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Assemblea dei mangimisti Assalzoo: rilanciare la filiera ... 12-18 Saggio Assalzoo pag 68-73.pdf ·...

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DOSSIER / ALIMENTAZIONE DELLA VACCA DA LATTE 68 n. 12-2018 10 luglio INFORMATORE ZOOTECNICO di Laura Saggio Assemblea dei mangimisti Assalzoo: rilanciare la filiera del mais italiano I n occasione dell’assemblea annua- le di Assalzoo (Associazione nazio- nale tra i produttori di alimenti zo- otecnici), tenutasi recentemente a Roma, è stato firmato un “memorandum of understanding” per rilanciare la filiera del mais italiano. Eletto il nuovo presi- dente di Assalzoo: Marcello Veronesi so- stituisce Alberto Allodi. Il messaggio principale dell’assemblea Assalzoo è stato questo: il mais italiano attraversa un periodo critico, negli ultimi 15 anni si è registrato un netto progres- sivo calo del raccolto passato dall’au- tosufficienza (la produzione era arrivata a superare gli 11 mln di tonnellate nel 2004) a meno del 50% della domanda interna con poco più di 5 mln di tonnella- te nell’ultima campagna 2017/2018. In base ai dati Istat, un primo elemento d’allarme proviene dalle superfici dedi- cate alla produzione maidicola. I numeri descrivono, infatti, un processo, la cui dinamica regressiva non può essere ne- Assalzoo, Alleanza cooperative, Associazione maiscoltori italiani, Assosementi, Cia, Confagricoltura e Copagri firmano un “memorandum” a difesa di questa materia. Rinnovato il presidente: lascia Alberto Allodi, subentra Marcello Veronesi GABRIELE CANALI (UNIVERSITÀ CATTOLICA): AL MAIS ITALIANO SERVE UNA STRATEGIA CONDIVISA «È tempo di elaborare delle strategie condivise per l’intero settore agroalimentare e nello specifico per il mais italia- no». Con queste parole Gabriele Canali, docente dell’Uni- versità Cattolica del S. Cuore e direttore del Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili), ha aperto la sua relazione sul mais italiano presentata a Roma nel corso dell’assemblea annuale di Assalzoo. Partiamo da un dato, purtroppo ad andamento costan- te e non eccezionale, le superfici coltivate a mais nel 2017: mai così poche, almeno negli ultimi 100 anni. Gli ettari in- teressati sono solo 646mila e di questi 573mila sono nel nord Italia. Per capire le motivazioni che hanno portato a questa debacle è necessario analizzare alcuni cambia- menti strutturali intercorsi negli ultimi anni, primo fra tutti quello relativo alla riduzione degli aiuti della Pac per ef- fetto dell’introduzione del disaccoppiamento. «Anche il mais, come le altre colture, e forse anche più di molte altre - ha affermato Canali -, è stato condizionato, nel suo sviluppo, dall’evoluzione della Politica agricola comune. In particolare, i cereali, e tra questi in primo luo- go il mais, sono stati a lungo protetti e sostenuti in modo significativo dalla Pac: prima con gli interventi di mercato
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DOSSIER / ALIMENTAZIONE DELLA VACCA DA LATTE

68 n. 12-2018 10 luglioINFORMATORE ZOOTECNICO

di Laura Saggio

Assemblea dei mangimisti

Assalzoo: rilanciare la filiera del mais italiano

In occasione dell’assemblea annua-le di Assalzoo (Associazione nazio-nale tra i produttori di alimenti zo-otecnici), tenutasi recentemente a

Roma, è stato firmato un “memorandum

of understanding” per rilanciare la filiera del mais italiano. Eletto il nuovo presi-dente di Assalzoo: Marcello Veronesi so-stituisce Alberto Allodi.Il messaggio principale dell’assemblea

