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Astronomia Dei Celti

Date post: 05-Nov-2015
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Astronomia
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  Medioev o Storico Astronomia Celtica Le vie da seguire per tentare di comprendere quale fosse il livello raggiunto dai Celti in campo astronomico sono principalmente due. Esse sono da un lato l'esame di quanto è stato scritto sulle loro conoscenze da parte degli autori classici e dall'altro l'analisi dei reperti archeologici che risultano essere in qualche modo legati alla pratica dell'osservazione del cielo, alla speculazione filosofica, alla misura del tempo e alla capacità di eseguire calcoli e previsioni relativi all'accadere di taluni fenomeni celesti.  Se da un lato abbondano le fonti classiche dall'altro parimenti sono numerosissimi i reperti archeologici che non sono quasi mai stati interpretati in chiave archeoastronomica. Ciò deve essere fatto tenendo ben presente l'incertezza insita nei reperti per il solo fatto della loro collocazione cronologica quindi a causa dei deterioramenti da essi subiti nel corso dei secoli trascorsi. L'analisi archeoastronomica deve essere comunque portata avanti con criteri di massimo rigore, tenendo ben  presenti i limiti che i risultati raggiungibili possono avere, e con strumenti adeg uati. Questi strumenti sono generalmente rappresentati dalle tecniche matematiche e statistiche che permettono di misurare l'affidabilità di ciascun risultato raggiunto e dal calcolo astronomico che permette di ricostruire con precisione la posizione di ogni singola stella visibile in cielo durante il periodo in cui la cultura celtica si sviluppò con l’aiuto dei calcolatori elettronici. Da questi studi trapela una nuova immagine del popolo celtico, un polo dedito allo studio ed all’osservazione del mondo che li circonda e non un popolo barbaro come si pensava in passato. Altri documenti e reperti potrebbero celare ulteriori informazioni sulle loro capacità astronomiche e matematiche. I Celti facevano riferimento ai corpi celesti quali la Luna e le stelle. L’importanza della Luna è stata documentata da molti autori latini e in maniera oggettiva dalla struttura del calendario celtico. Il Sole e la Luna con i loro movimenti ciclici furono fondamentali dal punto di vista della divisione del tempo; la Luna permetteva di dividere il tempo in settimane e mesi, mentre al Sole spettava il compito di scandire l’anno. Prima di parlare del ruolo delle stelle conviene introdurre le conoscenze astronomiche dei Celti a  partire dalle feste che celebravano durante l’anno. Le feste celtiche L’esistenza di molte festività durante l’anno celtico è un fatto noto e ben documentato dai reperti archeologici, dalla storiografia antica e dalle tradizioni bretoni ed irlandesi. Tali feste erano (in ordine cronologico lungo l’anno celtico) Trinox Samoni, Imbolc, Beltane e Lughnasa. La festa di Trinox Samoni, letteralmente “le tre notti di Samonios” corrispondeva all’inizio dell’anno. La festa inaugurava il periodo durante il quale era la notte a prevalere sul giorno, il Bestiame veniva radunato in recinti per svernare. http://www.bluedragon.it/medioevo/astronomia_dei_celti.htm 1 17/11/2014
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  • Medioevo Storico

    Astronomia Celtica

    Le vie da seguire per tentare di comprendere quale fosse il livello raggiunto dai Celti in campo

    astronomico sono principalmente due. Esse sono da un lato l'esame di quanto stato scritto sulle

    loro conoscenze da parte degli autori classici e dall'altro l'analisi dei reperti archeologici che

    risultano essere in qualche modo legati alla pratica dell'osservazione del cielo, alla speculazione

    filosofica, alla misura del tempo e alla capacit di eseguire calcoli e previsioni relativi all'accadere

    di taluni fenomeni celesti.

    Se da un lato abbondano le fonti classiche dall'altro parimenti sono numerosissimi i reperti

    archeologici che non sono quasi mai stati interpretati in chiave archeoastronomica. Ci deve essere

    fatto tenendo ben presente l'incertezza insita nei reperti per il solo fatto della loro collocazione

    cronologica quindi a causa dei deterioramenti da essi subiti nel corso dei secoli trascorsi. L'analisi

    archeoastronomica deve essere comunque portata avanti con criteri di massimo rigore, tenendo ben

    presenti i limiti che i risultati raggiungibili possono avere, e con strumenti adeguati. Questi

    strumenti sono generalmente rappresentati dalle tecniche matematiche e statistiche che permettono

    di misurare l'affidabilit di ciascun risultato raggiunto e dal calcolo astronomico che permette di

    ricostruire con precisione la posizione di ogni singola stella visibile in cielo durante il periodo in

    cui la cultura celtica si svilupp con laiuto dei calcolatori elettronici.

