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Berlino - Torino Magazine · allo zoo. Base ideale di partenza, Savignyplatz: aria da 182 ... I...

Date post: 18-Feb-2019
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Berlino : La metropoli europea che meglio valorizza il concetto di trasformazione nel proprio dna; immensa e vivibile, approdo privilegiato per la gioventù di tutto il continente. Una città dove la cultura offre infiniti appuntamenti e il set notturno anticipa stili e trasgressioni. Ma anche una nuova meta gastronomica originale, creativa e low cost. Così anche oggi ‘siamo tutti berlinesi’ di GUIDO BAROSIO foto MARCO CARULLI Food Art & Palazzo di Charlottenburg
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Page 1: Berlino - Torino Magazine · allo zoo. Base ideale di partenza, Savignyplatz: aria da 182 ... I ragazzi europei di allora (come me) sbucavano all’est di giorno per goder- ... L’orso,

Berlino: La metropoli europea che meglio

valorizza il concetto ditrasformazione nel proprio dna;

immensa e vivibile, approdoprivilegiato per la gioventù di tutto

il continente. Una città dove lacultura offre infiniti appuntamenti e

il set notturno anticipa stili etrasgressioni. Ma anche una nuova

meta gastronomica originale,creativa e low cost. Così anche

oggi ‘siamo tutti berlinesi’

di GUIDO BAROSIOfoto MARCO CARULLI

FoodArt&

Palazzo di Charlottenburg

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Il 26 giugno del 1963 – nel momento peggiore del-la Guerra Fredda – l’allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy coniò uno slogan chedivenne celebre. Nel 2015, a oltre 50 anni dall’epi-sodio, la frase andrebbe corretta in: ‘Vorremmoessere tutti berlinesi’. Le ragioni sono molte e di lim-

pida evidenza. Qualche esempio? A Berlino circolano317 auto ogni mille abitanti, mentre a Roma sono 978;Berlino offre 482 chilometri di metropolitana contro i 41della nostra capitale. Il verde pubblico? Mediamenteil quadruplo di ogni città italiana. Inoltre, possiamoaggiungere che i tre milioni e mezzo di berlinesi si godo-no un fiume, la Sprea (con tanto di bateau mouche instile parigino…), che fino a pochi anni fa nessuno con-siderava, 180 musei e 150 teatri, un infinito numero di

gallerie d’arte, club e locali per ogni target ed esigen-za, ristoranti dove, mediamente, si spendono 20-30euro al massimo per un pasto completo, una burocra-zia snella e attrattiva, in particolare per giovani, stranie-ri e startup. Cifre che spiegano altre cifre. Berlino nel2014 ha accolto 11,9 milioni di turisti, a ogni secondoin città avviene un trasloco, nel 2013 (ultimo dato dispo-nibile) i ‘nuovi residenti’ sono stati 170mila e solo unabitante su tre può essere considerato nativo. Una ten-denza che vede gli italiani in prima fila, perché ormaistiamo per diventare – dopo tedeschi e turchi – la ter-za forza etnica, come consistenza e anche per freschez-za anagrafica. Ma la ‘nuova Berlino’ ha radici storiche.Metropoli colta, sofisticata e trasgressiva, aveva già undna certificato ai tempi della repubblica di Weimar, quan-

do – tra il 1918 e il 1933 – rivaleggiava con Parigi, Lon-dra e New York grazie a Bertolt Brecht, Fritz Lang e Marlene Dietrich, ai suoi cabaret, agli show musicali eai teatri che ospitavano star del mondo intero, compre-sa la ‘venere nera’ Joséphine Baker. Gli anni della rivo-luzionaria Rosa Luxemburg e di fermenti artistici che soloil nazismo avrebbe bruscamente interrotto. Ma, nell’im-mediato dopoguerra, la sfida divenne quella del con-fronto, con la città spezzata e due vetrine parallele: il meglio del realismo socialista, dove la torre tv di Alexanderplatz svettava su tutto (si doveva ‘vedere’ daogni angolo dell’ovest, quello fu il progetto), contro leluci dell’Occidente, ammalianti, irresistibili e vitali… macircondate. In meno di dieci anni avvenne la ricostru-zione ‘lampo’ più imponente d’Europa; perché Berlinopartiva dal proprio ‘ground zero’, con il 70 per centodegli edifici abbattuti nel conflitto. Ecco, solo chi ha attra-versato l’inferno per ridisegnare la propria città può pre-pararsi a ogni sfida senza il timore del nuovo. Mai. La‘nuova Berlino’ è l’erede diretta di stagioni folli e mutan-ti, dove ha imparato a marciare svelta e decisa, senza

