Autismo a scuola : strumenti per una didattica inclusiva
Conoscere l’autismo.. nell’ottica del
progetto di vita
Dott.ssa Alessandra Ballarè
Responsabile /Case manager Centro Autismo
Associazione Cascina San Vincenzo
Monza , 7 Aprile 2016
Dott.ssa Alessandra Ballarè
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Conoscere l’autismo..
Prima parte
Disturbi dello spettro autistico :
aspetti clinici e di funzionamento
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La Diagnosi di DSA
L'autismo è un disturbo che ha origine biologica ed
espressione comportamentale
-Non sono ancora disponibili esami strumentali o di
laboratorio che consentano la diagnosi
-La diagnosi viene posta attraverso l'osservazione
diretta e indiretta del comportamento
-Esistono strumenti specifici che facilitano
l'osservazione e la raccolta di dati
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La Diagnosi di DSA
Quindi è l'osservazione del fenotipo* del DSA che
consente di porre la diagnosi
(*fenotipo:manifestazione fisica di un organismo,
determinata da geni e fattori ambientali)
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La Diagnosi di DSA
Cosa si osserva? Quali le caratteristiche che definiscono
l'autismo?
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TRIADE CHE CARATTERIZZA L’AUTISMO
(Wing e Gould 1979)
1) Compromissione nell'interazione sociale reciproca
2) Compromissione nel linguaggio e nella comunicazione
3) Comportamenti ed attività ristretti e ripetitivi (ridotta
capacità di immaginazione)
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1) Compromissione qualitativa
dell’interazione sociale
a) marcata compromissione nell’uso di svariati comportamentinon verbali, come lo sguardo diretto, l'espressione mimica, leposture corporee, e i gesti che regolano l'interazione sociale;
b) incapacità di sviluppare relazioni sociali coi coetanei adeguateal livello di sviluppo;
c) mancanza di ricerca spontanea della condivisione di gioie,interessi obiettivi con altre persone (es. non mostrare, portare, nérichiamare l'attenzione su oggetti di proprio interesse);
d) mancanza di reciprocità sociale o emotiva;
2) Compromissione qualitativa della
comunicazione
a) ritardo o totale mancanza di sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica);
b) nei soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di iniziare o sostenere una conversazioni con altri;
c) uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico;
d) mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo;
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3) Modalità di comportamento, interessi
e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati
a) dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi
ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per
focalizzazione;
b) sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali
specifici;
c) manierismi motori stereotipati e ripetitivi;
d) persistente eccessivo interesse per parti di oggetti;
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Tutte le caratteristiche elencate possono avere
diversa espressione in rapporto a:
Età della persona
Intensità del disturbo
Capacità linguistiche
Livello cognitivo (“intelligenza”)
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Turbe sensoriali (1-2)
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Quasi nel 100% dei casi le persone autistiche presentano
delle turbe sensoriali a livello di elaborazione centrale
degli stimoli provenienti dai sensi- Vista , udito, tatto…
Turbe sensoriali (2-2)
visiva: impossibilità di osservare più stimoli e quindi il fissarsi su alcune caratteristiche e non tener conto di altre …»il pensare in dettagli «
uditiva: una persona può essere colpita da un particolare suono, quasi impercettibile e non rispondere affatto al propro nome o al suono di una campanella posta a poca distanza
tatto: possono sentire relativamente poco agli stimoli provenienti dal tatto profondo ed essere ipersensibili al tatto profondo
Nb: il 90% delle persone con autismo ha turbe dell’alimentazione,molte di queste sono legate al gusto ,all’olfatto
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CLASSIFICAZIONE
DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
O
DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO
SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE
DSM-IV (APA, 1994-2001)
E
ICD-10 (OMS, 1993)
DSA o DGS: categorie diagnostiche
DSM-IV
Disturbo autistico
Sindrome di Rett
Sindrome di Asperger
Disturbo disintegrativo della
fanciullezza
Disturbo generalizzato dello
sviluppo Non Altrimenti
Specificato
ICD-10
Autismo infantile
Autismo atipico
Sindrome di Rett
Sindrome di Asperger
Sindrome disintegrativa
dell'infanzia
Disturbo generalizzato dello
sviluppo N.A.S
Sindrome iperattiva+ritardo
mentale+ stereotipie
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DISTURBO AUTISTICO
o Autismo Infantile
Devono essere presenti almeno 6 dei sintomi
elencati, di cui almeno 2 del punto 1
(compromissione dell'interazione sociale
reciproca) ed uno per ciascuno nei punti 2
(Compromissione della comunicazione) e 3
(Comportamenti ristretti e stereotipati).
