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[ASU] Urban Seeds - Idee per Padova

Date post: 06-Apr-2016
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“Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone” Così Calvino descrive Despina, città raggiungibile solo via mare o via deserto. Despina appare al cammelliere con la forma di una nave e al marinaio con la forma di un cammello. La città ci appare diversamente a seconda del contesto in cui si situa e a seconda di chi siamo. La città è quindi un caleidoscopio che mostra volti diversi a persone diverse. Padova è il Santo? Padova è l'Università? Padova è lo spritz? Padova sarà l’intrecciarsi nell’aria di idee che ricadono al suolo per costruire un futuro condiviso.
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“Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”

Così Calvino descrive Despina, città raggiungibile solo via mare o via deserto. Despina

appare al cammelliere con la forma di una nave e al marinaio con la forma di un

cammello. La città ci appare diversamente a seconda del contesto in cui si situa e a

seconda di chi siamo. La città è quindi un caleidoscopio che mostra volti diversi a persone

diverse.

Padova è il Santo? Padova è l'Università? Padova è lo spritz?

Padova sarà l’intrecciarsi nell’aria di idee che ricadono al suolo per costruire un futuro

condiviso.

Ogni città è qualcosa di più del singolo sguardo con cui ogni passante decide di coglierne

uno scorcio ed inserirlo nel proprio microcosmo: la città trae la propria essenza più

profonda dalla capacità di chi la vive di andare oltre il punto di vista individuale,

includendo il proprio nell'insieme delle prospettive comuni.

Ogni città non è riducibile alla semplice somma di individui, piazze, strade e

palazzi. Rappresenta invece il miglior esempio di luogo collettivo dei nostri giorni: nella

città si formano e si confrontano opinioni, pensieri, immagini, gesti, comportamenti.

Non è qualcosa di statico, immutabile, sempre uguale a se stesso, al contrario è un

contesto di relazioni e interazioni in continuo mutamento.

Padova nel corso della sua storia ha costruito la sua ricchezza nell’essere una

città di incontro, di passaggio e di scambi. Padova è conosciuta in tutto il mondo come

la città di Galileo, della conoscenza e dell’Università: ancora oggi qui si viene per

studiare, e le persone completano la propria formazione nel momento in cui si diventa

appieno cittadini.

L’andarsene da Padova negli ultimi anni sta però diventando sempre più una scelta

obbligata e senza ritorno: non vi è la possibilità per tanti di costruire qui la propria vita

e di essere parte del futuro della città.

All’epoca della crisi e della precarietà come dato esistenziale per un’intera generazione,

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la città di Padova non è ancora riuscita a costituirsi come un campo aperto all’intessersi

di un rapporto virtuoso tra tutte le sue componenti, ad essere cioè un terreno fertile in

cui si possa sviluppare quella rete di relazioni vitale per la città stessa.

La creazione di questa rete è sempre più urgente: mai come oggi è forte la

necessità di rimettere in moto le energie sociali e culturali a Padova, per mantenere

Padova una vera città e non un mero agglomerato di attività, e per permettere alle

persone di seminarvi la forza delle loro idee.

Per farlo è fondamentale ripartire dalla dignità delle persone, dalla valorizzazione delle

differenze, dalla condivisione di forze, idee e progetti.

Perché si possa elaborare un’alternativa condivisa è innanzitutto prioritario

ribaltare il paradigma che vede la sicurezza nella chiusura e trova facile sostegno in

dottrine pericolose, istiganti guerre tra poveri, come è necessario agire per riportare

nelle persone la consapevolezza di essere vittime di una crisi che frammenta sempre più

e parcellizza i diritti, che porta a non riconoscere più sé stessi nell’altro.

Se vogliamo che Padova si formi attorno ad un nucleo di apertura, accoglienza,

interscambio, condivisione, dobbiamo resistere al deserto di una città sempre più

chiusa, escludente, ottusa, perché solo con la partecipazione possiamo immaginare e

creare una Padova migliore.

In una città che guardi al futuro è sostanziale porre al centro l’ambiente, la

sostenibilità e la qualità della vita: questioni che passano inevitabilmente per una

nuova ridefinizione dei concetti di cittadinanza, di integrazione, di sostenibilità, di

cultura, per arrivare ad una presa di coscienza collettiva in grado di superare il limite

del sentire individuale per tendere al benessere comune.

A partire da queste riflessioni, nasce l’idea di Urban Seeds – Idee per Padova, che vuol

essere un invito a condividere le proposte che ogni realtà padovana può portare per la

città, a creare incontri, confronti e a stabilire relazioni. Vogliamo seminare idee per

Padova, spargendole e facendole viaggiare per lo spazio urbano, proponendo così

un’alternativa condivisa alla situazione attuale.