Porta di Brandeburgo L’isola dei Musei

Postdamer Platz

La torre tv di AlexanderplatzLa torre della tv vista dalla Porta di Brandeburgo

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za niente da comprare, al massimo il privilegio di sce-gliere le portate più costose in ristoranti frequentati damilitari russi e diplomatici cinesi), nessuna vetrina,nessuna pubblicità, per strada le Trabant (puzzolenti vet-ture-fumetto color pastello, oggi prezioso oggetto diantiquariato), grandi magazzini con capi improbabili, sol-dati sovietici minacciosi, sfilate imponenti impavesateda bandiere rosse con falce e martello e ritorno obbli-gato dall’altra parte a mezzanotte, come nella fiaba diCenerentola. Giusto in tempo per tuffarsi nella ‘notteoccidentale’: ristoranti e club aperti fino al mattino, laKreuzberg dei turchi e degli squatter (molto più politi-cizzata e alternativa dell’attuale quartiere neobohémien),le discoteche della Kurfurstendamm, dove si affollava-no berlinesi e giramondo con look e acconciature cheneanche Londra esibiva. Oggi Berlino mette in scenauna nuova formula che potremmo definire ‘crescitacostante e fulminea + vivibilità’. Forte di 900 chilome-tri quadrati di superficie, mette comodi i suoi tre milio-ni e mezzo di residenti (Parigi di chilometri quadrati neha cento e di abitanti due milioni e 300mila…); metàdegli adulti non possiede l’auto e preferisce gli efficien-tissimi e convenienti mezzi pubblici; nativi e ospiti si muo-vono in bici e il traffico dell’ora di punta ricorda Torinola domenica mattina. Ma si continua a costruire con lastorica rapidità (il patrimonio delle due città unificate offreancora grandi margini di intervento) e lo sviluppo pun-ta fortemente su creatività, turismo e startup. Berlinonon è certo la città più ricca della Germania, ma vin-ce nettamente per stile inconfondibile, arte, innovazio-ne a capacità di accoglienza. Il nuovo mood è Go West:il ritorno all’ovest per troppo tempo trascurato e ogginuovamente trendy. Così, tra gli infiniti itinerari possi-bili, suggeriamo l’esplorazione di Charlottenburg: ele-gante, un po’ Chelsea e un po’ Greenwich Village, congallerie d’arte, piazze e alberate di vago sapore pari-gino, locali rétro anni ’60 e ’70, ma anche centri com-merciali sofisticati, come il nuovissimo Bikini di fronteallo zoo. Base ideale di partenza, Savignyplatz: aria da

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guardare in faccia nessuno. Come dopo l’unificazione.Due città che diventano una e nuova, ancora piùimmensa, con le gru a fare da diadema alla sua coro-na. Il colosso ‘post 90’ ignora l’ovest per reimmagina-re l’est, diventa capitale ricreando il Reichstag con Nor-man Foster, cancella il muro (per poi pentirsene, ma la‘memoria scomoda’ prevalse sulle potenzialità turisti-che), raduna i migliori archistar del globo per edificarepiazze, stazioni, musei, centri commerciali, hotel… L’ar-cheologia industriale diventa spazio per mercati, fuci-ne di creatività, alloggi design, locali di intrattenimen-to e gallerie d’arte. Quando ci sono tornato nel ’95, iconfini non erano più percepibili: Berlino era diventa-ta un magnete metropolitano che – attraverso uno sfor-zo urbanistico senza pari – mostrava i muscoli al mon-do intero. Ma i miei primi viaggi furono nell’82 e nell’87:un altro mondo, con passaggi macchinosi per varca-re la frontiera e il muro che faceva da sipario tra duepalcoscenici in contrapposizione. I ragazzi europei diallora (come me) sbucavano all’est di giorno per goder-si il ‘fascino terribile’ dell’altra Europa: un cambio clan-destino di dieci a uno che ti faceva ricchissimo (ma sen-

