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B O L L E T T I N O M I S S I O N A R I O · 2020-05-03 · rdi sicoV pienrtcae, cnhze od aSq ua i...

Date post: 14-Jul-2020
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Anno II, n. 1/(2020) "BOLLETTINO MISSIONARIO" Official Newsletter ASSOCIAZIONE CULTURALE "SAMARITAN" "la si chiamo' Babele" (Gen 11,9) È un vero e proprio attacco al “pensiero unico”, ad un'umanità che parla la stessa lingua che non si apre alle differenze e peculiarità della persona. “Babele”, in ebraico “confondere” ed in accadico “porta del Dio”, è l’esperienza dell’uomo che tenta di bastare a se stesso uniformandosi all'umanità e opprimendo le differenze che la animano. Babele è punto di partenza e di arrivo, affinché l'uomo trovi se stesso nell'abbandono di ogni pretesa di dominio su ciò che lo circonda. Le differenze culturali permettono all'Io di riscoprire un Altro che non indebolisce la propria identità ma la fortifica e la rende sempre nuova, l’Altro è continuo stimolo per una nuova scoperta di sé. In Babele le identità vengono confuse affinché il cammino di riscoperta, che da qui inizia, porti a Dio attraverso l’uomo. di Vincenzo Saponaro www.samaritanassociazioneculturale.wordpress.com Il Buon Samaritano, Delacroix, 1849. (dettaglio) "La grazia suppone la cultura"
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Page 1: B O L L E T T I N O M I S S I O N A R I O · 2020-05-03 · rdi sicoV pienrtcae, cnhze od aSq ua i pi noi zni aa, pr oo rt i a D i o a t t ra ve rso l ’ u o mo . w w w . sa ma ri

A n n o I I , n . 1 / ( 2 0 2 0 )

"BOLLETTINO MISSIONARIO"Official Newsletter

ASSOCIAZIONECULTURALE"SAMARITAN"

"la si chiamo' Babele"(Gen 11,9)

È un vero e proprio attacco al “pensiero unico”, ad un'umanitàche parla la stessa lingua che non si apre alle differenze epeculiarità della persona. “Babele”, in ebraico “confondere” ed inaccadico “porta del Dio”, è l’esperienza dell’uomo che tenta dibastare a se stesso uniformandosi all'umanità e opprimendo ledifferenze che la animano. Babele è punto di partenza e di arrivo, affinché l'uomo trovi sestesso nell'abbandono di ogni pretesa di dominio su ciò che locirconda. Le differenze culturali permettono all'Io di riscoprire unAltro che non indebolisce la propria identità ma la fortifica e larende sempre nuova, l’Altro è continuo stimolo per una nuovascoperta di sé. In Babele le identità vengono confuse affinché il cammino diriscoperta, che da qui inizia, porti a Dio attraverso l’uomo.

di Vincenzo Saponaro

www.samaritanassociazioneculturale.wordpress.com

Il Buon Samaritano, Delacroix, 1849. (dettaglio)

"La grazia suppone la cultura"

Page 2: B O L L E T T I N O M I S S I O N A R I O · 2020-05-03 · rdi sicoV pienrtcae, cnhze od aSq ua i pi noi zni aa, pr oo rt i a D i o a t t ra ve rso l ’ u o mo . w w w . sa ma ri

Chernobyl: cegliesi aservizio

Sono gli anni ‘90 e anche la nostra città si colora di accoglienza,condivisione, solidarietà. Sono molti i bambini che arrivano a Ceglie Messapica in quegli anni esono molte le famiglie che aderiscono al “Progetto Chernobyl”.

