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Bilancio Esercizio · compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo. Un aspetto...

Date post: 18-Aug-2020
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Bilancio Esercizio
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Cassa Rurale ed Artigiana di BovesBANCA DI CREDITO

COOPERATIVO

Società Cooperativacon sede in Boves Piazza Italia n. 44

Codice Fiscale e Partita IVA 00254540040 - Codice Abi 08397 - Provincia di Cuneo

Iscritta all’Albo nazionale degli Enti Creditizi al n. 1385.40Aderente al Fondo Temporaneo del Credito Cooperativo

Aderente al Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito CooperativoAderente al Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo

Relazione e Bilancioal 31 dicembre 2016

ASSEMBLEA ORDINARIAANNUALE DEI SOCI

Boves 29 aprile - 6 maggio 2017

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RAPPRESENTAZIONE SOCIALE DELLA CASSA RURALE ED ARTIGIANA DI BOVES

BANCA DI CREDITO COOPERATIVO

Presidente MARRO SERGIO

Vice Presidente BAUDINO MICHELE

Consiglieri ARMANDO VILMA CAVALLO MARCELLO GARRO DONATO MACARIO DAVIDE MARTINI CRISTINA OLIVA GIUSEPPE OPERTI ROBERTO

Presidente Collegio Sindacale CAVALLO CLAUDIO

Sindaci effettivi PICCARDI BRUNO POLITANO PATRIZIA

Sindaci supplenti BOSCHERO DANIELE BUORA LUCA

Direttore Generale PELLEGRINO IVANO

Vice Direttore Generale GHINAMO LUCIANO

Presidente Collegio dei Probiviri VERZARO PIERFILIPPO

Membri effettivi DHO STEFANO PELLEGRINO LUIGI

Membri supplenti GHINAMO GIOVANNI GUALTIERO SCHENA ELMA

Società di revisione DELOITTE & TOUCHE S.P.A.

COMPAGINE SOCIALE Al 1-1-2016 Soci n. 5410 Soci entrati n. 782 Soci usciti n. 121 Al 31-12-2016 Soci n. 6071

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SALUTO DEL PRESIDENTE

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Signori Soci,

Buongiorno e Benvenuti !

Ancora una volta ho il piacere di salutarVi ad introduzione di un’Assemblea che, come sempre, sarà intensa ed emozionante, certo per gli importanti argomenti all’ordine del giorno, ma, permettetemi, ancora di più per l’atmosfera che ogni anno si respira in Vostra compagnia.

E questa volta inizierei con due parole “missione compiuta”.

Cosa intendo dire ?

Mi riferisco ad una informale promessa che ci eravamo fatti lo scorso anno, un obiettivo che dodici mesi orsono ci sembrava troppo lontano per poter essere raggiunto e che, invece, oggi è una bellissima realtà.

Siamo oltre 6 mila Soci.

Non mi stancherò mai di rimarcare come questo sia un fattore tra i più importanti per la nostra, Vostra, Banca, motivo di orgoglio e testimonianza tangibile del grado di apprezzamento per l’Istituto, ma soprattutto elemento trainante che non potrà che condurre a soddisfazioni reciproche per entrambe le parti, la Banca ed i Soci.

Ed a proposito di soddisfazioni, siamo orgogliosi, io, il Consiglio di Amministrazione e tutti i dipendenti, di poterVi ancora una volta presentare un Bilancio positivo, sia nei numeri di stato patrimoniale e conto economico, che nelle conseguenti ricadute a favore del territorio e delle comunità locali.

Mentre i dati tecnici Vi verranno di qui a poco presentati con il primo punto all’ordine del giorno e saranno sottoposti alla Vostra approvazione, all’ingresso in sala Vi è stata consegnata una copia del cosiddetto “Bilancio Sociale e di Missione”, che consente una riflessione più approfondita sul modo di “essere” e “fare” banca proprio della Cassa Rurale ed Artigiana di Boves.

Vi invito a tenerlo in debita considerazione ed a leggerlo, magari un poco alla volta, con una certa attenzione, in modo da scoprire cosa significa essere una banca cooperativa a mutualità prevalente.

In entrambi i Bilanci, quello tecnico e quello sociale, speriamo si possa riscontrare il nostro modo di interpretare il lavoro, con uno sguardo disinteressato e positivo sempre rivolto al futuro, seminando oggi per ciò che potrà essere di buono e migliore più avanti nel tempo.

Dunque, Signori Soci, ogni Assemblea porta con sé progetti e idee per migliorare, crescere, pianificare, ottimizzare la propria attività.

Non fa eccezione a questa regola il 2017, che però ha qualcosa di davvero nuovo e di molto sfidante.

In seguito alla riforma legislativa riguardante il sistema del credito cooperativo, introdotta dal D.L. 14 febbraio 2016 n. 18, poi convertito nella Legge 8 aprile 2016 n. 49, le banche di credito cooperativo, per conservare la propria forma giuridica nell’esercizio dell’attività bancaria, sono tenute ad aderire ad un gruppo bancario cooperativo, con capogruppo una banca costituita nella forma di società per azioni in possesso di specifici requisiti previsti dalla normativa.

Già oggi possiamo dirVi che in argomento iI sistema del credito cooperativo ha portato a casa una buona riforma.

È stato un risultato non scontato, considerando l’iniziale approccio.

È stato un risultato più che soddisfacente, considerato l’approdo.

Se non fossimo stati credibili non avremmo ottenuto ciò che, alla fine, la riforma ha riconosciuto.

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La soluzione del Gruppo Bancario Cooperativo è quella che la ragionevolezza economica, politica e strategica, indica come la strada ideale per garantire futuro equilibrio e prospettive di sviluppo nel lungo periodo, uno strumento imprenditoriale e organizzativo innovativo che sia punto di equilibrio tra esigenze d’impresa e difesa della mutualità cooperativa.

La nostra Banca, con una storia ultracentenaria alle spalle, entra dunque in una nuova fase della sua esistenza, in un sistema ancora più solido e meglio capace di rispondere alle nuove esigenze di servizio a soci e clienti.

E’ un progetto che richiede delle scelte, pesanti, importanti, che non ammettono errori per il futuro della Banca ed anche, e lo dico senza timore di essere presuntuoso, per il domani dei territori e delle comunità di riferimento.

Nel corso dell’esercizio si sono susseguiti tanti appuntamenti, interni ed esterni alla Banca, di studio, analisi, confronto, organizzazione, scelte operative.

L’azione del Consiglio di Amministrazione, della Direzione Generale e di tutta la struttura operativa è stata caratterizzata, in tutto il 2016 ed anche nei primi mesi del 2017, da profonde riflessioni sulle caratteristiche, i vincoli, i lati positivi e negativi di ogni opzione in campo, con l’intento di presentarsi in Assemblea consci del momento epocale che stiamo vivendo, ma con la serenità che deriva dalla consapevolezza di aver fatto sino ad ora tutto ciò che si poteva per poterVi fornire un indirizzo di azione.

Oggi possiamo dirVi che siamo in grado di valutare attentamente tutti i pro e i contro di ogni alternativa in campo e quindi di proporVi una decisione “libera e responsabile”, due termini che associati ad una scelta così importante sembrano scontati, ma che in realtà sono il frutto di mesi di intenso lavoro, condotto peraltro in compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo.

Un aspetto ci tengo in particolar modo a sottolineare, si tratta di un percorso al termine del quale potremo continuare a fare le cose che stiamo sviluppando da anni e soprattutto portarle avanti in modo migliore, più efficiente e stabile.

E potremo farlo, grazie alla solidità della Banca, con la dovuta autonomia.

Non poteva essere diversamente, dato che ciascun territorio ha la sua peculiarità e la sua vocazione.

Ebbene, la sfida sta proprio in questo.

Cambiamenti o no, le nostre filiali, e le persone che vi lavorano, resteranno ancora il modo migliore per incontrarsi, capirsi, lavorare insieme. E soprattutto, resteranno quelle di prima.

“Un paese ci vuole” – scriveva Cesare Pavese – “Un paese significa non essere soli”.

La Cassa Rurale ed Artigiana di Boves, insieme ai suoi oltre 6 mila Soci, può essere senza ombra di dubbio considerata come l’allegoria di un bel paese.

Insieme, siamo un vicendevole punto di riferimento.

Insieme, viviamo le sfumature ed il lato umano dei numeri.

Insieme, andiamo oltre ogni statistica commerciale.

Insieme, sappiamo che dialogo e fiducia sono punti chiave di ogni volere.

Anche nel tempo della Riforma del Credito Cooperativo questi valori continueranno ad illuminare il nostro allegorico paese.

E’ questo il migliore augurio che oggi voglio fare a tutti noi.Sergio Marro

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RELAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONESULLA GESTIONE DELL’ESERCIZIO 2016

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Cari soci,

il 2016 per il Credito Cooperativo è stato segnato da tre passaggi particolarmente significativi, tutto sommato “storici”:

l’approvazione del decreto legge di Riforma il 14 febbraio;l’emanazione della legge di conversione l’8 aprile;la pubblicazione delle disposizioni attuative della Banca d’Italia il 2 novembre, con l’aggiornamento

della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013.

La riforma del Testo Unico Bancario può essere considerata una buona legge. Un atteggiamento respon-sabile e consapevole, un approccio coraggioso ed allo stesso tempo equilibrato hanno avuto successo nell’ottenere l’obiettivo di comporre le istanze dei Regolatori con quelle del Credito Cooperativo.Il Consiglio Nazionale di Federcasse aveva individuato, a partire dalla primavera del 2015, undici grandi obiettivi strategici da raggiungere nel confronto con le Autorità. Dieci di essi sono stati conseguiti:

1. salvaguardare il protagonismo delle basi sociali e l’autonomia, se meritata, delle Assemblee dei Soci;2. rendere più stabili e competitive le BCC integrandole in un Gruppo Bancario di natura e finalità co-

operativa;3. prevedere un sistema di garanzie incrociate basato sull’efficacia della prevenzione di gestioni inca-

paci e azzardate;4. basare l’integrazione delle BCC nel Gruppo sul contratto di coesione, prevedendo regole modulate

in ragione del grado di rischiosità della singola BCC, cioè una proporzionalità ancorata all’approccio risk based;

5. costruire un assetto della Capogruppo ed una strategia di governance ispirati ad una logica di servizio alle BCC;

6. aprirsi a capitali esterni senza cedere il controllo della maggioranza delle azioni della Capogruppo che necessariamente doveva essere una società per azioni;

7. valorizzare la dimensione territoriale del Credito Cooperativo;8. stabilire requisiti qualitativi e dimensionali del Gruppo e della Capogruppo al fine di poter contare su

risorse adeguate per garantire stabilità e investimenti in competitività;9. puntare all’unità del Credito Cooperativo anche con una soglia di capitale della Capogruppo suffi-

cientemente elevata e salvaguardare le specificità delle Casse Raiffeisen;10. prevedere uno strumento temporaneo finalizzato ad agevolare, nella fase transitoria, i processi di

consolidamento e aggregazione fra BCC.

La “piattaforma” del Credito Cooperativo prevedeva anche due ulteriori obiettivi: evitare che venisse stabilita una soglia minima di capitale per le BCC e che la singola azienda perdesse la propria licenza bancaria. Entrambi pienamente raggiunti.

Con la legge 49/2016 le norme primarie sono state definite ed il 2 novembre scorso la Banca d’Italia, dopo la fase di consultazione, ha emanato le Disposizioni sul Gruppo Bancario Cooperativo.

Il Resoconto della Consultazione consente di comprendere l’impostazione di carattere generale che la Banca d’Italia ha dato alle Disposizioni di Vigilanza e di individuarne il “pensiero” relativamente ad al-cuni temi ritenuti fondamentali dal Credito Cooperativo.

Con riferimento alle caratteristiche proprie delle Banche di Credito Cooperativo ed al loro scopo mu-tualistico, la Banca d’Italia osserva che “il rispetto delle finalità mutualistiche, che trova la fonte nella disciplina primaria e viene ribadito nelle Disposizioni, costituisce un obbligo in capo a tutti i membri del Gruppo bancario cooperativo, al pari dell’obbligo di rispettare la disciplina prudenziale”.

La “vocazione territoriale delle BCC, […] rimarrà tale perché deriva dalla forma cooperativa e dal prin-cipio del localismo come delineati dal TUB. Le Istruzioni della Capogruppo non potranno andare contro

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i vincoli di legge della mutualità prevalente né snaturare la forma cooperativa, al contrario, rientra tra i doveri della Capogruppo previsti nel contratto di coesione quello di sostenere le BCC affinché realizzino le proprie finalità mutualistiche e vocazione territoriale”.

Rispetto al paventato rischio di riduzione del ruolo dei Soci e dell’Assemblea, il chiarimento della Banca d’Italia precisa che “il criterio guida per la predisposizione delle norme è stato proprio quello di salva-guardare il più possibile l’autonomia assembleare delle singole BCC, nel rispetto degli obiettivi posti dalla legge. Su tali basi, il potere di nomina previsto dalla legge è stato attuato secondo un meccanismo di intervento graduale della capogruppo, che può ridursi ad un mero parere sull’idoneità dei candidati scelti in autonomia dalle BCC. Soltanto nei casi problematici tale potere potrà esprimersi nella nomina o nella revoca e sostituzione di uno o più componenti degli organi”. Il chiarimento della Banca d’Italia è utile per ispirare la concreta stesura del contratto di coesione in materia di nomina degli Organi delle banche aderenti.

Di rilievo appare, inoltre, la sottolineatura della Banca d’Italia secondo la quale, al di fuori degli ambiti prudenziali richiamati dalle Disposizioni, proprio al fine di salvaguardare l’autonomia contrattuale e la libertà imprenditoriale dei soggetti vigilati, le parti hanno la piena facoltà “di definire i contenuti e le soluzioni organizzative del gruppo per perseguire legittime finalità d’impresa cooperativa”. Si tratta di una libertà da cogliere ed interpretare.

Per la nostra Banca e per tutto il Credito Cooperativo, dunque, nel 2016 si è conclusa la definizione della cornice normativa della Riforma, che è pertanto passata alla sua fase attuativa.

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Ma il cambiamento non riguarda soltanto la categoria delle BCC. Esso è la chiave di lettura che da qual-che anno va applicata a tutta l’industria bancaria europea.

Il numero di banche nell’eurozona a metà dello scorso anno risultava in calo del 20% rispetto a cinque anni prima; il numero di sportelli dell’11% e quello dei dipendenti di quasi il 7%. In netta diminuzione apparivano anche gli attivi.

Tre elementi caratterizzano il processo di ristrutturazione nell’industria bancaria, determinato dalla nor-mativa e dal mercato:

la ripetuta richiesta di innalzamento dei requisiti patrimoniali; l’eccesso di regolamentazione; la compressione della redditività, soprattutto nell’intermediazione tradizionale.

Nell’arco di due anni, da dicembre 2013 a dicembre 2015, il CET1 delle banche coinvolte nell’esercizio degli stress test è aumentato di circa 180 miliardi di euro. Per Basilea IV, è stato stimato che l’ulteriore incremento dei requisiti patrimoniali potrebbe avere un costo di 500-600 miliardi di euro da spesare nell’arco di 4-5 anni. Come soddisfare questa fame indotta di patrimonio in una fase di compressione della redditività? C’è il rischio di creare forti pressioni e dunque distorsioni sul mercato dei capitali, già di per sé molto volatile? E vi è la possibilità che, per assicurare una maggiore redditività, si assumano maggiori rischi, causando poi la fuga di potenziali investitori? Vi è, insomma, il serio rischio di produrre l’effetto opposto a quello dichiaratamente perseguito?

Sul piano patrimoniale, per le BCC un passaggio di straordinaria rilevanza è rappresentato dall’appro-vazione, con la Legge 17 febbraio n. 15, dell’art. 26-ter, contenente una modifica normativa di natura fiscale volta a consentire alle BCC il pieno utilizzo, sotto un profilo contabile e prudenziale, delle attività per imposte anticipate c.d. “qualificate” (le “DTA”) relative alle rettifiche di valore su crediti operate fino al 31 dicembre 2015. In assenza di tale modifica normativa, avrebbero assunto rilievo le prospettive reddituali della singola banca, con il rischio di dover stralciare, quota parte o interamente, le DTA dall’at-tivo di bilancio o assoggettarle ai fini prudenziali alle regole in materia di deduzioni dal Common Equity Tier 1 (CET1) applicabili alle attività fiscali differite derivanti da differenze temporanee che si basano sulla redditività futura della banca. L’impatto complessivo del “danno” subito dal sistema BCC in caso di mancata modifica normativa sarebbe stato, secondo stime attendibili, complessivamente pari a oltre 900 milioni di euro nel corso del periodo transitorio di applicazione delle nuove regole prudenziali e a 1,2 miliardi di euro sulla base delle regole prudenziali “a regime”. Un impatto di tale rilevanza, evidente-mente, avrebbe potuto non soltanto avere pesanti riflessi in termini di patrimonializzazione, e dunque di stabilità, del network del Credito Cooperativo, ma anche sulla sua complessiva capacità di servizio alle economie dei territori.

In termini generali, l’ipertrofia regolamentare non pare attenuarsi. Dal 1° gennaio 2016 sono stati ema-nati ben 630 provvedimenti che interessano tutte le banche italiane. E nuove e rilevanti innovazioni sono ancora in via di definizione. Esse richiederanno ulteriori aggiustamenti, particolarmente impegnativi per le banche di minori dimensioni e con modelli di business tradizionali.

In tale quadro si inserisce la sfida della redditività. Difficile da conseguire, secondo la Banca Centrale Europea, sia per elementi di natura ciclica e strutturale, come il basso livello dei tassi e della domanda di credito, sia per l’eccesso di capacità produttiva sviluppata e di crediti deteriorati accumulati. Altri elementi, come lo sviluppo delle tecnologie digitali applicate alla finanza, costituiscono, al contrario, opportunità da gestire. Da un lato, implicano una profonda revisione del modello di business. Dall’altro, possono consentire la riduzione dei costi operativi, l’ottimizzazione nell’uso delle risorse e l’efficiente sfruttamento di grandi masse di dati.

Tuttavia, anche in questo scenario, anche nell’era della dematerializzazione più spinta, resta uno spazio ed un ruolo per le “banche di comunità” al servizio dei territori e del Paese, se si considera che permangono

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tre fondamentali esigenze che i clienti chiedono a tutti gli intermediari di soddisfare: 1) garantire e gestire la fiducia; 2) fornire soluzioni e non solo prodotti; 3) costruire relazioni “comunitarie”.

L’impegno per dare una risposta alle suddette esigenze ha contraddistinto l’attività della Cassa Rurale ed Artigiana di Boves nell’esercizio 2016, attività che di seguito andiamo a rendicontare.

1. Il contesto globale ed il Credito Cooperativo.

■ Lo scenario macroeconomico di riferimento.

Nel 2016 l’andamento dell’economia mondiale ha proseguito il percorso di crescita moderata già evi-denziato di recente. Se le economie avanzate, la Zona Euro e gli Stati Uniti, sono tornate ad offrire un contributo positivo e talvolta migliore delle attese, i paesi emergenti, che hanno rappresentato il driver principale degli ultimi anni, hanno ulteriormente sofferto. Il rallentamento della congiuntura cinese si è stabilizzato e la riduzione dei prezzi petroliferi, registrata a partire dal 2014, ha invertito la tendenza, riportandosi tuttavia su un livello ancora basso in prospettiva storica. In termini prospettici, nell’ultimo trimestre del 2016 l’indice mondiale complessivo dei responsabili degli acquisti ha toccato il punto di massimo da oltre un anno a questa parte ed il commercio mondiale, nonostante un leggero calo nel mese di ottobre 2016, è tornato a salire in modo significativo a novembre.

Negli Stati Uniti, la crescita annualizzata del PIL in termini reali ha evidenziato un’accelerazione nella seconda metà del 2016 facendo registrare una crescita media in linea con quella del 2015. Gli indicatori congiunturali e anticipatori lasciano intravedere prospettive di espansione nella prima metà del 2017. In chiusura d’anno, l’inflazione è tornata ad attestarsi al di sopra del livello obiettivo fissato dalla Federal Reserve. Sul mercato del lavoro, la creazione di nuovi posti è rimasta robusta a dicembre, anche se in leg-gera diminuzione rispetto all’anno precedente. In ogni caso, il tasso di disoccupazione si è consolidato su un livello di poco inferiore al 5,0% ed il tasso di sottoccupazione è sceso dal 4,9% al 4,5%.

Nella Zona Euro, il PIL ha segnato, nel terzo e quarto trimestre del 2016, un rialzo rispetto alla prima metà dell’anno. I consumi privati hanno continuato ad offrire un contributo positivo, come confermato anche dalla dinamica favorevole delle vendite al dettaglio. La produzione industriale si è intensificata a partire dal mese di agosto del 2016. L’indice sintetico Eurocoin, che fornisce una misura aggregata dell’attività economica, è stato positivo lungo tutto l’anno ed il Purchasing Managers’ Index relativo al settore manifatturiero si è confermato tutto l’anno in zona di espansione. L’inflazione dell’area, misu-rata come tasso di variazione annuo dell’indice dei prezzi al consumo, si è collocata agli stessi valori di dicembre 2015 ed i prezzi alla produzione hanno chiuso il 2016 in aumento, rispetto ad una contrazione nel 2015.

In Italia, il PIL è tornato a crescere più delle attese, anche se in misura ancora moderata. Il dato reale di chiusura del 2016 è stato maggiore dell’1,1% rispetto a quello di dicembre 2015. Contestualmente si sono manifestati segnali coerenti di una certa intensificazione dell’attività economica. La produzione industriale a dicembre è aumentata addirittura del 6,6% annuo, segnando un incremento dell’1,9% in media, rispetto all’1,0% del 2015. L’inflazione, misurata dalla variazione annua dell’indice nazionale dei prezzi al consumo, ha gradualmente recuperato, segnando un incremento dello 0,6% annuo a dicembre. La fragilità del mercato del lavoro conduce tuttavia ancora ad un raffreddamento del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, condizionato da una disoccupazione che, tornata al 12,0%, frena l’e-spansione dei salari, del reddito disponibile e dei consumi.

La politica monetaria e l’evoluzione dell’industria bancaria in Europa.

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, a marzo del 2016, ha ridotto i tassi ufficiali sui de-positi, sulle operazioni di rifinanziamento principale e sulle operazioni di rifinanziamento marginale, portandoli rispettivamente al -0,40, allo 0,00 e allo 0,25 per cento.

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Nel mese di dicembre è stato prolungato il piano di acquisto di titoli (Quantitative Easing), fino al mese di dicembre 2017, anche se per un importo mensile ridotto di 60 miliardi di euro, dagli 80 precedenti.

La Federal Reserve a dicembre del 2016 ha modificato i tassi di interesse ufficiali sui Federal Funds rial-zandoli di 25 punti base, dopo l’aumento della stessa dimensione di dicembre 2015. L’intervallo obiettivo sui Federal Funds è stato portato ad un livello compreso fra 0,50 e 0,75 per cento.

L’andamento del sistema bancario europeo nel 2016 è stato guidato da diverse tendenze. Da un lato, seppur con il fisiologico scarto temporale, la domanda ed offerta di credito sembrano aver beneficiato della ripresa della congiuntura macroeconomica dell’Eurozona. Dall’altro lato, permangono alcuni fat-tori di criticità legati al rischio di credito ed alle operazioni di pulizia di bilancio, tuttora in essere, che hanno interessato i principali istituti bancari europei.

Dal lato degli impieghi, nel 2016 si è invertito il trend negativo che aveva caratterizzato i prestiti alle società non finanziarie, con una contrazione che aveva interessato quasi tutti i paesi dell’Eurozona. L’in-cremento ha interessato maggiormente gli impieghi con durata compresa tra 1 e 5 anni e superiore ai 5 anni, a fronte di una contrazione di circa 3 punti percentuali della componente con durata inferiore a 1 anno. Nel 2016 si è assistito anche ad un consolidamento ed irrobustimento della dinamica di crescita degli impieghi destinati alle famiglie, che già nel 2015 avevano mostrato un’inversione di tendenza ri-spetto alla riduzione, seppur modesta, del 2014. La crescita è stata alimentata soprattutto dalla ripresa delle componenti legate al credito al consumo ed ai mutui per l’acquisto di abitazioni.

Per quanto riguarda la raccolta, dopo aver registrato una sostanziale riduzione durante la crisi, i depositi delle istituzioni bancarie europee sono tornati ad aumentare ed hanno confermato il trend positivo del 2015. I depositi di società non finanziarie sono cresciuti grazie al contributo dei depositi a vista, nono-stante la contrazione registrata dai depositi con durata prestabilita inferiore ai 2 anni e dai pronti contro termine. Parallelamente sono cresciuti i depositi delle famiglie, con un aumento anche in questo caso guidato dalla crescita dei depositi a vista.

Per quanto riguarda i principali tassi d’interesse, è ancora in atto una generale diminuzione, anche se meno marcata rispetto a quella evidenziata nel 2015.

Le principali tendenze dell’industria bancaria italiana.

Nel 2016 la dinamica del credito è stata complessivamente fiacca; negli ultimi mesi dell’anno si è registra-ta una certa espansione del credito al settore privato non finanziario, con un aumento anche dei prestiti alle imprese; la crescita resta però modesta e limitata ad alcuni settori e comparti. I finanziamenti alle famiglie consumatrici, al contrario, hanno registrato una variazione annua più marcata.

Con riguardo alle forme tecniche dei finanziamenti, è proseguita sia la crescita dei prestiti personali, dei prestiti contro cessione di stipendio e dei finanziamenti tramite carta di credito, sostenuti dalla positiva dinamica del reddito disponibile, sia quella dei mutui per l’acquisto di abitazioni, in linea con l’ulteriore rialzo delle compravendite.

Nell’ambito dei prestiti alle imprese permangono differenze legate al settore di attività economica: il credito alle società dei servizi e al comparto del commercio ha fatto registrare una certa ripresa; i prestiti destinati alle aziende manifatturiere si sono lievemente ridotti; la contrazione dei finanziamenti alle imprese edili si è di nuovo accentuata.

Il credito alle società con 20 e più addetti ha sostanzialmente ristagnato, mentre si è attenuata la flessio-ne dei finanziamenti alle imprese di minore dimensione. Le banche intervistate nell’ambito dell’indagine trimestrale sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey) hanno segnalato politiche di offerta pressoché invariate nel 2016. Anche i sondaggi presso le aziende, condotti in dicembre dall’Istat e dalla Banca d’Italia, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, riportano condizioni di accesso al credito complessivamente stabili, pur con andamenti differenziati per imprese di diverse categorie.

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Il costo del credito si colloca su livelli minimi nel confronto storico.

Il timido miglioramento delle prospettive dell’economia si è riflesso favorevolmente sulla qualità del credito delle banche italiane, con una discreta riduzione del flusso dei nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti.

La raccolta complessiva delle banche italiane è rimasta sostanzialmente stabile; l’aumento dei depositi dei residenti ed il maggiore ricorso alle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema hanno com-pensato il calo delle obbligazioni detenute dalle famiglie.

Con riguardo agli aspetti reddituali dell’industria bancaria, nei primi nove mesi del 2016 la redditività dei gruppi significativi è diminuita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il rendimento an-nualizzato del capitale e delle riserve (ROE) è sceso, si sono ridotti sia il margine di interesse sia gli altri ricavi, i costi operativi sono aumentati, prevalentemente per gli oneri straordinari connessi con i piani di incentivazione all’esodo di parte del personale e con le contribuzioni ai fondi di garanzia dei depositi e di risoluzione, il risultato di gestione è diminuito di circa un quinto e le rettifiche di valore su crediti sono decisamente cresciute a seguito del significativo incremento dei tassi di copertura delle esposizioni deteriorate da parte di alcuni intermediari.

Le BCC nel contesto dell’industria bancaria.

Nel corso dell’anno è proseguito all’interno del Credito Cooperativo il significativo processo di aggrega-zione già rilevato nello scorso esercizio.

Sul fronte del funding, nel corso del 2016 è proseguito il riassorbimento del trend di espansione della provvista complessiva già evidenziato nel corso del 2015, sia con riguardo alla componente di raccolta interbancaria che a quella “da clientela”.

Con riguardo all’attività di finanziamento, nel corso del 2016 si è registrata una modesta riduzione su base d’anno degli impieghi a clientela.

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Gli assetti strutturali. Nel corso dell’ultimo anno il numero delle BCC è passato dalle 364 di dicembre 2015 alle 335 di dicembre 2016. Nello stesso periodo il numero degli sportelli è passato da 4.414 a 4.311 unità.

Nonostante l’intenso processo di aggregazione, il sistema del Credito Cooperativo ha preservato la ca-pillare copertura territoriale, in accordo con il principio di vicinanza e prossimità alla clientela tipico del modello di servizio di una banca cooperativa a radicamento locale.

Le BCC risultano presenti in 101 Province e in 2.660 Comuni; in 573 Comuni rappresentano l’unica pre-senza bancaria, mentre in 541 Comuni operano in concorrenza con un solo intermediario; nell’82% dei Comuni bancati dalla categoria sono presenti sportelli di una sola BCC.

Tra i canali distributivi, la quota delle BCC è rilevante anche nei terminali POS e negli ATM, con oltre il 12% del mercato.

I dipendenti delle BCC sono pari, alla fine del 2016, a 30.475 unità, in diminuzione del 2,9% ri-spetto allo stesso periodo dell’anno precedente; alla stessa data nella media dell’industria banca-ria si registra una contrazione degli organici pari all’1,6%. I dipendenti complessivi del Credito Co-operativo, compresi quelli delle società del siste-ma, approssimano le 36.000 unità.

Il numero totale dei soci è pari, a dicembre 2016, a 1.250.922 unità, con un incremento dello 0,2% su base d’anno. Tale dinamica è il risultato della crescita dello 0,4% del numero dei soci affidati e della sostanziale stazionarietà del numero di soci non affidati.

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Lo sviluppo dell’intermediazione. In un quadro congiunturale ancora incerto, nel corso del 2016 si è as-sistito per le BCC ad una modesta diminuzione dei finanziamenti lordi erogati, in linea con la dinamica del credito complessivamente fiacca rilevata nell’industria bancaria.

Sul fronte della raccolta, si è rilevata la prosecuzione del trend di progressivo riassorbimento che aveva caratterizzato il precedente esercizio; la contrazione della raccolta da clientela è tuttavia inferiore a quella registrata per l’industria bancaria nel suo complesso.

Attività di impiego. Gli impieghi lordi a clientela delle BCC registrano a fine anno un decremento dello 0,8%, a fronte di una riduzione dello 0,6% nell’industria bancaria.

La quota di mercato è pari al 7,2% e sale all’8,0% considerando anche i finanziamenti erogati dalle ban-che di secondo livello del Credito Cooperativo.

In relazione alla dinamica di crescita, le informazioni riferite a dicembre segnalano, in un contesto di per-sistente rischiosità dei prenditori di fondi, una prosecuzione del trend negativo dei finanziamenti ero-gati al settore produttivo; i crediti alle imprese presentano una variazione negativa annua pari al 3,1% per le BCC, rispetto al 2,3% per l’industria bancaria. La contrazione dei finanziamenti erogati dalle BCC è comune a tutte le branche di attività economica, con una significativa contrazione su base d’anno, in linea con l’industria bancaria, dei finanziamenti al comparto “costruzioni e attività immobiliari”, carat-terizzato da un rapporto sofferenze/impieghi particolarmente elevato. In sensibile contrazione risultano essere anche i finanziamenti alle attività manifatturiere.

Permangono elevate le quote di mercato delle BCC relative al comparto agricolo e alle “attività di servizi di alloggio e ristorazione”, così come sono stazionarie le quote di mercato relative al “commercio” ed al comparto “costruzioni e attività immobiliari”.

A fine anno si registra una variazione positiva degli impieghi a famiglie consumatrici del 3,0%, superiore a quella registrata nella media di sistema pari all’1,6%; gli impieghi a famiglie produttrici sono in dimi-nuzione del 2,7% contro il 3,4% della media di sistema.

Le quote di mercato in tali settori permangono sempre molto elevate, così come importante è la presen-za delle BCC nel mercato dei finanziamenti al settore non profit.

Gli impieghi a residenti delle BCC sono costituiti per la maggior parte da mutui, con un’incidenza, a dicembre 2016, pari al 71,5% contro il 53,9% dell’industria bancaria complessiva. A dicembre 2016, il

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41,6% dei mutui erogati dalle BCC sono mutui destinati all’acquisto di immobili residenziali, in crescita del 5,4% a fronte dello 0,6% rilevato nella media del sistema bancario. L’88,4% dei mutui erogati dalle BCC per acquisto immobili residenziali è in bonis, rispetto al 90,1% della media di sistema; l’evidenza riscontrata per il sistema è influenzata dalle politiche di cartolarizzazione dei mutui residenziali non performing frequentemente poste in essere dalle grandi banche.

I finanziamenti in conto corrente, che incidono sul totale degli impieghi delle BCC per il 18,4%, percen-tuale leggermente inferiore alla media di sistema, presentano un’accentuata variazione negativa su base d’anno del 9,9%, superiore a quella registrata nell’industria bancaria nel suo complesso pari al 7,5%.

Tra i finanziamenti erogati a residenti dalle banche della Categoria si registra a dicembre 2016 una cre-scita molto evidente dei prestiti personali, pari al 9,6%, superiore a quella rilevata nell’industria bancaria del 5,3%.

Per quanto concerne la tipologia dei tassi di interesse, si conferma nelle BCC un maggior peso del tasso indicizzato senza cap ed una parallela minore incidenza del tasso fisso, sebbene nelle erogazioni relative al quarto trimestre 2016 si rileva una progressiva crescita nelle banche della categoria dell’incidenza dei finanziamenti a tasso fisso.

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Qualità del credito. I dati di dicembre 2016 confermano la progressiva attenuazione nella dinamica della crescita complessiva del credito deteriorato rilevata nel periodo più recente. Il rapporto crediti deterio-rati totali/impieghi è pari al 19,9%.

Nello stock di sofferenze lorde si rileva su base annua un tasso di incremento del 3,8%, in controtenden-za rispetto alla sostanziale stazionarietà rilevata nel sistema bancario complessivo. Il rapporto sofferenze lorde/impieghi è pari per le banche della categoria al 12,0%, rispetto al 10,9% nell’industria bancaria.

Le inadempienze probabili sono, al contrario, in progressiva diminuzione negli ultimi dodici mesi. Il rap-porto inadempienze probabili/impieghi è pari al 7,1%, contro il 6,3% nel sistema bancario.

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Si mantiene piuttosto contenuto e inferiore all’industria bancaria nel suo complesso il rapporto soffe-renze/impieghi alle famiglie consumatrici, così come quello riferito alle famiglie produttrici. Il rapporto sofferenze lorde/impieghi continua a mantenersi altresì inferiore per le BCC in tutte le branche di atti-vità economica maggiormente rilevanti: agricoltura, attività manifatturiere, commercio e immobiliare. Prosegue la progressiva crescita del rapporto sofferenze/impieghi nel comparto “costruzioni e attività immobiliari”, che si incrementa di oltre due punti percentuali nel corso dell’esercizio 2016; dal comparto proviene il 51,6% delle sofferenze lorde su impieghi alle imprese delle BCC, rispetto al 43,0% della me-dia di sistema.

Il tasso di copertura dei crediti deteriorati è oramai non significativamente difforme da quello rilevato nell’industria bancaria: la semestrale 2016 evidenzia un coverage ratio complessivo per le BCC pari al 42,3%, contro il 43,6% del complesso delle banche meno significative ed il 46,6% del complesso delle banche significative.

Il tasso di copertura delle sofferenze è pari, a giugno 2016, rispettivamente al 56,1% per le BCC, al 57,6% per il complesso delle banche meno significative e al 58,8% per le banche significative.

Per le BCC e, più in generale, per tutte le banche meno significative, i tassi di copertura sono inferiori alla media dell’industria bancaria, in ragione della quota più ampia di prestiti assistiti da garanzie, come evidenziato anche da uno studio di Mediobanca del febbraio scorso. Il credito concesso dalle BCC risulta, infatti, storicamente caratterizzato da una più ampia presenza di garanzie rispetto alla media dell’indu-stria bancaria e per una buona parte dei crediti le garanzie prestate sono, inoltre, di natura reale.

In particolare, la percentuale di crediti in sofferenza assistiti da garanzia reale per le BCC è del 60%; un altro 21,4% è assistito da garanzie personali. Per le esposizioni deteriorate le percentuali sono del 64,5% e del 18,6%. Per quanto concerne l’industria bancaria complessiva, la percentuale di crediti in sofferenza assistiti da garanzia reale è del 47,3%; il 19,7% ha garanzie personali. Per le esposizioni deteriorate le percentuali sono del 51,1% e 16,2%. Il citato studio di Mediobanca documenta che la quota dei crediti deteriorati garantita è in media del 75%, 72% per le Spa, 76% per le Popolari, ma la copertura sale per il Credito Cooperativo fino all’87,8%.

Attività di raccolta. Su base d’anno la variazione della provvista permane lievemente negativa dello 0,9%, a fronte di un incremento dello 0,3% rilevato nell’industria bancaria.

La raccolta da clientela vede una diminuzione su base d’anno dello 0,7%, in linea con il complesso delle banche. Le componenti della raccolta da clientela più liquide fanno registrare un trend positivo, mentre la raccolta a scadenza mostra una decisa contrazione. In particolare, i conti correnti passivi sono cresciuti dell’11,2% su base d’anno, in linea con la media dell’industria bancaria. Le obbligazioni emesse dalle BCC presentano, al contrario, una significativa contrazione del 24,8%, contro una riduzione del 16,4% registrata dal sistema bancario.

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La raccolta da banche registra una contrazione del 1,9%, rispetto ad un incremento del 2,6% dell’indu-stria bancaria.

La provvista complessiva delle banche della categoria risulta composta per l’82,4% da raccolta da clien-tela e obbligazioni e per il 17,6% da raccolta interbancaria. La composizione risulta significativamente diversa per la media di sistema dove l’incidenza della raccolta da banche è notevolmente superiore.

All’interno della raccolta da clientela delle BCC l’incidenza dei conti correnti passivi e delle obbligazioni permane superiore alla media delle banche.

Posizione patrimoniale. L’aggregato “capitale e riserve” è pari, a dicembre 2016, a 19,9 miliardi di euro. Il Tier1/CET1 ratio ed il Total Capital Ratio delle BCC sono pari, a dicembre 2016, rispettivamente al 16,9% ed al 17,3%. Il confronto con il totale delle banche evidenzia, a giugno 2016 (ultima data per cui sono di-sponibili dati di confronto), il permanere di un significativo divario a favore delle banche della Categoria.

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Aspetti reddituali. Le informazioni preliminari desumibili dall’andamento di conto economico conferma-no la significativa riduzione dei margini già segnalata dalla semestrale.

Il margine di interesse risulta in calo dell’8,4% su base d’anno, rispetto alla riduzione del 3,3% nell’in-dustria bancaria.

I ricavi da trading (voce 100), risultano in forte flessione rispetto allo stesso periodo del 2015, con una discesa del 55,2% contro il 44,3% della media di sistema.

I ricavi netti da servizi non compensano l’andamento negativo della gestione primaria.

Il margine di intermediazione risulta in significativa diminuzione del 18,4%, rispetto alla contrazione del 6,1% dell’industria bancaria.

Qualche segnale positivo si rileva sul fronte dei costi, che le informazioni preliminari sull’andamento di conto economico segnalano in diminuzione su base d’anno del 5,8%, sia con riguardo alla componente delle spese per il personale che in relazione alle altre spese amministrative, contro un incremento del 10,4% fatto registrare nel complesso dell’industria bancaria.

In conseguenza delle dinamiche descritte il risultato di gestione risulta in diminuzione del 35,2% su base d’anno, rispetto alla discesa del 29,3% registrata nella media di sistema.

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■ Il bilancio di coerenza.Le BCC da sempre interpretano il proprio fare banca nella logica, scritta nello Statuto, di offrire un van-taggio ai propri soci e al proprio territorio. In tal modo lasciano nei territori un’impronta non soltanto economica, ma anche sociale ed ambientale. In particolare, come misurato nel Bilancio di Coerenza del Credito Cooperativo - Rapporto 2016, le BCC hanno continuato a sostenere l’economia reale, con un’at-tenzione particolare ai piccoli operatori economici ed alle famiglie.

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Il conseguimento degli scopi statutari.

Criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento dello scopo mutualistico della società coope-rativa ai sensi dell’art. 2 L. 59/92 e dell’art. 2545 c.c.

Prima di illustrare l’andamento della gestione aziendale, vengono indicati, ai sensi dell’art. 2545 c.c. “i criteri seguiti nella gestione sociale per il conseguimento dello scopo mutualistico”, ripresi anche dall’art. 2 della Legge n. 59/92.

La mission della Banca trova un esplicito riferimento nell’art. 2 dello Statuto, nel quale vengono richia-mati i principi ispiratori della propria attività: “Nell’esercizio della sua attività, la Società si ispira ai prin-cipi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata. Essa ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della coopera-zione e l’educazione al risparmio e alla previdenza nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune. E’ altresì impegnata ad agire in coerenza con la Carta dei Valori del Credito Cooperativo e a rendere effettivi forme adeguate di democrazia economico-finanziaria e lo scambio mutualistico tra i soci nonché la partecipazione degli stessi alla vita sociale”.

L’identità della Banca si fonda dunque su tre caratteristiche fondamentali:

la partecipazione democratica, che denota una particolare governance e sottolinea il carattere coo-perativo;

la mutualità, che è interna, con l’obbligo ad orientare l’attività prevalentemente a favore dei soci e a non perseguire fini di speculazione privata, esterna, nella relazione con gli altri portatori di interessi ed in particolare con le comunità locali e, infine, di sistema, con la piena valorizzazione del cosiddetto modello “a rete”, modello che peraltro verrà ulteriormente potenziato grazie al progetto di riforma del Credito Cooperativo;

la territorialità, che si esprime nella proprietà dell’impresa, con soci che devono essere espressione del territorio di insediamento della Banca, e nell’operatività, in quanto il risparmio raccolto resta sul territorio per finanziare l’economia locale.

Tali principi ispiratori costituiscono da sempre la base di partenza del processo di pianificazione strate-gica ed orientano gli indirizzi della Banca verso la massimizzazione del valore creato a favore dei propri soci e clienti.

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Il modello organizzativo del Credito Cooperativo, inoltre, supporta la Banca sia dal lato associativo che imprenditoriale. Il primo è declinato nella Federazione Regionale e nella Federazione Nazionale, che svolgono funzioni di coordinamento e consulenza; il secondo si individua in quelle che sino ad oggi erano le cosiddette strutture di secondo livello e che ora si presentano come candidate capogruppo nell’ambito del progetto di riforma del Credito Cooperativo, Cassa Centrale Banca e Iccrea Banca, già complemento operativo per quanto riguarda la fornitura di servizi e prodotti ed in un futuro ormai prossimo impegnate in una vera e propria attività di coordinamento e controllo, nonché nella Servizi Bancari Associati per tutti gli aspetti di carattere tecnico-procedurale. I due principi che, più di ogni altro, garantiscono l’efficienza del sistema in cui la Banca è inserita sono la sussidiarietà e la solidarietà. La sussidiarietà vede le strutture nazionali e regionali svolgere in modo consortile quelle funzioni che, se esercitate in modo autonomo da ciascuna banca, sarebbero meno efficaci ed efficienti; la solidarietà ri-guarda i rapporti di collaborazione e di corresponsabilità che legano tra di loro le banche di credito coo-perativo. Ora che i contorni della nuova normativa sul settore del Credito Cooperativo sono stati definiti, la Banca, insieme alle altre banche di credito cooperativo, è al lavoro per dare attuazione alla riforma e dunque per potenziare ancora il modello organizzativo di riferimento, salvaguardando l’identità e la realtà dei singoli Istituti, ma nel contempo individuando nuovi strumenti per la loro sostenibilità, la loro competitività ed il loro sviluppo.

La partecipazione dei soci alla vita sociale trova sicuramente il momento più pregnante in occasione dell’Assemblea annuale, durante la quale viene sottoposto al loro giudizio l’operato di coloro che i soci stessi hanno designato per condurre la Banca. Proprio in tale occasione si riscontra una partecipazione sempre importante, tanto che nel mese di aprile 2016 erano presenti 1873 soci, a rappresentare una base sociale che, nel corso del 2016, ha visto ben 782 nuovi ingressi, posizionandosi, a fine anno, a quota 6.071 unità.

La Banca viene periodicamente sottoposta ad un processo di revisione cooperativa, che è volto a verifi-care la corretta applicazione dei requisiti mutualistici: accertare il recepimento nello Statuto dei principi minimali, a norma di legge, di mutualità e di assenza di scopi di lucro; verificare l’effettività dello scam-bio mutualistico nonché la qualità della partecipazione dei soci allo scambio stesso; verificare l’effetti-vità della base sociale e l’adempimento degli obblighi di natura amministrativa connessi alla gestione del libro soci; accertare la presenza di regolamenti assembleari ed elettorali che consentano ai soci la partecipazione alla vita sociale senza compromettere l’esercizio dei diritti di espressione, di voto e di candidatura; riscontrare nei numeri del bilancio l’attitudine mutualistica della cooperativa. Tutti i verbali ispettivi sono sempre stati caratterizzati da assenza di rilievi e dunque constatazione della piena natura mutualistica della Banca.

La Banca offre ai soci vantaggi sia di tipo bancario, con le migliori condizioni applicate al rapporto de-nominato “Conto Socio”, sia di tipo extrabancario, con gli sconti e le innumerevoli offerte presso gli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa “I Vantaggi del Socio in Vetrina”.

Sempre importante è l’impegno nelle iniziative a tutela della salute, con l’offerta dell’Assicurazione Infortuni gratuita per i soci, che ha già visto interventi per circa 143 mila euro, e con la stipula di una convenzione con la Fondazione Orizzonte Speranza Onlus, che consente ai soci visite a prezzo ridotto

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(in ambito di angiologia, cardiologia, dermatologia, oculistica, ortopedia, otorinolaringoiatria, check-up preventivo e risonanza magnetica per diagnostica muscolo-scheletrica) presso la struttura in Boves de-nominata Stella del Mattino; nel corso degli ultimi 5 anni circa 2.400 soci hanno usufruito dell’iniziativa.

In campo culturale, il premio “Alunni Meritevoli” ogni anno attribuisce un riconoscimento tangibile a coloro che si sono distinti per l’impegno ed i risultati in ambito scolastico (scuole medie inferiori, scuole medie superiori, università). Da alcuni anni a questa parte viene consegnato nel corso di una serata con-certo organizzata dalle scuole stesse; la manifestazione del 23 dicembre scorso ha visto la premiazione di ben 58 alunni, con un’elargizione da parte della Banca di circa 32 mila euro. Nel corso degli ultimi cinque anni gli alunni premiati sono stati ben 299, con un riconoscimento totale di circa 152 mila euro.

La Banca continua a guardare ai giovani con entusiasmo ed è con entusiasmo che lavora per stimolare ed agevolare l’imprenditorialità giovanile, mettendo a disposizione strumenti concreti che favoriscono la nascita di nuove imprese, non solo in termini di sostegno creditizio, ma di vero e proprio accompagna-mento lungo il percorso che il giovane decide di intraprendere.

In sede di approvazione del bilancio d’esercizio 2016 e di convocazione dell’Assemblea dei soci, il Consi-glio di Amministrazione ha deliberato di offrire la possibilità ad un giovane socio (31 anni non compiuti alla data dell’Assemblea) di partecipare attivamente alla prossima missione del Credito Cooperativo italiano in Ecuador, una nuova tappa nell’ambito del Progetto “Microfinanza Campesina” al quale la Banca partecipa attivamente da anni. Il programma, riconosciuto oggi a livello internazionale come il più grande progetto di sviluppo realizzato in Ecuador con fondi privati e come nuovo modello di co-operazione per combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo, è diventato un “caso di scuola” per chi vuole conoscere la tecnica e le caratteristiche del microcredito. Grazie a questa iniziativa, in Ecuador hanno trovato riconoscimento formale i sistemi bancari locali cooperativi (“finanzas populares”) e le condizioni di vita di migliaia di famiglie sono migliorate, sia dal punto di vista materiale che morale, provocando un effetto di crescita umana, l’interesse dei giovani e degli adulti per ciò che è loro, per il loro passato ed il loro presente.

Tante sono le iniziative sul territorio che ogni anno godono dell’appoggio della Banca, con stanziamenti che assommano a cifre importanti, resi possibili grazie al sostegno ed alla fiducia costanti di tutti i soci, soci che ogni anno in Assemblea approvano all’unanimità la destinazione di una quota importante del risultato economico a tale finalità. Nel corso degli ultimi cinque anni sono stati erogati circa 1,6 milioni di euro, suddivisi in circa 900 interventi. Con soddisfazione si possono citare tre iniziative degli ultimi anni che hanno generato un intenso coinvolgimento, non solo dal lato economico ma anche, e forse soprattutto, emotivo, a testimonianza che il connubio tra la Banca ed il proprio territorio di riferimento continua a funzionare e produce buoni frutti:

con il progetto “Famiglie al Centro” promosso dall’Associazione Fiori sulla Luna Onlus e dalla Coope-rativa Sociale Momo si è sposata la mentalità di “fare impresa nel sociale” e di sostenere i bisogni di ragazzi con autismo e delle loro famiglie;

con l’Associazione “Mai+Sole”, donne che si occupano di donne soggette a violenza fisica e psicolo-gica, e dei loro bambini, si è seguito un interessante cammino che si pone l’obiettivo di ricucire tante vite messe a dura prova da quel senso di impotenza e di isolamento che le donne vivono in diverse situazioni di violenza;

quest’anno un nuovo “viaggio” in compagnia della “Cascina Ambrosino”, centro diurno del Consor-zio Socio Assistenziale del Cuneese a sostegno delle persone disabili.

In ultimo si evidenziano anche gli interventi a vantaggio del relax e divertimento, con l’organizzazione di gite sociali, settimane bianche, soggiorni marini e montani, crociere, che hanno coinvolto negli ultimi 5 anni oltre 3.000 persone.

Uno slogan a livello nazionale riferisce di banche di credito cooperativo differenti per forza. Nei con-fronti dei propri soci e clienti la Banca lo vuole certamente essere, cercando di integrare le logiche pa-

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trimoniali ed economiche, che per forza di cose devono stare alla base dei ragionamenti, con quelle di un reciproco vantaggio e beneficio. Con questo spirito la Banca lavora per dare importanza al risparmio a prescindere dalla sua effettiva consistenza, fornire attenzione alle imprese indipendentemente dalle loro dimensioni, fissare gli obiettivi di budget nella consapevolezza che non tutto è adatto a tutti e che i risultati non devono mai essere raggiunti a scapito della relazione con il cliente e della assoluta traspa-renza nei suoi confronti.

Anche nel 2016 la Cassa Rurale ed Artigiana di Boves continuerà ad operare per rafforzare la mutualità, interna verso i Soci, esterna verso le Comunità e sistemica verso il Movimento, con la Carta dei Valori del Credito Cooperativo che continuerà a rappresentare la bussola con cui orientare ogni azione.Tutto quanto sopra rappresenta un chiaro modo di fare banca, lo ha rappresentato in passato e lo rap-presenterà in futuro, nella consapevolezza dell’appoggio che i sempre più numerosi soci e clienti ogni giorno dimostrano.

Questo è lo spirito con cui la Banca rivolge un invito alla lettura del proprio Bilancio Sociale e di Missione.

2. La gestione delle Banca: andamento della gestione e dinamiche dei principali aggregati di stato patrimoniale e di conto economico.

Gli aggregati patrimoniali.

L’intermediazione con la clientela.

Al 31 dicembre 2016, le masse complessivamente amministrate per conto della clientela, costituite dalla raccolta diretta, amministrata e dal risparmio gestito, ammontano a 615,6 milioni di euro, evidenziando un aumento di 22,0 milioni di euro su base annua, pari al 3,71%.

Raccolta totale / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Raccolta diretta 382.613 374.240 +8.373 +2,24

Raccolta indiretta 233.015 219.357 +13.658 +6,23

di cui:

risparmio amministrato 153.354 156.051 -2.697 -1,73

risparmio gestito 79.661 63.306 +16.355 +25,83

Totale 615.628 593.597 +22.031 +3,71

L’andamento dei volumi descritto nella tabella precedente conduce, a fine anno, ai seguenti rapporti tra le due componenti della raccolta da clientela.

Composizione percentuale della raccolta da clientela 31.12.2016 31.12.2015

Raccolta diretta 62,15% 63,05%

Raccolta indiretta 37,85% 36,95%

La raccolta diretta.

Nel 2016 la dinamica della raccolta diretta ha mostrato una crescita di 8,4 milioni di euro.

Nel complessivo quadro di crescita le componenti di raccolta obbligazionaria e vincolata hanno però se-gnato un decremento a favore della raccolta a vista che è considerevolmente aumentata. La riallocazio-ne da parte della clientela nelle diverse forme di raccolta anche per il 2016 è stata correlata al persistente basso livello dei tassi di interesse.

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In coerenza con l’andamento dei tassi di mercato la Banca ha operato un contenimento dei costi di raccolta. L’azione è stata agevolata da una situazione di ampia liquidità che ha consentito margini di manovra nelle scelte del funding.

In tale contesto la raccolta diretta si è attestata a 382,6 milioni di euro con un incremento del 2,24% su fine 2015. Nel confronto degli aggregati di fine 2016 rispetto alla chiusura dell’esercizio precedente si osserva che:i conti correnti e depositi a risparmio raggiungono i 290,0 milioni di euro, registrando un significativo

incremento di 41,7 milioni di euro rispetto a fine 2015, dunque un incremento del 16,81%;i prestiti obbligazionari ammontano a 78,5 milioni di euro, in contrazione di 8,6 milioni di euro, dun-

que del 9,86%, rispetto a fine 2015.

Raccolta diretta / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Conti correnti e depositi a risparmio 289.993 248.262 +41.731 +16,81

Pronti contro termine passivi 0 0 0 0

Obbligazioni

di cui: Valutate al fair value

78.475

0

87.060

0

-8.585

0

-9,86

0

Certificati di deposito

Depositi vincolati

0

14.104

190

38.705

-190

-24.601

-100,00

-63,56

Altri debiti 41 23 +18 +78,26

Totale 382.613 374.240 +8.373 +2,24

Raccolta diretta – composizione percentuale31.12.2016 % sul totale

31.12.2015 % sul totale

Var.

Conti correnti e depositi 75,79 66,34 +9,45

Pronti contro termine passivi 0,00 0,00 0,00

Obbligazioni 20,51 23,26 -2,75

Certificati di deposito

Depositi vincolati

0,00

3,69

0,05

10,34

-0,05

-6,65

Altri debiti 0,01 0,01 0,00

Totale 100,00 100,00

La raccolta indiretta.

La raccolta indiretta da clientela registra nel 2016 un aumento di 13,6 milioni di euro, pari ad un 6,23%, originato dalle seguenti dinamiche:

una crescita della componente risparmio gestito, valorizzata a mercato, per complessivi 16,3 milioni di euro, pari al 25,83%, imputabile per 9,0 milioni di euro a OICR e per 7,3 milioni di euro a prodotti assicurativi;

un decremento del risparmio amministrato per 2,7 milioni di euro, pari all’1,73%.

La quota di risparmio gestito, con valorizzazione a mercato, a fine esercizio registra un’incidenza del 34,19% sulla raccolta indiretta totale, rispetto al 28,86% del 2015.

Raccolta indiretta / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Fondi comuni di investimento e Sicav 64.809 55.744 +9.065 +16,26

Polizze assicurative 14.852 7.562 +7.290 +96,40

Totale risparmio gestito 79.661 63.306 +16.355 +25,83

Totale risparmio amministrato 153.354 156.051 -2.697 -1,73

Totale 233.015 219.357 +13.658 +6,23

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Gli impieghi.

I crediti verso la clientela si sono attestati a 272,2 milioni di euro, con una dinamica in aumento del 6,65% rispetto alla fine dell’esercizio precedente.

La modesta ripresa del ciclo economico e il permanere dei tassi su livelli estremamente ridotti hanno ancora una volta rimandato una ripresa della domanda di credito degna di nota. L’abbondante liquidità immessa sui mercati dalla politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea ha continuato a produrre effetti, che si sono manifestati soprattutto nel mantenere sui minimi storici i costi connessi ai finanziamenti per le famiglie e le piccole e medie imprese. Si è attenuata la flessione degli affidamenti alle imprese, ma la domanda di credito ha risentito ancora della scarsa dinamica degli investimenti e dei consumi. Sul fronte dell’offerta, dove sempre più forte è la pressione competitiva tra gli intermediari bancari, a consigliare prudenza sono rimaste le difficoltà inerenti la qualità del credito. In un contesto generale dunque ancora caratterizzato da tante incertezze, la Banca ha comunque privilegiato il rappor-to di servizio alle economie dei territori serviti, in particolare alle famiglie e alle piccole imprese.

Alla data del 31 dicembre 2016 si evidenziano nove posizioni che rappresentano una “grande esposizio-ne” secondo quanto disciplinato dalle disposizioni di riferimento, per un volume complessivo nominale di 237,8 milioni di euro e ponderato per 86,6 milioni di euro. Sei delle suddette posizioni sono rappre-sentate da titoli di Stato italiani e depositi presso Istituti centrali di categoria o Istituti bancari italiani. Il valore complessivo ponderato delle attività di rischio relative alle residuali tre posizioni di gruppo su clientela è pari a 9,7 milioni di euro, a fronte dei 12,6 milioni di euro di fine 2015 relativi sempre a tre po-sizioni di gruppo su clientela. Nessuna posizione eccede i limiti prudenziali posti dalla disciplina vigente.

Impieghi /000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Conti correnti 31.539 39.330 -7.791 -19,81

Mutui 207.123 184.768 +22.355 +12,10

Altri finanziamenti 15.403 13.564 +1.839 +13,56

Attività deteriorate 16.095 16.018 +77 +0,48

Totale 270.160 253.680 +16.480 +6,50

Titoli di debito 2.080 1.583 +497 +31,40

Totale crediti verso la clientela 272.240 255.263 +16.977 +6,65

Impieghi – composizione percentuale31.12.2016 % sul totale

31.12.2015 % sul totale

Var.

Conti correnti 11,58 15,41 -3,83

Mutui 76,08 72,38 +3,70

Altri finanziamenti 5,66 5,31 +0,35

Crediti rappresentati da titoli 0,76 0,62 +0,14

Attività deteriorate 5,92 6,28 -0,36

Totale 100,00 100,00 -

Qualità del credito.

Il perdurare di una difficile congiuntura economica è alla base dell’incremento delle partite deteriorate, a fronte delle quali sono state effettuate consistenti rettifiche, determinate secondo criteri di prudente apprezzamento delle possibilità di recupero.

In coerenza con le vigenti definizioni di vigilanza, le attività finanziarie deteriorate sono ripartite nelle categorie delle sofferenze, delle inadempienze probabili, delle esposizioni scadute e/o sconfinanti dete-riorate. Dal novero delle esposizioni deteriorate sono escluse le esposizioni classificate nel portafoglio contabile delle attività finanziarie detenute per la negoziazione ed i contratti derivati.

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Trasversalmente alle suddette categorie, nonché ai crediti in bonis, sono altresì individuate le esposizioni forborne, performing e non performing.

Di seguito si riporta, in forma tabellare, l’analisi dei crediti verso la clientela sulla base delle citate cate-gorie di classificazione:

Crediti verso la clientela 31.12.2016 31.12.2015

Euro / 000 Inc. % Euro / 000 Inc. %

Crediti deteriorati

Esposizione lorda 35.780 100,00 33.177 100,00- di cui forborne 3.861 10,79 1.773 5,34

Rettifiche di valore 19.686 55,02 17.159 51,72Esposizione netta 16.094 44,98 16.018 48,28

Sofferenze

Esposizione lorda 25.262 100,00 24.099 100,00 - di cui forborne 751 2,97 751 3,12

Rettifiche valore 16.440 65,08 14.212 58,97Esposizione netta 8.822 34,92 9.887 41,03

Inadempienze probabili

Esposizione lorda 8.656 100,00 7.760 100,00- di cui forborne 3.110 35,93 964 12,42

Rettifiche valore 3.155 36,45 2.882 37,14Esposizione netta 5.501 63,55 4.878 62,86

Esposizioni scadute/sconfinanti

deteriorate

Esposizione lorda 1.862 100,00 1.318 100,00- di cui forborne 0 0 58 4,40

Rettifiche valore 91 4,89 65 4,93Esposizione netta 1.771 95,11 1.253 95,07

Crediti in bonis

Esposizione lorda 257.854 100,00 240.757 100,00- di cui forborne 5.744 2,23 1.244 0,52

Riserva collettiva 1.772 0,69 1.512 0,63- di cui a fronte di crediti forborne 114 6,43 (*) 25 1,65 (*)

(*) valore rapportato al totale Riserva collettiva dei Crediti in bonis

L’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti lordi si attesta al 12,18%, rapporto costante rispetto al fine esercizio precedente. Nelle dinamiche, la tabella sopra riportata evidenzia come ad un incremento di circa 2,6 milioni di euro dell’esposizione lorda dei crediti deteriorati, corrisponda un’im-percettibile variazione nell’importo di esposizione netta rispetto a fine 2015.

Il grado di copertura del complesso dei crediti deteriorati si posiziona ancora una volta su una percen-tuale degna di nota, vale a dire al 55,02%, peraltro con un consistente incremento rispetto al 51,72% espresso a fine 2015. In dettaglio:

la percentuale di copertura delle sofferenze si è attestata al 65,08%, rispetto al 58,97% dell’esercizio precedente;

il coverage delle inadempienze probabili è pari al 36,45%, rispetto ad un dato al 31 dicembre 2015 pari al 37,14%. In questo caso il dato deve essere letto alla luce della maggiore eterogeneità nella composizione della categoria delle inadempienze probabili, a seguito anche dei vincoli di classifica-zione derivanti dal riconoscimento delle misure di forbearance. Scomponendo le rettifiche di valore per le principali componenti di analisi, si evidenzia che: la percentuale media di rettifica delle esposi-zioni classificate a inadempienze probabili non forborne risulta pari al 39,16%, dunque in aumento rispetto alla copertura del 2015; la percentuale media delle rettifiche apportate alle inadempienze probabili forborne è pari al 31,61%;

le esposizioni scadute/sconfinanti deteriorate evidenziano un coverage medio del 4,89%, rispetto al 4,93% di fine 2015, senza posizioni forborne al loro interno;

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la copertura dei crediti in bonis è complessivamente pari allo 0,69%, contro lo 0,63% dell’esercizio precedente. In tale ambito, si evidenzia una più alta incidenza, tenuto conto della maggiore rischio-sità intrinseca, della riserva collettiva stimata a fronte dei crediti forborne performing, pari al 2,00%, in linea rispetto al corrispondente dato di fine 2015.

In conseguenza delle suddette dinamiche, il costo del credito, pari al rapporto tra le rettifiche di valore su crediti per cassa verso la clientela e la relativa esposizione lorda, passa dal 6,81% dell’esercizio prece-dente al 7,31% del 31 dicembre 2016.

Nella tabella a seguire vengono riportati i principali indicatori inerenti la qualità del credito ed i relativi raffronti con l’esercizio precedente.

Indicatore 31.12.2016 31.12.2015

Crediti deteriorati lordi/Crediti lordi 12,18% 12,11%

Crediti forborne/Crediti lordi 3,27% 1,10%

Sofferenze lorde/Crediti lordi 8,60% 8,80%

Inadempienze probabili lorde/Crediti lordi 2,95% 2,83%

Crediti deteriorati netti/Crediti netti 5,91% 6,27%

Indice di copertura crediti deteriorati 55,02% 51,72%

Indice di copertura sofferenze 65,08% 58,97%

Indice di copertura inadempienze probabili 36,45% 37,14%

Indice di copertura esposizioni scad./sconf. deteriorate 4,89% 4,93%

Indice di copertura crediti verso clientela in bonis 0,69% 0,63%

Indice di copertura crediti forborne performing 1,98% 2,01%

Indice di copertura crediti forborne deteriorati 41,31% 48,22%

La posizione interbancaria e le attività finanziarie.