    Da questi studi trapela una nuova immagine del popolo celtico, un polo dedito allo studio ed

    allosservazione del mondo che li circonda e non un popolo barbaro come si pensava in passato.

    Altri documenti e reperti potrebbero celare ulteriori informazioni sulle loro capacit astronomiche e

    matematiche.

    I Celti facevano riferimento ai corpi celesti quali la Luna e le stelle. Limportanza della Luna

    stata documentata da molti autori latini e in maniera oggettiva dalla struttura del calendario celtico.

    Il Sole e la Luna con i loro movimenti ciclici furono fondamentali dal punto di vista della divisione

    del tempo; la Luna permetteva di dividere il tempo in settimane e mesi, mentre al Sole spettava il

    compito di scandire lanno.

    Prima di parlare del ruolo delle stelle conviene introdurre le conoscenze astronomiche dei Celti a

    partire dalle feste che celebravano durante lanno.

    Le feste celtiche

    Lesistenza di molte festivit durante lanno celtico un fatto noto e ben documentato dai reperti

    archeologici, dalla storiografia antica e dalle tradizioni bretoni ed irlandesi. Tali feste erano (in

    ordine cronologico lungo lanno celtico) Trinox Samoni, Imbolc, Beltane e Lughnasa.

    La festa di Trinox Samoni, letteralmente le tre notti di Samonios corrispondeva allinizio

    dellanno. La festa inaugurava il periodo durante il quale era la notte a prevalere sul giorno, il

    Bestiame veniva radunato in recinti per svernare.

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  • La festa di Imbolc era dedicata ala dea Brigh ispiratrice delle arti e dei mestieri. Brigh o Bricta

    sono i nomi che in celtico hanno entrambi il significato di luminosa, mentre presso i Britanni era

    denominata Brigantia che significa altissima. Imbolc segnava lallentamento della morsa

    invernale.

    Durante la festa di Beltane era venerato il dio Belenus, conosciuto anche con i nomi di Borvo e

    Grannos, a cui venivano attribuite capacit mediche; gli ultimi freddi erano terminati e si poteva far

    ingrassare il bestiame.

    La festa di Lughnasa era la pi importante in quanto era celebrato Lug. Il termine gallico Lug

    significa brillante o luminoso. Lug era venerato soprattutto da militari, artigiani e sacerdoti.

    Lughnasa significa raduno di Lug e tale festa coincideva generalmente con il grande raduno

    annuale delle trib galliche che veniva celebrato nei mesi estivi a met strada tra il solstizio

    destate e lequinozio dautunno.

    La festa di Trinox Samoni veniva celebrata in un periodo grosso modo equivalente allinizio del

    mese di novembre del nostro calendario (trovando riscontro con le tradizioni irlandesi). I periodi

    dellanno in cui le altre tre feste venivano celebrate, secondo il calendario gregoriano, erano

    rispettivamente: febbraio-marzo per Imbolc, maggio-giugno per Beltane e luglio-agosto per

    Lughnasa.

    Le feste erano stagionali, collocate in corrispondenza di quattro date intermedie rispetto ai solstizi

    ed agli equinozi, quindi non sono da ritenersi di ispirazione solare ma basati su altri criteri di natura

    astronomica.

    Una societ prevalentemente rurale come quella celtica doveva sicuramente considerare i ritmi

    stagionali per suddividere lanno, piuttosto che eseguire una divisione teorica come quela basata

    sulla posizione del sole sulleclittica. E quindi naturale avanzare lipotesi che le quattro feste

    potessero essere legate a particolari eventi astronomici, importanti per lagricoltura, che

    annualmente si ripetevano e che non avessero a che fare solamente con il Sole ma anche con le

    stelle visibili nel cielo. Potremmo quindi supporre che fosse proprio la levata eliaca di talune stelle

    a determinare la data in cui le feste dovevano essere celebrate.

