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Attacamento adulto e amore di coppia filedi una personalità di tipo "fobico" nell'età adulta,...

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1 ATTACCAMENTO ADULTO E AMORE DI COPPIA Dr.ssa Serena De Nitto 1 La relazione tra stili di attaccamento e psicopatologia è da non molti anni oggetto di studio da parte dei ricercatori. È stato ipotizzato che i soggetti con problemi clinici avrebbero riportato una maggiore frequenza di rappresentazioni dell'attaccamento di tipo insicuro. Da numerosi studi risulta che al momento attuale nessuna entità diagnostica può essere messa in relazione con un particolare stile di attaccamento; in generale, però, diventano sempre più forti le prove che un attaccamento insicuro è un importante precursore dello sviluppo della psicopatologia e, in qualche caso, è stata individuata una forte relazione tra un disturbo specifico ed uno specifico stile di attaccamento, anche se gli studi in proposito sono ancora troppo limitati. In uno studio (Guerrini Degli’Innocenti, B., Selvi, A. Pazzagli, A. 1995) su un campione di soggetti esposti in ambito familiare ad episodi di abuso fisico e sessuale, si è riscontrato, attraverso l’utilizzo dell' l’“Adult Attachment Interview”, che l' 85% del campione è stato classificato come insicuro e il restante 15% come sicuro, a differenza del campione di controllo in cui il 59% è stato classificato come sicuro e il 41 % insicuro. I recenti lavori nel campo delle applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento stanno sempre più confermando l'ipotesi di Bowlby che definisce alcuni modelli di organizzazione del comportamento come di tipo "ansioso" e pertanto li considera dei fattori di rischio per lo sviluppo successivo di eventuali problemi psicopatologici. Secondo Liotti (1995) è possibile ipotizzare che i modelli operativi interni del bambino "ansioso- evitante" avendo a rappresentazione di Sé come indegno e poco amabile, e quindi incapaci di mantenere dei rapporti affettivi validi, rischiano l'insorgenza di disturbi di tipo depressivo. Mentre nei bambini con un pattern di attaccamento di tipo “ansioso-resistente” si può sviluppare un modello operativo interno del Sé “duplice”, per un verso amabile e degno di attenzioni e simultaneamente come indegno di ricevere cure nei momenti di bisogno, favorendo così lo sviluppo di una personalità di tipo "fobico" nell'età adulta, ipotesi delineata da Bowlby nel 1969. Tuttavia, secondo Ammaniti, i dati emergenti dalle recenti ricerche pongono dei dubbi sulla caratterizzazione del pattern di tipo sicuro, “non ansioso”, come unico modello sicuro che permette una crescita sana. Egli, così come la Fava Vizziello, minimizza il ruolo dei pattern di attaccamento di tipo ansioso- evitante e ansioso-resistente come fattori di rischi, ma considera un fattore di rischio pattern di attaccamento di tipo “disorganizzato-disorientato” . Liotti e Intrecciagli in campo cognitivista considerano l'attaccamento disorganizzato-disorientato come un fattore di rischio per lo sviluppo di una patologia di tipo "borderline", in base ad alcune ricerche questo tipo di attaccamento sembra infatti essere correlato con disturbi dissociativi isterici o gravi fenomeni di depersonalizzazione e derealizzazione (Liotti, Intrecciagli e Cerere, 1991). Anche in campo psicoanalitico P. Fonagy perviene alle analoghe conclusioni. Quest’ultimo in un recente studio (P. Fonagy, Target, 2000) approfondendo il concetto di metacognizione (o Funzione Riflessiva del Sé) intesa come la “capacità di comprendere la natura meramente rappresentazionale del proprio pensiero”, e servendosi di strumenti quali l' l’“Adult 1 Dipartimento Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Policlinico Umberto I - Roma
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ATTACCAMENTO ADULTO E AMORE DI COPPIA

Dr.ssa Serena De Nitto

1

La relazione tra stili di attaccamento e psicopatologia è da non molti anni oggetto di studio da parte dei ricercatori.

È stato ipotizzato che i soggetti con problemi clinici avrebbero riportato una maggiore frequenza di rappresentazioni dell'attaccamento di tipo insicuro.

Da numerosi studi risulta che al momento attuale nessuna entità diagnostica può essere messa in relazione con un particolare stile di attaccamento; in generale, però, diventano sempre più forti le prove che un attaccamento insicuro è un importante precursore dello sviluppo della psicopatologia e, in qualche caso, è stata individuata una forte relazione tra un disturbo specifico ed uno specifico stile di attaccamento, anche se gli studi in proposito sono ancora troppo limitati.

In uno studio (Guerrini Degli’Innocenti, B., Selvi, A. Pazzagli, A. 1995) su un campione di soggetti esposti in ambito familiare ad episodi di abuso fisico e sessuale, si è riscontrato, attraverso l’utilizzo dell' l’“Adult Attachment Interview”, che l' 85% del campione è stato classificato come insicuro e il restante 15% come sicuro, a differenza del campione di controllo in cui il 59% è stato classificato come sicuro e il 41 % insicuro.

I recenti lavori nel campo delle applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento stanno sempre più confermando l'ipotesi di Bowlby che definisce alcuni modelli di organizzazione del comportamento come di tipo "ansioso" e pertanto li considera dei fattori di rischio per lo sviluppo successivo di eventuali problemi psicopatologici.

Secondo Liotti (1995) è possibile ipotizzare che i modelli operativi interni del bambino "ansioso-evitante" avendo a rappresentazione di Sé come indegno e poco amabile, e quindi incapaci di mantenere dei rapporti affettivi validi, rischiano l'insorgenza di disturbi di tipo depressivo.

Mentre nei bambini con un pattern di attaccamento di tipo “ansioso-resistente” si può sviluppare un modello operativo interno del Sé “duplice”, per un verso amabile e degno di attenzioni e simultaneamente come indegno di ricevere cure nei momenti di bisogno, favorendo così lo sviluppo di una personalità di tipo "fobico" nell'età adulta, ipotesi delineata da Bowlby nel 1969.

Tuttavia, secondo Ammaniti, i dati emergenti dalle recenti ricerche pongono dei dubbi sulla caratterizzazione del pattern di tipo sicuro, “non ansioso”, come unico modello sicuro che permette una crescita sana.

Egli, così come la Fava Vizziello, minimizza il ruolo dei pattern di attaccamento di tipo ansioso-evitante e ansioso-resistente come fattori di rischi, ma considera un fattore di rischio pattern di attaccamento di tipo “disorganizzato-disorientato” .

Liotti e Intrecciagli in campo cognitivista considerano l'attaccamento disorganizzato-disorientato come un fattore di rischio per lo sviluppo di una patologia di tipo "borderline", in base ad alcune ricerche questo tipo di attaccamento sembra infatti essere correlato con disturbi dissociativi isterici o gravi fenomeni di depersonalizzazione e derealizzazione (Liotti, Intrecciagli e Cerere, 1991).

Anche in campo psicoanalitico P. Fonagy perviene alle analoghe conclusioni.

Quest’ultimo in un recente studio (P. Fonagy, Target, 2000) approfondendo il concetto di metacognizione (o Funzione Riflessiva del Sé) intesa come la “capacità di comprendere la natura meramente rappresentazionale del proprio pensiero”, e servendosi di strumenti quali l' l’“Adult 1 Dipartimento Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Policlinico Umberto I - Roma

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Attachment Interview”, per valutare gli stati mentali dei genitori, ha riscontrato che le madri con alti punteggi nella metacognizione avevano una probabilità tre o quattro volte maggiore di avere figli con attaccamento sicuro, evidenziando anche un punteggio significativamente inferiore sulla scala del Sé riflessivo nelle interviste di pazienti borderline.