Ma di cosa stiamo parlando? 26 aprile 1986: un gravissimo incidente nucleare colpisce la centraleatomica di Chernobyl. La radioattività rilasciata all’esterno ha colpito inparticolar modo la Bielorussia, l’Ucraina e la Russia, masse d’ariaradioattive si sono sparse per tutta l’Europa, siamo agli sgoccioli del crollodell’URSS e con esso della fine della Guerra Fredda. Sono ormai trascorsi molti anni, per noi tutto questo è un lontano ricordo,ma purtroppo le popolazioni locali, in particolar modo in Bielorussia eUcraina, pagano ancora oggi le conseguenze di quella catastrofe (sivedano gli incendi degli ultimi mesi). A causa della velocitàdell’accrescimento cellulare e dell’abbassamento delle difese immunitarie,i bambini sono i soggetti più colpiti dagli effetti delle radiazioni. Ecco in cosa consisteva il Progetto di cui oggi vi raccontiamo: le famiglieche vi aderivano, accettavano di ospitare bambini provenienti dalle zone arischio con lo scopo di “disintossicarli”, per farli vivere una vita più stabile,più agiata, più tranquilla, più giocosa, più colorata, dando loro la possibilitàper qualche mese di “respirare aria pulita”, è questo il ritornello chetornava spesso. Molte famiglie hanno conosciuto indirettamente il progetto,forse per pregiudizio non lo hanno preso in considerazione o magari perproblemi economici e di possibilità. Ma molte altre sono state le famiglieche vi hanno aderito e Samaritan ha voluto incontrarle perraccoglierne la memoria storica di una comunità intera.Cerchiamo di dare uno sguardo alla genesi di tutto questo: le famiglievenivano a conoscenza del progetto in vario modo, o attraverso il passaparola o, nella maggior parte dei casi, tramite le parrocchie e quindi laCaritas diocesana di Oria. Non era raro che quanti arrivassero attraversola Caritas Italiana fossero anche i più piccoli e i più poveri o certamenteprovenienti da fasce sociali più basse. Potevano essere ospitati per i mesi estivi o per quelli invernali a secondadelle possibilità delle famiglie, di sicuro il periodo invernale era quello piùimpegnativo poiché i bambini venivano anche inseriti nelle classiscolastiche con i propri coetanei. Vi furono certamente alcune peculiaritàorganizzative tra i diversi enti: nella maggior parte dei casi le famiglie sifacevano carico dell’intera spesa per il mantenimento dei bambini (viaggiinclusi), in alcuni casi era possibile partecipare a corsi di lingua russa perfacilitare i primi approcci… Ciò che li accomunava, almeno sino all’arrivo nei luoghi di “smistamento” èche tutti avessero con sé meno dell’essenziale… forse nulla, se non ciòche avevano addosso, quasi teletrasportati di punto in bianco dalle propriecase. Tutti, però, tornavano con qualcosa, scarpe, vestiti, giocattoli, valigiepiene di oggetti materiali e di ricordi, tanti ricordi. Sapori, immagini, colori.Calore. Bene.

di Vanessa Putignano

IL NOSTRO PROGRAMMA VUOLE

TENERE BEN SALDO IL CAMMINO

TEORICO/CULTURALE CON QUELLO

PRATICO/MISSIONARIO.

ECCO LE NOSTRE INIZIATIVE:

 TEORIA

- ALTERNA(V)I(T)E: PRESENTAZIONI DI ALTERNATIVEDI VITA CONTEMPORANEE E NON,

LEGATE AD ESPERIENZE SULCAMPO.

- SCUOLE DI MONDIALITÀ:

INCONTRI DI FORMAZIONE ALLAMONDIALITÀ E DI PREPARAZIONE

AD ESPERIENZE ESTIVEMISSIONARIE.

- SCUOLE DI ANIMAZIONE:

INCONTRI DI FORMAZIONE ALLETECNICHE DI ANIMAZIONE UTILI

ALLE ESPERIENZE ESTIVEMISSIONARIE.

- CAFFÈ FILOSOFICI:

ESPERIENZE DI DIALOGOFILOSOFICO CITTADINO.

PRATICA

- EDITORIA “BOLLETTINOMISSIONARIO”:

PICCOLA RIVISTA CURATA DAIGIOVANI SOCI SECONDO I DIVERSI

CAMPI DI INTERESSE E DIRICERCA, CON UNO SGUARDOATTENTO AL BENE COMUNE.

- ESERCIZI SPIRITUALI IN CONTESTO:ESPERIENZE MISSIONARIE ESTIVE

O INVERNALI IN PARTICOLARICONTESTI DIVERSI DALLA

QUOTIDIANITÀ NELLA QUALEVIVERE ESERCIZI SPIRITUALI.

- DONO X DONO:

ATTIVITÀ DI RACCOLTA FONDIUTILI ALLE ESPERIENZE

MISSIONARIE ATTRAVERSO ITALENTI DEI GIOVANI SOCI

(CONCERTI, MOSTRE, OPEREMUSICALI…).

