Attività di drammatizzazione.

Classe II B

a.s. 2015/16

Il fantasma di Canterville

(libero adattamento, in chiave metateatrale dell'omonima opera

di O. Wilde)

Relazione di un'attività svolta

(ovvero storia di un successo formativo).Lo studio del testo teatrale, con le sue tipicità comunicative, anche in chiavestorico-letteraria, era uno dei temi afferenti alla programmazione dell'anno incorso. Con i ragazzi avevamo già analizzato brani di Shakespeare e Molière,perseguendo l'obiettivo funzionale della lettura prosodica, quando hoproposto loro il testo di Wilde. Abbiamo considerato il testo intero e non unbrano antologico risicato, perché volevo che i miei giovani lettori assistesseroal dipanarsi dell'intreccio scenico, al ridefinirsi delle caratterizzazioni deipersonaggi, all'oscillazione emotiva di questi ultimi. All'inizio la letturaprevedeva l'alternanza scena per scena, degli attori nei personaggi, cosicchétutti avessero modo di dar loro voce e di provare la comprensione emotivadegli stessi; per garantire una lettura interpretativa corretta, spesso ci sisoffermava sulle tipicità (“un lord inglese dell'Ottocento disdegna questiamericani...e questi ultimi forse non considerano vecchie le convinzioni deiprimi…?”) o sugli stati emotivi dei personaggi (“...ti pare più arrabbiato odispiaciuto?”). Ne nascevano veri e propri dibattiti estremamente formativi,anche sotto il profilo della crescita relazionale. Così, passo dopo passo, iragazzi mi hanno chiesto di poter rappresentare l'opera e, alle mie sempre piùdeboli reticenze (“siamo già a fine anno, non abbiamo tempi e mezziidonei...”) hanno risposto sommergendomi con marosi di inarginabileentusiasmo.

Hanno partecipato tutti all'attribuzione delle parti, con veri e propri casting in cui si verbalizzavano valutazione e autovalutazione delle performances espresse; tuttavia, poiché tutti volevano (e dovevano!) esserci, ovvero calcare il proscenio, abbiamo dovuto rimaneggiare l'opera ed aggiungere delle “parti”. E' nata così l'idea di sperimentare il metateatro, immaginando un gruppo di spettatori ( quattro allieve impersonavano se stesse, in pratica) che si inserivano fra una scena e l'altra o, talvolta, fra un atto e l'altro, per precisare fatti, esprimere idee ed emozioni, chiosare in chiave interpretativa un testo in cui, alla fine, erano entrati dentro, come in un castello incantato di cui si possiede la planimetria.Il risultato è stato apprezzabilissimo, sia sotto il profilo meramente cognitivo (tutti hanno espresso progressi nelle abilità di lettura e di comprensione del testo scritto) che sotto quello formativo. È infatti, migliorato il senso del gruppo, lo spirito collaborativo, il senso di responsabilità, l'autocontrollo. Encomiabile, quando non commovente, è stata altresì la collaborazione dei genitori che hanno supportato, sotto il profilo organizzativo ed economico, la realizzazione dello spettacolo, convocando i tecnici del suono, fornendo costumi ed oggetti funzionali alla scenografia, insomma scendendo in campo a fianco della docente e dei propri figlioli.E' così che sempre più spesso dovrebbe essere la scuola: un laboratorio di menti colorate, in cui adulti e ragazzi sperimentano nuovi modi per imparare e crescere, insieme.

La docenteEgina Orlando