Il ritardo o la distorsione deve svilupparsi almeno
in una delle tre aree prima dei 3 anni di vita.
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SINDROME DI RETT
Presenta caratteristiche molto tipiche (si manifesta
solo nelle femmine, si verifica una regressione
motoria grave, quasi sempre si associa ad epilessia,
dopo la fanciullezza c'è una riduzione dei sintomi di
isolamento, sempre si accompagna a grave ritardo
mentale)
Ha ora una causa genetica nota che ne consente la
diagnosi (mutazione gene MECP2 sul cromosoma
X)
Si può dire che sia l'unico sottotipo di DGS
classificabile per eziologia (causa del disturbo)
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SINDROME DI ASPERGER
Si caratterizza per capacità cognitive nella norma,
sviluppo formale del linguaggio apparentemente
adeguato anche nei primi tre anni di vita
La distinzione dal Disturbo Autistico ad alto livello di
funzionamento cognitivo e linguistico è molto incerta,
soprattutto se si considera tutto l'arco di vita della
persona
Pur avendo avuto una grande importanza culturale,
sociale e scientifica è stata estromessa dal DSM 5
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SINDROME DISINTEGRATIVA
Si caratterizza per la comparsa progressiva, rapida
(pochi mesi) di un quadro autistico generalmente grave
dopo uno sviluppo del tutto normale per almeno i primi 2
anni di vita
E' poco conosciuta e riconosciuta, è probabilmente molto
rara (incidenza forse 1/50.000)
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DISTURBO GENERALIZZATO
DELLO SVILUPPO N.A.S. Categoria ampia ed eterogenea che viene utilizzata
quando sono presenti alterazioni nella triade, ma non
vengono soddisfatti tutti i criteri per il Disturbo Autistico
(non sono presenti 6 sintomi nelle tre aree, oppure in una
delle tre aree) o l'età di esordio.
Spesso identifica quadri di minore gravità, oppure casi in
cui prevalgono i sintomi di un'altra malattia associata o il
grave ritardo mentale.
E' probabile che lo stesso soggetto possa avere diagnosi
di autismo o di DGS-NAS se esaminato da clinici diversi o
in diverse fasi della vita.
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DSM-5
DSM-IV e ICD 10 sono sistemi di classificazione CATEGORIALE:
criteri precisi stabiliscono se il paziente ha o non ha un disturbo
Favoriscono la suddivisione in sottotipi, che si escludono
reciprocamente
Risentono dell'”illusione scientifica riduzionista” degli anni '80-'90
di scoprire altri sottotipi ben definibili su base biologica e
comportamentale
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DSM-5
Gli studi degli ultimi 20 anni non hanno dato risposta a questa
ipotesi perché:
I sintomi cambiano con l'età, lo sviluppo, i trattamenti (quindi il
paziente passa da una diagnosi a un'altra)
La ricerca ha fornito dati in direzione opposta: i DSA sono più
facilmente interpretabili come un CONTINUUM con quadri che
sfumano uno nell'altro, anziché distinguibili in modo preciso
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DSM-5
Dal 2013 (2014 in Italia), con la pubblicazione del DSM-V,
vengono eliminate le sottoclassificazioni dei Disturbi Generalizzati
dello Sviluppo
Vi è ora un'unica entità diagnostica il DISTURBO DELLO SPETTRO
AUTISTICO, a confermare il concetto di un CONTINUUM
qualitativo fra le diverse forme.
DSM-5
Il sistema di classificazione è quindi DIMENSIONALE: si trova
un solo disturbo distinto in TRE GRADI DI SEVERITA' in base
alla necessità di assistenza che la persona richiede.
DSM-5
Severità
Livello 3: Richiede supporto molto sostanziale
Comunicazione sociale: I severi deficit nella comunicazione sociale, verbale e non verbale, causano un impedimento severo nel funzionamento; iniziativa molto limitata nell´interazione sociale e minima risposta all´iniziativa altrui.
Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Preoccupazioni, rituali fissi e/o comportamenti ripetitivi che interferiscono marcatamente con il funzionamento in tutte le sfere. Stress marcato quando i rituali o le routine sono interrotte; è molto difficile ridirigere dall´interesse fissativo o ritorna rapidamente ad esso.