Sempre secondo Fonagy (2000), ancora l'applicazione della teoria dell’attaccamento ai disturbi gravi della personalità permette di formulare alcune ipotesi: l'attaccamento sicuro costituisce la base per l'acquisizione di capacità cognitive o di mentalizzazione; i maltrattamenti possono compromettere nei bambini l’acquisizione della capacità di mentalizzare; i sintomi del disturbo borderline di personalità possono avere conseguenza di inibizione della mentalizzazione; infine, i crimini violenti e il disturbo di personalità antisociale potrebbero essere dovuti alla compromissione della capacità di riflettere sullo stato delle vittime.

In uno studio recente su adolescenti Canadesi (Hammond, Wayne, Alvin, 2000) che fanno abuso di sostanze stupefacenti, si è riscontrato un più alto grado di attaccamento insicuro ai genitori, difficoltà nelle relazioni interpersonali e un più alto livello di caratteristiche familiari disfunzionali e comportamenti antisociali.

In conclusione possiamo dire che una chiara patologia è stata per il momento segnalata soltanto come complicanza del comportamento di attaccamento di tipo “disorganizzato-disorientato” , ma anche in questi casi prudentemente si parla di una predisposizione, di un fattore di rischio, di una maggiore fragilità rispetto a numerose altre concause che nello sviluppo individuale possono favorire il sorgere di una patologia.

Nonostante siano stati segnalati dei casi di schizofrenia in adolescenti che all’età di un anno furono classificati “Sicuri” alla Strange Situation (Main, 1989), l’ipotesi che il pattern di attaccamento di tipo Sicuro costituisca di per sé un fattore di protezione, mentre i modelli di tipo ansioso costituiscano per lo meno un fattore di rischio, si sta sempre più confermando.

L’ attaccamento in età adulta

Negli adulti, come nei bambini, gli attaccamenti sembrano essere rapporti d’estrema importanza che sostengono la sensazione di continua sicurezza e stabilità emotiva.

L’interesse per le relazioni d’attaccamento negli adulti ha avuto inizio nella prima metà degli anni Settanta, grazie alle ricerche sul lutto condotte su individui adulti (Bowlby, Parkes, 1970; Parkes, 1972) e a quelle sulla separazione coniugale (Weiss, 1973, 1977).

Sebbene vi siano prove che testimoniano la continuità dei comportamenti associati all’attaccamento (Belsky, Pensky, 1988; Bowlby, 1973, 1980a; Ricks, 1985; Rutter, 1988), solo in tempi recenti sono stati condotti studi sul legame tra i modelli operativi di attaccamento e l’adattamento emotivo e sociale negli adulti.

Main ha sviluppato uno strumento, l’“Adult Attachment Interview” (George, Kaplan, Main, 1984; Main, Goldwyn, 1988), che indaga le rappresentazioni che gli adulti hanno delle relazioni di attaccamento infantile.

Grazie a queste interviste, la Main, ha potuto classificare le madri utilizzando categorie di attaccamento che riflettono i tre pattern di attaccamento infantile proposti da Ainsworth (Ainsworth et al., 1978); le classificazioni della madre sono risultate predittive della qualità della relazione con i loro figli, e della sicurezza di attaccamento dei bambini (Crowell, Feldman, 1988; Grossman et al., 1988; Main, Kaplan, Cassidy, 1985).

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In anni più recenti, questi studi sono stati estesi fino ad includere i rapporti di coppia (Weiss, 1982, 1991) e hanno trovato nuovo stimolo quando Shaver e Hazan (1988) hanno tradotto i pattern d’attaccamento infantile della Ainsworth in pattern d’attaccamento adulti, mettendo in evidenza come gli individui che si descrivono come sicuri, evitanti, o ambivalenti nella relazione di coppia riportavano pattern d’attaccamento corrispondenti quando parlavano della loro relazione coi genitori nel corso dell’infanzia.

In particolare, Hazan e Shaver (1987) hanno considerato l’amore di coppia come un processo di attaccamento e hanno sviluppato una procedura di autovalutazione per classificare gli adulti in tre categorie che corrispondono ai tre stili di attaccamento riscontrati nei bambini.

A differenza della procedura utilizzata dalla Main, questi autori si sono basati sulle autovalutazioni dei soggetti piuttosto che sulle inferenze tratte dall’intervista semistrutturata.

I risultati ottenuti hanno evidenziato che, rispetto al gruppo di soggetti sicuri, i due gruppi di soggetti insicuri riferivano un maggior numero di esperienze amorose negative e più aspettative negative sempre nei riguardi dell’amore; raccontavano di avere avuto relazioni di coppia più brevi e fornivano descrizioni meno positive delle relazioni stabilite con i propri genitori durante l’infanzia (Collins, Read, 1990).

Inoltre, Cicirelli (1989, 1991 ) ha applicato la teoria dell’attaccamento allo studio delle relazioni tra fratelli nell’età adulta e allo studio dei rapporti tra questi e i loro genitori ormai anziani.

Secondo Bowlby (1979), l’attaccamento è parte integrale del comportamento umano “dalla culla alla tomba”.

Secondo il modello “epigenetico” di Bowlby, infatti, l’attaccamento e la dipendenza, sebbene non più evidenti allo stesso modo che nei bambini piccoli, rimangono attivi lungo tutto il ciclo vitale (Holmes, 1994).

Per gli adolescenti, la casa dei genitori rimane ancora un importante punto di riferimento, e il sistema d’attaccamento si riattiverà in momenti di minaccia, stanchezza, malattia.

La turbolenza dell’adolescenza può essere vista in termini bowlbiani come generata dalla complessità del distacco e del nuovo attaccamento che l’adolescente deve portare a termine: svincolarsi dagli attaccamenti genitoriali, tollerare il lutto di questa perdita, proseguire attraverso la fase transizionale dell’attaccamento ad un gruppo di coetanei, verso la costituzione di un legame di coppia nella vita adulta (Holmes, 1994).

Si ritiene, in conformità di una serie di dati, che, all’inizio dell’età adulta, presumibilmente come risultato di processi che operano gradualmente dall’infanzia all’adolescenza, si raggiunge un senso di autonomia dai genitori.

D’altra parte si ritiene che anche un livello ottimale di autonomia non implica un venir meno dell’attaccamento nei confronti di figure genitoriali.

Infatti, benché l’individuo stabilisca un legame sessuale con un altro adulto e trovi una nuova figura principale d’attaccamento questo non implica che sia scomparso l’attaccamento verso i genitori (Ainsworth, in Parkes, Stevenson-Hinde, 1995).

Molti adulti continuano ad essere legati in modo significativo ai propri genitori, nonostante i genitori siano meno coinvolti nella loro vita.

Inoltre, la risposta di una persona alla morte di un genitore solitamente dimostra che il legame d’attaccamento si è conservato.

L’adulto benché pienamente indipendente dal genitore, sperimenta solitamente un profondo senso di perdita e, dopo che il lutto si è risolto, i modelli interni della figura perduta continuano ad esercitare il loro influsso.

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Bowlby, vedeva il matrimonio, come la manifestazione adulta dell’attaccamento, nel senso che questa relazione fornisce una “base-sicura”, permettendo protezione ed esplorazione.

Come Fairbairn (1952), Bowlby, considerava il piacere fisico non come uno scopo in se stesso, ma come “un segnale indicatore verso l’oggetto”, e in tal modo tendeva a minimizzare abbastanza il ruolo della sessualità nel matrimonio.

Così come la relazione madre-bambino non può essere intesa, agli occhi di Bowlby, come basata essenzialmente sull’alimentazione, così i legami di coppia adulti non possono essere spiegati dalla sessualità.

“In salute e malattia” è una formula che ricorda che lo scopo psicologico del matrimonio è quello di fornire una “base-sicura” e un sistema d’attaccamento che può essere riattivato in tempi di bisogno (Holmes, 1993).

L’influenza inconscia del sistema d’attaccamento per mezzo dei modelli operativi interni ha probabilmente una parte importante nella scelta del coniuge e dei pattern di relazione del matrimonio (Holmes, 1994).

Il primo tentativo di verificare empiricamente le implicazioni della teoria dell’attaccamento sul ciclo di vita si deve a Parkes (1972) e a Weiss (1975).