    Nel corso delle migliaia di anni la data in cui una stella sorge in concomitanza con il Sole varia per

    effetto della precessione degli equinozi.

    In vicinanza della festa di Trinox Samoni la stella in levata eliaca durante let del ferro era

    Antares, la pi luminosa della costellazione dello Scorpione. A Imbolc era invece in levata eliaca

    Capella, situata nella costellazione dellAuriga. A Beltane sorgeva eliacamente Aldebaran la pi

    luminosa della costellazione del Toro. A Lughnasa era invece Sirio, la pi luminosa del cielo, ad

    essere in levata eliaca. E interessante notare che soltanto due delle stelle interessate appartengono

    a costellazioni zodiacali, le altre due sono invece posizionate lontano dalleclittica.

    Dai calcoli astronomici risulta (a una latitudine di circa 47 N) che durante il IV-V secolo a.C.

    Antares sorgeva con il Sole intorno al 16 novembre, Capella il 18 marzo, Aldebaran il 7 giugno e

    Sirio il 25 luglio rispetto al calendario Giuliano.

    E probabile che le varie feste, esclusa tuttalpi Trinox Samoni, venissero celebrate nei giorni di

    prima visibilit di queste stelle nei bagliori dellalba.

    Lesclusione di Trinox Samoni da questo criterio motivata dallesistenza di vincoli addizionali

    legati alla fase lunare da rispettare, infatti Trinox Samoni poteva essere celebrata solo quando la

    Luna si fosse trovata tra lultimo quarto e il novilunio.

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  • E facile notare lesistenza di una correlazione tra limportanza della divinit celebrata e la

    luminosit della stella in corrispondenza di ciascuna festa. Sirio che la stella pi luminosa visibile

    ad occhio nudo la si vede abbinata alla celebrazione del dio Lugh che era ritenuto il pi importante

    tra le divinit celtiche. Nel periodo in cui veniva celebrata la festa di Lugh, il cielo notturno era

    dominato dalla presenza del triangolo estivo formato dalle stelle Vega, Deneb e Altari; il fatto

    che il triangolo estivo fosse visibile proprio nei giorni della festa di Lugh potrebbe essere

    significativo. Infatti i druidi usavano per determinare le date anche altri astri come punti di

    riferimento, cos altre costellazioni erano tenute sotto osservazione.

    Capella, con luminosit di poco inferiore a Sirio, sorgeva eliacamente nei giorni della festa di

    Imbolc in cui era celebrata la dea Brigh, che era la seconda divinit per importanza quindi

    lassociazione con Capella non casuale. Capella una stella di colore giallo ed il giallo anche il

    colore delle messi a cui la dea era simbolicamente legata.

    E noto che Beltane, dedicata al dio Belenus, era una celebrazione in cui il fuoco giocava un ruolo

    molto importante. La stella che sorgeva eliacamente durante tale festa era Aldebaran: una stella il

    cui colore, osservata ad occhio nudo, spiccatamente rosso e quindi facilmente associabile al

    colore del fuoco.

    Le Stagioni

    I Celti dividevano lanno solamente in due stagioni, quella estiva e quella invernale. La stagione

    estiva comprendeva sia la primavera che lestate vera e propria, la stagione invernale era composta

    dallautunno e dallinverno.

    I druidi dovevano conoscere perfettamente le posizioni occupate dal Sole nel cielo in

    corrispondenza dei due equinozi e dei due solstizi, ma questi non furono ritenuti importanti per

    definire le stagioni in quanto sul territorio su cui si svilupp la cultura celtica non avvenivano

    variazioni climatiche apprezzabili correlate con questi eventi.

    Variazioni di rilievo avvenivano invece in corrispondenza di date intermedie tra gli equinozi ed i

    solstizi, luso delle stelle poteva quindi essere pi utile ai fini della divisione stagionale dellanno.

    Infatti il levare eliaco di Antares indicava linizio della stagione invernale, mentre il levare eliaco di

    Aldebaran linizio della stagione estiva.

    La divisione dellanno operata dai Celti basate sulle levate eliache implic una diversa durata dei

    due periodi stagionali. Sulla base del calendario celtico ritrovato a Coligny (che verr trattato pi

    avanti) la stagione estiva durava solamente 157 giorni mentre la stagione invernale 208 giorni

    solari medi.