- TI (IN)FORMO:

POSSIBILITÀ PER I NEOLAUREATIDI PUBBLICARE E PRESENTARE LEPROPRIE TESI SU APPROVAZIONE

DEL CONSIGLIO DIRETTIVO.

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E’ l’esempio di Igor, 8 anni, ucraino, di condizione sociale bassa. Arriva aCeglie nel 1993 con solo un sacchetto con qualche giocattolo. Ma torna inUcraina con valigie piene di vestiti e giochi. E questa storia si ripeté per altridue anni. Altre due estati. Presentando un netto miglioramento, di volta involta, della propria dignità di essere umano (seppur bambino) che la guerraaveva soppresso. Come tutti gli altri bambini, anche Igor non sapevaparlare bene l’italiano, in casa comunicava solo con i disegni o con i gesti.Non sapeva come si facesse una doccia… perché una doccia non l’avevaancora mai vista. L’ha imparato qui a Ceglie, e l’ha imparato con gli occhi diun bambino curioso, come se avesse fatto la scoperta più bella e autenticadella sua vita. Igor, stremato dal lunghissimo viaggio, vede per la primavolta la sua famiglia cegliese a Francavilla Fontana, quello era per lui ilcapolinea. Nella futura famiglia cegliese di Igor, i figli erano già tre, e lascelta del suo “esserci” fu presa a tavolino da tutta la famiglia (bambinicompresi e protagonisti) oltre che per solidarietà, ed empatia umana, anchecome stimolo ad un’educazione vicendevole: integrazione, la parolad’ordine! Voleva essere un esempio, per metterli a contatto con altre realtàe per imparare a rispettare queste stesse realtà, a rinunciare per dividerecon l’altro, all’aiuto reciproco, alla collaborazione fraterna metaforicamentee non. Oggi Igor è sposato e ha due bambini, e ciò lo sappiamo perché lasua famiglia adottiva cegliese è riuscita a restare in contatto con lui. [Graziealle numerose informazioni abbiamo potuto ricostruire un’ipotetica lettera.(allegato 1)] Tante potrebbero essere le storie, tra queste c’è anche quella di Oleg, 6anni, ucraino. È il maggio del 1993 e Ceglie è ormai colorata dal sole, daifiori e dal loro profumo che quasi si può toccare. Oleg, arriva e ci trova ilcaldo, l’accoglienza, ma ci arriva in punta di piedi, in silenzio, col broncio esenza nulla tra le mani. Offre solo timidi sorrisi, misti ad una smorfia didispetto che va raramente via. Anche dopo il lungo viaggio che ha dovutoaffrontare. Oleg arriva a Roma in aereo con i suoi pochi anni e con le suescarpette ai piedi, e di lì un pullman lo conduce a San Cosimo (Oria). Oleg soffre molto la mancanza del cugino che invece si trova presso unafamiglia in un paese poco distante, per questo quell’estate le due famigliesono riuscite a farli incontrare. Accadeva spesso che i bambiniappartenessero a piccoli nuclei famigliari e che venissero divisi in più luoghi. Che gioia nei loro occhi, anche se per poco tempo. Mancanze profonde, profumo di casa. Molta nostalgia, dalla bocca di Oleg solo frasi dispettose “io a casa mia ne ho due bagni!”, l’ingenuità di un bambino che non capisce cosa lo sta circondando e perché. Non è l’unica estate, Oleg torna per altri 2 anni, e con sé porta dei doni da parte della famiglia ucraina per quella cegliese: al papà un rasoio elettrico e alla mamma una matrioska (in foto l'originale) e un vaso. Per lui, come per tanti altri è difficile ricostruirne il futuro dopo quegli anni. Ultima storia che vogliamo raccontarvi è quella di Svetlana, 11 anni, arrivaa Ceglie dalla Bielorussia nel luglio del 1996 con le sue scarpette rosse equalche vestitino. La famiglia cegliese la fa subito avvicinare e la coinvolgenel mondo scout, e lì fa molta amicizia durante le uscite e le giornatepassate nella natura. Igor, Oleg e Svetlana, come molti altri diventanorealmente figli, partecipano alla vita attiva della famiglia cegliese ognunacon le proprie caratteristiche. Anche Svetlana non parla granché italiano,come per tutti ci sono stati problemi di conversazione e comunicazione.