La liquidità della Banca si è costantemente affermata su valori decisamente capienti, senza registrare tensione alcuna nel corso dell’esercizio.

L’incremento in termini assoluti degli impieghi superiore rispetto a quello della raccolta diretta, con conseguente bilanciamento nella riduzione delle attività finanziarie, ha consentito di conseguire nell’e-sercizio un più performante rapporto impieghi/raccolta, peraltro con benefici anche a conto economico.

L’esposizione interbancaria netta include il finanziamento acceso per il tramite del TLTRO II Group costi-tuito da Iccrea Banca Spa, pari complessivamente a 28,5 milioni di euro. Tale operazione prevede l’inte-ressante possibilità di ottenere un tasso negativo sul finanziamento, a condizione che la Banca dimostri una crescita in determinate tipologie di impieghi (c.d. eligible loans); ad oggi la Banca ha conseguito una crescita ampiamente superiore al livello benchmark del 2,50%.

La residua posizione passiva per 52,6 milioni di euro è costituita da finanziamenti collateralizzati attinti per il tramite di Iccrea Banca Spa attraverso la costituzione di attivi eligibili a garanzia.

Posizione interbancaria netta / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Crediti verso banche 54.526 55.840 -1.314 -2,35

Debiti verso banche 81.115 100.651 -19.536 -19,41

Totale -26.589 -44.811 +18.222 +40,66

La riserva di liquidità rappresentata da titoli prontamente monetizzabili somma a fine 2016 a 80,9 milio-ni di euro, sostanzialmente stabile rispetto agli 83,3 milioni di euro di fine 2015.

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Attività Finanziarie / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Attività finanziarie detenute per la negoziazione 57 51 +6 +11,76

Attività finanziarie disponibili per la vendita

Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

155.984

21.052

206.717

0

-50.733

+21.052

-24,54

-

Totale 177.093 206.768 -29.675 -14,35

La dinamica del portafoglio titoli è principalmente connessa alla variazione delle “attività finanziarie disponibili per la vendita”, che registra una diminuzione del 24,54% rispetto all’esercizio precedente, pari in valore assoluto a 50,7 milioni di euro, e delle “attività finanziarie detenute sino alla scadenza” che, assenti nel 2015, a fine 2016 sono invece pari a 21,0 milioni di euro. Quest’ultima voce è la diretta conseguenza dell’apertura, in corso d’esercizio, di un portafoglio (HTM – Held to Maturity), alimentato attraverso la riclassificazione di un CCT precedentemente inserito nel portafoglio AFS (Available for Sale) per nominali 15 milioni di euro e da successivi acquisti di titoli.

A fine dicembre 2016 il portafoglio AFS era così costituito: titoli di Stato italiani per 122,0 milioni di euro; titoli di debito emessi da primarie istituzioni creditizie per 30,0 milioni di euro; investimenti in fondi co-muni per 0,7 milioni di euro; titoli di capitale per 3,1 milioni di euro. In tale ambito, sotto il profilo finan-ziario, i titoli a tasso variabile rappresentano l’83,62% del portafoglio ed i titoli a tasso fisso il 13,90%, con una residuale rimanenza costituita da strumenti partecipativi.

Il portafoglio HTM è composto esclusivamente da titoli di Stato italiani, a tasso fisso per il 13,13% ed a tasso variabile per il rimanente 86,87%.

Attività finanziarie disponibili per la vendita e loans & receivables / 000

31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Titoli di debito 154.477 204.717 -50.240 -24,54

di cui Titoli di Stato 123.631 173.335 -49.704 -28,67

Titoli di capitale 3.112 2.856 +256 +8,96

Quote di OICR 750 1.003 -253 -25,22

Totale 158.339 208.576 -50.237 -24,08

La duration modificata del portafoglio AFS è di 0,75, in discesa rispetto al dato di 1,68 di fine 2015.

Le immobilizzazioni materiali e immateriali.

Al 31 dicembre 2016 l’aggregato delle immobilizzazioni, comprendente le attività materiali ed immate-riali, si colloca a 1,3 milioni di euro, in diminuzione rispetto al valore di 1,4 milioni di euro del 2015, con un decremento pari a 124 mila euro, dunque all’8,69%.

Immobilizzazioni / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Attività materiali 1.285 1.405 -120 -8,54

Attività immateriali 17 21 -4 -19,05

Totale 1.302 1.426 -124 -8,69

I fondi a destinazione specifica.

I fondi a destinazione specifica comprendono oneri per il personale pari a 110 mila euro, concernenti l’impegno finanziario che la Banca dovrà sostenere negli anni futuri in favore del personale dipendente stante l’anzianità di servizio, e fondi destinati a beneficenza e mutualità che sommano a 373 mila euro, dati sostanzialmente invariati rispetto all’esercizio precedente.

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Fondi rischi e oneri / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Oneri per il personale

Altri

110

373

108

374

+2

-1

+1,85

-0,27

Totale 483 482 +1 +0,21

Patrimonio netto, Fondi propri e adeguatezza patrimoniale.

L’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica ha da sempre rappresentato un elemento fondamen-tale nell’ambito della pianificazione strategica aziendale. Ciò a maggior ragione nel contesto attuale, in virtù dell’importanza crescente che la dotazione di mezzi propri assume per la crescita aziendale, il contestuale rispetto dei vincoli e requisiti di vigilanza, il sostegno all’operatività del territorio.

Per tale motivo la Banca persegue politiche di incremento della base sociale e criteri di prudente accan-tonamento di significative quote degli utili, eccedenti il vincolo di destinazione normativamente stabi-lito. Anche in ragione delle prudenti politiche allocative, le risorse patrimoniali continuano a collocarsi ben al di sopra dei vincoli regolamentari.

Al 31/12/2016 il patrimonio netto, che ammonta a 44,8 milioni di euro, con un incremento pari allo 0,29% rispetto al fine anno precedente, è così composto:

Patrimonio netto / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Capitale 16 14 +2 +14,28

Sovrapprezzi di emissione 443 404 +39 +9,65

Riserve 41.578 40.167 +1.411 +3,51

Riserve da valutazione 1.082 2.457 -1.375 -55,96

Utile/(Perdita) di esercizio 1.712 1.660 +52 +3,13

Totale 44.831 44.702 +129 +0,29

Le movimentazioni del patrimonio netto sono dettagliate nello specifico prospetto di bilancio.

Il modesto incremento rispetto al 31.12.2015 è da leggersi in uno con la diminuzione per oltre 1,3 milioni di euro della riserva relativa alle attività finanziarie disponibili per la vendita, composta come da tabella seguente:

Tipologia strumenti / 000

31.12.2016 31.12.2015

Riservapositiva

Riserva negativa

Totaleriserva

Riserva positiva

Riserva negativa

Totaleriserva

Titoli di debito 884 167 717 2.407 337 2.070

OICR 2 0 2 3 0 3

Totale 886 167 719 2.410 337 2.073

Le “Riserve” includono le riserve di utili già esistenti (riserva legale) nonché le riserve positive e negative connesse agli effetti di transizione ai principi contabili internazionali IAS/IFRS non rilevate nelle “Riserve da valutazione”.

Tra le “Riserve da valutazione” figurano le riserve relative alle attività finanziarie disponibili per la vendi-ta pari a 719 mila euro, le riserve iscritte in applicazione di leggi speciali di rivalutazione pari a 501 mila euro, nonché le riserve attuariali su piani previdenziali a benefici definiti.

I fondi propri ai fini prudenziali sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati in applicazione dei principi IAS/IFRS e delle politiche contabili adottate, nonché tenendo conto della disciplina prudenziale applicabile.

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Conformemente alle citate disposizioni, i fondi propri derivano dalla somma di componenti positive e negative, in base alla loro natura patrimoniale; le componenti positive sono nella piena disponibilità del-la Banca, al fine di poterle utilizzare per fronteggiare il complesso dei requisiti patrimoniali di vigilanza sui rischi.

Il totale dei fondi propri è costituito dal capitale di classe 1 (Tier 1) e dal capitale di classe 2 (Tier 2 – T2); a sua volta, il capitale di classe 1 risulta dalla somma del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET 1) e del capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1).

I tre predetti aggregati (CET 1, AT 1 e T2) sono determinati sommando algebricamente gli elementi posi-tivi e gli elementi negativi che li compongono, previa considerazione dei c.d. “filtri prudenziali”. Con tale espressione si intendono tutti quegli elementi rettificativi, positivi e negativi, del capitale primario di classe 1, introdotti dall’Autorità di vigilanza con il fine esplicito di ridurre la potenziale volatilità del patrimonio.

A tale ultimo proposito, si rammenta che la Banca si avvale della facoltà di non includere in alcun ele-mento dei fondi propri i profitti e le perdite non realizzati relativi alle esposizioni verso le Ammini-strazioni centrali (UE) classificate nel portafoglio delle “Attività finanziarie disponibili per la vendita”. Ai sensi dell’Art. 467 (2), secondo capoverso, del CRR, la facoltà esercitata nel 2013 dalla Banca d’Italia di consentire alle banche di optare per la sterilizzazione totale dei profitti e delle perdite derivanti da esposizioni verso amministrazioni centrali classificate nel portafoglio contabile AFS ha un’applicazione temporalmente limitata all’adozione del principio contabile IFRS 9 in sostituzione dello IAS 39.

Il Regolamento di adozione dell’IFRS 9 è stato adottato dalla Commissione europea lo scorso mese di novembre ed è entrato in vigore nel mese di dicembre 2016, stabilendo l’applicazione del principio, al più tardi, a partire dalla data di inizio del primo esercizio finanziario che cominci il 1° gennaio 2018 o successivamente. Si è posta quindi una questione interpretativa inerente al momento dal quale cessa la discrezionalità esercitata dalla Banca d’Italia e, di conseguenza, l’applicazione del filtro, ovvero, se dalla data dell’entrata in vigore del Regolamento di adozione del principio o da quella di effettiva applica-zione dello stesso.

Il 23 gennaio 2016 la Banca d’Italia ha pubblicato una comunicazione contenente alcuni chiarimenti sul trattamento prudenziale dei saldi netti cumulati delle plusvalenze e minusvalenze su esposizioni verso amministrazioni centrali classificate nel portafoglio delle “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, con la quale ha evidenziato che, nelle more di un chiarimento formale da parte delle competenti auto-rità comunitarie, le banche diverse da quelle sottoposte alla supervisione diretta della Banca Centrale Europea (“banche meno significative”), le SIM e gli intermediari finanziari iscritti all’Albo di cui all’art. 106 TUB, possono continuare ad applicare l’attuale trattamento prudenziale, ovvero, sterilizzare l’intero ammontare di profitti e perdite non realizzati derivanti dalle suddette esposizioni.

A fine dicembre 2016, il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) della Banca, determi-nato in applicazione delle norme e dei riferimenti dianzi richiamati, ammonta a 43,8 milioni di euro. Il capitale primario 1 (Tier 1) è pari a 43,8 milioni di euro. Il capitale di classe 2 (Tier 2) è pari a 4 mila euro.I fondi propri si sono attestati, pertanto, a 43,8 milioni di euro.

Nella quantificazione degli anzidetti aggregati patrimoniali si è tenuto conto anche degli effetti del “re-gime transitorio”, ammontanti complessivamente a -708 mila euro, più dettagliatamente illustrati nella Nota integrativa (Parte F, Sezione 2) cui pertanto si rinvia per ulteriori ragguagli.

Fondi propri / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Capitale primario di classe 1 (CET 1) 43.822 42.329 +1.493 +3,53

Capitale primario (Tier 1) 43.822 42.329 +1.493 +3,53

Capitale di classe 2 (Tier 2) 4 1 +3 +300,00

Totale 43.826 42.330 +1.496 +3,53

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Le attività di rischio ponderate (RWA) registrano nell’esercizio 2016 un decremento da 279,3 milioni di euro a 267,7 milioni di euro, imputabile sostanzialmente alla diminuzione dei requisiti patrimoniali complessivi a fronte del rischio di credito e di controparte, cresciuti meno che proporzionalmente all’in-cremento delle masse, in quanto l’espansione degli impieghi verso la clientela si è indirizzata soprattutto verso tipologie (esposizioni al dettaglio e garantite da immobili) che godono di una ponderazione pre-ferenziale inferiore al 100%.

In data 07 ottobre 2016 la Banca è stata autorizzata preventivamente ai sensi degli artt. 77 e 78 del Rego-lamento UE n. 575/2013 (CRR) e degli artt. 29 e 32 del Regolamento Delegato (UE) n. 241/2014 ad opera-re il rimborso di strumenti di capitale primario di classe 1 nel limite di un plafond rotativo di 15 mila euro, a seguito di istanza motivata dall’esigenza di liquidare le quote dei soci nei casi di recesso, esclusione e morte, disciplinati dallo statuto. Conformemente alle disposizioni dell’articolo 28 del Regolamento De-legato (UE) n. 241/2014, l’importo autorizzato è portato in deduzione dei fondi propri, anche prima che abbiano luogo gli effettivi rimborsi, dunque per un ammontare, al 31 dicembre 2016, pari a 15 mila euro.

Tutto ciò premesso, la Banca presenta: un rapporto tra capitale primario di classe 1 ed attività di ri-schio ponderate (CET 1 ratio) pari al 16,37% (15,15% al 31.12.2015) e superiore al limite del 4,50%; un rapporto tra capitale di classe 1 ed attività di rischio ponderate (Tier 1 ratio) pari al 16,37% (15,15% al 31.12.2015) e superiore al limite del 6,00%; un rapporto tra capitale totale ed attività di rischio ponde-rate (Total Capital ratio) pari al 16,37% (15,15% al 31.12.2015) e superiore rispetto al requisito minimo dell’8,00%.

Il miglioramento dei ratios patrimoniali rispetto all’esercizio precedente è da attribuirsi, oltre che alla già citata flessione delle attività di rischio ponderate, all’incremento dei fondi propri a seguito, princi-palmente, della destinazione dell’utile di esercizio.

Si evidenzia che, a partire dalla data del 31 dicembre 2015, la Banca è tenuta al rispetto di coefficienti di capitale aggiuntivi rispetto ai limiti regolamentari ex art. 92 del CRR imposti dalla Banca d’Italia ad esito del processo SREP 2015, come di seguito evidenziato:

coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari al 7,00%, composto da una misura vincolante del 5,10% (di cui 4,50% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,60% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conser-vazione del capitale;

coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 8,50%, composto da una misura vincolante del 6,90% (di cui 6,00% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,90% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 10,50%, composto da una misura vincolante del 9,20% (di cui 8,00% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,20% a fronte dei requisiti aggiuntivi ad esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale.

La consistenza dei fondi propri al 31 dicembre 2016 risulta pienamente capiente su tutti e tre i livelli vin-colanti di capitale rappresentati. Risulta, inoltre, pienamente rispettato il requisito combinato di riserva di capitale.

La Banca d’Italia con l’emanazione, nel mese di ottobre 2016, del 18° aggiornamento alla Circolare 285/2013, ha ricondotto, a far data dal 1° gennaio 2017, la disciplina transitoria della riserva di capitale a quanto previsto, in via ordinaria, dalla CRD IV.

Come evidenziato nella Comunicazione di decisione sul capitale a esito dello SREP 2016 ricevuta lo scorso 20 marzo 2017, il nuovo requisito patrimoniale basato sul profilo di rischio della Banca applicabile nel 2017 si comporrà dei requisiti di capitale vincolanti (costituiti dalla somma dei requisiti minimi ex art.

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92 del CRR e dei requisiti vincolanti aggiuntivi determinati ad esito dello SREP), e della misura piena (ovvero, non “assorbita” nei requisiti vincolanti aggiuntivi) del requisito di riserva di conservazione del capitale applicabile alla luce della disciplina transitoria.

In particolare, sulla base di quanto riportato nella comunicazione già citata la Banca sarà tenuta, a de-correre dal 21 marzo 2017, fermi i requisiti di capitale minimi ex art. 92 del CRR, al rispetto dei seguenti requisiti di capitale corrispondenti agli overall capital requirement (OCR) ratio come definiti nelle Linee Guida EBA 2014/13:

5,95% con riferimento al CET 1 ratio, composto da una misura vincolante del 4,70% (di cui 4,50% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,20% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

7,55% con riferimento al Tier 1 ratio, composto da una misura vincolante del 6,30% (di cui 6,00% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,30% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

9,65% con riferimento al Total Capital ratio, composto da una misura vincolante del 8,40% (di cui 8,00% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,40% a fronte dei requisiti aggiuntivi determina-ti a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale.

In caso di riduzione di uno dei ratio patrimoniali al di sotto dell’OCR ratio, ma al di sopra della misura vincolante, occorrerà procedere all’avvio delle misure di conservazione del capitale; qualora uno dei ratio dovesse scendere al di sotto della misura vincolante occorrerà tempestivamente dare corso a inizia-tive atte al rispristino immediato del ratio su valori superiori al limite vincolante.

■ I risultati economici del periodo 2016.

Il margine di interesse.

Il margine di interesse nel 2016 dimostra una sostanziale tenuta, con un dato finale di incremento dell’1,89% rispetto alla fine dell’esercizio precedente, pari in valore assoluto a 118 mila euro.

Al marcato calo di redditività da interessi attivi pari a 1,1 milioni di euro la Banca ha fatto fronte con una contrazione di 1,3 milioni di euro negli interessi passivi, con un conseguente marginale miglioramento sotto il profilo economico.

Il risultato finale deriva da una correlazione di più fattori: incremento di volumi dell’attività creditizia; riduzione del costo della raccolta; calo della redditività del portafoglio titoli; finanziamenti per il tramite del pool di collateral su Iccrea Banca spa a tassi negativi.

Margine di interesse / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Interessi attivi e proventi assimilati 8.996 10.144 -1.148 -11,32

Interessi passivi e oneri assimilati (2.627) (3.893) -1.266 -32,52

Totale 6.369 6.251 +118 +1,89

Il margine di intermediazione.

Nel 2016 si rileva un risultato soddisfacente nelle commissioni nette, sostenute da un incremento del 3,92% di quelle attive, pari a 120 mila euro, con un contemporaneo contenimento di quelle passive, diminuite del 7,86%, dunque di 29 mila euro.

Al contributo positivo delle commissioni si contrappone un risultato da negoziazione in netta flessione rispetto al 2015, con un valore complessivo che scende da 4,1 milioni di euro a 2,7 milioni di euro. La flessione è da leggersi alla luce dell’andamento dei mercati, per quanto gli stessi abbiano ancora rappre-sentato una situazione del tutto eccezionale anche nell’esercizio appena concluso.

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In conseguenza di quanto sopra si registra nel 2016 una riduzione del margine di intermediazione di 1,3 milioni di euro, corrispondente in termini percentuali al 9,92%.

L’incidenza del margine di interesse sul margine di intermediazione nel 2016 si attesta al 53,59%, rispet-to al 47,38% del 2015.

Margine di intermediazione / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Margine di interesse 6.369 6.251 +118 +1,89

Commissioni attive

Commissioni passive

3.181

(340)

3.061

(369)

+120

-29

+3,92

-7,86

Commissione nette 2.841 2.692 +149 +5,53

Dividendi e proventi simili

Risultato netto dell’attività di negoziazione

Utili (perdite) da cessione/riacquisto di:

a) crediti

b) attività disponibili per la vendita

d) passività finanziarie

Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value

39

(38)

2.674

0

2.662

12

0

33

60

4.117

99

4.000

18

41

+6

-98

-1.443

-99

-1.338

-6

-41

+18,18

-163,33

-35,05

-100,00

-33,45

-33,33

-100,00

Totale 11.885 13.194 -1.309 -9,92

Il risultato netto della gestione finanziaria.

Le rettifiche di valore per complessivi 3,1 milioni di euro sono state generate da:

svalutazioni delle posizioni a sofferenza, con 3,2 milioni di euro derivanti da nuove posizioni, da ul-teriori svalutazioni di posizioni già in essere o da rettifiche da “time value”;

rettifiche di valore collettive per 0,6 milioni di euro;riprese di valore riferite a ripristini di interessi da attualizzazioni ed incassi per 0,7 milioni di euro;partecipazione, per la quota di pertinenza, ad interventi deliberati dal Fondo di Garanzia dei Depo-

sitanti del Credito Cooperativo, per 33 mila euro;crediti stralciati per 7 mila euro.

Risultato netto della gestione finanziaria / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Margine di intermediazione 11.885 13.194 -1.309 -9,92

Rettifiche/riprese di valore per deterioramento di:

a) crediti

b) attività finanziarie disponibili per la vendita

d) altre operazioni finanziarie

(3.067)

(3.041)

7

(33)

(4.153)

(3.525)

(335)

(293)

-1.086

-484

+342

-260

+26,13

+13,73

+102,09

+88,74

Totale 8.818 9.041 -223 -2,47

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Gli oneri operativi.

Costi operativi / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Spese amministrative (7.912) (7.847) +65 +0,83

a) spese per il personale

b) altre spese amministrative

(4.407)

(3.505)

(4.416)

(3.431)

-9

+74

-0,20

+2,16

Rettifiche/riprese di valore su attività materiali (164) (182) -18 -9,89

Rettifiche/riprese di valore su attività immateriali (5) (3) +2 +66,67

Altri oneri/proventi di gestione 1.247 1.051 +196 +18,65

Totale (6.834) (6.981) -147 -2,10

I costi operativi a fine 2016 rappresentano il 107,30% del margine di interesse ed il 57,50% del margine di intermediazione (rispettivamente il 111,68% ed il 52,91% nel 2015).

Le spese del personale e le altre spese amministrative sono così suddivise:

Spese per il personale / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Salari e stipendi

Oneri sociali

(2.890)

(726)

(2.953)

(745)

-63

-19

-2,13

-2,55

Altri oneri del personale (791) (718) +73 +10,17

Totale (4.407) (4.416) -9 -0,20

Altre spese amministrative / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Spese di manutenzione e fitti passivi (222) (204) +18 +8,82

Spese per servizi professionali (314) (189) +125 +66,14

Spese di pubblicità e rappresentanza

Spese di trasporto e vigilanza

Premi Assicurativi

Spese generali

Imposte e tasse

(226)

(34)

(78)

(1.510)

(1.121)

(248)

(31)

(78)

(1.481)

(1.201)

-22

+3

0

+29

-80

-8,87

+9,68

0

+1,96

-6,66

Totale (3.505) (3.432) +73 +2,13

L’utile di periodo.

L’utile dell’operatività corrente al lordo delle imposte si colloca a 1,982 milioni di euro, valore in lieve diminuzione rispetto al risultato conseguito nel 2015 pari a 2,054 milioni di euro.

Le imposte sul reddito incidono, nel 2016, per 269 mila euro, in diminuzione rispetto ai 394 mila euro del periodo di imposta precedente. Sulla determinazione del carico fiscale ha inciso il compimento, nel corso dell’esercizio, della riforma della disciplina fiscale concernente le rettifiche di valore su crediti verso la clientela iscritti in bilancio, con una deducibilità ora integrale ai fini IRES e IRAP e peraltro con un regi-me transitorio per le rettifiche di valore pregresse volto ad assicurarne, secondo prestabilite percentuali annue, la piena rilevanza fiscale entro il 2025.

Il minor carico fiscale ha generato un utile netto pari a 1,713 milioni di euro, in marginale crescita rispet-to al risultato 2015 di 1,660 milioni di euro, con un aumento in termini percentuali del 3,19%.

Il risultato economico dell’esercizio trascorso, letto soprattutto alla luce del perdurante e difficile conte-sto economico, delle difficoltà del sistema bancario e degli interventi economicamente rilevanti a cui la Banca è stata chiamata a sostegno di casi problematici all’interno ed all’esterno della categoria, permet-te ancora una volta di esprimere un giudizio soddisfacente.

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Utile di periodo / 000 31.12.2016 31.12.2015 Var. ass. Var. %

Utile/perdita dell’operatività corrente al lordo delle imposte 1.982 2.054 -72 -3,50

Imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente (269) (394) -125 -31,72

Utile/perdita dell’operatività corrente al netto delle imposte 1.713 1.660 +53 +3,19

■ Indici patrimoniali, economici, finanziari e di produttività.

Nella tabella sottostante vengono riepilogati i principali indicatori patrimoniali, economici, finanziari e di produttività della Banca.

Indici Patrimoniali 2016 2015

Patrimonio netto/impieghi lordi 15,27% 16,32%

Patrimonio netto/raccolta diretta da clientela 11,72% 11,94%

Indici di solvibilità 2016 2015

Patrimonio netto/Crediti netti a clientela 16,47% 17,51%

Impieghi/Depositi 71,15% 68,21%

Indici di Rischiosità del Credito 2016 2015

Crediti netti in sofferenza/Crediti netti vs. clientela 3,24% 3,87%

Crediti netti inad. probabili/Crediti netti vs. clientela 2,02% 1,91%

Crediti netti in sofferenza/Patrimonio netto 19,68% 22,12%

Indici di Redditività 2016 2015

Margine di interesse/Margine di intermediazione 53,59% 47,38%

Margine dei servizi/Margine di intermediazione 23,90% 20,40%

Costi operativi/Margine di interesse 107,30% 111,68%

Costi operativi/Margine di intermediazione 57,50% 52,91%Indici di Produttività 2016 2015

Impieghi a clientela/Numero dipendenti /000 € 4.614 € 4.401

Raccolta diretta da clientela/Numero dipendenti /000 € 6.485 € 6.452

Spese per il personale/Margine di intermediazione 37,08% 33,47%

Risultato lordo di gestione/Patrimonio netto 4,42% 4,59%

Costi operativi/Totale attivo 1,32% 1,32%

3. La struttura operativa.

Al 31.12.2016 la Cassa Rurale ed Artigiana di Boves Banca di Credito Cooperativo serve il proprio terri-torio di competenza con la sede centrale di Boves e con le filiali di Boves, Borgo San Giuseppe (frazione di Cuneo), Cuneo, Peveragno, Fontanelle (frazione di Boves), Borgo San Dalmazzo, Beguda (frazione di Borgo San Dalmazzo), Madonna dell’Olmo (frazione di Cuneo) e Roccavione.

In sinergia con i servizi offerti dalle filiali, la rete di sportelli automatici a.t.m. ammontano a 11 unità (11 nel 2015), mentre i p.o.s., a dicembre 2016, contano 372 installazioni (379 nel 2015), con un leggero decremento del 1,85% rispetto all’esercizio precedente.

Per quanto riguarda la banca on line, inoltre, i contratti di internet banking sommano, a fine esercizio, a 4.711 (3.971 nel 2015), in aumento del 18,63% rispetto all’esercizio precedente, permettendo di gestire più di 8.402 rapporti (7.310 nel 2015), con un delta positivo del 14,94%.

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Una particolare cura ed attenzione viene costantemente dedicata all’aggiornamento e sviluppo del sito internet, nella consapevolezza della sua importanza quale strumento operativo e di informazione, dun-que di relazione con la clientela effettiva e potenziale. Nel 2016 sono stati oltre 22 mila i contatti regi-strati, in linea con il 2015. Nel corso dell’esercizio sono state condotte una serie di attività di restyling del sito, che hanno condotto alla messa on line di una nuova versione, maggiormente performante, più accattivante, in linea con le attuali tendenze ed aspettative del pubblico esterno, nonché in grado di assicurare rigorosi requisiti di sicurezza informatica e fornire un livello di protezione conforme ai rischi da fronteggiare.

La Banca a fine esercizio gestisce n. 7 enti di tesoreria (n. 6 enti nel 2015).

L’organico della Banca al 31.12.2016 risulta composto da n. 54 risorse assunte con contratto di lavoro a tempo indeterminato, nel cui ambito si registrano n. 3 part-time, e da n. 5 risorse con contratto di ap-prendistato di durata triennale.

Nella composizione dell’organico vengono costantemente ottemperati gli obblighi di legge riguardo al collocamento obbligatorio.

Nelle tabelle che seguono, la ripartizione del personale sulla base del sesso, dell’età e della qualifica.

Sesso 2016 2015

Maschi 39 38

Femmine 20 20

Totale 59 58

Età 2016 2015

anni 20–30 10 10

anni 30-40 14 14

anni 40-50 20 20

anni 50-60 14 13

anni oltre 60 1 1

Totale 59 58

Qualifica 2016 2015

Dirigenti 2 2

Quadri Direttivi 13 13

Impiegati 44 43

Totale 59 58

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Nell’ambito della struttura organizzativa si sono registrate le seguenti variazioni di rilievo:

Per rendere più performante il modello organizzativo aziendale, è stato necessario prevedere formal-mente nuove Unità Organizzative, affidate a personale recante i necessari requisiti professionali, nonché prevedere talune modifiche rispetto a nomine e configurazioni di compiti specifici già formalizzate in precedenza dalla Banca. Nel particolare:

Responsabile interno della Funzione Compliance. Ai fini di una più funzionale struttura dei controlli interni e di una più sviluppata suddivisione di compiti e funzioni in aderenza alle Disposizioni sul Sistema dei Controlli Interni, verificato il possesso di requisiti di professionalità adeguati e consoni al ruolo tali da assicurare l’eventuale re-internalizzazione, in caso di necessità, del complesso delle attività della Funzione Compliance, è stato individuato un nuovo Responsabile.

Responsabile Reclami. Si è reputato opportuno affidare la Responsabilità dell’Ufficio Reclami al Re-sponsabile interno della Funzione Compliance, considerato l’attinenza della materia e la necessità di assicurare la trattazione e la gestione dei reclami in modo conforme a quanto disposto dalle nor-mative interne ed esterne. In tal modo si mantiene altresì indipendenza e autonomia rispetto alle Funzioni della Banca preposte alla commercializzazione dei servizi.

Referente Anti Usura. Il Referente Anti Usura sovraintende l’intero processo di contrasto all’usura, coordinando l’attività delle altre Funzioni aziendali a vario titolo interessate nel processo, ed effettua attività di presidio del rischio specifico. Sempre ai fini di una più funzionale struttura dei controlli interni e di una più sviluppata suddivisione di compiti e funzioni in aderenza alle Disposizioni sul Sistema dei Controlli Interni, verificato il possesso di requisiti di professionalità adeguati e consoni al ruolo, è stato individuato un nuovo Referente Anti Usura.

Di seguito l’Organigramma aziendale:

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Responsabile interno trattamento dati personali. Nell’ambito del più ampio progetto di riorganizza-zione e razionalizzazione è stato individuato anche un nuovo Responsabile interno trattamento dati personali.

Legale. L’Unità Organizzativa in questione ha il compito di garantire assistenza e consulenza legale, rivolta all’intera struttura della Banca, sia in prima persona che avvalendosi, ove necessario, della collaborazione di legali esterni. La Funzione provvede anche alla gestione delle posizioni creditorie classificate a sofferenza ed alle connesse attività di recupero del credito in collaborazione con il Re-sponsabile Area Crediti. In tale ambito sono state assegnate le responsabilità ad una specifica risorsa (dottore in legge e avvocato).

Organizzazione. L’Unità Organizzativa è responsabile della normativa interna della Banca. Effettua una costante verifica della coerenza tra le variabili di contesto (istituzionali, individuali, sociali, tecni-che) e le variabili organizzative (struttura, meccanismi operativi, potere organizzativo) adottate dalla Banca. A tal proposito ricerca le migliori combinazioni di efficienza ed efficacia per tutti i processi operativi e produttivi aziendali, in linea con la pianificazione strategica e gli obiettivi della Banca. La risorsa responsabile è stata individuata sulla base dell’esperienza acquisita negli anni e la approfon-dita conoscenza trasversale delle attività e dei processi della Banca.

Referente Funzioni Operative Importanti (FOI). Il Referente Funzioni Operative Importanti (FOI) ha la responsabilità in ordine al monitoraggio nel continuo delle attività svolte dal fornitore, che si esplica, prevalentemente, attraverso la verifica dei livelli di servizio concordati, in stretto raccordo con le Fun-zioni Operative aziendali coinvolte e la Funzione di Revisione Interna, nonché della predisposizione dell’informativa verso gli Organi Aziendali e le Funzioni di Controllo circa l’andamento delle Funzioni Esternalizzate. Il compito è stato assegnato al Responsabile Organizzazione.

Controllo di Gestione. L’Unità Organizzativa mantiene, alimenta ed aggiorna il sistema di reporting direzionale, fornendo tutte le analisi necessarie ad interpretare l’andamento gestionale della Banca. È, inoltre, responsabile della coerenza del sistema di obiettivi di medio e breve periodo. Di fatto, si è trattato di formalizzare un’attività ormai consolidata in Banca.

Tecnologie e Sistemi Informativi. L’Unità Organizzativa presidia il sistema informativo e coordina tut-te le problematiche ad esso connesse, rappresentando il trait d’union di tutte le Unità Organizzative con le strutture centrali e con l’outsourcer informatico. Presidia il mondo hardware/software, le tec-nologie elaborative ed applicative di supporto, le reti (interne ed esterne) di trasmissione dati. Anche in questo caso si è trattato di una conferma in capo a colui che già ricopriva il ruolo di Responsabile Sistemi Informatici.

Data Owner e Utente Responsabile. In stretta connessione al punto precedente ed in considerazione dell’esperienza professionale acquisita in materia, l’incarico è stato affidato al Responsabile Tecnolo-gie e Sistemi Informativi.

In corso d’anno si è, inoltre, registrata l’assunzione, con contratto di apprendistato della durata di tre anni, di una figura professionale da adibire a mansioni di sportello e retrosportello.

La Banca ha continuato nell’offerta di esperienze formative ai giovani del territorio, provenienti dalle Scuole Superiori e dall’Università, tramite l’attivazione di tirocini curriculari finalizzati a realizzare un primo orientamento nel mondo del lavoro e l’elaborazione di tesi di laurea, talvolta su tematiche ban-carie.

Referente Interno della Funzione di Internal Audit. Il rispetto dei principi di indipendenza e separatezza sanciti dalle Disposizioni di Vigilanza, anche tenuto conto della possibile configurazione di conflitti di interesse, richiede che il ruolo di Referente Interno della Funzione di Internal Audit sia attribuito ad un soggetto diverso da quello che ricopre il ruolo di Responsabile Interno di Funzioni Aziendali di Controllo

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di secondo livello. Le Disposizioni prevedono che il ruolo possa essere affidato ad un Amministratore, anche alla luce dell’utilità che tale attribuzione può assumere nell’agevolare la crescita della cultura dei controlli negli organi amministrativi ed al fine di un’efficace ed efficiente dialettica delle Funzioni Aziendali di Controllo con gli Organi Aziendali, nella prospettiva della necessaria riconduzione anche delle Funzioni di secondo livello in diretta subordinazione gerarchico-funzionale al Consiglio di Ammini-strazione. Nel corso dell’esercizio la Banca ha individuato in un Amministratore di esperienza il suddetto ruolo, in virtù anche del suo percorso e delle sue competenze professionali.

La crescita professionale del personale è uno degli aspetti caratterizzanti della politica gestionale della Banca. L’investimento sulla formazione interna è ritenuto fondamentale per diffondere nell’azienda le conoscenze, i principi e la filosofia della Banca. La formazione esterna, invece, è il veicolo attraverso il quale la Banca può innovare se stessa e la propria capacità di stare sul mercato, interpretare le esigenze e migliorare la relazione con la clientela, trovare soluzioni efficaci, rivisitare i servizi ed i prodotti pro-posti, aumentare l’efficienza. La formazione, inoltre, rappresenta un presidio sulla conoscenza delle normative, dei processi e delle tecniche di lavoro e, non in ultimo, costituisce un incontro tra i bisogni e le potenzialità dell’individuo e le necessità della Banca, abbracciando anche tematiche specifiche in relazione a precisi sentieri di carriera e percorsi motivazionali per la crescita della partecipazione e del-la condivisione alle strategie aziendali. Il piano di formazione prevede corsi organizzati dal personale specializzato della sede centrale, dalla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, dalla Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo - Casse Rurali ed Artigiane (Federcasse), dalla Servizi Bancari Associati Spa, da Accademia Bcc – scuola di formazione del Credito Cooperativo e dalle strutture cosiddette di secondo livello quali Cassa Centrale Banca e Iccrea Banca. L’attività formativa ha coinvolto il 100 per cento del personale dipendente, con oltre 3.000 ore di istruzione nel corso dell’anno.

Una risorsa ha frequentato nel corso del 2016 un Master di Specializzazione il cui programma formativo ha avuto ad obiettivo lo sviluppo delle conoscenze generali e delle capacità specifiche necessarie per gestire, con un elevato livello di competenza, le tematiche organizzative nella banca. Le due parole chia-ve che hanno qualificano il percorso sono state “sperimentazione” e “contestualizzazione”. Le attività formative sono state caratterizzate da un’impostazione didattica centrata sulla sperimentazione delle conoscenze, dove l’aula si è trasformata in laboratorio e la contestualizzazione nella realtà del Credito Cooperativo dei temi trattati è stata assicurata dalla profonda conoscenza del sistema da parte dei do-centi selezionati da Accademia Bcc.

Nel corso dell’esercizio un dipendente in possesso di capacità professionali ed esperienza adeguate per affrontare l’impegno ed assumersi le relative responsabilità, prima in ambito di formazione e poi nel lavoro quotidiano, ha frequentato un percorso di formazione avanzata in ambito di tutela della privacy, stante il nuovo impianto legislativo europeo che prevede la nomina di un Data Protection Officer (DPO), una figura professionale che deve controllare e coordinare l’attività di quanti, all’interno di un’azienda o di un ufficio, utilizzano i dati personali. Si tratta di una figura già prevista in alcune legislazioni euro-pee e che la proposta di regolamento europeo estende a tutti i Paesi, imponendola, tra l’altro, a quelle imprese, tra cui certamente le banche, in cui il trattamento di informazioni personali presenta profili di particolare rischio. Il dipendente ha ottenuto, previo esame di idoneità, la Certificazione di Data Protec-tion Officer (DPO) in conformità alla norma ISO/IEC 17024, nonché l’iscrizione al registro Bureau Veritas (Organismo Certificatore).

La Banca ha aderito ad una proposta di Accademia BCC, la quale ha messo a disposizione sulla propria piattaforma informatica un nuovo corso sulla trasparenza bancaria, aggiornato nei contenuti alle ulti-me novità in materia, innovato nella metodologia didattica e comprensivo di una valutazione iniziale e finale delle conoscenze. Di particolare evidenza il recepimento all’interno del corso delle novità in-trodotte dal D.Lgs. 20 aprile 2016 n. 72, che introduce nell’Ordinamento italiano la Direttiva 2014/17/UE c.d. Mortgage Credit Directive (MCD) in materia di contratti di credito immobiliare ai consumatori. Il percorso formativo ha promosso una conoscenza piena e consapevole delle finalità e dei principi di base della normativa sulla trasparenza e, soprattutto, ha consentito di approfondirne le ricadute operative.

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La Banca ha rinnovato, a favore di ciascun dipendente, l’abbonamento alla rivista di categoria “Credito Cooperativo”, nella consapevolezza che la conoscenza della propria identità è uno degli aspetti più vivi e qualificanti per lo sviluppo del movimento cooperativo e che per il proprio personale dipendente sia fondamentale prendere coscienza, studiare ed approfondire le tematiche della cooperazione di credito e dell’attività bancaria cooperativa e mutualistica.

Nel corso dell’esercizio il negoziato tra la Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo Casse Rurali ed Artigiane e le forze sindacali per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro non ha registrato avanzamenti degni di nota rispetto allo scorso anno. Il contesto macroeconomico non certo brillante si riflette sulla redditività delle banche e nel deterioramento della qualità degli attivi, con prospettive che continuano a rimanere molto difficili. La trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro si sviluppa peraltro in una fase decisiva e storica del riassetto complessivo del sistema creditizio e finanziario italiano. E questo vale ancor di più per le banche di credito cooperativo, impegnate nel più volte richiamato progetto di riforma del movimento che, nel condurre ad un modello di maggiore integrazione che consenta di superare i fattori di criticità del movimento, potrebbe comportare impatti qualitativi e quantitativi anche sull’organizzazione del lavoro. Il negoziato deve quindi rispondere agli interessi di carattere professionale e occupazionale dei lavoratori, ma nel contempo porre un occhio di riguardo alle esigenze di stabilità ed equilibrio delle banche, in modo tale da dare continuità al ruolo di sostegno all’economia reale del territorio di riferimento sino ad oggi svolto.

Nel corso del 2016 la Cassa ha confermato l’adozione di un sistema incentivante che, nel complesso del-le politiche adottate con riferimento alle risorse umane, attraverso processi efficaci, equi e trasparenti, favorisce, riconosce e premia le competenze professionali ed il loro sviluppo, richiedendo ai dipendenti di esercitare consapevolezza etica, scrupolo professionale e logica di condivisione, dunque di svolgere il proprio lavoro con la professionalità richiesta dalla natura dei compiti e delle funzioni esercitate. In sintesi, massimo impegno e serietà, morale e professionale, nel conseguimento degli obiettivi assegna-ti, contribuendo nel contempo alla diffusione della cultura aziendale, dunque del modo di “essere” e “fare” banca proprio della Cassa. Stante quanto sopra, il sistema incentivante non si basa esclusivamente su obiettivi commerciali, bensì è ispirato a criteri di correttezza nelle relazioni con la clientela, tutela e fidelizzazione della stessa, contenimento dei rischi legali e reputazionali, rispetto delle disposizioni di legge, regolamentari, di autodisciplina e di contrattazione, nonché dei codici di condotta e della carta dei valori di riferimento. La costruzione del sistema incentivante è in linea con le “Politiche di remunera-zione e incentivazione a favore dei componenti degli organi aziendali, dei dipendenti e dei collaboratori della Banca” deliberate dall’Assemblea dei Soci, nonché con le previsioni delle disposizioni di Vigilanza.

La Banca presidia costantemente i fattori attinenti la prevenzione e protezione rischi sull’ambiente di la-voro: tutto il personale affronta in argomento un’adeguata formazione in conformità a quanto previsto dall’accordo Stato/Regioni; viene periodicamente effettuata la valutazione per quanto attiene il rischio stress da lavoro correlato; vengono effettuate le visite mediche relativamente al rischio connesso con l’utilizzo dei videoterminali; in tutti i locali di lavoro è assolutamente rispettato il divieto di fumare; un adeguato numero di dipendenti frequenta i corsi di primo soccorso e/o di antincendio; con riferimento al rischio rapina, tutti gli sportelli sono dotati di casseforti cash-guardian e tutte le filiali di sistema di videosorveglianza, porte allarmate, bussole per controllare l’accesso dei clienti, sensori di rilevazione del movimento ove è presente un solo dipendente e periodicamente viene svolta attività formativa in mate-ria. Le visite periodiche condotte dal medico competente rilevano uno stato di benessere generalizzato tra i lavoratori

In corso d’anno è stato acquistato un pacchetto di formazione e-learning in materia di sicurezza sul la-voro dal titolo “Il Testo Unico e la sicurezza sul lavoro: Il lavoratore.”, al fine di consentire il necessario aggiornamento in materia a tutti i dipendenti. Tra gli obiettivi alla base dell’intervento: le caratteristiche dei luoghi di lavoro e delle attrezzature; le disposizioni previste dal TU sulla sicurezza per l’uso di attrez-zature munite di videoterminali; le disposizioni relative al primo soccorso; le disposizioni relative allo stress lavoro correlato; le caratteristiche dei modelli organizzativi per la sicurezza.

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4. Attività organizzative, di ricerca e di sviluppo.

Si evidenziano, di seguito, le principali attività e gli argomenti di maggior impatto che hanno caratteriz-zato l’esercizio 2016.

Modifiche statutarie. Il Consiglio di Amministrazione, nel corso del mese di marzo 2016, ha deliberato delle modifiche allo Statuto Sociale a norma dell’articolo 35 dello Statuto stesso, che prevede che è “at-tribuita al consiglio di amministrazione la competenza alle deliberazioni che apportino modificazioni dello statuto di mero adeguamento a disposizioni normative e che siano in conformità allo statuto tipo della categoria riconosciuto dalla Banca d’Italia.” Le variazioni statutarie si sono, infatti, rese necessarie a seguito di modifiche in alcuni ambiti normativi: le norme di vigilanza prudenziale della Banca d’Italia relative al governo societario ed al sistema dei controlli interni (Circolari Banca d’Italia n. 263/2006 e 285/2013); la normativa sul divieto di interlocking (Legge 214/2011); la normativa sulla revisione legale dei conti (D.Lgs. 39/2010). Le norme oggetto dell’intervento sono state le seguenti: art. 30 (Assemblea ordinaria); art. 32 (Composizione del consiglio di amministrazione); art. 35 (Poteri del consiglio di am-ministrazione); art. 40 (Presidente del consiglio di amministrazione); art. 42 (Composizione del collegio sindacale); art. 43 (Compiti e poteri del collegio sindacale); art. 44 (Revisione legale dei conti); art. 45 (Assunzione di obbligazioni da parte degli esponenti aziendali). Con comunicazione del 31 marzo 2016 la Banca d’Italia ha attestato che le suddette modifiche risultano conformi alle previsioni dello Statuto tipo delle Banche di Credito Cooperativo, esaminato dalla Banca d’Italia e ritenuto, in via preventiva e generale, non contrastante con le esigenze di sana e prudente gestione ai sensi dell’art. 56 del Testo Unico Bancario. Le suddette modifiche sono state portate all’attenzione dell’Assemblea dei Soci del 16 aprile 2016.

Legge 8 aprile 2016 n. 49, di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 14 febbraio 2016 n. 18. Disposizioni di Vigilanza per le banche – Circolare Banca d’Italia n. 285/2013 (19° aggiornamento). La Banca ha seguito con intensità, sia a livello nazionale in ambito Federcasse, che a livello locale all’inter-no della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, nonché insieme alle banche intenzionate a candidarsi al ruolo di Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo, lo sviluppo dei lavori che hanno condotto all’emanazione prima del Decreto Legge 14 febbraio 2016 n. 18, quindi della Legge 8 aprile 2016 n. 49 di conversione del citato decreto legge ed infine delle “Dispo-sizioni di Vigilanza per le banche” rilasciate dalla Banca d’Italia con il 19° aggiornamento della Circolare 285/2013. Nel corso dell’esercizio si sono susseguiti tanti appuntamenti, interni ed esterni alla Banca, di studio, analisi, confronto, organizzazione, scelte operative. La suddetta normativa ha in buona parte tenuto conto dell’impianto della proposta di autoriforma presentata dal Movimento, con in evidenza: il mantenimento del principio di autonomia e di mutualità delle singole bcc; il mantenimento in capo agli Organi sociali delle singole bcc, fatte salve alcune eccezioni in relazione alla situazione tecnica azien-dale, del potere di nominare i propri Organi sociali; la definizione di “patti di coesione” atti a regolare, secondo un principio di meritevolezza, il rapporto tra la bcc e la capogruppo; la previsione relativa al Fondo di sostegno promosso da Federcasse con l’obiettivo di favorire ed accompagnare processi di con-solidamento e concentrazione delle bcc. La Banca d’Italia è quindi intervenuta a normare la materia al fine di assicurare la sana e prudente gestione, la competitività e l’efficienza del gruppo bancario coope-rativo, nel rispetto della disciplina prudenziale applicabile e delle finalità mutualistiche. Le Disposizioni riguardano, tra l’altro, i requisiti minimi organizzativi e operativi della capogruppo, il contenuto minimo del contratto di coesione, le caratteristiche della garanzia in solido, il procedimento per la costituzione del gruppo e l’adesione al medesimo. Tra i punti all’ordine del giorno della prossima Assemblea dei Soci della Banca ve ne sarà uno dedicato proprio all’informativa sulla riforma del Credito Cooperativo, ai progetti di costituzione dei Gruppi Bancari Cooperativi e dunque alla deliberazione assembleare di intenzione di adesione ad un Gruppo, deliberazione propedeutica alla definiva adesione che sarà deli-berata, in uno con le necessarie modifiche statutarie, dall’Assemblea dei Soci in sessione straordinaria, presumibilmente nel corso del 2018.

Adesione al Fondo temporaneo ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2-bis della Legge 8 aprile 2016, n. 49. Nell’ambito delle misure urgenti concernenti la riforma della disciplina delle banche di credito

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cooperativo, di cui al D.L. 14 febbraio 2016 n. 18, convertito nella Legge 8 aprile 2016 n. 49, è stato previsto che, durante la fase di costituzione dei gruppi bancari cooperativi e fino alla data di adesione delle bcc ad un gruppo bancario cooperativo, gli obblighi di cui all’art. 33 comma 1 bis del D.Lgs. n. 385/1993, in forza al quale l’esercizio dell’attività bancaria in forma di bcc è condizionata all’adesione ad un gruppo bancario cooperativo, sono assolti dall’adesione della bcc stessa ad un Fondo Temporaneo promosso da Federcasse mediante strumento di natura privatistica. Gli elementi costitutivi di tale Fondo sono previsti dall’art. 2-bis introdotto dal menzionato D.L. n. 18/2016. Ad esito della costituzione del Fondo nel mese di maggio 2016, il Consiglio di Amministrazione della Banca ha posto in essere tutte le attività necessarie per formalizzare l’adesione al Fondo stesso, preso atto dei contenuti della riforma delle banche di credito cooperativo, nonchè del testo dello statuto e dell’atto costitutivo del Fondo, che opererà per un periodo di tempo limitato ed in piena autonomia decisionale come strumento mutualistico-assicurativo, con lo scopo di favorire processi di consolidamento e di concentrazione delle banche di credito cooperativo.

Pianificazione strategica. La Banca ha provveduto all’aggiornamento del Piano Strategico per il trien-nio 2017 - 2019, con un’attività che ha richiesto un importante impegno in termini di tempo e risorse dedicate, al fine di interpretare al meglio tutte le opportunità di azione. Tra le intenzioni, soprattutto la necessità di continuare ad affinare e qualificare il modello di intermediazione proprio della Banca, valorizzando la capacità di raccogliere e gestire l’informazione e la flessibilità organizzativa e sfruttando quanto mai una catena decisionale corta tra espressione delle esigenze della clientela e risposte operati-ve. In uno con la meticolosa attenzione ai numeri, è stata posta in primo piano l’intenzione di realizzare un vero e proprio “welfare bancario”, che si traduce in chiarezza, semplicità, assistenza, preparazione professionale e atteggiamento empatico, che ogni socio e cliente devono respirare quando entrano in una delle filiali della Banca. Un ruolo di primo piano è stato riservato agli aspetti considerati priorita-ri, nell’attuale contesto, per presentarsi all’appuntamento con il futuro Gruppo Bancario Cooperativo con tutte le carte in regola per poter consentire alla Banca di proseguire il cammino fedele alla propria mission e alla tradizione; tradizione non come sinonimo di sguardo fermo al passato, ma come capacità di mantenimento dei valori fondanti pur nella indispensabile innovazione. A guidare i “ragionamenti” sono state anche le considerazioni espresse dal Consiglio di Amministrazione nella relazione sulla ge-stione dell’esercizio 2015, “… la Banca sarà sempre di più chiamata a confrontarsi con un presente che impone di riconsiderare e riconfigurare modelli e prassi. La continua compressione dei margini e, ancora una volta, la cosiddetta alluvione normativa di una regolamentazione bancaria sempre più complessa e articolata rendono la “gestione denaro” insufficiente a garantire redditività prospettica. La ricerca di sostenibilità economica condurrà a concentrare gli sforzi non solo sull’ottimizzazione dei ritorni deri-vanti dall’intermediazione di capitali, ma anche e soprattutto sulla diversificazione dei proventi, con la ricerca di nuove e migliori contribuzioni da servizi. … Non si tratterà di adottare il modello della banca-supermercato, che offre a listino, accanto a mutui e conti correnti, beni e servizi più disparati, ma di valo-rizzare il luogo fisico di relazione tra banca e cliente per accompagnare le scelte della vita (l’investimento del risparmio, l’acquisto della casa, la protezione delle cose e delle persone care, la previdenza per sé ed i figli, la facilitazione delle transazioni commerciali e dei servizi di pagamento, …), con adeguata consu-lenza. Si tratterà di valorizzare, in una logica di partnership, le relazioni che i territori favoriscono, per potenziare l’offerta di soluzioni utili con positive ricadute anche in termini di business. Non si arresterà, e anzi di certo cresceranno, il numero ed il volume delle transazioni che verranno effettuate “in automa-tico” e “a distanza”. Ma ci sarà comunque una quota di operazioni che continueranno a richiedere la fi-sicità e la relazione. Si tratterà, dunque, di comporre, non di opporre, operatività tradizionale e virtuale. La diversificazione degli apporti reddituali, da perseguire investendo sulla produzione e distribuzione di servizi e prodotti ad alto valore aggiunto, necessita però di masse critiche sia dal lato della domanda che dell’offerta. Per la Cassa Rurale ed Artigiana di Boves la sinergia indotta dall’Autoriforma dovrà essere sfruttata come un’opportunità per questo necessario salto di qualità. Una strategia basata sulla riqualifi-cazione dell’offerta richiede poi investimenti e tempi adeguati. Per questo il Gruppo Cooperativo dovrà consentire un serio contenimento dei costi che consenta di veicolare risorse verso attività finalizzate a garantire il futuro. Il buon livello di patrimonializzazione, l’elevata fidelizzazione della clientela, le quo-te di mercato in continua crescita sulle piazze di competenza, la base sociale sempre in ascesa, le apprez-zate politiche di sostegno al territorio, gli indici di redditività e la produttività del personale dipendente

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sono tutti fattori che promettono bene.”. Nelle attività propedeutiche al rilascio del documento finale sono state analizzati i tratti salienti che hanno caratterizzato l’esercizio precedente, messi a confronto i numeri di preventivo con i consuntivi, analizzati gli scostamenti e, tenuto conto anche del contesto esterno, riposizionati gli obiettivi per il nuovo triennio, il tutto con la conferma della validità delle scelte strategiche di fondo che da sempre caratterizzano la Banca. Tutto il processo di pianificazione strategica è stato condotto in stretta relazione con la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospet-tica, vale a dire ci si è accertati di avere le munizioni prima di fare fuoco.

Regolamento Interno della Cassa Rurale ed Artigiana di Boves Banca di Credito Cooperativo. Aggior-namento organigramma e incarichi. Un’intensa attività lavorativa, che ha coinvolto tutti i settori della Banca, è stata condotta nel corso dell’esercizio con il fine di rendere più performante il modello orga-nizzativo aziendale e ha trovato formalizzazione in una versione aggiornata del documento recante il “Regolamento Interno”. Il documento definisce l’articolazione della struttura organizzativa e funziona-le della Banca e fissa le principali attribuzioni e responsabilità delle Unità Organizzative, regolandone il reciproco coordinamento e le necessarie interazioni, al fine di conseguire in modo unitario gli scopi sociali. Il Regolamento Interno ha poi trovato una concreta attuazione tramite le disposizioni contenute nei “Processi – Disposizioni attuative”, con l’intero set documentale che è stato reso disponibile a tutti i dipendenti su “Kadma”, piattaforma informatica che rappresenta il portale software, interno alla Banca, di governo e gestione dei fenomeni di tipo organizzativo e dunque consente la mappatura dei processi di lavoro e di tutta la normativa interna, agevolando le attività lavorative quotidiane a tutti i livelli e la compliance aziendale.

Attività di rischio e conflitti d’interesse nei confronti di soggetti collegati. La normativa di Vigilanza con-templa la disciplina in materia di attività di rischio e conflitti d’interesse nei confronti dei cosiddetti sog-getti collegati, con l’obiettivo di presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e alle altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. L’Autorità di Vigilanza dispone che le banche si dotino di un sistema di presidi incardinato su: 1) un idoneo modello di governance, fondato su una chiara definizione del ruolo e delle responsabilità degli Organi aziendali con riguardo alla gestione delle attività in materia di rischio e conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati; 2) la definizione di riferimenti dispositivi interni (limiti, politiche, procedure); in tale ambito: limiti prudenziali e livello di propensione al rischio; procedure deliberative, finalizzate a preservare la corretta allocazione delle risor-se ed a prevenire e gestire correttamente i potenziali conflitti di interesse, applicate a tutte le transazioni economiche, anche quelle che non generano attività di rischio; 3) adeguati processi e sistemi finalizzati all’identificazione e all’aggiornamento del perimetro dei soggetti collegati; 4) adeguate procedure per l’identificazione, la registrazione ed il reporting delle operazioni effettuate con soggetti collegati; 5) assetti organizzativi e sistema dei controlli interni atti ad assicurare il rispetto costante dei limiti e delle procedure deliberative con riguardo alle operazioni con soggetti collegati, nonché a prevenire e gestire correttamente i potenziali conflitti di interesse inerenti ogni rapporto intercorrente con soggetti colle-gati; le funzioni di controllo, in particolare, sono deputate a garantire la corretta misurazione e gestione dei rischi assunti verso soggetti collegati ed a verificare il corretto disegno e l’effettiva applicazione delle politiche interne; 6) l’adozione di un piano di formazione adeguato e di un efficace sistema di comuni-cazione, necessari presupposti per un atteggiamento responsabile e informato di ciascun collaboratore. La Banca aveva già deliberato, da ultimo nel mese di aprile 2013, le “Politiche in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati” e le relative “Procedure Deliberative in tema di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”. Seguito ulteriori attività di analisi condotte con la collaborazione della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, sulla base anche delle ulteriori indicazioni emerse nell’ambito del progetto nazionale di Categoria, nel corso dell’esercizio si è provveduto a rilasciare una versione aggior-nata dei suddetti documenti al fine di affinare i limiti prudenziali e le procedure deliberative applica-bili, rispettivamente, all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti dei soggetti collegati, e fondamentalmente per recepire una soglia di allerta, coerente con il Risk Appetite Framework, relativa all’assunzione di attività di rischio nei confronti di un singolo gruppo di soggetti

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collegati, nonchè per adeguare le definizioni normative in materia di ex Patrimonio di Vigilanza, ora Fondi Propri. La nuova versione delle “Procedure Deliberative in tema di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati” è stata sottoposta alla validazione dalla Funzione di Com-pliance, che ne ha verificato la rispondenza ai diversi profili rilevanti della disciplina in materia, e della Funzione Risk Management, che ha valutato la coerenza e la congruità dei parametri definiti con riguar-do all’identificazione delle diverse tipologie di operazioni al fine di determinare lo specifico iter delibe-rativo da seguire o accertare la presenza di eventuali casi di esenzione, nonché al giudizio del Collegio Sindacale e dell’Amministratore Indipendente, che hanno espresso parere favorevole. Il documento è stato quindi integrato, nell’ambito delle più ampie “Politiche in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”, con assetti organizzativi e controlli interni volti a indi-viduare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, accurato censimento dei soggetti collegati, monitoraggio dell’andamento delle relative esposizioni e del costante rispetto dei limiti, corretta e completa applicazione delle procedure deliberative previste. La documentazione è stata pubblicata sul sito internet della Banca e divulgata a tutto il personale dipendente, che peraltro ha affrontato adeguata formazione in materia.

Piano annuale delle attività delle Funzioni Internal Audit, Risk Management, Compliance e Antirici-claggio. Le Funzioni di controllo Internal Audit, Risk Management, Conformità e Antiriciclaggio hanno provveduto ad effettuare una pianificazione dell’attività da condurre, in modo da individuare priorità d’intervento sia in funzione degli esiti dei precedenti interventi che della pianificazione della loro at-tività di verifica. Le attività di Audit sono state pianificate a livello pluriennale sulla base di un sistema che tiene in considerazione, da un lato la rischiosità potenziale, gli interventi ed i risultati pregressi, le richieste/esigenze della Banca ed i vincoli normativi e dall’altro la necessità di completamento in un arco temporale triennale. Il documento di pianificazione della Funzione di Conformità compendia le attività finalizzate a rilevare e valutare l’adeguatezza dei presidi rispetto ai rischi di non conformità relativi al perimetro di norme applicabili alla Banca. La Funzione, in coerenza con quanto disposto dalle Dispo-sizioni di Vigilanza, opera secondo un approccio risk based. La Funzione Antiriciclaggio svolge attività finalizzate a consentire un’adeguata gestione ed un corretto monitoraggio del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo da parte della Banca. La pianificazione dell’attività di Risk Management si basa sul perimetro operativo di competenza della Funzione e tiene in considerazione i vincoli normativi (esterni ed interni), i principali rischi a cui la Banca risulta esposta, le eventuali indicazioni provenienti dagli Organi aziendali e le eventuali richieste delle Autorità di Vigilanza. Il Piano di lavoro è strutturato prevedendo sia attività di tipo strategico che di tipo operativo, continuative e “ad evento”.

Rischio Informatico. Sono stati definiti ed approvati il Rapporto sintetico adeguatezza e costi IT ed il Rapporto sintetico situazione del rischio informatico. Inoltre, si è dato corso all’autovalutazione richiesta dalla Banca d’Italia sullo stato di conformità agli Orientamenti EBA sulla Sicurezza dei Servizi di paga-mento via Internet, in stretto coordinamento e raccordo con il Centro Servizi informatici di riferimento.

Adozione delle Linee Guida per la richiesta e la redazione di pareri di conformità. Ai sensi della nor-mativa di Vigilanza, la Funzione di Conformità alle norme presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutte le disposizioni applicabili alle banche. Gli Organi di Vertice, nella stesura delle strategie e nella pianificazione delle attività commerciali, non-ché in occasione della predisposizione di prodotti/servizi nuovi o innovativi, devono beneficiare delle osservazioni della Compliance in tema di impatto sul rischio di non conformità e sui rischi operativi e reputazionali che potrebbe conseguire dalle loro scelte, decisioni, iniziative. La Funzione di Conformi-tà, nel contempo, deve collaborare con le altre Funzioni presenti in azienda allo scopo di sviluppare le proprie metodologie di gestione del rischio in modo coerente con le strategie e l’operatività aziendale, disegnando processi conformi alla normativa e prestando ausilio consultivo. La Banca in argomento ha definito le Linee Guida volte a descrivere il processo di richiesta/redazione di pareri di conformità, enu-cleando i principali punti di attenzione che il Responsabile della Funzione di Conformità è tenuto ad analizzare nella propria valutazione ex ante, disciplinando aspetti quali il perimetro di riferimento, gli attori, le modalità di richiesta, rilascio ed utilizzo del parere di conformità, le tempistiche e la valenza, gli elementi di attenzione nella valutazione della conformità.

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Aggiornamento regolamentazione interna in materia di trasparenza e reclami. Nel corso dell’esercizio la Banca ha provveduto ad adeguare la “Policy e Procedura interna per la gestione dei reclami”, volta a descrivere gli adempimenti indispensabili che la Banca deve adottare per gestire in modo efficace la situazione complessiva dei reclami ricevuti. L’aggiornamento è stato reso necessario a seguito del: Re-golamento di attuazione dell’art. 2, commi 5-bis e 5-ter, del D.Lgs. 8 ottobre 2007, n. 179, concernente l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF); Provvedimento IVASS n. 46 del 3 maggio 2016, recante modifiche al Regolamento Isvap n. 24 del 19 maggio 2008 ed inerente la gestione reclami da parte degli intermediari assicurativi; Comunicazione della Banca d’Italia del mese di marzo 2016, concernente l’or-ganizzazione ed il funzionamento degli Uffici reclami di Banche e intermediari finanziari, con le “buo-ne prassi” ivi identificate allo scopo di “innalzare il livello di conformità alla normativa di settore e la qualità del servizio reso alla clientela”. Gli interventi organizzativi hanno consentito anche di adeguarsi al dettato dell’IVASS che prevede altresì che gli intermediari iscritti nella sezione D possono utilizzare le strutture e i presidi organizzativi già esistenti per la gestione dei reclami relativi all’attività bancaria e finanziaria nel caso in cui siano idonee a garantire il rispetto delle disposizioni. Stante quanto sopra, la Banca, in considerazione dell’idoneità a tal fine del presidio organizzativo già esistente, ha deciso la nomina del Responsabile dell’Ufficio Reclami anche a Responsabile dei reclami in ambito di intermedia-zione assicurativa di competenza della Banca, inclusi quelli relativi ai comportamenti dei dipendenti e collaboratori.