Livello 2: Richiede supporto sostanziale
Comunicazione sociale: Deficit marcati nella comunicazione sociale, verbale e non verbale, l´impedimento sociale appare evidente anche quando è presente supporto; iniziativa limitata nell´interazione sociale e ridotta o anormale risposta all´iniziativa degli altri.
Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Preoccupazioni, rituali fissi e/o comportamenti ripetitivi appaiono abbastanza di frequente da essere ovvi all´osservatore casuale ed interferiscono con il funzionamento in diversi contesti. Stress o frustrazione appaiono quando sono interrotti ed è difficile ridirigere l´attenzione.
Livello 1: Richiede supporto
Comunicazione sociale: senza supporto i deficit nella comunicazione sociale causano impedimenti che possono essere notati. Ha difficoltà ad iniziare le interazioni sociali e mostra chiari esempi di atipicità o insuccesso nella risposta alle iniziative altrui. Può sembrare che abbia un ridotto interesse nell´interazione sociale.
Interessi ristretti e comportamenti ripetitivi: Rituali e comportamenti ripetitivi causano un´interferenza significativa in uno o più contesti. Resiste ai tentativi da parte degli altri di interromperli.
-
DSM-5
Il deficit di comunicazione e quello di interazione sociale sono
stati unificati: LA TRIADE DIVIENE UNA DIADE
E' necessaria SEMPRE la presenza di interessi ristretti e
ripetitivi
Se è presente la compromissione solo nell'area A si deve
porre la diagnosi di DISTURBO DELLA DELLA
COMUNICAZIONE SOCIALE (pragmatico)
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DSM-5
conseguenze:
Il DSM-V è più specifico ma meno sensibile del IV: diverse
persone con diagnosi di DGS non avranno diagnosi di DSA
Ci sarà una diminuzione “fittizia” della prevalenza del disturbo
Sarà necessario che anche chi presenta il DISTURBO DELLA
DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE (pragmatico) abbia
accesso ai servizi riabilitativi.
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AUTISMO
modelli esplicativi
Deficit della coerenza centrale
Deficit delle funzioni esecutive
Deficit della teoria della mente
Deficit dell’interazione sociale
Deficit a livello simbolico ed immaginativo
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Deficit della coerenza
centrale
La Coerenza Centrale è quella capacità di sintetizzare
in tutto coerente ovvero di sistematizzare in un sistema
di conoscenza i molteplici stimoli che investono i nostri
sensi.
Una debolezza in questa capacità porta la persona
con autismo a rimanere ancorata a dati esperenziali
singoli.
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Questo deficit impedisce loro « di sviluppare una conoscenza condivisa del mondo» ( Frith 1989; Hobson1993)
Il loro apprendimento rimane del tutto personale e particolare , limitato allo specifico
Non viene colto il senso globale degli eventi e delle attività
( …»pensare in dettagli»..Temple Grandin) ,ciò che avviene appreso in un contesto non viene necessariamente generalizzato ad un altro contesto
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Deficit delle funzioni
esecutive
Le funzioni esecutive sono quell’insieme di capacità
mentali che rendono capaci di :
- attivare e mantenere attiva, a livello cerebrale, un area
di lavoro sulla quale disporre tutti gli elementi pertinenti al
compito in esame;
- di formulare mentalmente un piano d’azione
-non rimanere ancorati nella formulazione della risposta ,
ai dati percettivi che provengono dal contesto
- di inibire risposte impulsive
- di essere attenti alle informazioni di ritorno, per
correggere in base ad esse il piano inizialmente formulato
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Deficit delle funzioni esecutive
(2 di 2)
Molti dei comportamenti autistici l’espressione di un deficit di tali abilità quali:
IMPULSIVITA’ IPERSELETTIVITA’ PERSEVERAZIONE
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Per
l’incapacità
di inibire le
risposte
inappropriat
e
Per
l’incapacità
di cogliere il
tutto e il
rimanere
ancorato al
particolare
Per
incapacità a
ridirezionare in
maniera
flessibile l’attenzione
Test funzioni esecutive
GIALLO
AZZURRO
ARANCIONE
NERO
ROSSO
VERDE
MARRONE
GIALLO
ROSSO
ARANCIONE
VERDE
NERO
AZZURRO
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Stroop - condizione con interferenza
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Consegna: dire il nome
del colore
dell’inchiostro, ignora
cosa c’è scritto
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Funzioni esecutive: effetto stroop
GIALLO
AZZURRO
ARANCIONE
NERO
ROSSO
GIALLO
ROSSO
ARANCIONE
VERDE
NERO
AZZURRO
Risultati: processo di interferenza - necessità di inibire volontariamente l’elaborazione dell’informazione irrilevante
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Deficit teoria della mente
Le diverse versioni relative al deficit della teoria della
mente (ad es.: Leslie 1986; Baron-Cohen 1989; Perner
2001; Surian 2004) che ipotizzano una disfunzione a
qualche stadio dell’acquisizione di una “teoria della
mente”, vale a dire la capacità di orientarsi nel mondo
interpersonale attraverso l’automatica attribuzione di
stati mentali, intenzioni e punti di vista agli interlocutori
interumani.