Quartiere Latino, verde, cani al guinzaglio, biciclette eristorantini da scoprire con passo rilassato. Si inizia dalZwiebelfisch, dove tutto sembra essersi fermato agli anni’70: foto rock e pop ‘golden age’, copertine di album,atmosfera decontratta, ottima cucina con interessan-ti piatti di pesce e, sonnolento padrone di casa, il gat-to Zappa, battezzato così in onore al celebre musici-sta. Giusto di fronte, il Diener Tattersall, dove il viaggioverso il passato inizia ancora prima: in una Berlino anni’30 e ’40, con foto alle pareti che celebrano gli antichieroi del pugilato, compreso Primo Carnera. Saporiruspanti e casalinghi, cucina tedesca ‘non riformata’e un eloquente cartello all’ingresso – «I non fumatoripossono anche evitare l’ingresso» – fanno di questolocale un imbattibile (quanto irresistibile) testimone deltempo. Attraversata la piazza troviamo il Dicke Wirtin– che stupisce e diverte per l’incredibile varietà di ogget-ti, stampe, statue e quadri che richiamano la Berlinod’antan, ma sanno anche di locanda alpina o bavare-

La stazione Hauptbahnhof vista dalla Sprea

La Clärchens BallhausNella foto in alto Washingtonplatz

L’orso, emblema di Berlino, in versione jungle

Le mitiche Trabi Washingtonplatz

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si dispongono per celebrare non solo un artista iconi-co, ma tutto un mondo dall’erotismo imponente e sta-tuario, rivisto nel confronto tra grandi opere – le don-ne disposte con la fierezza di sensuali guerriere dai cor-pi tonici e perfetti – e i volti, intimi e solenni, di coloroche hanno scritto la storia del XX secolo. Forse nes-sun fotografo può vantare un simile tempio, così com-pleto e organizzato: da esplorare con attenzione,complici e coinvolti, consapevoli di assistere alla lettu-ra estetica e personalissima di chi era sul campo e ciha lasciato la sua testimonianza indelebile. Se il Museodella Fotografia è consacrato a un singolo talento, C/OBerlin esplora a raffica l’universo dell’immagine e i suoiprotagonisti. Sono sempre tre o quattro le mostre cheanimano la storica Amerika Haus (edificata nel 1957 suprogetto di Bruno Grimmek come luogo d’incontro ecentro d’informazione degli Stati Uniti), completamen-te rinnovata e oggi sede dell’istituzione berlinese, giàattiva, e con successo, da quindici anni. C/O Berlin,nome omen: è infatti l’abbreviazione inglese di ‘care of’,in italiano ‘a cura di’. Luminosa ed essenziale, funzio-na come plurigalleria, offrendo rassegne temporaneededicate a singoli autori o collettive, per temi di vastorespiro internazionale. Prossimo ospite, Salgado conla sua ‘Genesi’. Abbiamo lasciato in fondo al nostro elen-co Camera Work: la più raffinata sala d’esposizione pri-vata che si possa immaginare, da anni selezionata comeuna delle migliori, più influenti e autorevoli a livello mon-diale. Il suo nome è un omaggio ad Alfred Stieglitz, chelo scelse per quella che fu una delle maggiori riviste foto-grafiche di sempre. Al 149 di Kantstrasse, affacciatain un cortile alberato che racchiude tutto il fascino delquartiere che la ospita, si estende sui due piani di unpiccolo edificio industriale distaccato e finementeristrutturato. Fin dalla sua apertura, nel 1997, la galle-ria si è specializzata nell’esporre sia opere di fotogra-fia contemporanea che i grandi capolavori del passa-to: Diane Arbus, Richard Avedon, Helmut Newton, IrvingPenn e Man Ray, solo per citare alcuni dei maestri del-l’obiettivo i cui scatti sono stati esposti nelle sale di que-sto gioiello nascosto. Dietro il lavoro della galleria, c’è