Adesione all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF). Con la Delibera n. 19602 del 4 maggio 2016 la Consob ha istituito l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), destinato a sostituire la vigente “Camera di conciliazione e di arbitrato”, al quale sono tenute ad aderire, tra gli altri soggetti, le banche italiane. Gli obblighi in capo alle Banche a seguito dell’adesione all’ACF possono essere così riassunti: fornire agli investitori informazioni circa le funzioni dell’ACF; assicurare che i reclami ricevuti vengano valutati anche alla luce degli orientamenti desumibili dalle decisioni assunte dall’ACF e che, in caso di mancato accoglimento, anche parziale, dei reclami stessi, all’investitore vengano fornite adeguate infor-mazioni circa i modi e i tempi per la presentazione del ricorso all’ACF stesso; rendere disponibile, sulla home page del sito internet, il collegamento ipertestuale al sito dell’ACF. La Banca ha dunque formaliz-zato l’adesione all’ACF e posto in essere tutte le attività organizzative che hanno condotto: all’aggiorna-mento dell’informativa nei confronti della clientela in modo che la stessa sia informata circa l’adesione della Banca all’ACF, le funzioni svolte da tale Organo e i diritti riconosciuti all’investitore; all’adeguamen-to delle procedure interne in materia di gestione dei reclami nella misura in cui le stesse disciplinino la fase di ricorso presso la Camera di conciliazione e di arbitrato, oggi sostituita dall’ACF; alle modifiche al sito internet della Banca per conformarsi a quanto previsto dal Regolamento in materia.

Contratto di outsourcing per la fornitura di servizi con la Servizi Bancari Associati S.p.a. di Cuneo. La Banca ha riservato particolare attenzione all’aggiornamento del contratto di outsourcing per la fornitu-ra di servizi informatici-bancari già in essere con la Servizi Bancari Associati S.p.a. di Cuneo. L’attività è stata condotta alla luce delle nuove previsioni della Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia, che intro-duce nuovi obblighi a carico delle banche con riferimento alle esternalizzazioni relative a Funzioni Ope-rative rientranti nella nozione di “Importanti”, sia in merito alla valutazione che in merito ai contenuti contrattuali. Pur non trattandosi di una nuova esternalizzazione, in considerazione dell’importanza dei servizi esternalizzati, la Banca ha ritenuto opportuno un importante investimento, in termini temporali e di risorse coinvolte, ai fini di un’attenta valutazione del fornitore e dei servizi offerti, con particolare riferimento: agli obiettivi dell’esternalizzazione; al perimetro delle attività da esternalizzare; al contesto legale e regolamentare; agli impatti organizzativi; alla mitigazione dei rischi sottesi; all’affidabilità del fornitore; al sistema dei controlli; ai contenuti della documentazione contrattuale.

Esternalizzazione servizio di conservazione documentale. In considerazione della considerevole quanti-tà di documentazione cartacea trattata, del bisogno di disporre in modo più performante di tutto quan-to archiviato e della necessità di un sempre maggior presidio del rischio di perdita dei documenti stessi, la Banca ha deliberato di procedere con l’esternalizzazione del servizio per la gestione e conservazione della documentazione bancaria, attività peraltro correlata al servizio di apposizione della firma digitale e della marcatura temporale su contratti, anch’esso conferito all’esterno in corso d’anno a seguito della

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decisione della società Poste Italiane di sospendere il servizio di apposizione della data certa. La necessità di trovare una soluzione connessa all’apposizione della data certa ha condotto la Banca ad ampliare lo spettro di analisi e prendere dunque in considerazione l’adozione del processo di dematerializzazione di tutta la documentazione. In tale ambito il processo svolto da un Service a ciò deputato può essere così sintetizzato: Verifica/controllo del documento - digitalizzazione + apposizione firma digitale e marca temporale ove necessarie - archiviazione ottica sul sistema informativo della Banca - archiviazione fisica. I criteri di cui si è tenuto conto nella scelta del fornitore sono sintetizzabili nei seguenti punti: obiettivi dell’esternalizzazione; perimetro delle attività da esternalizzare; contesto legale e regolamentare; im-patti organizzativi; risk assessment; affidabilità del fornitore; sistema dei controlli; contenuti rilevanti previsti nella documentazione contrattuale. Le Funzioni di Risk Management e Compliance sono state coinvolte nel processo decisionale ai sensi della Circolare di Banca d’Italia n. 285 del 2013, Titolo IV, Ca-pitolo 3 – Sezione IV e la loro attività ha trovato formalizzazione nel documento recante “Valutazione per l’autorizzazione preventiva all’esternalizzazione di funzioni operative importanti (FOI): Servizi per la gestione e conservazione della documentazione” dal quale è emerso un esito positivo. Trattandosi di nuova esternalizzazione di un servizio (gestione e conservazione della documentazione) ricompreso nell’alveo delle Funzioni Operative Importanti, è stata effettuata la prescritta comunicazione preventiva alla Banca d’Italia nei termini delle Disposizioni, ottenendo il relativo nulla osta.

Regolamento di gestione delle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR). Il divario tra il livello di rischio effettivamente assunto dagli Intermediari e la percezione dello stesso da parte degli Organi decisionali è, secondo la Vigilanza, uno degli elementi di debolezza nella gestione dei rischi delle banche. Una del-le ragioni di tale divario è da ricondursi all’insufficiente coinvolgimento, soprattutto in passato, della Funzione di Risk Management rispetto all’elaborazione di decisioni strategiche che hanno determinato modifiche rilevanti nell’operatività delle banche. La Banca d’Italia ha quindi in argomento adottato dei correttivi ed ora le relative Disposizioni disciplinano che: l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica definisce e approva i criteri per individuare le operazioni di maggiore rilievo da sottoporre al vaglio preventivo della funzione di controllo dei rischi; l’Organo con Funzione di Gestione esamina le operazioni di maggior rilievo oggetto di parere negativo da parte della Funzione di Controllo dei Rischi e, se del caso, le autorizza informando l’Organo con Funzione di Supervisione Strategica e l’Organo con Funzione di Controllo; la Funzione di Controllo dei Rischi dà pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle operazioni di maggiore rilievo, eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell’operazio-ne, il parere di altre Funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi. Le Operazioni di Maggior Ri-lievo sono quelle che per dimensione unitaria, tipologia o complessità possono determinare un impatto significativo sull’operatività della Banca e sulla sua stabilità nel tempo, in termini di valore prospettico delle attività, di rischi e di perdite potenziali. La Banca ha dunque posto in essere le attività necessarie per giungere alla formalizzazione di un “Regolamento di gestione delle Operazioni di Maggior Rilievo (OMR)”, attraverso il quale si è provveduto: alla definizione dei criteri di identificazione delle Operazioni di Maggior Rilievo; all’attribuzione dei ruoli e delle responsabilità degli Organi aziendali e delle Funzioni coinvolte nel processo; alla descrizione delle fasi che conducono all’elaborazione del parere preventivo sulle suddette operazioni da parte della Funzione di Risk Management; alla definizione dei principali flussi informativi tra la Funzione di Risk Management e le altre Unità Organizzative a vario titolo coin-volte in argomento.

Aggiornamento Policy Liquidità. Tenuto conto delle indicazioni fornite dall’EBA nell’ambito della pre-disposizione dei processi interni di valutazione dei rischi che impattano sulla liquidità e sul funding, si è resa necessaria una rivisitazione della Policy Liquidità, con il recepimento del disposto normativo in materia che ha introdotto i seguenti due nuovi requisiti minimi per gli intermediari: Liquidity Covera-ge Ratio (LCR), volto ad assicurare che le banche mantengano un livello adeguato di attività liquide di elevata qualità non vincolate, che possano essere facilmente e immediatamente convertite in contanti nei mercati privati, per soddisfare il fabbisogno di liquidità delle banche stesse nell’arco di 30 giorni di calendario in uno scenario di stress di liquidità; Net Stable Funding Ratio (NSFR), volto a promuovere un sistema bancario più solido prevedendo che le banche mantengano un profilo di provvista stabile in re-lazione alla composizione del loro attivo e delle loro operazioni fuori bilancio. La policy prevede: un mo-dello organizzativo, nel quale ruoli e responsabilità sono assegnati alle funzioni organizzative coinvolte,

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tenuto conto delle caratteristiche e delle complessità operative della Banca; le politiche di gestione della liquidità operativa (entro i dodici mesi) e strutturale (oltre i dodici mesi), con l’indicazione dei modelli e metriche utilizzati per la misurazione, la gestione ed il controllo del rischio di liquidità e funding, non-ché per l’esecuzione di stress test; il Contingency Funding and Recovery Plan (CFRP), che identifica gli indicatori di supporto all’individuazione di possibili situazioni di tensione (specifici o sistemici), descrive i processi organizzativi e gli interventi volti a ristabilire la condizione di normalità della gestione della liquidità e funding. La policy inoltre descrive i seguenti aspetti in merito alla gestione della liquidità ope-rativa, della liquidità strutturale e del funding: individuazione di compiti e responsabilità da assegnare alle funzioni aziendali coinvolte nel processo di gestione della liquidità; definizione dei processi opera-tivi legati allo svolgimento delle attività; determinazione degli strumenti di misurazione, monitoraggio e controllo; definizione di limiti giornalieri per liquidità e funding. Nel contempo la Banca si è dotata di una strumentazione che consente la determinazione su base settimanale dell’indicatore regolamentare di liquidità (LCR) e di una procedura che permette di ottenere mensilmente il coefficiente di incidenza delle attività vincolate sul totale attività (Asset Encumbrance Ratio - AER) e di incidenza delle attività stanziabili vincolate, secondo i criteri dell’Eurosistema, sul totale attività stanziabili.

Applicazione della disciplina in materia di servizi di investimento all’operatività delle Banche di Credi-to Cooperativo con la clientela su azioni proprie. In argomento la Banca ha predisposto una “scheda informativa” da fornire, unitamente all’ulteriore documentazione già in uso, ai potenziali soci in oc-casione della sottoscrizione delle quote sociali. Il valore nominale di un’azione della Cassa Rurale ed Artigiana di Boves è pari a € 2,58, cui si deve aggiungere un sovraprezzo di € 100,71, per un controva-lore complessivo di € 103,29. Ogni socio è, inoltre, titolare di una sola quota. Pur nella consapevolezza che la cifra di € 103,29 è ben distante dal concetto di investimento, considerato che la trasparenza è da sempre un valore di riferimento cui la Banca guarda nella costruzione del rapporto con i propri clienti, il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la consegna della “scheda informativa” ad ogni nuovo socio.

Politica per il contrasto al Market Abuse. Linee Guida per la prevenzione e la gestione degli abusi di mercato. Sono state adottate delle Linee Guida, di interesse per tutto il personale dipendente della Ban-ca, nonché per eventuali collaboratori o promotori finanziari, finalizzate a definire: i comportamenti da tenere in ambito di negoziazione di strumenti finanziari; le procedure, i criteri e le modalità da adottare per la corretta gestione, il monitoraggio e la prevenzione del rischio di abusi di mercato; l’accertamento e la segnalazione delle operazioni “sospette”. La policy in questione è funzionale ad un maggior presi-dio del rischio in materia.

Attività in materia di previdenza complementare. In corso d’anno l’Istituto Nazionale della Previden-za Sociale (INPS) ha dato vita all’iniziativa cosiddetta “busta arancione”, nell’intento di fornire ai cittadini alcune importanti informazioni in materia previdenziale, ed in particolare: l’estratto conto contributivo; la simulazione dell’importo della pensione futura; la prima data utile per avere diritto alla pensione di vecchiaia; la stima dell’ultima retribuzione; il tasso di sostituzione; la simulazione dei contributi futuri. La Banca si è adoperata in argomento per aumentare la consapevolezza dei clienti su quella che sarà la pensione del futuro e dunque sulla possibilità, ben presto necessità, di integrare la prestazione a scadenza con una rendita ulteriore derivante dalla previdenza complementare, pe-raltro sfruttando alcuni benefici fiscali. Il piano di lavoro è stato così articolato: a) sottoscrizione di una convenzione con il patronato Epaca (patronato con maggiore volume di pratiche in provincia di Cuneo ed il quarto a livello nazionale) che prevede la consulenza gratuita a soci e clienti della Banca, specifica sul contenuto delle buste arancioni, ma più in generale su pensioni (vecchiaia, anzianità, in-validità, reversibilità), infortuni, malattie professionali, invalidità civili ed accompagnamento, riscatti, ricongiunzioni; b) attività di assistenza “light” presso gli sportelli della Banca e specifica negli uffici dell’Epaca; c) attività di consulenza specifica su opportunità offerte dalla previdenza complementare presso gli uffici finanza della Banca; d) incontri sul territorio per “spiegare” ai soci, clienti o comunque ai cittadini il contenuto delle buste arancioni e le possibilità della previdenza integrativa, ad opera dei funzionari della Banca e dell’Epaca.

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DM n. 343 del 3 agosto 2016 emanato dal Ministro dell’Economia in qualità di Presidente del Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio in tema di produzione degli interessi sugli interessi ed in attuazione dell’art. 120, comma 2, del Testo Unico Bancario. L’art. 120 TUB è stato nuovamente modifi-cato dal D.L. 18/2016, convertito con la Legge 49/2016. La Delibera CICR 3 agosto 2016 ha poi dato at-tuazione al secondo comma dell’art. 120 TUB prevedendo, tra l’altro, che: gli interessi debitori maturati sono contabilizzati separatemene rispetto alla sorte capitale; gli interessi debitori divengono esigibili il 1° marzo dell’anno successivo a quello in cui sono maturati; il cliente può autorizzare, anche preventi-vamente, l’addebito degli interessi sul conto al momento in cui questi divengono esigibili ed in questo caso la somma addebitata è considerata sorte capitale; l’autorizzazione è revocabile in ogni momento, purché prima che l’addebito abbia avuto luogo; il contratto può stabilire che, dal momento in cui gli interessi sono esigibili, i fondi accreditati sul conto dell’intermediario e destinati ad affluire sul conto del cliente sul quale è regolato il finanziamento siano impiegati per estinguere il debito da interessi; in caso di chiusura definitiva del rapporto, gli interessi sono immediatamente esigibili; gli intermediari applica-no il decreto, al più tardi, agli interessi maturati a partire dal 1° ottobre 2016. La norma ha consentito alle banche di procedere all’adeguamento dei contratti in corso con una proposta di modifica unilaterale ai sensi dell’art. 118 TUB. L’autorizzazione all’addebito in conto degli interessi debitori è invece apparsa riconducibile ad una esplicita manifestazione di volontà del cliente, con la relativa sottoscrizione da parte del medesimo. La Banca ha posto in essere tutte le attività organizzative per adeguarsi ai nuovi dettati normativi.

Mortgage Credit Directive - MCD. Nel corso del 2016 sono stati aggiornati ed integrati i riferimenti or-ganizzativi e procedurali del processo del credito al fine di conformarsi al recepimento nell’ordinamento italiano delle disposizioni della direttiva 2014/17/UE “Mortgage Credit Directive - MCD” in materia di contratti di credito immobiliare ai consumatori. Con specifico riferimento agli obblighi in tema di traspa-renza la Banca ha provveduto ad adeguare la documentazione precontrattuale e contrattuale e ad ag-giornare la regolamentazione interna in materia. La Banca ha altresì provveduto a formalizzare specifici accordi con i periti incaricati della valutazione degli immobili, disciplinanti i requisiti di professionalità e indipendenza degli stessi, l’iter di conferimento dell’incarico, gli standard di valutazione del valore degli immobili, le tempistiche per lo svolgimento dell’incarico ed i relativi costi, i livelli di servizio attesi. Tenu-to poi conto dei nuovi obblighi segnaletici finalizzati alla raccolta di dati di dettaglio sulle esposizioni in sofferenza, sulle garanzie che assistono tali esposizioni e sullo stato delle procedure di recupero in corso, sono stati posti in essere i presidi organizzativi e operativi per avviare la segnalazione entro i termini normativamente fissati e porre in essere il correlato impianto dei controlli.

Attivazione servizio MYBANK. In corso d’anno è stato attivato il servizio “MYBANK”, una soluzione di autorizzazione elettronica che consente di approvare in modo sicuro pagamenti on-line, basandosi sui metodi di autenticazione già in essere per il servizio di internet banking della Banca dell’acquirente e prevedendo l’utilizzo degli strumenti standard di pagamento dell’area SEPA (bonifici e addebiti diretti - SCT e SDD). Più nello specifico, MYBANK crea un collegamento diretto tra il conto corrente bancario del cliente e la banca dell’esercente, ed attraverso l’autorizzazione immediata dei pagamenti riduce il rischio di frodi e riaddebiti. Si tratta, dunque, di un’infrastruttura che semplifica i servizi di e-commerce, collegando le banche in tutta Europa in tempo reale.

Relazioni esterne. Nel corso dell’anno la Banca ha mantenuto la propria presenza sui media locali e ha continuamente rivisitato il proprio sito internet, aggiornandolo costantemente con ogni iniziativa tem-po per tempo promossa a favore di soci e clienti.

Attività ricerca e sviluppo. Non sussiste a livello aziendale una specifica Funzione dedita all’attività ricer-ca e sviluppo. La Banca ha usufruito di quanto in tale ambito sviluppato dall’organizzazione a rete del Credito Cooperativo. L’attività si è tradotta nella partecipazione ai gruppi di lavoro e nello studio, per-sonalizzazione ed adattamento dei prodotti e servizi alle proprie dimensioni operative ed alle esigenze espresse dalla clientela di riferimento.

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5. Il presidio dei rischi e il sistema dei controlli interni.

Coerentemente con il proprio modello di business e operativo, la Banca è esposta a diverse tipologie di ri-schio che attengono principalmente alla tradizionale operatività di intermediazione creditizia e finanziaria.

La responsabilità primaria di assicurare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità del sistema dei controlli interni è rimessa agli Organi aziendali, ciascuno secondo le rispettive competenze.

Il complesso dei rischi aziendali è, inoltre, presidiato nell’ambito di un preciso modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle Funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna.

In linea con le disposizioni in materia di Corporate Governance, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interni.

Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell’ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e del-le linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, esterno o interno, o derivanti dall’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti.

Il Direttore Generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione, nell’ambito della quale opera, in un sistema a “geometria variabile” con il Consiglio di Ammi-nistrazione. Il Direttore Generale dà esecuzione alle delibere degli Organi sociali, persegue gli obiettivi gestionali e sovrintende allo svolgimento delle operazioni e al funzionamento dei servizi secondo le in-dicazioni del Consiglio di Amministrazione, assicurando la conduzione unitaria della Società e l’efficacia del sistema dei controlli interni. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzio-ne, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi.

L’Organo con Funzioni di controllo, rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazio-ne, sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, accertando l’efficacia delle strutture e Funzioni coinvolte nel sistema dei controlli e l’adeguato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi ritenuti necessari per rimuovere le carenze rilevate e correggere le irregolarità emerse, verificando e approfondendo cause e rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune eventuali degli assetti organizzativi e contabili. Tale Organo è sempre preliminarmente e specificatamente interpellato con riguardo alla definizione degli elementi essenziali del complessivo sistema dei controlli interni, quali poteri, responsabilità, risorse, flussi informativi, conflitti di interesse. Il Collegio è sempre preliminarmente sentito con riferimento alle decisioni attinenti la nomina e la revoca dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo.

La Banca ha istituito le seguenti Funzioni aziendali di Controllo, permanenti e indipendenti, dedicate ad assicurare il corretto ed efficiente funzionamento del sistema dei controlli interni: Funzione di Revisione Interna (Internal Audit); Funzione di Controllo dei rischi (Risk Management); Funzione di Conformità alle norme (Compliance); Funzione Antiriciclaggio.

Il personale che partecipa alle Funzioni aziendali di controllo non è coinvolto in attività che tali Funzioni sono chiamate a controllare. Ad esso è assicurato l’inserimento in programmi di formazione nel continuo.

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I relativi criteri di remunerazione sono definiti in modo tale da non comprometterne l’obiettività e concorrere a creare un sistema di incentivi coerente con le finalità della funzione svolta.

I responsabili delle Funzioni aziendali di controllo:

non hanno responsabilità diretta di aree operative sottoposte a controllo né sono gerarchicamente subordinati ai responsabili di tali aree;

sono nominati e revocati, con motivazione delle ragioni, dal Consiglio di Amministrazione, sentito il Collegio Sindacale;

fermo il raccordo funzionale con la Direzione Generale, le Funzioni aziendali di controllo hanno ac-cesso diretto al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale. Tale accesso si palesa attraverso l’invio di tutti i flussi informativi prodotti e partecipando alle adunanze di tali Organi nelle circostan-ze in cui l’argomento trattato è di specifica competenza ovvero si manifesta un parere discordante con la Direzione Generale su tematiche critiche per il perseguimento degli obiettivi definiti e la sta-bilità della Banca.

Conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di vigilanza, le Funzioni oltre ad adire direttamen-te agli Organi di governo e controllo aziendali, hanno la possibilità di accedere senza restrizioni ai dati aziendali ed a quelli esterni necessari per lo svolgimento dei compiti assegnati, nonché ricorrere per quanto di competenza ai servizi offerti dalla Federazione locale e, laddove necessario, disporre di risorse economiche per il ricorso a consulenze utili allo svolgimento dei compiti assegnati.

La Funzione di Revisione Interna è volta, da un lato, a controllare, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell’operatività e l’evoluzione dei rischi, dall’altro, a valutare la completezza, l’adeguatez-za, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti del sistema dei controlli interni, portando all’attenzione degli Organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento al Risk Appetite Framework (RAF), al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla funzione sono:

la valutazione in termini di completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità delle altre compo-nenti del sistema dei controlli interni, del processo di gestione dei rischi e degli altri processi aziendali;

la valutazione di efficacia del processo di definizione del RAF, la coerenza interna dello schema com-plessivo e la conformità dell’operatività aziendale al RAF;

la verifica della regolarità delle attività aziendali, incluse quelle esternalizzate e l’evoluzione dei rischi con impatto sia sulle strutture di sede sia sulle filiali;

la verifica dell’adeguatezza dei presidi organizzativi e di controllo adottati dalla Banca; l’accertamento del rispetto dei limiti previsti dai meccanismi di delega; la verifica del monitoraggio della conformità alle norme dell’attività di tutti i livelli aziendali; la verifica di adeguatezza, affidabilità complessiva e sicurezza del sistema informativo (ICT audit) e

del piano di continuità operativa; la verifica della rimozione delle anomalie riscontrate nell’operatività e nel funzionamento dei con-

trolli.

La Funzione di Controllo dei Rischi ha la finalità principale di collaborare alla definizione ed all’attua-zione del Risk Appetite Framework (RAF) e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla Fun-zione sono:

il coinvolgimento nella definizione del RAF, delle politiche di governo dei rischi e delle varie fasi che costituiscono il processo di gestione dei rischi, nonché nella definizione del sistema dei limiti operativi;

la proposta di parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF, che fanno ri-ferimento anche a scenari di stress e, in caso di modifiche del contesto operativo interno ed esterno della Banca, l’adeguamento di tali parametri;

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la verifica di adeguatezza del RAF, del processo di gestione dei rischi e del sistema dei limiti operativi; il supporto nello svolgimento del processo di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale; il supporto agli Organi aziendali nella valutazione del rischio strategico, monitorandone le variabili

significative; il presidio della coerenza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi con i processi e le metodo-

logie di valutazione delle attività aziendali, coordinandosi a tal fine con le strutture aziendali inte-ressate;

la verifica dell’adeguatezza ed efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze riscontrate nel processo di gestione dei rischi;

il monitoraggio del rischio effettivo assunto dalla Banca e della sua coerenza con gli obiettivi di ri-schio, nonché la verifica del rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

il coinvolgimento nella valutazione dei rischi sottesi ai nuovi prodotti e servizi e inerenti all’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;

la formulazione di pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggiore Rilievo, acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre Funzioni coinvolte nel proces-so di gestione dei rischi;

la verifica del corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni creditizie.

La Funzione di Conformità alle norme presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio. I principali adempimenti che la funzione di conformità alle norme è chiamata a svolgere sono:

l’identificazione nel continuo delle norme applicabili e la misurazione/valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali;

l’individuazione di idonee procedure per la prevenzione del rischio di non conformità e la verifica della loro adeguatezza e corretta applicazione;

la proposta di modifiche organizzative e procedurali finalizzate ad assicurare un adeguato presidio dei rischi di non conformità identificati e la verifica dell’efficacia degli adeguamenti organizzativi adottati;

la valutazione ex ante della conformità alla regolamentazione applicabile di tutti i progetti innovativi che la Banca intenda intraprendere, nonché nella prevenzione e nella gestione dei conflitti di interesse;

la prestazione di consulenza e assistenza nei confronti degli Organi aziendali della Banca in tutte le materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità.

Il presidio del rischio di non conformità è assicurato, come detto a proposito dei presidi specialistici, mediante un coinvolgimento della funzione proporzionato al rilievo che le singole norme hanno per l’attività svolta ed alle conseguenze della loro violazione.

La Funzione Antiriciclaggio verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di prevenire e contrastare la violazione della normativa esterna ed interna in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. In particolare, le principali responsabilità attribuite alla funzione sono:

l’identificazione delle norme applicabili e la valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali;

l’individuazione dei presidi interni finalizzati alla prevenzione e al contrasto dei rischi di riciclaggio e finanziamento al terrorismo e la verifica della relativa idoneità ed efficacia;

la proposta di modifiche organizzative e procedurali necessarie o opportune al fine di assicurare un adeguato presidio dei rischi;

la prestazione di consulenza e assistenza agli Organi aziendali; la verifica sull’affidabilità del sistema informativo di alimentazione dell’archivio unico informatico

aziendale e la trasmissione alla UIF dei dati aggregati concernenti le registrazioni nell’Archivio Unico Informatico.

Il complessivo sistema dei controlli interni aziendali si incardina inoltre sui seguenti presidi di controllo.

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Controlli di linea. La Banca ha predisposto i controlli di primo livello demandando alle strutture preposte ai singoli processi aziendali la responsabilità di attivarsi affinché le attività operative di competenza vengano espletate con efficacia ed efficienza, nel rispetto dei limiti operativi loro assegnati, coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi, nonché in maniera conforme al vigente sistema di deleghe. Le strutture responsabili delle attività operative e dei relativi controlli di primo livello sono tenute a rilevare e segnalare tempestivamente alle Funzioni aziendali competenti i rischi insiti nei processi operativi di competenza ed i fenomeni critici da tenere sotto osservazione, nonché a suggerire i necessari presidi di controllo atti a garantire la compatibilità delle attività poste in essere con l’obiettivo aziendale di un efficace presidio dei rischi. Esse svolgono pertanto un ruolo attivo nella definizione dell’impianto dei controlli di primo livello. La Banca agevola tale processo attraverso la diffusione, a tutti i livelli, della cultura del rischio, anche mediante l’attuazione di programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti in merito ai presidi di controllo relativi ai propri compiti e responsabilità. I controlli di linea sono disciplinati nell’ambito delle disposizioni interne (politiche, regolamenti, procedure, manuali operativi, circolari, altre disposizioni, ecc.) dove sono declinati in termini di responsabilità, obiettivi, modalità operative, tempistiche di realizzazione e modalità di tracciamento.

Revisione legale dei conti. Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti, nell’ambito delle competenze e responsabilità previste dalla normativa vigente, ha il compito di controllare la regolare tenuta della contabilità sociale e la corretta registrazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili, nonché quello di verificare che il Bilancio d’esercizio corrisponda alle risultanze delle scritture contabili e sia conforme alle norme che lo disciplinano. Qualora dagli accertamenti eseguiti emergano fatti ritenuti censurabili, la società incaricata informa senza indugio il Collegio Sindacale e le Autorità di vigilanza competenti. Il soggetto incaricato della revisione legale dei conti nell’esercizio dei propri compiti interagisce con gli Organi aziendali e le Funzioni aziendali di controllo (internal audit, risk management, compliance); in particolare nei confronti del Collegio Sindacale, ottempera a quanto previsto dal D.L.gs. 39/2010.

Presidi specialistici. Nell’ambito del processo di gestione del rischio di non conformità sono stati indivi-duati specifici presidi specialistici con il compito di presidiare il rischio di non conformità con riferimento alle normative non rientranti nel perimetro di diretta competenza della funzione di conformità alle nor-me. I presidi specialistici si configurano come strutture organizzative interne alla Banca dotate di compe-tenze “esclusive” per l’espletamento dei compiti previsti da normative che richiedono un’elevata specia-lizzazione con riferimento alle attività disciplinate. I suddetti presidi derivano da una richiesta legislativa di identificare specifiche strutture aziendali a tutela del rispetto della normativa, ovvero dall’organizza-zione formale e/o dalle competenze interne maturate dalla struttura che la rendono owner aziendale dei presidi richiesti dalla normativa. Ciascun presidio specialistico assicura la gestione del rischio di non conformità limitatamente agli ambiti normativi di propria competenza. In particolare, ove il presidio risulti complessivamente adeguato, ad esso spetta lo svolgimento delle seguenti attività minimali:

monitorare e rilevare nel continuo l’evoluzione delle normative oggetto di presidio e la misurazione/ valutazione del loro impatto su processi e procedure aziendali;

identificare i rischi di non conformità inerenti le tematiche normative oggetto di presidio; contribuire alla definizione di idonee procedure interne volte a disciplinare gli adempimenti richiesti

dalle tematiche normative oggetto di presidio; collaborare con la Funzione Compliance nella predisposizione e sviluppo degli strumenti per assicura-

re la valutazione del rischio di non conformità per gli ambiti di propria pertinenza; assicurare che l’operatività relativa agli ambiti presidiati avvenga nel rispetto delle normative di rife-

rimento; promuovere l’adozione di adeguate misure correttive nei casi in cui, nello svolgimento delle proprie

attività, dovessero emergere punti di attenzione connessi al mancato rispetto della normativa di ri-ferimento presidiata;

fornire, ove richiesto, consulenza e assistenza agli Organi aziendali, alla Direzione Generale e alle diverse Funzioni aziendali in relazione agli ambiti presidiati;

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informare la Funzione Compliance di tutti i fatti o gli atti di cui venga a conoscenza che possano co-stituire una violazione della normativa di riferimento presidiata;

inviare periodicamente al Referente Interno della Funzione Compliance esternalizzata una valutazio-ne del rischio di non conformità per gli ambiti di propria pertinenza affinché lo integri nella propria valutazione complessiva del rischio di non conformità.

I compiti assegnati ai presidi sono graduati in funzione della valutazione degli stessi. In particolare, in presenza di una valutazione non completamente adeguata, è previsto un maggiore coinvolgimento del-la Funzione Compliance nello svolgimento delle attività di pertinenza.

Responsabile delle Segnalazioni di Operazioni Sospette. Ai sensi dell’art. 42 del D.lgs. 231/2007, il le-gale rappresentante della Banca o un suo delegato, in possesso dei necessari requisiti di indipenden-za, autorevolezza e professionalità, deve: valutare le segnalazioni di operazioni sospette pervenute; trasmettere alla Unità di Informazione Finanziaria (U.I.F.) le segnalazioni ritenute fondate. Il soggetto delegato per la segnalazione delle operazioni sospette non ha responsabilità dirette in aree operative, né è gerarchicamente dipendente da soggetti di dette aree. Il responsabile delle segnalazioni ha libero accesso ai flussi informativi diretti agli Organi aziendali e alle strutture, a vario titolo, coinvolte nella gestione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. Intrattiene i rapporti con la UIF e risponde tempestivamente alle eventuali richieste di approfondimento provenienti dalla stessa Unità. Il responsabile delle segnalazioni di operazioni sospette comunica, con le modalità organizzative ritenu-te più appropriate, l’esito della propria valutazione al responsabile della unità organizzativa da cui ha avuto origine la segnalazione. Stante la rilevanza che tale informazione può rivestire in sede di apertura di nuovi rapporti contrattuali, ovvero di valutazione dell’operatività della clientela già in essere, il re-sponsabile delle segnalazioni di operazioni sospette può consentire che i nominativi dei clienti oggetto di segnalazione di operazione sospetta siano consultabili, anche attraverso l’utilizzo di idonee basi infor-mative, dai responsabili delle diverse strutture operative aziendali.

Referente delle Funzioni Operative Importanti. Laddove esternalizzate, la Banca ha mantenuto interna-mente la competenza richiesta per controllare efficacemente le Funzioni operative importanti (FOI) e per gestire i rischi connessi con l’esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all’interno dell’organizzazione, un referente interno (referente interno per le attività esternalizzate) dotato di adeguati requisiti di professionalità. La principale responsabilità attribuita al suddetto referente riguarda il controllo del livello dei servizi pre-stati dall’outsourcer e sanciti nei rispettivi contratti di esternalizzazione. In particolare, il referente per le attività esternalizzate ha come principale mandato il monitoraggio, nel continuo, dell’attività svolta dal fornitore, attività che deve esplicarsi attraverso:

la predisposizione e messa in opera di specifici protocolli di comunicazione con il fornitore;il presidio dei rischi sottesi alle attività esternalizzate;la verifica del rispetto dei livelli di servizio concordati;l’informativa agli Organi aziendali sullo stato e l’andamento delle Funzioni esternalizzate;la stretta collaborazione con la funzione di revisione interna.

Funzione ICT e Funzione di Sicurezza Informatica. La Funzione ICT esercita il ruolo di controllo sulle com-ponenti del sistema informativo esternalizzate, verificando l’adeguatezza dei livelli di servizio erogati dal fornitore e valutandone gli eventuali risvolti sul livello di soddisfazione dei clienti della Banca, non-ché l’efficienza operativa e la disponibilità delle infrastrutture IT, in coerenza con il framework di rischio IT definito. La Funzione di Sicurezza Informatica è deputata allo svolgimento dei compiti in materia di sicurezza delle risorse ICT della Banca, con il supporto del Centro Servizi di riferimento e degli eventuali fornitori terzi attivi in tale ambito. Principale finalità della Funzione è quella di assicurare che il livello di sicurezza offerto sulle risorse ICT sia allineato agli obiettivi di sicurezza che la Banca si è posta. La Banca, in funzione del principio di proporzionalità consentito dalla normativa, ha individuato in un’unica figura la Funzione ICT e la Funzione di Sicurezza Informatica.Il ricorso all’esternalizzazione di Funzioni aziendali, anche importanti e di controllo, rappresenta un elemento strutturale e imprescindibile del modello organizzativo della Banca in considerazione non solo

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delle dimensioni aziendali e della limitata complessità operativa che la caratterizza, ma anche della sua appartenenza al Sistema del Credito Cooperativo. La Banca si avvale infatti dei servizi offerti dagli orga-nismi promossi dalla Categoria, come previsto dallo stesso statuto sociale, con riguardo all’esternalizza-zione di parte delle Funzioni di controllo e del proprio sistema informativo e di altre Funzioni aziendali importanti, quali ad esempio i servizi di back office.

Con particolare riguardo alle Funzioni aziendali di controllo, la Banca ha deciso di avvalersi della pos-sibilità, già consentita dalle disposizioni previgenti, di esternalizzare la Funzione di Revisione Interna (Internal Audit), la Funzione di Conformità alle norme (Compliance) e la Funzione Antiriciclaggio, alla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, dopo aver va-lutato l’adeguatezza delle strutture all’uopo costituite presso la stessa. Questa scelta è stata indirizzata anche dalla circostanza che le strutture in argomento sono costituite ed operano in aderenza ai riferi-menti organizzativi, metodologici e documentali relativi alla prestazione in outsourcing di Funzioni di controllo definiti nell’ambito della Categoria, ritenuti atti ad assicurare l’adeguatezza ai modelli opera-tivi e di controllo di una Banca di Credito Cooperativo, nonché la conformità ed aderenza alle migliori pratiche della professione ed ai riferimenti regolamentari e principi applicabili. A tale riguardo, si evi-denzia, in particolare, che il modello di governo della suddetta Federazione non consente alla singola banca associata di esercitare un ruolo dominante, anche qualora gli esponenti di questa ricoprano ruoli di rilievo negli Organi della stessa. Gli accordi di esternalizzazione della Funzione di Internal Audit, della Funzione di Conformità e della Funzione Antiriciclaggio prevedono che le attività in capo alle stesse sia-no svolte da strutture autonome, reciprocamente indipendenti, con responsabili e risorse umane dotate di adeguate capacità professionali, assegnate stabilmente. Specifici riferimenti dispositivi assicurano che responsabile e addetti non operino in conflitto di interessi con le attività della funzione, né svolgano attività che sarebbero chiamati a controllare.

La Funzione di Internal Audit della Banca ha ottenuto la certificazione di conformità relativamente all’organizzazione e allo svolgimento delle proprie attività agli Standard per la pratica professionale dell’Internal Auditing e al Codice Etico della Professione; tale giudizio è stato elaborato da parte di un ente terzo indipendente al Sistema a fronte di un processo di analisi e verifiche condotte secondo la me-todologia definita nel “Quality Assessment Manual” pubblicato dall’Institute of Internal Auditors (IIA).Per una più compiuta illustrazione dell’assetto organizzativo e/o delle procedure operative poste a pre-sidio delle principali aree di rischio e delle metodologie utilizzate per la misurazione e la prevenzione dei rischi medesimi si rinvia all’informativa qualitativa e quantitativa riportata nella parte E della Nota integrativa – informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura.

Nel seguito si riportano alcuni riferimenti di generale indirizzo a riguardo.

La chiara ed esaustiva identificazione dei rischi cui la Banca è potenzialmente esposta, costituisce il presupposto per la consapevole assunzione e l’efficace gestione degli stessi, attuate anche attraverso appropriati strumenti e tecniche di mitigazione e traslazione.

Nell’ambito dell’ICAAP la Banca aggiorna la mappa dei rischi rilevanti che costituisce la cornice entro la quale sono sviluppate le attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine provvede all’individuazione di tutti i rischi verso i quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la propria operatività, il perseguimento delle strategie definite e il conse-guimento degli obiettivi aziendali. Per ciascuna tipologia di rischio identificata, vengono individuate le relative fonti di generazione, anche ai fini della successiva definizione degli strumenti e delle metodo-logie a presidio della loro misurazione e gestione, nonché le strutture responsabili della gestione. Nello svolgimento delle attività citate la Banca tiene conto del contesto normativo di riferimento, dell’ope-ratività in termini di prodotti e mercati di riferimento, delle specificità connesse alla propria natura di banca cooperativa a mutualità prevalente operante in un network e, per individuare gli eventuali rischi prospettici, degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione e declinati nel piano an-nuale, nonché di quanto rappresentato nel Risk Appetite Framework.Sulla base dalle attività di analisi svolte, la Banca ha identificato come rilevanti i seguenti rischi: rischio di credito e controparte; rischio di mercato; rischio operativo; rischio di concentrazione; rischio di tasso di

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interesse; rischio Paese; rischio di trasferimento; rischio di liquidità; rischio residuo; rischio di leva finan-ziaria eccessiva; rischio strategico; rischio di reputazione; rischio di non conformità; rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo; rischio di capitale. Inoltre la Banca è soggetta ai rischi connessi con le attività di rischio ed i conflitti di interesse nei confronti dei soggetti collegati. Le valutazioni effettuate con riferimento all’esposizione ai cennati rischi e ai connessi sistemi di misurazione e controllo sono og-getto di analisi da parte dei vertici aziendali.

Il secondo livello dei controlli (controllo dei rischi, compliance, antiriciclaggio) assume un rilievo strategi-co con riguardo alla capacità di coniugare il governo del rischio con la pratica d’affari e nel supportare la declinazione della cultura aziendale in materia di gestione del rischio nei comportamenti e nelle scelte strategiche.

La Funzione di controllo dei rischi ha tra gli altri compiti, quello di individuare le metodologie di misura-zione dei rischi, sviluppare e manutenere i modelli e gli strumenti di supporto per la misurazione/valuta-zione ed il monitoraggio dei rischi, individuare i rischi cui la Banca è o potrebbe essere esposta, control-lare la coerenza dell’operatività delle singole unità organizzative con gli obiettivi di rischio, quantificare/valutare il grado di esposizione ai rischi. Più in generale, la funzione ha tra i propri compiti principali, la verifica del rispetto dei limiti assegnati alle varie Funzioni operative ed il controllo della coerenza dell’o-peratività con gli obiettivi di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione, quantificando il grado di esposizione ai rischi e gli eventuali impatti economici. La Funzione garantisce inoltre l’informativa inerente ai citati profili di analisi e valutazione attraverso opportuni reporting indirizzati alle Funzioni operative, alle altre Funzioni aziendali di controllo, alla Direzione Generale, agli Organi aziendali.

Anche i risultati delle attività di verifica condotte dalla Funzione di conformità sono formalizzati in specifici report, a esito finale di ciascun intervento, agli Organi aziendali cui spetta la complessiva super-visione del processo di gestione del rischio di non conformità normativa e, in tale ambito, la periodica va-lutazione dell’adeguatezza della funzione, nonché la definizione del programma di attività della stessa.

I risultati delle attività di controllo della Funzione antiriciclaggio sono formalizzati in specifici report e oggetto di illustrazione agli Organi aziendali.

La Funzione di Internal Audit ha svolto la propria attività prevalentemente sulla base del piano annua-le delle attività di auditing approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 26 aprile 2016. In tale ambito ha effettuato la verifica e l’analisi dei sistemi di controllo di primo e secondo livello, attivando periodici interventi finalizzati al monitoraggio delle variabili di rischio. Gli interventi di Audit nel corso del 2016 si sono incentrati sull’analisi dei seguenti principali processi: Finanza; Governo; Estero; Opera-tività di filiale; Gestione del contante; Usura; Privacy; Assicurazione; Sistemi di remunerazione; Credito; Liquidità. L’attività è stata articolata prevedendo momenti di follow-up per i processi sottoposti ad audit nel corso dei piani precedenti, nell’ottica di verificare l’effettiva implementazione ed efficacia degli in-terventi di contenimento del rischio proposti.

L’informativa di sintesi delle attività svolte dalle Funzioni aziendali di controllo nel corso dell’anno è esaminata dal Consiglio di Amministrazione che definisce, sulla base dei relativi contenuti, gli eventuali programmi di attività per la risoluzione delle problematiche evidenziate e l’adeguamento del sistema dei controlli interni.

■ Informazioni sulla continuità aziendale, sui rischi finanziari, sulle verifiche per riduzione di valore delle attività e sulle incertezze nell’utilizzo di stime.

Con riferimento ai documenti Banca d’Italia, Consob e Isvap n. 2 del 6 febbraio 2009 e n. 4 del 3 marzo 2010, relativi alle informazioni da fornire nelle relazioni finanziarie sulle prospettive aziendali, con par-ticolare riferimento alla continuità aziendale, ai rischi finanziari, alle verifiche per riduzione di valore delle attività (impairment test) e alle incertezze nell’utilizzo delle stime, il Consiglio di Amministrazione conferma di avere la ragionevole aspettativa che la Banca possa continuare la propria operatività in un

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futuro prevedibile e attesta pertanto che il bilancio dell’esercizio è stato predisposto in tale prospettiva di continuità.

Nella struttura patrimoniale e finanziaria della Banca e nell’andamento operativo non sussistono ele-menti o segnali che possano indurre incertezze sul punto della continuità aziendale.

Per l’informativa relativa ai rischi finanziari, alle verifiche per riduzione di valore delle attività e alle incertezze nell’utilizzo di stime si rinvia alle informazioni fornite nella presente relazione, a commento degli andamenti gestionali, e/o nelle specifiche sezioni della Nota integrativa.

6. Le altre informazioni.

Informazioni sulle ragioni delle determinazioni assunte con riguardo all’ammissione dei nuovi soci ai sensi dell’art. 2528 del codice civile.

Il Consiglio di Amministrazione continua a perseguire una politica che vede nei soci una risorsa di pri-maria importanza attraverso la quale consolidare la presenza della Banca sul territorio. La Cassa Rurale ed Artigiana di Boves concentra tutti i propri sforzi al fine di generare valore nelle aree di competenza, alimentare progetti di vita, creare sviluppo imprenditoriale e sociale, facendo leva su un patrimonio, in termini di numeri e di cultura, che si è accumulato negli anni. Con i soci si tenta dunque di instaurare un rapporto che travalichi il concetto di vantaggio economico, per giungere a quello del senso di apparte-nenza ad una “banca differente”, insieme alla quale lavorare per creare valore aggiunto in loco. Si tratta di reciproco vantaggio, generato da un legame a doppia mandata. La Banca si impegna a reinvestire la raccolta e gli utili sul territorio in cui il socio vive e lavora, ma il socio deve rispondere operando con la Banca in modo significativo, nel rispetto delle previsioni dello statuto sociale. Il binomio funziona e continua a produrre buoni frutti.

Il Consiglio di Amministrazione, in ossequio alle previsioni recate dall’art. 2528 c.c., ha dunque assunto le proprie determinazioni sull’ammissione di nuovi soci avendo a riguardo: il Testo Unico Bancario, che stabilisce che le banche di credito cooperativo esercitano il credito prevalentemente a favore dei soci; lo Statuto sociale, che determina i requisiti di ammissibilità a socio e le limitazioni all’acquisto della qualità di socio; il Piano strategico, che conferma la volontà della Banca di accrescere il già forte radicamento territoriale nella zona di competenza e dunque di continuare a perseguire una politica di sviluppo della base sociale, con particolare riferimento ai giovani.

Stante quanto sopra si rende noto che:

la valutazione di tutte le richieste di ammissione a socio è stata svolta tenendo come riferimento i re-quisiti di moralità, correttezza ed affidabilità dei richiedenti, secondo una consolidata prassi aziendale;

il valore della quota sociale è pari a € 2,58;la misura del sovrapprezzo azioni è pari a € 100,71; tale sovrapprezzo non viene applicato nel caso

di ammissione a socio di persona fisica di età pari o inferiore a 30 anni al momento della richiesta; l’iniziativa per under 30 ha visto nel corrente anno l’adesione di 300 soci giovani, pari al 38,36% dei nuovi ingressi; a fine anno la percentuale di soci under 30 sul totale della compagine sociale era pari al 12,72%;

alla data del 31.12.2016 la compagine sociale è composta da 6.071 soci, con un aumento, rispetto all’esercizio precedente, di 661 unità, dunque del 12,22%; il 97,10% dei soci è rappresentato da per-sone fisiche; si registra una presenza maschile pari al 51,90% e femminile pari al 45,20%; l’età media della compagine sociale si attesta a 51 anni;

sono stati esclusi dalla compagine sociale coloro che non erano più in possesso dei requisiti previsti dal Testo Unico Bancario, dalle Disposizioni di Vigilanza e dunque dallo Statuto; si sono registrate 121 uscite, considerato anche i decessi;

si è operato in modo tale da rispettare il coefficiente che misura l’operatività prevalente verso i soci, che alla data del 31.12.2016 si posiziona al 71,50%.

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Indicatore relativo al rendimento delle attività.

Ai sensi dell’art. 90 della Direttiva 2013/36/UE, cosiddetta CRD IV, si riporta di seguito l’indicatore relativo al rendimento delle attività (Public Disclosure of return on Assets), calcolato come rapporto tra gli utili netti e il totale di bilancio (rapporto tra la voce 290 del conto economico “Utile/(Perdita) di esercizio” ed il “Totale dell’attivo”) al 31 dicembre 2016, che risulta pari a 0,33% (0,31% nel 2015).

7. Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio.

Nella prima parte dell’esercizio 2017 non si sono verificati fatti di rilievo in grado di influenzare la si-tuazione esistente alla chiusura dell’esercizio e rappresentata in bilancio e dunque di importanza tale che la loro mancata comunicazione comprometterebbe la possibilità dei destinatari dell’informazione societaria di fare corrette valutazioni.

8. Informativa sulle operazioni con parti correlate.

Le informazioni sui rapporti con parti correlate, come definite dallo IAS 24, sono riportate nella “parte H - operazioni con parti correlate” della Nota integrativa, cui si fa rinvio.

Ai sensi della disciplina prudenziale in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, si evidenzia che nel corso del 2016 sono state effettuate, nell’ambito dell’Area Crediti, n. 24 operazioni verso soggetti collegati ai sensi delle disposizioni di riferimento e dei parametri definiti dalla Banca, per un ammontare complessivo di € 2.884.600,00, di cui € 1.533.600,00 relativi a riesame di affidamenti già in essere. Non sono state compiute operazioni con soggetti collegati di maggiore rilevanza ai sensi della normativa di riferimento e dei criteri adottati nell’ambito delle politiche assunte.

Al 31 dicembre 2016 sono presenti n. 20 posizioni di rischio verso soggetti collegati, per un ammontare complessivo ponderato di € 1.914.116,45. Ai sensi della disciplina prudenziale in materia di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, si evidenzia che al 31 dicembre 2016 non sono presenti posizioni di rischio verso soggetti collegati che eccedono i limiti prudenziali di riferimento.

9. Evoluzione prevedibile della gestione.

Le BCC negli ultimi vent’anni hanno svolto una preziosa funzione di sostegno all’economia reale, anche durante il lungo periodo di crisi; hanno accresciuto le proprie quote di mercato in maniera significativa e la propria efficienza operativa; hanno costruito un’identità comune; hanno garantito stabilità e preser-vato clienti e collettività da ogni onere relativo alla gestione delle difficoltà di alcune aziende del loro Sistema; hanno prodotto forme efficaci di auto-organizzazione, a partire dalla nascita o dal rafforza-mento di enti e società di Sistema “sussidiarie” alla loro operatività.

Tutto ciò costituisce un patrimonio unico. Unico in quanto originale e unico in quanto indivisibile.

Tuttavia il Credito Cooperativo è anche consapevole delle vulnerabilità del proprio attuale modello di business. La redditività è ancora fortemente dipendente dal margine di interesse e, per i ricavi da servizi, da attività aggredibili dalla concorrenza. I costi operativi mostrano una certa rigidità ed il volume dei crediti deteriorati richiede un approccio a livello di “Sistema Paese” e di “Sistema BCC”. La struttura or-ganizzativa a network ha mostrato lentezze e farraginosità in alcuni processi.Opportunità da cogliere derivano sicuramente dalla Legge di Bilancio 2017, con la detassazione dei premi di risultato connessi al welfare aziendale, la conferma della maggiorazione del 40% degli ammor-tamenti, l’istituzione di una nuova maggiorazione pari al 150% per gli ammortamenti su beni ad alto contenuto tecnologico, l’estensione degli incentivi fiscali per le start-up innovative e per le PMI innova-tive, la proroga delle misure di detrazione per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

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Le BCC sono consapevoli sia delle improrogabili esigenze di cambiamento sia del valore della loro iden-tità industriale, anche in rapporto alla morfologia del sistema produttivo italiano ed al tessuto sociale del nostro Paese.

Per questo hanno voluto interpretare la Riforma come opportunità, non soltanto come necessità, deci-dendo di non subirla, ma di collaborare a costruirla e a caratterizzarla, nella convinzione che la prospetti-va di un maggior coordinamento all’interno del Sistema favorirà il presidio della stabilità della categoria e della complessiva capacità di servizio alle esigenze di Soci e Clienti.

In questa fase transitoria verso il passaggio al nuovo assetto “a Gruppo” il legislatore ha assegnato a Federcasse il delicato compito di promuovere e istituire il Fondo Temporaneo. Tale strumento è attivo dalla fine di giugno del 2016 e sta svolgendo un compito in parte nuovo, in quanto finalizzato non più alla soluzione di crisi di BCC, come è stato il FGD per un lungo periodo, bensì destinato dal legislatore a favorire un processo di razionalizzazione del Credito Cooperativo, funzionale al conseguimento di un nuovo assetto giuridico e organizzativo per le banche della Categoria. Si tratta di un mestiere “a tem-po” e sfidante, che può avvalersi dell’esperienza dei Fondi di garanzia della Categoria ed i cui impegni verranno ereditati dai Gruppi Bancari Cooperativi che si costituiranno.

Sul piano del modello di servizio ai Soci ed alle comunità locali, un ruolo di primo piano lo occupa cer-tamente il processo di costante digitalizzazione dell’operatività bancaria, che le analisi documentano crescere ad un ritmo di poco inferiore al 10% ogni anno. Ma, poiché il “fare banca” non può ridursi a semplice transazione, essendo anche consulenza, supporto, accompagnamento, si può tranquillamente affermare che restano spazi di servizio per le BCC da occupare e re-interpretare.

Soci e Clienti, infatti, chiedono soluzioni, non semplicemente prodotti. E l’offerta di soluzioni, adeguate e convenienti, debbono essere sostenute da un tessuto solido di fiducia e relazione, elementi che tradi-zionalmente costituiscono “fattori della produzione” nel modello delle BCC.

La minaccia per una BCC non deriva semplicemente dal contesto competitivo o dall’onerosità degli adempimenti regolamentari. La minaccia si nasconde anche nel pensare di doversi adattare alla moder-nità cambiando il DNA, nel ritenere che la mutualità sia poesia e la sostanza sia altra cosa, nell’imitare quello che fanno altre banche.

La mutualità è la ragione per la quale ogni BCC esiste. Ed è fattore distintivo che è già oggi fattore di successo. Molto più potrà diventarlo, confermandosi nel contempo fonte di redditività.

Se una BCC fosse semplicemente “una banca”, sarebbe soltanto una tra le più piccole esponenti di una specie. L’energia delle BCC sta proprio nella parte distintiva.

La prospettiva, quindi, non è semplicemente quella di custodire l’identità riponendola in uno scaffale, ma di interpretarla estensivamente, valorizzarla e rappresentarla.

In uno con la redazione della presente relazione, sono state condotte le attività per l’aggiornamento del Piano Strategico, che sarà caratterizzato sempre più da dinamiche gestionali che consentano alla Banca di presentarsi all’appuntamento con il nuovo Gruppo Bancario Cooperativo con tutte le carte in regola, per poter proseguire fedele alla propria mission e tradizione; tradizione non come sinonimo di sguardo fermo al passato, ma come capacità di mantenimento dei valori fondanti pur nella indispensabile inno-vazione.Quanto sopra richiederà necessariamente attenti interventi anche dal punto di vista organizzativo, sia in termini qualitativi che quantitativi, anche alla luce di quello che sarà il piano industriale di Gruppo.

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L’impegno, ancora una volta importante, sarà forse reso più facile in ragione dell’approccio della Banca alla relazione con soci e clienti, che permette di godere di un accreditamento e di una reputazione de-cisamente positivi, un accreditamento ed una reputazione che devono però essere attentamente presi-diati ed alimentati ogni giorno.

Proprio su questo fronte la Banca lavorerà con sempre rinnovato entusiasmo.

10. Considerazioni conclusive.

Cari soci,

è questo un momento di cambiamento, lo abbiamo ribadito più volte. Un cambiamento non reversibile, che richiede di investire nel potenziamento delle nostre competenze, a tutti i livelli.

Il lavoro della Riforma non è terminato con l’emanazione delle Disposizioni di Vigilanza. E’ anzi questa la fase viva e laboriosa nella quale deve esprimersi l’autonomia negoziale del Credito Cooperativo. Essa esigerà il meglio della nostra creatività imprenditoriale e manageriale.

La Riforma deve servire a far crescere le BCC. Nella mutualità e nel territorio.

Papa Francesco, rivolgendosi nel febbraio 2015 ai cooperatori, in occasione di una Udienza loro conces-sa, affermava: “Dovete investire, e dovete investire bene! Mettete insieme con determinazione i mezzi buoni per realizzare opere buone. Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese, organizzate le risorse per far vivere con dignità e serenità le famiglie; (…) investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie”.

Sentiamo fortemente questo compito.

Siamo consapevoli che l’esercizio della banca mutualistica sul territorio, esercizio complesso e difficile, spetta comunque a noi e sarà nelle nostre mani anche nel tempo della Riforma del Credito Cooperativo.

Ci vogliono quello che i latini chiamavano “animus”, coraggio, e “anima”, respiro. Non darsi per vinti e non perdere lo slancio dello sguardo più avanti.

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Come il Credito Cooperativo ha saputo fare nella sua storia. Come ci impegniamo a fare per i nostri Soci, per i nostri territori, per le nostre comunità locali.

Ciò premesso, proponiamo al Vostro esame ed alla Vostra approvazione il Bilancio dell’esercizio 2016 come esposto nella documentazione di Stato Patrimoniale e di Conto Economico, nonché nella Nota integrativa.

Il Consiglio di Amministrazione

Boves, 29 marzo 2017

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SCHEMI DEL BILANCIO DELL’IMPRESA

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STATO PATRIMONIALE

Attivo

Voci dell’attivo 31-12-2016 31-12-2015

10 Cassa e disponibilità liquide 2.316.305 2.346.734

20 Attività finanziarie detenute per la negoziazione 57.422 51.288

40 Attività finanziarie disponibili per la vendita 155.983.780 206.717.227

50 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 21.052.143

60 Crediti verso banche 54.525.824 55.839.701

70 Crediti verso clientela 272.241.014 255.262.980

110 Attività materiali 1.284.686 1.405.179

120 Attività immateriali 16.536 20.793

130 Attività fiscali 4.968.103 5.060.801

a) correnti 996.026 838.638

b) anticipate 3.972.077 4.222.163

di cui alla Legge 214/2011 3.667.180 3.858.252

150 Altre Attività 5.511.678 3.315.379

Totale dell’attivo 517.957.491 530.020.082

Passivo

Voci del passivo e del patrimonio netto 31-12-2016 31-12-2015

10 Debiti verso banche 81.114.939 100.651.309

20 Debiti verso clientela 304.137.896 286.990.196

30 Titoli in circolazione 78.475.439 87.249.955

80 Passività fiscali 437.887 1.190.690

b) differite 437.887 1.190.690

100 Altre passività 7.616.182 7.937.166

110 Trattamento di fine rapporto del personale 860.583 816.375

120 Fondi per rischi ed oneri 482.863 481.973

b) altri fondi 482.863 481.973

130 Riserve da valutazione 1.082.498 2.457.357

160 Riserve 41.577.866 40.167.314

170 Sovrapprezzi di emissione 443.295 403.426

180 Capitale 15.663 13.958

200 Utile (Perdita) d’esercizio (+/-) 1.712.380 1.660.363

Totale del passivo e del patrimonio netto 517.957.491 530.020.082

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CONTO ECONOMICO

Conto economico

Voci 31-12-2016 31-12-2015

10 Interessi attivi e proventi assimilati 8.996.259 10.144.053

20 Interessi passivi e oneri assimilati (2.626.910) (3.893.350)

30 Margine di interesse 6.369.349 6.250.703

40 Commissioni attive 3.180.539 3.061.334

50 Commissioni passive (340.172) (368.861)

60 Commissioni nette 2.840.367 2.692.473

70 Dividendi e proventi simili 38.900 33.525

80 Risultato netto dell’attività di negoziazione (38.448) 60.099

100 Utili (Perdite) da cessione o riacquisto di: 2.673.931 4.116.537

a) crediti 99.019

b) attività finanziarie disponibili per la vendita 2.662.145 3.999.784

d) passività finanziarie 11.786 17.734

110 Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value 40.991

120 Margine di intermediazione 11.884.099 13.194.328

130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di: (3.067.798) (4.152.530)

a) crediti (3.041.262) (3.524.554)

b) attività finanziarie disponibili per la vendita 6.511 (335.284)

d) altre operazioni finanziarie (33.047) (292.692)

140 Risultato netto della gestione finanziaria 8.816.301 9.041.798

150 Spese amministrative (7.911.726) (7.847.380)

a) spese per il personale (4.407.124) (4.415.761)

b) altre spese amministrative (3.504.602) (3.431.619)

170 Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali (164.037) (181.254)

180 Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali (5.291) (2.800)

190 Altri oneri/proventi di gestione 1.247.298 1.050.768

200 Costi operativi (6.833.756) (6.980.666)

240 Utili (Perdite) da cessioni di investimenti (767) (6.752)

250 Utile (Perdita) della operatività corrente al lordo delle imposte 1.981.778 2.054.380

260 Imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente (269.398) (394.017)

270 Utile (Perdita) della operatività corrente al netto delle imposte 1.712.380 1.660.363

290 Utile (Perdita) d’esercizio 1.712.380 1.660.363

REDDITIVITA’ COMPLESSIVA

Prospetto della redditività complessiva

Voci 31-12-2016 31-12-2015

10 Utile (Perdita) d’esercizio 1.712.380 1.660.363

Altre componenti reddituali al netto delle imposte senza rigiro a conto economico

40 Piani a benefici definiti (20.678) 31.350

Altre componenti reddituali al netto delle imposte con rigiro a conto economico

100 Attività finanziarie disponibili per la vendita (1.354.181) (594.396)

130 Totale altre componenti reddituali al netto delle imposte (1.374.859) (563.046)

140 Redditività complessiva (voce 10+130) 337.521 1.097.317

Page 74: Bilancio Esercizio · compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo. Un aspetto ci tengo in particolar modo a sottolineare, si tratta di un percorso al termine

73

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Esistenze al 31.12.2015

Modifica saldi apertura

Esistenze al 01.01.2016

Riserve

Dividendi e altre

destinazioni

Variazioni di riserve

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Emissione

nuove azioni

Operazioni sul patri-

monio netto - Acquisto

azioni proprie

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Distribuzione

straordinaria dividendi

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Variazione

strumenti di capitale

Operazioni sul patrimo-nio netto - Derivati su

proprie azioni

Operazioni sul patrimonio netto -

Stock options

Redditività complessi-

va esercizio 31-12-2016

31-12-2016

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74

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Esistenze al 31.12.2014

Modifica saldi apertura

Esistenze al 01.01.2015

Riserve

Dividendi e altre desti-

nazioni

Variazioni di riserve

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Emissione

nuove azioni

Operazioni sul patri-

monio netto - Acquisto

azioni proprie

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Distribuzione

straordinaria dividendi

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Variazione

strumenti di capitale

Operazioni sul patrimo-

nio netto - Derivati su

proprie azioni

Operazioni sul patri-

monio netto - Stock

options

Redditività complessiva

esercizio 31-12-2015

31-12-2015

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RENDICONTO FINANZIARIOMetodo Indiretto

Importo31-12-2016 31-12-2015

A. ATTIVITA’ OPERATIVA

1. Gestione 36.888.894 9.637.289

- risultato d’esercizio (+/-) 1.712.380 1.660.363- plus/minusvalenze su attività finanziarie detenute per la negoziazione e su attività/passività finanziarie valutate al fair value (+/-)

(19.744)

- plus/minusvalenze su attività di copertura (-/+)

- rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento (+/-) 3.041.262 4.468.732

- rettifiche/riprese di valore nette su immobilizzazioni materiali e immateriali (+/-) 169.328 184.053

- accantonamenti netti a fondi rischi ed oneri ed altri costi/ricavi (+/-) 217.990 19.488

- imposte, tasse e crediti di imposta non liquidati (+/-) 269.398 394.017

- rettifiche/riprese di valore nette dei gruppi di attività in via di dismissione al netto dell’effetto fiscale (+/-)

- altri aggiustamenti (+/-) 31.478.536 2.930.380

2. Liquidità generata/assorbita dalle attività finanziarie (24.182.706) (14.272.658)

- attività finanziarie detenute per la negoziazione 44.581 (81.252)

- attività finanziarie valutate al fair value

- attività finanziarie disponibili per la vendita (2.661.368) (4.000.392)

- crediti verso banche: a vista (2.949.602) 5.011.961

- crediti verso banche: altri crediti 4.224.580 419.248

- crediti verso clientela (20.019.296) (15.714.558)

- altre attività (2.821.601) 92.335

3. Liquidità generata/assorbita dalle passività finanziarie (12.772.090) 4.442.304

- debiti verso banche: a vista 15.178 477

- debiti verso banche: altri debiti (19.551.548) (8.940.861)

- debiti verso clientela 17.147.700 19.268.419

- titoli in circolazione (8.774.516) (6.070.320)

- passività finanziarie di negoziazione

- passività finanziarie valutate al fair value (247)

- altre passività (1.608.904) 184.836

Liquidità netta generata/assorbita dall’attività operativa (65.902) (193.065)

B. ATTIVITA’ DI INVESTIMENTO

1. Liquidità generata da 39.899 12.578

- vendite di partecipazioni

- dividendi incassati su partecipazioni 38.899

- vendite di attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- vendite di attività materiali 1.000 12.578

- vendite di attività immateriali

- vendite di rami d’azienda

2. Liquidità assorbita da 46.000 17.107

- acquisti di partecipazioni

- acquisti di attività finanziarie detenute sino alla scadenza

- acquisti di attività materiali 45.000 107

- acquisti di attività immateriali 1.000 17.000

- acquisti di rami d’azienda

Liquidità netta generata/assorbita dall’attività di investimento (6.101) (4.529)

C. ATTIVITA’ DI PROVVISTA

- emissioni/acquisti di azioni proprie 41.574 29.365

- emissioni/acquisti di strumenti di capitale

- distribuzione dividendi e altre finalità

Liquidità netta generata/assorbita dall’attività di provvista 41.574 29.365

LIQUIDITA’ NETTA GENERATA/ASSORBITA NELL’ESERCIZIO (30.429) (168.229)

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76

Riconciliazione Metodo indiretto

Importo

Voci di bilancio 31-12-2016 31-12-2015

Cassa e disponibilità liquide all’inizio dell’esercizio 2.346.734 2.514.963

Liquidità totale netta generata/assorbita nell’esercizio (30.429) (168.229)

Cassa e disponibilità liquide: effetto della variazione dei cambi

Cassa e disponibilità liquide alla chiusura dell’esercizio 2.316.305 2.346.734

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NOTA INTEGRATIVA

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PARTE A - Politiche contabili A.1 - Parte generale A.2 - Parte relativa alle principali voci di Bilancio A.3 - Informativa sul fair value

PARTE B - Informazioni sullo stato patrimoniale Attivo Passivo Altre informazioni

PARTE C - Informazioni sul conto economico

PARTE D - Redditività complessiva

PARTE E - Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura PARTE F - Informazioni sul patrimonio PARTE H - Operazioni con parti correlate ALLEGATI AL BILANCIO - Relazione del Collegio Sindacale Relazione della Società di Revisione I dati contenuti nelle tabelle di Nota Integrativa sono espressi in migliaia di euro.