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CITTADINANZA E INTEGRAZIONE

per una città aperta e inclusiva

"Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente

a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento

disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelice contiene

una città felice che nemmeno sa d'esistere."

Essere cittadini significa riconoscere la città in cui si abita come propria, e allo stesso

tempo come patrimonio comune; vivere con responsabilità civile il proprio farne parte,

sentirsi rispettati, consapevoli che le proprie proposte vengono ascoltate e tenute in

considerazione dal resto della comunità.

Nel contesto padovano vi è l’esigenza di riconoscere le diversità per ampliare il

senso di cittadinanza, partendo dalla valorizzazione e dal dialogo delle culture;

l’incontro è scambio reciproco, condivisione di idee, tradizioni, conoscenze e permette

di essere parte di una coscienza collettiva inclusiva. Non si può proprio peraltro negare

allo spazio della città che è già di fatto multiculturale l’occasione di essere spazio di

incontro.

Proprio attraverso una rete di conoscenze condivise e la pratica di condivisione

degli spazi di socialità si può suggerire un modo di vivere la comunità più consapevole e

pieno.

Promuovere l’integrazione delle culture e delle persone significa portare avanti

una politica imperniata sul multiculturalismo, in contrasto con le tendenze

assimilazioniste, che mirano a inglobare le nuove culture nelle tradizioni della comunità

ospitante. E l’interazione può aiutare a confermare la necessità di garantire

concretamente la parità di trattamento, rendendo consapevoli le persone di come si

attua il principio di uguaglianza e la difesa delle libertà fondamentali dell’uomo.

Proprio per la sua vocazione di luogo di passaggio di culture e conoscenze, Padova deve

essere impegnata collettivamente nell’accoglienza di migranti, rifugiati e richiedenti

asilo, e lottare contro la discriminazione e il razzismo significa anche lottare contro

l’ingiustizia sociale ed economica. Tutti coloro che risiedono sul territorio padovano

meritano infatti uguali diritti e uguali doveri, da rispettare e tutelare. Si può spezzare

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il silenzio dell’indifferenza tutelando i diritti alla salute, all’abitare e al lavoro, per

riuscire a far diventare tutte le persone protagonisti responsabili della propria

interazione con la città. Le emergenze della marginalità, come l’occupazione di spazi

inadatti all’abitare, non sono problemi di sicurezza, ma di povertà e negazione di

cittadinanza, ovvero di diritti fondamentali dell’individuo, e come tali li dobbiamo

affrontare.

Se i migranti rappresentano l’Altro per eccellenza nella visione deteriorante e

securitaria di una Padova “pulita”, gli studenti sono invece una componente ignorata o

maltollerata: in una città di 200mila abitanti con un’università con più di 60mila

studenti e dottorandi, è fondamentale valorizzare il contributo della popolazione

studentesca, nel contesto sociale, culturale ed economico. Gli studenti affollano la città

dando vita a un’enorme offerta di cultura, associazionismo e volontariato, contribuendo

in maniera determinante allo sviluppo dell’economia cittadina, sia da consumatori, sia

in prima persona come lavoratori, specialmente in questi anni di crisi e considerate le

carenze del sistema di welfare pubblico.

Eppure la politica locale tende a sminuire questo contributo, preferendo la

denigrazione costante degli studenti, spesso definiti incivili, irrispettosi, irriguardosi

verso la città, i suoi spazi ed i suoi abitanti.

In un percorso che vede la città di Padova come bene comune, condiviso da tutti,

riteniamo essenziale smettere di considerare gli studenti un problema di ordine

pubblico, per superare la storica divisione studenti-residenti e riconoscendo a tutte le

componenti che abitano Padova la dignità di cittadini attivi.

Da anni andiamo ripetendo che Senza Noi Padova Muore: vogliamo infatti una

città viva e inclusiva, all’altezza della sfida dell’altro, perché tutti comprendano che

incontrare ciò che sentiamo distante non significa estirpare le proprie radici, ma

arricchirle di nuovi germogli.

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SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

per una città che sia sostenibile e rispettosa dell’ambiente

“L'antica distinzione tra uomo e natura, tra abitante di città e abitante di

campagna, tra greco e barbaro, tra cittadino e forestiero, non vale più: l'intero

pianeta è ormai diventato un villaggio, e di conseguenza il più piccolo dei rioni

deve essere progettato come un modello funzionale del mondo intero.”