Anche essi, come Bowlby, considerarono in primis l’esperienza di perdita dimostrando che alcuni dei rapporti adulti hanno le caratteristiche dell’attaccamento infantile.

Tuttavia, come Weiss (1982) ha rilevato, esistono differenze rilevanti tra l’attaccamento adulto e quello dei bambini.

In primo luogo, gli attaccamenti nell’infanzia sono generalmente complementari; la figura d’attaccamento, infatti, offre cure ma non ne riceve, mentre il bambino riceve ma non offre sicurezza (Carli, 1995).

Al contrario, l’attaccamento adulto è tipicamente reciproco: entrambi i partner danno e ricevono protezione.

Una seconda differenza consiste nel fatto che nell’età adulta la figura d’attaccamento è un pari e spesso è anche un partner sessuale (uno dei motivi che favoriscono e stimolano la ricerca del contatto in età adulta è l’attrazione sessuale).

La forma più tipica d’attaccamento adulto, quindi, implica l’integrazione di diversi sistemi comportamentali: l’attaccamento, il fornire e ricevere cure e l’attrazione sessuale (Shaver, Hazan, Bradshaw, 1988; Weiss, 1982).

Weiss si occupò della perdita in seguito al divorzio, mentre Parkes studiò il lutto nel coniuge superstite; entrambi confermarono l’idea di Bowlby secondo la quale la risposta alla separazione o alla perdita di una figura d’attaccamento, (ossia la protesta, la disperazione e il distacco), ha lo stesso significato funzionale a tutte le età.

Shaver e Rubenstein (1980), inoltre dimostrarono l’esistenza di un legame tra le esperienze infantili di perdita e la malinconia nell’età adulta, ipotizzando come alcune esperienze d’attaccamento e di perdita si ripercuotessero sull’intero ciclo di vita (Brown, Harris, 1978; Wallerstein, Blakeslee, 1989).

Gli studi sui divorziati, per esempio, dimostrano che, pur sentendosi in genere maltrattato dall’altro, ognuno dei due ex coniugi continua a sentirsi legato emotivamente all’altro (Weiss, 1975).

I legami di coppia adulti, dunque, manifestano, secondo modalità differenti, le caratteristiche dell’attaccamento infantile.

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Pertanto, i rapporti di coppia, gli investimenti dei genitori nei confronti dei figli piccoli e i persistenti legami con i genitori, possono correttamente essere definiti attaccamenti adulti.

Si possono avanzare a sostegno di questa ipotesi diversi argomenti, tre sembrano avere un peso particolare (Weiss, in Parkes, Stevenson-Hinde, 1995):

1. SOMIGLIANZA DELLE CARATTERISTICHE EMOTIVE

E’ probabile che, indipendentemente dalla scelta e dal rapporto con la figura d’attaccamento, l’attaccamento infantile e adulto siano dotati di identiche caratteristiche.

In generale, sono simili rispetto ai sentimenti che si associano alla loro attivazione; sono anche simili rispetto alla loro capacità di polarizzare attenzione in condizioni di minaccia.

La perdita della figura d’attaccamento, sia nei rapporti d’attaccamento della vita adulta che nell’attaccamento infantile, provoca lutto.

Infatti, l’espressione comportamentale della protesta alla separazione del lutto negli adulti, è simile alla protesta nell’attaccamento infantile.

In entrambi i casi è possibile osservare il persistente ricordo della figura perduta, il pianto ed una eventuale disperazione (Weiss, 1982).

Inoltre, il persistere del lutto nell’attaccamento adulto è affine al dolore persistente del bambino per la perdita della figura d’attaccamento.

2. GENERALIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA

E’ fattibile che gli elementi emotivi che sono stati associati all’attaccamento infantile trovino espressione negli attaccamenti adulti.

In particolare, ricerche (Wallerstein e Blakeslee, 1989) dimostrano che, nei bambini che hanno perduto la fiducia nei genitori come figure d’attaccamento (ad esempio a causa di un divorzio dei genitori) si manifesteranno in seguito nei legami di coppia con evidenti difficoltà, determinate proprio dalla mancanza di fiducia nei genitori.

3. LEGAME TEMPORALE

I legami d’attaccamento adulti nella forma di legame di coppia e di attaccamento genitoriale compaiono solo dopo che i genitori sono diventati delle sbiadite figure d’attaccamento; il che è coerente con l’ipotesi che l’attaccamento adulto sia uno stadio successivo del sistema d’attaccamento infantile (Weiss, 1982).

Vi sono anche altri argomenti a favore dell’idea che il sistema d’attaccamento negli adulti sia uno sviluppo di quello infantile.

Sembra probabile, pertanto, che un sistema adulto, rappresenti realmente un’evoluzione del precedente sistema.

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Comportamento e funzione dell’attaccamento nell’età adulta

Mary Ainsworth (1991) evidenzia la funzione del sistema di comportamento d’attaccamento nell’età adulta, suggerendo che un rapporto affettivo d’attaccamento sicuro facilita il funzionamento e la competenza al di fuori della relazione stessa.

Ella osserva che esiste : “ …una ricerca per ottenere un’esperienza di sicurezza e conforto nel rapporto con il partner. Se e quando sono disponibili una sicurezza ed un conforto di questo tipo, l’individuo è capace di spostarsi dalla base sicura fornita dal partner, con la sicurezza di dedicarsi ad altre attività” (Ainsworth, 1991).

Weiss (1982) suggerisce che le figure d’attaccamento nell’età adulta non necessitano di essere figure protettive, ma piuttosto possono essere viste come : “ incoraggianti la capacità propria dell’individuo di dominare la sfida. Le relazioni d’attaccamento si distinguono come quelle che producono sentimenti di sicurezza, e sono inoltre considerate come il posto senza il quale regna solitudine e irrequietezza, e vengono di solito opposte alle relazioni che producono consiglio e compagnia, alleanza ed assistenza (Ainsworth, 1985; Weiss, 1974).

Le risposte alle domande sui cambiamenti dello sviluppo nell’attaccamento e sul ruolo del sistema dell’attaccamento comportamentale richiedono un esame del ruolo della base sicura e di altri comportamenti legati all’attaccamento nei rapporti affettivi nell’età adulta e le loro connessioni con le manifestazioni d’attaccamento. Gli elementi comportamentali dell’attaccamento nell’età adulti dovrebbero essere simile a quelli osservati nell’infanzia, ed infatti, gli adulti mostrano un desiderio di prossimità alle figure d’attaccamento quando sono stressati, un aumento del conforto in presenza della figura d’attaccamento, e dimostrano inoltre ansia quando la figura d’attaccamento è inaccessibile (Weiss, 1982).

Hazan e Shaver (1994) suggeriscono una progressione dello sviluppo nell’acquisizione di questi elementi nel corso dell’adolescenza.

Così, specialmente nella prima adolescenza, le relazioni intime sono marcate da una ricerca di prossimità o da un desiderio di vicinanza fisica(Fisher, 1992). Cercare il partner in un momento di bisogno od emergenza è il successivo passo di sviluppo, ossia l’utilizzo del partner come oasi sicura. Infine, il partner è utilizzato come base sicura nella tarda adolescenza, forse perché è relativamente difficile sostenere e supportare una relazione senza tregua (Crowell e Waters, 1994).

Una maggiore differenza fra l’attaccamento negli adulti e le relazioni fra genitore e figlio, è che il sistema comportamentale d’attaccamento nell’età adulta è reciproco; in altre parole, i partners adulti non sono destinati ad avere o a stabilire il ruolo di “figura d’attaccamento/badante” (attachment figure/caregiver) o di “individuo attaccato/ ricevente assistenza), sebbene ciò possa essere vero in ogni relazione.

Sia il comportamento d’attaccamento che quello dell’assistenza come figura d’attaccamento dovrebbero essere osservabili negli individui, ed i due ruoli possono cambiare rapidamente fra i partners.

Altre differenze possono essere date dal fatto che le relazioni d’attaccamento fra gli adulti spesso forniscono un’ampia varietà di altre funzioni, includendo i legami sessuali, compagnia, senso di competenza, e condivisione di propositi o esperienza (Ainsworth, 1985; Weiss, 1974).