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PARTE A - Politiche contabili

A.1 - PARTE GENERALE

Sezione 1 - Dichiarazione di conformità ai principi contabili internazionali

Il presente Bilancio è redatto in conformità ai principi contabili internazionali - International Accounting Standards (IAS) e International Financial Reporting Standards (IFRS) - emanati dall’International Ac-counting Standards Board (IASB) e alle relative interpretazioni dell’International Financial Reporting Interpretations Committee (IFRIC), omologati dalla Commissione Europea e in vigore alla data di riferi-mento del bilancio.

L’applicazione degli IAS/IFRS è stata effettuata facendo anche riferimento al “quadro sistematico per la preparazione e presentazione del bilancio” (c.d. framework), con particolare riguardo al principio fon-damentale che riguarda la prevalenza della sostanza sulla forma, nonché al concetto della rilevanza e significatività dell’informazione.

Oltre alle istruzioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n. 262 del 22 dicembre 2005 “Il bilancio bancario: schemi e regole di compilazione” 4° Aggiornamento del 15 dicembre 2015, si è tenuto conto, sul piano interpretativo, dei documenti sull’applicazione degli IAS/IFRS in Italia predisposti dall’Organi-smo Italiano di Contabilità (O.I.C.).

Sezione 2 - Principi generali di redazione

Il bilancio è costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal prospetto della redditività com-plessiva, dal prospetto delle variazioni di patrimonio netto, dal rendiconto finanziario, redatto secondo il metodo indiretto, e dalla nota integrativa; è corredato dalla relazione degli amministratori sull’anda-mento della gestione e sulla situazione della Banca.I conti in bilancio trovano corrispondenza nella contabilità aziendale.Il bilancio di esercizio è redatto nella prospettiva della continuità aziendale e facendo riferimento ai principi generali di redazione di seguito elencati:• competenza economica;• continuità aziendale;• comprensibilità dell’informazione;• significatività dell’informazione (rilevanza);• attendibilità dell’informazione (fedeltà della rappresentazione; prevalenza della sostanza econo-

mica sulla forma giuridica; neutralità dell’informazione; completezza dell’informazione; prudenza nelle stime per non sovrastimare ricavi/attività o sottostimare costi/passività);

• comparabilità nel tempo. Nella predisposizione del bilancio di esercizio sono stati osservati gli schemi e le regole di compilazione di cui alla Circolare della Banca d’Italia n. 262 del 22/12/2005, 4° Aggiornamento del 15 dicembre 2015.Inoltre sono state fornite le informazioni complementari ritenute opportune a integrare la rappresenta-zione dei dati di bilancio, ancorché non specificatamente prescritte dalla normativa.Gli schemi di stato patrimoniale e conto economico, il prospetto della redditività complessiva, il prospet-to delle variazioni del patrimonio netto e il rendiconto finanziario sono redatti in unità di euro, mentre la nota integrativa, quando non diversamente indicato, è espressa in migliaia di euro. A fini comparativi gli schemi di bilancio e, ove richiesto, le tabelle della nota integrativa riportano anche i dati relativi all’e-sercizio precedente.

I criteri adottati per la predisposizione del bilancio di esercizio sono rimasti invariati rispetto a quelli utilizzati per il bilancio dell’esercizio precedente.Se i conti non sono comparabili, quelli relativi all’esercizio precedente sono stati adattati; la non com-parabilità, l’adattamento o l’impossibilità di procedere a questo sono specificatamente indicati nella Nota integrativa.

Page 81: Bilancio Esercizio · compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo. Un aspetto ci tengo in particolar modo a sottolineare, si tratta di un percorso al termine

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Informazioni sulla continuità aziendale

Per quanto concerne la prospettiva della continuità aziendale si segnala che, nel rispetto delle indicazio-ni fornite nell’ambito del Documento n. 2 del 6 febbraio 2009 “Informazioni da fornire nelle relazioni finanziarie sulla continuità aziendale, sui rischi finanziari, sulle verifiche per riduzione di valore delle attività e sulle incertezze nell’utilizzo di stime,” emanato congiuntamente da Banca d’Italia, Consob e Isvap, la Banca ha la ragionevole aspettativa di continuare con la sua esistenza operativa in un futuro prevedibile ed ha, pertanto, redatto il bilancio nel presupposto della continuità aziendale.

Un’informativa più dettagliata in merito alle principali problematiche e variabili esistenti sul mercato è contenuta nell’ambito della Relazione sulla Gestione degli Amministratori.

Sezione 3 - Eventi successivi alla data di riferimento del bilancio

Nel periodo di tempo intercorrente tra la data di riferimento del bilancio e la sua approvazione da par-te del Consiglio di amministrazione, avvenuta il 29/03/2017, non sono intervenuti fatti che comportino una modifica dei dati approvati in tale sede, né si sono verificati fatti di rilevanza tale da richiedere una integrazione all’informativa fornita.

Sezione 4 - Altri aspetti

Il bilancio della Banca è sottoposto alla revisione legale della Società Deloitte & Touche S.p.A. alla quale è stato conferito l’incarico per il novennio 2011/2019, in esecuzione della delibera assembleare del 21 maggio 2011.

Utilizzo di stime e assunzioni nella predisposizione del bilancio d’esercizio La redazione del bilancio d’esercizio richiede anche il ricorso a stime e ad assunzioni che possono de-terminare significativi effetti sui valori iscritti nello stato patrimoniale e nel conto economico, nonché sull’informativa relativa alle attività e passività potenziali riportate in bilancio. L’elaborazione di tali stime implica l’utilizzo delle informazioni disponibili e l’adozione di valutazioni soggettive, fondate anche sull’esperienza storica, utilizzate ai fini della formulazione di assunzioni ra-gionevoli per la rilevazione dei fatti di gestione. Per loro natura le stime e le assunzioni utilizzate possono variare di periodo in periodo; non può quindi escludersi che negli esercizi successivi gli attuali valori iscritti in bilancio potranno differire anche in ma-niera significativa a seguito del mutamento delle valutazioni soggettive utilizzate. Le principali fattispecie per le quali è maggiormente richiesto l’impiego di valutazioni soggettive da parte del Consiglio di Amministrazione sono:- la quantificazione delle perdite per riduzione di valore dei crediti e, in genere, delle altre attività fi-

nanziarie;- la determinazione del fair value degli strumenti finanziari da utilizzare ai fini dell’informativa di bilancio;- l’utilizzo di modelli valutativi per la rilevazione del fair value degli strumenti finanziari non quotati in

mercati attivi;- la valutazione della congruità del valore degli avviamenti e delle altre attività immateriali;- la quantificazione dei fondi del personale e dei fondi per rischi e oneri;- le stime e le assunzioni sulla recuperabilità della fiscalità differita attiva.

La descrizione delle politiche contabili applicate sui principali aggregati di bilancio fornisce i dettagli in-formativi necessari all’individuazione delle principali assunzioni e valutazioni soggettive utilizzate nella redazione del bilancio d’esercizio. Per le ulteriori informazioni di dettaglio inerenti la composizione e i relativi valori di iscrizione delle poste interessate dalle stime in argomento si fa, invece, rinvio alle specifiche sezioni di nota integrativa.

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Per la predisposizione del bilancio sono stati adottati i medesimi principi e metodi contabili utilizzati per la redazione del medesimo documento al 31 dicembre 2015, a cui si fa rinvio per maggiori dettagli, integrati dalle informazioni seguenti. Riforma delle Banche di Credito Cooperativo DL 18 del 14 febbraio 2016, conv. L. 49 del 08 aprile 2016

Per quanto attiene i contenuti e le previsioni del Provvedimento di riforma della Banche di Credito Co-operativo, disciplinata dal Decreto citato, si rimanda a quanto riportato nella Relazione sulla gestione degli Amministratori. In particolare, si segnala all’art. 2 bis la costituzione del Fondo temporaneo delle Banche di Credito Cooperativo, nella previsione di una dotazione per un importo massimo fino allo 0,2% dell’Attivo dello Stato Patrimoniale risultante dal bilancio precedente, da utilizzarsi per interventi di sostegno finalizzati al consolidamento e alla concentrazione delle Banche medesime.Le risorse da destinare agli interventi, nel limite complessivo indicato, sono messe a disposizione dalle Banche consorziate su chiamata del Fondo in relazione alle modalità e ai tempi dei singoli interventi.

IFRS 9 - Financial Instruments

Il principio contabile IFRS 9 sostituirà, a partire dal 1° gennaio 2018, lo standard IAS 39 attualmente in vigore.

Il nuovo principio copre tre ambiti:

- Classificazione e misurazione: Attività finanziarie. L’IFRS 9 richiede che le attività finanziarie siano classificate in tre classi distinte, ov-vero costo ammortizzato, fair value a conto economico complessivo (riserva di patrimonio netto) e fair value a conto economico, sulla base sia del modello di business applicato sia della natura contrattuale dei flussi di cassa dello strumento finanziario.I criteri di iscrizione e cancellazione rimangono sostanzialmente inalterati rispetto allo IAS 39.

Passività finanziarie. L’IFRS 9 mantiene immutate le previsioni dello IAS 39 ad eccezione delle passività finanziarie valutate al fair value, per le quali la variazione di fair value attribuibile al proprio merito cre-ditizio dovrà essere imputata al conto economico complessivo (a riserva di patrimonio netto) e non più a conto economico (il principio prevede la facoltà di adottare tale previsione in via anticipata a partire dalla data di omologazione del nuovo principio).

-Impairment:Al riguardo, viene introdotto un modello di impairment basato sulle perdite attese (“expected losses”) in sostituzione dell’attuale modello previsto dallo IAS 39 di incurred losses. Il principio prevede la classificazione dei crediti in tre classi (“stages”) in funzione della qualità creditizia della controparte,dove per la classe che include le controparti aventi il miglior standing creditizio sono previste perdite attese su un orizzonte di 12 mesi, mentre per le altre due classi l’orizzonte temporale per la determinazione della perdita attesa è pari alla durata residua del credito (“lifetime expected loss”).

- Hedge accounting:Per l’Hedge accounting si prevedono modelli di copertura tendenzialmente semplificati rispetto allo IAS 39, introducendo un legame più accentuato con le modalità di gestione del rischio previste dalla Banca. Federcasse ha avviato nel corso del 2015 un progetto a livello di categoria, al fine di gestire la transizione alla prima applicazione dell’IFRS 9.Il progetto ha l’obiettivo di determinare gli impatti a livello patrimoniale, economico e prudenziale dell’adozione del principio, nonché di identificare le opportune implementazioni organizzative

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e informatiche e gli adeguati presidi di controllo, che ne consentano un’effettiva applicazione. In ragione della complessità di quanto previsto dal principio nei vari ambiti trattati e delle interrelazioni presenti tra gli aspetti più significativi che concorrono a determinare i criteri di classificazione, i modelli di impairment e le politiche di copertura, non è possibile, allo stato attuale, quantificare gli impatti previsti.In particolare, per quanto riguarda il nuovo modello di impairment, gli impatti dipenderanno, tra l’altro, sia dalla composizione dei portafogli crediti sia dalle condizioni economiche correnti e prospettiche (per gli stages in cui si applica l’approccio lifetime) al momento di first time adoption dell’IFRS 9.

Canone DTA

Il D.L. 59/2016 convertito dalla Legge 30 giugno 2016 n. 119 contiene, tra le altre, norme in materia di imposte differite attive (DTA).Secondo le nuove disposizioni, per mantenere l’applicazione della normativa sulla trasformazione delle DTA di cui alla Legge 214/2011 in crediti d’imposta e conseguentemente beneficiare della possibilità di includere le suddette DTA nella determinazione dei Fondi Propri ai fini prudenziali, è necessario esercita-re espressamente un’opzione irrevocabile, che prevede il pagamento di un canone annuale fino al 2029 pari all’1,5% della differenza fra le DTA e le imposte effettivamente versate.

La base di commisurazione del canone DTA è risultata negativa per la Banca per l’esercizio in corso al 31 dicembre 2016, in quanto le imposte versate sono superiori alle attività per imposte anticipate; pertanto nessun importo risulta dovuto a tale titolo.La Banca ha comunque deciso di avvalersi della facoltà prevista dal provvedimento per continuare a beneficiare anche nel futuro delle disposizioni previste dal regime prudenziale ed ha pertanto inviato l’apposita comunicazione prevista dal Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate n. 117661 del 22 luglio 2016 per l’esercizio dell’opzione sopra indicata.

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A.2 - PARTE RELATIVA ALLE PRINCIPALI VOCI DI BILANCIODi seguito sono indicati i principi contabili adottati per la predisposizione del bilancio di esercizio. L’e-sposizione dei principi adottati è effettuata con riferimento alle fasi di classificazione, iscrizione, valu-tazione, cancellazione delle poste dell’attivo e del passivo, così come per le modalità di riconoscimento dei ricavi e dei costi.

1 - Attività finanziarie detenute per la negoziazione

Criteri di classificazione

Si classificano tra le attività finanziarie detenute per la negoziazione gli strumenti finanziari che sono detenuti con l’intento di generare profitti nel breve termine derivanti dalle variazioni dei prezzi degli stessi. Rientrano nella presente categoria i contratti derivati connessi con la fair value option (definita dal prin-cipio contabile IFRS 13), gestionalmente collegati con attività e passività valutate al fair value.Sono invece iscritti tra i derivati di copertura, il cui valore è rappresentato alla voce 80 dell’attivo, quelli designati come efficaci strumenti di copertura agli effetti della disciplina dell’hedge accounting. La Ban-ca non ha tali tipologie di derivati.Il derivato è uno strumento finanziario o altro contratto con le seguenti caratteristiche:a) il suo valore cambia in relazione al cambiamento di un tasso di interesse, del prezzo di uno strumento

finanziario, del tasso di cambio in valuta estera, di un indice di prezzi o di tassi, del merito di credito o di indici di credito o altre variabili prestabilite;

b) non richiede un investimento netto iniziale o richiede un investimento netto iniziale inferiore a quello che sarebbe richiesto per altri tipi di contratti di cui ci si aspetterebbe una risposta simile a cambiamenti di fattori di mercato;

c) è regolato a data futura.

Tra i derivati finanziari rientrano i contratti di compravendita a termine di titoli e valute, i contratti deri-vati con titolo sottostante e quelli senza titolo sottostante collegati a tassi di interesse, a indici o ad altre attività e contratti derivati su valute.

Criteri di iscrizioneL’iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di sottoscrizione. All’atto della rilevazione iniziale le attività finanziarie detenute per la negoziazione vengono rilevate al fair value; esso è rappresentato, generalmente, dal corrispettivo pagato per l’esecuzione della transazio-ne, senza considerare i costi o proventi ad essa riferiti ed attribuibili allo strumento stesso, che vengono rilevati direttamente nel conto economico. Criteri di valutazione

Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie detenute per la negoziazione sono valo-rizzate al fair value con rilevazione delle variazioni in contropartita a conto economico. Se il fair value di un’attività finanziaria diventa negativo, tale posta è contabilizzata come una passività finanziaria di negoziazione.Il fair value è definito dal principio IFRS 13 come “Il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’atti-vità ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione tra ope-ratori di mercato alla data di misurazione”. Il fair value degli investimenti quotati in mercati attivi è determinato con riferimento alle quotazioni di mercato (prezzi ufficiali, in assenza, prezzi medi) rilevati alla data di riferimento del bilancio. Un mercato è definito attivo qualora le quotazioni riflettano normali operazioni di mercato, siano pron-tamente e regolarmente disponibili ed esprimano il prezzo di effettive e regolari operazioni di mercato.

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In assenza di un mercato attivo, sono utilizzati metodi di stima e modelli valutativi che tengono conto di tutti i fattori di rischio correlati agli strumenti e che sono fondati su dati rilevabili sul mercato. Sono in particolare utilizzati: metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano analoghe caratteristiche, calcoli di flussi di cassa scontati; modelli di determinazione del prezzo di opzioni; valori rilevati in recenti transazioni comparabili ed altre tecniche comunemente utilizzate dagli operatori di mercato. Criteri di cancellazioneLe attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari deri-vanti dalle stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e i benefici ad essa connessi.I titoli consegnati nell’ambito di un’operazione che contrattualmente ne prevede il riacquisto non ven-gono stornati dal bilancio. Criteri di rilevazione delle componenti redditualiLe componenti positive di reddito rappresentate dagli interessi attivi sui titoli e relativi proventi assimi-lati sono iscritte per competenza nelle voci di conto economico relative agli interessi.Alle medesime voci sono iscritti anche i differenziali e i margini maturati sino alla data di riferimento del bilancio, relativi ai contratti derivati classificati come attività finanziarie detenute per la negoziazione, ma gestionalmente collegati ad attività o passività finanziarie valutate al fair value (cosiddetta fair va-lueoption).Gli utili e le perdite realizzati dalla cessione o dal rimborso e gli utili e le perdite non realizzati derivanti dalle variazioni del fair value del portafoglio di negoziazione sono classificati nel conto economico nel “Risultato netto dell’attività di negoziazione”, così come l’effetto delle valutazioni al cambio di fine periodo delle attività e passività monetarie in valuta.I profitti e le perdite relativi ai contratti derivati gestionalmente collegati con attività o passività valutate al fair value sono invece rilevati nel “Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value”.

2 - Attività finanziarie disponibili per la vendita

Criteri di classificazione

Sono classificate nella presente voce le attività finanziarie non derivate non diversamente classificate come tra le “Attività detenute per la negoziazione” o “Valutate al fair value”, attività finanziarie “dete-nute fino a scadenza” o i “Crediti e finanziamenti”. Gli investimenti “disponibili per la vendita” sono attività finanziarie che si intende mantenere per un periodo di tempo indefinito e che possono essere vendute per esigenze di liquidità, variazioni nei tassi d’interesse, nei tassi di cambio e nei prezzi di mercato. Essa accoglie:• i titoli di debito quotati e non quotati;• le quote di O.I.C.R. (fondi comuni di investimento e SICAV);• le partecipazioni azionarie non qualificabili di controllo, di collegamento o di controllo congiunto

(c.d partecipazioni di minoranza). Criteri di iscrizioneL’iscrizione iniziale delle attività finanziarie disponibili per la vendita avviene alla data di regolamento, se regolate con tempistiche previste dalla prassi di mercato (regular way), altrimenti alla data di sotto-scrizione. Nel caso di rilevazione delle attività finanziarie alla data di regolamento, gli utili e le perdite rilevati tra la data di sottoscrizione e quella di regolamento sono imputati a patrimonio netto. All’atto della rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita vengono rilevate al fair value; esso è rappresentato, generalmente, dal corrispettivo pagato per l’esecuzione della transazione, comprensivo dei costi o proventi di transazione direttamente attribuibili.

L’iscrizione delle attività finanziarie disponibili per la vendita può derivare anche da riclassificazione dal

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comparto “Attività finanziarie detenute fino alla scadenza” oppure, solo e soltanto in rare circostanze e comunque solamente qualora l’attività non sia più posseduta al fine di venderla o riacquistarla a breve, dal comparto “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”; in tali circostanze il valore di iscrizione è pari al fair value dell’attività al momento del trasferimento.

Criteri di valutazioneSuccessivamente alla rilevazione iniziale, le attività disponibili per la vendita continuano ad essere valu-tate al fair value.

Gli investimenti in strumenti di capitale non quotati in mercati attivi ed il cui fair value non può essere determinato in modo attendibile, sono mantenuti al costo e svalutati, con imputazione a conto econo-mico, nell’eventualità in cui siano riscontrate perdite di valore durevoli.

Per i criteri di determinazione del fair value, si fa riferimento a quanto indicato nelle specifiche note in merito di cui al successivo punto 17 “Altre informazioni”.

Le quote di partecipazione nel capitale di altre imprese, diverse da quelle di controllo e di collegamento, sono state valutate al costo e non al fair value, poiché per esse si ritiene possano ricorrere le condizioni previste dallo IAS39.

In sede di chiusura di bilancio le attività vengono sottoposte a verifica dell’esistenza di obiettive evi-denze di riduzione di valore non temporanee (impairment test). L’importo della perdita viene misurato come differenza tra il valore contabile dell’attività finanziaria e il valore attuale dei flussi finanziari scontati al tasso di interesse effettivo originario.

Se una attività finanziaria disponibile per la vendita subisce una diminuzione durevole di valore, la per-dita cumulata non realizzata e precedentemente iscritta nel patrimonio netto è stornata dal patrimonio netto e contabilizzata nella voce di conto economico “rettifiche/riprese di valore nette per deteriora-mento delle attività finanziarie disponibili per la vendita”.

Per l’accertamento di situazioni che comportino una perdita per riduzione durevole di valore e la de-terminazione del relativo ammontare, la Banca utilizza tutte le informazioni a sua disposizione che si basano su fatti che si sono già verificati e su dati osservabili alla data di valutazione.In relazione ai titoli di debito, le informazioni che si considerano principalmente rilevanti ai fini dell’ac-certamento di eventuali perdite per riduzione di valore sono le seguenti:• esistenza di significative difficoltà finanziarie dell’emittente, derivanti da inadempimenti o mancati

pagamenti di interessi o capitale;• probabilità di apertura di procedure concorsuali;• scomparsa di un mercato attivo sugli strumenti finanziari;• peggioramento delle condizioni economiche che incidono sui flussi finanziari dell’emittente;• declassamento del merito di credito dell’emittente, quando accompagnato da altre notizie negative

sulla situazione finanziaria di quest’ultimo.

Con riferimento ai titoli di capitale, le informazioni che si ritengono rilevanti ai fini dell’evidenziazione di perdite per riduzioni di valore includono la verifica dei cambiamenti intervenuti nell’ambiente tecno-logico, di mercato, economico o legale in cui l’emittente opera. Una diminuzione significativa o prolungata del fair value di uno strumento rappresentativo di capitale al di sotto del suo costo è considerata evidenza obiettiva di una riduzione durevole di valore. Qualora i motivi della perdita durevole vengano meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla sua rilevazione, vengono iscritte riprese di valore imputate al conto economico se si tratta di titoli di de-bito o al patrimonio netto se si tratta di titoli di capitale. L’ammontare della ripresa non può in ogni caso su-perare il costo ammortizzato che lo strumento finanziario avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche.La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione durevole di valore viene effettuata a ogni chiusura di bilancio.

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Criteri di cancellazioneLe attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari deri-vanti dalle stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e i benefici ad essa connessi.

Criteri di rilevazione delle componenti redditualiPer le attività finanziarie disponibili per la vendita vengono rilevati:• a conto economico, gli interessi calcolati con il metodo del tasso di interesse effettivo, che tiene

conto sia dell’ammortamento dei costi di transazione sia del differenziale tra il costo e il valore di rimborso;

• a patrimonio netto in una specifica riserva, al netto dell’imposizione fiscale, i proventi e gli oneri derivanti dalla variazione del relativo fair value, sino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una perdita durevole di valore.

Al momento della dismissione gli effetti derivanti dall’utile o dalla perdita cumulati nella riserva relativa alle attività finanziarie disponibili per la vendita, vengono rilevati a conto economico nella voce “utili (perdite) da cessione o riacquisto di: b) attività finanziarie disponibili per la vendita”.

3 - Attività finanziarie detenute sino alla scadenzaGli investimenti posseduti sino alla scadenza sono attività non derivate con pagamenti fissi o determinabili e scadenza fissa, quotati su un mercato attivo (Livello 1), che la Banca ha oggettiva intenzione e capacità di possedere sino alla scadenza.

Criteri di classificazione

Sono classificate nella presente categoria i titoli di debito con pagamenti fissi o determinabili a scadenza fissa, che si ha intenzione e capacità di detenere sino a scadenza.

Se, a seguito di un cambiamento della volontà o del venir meno della capacità, non risulta più appro-priato mantenere gli investimenti in tale categoria, questi vengono trasferiti tra le attività disponibili per la vendita.

Ogniqualvolta che le vendite o le riclassificazioni risultino rilevanti sotto il profilo quantitativo e qua-litativo, qualsiasi investimento detenuto fino alla scadenza che residua deve essere riclassificato come disponibile per la vendita.

Criteri di iscrizione

L’iscrizione iniziale delle attività finanziarie detenute sino alla scadenza avviene alla data di regolamento.

All’atto della rilevazione iniziale le attività finanziarie classificate nella presente categoria sono rilevate al fair value, che corrisponde generalmente al corrispettivo pagato, comprensivo degli eventuali costi e proventi direttamente attribuibili.

Qualora l’iscrizione delle attività in questa categoria derivi da riclassificazione dal comparto “Attività finanziarie disponibili per la vendita” oppure, solo e soltanto in rare circostanze qualora l’attività non sia più posseduta al fine di venderla o riacquistarla a breve, dalle “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”, il fair value dell’attività, rilevato al momento del trasferimento, è assunto quale nuova misura del costo ammortizzato dell’attività stessa.

Criteri di valutazione

Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie detenute sino alla scadenza sono valutate al costo ammortizzato, utilizzando il metodo del tasso di interesse effettivo.

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In sede di chiusura del bilancio, viene effettuata la verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di ridu-zione di valore. Se esse sussistono, l’importo della perdita viene misurato come differenza tra il saldo contabile dell’attività e il valore attuale dei futuri flussi finanziari stimati recuperabili, scontati al tasso di interesse effettivo originario. L’importo della perdita è rilevato a conto economico.

Qualora i motivi che hanno dato origine alla rettifica di valore siano successivamente rimossi, vengono effettuate corrispondenti riprese di valore.

Criteri di cancellazione

Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari deri-vati dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.

Criteri di rilevazione delle componenti reddituali

Le componenti positive di reddito rappresentate dagli interessi attivi e dai proventi assimilati sono iscrit-te per competenza, sulla base del tasso di interesse effettivo, nelle voci di conto economico relative agli interessi.

Gli utili o le perdite riferiti ad attività detenute sino a scadenza sono rilevati nel conto economico nel momento in cui le attività sono cedute, alla voce “Utile (perdita) da cessione o riacquisto di: c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza”.

Eventuali riduzioni di valore vengono rilevate a conto economico nella voce “Rettifiche/Riprese di valore nette per deterioramento di attività finanziarie detenute sino alla scadenza”. In seguito, se i motivi che hanno determinato l’evidenza della perdita di valore vengono rimossi, si procede all’iscrizione di riprese di valore con imputazione a conto economico nella stessa voce.

L’ammontare della ripresa non può eccedere in ogni caso il costo ammortizzato che lo strumento avreb-be avuto in assenza di precedenti rettifiche.

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4 - Crediti

Criteri di classificazione

I Crediti e finanziamenti sono iscritti nelle voci “60 Crediti verso banche” e “70 Crediti verso clientela”.I crediti rientrano nella più ampia categoria delle attività finanziarie non derivate e non quotate in un mercato attivo (Livello 2 e 3), che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili. Essi includono gli impieghi con clientela e con banche, erogati direttamente e che non sono stati classificati all’origine tra le Attività finanziarie valutate al fair value. L’iscrizione in questa categoria può derivare anche da riclassificazione dal comparto “Attività finanziarie disponibili per la vendita” oppure, solo e soltanto in rare circostanze, qualora l’attività non sia più posse-duta al fine di venderla o riacquistarla a breve, dalle “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”. Qualora l’iscrizione derivi da riclassificazione, il fair value dell’attività rilevato al momento del trasferi-mento è assunto quale nuova misura del costo ammortizzato dell’attività stessa. Criteri di iscrizioneLa prima iscrizione di un credito avviene alla data di sottoscrizione del contratto, che normalmente coin-cide con la data di erogazione, sulla base del fair value dello strumento finanziario. Esso è pari all’am-montare erogato, comprensivo dei proventi e degli oneri direttamente riconducibili al singolo credito e determinabili sin dall’origine dell’operazione, ancorché liquidati in un momento successivo. Sono esclusi i costi che, pur avendo le caratteristiche suddette, sono oggetto di rimborso da parte della controparte debitrice o sono inquadrabili tra i normali costi interni di carattere amministrativo.Nel caso di titoli di debito, l’iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento, se regolate con tempistiche previste dalla prassi di mercato (regular way), altrimenti alla data di sotto-scrizione. Per le operazioni creditizie, eventualmente concluse a condizioni non di mercato, la rilevazione inizia-le è effettuata per un importo pari ai futuri flussi di cassa scontati ad un tasso di mercato. L’eventuale differenza tra la rilevazione iniziale e l’ammontare erogato è rilevata nel conto economico al momento dell’iscrizione iniziale. Le operazioni di pronti contro termine con obbligo di rivendita a termine sono iscritte in bilancio come operazioni di impiego. In particolare, le operazioni di acquisto a pronti e di rivendita a termine sono rilevate come crediti per l’importo corrisposto a pronti. Criteri di valutazione Successivamente alla rilevazione iniziale, i crediti sono rilevati al costo ammortizzato, pari al valore di prima iscrizione, diminuito/aumentato dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di valore e dell’am-mortamento calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo.Il costo ammortizzato è diminuito/aumentato anche per la differenza tra l’ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza, riconducibile tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito.Il tasso di interesse effettivo è il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito, per ca-pitale ed interessi, all’ammontare erogato comprensivo dei costi/proventi ricondotti al credito. L’effetto economico dei costi e dei proventi viene così distribuito lungo la vita residua attesa del credito. Nella determinazione del tasso di rendimento effettivo, si procede alla stima dei flussi di cassa conside-rando tutti i termini contrattuali dello strumento finanziario che possono influire sugli importi e sulle scadenze, ma non le future perdite su crediti. Il metodo del costo ammortizzato non è utilizzato per i crediti la cui breve durata fa ritenere trascurabile l’effetto dell’applicazione della logica di attualizzazione. Detti crediti vengono valorizzati al valore no-

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minale erogato. I proventi e gli oneri agli stessi riferibili sono attribuiti direttamente a conto economico. Il metodo del costo ammortizzato non è utilizzato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca. Ad ogni data di bilancio viene accertata l’eventuale obiettiva evidenza che un’attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie abbia subito una riduzione di valore. Tale circostanza ricorre quando è prevedibile che l’azienda non sia in grado di riscuotere l’ammontare dovuto, sulla base delle condizioni contrattuali originarie ossia, ad esempio, in presenza:a) di significative difficoltà finanziarie dell’emittente o debitore;b) di una violazione del contratto, quale un inadempimento o un mancato pagamento degli interessi o

del capitale;c) del fatto che il finanziatore per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria del be-

neficiario, estenda al beneficiario una concessione che il finanziatore non avrebbe altrimenti preso in considerazione;

d) della probabilità che il beneficiario dichiari procedure di ristrutturazione finanziaria;e) della scomparsa di un mercato attivo di quell’attività finanziaria dovuta a difficoltà finanziarie;f) di dati rilevabili che indichino l’esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari

stimati per un gruppo di attività finanziarie similari sin dal momento della rilevazione iniziale di quelle attività, sebbene la diminuzione non possa essere ancora identificata con le singole attività finanziarie nel gruppo.

Dapprima si valuta la necessità di rettificare individualmente le esposizioni deteriorate (crediti non per-forming), classificate nelle diverse categorie di rischio in base alla normativa emanata dalla Banca d’Ita-lia, riportate al punto A1. Sezione 4. “Altri aspetti” I crediti non performing sono oggetto di un processo di valutazione analitica, assieme agli altri crediti individualmente significativi; l’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attua-le dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo del-le eventuali garanzie, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. Qualora il credito abbia un tasso d’interesse variabile, il tasso di attualizzazione utilizzato al fine di determinare la perdita è pari al tasso di rendimento effettivo corrente determinato in accordo con il contratto.La rettifica di valore è iscritta a conto economico. La componente della rettifica riconducibile all’attualiz-zazione dei flussi finanziari viene rilasciata per competenza secondo il meccanismo del tasso di interesse effettivo ed imputata tra le riprese di valore. Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo, ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto, che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qua-lora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è previsto entro breve termine non vengono attualizzati.Per talune tipologie di crediti deteriorati, i crediti sono inseriti in gruppi di attività con caratteristiche analoghe, procedendo a una svalutazione analitica determinata con metodologia forfetaria, in base alla stima dei flussi nominali futuri, corretti per le perdite attese, utilizzando i parametri di “probabilità di insolvenza”(LGD) e di “perdita in caso di insolvenza” (PD).

I crediti in bonis, per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita, sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione avviene per catego-rie di crediti omogenee in termini di rischio di credito; le relative percentuali di perdita sono stimate te-nendo conto di serie storiche, che consentono di apprezzare il valore della perdita in ciascuna categoria di crediti. Tali crediti hanno inoltre una percentuale minima di svalutazione pari allo 0,50%.

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La stima dei flussi nominali futuri attesi si basa su differenziati parametri di “probabilità di insolvenza” ( PD - probability of default) e di “perdita in caso di insolvenza “ (LGD - loss given default) eventualmente differenziati per codice di attività economica, così come individuati dalla Banca d’Italia.I flussi così calco-lati sono attualizzati sulla base dei tempi medi di recupero, determinati su base storico statistica.La rettifica di valore è iscritta a conto economico.Ad ogni data di chiusura del bilancio, le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale rispetto alla consistenza delle svalutazioni collettive dell’esercizio pre-cedente.

Criteri di cancellazione

I crediti vengono cancellati dalle attività in bilancio allorché il diritto a ricevere i flussi di cassa è estinto, quando la cessione ha comportato il trasferimento in maniera sostanziale di tutti i rischi e benefici con-nessi ai crediti stessi o nel caso in cui il credito è considerato definitivamente irrecuperabile, dopo che tutte le necessarie procedure di recupero sono state completate.Qualora invece siano stati mantenuti i rischi e benefici relativi ai crediti ceduti, questi continuano ad essere iscritti tra le attività del bilancio, ancorché giuridicamente la titolarità del credito sia stata effetti-vamente trasferita, registrando una passività a fronte del corrispettivo ricevuto dall’acquirente.

Criteri di rilevazione delle componenti redditualiGli interessi derivanti da “Crediti verso banche e clientela” sono iscritti tra gli “Interessi attivi e proventi assimilati” del conto economico in base al principio della competenza temporale sulla base del tasso di interesse effettivo.Le perdite di valore riscontrate sono iscritte a conto economico nella voce 130 “rettifiche/riprese di va-lore nette per deterioramento di a) crediti” così come i recuperi di parte o tutti gli importi oggetto di precedenti svalutazioni. Le riprese di valore sono iscritte sia a fronte di una migliorata qualità del credi-to, tale da far insorgere la ragionevole certezza del recupero tempestivo del capitale secondo i termini contrattuali originari del credito, sia a fronte del progressivo venir meno dell’attualizzazione calcolata al momento dell’iscrizione della rettifica di valore. Nel caso di valutazione collettiva, le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalco-late in modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio dei crediti.Gli utili e perdite risultanti dalla cessione di crediti sono iscritti alla voce 100 a) del conto economico “Utile (perdite) da cessione o riacquisto di crediti”.

5 - Attività finanziarie valutate al fair value

Alla data del bilancio la Banca non detiene “Attività finanziarie valutate al fair value”. 6 - Operazioni di copertura

La Banca a fine esercizio non ha in corso operazioni con derivati classificabili fra i derivati di copertura. 7 - Partecipazioni

La Banca a fine esercizio non detiene partecipazioni di controllo, di collegamento o di controllo congiunto, così come definite e previste dai principi IAS27 e IAS28. 8 - Attività materiali

Criteri di classificazioneLa voce include principalmente i terreni, gli immobili ad uso funzionale e quelli detenuti a scopo di inve-stimento, gli impianti, i veicoli, i mobili, gli arredi e le attrezzature di qualsiasi tipo.Si definiscono “immobili ad uso funzionale” quelli posseduti per essere impiegati nella fornitura di ser-vizi oppure per scopi amministrativi.

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Rientrano invece tra gli immobili da investimento le proprietà possedute al fine di percepire canoni di locazione o per l’apprezzamento del capitale investito, o per entrambe le motivazioni. Gli immobili posseduti sono utilizzati come filiali ed uffici della Banca. Sono compresi tra le attività materiali i beni utilizzati nell’ambito di contratti di leasing finanziario, an-corché la titolarità giuridica dei medesimi permanga in capo alla società locatrice.Tra le attività materiali sono inclusi anche i costi per migliorie su beni di terzi, purché relative ad attività materiali identificabili e separabili (es. ATM). Qualora i suddetti costi non presentino autonoma funzio-nalità ed utilizzabilità, ma dagli stessi si attendano benefici futuri, sono iscritti tra le “altre attività” e vengono ammortizzati nel più breve periodo tra quello di prevedibile capacità di utilizzo delle migliorie stesse e quello di durata residua della locazione.Al valore delle immobilizzazioni materiali concorrono anche gli acconti versati per l’acquisizione e la ristrutturazione di beni non ancora entrati nel processo produttivo, e quindi non ancora oggetto di ammortamento.

Criteri d'iscrizioneLe attività materiali sono inizialmente iscritte al costo di acquisto o di costruzione, comprensivo di tutti gli eventuali oneri accessori direttamente imputabili all’acquisto e alla messa in funzione del bene. Le spese di manutenzione straordinaria ed i costi aventi natura incrementativa che comportano un incre-mento dei benefici futuri generati dal bene sono attribuiti ai cespiti cui si riferiscono ed ammortizzati in relazione alle residue possibilità di utilizzo degli stessi.Le spese per riparazioni, manutenzioni o altri interventi per garantire l’ordinario funzionamento dei beni sono invece imputate al conto economico dell’esercizio in cui sono sostenute. Criteri di valutazioneDopo la rilevazione iniziale, le attività materiali, inclusi gli immobili non strumentali, salvo quanto di seguito precisato, sono iscritte in bilancio al costo al netto degli ammortamenti cumulati e di eventuali perdite di valore accumulate.Le attività materiali sono sistematicamente ammortizzate in ogni esercizio sulla base della loro vita utile, adottando come criterio di ammortamento il metodo a quote costanti. Non sono soggetti ad ammortamento i terreni, siano essi stati acquisiti singolarmente o incorporati nel valore dei fabbricati, in quanto considerati a vita utile indefinita. Nel caso in cui il loro valore sia incor-porato nel valore del fabbricato, sono considerati beni separabili dall’edificio; la suddivisione tra il valore del terreno e il valore del fabbricato avviene sulla base di perizia di periti indipendenti per i soli immobili detenuti “cielo-terra”.

Il processo di ammortamento inizia quando il bene è disponibile per l’uso.Le attività soggette ad ammortamento sono rettificate per possibili perdite di valore ogniqualvolta eventi o cambiamenti di situazioni indicano che il valore contabile potrebbe non essere recuperabile.Il valore recuperabile di un’attività è pari al maggiore tra il fair value, al netto degli eventuali costi di vendita, ed il relativo valore d’uso del bene, inteso come il valore attuale dei flussi futuri originati dal cespite. Le eventuali rettifiche sono imputate a conto economico alla voce “rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali”.

Qualora vengano meno i motivi che hanno portato alla rilevazione della perdita, viene rilevata una ri-presa di valore, che non può superare il valore che l’attività avrebbe avuto, al netto degli ammortamenti calcolati, in assenza di precedenti perdite di valore. Criteri di cancellazioneLe attività materiali sono eliminate dallo Stato Patrimoniale al momento della dismissione o quando sono ritirate permanentemente dall’uso e, di conseguenza, non sono attesi benefici economici futuri che derivino dalla loro cessione o dal loro utilizzo.

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Criteri di rilevazione delle componenti redditualiL’ammortamento sistematico è contabilizzato al conto economico alla voce “Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali”

Nel primo esercizio l’ammortamento è rilevato proporzionalmente al periodo di effettiva disponibilità all’uso del bene. Per i beni ceduti e/o dismessi nel corso dell’esercizio, l’ammortamento è calcolato su base giornaliera fino alla data di cessione e/o dismissione.

Le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dallo smobilizzo o dalla dismissione delle attività materiali sono determinate come differenza tra il corrispettivo netto di cessione e il valore contabile del bene; esse sono rilevate nel conto economico alla stessa data in cui le attività sono eliminate dalla contabilità. 9 - Attività immateriali

Criteri di classificazioneLa voce accoglie quelle attività non monetarie prive di consistenza fisica possedute per essere utilizzate in un periodo pluriennale o indefinito, che soddisfano le seguenti caratteristiche: - identificabilità;- l’azienda ne detiene il controllo;- è probabile che i benefici economici futuri attesi attribuibili all'attività affluiranno all'azienda;- il costo dell’attività può essere valutato attendibilmente. In assenza di una delle suddette caratteristiche, la spesa per acquisire o generare l’attività internamente è rilevata come costo nell’esercizio in cui è stata sostenuta.Le attività immateriali includono, in particolare, il software applicativo ad utilizzazione pluriennale. Criteri di iscrizioneLe attività immateriali sono iscritte al costo, rettificato per eventuali oneri accessori, sostenuti per predi-sporre l’utilizzo dell’attività. Criteri di valutazioneDopo la rilevazione iniziale, le attività immateriali a vita “definita” sono iscritte al costo, al netto dell’am-montare complessivo degli ammortamenti e delle perdite di valore cumulate.

Il processo di ammortamento inizia quando il bene è disponibile per l’uso, ovvero quando si trova nel luogo e nelle condizioni adatte per poter operare nel modo stabilito e cessa nel momento in cui l’attività è eliminata contabilmente.

L’ammortamento è effettuato a quote costanti, di modo da riflettere l’utilizzo pluriennale dei beni in base alla vita utile stimata.Nel primo esercizio l’ammortamento è rilevato proporzionalmente al periodo di effettiva disponibilità del bene. Per le attività cedute e/o dismesse nel corso dell’esercizio, l’ammortamento è calcolato su base giornaliera fino alla data di cessione e/o dismissione.

Ad ogni chiusura di bilancio, in presenza di evidenze di perdite di valore, si procede alla stima del valore di recupero dell’attività.

L’ammontare della perdita, rilevato a conto economico, è pari alla differenza tra il valore contabile dell’attività ed il suo valore recuperabile. Criteri di cancellazioneLe attività immateriali sono eliminate dallo stato patrimoniale dal momento della dismissione o quando non siano attesi benefici economici futuri.

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Criteri di rilevazione delle componenti redditualiSia gli ammortamenti che eventuali rettifiche/riprese di valore per deterioramento di attività immate-riali diverse dagli avviamenti vengono rilevati a conto economico nella voce “Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali”.

Le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dallo smobilizzo o dalla dismissione di un’attività immateriale sono determinate come differenza tra il corrispettivo netto di cessione e il valore contabile del bene ed iscritte al conto economico. 10 - Attività non correnti in via di dismissione

In tale voce sono classificate le attività non correnti destinate alla vendita ed i gruppi di attività e le pas-sività associate in via di dismissione, secondo quanto previsto dall’IFRS5.La Banca, alla data di redazione del bilancio, non presenta attività che rientrano in tale categoria. 11 - Fiscalità corrente e differita

Criteri di classificazione e di iscrizioneNella voce figurano le attività e passività fiscali (correnti e differite) rilevate in applicazione dello IAS12.Le imposte sul reddito sono rilevate nel conto economico ad eccezione di quelle relative a voci addebi-tate od accreditate direttamente a patrimonio netto.

L’accantonamento per imposte sul reddito è determinato in base ad una prudenziale previsione dell’o-nere fiscale corrente, di quello anticipato e di quello differito.

Le attività fiscali correnti accolgono i crediti d’imposta recuperabili (compresi gli acconti versati); le pas-sività fiscali correnti le imposte correnti non ancora pagate alla data del bilancio.Le imposte anticipate e quelle differite sono determinate sulla base del criterio del balance sheet liabili-ty method, tenendo conto delle differenze temporanee (deducibili o imponibili) tra il valore contabile di una attività o di una passività e il suo valore riconosciuto ai fini fiscali.

L’iscrizione di “attività per imposte anticipate” è effettuata quando il loro recupero è ritenuto probabile.Tuttavia la probabilità del recupero delle imposte anticipate relative a avviamenti, altre attività imma-teriali iscritte fino alla data del 31.12.2014, nonché alle rettifiche e svalutazioni di crediti è da ritenersi automaticamente soddisfatta per effetto delle disposizioni di legge che ne prevedono la trasformazione in credito d’imposta in presenza di perdita d’esercizio civilistica e/o fiscale ai fini IRES o di valore della produzione negativo ai fini IRAP. In particolare, in presenza di una perdita civilistica d’esercizio, la fisca-lità anticipata relativa agli avviamenti, alle altre attività immateriali iscritte fino alla data del 31.12.2014, nonché alle rettifiche su crediti sarà oggetto di parziale trasformazione in credito d’imposta per effetto delle disposizioni di cui all’art. 2, comma 55, del Decreto Legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito con modificazioni dalla Legge 26 febbraio 2011, n. 10 e come modificato dal c. 167 e seguenti art. 1 L. 27 dicembre 2013 n. 147.

La trasformazione ha effetto a decorrere dalla data di approvazione, da parte dell’assemblea dei soci, del bilancio individuale in cui è stata rilevata la perdita, come previsto dall’art. 2, comma 56, del citato D.L. 225/2010.

Le “passività per imposte differite” vengono rilevate in tutti i casi in cui è probabile che insorga il relativo debito.

Le “attività per imposte anticipate” indicano una futura riduzione dell’imponibile fiscale, a fronte di un’anticipazione della tassazione rispetto alla competenza economico-civilistica, mentre le “passività per imposte differite” indicano un futuro incremento dell’imponibile fiscale, determinando un differimento della tassazione rispetto alla competenza economico-civilistica.

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Criteri di valutazioneSono rilevati gli effetti relativi alle imposte correnti e differite calcolate nel rispetto della legislazione fiscale in base al criterio della competenza economica, coerentemente con le modalità di rilevazione in bilancio dei costi e ricavi che le hanno generate, applicando le aliquote di imposta vigenti.Le imposte correnti sono compensate, a livello di singola imposta: gli acconti versati e il relativo debito di imposta sono esposti al netto tra le “Attività fiscali a) correnti” o tra le “Passività fiscali a) correnti” a seconda del segno.

Le attività per imposte anticipate e le passività per imposte differite sono calcolate utilizzando le aliquo-te fiscali applicabili, in ragione della legge vigente, nell’esercizio in cui l’attività fiscale anticipata sarà realizzata o la passività fiscale differita sarà estinta.Esse vengono sistematicamente valutate per tener conto di eventuali modifiche intervenute nelle norme o nelle aliquote.

Le imposte anticipate e quelle differite sono contabilizzate a livello patrimoniale, a saldi aperti e senza compensazioni, nella voce “Attività fiscali b) anticipate” e nella voce “Passività fiscali b) differite”; esse non vengono attualizzate. Criteri di rilevazione delle componenti economicheQualora le attività e le passività fiscali differite si riferiscano a componenti che hanno interessato il conto economico, la contropartita è rappresenta dalle imposte sul reddito. Nei casi in cui le imposte anticipate o differite riguardino transazioni che hanno interessato diretta-mente il patrimonio netto senza influenzare il conto economico, quali ad esempio le valutazione degli strumenti finanziari disponibili per la vendita, le stesse vengono iscritte in contropartita al patrimonio netto, interessando la specifica riserva. Criteri di cancellazioneLe attività fiscali anticipate e le passività fiscali differite sono cancellate nell’esercizio in cui: • la differenza temporanea che le ha originate diventa imponibile con riferimento alle passività fiscali

differite o deducibile con riferimento alle attività fiscali anticipate;• la differenza temporanea che le ha originate perde rilevanza fiscale. 12 - Fondi per rischi ed oneri

Criteri di classificazioneI fondi per rischi ed oneri accolgono gli accantonamenti relativi ad obbligazioni attuali (legali o implici-te) originate da un evento passato, per le quali sia probabile l’esborso di risorse economiche per l’adem-pimento dell’obbligazione stessa, sempreché possa essere effettuata una stima attendibile del relativo ammontare. Criteri di iscrizioneNella sottovoce “altri fondi” del Passivo dello Stato Patrimoniale figurano i fondi per rischi e oneri costi-tuiti in ossequio a quanto previsto dai principi contabili internazionali. Criteri di valutazione L’importo rilevato come accantonamento rappresenta la migliore stima della spesa richiesta per adem-piere all’obbligazione esistente alla data di riferimento del bilancio.

Laddove l’elemento temporale sia significativo, gli accantonamenti vengono attualizzati utilizzando i tassi correnti di mercato.

I fondi accantonati sono periodicamente riesaminati ed eventualmente rettificati per riflettere la miglior stima corrente. Quando a seguito del riesame, il sostenimento dell’onere diviene improbabile,

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l’accantonamento viene stornato. Per quanto attiene i fondi relativi ai benefici ai dipendenti si rimanda al successivo punto 17 “Altre informazioni”.

Criteri di cancellazioneSe non è più probabile che sia necessario l’impiego di risorse atte a produrre benefici economici per adempiere all’obbligazione, l’accantonamento deve essere stornato. Un accantonamento deve essere utilizzato unicamente a fronte di quegli oneri per i quali esso è stato iscritto. Criteri di rilevazione delle componenti economicheL’accantonamento è rilevato a conto economico alla voce “Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri”. Nella voce figura il saldo, positivo o negativo, tra gli accantonamenti e le eventuali riattribuzioni a conto economico di fondi ritenuti esuberanti.Gli accantonamenti netti includono anche i decrementi dei fondi per l’effetto attualizzazione, nonché i corrispondenti incrementi dovuti al trascorrere del tempo (maturazione degli interessi impliciti nell’at-tualizzazione).Qualora gli accantonamenti riguardino oneri per il personale dipendente, quali i premi di anzianità indicati al successivo punto 17 “Altre informazioni”, la voce di conto economico interessata è “Spese amministrative a) spese per il personale”. 13 - Debiti e titoli in circolazione

Criteri di classificazioneLe voci “Debiti verso banche”, “Debiti verso clientela” e “Titoli in circolazione” comprendono le varie forme di provvista interbancaria e con clientela e la raccolta effettuata attraverso certificati di deposito e titoli obbligazionari in circolazione, non classificati tra le “Passività finanziarie valutate al fair value”; le voci sono al netto dell’eventuale ammontare riacquistato. Sono inclusi i titoli che alla data di riferimento del bilancio risultano scaduti ma non ancora rimborsati.Sono inclusi i debiti di funzionamento connessi con la prestazione di servizi finanziari. Criteri di iscrizioneLa prima iscrizione di tali passività finanziarie avviene all’atto della ricezione delle somme raccolte o dell’emissione dei titoli di debito. Il valore a cui sono iscritte corrisponde al relativo fair value, normalmente pari all’ammontare incassato od al prezzo di emissione, aumentato degli eventuali costi/proventi aggiuntivi direttamente attribuibili alla singola operazione di provvista o di emissione e non rimborsati dalla controparte creditrice. Non sono inclusi nel valore di iscrizione iniziale tutti gli oneri che sono oggetto di rimborso da parte della controparte creditrice o che sono riconducibili a costi di carattere amministrativo.

Il fair value delle passività finanziarie, eventualmente emesse a condizioni diverse da quelle di mercato, è oggetto di apposita stima e la differenza rispetto al corrispettivo incassato è imputata direttamente a conto economico.

Il ricollocamento di titoli propri riacquistati, oggetto di precedente annullamento contabile, è consi-derato come nuova emissione con iscrizione del nuovo prezzo di collocamento, senza effetti a conto economico. Criteri di valutazioneDopo la rilevazione iniziale, le passività finanziarie sono valutate al costo ammortizzato utilizzando il metodo del tasso di interesse effettivo.

Fanno eccezione le passività a breve termine, ove il fattore temporale risulti trascurabile, che rimangono iscritte per il valore incassato, e i cui costi e proventi direttamente attribuibili all’operazione sono iscritti a conto economico nelle pertinenti voci.

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Criteri di cancellazioneLe passività finanziarie sono cancellate dal bilancio quando estinte o scadute. La cancellazione avviene anche in presenza di riacquisto di titoli precedentemente emessi. Criteri di rilevazione delle componenti redditualiLe componenti negative di reddito rappresentate dagli interessi passivi sono iscritte, per competenza, nelle voci di conto economico relative agli interessi.L’eventuale differenza tra il valore di riacquisto dei titoli di propria emissione ed il corrispondente valore contabile della passività viene iscritto a conto economico nella voce “Utili/perdite da cessione o riacqui-sto di: d) passività finanziarie”.

14 - Passività finanziarie di negoziazione

Alla data del bilancio la Banca non ha operazioni in derivati rientranti nell’ambito di applicazione della fair value option con valore negativo.

15 - Passività finanziarie valutate al fair value

Criteri di classificazioneSono classificate nella presente voce le passività finanziarie che si intende valutare al fair value (sulla base della fair value option prevista dal principio IAS 39 par. 9) con i risultati valutativi iscritti a conto economico quando:• la designazione al fair value consente di eliminare o di ridurre le significative distorsioni nella rap-

presentazione contabile del risultato economico e patrimoniale degli strumenti finanziari; • si è in presenza di uno strumento contenente un derivato implicito, che modifica in modo significa-

tivo i flussi di cassa dello strumento ospite e che deve essere scorporato.

Alla data di riferimento del bilancio la Banca non ha passività finanziarie valutate al fair value. 16 - Operazioni in valuta

Criteri di classificazione Tra le attività e le passività in valuta figurano, oltre a quelle denominate esplicitamente in una valuta diversa dall’euro, anche quelle che prevedono clausole di indicizzazione finanziaria collegate al tasso di cambio dell’euro con una determinata valuta o con un determinato paniere di valute. Ai fini delle modalità di conversione da utilizzare, le attività e passività in valuta sono suddivise tra po-ste monetarie (classificate tra le poste correnti) e non monetarie (classificate tra le poste non correnti). Gli elementi monetari consistono nel denaro posseduto e nelle attività e passività da ricevere o pagare, in ammontari di denaro fisso o determinabili. Gli elementi non monetari si caratterizzano per l’assenza di un diritto a ricevere o di un’obbligazione a consegnare un ammontare di denaro fisso o determinabile.

Criteri di iscrizioneLe operazioni in valuta estera sono registrate, al momento della rilevazione iniziale, in euro, applican-do all’importo in valuta estera il tasso di cambio in vigore alla data dell’operazione.

Criteri di valutazione Ad ogni chiusura del bilancio, gli elementi originariamente denominati in valuta estera sono valorizza-ti in euro come segue:• le poste monetarie sono convertite al tasso di cambio alla data di chiusura del periodo;• le poste non monetarie valutate al costo storico sono convertite al tasso di cambio in essere alla data

della operazione;• le poste non monetarie valutate al fair value sono convertite al tasso di cambio a pronti alla data di

chiusura del periodo.

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Criteri di rilevazione delle componenti reddituali Le differenze di cambio che si generano tra la data dell’operazione e la data del relativo pagamento, su elementi di natura monetaria, sono contabilizzate nel conto economico dell’esercizio in cui sorgono, alla voce “Risultato netto della attività di negoziazione”; alla medesima voce sono iscritte le differenze che derivano dalla conversione di elementi monetari a tassi diversi da quelli di conversione iniziali, o di conversione alla data di chiusura del bilancio precedente. Quando un utile o una perdita relativi ad un elemento non monetario sono rilevati a patrimonio netto, le differenze cambio relative a tale elemento sono rilevate anch’esse a patrimonio netto.

17 - Altre informazioni Ratei e RiscontiI ratei e i risconti, che riguardano oneri e proventi di competenza dell’esercizio maturati su attività e passività, vengono ricondotti a rettifica delle attività e passività a cui si riferiscono. In assenza di rapporti cui ricondurli, saranno rappresentati tra le “Altre attività” o “Altre passività”. Contratti di vendita e riacquisto (pronti contro termine)I titoli venduti e soggetti ad accordo di riacquisto sono classificati come strumenti finanziari impegnati, quando l’acquirente ha per contratto o convenzione il diritto a rivendere o a reimpegnare il sottostante; la passività della controparte è inclusa nelle passività verso banche, altri depositi o depositi della clientela.I titoli acquistati in relazione ad un contratto di rivendita sono contabilizzati come finanziamenti o anti-cipi ad altre banche o a clientela. La differenza tra il prezzo di vendita ed il prezzo d’acquisto è contabilizzata come interesse e registrata per competenza lungo la vita dell’operazione sulla base del tasso effettivo di rendimento. Trattamento di fine rapporto del personaleIl T.F.R. è assimilabile ad un “beneficio successivo al rapporto di lavoro” (post employment benefit) del tipo “Prestazioni Definite” (defined benefit plan) per il quale è previsto, in base allo IAS 19, che il suo valore venga determinato mediante metodologie di tipo attuariale.Conseguentemente, la valutazione di fine esercizio è effettuata in base al metodo dei benefici maturati utilizzando il criterio del credito unitario previsto (Projected Unit Credit Method). Tale metodo prevede la proiezione degli esborsi futuri sulla base di analisi storiche, statistiche e proba-bilistiche, nonché in virtù dell’adozione di opportune basi tecniche demografiche. Esso consente di calcolare il T.F.R. maturato ad una certa data in senso attuariale, distribuendo l’onere per tutti gli anni di stimata permanenza residua dei lavoratori in essere e non più come onere da liqui-dare nel caso in cui l’azienda cessi la propria attività alla data di bilancio.La valutazione del T.F.R. del personale dipendente è stata effettuata da un attuario indipendente in conformità alla metodologia sopra indicata. A seguito dell’entrata in vigore della riforma della previdenza complementare, di cui al D.Lgs. 252/2005, le quote di trattamento di fine rapporto maturate fino al 31.12.2006 rimangono in azienda, mentre le quote che maturano a partire dal 1° gennaio 2007 sono state, a scelta del dipendente, destinate a forme di previdenza complementare ovvero al fondo di Tesoreria dell’INPS.Queste ultime sono quindi rilevate a conto economico sulla base dei contributi dovuti in ogni esercizio; la Banca non ha proceduto all’attualizzazione finanziaria dell’obbligazione verso il fondo previdenziale o l’INPS, in ragione della scadenza inferiore a 12 mesi.In base allo IAS19, il T.F.R. versato al fondo di Tesoreria INPS si configura, al pari della quota versata al fondo di previdenza complementare, come un piano a contribuzione definita. Le quote maturate e riversate ai fondi integrativi di previdenza complementare sono contabilizzate alla sottovoce di conto economico 150 a), come specificato nella Sezione 9 della Parte C della Nota.Tali quote si configurano come un piano a contribuzione definita, poiché l’obbligazione dell’impresa nei confronti del dipendente cessa con il versamento delle quote maturate. Per tale fattispecie, pertanto,

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nel passivo della BCC potrà essere stata iscritta solo la quota di debito (tra le “altre passività”) per i ver-samenti ancora da effettuare all’INPS ovvero ai fondi di previdenza complementare alla data di chiusura del bilancio. Rilevazione degli utili e perdite attuariali: il principio IAS 19 prevede che tutti gli utili e perdite attuariali maturati alla data di bilancio siano rilevati immediatamente nel “Prospetto della redditività complessi-va” - OCI. Premio di fedeltà Fra gli “altri benefici a lungo termine”, rientrano nell’operatività della BCC anche i premi di fedeltà dei dipendenti. Tali benefici devono essere valutati in conformità allo IAS 19.La passività per il premio di fedeltà viene rilevata tra i “fondi rischi e oneri” del Passivo. L’accantonamen-to, come la riattribuzione a conto economico di eventuali eccedenze dello specifico fondo (dovute ad esempio a modifiche di ipotesi attuariali), è imputata a conto economico fra le “spese del personale”. Le obbligazioni nei confronti dei dipendenti sono valutate da un attuario indipendente. Conto economicoI ricavi sono valutati al fair value del corrispettivo ricevuto o spettante e sono riconosciuti quando rice-vuti i benefici futuri e tali benefici possono essere quantificabili in modo attendibile.I costi sono iscritti contabilmente nel momento in cui sono sostenuti.I costi che non possono essere associati ai ricavi sono rilevati immediatamente nel conto economico. In particolare:• i costi ed i ricavi, direttamente riconducibili agli strumenti finanziari valutati a costo ammortizzato e

determinabili sin dall’origine indipendentemente dal momento in cui vengono liquidati, affluiscono a conto economico mediante applicazione del tasso di interesse effettivo;

• i dividendi sono rilevati a conto economico nel momento in cui ne viene deliberata la distribuzione;• i ricavi derivanti dall’intermediazione di strumenti finanziari di negoziazione, determinati dalla dif-

ferenza tra il prezzo della transazione ed il fair value dello strumento, vengono riconosciuti al conto economico in sede di rilevazione dell’operazione se il fair value è determinabile con riferimento a parametri o transazioni recenti osservabili sullo stesso mercato nel quale lo strumento è negoziato;

• le altre commissioni sono rilevate secondo il principio della competenza economica.

Le perdite di valore sono iscritte a conto economico nell’esercizio in cui sono rilevate.Gli interessi di mora, eventualmente previsti in via contrattuale, sono contabilizzati a conto economico solo al momento del loro effettivo incasso. Classificazione dei crediti deteriorati e forbearanceA partire dal 1° gennaio 2015 sono state riviste le definizioni delle categorie di crediti deteriorati da parte della Banca d’Italia.Tale revisione si è resa necessaria al fine di adeguare le classi di rischio precedentemente in vigore alla definizione di “Non Performing Exposure” (NPE), introdotta dall’Autorità Bancaria Europea (“EBA”) con l’emissione dell’Implementing Technical Standards (“ITS”), EBA/ITS /2013/03/rev1, del 24 luglio 2014.

