+ All Categories
Home > Documents > Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia...

Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia...

Date post: 28-Feb-2020
Category:
Upload: others
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
5
grillini l’antipolitica che fa politica TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Perugia e 2.70 Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi 71 Argentina dal fallimento alla rinascita economia democratica luci e ombre sul governo Monti il capro espiatorio l’origine del linguaggio la religione e la paura valori cristiani e democrazia ambiente cinquant’anni per non morire carceri al limite della disumanità 71 ANNO 11 1 giugno 2012
Transcript
Page 1: Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria non ha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.

grillinil’antipoliticache fa politica

TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Perugiae 2.70

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi 71ANNO

Argentinadal fallimentoalla rinascita

economiademocratica

luci e ombresul governoMonti

il caproespiatorio

l’originedel linguaggio

la religionee la paura

valori cristianie democrazia

ambientecinquant’anni per non morire

carcerial limite

della disumanità

71ANNO 111 giugno 2012

Page 2: Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria non ha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.

11

som

mari

o4 Ci scrivono i lettori

6 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

10 Giovanni SabatoNotizie dalla scienza

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Raniero La ValleResistenza e paceEconomia democratica

14 Maurizio SalviArgentinaDal fallimento alla rinascita

16 Ritanna ArmeniGrilliniL’antipolitica che fa politica

19 Romolo MenighettiOltre la cronacaLuci e ombre del governo Monti

20 Roberta CarliniEquitaliaIl capro espiatorio

23 Tonio Dell’OlioCamineiroLettera aperta alle donne di ’Ndrangheta

24 Ugo LeoneAmbiente50 anni per non morire

27 Oliviero MottaTerre di vetroCambia todo cambia

28 Fiorella FarinelliCarceriAl limite della disumanità

31 Elisabetta ProiettiSaluteFarmaci salvavita a scuola

34 Chiara FranceschelliAdolescentiLa scuola che vorrei

36 Claudio CagnazzoSocietàTriste antropologia della crisi

38 Pietro GrecoEvoluzioneL’origine del linguaggio/2

41 Marco GallizioliFenomenologia delle religioniLa religione e la paura

Rocca

1 giugno2012

44 Stefano CazzatoMaestri del nostro tempoArnold HauserL’arte tra generale e particolare

46 Giuseppe MoscatiNuova AntologiaZora Neale HurstonLa voce ribelle della letteratura afroamericana

48 Giannino PianaL’alfabeto dell’eticaValoreUna nuova visione dell’eticità

51 Enzo BianchiInsiemeRinuncia e libertà

52 Carlo MolariTeologiaDialogo aperto credenti e non credenti

54 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoNella disobbedienza la fedeltà

57 Paolo VecchiCinemaDue film di Steve McQueen

58 Roberto CarusiTeatroChi troppo, chi niente

58 Renzo SalviRf&TvQuello che (non) ho

59 Mariano ApaArteDivisionismo

59 Alberto PellegrinoFotografiaGian Paolo Barbieri

60 Enrico RomaniMusicaLa riedizione di Pearle

60 Giovanni RuggeriSiti InternetInternet delle cose

61 Libri

62 Carlo TimioRocca SchedePaesi in primo pianoKiribati

63 Luigina MorsolinFraternitàCosta d’Avorio: la scuola di Tiéplé

Page 3: Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria non ha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.

28

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

012

FiorellaFarinelli Aun detenuto del carcere di Sira-

cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria nonha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.A Bergamo un detenuto in

attesa di giudizio muore per una neoplasiadiventata incurabile causa ritardi diagnosticie terapeutici. Nel primo trimestre 2012, ilpianeta carcere conta 37 suicidi riusciti, cen-tinaia tentati, innumerevoli episodi di auto-lesionismo. Sono 450 i ricorsi presentati allaCorte Europea dei diritti dell’uomo controle condizioni inumane di detenzione.Con l’estate in arrivo, arriveranno puntual-mente anche le rivolte. Sono «le prigionimalate» del belpaese, descritte dal Rappor-to dell’Osservatorio di Antigone presentatoqualche settimana fa a Bologna. Le malat-tie sono tante. Sono in condizioni materialisenza dignità – «al limite della disumanità»,ha detto Benedetto XVI in un recente incon-tro a Rebibbia. Passano per un organicodegli agenti penitenziari molto al di sottodelle esigenze, e per la disperata rarità di psi-cologi, assistenti sociali, formatori, infermie-ri. Si concretizzano nelle scarse opportuni-tà di un lavoro interno che restituisca sensoalla vita che si consuma. Nelle poche possi-bilità di imparare un mestiere, conseguiretitoli di studio e qualifiche professionali, pre-pararsi a quella vita «fuori» che per moltiprima o poi ci sarà. E che diventerà tenta-