pea a cavallo tra gli anni ’50 e i ’60. Abitualmente fre-quentato da pittori e personaggi dello spettacolo, è unacelebrazione continuamente attualizzata della loro pre-senza: alle pareti (e sul soffitto…) opere e installazionilasciate in omaggio, regali come testimonianze di unpassaggio mai casuale, ricordi concreti di stagioni bohé-mienne vissute a tavola come tra gli atelier. Il Go Westberlinese ha una dimensione diversa rispetto ai quar-tieri emergenti di Kreuzberg e Neukölln: qui si afferma(e si rivaluta) la prospettiva storica della creatività; al con-trario, nei rioni trendy vince la multiculturalità dei nuo-vi residenti, quella dei ‘non nativi’ giunti in città per dareuna svolta al proprio quadro esistenziale. Ma Berlinoemoziona e coinvolge proprio per questo: una ‘metro-poli mappa’ divisa per circoscrizioni in continuo movi-mento. Solo Londra e New York possono sfoggiare ilmedesimo appeal: insediamenti globali dove gli stili el’arte hanno sempre un futuro, dove il passato non restaimmobile ma continua a vivere riletto, contaminato,costantemente aggiornato. Altra eccellenza di Charlot-tenburg è la fotografia, non a caso la più contempo-ranea tra le forme espressive. Tre gli approdi da nonperdere: il Museo della Fotografia – Fondazione Hel-mut Newton, la galleria Camera Work e il nuovo cen-tro espositivo C/O Berlin, inaugurato nell’autunno2014. La prima delle tre istituzioni rende omaggio all’uni-versale maestro del glamour, nato in città nel 1920:esposizioni temporanee, ma, soprattutto, una formida-bile rassegna delle sue opere più note, allestita con mae-stosa eleganza. I nudi e i ritratti di Newton mettono inscena un universo in bianco e nero dove corpi e volti

se. Nelle sale va in scena una travolgente rappresen-tazione popolare, che mescola l’originale e la finzionenascondendone i confini; a tavola, invece, vince la tra-dizione più schietta, con piatti robusti, birre e superal-colici artigianali. Spostandosi sulla vicina Kantstrasse,si raggiunge il Paris Bar: vero bistrot esistenzialista, chestrizza l’occhio al Quartiere Latino in versione teutoni-ca. Cucina semplice e golosa, ma quello che vince èl’ambiente: una sintesi dell’arte e della fotografia euro-

Charlottenburg

L’esposizione ‘Zero’

Le statue della mostra ‘Papua-Neuguinea’

Il Super Shop Eat Meet

Il ristorante Dicke Wirtin

Il Paris Bar

La Galleria Camera Work

Gli arredi del Dicke WirtinLo Zwiebelfish

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animano – e come si animano! – al calar della sera, ozio-si giardinetti, aria da paese (ma intellectual chic) e alme-no due ristoranti da mandare a memoria: il Max undMoritz – conclamato avamposto della cucina tedescatradizionale, atmosfera rétro, musica jazz e prenotazio-ne obbligatoria, altrimenti un tavolo ve lo sognate – eil Santa Maria: cucina messicana d’autore (consiglia-to il puerco especial con guacamole), festoso ambien-te tex mex e cocktail magistrali. Ancora più interessan-te Neukölln: il miglior scenario possibile per compren-dere quella che sarà la Berlino di domani. Coi suoi200mila abitanti è un azzardato, quanto affascinante,mix etnico, sociale e aggregativo. Qui i nativi berlinesidi almeno due generazioni sono la minoranza assolu-ta e, in molte vie, si ha la sensazione di passeggiareper una nuova Istanbul dalla toponomastica teutoni-ca, con tanto di insegne bilingue ed esercizi commer-ciali ‘dedicati’. Ma questa è solo una delle anime coin-