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Hazan e Shaver, in una loro ricerca (Hazan e Shaver, 1990), inoltre, verificarono l’idea di Bowlby e Ainsworth secondo la quale il sistema comportamentale di esplorazione è strettamente collegato al sistema di attaccamento.

L’amore e il lavoro venivano considerati concettualmente come le forme adulte rispettivamente dell’attaccamento e dell’esplorazione.

I risultati indicarono che le differenze individuali nel modo in cui i soggetti si rapportavano al lavoro (se amavano il proprio lavoro, se avevano successo nell’attività, se facevano vacanze piacevoli, se si impegnavano nel lavoro per evitare l’interazione sociale o gli scambi affettivi) potevano esser ricondotte alla qualità delle loro relazioni di attaccamento.

I dati mostrano che l’equilibrio tra attaccamento ed esplorazione, associato ad un funzionamento adeguato dell’individuo nel corso dell’infanzia, è simile all’equilibrio tra l’amore e il lavoro, considerato un elemento caratteristico dell’adattamento ottimale nell’età adulta.

Dal legame genitoriale al legame di coppia

Come previsto dalla teoria dell’attaccamento, ampliata da Weiss (1982) e dalla Ainsworth (1989), i genitori possono eventualmente essere sostituiti da altri individui nel ruolo di figure primarie d’attaccamento.

Sembra opportuno, comunque, sottolineare che quando l’attaccamento si sposta dai genitori ai pari, il processo non avviene repentinamente, infatti, si può assumere che, abbandonare una relazione che assolve funzioni importanti, in modo che queste vengano assolte da altri individui è un tentativo che comporta dei rischi (Carli, 1995).

Qualora venga intrapresa un’azione rischiosa, come l’instaurare un nuovo legame d’attaccamento, può essere d’aiuto poter partire dalla base sicura fornita dalla relazione d’attaccamento corrente.

Ciò conduce a pensare che l’attaccamento non venga trasferito in blocco da una figura all’altra, ma piuttosto che le figure d’attaccamento vengano spostate gradualmente e che la funzione di “base sicura” sia l’ultima ad essere trasferita (Carli, 1995).

Per verificare l’ipotesi che le funzioni d’attaccamento vengano trasferite ad una ad una, Hazan e Hutt (1991) hanno messo appunto uno strumento in grado di misurare separatamente le tre componenti: mantenimento della vicinanza, rifugio sicuro e base sicura.

Lo strumento venne somministrato sotto forma di intervista a un gruppo di fanciulli e adolescenti di età compresa tra i cinque e i diciassette anni, e sotto forma di questionario a un campione di adulti dall’età media di quarantadue anni (Hazan et al., 1991).

Tale impostazione è coerente con quanto teorizzato da Weiss (1982) e con i risultati dei lavori di Steinberg.

In una ricerca, Steinberg e Silverberg (1986) scoprirono che, la maggior parte degli adolescenti, invece di diventare più autonomi, passava dalla dipendenza dai genitori alla dipendenza dai coetanei.

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Sulla base delle ricerche condotte fino ad ora è possibile stabilire, in modo approssimativo, il periodo di sviluppo in cui è più probabile che avvenga lo spostamento del legame d’attaccamento.

L’interesse e l’attrazione verso i pari si manifestano nel corso dell’infanzia; a partire dall’età di tre anni, infatti, i bambini sono capaci di sostenere lunghe interazioni con i coetanei e sembrano interessati ad esse (Gottman, 1983; G.Levinger, A.C. Levinger, 1986; Rubin, 1980).

La ricerca del contatto con i pari continua a manifestarsi fino a metà della fanciullezza, momento in cui i bambini diventano capaci di confortarsi reciprocamente e di instaurare relazioni intime (Furman, Buhmester, 1985; Hartup, 1983; Lewis, 1982).

Sulla base degli studi condotti sulle relazioni sociali degli adolescenti (Grotevant, Cooper, 1983; Steinberg, Silverberg, 1986; Youniss, Smollar, 1985), si può ritenere che la componente di “base sicura “ alle relazioni d’attaccamento in via di sviluppo avvenga tra i dieci e i sedici anni.

A partire da questa età, dunque, si comincia a notare l’emergere di quella modalità d’attaccamento ai coetanei che caratterizza l’età adulta.

Pertanto, si può ipotizzare che la funzione di “base sicura” dell’attaccamento non venga spostata fino a quando non viene stabilita una relazione stabile e duratura con un pari, e cioè, all’inizio dell’età adulta.

Non sono state condotte ricerche sulla formazione del legame d’attaccamento nell’età adulta.

Tuttavia la notevole mole di dati sulla formazione e sullo sviluppo delle relazioni di coppia, fornisce informazioni sufficienti a formulare alcune ipotesi.

L’attrazione interpersonale, ad esempio, è stata argomento di interesse di numerose indagini psicosociali.

Sulla base di questi lavori sono stati identificati alcuni fattori legati all’attrazione; tra questi ricordiamo che le persone si sentono attratte da chi è loro simile, da chi si dimostra sensibile, fisicamente attraente e da chi possiede doti materiali e personali rilevanti (Aronson, 1988, Berscheid, 1984; Rubin 1973; Aron et al., 1989).

Affermare che siamo attratti da qualcuno vuol dire che vorremmo essere fisicamente e/o psicologicamente vicini a lui, e che vorremmo che questo individuo si interessasse a noi e si dimostrasse sensibile nei nostri confronti.

La costruzione di un legame che può diventare un legame d’attaccamento inizia con un forte desiderio di vicinanza; mentre da piccoli la ricerca della vicinanza è dettata principalmente dalla paura, in età adulta, tale ricerca, può essere dovuta a ragioni diverse.

Nella formazione di una relazione tra adulti, la motivazione principale alla ricerca di vicinanza è probabilmente l’interesse sessuale (Berscheid, 1988).

Il sistema che guida il comportamento sessuale può fornire la motivazione per la ricerca di vicinanza, che può essere considerata il primo passo verso la formazione di un legame d’attaccamento adulto.

Tale motivazione, inoltre potrebbe derivare dalla sensazione di solitudine che è legata dal sistema d’attaccamento e dal desiderio di affetto e intimità (Hazan, Shaver, 1992; Reis, Shaver, 1988; Shaver, Hazan, 1984).

In base a tali considerazioni, la componente di rifugio sicuro della relazione, si stabilisce una volta stabilita la vicinanza.

In accordo con tale previsione, i ricercatori che si sono occupati dei cambiamenti che avvengono col tempo nella relazione, hanno appurato che agli inizi, l’attrazione reciproca e la passione sessuale sono requisiti fondamentali della soddisfazione, mentre alcuni anni più tardi diviene più importante

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la capacità del partner di offrire conforto e di prendersi cura dell’altro (Reedy, Birren, Schaie, 1981; Sternberg, 1986).

L’attrazione reciproca e l’interesse sessuale possono dar luogo alla formazione delle coppie, ma se i partner non riescono a soddisfare reciprocamente il bisogno di conforto e di sicurezza subentrerà in loro un senso di insoddisfazione.

Infatti, benché l’attrazione sessuale possa essere, in molte culture, l’elemento essenziale delle relazioni, i rapporti che dipendono completamente dalla componente sessuale tendono ad essere di breve durata.

Quando il rapporto continua, è probabile che le componenti di cura e di attaccamento divengano anche essi importanti e sostengano il legame anche nei casi in cui l’interesse sessuale è diminuito (Ainsworth, in Parkes, Stevenson-Hinde, 1995).

Ricerche, hanno stimato che la fase di attrazione di una relazione, dura all’incirca dai due ai tre anni (Fisher, 1987; Tennov, 1979 ), più o meno lo stesso tempo che occorre perché si instauri tra genitore e figlio una relazione regolata da scopi.

Solo dopo un lungo periodo e dopo un impegno esplicito, la relazione tra pari può fungere da fonte di sicurezza, avvicinandosi così alla solidità della base sicura fornita dai genitori.