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Dott.ssa Alessandra Ballarè
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Deficit dell’interazione
sociale
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L’attenzione congiunta
capacità di coordinare lo sguardo con un interlocutore, orientandolo
verso un focus esterno;
usata ai fini sociali (triangolazione dello sguardo), con la
consapevolezza di generare un interesse reciproco nell’alt
traiettoria di sviluppo:
4 mesi: interesse per i volti, movimenti di fissazione e inseguimento dello
sguardo, sorriso sociale v/8*9
8-10 mesi: risposta al nome e spontaneo monitoraggio con lo sguardo
del contesto
10-12 mesi: capacità di seguire un oggetto in movimento ed indicarlo
(4)
14-16 mesi: gesto proto-dichiarativo, indicare un oggetto a distanza per
commentare o mostrare
18° mese: l’attenzione congiunta raggiunge il suo consolidamento; in
particolare viene sempre più usata allo scopo di commentare, piuttosto
che di richiedereDott.ssa Alessandra Ballarè
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Deficit a livello simbolico ed
immaginativo
L’adulto autistico non è in grado di estendere ciò che
gli è noto o di integrare conoscenze diverse per
crearne delle nuove, poiché ciò che è conosciuto
rimane confinato al contesto in cui è stato appreso e
le conoscenze autistiche rimangono tra loro
disconnesse
Le persone con autismo sono caratterizzate da difficoltà
con la creatività e l’immaginazione
Dott.ssa Alessandra Ballarè
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Dott.ssa Alessandra Ballarè
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Il pensiero diviene stereotipato
perché non vi è la capacità di
utilizzare le conoscenze e le sue
abilità del momento per sviluppare
nuovi modi di pensare e di agire
(deficit a livello di
metarappresentazione)
…nell’ottica del progetto di vita.
Il ruolo della scuola
( seconda parte)
Orientamento e disabilità: un modello di lavoro
per gli autistici ad alto funzionamento
Dott.ssa Alessandra Ballarè
44
Orientamento e disabilità
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UN PRINCIPIO METODOLOGICO
Un percorso di orientamento a favore degli alunni con Autismo ad alto
funzionamento dovrebbe coinvolgere non solo il soggetto destinatario
dell’azione stessa, ma anche altri e diversi soggetti che con essa di
rapportano e che contribuiscono, in maniera differente ma comunque
rilevante, alla presa di decisione sulle scelte futura.
Principio Metodologico
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Aziende
Servizi
Scuole
Famiglia
Soggetto
MOLTEPLICITA’ DI INTERLOCUTORI INTERESSATI
Un Piano Orientativo Individuale(1-4)
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Il P.O.I. (Piano orientativo individuale) contemplerà:
Indicazioni sullo status della persona
elementi di forza
elementi di debolezza
attitudini e propensioni
livello di preparazione e di competenza
indicazioni di percorsi di formazione/aggiornamento necessari
indicazione del percorso più idoneo (scolastico, formativo o
lavorativo/professionale
Un Piano Orientativo Individuale (2–4)
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Il Piano orientativo dovrebbe essere steso dalla Scuola e /o dalla struttura che
ha in carico alunno e la famiglia e prevede i seguenti passaggi:
incontro con l’utente
incontro con la famiglia
confronto tra operatori della struttura che hanno avuto l’utente in carico
confronto fra operatori della struttura e della Scuola (sia per avere elementi
di conoscenza pregressa, sia per ottenere utili indicazioni di percorso)
ulteriori incontri con l’utente
stesura del P.O.I. con illustrazione e commento con l’utente e con la
famiglia.