(Lewis Mumford)

Padova ha bisogno di rispettare di più il suo ambiente, inteso sia come spazio fisico nel

quale si sviluppa e dal quale è circondata la città, sia come luogo legato agli eventi che

ne hanno caratterizzato la storia.

Se a Padova l’inquinamento atmosferico è uno dei più elevati di tutta Italia, non

si può che partire dalla diminuzione dell’uso dell’automobile per gli spostamenti

urbani e dal potenziamento del servizio di trasporto pubblico e della mobilità ciclabile.

Non si tratta solo di proporre una serie di soluzioni possibili che l’amministrazione

comunale potrà fare proprie per migliorare la mobilità sostenibile ma anche di rendere

coscienti i cittadini delle alternative sostenibili che è possibile adottare negli

spostamenti quotidiani, partendo dall’idea che il miglioramento delle condizioni di

salute parte proprio dalla responsabilità dei comportamenti quotidiani. Potrebbe essere

illuminante un confronto con ciò che avviene in altre città europee, partendo dal

presupposto che Padova può fungere da esempio in Italia e all’estero e non una città che

tenta di seguire, spesso in ritardo e in maniera approssimativa, modelli di sviluppo già

affermati: sarebbe interessante analizzare l’efficienza del sistema di trasporto pubblico

posto in relazione ad altre variabili quali il costo del biglietto rapportato al costo medio

della vita, la percentuale di veicoli privati utilizzati e i valori di inquinamento

atmosferico in quel dato territorio.

Non possiamo accontentarci del sistema attuale di piste ciclabili e marciapiedi

presente, spesso inadatto alle reali necessità perché usurato dal tempo o interrotto in

zone ad alta percorrenza di auto: una città “a misura di abitante” è anche una città

sicura per pedoni e ciclisti, liberata dalla caoticità del traffico automobilistico e dallo

smog da esso generato, in cui non vi sia il costante timore di vedersi sottrarre il verde

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pubblico in favore di un parcheggio in più.

Sempre più legata alla sicurezza è la questione della cementificazione del territorio: il

recupero e la riconversione del patrimonio immobiliare abbandonato della città è il

mezzo per combattere il consumo di suolo. Ha ancora senso la costruzione

indiscriminata di nuove lottizzazioni in una città dove l’andamento demografico mostra

un aumento annuo di poche centinaia di unità quindi di fatto non incisivo? Quale senso si

può trovare nella constatazione che a fronte dei 9000 appartamenti sfitti o non utilizzati

nella città di Padova vi sono quasi 2000 domande per l’edilizia residenziale pubblica e le

occupazioni abusive nonché gli sfratti sono ormai all’ordine del giorno? È evidente che il

fabbisogno abitativo non è causato da una carenza di alloggi, bensì dal prezzo troppo

elevato di questi e da un’industria edile maggiormente indirizzata verso tipologie

edilizie più lussuose e meno economiche.

Vogliamo privilegiare l’idea di una città caratterizzata da spazi sociali, dove tutti

possano trovare un ambiente vivo e non abbandonato a se stesso, che sia terreno fertile

per quei semi di “cittadinanza consapevole” che rendono Padova una città

d’avanguardia anche dal punto di vista ambientale.

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CULTURA e SPAZI

per una città viva e all’avanguardia

“For the great desire I had to see

fair Padua, nursery of arts, I am arrived…

and am to Padua come, as he that leaves

a shallow plash to plunge in the deep, and

with satiety seeks to quench his thirst.”

(William Shakespeare)

Padova è la città dell’Università, della Cappella degli Scrovegni, di Prato della Valle.

A Padova Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stata la prima donna al mondo a ottenere la

laurea. Padova è sempre stata luogo privilegiato di intreccio di molte culture, anche

grazie alla presenza di uno degli atenei più antichi e prestigiosi d’Italia.

Oggi però si tende a sottovalutare il grande potenziale culturale che questa città

possiede, e troppo spesso ci si trova ad agire applicando schemi isolati e non più in

grado di rappresentare le reali esigenze dei cittadini.

Padova, inoltre, grazie anche alla numerosa componente studentesca - portatrice

di movimento, idee, innovazione - è attraversata da un fermento che la rende viva, ma

che fatica a emergere a causa di politiche cittadine miopi, più preoccupate di

combattere la propria guerra contro il mulino a vento del degrado piuttosto che

valorizzare le iniziative che potrebbero inserire la nostra città in un panorama di

ampio respiro, fatto di incontri, dibattiti, personalità e artisti internazionali; che

preferisce relegare la socialità ai plateatici dei bar piuttosto che incentivare i tentativi

di affacciare Padova al panorama culturale europeo d’avanguardia.