    Infatti durante il V secolo a.C. linizio della stagione invernale cadeva grossomodo il 17 novembre

    mentre linizio della stagione estiva intorno al 10 giugno del Calendario Giuliano.

    La festa di Trinox Samoni cadeva ovviamente nel mese di Samonios, mentre quella di Beltane nel

    mese di Giamonios.

    A causa delle oscillazioni dellinizio del mese di Giamonios rispetto alla data solare dovute al

    vincolo di iniziare il mese in corrispondenza del primo quarto di Luna, qualche volta poteva

    capitare che la levata eliaca di Aldebaran cadesse nel mese di Simivison.

    La ripartizione stagionale era quindi la seguente: Samonios, Dumannios, Riuros, Anagantios,

    Ogronnios, Cutios e Giamonios erano mesi invernali, mentre Giamonios, Simivisonnios, Equos,

    Elembiuos, Edrinios e Cantlos erano mesi estivi.

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  • Il mese di Giamonios risulta citato due volte in quanto la festa di Beltane cadeva a met di esso e di

    conseguenza met mese era invernale e met estivo.

    Questi valori corrispondono molto bene con il ciclo climatico annuale tipico delle latitudini centro

    e nord europee dimostrando che la divisione dellanno operata dai druidi fu estremamente razionale

    ed orientata ad una elevata efficienza in termini di pianificazione agricola.

    Per noi adesso pu sembrare strano, ma per popolazioni la cui sopravvivenza era legata

    allagricoltura sbagliare di un mese il periodo da dedicare alla semina poteva voler dire la carestia.

    Il calendario di Coligny

    Nel novembre del 1897 a Coligny, nel sud della Francia, furono ritrovati i frammenti di una tavola

    di bronzo, le cui incisioni riproducevano la sequenza dei giorni di un calendario.

    Il calendario risale al II secolo d.C. in piena epoca gallo-romana ma gli studiosi sono concordi nel

    ritenere che sia stato inciso prevalentemente per scopi liturgici pagani e quindi possa riprodurre

    fedelmente il calendario tradizionale celtico.

    Il calendario contiene una sequenza di cinque anni lunari completi, ciascuno composti da 12 mesi

    lunghi 29 o 30 giorni, pi due mesi supplementari di 30 giorni ciascuno, per un totale di 62 mesi

    secondo il seguente schema:

    1 anno 13 mesi 385 giorni

    2 anno 12 mesi 355 giorni

    3 anno 13 mesi 385 giorni

    4 anno 12 mesi 355 giorni

    5 anno 12 mesi 355 giorni

    Ciascun mese inizia la notte in cui la Luna assume la fase di primo quarto.

    La sequenza dei mesi rappresentati nel calendario di Coligny la seguente:

    mese giorni

    Samonios 30

    Dumannios 29

    Riuros 30

    Anagantios 29

    Ogronnios 30

    Cutios 30

    Giamonios 29

    Simivisonnios 30

    Equos 30

    Elembiuos 29

    Edrinios 30

    Cantlos 29

    Si presume che i due mesi addizionali, inseriti rispettivamente nel primo e terzo anno rappresentati

    sulla tavola di bronzo, servissero per conciliare il tempo misurato sulla successione delle fasi lunari

    con quello misurato tenendo conto del moto apparente del Sole. Infatti ogni due anni lunari e

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  • mezzo si perdeva circa un mese e solo dopo 30 anni si tornava alle condizioni iniziali. Durante quel

    periodo il calendario lunare era retrogradato di un numero di giorni pari ad un anno lunare. Con

    lintroduzione dei mesi supplementari laccordo tra il computo lunare e quello solare poteva essere

    mantenuto annualmente entro un errore di 30 giorni.

    Il valore della durata dellanno solare codificato nel calendario di Coligny di 367 giorni, questo

    valore mostra una discrepanza troppo elevata con il valore vero della lunghezza dellanno tropico

    (365.242 giorni) per essere considerato come il valore noto ai Celti. Non bisogna dimenticare che

    un valore prossimo a 365.25 giorni era gi noto presso tutte le culture mediterranee con cui i Celti

    ebbero contatti fin dallantichit.

    Una spiegazione per questo valore anomalo da ricercarsi nel tentativo di ottenere un accordo

    soddisfacente tra il Sole e la Luna. Sarebbe per stato pi accurato intercalare due mesi di 29 giorni

    ciascuno, i quali avrebbero raggiunto unapprossimazione migliore rispetto allinserzione di due

    mesi lunghi 30 giorni.