Un Piano Orientativo Individuale (3–4)
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Il POI fa parte del progetto di vita della persona con disturbo dello
Spettro Autistico ed è essenziale per una vita di qualità
un’azione di orientamento non si dovrebbe esaurire con la mera stesura
del P.O.I in quanto alla base vi è il principio della “presa in carico”
dell’utente.
Un Piano Orientativo Individuale
(4–4)
Ciò significa che anche dopo l’indirizzo scelto,
l’utente deve poter avere una realtà di riferimento (generalmente il servizio in collaborazione con la
scuola ) per:
confronto e consiglio sulla scelta intrapresa
individuazione di azioni rafforzative
analisi di possibili problematiche emerse
rivalutazione della scelta stessa.
AZIONI
DI
TUTORING
Buone prassi per l’orientamento
51
Una buona pratica dell’orientamento si ispira ai seguenti principi:
personalizzazione degli interventi;
coinvolgimento attivo degli studenti;
collaborazione con la famiglia;
funzione tutoriale dei compagni ( progetti educativi ispirati
all’esperienza anglosassone hanno predisposto la figura del buddy)
funzione tutoriale dei docenti;
didattica orientativa ;
orientamento che tenga conto di tutto lo spettro delle offerte formative
del territorio;
coerenza rispetto al progetto di vita della persona.
Scuole secondarie di I Grado-Azioni
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I Anno
• 1. Attività di
consolidamento delle abilità trasversali cognitive e relative alle autonomie personali e sociali con modalità adeguate alla situazione specifica dell’alunno
• 2. Attività per
l’acquisizione di autonome strategie di metodo di studio
II anno
•1. Attività di riflessione sulle
proprie potenzialità e bisogni ai fini della scelta
•2. Attività di informazione
alle famiglie in merito alla consultazione delle schede descrittive dei vari istituti secondari di II grado durante l’incontro del GLHO per la verifica finale del PEI dell’A.S. in corso
Scuole secondarie di I Grado-Azioni
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Scuole secondarie di I Grado - Azioni
III anno
•1. Individuazione delle possibili istituzioni scolastiche di II grado
presenti sul territorio rispondenti alla situazione specifica dell’alunno
•2. Pianificazione e attuazione di incontri al fine di promuovere
una conoscenza diretta dell’offerta formativa dell’istituto secondario di II grado attraverso incontri o visite (open days, alunno per un giorno, …) entro la data prevista per l’incontro di progettazione del PEI a cura del GLHO
•3. Pianificazione fra le Scuole, frequentata e scelta, delle fasi
del pre- inserimento al fine di una migliore conoscenza della nuova realtà scolastica
Scuola secondaria di II grado:
cosa scegliere? (1-5)
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Licei (classico, scientifico poi linguistici ecc…)
Istituti tecnici
Istituti professionali
Formazione professionale regionale
La peculiarità dei ragazzi AS e HFA dovrebbe prescindere da valutazioni
baste su una piramide di «qualità»
Scuola secondaria di II grado:
premessa (2-5)
55
Nella scelta dell’Istituto scolastico bisognerà tener
conto di più fattori e quasi nessuno di essi soddisferà
tutte insieme le esigenze del ragazzo.
Bisognerà stabilire delle priorità tenendo conto degli
obiettivi più importanti.
Scuola secondaria di II grado:
premessa (3-5)
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La scelta della scuola superiore necessita di un’attenta valutazione
delle capacità e delle inclinazioni del ragazzo , ma anche delle sue
potenzialità non sempre manifestate. (importanza di una corretta
valutazione e del raccordo di rete)
A non fondare la scelta solo in base ai loro interessi specifici , che
potrebbero rilevarsi privi di progettualità
Ex: «sa tutto di zoologia» ma non osa accarezzare un cane o non
sopporta l’odore di una stalla !