IL “BOLLETTINO MISSIONARIO”

VUOLE DARE LA POSSIBILITÀ AI

GIOVANI DI CONFRONTARSI CON

ARGOMENTI CHE POSSANO

SUSCITARE INTERESSE AD UNA

CURA DEL BENE COMUNE.

SE SEI UN GIOVANE O UN

PROFESSIONISTA IN UN

PARTICOLARE SETTORE ED HAI

UN’IDEA, CONTATTACI!

LA TUA IDEA POTREBBE ESSERCI

UTILE ED ARRICCHIRE TUTTI! NON

TENERLA PER TE!

“SAMARITAN” PUBBLICA IL

SEMESTRALE GRAZIE AL

CONTRIBUTO DI BENEFATTORI E DI

SPONSOR, RENDENDO FRUIBILE

UNA VERSIONE CARTACEA CON

UNA TIRATURA LIMITATA DI 100

COPIE. LA DISTRIBUZIONE

DIGITALE AVVIENE DUE

SETTIMANE DOPO QUELLA

CARTACEA ATTRAVERSO TUTTE

LE PIATTAFORME ONLINE

DELL'ASSOCIAZIONE.

A CAUSA DELL'EMERGENZA

COVID-19, QUESTO NUMERO SARÀFRUIBILE SOLO IN FORMATO

DIGITALE.

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Solo l’ultimo giorno ha azzardato qualche parola in italiano. La sorellina sitrovava in un altro paese, e ne sentiva molto la mancanza, piangeva per

questo molto spesso. La sua storia è diversa dalle tante che

abbiamo ascoltato, proveniva da una classe sociale più agiata,

in Bielorussia aveva la possibilità di andare a scuola,

i genitori lavoravano come ingegneri.Negli anni seguenti

ha avuto la possibilità di tornare in Puglia riuscendo a congiungersi con la sorellina. Abbiamo una brevecorrispondenza epistolare (in foto le lettere originali) tenuta con la famigliacegliese più altri contatti con altri amici conosciuti proprio quell’estate. Inquesta storia c’è un elemento davvero importante da sottolineare, perché èil caso di una famiglia che impara ad essere tale mentre lo fa. La famigliaaveva una bambina di pochi mesi, si stava formando ed educando cometale, non sono certamente mancate le difficoltà di una neo-famiglia che sicuramente ha tratto da questa esperienza benefici. Un bellissimo esempio di “solidarietà”, quella parola che ci insegnano dapiccoli e che spesso da adulti dimentichiamo di mettere in atto. Unelemento accomuna tutte le famiglie, ossia il fine: servizio, prossimitàall’altro (un “altro” molto piccino in questo caso). Essere solidali con gli altri, entrare in empatia, comprenderli, comprenderecon vero senso di partecipazione, un momento che sta vivendo unapersona o un popolo e si desidera fare qualcosa, tendere una mano, dareun aiuto, mettersi in gioco, condividere con l’altro. Essere metà di qualcosae di qualcuno e sentirsi grati nel farlo. Homo sum: nihil humani a me alienum puto. Sono un uomo: nulla di ciò che riguarda gli uomini lo considero a meestra neo. Publio Terenzio

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Lawrence Ferlinghetti (1919) è unpoeta statunitense. Divenuto celebrecome appartenente al movimentobeat negli anni ’50, ha attraversato ilsecolo breve elaborando una poeticach’è a un tempo materiale e spirituale.Il lavoro qui riportato (The world is abeautiful place) risale al 2003.Rappresenta l’immagine dello spiritodell’uomo che, nella confusione enella incoerenza babelica del mondo,finisce per dare piena dignità ad ogniesperienza attraverso l’esercizioinstancabile dell’amore per la vita. SuSpotify potrete constatare la ritmicadelle sue opere.

ANGOLO DI-VERSIRubrica poetica a cura

di Gioia Gianpiero

The world is a beautiful place

Il mondo è un bel postoper esserci nati

se non v’importa che la felicitànon sia semprecosì divertente

se non v’importa un po’ d’infernouna volta tanto

proprio quando tutto va beneperché anche in paradiso

mica cantanosempre

Il mondo è un bel posto

per esserci natise non v’importa che qualcuno

muoiatutti i momenti

o magari solo di famequalche volta

e non è poi malese non siete voi

Oh il mondo è un bel posto

per esserci natise non v’importa moltoqualche cervello morto

nelle alte sfereo una bomba o due

di tanto in tantonei vostri visi alzati

o certe altre improprietàdi cui è preda

la nostra Societàcoi suoi uomini distinti

e quelli estintii suoi preti

e altri poliziotti

(continua a seguire)

Un ringraziamento speciale alle famiglie che ci hanno dato l'opportunità diraccogliere tutte le informazioni necessarie.