La città di Padova mai come ora necessita di politiche lungimiranti in ambito

culturale, in grado di valorizzare questo sue potenziale, che tengano conto di tutte le

sfumature e della complessità che la stessa definizione di cultura porta con sé.

La cultura infatti non può essere intesa solo come la promozione e la realizzazione di

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grandi eventi inseriti in affermati circuiti. Sono invece spesso le forme di cultura che si

definiscono partite dal basso quelle in cui si scorgono rinnovate idee e inedite energie.

Noi crediamo in una cultura come collaborazione, condivisione, ricerca e racconto, la

cultura che è coscienza e conoscenza del mondo, e a cui si deve garantire totale

libertà di accesso.

Padova, affermata città d’arte, “culla delle arti” di Shakespeare, è una città

popolata dagli scheletri degli innumerevoli spazi abbandonati e in disuso, sottoutilizzati

o quasi inaccessibili per la cittadinanza: evidente segnale di un fallimento non solo

culturale, ma anche politico.

Da un lato ci sono luoghi nati per la cultura come il Cinema Altino o il Cinema

Concordi, chiusi da anni, ma anche più recenti, come il Centro Culturale San Gaetano o

luoghi simbolo del patrimonio artistico della città come i Bastioni, che rappresentano

un’occasione mancata per la città che a dispetto della sua eredità storica, sembra non

voler scommettere sul valore della cultura. Si tratta di punti di riferimento importanti

ma non sfruttati, paradossalmente a fronte della richiesta sempre consistente di quel

cosmo di persone, realtà e associazioni che negli anni hanno saputo costruire veri e

propri laboratori di idee, spesso limitati oltre che dalla gigantesca e inefficente

macchina burocratica proprio dalla mancanza di spazi.

Inoltre in città sono presenti troppi luoghi abbandonati e in disuso, da piazzale

Boschetti alla caserma Romagnoli, destinati a divenire spazio di reale degrado e disagio.

L’investimento da parte delle istituzioni nel recupero e nella riqualifica di questi spazi e

la successiva concessione in gestione a soggetti competenti che operano in città li

potrebbe trasformare in veri laboratori di innovazione sociale, spazi di interazione in

grado di offrire orizzonti di scoperta, luoghi di incontro e di costruzione di importanti

reti sociali in grado di sconfiggere realmente il degrado.

Le grandi città europee ci hanno da tempo dimostrato come la cultura non sia un

vezzo da intellettuali ma, forse, il più grande potenziale economico in cui investire in

tempo di crisi: è il mezzo per migliorare l’attrattività turistica di Padova, ad oggi

perlopiù di carattere religioso, portando non solo un ingente indotto ma anche il

continuo ravvivarsi della scena culturale cittadina.

Delle politiche culturali lungimiranti, abbinate ad investimenti e progetti di

riqualificazione degli spazi possono far diventare la nostra città più attrattiva, in quanto

reale risposta per quella generazione che si vede negate tutte le opportunità e che è

alla costante ricerca di luoghi in cui esprimersi. L’eterogenità dei soggetti che su una

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scena intervengono non può far altro che innestare positive sinergie, in grado di

dimostrare come la cultura possa essere reale motore di sviluppo.

Crediamo inoltre che animare la città intera di eventi e di persone che

contribuiscono alla riappropriazione degli spazi comuni sai il miglior modo per

contrastare il clima di insicurezza e paura, spesso fomentato dalla povera retorica del

degrado. Una città viva, nelle sue strade e nelle sue piazze, è una città sicura. Limitare

gli spazi della cultura alle quattro mura che circondano un teatro o un auditorium o la

sede di un’associazione è un errore; essa invece deve poter uscire, esprimersi nelle nelle

vie, nelle piazze e nei quartieri, affinché tutti possano goderne e prenderne parte.

Lo stesso si può dire per la cultura accademica, la cui distanza dalla quotidianità

dei residenti è forse una della ragioni per la radicata scissione tra padovani di nascita e

studenti; Padova si è sviluppata e ha rivestito un ruolo di guida nel panorama scientifico

e culturale per secoli, proprio grazie al fervido laboratorio di idee e innovazione

costituito dalla sua Università. Riteniamo fondamentale che città e Università tornino a

intrecciare i propri percorsi, a dialogare profondamente per fare della cultura una

priorità e un obiettivo comune.

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“Detto questo, è inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o

tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere la città, ma in

altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro

forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne

sono cancellati.“

Urban Seeds

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