Assalzoo è stato questo: il mais italiano attraversa un periodo critico, negli ultimi 15 anni si è registrato un netto progres-sivo calo del raccolto passato dall’au-tosufficienza (la produzione era arrivata a superare gli 11 mln di tonnellate nel 2004) a meno del 50% della domanda interna con poco più di 5 mln di tonnella-te nell’ultima campagna 2017/2018. In base ai dati Istat, un primo elemento d’allarme proviene dalle superfici dedi-cate alla produzione maidicola. I numeri descrivono, infatti, un processo, la cui dinamica regressiva non può essere ne-

Assalzoo, Alleanza cooperative, Associazione maiscoltori italiani, Assosementi, Cia, Confagricoltura e Copagri firmano un

“memorandum” a difesa di questa materia. Rinnovato il presidente: lascia Alberto Allodi, subentra Marcello Veronesi

GABRIELE CANALI (UNIVERSITÀ CATTOLICA): AL MAIS ITALIANO SERVE UNA STRATEGIA CONDIVISA«È tempo di elaborare delle strategie condivise per l’intero settore agroalimentare e nello specifico per il mais italia-no». Con queste parole Gabriele Canali, docente dell’Uni-versità Cattolica del S. Cuore e direttore del Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili), ha aperto la sua relazione sul mais italiano presentata a Roma nel corso dell’assemblea annuale di Assalzoo.

Partiamo da un dato, purtroppo ad andamento costan-te e non eccezionale, le superfici coltivate a mais nel 2017: mai così poche, almeno negli ultimi 100 anni. Gli ettari in-teressati sono solo 646mila e di questi 573mila sono nel

nord Italia. Per capire le motivazioni che hanno portato a questa debacle è necessario analizzare alcuni cambia-menti strutturali intercorsi negli ultimi anni, primo fra tutti quello relativo alla riduzione degli aiuti della Pac per ef-fetto dell’introduzione del disaccoppiamento.

«Anche il mais, come le altre colture, e forse anche più di molte altre - ha affermato Canali -, è stato condizionato, nel suo sviluppo, dall’evoluzione della Politica agricola comune. In particolare, i cereali, e tra questi in primo luo-go il mais, sono stati a lungo protetti e sostenuti in modo significativo dalla Pac: prima con gli interventi di mercato

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gata: 860mila ettari coltivati nel 2014, 720mila nel 2015, 660mila nel 2016 e 570mila nel 2017. In quattro anni c’è stata una contrazione netta di oltre il 33%. Ovviamente gli effetti della riduzio-ne delle superfici coltivate, uniti a una ri-dotta capacità di innovazione scientifica, si riflettono nei numeri della produzione, che è passata dai 9,25 mln di tonnellate del 2014 ai poco più di 7 mln del 2015, per arrivare a circa 6,5 mln del 2016 e a 5,7 mln di tonnellate nel 2017. Il calo nei quattro anni è di oltre il 35%.Per quanto riguarda le importazioni, secondo un principio di bilanciamento non automatico, perché c’è lo sposta-mento a volte verso altre materie prime agricole, la diminuzione della produ-zione nazionale determina un aumento dell’importazione dall’estero. Anche qui la serie prospettica è chiara: dai 2 mln di tonnellate importate nel 2010, ai 4mln di tonnellate del 2013 fino ad arrivare agli oltre 5 mln di tonnellate (in proiezione) nel 2017. Il rapporto tra produzione ita-liana e importazione si avvicina dunque alla significativa soglia del 50%.

La firma del memorandumDa questo quadro si è mosso l’intento di costituire un’alleanza allargata e con-divisa che promuovesse la salvaguardia, il sostegno e il rilancio della coltivazione e produzione di mais in Italia. Questo si è concretizzato in un memorandum,

sottoscritto dal presidente uscente As-salzoo Alberto Allodi, dal presidente di Assosementi Giuseppe Carli, dal presi-dente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, dal presidente Alleanza coo-perative italiane agroalimentare Giorgio Mercuri, dal presidente regionale Cia Lombardia Giovanni Draghetta, dal pre-sidente Associazione maiscoltori italiani Cesare Soldi e dal vicepresidente Copa-gri Alessandro Ranaldi.Il testo del memorandum è consultabile sul sito internet dell’Informatore Zootec-nico, su concessione di Assalzoo. La firma del memorandum, come di-chiarato da tutti i firmatari, rappresenta la volontà di lavorare insieme per una

strategia complessiva di filiera, in modo concreto e operativo, al fine di rilanciare la produzione italiana e ridare un futuro al mais italiano come materia prima strate-gica per la zootecnia e la filiera alimenta-re dei prodotti di origine animale.