muro di Berlino e la mostra permanente sugli orrori nazi-sti e le conseguenze che ebbero nella Germaniapostbellica. Il Martin-Gropius, oggi sede di grandiesposizioni temporanee, merita assolutamente di esse-re visitato per due delle attuali proposte: ‘Papua-Neu-guinea’, aperta sino al 14 giugno – imponente rasse-gna di una delle più suggestive forme di arte etnica almondo, con statue e maschere dal fascino alieno chesuscitano forti emozioni quanto assorta contemplazio-ne – e ‘Zero’, aperta sino all’8 giugno: la più comple-ta retrospettiva sul movimento fondato da Otto Piene,che condizionò l’arte contemporanea internazionale dal1950 al 1960. Di grande impatto la gigantesca sala cen-trale, dal cui soffitto scende una monumentale instal-lazione rotante a forma di zero: impressionante emble-ma della mostra. Ma oltre alle grandi sedi citate, Ber-lino regala anche il fascino discreto di una rilassante pro-menade – in Auguststrasse nel Mitte – dove esplora-re raffinate gallerie (da non perdere l’antica scuola ele-mentare ebraica al numero 11, che ospita Camera Workin versione arte contemporanea), bistrot con déhors,la meravigliosa libreria Do You Read Me?! (al numero28) e il ristorante-sala da tango Clärchens Ballhaus: unviaggio nel tempo e nello spazio tra Argentina e Ger-mania anni ’30, degno di un set cinematografico. Eadesso un consiglio ‘al contrario’: non lasciatevi ade-scare dal nuovo e sponsorizzatissimo museo Dalì inLeipziger Platz. Vera trappola acchiappa turisti, propo-ne solo grafiche, per la maggior parte neppure origi-nali: 12 euro d’ingresso buttati. Invece, nella nostra rot-ta personale non può mancare un tuffo nei due quar-tieri innovativi e multietnici per fama consacrata: Kreuz-berg e Neukölln. Il primo sembra ormai virare dall’al-ternativo politicizzato al neobohémien. Probabilmen-te la migliore prospettiva si gode percorrendo (di gior-no come a notte inoltrata) Oranienstrasse: boutiquecreative, negozietti di tutto e per tutto, bar, club che si

l’intento di mettere in evidenza i rapporti tra la fotografia e l’artecontemporanea, sfumando i confini tra i diversi mezzi espressi-vi. Ecco perché viene prestata attenzione ai soggetti con un for-te potenziale creativo, come quelli di Nick Brandt, Tina Berning& Michelangelo Di Battista, Jean-Baptiste Huynh e (ultimo dellaserie) Robert Polidori. Anche se le mostre sono incentrate sui ritrat-ti, i nudi e la moda, sovente viene dedicato spazio alla fotogra-fia d’architettura, paesaggio e still life. Opere in grandi dimensio-ni che godono della luce naturale, irradiata suggestivamente attra-verso le grandi finestre industriali. Particolare degno di nota: tut-te le esposizioni sono gratuite. Ma le proposte artistiche berline-si – fotografia a parte – sono praticamente infinite. Solo per esplo-rare l’Isola dei Musei – con Neues Museum, Alte Nationalgale-rie, Alte Museum, Pergamonmuseum… – può non bastare l’in-tero soggiorno. Volendo suggerire un approdo meno noto al gran-de pubblico, puntiamo sul Martin-Gropius-Bau: imponente edi-ficio ottocentesco prospiciente l’area Topographie des Terrors,installazione-museo che comprende un tratto superstite del

Sopra e nella pagina a fianco istantanee da Kreuzberg

In basso un tratto del muro di Berlino

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tuoso Micha Schäfer), ma lo si potrebbe facilmente defi-nire guru, profeta integralista, sommelier (più voltepremiato), regista di sapori che, prima di lui, pochi cono-scevano e molti non si ricordavano neppure di cono-scere… «In un mondo di eccessi osceni, abbiamo per-so il collegamento con il nostro ambiente e le sue carat-teristiche uniche. La qualità della vita è cambiata pro-fondamente a Berlino da quando è caduto il muro. Bran-denburgo, Mecklenburg-Vorpommern e il Mar Balticosono stati per molti anni distanti quanto la Provenza ela Bretagna. Nobelhart & Schmutzig è un’esperienzaolistica; proponiamo un menù di dieci portate, atten-tamente selezionate per armonia interna. La prima diret-tiva è prodotti stagionali, non ci sarà altro. Lo chef hacreato le sue ricette per esaltare non più di due o quat-tro sapori dominanti per piatto. Chiamiamo questoapproccio ‘vocally local’ e non accettiamo compromes-si. Se porti il pensiero oltre i suoi logici estremi, hai biso-gno di ripensare non l’ingrediente in sé, ma ogni ele-