Gran parte delle ricerche sui legami di coppia negli uomini ha preso in considerazione la rottura del rapporto e la separazione e il successivo aggiustamento.

Questi studi dimostrano chiaramente che la componente d’attaccamento è di lunga durata e che tende a persistere a lungo dopo che la coppia si è divisa, anche nei casi in cui la separazione era fortemente desiderata.

In genere si avverte la mancanza del partner e ci si sente soli (Weiss, 1979).

In conclusione, pertanto, si può affermare che l’attaccamento della coppia, indipendentemente dall’età dei partner, si sviluppi in modo simile all’attaccamento alla madre.

Hazan e Shaver (1987) hanno formulato l’ipotesi che l’amore in età adulta fosse simile al sentimento provato dal bambino per la madre e, in particolare per quanto riguarda la ricerca della vicinanza fisica, la fiducia nella disponibilità continua del partner, il disagio provato a causa di separazioni o minacce alla stabilità della coppia.

Essi inoltre hanno ipotizzato che i tre pattern di attaccamento infantile potevano essere ritrovati anche nell’analisi dei comportamenti, dei sentimenti, che gli adulti manifestano nelle relazioni intime.

Infine hanno supposto che le differenze individuali nell’attaccamento adulto erano legate alle diverse modalità con cui i soggetti ricordano le relazioni di attaccamento stabilite durante l’infanzia con i genitori (Hazan, Shaver, 1987).

Per verificare tali ipotesi Hazan e Shaver hanno esaminato centinaia di adulti di diverse etnie e condizioni sociali e di età variabili tra i quattordici e gli ottantadue anni, costruendo un questionario di auto-valutazione; in esso sono tradotti i tre pattern di attaccamento infantile per descrivere l’attaccamento di coppia negli adulti.

Agli intervistati veniva chiesto di leggere le tre descrizioni degli stili di attaccamento e di scegliere quella che meglio riproduceva i sentimenti che provavano nelle loro relazioni di coppia.

La descrizione dello stile sicuro, poneva l’accento sulla fiducia e sul trovarsi a proprio agio l’uno vicino all’altro; mentre la descrizione dello stile evitante si soffermava sulla riluttanza ad avere fiducia nel partner e sulla preferenza a mantenere un distacco emotivo.

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La descrizione dello stile ansioso ambivalente, definito dalla Main (1988; 1991), come stile preoccupato, descrive la sfiducia verso la disponibilità del partner e un intenso, pur insoddisfatto, desiderio di coinvolgimento emotivo.

Nonostante vi fosse un processo generale di attaccamento condiviso dagli individui di tutte e tre le tipologie di attaccamento, esistevano alcune differenze tra le diverse categorie di soggetti relativamente al modo in cui i comportamenti si combinavano insieme.

Ad esempio, l’attaccamento evitante era associato alla paura dell’intimità e ad una più bassa incidenza di esperienze positive nella relazione.

L’attaccamento ansioso/ambivalente, era invece caratterizzato da alti e bassi emotivi, da un atteggiamento ossessivo nei confronti del partner e da un’estrema gelosia.

L’ attaccamento sicuro era associato a fiducia e intimità e ad una relativa assenza di gelosia e di paura dell’intimità.

I racconti retrospettivi della relazione con i genitori confermarono le ipotesi teoriche.

Ad esempio, rispetto agli ansiosi e agli evitanti, gli adulti sicuri affermavano che i propri genitori erano stati più rispettosi e accettanti.

In seguito, tali ipotesi furono approfondite da altri autori: Collin e Read (1990), hanno desunto che ” le dimensioni di attaccamento erano correlate all’autostima, alla capacità espressiva, alla disponibilità ad aiutare, alla fiducia negli altri, alle credenze a proposito della natura umana e agli stili di relazione di coppia”.

Feeney e Noller (1990 ) hanno sottoposto ad analisi fattoriale, un vasto numerosi misure riferite al Sé e allo stile di relazione di coppia, esaminando le differenze nei punteggi fattoriali riferiti ai diversi tipi di attaccamento.

I soggetti ansiosi/ambivalenti erano caratterizzati da ciò che gli autori chiamarono “amore nevrotico” (preoccupazione, manie, idealizzazione e tendenza a cercare l’appoggio del partner); i soggetti sicuri erano invece caratterizzati da modelli positivi di se, degli altri e della famiglia; i soggetti evitanti, infine, mostravano numerosi indici di rifiuto dell’intimità.

Botens, Shaver e Levy (1991), in seguito, hanno rilevato le rappresentazioni che gli individui hanno dei genitori attraverso la somministrazione di uno strumento di misura clinico elaborato da Blatt (Blatt et al.,1988).

Essi appurarono, in linea con le previsioni teoriche, che i soggetti sicuri descrivevano i loro genitori come più affettuosi e pronti a fornire aiuto rispetto ai soggetti evitanti che li descrivevano come più riluttanti.

La rappresentazione della madre, inoltre, risultava più predittiva dello stile di attaccamento dei soggetti rispetto a quella del padre.

Ciò porta a pensare che la madre abbia una maggiore influenza sullo sviluppo dello stile di attaccamento dei figli, ipotesi in accordo con i risultati delle ricerche longitudinali condotte da Main e collaboratori (Main, Kaplan, Cassidy, 1985), su bambini da uno a sei anni.

Fiala e Pietromonaco (1991), in un loro studio sperimentale, chiesero a uomini e donne di leggere le descrizioni riferite al partner sicuro, evitante o ansioso/ambivalente e di immaginare di avere una relazione con lui.

Tutti i soggetti immaginarono di sentirsi meglio con un partner sicuro ed i soggetti sicuri si mostrarono più ottimisti nella relazione immaginata.

Al contrario, i soggetti “preoccupati” provavano nella relazione immaginata una quantità maggiore di ansia e di gelosia (Carli 1995).

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I maschi evitanti si sentivano più ottimisti nei confronti di un partner preoccupato che verso uno evitante e giudicavano più positivamente un matrimonio con quel tipo di partner; le risposte date dalle donne evitanti non corrispondevano a quelle date dai maschi evitanti.

Questa asimmetria tra maschi e femmine si rispecchia nei comportamenti reali di corteggiamento (Kirkpatrick, Davis, 1994; Collins, 1991).

Questioni simili su rappresentazioni affettive sono state affrontate da Mikulincer ed Erev (1991).

Sfortunatamente nessuno di questi dati è idoneo a determinare a quale punto nel processo di sviluppo della relazione gli stili di attaccamento esercitano la loro influenza.

Gli stili di attaccamento possono influenzare sia l’attrazione iniziale sia la stabilità a medio termine di coppie particolari.

In ogni caso comunque l’evidenza di “accoppiamenti” non casuali negli stili di attaccamento è coerente alla logica dei modelli interni che sta alla base della teoria dell’attaccamento.

L’approccio all’amore nella teoria dell’attaccamento

Hazan e Shaver (Hazan, Shaver, 1987; Shaver, Hazan, 1988; Shaver, Hazan, Bradshaw, 1988) hanno portato dimostrazioni teoriche e prove empiriche a sostegno dell’importanza dello stile di attaccamento nelle relazioni amorose, contribuendo così allo sviluppo di un nuovo approccio allo studio delle relazioni di coppia negli adulti, basato sulla teoria dell’attaccamento.

La discussione di Hazan e Shaver sui vari tipi di amore si focalizza sulla teoria degli stili di amore sviluppata da C. Hendrick e S.S. Hendrick (1986, Hendrick et al ., 1984) che si basa sulla tipologia proposta da Lee (1973).

La tipologia di Lee ha identificato tre stili primari di amore: “eros”, amore romantico e passionale; “ludus”, amore giocoso ; “storge”, amore fraterno, e tre stili secondari ( visti come combinazione di quelli primari ): “mania”, amore possessivo e dipendente”, “pragma”, amore razionale e “agape”, amore altruistico).