I suoi obiettiviNel memorandum vengono fissate del-le finalità molto chiare, tutte legate alla promozione e all’utilizzo di prodotto ita-liano, coltivato in Italia, raccolto in Italia e utilizzato per prodotti della filiera zo-otecnica italiana. Un’azione che vuole rimuovere gli ostacoli che attualmente segnano la scarsa attrazione della colti-vazione maidicola per gli agricoltori, che,

e poi con gli aiuti accoppiati. Proprio per questo, dopo la riforma Fischler del 2003, con il disaccoppiamento degli aiuti iniziato dal 2005, il mais ne ha risentito in misura maggiore rispetto ad altre colture».

Ovviamente il disaccoppiamento degli aiuti, come spie-ga Canali, ha condizionato le valutazioni degli agricolto-ri spingendoli verso un approccio più imprenditoriale al mercato. In questo contesto, il settore maidicolo ne ha risentito in misura decisiva, e sintomatica è stata la scelta degli agricoltori di ridurre progressivamente le superfici seminate a mais: passando da circa 1,2mln di ettari col-tivati del 2004 (anno precedente all’inizio del disaccop-piamento per i cereali in Italia), ai 646mila ettari del 2017.

Tra le altre possibili con-cause che sono intervenute in questa drastica riduzione, Canali annovera i problemi

fitosanitari («per questi ultimi, la ricerca sta facendo la sua parte e presto, auspicabilmente, saranno disponibili soluzioni efficaci ed economicamente compatibili») e le quotazioni («dopo il 2007 la volatilità dei prezzi delle com-modities è diventata la caratteristica strutturale più chiara dei mercati, anche se non si segnalano grossi problemi strutturali di ridotta disponibilità»).

Sulle criticità (potenzialità) strutturali del nostro setto-re maidicolo, Canali evidenzia che:• la relativa scarsità di terreni agricoli utilizzabili, e la bas-sa produttività, non permetterà al settore di essere mai veramente competitivo in termini di prezzo sui mercati internazionali;• la forte concentrazione delle produzioni nel nord Italia, vicino alla gran parte degli allevamenti, e in aree >>>

Massimiliano Giansanti. Alessandro Ranaldi.

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come specificato da Assalzoo, è dovuta principalmente a due fattori, i prezzi di mercato insufficienti a coprire i costi di produzione e le crescenti problematiche igienico-sanitarie, che minano la com-petitività della produzione.Tra le azioni previste, in particolare si evi-denziano:- la spinta all’approvvigionamento con mais di produzione nazionale per l’ali-mentazione animale;- la promozione della domanda interna a favore del prodotto maidicolo nazionale;- la creazione di strumenti contrattuali innovativi per favorire le relazioni com-merciali tra gli agricoltori e i restanti at-tori della filiera.

La tavola rotondaIn occasione dell’assemblea annuale di Assalzoo si è svolta anche un’incisiva tavola rotonda, sul tema “Mangimi ita-liani: mais materia prima strategica”. Qui Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha detto: «Il mais, pri-ma coltura cerealicola raccolta in Italia e dalla valenza strategica per le produzioni zootecniche va valorizzato lungo tutta la filiera in termini di produzione, di compe-titività, di qualità e di reddito. Attraverso questo accordo di intenti intrafiliera au-spichiamo aumenti l’approvvigionamen-to zootecnico con mais di produzione nazionale, in modo da diminuire la di-pendenza dalle importazioni, favorendo

facilmente irrigabili, può rappresentare anche un punto di forza che in parte può controbilanciare gli svantaggi.