cidenti in una zona franca che richiama come unmagnete studenti, artisti e la nuova migrazione intel-lettuale; tribù urbane attratte dai buoni prezzi per tut-to, i migliori in città, case comprese. Da non mancareuna visita al centro d’arte contemporanea Kindl (AmSudhaus 3, ci metterete un certo impegno a trovarloma ne vale la pena…): in una gigantesca ex birreria,capolavoro anni ’30 di archeologia industriale domina-ta da un vertiginoso torrione, vengono e verranno alle-stite esposizioni dal grande impatto emozionale. Quel-la aperta fino al 28 giugno vale il viaggio. Si tratta di un’in-stallazione di Roman Signer, ‘Kitfox Experimental’,che propone – nella sala grande come un hangar – unvelivolo (vero!) sospeso nell’aria con avvitamento per-petuo. In atmosfera protetta, ventosa e ‘modificata’, l’ae-roplano si può osservare da ogni posizione; se vi cori-cate sotto resterete sorpresi dalla vista mozzafiato, diver-titi come fanciulli al circo. Ma oltre alla Neukölln turca e a quella dell’arte contem-poranea, ce n’è anche una intimista ed elegante, perquesto ancora più sorprendente. Se volete goderve-la, fate una puntata in Richardplatz: case candide distampo vittoriano, giardinetti e un ristorantino molto frou-frou – il Villa Rixdorf – dove accomodarsi senza pau-ra del conto. L’ultima storia del nostro viaggio ci ripor-ta al mondo dei sapori: chiave di lettura imprescindi-bile per catturare l’anima di una città. La Berlino con-temporanea – multietnica, ma, a modo suo, ancoraancestrale – si può comprendere anche lasciandosisedurre da Billy Wagner e Alexander Koppe: entram-bi 34enni, entrambi – forse non a caso – originari del-la ex Ddr. I nostri ‘gemelli diversi’ governano due risto-ranti che non potrebbero essere più differenti: Alexan-der è chef allo Skykitchen, ristorante panoramico edelegante in punta a un grattacielo; Billy ha aperto daqualche mese Nobelhart & Schmutzig, in uno stabileanonimo (piano terra) a due passi dal CheckpointCharlie. Il primo esplora il mondo con un menu ‘voya-ge culinaire’ che tocca l’ovunque; il secondo si dedi-ca ai sapori più rigorosi del territorio con fare taleba-no e intransigente. Geniali entrambi, ma, appunto,‘gemelli diversi’. I sapori di Alexander sono semplice-mente un fuoco d’artificio per eleganza e precisione.Nelle sue portate mette in scena – attraverso accosta-menti solo apparentemente azzardati – calamaretti econiglio, Saint-pierre e pancetta, piccione e budino nero,carni selezionate e foie gras… Ma nel piatto ogniingrediente svetta per gusto e personalità, tutto èriconoscibile ma poi si integra con sorprendente armo-nia: un viaggio intorno al mondo in otto portate, il glo-bal food per esploratori gourmand. Billy, invece, è unastoria a sé. Hipster dai modi cordiali, elegante ma essen-ziale, dirige un ‘posto’ (magnetico come una galleriad’arte) con soli 26 coperti al bancone, disposti in oriz-zontale (su tre lati) nel circondare una cucina interamen-te a vista. Lo chef non è lui (la squadra la guida il talen-

mento del pasto: quindi niente olio d’oliva, pepe, nocemoscata, agrumi, vaniglia, cannella o cioccolata. Se nonè locale, non è sul tavolo. Da noi lo chef non è nasco-sto. Al fianco del personale guida gli ospiti a ogni stepdella cena, presentando e spiegando i piatti e la logi-ca dietro ogni scelta». Anche il nome del locale – che,tradotto, vuol dire grosso modo ‘nobile, grezzo eaudace’ – rimanda alla sua filosofia: «’Nobel’ significaqualità senza compromessi. Ma poi una serata che ini-zia così si trasforma in ‘hart’, come quando le cosediventano grezze e reali; per poi terminare – specialmen-te se si procede verso il meglio – in ‘schmutzig’».Billy lo spiega ironico nel suo tempio, dove ogni com-mensale è coinvolto in un gioco di sapori che riportaai più antichi valori di questa terra, quando i gusti verierano quelli del proprio campo, o poco più in là. Billye Alexander: la Berlino degli antenati e il mondo chebussa a porte spalancate. Quando la sintesi metropo-litana passa dal palato. ��I