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le sue varie segregazionile investigazioni congressuali

e altre costipazioniche la nostra carne sciocca

eredita

Sì il mondo è il migliore postoper un mucchio di cose come

far buffonatee fare all’amore

esser tristie cantare canzoni triviali e avere

ispirazionivagabondare

guardando ogni cosaodorando fiori

e dare pizzicotti alle statuee perfino pensare

e baciare la gente efar bambini e portare pantaloni

e agitare cappelli eballare

e andare a nuotare nei fiumia fare picnic

a mezza estatee insomma

godersi la vita

Giàma poi sul più bello di tutto

questoarriva sorridendo

l’imprenditore delle pompe

funebri.

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Ucraina, 2020

Cari lettori,

mi chiamo Igor e vi scrivo dall’Ucraina, qui, durante il regime

dell’URSS un grande disastro ci ha costretti a modificare totalmente

la nostra vita, soprattutto quelle di noi bambini. Avevo 8 anni quando

nel 1993 il governo mi catapultò in Italia, lontano dalla mia famiglia,

dai miei affetti…ma era per il mio bene: “dovevo respirare aria

buona, aria pulita” questo ci ripetevano e questo mi ripeteva la mia

mamma per tranquillizzarmi. Era per il mio bene.

Io e altri bambini arrivammo in aereo a Roma, ci accomunava la lingua

e il non avere nulla. In realtà qualcuno era riuscito a portare con sé

qualche macchinina, altri una maglia in più o altri le scarpette

preferite, io nulla se non quello che avevo addosso e come me molti

altri. Fummo smistati in altri luoghi, divisi in blocchi ancora più

piccoli, alcuni bambini imparentati tra loro ebbero la fortuna di

restare nello stesso blocco, io non avevo nessuno… Con dei

pullman viaggiammo per ore e fummo portati in luoghi diversi,

riducendoci sempre di più. Toccò anche il mio turno, ero troppo

stanco per cogliere i dettagli, chi mi accolse aveva una grande croce

rossa sulla maglia, qualcuno ci dava indicazioni parlando il russo,

questo mi rincuorava. Mi affidarono ad una famiglia, sarebbe stata la

“mia” famiglia per circa 2 mesi, ma ero troppo stanco. Dopo qualche

ora in macchina, arrivati: non volli mangiare nulla, dormii

profondamente. Mi aveva adottato una famiglia con tre figli, la

mamma si sforzava di parlare con me nella mia lingua, spulciava

continuamente un piccolo dizionario, così riuscivo a capire molte più

cose. I 3 figli mi aiutavano in tutto, ognuno aveva un ruolo ben

stabilito. Con qualcuno passeggiavo, con un altro giocavo e con un

altro mi lavavo. Lavarsi… già, che cosa nuova per me. Scoprii cosa

fosse una doccia, come ci si lavasse i capelli, a quanto pare non

bastava bagnarli e spesso il mio “fratello acquisito” mi ci obbligava

più e più volte finché non ne uscivo pulito. Quello era il compito che

gli era stato affidato. Avevano fatto una sorta di patto, solo dopo

anni mi raccontarono che avevano deciso insieme di adottarmi e che

fu una scelta che fece crescere tutti. Era estate, ero arrivato qui,

adottato da una famiglia per “respirare aria buona”, qui a Ceglie,

dovevo memorizzare bene questo nome, seconda casa per me e per

molti altri bambini, ci sarei tornato altre due volte. La diversità della

lingua diventava quasi un gioco, la mamma mi faceva disegnare

quando diventava difficile rispondere, disegnavo la mia casa, ben

diversa da quella che mi accolse… una sola stanzetta per tutti e

galline che scorrazzavano ovunque, ne soffrivo tanto la mancanza,

mi mancava la mia mamma, un po’ meno il mio papà che era finito

chissà dove.

Legai molto con i miei fratelli cegliesi e con loro sono ancora in

contatto. Oggi ho 35 anni, sono sposato e ho due splendidi bambini.

Con la mia famiglia cegliese appena posso condivido le gioie che

sono anche merito loro.