Canali ha poi detto che il forte calo delle produzioni interne di mais ha effetti incisivi sulla zootecnia italiana, specialmente quella che grazie alle produzioni di qualità genera una forte quota del valore aggiunto del nostro settore agricolo. «Le produzioni zootecniche Dop hanno sempre più funzione da traino e sono sempre più centrali per la competitività e la sopravvivenza, se non lo sviluppo, della zootecnia da latte (formaggi) e per il comparto delle carni suine italiane (prosciutti e altri salumi Dop)».

Analizzati i vincoli strutturali del settore, che come e-videnzia Canali è deficitario sia per la produzione di mais che per la produzione di proteine vegetali (in particolare da impiegare nell’alimentazione animale), c’è dunque l’ur-

genza di mettere in atto un’azione coordinata per il mais, che tra l’altro, è la materia prima che più di ogni altra può consentire di rispettare le norme per i mangimi destinati alle Dop: «Il mercato da solo – sostiene Canali - non può dare segnali forti a sufficienza per sostenere lo sviluppo delle filiere: mais-alimenti/mangimistica/zootecnia».

Serve dunque una strategia. Ma quale, chi e come? Se-condo Canali «è necessario promuovere un’azione strate-gica a sostegno della zootecnia italiana di qualità: in taluni casi per restare autosufficienti e in grado di esportare (settore avicolo); in altri per rafforzare la nostra capacità di produrre ed esportare prodotti ad alto valore aggiunto in grado di controbilanciare le importazioni di materie prime di più basso valore unitario (formaggi Dop e salumi Dop); in altri casi ancora, per mantenere quote di produzione

i rapporti commerciali con gli operatori della parte industriale e promuovendo una ricerca mirata al fine di migliorare le caratteristiche qualitative del prodotto nazionale». Giansanti ha ricordato che la compe-titività del mais italiano passa anche attraverso le innovazioni: «Oggi si parla solo di grani antichi, del passato, servo-no idee nuove. Purtroppo però in Italia sembriamo lontani dal voler utilizzare le nuove tecnologie. Siamo indietro come spesa per la ricerca: solo ventesimi nel-la classifica dei Paesi Ocse in termini di percentuale del Pil destinata alla spesa in ricerca e sviluppo. Dovremmo invece puntare di più sulle enormi chance for-nite dai possibili miglioramenti in termini di produzione e produttività; resistenza delle piante ai parassiti e alle condizio-ni climatiche avverse; migliore utilizzo dei fattori di produzione; valorizzazione del prodotto. In due parole: si deve fare e deve essere misurato. E questo deve portare vantaggio a chi della filiera vive».Giansanti ha ricordato infine la costitu-zione da parte del Mipaaf di un tavolo tecnico per il mais, con l’intento di ana-lizzare le criticità del comparto e indivi-duare le linee guida di sviluppo del set-tore: «Sono tutti obiettivi condivisi dalla filiera, confidiamo ora che si passi presto all’azione, traducendo in misure concre-te, anche attraverso politiche e finan-ziamenti ad hoc per il comparto, questi

obiettivi e dotando gli operatori di stru-menti adeguati e affidabili». Alessandro Ranaldi, vicepresidente Co-pagri: «Questo Memorandum rappre-senta una presa di coscienza del perio-do critico in cui verte il settore maidicolo e contemporaneamente un impegno concreto a beneficio dell’intera filiera agroalimentare del Paese. Vogliamo ri-lanciare la maiscoltura e contrastare la forte riduzione della produzione nazio-nale e per farlo dobbiamo tenere la barra dritta sull’innovazione, e in particolare sulle opportunità offerte dalla genetica e dalla ricerca agronomica, tenendo in grande considerazione la questione le-gata al reddito». Ranaldi ha poi affermato

Giovanni Daghetta.