L’installazione di Ruman Signer Billy Wagner La sala del Nobelhart & Schmutzig

Alexander Koppe

Il bar dello Sky Kitchen

Neukölln: Richardplatz

I colori di Neukölln

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Steigenberger Hotel Am Kanzleramt: comodità assoluta

❱❱ NOBELHART & SCHMUTZIG218 Friedrichstrasse – Tel. 0049.302594061-0 nobelhartundschmutzig.comIl tempio di Billy Wagner, il luogo d’eccellenza della piùinnovativa (ma antichissima per sapori e scelta di pro-dotti) cucina berlinese. Ambiente minimalista ma ricer-cato. Menù degustazione a 80 euro, bevande escluse.

❱❱ SKYKITCHEN106 Landsberger Alee – Tel. 0049.304530532620 www.skykitchen.berlinIl regno di Alexander Koppe: sapori del mondo, gusti dimare e di terra, accostamenti perfetti e intriganti, selezio-ne di vini internazionali in un ristorante elegante e pano-ramico. Menù dai 43 ai 102 euro, bevande escluse.

❱❱ ZENKICHI20 Johannisstrasse – Tel. 0049.3024630810 www.zenkichi.deLa migliore cucina giapponese in città, sofisticata efusion, servita in una serie di privé (uno per ogni tavo-lo) illuminati da candele e raccolti ‘punti luce’. Raffina-to e romantico, propone il delizioso menù Omakase di8 portate a 65 euro, bevande escluse.

❱❱ MAX UND MORITZ162 Oranienstrasse – Tel. 0049.3069515911 www.maxundmoritzberlin.deSapori tradizionali della cucina berlinese, monumenta-li portate di carne con ottimi tagli e cotture impecca-bili, grande selezione di birre. Animato e frequentatis-simo, offre un’atmosfera fuori dal tempo, impreziosita daiconcerti serali di jazz e vocalist. Prezzi assolutamenteabbordabili: raramente si superano i 30 euro a persona.

❱❱ SANTA MARIA170 Oranienstrasse – Tel. 0049.3092210027 santaberlin.comIl Messico in salsa Kreuzberg. Piatti semplici e tradizio-nali ma gustosissimi, ambiente animato e alternativo,ottime birre, ma non trascurate la selezione di Marga-rita, probabilmente i migliori cocktail del quartiere.

❱❱ ZWIEBELFISCH7-8 Savignyplatz – Tel. 0049.303127363 www.zwiebelfisch-berlin.deA casa del sornione gatto Zappa vince la cucina di mare,con portate abbondanti e golose. Imperdibile ambien-te vintage, con memorabilia e foto che fanno riviverela stagione d’oro del rock internazionale. Prezzi onestis-simi, difficile superare i 30 euro, bevande comprese.

❱❱ DIENER TATTERSALL47 Grolmanstrasse – Tel. 0049.308815329www.diener-berlin.deNel palazzo che ospitava le antiche scuderie di Charlottenburg, un locale dove respirare l’atmosferarétro della repubblica di Weimar. Portate tradizionali,ambiente fumoso (letteralmente, nessun divieto appli-cato, anzi…) quanto cordiale, sapori golosi della più classica cucina tedesca. Menù dai 25 ai 30 euro.

❱❱ DICKE WIRTIN9 Carmerstrasse – Tel. 0049.303124952 www.dicke-wirtin.deSe non vi perdete tra i mille oggetti disposti in ogni dove,avrete modo di gustare il fascino di una stube diverten-te e anticonformista. Sapori del territorio, birre e vinitedeschi, un’interminabile offerta di superalcolici loca-li per finire la serata in allegria. Ve la caverete con 30euro circa, bevande incluse.

❱❱ PARIS BAR152 Kantstrasse – Tel. 0049.303138052www.parisbar.netUn vero bistrot nel cuore di Charlottenburg. Qui Berli-no e Parigi vanno a braccetto per un insolito e affasci-nante quadro bohémien. Almeno due generazioni di arti-sti e fotografi hanno premiato i proprietari con opere eimmagini d’autore. Una galleria d’arte gourmand che viriporterà indietro nel tempo. Prezzi tra i 20 e i 30 euro.