A Ceglie ho potuto respirare quell’aria buona che poi mi ha

accompagnato per tutta la vita.

Igor

Allegato 1

Visualizza la poesia in linguaoriginale inquadrando con lafotocamera del tuo cell il QR-Code (Allegato 2):

E se nemmeno in paradiso si puòsempre cantare ("[...]Even in heaventhey don't sing all the time") alloraperchè disperare in terra?Ferlinghetti ci regala il canto di unuomo per l'Uomo, chiudendo in uncerchio perfetto la vita e la morte etutto il mistero di ciò che puòaccadere tra l'una e l'altra.

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E vicevesa dall'Albania

Mai quanto adesso è chiaro nelle nostre coscienze di quanto siaimprevedibile la vita e di come, difronte alla natura, possiamo diventaresemplici pedine che si scambiano vivacemente nel corso del tempo edelle stagioni. Oggi, ci troviamo a fronteggiare una pandemia, nessunescluso, senza alcuna distinzione. Ci sentiamo persi, vulnerabili, piccoli,come quelle famose pedine e con che fiducia avanziamo? Con lafiducia nell’altro, del prossimo. Mentre inciampiamo nello sconforto enella paura, c’è ancora qualcosa che ci può salvare ed è al di fuori dinoi e dal nostro mondo egoista. Non siamo soli. Lo scambio, lareciprocità fa sì che ci sia una comunità a cui aggrapparci, affidarci ed ècosì che andiamo avanti.“…Ma forse è perché noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria,non possiamo permetterci di non dimostrare all’ Italia che l’Albania e glialbanesi non l’abbandonano”. E’ così che il premier Edi Rama hagiustificato il suo nobile gesto e di quello di tutta l’Albania; 30 albanesitra infermieri e medici, inviati all’indomani dell’emergenza Coronavirusin Italia. Il premier Edi Rama, parla di memoria, una memoria specificaquella del cuore, la gratitudine. Un sentimento nobile a disposizionedell’animo di ogni essere umano, che comporta affetto verso chi ci hafatto del bene e il successivo, puro e sincero desiderio di poterricambiare.In quanto socia Samaritan, porto alta la missione verso il prossimo ed èin casi come questo che mi rendo conto quanto fare del bene possagenerare solo bene. “La raccolta giocattoli per l’Albania”, donare ungiocattolo, all’indomani del terremoto in Albania, dove il dolore regnava,proprio come adesso, era solo una piccola ma grande iniziativapromossa dalla mia associazione in collaborazione con i Salesianidell’IME, ma che si rivela grande se nasconde l’essenza, il coraggio diessere umani che come il più raro e prezioso dei regali, ci tornainaspettatamente indietro.

di Lidia MarinosciPROSSIMI EVENTI:

(post covid-19)

- ALTERNA(V)I(T)E: "UN GALLO ED UNA CHITARRA -

L'UOMO, L'AMORE E DIO SECONDO

F. DE ANDRÈ E A. GALLO".

(RAPPRESENTAZIONE MUSICALE)

- TI (IN)FORMO: PRESENTAZIONE DELLA PRIMA

PUBBLICAZIONE DI SAMARITAN:

"CHE FORMA HA IL MIO DIO?", (A

CURA DI) A. SABATELLI - V.

SAPONARO.

[email protected]

Samaritan_ac

samaritan_ac

www.samaritanassociazioneculturale.wordpress.com

SE VUOI CONTRUBUIRE ALL'EDIZIONE

DEL PROSSIMO NUMERO: CONTATTACI!

Nel numero precedente...

La giornalista Agata Scarafilo apre il primo numero del BollettinoMissionario ricordando quanto la vera "missione" sia esserepresenti nella Storia a partire dai propri talenti.

Vincenzo Saponaro analizza le mete turistiche scelte dai cegliesi nel2019 e la loro vicinanza a territori di conflitti o l'impattoambientale. Top 3: III. Crociere o Altro, II. Caraibi, I. Sharm el Sheikh.

Nasce Art Move. Vanessa Putignano ci parla della "resistenza" deigiovani nel nostro territorio ed il loro strabigliante impatto socialea favore delle nuove generazioni.  

"Non dire: sono giovane" (Ger 1,7)

Dì: io sono una Missione!

Giovani X Giovani

Visualizza il numero prece-dente del Bollettino inqua-drando con la fotocameradel tuo cell il QR-Code:


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