Scuola secondaria di II grado:
le difficoltà (4-5)
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Non riescono a seguire
Diventano più consapevoli dei loro limiti
Abbandonano la scuola
Il Programma scolastico
Scuola secondaria di II grado
le difficoltà (5-5)
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+ Teoria -Pratica
+ Pratica - Teoria
Le persone autistiche apprendono maggiormente
FACENDO
Obiettivi di un percorso di
orientamento
1) Avviare un percorso di valutazione e monitoraggio da
utilizzare nel contesto scolastico per la messa a punto e la
verifica del progetto educativo Individualizzato di alunni con
DA che frequenteranno la scuola secondaria
2) Mettere a punto un documento di sintesi del curriculum
formativo dell’alunno che potrà essere trasmesso agliinsegnanti degli ai successivi e agli operatori che lo
seguiranno al termine del percorso scolastico
La valutazione
60
La valutazione funzionale e la messa a punto di un progetto
educativo individualizzato rappresentano passaggi indispensabili
per il raggiungimento di obiettivi educativi e didattici di qualità.
Gli strumenti di valutazione utilizzati devono tenere conto
dell’età dello studente, del suo livello intellettivo e del peculiare
funzionamento dei soggetti con Disturbi Autistici (DA)
Nel caso dell’adolescente con DA uno degli strumenti
maggiormente utilizzati, costruito con lo specifico obiettivo di
favorire la transizione del soggetto verso l’età adulta, è il
TTAP(TEACCH
Transition Assessment Profile di Mesibov, Thomas, Chapman e
Schopler, .
Ed. it. a cura di Faggioli, Sordi e Zacchini, Giunti O.S.2010)
Obiettivo della valutazione :la transizione dall’adolescenza all’età adulta (1-3)
61
L’esperienza con adolescenti ha dimostrato che è troppo tardi pianificare
la loro vita adulta quando il percorso scolastico sta per terminare, tra i 18 e
i 21 anni.
E’ invece nell’interesse dei singoli individui,della scuola e della collettività
iniziare a pianificare e a sviluppare il percorso di transizione all’inizio
dell’adolescenza o anche prima.
GLI EDUCATORI SUGGERISCONO CHE I SERVIZI E LA
PIANIFICAZIONE DI QUESTO PERIODO DI TRANSIZIONE SIANO
INCLUSI NEL CURRICULUM DELLA SCUOLA PRIMARIA E
SECONDARIA DI PRIMO GRADO ( Repetto e Correa,1996)
Obiettivo della valutazione :la transizione dall’adolescenza all’età adulta (2-3)
Nello specifico
IDEA (Individuals with Disabilities Education Act-leggesull’educazione ai disabili 2004 )
ha:
- ribadito che la valutazione dei bisogni legati al periodo di transizione e la redazione del progetto educativo sia fatta entro i 16 anni;
- promosso l’educazione come strategia che dà la possibilità di ottenere risultati positivi nell’età adulta
IL PROGRAMMA EDUCATIVO NON DEVE TENER CONTODEL SUO AMBIENTE DI LAVORO,SOCIALE E COMUNITARIO.
Obiettivo della valutazione :la transizione dall’adolescenza all’età adulta (3-3)
Inoltre:
Cronin e Patton (1993) hanno sottolineato l’importanza di strutturare un curriculum , analizzando in anticipo le difficoltà che uno studente si troverà ad affrontare nella vita adulta
APPROCCIO AL CONTRARIO :
1) focalizzazione sulle difficoltà relative alla vita adulta ;
2) previsioni sulle reali capacità dello studente;
3) stesura del curriculum necessario al raggiungimento di tale abilità.
Metodologia: gli strumenti (1-4)
64
Il TTAP consente di valutare il funzionamento di un soggetto in
diverse aree e contesti e prevede, oltre all’osservazione diretta,
la raccolta di informazioni (con familiari, insegnanti e operatori) sul
funzionamento della persona nella quotidianità (a casa, a scuola,
nei contesti occupazionali).
Il TTAP è composto da due parti: una valutazione formale e una
valutazione informale. E’ prevista una misura della performance a
tre valori (Riuscito, Emergente, Non riuscito)
Metodologia: gli strumenti (2-4)
La scala dell’osservazione diretta permette di esprimere
una valutazione fondata sull’osservazione dello studente dal
punto di vista delle sue capacità e prevede la
somministrazione di item strutturati
La Scala dell’osservazione a casa e la scala
dell’osservazione a scuola e al lavoro si basano su dati
comportamentali emersi dalle interviste con le persone (ex
genitori per scala casa e insegnanti per scala scuola /lavoro)
Metodologia: gli strumenti (3-4)
Premesse da condividere
La raccolta di informazioni in diversi ambiti (diretta,
casa ,scuola ,lavoro) fornisce informazioni
necessarie per identificare con sicurezza le reali
abilità e gli obiettivi educativi più adeguati.