Sulla base delle caratteristiche di questi stili, Shaver e Hazan (1988) hanno sostenuto che le tipologie possono essere ricondotte a una forma che corrisponde ai tre stili proposti dalla teoria dell’attaccamento.

Più precisamente, l’attaccamento sicuro potrebbe corrispondere alle tipologie “eros” e alle forme meno estreme di “agape”; l’attaccamento evitante corrisponderebbe alla forma “ludus”, e l’ ansioso/ambivalente alla “mania”.

Gli approcci all’amore di coppia basati sulla teoria dell’attaccamento e sulla teoria degli stili d’amore sono stati messi a confronto in una ricerca che misurava anche la qualità della relazione (Levy, Davis, 1988).

Inoltre, gli stessi autori hanno riportato alcuni risultati a sostegno delle differenze insite nei tre diversi stili di attaccamento: l’attaccamento sicuro tendeva a presentarsi associato a caratteristiche delle relazioni positive; l’attaccamento evitante tendeva a essere associato a relazioni poco soddisfacenti; infine, l’attaccamento ansioso/ambivalente era correlato negativamente con le caratteristiche positive della relazione, fatta eccezione per la variabile “passione”.

Sono comunque necessari ulteriori approfondimenti sui legami che esistono fra stili di attaccamento da un lato e altre formulazioni teoriche sul rapporto d’amore dall’altro (Carli, 1995).

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Ad esempio, occorre chiarire il ruolo del tipo “storge” all’interno di un modello che si interessa dell’ amore di coppia.

Levy e Davis hanno trovato pochi dati empirici a sostegno dell’ipotesi che lo stile “storge “ sia una caratteristica dell’ attaccamento sicuro.

Shaver e Hazan (1988), sostengono inoltre che lo “storge” non possa essere considerato uno stile di relazione d’amore.

Studiare le relazioni fra la teoria dell’attaccamento e le altre teorizzazioni sull’amore offre l’opportunità di integrare fra loro alcuni approcci relativi a questa ricerca .

Tale integrazione può essere ulteriormente arricchita chiarendo il ruolo che l’autostima gioca nelle varie forme di amore.

L’autostima sarebbe in relazione con gli atteggiamenti verso l’amore (K.K Dion, K.L Dion, 1895, 1988; C. Hendrick, S.S. Hendrick, 1986), alcune teorizzazioni hanno ipotizzato infatti che vi sia una relazione negativa tra l’autostima e le forme più estreme di amore (per esempio dipendenza dall’amore e invischiamento), ma tale ipotesi rimane ancora da verificare empiricamente (Tennov, 1979).

Alcuni autori (C.Hendrick, S.S. Hendrick, 1986; Hendrick et al., 1984) hanno creato una scala per misurare gli stili di amore proposti da Lee (1973).

Sebbene lo strumento goda di sufficiente attendibilità, i dati empirici i dati empirici fanno pensare che ci siano problemi riguardanti sia la scala nel suo complesso, sia la teoria sottostante.

L’amore di coppia inteso come processo d’attaccamento

La teoria dell’attaccamento, costruita originariamente per spiegare lo sviluppo dei bambini, secondo molti autori, può offrire una prospettiva interessante per lo studio delle relazioni di coppia negli adulti.

Hazan e Shaver (1987; 1992) sostengono l’idea che l’innamoramento è un processo d’attaccamento che viene vissuto dagli individui in maniera diversa, a causa delle loro differenti storie d’attaccamento.

Rispetto al loro obiettivo di ricerca, e vale a dire, quello di creare un quadro teorico per studiare l’amore, la solitudine e il lutto in momenti diversi del ciclo di vita, la teoria dell’ attaccamento presenta numerosi vantaggi in confronto agli approcci all’amore già esistenti (Shaver, Hazan, Bradshaw, 1988).

Infatti, sebbene molti ricercatori abbiano tentato di misurare l’amore servendosi di scale unidimensionali (Rubin, 1973; Hartfield, Sprecher, 1985), l’amore sembra assumere forme diverse (K.K. Dion, K.L. Dion, 1985; C. Hendrick, S. Hendrick, 1986, Lee, 1973, Steck et al., 1982; Sternberg, 1986; Tennov, 1979).

La teoria dell’attaccamento spiega le modalità di sviluppo di alcune di queste forme di amore e il modo in cui le dinamiche sottostanti, comuni a tutti gli esseri umani, vengono modellate dall’esperienza sociale fino a produrre stili di relazione diversi.

Il concetto d’amore che ci viene presentato dalla teoria dell’ attaccamento include emozioni sia negative che positive: per esempio la paura dell’intimità (Hatfield, 1984), la gelosia (Hindy, Schwarz, 1985 ), gli sbalzi d’umore (Tennov, 1979), ma anche la preoccupazione per l’altro (Rubin, 1973), la fiducia (K.K. Dion, K.L. Dion, 1985), l’intimità (Sternberg, 1986).

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La teoria dell’attaccamento, inoltre, affronta i temi della separazione e della perdita contribuendo a spiegare in che modo l’amore e la sensazione di solitudine sono legati tra di loro (Shaver, Rubenstein, 1980; Parkes, Weiss, 1983; Weiss, 1973).

Infine, la teoria dell’attaccamento mette in relazione l’amore tra adulti con i processi di natura socio-emotiva che possono essere osservati sia nei bambini che nei primati non umani; pone inoltre l’amore in un contesto evoluzionistico (Wilson, 1981; Sternberg, Barnes, 1990).

L’approccio all’amore di coppia, basato sulla teoria dell’attaccamento, tuttavia, deve trovare una risposta ad alcuni essenziali problemi di ordine concettuale (Shaver, Hazan, 1992):

Anzitutto, bisogna considerare che la relazione madre-bambino e il rapporto di coppia si differenziano per alcune ragioni: in primo luogo, nelle relazioni d’amore, entrambi i partner possono in alcune occasioni divenire ansiosi e cercare di essere rassicuranti, oppure prendersi cura dell’altro e cercare di farlo sentire sicuro.

Un secondo punto di distinzione è l’attrazione: l’amore di coppia è sempre accompagnato dall’attrazione sessuale (Tennov, 1979).

Bowlby (1979) e la Ainsworth (Ainsworth et al., 1978), hanno presupposto l’esistenza di sistemi comportamentali distinti che comprendono il sistema di attaccamento il sistema che regola la prestazione di cure e quello che regola l’accoppiamento e la riproduzione.

L’amore adulto comporterebbe l’integrazione di questi tre sistemi attraverso modalità legate alla storia di attaccamento degli individui (Shaver, Hazan, Bradshaw, 1988).

Un’ulteriore importante questione riguarda la continuità tra lo stile di attaccamento stabilito nell’infanzia e quello presente in età adulta.

Le correlazioni tra le variabili riferite ai genitori e lo stile corrente di attaccamento sono statisticamente significative ma non particolarmente forti.

Ricerche, hanno ipotizzato, che la continuità tra l’infanzia e l’età adulta, diminuisse con l’avanzare degli anni (Skolnick, 1986).

Main, Kaplan e Cassidy (1985) hanno rilevato che, nonostante l’esistenza di un’intensa associazione tra la storia di attaccamento degli individui adulti e lo stile di attaccamento dei loro figli, alcuni genitori si erano liberati da un aspetto “transgenerazionale”.

Infatti, alcuni genitori che avevano avuto un attaccamento insicuro con i propri genitori, erano riusciti a gestire bene la relazione con i figli tanto che, i loro bambini, potevano essere considerati come sicuri.

Dopo un’attenta valutazione di questi casi, Main Kaplan e Cassidy hanno affermato che questi genitori erano riusciti a rielaborare le esperienze avute con le proprie figure genitoriali, arrivando a costruire modelli mentali di relazione più vicini a quelli dei soggetti sicuri (Carli, 1995).

Per concludere, Hazan e Shaver (1987) affermano che definire l’amore come processo di attaccamento, non implica che fin dalle prime fasi di una relazione viene stabilito un legame d’attaccamento.