    Lipotesi che la stesura del calendario sia stata eseguita su basi erronee molto difficile da

    accettare in quanto il prodotto del lavoro di studio dei moti del Sole e della Luna portato avanti

    per secoli da persone rinomate per la loro conoscenza della natura. Rimane quindi solamente

    lipotesi che per qualche ragione fu conveniente inserire due mesi intercalari lunghi 30 giorni

    anzich 29 e che il calendario celtico fosse qualcosa di pi di un semplice calendario come lo

    intendiamo oggi.

    Ogni mese era diviso in due quindicine oppure 15 pi 14 giorni in modo tale che se la prima

    quindicina era vincolata alla fase di primo quarto, linizio della seconda coincideva con la Luna

    allultimo quarto. I mesi di 30 giorni erano considerati matv cio fortunati mentre gli altri erano

    detti anmatv cio infausti. Fa eccezione Equos che pur durando 30 giorni un mese anmatv.

    Le due quindicine sono separate dalla parola atenovx che in gallico significa ritorno al buio,

    rinnovamento. Durante la prima quindicina la Luna raggiungeva il plenilunio e quindi era ritenuta

    periodo di luce, mentre la seconda quindicina centrata sul novilunio era periodo di buio.

    La decisione di utilizzare una sequenza di 7 mesi da 30 giorni e 5 da 29 giorni per ogni anno fu una

    naturale conseguenza delle osservazioni astronomiche. I druidi si resero conto che la lunghezza del

    mese sinodico lunare sembra fluttuare nel tempo intorno ad un valore medio. Infatti la lunghezza

    della lunazione variava durante let del ferro tra 29.27 e 29.84 giorni solari. Losservazione delle

    fasi lunari portata avanti per lunghi periodi di tempo tendeva a determinare un valore di 29.60

    giorni, un po pi elevato della lunghezza media della lunazione (29.53 giorni) ma che risulta in

    perfetto accordo con quello codificato nel calendario; questo valore conduce ad assegnare 355

    giorni alla durata dellanno lunare invece che 354.

    Questo calendario si differenzia da tutti gli altri calendari antichi oggi conosciuti. Infatti se da un

    lato la struttura luni-solare garantiva che i mesi rimanessero coerenti con le stagioni,allo stesso

    tempo era possibile utilizzare la stessa struttura in maniera pi sofisticata per calcolare esattamente

    la posizione nel cielo del Sole, per scopi agricoli, e della Luna, fondamentale per i riti religiosi,

    durante qualsiasi giorno dellanno.

    Il computo lunare esemplificato dalla pura e semplice successione dei mesi del calendario, mentre

    il computo solare deve tener conto anche della sequenza dei giorni indicati nei due mesi

    supplementari e dalle annotazioni che li accompagnano.

    I due mesi addizionali rappresentano due tabelle di calcolo in cui immagazzinata la differenza

    progressiva tra il computo solare e quello lunare. Il calendario di Coligny quindi una sorta di

    calcolatore analogico che permette di calcolare il computo solare partendo da quello lunare.

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  • I druidi potevano quindi prevedere le fasi lunari utilizzando la base del calendario senza i due mesi

    supplementari, e nello stesso tempo avevano a disposizione uno strumento luni-solare ordinario

    destinato alle attivit quotidiane, erano inoltre in grado di prevedere le levate eliache necessarie per

    determinare le date delle festivit.

    Il calendario di Coligny fungeva inoltre da almanacco, infatti in esso sono codificate alcune efficaci

    regole di predizioni delle eclissi, in particolar modo quelle lunari.

    Si osservato infatti che alcune delle annotazioni in gallico incise sul calendario si ripetono con

    precisa regolarit in corrispondenza di determinate terne o quaterne di giorni consecutivi. Cio le

    annotazioni compaiono in tre o quattro giorni consecutivi. Ogni singola annotazione si riferisce al

    nome di un mese ripetuto pi volte, una volta per giorno appartenente alla terna o quaterna.

    Di solito i giorni interessati dalle terne sono i VII, VIII e IX di ciascuna quindicina di giorni pi

    qualche mese in cui si osservano le annotazioni nei giorni I, II e III della seconda quindicina,

    quindi sostanzialmente le terne indicano i pleniluni ed i noviluni, ma talvolta segnato anche

    lultimo quarto. I giorni in cui possibile il verificarsi delle eclissi sono proprio quelli marcati dalle

    terne.