Metodologia: gli strumenti
(4-4)
«La maggior parte delle Linee guida delloStato sul progetto di transizione dopo IDEAraccomanda che i servizi di valutazioneincludano test standardizzati, interviste,osservazioni dirette e valutazioni basate sulcurriculum» (Clark, 1998 pag.15)
Metodologia: gli strumenti (1-4)
Ognuna delle tre scale di valutazione è divisa in
6 aree funzionali:
1. Attitudini lavorative
2. Comportamenti lavorativi
3. Funzionamento indipendente
4. Abilità di tempo libero
5. Comunicazione funzionale
6. Comportamento interpersonale
Metodologia: gli strumenti (2-4)
Es. Attitudini lavorativeOsservazione
diretta•Abilità quali: scegliere,
contare e misurare
Osservazione casa
•Abilità correlate ad una esperienza indipendente (uso di utensili da cucina ed elettrodomestici)
Osservazione scuola/lavoro
•Abilità correlate a potenziali opportunità lavorative (saper assemblare, usare attrezzi, discriminare dimensioni)
-
Più in generale:
Funzionamento indipendente :
Vengono indagate le abilità di cura di sé e di programmazioneautonoma: prendersi cura di sé,(lavarsi ,vestirsi, andare in bagno) e diauto programmazione (usare i mezzi di trasporto senza aiuto,consultare un orario, usare il denaro ecc..)
Comportamento interpersonale:
Abilità più importanti per ottenere successo in ambito lavorativo
(saper lavorare senza distrarre gli altri, il comportamento generalein gruppo e le reazioni in presenza di altre persone) .
Le Scale di osservazione a casa e a scuola valutano icomportamenti i interpersonali con persone familiari e non
Metodologia: gli strumenti (3-4)
Metodologia: gli strumenti (4-4)
71
Una volta effettuata la valutazione formale, viene compilata la
Scheda di analisi della pianificazione della transizione che indica le abilità
specifiche che richiedono particolare attenzione e gli obiettivi, basati
sulle abilità emergenti che possono essere inseriti nel PEI.
In pratica, al termine della valutazione formale si dispone di un
elenco di potenziali obiettivi per quello studente.
Metodologia:l’adattamentoall’ambiente
Favorire Adattamento
I soggetti con disturbi dello spettro autistico
tendono ad avere difficoltà nel
generalizzare le abilità acquisite in ambiti nuovi o modificati
Gli strumenti di valutazione dovrebbero
promuovere strategie per l’identificazione di strutture fisiche e visive
che favoriranno la generalizzazione e
quindi l’indipendenza
Obiettivi educativi e di transizione
(1-2)
Attraverso la valutazione forrmale il personale
scolastico e non avrà le informazioni necessarie affinchè
i loro interventi siano conformi agli obiettivi utili per
aiutare le persone con autismo alla transizione dalla
scuola ai contesti sociali propri della vita adulta.
Obiettivi educativi e obiettivi di collegamento ( Clark e Patton, 2005)
Obiettivi educativi e di transizione (2-
2)
OBIETTIVI EDUCATIVI
Sono formulati per risponder in modo
specifico alla necessità di apprendimento di abilità e conoscenze, obiettivi
presenti nel PEI)
OBIETTIVI DI TRANSIZIONE
Sono formulati per stabilire ciò che dovrebbe essere
fatto per mettere in collegamento lo studente e
i suoi genitori/educatori con i servizi e i supporti che
saranno necessari al termine della scuola.
La valutazione informale (1-4)
La valutazione informale fornisce indicazioni per:
misurare i progressi verso nuovi risultati;
individuare nuove abilità emergenti e per lo sviluppo di un
più ampio ed efficace progetto di transizione;
valutare , grazie alla variazione del livello di strutturazione
fisica e visiva, abilità diverse in varie situazioni;
Inoltre, la presentazione del materiale in modo diverso daquello previsto nella valutazione formale, aiuta il soggetto a
consolidare le abilità al massimo delle sue potenzialità
La valutazione informale (2-4)
valutare le difficoltà a generalizzare le abilità apprese
la messa a punto di strategie educative efficaci mirate a rafforzare l’indipendenza negli ambienti più disparati
IN GENERALE LA VALUTAZIONE INFORMALE IN AMBIENTISOCIALI NATURALI PERMETTE DI OTTENERE INFORMAZIONI SUIBISOGNI E SUI RISULTATI OTTENUTI DAL SOGGETTO NEI VARICONTESTI .