Secondo la loro opinione, l’amore di coppia è un processo biologico, disegnato dall’evoluzione per facilitare l’attaccamento tra pattern sessuali i quali, man mano che il rapporto d’amore si evolve hanno una crescente probabilità di diventare padre e madre di un bambino che potrà contare sul loro aiuto (Carli, 1995).

L’evidente calo di fascino che insorge quando gli innamorati passano da una fase romantica, in cui si stabilisce il legame di attaccamento, a quello che può diventare un periodo di attaccamento sicuro, si manifesta anche durante l’infanzia quando la maggior parte dei bambini sicuri inizia a dare per scontato l’aiuto dei genitori.

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Tuttavia, poco si sa ancora riguardo ai fattori che predispongono l’adulto ad instaurare una relazione conflittuale o armoniosa con il proprio partner.

Sia l’approccio psicoanalitico (Freud, 1940), sia la psicologia del ciclo di vita (Baltes, Reese, 1984), lasciano intendere che un fattore rilevante possa essere la storia dello sviluppo di ogni singolo individuo.

In accordo con questa affermazione, i risultati delle ricerche che indagano sulle relazioni familiari nell’arco di diverse generazioni, hanno evidenziato il legame esistente tra le relazioni stabilite nel corso dell’infanzia con i genitori e le relazioni intime instaurate in età adulta (Belsky, Pensky, 1988).

Ad esempio, Caspi ed Elder (1988) osservarono che le ragazze che avevano ricevuto cure genitoriali non adeguate durante l’infanzia avevano una più alta probabilità di incorrere in problemi matrimoniali.

Rutter e collaboratori, inoltre, hanno dimostrato che le ragazze cresciute in contesti istituzionali avevano una maggiore probabilità di andare incontro a relazioni instabili e a problemi matrimoniali rispetto alle ragazze cresciute in famiglia (Quinton, Rutter, Liddle, 1984).

Questi risultati, nel complesso, sottolineano come la qualità delle relazioni stabilite con genitori durante l’infanzia sia collegata alla qualità delle relazioni di coppia in età adulta.

La teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali ha sostenuto a lungo che la relazione tra figlio e genitore costituisce il prototipo delle relazioni affettive che verranno stabilite nelle fasi successive (Chodorow, 1978; Dinnerstein, 1976; Freud, 1940).

La teoria dell’attaccamento prevede che, dalla fine del primo anno di vita, il bambino costruisca modelli operativi di sé e degli altri sulla base delle interazioni stabilite con le figure di attaccamento più importanti (Bowlby, 1988; Bretherton, 1987).

Questi modelli, pertanto, dovrebbero guidare la condotta dell’individuo in quelle situazioni che elicitano i comportamenti di attaccamento (Bowlby, 1988; Bretherton, 1987; Main, Kaplan, Cassidy, 1985); pertanto, negli adulti, i modelli operativi delle relazioni di attaccamento infantile dovrebbero risultare strettamente correlati alla qualità delle relazioni stabilite con i propri figli.

Diverse prove confermano l’associazione tra i modelli operativi delle relazioni di attaccamento stabilite nell’infanzia e le relazioni che si instaurano con i propri figli; tuttavia, non è ancora chiaro se una simile associazione riguardi anche le relazioni di attaccamento tra adulti.

Per la maggior parte delle persone adulte il coniuge rappresenta un’importante figura di attaccamento (Long, Mancini, 1989; Shaver, Hazan, Bradshaw, 1988).

Sebbene le relazioni di attaccamento tra adulti differiscano per alcuni aspetti da quelle tra genitori e figli, esiste un tratto fondamentale che li accomuna: in condizioni di stress, infatti, gli individui cercano la vicinanza della figura di attaccamento per ricevere conforto e rassicurazione (Ainsworth, 1985; Weiss, 1986).

I dati di alcune ricerche suggeriscono che i pattern di attaccamento infantile sicuro, insicuro/evitante e insicuro/resistente possono essere tradotti in termini appropriati a descrivere le relazioni di attaccamento tra adulti (Hazan e Shaver, 1987).

Gli studi di Hazan e Shaver (1987, 1990), Feeney e Noller (1990), Levy e Davis (1988), e Simpson (1990) hanno evidenziato che gli individui valutano le relazioni in modo coerente con il proprio stile di attaccamento.

Ad esempio, gli individui con un attaccamento sicuro riferiscono di vivere, nella loro relazione, livelli più alti di soddisfazione, intimità, dedizione e fiducia, mentre gli individui con uno stile di attaccamento evitante riportano livelli più bassi di queste stesse caratteristiche .

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I partner ansiosi riportano livelli minori di soddisfazione e livelli più alti di conflitto e ambivalenza delle relazioni.

I risultati di Collins e Read (1990) suggeriscono, però che la variabile “genere sessuale” può attenuare la forza di alcune di queste associazioni.

Per gli uomini è la sicurezza, cioè il sentirsi a proprio agio nell’intimità , a essere più predittiva di una relazione soddisfacente di quanto lo sia il loro livello di attaccamento ansioso (cioè la preoccupazione per l’ abbandono ), mentre per le donne vale l’opposto: più sono ansiose, meno si sentono soddisfatte e fiduciose.

Collins e Read (1990), poi, hanno trovato che entrambi i partner si dichiarano meno soddisfatti della relazione quando l’uomo è evitante o distaccato e quando la donna è ansiosa o preoccupata.

L’effetto del genere sessuale su questo pattern di risultati si può notare anche nello studio di Simpson (1990), nel quale l’ansia delle donne risultava un predittore particolarmente influente dei punteggi negativi attribuiti dai loro partner a tutte le caratteristiche della relazione rilevate.

Questi risultati, pertanto, indicano la necessità di considerare il ruolo del genere sessuale, per una migliore comprensione di come le differenze nello stile di attaccamento influenzano il funzionamento della relazione.

Da ulteriori studi, inoltre, emerse che le coppie non si formano in modo casuale rispetto lo stile di attaccamento (Carli, 1995).

Le ricerche condotte su coppie sia sposate che fidanzate, infatti, dimostrano non solo che i partner con un attaccamento sicuro si attraggono di più, ma tendono anche unirsi fra di loro (Collins, Read, 1990; Senchak, Leonard, 1992).

Tuttavia, le dinamiche dei modelli interni di sè e dell’altro nei due stili di attaccamento insicuro suggeriscono diverse motivazioni per cui i due diversi stili di attaccamento insicuro, dovrebbero essere attratti reciprocamente (i soggetti evitanti dovrebbero essere attratti da partner ansiosi/ambivalenti e viceversa).

Per i soggetti ansiosi/ambivalenti, le questioni centrali della relazione sono la dipendenza, l’affidabilità e il coinvolgimento mostrato dal proprio partner.

Un partner evitante è incapace di dedicarsi all’altro e manifesta un orientamento relazionale in linea con le aspettative della persona ansiosa.

Per la persona evitante, la mancanza di fiducia e le richieste di intimità trasmesse dal partner ansioso confermano queste predizioni (Carli, 1995).

Negli studi di Collins e Read (1990 ) e di Simpson (1990), le donne ansiose tendevano ad unirsi a uomini evitanti, mentre gli uomini ansiosi erano più predisposti a unirsi a donne meno sicure.

Pietromonaco e Carnelley (1994) hanno chiesto ai soggetti di immaginare come si sarebbero sentiti in una relazione con partner le cui caratteristiche esemplificavano uno dei tre stili di attaccamento.

Tutti i soggetti riferivano di sentirsi maggiormente a proprio agio quando si immaginavano con un partner sicuro piuttosto che con uno insicuro, tuttavia, i soggetti evitanti preferivano un partner ansioso/ambivalente piuttosto che uno anch’esso evitante.

I dati citati, permettono di affermare che gli stili di attaccamento esercitano una funzione essenziale nelle relazioni di coppia.

In ogni caso, la prova che l’unione fra individui con stili di attaccamento diverso non avviene in modo casuale, sarebbe coerente con la logica dei modelli operativi interni che costituisce il nucleo portante della teoria dell’attaccamento.