La Sezione “Qualità del credito” della Circolare n. 272 del 30 luglio 2008 (6° aggiornamento del 7 gen-naio 2015) individua le seguenti categorie di crediti deteriorati:Sofferenze: il complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca. Nelle sofferenze sono incluse anche le esposizioni nei confronti degli enti locali (comuni e province) in stato di dissesto finan-ziario per la quota parte assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione;

Inadempienze probabili (“unlikely to pay”): la classificazione in tale categoria è, innanzitutto, il risultato

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del giudizio della banca circa l’improbabilità che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle ga-ranzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie. Tale valutazione deve essere effettuata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali importi o rate scaduti e non pagati. Non è, pertanto, necessario attendere il sintomo esplicito di anomalia quale il mancato rimborso, lad-dove sussistano elementi che implicano una situazione di rischio di inadempimento del debitore (ad esempio, una crisi del settore industriale in cui opera il debitore).Lo status di “inadempienza probabile” è individuato sul complesso delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso un medesimo debitore che versa nella suddetta situazione;

Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: le esposizioni per cassa, diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili, che, alla data di riferimento, presentano una posizione sca-duta e/o sconfinante da più di 90 giorni. Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate sono determinate facendo riferimento alla posizione del singolo debitore.Nell’ITS dell’EBA viene introdotto un ulteriore requisito informativo relativo alle “Esposizioni oggetto di concessioni” (forbearance).Con il termine forbearance l’EBA individua i debitori che sono o possono essere in difficoltà nel rispetta-re i termini di rimborso dei propri debiti e a cui sono state concesse delle rinegoziazioni delle condizioni contrattuali originarie.Quindi, condizione necessaria per identificare un’esposizione come forborne è la sussisten-za all’atto della richiesta di rinegoziazione di una situazione di difficoltà finanziaria del debitore. L’aggiornamento da parte di Banca d’Italia della Circolare n. 272/2008 nel gennaio 2015 riporta, sulla scorta degli standard tecnici dell’EBA, le definizioni di “esposizione deteriorata” ed “esposizioni oggetto di concessione (forborne)”.Quest’ultima accezione non rappresenta una nuova categoria di credito deteriorato, bensì si pone come strumento informativo addizionale, in quanto la categoria dei crediti forborne è trasversale alle classi di rischio esistenti e può includere crediti performing e crediti non performing sulla base della motivazione che ha portato alla rinegoziazione.

L’attribuzione dello status di forborne può cessare a seguito di un processo di revisione della situazione economica, finanziaria e patrimoniale del debitore. Tale processo di revisione avviene in un periodo di 2 o 3 anni, a seconda che si tratti di crediti non dete-riorati o deteriorati.Criteri di determinazione del fair value degli strumenti finanziari L’IFRS 13 definisce il fair value come: “il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione tra operatori di mer-cato alla data di valutazione”. Si tratta di una definizione di fair value che per gli strumenti finanziari sostituisce la precedente versione nello IAS 39 Strumenti finanziari.

Nel caso delle passività finanziarie la nuova definizione di fair value prevista dall’IFRS 13 richiede, quin-di, di individuare come tale quel valore che si pagherebbe per il trasferimento della stessa passività (exit price), anziché come il valore necessario a estinguere la stessa (definizione contemplata dallo IAS 39). Ne discende un rafforzamento del tema della rilevazione degli aggiustamenti al fair value delle passività finanziarie - diverse dagli strumenti derivati - ascrivibili al merito creditizio dell’emittente (OwnCredit Adjustment - OCA), rispetto a quanto già disciplinato in materia dallo IAS 39. In particolare, con riguar-do alla determinazione del fair value dei derivati OTC dell’attivo dello Stato Patrimoniale, l’IFRS 13 ha confermato la regola di applicare l’aggiustamento relativo al rischio di controparte (CreditValuation Adjustment - CVA). Relativamente alle passività finanziarie rappresentate da derivati OTC, l’IFRS 13 in-troduce il cd. Debit Valuation Adjustment (DVA), ossia un aggiustamento di fair value volto a riflettere il proprio rischio di default su tali strumenti, tematica non esplicitamente trattata dallo IAS 39.

Il fair value degli investimenti quotati in mercati attivi è determinato con riferimento alle quotazioni di mercato (prezzi ufficiali o, in assenza, prezzi medi) rilevate l’ultimo giorno di riferimento dell’esercizio.

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Nel caso di strumenti finanziari quotati su mercati attivi, la determinazione del fair value è basata sulle quotazioni del mercato attivo di riferimento (ossia quello su cui si verifica il maggior volume delle con-trattazioni) desumibili anche da provider internazionali e rilevate l’ultimo giorno di riferimento dell’e-sercizio. Un mercato è definito attivo qualora le quotazioni riflettano normali operazioni di mercato, siano prontamente e regolarmente disponibili ed esprimano il prezzo di effettive e regolari operazioni di mercato. Qualora il medesimo strumento finanziario risulti quotato su più mercati, la quotazione da considerare è quella presente nel mercato più vantaggioso a cui l’impresa ha accesso.

Nel caso di strumenti finanziari non quotati il fair value è determinato applicando tecniche di valuta-zione finalizzate alla determinazione del prezzo che lo strumento avrebbe avuto sul mercato alla data di valutazione in un libero scambio motivato da normali considerazioni commerciali. La determinazione del fair value è ottenuta attraverso le seguenti tecniche: utilizzo di recenti transazioni di mercato; rife-rimento al prezzo di strumenti finanziari aventi le medesime caratteristiche di quello oggetto di valuta-zione; metodi quantitativi (tecniche di calcolo del valore attuale - discounted cash flow analysis; modelli di pricing generalmente accettati dal mercato e che sono in grado di fornire stime adeguate dei prezzi praticati in operazioni di mercato). In particolare, per le obbligazioni non quotate si applicano modelli di attualizzazione dei flussi di cassa futuri attesi - utilizzando strutture di tassi di interesse che tengono opportunamente in considerazione il settore di attività di appartenenza dell’emittente e della classe di rating, ove disponibile.

In presenza di fondi comuni di investimento, non negoziati in mercati attivi, il fair value è determinato in ragione del Net Asset Value pubblicato, eventualmente corretto per tenere conto di possibili variazioni di valore intercorrenti fra la data di richiesta di rimborso e la data di rimborso effettiva.I titoli di capitale non scambiati in un mercato attivo, per i quali il fair value non sia determinabile in misura attendibile secondo le metodologie più diffuse (in primo luogo la discounted cash flow analysis) sono valutati al costo, rettificato per tener conto delle eventuali diminuzioni significative di valore. Per le poste finanziarie (attive e passive), diverse dai contratti derivati, titoli e strumenti finanziari in FVO oggetto di copertura, aventi durate residue uguali o inferiori a 18 mesi, il fair value si assume ragione-volmente approssimato dal loro valore contabile. Per gli impieghi e la raccolta a vista / a revoca si è assunta una scadenza immediata delle obbligazioni contrattuali e coincidente con la data di bilancio e pertanto il loro fair value è approssimato al valore contabile. Analogamente per gli impieghi a breve si è assunto il valore contabile. Per gli impieghi a clientela a medio-lungo termine, il fair value è ottenuto attraverso tecniche di valuta-zione attualizzando i residui flussi contrattuali ai tassi di interesse correnti, opportunamente adeguati per tener conto del merito creditizio dei singoli prenditori (rappresentato dalla probabilità di default e dalla perdita stimata in caso di default).

Per le attività deteriorate il valore di bilancio è ritenuto un’approssimazione del fair value.Per i contratti derivati negoziati su mercati regolamentati si assume quale fair value il prezzo di mercato dell’ultimo giorno di quotazione dell’esercizio. I contratti derivati over the counter sono valutati sulla base di una molteplicità di modelli, in funzione dei fattori di input (tassi di interesse, volatilità, azioni, tassi di cambio, ecc.) che ne influenzano la relati-va valutazione e tenuto conto degli aggiustamenti per il rischio di controparte, di terzi o proprio (CVA/DVA). La Banca non procede al calcolo ed alla rilevazione delle correzioni del fair value dei derivati per CVA e DVA qualora siano stati formalizzati e resi operativi accordi di collateralizzazione delle posizioni in deri-vati che abbiano le seguenti caratteristiche:• scambio bilaterale della garanzia con elevata frequenza (giornaliera o al massimo infrasettimanale);• tipo di garanzia rappresentato da contanti o titoli governativi di elevata liquidità e qualità creditizia,

soggetti ad adeguato scarto prudenziale;

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• assenza di una soglia (cd. threshold) del valore del fair value del derivato al di sotto della quale non è previsto lo scambio di garanzia oppure fissazione di un livello di tale soglia adeguato a consentire una effettiva e significativa mitigazione del rischio di controparte;

• MTA - Minimum Transfer Amount (ossia differenza tra il fair value del contratto ed il valore della garanzia) - al di sotto del quale non si procede all’adeguamento della collateralizzazione delle po-sizioni, individuato contrattualmente ad un livello che consenta una sostanziale mitigazione del rischio di controparte.

Il fair value utilizzato ai fini della valutazione degli strumenti finanziari, sulla base dei criteri sopra de-scritti, si articola su diversi livelli conformemente a quanto previsto dal principio Ifrs 13 e in funzione delle caratteristiche e della significatività degli input utilizzati nel processo di valutazione. Gerarchia del fair valueLa gerarchia del fair value, in base a quanto stabilito dall’IFRS 13, deve essere applicata a tutti gli stru-menti finanziari per i quali la valutazione al fair value è rilevata nello stato patrimoniale. A tal riguardo per tali strumenti viene attribuita massima priorità ai prezzi ufficiali disponibili su mercati attivi e priori-tà più bassa all’utilizzo di input non osservabili, in quanto maggiormente discrezionali. Il fair value, con-seguentemente, viene determinato attraverso l’utilizzo di prezzi acquisiti dai mercati finanziari, nel caso di strumenti quotati su mercati attivi, o mediante l’utilizzo, per gli altri strumenti finanziari, di tecniche di valutazione aventi l’obiettivo di stimare il fair value (exit price). I livelli utilizzati per le classificazioni riportate nel seguito delle presenti note illustrative sono i seguenti:

• "Livello 1”: il fair value degli strumenti finanziari è determinato in base a prezzi di quotazione os-servabili su mercati attivi (non rettificati) ai quali si può accedere alla data di valutazione;

• "Livello 2”: il fair value degli strumenti finanziari è determinato in base a input quotati osservabili direttamente o indirettamente per l’attività o per la passività, utilizzando anche tecniche di valuta-zione;

• “Livello 3” : il fair value degli strumenti finanziari è determinato in base a input non osservabili per l’attività o per la passività, utilizzando anche tecniche di valutazione.

Un prezzo quotato in un mercato attivo fornisce la prova più attendibile del fair value e, quando dispo-nibile, deve essere utilizzato senza alcuna rettifica per valutare il fair value. In assenza di prezzi quotati in mercati attivi gli strumenti finanziari devono essere classificati nei livelli 2 o 3.La classificazione nel Livello 2 piuttosto che nel Livello 3 è determinata in base all’osservabilità sui mer-cati degli input significativi utilizzati ai fini della determinazione del fair value.Gli input di Livello 2 comprendono:. prezzi quotati per attività o passività similari in mercati attivi;. prezzi quotati per attività o passività identiche o similari in mercati non attivi;. dati diversi dai prezzi quotati osservabili per l’attività o passività (per esempio tassi di interesse e cur-

ve dei rendimenti osservabili a intervalli comunemente quotati, volatilità implicite e spread creditizi);. input corroborati dal mercato.

Non sono considerate osservabili tutte le altre variabili impiegate nelle tecniche valutative che non pos-sono essere corroborate sulla base di dati osservabili di mercato. Qualora il fair value di uno strumento finanziario non sia determinato attraverso il prezzo rilevato in un mercato attivo (“Livello 1”), il complessivo fair value può presentare, al suo interno, Livelli differenti in considerazione dell’impatto generato dagli input osservabili o non osservabili utilizzati nelle valutazioni (per impatto si intende il contributo, in termini di significatività, che ciascun input utilizzato per la va-lutazione ha rispetto al complessivo fair value dello strumento). Tuttavia il Livello attribuito deve essere unico e per questo riferito al totale del fair value dello strumento nel suo complesso; il Livello unico at-tribuito riflette così il livello più basso di input con un effetto significativo nella determinazione del fair value complessivo dello strumento.

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Affinché dati non osservabili di mercato abbiano un effetto significativo nella determinazione comples-siva del fair value dello strumento, il loro complessivo impatto è valutato tale da renderne incerta (ovve-ro non riscontrabile attraverso dati di mercato) la complessiva valutazione; nei casi in cui il peso dei dati non osservabili sia prevalente rispetto alla complessiva valutazione, il Livello attribuito è “3”. Tra le principali regole applicate per la determinazione dei Livelli di fair value si segnala che sono ritenuti di “Livello 1” i titoli di debito governativi, i titoli di debito corporate, i titoli di capitale, i fondi aperti, gli strumenti finanziari derivati e le passività finanziarie emesse il cui fair value corrisponde, alla data di valutazione, al prezzo quotato in un mercato attivo. Sono considerati di “Livello 2”:. i titoli di debito governativi, i titoli di debito corporate, i titoli di capitale e le passività finanziarie

emesse da emittenti di valenza nazionale e internazionale, non quotati su di un mercato attivo e va-lutati in via prevalente attraverso dati osservabili di mercato;

. i derivati finanziari OTC (Over the counter) conclusi con controparti istituzionali e valutati in via pre-valente attraverso dati osservabili di mercato;

. fondi il cui fair value corrisponda al relativo NAV pubblicato con frequenza settimanale e/o mensile, in quanto considerato la stima più attendibile del fair value dello strumento trattandosi del “valore di uscita” (exit value) in caso di dismissione dell’investimento.

Infine, sono classificati di “Livello 3”:. i titoli di capitale e le passività finanziarie emesse per le quali non esistono, alla data di valutazione,

prezzi quotati sui mercati attivi e che sono valutati in via prevalente secondo una tecnica basata su dati non osservabili di mercato;

. i derivati finanziari OTC (Over the counter) conclusi con controparti istituzionali, la cui valutazione avviene sulla base di modelli di pricing del tutto analoghi a quelli utilizzati per le valutazioni di Livello 2 e dai quali si differenziano per il grado di osservabilità dei dati di input utilizzati nelle tecniche di pricing (si fa riferimento principalmente a correlazioni e volatilità implicite);

. gli strumenti finanziari derivati stipulati con la clientela per cui la quota di aggiustamento del fair value che tiene conto del rischio di inadempimento è significativa rispetto al valore complessivo dello strumento finanziario;

. fondi chiusi il cui fair value corrisponda al relativo NAV pubblicato con frequenza superiore al mese;

. i titoli di capitale classificati nel portafoglio AFS valutati al costo. Il principio contabile IFRS 13 richiede inoltre, per le attività finanziarie classificate al Livello 3, di fornire un’informativa in merito alla sensitività dei risultati economici a seguito del cambiamento di uno o più parametri non osservabili utilizzati nelle tecniche di valutazione impiegate nella determinazione del fair value. Modalità di determinazione del costo ammortizzatoIl costo ammortizzato di una attività o passività finanziaria è il valore a cui è stata misurata alla iscrizione iniziale, al netto dei rimborsi di capitale, accresciuto o diminuito dell’ammortamento complessivo, deter-minato in applicazione del metodo dell’interesse effettivo, delle differenze tra valore iniziale e quello a scadenza ed al netto di qualsiasi perdita di valore.

Il tasso di interesse effettivo è il tasso che eguaglia il valore attuale di una attività o passività finanziaria al flusso contrattuale dei pagamenti futuri o ricevuti sino alla scadenza o alla successiva data di rideter-minazione del tasso.

Per gli strumenti a tasso fisso o a tasso fisso per periodi temporali, i flussi di cassa futuri vengono deter-minati in base al tasso di interesse noto durante la vita dello strumento.Per le attività o passività finanziarie a tasso variabile, la determinazione dei flussi di cassa futuri è effet-tuata sulla base dell’ultimo tasso noto. Ad ogni data di revisione del prezzo, si procede al ricalcolo del

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piano di ammortamento e del tasso di rendimento effettivo su tutta la vita utile dello strumento finan-ziario, vale a dire sino alla data di scadenza.

Il costo ammortizzato è applicato per i crediti, le attività finanziarie detenute sino a scadenza, quelle disponibili per la vendita, per i debiti ed i titoli in circolazione.

Le attività e passività finanziarie negoziate a condizioni di mercato sono inizialmente rilevate al loro fair value, che normalmente corrisponde all’ammontare pagato od erogato comprensivo dei costi di transa-zione e delle commissioni direttamente imputabili.

Sono considerati costi di transazione i costi ed i proventi marginali interni attribuibili al momento di rilevazione iniziale dello strumento e non recuperabili sulla clientela.Tali componenti accessorie, che devono essere riconducibili alla singola attività o passività, incidono sul rendimento effettivo e rendono il tasso di interesse effettivo diverso dal tasso di interesse contrattuale.Sono esclusi pertanto i costi ed i proventi riferibili indistintamente a più operazioni e le componenti cor-relate che possono essere oggetto di rilevazione durante la vita dello strumento finanziario.

Inoltre, non sono considerati nel calcolo del costo ammortizzato i costi che la Banca dovrebbe sostenere indipendentemente dall'operazione, quali i costi amministrativi, di cancelleria, di comunicazione.

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A.3 - INFORMATIVA SUI TRASFERIMENTI TRA PORTAFOGLI DI ATTIVITA’ FINANZIARIE

A.3.1 Attività finanziarie riclassificate: valore di bilancio, fair value ed effetti sulla redditività comples-siva

Componenti reddituali in

assenza del trasferimen-

to (ante imposte)

Componenti reddituali

registrate nell’esercizio

(ante imposte)

Tipologia di strumento finanziario (1) Portafoglio

di prove-

nienza (2)

Portafoglio

di destina-

zione (3)

Valore

contabile al

31.12.2016

(4)

Fair va-

lue al

31.12.2016

(5)

Valutative

(6)

Altre (7) Valutative

(8)

Altre (9)

Titoli di Debito AFS HTM 15.200 15.183 7 1

Titoli di Capitale

Finanziamenti

Quote OICR

A.3.2 Attività finanziarie riclassificate: effetti sulla redditività complessiva prima del trasferimento

Portafoglio PortafoglioPlus/minusvalenze in conto

economico (ante imposte)

Plus/minusvalenze nel patri-

monio netto (ante imposte)

Tipologia di strumento finanzia-

rio (1)

di

provenienza

(2)

di

destinazione

(3)

31-12-2016 (4) 31-12-2015 (5) 31-12-2016 (6) 31-12-2015 (7)

Titoli di Debito AFS HTM 20 22 25 45

Titoli di Capitale

Finanziamenti

Quote OICR

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A.3.3 Trasferimento di attività finanziarie detenute per la negoziazione La Banca non ha effettuato nell’esercizio in corso alcun trasferimento. A.3.4 Tasso di interesse effettivo e flussi finanziari attesi dalle attività riclassificate Il CCT 15/12/2022 riclassificato dal portafoglio AFS al portafoglio HFT per nominali euro 15 milioni, esprime un IRR dello 0,28032%.Dal titolo si attendono flussi semestrali relativi alle cedole che sono indicizzate al tasso Euribor a 6 mesi più 70 centesimi. A.4 - INFORMATIVA SUL FAIR VALUE

Informativa di natura qualitativa

A.4.1 Livelli di fair value 2 e 3: tecniche di valutazione e input utilizzatiPer le attività e passività valutate al fair value su base ricorrente in bilancio, in assenza di quotazioni su mercati attivi, la Banca utilizza metodi di valutazione in linea con le metodologie generalmente accet-tate e utilizzate dal mercato. I modelli di valutazione includono tecniche basate sull’attualizzazione dei flussi di cassa futuri e sulla stima della volatilità. Si evidenzia che le uniche poste valutate al fair value in bilancio sono su base ricor-rente e sono rappresentate da attività e passività finanziarie.In particolare, in assenza di quotazioni su mercati attivi, si procede a valutare gli strumenti finanziari con le seguenti modalità. In molti casi il fair value delle attività e passività, nel rispetto delle modalità di seguito indicate, è stato calcolato in outsourcing da soggetti terzi.

Titoli di debito: Si attingono valutazioni da info-provider internazionalmente riconosciuti oppure sono valutati mediante un modello di attualizzazione dei flussi di cassa attesi (Discounted Cash Flow Model), opportunamente corretti per tener conto del rischio di credito dell'emittente.

Titoli di capitale non quotati: In particolare, gli investimenti in strumenti di capitale non quotati in mer-cati attivi ed il cui fair value non può essere determinato in modo attendibile sono mantenuti al costo e svalutati, con imputazione a conto economico, nell’eventualità in cui siano riscontrate perdite di valore durevoli.

Impieghi a clientela a medio-lungo termine: sono valutati attraverso tecniche di valutazione attualiz-zando i flussi di cassa attesi (Discounted Cash Flow Model) ai tassi di interesse correnti, opportunamente adeguati per tener conto del merito creditizio dei singoli prenditori rappresentato dalla “Probabilità di insolvenza (Probability of Default - PD)” e dalla “Perdita in caso di insolvenza (Loss Given Default - LGD)”.Strumenti classificati a livello 3: Con riguardo al titolo Lehman Brothers in default si sottolinea che la posizione è stata completamente svalutata e sulla stessa sono in corso recuperi oltre le stime. Il prestito obbligazionario emesso dal Mediocredito Trentino Alto Adige, classificato nel precedente bilancio con livello 3, è ora inserito nel livello 2 a seguito della disponibilità di input significativi sul prezzo del titolo recuperabili per il tramite dell’Information Provider Bloomberg.

A livello 3 risulta il titolo Credito Padano 3,10% 2050 perpetuo subordinato derivante dall’intervento del Fondo di Garanzia Istituzionale a favore della ex BCC Castelgoffredo. Il valore nominale è di 40.000,00 euro sottoscritti in data 24/12/2016. Anche il titolo Banco Emiliano 3,10% perpetuo subordinato per nominali 68.373,62 euro è classificato a livello 3. Lo strumento deriva dall’intervento del Fondo Tempo-raneo del Credito Cooperativo a favore del Banco Emiliano. Il titolo è stato sottoscritto il 30/12/2016.Pari classificazione è applicata allo strumento BCC Altipiani 3,10% perpetuo subordinato derivante dall’intervento del Fondo Temporaneo del Credito Cooperativo a favore della C.R. Altipiani per nominali 4.606,03 euro sottoscritti in data 30/12/2016.

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Derivati: sono classificati a livello 2 e hanno quale controparte Iccrea Banca S.p.A.

A.4.2 Processi e sensibilità delle valutazioni

Con riferimento al bilancio alla data del 31.12.2016 la Banca non ha provveduto a svolgere un’analisi di sensitività degli input non osservabili, attraverso una prova di stress su tutti gli input non osservabili significativi per la valutazione delle diverse tipologie di strumenti finanziari appartenenti al livello 3 della gerarchia di fair value in quanto le attività classificate nel livello 3 di gerarchia del fair value sono sostanzialmente gli investimenti in strumenti di capitale non quotati in mercati attivi ed il cui fair value non può essere determinato in modo attendibile e strumenti finanziari sottoscritti a seguito interventi di salvataggio da parte del Fondo Temporaneo del Credito Cooperativo; tali strumenti sono mantenuti al costo e svalutati, con imputazione a conto economico, nell’eventualità in cui siano riscontrate perdite di valore durevoli.

A.4.3 Gerarchia del fair value

Rispetto al Bilancio 31 12 2015 il titolo obbligazionario emesso dal Mediocredito Trentino Alto Adige, a seguito della disponibilità di dati significativi in termini di determinazione del prezzo, è stato trasferito dal livello 3 al livello 2 (il fair value del titolo al 31 12 2016 è di 1,3 migliaia di euro).Tre nuovi strumenti finanziari sono classificati a livello 3 come già precedentemente illustrato.

A.4.4 Altre informazioni

La sezione non è compilata poichè, alla data del 31 dicembre 2016, non esistono posizioni della Banca riconducibili a quanto previsto dall’IFRS 13.

Informativa di natura quantitativa - A.4.5 Gerarchia del fair value

A.4.5.1 Attività e passività valutate al fair value su base ricorrente: ripartizione per livelli di fair value

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Attività/Passività misurate al fair value L1 L2 L3 L1 L2 L3

1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 57 51

2. Attività finanziarie valutate al fair value

3. Attività finanziarie disponibili per la vendita 151.154 1.605 3.225 202.375 186 4.156

4. Derivati di copertura

5. Attività materiali

6. Attività immateriali

Totale 151.211 1.605 3.225 202.375 237 4.156

1. Passività finanziarie detenute per la negoziazione

2. Passività finanziarie valutate al fair value

3. Derivati di copertura

Totale

Legenda: L1=Livello1 L2=Livello2 L3=Livello3

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A.4.5.2 Variazioni annue delle attività valutate al fair value su base ricorrente (livello3)

Attività finan-

ziarie dete-

nute per la

negoziazione

Attività

finanaziarie

valutate

al fair value

Attività

finanziarie

disponibili per

la vendita

Derivati di

copertura

Attività

materiali

Attività

immateriali

1. Esistenze iniziali 4.156

2. Aumenti 369

2.1 Acquisti 369

2.2 Profitti imputati a:

2.2.1 Conto economico

- di cui: Plusvalenze

2.2.2 Patrimonio netto

2.3 Trasferimenti da altri livelli

2.4 Altre variazioni in aumento

3. Diminuzioni 1.300

3.1 Vendite

3.2 Rimborsi

3.3 Perdite imputate a:

3.3.1 Conto economico

- di cui: Minusvalenze

3.3.2 Patrimonio netto

3.4 Trasferimenti ad altri livelli 1.300

3.5 Altre variazioni in diminuzione

4. Rimanenze finali 3.225

Tra le attività finanziarie disponibili per la vendita sono compresi titoli di capitale “valutati al costo”, classificati convenzionalmente nel livello 3, riferibili ad interessenze azionarie in società promosse dal Movimento del Credito Cooperativo o strumentali, per le quali il fair value non risulta determinabile in modo attendibile o verificabile. Sono inoltre classificati nel livello 3 gli strumenti di capitale aggiuntivi di classe 1 (AT1) irredimibili emessi dal Credito Padano per 40 mila euro, dal Banco Emiliano per 68 mila euro e dalla BCC degli Altipiani per 5 mila euro. Tali titoli rientrano a far parte dell’azione di sostegno del Fondo di Garanzia Istituzionale e del Fondo Temporaneo del Credito Cooperativo.I trasferimenti dal livello 3 ad altri livelli, di cui alla sottovoce 3.4, sono riferiti a al titolo emesso dal Me-diocredito Trentino Alto Adige.

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A.4.5.4 Attività e passività non valutate al fair value o valutate al fair value su base non ricorrente:ripartizione per livelli di fair value

31-12-2016 31-12-2015

Attività e passività non misurate al fair value

o misurate al fair value su base non ricorrenteVB L1 L2 L3 VB L1 L2 L3

1. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 21.052 21.011

2. Crediti verso banche 54.526 270 54.250 55.840 276 55.564

3. Crediti verso la clientela 272.241 274.302 255.263 257.566

4.Attività materiali detenute a scopo di investi-mento

5.Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione

Totale 347.819 21.011 270 328.552 311.103 276 313.130

1. Debiti verso banche 81.115 81.115 100.651 100.651

2. Debiti verso clientela 304.138 304.138 286.990 286.990

3. Titoli in circolazione 78.475 78.943 87.250 87.971

4.Passività associate ad attività in via di dismis-sione

Totale 463.728 78.943 385.253 474.891 87.971 387.641

Legenda: VB=Valore di bilancio L1=Livello1 L2=Livello2 L3=Livello3

A.5 - INFORMATIVA SUL C.D. “DAY ONE PROFIT/LOSS”

La Banca non presenta operazioni per le quali sia stata rilevata tale componente relativa al c.d. “day one profit/loss”. Conseguentemente, non viene fornita l’informativa prevista dal principio IFRS, par. 28.

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PARTE B - Informazioni sullo stato patrimoniale

Attivo

Sezione 1 - Cassa e disponibilità liquide - Voce 10

1.1 Cassa e disponibilità liquide: composizione

Formano oggetto di rilevazione nella presente voce le valute aventi corso legale, comprese le bancono-te e le monete divisionali estere.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

a) Cassa 2.316 2.347

b) Depositi liberi presso Banche Centrali

Totale 2.316 2.347

L’ammontare non comprende la Riserva Obbligatoria, in quanto inclusa nella voce 60. dell’attivo “Cre-diti verso banche”.

Sezione 2 - Attività finanziarie detenute per la negoziazione - Voce 20

2.1 Attività finanziarie detenute per la negoziazione: composizione merceologica

Nella presente voce figurano tutte le attività finanziarie (titoli di debito, titoli di capitale, finanziamen-ti, derivati ecc.) detenuti per la negoziazione al fine di generare profitti dalle fluttuazioni dei relativi prezzi nel breve termine.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Voci/Valori Livello1 Livello2 Livello3 Livello1 Livello2 Livello3

A. Attività per cassa

1. Titoli di debito

1.1 Titoli strutturati

1.2 Altri titoli di debito

2. Titoli di capitale

3. Quote di O.I.C.R.

4. Finanziamenti

4.1 Pronti contro termine

4.2 Altri

Totale A

B. Strumenti derivati

1. Derivati finanziari 57 51

1.1 di negoziazione

1.2 connessi con la fair value option

1.3 altri 57 51

2. Derivati creditizi

2.1 di negoziazione

2.2 connessi con la fair value option

2.3 altri

Totale B 57 51

Totale (A+B) 57 51

L’importo di cui alla lettera B) punto 1.3 livello 2 si riferisce a derivati impliciti in due titoli obbligazionari emessi da Iccrea Banca e detenuti nel portafoglio “AFS”. Si tratta di due “Floor” che sono stati scorporati.

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2.2 Attività finanziarie detenute per la negoziazione: composizione per debitori/emittenti

Voci/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

A. ATTIVITA’ PER CASSA

1. Titoli di debito

a) Governi e Banche Centrali

b) Altri enti pubblici

c) Banche

d) Altri emittenti

2. Titoli di capitale

a) Banche

b) Altri emittenti

- imprese di assicurazione

- società finanziarie

- imprese non finanziarie

- altri

3. Quote di O.I.C.R.

4. Finanziamenti

a) Governi e Banche Centrali

b) Altri enti pubblici

c) Banche

d) Altri soggetti

Totale A

B. STRUMENTI DERIVATI

a) Banche 57 51

b) Clientela

Totale B 57 51

Totale (A+B) 57 51

La distribuzione delle attività finanziarie per comparto economico di appartenenza dei debitori o degli emittenti è stata effettuata secondo i criteri di classificazione previsti dalla Banca d’Italia.Le operazioni in derivati sopra descritte hanno quale controparte ICCREA BANCA S.p.A. (Istituto Centrale di categoria).

Sezione 4 - Attività finanziarie disponibili per la vendita - Voce 40

4.1 Attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione merceologica

Nella presente voce figurano le attività finanziarie (titoli di debito, titoli di capitale, ecc.) classificate nel portafoglio “disponibile per la vendita”.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Voci/Valori Livello1 Livello2 Livello3 Livello1 Livello2 Livello3

1. Titoli di debito 150.404 1.605 201.372 186 1.300

1.1 Titoli strutturati 281 186

1.2 Altri titoli di debito 150.404 1.324 201.372 1.300

2. Titoli di capitale 3.225 2.856

2.1 Valutati al fair value 113

2.2 Valutati al costo 3.112 2.856

3. Quote di O.I.C.R. 750 1.003

4. Finanziamenti

Totale 151.154 1.605 3.225 202.375 186 4.156

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111

Il portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita, complessivamente pari a 155.984 mila euro, accoglie:• la quota parte di portafoglio obbligazionario (banking book) non destinata a finalità di negoziazio-

ne; • le partecipazioni le cui quote di interessenza detenute non risultano riferibili a partecipazioni di

controllo, collegamento o controllo congiunto di cui agli IAS27 e IAS28. Tra le attività finanziarie di cui alla sottovoce 1.2 “Altri titoli di debito” erano compresi titoli deteriorati emessi dalla Società Lehman Brothers Inc., per un valore nominale pari ad euro 100 mila; detti strumenti sono stati oggetto di rettifica di valore del 90% nel 2008, iscritta a conto economico, in relazione alla procedura instaurata nei confronti della Società, a seguito del default intervenuto nel settembre 2008, rispetto alla quale la Banca ha proceduto all’insinuazione al passivo. Nel corso dell’esercizio sono stati rimborsati alla Cassa ulteriori 7 mila euro di tali obbligazioni i quali sono stati iscritti a conto economico nella voce 130 “AFS riprese di valore”.Al punto 2.2 “Titoli di capitale valutati al costo” sono compresi gli strumenti di capitale aggiuntivi di classe 1 (AT1) irredimibili emessi dal Credito Padano per 40 mila euro, dal Banco Emiliano per 68 mila euro e dalla BCC degli Altipiani per 5 mila euro. Tali titoli rientrano a far parte dell’azione di sostegno del Fondo di Garanzia Istituzionale e del Fondo Temporaneo del Credito Cooperativo.Nei titoli di capitale sono inoltre ricomprese le partecipazioni detenute in società promosse dal movi-mento del Credito Cooperativo o strumentali, che non rientrano in tale definizione in base ai principi contabili internazionali. Esse vengono elencate come di seguito.

Società partecipata (caratteristiche nominali dei titoli) Valore nominale Valore di bilancio

ICCREA BANCA Spa - Roma 2.767 2.767

( n.54.000 azioni - valore nominale Euro 51,25)

GESTIONE ESAZIONI CONVENZIONATE Spa 434 0

( n. 87.500 azioni - valore nominale Euro 4,96)

FEDERAZIONE DELLE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO PIEMONTE, LIGURIA E VALLE D’AOSTA - Soc.Coop. -

144 144

( n. 2.767 quote- valore nominale Euro 52)

FONDO DI GARANZIA DEI DEPOSITANTI DEL CREDITO COOPERATIVO - Consorzio fra le Casse Rurali - BCC - Roma

1 1

(n. 516 quota da Euro 1)

ELABORA CUNEO COOP. 10 10

( n.1 quota - valore nominale Euro 10.000)

SERVIZI BANCARI ASSOCIATI Spa 63 63

( n. 630 azioni - valore nominale Euro 100)

BANCA SVILUPPO Spa

( n. 50.862 azioni - valore nominale Euro 2,5)127 127

Totale 3.546 3.112

Tali titoli di capitale “valutati al costo” sono classificati convenzionalmente nel livello 3; il fair value non risulta determinabile in modo attendibile o verificabile e pertanto sono iscritti in bilancio al valore di costo, eventualmente rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzioni di valore.A tal proposito si segnala che il titolo della Gestione Esazioni Convenzionate Spa è stato completamente svalutato nel corso di passati esercizi. Si evidenzia che dal 01 ottobre 2016 si è dato corso all’operazione di fusione di Iccrea Banca Spa con Iccrea Holding Spa, operata anche in relazione all’avviato processo di autoriforma del Credito Coopera-tivo.

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112

4.2 Attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione per debitori/emittenti

Voci/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Titoli di debito 152.009 202.858

a) Governi e Banche Centrali 122.049 171.752

b) Altri enti pubblici

c) Banche 29.960 31.106

d) Altri emittenti

2. Titoli di capitale 3.225 2.856

a) Banche 3.007

b) Altri emittenti 218 2.856

- imprese di assicurazione

- società finanziarie 11 2.649

- imprese non finanziarie 207 207

- altri

3. Quote di O.I.C.R. 750 1.003

4. Finanziamenti

a) Governi e Banche Centrali

b) Altri enti pubblici

c) Banche

d) Altri soggetti

Totale 155.984 206.717

La distribuzione delle attività finanziarie per comparto economico di appartenenza dei debitori o degli emittenti è stata effettuata secondo i criteri di classificazione previsti dalla Banca d’Italia.La Banca non detiene titoli governativi emessi da Portogallo, Irlanda, Grecia o Spagna.La voce “Quote di OICR” è composta esclusivamente da fondi aperti obbligazionari.

Sezione 5 - Attività finanziarie detenute sino alla scadenza - Voce 50

5.1 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza: composizione merceologica

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

VB FV-Livello1 FV-Livello2 FV-Livello3 VB FV-Livello1 FV-Livello2 FV-Livello3

1. Titoli di debito 21.052 21.011

- Strutturati

- Altri 21.052 21.011

2. Finanziamenti

Legenda: FV=fair value VB=valore di bilancio

Il portafoglio è stato costituito secondo una strategia equilibrata della composizione dell’Attivo e ha l’obiettivo di creare un tendenziale floor minimo di marginalità stabilizzando una parte del margine di interesse. Il portafoglio è rappresentato da Titoli di Stato a tasso variabile per 18,288 milioni di euro con scadenza massima al 2023 e da Titoli di Stato a tasso fisso per 2,764 milioni di euro con scadenza massima al 2021. Parte di tali titoli è stata oggetto di trasferimento dalla categoria Attività finanziarie disponibili per la vendita alla presente categoria di Attività finanziarie detenute fino a scadenza.Il valore di iscrizione risulta pari al valore di fair value dei titoli alla data del trasferimento. Maggiori dettagli e le motivazioni del trasferimento sono riportati in calce alla Tabella A.3.1.

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5.2 Attività finanziarie detenute sino alla scadenza: debitori/emittenti

Tipologia operazioni/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Titoli di debito 21.052

a) Governi e Banche Centrali 21.052

b) Altri enti pubblici

c) Banche

d) Altri emittenti

2. Finanziamenti

a) Governi e Banche Centrali

b) Altri enti pubblici

c) Banche

d) Altri soggetti

Totale 21.052

Totale Fair Value

La distribuzione delle attività finanziarie per comparto economico di appartenenza dei debitori o degli emittenti è stata effettuata secondo i criteri di classificazione previsti dalla Banca d’Italia.

Sezione 6 - Crediti verso banche - Voce 60

6.1 Crediti verso banche: composizione merceologica

Nella presente voce figurano le attività finanziarie non quotate verso banche classificate nel portafo-glio “crediti”.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Tipologia operazioni/Valori VB FV-Livello1 FV-Livello2 FV-Livello3 VB FV-Livello1 FV-Livello2 FV-Livello3

A. Crediti verso Banche Centrali

1. Depositi vincolati

2. Riserva obbligatoria

3. Pronti contro termine

4. Altri

B. Crediti verso banche 54.526 54.526 55.840 55.840

1. Finanziamenti 54.250 54.250 55.564 55.564

1.1 Conti correnti e depositi liberi 14.611 11.758

1.2 Depositi vincolati 39.572 43.796

1.3 Altri finanziamenti: 67 10

- Pronti contro termine attivi

- Leasing finanziario

- Altri 67 10

2. Titoli di debito 276 276 276 276

2.1 Titoli strutturati

2.2 Altri titoli di debito 276 276

Totale 54.526 54.526 55.840 55.840

Legenda: FV=Fair value VB=Valore di bilancio

In considerazione della prevalente durata a breve termine dei crediti verso banche, il relativo fair value viene considerato pari al valore di bilancio. I crediti verso banche non sono stati svalutati in quanto ritenuti interamente recuperabili.Tra i crediti verso banche figurano crediti in valuta estera per un controvalore di 1.187 migliaia di euro. La sottovoce B2 “Titoli di debito” è così composta:

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• prestiti obbligazionari subordinati emessi dalla BCC Rivabanca per euro 76 mila;• prestiti obbligazionari subordinati emessi dalla BCC Valdostana per euro 200 mila. I depositi vincolati di cui al punto B. comprendono la riserva obbligatoria, assolta in via indiretta, pari a 2.751 migliaia di euro, detenuta presso ICCREA Banca Spa. Sezione 7 - Crediti verso clientela - Voce 70

7.1 Crediti verso clientela: composizione merceologica

Nella presente voce figurano le attività finanziarie non quotate verso clientela allocate nel portafoglio “crediti”.

Totale 31-12-2016

Valore di Bilancio

Totale 31-12-2016

Fair value

Totale 31-12-2015

Valore di Bilancio

Totale 31-12-2015

Fair value

Tipologia operazioni/Valori

No

n d

eteriorati

Deterio

rati -

Acq

uistati

Deterio

rati - Altri

L1

L2

L3

No

n d

eterioarti

Deterio

rati - Ac-

qu

istati

Deterio

rati - Altri

L1

L2

L3

Finanziamenti 254.066 16.095 272.222 237.663 16.017 255.983

1. Conti correnti 31.539 3.505 39.330 4.682

2. Pronti contro termine attivi

3. Mutui 207.123 12.105 184.768 11.047

4. Carte di credito, prestiti personalie cessioni del quinto

5.142 39 4.694 77

5. Leasing finanziario

6. Factoring

7. Altri finanziamenti 10.262 446 8.871 211

Titoli di debito 2.080 2.080 1.583 1.583

8. Titoli strutturati

9. Altri titoli di debito 2.080 1.583

Totale 256.146 16.095 274.302 239.246 16.017 257.566

Per quanto riguarda i criteri di determinazione del fair value si rimanda alla Parte A - Politiche contabili. I crediti verso clientela sono esposti al netto delle rettifiche di valore derivanti da svalutazioni. Tra i crediti sono compresi:- finanziamenti in valuta estera per un controvalore di 129 mila euro. La sottovoce 7. “Altri finanziamenti” comprende: - finanziamenti per anticipi s.b.f. Italia ed estero per 6.057 migliaia di euro;- altre sovvenzioni non regolate in conto corrente - sovvenzioni diverse per 3.950 migliaia di euro;- polizza di capitalizzazione con rendimento minimo garantito 570 migliaia di euro; - altri per 131 mila euro.Non sono presenti crediti verso clientela con vincolo di subordinazione.I saldi dei “conti correnti debitori” con la clientela includono le relative operazioni “viaggianti” e “so-spese” a loro attribuibili alla fine del periodo.Le attività deteriorate comprendono le sofferenze, le inadempienze probabili e le esposizioni scadute secondo le definizioni di Banca d’Italia. Il dettaglio di tali esposizioni, nonché quello relativo all’ammon-tare e alla ripartizione delle rettifiche di valore, viene evidenziato nella Parte E della Nota integrativa - qualità del credito.

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7.2 Crediti verso clientela: composizione per debitori/emittenti

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Tipologia operazioni/ValoriNon

deteriorati

Deteriorati -

Acquistati

Deteriorati -

Altri

Non deterio-

rati

Deteriorati -

Acquistati

Deteriorati -

Altri

1. Titoli di debito 2.080 1.583

a) Governi 1.583 1.583

b) Altri enti pubblici

c) Altri emittenti 497

- imprese non finanziarie

- imprese finanziarie 497

- assicurazioni

- altri

2. Finanziamenti verso: 254.066 16.095 237.663 16.017

a) Governi

b) Altri enti pubblici 370 330

c) Altri soggetti 253.696 16.095 237.333 16.017

- imprese non finanziarie 157.514 13.760 149.641 13.589

- imprese finanziarie 1.816 555

- assicurazioni 567 555

- altri 93.799 2.335 86.582 2.428

Totale 256.146 16.095 239.246 16.017

La distribuzione delle attività finanziarie per comparto economico di appartenenza dei debitori o degli emittenti è stata effettuata secondo i criteri di classificazione previsti dalla Banca d’Italia.

Sezione 11 - Attività materiali - Voce 110

Nella presente voce figurano le attività materiali (immobili, impianti, macchinari e altre attività materiali ad uso funzionale) disciplinate dallo IAS 16 e gli investimenti immobiliari (terreni e fabbricati) disciplinati dallo IAS 40, nonché le attività oggetto di locazione finanziaria.

11.1 Attività materiali ad uso funzionale: composizione delle attività valutate al costo Attività/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Attività di proprietà 1.285 1.405

a) terreni 204 204

b) fabbricati 722 780

c) mobili 133 160

d) impianti elettronici 34 48

e) altre 192 213

2. Attività acquisite in leasing finanziario

a) terreni

b) fabbricati

c) mobili

d) impianti elettronici

e) altre

Totale 1.285 1.405

Tutte le attività materiali della Banca sono valutate al costo, come indicato nella Parte A della Nota in-tegrativa pertanto si omette la compilazione della tabella relativa alle attività materiali valutate al fair value o rivalutate.

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11.5 Attività materiali ad uso funzionale: variazioni annue

Terreni Fabbricati MobiliImpianti

elettroniciAltre Totale

A. Esistenze iniziali lorde 204 2.195 1.756 281 1.491 5.927

A.1 Riduzioni di valore totali nette 1.415 1.596 233 1.278 4.522

A.2 Esistenze iniziali nette 204 780 160 48 213 1.405

B. Aumenti: 45 45

B.1 Acquisti 45 45

B.2 Spese per migliorie capitalizzate

B.3 Riprese di valore

B.4 Variazioni positive di fair value imputate a

a) patrimonio netto

b) conto economico

B.5 Differenze positive di cambio

B.6Trasferimenti da immobili detenuti a scopo di investimento

B.7 Altre variazioni

C. Diminuzioni: 58 27 14 66 165

C.1 Vendite 1 0 1

C.2 Ammortamenti 58 27 13 66 164

C.3Rettifiche di valore da deterioramento imputa-te a

a) patrimonio netto

b) conto economico

C.4 Variazioni negative di fair value imputate a

a) patrimonio netto

b) conto economico

C.5 Differenze negative di cambio

C.6 Trasferimenti a

a) attività materiali detenute a scopo di investimento

b) attività in via di dismissione

C.7 Altre variazioni

D. Rimanenze finali nette 204 722 133 34 192 1.285

D.1 Riduzioni di valore totali nette 1.473 1.623 247 1.299 4.642

D.2 Rimanenze finali lorde 204 2.195 1.756 281 1.491 5.927

E. Valutazione al costo

Alle voci A.1 e D.1 “Riduzioni di valore totali nette” è riportato il totale del fondo ammortamento.La voce E. “Valutazione al costo” non è valorizzata in quanto la sua compilazione è prevista solo per le attività materiali valutate in bilancio al fair value, non in possesso della Banca.Di seguito viene riportata una tabella di sintesi delle vite utili delle varie immobilizzazioni materiali:

Classi di attività vite utili in anni

Terreni ed opere d’arte indefinita

Fabbricati 33

Arredi 7-9

Mobili e macchine ordinarie d’ufficio 8-9

Impianti di ripresa fotografica /allarme 4-7

Macchine elettroniche e computers 5-7

Automezzi 4

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Sezione 12 - Attività immateriali - Voce 12012.1 Attività immateriali: composizione per tipologia di attività

Nella presente voce figurano le attività immateriali di cui allo IAS 38.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Attività/Valori Durata definita Durata indefinita Durata definita Durata indefinita

A.1 Avviamento

A.2 Altre attività immateriali 17 21

A.2.1 Attività valutate al costo: 17 21

a) attività immateriali generate internamente

b) altre attività 17 21

A.2.2 Attività valutate al fair value:

a) attività immateriali generate internamente

b) altre attività

Totale 17 21

Le altre attività immateriali di cui alla voce A.2, a durata limitata, sono costituite prevalentemente da software aziendale in licenza d’uso e sono state ammortizzate, pro rata temporis, con il metodo delle quote costanti in ragione della loro vita utile, stimata in 5 anni. Non sono iscritte attività immateriali generate internamente. 12.2 Attività immateriali: variazioni annue

Altre attività immateriali:

generate internamente

Altre attività

immateriali: altre

Avviamento DEF INDEF DEF INDEF Totale

A. Esistenze iniziali 37 37

A.1 Riduzioni di valore totali nette 16 16

A.2 Esistenze iniziali nette 21 21

B. Aumenti 1 1

B.1 Acquisti 1 1

B.2 Incrementi di attività immateriali interne

B.3 Riprese di valore

B.4 Variazioni positive di fair value

- a patrimonio netto

- conto economico

B.5 Differenze di cambio positive

B.6 Altre variazioni

C. Diminuzioni 5 5

C.1 Vendite

C.2 Rettifiche di valore 5 5

- Ammortamenti 5 5

- Svalutazioni

+ patrimonio netto

+ conto economico

C.3 Variazioni negative di fair value

- a patrimonio netto

- conto economico

C.4Trasferimenti alle attività non correnti in via di dismissione

C.5 Differenze di cambio negative

C.6 Altre variazioni

D. Rimanenze finali nette 17 17

D.1 Rettifiche di valore totali nette 20 20

E. Rimanenze finali lorde 37 37

F. Valutazione al costo

Legenda: DEF=a durata definita INDEF=a durata indefinita

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Le attività immateriali oggetto di descrizione sono state interamente acquistate all’esterno e sono va-lutate al costo.La sottovoce F. “Valutazione al costo” non è valorizzata in quanto la sua compilazione è prevista solo per le attività immateriali valutate in bilancio al fair value, non in possesso della Banca. 12.3 Altre informazioni

In base a quanto richiesto dallo IAS 38 paragrafi 122 e 124, si precisa che la Banca non ha:• costituito attività immateriali a garanzia di propri debiti;• assunto impegni alla data del bilancio per l’acquisto di attività immateriali;• acquisito attività immateriali per tramite di contratti di locazione finanziaria od operativa;• acquisito attività immateriali tramite concessione governativa;• attività immateriali rivalutate iscritte a fair value. Sezione 13 - Le attività fiscali e passività fiscali - Voce 130 dell’attivo e Voce 80 del passivo

13.1 Attività per imposte anticipate: composizioneNella presente voce figurano le attività fiscali (correnti e anticipate) e le passività fiscali (correnti e diffe-rite) rilevate, rispettivamente, nella voce 130 dell’attivo e 80 del passivo.Le tipologie di differenze temporanee che hanno portato all’iscrizione di “attività per imposte anticipa-te” riguardano:

IRES IRAP TOTALE

1) Attività per imposte anticipate rilevate in contropartita del conto economico: 3.451 416 3.867

a) DTA di cui alla Legge 214/2011 3.251 414 3.665

Svalutazioni crediti verso clientela 3.251 414 3.665

b) Altre 200 2 202

Rettifiche di valore per deterioramento di garanzie rilasciate iscritte tra le passività 48 2 50

Fondo per rischi e oneri 28 28

Altre voci 124 124

2) Attività per imposte anticipate rilevate in contropartita al patrimonio netto: 91 14 105

Riserve da valutazione:

Minusvalenze su attività finanziarie disponibili per la vendita 69 14 83

Altre 22 22

Totale sottovoce 130 b) attività fiscali anticipate 3.542 430 3.972

Altre attività per imposte anticipateNella precedente tabella sono dettagliate anche le altre attività per imposte anticipate diverse da quelle di cui alla L.214/2011. Tali “attività” vengono iscritte in bilancio nella misura in cui esiste la probabili-tà del loro recupero sulla base della capacità di generare con continuità redditi imponibili positivi. La valutazione della probabilità di recupero delle altre attività per imposte anticipate tradizionali è stata condotta sulla base delle informazioni disponibili rappresentate dalla stima dei redditi imponibili attesi. Per la valorizzazione delle imposte anticipate ai fini IRES e IRAP sono state applicate rispettivamente le aliquote del 27,50% e del 5,57%.

Le attività per imposte anticipate si ritengono interamente recuperabili, tenuto conto delle previsioni di conseguimento di redditi imponibili tassabili nei successivi periodi.

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13.2 Passività per imposte differite: composizioneLe tipologie di differenze temporanee che hanno portato all’iscrizione di “passività per imposte differi-te” riguardano:

Attività/Valori IRES IRAP TOTALE

In contropartita dello stato patrimoniale

2) Passività per imposte differite in contropartita del patrimonio netto 364 74 438

riserve da valutazione: 364 74 438

riserva positiva su attività finanziarie disponibili per la vendita 364 74 438

Totale 364 74 438

13.3 Variazioni delle imposte anticipate (in contropartita del conto economico)

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Importo iniziale 4.042 3.657

2. Aumenti 162 457

2.1 Imposte anticipate rilevate nell’esercizio 162 457

a) relative ai precedenti esercizi

b) dovute al mutamento di criteri contabili

c) riprese di valore

d) altre 162 457

2.2 Nuove imposte o incrementi di aliquote fiscali

2.3 Altri aumenti

3. Diminuzioni 337 72

3.1 Imposte anticipate annullate nell’esercizio 337 72

a) rigiri 337 72

b) svalutazioni per sopravvenuta irrecuperabilità

c) mutamento di criteri contabili

d) altre

3.2 Riduzioni di aliquote fiscali

3.3 Altre diminuzioni

a) trasformazione in crediti di imposta di cui alla L.214/2011

b) altre

4. Importo finale 3.867 4.042

Le imposte anticipate vengono rilevate sulla base della probabilità di sufficienti imponibili fiscali futuri. Tale rilevazione è stata effettuata in base alla legislazione fiscale vigente, ivi incluse le disposizioni del Decreto legislativo 38/2005. Le aliquote utilizzate per la valorizzazione delle imposte anticipate ai fini IRES ed IRAP sono rispettivamente pari al 27,50% e al 5,57%.

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13.3.1 Variazioni delle imposte anticipate di cui alla L.214/2011 (in contropartita del conto economico)

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Importo iniziale 3.858 3.567

2. Aumenti 291

3. Diminuzioni 191

3.1 Rigiri 191

3.2 Trasformazione in crediti d’imposta

a) derivante da perdite di esercizio

b) derivante da perdite fiscali

3.3 Altre diminuzioni

4. Importo finale 3.667 3.858

Nella Tabella sono indicate le imposte anticipate e le relative variazioni, computate a fronte delle rettifi-che su crediti per svalutazione, per quanto derivante dalla eccedenza rispetto alla quota deducibile nei diversi esercizi di cui all’art. 106 comma 3 Tuir.

13.5 Variazioni delle imposte anticipate (in contropartita del patrimonio netto)Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Importo iniziale 180 72

2. Aumenti 105 180

2.1 Imposte anticipate rilevate nell’esercizio 105 180

a) relative a precedenti esercizi

b) dovute al mutamento di criteri contabili

c) altre 105 180

2.2 Nuove imposte o incrementi di aliquote fiscali

2.3 Altri aumenti

3. Diminuzioni 180 72

3.1 Imposte anticipate annullate nell’esercizio 180 72

a) rigiri 180 72

b) svalutazioni per sopravvenuta irrecuperabilità

c) dovute al mutamento di criteri contabili

d) altre

3.2 Riduzioni di aliquote fiscali

3.3 Altre diminuzioni

4. Importo finale 105 180

13.6 Variazioni delle imposte differite (in contropartita del patrimonio netto)

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Importo iniziale 1.191 1.364

2. Aumenti 438 1.191

2.1 Imposte differite rilevate nell’esercizio 438 1.191

a) relative a precedenti esercizi

b) dovute al mutamento di criteri contabili

c) altre 438 1.191

2.2 Nuove imposte o incrementi di aliquote fiscali

2.3 Altri aumenti

3. Diminuzioni 1.191 1.364

3.1 Imposte differite annullate nell’esercizio 1.191 1.364

a) rigiri 1.191 1.364

b) dovute al mutamento di criteri contabili

c) altre

3.2 Riduzioni di aliquote fiscali

3.3 Altre diminuzioni

4. Importo finale 438 1.191

Le imposte anticipate e differite si riferiscono, rispettivamente, a svalutazioni e rivalutazioni di titoli disponibili per la vendita.Dette movimentazioni hanno trovato come contropartita la rispettiva riserva di patrimonio netto.

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121

13.7 Altre informazioniIRES IRAP Imposta

sostitutiva di

IRES e IRAP

ILOR 31-12-2016

Passività fiscali correnti (-) (95) (95)

Acconti versati (+) 601 149 750

Saldo a credito 601 54 655

Altri crediti di imposta 321 321

Ritenute d’acconto subite 17 17

Saldo a credito della voce 130 a) dell’attivo 939 57 996

In merito alla posizione fiscale della Banca, per gli esercizi non ancora prescritti, non è stato ad oggi notificato alcun avviso di accertamento.La voce “Altri crediti d’imposta” è composta per 75 mila euro riferiti a crediti di imposta per il periodo 2007-2011, sorti in virtù del riconoscimento della integrale deduzione a fini Ires dell’Irap sul costo del lavoro, come da previsioni dell’art. 2 comma 1quater DL 201/2011 conv. L. 214/2011 e successivamente integrato dall’art. 4 comma 12 DL 16/2012 e per 246 mila euro per credito d’imposta sorto per cessione DTA della BCC Padovana. Sezione 15 - Altre attività - Voce 150

15.1 Altre attività: composizione

31-12-2016 31-12-2015

Crediti tributari verso l’erario e verso altri enti impositori per imposte indirette 2.566 2.787

Partite in corso di lavorazione 1.013 38

Partite viaggianti 585

Rettifiche per partite illiquide di portafoglio 847

Anticipi e crediti verso fornitori 116 74

Migliorie e spese incrementative su beni di terzi non separabili 147 175

Ratei e risconti attivi non capitalizzati 79 80

Crediti per fatture emesse o da emettere 98 41

Prelievi bancomat da ns. atm da regolare 57 65

Competenze da percepire per servizi resi 13

Altre partite attive 4 42

TOTALE 5.512 3.315

La voce Crediti verso l’Erario comprende gli anticipi di imposte indirette, quali l’imposta di bollo sui contratti bancari, l’imposta sostitutiva sui mutui e le ritenute sugli interessi bancari. Tale voce trova cor-rispondenza nella voce Debiti verso l’Erario riportata nella voce “Altre passività”.Le “Rettifiche per partite illiquide di portafoglio” rappresentano lo sbilancio tra le rettifiche “dare” e le rettifiche “avere” del portafoglio salvo buon fine e al dopo incasso.

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PassivoSezione 1 - Debiti verso banche - Voce 10

1.1 Debiti verso banche: composizione merceologica

Nella presente voce figurano i debiti verso banche, qualunque sia la loro forma tecnica, diversi da quel-li ricondotti nelle voci 30, 40 e 50. Sono inclusi i debiti di funzionamento.

Tipologia operazioni/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Debiti verso banche centrali

2. Debiti verso banche 81.115 100.651

2.1 Conti correnti e depositi liberi 0

2.2 Depositi vincolati 129 113

2.3 Finanziamenti 80.986 100.538

2.3.1 Pronti contro termine passivi

2.3.2 Altri 80.986 100.538

2.4 Debiti per impegni di riacquisto di propri strumenti patrimoniali

2.5 Altri debiti

Totale 81.115 100.651

Fair value - Livello 1

Fair value - Livello 2

Fair value - Livello 3 81.115 100.651

Totale fair value 81.115 100.651

In considerazione della prevalente durata a breve termine dei debiti verso banche il relativo fair value è stato assunto pari al valore di bilancio.

Tra i debiti verso banche figurano debiti in valuta estera per un controvalore di 129 mila euro.Tra i debiti verso banche, nella sottovoce 2.3.2”Finanziamenti - Altri”, figurano le operazioni di finan-ziamento garantite da titoli ricevute da Iccrea Banca per 81 milioni di euro, di cui 28,5 milioni relativi al finanziamento BCE denominato TLTROII.

Sezione 2 - Debiti verso clientela - Voce 20

2.1 Debiti verso clientela: composizione merceologica

Nella presente voce figurano i debiti verso clientela, qualunque sia la loro forma tecnica, diversi da quelli ricondotti nelle voci 30, 40 e 50. Sono inclusi i debiti di funzionamento.

Tipologia operazioni/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Conti correnti e depositi liberi 289.993 248.262

2. Depositi vincolati 14.104 38.705

3. Finanziamenti

3.1 Pronti contro termine passivi

3.2 Altri

4. Debiti per impegni di riacquisto di propri strumenti patrimoniali

5. Altri debiti 41 23

Totale 304.138 286.990

Fair value - Livello 1

Fair value - Livello 2

Fair value - Livello 3 304.138 286.990

Totale fair value 304.138 286.990

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In considerazione della prevalente durata a breve termine dei debiti verso la clientela, il relativo fair value viene considerato pari al valore di bilancio. Tra i debiti verso clienti figurano debiti in valuta estera per un controvalore di 4.932 migliaia di euro.

Sezione 3 - Titoli in circolazione - Voce 30

3.1 Titoli in circolazione: composizione merceologica

Nella presente voce figurano i titoli emessi valutati al costo ammortizzato. Sono ricompresi i titoli che alla data di riferimento del bilancio risultano scaduti ma non ancora rimborsati. E’ esclusa la quota dei titoli di debito di propria emissione non ancora collocata presso terzi.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Tipologia titoli/ValoriValoreù bi-

lancio

Fair Value -

livello 1

Fair Value -

livello 2

Fair Value

- livello3

Valore

bilancio

Fair Value -

livello 1

Fair Value -

livello 2

Fair Value -

livello 3

A. Titoli

1. Obbligazioni 78.475 78.943 87.060 87.781

1.1 strutturate

1.2 altre 78.475 78.943 87.060 87.781

2. Altri titoli 190 190

2.1 strutturati

2.2 altri 190 190

Totale 78.475 78.943 87.250 87.971

Per quanto riguarda i criteri di determinazione del fair value si rimanda alla Parte A - Politiche contabili. Sezione 8 - Passività fiscali - Voce 80

Vedi sezione 13 dell’attivo

Per quanto riguarda le informazioni relative alle passività fiscali, si rinvia a quanto esposto nella Sezio-ne 13 dell’Attivo.

Sezione 10 - Altre passività - Voce 100

10.1 Altre passività: composizione31-12-2016 31-12-2015

Debiti verso l’erario e verso altri enti impositori per imposte indirette 2.174 2.217

Partite in corso di lavorazione 1.176 216

Rettifiche per partite illiquide di portafoglio 1.337

Debiti verso fornitori 495 391

Somme a disposizione della clientela o di terzi 80 35

Debiti verso il personale 150 127

Ratei e risconti passivi non riconducibili a voce propria 34 52

Pensioni da accreditare a clientela 3.148 3.044

Debiti verso il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo 254 332

Altre partite passive 105 186

TOTALE 7.616 7.937

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Sezione 11 - Trattamento di fine rapporto del personale - Voce 110

11.1 Trattamento di fine rapporto del personale: variazioni annue

Nella presente voce figura il Fondo di Trattamento di fine rapporto rilevato con la metodologia previ-sta dallo Ias 19.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

A. Esistenze iniziali 816 849

B. Aumenti 52 17

B.1 Accantonamento dell’esercizio 16 17

B.2 Altre variazioni 36

C. Diminuzioni 7 50

C.1 Liquidazioni effettuate 7

C.2 Altre variazioni 7 43

D. Rimanenze finali 861 816

Totale 861 816

Alla data di bilancio, la Banca ha rilevato il fondo TFR secondo quanto previsto dal principio contabile Ias 19, pertanto la Voce D. “Rimanenze finali” del fondo inscritto coincide con il suo Valore Attuariale (Defined Benefit Obligation - DBO).

La sottovoce B.1 “Accantonamento dell’esercizio” è composta da interessi passivi netti;La sottovoce B.2 “Altre variazioni” è composta dalle perdite attuariali dovute alla modifica delle ipotesi finanziarie;La sottovoce C.2 “Altre variazioni” è composta dagli utili attuariali dovuti alla modifica delle valutazioni difformi da quanto ipotizzato in precedenza. L’ammontare della sottovoce B.1 è ricompreso nel conto economico tabella “9.1 Spese per il personale: composizione”, sottovoce e) “accantonamento al trattamento di fine rapporto del personale dipenden-te”; mentre gli importi di cui alla sottovoce B.2 e C.2 sono stati ricondotti nella “Riserva da valutazione: Utili (Perdite) attuariali su piani a benefici definiti” (cfr. Prospetto Analitico della Redditività Complessi-va).

Le ipotesi attuariali adottate per la valutazione del fondo alla data di riferimento del bilancio sono le seguenti:• tasso di attualizzazione: 1,62% al 31/12/2016 e 1,40% al 30/06/2016;• tasso atteso di incrementi retributivi: 2,50% Dirigenti, 1,00% Impiegati, 1,00% Quadri;• tasso annuo di inflazione: 1,50% per il 2016, 1,80% per il 2017, 1,70% per il 2018, 1,60% per il 2019,

2,00% dal 2020 in poi; • tasso annuo incremento TFR: 2,625% per il 2016, 2,850% per il 2017, 2,775% per il 2018, 2,700% per

il 2019 e 3,000% dal 2020 in poi.Le frequenze annue di anticipazione e di turnover, sono desunte dalle esperienze storiche della società e dalle frequenze scaturenti dall’esperienza Managers & Partners su un rilevante numero di aziende analoghe.