La valutazione informale (3-4)
Una valutazione informale all’interno di un contesto divita potrebbe prevedere le seguenti tappe e strumenti (TTAP):
1) Individuare una scuola
2) Registrare le abilità sociali che saranno moltoprobabilmente necessarie in quell’ambiente (RCA);
3) Usare una scheda di valutazione del comportamentoin un contesto sociale (VCSS) per completare lavalutazione iniziale delle abilità del soggetto rispettorispetto alle abilità individuate nello step 2;
4) Individuare tutti gli obiettivi di training per l’ambitosociale predefinito e le strategie che stimolerannol’autonomia , e annotare questi obiettivi su un ReportQuotidiano delle performance
La valutazione informale (4-
4)
5) Usare il report per segnare progressi fatti dal soggetto
nell’acquisizione della abilità richieste durante il training di tot
settimane nell’ambiente sociale.
6) Al termine di tale periodo usare la scheda di valutazione del
comportamento in un contesto sociale per completare la
valutazione delle abilità del soggetto in quel determinato luogo
con un follow up
La pianificazione alla transizione
La pianificazione della transizione si
riferisce a quel processo che svela, sviluppa
e documenta le abilità, le problematiche,gli
obiettivi che saranno di fondamentale
importanza dal momento che lo studente si
sposta dalla scuola alla vita adulta.
La pianificazione alla
transizione
Un piano di transizione efficace inizia sempre con la domanda:
Dove sarà la persona al termine di questo processo?
Quali abilità avrà sviluppato?
Quali sono i contesti più favorevoli per mettere in pratica tali abilità?
Un’efficace pianificazione della
transizione non riguarda ciò che
è probabile, ma ciò che è
possibile.
Il ruolo della famiglia
Nello sviluppo del piano di transizione all’età adulta, il genitore
ha un ruolo determinante.
Ecco alcuni esempi dei compiti educativi di un genitore di un ragazzo affetto da DSA:
essere il principale sostenitore del figlio/a, nel caso a
questi manchi la capacità di fare una determinata cosa;
insegnare nuove abilità, comunicative, sociali, legate
all’aspetto fisico e di presenza, o favorire lo sviluppo di quelle ulteriormente quelle esistenti;
Il ruolo della famiglia
insegnare nuove abilità, comunicative, sociali,
legate all’aspetto fisico e di presenza, o
sviluppare ulteriormente quelle esistenti;
accertarvi che il piano di transizione sia
significativo, pratico e utile per vostro figlio;
favorire l’indipendenza e il processo decisionale;
pianificare le esigenze future in termini finanziari
e di supporto, come l’amministrazione di
sostegno, e la pianificazione della successione.
Il passaggio al nuovo ordine
di scuola
Anche noi bambini Asperger dobbiamo andare a
scuola .
Non ci piace molto ed in questo, almeno siamo
uguali agli altri bambini!!!
PER NOI PERO’ E’ ANCORA PEGGIO!
Quello che non mi piace della scuola sono gli altri
bambini.
Soprattutto NON MI PIACE CAMBIARE SCUOLA.
Tratto da Asp …Asper…Asperger? – Fratelli Frilli Editori
Cosa può fare la scuola (1-3)
Capire le caratteristiche e la disomogeneità delle abilità;
Stabilire obiettivi che non siano solo didattici: es. diario–
materiali
Agenda chiara della giornata;
Linguaggio diretto – no uso di metafore o implicite ;
Comunicazioni chiare e ridondanti;
Verificare la comprensione delle consegne;
Cosa può fare la scuola (2-3)
Regole chiare – Coerenza
No sorprese (es. compiti o interrogazioni a sorpresa)
Usare molto il visivo e il concreto (schemi, grafici, mappe, percentuali)
Organizzare attentamente lavori di gruppo
Mettere in evidenza le buone capacità del ragazzo
Cosa può fare la scuola (3-3)
Strutturare Gruppi di abilità sociali ( approccio educazione
cognitivo affettiva – strumenti Cat Kit)
Accettare che bambini e ragazzi non abbiano una
motivazione sociale – non facciano per fare contento l’altro;
Accettare che le motivazioni possano essere diverse e
………CERCARLE!!!!!
Dott.ssa Alessandra Ballarè
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