zione di recidiva se il mondo interiore, e an-che quello esterno, sarà lo stesso di prima.Tra le tante malattie, la principale è però ilsovraffollamento. A fronte di una disponi-bilità di poco più di 45.000 posti, i detenutidelle carceri italiane sono oggi 67.000, per il42% – oltre 28.000 – in attesa di giudizio:tanti, fra loro, saranno riconosciuti innocen-ti. In Campania, i detenuti che aspettano iprocessi sono il 51,5%. Solo in Trentino lacapienza è superiore ai detenuti effettivi, intutte le altre aree lo scarto è consistente, inPuglia il rapporto schizza a 1,83. A LameziaTerme i posti sono 50, e i detenuti 91. A Bu-sto Arsizio 167, e i detenuti 423. Ad Agri-gento 250, e i detenuti 450. A Bologna 500, ei detenuti 1000.In modi asciutti ma chiarissimi, Antigoneracconta che cosa significa e produce vive-re in quattro in una cella per due, la docciauna volta sola la settimana, le file e le restri-zioni per qualsiasi minimo agio o diritto. Iturni, perfino, per stare in piedi o seduti incella. La pericolosa promiscuità tra delin-quenti incalliti e poveri sbandati. Le aggres-sioni e la violenza dei più forti. Così «escefuori il peggio di ognuno», inevitabilmente.Altro che rieducazione. Altro che speranzee ricostruzioni di una nuova vita.

amnistie indulti decreti

La politica, naturalmente, se ne occupa. A

Page 4: Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria non ha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.

29

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

012

2929

CARCERI

al limitedella

disumanitàogni cambio di governo, a ogni nuova legi-slatura. E la ricetta, immancabilmente, èsoprattutto la costruzione di nuove carceri.Qualche volta anche amnistie e indulti, macon sempre maggiore cautela. Perché conl’aria giustizialista che tira, sono tantissimigli elettori che non vedono altro rimedio allacriminalità, anche a quella di cui non sonostate ancora accertate le responsabilità, chechiavistelli a doppia mandata, e buttar viale chiavi il più a lungo possibile. Perché del-le amnistie e degli indulti finiscono col gio-varsi anche i malfattori di un ceto politicosempre più detestato. E anche perché, se nonsi aggrediscono i motivi di fondo – tra cui,per esempio, la straordinaria lentezza edinefficienza del nostro sistema giudiziario –i vuoti determinati da interventi di questotipo durano pochissimo, qualche volta solouna manciata di mesi. Così si fanno altritentativi, ma con scarso successo.Quello di Angelino Alfano, tre anni e mezzofa, ha portato a una riduzione di non più dimille detenuti. Effetti ancora più modestiha avuto quello del guardasigilli del gover-no Monti, la ministra Severino, che ha in-nalzato da 12 a 18 mesi di pena «residua»,cioè ancora da scontare, la soglia per gli ar-resti domiciliari e deciso il trattenimento inquestura (senza invio in carcere) degli arre-stati da giudicare con rito direttissimo. Manei tre-quattro mesi di attuazione del decreto«svuotacarceri», la riduzione dei detenuti

non ha superato il numero di 300, ancheperché le questure sono spesso inadeguate,per locali, servizi, personale, ad ospitare gliarrestati per più di qualche ora (e perché isindacati di polizia hanno alzato le barrica-te).Così si torna al punto, alla costruzione dinuove carceri, come del resto prevedeva giàil decreto Severino stornando allo scopo 57milioni di Euro derivanti dall’8 per mille ededicati ai beni culturali. Entro la fine del-l’anno il commissario all’attuazione del pia-no carceri dovrebbe emanare i bandi – spe-sa prevista 447 milioni di Euro – per la rea-lizzazione di 11.573 nuovi posti. Non abba-stanza, e comunque pochi ci credono. Nonsolo perché degli 11 nuovi carceri che dove-va costruire il governo Berlusconi, che di-sponeva di uno stanziamento anche mag-giore, non si è vista finora neppure l’ombra,ma anche perché il Cipe non ha finora sbloc-cato tutte le risorse necessarie.

carceri fantasma

Perché poi bisognerebbe investire tanti sol-di in nuovi luoghi di detenzione quando cene sono tanti di inutilizzati? Già, perché seappena qualcuno fa un’indagine un po’ ac-curata – e i volontari di Antigone l’hannofatta – scopre che il disordine italiano è arri-vato anche qui, con ben 36 «carceri fanta-sma». Ce n’è uno, per esempio, in provincia

Page 5: Assisi e 2...un detenuto del carcere di Sira-cusa viene negata la dialisi per-ché la polizia penitenziaria non ha il carburante per i due trasfe-rimenti settimanali all’ospedale.

