.
2, pp. 44-57, agosto 2000.
ROGERS R.R., KRAUSE D.W. e ROGERS K.C.,
Cannibalism in the Madagascan Dinosaur
Majungatholus atopus, in «Nature», Vol.
422, pp. 515-518, 3 aprile 2003.
GOODMAN S.M. e BENSTEADJ.P. (a cura die
traduzione di), The Natura! History of Ma-
dagascar, University of Chicago Press,
2004.
età, tassonomia o habitat, e questo tendea far escludere i predatori, che normal-mente operano almeno un certo livello diselezione della preda. Né ci sono prove asostegno di uno scenario basato su unamalattia (anche se è difficile eseguire testrelativi a malattie su ossa fossili).
E dato che gli animali sono morti intempi diversi, sono esclusi eventi fulmineie drammatici come terremoti, inondazionio incendi. Qualsiasi cosa abbia ucciso que-gli animali, agì in un certo arco di tempoe colpì le vittime singolarmente, dopo cheerano arrivate al fiume di propria volontà.Abbiamo inoltre prove inconfutabili che ilkiller colpì ripetutamente in luoghi diver-si, ma con lo stesso modus operandi. Que-sti animali non furono colti da un maloreimprovviso durante una brutta giornatadel Cretaceo superiore: di brutte giornatece n'erano state parecchie.
Alla luce delle prove disponibili, siamoin grado di individuare con sicurezza ilnostro assassino: la siccità.
L'opportunità ci fu senz'altro: era unecosistema subtropicale con chiare indi-cazioni di aridità e stagionalità. Inoltrepossiamo vedere che gli animali si eranoriuniti negli alvei asciutti, probabilmenteintorno a pozze di acqua residua, dovemorivano via via che l'acqua da bere eil cibo si esaurivano. Anche oggi le sic-cità letali, specialmente in alcune regionidell'Africa e nell'interno dell'Australia,portano gli animali a riunirsi intorno al-le risorse rimanenti. Durante un periodoprolungato di siccità, migliaia di anima-li possono soccombere nel luogo in cuihanno riposto la loro ultima speranza diun sorso d'acqua, e i loro corpi continua-no ad accumularsi per diversi anni in «zo-ne di morte» circoscritte.
Gli studi sulla mortalità attuale dovu-ta alla siccità indicano che le cause fi-nali della morte degli animali conservatinei siti di Maevarano potrebbero esserediverse: disidratazione, stress da calore,malnutrizione, forse addirittura avvelena-
mento, quando le riserve d'acqua in esau-rimento diventavano putride e nocive. Cisono infatti interessanti testimonianzedella presenza di fioriture di alghe nellepozze d'acqua stagnante attorno a cui siriunivano gli animali. Michael Zavada,esperto di pollini del Cretaceo della EastTennessee State University, ha isolato mi-nuscole spore di alghe nelle rocce asso-ciate alle ossa (si veda la foto a fronte);ma se queste spore siano indizi rivelatoridella fioritura di alghe tossiche non è sta-to ancora confermato.
Tombe di fango
Ma come si conservarono i corpi de-gli animali, molti dei quali così splendi-damente? I resti organici tendono a fareuna brutta fine sulla superficie del terre-no, dove dominano gli animali saprofagie il sole sbianca lentamente ma inesora-bilmente anche le ossa più grandi finchénon si frantumano riducendosi in polvere.
Per una conservazione a lungo termine direperti fossili occorre che il seppellimentosia avvenuto il più rapidamente possibiledopo la morte. Si potrebbe affermare che,dal punto di vista di un fossile, una rapidasepoltura è l'unica e fondamentale via perl'immortalità.
Fortunatamente per chi studia questi sitidel Madagascar, insieme al killer climatico
era all'opera anche un impresario funebred'eccezione. Le condizioni di siccità cheperiodicamente scatenavano tragedie lun-go gli alvei riarsi prima o poi finivano, el'inevitabile ritorno delle piogge, provoca-vano un flusso di detriti. Masse viscose difango verde e sabbia smosse dall'erosionedi origine pluviale si riversavano sopra leossa, ricoprendole e inglobandole.
Le caratteristiche sedimentarie dei lettidi sepoltura riflettono una speciale cate-goria di flusso fluido in cui la turbolenzaviene soppressa, e sia l'acqua sia i sedi-menti si muovono in un'unica massa inmaniera essenzialmente plastica. Questotipo di massa fluida, spesso chiamata co-lata di fango, oggi non è rara. Ne sono unesempio recente le ondate mortali di fan-go che si sono abbattute in Guatemala nel2005, provocate dalle piogge torrenzialiportate dall'uragano Stan.
Dopo che le mortali siccità avevanoriscosso il loro tributo, ogni volta densistrati di fango e sabbia tornavano a rico-prire i corpi e le ossa sparpagliate, sia cheappartenessero ad animali morti qualcheminuto prima sia da qualche mese, sep-pellendoli con cura tutti insieme in unatomba sedimentaria protettiva e perma-nente. Ci sarebbero voluti altri 70 milionidi anni prima che le tombe fossero vio-late, rivelando le sorprendenti storie cheavevano custodito così a lungo.
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