    I druidi aveva sicuramente osservato che le eclissi di Luna si ripetono ogni 6 lunazioni circa, quindi

    bastava attendere che durante i giorni VII, VIII, IX della prima quindicina di un mese qualsiasi

    avvenisse uneclisse lunare, leclissi lunare successiva sarebbe stata prevista in corrispondenza

    degli stessi giorni VII, VIII o IX del sesto mese successivo.

    Se la previsione delleclissi lunare era pressoch sicura non lo era affatto quella delleclissi solare,

    losservazione della posizione della Luna rispetto alleclittica funzionava ma era un metodo con

    alto tasso di errore e permette solamente di eseguire previsioni a scadenza breve (appena 7 giorni);

    inoltre leclissi di Sole poteva avvenire ma non essere visibile nella localit in cui il druidi si

    trovava.

    I nemeton

    Analizzando la struttura dei nemeton (recinti sacri) costruiti dai celti si osservato che

    lastronomia rivest un ruolo importante nella scelta dei siti in cui furono edificati nonch nella

    definizione della loro struttura.

    Due esempi simbolici sono il nemeton di Libenice e lacropoli di Zavist entrambi in Boemia.

    Il nemeton di Libenice

    Venne costruito ed utilizzato dai Celti Boi, una trib celtica che si svilupp nellEuropa centrale

    per poi migrare nellItalia centro-settentrionale.

    Il santuario era un recinto rettangolare di 24m x 80m delimitato da un fossato. Presso il lato sud-

    orientale era stata ricavata una zona infossata nel terreno a forma di 8 nella quale erano stati posti

    un menhir (grandi pietre verticali, sommariamente sbozzate o scolpite) alto circa due metri e altri

    pi piccoli che costituivano la zona di culto principale.

    Gi negli anni 60 lastronomo cecoslovacco Holub riconobbe alcuni elementi che suggerivano la

    presenza di possibili orientazioni verso il punto del sorgere del Sole al solstizio dinverno.

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  • Lasse del recinto orientato 24 a sud rispetto alla direzione equinoziale (est-ovest) calcolata per

    il 500 a .C. nonostante il fatto che nessun impedimento geografico o topografico limitasse

    imponesse una tale orientazione del nemeton.

    Pianta del nemeton di Libenice

    Il recinto del santuario stato costruito in modo da essere diretto verso la zona dellorientazione

    locale in cui poteva essere vista sorgere la costellazione di Orione.

    Lungo una direzione prossima allasse maggiore del recinto (119-120) Antares sorgeva

    eliacamente, ricordiamo che la levata eliaca di Antares era il riferimento per la celebrazione di

    Trinox Samoni. Inoltre altre stelle importanti quali Sirio e Mira sorgevano in quella direzione.

    Al centro del nemeton stata scoperta una tomba nella quale sono state rinvenuti i resti di una

    donna dal cui corredo funebre si indotti a pensare fosse la druidessa responsabile dei culti

    religiosi. La tomba mostra unorientazione nord-sud molto accurata cos anche lo scheletro stato

    posto lungo la stessa direzione con il teschio posto a nord. Al fine di orientare la tomba i Celti

    dovettero osservare la posizione delle stelle per determinare la linea meridiana.

    Allinterno del recinto sono state ritrovate diverse buche allinterno delle quali erano infisse dei

    pali; escluso che i pali potessero avere la funzione di sorreggere alcun tipo di infrastruttura in

    quanto la loro disposizione non rappresenta alcun disegno regolare.

    Sofisticate ricerche hanno messo in evidenza che coppie di pali definivano direzioni orientate verso

    i punti dellorizzonte locale in cui sorgevano o tramontavano diverse stelle, tra cui quelle in levata

    eliaca alle date delle quattro feste dellanno celtico.

    La scoperta del cambiamento periodico di splendore della stella Mira nella costellazione della

    Balena storicamente assegnato al reverendo David Fabricius nel 1956. Pare invece che fosse stata

    precedentemente osservata dai Celti Boi che allinearono diversi pali nel nemeton di Libenice verso

    le direzioni di sorgere e tramontare di questa stella.