11.2 Altre informazioni

METODOLOGIA ATTUARIALELa valutazione del fondo TFR secondo i principi contabili internazionali è stata effettuata da attuario indipendente, sulla base dei criteri dettati dallo IAS 19 relativamente ai piani a prestazioni definite, che prevedono una valutazione attuariale in base al criterio della proiezione unitaria del credito.La metodologia di calcolo può essere schematizzata nelle seguenti fasi:• proiezione fino all’epoca aleatoria di corresponsione per ciascun dipendente del TFR già accantona-

to al 31.12.2006 e rivalutato alla data di valutazione;

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• determinazione per ciascun dipendente dei pagamenti probabilizzati di TFR di cui sopra che dovran-no essere effettuati dalla Banca in caso di uscita del dipendente causa licenziamento, dimissioni, inabilità, morte e pensionamento nonchè a fronte di richiesta di anticipi;

• attualizzazione, alla data di valutazione, di ciascun pagamento probabilizzato.Le ipotesi economico/finanziarie adottate nella valutazione del TFR hanno riguardato i tassi di attua-lizzazione, l’inflazione, il tasso annuo di incremento del TFR, gli incrementi retributivi, la mortalità, l’inabilità, i requisiti di pensionamento, la frequenza di anticipazione del TFR e la frequenza di uscita anticipata (turn over).

Secondo la Riforma Previdenziale le quote maturande future di Fondo TFR confluiranno non più in azienda ma verso la previdenza integrativa o il fondo di tesoreria INPS; pertanto risulta non più necessa-ria la proiezione dei salari secondo determinati tassi di crescita.

Fermo restando quanto sopra rappresentato, il Fondo di trattamento di fine rapporto, calcolato ai sensi dell’art. 2120 del Codice Civile, non devoluto ai fondi pensione esterni o al fondo di tesoreria Inps, am-monta a 817 migliaia di euro e nell’esercizio si è movimentato come di seguito:

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Fondo iniziale 805 801

Variazioni in aumento 12 10

Variazioni in diminuzione 6

Fondo finale 817 805

In merito all’applicazione delle modifiche che sono state apportate allo IAS 19 dal regolamento UE n. 475/2012, viene fornita un’analisi di sensitività per ciascuna ipotesi attuariale rilevante alla fine dell’e-sercizio, mostrando gli effetti che ci sarebbero stati a seguito delle variazioni delle ipotesi attuariali ragionevolmente possibili a tale data in termini assoluti.

Analisi di sensitività dei principali parametri valutativi sui dati al 31 dicembre 2016- Tasso di inflazione + 0,25% DBO 873.757,25;- Tasso di inflazione - 0,25% DBO 847.669,93;- Tasso di attualizzazione + 0,25% DBO 839.946,08;- Tasso di attualizzazione - 0,25% DBO 882.003,90;- Tasso di turnover + 1% DBO 857.462,68;- Tasso di turnover - 1% DBO 864.065,26. Service cost 2017 0,00Duration del piano 10,40

Anni Erogazioni previste1 36.053,822 35.415,493 34.808,994 131.062,31 5 49.620,61

Sezione 12 - Fondi per rischi e oneri - Voce 120

12.1 Fondo per rischi ed oneri: composizione

Nelle presenti voci figurano le passività relative agli “Altri benefici a lungo termine”, riconosciuti con-trattualmente al personale in servizio, ai sensi dello IAS19 e le obbligazioni in essere, per le quali la Banca ritiene probabile un esborso futuro di risorse ai sensi dello IAS37.

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Voci/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Fondi di quiescenza aziendali

2. Altri fondi per rischi ed oneri 483 482

2.1 controversie legali

2.2 oneri per il personale 110 108

2.3 altri 373 374

Totale 483 482

La sottovoce 2.3 è esclusivamente composta dal Fondo beneficenza e mutualità.

12.2 Fondo per rischi ed oneri: variazioni annue

Fondi di

quiescenzaAltri fondi Totale

A. Esistenze iniziali 482 482

B. Aumenti 202 202

B.1 Accantonamento dell’esercizio

B.2 Variazioni dovute al passare del tempo

B.3 Variazioni dovute a modifiche del tasso di sconto

B.4 Altre variazioni 202 202

C. Diminuzioni 201 201

C.1 Utilizzo nell’esercizio

C.2 Variazioni dovute a modifiche del tasso di sconto

C.3 Altre variazioni 201 201

D. Rimanenze finali 483 483

La sottovoce B.4 - “Altre variazioni in aumento” - accoglie la quota parte dell’utile del precedente eser-cizio destinata ad accantonamento al fondo per beneficenza e mutualità corrispondente a 200 mila euro e l’incremento del debito futuro stimato relativo al Fondo Premio di anzianità per euro 2 mila.La sottovoce C.3 - “Altre variazioni in diminuzione” - accoglie i decrementi del fondo per beneficenza e mutualità a seguito dell’utilizzo a fronte delle specifiche destinazioni per euro 201 mila.

12.4 Fondo per rischi ed oneri - altri fondiLa voce “Altri fondi per rischi e oneri” è costituita da:• fondi relativi al personale:• premi di anzianità/fedeltà relativi all’onere finanziario che la Banca dovrà sostenere, negli anni

futuri,in favore del personale dipendente in relazione all’anzianità di servizio pari a 101 mila euro;• oneri per rinnovo CCNL del personale 9 mila euro.

• altri:• fondo di beneficenza e mutualità per 373 mila euro. Lo stanziamento viene annualmente deter-

minato, in sede di destinazione di utili, dall’Assemblea dei soci; il relativo utilizzo viene deciso dal Consiglio di Amministrazione.

Sezione 14 - Patrimonio dell'impresa - Voci 130,150,160,170,180,190,200

14.1 «Capitale» e «Azioni proprie»: composizioneLa Banca ha emesso esclusivamente azioni ordinarie in ragione del capitale sociale sottoscritto pari a 16 mila euro. Non vi sono azioni sottoscritte e non ancora liberate. Il capitale della Banca è costituito da azioni ordinarie del valore nominale di euro 2,58 (valore al cente-simo di euro).

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14.2 Capitale - Numero azioni: variazioni annue

Voci/Tipologie Ordinarie Altre

A. Azioni esistenti all’inizio dell’esercizio 5.410

- interamente liberate 5.410

- non interamente liberate

A.1 Azioni proprie (-)

A.2 Azioni in circolazione: esistenze iniziali 5.410

B. Aumenti 782

B.1 Nuove emissioni 782

§ a pagamento 782

- operazioni di aggregazioni di imprese

- conversione di obbligazioni

- esercizio di warrant

- altre 782

§ a titolo gratuito

- a favore dei dipendenti

- a favore degli amministratori

- altre

B.2 Vendita di azioni proprie

B.3 Altre variazioni

C. Diminuzioni 121

C.1 Annullamento

C.2 Acquisto di azioni proprie

C.3 Operazioni di cessione di imprese

C.4 Altre variazioni 121

D. Azioni in circolazione: rimanenze finali 6.071

D.1 Azioni proprie (+)

D.2 Azioni esistenti alla fine dell’esercizio 6.071

- interamente liberate 6.071

- non interamente liberate

Le informazioni si riferiscono al numero di azioni movimentate nel corso dell’esercizio.

14.3 Capitale: altre informazioni

Valori

Numero soci al 31.12.2015 5.410

Numero soci: ingressi 782

Numero soci: uscite 121

Numero soci al 31.12.2016 6.071

14.4 Riserve di utili: altre informazioni

31-12-2016 31-12-2015

Riserva legale 41.356 39.945

Utile e perdite portate a nuovo 273 273

Altre riserve

- di cui riserve da differenza di fusione IFRS 3

Riserve di prima applicazione principi contabili internazionali FTA (51) (51)

TOTALE 41.578 40.167

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La normativa di settore di cui all’art. 37 del D.Lgs. 385/93 e l’art.49 dello Statuto prevedono la costituzio-ne obbligatoria della riserva legale.Essa risulta destinataria di almeno il 70% degli utili netti annuali.La riserva legale risulta indivisibile e indisponibile per la Banca, ad eccezione dell’utilizzo per la coper-tura di perdite di esercizio, al pari delle altre riserve di utili iscritte nel Patrimonio, in ragione dei vincoli di legge e di Statuto. Alla riserva legale è stata inoltre accantonata la quota parte degli utili netti residui dopo le altre destina-zioni previste dalla legge, dalla normativa di settore e dallo Statuto, deliberate dall’Assemblea. Per un maggiore dettaglio delle Riserve di Utili della banca, si rinvia alle informazioni contenute nella Parte F “Informazioni sul Patrimonio”, sezione 1 “Il patrimonio dell’impresa” tabella B.1 “Patrimonio dell’impresa: composizione”.

Analisi della composizione delle riserve con riferimento alla disponibilità e distribuibilità

(art. 2427 c.7 bis del codice civile)

In ottemperanza all’articolo 2427, c. 7-bis, cod.civ., si riporta di seguito il dettaglio della composizione del patrimonio netto della Banca, escluso l’utile di esercizio, con l’evidenziazione dell’origine e del grado di disponibilità e distribuibilità delle diverse poste.

Utilizzi effettuati nei tre precedenti

esercizi

Descrizione ImportoPossibilità

di utilizzazione

per copertura

di perditeper altre ragioni

Capitale sociale 15.663 A 699

Riserve da sovraprezzo azioni 443.295 B 16.503

Altre riserve:

Riserva legale 41.355.824 C

Riserva di rivalutazione monetaria 500.576 C

Altre riserve 272.820 C

Riserva di transizione agli IAS/IFRS (50.777)

Riserva da valutazione: attività finanziarie disponibili per la vendita

718.670 D

Riserva da valutazione: utili/perdite attuariali su piani a benefici definiti

(136.749) E

Totale 43.119.322

Legenda:A=per copertura perdite e per rimborso del valore nominale delle azioniB=per copertura perdite e per rimborso del sovrapprezzo versatoC=per copertura perditeD=per quanto previsto dallo IAS 39E=per quanto previsto dallo IAS 19

La “Riserva da valutazione: attività finanziarie disponibili per la vendita” può essere movimentata esclu-sivamente secondo le prescrizioni dello IAS 39. Essa trae origine dalla valutazione di strumenti finanziari e non può essere utilizzata nè per aumenti di capitale sociale, nè per distribuzione ai soci, nè per coper-ture di perdite. Le eventuali variazioni negative di tale riserva possono avvenire solo per riduzioni di fair value, per rigiri a conto economico o per l’applicazione di imposte correnti o differite.Analoghe considerazioni, valgono per la “Riserva da valutazione: utili/perdite attuariali su piani a bene-fici definiti”.

Gli utilizzi evidenziati in tabella si riferiscono a somme rimborsate ai soci a seguito recesso.

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Analisi della distribuzione dell’utile di periodo(art. 2427 c. 22 septies del codice civile)Il risultato d’esercizio, al netto delle imposte per IRES ed IRAP, registra un utile pari a euro 1.712.380,49 così ripartito:

- a riserva legale (almeno il 70%) € 1.461.009,07

- al fondo mutualistico per lo sviluppo della cooperazione (3%) € 51.371,42

- a disposizione del CdA per beneficenza e mutualità € 200.000,00

Altre informazioni1. Garanzie rilasciate e impegni

Operazioni Importo 31-12-

2016

Importo 31-12-

2015

1) Garanzie rilasciate di natura finanziaria 4.975 3.538

a) Banche 3.818 2.748

b) Clientela 1.157 790

2) Garanzie rilasciate di natura commerciale 4.414 5.921

a) Banche 20 20

b) Clientela 4.394 5.901

3) Impegni irrevocabili a erogare fondi 10.308 8.584

a) Banche

- a utilizzo certo

- a utilizzo incerto

b) Clientela 10.308 8.584

- a utilizzo certo 861 53

- a utilizzo incerto 9.447 8.531

4) Impegni sottostanti ai derivati su crediti: vendite di protezione

5) Attività costituite in garanzia di obbligazioni di terzi

6) Altri impegni

Totale 19.697 18.043

Tra le garanzie rilasciate di natura commerciale sono compresi i crediti di firma per garanzie personali che assistono specifiche transazioni commerciali o la buona esecuzione di contratti.Tra quelle di natura finanziaria sono comprese le garanzie personali che assistono il regolare assolvimen-to del servizio del debito da parte del soggetto ordinante. Il punto 1.a) “Garanzie rilasciate di natura finanziaria - Banche” comprende:• impegni verso il Fondo di garanzia dei depositanti del Credito Cooperativo per 3.468 migliaia di

euro;• impegni verso il Fondo di garanzia degli obbligazionisti del Credito Cooperativo per 350 migliaia di

euro.Il punto 3 “Impegni irrevocabili a erogare fondi” comprende:b) clientela - a utilizzo incerto• margini utilizzabili su linee di credito irrevocabili concesse per 3.365 migliaia di euro;• mutui a “stato avanzamento lavori” per 6.082 migliaia di euro.

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130

4. Gestione e intermediazione per conto terziTipologia servizi Importo

1. Esecuzione di ordini per conto della clientela

a) Acquisti

1. regolati

2. non regolati

b) Vendite

1. regolate

2. non regolate

2. Gestioni di portafogli

a) individuali

b) collettive

3. Custodia e amministrazione di titoli

a) titoli di terzi in deposito: connessi con lo svolgimento di banca depositaria (escluse le gestioni di portafogli)

1. titoli emessi dalla banca che redige il bilancio

2. altri titoli

b) titoli di terzi in deposito (escluse gestioni di portafogli): altri 220.061

1. titoli emessi dalla banca che redige il bilancio 77.765

2. altri titoli 142.296

c) titoli di terzi depositati presso terzi 266.274

d) titoli di proprietà depositati presso terzi 178.855

4. Altre operazioni 90.227

La Banca non ha effettuato servizi di gestione di portafogli. Gli importi del punto 3. si riferiscono al valore nominale dei titoli. Le altre operazioni di cui al punto 4. comprendono:• attività di ricezione e trasmissione ordini:a) acquisti e vendite: 75.375 migliaia di euro.• attività di collocamento e offerta di servizi di terzi:a) prodotti assicurativi a contenuto finanziario: 14.852 migliaia di euro.Incasso di crediti per conto di terzi: rettifiche dare e avere

a). Rettifiche “dare”: 27.928

1) conti correnti 19.928

2) cedenti effetti e documenti 8.000

b). Rettifiche “avere”: 27.081

1) conti correnti 14.320

2) cedenti effetti e documenti 12.761

Sbilancio a voce 150 dell’attivo 847

La tabella fornisce il dettaglio delle differenze, derivanti dagli scarti fra le valute economiche applicate nei diversi conti, generate in sede di eliminazione contabile delle partite relative all’accredito e all’adde-bito dei portafogli salvo buon fine e al dopo incasso, la cui data di regolamento è successiva alla chiusura del bilancio. La differenza tra le rettifiche “dare” e le rettifiche “avere”, pari a 847 mila euro, trova evi-denza tra le “Altre attività” - voce 150 dell’attivo.

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131

PARTE C - Informazioni sul conto Economico

Sezione 1 - Gli interessi - Voci 10 e 20

1.1 Interessi attivi e proventi assimilati: composizioneNelle presenti voci sono iscritti gli interessi attivi e passivi, i proventi e gli oneri assimilati relativi, rispet-tivamente, a disponibilità liquide, attività finanziarie detenute per la negoziazione, attività finanziarie disponibili per la vendita, attività finanziarie detenute sino alla scadenza, crediti, attività finanziarie valutate al fair value (voci 10, 20, 30, 40, 50, 60 e 70 dell’attivo) e a debiti, titoli in circolazione, passività finanziarie di negoziazione, passività finanziarie valutate al fair value (voci 10, 20, 30, 40, 50 del passivo) nonché eventuali altri interessi maturati nell’esercizio.

Voci/Forme tecniche Titoli di debito FinanziamentiAltre

operazioni

Totale

31-12-2016

Totale

31-12-2015

1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 1 1 1

2. Attività finanziarie disponibili per la vendita 1.552 1.552 2.449

3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 22 22

4. Crediti verso banche 7 433 440 470

5. Crediti verso clientela 7 6.974 6.981 7.224

6. Attività finanziarie valutate al fair value

7. Derivati di copertura

8. Altre attività

Totale 1.589 7.407 8.996 10.144

La sottovoce 4 “Crediti verso Banche”, colonna “Finanziamenti” è formata esclusivamente da interessi su conti correnti e depositi.Dettaglio sottovoce 5 “Crediti verso Clientela”, colonna “Finanziamenti”:• conti correnti per 1.321 migliaia di euro;• mutui per 2.451 migliaia di euro;• carte di credito/prestiti personali e cessione del quinto per 3.039 mila euro;• anticipi Sbf per 159 mila euro;• altri finanziamenti per 4 mila euro.Nella colonna “finanziamenti” in corrispondenza della sottovoce 5 “crediti verso la clientela” sono sta-ti ricondotti gli interessi attivi e proventi assimilati maturati nell’esercizio riferiti alle esposizioni dete-riorate alla data di riferimento del bilancio. Tali interessi ammontano a 492 mila euro. 1.3 Interessi attivi e proventi assimilati: altre informazioni

1.3.1 Interessi attivi su attività finanziarie in valuta

Totale

31-12-2016 31-12-2015

- crediti verso banche 5 1

- crediti verso clientela 4 9

Totale 9 10

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1.4 Interessi passivi e oneri assimilati: composizione

Voci/Forme tecniche Debiti Titoli Altre operazioniTotale

31-12-2016

Totale

31-12-2015

1. Debiti verso banche centrali

2. Debiti verso banche (40) (40) (83)

3. Debiti verso clientela (1.232) (1.232) (2.065)

4. Titoli in circolazione (1.355) (1.355) (1.701)

5. Passività finanziarie di negoziazione

6. Passività finanziarie valutate al fair value (44)

7. Altre passività e fondi

8. Derivati di copertura

Totale (1.272) (1.355) (2.627) (3.893)

Nella sottovoce 2 “Debiti verso Banche”, colonna “Debiti” sono compresi interessi su:• conti correnti e depositi per 11 mila euro;• operazioni di rifinanziamento con Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca per 29 mila euro.Nella sottovoce 3 “Debiti verso Clientela”, colonna “Debiti” sono compresi interessi su:• conti correnti per 664 mila euro;• depositi per 525 mila euro;• operazioni di pronti contro termine passive con clientela per 43 mila euro. Nella sottovoce 4 “Titoli in circolazione”, colonna “Titoli” sono compresi interessi su:• obbligazioni emesse per 1.354 mila euro;• certificati di deposito per 1 migliaio di euro. 1.6 Interessi passivi e oneri assimilati: altre informazioni

1.6.1 Interessi passivi su passività in valuta

Totale

31-12-2016 31-12-2015

- Debiti verso banche (2) (1)

- Debiti verso clientela (1) (2)

Totale (3) (3)

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Sezione 2 - Le commissioni - Voci 40 e 50

2.1 Commissioni attive: composizioneNelle presenti voci figurano i proventi e gli oneri relativi, rispettivamente, ai servizi prestati e a quelli ricevuti dalla Banca. Sono esclusi i recuperi di spesa classificati nell’ambito degli altri proventi di gestione. Sono esclusi i proventi e gli oneri considerati nella determinazione del tasso effettivo di interesse (in quanto ricondotti nelle voci 10 “interessi attivi e proventi assimilati” e 20 “interessi passivi e oneri assi-milati” del conto economico) delle attività e passività finanziarie.

Tipologia servizi/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

a) garanzie rilasciate 111 116

b) derivati su crediti

c) servizi di gestione, intermediazione e consulenza 987 842

1. negoziazione di strumenti finanziari

2. negoziazione di valute 4 4

3. gestioni di portafogli

3.1 individuali

3.2 collettive

4. custodia e amministrazione di titoli 52 49

5. banca depositaria

6. collocamento di titoli 661 510

7. attività di ricezione e trasmissione di ordini 126 206

8. attività di consulenza

8.1 in materia di investimenti

8.2 in materia di struttura finanziaria

9. distribuzione dei servizi di terzi 144 73

9.1 gestioni di portafogli

9.1.1. individuali

9.1.2. collettive

9.2 prodotti assicurativi 113 55

9.3 altri prodotti 31 18

d) servizi di incasso e pagamento 839 813

e) servizi di servicing per operazioni di cartolarizzazione

f) servizi per operazioni di factoring

g) esercizio di esattorie e ricevitorie

h) attività di gestione di sistemi multilaterali di negoziazione

i) tenuta e gestione dei conti correnti 1.141 1.144

j) altri servizi 102 146

Totale 3.180 3.061

2.2 Commissioni attive: canali distributivi dei prodotti e servizi

Canali/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

a) presso propri sportelli 805 583

1. gestioni di portafogli

2. collocamento di titoli 661 510

3. servizi e prodotti di terzi 144 73

b) offerta fuori sede

1. gestioni di portafogli

2. collocamento di titoli

3. servizi e prodotti di terzi

c) altri canali distributivi

1. gestioni di portafogli

2. collocamento di titoli

3. servizi e prodotti di terzi

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2.3 Commissioni passive: composizione

Servizi/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

a) garanzie ricevute

b) derivati su crediti

c) servizi di gestione e intermediazione (83) (104)

1. negoziazione di strumenti finanziari (39) (48)

2. negoziazione di valute (3) (16)

3. gestioni di portafogli

3.1 proprie

3.2 delegate da terzi

4. custodia e amministrazione di titoli (41) (40)

5. collocamento di strumenti finanziari

6. offerta fuori sede di strumenti finanziari, prodotti e servizi

d) servizi di incasso e pagamento (245) (250)

e) altri servizi (12) (15)

Totale (340) (369)

Sezione 3 - Dividendi e proventi simili - Voce 70

3.1 Dividendi e proventi simili: composizioneNella presente voce figurano i dividendi relativi ad azioni o quote detenute in portafoglio diverse da quelle valutate in base al metodo del patrimonio netto.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Voci/Proventi DividendiProventi da quo-

te di O.I.C.R.Dividendi

Proventi da quote

di O.I.C.R.

A. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 6

B. Attività finanziarie disponibili per la vendita 33 34

C. Attività finanziarie valutate al fair value

D. Partecipazioni

Totale 39 34

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Sezione 4 - Il risultato netto dell’attività di negoziazione - Voce 80

4.1 Risultato netto dell’attività di negoziazione: composizioneNella voce figurano per “sbilancio” complessivo (somma algebrica dei saldi di cui alle successive lettere a) e b): a) il saldo tra i profitti e le perdite delle operazioni classificate nelle “attività finanziarie detenute per

la negoziazione” e nelle “passività finanziarie di negoziazione”, inclusi i risultati delle valutazioni di tali operazioni. Sono esclusi i profitti e le perdite relativi a contratti derivati connessi con la fair value option, da ricondurre in parte fra gli interessi di cui alle voci 10. e 20., e in parte nel “risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value”, di cui alla voce 110. del Conto Economico.

b) il saldo tra i profitti e le perdite delle operazioni finanziarie, diverse da quelle designate al fair value e da quelle di copertura, denominate in valuta, inclusi i risultati delle valutazioni di tali operazioni. I risultati della negoziazione e della valutazione delle attività e delle passività finanziarie per cassa in valuta sono separati da quelli relativi all’attività in cambi.

Operazioni/Componenti reddituali Plusvalenze (A) Utili da

negoziazione

(B)

Minusvalenze

(C)

Perdite da

negoziazione

(D)

Risultato

netto

[(A+B)-(C+D)]

1.Attività finanziarie di negoziazio-ne

44 (89) (45)

1.1 Titoli di debito 8 (7) 1

1.2 Titoli di capitale 8 (82) (74)

1.3 Quote di O.I.C.R.

1.4 Finanziamenti

1.5 Altre 28 28

2.Passività finanziarie di negozia-zione

2.1 Titoli di debito

2.2 Debiti

2.3 Altre

3.Attività e passività finanziarie: differenze di cambio

4. Strumenti derivati 11 (4) 7

4.1 Derivati finanziari 11 (4) 7

- su titoli di debito e tassi di interesse 11 (4) 7

- su titoli di capitale e indici azionari

- su valute ed oro

- altri

4.2 Derivati su crediti

Totale 11 44 (4) (89) (38)

Gli utili (perdite) da negoziazione e le plusvalenze (minusvalenze) da valutazione sono esposti a saldi aperti per tipologie di strumenti finanziari.Nelle “plusvalenze” e “minusvalenze” delle “attività/passività finanziarie di negoziazione: altre” figura-no anche i “rigiri” a conto economico delle riserve da valutazione delle operazioni di copertura dei flussi finanziari quando si ritiene che le transazioni attese non siano più probabili ovvero quando le minusva-lenze imputate alle riserve stesse non sono più recuperabili. Nelle “plusvalenze”, nelle “minusvalenze”, negli “utili e perdite da negoziazione” degli strumenti deri-vati figurano anche le eventuali differenze di cambio.

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Sezione 6 - Utili (Perdite) da cessione/riacquisto - Voce 100

6.1 Utili (Perdite) da cessione/riacquisto: composizioneFigurano i saldi positivi o negativi tra gli utili e le perdite realizzati con la vendita della attività o passività finanziare diverse da quelle di negoziazione e da quelle designate al fair value.

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Voci/Componenti reddituali Utili PerditeRisultato

nettoUtili Perdite

Risultato

netto

Attività finanziarie

1. Crediti verso banche

2. Crediti verso clientela 120 (21) 99

3. Attività finanziarie disponibili per la vendita 2.673 (11) 2.662 4.026 (26) 4.000

3.1 Titoli di debito 2.670 (11) 2.659 4.000 (26) 3.974

3.2 Titoli di capitale 0

3.3 Quote di O.I.C.R. 3 3 26 26

3.4 Finanziamenti

4. Attività finanziarie detenute sino alla sca-denza

Totale attività 2.673 (11) 2.662 4.146 (47) 4.099

Passività finanziarie

1. Debiti verso banche

2. Debiti verso clientela

3. Titoli in circolazione 13 (1) 12 18 (1) 17

Totale passività 13 (1) 12 18 (1) 17

Con riferimento alla sottovoce 3. “Attività finanziarie disponibili per la vendita” l’utile è rappresentato dalla differenza fra prezzi di cessione e valore di libro delle attività cedute per 2.673 migliaia di euro.Alla sottovoce 3. delle Passività finanziarie “Titoli in circolazione” sono iscritti utili / perdite da riacqui-sto di titoli obbligazionari di propria emissione collocati presso la clientela, diversi da quelli oggetto di copertura in applicazione della fair value option.

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Sezione 8 - Le rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento - Voce 130

8.1 Rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti: composizioneFigurano i saldi delle rettifiche di valore e delle riprese di valore connesse con il deterioramento dei crediti verso clientela e verso banche, delle attività finanziarie disponibili per la vendita, delle attività finanziarie detenute sino a scadenza e delle altre operazioni finanziarie.

Rettifiche di valoreRiprese di valore -

SpecificheRiprese di valore -

Di portafoglioTotale

Operazioni/Componenti reddituali

Sp

ecifiche -

Can

cellazion

i

Sp

ecifiche -

Altre

Di p

ortafo

glio

A B A B

31-12-2016

31-12-2015

A. Crediti verso banche

- Finanziamenti

- Titoli di debito

B. Crediti verso clientela (66) (3.112) (559) 329 367 (3.041) (3.525)

Crediti deteriorati acquistati

- Finanziamenti

- Titoli di debito

Altri crediti (66) (3.112) (559) 329 367 (3.041) (3.525)

- Finanziamenti (66) (3.112) (559) 329 367 (3.041) (3.525)

- Titoli di debito

C. Totale (66) (3.112) (559) 329 367 (3.041) (3.525)

A = Da interessi B = Altre riprese

Le rettifiche di valore, in corrispondenza della colonna “Specifiche - Altre”, si riferiscono alle svalutazioni analitiche dei crediti, mentre quelle riportate nella colonna “ Specifiche - Cancellazioni”, derivano da eventi estintivi.Le rettifiche di valore, in corrispondenza della colonna “Di portafoglio” corrispondono alle svalutazioni collettive sui crediti.

8.2 Rettifiche di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la vendita: composizione

Rettifiche di valore -

Specifiche

Riprese di valore -

SpecificheTotale

Operazioni/Componenti reddituali Cancellazioni Altre A B 31-12-2016 31-12-2015

A. Titoli di debito 7 7 11

B. Titoli di capitale (346)

C. Quote di O.I.C.R.

D. Finanziamenti a banche

E. Finanziamenti a clientela

F. Totale 7 7 (335)

A = Da interessi B = Altre riprese

La ripresa di valore specifica per euro 7 mila si riferisce all’incasso su titoli Lehman Brothers precedente-mente svalutati.

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8.4 Rettifiche di valore nette per deterioramento di altre operazioni finanziarie: composizione

Rettifiche di valoreRiprese di valore - Spe-

cifiche

Riprese di valore - Di

portafoglioTotale

Operazioni/Componenti reddituali

Sp

ecifiche -

Can

cellazion

i

Sp

ecifiche - A

ltre

Di p

ortafo

glio

A B A B

31-12-2016

31-12-2015

A. Garanzie rilasciate

B. Derivati su crediti

C. Impegni ad erogare fondi

D. Altre operazioni (1) (32) (33) (292)

E. Totale (1) (32) (33) (292)

A = Da interessi B = Altre riprese

Le rettifiche di valore si riferiscono all’onere sostenuto dalla Banca nei confronti del Fondo di Garanzia dei Depositanti.

Sezione 9 - Le spese amministrative - Voce 150

9.1 Spese per il personale: composizioneNella presente sezione sono dettagliate le “spese per il personale” e le “altre spese amministrative” registrate nell’esercizio.

Tipologia di spese/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1) Personale dipendente (4.207) (4.219)

a) salari e stipendi (2.890) (2.953)

b) oneri sociali (726) (745)

c) indennità di fine rapporto (182) (177)

d) spese previdenziali

e) accantonamento al trattamento di fine rapporto del personale (18) (19)

f) accantonamento al fondo trattamento di quiescenza e obblighi simili:

- a contribuzione definita

- a benefici definiti

g) versamenti ai fondi di previdenza complementare esterni: (120) (120)

- a contribuzione definita (120) (120)

- a benefici definiti

h) costi derivanti da accordi di pagamento basati su propri strumenti patrimoniali

i) altri benefici a favore dei dipendenti (271) (205)

2) Altro personale in attività (1)

3) Amministratori e sindaci (200) (196)

4) Personale collocato a riposo

5) Recuperi di spese per dipendenti distaccati presso altre aziende

6) Rimborsi di spese per dipendenti di terzi distaccati presso la società

Totale (4.407) (4.416)

Nella sottovoce c) sono ricomprese le quote relative al trattamento di fine rapporto maturato nell’e-sercizio e destinate al Fondo di previdenza di categoria, per 141 mila euro. Detta sottovoce comprende anche le somme destinate al fondo di Tesoreria Inps, in applicazione delle disposizioni introdotte dalla riforma previdenziale di cui al DLgs. 252/2005 e alla Legge n. 296/2006, per 41 mila euro. Nella voce 3) “Amministratori e sindaci” sono compresi i compensi degli amministratori, ivi inclusi gli oneri previdenziali a carico dell’azienda, i relativi rimborsi spese e gli oneri sostenuti per la stipula di polizze assicurative per responsabilità civile. In tale sottovoce sono altresì inseriti i compensi pagati ai sindaci dell’azienda per 74 mila euro.

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9.2 Numero medio dei dipendenti per categoria

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Personale dipendente: 57 55

a) dirigenti 2 2

b) quadri direttivi 13 12

c) restante personale dipendente 42 41

2. Altro personale

Il numero medio è calcolato come media ponderata dei dipendenti dove il peso è dato dal numero di mesi lavorati sull’anno.Nel caso di dipendenti part-time va convenzionalmente considerato il 50 per cento.

9.4 Altri benefici a favore dei dipendenti

31-12-2016 31-12-2015

Buoni pasto (50) (44)

Spese di formazione (20) (18)

Premi assicurativi (3) (3)

Cassa mutua nazionale (40) (39)

Premi anzianità e fedeltà (67) (65)

Altre spese (91) (36)

TOTALE (271) (205)

9.5 Altre spese amministrative: composizione

31-12-2016 31-12-2015

Prestazioni professionali (314) (189)

Contributi associativi/altri (205) (224)

Pubblicità e promozione (85) (98)

Rappresentanza (141) (150)

Canoni per locazione di immobili (159) (158)

Altri fitti e canoni passivi (203) (194)

Elaborazione e trasmissione dati (285) (258)

Manutenzioni (63) (46)

Premi di assicurazione (78) (78)

Servizi esternallizati Federazione/ Servizi Bancari Associati (323) (318)

Spese di vigilanza, trasporto e contazione valori (34) (31)

Spese di pulizia (88) (92)

Stampati, cancelleria e pubblicazioni (77) (78)

Spese telefoniche, postali e di trasporto (110) (134)

Utenze e riscaldamento (97) (91)

Altre spese amministrative (122) (92)

Imposta di bollo (930) (960)

Imposta comunale sugli immobili (31) (28)

Altre imposte (160) (213)

TOTALE (3.505) (3.432)

Nella voce “altre imposte” sono compresi 150 mila euro che la Banca ha versato al Fondo di Risoluzione Nazionale.“Ai sensi di quanto disposto dall’art. 2427, comma 1, n. 16 bis del Codice Civile, si fornisce di seguito l’ammontare dei compensi corrisposti a favore della società di revisione legale Deloitte & Touche S.p.A..Tali corrispettivi sono quelli contrattualizzati, comprensivi di eventuali indicizzazioni (ma non anche di spese vive ed IVA).”

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140

Servizio Importo- Revisione legale dei conti 33.800 euro;- Altri servizi di attestazione 4.500 euro. Sezione 11 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali - Voce 170

11.1 Rettifiche di valore nette su attività materiali: composizioneNella Sezione è riportato il saldo fra le rettifiche di valore e le riprese di valore relative alle attività ma-teriali detenute ad uso funzionale o a scopo di investimento, incluse quelle relative ad attività acquisite in locazione finanziaria e ad attività concesse in leasing operativo.

Attività/Componente reddituale Ammortamento (a)Rettifiche di valore per

deterioramento (b)

Riprese di valore

(c)

Risultato netto

(a+b-c)

A. Attività materiali

A.1 Di proprietà (164) (164)

- Ad uso funzionale (164) (164)

- Per investimento

A.2 Acquisite in leasing finanziario

- Ad uso funzionale

- Per investimento

Totale (164) (164)

Alla data di riferimento del bilancio non risultano attività in via di dismissione ai sensi dell’IFRS 5.Le aliquote di ammortamento adottate per le principali categorie di immobilizzi sono le seguenti:immobili 3%impianti e attrezzature 10%mobili e macchine ordinarie d’ufficio 10%arredamenti 10%automezzi 20%impianti di allarme 20%macchine d’ufficio elettromeccaniche ed elettroniche 20%Tali aliquote sono ritenute adeguate per riflettere le residue possibilità di utilizzo delle relative immo-bilizzazioni. Sezione 12 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali - Voce 180

12.1 Rettifiche di valore nette su attività immateriali: composizioneNella Sezione è riportato il saldo fra le rettifiche di valore e le riprese di valore relative alle attività im-materiali, diverse dall’avviamento.

Attività/Componente reddituale Ammortamento (a)

Rettifiche di valore

per deterioramento

(b)

Riprese di valore

(c)

Risultato netto

(a+b-c)

A. Attività immateriali

A.1 Di proprietà (5) (5)

- Generate internamente dall’azienda

- Altre (5) (5)

A.2 Acquisite in leasing finanziario

Totale (5) (5)

Le rettifiche di valore, interamente riferibili ad ammortamenti, riguardano attività immateriali con vita utile definita ed acquisite all’esterno.

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Sezione 13 - Gli altri oneri e proventi di gestione - Voce 19013.1 Altri oneri di gestione: composizione

31-12-2016 31-12-2015

Insussistenze e sopravvenienze non riconducibili a voce propria (15) (8)

Transazioni per cause passive e reclami

Ammortamento delle spese per migliorie su beni di terzi non separabili (28) (30)

Altri oneri di gestione 0 (164)

TOTALE (43) (202)

13.2 Altri proventi di gestione: composizione

31-12-2016 31-12-2015

Recupero imposte e tasse 913 953

Rimborso spese legali per recupero crediti 145 67

Recupero di spese su operazioni bancarie 77 82

Insussistenze e sopravvenienze non riconducibili a voce propria 55 35

Incasso crediti stralciati - altri recuperi 18

Commissioni di istruttoria veloce 73 108

Altri proventi di gestione (compr. arrotondamenti) 9 8

TOTALE 1.290 1.253

I recuperi di imposte sono riconducibili all’imposta di bollo sui conti correnti, sui libretti di risparmio e sui prodotti finanziari.

Sezione 17 - Utili (Perdite) da cessione di investimenti - Voce 240

17.1 Utili (perdite) da cessione di investimenti: composizione

Componenti reddituali/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

A. Immobili

- Utili da cessione

- Perdite da cessione

B. Altre attività (1) (7)

- Utili da cessione

- Perdite da cessione (1) (7)

Risultato netto (1) (7)

Le perdite da realizzo sono riferite a cessioni di beni strumentali non ancora interamente ammortizzati.

Sezione 18 - Le imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente - Voce 260

18.1 Imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente: composizioneNella presente voce figura l’onere fiscale - pari al saldo fra la fiscalità corrente e quella differita - relati-vo al reddito dell’esercizio.La variazione delle imposte anticipate per 211 mila euro è costituita dalla differenza positiva tra gli au-menti e le diminuzioni indicate nella tabella dell’attivo 13.3.

Componenti reddituali/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

1. Imposte correnti (-) (95) (775)

2. Variazioni delle imposte correnti dei precedenti esercizi (+/-) (4)

3. Riduzione delle imposte correnti dell’esercizio (+)

3bis.Riduzione delle imposte correnti dell’esercizio per crediti di imposta di cui alla Leg-ge 214/2011 (+)

4. Variazione delle imposte anticipate (+/-) (174) 385

5. Variazione delle imposte differite (+/-)

6. Imposte di competenza dell’esercizio (-) (-1+/-2+3+3bis+/-4+/-5) (269) (394)

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Le imposte correnti sono state rilevate in base alla legislazione fiscale vigente. Ai fini IRES, le imposte correnti sono determinate tenendo conto delle disposizioni previste per le socie-tà cooperative a mutualità prevalente, introdotte dalla L. 311/2004.

18.2 Riconciliazione tra onere fiscale teorico e onere fiscale effettivo di bilancio

Voci/Valori Imponibile Imposta

IRES

Utile della operatività corrente al lordo delle imposte (voce 250 del conto economico) 1.982

Onere fiscale teorico (27,50%) (545)

Maggiore onere fiscale per variazioni in aumento 515 (142)

Temporanee 134

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 134

Definitive 381

- annullamento variazioni temporanee esercizi precedenti

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 381

Minore onere fiscale per variazioni in diminuzione 2.497 687

Temporanee

- variazioni manifestatesi nell’esercizio

Definitive 2.497

- annullamento variazioni temporanee esercizi precedenti 1.030

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 1.467

- deduzioni fino a concorrenza dell’imponibile fiscale

Imponibile (perdita) fiscale

Imposta corrente lorda

Addizionale all’IRES 8,5%

Detrazioni

Imposta corrente netta a C.E.

Variazioni delle imposte anticipate/differite/correnti (157)

Imposta di competenza dell’esercizio (157)

IRAP

Utile della operatività corrente al lordo delle imposte (voce 250 del conto economico) 1.982

Onere fiscale teorico (aliquota ordinaria 4,65%) (92)

Onere fiscale teorico (aliquota ordinaria 5,57%)

Voci non rilevanti nella determinazione dell’imponibile: 6.576

- Ricavi e proventi (-) (1.267)

- Costi e oneri (+) 7.842

Maggiore onere fiscale per variazioni in aumento 1.022

Temporanee

-variazioni manifestatesi nell’esercizio

Definitive

- annullamento variazioni in temporanee esercizi precedenti

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 1.022

Minore onere fiscale per variazioni in diminuzione 7.707

Temporanee

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 3.041

Definitive 4.666

- annullamento variazioni temporanee esercizi precedenti 392

- variazioni manifestatesi nell’esercizio 4.274

Valore della produzione 1.872

Imposta corrente (78)

Effetto di maggiorazioni/agevolazioni regionali di aliquota (17)

Imposta corrente effettiva a C.E. (95)

Variazioni delle imposte anticipate/differite/correnti (17)

Imposta di competenza dell’esercizio (122)

Imposte sostitutive

TOTALE IMPOSTE DI COMPETENZA (VOCE 260 DI CONTO ECONOMICO) (269)

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Sezione 20 - Altre informazioniMutualità prevalentePer quanto previsto dall’art. 5, comma 2, del D.M. 23 giugno 2004, si attesta che sussistono e permango-no le condizioni di mutualità prevalente.A tal fine, ai sensi del disposto dell’art. 2512 del Codice Civile e dell’art. 35 del D.Lgs. n. 385 del 1993 e delle correlate Istruzioni di Vigilanza, nel corso dell’esercizio la Banca ha rispettato i requisiti previsti in tema di operatività prevalente con i Soci.In particolare, per quanto richiesto dall’art. 35 citato, e così come risultante dalle segnalazioni periodi-che inviate all’Organo di Vigilanza, si documenta che le attività di rischio destinate ai Soci o ad attività a ponderazione zero sono state superiori al 50 % del totale delle stesse nel corso dell’anno; alla data di bilancio, a fronte di attività di rischio complessive per 537.237 milioni di euro, 384.104 milioni di euro, pari al 71,496% del totale, erano destinate ai soci o ad attività a ponderazione zero.Si attesta inoltre che lo Statuto della Banca contiene le clausole richieste dall’art. 2514 Codice Civile e che tali clausole sono state rispettate nell’esercizio.

Sezione 21 - Utile per azione

21.1 Numero medio delle azioni ordinarie a capitale diluito La Banca è una società cooperativa a mutualità prevalente. Si ritengono di conseguenza non significative dette informazioni, tenuto conto della natura della Società.

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PARTE D - Redditività complessiva

REDDITIVITA’ COMPLESSIVA

Prospetto analitico della redditività complessiva

VociImporto

lordoImposta sul

redditoImporto netto

10. Utile (Perdita) d’esercizio 1.712

Altre componenti reddituali senza rigiro a conto economico

20. Attività materiali

30. Attività immateriali

40. Piani a benefici definiti (29) 8 (21)

50. Attività non correnti in via di dismissione

60.Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patri-monio netto

Altre componenti reddituali con rigiro a conto economico

70. Copertura di investimenti esteri:

a) variazioni di fair value

b) rigiro a conto economico

c) altre variazioni

80. Differenze di cambio:

a) variazioni di valore

b) rigiro a conto economico

c) altre variazioni

90. Copertura dei flussi finanziari:

a) variazioni di fair value

b) rigiro a conto economico

c) altre variazioni

100. Attività finanziarie disponibili per la vendita: (2.023) 669 (1.354)

a) variazioni di fair value 23 (7) 16

b) rigiro a conto economico (2.045) 676 (1.369)

- rettifiche da deterioramento

- utili/perdite da realizzo (2.045) 676 (1.369)

c) altre variazioni (1) (1)

110. Attività non correnti in via di dismissione

a) variazioni di fair value

b) rigiro a conto economico

c) altre variazioni

120.Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni a patrimonio netto:

a) variazioni di fair value

b) rigiro a conto economico

- rettifiche da deterioramento

- utili/perdite da realizzo

c) altre variazioni

130. Totale altre componenti reddituali (2.052) 677 (1.375)

140. Redditività complessiva (Voce 10 + 130) (2.052) 677 337

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PARTE E - Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura Premessa La Banca dedica particolare attenzione al governo e alla gestione dei rischi e nell’assicurare la costante evoluzione dei presidi di carattere organizzativo/procedurale e delle soluzioni metodologiche e stru-menti a supporto di un efficace ed efficiente governo e controllo degli stessi, anche in risposta alle mo-difiche del contesto operativo e regolamentare di riferimento. Da questo punto di vista rilevano: nell’ambito del processo di integrazione della nuova regolamentazione prudenziale internazionale

(cd. Basilea 3) in vigore a partire dal 1° gennaio 2014, l’emanazione da parte della Commissione Europea dei Regolamenti attuativi delle norme tecniche di regolamentazione e di attuazione ela-borate dalle autorità europee di supervisione (norme di secondo livello) e le connesse disposizioni emanate dalla Banca d’Italia per il recepimento della disciplina comunitaria. Nello specifico, le prin-cipali innovazioni introdotte nel corso dell’esercizio hanno riguardato:• le disposizioni in materia di operazioni di cartolarizzazione, emendate con il Regolamento De-

legato UE n. 625/2014 ed il Regolamento di Esecuzione UE n. 602/2014 e recepite dalla Banca d’Italia con l’8° aggiornamento della Circolare n. 285/2013 “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” (nel seguito anche, per brevità, “la Circolare”). Con il medesimo aggiornamento della Circolare sono state altresì recepite le disposizioni in materia di disclosure sulle attività vincolate e non vincolate (asset encumbrance);

• le disposizioni in materia di segnalazione del Coefficiente di copertura della liquidità (LCR) ema-nate con il regolamento di esecuzione (UE) n. 2016/322 che ha, a sua volta, emendato il rego-lamento di esecuzione (UE) n. 2014/680 in materia di segnalazioni di vigilanza. Tali disposizioni sono state recepite dalla Banca d’Italia con l’8° aggiornamento della Circolare del 17 dicembre 2013, n. 286 contenente le istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per i soggetti vigilati;

• le disposizioni in materia di indice di leva finanziaria (Leverage Ratio), emanate con il Regola-mento Delegato UE n. 62/2015 e recepite dalla Banca d’Italia con il predetto 14° aggiornamento della Circolare;

• le disposizioni in materia di valutazione dei beni immobili emanate con la direttiva 2014/17/UE, recepite nell’ordinamento italiano dall’art. 120-duodecies del TUB cui il 17° aggiornamento della Circ. 285/13 della Banca d’Italia dà attuazione;

• le disposizioni in materia di qualità del credito emanate con il Regolamento di esecuzione (UE) 2015/227 - di modifica/integrazione del Regolamento (UE) n. 680/2014, approvato dalla Commis-sione Europea il 9 gennaio 2015 - e recepite dalla Banca d’Italia con il 7° aggiornamento della Circolare n. 272/2008;

• l’introduzione per le banche segnalanti su base solo individuale, con l’8° aggiornamento della Circolare n. 272/2008 “Matrice dei Conti” e del correlato 60° aggiornamento della Circolare 154/1991, dell’obbligo di segnalazione delle informazioni finanziarie secondo lo schema del FIN-REP semplificato. A tale riguardo la Banca ha posto in essere i necessari presidi e controlli fun-zionali ad assicurare accuratezza, completezza e coerenza dei riferimenti segnaletici predisposti.

Più in generale, nel processo di adeguamento a tutte le citate nuove disposizioni, la Banca ha fat-to riferimento agli indirizzi interpretativi, ai riferimenti metodologici e alle linee guida applicative elaborate nel contesto delle iniziative e attività progettuali di adeguamento coordinate a livello di Categoria.

Nell’ambito della disciplina dell’intermediazione finanziaria, particolare rilievo ai fini della gestione dei rischi ha assunto l’applicazione dal 3 luglio 2016 della nuova disciplina in materia di abusi di mercato (MAD II/MAR). A tale riguardo, la Banca ha adottato, nel contesto dell’operatività che già svolge in tema di individuazione e segnalazione di operazioni sospette, i necessari adeguamenti in linea con i riferimen-ti di Categoria al fine di recepire le novità introdotte dalla citata normativa, tra cui l’accertamento e la segnalazione delle operazioni c.d. “sospette”.

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Con l’adozione da parte della Commissione europea del Regolamento (UE) n. 2016/2067 del 22 novem-bre 2016 si è completato il processo di adozione dell’IFRS 9, Il nuovo principio, la cui applicazione è obbligatoria a partire dalla data di inizio del primo esercizio finanziario che cominci il 1° gennaio 2018 o successivamente, introduce importanti novità con riguardo alla classificazione e misurazione degli strumenti finanziari, alla determinazione delle perdite durevoli di valore delle attività finanziarie, alla contabilizzazione delle operazioni di copertura. Nel rinviare con riferimento al nuovo modello di impairment a quanto riportato nella trattazione ine-rente sul rischio di credito, si evidenzia che in merito alla classificazione e misurazione degli strumenti finanziari le nuove regole introdotte dall’IFRS9 prevedono tre principali categorie di classificazione (in sostituzione delle quattro previste dallo IAS 39):- costo ammortizzato (AC);- fair value con imputazione delle differenze valutative ad una riserva di patrimonio netto (FVTOCI);- fair value con imputazione delle differenze valutative a conto economico (FVTPL).Secondo il nuovo IFRS 9, la classificazione delle attività finanziarie(inclusi gli strumenti ibridi aventi quale strumento ospite un’attività finanziaria) deve avvenire sulla base della valutazione congiunta:- dell’obiettivo del modello di business adottato per la gestione delle attività finanziarie;- e delle caratteristiche relative ai flussi finanziari contrattuali dell’attività finanziaria. Il principio stabilisce la classificazione dell’attività finanziaria sulla base delle caratteristiche dei suoi flussi finanziari contrattuali se questa è posseduta nell’ambito di un modello di business il cui obiettivo è il possesso di attività finalizzato alla raccolta dei flussi finanziari contrattuali (Held to Collect) o il cui obiettivo è conseguito mediante sia la raccolta dei flussi finanziari, sia la vendita delle attività finanziarie (Held to Collect and Sale), a meno che si applichi il paragrafo 4.1.5 del principio. Verificato il requisito del business model, le attività finanziarie devono essere classificate al costo ammortizzato o al fair value rilevato in contropartita di OCI qualora i flussi contrattuali degli strumenti rispettino determinate ca-ratteristiche. In merito il principio precisa che gli strumenti devono dare luogo a date definite a flussi di cassa che rappresentano solamente rimborsi di capitale e interessi sul capitale in essere (Solely Payement of Principal and Interest - SPPI). L’interesse cui si fa riferimento deve rappresentare una remunerazione per il valore temporale del denaro, il rischio di credito associato alla quota capitale da rimborsare nel corso di un determinato periodo di tempo e gli altri rischi, i costi, nonché per il margine di profitto.L’implementazione delle nuove regole di classificazione è suscettibile di accrescere la volatilità del conto economico e del PN. Rilievo critico assumono inoltre i potenziali impatti sui risultati futuri attesi e le interrelazioni tra i modelli di business ed i requisiti regolamentari.Nel corso del 2016, la Banca ha avviato, in stretto raccordo con le iniziative progettuali di Categoria, le attività funzionali al pieno adeguamento alle nuove regole in materia di classificazione e misurazione avvalendosi dei riferimenti interpretativi, metodologici e operativi via via prodotti nelle pertinenti sedi. Lo stato dell’arte delle attività non permette al momento di esprimere delle valutazioni in merito agli impatti attesi dall’applicazione delle nuove regole di classificazione e valutazione. Il modello di governo dei rischi, ovvero l’insieme dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di gestione e controllo finalizzati a fronteggiare i rischi cui è esposta la Banca, si inserisce nel più ampio quadro del Sistema dei controlli interni aziendale, definito in coerenza con le nuove disposizioni di vi-gilanza prudenziale per le banche emanate con il 15° aggiornamento alla Circolare della Banca d’Italia n.263/2006, successivamente confluite all’interno della Circolare n. 285/2013. In coerenza con tali riferimenti, il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell’ambito di un modello organizzativo impostato sulla piena separazione delle funzioni di controllo da quelle produttive, che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni, verificare il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna.In tale ambito, il modello adottato delinea le principali responsabilità in capo agli Organi Aziendali al fine di garantire la complessiva efficacia ed efficienza del sistema dei controlli interni. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del sistema di controllo e gestione dei rischi e, nell’ambito della relativa governance, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e del-

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le connesse politiche e linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione. Anche sulla base dei riferimenti allo scopo prodotti dalla Direzione Generale, verifica nel continuo l’efficienza e l’efficacia complessiva del sistema di gestione e controllo dei rischi, provvedendo al suo adeguamento tempestivo in relazione alle carenze o anomalie riscontrate, ai cambiamenti del contesto di riferimento, esterno o interno, o derivanti dall’introduzione di nuovi prodotti, attività o processi rilevanti.In tale ambito:approva

o i processi di gestione dei rischi, individuando compiti e responsabilità delle strutture coinvolte per dare attuazione al modello organizzativo prescelto;

o le modalità di identificazione e valutazione dei rischi e definisce le responsabilità delle strutture e delle funzioni aziendali coinvolte;

o le modalità attraverso le quali le diverse tipologie di rischi sono identificati, analizzati e misurati/valutati e di calcolo del requisito patrimoniale, provvedendo al riesame periodico delle stesse al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo;

o le procedure per la definizione e il controllo della propensione al rischio e il documento in cui la stessa è formalizzata, i limiti operativi e gli indicatori di rischio;

o i piani di intervento formulati nel caso di violazione della risk tolerance o nel caso di violazione dei limiti oltre il margine di superamento;

- assicura che l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza appro-vate;

- valuta periodicamente, sulla base delle informazioni fornite dalle competenti Funzioni aziendali, l’ade-guatezza e l’efficacia del RAF e la compatibilità tra il rischio effettivo e gli obiettivi di rischio;

- assicura che il piano strategico, il RAF, l’ICAAP e il sistema dei controlli interni siano coerenti, avuta anche presente l’evoluzione delle condizioni interne ed esterne in cui opera la banca;

- assicura che i compiti e le responsabilità siano definiti in modo chiaro ed appropriato, con particolare riguardo ai meccanismi di delega;

- assicura che venga definito un sistema di flussi informativi in materia di gestione e controllo dei rischi accurato, completo e tempestivo, volto a consentire la piena conoscenza e governabilità degli stessi;

- assicura l’affidabilità, la completezza e l’efficacia funzionale dei sistemi informativi, che costituiscono un elemento fondamentale per assicurare una corretta e puntuale gestione dei rischi. Nel caso emer-gano carenze o anomalie, promuove con tempestività idonee misure correttive.

Il Direttore Generale rappresenta il vertice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione, nell’ambito della quale opera, in un sistema a “geometria variabile” con il Consiglio di Ammi-nistrazione.Il Direttore Generale dà esecuzione alle delibere degli organi sociali, persegue gli obiettivi gestionali e sovrintende allo svolgimento delle operazioni e al funzionamento dei servizi secondo le indicazioni del C.d.A., assicurando la conduzione unitaria della Società e l’efficacia del Sistema dei Controlli Interni. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamento di un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi.In tale ambito, in particolare:

- supporta il C.d.A. nella definizione delle linee di indirizzo strategico e delle connesse politiche di rischio;

- definisce la proposta inerente ai flussi informativi interni, individuandone finalità, periodicità e fun-zioni responsabili, volti ad assicurare agli organi aziendali e alle funzioni aziendali di controllo la piena conoscenza e governabilità dei fattori di rischio e la verifica del rispetto del RAF;

- cura la predisposizione dei piani di intervento da sottoporre all’approvazione del Consiglio nel caso di violazione della risk tolerance o di violazione dei limiti di attenzione;

- cura la proposta di definizione dei processi di gestione, controllo e mitigazione dei rischi, individuan-do compiti e responsabilità delle strutture coinvolte per dare attuazione al modello organizzativo prescelto, assicurando il rispetto dei necessari requisiti di segregazione funzionale e la conduzione delle attività rilevanti in materia di gestione dei rischi da parte di personale qualificato, con ade-guato grado di autonomia di giudizio e in possesso di esperienze e conoscenze proporzionate ai compiti da svolgere;

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- coordina le attività delle unità organizzative coinvolte nella gestione, misurazione/valutazione e controllo dei singoli rischi verificando che le stesse applichino le metodologie e strumenti definiti per l’analisi, la misurazione/valutazione ed il controllo/mitigazione dei rischi individuati.

L’Organo con funzione di controllo, rappresentato dal Collegio Sindacale, ha la responsabilità di vigilare, oltre che sull’osservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di corretta amministrazio-ne, sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, accertando l’efficacia delle strutture e funzioni coinvolte nel sistema dei controlli e l’adeguato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi ritenuti necessari per rimuovere le carenze rilevate e correggere le irregolarità emerse, verifi-cando e approfondendo cause e rimedi delle irregolarità gestionali, delle anomalie andamentali, delle lacune eventuali degli assetti organizzativi e contabili. Tale Organo è sempre preliminarmente e specificatamente interpellato con riguardo alla definizione degli elementi essenziali del complessivo sistema dei controlli interni, quali poteri, responsabilità, risorse, flussi informativi, conflitti di interesse. Il Collegio è sempre preliminarmente sentito, inoltre, con riferi-mento alle decisioni attinenti la nomina e la revoca dei responsabili delle Funzioni aziendali di controllo. Nell’attuale configurazione organizzativa del governo dei rischi della banca, un ruolo chiave è svolto dalla Funzione di controllo dei rischi (Risk Management). La collocazione organizzativa della Funzione si conforma al principio di separatezza tra funzioni di controllo e strutture produttive prescritto dalle vigenti disposizioni di vigilanza prudenziale. La Funzione di Risk Management è preposta infatti ai c.d. “controlli di secondo livello”, controlli di ordine successivo e di grado superiore alle verifiche inerenti il corretto svolgimento delle operazioni aziendali (c.d. controlli di linea o di primo livello), direttamente assegnate alle funzioni operative risk taking, ovvero le Funzioni aziendali responsabili dei processi pro-duttivi (credito, finanza, ecc.) che, sulla base delle attività dalle stesse volte, incidono sull’assunzione del rischio della Banca e ne modificano il profilo di rischio. La Funzione Risk Management, pertanto, è distinta ed indipendente - da un punto di vista sia organizzativo, sia operativo - dalle funzioni e dalle varie unità produttive coinvolte nella realizzazione dei processi oggetto di presidio. Coerentemente con il principio di proporzionalità sulla cui base è stata definita la struttura organizzativa della Banca il Re-sponsabile della Funzione è anche responsabile interno della Funzione Antiriciclaggio e sino al 01/08/16 ha ricoperto anche il ruolo di responsabile interno della Funzione Compliance. Conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di vigilanza - la Funzione :

o è collocata alle dirette dipendenze del Consiglio di Amministrazione.o accede senza restrizioni ai dati aziendali e a quelli esterni necessari per lo svolgimento dei com-

piti assegnati, o adisce direttamente agli organi di governo e controllo aziendali.

La Funzione inoltre ricorre per lo svolgimento dei compiti di pertinenza ai servizi offerti dalla Federa-zione locale e può disporre di risorse economiche per il ricorso, laddove necessario per lo svolgimento dei compiti assegnati, a consulenze esterne.I flussi informativi di competenza della Funzione di Risk Management sono dalla Funzione indirizza-ti, oltre che alla Direzione Generale, direttamente agli Organi aziendali di governo e controllo e alle Funzioni Aziendali di volta in volta interessate.Il Regolamento della Funzione di Risk Management disciplina il ruolo e le responsabilità della Funzio-ne assicurando la coerenza con il modello organizzativo in materia di gestione dei rischi. Ai sensi della regolamentazione adottata, in ottemperanza alle nuove disposizioni, la Funzione di Risk Management ha la finalità principale di collaborare alla definizione e all’attuazione del RAF e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi. In tale ambito, le principali responsabilità attribuite alla Funzione sono:• il coinvolgimento nella definizione del RAF, delle politiche di governo dei rischi e delle varie fasi che

costituiscono il processo di gestione dei rischi nonché nella definizione del sistema dei limiti opera-tivi;

• la proposta di parametri quantitativi e qualitativi necessari per la definizione del RAF, che fanno ri-ferimento anche a scenari di stress e, in caso di modifiche del contesto operativo interno ed esterno della Banca, l’adeguamento di tali parametri;

• la verifica di adeguatezza del RAF, del processo di gestione dei rischi e del sistema dei limiti operativi;

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• il supporto nello svolgimento del processo di autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale;• il supporto agli Organi Aziendali nella valutazione del rischio strategico, monitorandone le variabili

significative; • il presidio della coerenza dei sistemi di misurazione e controllo dei rischi con i processi e le metodo-

logie di valutazione delle attività aziendali, coordinandosi con le strutture aziendali interessate; • la verifica dell’adeguatezza ed efficacia delle misure prese per rimediare alle carenze riscontrate nel

processo di gestione dei rischi;• il monitoraggio del rischio effettivo assunto dalla Banca e della sua coerenza con gli obiettivi di ri-

schio, nonché la verifica del rispetto dei limiti operativi assegnati alle strutture operative in relazione all’assunzione delle varie tipologie di rischio;

• il coinvolgimento nella valutazione dei rischi sottesi ai nuovi prodotti e servizi e inerenti all’ingresso in nuovi segmenti operativi e di mercato;

• la formulazione di pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle Operazioni di Maggiore Rilievo, acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel proces-so di gestione dei rischi;

• la valutazione della coerenza delle classificazioni e della congruità degli accantonamenti e dell’ade-guatezza del processo di recupero andamentale (cfr. infra sez. 1 “Rischio di Credito” - Informazioni di natura qualitativa) sulle singole esposizioni creditizie.

Per quanto riguarda la misurazione del rischio di credito e di controparte la funzione monitora la quota di patrimonio complessivamente assorbito e quella assorbita dai singoli portafogli regolamentari, l’inci-denza dei crediti anomali sugli impieghi complessivi, il grado di copertura per i diversi stati di deterio-ramento. Più in generale, riguardo la complessiva gestione dei rischi cui è esposta, la Banca ha definito la mappa dei rischi rilevanti, che costituisce la cornice entro cui si sviluppano tutte le altre attività di misurazione/valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi. A tal fine ha provveduto all’individuazione di tutti i rischi relativamente ai quali è o potrebbe essere esposta, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie e il conseguimento degli obiettivi aziendali. Per ciascuna tipologia di rischio identificata, sono individuate le relative fonti di generazione (anche ai fini della successiva definizione degli strumenti e delle metodologie a presidio della relativa misurazione e gestione)e le unità organizzative responsabili della gestione. Nello svolgimento di tali attività sono stati presi in considerazione tutti i rischi contenuti nell’elenco di cui all’Allegato A - Parte Prima - Titolo III - Capitolo 1 della Circolare Banca d’Italia, n. 285 del 17 dicembre 2013 - valutandone l’eventuale am-pliamento al fine di meglio comprendere e riflettere il business e l’operatività aziendale - e i riferimenti contenuti nell’Allegato A - Titolo IV - Capitolo 3 dell’11° aggiornamento dell’anzidetta Circolare n. 285 tenuto conto:

delle normative applicabili vigenti; dell’operatività specifica in termini di prodotti e mercati di riferimento; delle peculiarità dell’esercizio dell’attività bancaria nel contesto del Credito Cooperativo; degli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione.

Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, la Banca utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari per i rischi compresi nel I Pilastro e gli algoritmi semplificati indicati dalla Banca d’Italia per i rischi quantificabili rilevanti. Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, come già detto, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia, la Banca ha predisposto adeguati presidi interni di controllo e attenuazione. Nel processo di determinazione del capitale interno complessivo la Banca tiene conto, inoltre, dei rischi connessi con l’operatività verso soggetti collegati (di natura legale, reputazionale o di conflitto d’inte-resse), considerando, nei casi di superamento dei limiti prudenziali, le relative eccedenze a integrazione della misura del capitale interno complessivo. La determinazione del capitale interno complessivo - effettuato secondo il già cennato approccio “buil-ding block” - viene effettuata con riferimento tanto alla situazione attuale, quanto a quella prospettica. Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di

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analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti. Tenuto conto di quanto previsto dalla Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia per gli intermediari di Classe 3, la Banca effettua analisi semplificate di sensibilità relativamente al rischio di credito, al rischio di concentrazione sul portafoglio crediti ed al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, sulla base delle indicazioni fornite nella stessa normativa e mediante l’utilizzo delle suddette metodologie semplificate di misurazione dei rispettivi rischi. I relativi risultati, opportunamente analizzati, conducono ad una miglior valutazione dell’esposizione ai rischi stessi e del grado di vulnerabilità dell’azienda al verificarsi di eventi eccezionali ma plausibili. Nel caso in cui l’analisi dei risultati degli stress test evidenzi l’inadeguatezza dei presidi interni posti in essere dalla Banca, viene valutata l’opportunità di adottare appropriate misure organizzative e/o di allocare specifici buffer di capitale interno. La modalità di conduzione degli stress test è un tema sempre più centrale nell’ambito dei processi di governo e di gestione dei rischi della banca, incidendo in modo significativo, tra gli altri, sul sistema de-gli obiettivi di rischio (RAF), sul processo interno di controllo prudenziale (ICAAP) e sulla definizione di specifici piani. Le Autorità di Vigilanza e gli Organismi internazionali hanno di recente accresciuto la loro attenzione sulla tematica degli stress test sia dal punto di vista regolamentare sia nell’ambito del proces-so di revisione e valutazione prudenziale (SREP), tenendone adeguatamente conto per l’attribuzione dei requisiti patrimoniali aggiuntivi. Al fine di uno stringente monitoraggio del livello di esposizione ai rischi, la misurazione del capitale interno complessivo in chiave attuale viene aggiornata con riferimento alla fine di ciascun trimestre dell’esercizio. Il livello prospettico viene invece determinato con cadenza essenzialmente annuale - in sede di defi-nizione/approvazione della propensione al rischio ed in sede di predisposizione del resoconto ICAAP - con riferimento alla fine dell’esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operativitàin stretto raccordo con i processi di pianificazione strategica. La configurazione di questa, infatti, tiene conto dei riferimenti rilevanti della Circolare della Banca d’Italia n. 285/2013, in particolare con riguardo alla sostenibilità economica e finanziaria delle scelte strategiche, al governo e alla gestione del rischio di liquidità, all’adeguatezza del capitale a fronte degli assorbimenti generati dall’operatività nonché alla coerenza dell’esposizione aziendale ai rischi rispetto alla propensione definita. In partico-lare, le attività del Processo di Pianificazione Strategica rispecchiano anche le decisioni assunte in tema di propensione al rischio. La pianificazione si svolge, inoltre, in accordo con le decisioni assunte circa le modalità di misurazione dei rischi definiti nell’ambito del processo di gestione dei rischi ed in merito al processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP). Per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale, l’importo del fabbisogno di capitale necessario alla copertura dei rischi (capitale interno complessivo) viene confrontato con le risorse patrimoniali disponi-bili (capitale complessivo), tanto in termini attuali quanto in chiave prospettica, tenendo conto anche degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza, sul profilo dell’adeguatezza patrimoniale. Tenuto anche conto delle proprie specificità normative ed operative, la Banca ha identificato il proprio capitale complessivo nel complessivo ammontare dei Fondi Propri, in quanto questi - oltre a rappresentare un archetipo dettato da prassi consolidate e condivise - agevola la dialettica con l’Organo di Vigilanza. Sulla base del confronto tra capitale interno complessivo e capitale complessivo, il CdA della Banca provvede a deliberare le azioni correttive da intraprendere previa stima degli oneri connessi con il reperimento delle risorse patrimoniali aggiuntive. Come precedentemente indicato, nel rispetto della normativa, la Banca, in stretto raccordo con le at-tività finalizzate all’impostazione di riferimenti metodologici e organizzativi comuni, in corso a livello associativo, ha proseguito nel corso del 2016 le attività per raccordare, in una visione organica e in un’ottica di gestione integrata dei rischi, gli standard applicati nonché integrare il governo e la gestio-ne dei rischi con i nuovi dettami normativi in argomento. Infatti, lo sviluppo di metodologie, prassi e soluzioni operative (in termini di obiettivi di rischio, defini-

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zione di soglie di tolleranza e limiti operativi, flussi informativi, ecc.) implica, nel quadro di riferimento adottato per la determinazione della propensione al rischio (Risk Appetite Framework - “RAF”), la conduzione di attività più puntuali, formalizzate ed ispirate ad una logica di maggiore organicità nella visione e valutazione dei vari rischi aziendali. Su tale ultimo versante, la Banca ha definito il Risk Appetite Framework - ovvero il quadro di riferi-mento che definisce - in coerenza con il massimo rischio assumibile, il business model e il piano stra-tegico - la propensione al rischio, le soglie di tolleranza, i limiti di rischio, le politiche di governo dei rischi, i processi di riferimento necessari per definirli e attuarli. Il predetto framework si articola nei seguenti principali ambiti:• organizzativo, mediante la definizione dei compiti degli organi e delle funzioni aziendali coinvolte

nel RAF; l’aggiornamento dei documenti organizzativi e di governance con riguardo ai principali profili di rischio (di credito e controparte, di concentrazione, di tasso, di mercato, di liquidità, opera-tivi) e dei riferimenti per la gestione delle relative interrelazioni (politiche di governo dei rischi, pro-cesso di gestione dei rischi, ICAAP, pianificazione strategica e operativa, sistema dei controlli interni, sistema degli incentivi, operazioni di maggior rilievo, etc.) in un quadro di complessiva coerenza, la definizione dei flussi informativi inerenti;

• metodologico, mediante la definizione di indicatori, di riferimenti operativi per la relativa valorizza-zione e la fissazione delle soglie inerenti; la declinazione degli obiettivi e degli indicatori individuati nel sistema dei limiti operativi;

• applicativo, mediante la ricognizione degli ambiti di intervento sui supporti applicativi per la gestio-ne dei rischi e dei processi di vigilanza (misurazione dei rischi, segnalazioni di vigilanza, ICAAP, simu-lazione, attività di alerting, reporting, ecc.) e la definizione dei requisiti funzionali per il connesso sviluppo.

In particolare, la Banca, in stretto raccordo con le iniziative progettuali di Categoria per la definizione/l’aggiornamento dei riferimenti metodologici, organizzativi e documentali in materia, ha provveduto alla formalizzazione ed adozione del Regolamento RAF; tale regolamento, approvato dal Consiglio di Amministrazione, disciplina la definizione e l’attuazione del RAF, nonché i ruoli e le responsabilità al riguardo attribuite agli Organi e alle funzioni aziendali coinvolti. L’illustrazione degli aspetti di ordine metodologico richiamati nel Regolamento, sono stati declinati in riferimenti operativi (linee guida) che costituiscono il compendio dei riferimenti metodologici attinen-ti il framework adottato.

Nello stesso ambito sono definite le modalità di reporting, ovvero gli strumenti che, nel rispetto della regolamentazione adottata, forniscono agli Organi aziendali, su base periodica, informazioni sinteti-che sull’evoluzione del profilo di rischio della Banca, tenuto conto della propensione al rischio adotta-ta. Il relativo impianto è indirizzato a: supportare l’elaborazione di una rappresentazione olistica dei profili di rischio cui la Banca è esposta, evidenziare gli eventuali scostamenti dagli obiettivi di rischio e le violazioni delle soglie di tolleranza, evidenziare le potenziali cause che hanno determinato i pre-detti scostamenti/violazioni attraverso gli esiti del monitoraggio dei limiti operativi e degli indicatori di rischio. La Banca prosegue gli sforzi indirizzati allo sviluppo delle attività di adeguamento delle metodologie e degli strumenti di controllo in essere nell’ottica di renderli ulteriormente atti a una gestione e un monitoraggio integrato dei rischi e di assicurarne la coerenza con le proprie strategie e operatività.In conformità alla regolamentazione prudenziale in materia, il sistema di gestione del rischio di liqui-dità della Banca - meglio dettagliato nella specifica informativa a riguardo portata nella Sezione 3, Rischio di Liquidità, informativa qualitativa - persegue gli obiettivi di assicurare la disponibilità di ade-guata liquidità in qualsiasi momento, mantenendo quindi la capacità di far fronte ai propri impegni di pagamento in situazioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi; finanziare le proprie attività alle migliori condizioni di mercato correnti e prospettiche.

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Tale sistema è caratterizzato dai seguenti principi fondamentali:• gestione del rischio di liquidità sul breve termine (liquidità operativa) il cui obiettivo primario è quel-

lo di assicurare alla Banca la capacità di far fronte agli impegni di pagamento quotidiani, ordinari e straordinari, e di operare con una prudenziale posizione finanziaria netta a breve (fino a 12 mesi);

• gestione del rischio di liquidità a medio/lungo termine (liquidità strutturale), laddove l’obiettivo primario è quello di mantenere un adeguato rapporto tra passività a medio/lungo termine e attività a medio/lungo termine, finalizzato ad evitare pressioni sulle fonti di finanziamento, attuali e pro-spettiche, a breve termine;

• analisi del livello di asset encumbrance;• stress testing: il rischio di liquidità è un evento di scarsa probabilità e di forte impatto. Pertanto, la

Banca periodicamente effettua analisi di stress per valutare le vulnerabilità e l’esposizione della stes-sa al rischio di liquidità in ottica forward looking.

• esistenza e mantenimento di un sistema informativo adeguato alla gestione del rischio di liquidità;• piano di emergenza (Contingency Funding and Recovery Plan) per fronteggiare situazioni di crisi di

liquidità. A tal fine, nella sua funzione di organo di supervisione strategica, il CdA della Banca definisce strategie, politiche, responsabilità, processi, obiettivi di rischio, soglie di tolleranza e limiti all’esposizione al rischio di liquidità (operativa e strutturale), nonché strumenti per la gestione del rischio liquidità - in condizioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi di liquidità - formalizzando la propria normativa interna in materia di governo e gestione del rischio di liquidità.

Sezione 1 - Rischio di credito

INFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA

1. Aspetti generali

Le strategie e le politiche creditizie della Banca sono essenzialmente legate alle sue specificità -”mutua-lità” e “localismo” - definite per legge e dallo statuto sociale e caratterizzate da una moderata propen-sione al rischio di credito che trova espressione:• nella prudente selezione delle singole controparti, attraverso una completa e accurata analisi della

capacità delle stesse di onorare gli impegni contrattualmente assunti, finalizzata a contenere l’espo-sizione al rischio di credito;

• nella diversificazione del rischio di credito, individuando nei crediti di importo limitato il naturale bacino operativo della Banca, nonché circoscrivendo la concentrazione delle esposizioni su gruppi di clienti connessi o su singoli rami di attività economica;

• nel controllo andamentale delle singole posizioni effettuato sia con procedura informatica, sia con un’attività di monitoraggio sistematica sui rapporti che presentano anomalie e/o irregolarità.

La politica commerciale che contraddistingue l’attività creditizia della Banca è, quindi, orientata al so-stegno finanziario dell’economia locale e si caratterizza per un’elevata propensione ad intrattenere rap-porti di natura fiduciaria e personale con tutti gli operatori del proprio territorio di riferimento verso i quali è erogata la quasi totalità degli impieghi, nonché per una particolare vocazione operativa a favore dei clienti-soci anche mediante scambi non prevalentemente di natura patrimoniale. Peraltro, non meno rilevante, è la funzione etica svolta dalla Banca a favore di determinate categorie di operatori economici, anche tramite l’applicazione di condizioni economiche più vantaggiose.In tale contesto, i settori delle famiglie, delle micro e piccole imprese e degli artigiani rappresentano i segmenti di clientela tradizionalmente di elevato interesse per la Banca.L’importante quota degli impieghi rappresentata dai mutui residenziali, offerti secondo diverse tipolo-gie di prodotti, testimonia l’attenzione particolare della Banca nei confronti del comparto delle famiglie.Il segmento delle micro e piccole imprese e quello degli artigiani rappresenta un altro settore di parti-colare importanza per la Banca. Nel corso dell’anno è continuata l’attività di sviluppo nei confronti di tali operatori economici con una serie di iniziative volte ad attenuare le difficoltà riconducibili alla più generale crisi economica internazionale.

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Sono state, inoltre, ulteriormente valorizzate le varie convenzioni con i diversi Confidi operanti sul terri-torio. In particolare sono stati siglati con la Confartigianato Fidi Cuneo e con la Cooperativa Di Garanzia Commercio, Turismo e Servizi della Provincia di Cuneo (ora Ascomfidi Nord Ovest società cooperativa) due accordi integrativi aventi lo scopo di promuovere gli investimenti delle piccole e medie imprese del settore dell’artigianato e del commercio. Sotto il profilo merceologico, la concessione del credito è prevalentemente indirizzata verso i rami di at-tività economica rappresentati dall’artigianato, dal commercio, dai servizi, dall’agricoltura e dall’edilizia con relativo indotto. La Banca è altresì uno dei partner finanziari di riferimento degli enti territoriali, nonché di altri enti locali e di strutture agli stessi riconducibili. L’attività creditizia verso tali enti si sostanzia nell’offerta di forme particolari di finanziamento finalizzate alla realizzazione di specifici progetti oppure al soddisfacimento di fabbisogni finanziari di breve periodo. Oltre all’attività creditizia tradizionale, la Banca è esposta ai rischi di posizione e di controparte con rife-rimento, rispettivamente, all’operatività in titoli ed in derivati OTC non speculativa.L’operatività in titoli comporta una limitata esposizione della Banca al rischio di posizione specifico in quanto gli investimenti in strumenti finanziari sono orientati verso emittenti quali governi centrali ed intermediari finanziari e imprese non finanziarie di elevato standing creditizio.L’esposizione al rischio di controparte dell’operatività in derivati OTC non speculativa è molto contenu-ta poiché assunta esclusivamente nei confronti dell’Istituto Centrale (Iccrea Banca S.p.A.). Alla data del 31/12/2016 non risultano derivati OTC di copertura in essere. 2. Politiche di gestione del rischio di credito 2.1 Aspetti organizzativi Il rischio di credito continua a rappresentare la componente preponderante dei rischi complessivi cui è esposta la Banca, considerato che gli impieghi creditizi costituiscono circa il 52,56% dell’attivo patrimo-niale. Alla luce di tale circostanza e in ossequio alle disposizioni in materia di “Sistema dei Controlli interni, Sistema Informativo e Continuità operativa” (contenuta nel 15° aggiornamento della Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziali per le banche” ma, nel corso del 2015, trasferito all’interno della Circolare n. 285/2013), la Banca si è dotata di una struttura organizzativa funzionale al raggiungimento di un efficiente ed efficace processo di gestione e controllo del rischio di credito. In ottemperanza a quanto stabilito nelle nuove disposizioni la Banca si è conformata al nuovo quadro regolamentare, fatte salve alcuni disposizioni per le quali erano previsti differenti e meno strin-genti termini per l’adeguamento, in conformità al piano trasmesso con la relazione di autovalutazione all’Autorità di Vigilanza nel mese di gennaio 2015, all’interno del quale risultavano indicate le misure da adottare e la relativa scansione temporale per assicurare il pieno rispetto delle predette disposizioni. In questo ambito, la Banca ha intrapreso specifiche iniziative di carattere organizzativo ed operativo con riguardo al processo di gestione e controllo del rischio di credito.Tenuto conto di quanto richiesto nelle sopra richiamate disposizioni, si ritiene che gli ambiti di interven-to volti a rendere pienamente conforme il presidio del rischio ai requisiti normativi attengano al grado di definizione/rafforzamento delle politiche in materia di classificazione e valutazione dei crediti, anche alla luce delle nuove definizioni di esposizione deteriorate e/o forborne, nonché allo sviluppo di controlli di secondo livello ulteriormente approfonditi ed efficaci sul monitoraggio andamentale delle esposizio-ni, avuto particolare riguardo a quelle deteriorate. L’intero processo di gestione e controllo del credito è disciplinato da un Regolamento interno e dalle correlate disposizioni attuative che in particolare:

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• individuano le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione del credito;• definiscono i criteri per la valutazione del merito creditizio;• definiscono le metodologie per il rinnovo degli affidamenti;• definiscono le metodologie di controllo andamentale e di misurazione del rischio di credito,

nonché le tipologie di interventi da adottare in caso di rilevazione di anomalie. Le disposizioni interne che disciplinano il processo del credito definiscono altresì le attività di controllo, gestione e attenuazione del rischio sviluppando un sistema strutturato che coinvolge le diverse funzioni organizzative. Nella sua attuale configurazione il processo organizzativo di gestione e controllo del ri-schio di credito è ispirato al principio di separatezza tra le attività proprie della fase istruttoria e quelle operative (fatte salve le autonomie attribuite alle filiali, per importi comunque contenuti), nonché tra le attività di gestione e le attività di controllo. La separatezza tra le attività proprie del processo istruttorio e quelle di sviluppo e gestione è attuata attraverso la costituzione di strutture organizzative separate e con una ripartizione dei compiti e delle responsabilità, quanto più possibile, volta a realizzare la segre-gazione di attività in conflitto di interesse. I presidi del processo creditizio sono in carico principalmente all’Area Crediti. Il monitoraggio sistematico delle posizioni e la rilevazione delle posizioni “problemati-che”, nonché il coordinamento e la verifica del monitoraggio eseguito dai preposti di filiale è affidato all’Ufficio Controllo Andamentale Crediti, posizionato in staff alla Direzione Generale al fine di garanti-re la separatezza tra le funzioni di gestione e quelle di controllo. Attualmente la banca è strutturata in nove agenzie di rete ognuna diretta e controllata da un respon-sabile.I momenti di istruttoria/delibera e di revisione delle linee di credito sono regolamentati da un iter deli-berativo in cui intervengono le diverse unità operative competenti, appartenenti sia alle strutture cen-trali che a quelle di rete, in coerenza con i livelli di deleghe previsti. Tali fasi sono supportate, anche al fine di utilizzare i dati rivenienti da banche dati esterne, dalla pratica elettronica di fido che consente la verifica (da parte di tutte le funzioni preposte alla gestione del credito) dello stato di ogni posizione già affidata o in fase di affidamento, nonché di ricostruire il processo che ha condotto alla definizione del merito creditizio dell’affidato (attraverso la rilevazione e l’archiviazione del percorso deliberativo e delle tipologie di analisi effettuate). In sede di istruttoria, per le richieste di affidamenti di rilevante entità, la valutazione, anche prospet-tica, si struttura su più livelli e si basa prevalentemente su dati quantitativi e oggettivi, oltre che sulla conoscenza personale e sull’approfondimento della specifica situazione economico-patrimoniale della controparte e dei suoi garanti. Analogamente, per dare snellezza alle procedure, sono previsti livelli di revisione: uno, di tipo semplificato con formalità ridotte all’essenziale, riservato al rinnovo dei fidi di importo limitato riferiti a soggetti che hanno un andamento regolare; l’altro, di tipo ordinario, per la restante tipologia di pratiche.Con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, la Banca si è dotata di apposite Procedure delibe-rative volte a presidiare il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l’imparzialità e l’oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l’altro, di finan-ziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura infor-matica volti a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati. Tali riferimenti sono stati integrati, attraverso l’adozione di specifiche politiche, con assetti organizzativi e controlli interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, ad assicurare l’accurato censimento dei soggetti collegati, a monitorare l’andamento delle relative esposizioni e il costante rispetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e corretta attivazione delle procedure deliberative disciplinate. Sono stati definiti livelli di propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti con il profilo strategico e le caratteristiche organizzative. La Banca ha inoltre adottato riferimenti per il corretto censimento dei soggetti collegati ex-ante - ovvero prima ed indipendentemente dal fatto di aver instaurato relazioni creditizie o di altra natura con detti soggetti - ed ex- post - vale a dire al momento dell’instaurazione di rapporti. La Funzione Risk Management effettua controlli finalizzati ad accertare, su base periodica, che il moni-toraggio sulle esposizioni creditizie, la classificazione delle esposizioni, gli accantonamenti e il processo

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di recupero, si svolgano nel rispetto delle procedure interne e che tali procedure risultino efficaci ed affi-dabili, con riferimento alla capacità di segnalare tempestivamente l’insorgere di anomalie e di assicurare l’adeguatezza delle rettifiche di valore e dei passaggi a perdita. In particolare la Funzione verifica:

• l’accuratezza, l’affidabilità e l’efficacia delle procedure, accertando che le stesse risultino, oltre che conformi a quanto disciplinato dalle disposizioni applicabili, idonee al raggiungimento de-gli obiettivi aziendali. In tale contesto, particolare attenzione è riposta ai profili metodologici adottati;

• lo svolgimento, accurato e completo, da parte delle competenti funzioni aziendali, delle attività inerenti al monitoraggio andamentale sulle singole esposizioni, in particolare quelle deteriora-te, e la valutazione della coerenza delle classificazioni, della congruità degli accantonamenti e dell’adeguatezza del processo di recupero, tenuto conto di quanto previsto nelle disposizioni interne, nelle disposizioni regolamentari di vigilanza, nonché dell’evoluzione del quadro opera-tivo e normativo di riferimento. In tale ambito verifica, tra l’altro, gli haircut applicati ai valori delle garanzie, in funzione della tipologia e dell’aggiornamento dei valori; i tempi di recupero stimati e i tassi di attualizzazione utilizzati; la presenza delle informazioni necessarie per la valu-tazione dei crediti; la tracciabilità del processo di recupero.

Più in generale, la Funzione Risk Management svolge l’attività di controllo sulla gestione dei rischi, sot-topone a monitoraggio periodico e verifica il rispetto degli obiettivi di rischio, dei limiti operativi e degli indicatori di rischio definiti dal Consiglio di Amministrazione, secondo le modalità e la tempistica definiti nel Regolamento RAF e nei processi di gestione dei rischi. Verifica, inoltre, l’adeguatezza del RAF, avva-lendosi anche degli esiti dell’attività di monitoraggio sugli obiettivi di rischio, sui limiti, sugli indicatori di rischio e sulle metriche di rilevazione/misurazione utilizzate.La Funzione fornisce, inoltre, pareri preventivi sulla coerenza con il RAF delle operazioni di maggiore rilievo (c.d. OMR) eventualmente acquisendo, in funzione della natura dell’operazione, il parere di altre funzioni coinvolte nel processo di gestione dei rischi. A tali fini, individua i rischi ai quali la Banca po-trebbe esporsi nell’intraprendere l’operazione; quantifica/valuta, sulla base dei dati acquisiti dalle com-petenti Funzioni aziendali coinvolte, gli impatti dell’operazione sugli obiettivi di rischio, sulle soglie di tolleranza e sui limiti operativi; valuta, sulla base dei suddetti impatti, la sostenibilità e la coerenza delle operazioni con la propensione al rischio preventivamente definita dal Consiglio di Amministrazione; in-dividua gli interventi da adottare per l’adeguamento del complessivo sistema di governo e gestione dei rischi, ivi compreso la necessità di aggiornare la propensione al rischio e/o il sistema dei limiti operativi. 2.2 Sistemi di gestione, misurazione e controllo Con riferimento all’attività creditizia del portafoglio bancario, l’Area Crediti, come già detto, assicura la supervisione ed il coordinamento delle fasi operative del processo del credito ed esegue i controlli di propria competenza.A supporto delle attività di governo del processo del credito, la Banca ha attivato procedure specifiche per le fasi di istruttoria/delibera, di rinnovo delle linee di credito e di monitoraggio del rischio di credito. In tutte le citate fasi la Banca utilizza metodologie quali-quantitative di valutazione del merito creditizio della controparte, supportate da procedure informatiche sottoposte a periodica verifica e manutenzione. I momenti di istruttoria/delibera e di revisione delle linee di credito sono regolamentati da un iter delibe-rativo in cui intervengono le diverse unità operative competenti, appartenenti sia alle strutture centrali che a quelle di rete, in coerenza con i livelli di deleghe previsti. Tali fasi sono supportate, anche al fine di utilizzare i dati rivenienti da banche dati esterne, dalla procedura che consente la verifica (da parte di tutte le funzioni preposte alla gestione del credito) dello stato di ogni posizione già affidata o in fase di affidamento, nonché di ricostruire il processo che ha condotto alla definizione del merito creditizio dell’affidato (attraverso la rilevazione e l’archiviazione del percorso deliberativo e delle tipologie di analisi effettuate). In sede di istruttoria, per le richieste di affidamenti di rilevante entità, la valutazione, anche prospetti-ca, si struttura su più livelli e si basa prevalentemente su dati quantitativi e oggettivi, oltre che - come abitualmente avviene - sulla conoscenza personale e sull’approfondimento della specifica situazione

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economico-patrimoniale della controparte e dei suoi garanti. Analogamente, per dare snellezza alle procedure, sono stati previsti due livelli di revisione: uno, di tipo semplificato con formalità ridotte all’essenziale, riservato al rinnovo dei fidi di importo limitato riferiti a soggetti che hanno un andamento regolare; l’altro, di tipo ordinario, per la restante tipologia di pratiche. La definizione da parte del Consiglio di Amministrazione dei criteri di classificazione, valutazione e ge-stione delle posizioni deteriorate e delle metodologie per il controllo andamentale del rischio di credito ha come obiettivo anche l’attivazione di una sistematica attività di controllo delle posizioni affidate da parte dell’ Ufficio Controllo Andamentale Crediti e dei referenti di rete (responsabili dei controlli di pri-mo livello), in stretta collaborazione con la struttura commerciale (Filiali, Area Affari, Direzione).In particolare, gli addetti delegati alla fase di controllo andamentale hanno a disposizione una molte-plicità di elementi informativi che permettono di verificare le movimentazioni dalle quali emergono situazioni di tensione o di immobilizzo dei conti affidati.La procedura informatica Gesbank, adottata dalla Banca, consente di estrapolare periodicamente tutti i rapporti che possono presentare sintomi di anomalia andamentale. Il costante monitoraggio delle segnalazioni fornite dalla procedura consente, quindi, di intervenire tempestivamente all’insorgere di posizioni anomale e di prendere gli opportuni provvedimenti nei casi di crediti problematici.Le posizioni affidate, come già accennato, vengono controllate anche utilizzando le informazioni fornite dalle Centrali dei Rischi.Tutte le posizioni fiduciarie sono inoltre oggetto di riesame periodico, svolto per ogni singola contropar-te/gruppo di clienti connessi da parte delle strutture competenti per limite di fido.Le valutazioni periodiche del comparto crediti sono confrontate con i benchmark, le statistiche e le rile-vazioni prodotti dalla competente struttura della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.L’intero processo di gestione del rischio di credito e di controparte (misurazione del rischio, istruttoria, erogazione, controllo andamentale e monitoraggio delle esposizioni, revisione delle linee di credito, classificazione delle posizioni di rischio, interventi in caso di anomalia, criteri di classificazione, valuta-zione e gestione delle esposizioni deteriorate), è formalizzato nella regolamentazione interna di istituto e periodicamente sottoposto a verifica da parte della Funzione di Internal Audit. La normativa interna sul processo di gestione e controllo del credito è oggetto di aggiornamento costan-te in funzione dell’evoluzione del contesto operativo e normativo di riferimento.In tale ambito, la Banca si è dotata di Disposizioni attuative del Regolamento del credito aggiornate alla luce delle novità introdotte alla disciplina in materia di qualità del credito con il 7° aggiornamento del 20 gennaio 2015 della Circolare n. 272/2008, con il quale la Banca d’Italia ha recepito le disposizioni contenute nel Regolamento di esecuzione (UE) 2015/227, di modifica/integrazione del Regolamento (UE) n. 680/2014, approvato dalla Commissione Europea il 9 gennaio 2015.

Tali aggiornamenti riguardano in particolare: 1) la ridefinizione del perimetro delle attività finanziarie deteriorate, comprendente le sofferenze, le

inadempienze probabili e le esposizioni scadute e/o deteriorate (con contestuale abrogazione delle categorie degli incagli e delle esposizioni ristrutturate);

2) l’introduzione della nuova categoria delle “esposizioni oggetto di concessione” (“forborne exposu-res”), vale a dire le esposizioni modificate nelle originarie condizioni contrattuali e/o i rifinanziamenti parziali o totali del debito a fronte di difficoltà finanziarie del cliente tali da non consentirgli di far fronte ai propri originari impegni contrattuali.

Ai fini della determinazione del requisito patrimoniale minimo per il rischio di credito la Banca adotta la metodologia standardizzata.L’adozione della metodologia standardizzata ai fini della determinazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente anche in funzione di valutazioni del merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito (ECAI) ovvero da agenzie di credito alle esportazioni (ECA) riconosciute ai fini prudenziali sulla base di

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quanto previsto dal Regolamento (UE) 575/2013.In tale contesto, tenendo conto delle proprie caratteristiche operative la Banca utilizza le valutazioni del merito creditizio rilasciate dalla ECAI Moody’s Investors Service, agenzia autorizzata dalla Banca d’Italia, per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni ricomprese nel portafoglio “”Ammi-nistrazioni Centrali e Banche Centrali”, nonché, indirettamente, di quelle classificate nei portafogli “In-termediari Vigilati”, “Organismi del settore pubblico” ed “Amministrazioni regionali o Autorità locali”. Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione per singole controparti o gruppi di clienti connessi, la Banca utilizza l’algoritmo regolamentare del Granularity Adjustment. Coerentemente con quanto disposto dalle disposizioni, il portafoglio di riferimento è costi-tuito dalle esposizioni per cassa e fuori bilancio (queste ultime considerate al loro equivalente creditizio) rientranti nei portafogli regolamentari “imprese e altri soggetti”, “esposizioni a breve termine verso imprese” e alle esposizioni verso imprese rientranti nelle classi di attività “in stato di default”, “garantite da immobili”, “esposizioni in strumenti di capitale”, nonché “altre esposizioni”. In presenza di strumenti di protezione del credito che rispettino i requisiti (oggettivi e soggettivi) di ammissibilità previsti dalle vigenti disposizioni in materia di tecniche di attenuazione del rischio (CRM), sono incluse nel calcolo le esposizioni assistite da garanzie rilasciate da imprese eligible, mentre ne sono escluse le esposizioni verso imprese assistite da garanzie personali fornite da soggetti eligible diversi dalle imprese. Con riferimento alle complessive esposizioni del portafoglio bancario, che esulano dal pe-rimetro delle esposizioni verso imprese sopra evidenziato, la Banca effettua delle valutazioni qualitative sulla propria esposizione al rischio di concentrazione single-name.Al fine di fornire una valutazione anche di tipo quantitativo del rischio di concentrazione geo-settoriale, la Banca ricorre alla metodologia elaborata in sede ABI dal “Laboratorio per il Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale”. Il monitoraggio su base periodica dell’esposizione al rischio di concentrazione si avvale, inoltre, di un set di indicatori, integrato nell’ambito di un sistema di “early warning”, finalizzato alla segnalazione tempestiva di un eventuale aumento del grado di concentrazione del portafoglio verso singole branche di attività economica. La Banca esegue periodicamente prove di stress con riferimento ai rischi di credito e di concentrazione citati attraverso analisi di sensibilità che si estrinsecano nel valutare gli effetti sugli stessi rischi di eventi specifici. Anche se il programma delle prove di stress assume un ruolo fondamentale nella fase di autova-lutazione dell’adeguatezza patrimoniale della Banca, tuttavia la finalità delle stesse non si esaurisce con la stima di un eventuale supplemento di capitale interno per le diverse tipologie di rischio interessate. La Banca può infatti individuare e adottare azioni di mitigazione ordinarie e straordinarie ulteriori in risposta a crescenti livelli di rischiosità sperimentati.Con riferimento al rischio di credito, la Banca ha effettuato lo stress test annuale considerando uno scena-rio di peggior congiuntura creditizia e di tensione sul mercato immobiliare, secondo le seguenti modalità:

• il capitale interno necessario a fronte del nuovo livello di rischiosità del portafoglio bancario vie-ne ridefinito sulla base dell’incremento dell’incidenza delle esposizioni deteriorate sugli impie-ghi aziendali dovuto al peggioramento inatteso della qualità del credito della Banca. L’impatto patrimoniale viene misurato come maggiore assorbimento patrimoniale a fronte del rischio di credito in relazione all’aumento delle ponderazioni applicate. Viene inoltre determinato l’im-patto sul capitale complessivo (fondi propri), derivante dalla riduzione dell’utile atteso per effet-to dell’incremento delle svalutazioni dei crediti;

• determinando il maggiore assorbimento patrimoniale causato dall’applicazione delle pondera-zioni preferenziali ad una quota dell’esposizione ridotta in conseguenza del minor valore della garanzia sottostante a seguito dell’inatteso decremento del valore degli immobili posti a garan-zia delle esposizioni ipotecarie.

Con riferimento al rischio di concentrazione, la Banca effettua lo stress test annuale prevedendo una maggiore rischiosità del portafoglio in caso di peggioramento della congiuntura economica con l’incre-mento del 10% delle prime 20 maggiori posizioni, nonché l’aumento del 10% dell’esposizione comples-siva verso i 2 settori verso i quali la banca risulta maggiormente esposta.

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Con riferimento all’operatività sui mercati mobiliari l’Area Finanza della Banca effettua valutazioni e controlli sia in fase di acquisto degli strumenti finanziari, sia in momenti successivi nei quali periodica-mente viene analizzata la composizione del portafoglio, identificato e determinato il livello di rischio specifico oppure di controparte, nonché verificato il rispetto dei limiti e delle deleghe assegnate. 2.3 Tecniche di mitigazione del rischio di credito Conformemente agli obiettivi ed alle politiche creditizie definite dal CdA, le tecniche di mitigazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca si sostanziano nell’acquisizione di differenti fattispecie di prote-zione del credito di tipo reale e personale, per l’operatività di impiego alla clientela ordinaria. Relativamente all’operatività di impiego alla clientela ordinaria le citate forme di garanzia sono, ovvia-mente, richieste in funzione dei risultati della valutazione del merito di credito della clientela e della tipologia di affidamento domandata dalla stessa.A dicembre 2016 circa l’84,83% delle esposizioni verso la clientela risultava assistito da forme di prote-zione del credito, di cui il 70,42% da garanzie reali e il 29,58% da garanzie personali. Anche nel corso del 2016 sono state condotte specifiche attività finalizzate alla verifica dei requisiti di ammissibilità stabiliti dalla normativa prudenziale in materia di Credit Risk Mitigation (CRM) e all’even-tuale adeguamento delle forme di garanzia adottate. Con riferimento all’attività sui mercati mobiliari, considerato che la composizione del portafoglio é orientata verso primari emittenti con elevato merito creditizio, non sono richieste al momento partico-lari forme di mitigazione del rischio di credito. La principale concentrazione di garanzie reali (principalmente ipotecarie) è legata a finanziamenti a clientela retail (a medio e lungo termine). Garanzie reali Per quanto concerne le forme di garanzia reale, la Banca accetta diversi strumenti a protezione del cre-dito costituiti dalle seguenti categorie: Garanzie ipotecarie

- ipoteca su beni immobili residenziali e non residenziali. Garanzie finanziarie

- pegno di titoli di debito di propria emissione o emessi da soggetti sovrani;- pegno di denaro depositato presso la Banca.

La prima categoria descritta soddisfa tutti i requisiti richiesti dalla citata nuova regolamentazione pru-denziale per il riconoscimento delle tecniche di attenuazione dei rischi di credito. Tutte le tipologie di garanzia acquisibili dalla Banca sono inserite nel processo strutturato di gestione delle garanzie reali condividendone quindi tutte le fasi in cui è composto. Con riferimento all’acquisizione, valutazione e gestione delle principali forme di garanzia reale, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure, anche al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti previsti dalla normativa per il loro riconoscimento ai fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa. In particolare:

• sono predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all’interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo;

• sono adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione del credito;

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• sono affidati a strutture centralizzate i compiti di controllo sui profili di certezza giuridica;• sono sviluppati e posti in uso standard della contrattualistica utilizzata;• le diverse tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono chiaramente

documentate e divulgate. E’ inoltre assicurata la presenza di un sistema informativo a supporto delle fasi del ciclo di vita della ga-ranzia (acquisizione, valutazione, gestione, rivalutazione, realizzo). Le misure di controllo cui è soggetta la concessione del credito con acquisizione di garanzie reali sono differenziate per tipologia di garanzia. Relativamente alle garanzie ipotecarie su immobili, le politiche e le procedure aziendali assicurano che siano sempre acquisite e gestite con modalità atte a garantirne l’opponibilità in tutte le giurisdizioni pertinenti e l’escutibilità in tempi ragionevoli.In tale ambito, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure interne con riguardo:

• alla non dipendenza del valore dell’immobile in misura rilevante dal merito di credito del debi-tore;

• alla indipendenza del soggetto incaricato dell’esecuzione della stima dell’immobile; • alla presenza di un’assicurazione contro il rischio danni sul bene oggetto di garanzia. In par-

ticolare, la banca si è dotata in tale ambito di tecniche e procedure che assicurino l’efficacia ed il buon esito del vincolo posto ex art. 2742 c.c. sulle somme dovute dall’assicuratore, anche attivando, se del caso, le iniziative, previste dalla medesima norma, volte a consentire il pieno soddisfacimento delle proprie ragioni creditorie;

• alla messa in opera di un’adeguata sorveglianza sul valore dell’immobile, al fine di verificare la sussistenza nel tempo dei requisiti che permettono di beneficiare di un minor assorbimento pa-trimoniale sulle esposizioni garantite;

• al rispetto del rapporto massimo tra fido richiesto e valore della garanzia (loan-to-value): 80% per gli immobili residenziali e 60% per quelli non residenziali. Qualora venga superato tale limi-te deve essere valutata l’opportunità di richiedere un’idonea garanzia integrativa, ad esempio pegno su titoli di Stato;

• alla destinazione d’uso dell’immobile e alla capacità di rimborso del debitore. Il processo di sorveglianza sul valore dell’immobile oggetto di garanzia è svolto attraverso l’utilizzo di metodi statistici. Al riguardo, l’attività di valutazione è effettuata:

- almeno ogni 3 anni per gli immobili residenziali; - annualmente per gli immobili di natura non residenziale.

Per le esposizioni rilevanti (ossia di importo superiore a 3 milioni di euro o al 5 per cento dei Fondi Propri della Banca) la valutazione è in ogni caso rivista da un perito indipendente almeno ogni 3 anni. La Banca ha adottato le Politiche di valutazione degli immobili posti a garanzia delle esposizioni in con-formità con il 17° aggiornamento della Circ. 285/13 con cui la Banca d’Italia ha dato attuazione agli artt. 120-undecies e 120-duodecies che recepiscono nell’ordinamento italiano le disposizioni della direttiva 2014/17/UE “Mortgage Credit Directive”.Sulla base delle modifiche normative in argomento la Banca:

1. aderisce a standard affidabili per la valutazione degli immobili;2. ha introdotto specifiche disposizioni volte a garantire la professionalità dei periti e la loro in-

dipendenza sia dal processo di commercializzazione ed erogazione del credito, sia dai soggetti destinatari dello specifico finanziamento;

3. ha definito il processo di selezione e controllo dei periti esterni.

Con particolare riferimento al punto 1, la Banca aderisce alle Linee Guida ABI sulla valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, le quali sono finalizzate a definire una prassi in grado di agevolare gli intermediari nell’applicazione dei criteri generali di valutazione e di sorveglianza sugli

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immobili a garanzia di esposizioni creditizie. Mirano, inoltre, ad introdurre criteri di riferimento omo-genei in materia, con riferimento specifico agli indicatori di superficie o di volume; alle metodologie di valutazione adottate (per capitalizzazione del reddito, per stima comparativa, ecc.), al livello di profes-sionalità dei periti incaricati della valutazione. Con riguardo alle garanzie reali finanziarie la Banca, sulla base delle politiche e processi per la gestione dei rischio di credito e dei limiti e deleghe operative definite, indirizza l’acquisizione delle stesse esclusi-vamente a quelle aventi ad oggetto attività finanziarie delle quali l’azienda è in grado di calcolare il fair value con cadenza almeno semestrale (ovvero ogni qualvolta esistano elementi che presuppongano che si sia verificata una diminuzione significativa del fair value stesso). La Banca ha, inoltre, posto in essere specifici presidi e procedure atte a garantire i seguenti aspetti rile-vanti per l’ammissibilità a fini prudenziali delle garanzie in argomento:

• assenza di una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito creditizio del debitore;

• specifici presidi a garanzia della separatezza esterna (tra patrimonio del depositario e bene og-getto di garanzia) e della separatezza interna (tra i beni appartenenti a soggetti diversi e depo-sitati presso i terzi), qualora l’attività oggetto di garanzia sia detenuta presso terzi;

• durata residua della garanzia non inferiore a quella dell’esposizione. Nei casi in cui il valore del bene in garanzia sia soggetto a rischi di mercato o di cambio, la Banca uti-lizza il concetto di scarto di garanzia, misura espressa in percentuale sul valore della garanzia offerta, determinata in funzione della volatilità del valore del titolo. In fase di delibera viene considerata come garantita la sola parte del finanziamento coperta dal valore del bene al netto dello scarto. La sorveglianza delle garanzie reali finanziarie, nel caso di pegno su titoli, avviene attraverso la valuta-zione del fair value dello strumento finanziario a garanzia. Viene richiesto l’adeguamento delle garanzie per le quali il valore di mercato risulta inferiore al valore di delibera al netto dello scarto. Garanzie personali Con riferimento alle garanzie personali, le principali tipologie di garanti sono rappresentate da im-prenditori e partner societari correlati al debitore nonché, nel caso di finanziamenti concessi a favore di imprese individuali e/o persone fisiche, anche da congiunti del debitore stesso. Meno frequentemente il rischio di insolvenza è coperto da garanzie personali fornite da altre società (generalmente società appartenenti allo stesso gruppo economico del debitore), oppure prestate da istituzioni finanziarie e compagnie assicurative. Nel caso di finanziamenti a soggetti appartenenti a determinate categorie economiche (artigiani, com-mercianti, etc.) la Banca acquisisce specifiche garanzie (sussidiarie o a prima richiesta) prestate da parte dei consorzi fidi di appartenenza. Le suddette forme di garanzia, nella generalità dei casi, non consentono un’attenuazione del rischio di credito in quanto prestate da soggetti “non ammessi” ai fini della nuova normativa prudenziale. Nel caso in cui una proposta di finanziamento preveda garanzie personali di terzi l’istruttoria si estende anche a questi ultimi. In particolare, in relazione alla tipologia di fido garantito ed all’importo, si sottopone a verifica e analisi: • la situazione patrimoniale e reddituale del garante, anche tramite la consultazione delle apposite

banche dati;• l’esposizione verso il sistema bancario; • le informazioni presenti nel sistema informativo della banca; • l’eventuale appartenenza ad un gruppo e la relativa esposizione complessiva.

Eventualmente, a discrezione dell’istruttore in relazione all’importo della garanzia, l’indagine sarà este-sa alle altre centrali rischi.

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Se il garante è rappresentato da una società, e comunque quando ritenuto necessario in considerazione del rischio e dell’importo del finanziamento, oltre al riscontro delle informazioni prodotte dalle rete nell’apposito modulo riservato al garante, si procede allo sviluppo del merito creditizio del soggetto garante, con le stesse modalità previste per il richiedente.

Accordi di compensazione e di marginazione La Banca ha adottato accordi di compensazione bilaterale di contratti aventi ad oggetto i derivati OTC e le operazioni con regolamento a lungo termine stipulati con il Gruppo Bancario Iccrea che, pur non dan-do luogo a novazione, prevede la formazione di un’unica obbligazione, corrispondente al saldo netto di tutte le operazioni incluse nell’accordo stesso, di modo che, nel caso di inadempimento della controparte per insolvenza, bancarotta, liquidazione o per qualsiasi altra circostanza, la banca ha il diritto di ricevere o l’obbligo di versare soltanto l’importo netto dei valori postivi e negativi ai prezzi correnti di mercato delle singole operazioni compensate. Il Regolamento (UE) n. 575/2013 con riferimento ai derivati OTC ed alle operazioni con regolamento a lungo termine, inquadra tali accordi nell’ambito degli “altri accordi bi-laterali di compensazione tra un ente e la sua controparte”, ovverossia degli “accordi scritti tra una banca e una controparte in base ai quali le reciproche posizioni creditorie e debitorie generate da tali contratti sono automaticamente compensate in modo da stabilire un unico saldo netto, senza effetti novativi.” L’effetto di riduzione del rischio di controparte (e, quindi, il minor assorbimento patrimoniale) è rico-nosciuto a condizione che l’accordo sia stato riconosciuto dall’autorità di vigilanza e la banca rispetti i requisiti specifici contemplati nella normativa. Il diritto legale a compensare non è legalmente esercitabile in ogni momento ma solo in caso di insol-venza o fallimento delle controparti. Ne discende che non sono rispettate le condizioni previste dal pa-ragrafo 42 dello IAS 32 per la compensazione delle posizioni in bilancio come meglio dettagliate dallo stesso IAS 32 nel paragrafo AG38. La Banca ha stipulato con il Gruppo Bancario Iccrea un accordo di marginazione che prevede lo scambio di margini (garanzie) tra le controparti del contratto con periodicità giornaliera sulla base della valoriz-zazione delle posizioni in essere ai valori di mercato rilevati nel giorno di riferimento (ovvero il giorno lavorativo immediatamente precedente). La valorizzazione delle garanzie oggetto di trasferimento da una parte all’altra tiene conto del valore netto delle posizioni in essere, del valore delle eventuali ga-ranzie precedentemente costituite in capo a una delle due parti nonché del valore cauzionale (livello minimo di trasferimento). In particolare, l’accordo di marginazione prevede un ammontare minimo di trasferimento, a favore di entrambe le parti, pari a Euro 100.000,00. Inoltre, le soglie minime di esposi-zione (c.d. threshold) sono pari a zero. Le garanzie (margini) avranno ad oggetto:• denaro, nell’ipotesi in cui sia la Banca a dover prestare garanzie;• titoli obbligazionari (governativi italiani), nell’ipotesi in cui sia il Gruppo Bancario Iccrea ad essere

datrice di garanzia. Ai fini del D.Lgs. 21 maggio 2004, n. 170 l’accordo di collateralizzazione è un “contratto di garanzia fi-nanziaria” e il margine è costituito in pegno ai sensi dell’articolo 5 della medesima legislazione. La Banca ha definito specifici presidi organizzativi al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti previsti dalla normativa in materia per il loro riconoscimento ai fini prudenziali. La Banca non ha contratti attivi in derivati OTC alla data del 31/12/2016.

2.4 Attività finanziarie deteriorate La Banca è organizzata con strutture e procedure informatiche per la gestione, la classificazione e il controllo dei crediti.Coerentemente con quanto dettato dai principi contabili IAS/IFRS, ad ogni data di bilancio viene verifi-cata la presenza di elementi oggettivi di perdita di valore (impairment) su ogni strumento finanziario ovvero gruppo di strumenti finanziari.

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Le posizioni che presentano un andamento anomalo sono classificate in differenti categorie di rischio. Sono classificate tra le sofferenze le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza o in si-tuazioni sostanzialmente equiparabili; tra le inadempienze probabili le posizioni per le quali la Banca reputa improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie; in seguito alla modifica delle disposizioni di vigilanza prudenziale, sono state incluse tra le esposizioni deteriorate anche le posi-zioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni (past due). Questa modifica ha comportato l’introduzione di una nuova categoria contabile nella quale vengono classificate le posizioni con tali caratteristiche e l’inclusione dello sconfinamento continuativo tra gli elementi da considerare ai fini del monitoraggio e della rilevazione dei crediti problematici per favorire la sistemazione dell’anomalia anteriormente al raggiungimento dei giorni di sconfinamento previsti per la classificazione del nuovo stato. A seguito dell’emanazione del Regolamento UE n. 227/2015, è inoltre da ricondurre tra le esposizioni deteriorate anche la categoria delle esposizioni deteriorate oggetto di concessioni (forborne non per-forming), la quale non configura una categoria di esposizioni deteriorate distinta e ulteriore rispetto a quelle precedentemente richiamate, ma soltanto un sottoinsieme di ciascuna di esse, nella quale rientra-no le esposizioni per cassa e gli impegni a erogare fondi che formano oggetto di concessioni (forborne exposure), se soddisfano le due seguenti condizioni:

i. il debitore versa in una situazione di difficoltà economico-finanziaria che non gli consente di ri-spettare pienamente gli impegni contrattuali del suo contratto di debito e che realizza uno stato di “deterioramento creditizio” (classificazione in una delle categorie di esposizioni deteriorate: sofferenze, inadempienze probabili, esposizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni),

ii. e la banca acconsente a una modifica dei termini e condizioni di tale contratto, ovvero a un rifi-nanziamento totale o parziale dello stesso, per permettere al debitore di rispettarlo (concessione che non sarebbe stata accordata se il debitore non si fosse trovato in uno stato di difficoltà).

Con la pubblicazione nella GUCE, lo scorso 29 novembre, del Regolamento (UE) 2016/2067 della Com-missione si è concluso il processo di adozione dell’IFRS 9. Il nuovo principio sostituirà integralmente lo IAS 39; si applicherà, pertanto, a tutti gli strumenti finanziari classificabili nell’attivo e nel passivo di stato patrimoniale del bilancio, modificandone incisivamente i criteri di classificazione e di misurazione e le modalità di determinazione dell’impairment, nonché definendo nuove regole di designazione dei rapporti di copertura. L’applicazione dell’IFRS 9 è obbligatoria dalla prima data di rendicontazione patrimoniale, economica e finanziaria successiva al 1° gennaio 2018 rappresentata, per la banca, dalla scadenza FINREP riferita al 31 marzo 2018. Nel più ampio ambito delle modifiche introdotte dal principio, assume particolare rilievo il nuovo mo-dello di impairment dallo stesso definito.Mentre lo IAS 39, che richiede la contabilizzazione delle sole perdite già verificatesi (incurred loss) nella quantificazione della expected loss, la loss given default (LGD) misura la perdita attesa in caso di default della controparte, le expected credit losses in ambito IFRS 9 vengono definite come la stima, pesata per le probabilità, del valore attuale di tutte le differenze tra i flussi di cassa contrattuali e i flussi di cassa che si stima di ricevere e che ci si attende si manifesteranno in futuro (nel caso delle stime lifetime, come infra precisato, lungo l’intera vita attesa dello strumento).Tra gli altri principali cambiamenti rispetto allo IAS 39, rileva la previsione che impone per la determina-zione della perdita attesa l’impiego non solo di informazioni storiche (ad esempio, inerenti alle perdite storicamente registrate sui crediti) ricalibrate per incorporare gli effetti delle condizioni correnti, ma anche di previsioni future basate su scenari previsionali (ad esempio triennali), ovviamente coerenti con quelli presi a riferimento nei processi di controllo direzionale. L’entrata in vigore dell’IFRS 9 comporterà, quindi, la rilevazione delle perdite attese in un’ottica forward looking.Nell’ impostazione sommariamente richiamata le perdite attese dovranno quindi essere misurate con modalità che riflettano:• un ammontare obiettivo e pesato per le probabilità, determinato valutando un range di possibili

risultati;• il valore temporale del denaro; • ogni ragionevole e consistente informazione, disponibile alla data di reporting senza costi o sforzi

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eccessivi, circa eventi passati, condizioni correnti e previsioni di condizioni economiche future.Più nel dettaglio, in particolare, il principio prevede l’allocazione di ciascun rapporto in uno dei seguenti tre stage (o “bucket”):

· stage 1, accoglie tutti rapporti relativi a controparti classificate in bonis che:. originati internamente o acquisiti, non hanno subito un significativo incremento del rischio di

credito dal momento dell’erogazione o acquisto, oppure;. risultano caratterizzati da un basso livello di rischio di credito alla data di reporting;· stage 2, accoglie tutti i rapporti in bonis che, alla data di reporting, hanno registrato un signifi-

cativo incremento del rischio di credito rispetto alla data di erogazione;· stage 3, accoglie i rapporti il cui rischio creditizio si è incrementato al punto che lo strumento è

considerato impaired; questo stage include anche i crediti acquistati già deteriorati o concessi a controparti deteriorate.

L’assegnazione di un’attività in bonis allo stage 1 o 2 non è, pertanto, funzione della sua rischiosità asso-luta (in termini di probabilità di default) quanto della variazione (positiva o negativa) del rischio rispetto alla prima rilevazione. In linea teorica quindi nello stage 1 potrebbero trovarsi attività con PD maggiore di quelle allocate nello stage 2. Inoltre, determinate esposizioni rilevate nello stage 2 potrebbero, a se-guito del miglioramento nella loro probabilità di default, migrare allo stage 1.Al fine di semplificare il processo di staging, il principio propone due principali espedienti operativi. Il primo è rappresentato dalla possibilità di evitare il passaggio in stage 2 se alla data di reporting lo stru-mento finanziario ha un basso rischio di default, il debitore ha una forte capacità di far fronte ai flussi di cassa delle sue obbligazioni contrattuali nel breve termine e cambiamenti avversi nella situazione di lungo termine potrebbero, ma non necessariamente, ridurre tale capacità (c.d. “Low Risk Exemption”). L’esame del deterioramento del merito creditizio non è quindi richiesto per le posizioni con un basso livello del rischio di credito.La seconda semplificazione operativa riguarda il passaggio da stage 1 a stage 2 in presenza di oltre 30 giorni di ritardo nei pagamenti; il principio precisa che il significativo deterioramento del merito creditizio può intervenire già prima e a prescindere da tale termine, lo stesso va quindi inteso come un limite ultimo (di “backstop”) oltrepassato il quale si dovrebbe migrare nello stage 2. Tale presunzione è per definizione dello stesso principio, confutabile sulla base di evidenze ragionevoli e documentabili che indichino come il merito creditizio non si sia effettivamente deteriorato pur in presenza di past due superiori ai 30 giorni.Il processo di allocazione degli strumenti finanziari negli stage previsti dal principio, riveste una partico-lare importanza in quanto indirizza le logiche di determinazione dell’accantonamento per il rischio di credito dei singoli rapporti. In particolare: • con riferimento alle esposizioni classificate negli stage 1 e 2, trattandosi di rapporti in bonis, si potranno determinare le rettifiche di valore collettivamente applicando i parametri di rischio definiti coerentemente con quanto previsto dall’IFRS 9, con la seguente principale differenziazione:

1. per le esposizioni dello stage 1, le rettifiche di valore dovranno essere calcolate in base alla stima della perdita attesa a 12 mesi;

2. per le esposizioni dello stage 2, le rettifiche di valore dovranno essere calcolate in base alle per-dite attese lungo tutta la vita residua contrattuale dell’esposizione (c.d. “lifetime”);

• alle esposizioni classificate nello stage 3 dovrà essere applicata una svalutazione analitica calcolata in base alle perdite attese lifetime.

L’impatto dei nuovi riferimenti in materia di impairment sarà particolarmente rilevante, comportando sin da subito, un più immediato riconoscimento delle perdite attese e un incremento degli accantona-menti di bilancio, in quanto l’IFRS 9 introduce sul piano contabile il principio della definizione delle rettifiche di valore sulla base della perdita attesa (expected loss), già utilizzato nella regolamentazione prudenziale. L’incremento delle rettifiche atteso a seguito del nuovo modello di impairment, in conseguenza tra l’altro dell’introduzione di legami con le previsioni macroeconomiche, dei margini di incertezza legati all’identificazione del concetto di “significativo deterioramento”, del possibile passaggio dalla perdita attesa a un anno a quella lifetime, comporterà presumibilmente maggiori esigenze patrimoniali, anche in assenza di variazioni nella rischiosità dei portafogli.

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L’attuale interazione tra capitale e accantonamenti verrà incisa: la considerazione delle perdite attese lungo l’intera vita residua dello strumento e l’incorporazione di elementi forward looking nelle valu-tazioni, sono suscettibili di determinare, in assenza di modifiche alle attuali disposizioni, il rischio di un doppio computo nella quantificazione delle esigenze patrimoniali. Sotto il profilo degli impatti organizzativi e sui processi, l’approccio per l’impairment introdotto dall’IFRS 9 richiede, in particolare in fase di primo adeguamento, un ingente sforzo di raccolta e analisi di dati da parte delle banche; ciò in particolare, per individuare le esposizioni che hanno subito rispetto alla data della loro assunzione un incremento significativo del rischio di credito e, di conseguenza, la misurazione dell’EL lifetime. La migrazione al nuovo modello di impairment richiede, inoltre, il sostenimento di significativi investi-menti per l’evoluzione dei modelli valutativi in uso, nonché dei processi di funzionamento degli stessi e di incorporazione dei parametri di rischio prodotti nell’operatività del credito.La maggiore complessità del nuovo modello di valutazione inciderà, inoltre, innovandoli significativa-mente, sui compiti delle diverse unità organizzative a vario titolo coinvolte (contabilità, risk manage-ment, crediti).L’introduzione di logiche forward looking nelle valutazioni contabili determinerà, inoltre, l’esigenza di rivedere le politiche creditizie, al minimo con riferimento ai parametri di selezione della clientela (alla luce dei diversi profili di rischio settoriale o geografico) e del collateral. Analogamente, sarà necessario rianalizzare criticamente il catalogo prodotti e la disciplina aziendale in materia di erogazione del cre-dito (e collegati poteri delegati) tenuto conto, tra l’altro, della diversa onerosità delle forme tecniche a medio lungo termine in uno scenario in cui, come accennato, l’eventuale migrazione allo stage 2 com-porta il passaggio a una EL lifetime. Anche con riguardo ai processi e ai presidi per il monitoraggio del credito sono prevedibili importanti interventi di adeguamento e di rafforzamento basati, tra l’altro, sull’implementazione di processi au-tomatizzati e proattivi e lo sviluppo e/o affinamento degli strumenti di early warning che permettono di identificare i sintomi anticipatori di un possibile passaggio di stage e di attivare tempestivamente le iniziative conseguenti. Interventi rilevanti riguarderanno anche i controlli di secondo livello in capo alla funzione di risk mana-gement, deputata, tra l’altro, dalle vigenti disposizioni alla convalida dei sistemi interni di misurazione dei rischi non utilizzati a fini regolamentari e del presidio sulla correttezza sostanziale delle indicazioni derivanti dall’utilizzo di tali modelli. Nello specifico, verrà disciplinato il processo periodico di convalida basato sull’analisi della documentazione fornita dal provider del modello di valutazione e da attività di verifica del corretto utilizzo e dell’affidabilità dei parametri di rischio da questo prodotti. Con riferimento ai principali processi di controllo direzionale, nella consapevolezza che il costo del ri-schio costituisce una delle variabili maggiormente rilevanti nella determinazione dei risultati economici attuali e prospettici, particolare cura verrà dedicata alla necessaria coerenza delle ipotesi alla base delle stime del piano pluriennale e del budget annuale (elaborati sulla base di scenari attesi relativamente ai fattori macroeconomici e di mercato), dell’ICAAP e del RAF e di quelle prese a riferimento per la deter-minazione degli accantonamenti contabili. Alla data, proseguono le attività progettuali di Categoria per supportare l’adeguamento ai nuovi rife-rimenti in materia di impairment cui la Banca prende parte per il tramite delle strutture associative e di servizio di riferimento.

Le attività progettuali sono al momento volte all’identificazione delle soluzioni metodologiche per la corretta stima dei parametri di rischio al fine di garantire la fruibilità da parte di tutte le Banche di Ca-tegoria di strumenti per il calcolo della ECL e la gestione del processo di staging secondo gli standard previsti dal principio IFRS9. Sono altresì in via di sviluppo i riferimenti di indirizzo per l’adozione delle soluzioni organizzative e di processo finalizzate a consentire un utilizzo del sistema di rating corretto e integrato nei principali processi aziendali (in sede istruttoria, pricing, monitoraggio e valutazione).Lo stato dell’arte delle attività in corso non permette ancora di supportare in capo a ciascuna banca una puntuale valutazione degli impatti attesi, come anticipato, presumibilmente rilevanti.

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La responsabilità e la gestione complessiva dei crediti deteriorati, non classificati a “sofferenza”, è affi-data all’Ufficio Controllo Andamentale Crediti. Detta attività si estrinseca principalmente nel:• monitoraggio delle citate posizioni in supporto alle agenzie di rete alle quali competono i controlli

di primo livello;• concordare con il gestore della relazione gli interventi volti a ripristinare la regolarità andamentale

o il rientro delle esposizioni oppure la predisposizione di misure di tolleranza;• determinare le previsioni di perdite sulle posizioni; • proporre agli organi superiori competenti il passaggio a “sofferenza” di quelle posizioni che a causa di sopraggiunte difficoltà non lasciano prevedere alcuna possibilità di normalizzazione. La metodologia di valutazione delle posizioni segue un approccio analitico commisurato all’intensità degli approfondimenti ed alle risultanze che emergono dal continuo processo di monitoraggio. La attività di recupero relative alle posizioni classificate a sofferenza sono gestite dall’Ufficio Contenzio-so e Legale, in staff alla Direzione Generale, il quale si avvale della collaborazione dell’Area Crediti oltre che dalla collaborazione ed assistenza di un legale esterno.Anche in questo caso la metodologia di valutazione delle posizioni segue un approccio analitico.

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INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA - A. QUALITA’ DEL CREDITO

A.1 Esposizioni creditizie deteriorate e non deteriorate: consistenze, rettifiche di va-lore, dinamica, distribuzione economica e territoriale

A.1.1 Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori di bilancio)

Portafogli/Qualità SofferenzeInadempienze

probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Esposizioni scadute non deteriorate

Altre espo-sizioni non deteriorate

Totale

1.Attività finanziarie disponibili per la vendita

152.008 152.008

2.Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

21.052 21.052

3. Crediti verso banche 54.526 54.526

4. Crediti verso clientela 8.822 5.501 1.771 23.959 232.188 272.241

5. Attività finanziarie valutate al fair value

6. Attività finanziarie in corso di dismissione

Totale 31-12-2016 8.822 5.501 1.771 23.959 459.774 499.827

Totale 31-12-2015 9.887 4.878 1.253 24.766 473.177 513.961

Nei righi “attività finanziarie detenute sino a scadenza” e “attività finanziarie disponibili per la vendi-ta”, non sono inclusi i titoli di capitale e le quote OICR.

A.1.1.1 Distribuzione delle esposizioni creditizie oggetto di concessioni per portafogli di appartenen-za e per qualità creditizia (valori di bilancio)

Portafogli/qualità

Esposizioni oggetto di concessioni deteriorate

Esposizioni oggetto di concessioni non

deteriorate

Totale

SofferenzeInadem-pienze

probabili

Esposizioni scadute

deteriorate

Esposizioni scadute

non dete-riorate

Attività non dete-

riorate

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita -

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza -

3. Crediti verso banche -

4. Crediti verso clientela 139 2.128 611 5.019 7.897

5. Attività finanziarie valutate al fair value -

6. Attività finanziarie in corso di dismissione -

7. Impegni ad erogare fondi -

Totale al 31.12.2016 139 2.128 - 611 5.019 7.897

Totale al 31.12.2015 139 722 57 426 794 2.138

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A.1.1.2 Distribuzione delle esposizioni creditizie non deteriorate per “anzianità dello scaduto”

Portafogli/qualitàEsposizioni

non scadute

Esposizioni scadute

sino a 3 mesi

da oltre 3 mesi a 6

mesi

da oltre 6 mesi a 1

anno

oltre 1 anno

1. Attività finanziarie disponibili per la vendita

2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

3. Crediti verso banche

4. Crediti verso clientela 5.019 611

5. Attività finanziarie valutate al fair value

6. Attività finanziarie in corso di dismissione

Totale al 31.12.2016 5.019 611 - - -

Totale al 31.12.2015 794 426

A.1.2 Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valori lordi e netti)

Attività deteriorate Attività non deteriorate Totale

Portafogli/QualitàEsposizio-

ne lorda

Rettifiche

specifiche

Esposizione

netta

Esposizio-

ne lorda

Rettifiche

di

portafoglio

Esposizione

netta

(Esposizione

netta)

1.Attività finanziarie disponibili per la ven-dita

37 37 152.008 152.008 152.008

2.Attività finanziarie detenute sino alla scadenza

21.052 21.052 21.052

3. Crediti verso banche 54.526 54.526 54.526

4. Crediti verso clientela 35.743 19.649 16.094 257.919 1.772 256.147 272.241

5. Attività finanziarie valutate al fair value

6. Attività finanziarie in corso di dismissione

Totale 31-12-2016 35.780 19.686 16.094 485.505 1.772 483.733 499.827

Totale 31-12-2015 33.221 17.203 16.018 499.455 1.512 497.943 513.961

A.1.2 bis Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità crediti-zia (valori lordi e netti)

Attività di evidente scarsa qualità creditizia Altre attività

Portafogli/QualitàMinusvalenze

cumulateEsposizione netta Esposizione netta

1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 57

2. Derivati di copertura

Totale 31-12-2016 57

Totale 31-12-2015 51

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A.1.2.1 Attività deteriorate: (i) ammontare del totale delle cancellazioni parziali operate; (ii) differenza positiva tra il valore nominale e il prezzo di acquisto

Portafogli/Qualità

a. Cancellazioni parziali operate fino alla data di bilancio su:

Crediti verso clientela Altre attività finanziarie

Valore nominale Cancellazioni

parziali Valore

nominale Cancellazioni

parziali

Sofferenze 259

Inadempienze probabili

Past due

Totale (a) 259

b. Differenza positiva tra il valore nominale e il prezzo di acquisto (anche su attività acquistate per il tramite di operazioni di aggregazione aziendale)

Valore nominale

Differenza positiva tra va-lore nominale

e prezzo di acquisto

Valore nominale

Differenza po-sitiva fra valore

nominale e prez-zo di acqusito

Sofferenze

Inadempienze probabili

Past due

Totale (b)

Totale (a+b) 259

La tabella da evidenza:• del totale delle cancellazioni parziali operate dalla banca sulle attività finanziarie deteriorate;• della differenza positiva tra il valore nominale delle attività finanziarie deteriorate acquistate (anche

per il tramite di operazioni di aggregazione aziendale) e il prezzo di acquisto di tali attività.