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che il nostro Paese ha bisogno di una ricerca seria, soprattutto pubblica. «Le aziende italiane – ha proseguito – san-no produrre qualità, basta guardare al numero elevato di prodotti Dop, dobbia-

importanti (carni bovine)».Per mettere in atto tutto questo la strategia per il mais

non può che essere parte di una più ampia strategia per la zootecnia. «È fondamentale – sottolinea Canali - riunire in una forma di collaborazione organica, di tipo autentica-mente interprofessionale, i soggetti della filiera: materie prime, stoccaggio-industria mangimistica, zootecnia». Canali ha insistito sul fatto che questi soggetti devono però avere la possibilità di interagire concretamente con il mondo della ricerca (pubblica e privata) e con le Isti-tuzioni. «Ma più che di politiche di intervento diretto, c’è bisogno di strumenti efficaci di stimolo in un contesto di mercato. Il mercato con queste oscillazioni continue ci sta dicendo di esortare una più forte integrazione di filiera», ha specificato Canali.

Infine, il come. Lo strumento utile è il contratto di filie-ra. «Un contratto di filiera può contribuire a dare fiducia e prospettiva se centrato sull’assicurazione di un livello qualitativo idoneo del prodotto, da un lato, e su una pre-mialità e una ragionevole stabilità dei ricavi dall’altro. Un contratto per ridurre il rischio e stimolare gli investimenti». Canali ha approfondito l’importanza di questo strumento spiegando che, considerando i prezzi di mercato sostan-zialmente bassi e l’incertezza sempre molto elevata sia per i produttori agricoli che per l’industria mangimistica, «Poter avere un contratto che per una quota del prodotto è tutelato, può essere di importanza vitale. Inoltre, l’intro-duzione di meccanismi positivi può motivare gli agricoltori a prestare più attenzione anche alle tecniche produttive». Laura Saggio

mo metterle nella condizione di essere competitive mantenendo una sostenibi-lità di bilancio».Alla tavola rotonda ha partecipato anche Giovanni Daghetta, presidente regiona-

le Cia Lombardia, che ha ricordato: «Nel 2012 eravamo il Paese più produttivo d’Europa, ora abbiamo perso molto ter-reno. Peraltro, le pesanti limitazioni all’u-so dell’acqua avute negli ultimi tempi in-

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crementeranno i problemi del comparto. Per il futuro, e per tornare leader, è fonda-mentale puntare soprattutto sulle nuove biotecnologie, che sono un treno da non perdere. Se nel mio mais ho aflatossine, il valore del mio prodotto è meno della metà». Daghetta ha poi sottolineato che anche la filiera carne di Cia-Agricoltori

Italiani, con bestiame “nato e allevato in Italia”, può dare un contributo efficace alla soluzione dei problemi del settore.Giorgio Mercuri, presidente Alleanza co-operative italiane agroalimentare: «Piena condivisione del documento propo-sto da Assalzoo. È indispensabile una compartecipazione di tutta la filiera per

non lasciare tutti i rischi sulle spalle di produttori e stoccatori» Mercuri ha poi sottolineato che la strategia dell’inno-vazione deve essere perseguita da tutti e ha ribadito che «Anche con la politica dobbiamo fare sistema».Giuseppe Carli, presidente di Assose-menti: «La sottoscrizione del memo-

Alberto Allodi.

MARCELLO VERONESI ELETTO NUOVO PRESIDENTE ASSALZOOÈ stato eletto nel corso dell’assemblea annuale il nuovo presidente Assalzoo: Marcello Veronesi. Cinquanten-ne, veronese, sposato e padre di tre figli, laureato in Economia, è stato dal 2002 al 2014 responsabile vendi-te Europa nel settore salumi per il prestigioso marchio Negroni. Dal 2017 è vicepresidente di Veronesi Holding, cui fa capo anche l’attività di produzione mangimi.