❱❱ SUPER SHOP EAT MEET50 Budapester Strasse, Bikini Berlin GardenTel. 0049.302693064-3www.supermarket.deAl piano rialzato del nuovissimo centro commercialeBikini, uno shop gourmet e design (vendita di prodot-ti alimentari, ma anche oggettistica) ideale a ogni oradella giornata e della sera. Atmosfera trendy, serviziocontinuo, menù pranzo a 12 euro, bevande escluse.

❱❱ CLÄRCHENS BALLHAUS24 Auguststrasse – Tel. 0049.302829295 www.ballhaus.deNella via delle gallerie d’arte, non perdetevi una pun-tata nella Buenos Aires berlinese. Una sala da ballo(dove rivive la purissima tradizione del tango) che siaffaccia su un piccolo giardino, un’atmosfera degna deiracconti di Borges, musica e sapori come ai tempi diEvita Perón.

❱❱ CAFÉ RESTAURANT VILLA RIXDORF6 Richardplatz – Tel. 0049.3068086000 www.villa-rixdorf.comL’approdo chic e bohémien di Neukölln. In una piazzadagli accordi vittoriani, un ristorante-cantina dove simangia bene e si beve ancora meglio. Grande selezio-ne di bottiglie mitteleuropee, sapori tradizionali propo-sti con semplicità ed eleganza, un conto che raramen-te supera i 30 euro.

40 minuti dall’aeroporto (comodamente raggiungibile col treno dal-la vicinissima e avveniristica stazione Hauptbahnhof), meno di mez-z’ora a piedi dalla Porta di Brandeburgo e dal Reichstag, collega-to velocemente dalla metro con ogni punto della città: difficile imma-ginare un hotel altrettanto strategico a Berlino. Lo SteigenbergerHotel Am Kanzleramt prende il nome dal suo punto di vista sulla

cancelleria tedesca – il Bundeskanzleramt – ed è stato aperto da pochi mesi;offre comfort d’eccellenza, un servizio cordiale e impeccabile, oltre a moltis-sime opportunità sia per i viaggiatori d’affari che per i turisti urbani. I suoi pun-ti di forza sono le 339 stanze equipaggiate con tecnologie aggiornatissime,un’area spa, una modernissima palestra attrezzata, un ristorante interno da350 coperti e un bistrot bar. Concepito e costruito dal ‘colosso’ Steigenber-ger, accoglie i suoi ospiti nella luminosissima area buffet per la colazione delmattino; dove – grazie alla casa vinicola di proprietà – si può abbinare il pro-prio breakfast a una degustazione free di bollicine. Piccoli dettagli che arric-chiscono una scelta di qualità. Medesimo discorso per il contesto circostan-te. Di fronte all’ingresso si spalanca il grande spazio della Washington Plaza:accogliente approdo panoramico, oggi è possibile godersi un parco dove farejogging e prendere il sole, o – facendo pochi passi – dedicarsi alle infinite pos-sibilità di shopping nel mall integrato all’interno della Hauptbahnhof, organiz-zatissimo e luminoso capolavoro di architettura contemporanea.

STEIGENBERGER HOTEL AM KANZLERAMTElle-Trebe-Strasse, 5Tel. 0049.307407430 – 0049.30740743990en.steigenberger.com/Berlin/Steigenberger-Hotel-Berlin

Berlino: appunti gourmet

UNA GUIDA SPECIALE

Un luogo si impara a conoscere e a vivere grazie alle guide che ce lo rivelano. E, in una città incontinua trasformazione, questo supporto diventa particolarmente prezioso. Stefano è a disposizioneper farvi conoscere la Berlino classica, quella dei nuovi quartieri e dei palazzi storici, ma la suaspecialità è il servizio on demand, che risponderà alle vostre esigenze e curiosità, cadenzato secondoi vostri ritmi. I suoi suggerimenti per locali, ristoranti e gallerie d’arte si sono rivelati particolarmentepreziosi per la realizzazione del nostro reportage.Stefano Gualdi – Tel. 0049.1723205043 – 0049.302516707 – www.ciao-berlin.de

Dall’alto: la sala e le propostedel ristorante Zenkichie l’esterno del Max und Moritz


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