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Per quanto concerne il grado di soddisfazione della relazione di coppia, Hazan e Shaver (1987) trovarono che i soggetti che non avevano difficoltà a relazionarsi con gli altri (attaccamento sicuro) si sentivano meno frustrati dal rapporto con il loro partner precedente e giudicavano il loro partner attuale come degno di fiducia, a differenza di coloro che avevano difficoltà a instaurare relazioni intime o che erano troppo “invischiati” nella relazione con il partner.

Altri ricercatori hanno utilizzato lo strumento di autovalutazione messo a punto da Hazan e Shaver per studiare come l’attaccamento fosse legato al grado di soddisfazione della relazione (Collins, Read, 1990), alla stabilità della relazione in coppie di fidanzati (Kirkpatrick, Davis, 1994).

L’insieme dei risultati descritti indica che l’autovalutazione degli stili di attaccamento tra adulti può essere rilevata in modo affidabile e può essere connessa sia ai comportamenti sia alle aspettative riguardanti le relazioni di coppia.

Stabilità e appagamento nella relazione di coppia

I classici studi longitudinali sulle coppie in fase prematrimoniale (Burgess e Wallin, 1953; Hill, Rubin e Peplau, 1976; Levinger, Senn e Jorgensen, 1970) hanno stabilito che : (a) quanto più una coppia sta insieme tanto più probabile è che resterà insieme, (b) quanto più alto è il livello di impegno o appagamento, tanto più alta la possibilità di stabilità futura.

Lavori longitudinali più recenti avallano anche l’importanza di questi aspetti.

Lloyd, Cate e Henton (1984) hanno mostrato che tassi di stabilità di 3 mesi e di 7 mesi erano positivamente associati ad un impegno antecedente (specificatamente misurato come coinvolgimento e previsione di matrimonio) e all’appagamento.

Simpson (1987) ha mostrato che l’esclusività alla relazione, l’appagamento, contribuiscono significativamente ad una analisi regressiva di stabilità dopo i tre mesi.

Queste correlazioni empiriche sono state integrate in una struttura coerente con la teoria dell’investimento.

Il modello dell’investimento pone che l’impegno nella relazione ha due aspetti strettamente correlati, una decisione cosciente di stare insieme ed un sentimento di attaccamento verso il partner, inoltre “quel grado di impegno” è determinato dal livello di intervento di tre variabili: appagamento, disponibilità di alternative ed investimento.

Quando i partner sono soddisfatti della relazione, ed hanno investito nella relazione, saranno altamente impegnati e restii alla sua rottura.

Il contributo del modello di investimento è importante per comprendere la ragione per cui esistono casi in cui l’individuo può essere relativamente insoddisfatto della relazione e, nonostante ciò, ancora altamente impegnato in essa.

Infatti, sia la mancanza di alternative appropriate che l’alto livello di investimento, (tempo insieme e attività condivise) contribuiscono a mantenere relativamente alto l’impegno.

La capacità del modello di investimento di propendere per decisioni che vanno dal “restare” al “lasciare” è stato dimostrato sia per le relazioni romantiche che per gli impegni di lavoro (Rusbult & Farrell, 1983).

Un’altra fonte della stabilità delle relazioni infelici, comunque, può derivare dai bisogni emotivi che rendono impensabile l’ interruzione di una relazione primaria.

Nella letteratura clinica ed in quella popolare, sono state applicate varie etichette a persone che rimangono in ciò che appare essere una relazione insoddisfacente, ad esempio “dipendenza amorosa” (Peele e Brodsky, 1975), “dipendenza nevrotica” (Ackerman, 1958), “limerence”

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(Tennov, 1979). Tutti questi costrutti sono interpretabili in termini di stili di attaccamento ansioso-ambivalente (Shaver e Hazan, 1988).

Ciò crea l’interessante possibilità che gli stili di attaccamento possono aiutarci a capire perché alcune coppie relativamente insoddisfatte preferiscono restare insieme.

Per esempio, la preoccupazione della reciprocità dell’affetto e l’idea dell’abbandono che caratterizzano gli individui ansiosi-ambivalenti può giocare un ruolo nel motivare gli sforzi per mantenere la relazione, anche quando la relazione non è ciò che si era sperato.

In quel caso, individui ansiosi-ambivalenti possono avere relazioni stabili quanto quelle di individui sicuri, ma non sono soddisfatti come loro. Un’altra possibilità è che partner scostanti romperebbero il rapporto anche se soddisfatti per timore di diventare troppo dipendenti da un’altra persona.

Ricerche relative all’attaccamento di coppia

Gli studi sull’amore non sono nuovi (Berscheid e Walster, 1974; Rubin, 1970), ma tentativi di ricerca programmatici sull’amore sono poco frequenti.

Partendo dalla tipologia di Lee, attraverso l’elaborazione di tabelle fino agli studi esplorativi, divenne chiaro che l’attenzione della ricerca doveva essere diretta verso l’esplorazione della rilevanza degli stili d’amore in coppie in fase di innamoramento.

Per il presente studio, diversi approcci relazionali sono stati di grande utilità.

Rusbult (1983) ha scoperto che a gratifiche e investimenti maggiori nella relazione ed a minori alternative alla relazione corrisponde un impegno maggiore.

Le conclusioni di Berg e McQuinn si collegano allo scambio di punto focale di Rusbult; secondo tali conclusioni, sebbene le misure di scambio sociale rappresentassero un ottimo metodo per predire lo status finale di una coppia (insieme/non insieme), le misure d’amore e il mantenimento della relazione rappresentavano un metodo di gran lunga più efficace.

Il contributo di Sternberg alla ricerca sull’amore è stato notevole (Sternberg 1986; Sternberg & Barnes 1985; Sternberg & Grayek 1984), e, la sua teoria triangolare dell’amore (considerando la passione, l’intimità e l’impegno quali componenti essenziali di tutte le relazioni amorose), collima con la convinzione che l’Eros (passione con intimità e impegno) rappresenti uno stile d’amore potente.

Inoltre, gli sforzi di Lund (1985) di razionalizzare i costrutti dell’impegno e dell’investimento (in una relazione) e di dimostrare la singolare importanza dell’impegno per la durata di un rapporto, sono stati particolarmente rilevanti.

L’impegno non è paragonabile all’amore o all’appagamento e merita un’attenzione tutta sua (Lund, 1985; Rosenblatt, 1977).

Pertanto, impegno, investimento e amore passionale sono le strutture che appaiono portanti per il lavoro di diversi ricercatori.

L’auto-rivelazione è un’altra variabile il cui legame con l’appagamento relazionale è stato dimostrato (S. S. Hendricks, 1981).

La rivelazione può essere percepita come un fenomeno sia intrapersonale sia interpersonale.

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Come l’amore, l’impegno e l’investimento, essa è esercitata da un individuo in relazione ad un altro individuo, eppure a differenza delle altre variabili, di solito viene esplicitata unicamente in presenza di un’altra persona.

Le caratteristiche dell’auto-rivelazione rendono particolarmente interessanti le ricerche sulle coppie.

Un altro fattore che influenza tale ricerca è la vasta letteratura di pertinenza sulla soddisfazione relazionale (soprattutto matrimoniale).

Essa, è stata solitamente considerata come un risultato o una variabile dipendente, con numerose variabili-processo (come l’amore o l’investimento) utilizzata per prevedere l’appagamento relazionale. Tuttavia processo e risultato in una relazione personale stretta, sono parte integrante dello stesso feedback loop (ciclo di riscontro), dove l’appagamento influenza ora il livello d’amore, ora l’investimento, che inizialmente prediceva l’appagamento (Kelley et al., 1983).

Sebbene una valutazione dell’appagamento matrimoniale o relazionale abbia preso varie forme (Howard & Dawes 1976; Rollins & Cannon 1974), i questionari di Spanier (Dyadic Adjustment

Scale, 1976), sono stati utilizzati più di frequente come misuratori della soddisfazione relativa al rapporto di coppia.

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