    Dalla Terra possibile osservare che la luminosit di Mira varia dalla seconda alla decima

    magnitudine in un periodo di 330 giorni rimanendo quindi visibile per pochi mesi ad occhio nudo.

    Una stella di colore rossastro che spariva e riappariva periodicamente deve avere senzaltro attirato

    lattenzione dei druidi che probabilmente attribuirono a cause divine il verificarsi di questo

    fenomeno.

    Un altro fatto molto interessante riguarda la disposizione particolare di alcune di queste buche che

    riproducono fedelmente la disposizione della costellazione del Cigno nota anche come Croce del

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  • Nord. Le direzioni dei quattro bracci se idealmente prolungate individuano grossomodo i punti

    dove avvenivano le levate eliache di Antares, Capella, Aldebaran e Sirio. La costellazione del

    Cigno era ritenuta molto importante presso molte civilt antiche che la utilizzarono per individuare

    la posizione del nord astronomico che nel V secolo a.C. era situato lontano dalla stella polare.

    Non sono state rilevate orientazioni significative relative ai fenomeni legati al Sole in accordo con

    il fatto che i Celti non praticavano culti solari, mentre sono stati rilevati alcuni allineamenti verso i

    punti di levata della Luna ai lunistizi, importanti per la previsione delle eclissi.

    Lacropoli di Zavist

    Lacropoli di Zavist situata allinterno di un sito fortificato risalente al VI-V secolo a.C. a pochi

    chilometri da Praga.

    Nel 550- 500 a .C. lacropoli comprendeva un recinto quadrangolare di una ventina di metri di lato

    ed una serie di case di legno allineate ai lati di una strada. Nel V secolo a.C. venne distrutta e

    ricostruita allinterni di un recinto quadrangolare di un centinaio di metri di lato.

    Vennero costruiti un grande edificio rettangolare in legno a due navate di cui attualmente

    rimangono le buche che contenevano i pali di sostegno, alcune strutture monumentali ed una torre a

    pianta triangolare in pietre la cui altezza attuale di circa 4 metri ma che si presume potessero

    essere sormontate da alcune sovrastrutture.

    Ricostruzione dellacropoli di Zavist (vita dallalto)

    La torre a pianta triangolare era una costruzione rituale di circa 10 metri di lato ai cui vertici erano

    infissi tre grossi pali di legno.

    Le analisi al computer hanno messo in evidenza che lungo la direzione individuata da ogni coppia

    di vertici permetteva di definire un settore di orizzonte entro il quale potevano essere osservati

    diversi fenomeni astronomici nel cielo del V secolo a.C. Tra i pi importanti vi sono: il sorgere ed

    il tramontare della Luna ai lunistizi, il sorgere del Sole agli equinozi, il sorgere ed il tramontare del

    Sole al solstizio dinverno ma soprattutto il sorgere eliaco di Antares, Capella, Aldebaran e Sirio.

    http://www.bluedragon.it/medioevo/astronomia_dei_celti.htm

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  • Per una migliore comprensione del testo

    Archeoastronomia: studio dellattivit astronomica delle civilt antiche.

    Eclittica: piano dellorbita terrestre attorno al Sole, traettoria descritta dal Sole nel suo moto

    apparente sulla volta celeste.

    Levata eliaca: si dice del sorgere di un astro che abbia luogo quasi nello stesso momento del

    sorgere del Sole.

    Lunazione: periodo di tempo compreso tra due noviluni consecutivi.

    Magnitudine: numero che caratterizza lo splendore assoluto o apparente di un astro.

    Precessione degli equinozi: avanzamento dellistante dellequinozio di primavera nel corso degli

    anni dovuto ad un movimento conico molto lento dellasse terrestre intorno ad una posizione

    media.

    Bibliografia:

    Adriano Gaspani, Silvia Cernuti L' astronomia dei celti. Stelle e misura del tempo tra i druidi

    www.ars2000.it

    http://www.pooh.cz/pruvodce/a.asp?a=2004607&db=444

    http://www.cgg.cvut.cz/~xkrivanj/projects/celts/zavist/

    Silente

    L'autore dell'articolo si assume ogni

    responsabilit legale riguardo al suo contenuto.

    I diritti sulle immagini sono dei legittimi proprietari.

    http://www.bluedragon.it/medioevo/astronomia_dei_celti.htm

    917/11/2014


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