L’essere manager e imprenditore, l’abitudine al confronto con i mercati internazionali e la profonda conoscenza del modello integrato di produzione a-groalimentare, “dalla fattoria alla tavola”, sono le ca-ratteristiche della figura di Veronesi alla base della scelta degli associati Assalzoo nella consapevolezza delle complesse sfide, nazionali e internazionali, che la mangimistica italiana sarà chiamata ad affrontare negli anni a venire.

La scelta di Marcello Veronesi, commenta il presi-dente uscente Alberto Allodi, “è la conferma più evi-dente di un settore e di un’associazione pulsante. È stato per me un onore rappresentare durante questi sei anni la mangimistica italiana. I momenti di difficol-

tà e quelli di favore sono stati affrontati dalla squadra sempre allo stesso modo: con lavoro serio e impegno costante. La strada davanti ad Assalzoo è ricca di ap-puntamenti decisivi. E la guida di Marcello Veronesi è una garanzia nell’affrontare questa strada con spirito pragmatico e capacità di visione. Auguro a Marcello buon lavoro e le migliori soddisfazioni.

“Sono molto onorato – sono le prime parole del neo-eletto Veronesi – del ruolo che i miei colleghi associati hanno deciso di assegnarmi. È un compito prestigioso rappresentare il settore mangimistico nazionale e pos-so garantire da subito che la mia dedizione e il mio im-pegno saranno massimi. Ringrazio il presidente Allodi che mi ha preceduto nella carica. Sono consapevole delle sfide che mi attendono e attendono l’Assalzoo. Sostenibilità, sicurezza e qualità saranno i concet-ti chiave intorno ai quali solidificheremo la prossima stagione dell’industria dei mangimi, in dialogo aperto con le istituzioni, il mondo scientifico e l’intero mondo delle filiere agroalimentari”.

(fonte: Assalzoo)

Giuseppe Carli. Cesare Soldi. Giorgio Mercuri.

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DELLA VACCA DA LATTE

Marcello Veronesi. Gabriele Canali.

randum è un passo fondamentale che affianca altre impor-tanti iniziative attivate a supporto della maiscoltura nazionale come il Tavolo tecnico dedicato al mais che vede ancora una volta la filiera unita a sostegno della coltura del mais. Se l’ac-cordo di filiera rappresenta un passo importante lungo la strada della condivisione, un nuovo Piano nazionale di set-tore deve essere adottato senza ulteriori indugi». Carli ha sottolineato anche lui quanto sia determinante l’innovazione tecnologia per il comparto: «Dobbiamo salire sul treno delle new breeding techniques per affrontare i problemi derivanti dalle micotossine, dai cambiamenti climatici e dalle malattie, per fornire all’industria mangimistica un prodotto migliore. Parte tutto dal seme. Le nuove tecnologie sono il futuro, im-portante in tal senso dare una corretta informazione sulla loro natura ed efficacia».Ultimo partecipante alla tavola rotonda Cesare Soldi, presiden-te Associazione maiscoltori italiani, che ha detto: «La criticità del settore, tutta italiana, considerando che la produzione di mais mondiale segna secondo gli ultimi dati +50% e quella italiana -40%, genera perdita di redditività e competitività. Per questo serve uno sguardo coraggioso verso la ricerca. Le new breeding techniques rappresentano un salto in avanti, ma con-temporaneamente serve innovazione anche nei sistemi irrigui, affinché siano più sostenibili ed efficaci».

Il saluto di AllodiAll’incontro di Roma Alberto Allodi, presidente uscente di As-salzoo, ha detto: «Lascio come eredità di fine mandato questo contratto di filiera, figlio di confronti continui negli anni. Questo memorandum è l’inizio della concretizzazione di qualcosa di importante che ci deve vedere alleati e uniti nel fare tutti insie-me, ciascuno per la propria parte, il bene del settore. Insieme si costruisce».Allodi è stato protagonista di una approfondita analisi econo-mica, sulla quale l’Informatore Zootecnico relazionerà in una delle sue prossime edizioni. l


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