30

RO

CC

A 1

GIU

GN

O 2

012

CARCERIdi Foggia, che è stato consegnato più divent’anni fa e non si sa perché non è statomai attivato. Un altro, ad Agrigento, con unasezione femminile da 100 posti ma con solo6 detenute. Un altro ancora, ad Argilà diReggio Calabria, nuovissimo ma impratica-bile perché mancano impianto idrico, allac-cio alle fogne, strada per arrivarci, e il Co-mune non ha soldi per farli. Quello di Co-digoro, provincia di Ferrara, è invece bloc-cato da un conflitto di competenze – chi è ilproprietario? – tra Stato e Comune. Quellodi Monopoli, abbandonato da tempo, è sta-to occupato da famiglie sfrattate. E così via,fino alle dismissioni del carcere dell’Asina-ra e di altre isole, adottate per i motivi piùdiversi, compresi quelli nobili dell’ambien-talismo e dello sviluppo del turismo. Storiedi opere incomplete, di insormontabili dif-ficoltà burocratiche, di vicende amministra-tive e politiche senza fine, di decisioni insi-diate dai tribunali, come succede con tantiponti, svincoli, superstrade, scuole, tribunali,ex caserme, un’edilizia pubblica che si man-gia quantità enormi di risorse senza produr-re benefici alle comunità (ma solo a costrut-tori e politici). Un dejà vu che si riproponeanche per l’allargamento o la manutenzio-ne di padiglioni e reparti nei carceri esisten-ti ed attivi, per cui non si trovano i soldi, o ibandi vengono contestati e bloccati, o i can-tieri improvvisamente interrotti.Nell’elenco dell’edilizia giudiziaria e penaleci sono anche casi di carceri completamen-te o parzialmente svuotati – con relativo tra-sferimento altrove dei detenuti – per ristrut-turazione, ma poi i lavori non si sono fatti ohanno avuto ritardi inimmaginabili in par-tenza. Più facile, allora, stanziare nuove ri-sorse per edifici tutti nuovi? Non sarà che lascelta, ancora una volta, sia determinatasoprattutto dall’intenzione di mettere rapi-damente in circolo una certa quantità disoldi per ridare un po’ di fiato al sistema dellecostruzioni e al lavoro che gli gira intorno?Non sarà che, contro ogni buon senso, sivogliano anche assecondare le idee, proba-bilmente maggioritarie, di chi contro il dila-gare della corruzione e della criminalità nonvede altro strumento oppositivo che grandicontenitori dove rinchiudere i rei?

pene alternative

È un fatto, comunque, che altre propostevengono scartate, o rinviate, perché troppoimpopolari o perché troppo difficili da rea-lizzare. Tra le prime c’è la depenalizzazionedi alcune tipologie non gravi di reato, comeil consumo di cannabis o la presenza irre-golare degli immigrati: auspicata da moltinon solo per ragioni di principio e per il gran-de contributo che ne viene alla moltiplica-

zione delle detenzioni, e però avversatissi-ma da altri, quindi sconsigliabile a chi nonami sfidare il dissenso.Ma c’è anche, tra i temi ad altissimo indicedi sensibilità, l’idea che i reati contro la pub-blica amministrazione potrebbero essere piùefficacemente prevenuti e puniti, invece checon la detenzione, con l’interdizione perma-nente da tutti gli uffici pubblici e con duresanzioni pecuniarie che attacchino anche laproprietà privata. E qui, come è evidente, èfin troppo facile il sospetto che si voglia evi-tare alla «casta» l’onta del carcere il fattoreostativo più forte.Anche il ricorso a pene alternative – dagliarresti domiciliari alle pene extramurarie inpercorsi rieducativi con lavoro obbligatorio– trova più critici che fautori, un po’ per lapesante nuvola di giustizialismo in cui sia-mo immersi da troppo tempo, un po’ per sfi-ducia nelle capacità organizzative e di con-trollo dei servizi sociali.

42% presunti innocenti

La via più diretta ed efficace, consideratol’alto numero tra i detenuti di quelli in atte-sa di giudizio, è però notoriamente la velo-cizzazione dell’azione giudiziaria. Qui nonci sono, da parte dell’opinione pubblica piùlarga, resistenze o obiezioni di principio. Lalentezza della giustizia italiana, censurata inambito europeo e dagli organismi interna-zionali, è percepita ormai quasi universal-mente come un vero scandalo. Nove milio-ni di giudizi pendenti, cause che si trascina-no anche per più di un decennio, processiinutili e costosi che si fanno anche in pre-senza di prescrizione, sono un vulnus evi-dente del diritto di tutti alla giustizia. E uncosto insostenibile, da molti e diversi puntidi vista, per il paese. Anche qui, ovviamen-te, non mancano le proposte tecniche in gra-do di disinnescare quello che c’è di più per-verso nella nostra amministrazione della giu-stizia. Che però non vanno avanti, ormai daanni, per l’insistente contrarietà a ogni tipodi riforma da parte della magistratura. Unpotere chiuso e forte, che le vicende da Tan-gentopoli in qua hanno reso ancora più for-te. E un’autonomia di valore costituzionaleche, con ogni evidenza, deve essere comun-que difesa e tutelata.Ci sarà, nel futuro prossimo degli italiani,un potere politico sufficientemente legitti-mato, capace di non fare della riforma dellagiustizia un’arma impropria contro gli av-versari, attento soprattutto al bene di tutti,in grado di affrontare con intelligenza de-mocratica questo problema? L’attesa, ormaiassai lunga, non è dei soli detenuti.

Fiorella Farinelli


Recommended