A.1.3 Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso banche: valori lordi, netti e fasce di scaduto

Esposizione lorda - Attività deteriorateEsposizio-

ne lorda

Tipologie esposizioni/ValoriFino a

3 mesi

Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi

Da oltre 6 mesi fino a 1 anno

Oltre 1 anno

Attività nondete-

riorate

Rettifiche di valore

specifiche

Rettifiche di valore

di portafoglio

Esposizio-ne netta

A. ESPOSIZIONI PER CASSA

a) Sofferenze

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

b) Inadempienze probabili

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

c) Esposizioni scadute deteriorate

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

d) Esposizioni scadute non deteriorate

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

e) Altre esposizioni non deteriorate 84.486 84.486

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

TOTALE A 84.486 84.486

B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO

a) Deteriorate

b) Non deteriorate 3.896 3.896

TOTALE B 3.896 3.896

TOTALE A+ B 88.382 88.382

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Le esposizioni per cassa comprendono tutte le attività finanziarie per cassa, qualunque sia il portafoglio di allocazione contabile: negoziazione, disponibile per la vendita, detenuto sino a scadenza, crediti, at-tività valutate al fair value, attività in via di dismissione.Le esposizioni “fuori bilancio” includono tutte le operazioni finanziarie diverse da quelle per cassa (ga-ranzie rilasciate, impegni, derivati ecc.) che comportano l’assunzione di un rischio creditizio, qualunque sia la finalità di tali operazioni (negoziazione, copertura, ecc).

A.1.6 Esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela: valori lordi, netti e fasce scaduto

Esposizione lorda - Attività deteriorateEspo-sizione lorda

Tipologie esposizioni/ValoriFino a 3

mesi

Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi

Da oltre 6 mesi fino a 1 anno

Oltre 1

anno

Attività non dete-

riorate

Rettifi-che di valore specifi-

che

Rettifiche di valore di porta-

foglio

Espo-sizione netta

A. ESPOSIZIONI PER CASSA

a) Sofferenze 63 1.798 23.401 16.440 8.822

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni 751 612 139

b) Inadempienze probabili 2.742 1.089 438 4.387 3.155 5.501

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni 143 847 2.120 983 2.127

c) Esposizioni scadute deteriorate 246 689 588 339 91 1.771

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni

d) Esposizioni scadute non deteriorate 24.122 163 23.959

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni 623 12 611

e) Altre esposizioni non deteriorate 376.896 1.608 375.288

- di cui: esposizioni oggetto di concessioni 5.121 102 5.019

TOTALE A 3.051 1.778 2.824 28.127 401.018 19.686 1.771 415.341

B. ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO

a) Deteriorate

b) Non deteriorate 15.859 15.859

TOTALE B 15.859 15.859

TOTALE A+ B 3.051 1.778 2.824 28.127 416.877 19.686 1.771 431.200

A.1.7 Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni deteriorate lorde

Causali/Categorie SofferenzeInadempienze

probabiliEsposizioni scadute

deteriorate

A. Esposizione lorda iniziale 24.143 7.760 1.318

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

B. Variazioni in aumento 4.100 4.165 1.448

B.1 ingressi da esposizioni in bonis 1.604 3.556 1.009

B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate 1.904 96

B.3 altre variazioni in aumento 592 513 439

C. Variazioni in diminuzione 2.981 3.269 904

C.1 uscite verso esposizioni in bonis 400 453

C.2 cancellazioni 257 2 1

C.3 incassi 2.188 962 333

C.4 realizzi per cessioni

C.5 perdite da cessione

C.6 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate 1.887 112

C.7 altre variazioni in diminuzione 536 18 5

D. Esposizione lorda finale 25.262 8.656 1.862

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

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171

Le esposizioni per cassa comprendono tutte le attività finanziarie per cassa, qualunque sia il portafo-glio di allocazione contabile: negoziazione, disponibile per la vendita, detenuto sino a scadenza, credi-ti, attività valutate al fair value, attività in via di dismissione.Nella colonna Sofferenze sono inclusi euro 37 mila del titolo Lehman, completamente svalutato.

A.2 Classificazione delle esposizioni in base ai rating esterni e interni A.2.1 Distribuzione delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” per classi di rating esterni

Esposizioni classe 1 classe 2 classe 3 classe 4 classe 5 classe 6Senza Rating

Totale

A.Esposizioni creditizieper cassa

159.102 341.476 500.578

B. Derivati 57 57

B.1 Derivati finanziari 57 57

B.2 Derivati creditizi

C. Garanzie rilasciate 9.389 9.389

D. Impegni ad erogare fondi 10.308 10.308

E. Altre

Totale 159.102 361.230 520.332

Legenda:classe 1: AAA/AA-;classe 2: A+/A-;classe 3: BBB+/BBB-;classe 4: BB+/BB-;classe 5: B+/B-;classe 6: inferiori a B-. La società di rating utilizzata è Moody’s.L’ammontare delle esposizioni con “rating esterni” rispetto al totale delle stesse è minoritaria. Ciò in considerazione del fatto che la Banca svolge attività creditizia eminentemente nei confronti di micro e piccole imprese “unrated”.

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Le esposizioni per cassa comprendono tutte le attività finanziarie per cassa, qualunque sia il portafoglio di allocazione contabile: negoziazione, disponibile per la vendita, detenuto sino a scadenza, crediti, at-tività valutate al fair value, attività in via di dismissione.La sottovoce B3 della colonna sofferenze è principalmente composta da aumenti dovuti alle spese legali sostenute per gestire i recuperi di tali crediti, mentre nella colonna inadempienze probabili gli aumenti derivano principalmente dalla capitalizzazione degli interessi. Nella colonna Sofferenze sono inclusi euro 37 mila del titolo Lehman, completamente svalutato.

A.1.7bis Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle esposizioni oggetto di conces-sioni lorde distinte per qualità creditizia

Causali/QualitàEsposizioni oggetto di

concessioni: deteriorate

Altre esposizioni oggetto

di concessioni

A. Esposizione lorda iniziale 1.773 1.245

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

B. Variazioni in aumento 2.216 4.636

B.1 ingressi da esposizioni in bonis non oggetto di concessioni 4.577

B.2 ingressi da esposizioni in bonis oggetto di concessioni

B.3 ingressi da esposizioni oggetto di concessioni deteriorate 58

B.4 altre variazioni in aumento 2.216 1

C. Variazioni in diminuzione 128 137

C.1 uscite verso esposizioni in bonis non oggetto di concessioni 98

C.2 uscite verso esposizioni in bonis oggetto di concessioni 58

C.3 uscite verso esposizioni oggetto di concessioni deteriorate

C.4 cancellazioni

C.5 incassi 70 39

C.6 realizzi per cessioni

C.7 perdite da cessione

C.8 altre variazioni in diminuzione

D. Esposizione lorda finale 3.861 5.744

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

A.1.8 Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive

Sofferenze Inadempienze probabiliEsposizioni scadute

deteriorate

Causali/Categorie TotaleDi cui: esposi-zioni oggetto di

concessioniTotale

Di cui: esposi-zioni oggetto di

concessioniTotale

Di cui: esposi-zioni oggetto di

concessioni

A. Rettifiche complessive iniziali 14.256 612 2.882 242 65 1

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

B. Variazioni in aumento 3.156 1.094 751 72

B.1 rettifiche di valore 3.144 1.094 443 72

B.2 perdite da cessione

B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate

12

B.4 altre variazioni in aumento 308

C. Variazioni in diminuzione 972 821 10 46 1

C.1 riprese di valore da valutazione 337 0 820 10 44

C.2 riprese di valore da incasso 366

C.3 utili da cessione

C.4 cancellazioni 257 1 2

C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate

12 1

C.6 altre variazioni in diminuzione

D. Rettifiche complessive finali 16.440 612 3.155 983 91

- di cui: esposizioni cedute non cancellate

MONDINOF
751
MONDINOF
1
MONDINOF
BLANK
MONDINOF
BLANK
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172

A.3

Dis

trib

uzi

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(1)+

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Valore esposizione netta

Immobili - Ipote-che

Immobili - Leasing finanziario

Titoli

Altre garanzie reali

CLN

Governi e banche centrali

Altri enti pubblici

Banche

Altri soggetti

Governi e banche centrali

Altri enti pubblici

Banche

Altri soggetti

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1.E

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173

A.3

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iti d

i fi

rma

(1)+

(2)

Valore esposizione netta

Immobili - Ipoteche

Immobili - Leasing finanziario

Titoli

Altre garanzie reali

CLN

Governi e banche centrali

Altri enti pubblici

Banche

Altri soggetti

Governi e banche centrali

Altri enti pubblici

Banche

Altri soggetti

Totale

1.E

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Page 175: Bilancio Esercizio · compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo. Un aspetto ci tengo in particolar modo a sottolineare, si tratta di un percorso al termine

174

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Page 176: Bilancio Esercizio · compagnia di tutti gli attori del sistema del credito cooperativo. Un aspetto ci tengo in particolar modo a sottolineare, si tratta di un percorso al termine

175

B.2 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela (va-lore bilancio)

Operatività verso l’Italia

ITALIA NORD OVEST ITALIA NORD EST ITALIA CENTRO ITALIA SUD E ISOLE

Esposizioni/Aree geografiche Esposizio-ne netta

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Esposizio-ne netta

Rettifiche valore

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A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze 8.822 16.402

A.2 Inadempienze probabili 5.501 3.155 0 0

A.3 Esposizioni scadute deteriorate 1.662 89

A.4 Esposizioni non deteriorate 250.372 1.754 567 3 146.570 6

TOTALE A 266.357 21.400 567 3 146.570 6

B. Esposizioni “fuori bilancio”

B.1 Sofferenze”

B.2 Inadempienze probabili

B.3 Altre attività deteriorate

B.4 Esposizioni non deteriorate 15.858 1

TOTALE B 15.858 1

TOTALE A + B 31-12-2016 282.215 21.400 567 3 146.571 6

TOTALE A + B 31-12-2015 264.995 18.655 555 2 174.615 5

B.3 Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso banche (va-lore bilancio) Operatività verso l’Italia

ITALIA NORD OVEST ITALIA NORD EST ITALIA CENTRO ITALIA SUD E ISOLE

Esposizioni/Aree geograficheEsposizio-

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A. Esposizioni per cassa

A.1 Sofferenze

A.2 Inadempienze probabili

A.3 Esposizioni scadute deteriorate

A.4 Esposizioni non deteriorate 46.795 6.364 31.261

TOTALE A 46.795 6.364 31.261

B. Esposizioni “fuori bilancio”

B.1 Sofferenze

B.2 Inadempienze probabili

B.3 Altre attività deteriorate

B.4 Esposizioni non deteriorate 3.896

TOTALE B 3.896

TOTALE A + B 31-12-2016 50.691 6.364 31.261

TOTALE A + B 31-12-2015 51.520 4.828 33.408

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176

B.4 Grandi EsposizioniI grandi rischi evidenziati sono estratti secondo gli ultimi aggiornamenti della normativa di riferimento (circolare 263 Banca d’Italia) e, in particolare, si specifica che nell’importo nominale di 237.853 migliaia di euro sono ricompresi i titoli di Stato che la banca ha alla data del bilancio, nel proprio portafoglio titoli disponibili per la vendita per un valore totale nominale di euro 145 milioni; come previsto dall’allegato A, titolo V, capitolo 1, della sopra citata normativa della Banca d’Italia tali esposizioni subiscono la pon-derazione dello zero per cento. Altri 40 milioni di euro nominali rappresentano rapporti che la banca intrattiene con l’istituto Centrale di categoria ovvero l’Iccrea Holding S.p.A.

31-12-2016 31-12-2015

a) Ammontare (valore di bilancio) 237.853 270.265

b) Ammontare (valore ponderato) 86.603 92.767

c) Numero 9 9

C. OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE Informazioni di natura quantitativa

C.3 Società veicolo per la cartolarizzazione

Attività Passività

Nome cartolarizzazione/Denominazione so-cietà veicolo

Sede legale

Consolida-mento

CreditiTitoli di debito

Altre Senior Mezzanine Junior

Lucrezia Securitisation srl - Padovana e IrpinaRoma Via

Carucci 130 193961 0 10 211368 0 0

C.4 Società veicolo per la cartolarizzazione non consolidate

Portafogli contabili dell’attivo

Totale attività

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Espo-sizione

massima al rischio di perdita

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Differenza tra espo-sizione

al rischio di perdita e valore contabile (E=D-C)

Lucrezia Securitisation srl - Padovana e Irpina

Crediti

+ altre att193.971 Titoli Senior 211.368 (17.397) 17.397

Il totale dell’attivo si riferisce al valore dei crediti al netto delle svalutazioni. Il valore lordo del portafo-glio è pari a circa 700 milioni di euro.La Banca detiene in portafoglio titoli rinvenienti da operazioni di cartolarizzazione di “terzi” per com-plessivi euro 497 mila.

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177

D. INFORMATIVA SULLE ENTITA’ STRUTTURATE NON CONSOLIDATE CONTABILMENTE (diverse dalle società veicolo per la cartolarizzazione)

Informazioni di natura qualitativaLe interessenze della Banca in entità strutturate non consolidate contabilmente sono limitate a quote di OICR sottoscritte.

Informazioni di natura quantitativa

Voci di bilancio/Tipologia

di entità strutturata

Portafogli

contabili

dell’attivo

Totale

attività (A)

Portafogli

contabili del

passivo

Totale

passività (B)

Valore

contabile

netto

(C=A-B)

Esposizione

massima

al rischio di

perdita (D)

Differenza tra esposizio-

ne al rischio di perdita e

valore contabile (E=D-C)

2. OICR AFS 750 750 750

E. OPERAZIONI DI CESSIONE

A. Attività finanziarie cedute e non cancellate integralmente

Informazioni di natura qualitativaIn presenza di trasferimenti di attività finanziarie operati con modalità tali da rendere tutte le attività finanziarie trasferite, o parte di esse, non idonee per l’eliminazione contabile, l’IFRS 7, paragrafo 42 D, richiede di indicare alla data di riferimento del bilancio e per ciascuna classe di attività finanziarie trasfe-rite non eliminate integralmente:• la natura delle attività trasferite; • la natura dei rischi e dei benefici della proprietà ai quali l’entità è esposta; • una descrizione della natura della relazione tra le attività trasferite e le passività associate, incluse le

restrizioni, derivanti dal trasferimento, gravanti sull’utilizzo delle attività trasferite da parte dell’en-tità che redige il bilancio.

Alla data del bilancio la banca non ha tali tipologie di operazioni.

F. MODELLI PER LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO

La Banca, alla data di chiusura del bilancio, non ha modelli interni per la misurazione dell’esposizione al rischio di credito.

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178

Sezione 2 - Rischio di mercato

2.1 RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E RISCHIO DI PREZZO - PORTAFOGLIO DI NEGO-ZIAZIONE DI VIGILANZAINFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA A. Aspetti generali

La Banca svolge, in via principale, attività di negoziazione in proprio di strumenti finanziari esposti al rischio di tasso di interesse. L’attività di negoziazione riguarda anche strumenti di capitale, rappresentati prevalentemente da azioni quotate. In ogni caso tale attività risulta residuale rispetto all’operatività sui mercati obbligazionari.La Banca non assume posizioni speculative in strumenti derivati come previsto dalla Istruzioni di Vigilan-za della Banca d’Italia e dallo statuto della Banca stessa.

B. Processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso di interesse e del rischio di prezzo Rischio di tasso di interesse - Portafoglio di negoziazione di vigilanzaLa Banca monitora il rischio tasso di interesse del portafoglio di negoziazione di Vigilanza mediante l’approccio previsto dalla normativa prudenziale disciplinata nel Regolamento (UE) n. 575/2013.In particolare, per i titoli di debito il “rischio generico”, ovvero il rischio di perdite causate da una avversa variazione del livello dei tassi di interesse, è misurato tramite il “metodo basato sulla scadenza” che pre-vede la distribuzione, distintamente per ciascuna valuta, delle posizioni in fasce temporali di vita residua di riprezzamento del tasso di interesse; le posizioni così allocate sono opportunamente compensate per emissione, fascia temporale e gruppi di fasce temporali. Il requisito è dato dalla somma dei valori delle posizioni residue e delle posizioni ponderate compensate.La gestione del rischio di tasso del portafoglio di negoziazione è effettuata dall’Area Finanza in base a limiti e deleghe definiti direttamente dal CdA, mentre le attività di misurazione, controllo e verifica del rischio di tasso sono demandate alla funzione di Risk Management.La gestione e la misurazione del rischio di tasso di interesse del portafoglio di negoziazione viene sup-portata da tecniche e modelli di Value at Risk, Modified Duration e di Limite Massimo di Perdita che con-sentono di determinare, con frequenza giornaliera, gli impatti prodotti dalle variazioni della struttura dei tassi di interesse sul valore del portafoglio di negoziazione.Tali modelli sono gestiti dal Centro Servizi che genera in output report consultabili da ogni utente coin-volto nel processo di gestione e misurazione del rischio di tasso.I limiti operativi sono monitorati costantemente dalla funzione Risk Management che relaziona mensil-mente al CdA.I parametri interni utilizzati per il monitoraggio del rischio di tasso non sono utilizzati per la determina-zione dei requisiti patrimoniali, ma rappresentano uno strumento interno a supporto della gestione e del controllo interno del rischio. Rischio di prezzo - Portafoglio di negoziazione di vigilanzaIl rischio di prezzo del portafoglio di negoziazione è monitorato tramite analisi delle esposizioni al fine di assumere tempestivamente le decisioni più opportune in merito alla tempistica di realizzo.Il rischio di prezzo del portafoglio di negoziazione è gestito dall’Area Finanza sulla base di deleghe che ne circoscrivono l’esposizione in termini di ammontare massimo investito in specifici strumenti ammessi, di soglie di attenzione per le minusvalenze e di limiti di VaR.I modelli a supporto delle analisi di rischio sono gestiti dal Centro Servizi che genera in output report consultabili da ogni utente coinvolto nel processo di gestione e misurazione del rischio.I limiti operativi sono monitorati costantemente dalla funzione Risk Management che relaziona mensil-mente al CdA.I modelli di misurazione del rischio di prezzo non sono utilizzati per la determinazione dei requisiti pa-trimoniali ma rappresentano uno strumento a supporto della gestione e dei controlli interni.

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179

Informazioni di natura quantitativa 1. Portafoglio di negoziazione di vigilanza: distribuzione per durata residua (data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie per cassa e derivati finanziari - Valuta di denominazione: EURO

Tipologia/Durata residua A vistaFino a 3

mesi

Da oltre 3

mesi fino a

6 mesi

Da oltre 6

mesi fino a

1 anno

Da oltre 1

anno fino a

5 anni

Da oltre 5

anni fino a

10 anni

Oltre 10

anni

Durata

indetermi-

nata

1. Attività per cassa

1.1 Titoli di debito

- con opzione di rimborso antici-pato

- altri

1.2 Altre attività

2. Passività per cassa

2.1 PCT passivi

2.2 Altre passività

3. Derivati finanziari 57

3.1 Con titolo sottostante

- Opzioni

+ Posizioni lunghe

+ Posizioni corte

- Altri derivati

+ Posizioni lunghe

+ Posizioni corte

3.2 Senza titolo sottostante 57

- Opzioni

+ Posizioni lunghe

+ Posizioni corte

- Altri derivati 57

+ Posizioni lunghe 57

+ Posizioni corte

La Banca non ha alla data del bilancio modelli interni e altre modalità per l’analisi di sensitività.

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180

2.2 RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE E DI PREZZO- PORTAFOGLIO BANCARIOINFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA A. Aspetti generali, procedure di gestione e metodi di misurazione del rischio di tasso di interesse e del rischio di prezzo Rischio di tasso di interesse - Portafoglio BancarioPrincipali fonti del rischio di tasso di interesseLe fonti del rischio di tasso di interesse a cui è esposta la Banca sono individuabili principalmente nei processi del credito, della raccolta e della finanza, essendo il portafoglio bancario costituito prevalente-mente da crediti e dalle varie forme di raccolta dalla clientela.In particolare, il rischio di tasso di interesse da “fair value” trae origine dalle poste a tasso fisso, mentre il rischio di tasso di interesse da “flussi finanziari” trae origine dalle poste a tasso variabile.Tuttavia, nell’ambito delle poste a vista, sono normalmente ravvisabili comportamenti asimmetrici a se-conda che si considerino le voci del passivo o quelle dell’attivo; mentre le prime, essendo caratterizzate da una maggiore vischiosità, afferiscono principalmente al rischio da “fair value”, le seconde, più sensi-bili ai mutamenti del mercato, sono riconducibili al rischio da “flussi finanziari”. Processi interni di gestione e metodi di misurazione del rischio di tassoLa Banca ha posto in essere opportune misure di attenuazione e controllo finalizzate a evitare la possi-bilità che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato livello di rischio obiettivo.Tali misure di attenuazione e controllo trovano codificazione nell’ambito delle normative aziendali volte a disegnare processi di monitoraggio fondati su limiti di posizione e sistemi di soglie di attenzione in termini di capitale interno al superamento delle quali scatta l’attivazione di opportune azioni correttive.A tale proposito sono state definite:

• politiche e procedure di gestione del rischio di tasso d’interesse coerenti con la natura e la com-plessità dell’attività svolta;

• metriche di misurazione coerenti con la metodologia di misurazione del rischio adottata dalla Banca, sulla base delle quali è stato definito un sistema di early-warning che consente la tempe-stiva individuazione e attivazione delle idonee misure correttive;

• limiti operativi e disposizioni procedurali interne volti al mantenimento dell’esposizione entro livelli coerenti con la politica gestionale e con la soglia di attenzione prevista dalla normativa prudenziale.

Dal punto di vista organizzativo la Banca ha individuato nell’Area Finanza la struttura deputata a presi-diare tale processo di gestione del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario. Il monitoraggio all’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario avviene su base trimestrale.Per quanto concerne la metodologia di misurazione del rischio e di quantificazione del corrispondente capitale interno, il CdA della Banca ha deciso di utilizzare l’algoritmo semplificato descritto nell’Allegato C, Titolo III, Cap.1, Sezione III della Circolare n. 285/2013 della Banca d’Italia.Attraverso tale metodologia viene stimata la variazione del valore economico del portafoglio bancario a fronte di una variazione ipotetica dei tassi di interesse.L’applicazione della citata metodologia semplificata si basa sui seguenti passaggi logici.1. Definizione del portafoglio bancario: costituito dal complesso delle attività e passività non rientranti

nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza.2. Determinazione delle “valute rilevanti”, le valute cioè il cui peso misurato come quota sul totale

attivo oppure sul passivo del portafoglio bancario risulta superiore al 5%. Ciascuna valuta rilevante definisce un aggregato di posizioni. Le valute il cui peso è inferiore al 5% sono aggregate fra loro.

3. Classificazione delle attività e passività in fasce temporali: sono definite 14 fasce temporali. Le attivi-tà e passività a tasso fisso sono classificate in base alla loro vita residua, quelle a tasso variabile sulla base della data di rinegoziazione del tasso di interesse. Salvo specifiche regole di classificazione pre-viste per alcune attività e passività, le attività e le passività sono inserite nello scadenziario secondo i criteri previsti nella Circolare 272 “Manuale per la compilazione della Matrice dei Conti”. Le posizioni in sofferenza, ad inadempienza probabile e scadute e/o sconfinanti deteriorate vanno rilevate nelle

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181

pertinenti fasce di vita residua sulla base delle previsioni di recupero dei flussi di cassa effettuate dalla banca. In presenza di esposizioni deteriorate oggetto di misure di forbearance (forborne non performing), si fa riferimento ai flussi e alle scadenze pattuite in sede di rinegoziazione/rifinanziamento del rap-porto. Anche per ciò che attiene alle esposizioni forborne performing, l’imputazione delle stesse agli scaglioni temporali avviene sulla base delle nuove condizioni pattuite (relative agli importi, alle date di riprezzamento in caso di esposizioni a tasso variabile e alle nuove scadenze in caso di espo-sizioni a tasso fisso). Le esposizioni deteriorate per le quali non si dispone di previsioni di recupero dei flussi di cassa sono convenzionalmente allocate nelle differenti fasce temporali sulla base di una ripartizione propor-zionale, utilizzando come base di riparto la distribuzione nelle varie fasce di vita residua (a parità di tipologia di deterioramento) delle previsioni di recupero effettuate sulle altre posizioni deteriorate.

4. Ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia: in ciascuna fascia le posizioni attive e passive sono compensate, ottenendo una posizione netta. La posizione netta di ciascuna fascia è moltiplica-ta per il corrispondente fattore di ponderazione. I fattori di ponderazione per fascia sono calcolati come prodotto tra una approssimazione della duration modificata relativa alla fascia e una variazio-ne ipotetica dei tassi. In caso di scenari al ribasso viene garantito il vincolo di non negatività dei tassi.

5. Somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce: l’esposizione ponderata netta dei sin-goli aggregati approssima la variazione di valore attuale delle poste denominate nella valuta dell’ag-gregato nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato.

6. Aggregazione nelle diverse valute: le esposizioni positive relative alle singole “valute rilevanti” e all’aggregato delle valute non rilevanti” sono sommate tra loro. Il valore ottenuto rappresenta la variazione di valore economico aziendale a fronte dello scenario ipotizzato.

Ai fini della quantificazione del capitale interno in condizioni ordinarie la banca ha deciso di riferirsi ad uno shift parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 bp, in analogia allo scenario contemplato dall’Or-gano di Vigilanza per la conduzione del cd. supervisory test.La Banca determina l’indicatore di rischiosità, rappresentato dal rapporto tra il capitale interno, quanti-ficato a fronte dello scenario ipotizzato sui tassi di interesse, e il valore dei fondi propri. La Banca d’Italia pone come soglia di attenzione un valore pari al 20%. La Banca monitora a fini gestionali interni con cadenza trimestrale il rispetto della soglia del 20%. Nel caso in cui si determini una riduzione del valore economico della Banca superiore al 20% dei fondi pro-pri, la Banca attiva opportune iniziative sulla base degli interventi definiti dalla Vigilanza. Con riferimento alla conduzione degli stress test nell’ambito del rischio di tasso di interesse sul portafo-glio bancario, questi vengono svolti dalla Banca annualmente. La conduzione degli stress test nell’ambito del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario viene svolta dalla Banca attraverso un incremento/decremento di 300 punti base punti base dello shock di tas-so ipotizzato nella tabella di ponderazione, con vincolo di non negatività.L’impostazione definita per la stima del capitale interno in ipotesi di stress viene sempre valutata in re-lazione ai risultati rivenienti dall’applicazione dello scenario ordinario, rispetto al quale lo stress testing non potrà evidentemente evidenziare livelli di rischiosità inferiori. Accanto all’attività di monitoraggio del rischio tasso mediante la metodologia sopra esposta, la Banca effettua l’attività di gestione operativa avvalendosi del supporto offerto dalle reportistiche ALM mensili disponibili nell’ambito del Servizio Consulenza Direzionale nato in seno agli organismi centrali del movi-mento cooperativo (Phoenix, Cassa Centrale Banca e Informatica Bancaria Trentina).Nell’ambito dell’analisi di ALM Statico la valutazione dell’impatto sul patrimonio conseguente a diverse ipotesi di shock di tasso viene evidenziata dal Report di Sensitività, nel quale viene stimato l’impatto sul valore attuale delle poste di attivo, passivo e derivati conseguente alle ipotesi di spostamento parallelo della curva dei rendimenti di +/- 100 e +/- 200 punti base.

Si procede inoltre ad un attento monitoraggio della forbice creditizia.

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Il modello di misurazione del rischio di tasso interesse fornito dal Servizio Consulenza Direzionale di Cas-sa Centrale Banca non è utilizzato per la determinazione dei requisiti patrimoniali, ma rappresenta uno strumento interno a supporto della gestione e del controllo interno del rischio.La gestione e misurazione del rischio tasso di interesse del portafoglio bancario viene inoltre supportata da modelli di VaR, Modified Duration e soglie di attenzione che consentono di determinare giornal-mente gli impatti prodotti dalle variazioni della struttura dei tassi di interesse sul valore del portafoglio bancario.La gestione del rischio di tasso di interesse è demandata all’Area Finanza mentre le attività di controllo e verifica del rischio tasso sono effettuate dalla funzione Risk Management. Rischio di prezzo - Portafoglio BancarioIl portafoglio bancario accoglie particolari tipologie di investimenti in titoli di capitale aventi la finalità di perseguire determinati obiettivi strategici di medio/lungo periodo. In particolare, nel portafoglio ban-cario sono presenti per lo più partecipazioni che costituiscono cointeressenze in società appartenenti al sistema del Credito Cooperativo e/o in società e/o enti strumentali allo sviluppo dell’attività della Banca.Ad oggi, vista l’attuale operatività, non sono poste in essere operazioni di copertura del rischio di prezzo.

B. Attività di copertura del fair value

La Banca nel 2016 non ha posto in essere operazioni di copertura da variazioni del fair value.

C. Attività di copertura dei flussi finanziari

La Banca non ha posto in essere operazioni di copertura di cash flow, ossia coperture dell’esposizione alla variabilità dei flussi finanziari associati a strumenti finanziari a tasso variabile.

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INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA 1. Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie - Valuta di denominazione: EURO

Tipologia/Durata residua A vistaFino a 3

mesi

Da oltre 3 mesi fino a

6 mesi

Da oltre 6 mesi fino a

1 anno

Da oltre 1 anno fino a

5 anni

Da oltre 5 anni fino a

10 anni

Oltre 10 anni

Durata indeter-minata

1. Attività per cassa 179.223 122.172 115.347 10.585 45.432 10.942 11.071

1.1 Titoli di debito 31.872 114.565 5.450 20.267 1.505 1.757

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 31.872 114.565 5.450 20.267 1.505 1.757

1.2 Finanziamenti a banche 9.754 29.383 2.252 7.936

1.3 Finanziamenti a clientela 169.469 60.917 782 2.883 17.229 9.437 9.314

- c/c 32.086 383 1 777 1.796

- altri finanziamenti 137.383 60.534 781 2.106 15.433 9.437 9.314

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 137.383 60.534 781 2.106 15.433 9.437 9.314

2. Passività per cassa 285.103 70.041 9.974 13.526 80.024

2.1 Debiti verso clientela 285.103 5.451 2.701 3.731 2.221

- c/c 278.007

- altri debiti 7.096 5.451 2.701 3.731 2.221

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 7.096 5.451 2.701 3.731 2.221

2.2 Debiti verso banche 52.486 28.500

- c/c

- altri debiti 52.486 28.500

2.3 Titoli di debito 12.104 7.273 9.795 49.303

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 12.104 7.273 9.795 49.303

2.4 Altre passività

- con opzione di rimborso anticipato

- altri

3. Derivati finanziari (21.254) (17.836) 5.776 8.067 23.064 1.663 519

3.1 Con titolo sottostante

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

3.2 Senza titolo sottostante (21.254) (17.836) 5.776 8.067 23.064 1.663 519

- Opzioni (21.254) (17.836) 5.776 8.067 23.064 1.663 519

+ posizioni lunghe 3.403 5.776 8.067 23.064 1.663 597

+ posizioni corte 21.254 21.239 78

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

4. Altre operazioni fuori bilancio (2.562) 1.248 72 188 230 230

+ posizioni lunghe 7.273 1.248 72 188 230 230

+ posizioni corte 9.835

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1. Portafoglio bancario: distribuzione per durata residua (per data di riprezzamento) delle attività e delle passività finanziarie - Valuta di denominazione: ALTRE VALUTE (NO EURO)

Tipologia/Durata residua A vistaFino a 3

mesi

Da oltre 3

mesi fino a

6 mesi

Da oltre 6

mesi fino a

1 anno

Da oltre 1

anno fino a

5 anni

Da oltre 5

anni fino a

10 anni

Oltre

10 anni

Durata i

ndetermi-

nata

1. Attività per cassa 4.857 128 67

1.1 Titoli di debito

- con opzione di rimborso anticipato

- altri

1.2 Finanziamenti a banche 4.857 67

1.3 Finanziamenti a clientela 128

- c/c

- altri finanziamenti 128

- con opzione di rimborso anticipato

- altri 128

2. Passività per cassa 4.932 129

2.1 Debiti verso clientela 4.932

- c/c 4.932

- altri debiti

- con opzione di rimborso anticipato

- altri

2.2 Debiti verso banche 129

- c/c

- altri debiti 129

2.3 Titoli di debito

- con opzione di rimborso anticipato

- altri

2.4 Altre passività

- con opzione di rimborso anticipato

- altri

3. Derivati finanziari

3.1 Con titolo sottostante

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

3.2 Senza titolo sottostante

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

4. Altre operazioni fuori bilancio

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

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2. Portafoglio bancario: modelli interni e altre metodologie per l’analisi di sensitivitàLa banca non ha alla data del bilancio modelli interni e altre modalità per l’analisi di sensitività.

2.3 RISCHIO DI CAMBIO

INFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA

A. Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di cambioSulla base di quanto previsto dalle Istruzioni di Vigilanza della Banca d’Italia, le BCC-CR nell’esercizio dell’attività in cambi non possono assumere posizioni speculative e devono contenere l’eventuale posi-zione netta aperta in cambi entro il 2% dei fondi propri (Cfr. Circ. 229/99 Titolo VII, Cap. 1). Inoltre, per effetto di tale ultimo vincolo normativo sono escluse - anche secondo la nuova regolamentazione pru-denziale - dalla disciplina relativa al calcolo dei requisiti patrimoniali per tale tipologia di rischio.La Banca è marginalmente esposta al rischio di cambio alla luce dei richiamati vincoli normativi, per ef-fetto dell’attività di servizio alla clientela.L’esposizione al rischio di cambio è determinata attraverso una metodologia che ricalca quanto previsto dalla normativa di Vigilanza in materia.La sua misurazione si fonda, quindi, sul calcolo della “posizione netta in cambi”, cioè del saldo di tutte le attività e le passività (in bilancio e “fuori bilancio”) relative a ciascuna valuta, ivi incluse le operazioni in euro indicizzate all’andamento dei tassi di cambio di valute. La struttura organizzativa vede la gestione del rischio di cambio demandata all’Ufficio Estero e all’Area Finanza. L’attività di monitoraggio e controllo è effettuata dall’Ufficio Controllo Rischi che relaziona mensilmente al CdA.

B. Attività di copertura del rischio di cambioL’attività di copertura del rischio cambio avviene attraverso un’attesa politica di sostanziale pareggia-mento delle posizioni in valuta rilevate senza utilizzo di derivati.

INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA 1. Distribuzione per valuta di denominazione delle attività, delle passività e dei derivati

Valute

Voci Dollari USA Sterline Yen Dollari canadesi Franchi svizzeri Altre valute

A. Attività finanziarie 4.731 177 64 76 4

A.1 Titoli di debito

A.2 Titoli di capitale

A.3 Finanziamenti a banche 4.731 177 12 4

A.4 Finanziamenti a clientela 64 64 0

A.5 Altre attività finanziarie

B. Altre attività 27 27 10

C. Passività finanziarie 4.755 173 64 64 4

C.1 Debiti verso banche 64 64

C.2 Debiti verso clientela 4.755 173 4

C.3 Titoli di debito

C.4 Altre passività finanziarie

D. Altre passività

E. Derivati finanziari

- Opzioni

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

- Altri derivati

+ posizioni lunghe

+ posizioni corte

Totale attività 4.758 204 64 86 4

Totale passività 4.755 173 64 64 4

Sbilancio (+/-) 3 31 22

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2. Modelli interni e altre metodologie per l'analisi di sensitivitàLa Banca non ha alla data del bilancio modelli interni e altre modalità per l’analisi di sensitività.

2.4 GLI STRUMENTI DERIVATI

A. Derivati finanziari A.1 Portafoglio di negoziazione di vigilanza: valori nozionali di fine periodo

Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Attività sottostanti/Tipologia derivati Over the counterControparti

centraliOver the counter

Controparti

centrali

1. Titoli di debito e tassi di interesse 1.475 1.475

a) Opzioni 1.475 1.475

b) Swap

c) Forward

d) Futures

e) Altri

2. Titoli di capitale e indici azionari

a) Opzioni

b) Swap

c) Forward

d) Futures

e) Altri

3. Valute e oro

a) Opzioni

b) Swap

c) Forward

d) Futures

e) Altri

4. Merci

5. Altri sottostanti

Totale 1.475 1.475

Si tratta di opzioni “floor” scorporate da due titoli obbligazionari emessi da Iccrea Banca e presenti nel portafoglio AFS.

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A.3 Derivati finanziari: fair value positivo - ripartizione per prodotti

Fair value positivoTotale 31-12-2016

Fair value positivoTotale 31-12-2015

Portafogli/Tipologia derivati Over the counter Controparti centrali Over the counter Controparti centrali

A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 57 51a) Opzioni 57 51b) Interest rate swap

c) Cross currency swap

d) Equity swap

e) Forward

f) Futures

g) Altri

B. Portafoglio bancario - di copertura

a) Opzioni

b) Interest rate swap

c) Cross currency swap

d) Equity swap

e) Forward

f) Futures

g) Altri

C. Portafoglio bancario - altri derivati

a) Opzioni

b) Interest rate swap

c) Cross currency swap

d) Equity swap

e) Forward

f) Futures

g) Altri

Totale 57 51

A.5 Derivati finanziari OTC - portafoglio di negoziazione di vigilanza: valori nozionali, fair value lordi positivi e negativi per controparti - contratti non rientranti in accordi di compensazione

Contratti non rientranti in accordi di

compensazione

Governi e

banche

centrali

Altri enti

pubbliciBanche

Società

finanziarie

Società di

assicura-

zione

Imprese non

finanziarieAltri soggetti

1)Titoli di debito e tassi di inte-resse

- valore nozionale 1.475

- fair value positivo 57

- fair value negativo

- esposizione futura 7

2) Titoli di capitale e indici azionari

- valore nozionale

- fair value positivo

- fair value negativo

- esposizione futura

3) Valute e oro

- valore nozionale

- fair value positivo

- fair value negativo

- esposizione futura

4) Altri valori

- valore nozionale

- fair value positivo

- fair value negativo

- esposizione futura

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A.9 Vita residua dei derivati finanziari OTC: valori nozionali

Sottostanti/Vita residua Fino a 1 annoOltre 1 anno e

fino a 5 anniOltre 5 anni Totale

A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza 1.475 1.475

A.1 Derivati finanziari su titoli di debito e su tassi di interesse 1.475 1.475

A.2 Derivati finanziari su titoli di capitale e indici azionari

A.3 Derivati finanziari su tassi di cambio e oro

A.4 Derivati finanziari su altri valori

B. Portafoglio bancario

B.1 Derivati finanziari su titoli di debito e tassi di interesse

B.2 Derivati finanziari su titoli di capitale e indici azionari

B.3 Derivati finanziari su tassi di cambio e oro

B.4 Derivati finanziari su altri valori

Totale 31-12-2016 1.475 1.475

Totale 31-12-2015 1.475 1.475

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Sezione 3 - Rischio di liquidità

INFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA A. Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio di liquidità

Si definisce rischio di liquidità la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni di pa-gamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk) e/o di vendere proprie attività sul mercato (asset liquidity risk), ovvero di essere costretta a sostenere costi molto alti per far fronte a tali impegni. Il Funding liquidity risk, a sua volta, può essere distinto tra: Mismatching liquidity risk, consistente nel rischio connesso al differente profilo temporale delle entrate e delle uscite di cassa determinato dal disallineamento delle scadenze delle attività e delle passività finanziarie di (e fuori) bilancio; Contingency liquidity risk, ossia il rischio che eventi inattesi possano richiedere un ammontare di disponibilità liquide maggiore di quello stimato come necessario e Margin calls liquidity risk, ossia il rischio che la banca, a fronte di variazioni avverse del fair value degli strumenti finanziari, sia contrat-tualmente chiamata a ripristinare i margini di riferimento mediante collateral/margini per cassa.

A tale proposito si evidenzia che il Regolamento Delegato della Commissione europea (UE) n. 61/2015 ha introdotto il Requisito di Copertura della Liquidità (Liquidity Coverage Requirement - LCR) per gli enti creditizi (di seguito, RD-LCR). Il LCR è una regola di breve termine volta a garantire la disponibilità da parte delle singole banche di attività liquide che consentano la sopravvivenza delle stesse nel breve/brevissimo termine in caso di stress acuto, senza ricorrere al mercato. L’indicatore compara le attività liquide a disposizione della banca con i deflussi di cassa netti (differenza tra deflussi e afflussi lordi) attesi su un orizzonte temporale di 30 giorni, quest’ultimi sviluppati tenendo conto di uno scenario di stress predefinito. Il RD-LCR è entrato in vigore il 1° ottobre 2015; a partire da tale data gli enti creditizi sono tenuti al rispetto del nuovo requisito secondo il regime transitorio previsto dall’art. 460 del CRR e dell’art. 38 del RD-LCR. In particolare, nei periodi 1° gennaio 2016 - 31 dicembre 2016 e 1° gennaio 2017 - 31 dicembre 2017 il valore minimo dell’indicatore è posto pari, rispettivamente, al 70% e 80%. A partire dal 1° gennaio 2018 deve essere rispettato un requisito del 100%. Il RD-LCR integra e, in parte, modifica quanto previsto in materia dal Regolamento n. 575/2013 (CRR) che prevede esclusivamente obblighi di natura segnaletica. Gli standard tecnici di segnalazione (ITS), presenti nel Regolamento di esecuzione della Commissione relativamente al requisito di copertura della liquidità (UE) n. 322/2016, sono in vigore dalla segnalazione del 30 settembre 2016 e sostituiscono i precedenti schemi di segnalazione “Interim LCR Reporting”.Il rischio di liquidità può essere generato da diversi fattori sia interni, sia esterni alla Banca. Le fonti del rischio di liquidità possono, pertanto, essere distinte nelle seguenti macro-categorie:- endogene: rappresentate da eventi negativi specifici della Banca (ad es. deterioramento del merito

creditizio della Banca e perdita di fiducia da parte dei creditori);- esogene: quando l’origine del rischio è riconducibile ad eventi negativi non direttamente controllabili

da parte della Banca (crisi politiche, crisi finanziarie, eventi catastrofici, ecc.) che determinano situazio-ni di tensione di liquidità sui mercati;

- combinazioni delle precedenti.

L’identificazione dei fattori da cui viene generato il rischio di liquidità si realizza attraverso:- l’analisi della distribuzione temporale dei flussi di cassa delle attività e delle passività finanziarie non-

ché delle operazioni fuori bilancio;- l’individuazione:1. delle poste che non presentano una scadenza definita (poste “a vista e a revoca”);2. degli strumenti finanziari che incorporano componenti opzionali (esplicite o implicite) che possono

modificare l’entità e/o la distribuzione temporale dei flussi di cassa (ad esempio, opzioni di rimborso anticipato);

3. degli strumenti finanziari che per natura determinano flussi di cassa variabili in funzione dell’anda-mento di specifici sottostanti (ad esempio, strumenti derivati);

- l’analisi del livello di seniority degli strumenti finanziari. I processi in cui il rischio di liquidità della banca si origina sono rappresentati principalmente dai processi della Finanza/Tesoreria, della Raccolta e del Credito.La Banca adotta un sistema di governo e gestione del rischio di liquidità che, in conformità alle disposi-zioni delle Autorità di Vigilanza, persegue gli obiettivi di:

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• disporre di liquidità in qualsiasi momento e, quindi, di rimanere nella condizione di far fronte ai pro-pri impegni di pagamento in situazioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi;

• finanziare le proprie attività alle migliori condizioni di mercato correnti e prospettiche.A tal fine, nella sua funzione di organo di supervisione strategia, il CdA della Banca definisce strategie, politiche, responsabilità, processi, obiettivi di rischio, soglie di tolleranza e limiti all’esposizione al rischio di liquidità (operativa e strutturale), nonché strumenti per la gestione del rischio liquidità - in condizioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi di liquidità - formalizzando la propria normativa interna in materia di governo e di gestione del rischio di liquidità.La liquidità della Banca è gestita dall’Area Finanza conformemente ai citati indirizzi strategici. A tal fine essa si avvale delle previsioni di impegno rilevate tramite la procedura C.R.G. (Conto di Regolamento Giornaliero) di Iccrea Banca e il C/C di Corrispondenza con Cassa Centrale.Il controllo del rischio di liquidità è di competenza dell’Area Finanze e della Funzione Risk Management ed è finalizzato a verificare la disponibilità di riserve di liquidità sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine e la diversificazione delle fonti di finanziamento nonché, al tempo stesso, il mantenimen-to di un sostanziale equilibrio fra le scadenze medie di impieghi e raccolta nel medio/lungo termine. La Banca intende perseguire un duplice obiettivo:1. la gestione della liquidità operativa finalizzata a verificare la capacità della Banca di far fronte agli

impegni di pagamento per cassa, previsti e imprevisti, di breve termine (fino a 12 mesi);2. la gestione della liquidità strutturale volte a mantenere un adeguato rapporto tra passività comples-

sive e attività a medio/lungo termine (oltre i 12 mesi). La Banca ha strutturato il presidio della liquidità operativa di breve periodo su due livelli:- il primo livello prevede il presidio giornaliero della posizione di tesoreria;- il secondo livello prevede il presidio mensile della complessiva posizione di liquidità operativa. Con riferimento al presidio mensile della complessiva posizione di liquidità operativa la Banca utilizza la reportistica di analisi disponibile mensilmente nell’ambito del Servizio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca. La misurazione e il monitoraggio mensile della posizione di liquidità operativa avviene attraverso:• l’indicatore LCR, per la posizione di liquidità a 30 giorni, così come determinato sulla base di quanto

prescritto dal RD-LCR e trasmesso (secondo lo schema elaborato dall’EBA) su base mensile all’auto-rità di vigilanza;

• l’”Indicatore di Liquidità Gestionale” su diverse scadenze temporali fino a 12 mesi, costituito dal rapporto fra le attività liquide e i flussi di cassa netti calcolati con metriche gestionali in condizioni di normale corso degli affari;

• la propria posizione di liquidità mediante l’indicatore “Time To Survival”, volto a misurare la capacità di coprire lo sbilancio di liquidità generato dall’operatività inerziale delle poste di bilancio;

• un set di indicatori sintetici finalizzati ad evidenziare vulnerabilità nella posizione di liquidità della Banca in riferimento ai diversi fattori di rischio rilevanti, ad esempio la concentrazione di rimborsi, la concentrazione della raccolta, la dipendenza dalla raccolta interbancaria.

In particolare, per quanto concerne la concentrazione delle fonti di provvista al 31 dicembre 2016: l’in-cidenza della raccolta dalle prime 10 controparti non bancarie sul totale della raccolta della Banca da clientela ordinaria risulta pari a7,40%; la quota di obbligazioni in scadenza nel 2017 ammonta a 24,2 milioni di euro senza concentrazioni particolari; l’incidenza della somma delle operazioni di rifinanzia-mento del portafoglio titoli sul totale della raccolta diretta è all’incirca pari al 21%. L’esposizione della Banca a flussi di cassa in uscita inattesi riguarda principalmente:• le poste che non presentano una scadenza definita (in primis conti correnti passivi e depositi liberi);• le passività a scadenza (certificati di deposito, depositi vincolati) che, su richiesta del depositante,

possono essere rimborsate anticipatamente;• le obbligazioni di propria emissione, per le quali la banca al fine di garantirne la liquidità sul mercato

adotta specifiche procedure interne;• gli impegni di scambio di garanzie reali derivanti dagli accordi di marginazione relativi all’operatività

in derivati OTC;• i margini disponibili sulle linee di credito concesse.

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Con riferimento alla gestione della liquidità strutturale la Banca utilizza la reportistica di analisi disponi-bile mensilmente nell’ambito del Servizio Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca. Gli indicatori della ‘Trasformazione delle Scadenze’ misurano la durata e la consistenza di impieghi a clientela, raccolta da clientela a scadenza e mezzi patrimoniali disponibili al fine di giudicare la coerenza e la sostenibilità nel tempo della struttura finanziaria della Banca. Viene inoltre monitorato l’indicatore “Net Stable Funding Ratio”, costituito dal rapporto fra le fonti di provvista stabili e le attività a medio-lungo termine. L’indicatore è stato definito su una logica analoga alla regola di liquidità strutturale prevista dal framework prudenziale di Basilea 3. Ai fini di valutare la propria vulnerabilità alle situazioni di tensione di liquidità eccezionali ma plausibili, la Banca calcola e monitora l’indicatore LCR così come determinato sulla base di quanto prescritto dal RD-LCR e trasmesso (secondo lo schema elaborato dall’EBA) su base mensile all’autorità di vigilanza. Periodicamente sono inoltre condotte delle prove di stress in termini di “scenario”. In particolare, la Banca effettua l’analisi di stress estendendo lo scenario contemplato dalla regolamentazione del LCR, con l’obiettivo di valutare l’impatto di prove di carico aggiuntive. I relativi risultati forniscono altresì un supporto per la: valutazione dell’adeguatezza dei limiti operativi, pianificazione e l’avvio di transazioni compensative di eventuali sbilanci; revisione periodica del Contingency Funding Plan (CFP).Le risultanze delle analisi di stress effettuate vengono trimestralmente presentate al CdA. La Banca ha definito degli indicatori di pre-allarme di crisi, ossia un insieme di rilevazioni di natura qualitativa e quantitativa utili per l’individuazione di segnali che evidenzino un potenziale incremento dell’esposizione al rischio di liquidità. Tali indicatori rappresentano, unitariamente ai risultati derivanti dalla misurazione del rischio di liquidità, un elemento informativo importante per l’attivazione delle misure di attenuazione del rischio di liquidità previste dal CFP.La Banca si è dotata anche di un Contingency Funding Plan (CFP), ossia di procedure organizzative e operative da attivare per fronteggiare situazioni di allerta o crisi di liquidità. Nel CFP della Banca sono quindi definiti gli stati di non ordinaria operatività ed i processi e strumenti per la relativa attivazione/gestione (ruoli e responsabilità degli organi e delle unità organizzative aziendali coinvolti, indicatori di preallarme di crisi sistemica e specifica, procedure di monitoraggio e di attivazione degli stati di non ordinaria operatività, strategie e strumenti di gestione delle crisi). La Banca, tradizionalmente, ha registrato una forte disponibilità di risorse liquide in virtù sia della com-posizione dei propri asset, formati prevalentemente da strumenti finanziari di alta qualità ed eligible per operazioni di rifinanziamento con l’Eurosistema, sia dell’adozione di politiche di funding volte a privilegiare la raccolta diretta di tipo retail.La composizione del portafoglio di proprietà della Banca, formato prevalentemente da strumenti finan-ziari con le sopraccitate caratteristiche, le linee di credito e i finanziamenti collateralizzati attivati con Iccrea Banca per soddisfare inattese esigenze di liquidità e i limiti operativi rappresentano i principali strumenti di attenuazione del rischio di liquidità.La liquidità della Banca si mantiene su livelli elevati. Al 31 dicembre 2016 l’importo delle attività pronta-mente monetizzabili ammonta ad 80,8 milioni di euro.Dal punto di vista strutturale, la Banca, al 31 dicembre 2016 presenta una struttura per fasce di scadenza equilibrata in quanto dispone di un ammontare di provvista stabile sufficiente a bilanciare le attività a medio - lungo termine. Con riferimento al profilo di scadenza, l’ammontare delle attività a medio lungo termine, rappresentate principalmente dai mutui e dai prestiti verso clientela, risulta bilanciato della provvista stabile, rappresentata oltre che dal patrimonio, dalle passività a scadenza medio/lungo termine e dalle passività a vista che presentano, comunque, in base alle caratteristiche contrattuali e dei deposi-tanti, elevati tassi di stabilità. L’indicatore NSFR è sul valore del 142,8%.Il ricorso al rifinanziamento presso la BCE ammonta a 28,5 milioni ed è rappresentato esclusivamente da raccolta riveniente dalla partecipazione alle operazioni Targeted Long Term Refinancing Operations (TLTRO) attraverso Iccrea Banca quale Istituto capofila. Coerentemente con le linee guida del piano industriale e considerati gli impegni di rimborso delle ope-razioni eseguite con la BCE, particolare e costante attenzione sarà data alla posizione di liquidità della Banca.

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INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA 1. Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e delle passività finanziarie - Valuta di denominazione: EURO

Voci/Scaglioni temporali

A vista

Da o

ltre 1 gio

rno

a 7 gio

rni

Da o

ltre 7 gio

rni

a 15 gio

rni

Da o

ltre 15 gio

rni

a 1 mese

Da o

ltre 1 mese

fino

a 3 mesi

Da o

ltre 3 mesi

fino

a 6 mesi

Da o

ltre 6 mesi

fino

a 1 ann

o

Da o

ltre 1 ann

o

fino

a 5 ann

i

Oltre 5 an

ni

Du

rata ind

eter-

min

ata

Attività per cassa 40.438 1.824 664 5.248 37.272 11.610 32.660 158.674 211.448 2.751

A.1 Titoli di Stato 33 638 379 5.450 40.483 96.189

A.2 Altri titoli di debito 1 5 2.417 27 479 8.139 18.479 1.635

A.3 Quote di O.I.C.R. 750

A.4 Finanziamenti 39.687 1.819 631 2.831 36.607 10.752 19.071 99.712 113.624 2.751

- Banche 9.746 8 26.632 2.252 7.936 2.751

- Clientela 29.941 1.811 631 2.831 9.975 10.752 16.819 91.776 113.624

Passività per cassa 285.178 2.032 3.084 982 28.311 10.168 16.360 113.119

B.1 Depositi e conti correnti 285.137 1.032 796 933 2.734 2.717 3.743 2.226

- Banche

- Clientela 285.137 1.032 796 933 2.734 2.717 3.743 2.226

B.2 Titoli di debito 2.288 49 7.587 7.451 10.118 51.395

B.3 Altre passività 41 1.000 17.990 2.499 59.498

Operazioni “fuori bilancio” 57 (594)

C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale

57

- Posizioni lunghe 57

- Posizioni corte

C.3 Depositi e finanziamenti da ricevere

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.4 Impegni irrevocabili ad erogare fondi (594)

- Posizioni lunghe 3.238 25 72 188 230 5.488

- Posizioni corte 3.238 25 72 188 230 6.082

C.5 Garanzie finanziarie rilasciate

C.6 Garanzie finanziarie ricevute

C.7 Derivati creditizi con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

C.8 Derivati creditizi senza scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

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1. Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e delle passività finanziarie - Valuta di denominazione: ALTRE VALUTE (NO EURO)

Voci/Scaglioni temporali

A vista

Da o

ltre 1 gio

rno

a 7 g

iorn

i

Da o

ltre 7 gio

rni

a 15 gio

rni

Da o

ltre 15 gio

rni

a 1 mese

Da o

ltre 1 mese

fino

a 3 mesi

Da o

ltre 3 mesi

fino

a 6 mesi

Da o

ltre 6 mesi

fino

a 1 ann

o

Da o

ltre 1 ann

o

fino

a 5 ann

i

Oltre 5 an

ni

Du

rata ind

eter-m

inata

Attività per cassa 4.857 129 67

A.1 Titoli di Stato

A.2 Altri titoli di debito

A.3 Quote di O.I.C.R.

A.4 Finanziamenti 4.857 129 67

- Banche 4.857 67

- Clientela 0 129

Passività per cassa 4.932 129

B.1 Depositi e conti correnti 4.932 129

- Banche 129

- Clientela 4.932

B.2 Titoli di debito

B.3 Altre passività

Operazioni “fuori bilancio”

C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.2 Derivati finanziari senza scambio di ca-pitale

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.3 Depositi e finanziamenti da ricevere

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.4 Impegni irrevocabili ad erogare fondi

- Posizioni lunghe

- Posizioni corte

C.5 Garanzie finanziarie rilasciate

C.6 Garanzie finanziarie ricevute

C.7 Derivati creditizi con scambio di capitale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

C.8 Derivati creditizi senza scambio di capi-tale

- posizioni lunghe

- posizioni corte

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Sezione 4 - Rischi operativiINFORMAZIONI DI NATURA QUALITATIVA

A. Aspetti generali, processi di gestione e metodi di misurazione del rischio operativo

Natura del rischio operativoIl rischio operativo, così come definito dalla regolamentazione prudenziale, è il rischio di subire perdite derivanti dalla inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi. In particolare, con riferimento a questi ultimi due fattori di rischio, si precisa che è ricondotto tra i rischi operativi anche il rischio informatico, ossia il rischio di incorrere in perdite in relazione all’utilizzo di tec-nologie dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technology - ICT). In tale sottocategoria di rischio vengono quindi considerati i potenziali danni derivanti da indisponibilità dei sistemi informativi, degrado della qualità del servizio, violazione della riservatezza dei dati, compro-missione dell’integrità dei dati, perdita della qualità dei dati.Nel rischio operativo è compreso inoltre il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di re-putazione. Per quanto riguarda il rischio legale, la Banca riconduce a detta fattispecie il rischio di perdite derivanti da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversieIl rischio operativo, in quanto tale, è un rischio puro, essendo ad esso connesse solo manifestazioni nega-tive dell’evento. Tali manifestazioni sono direttamente riconducibili all’attività della Banca e riguardano l’intera struttura della stessa (governo, business e supporto). Principali fonti di manifestazioneIl rischio operativo, connaturato nell’esercizio dell’attività bancaria, è generato trasversalmente da tutti i processi aziendali. In generale, le principali fonti di manifestazione del rischio operativo sono ricon-ducibili alle frodi interne, alle frodi esterne, ai rapporti di impiego e sicurezza sul lavoro, agli obblighi professionali verso i clienti ovvero alla natura o caratteristiche dei prodotti, ai danni da eventi esterni, alla disfunzione dei sistemi informatici e all’esecuzione, consegna e gestione dei processi. Nell’ambito dei rischi operativi, risultano significative le seguenti sottocategorie di rischio, enucleate dalle stesse disposizioni di vigilanza:

- il rischio informatico ossia il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Infor-mation and Comunication Technology - ICT);

- il rischio di esternalizzazione ossia legato alla scelta di esternalizzare a terzi fornitori lo svolgi-mento di una o più attività aziendali.

Struttura organizzativa preposta al controllo del rischioLa Banca ha provveduto alla definizione di responsabilità ed attribuzioni organizzative articolate sia sugli Organi di Vertice che sulle unità organizzative aziendali, finalizzate al presidio del rischio in esame.In particolare, il Consiglio di Amministrazione è responsabile dell’istituzione e del mantenimento di un efficace Sistema di Controllo del Rischio Operativo. La Direzione Generale, in coerenza con il modello di business ed il grado di esposizione ai rischi definito dal Consiglio di Amministrazione, predispone le misure necessarie ad assicurare l’attuazione ed il corretto funzionamento del sistema di monitoraggio e gestione del Rischio Operativo. Il Collegio Sindacale, nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali di sorveglianza, vigila sul grado di adeguatezza del sistema di gestione e controllo del rischio adottato, sul suo concreto funzionamento e sulla rispondenza ai requisiti stabiliti dalla normativa.Nella gestione e controllo dei Rischi Operativi sono poi coinvolte le unità organizzative, ciascuna delle quali è destinataria dell’attribuzione di specifiche responsabilità coerenti con la titolarità delle attività dei processi nei quali il rischio in argomento si può manifestare. Tra queste, la funzione di Risk Manage-ment è responsabile dell’analisi e valutazione dei Rischi Operativi, garantendo un’efficace e puntuale valutazione dei profili di manifestazione relativi, nel rispetto delle modalità operative di propria com-petenza. Relativamente al Rischio Informatico, la Funzione ICT della Banca assicura, con il supporto del Centro

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Sevizi e dei Fornitori di riferimento, il monitoraggio del livello di rischio residuo afferente le risorse com-ponenti il sistema informativo della banca, nonché la realizzazione dei necessari presidi di mitigazione qualora il rischio ecceda la soglia di propensione definita. La revisione interna, nel più ampio ambito delle attività di controllo di propria competenza, effettua sui rischi operativi specifiche e mirate verifiche. Sempre con riferimento ai presidi organizzativi, assume rilevanza la funzione di Conformità, deputata al presidio ed al controllo del rispetto delle norme, che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina). Sistemi interni di misurazione, gestione e controllo del rischio operativo e valutazione delle performance di gestione.Con riferimento alla misurazione regolamentare del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca, non raggiungendo le specifiche soglie di accesso alle metodologie avanzate individuate dalla Vigilanza e in considerazione dei propri profili organizzativi, operativi e dimensionali, ha deliberato l’applicazione del metodo base (Basic Indicator Approach - BIA).Sulla base di tale metodologia, il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi viene misurato ap-plicando il coefficiente regolamentare del 15% alla media delle ultime tre osservazioni su base annuale di un indicatore del volume di operatività aziendale (c.d. “indicatore rilevante, riferito alla situazione di fine esercizio (31 dicembre). Qualora da una delle osservazioni risulti che l’indicatore rilevante è negativo o nullo, non si tiene conto di questo dato nel calcolo della media triennale. Il sistema dei controlli interni costituisce il presidio principale per la prevenzione e il contenimento dei rischi operativi. Rileva pertanto in quest’ambito innanzitutto l’adozione e l’aggiornamento, alla luce di eventuali carenze riscontrate, delle politiche, processi, procedure, sistemi informativi o la predisposizio-ne di ulteriori presidi organizzativi e di controllo rispetto a quanto già previsto.Relativamente al Rischio Informatico, sono stati predisposti degli indicatori specifici che vengono consun-tivati annualmente dalla Funzione ICT, con il supporto del Centro Servizi e del Fornitore di riferimento, al fine di predisporre un Rapporto Sintetico sulla situazione del rischio Informatico così come richiesto dalle Disposizioni di Vigilanza (Capitolo 4, Titolo IV, Parte Prima della Circolare 285/13 della Banca d’Italia).Nell’ambito del complessivo assessment, con specifico riferimento alla componente di rischio legata all’e-sternalizzazione di processi/attività aziendali sono, inoltre, oggetto di analisi:

quantità e contenuti delle attività in outsourcing; esiti delle valutazioni interne dei livelli di servizio degli outsourcer; qualità creditizia degli outsourcer.

Ad integrazione di quanto sopra, la Funzione di Risk Management per la conduzione della propria atti-vità di valutazione, si avvale anche della reportistica e delle metodologie utilizzati dall’Internal Auditing e dalle Funzioni Compliance ed Antiriciclaggio. Le metodologie in argomento si basano sul censimento delle fasi e delle attività in cui si articolano tutti i processi operativi standard relativamente ai quali vengono individuati i rischi potenziali e i contenuti di controllo “ideali”, sia di primo sia di secondo livello; la verifica dell’esistenza e dell’effettiva applica-zione di tali contenuti permette di misurare l’adeguatezza dei presidi organizzativi e di processo ai fini della mitigazione e del contenimento delle diverse fattispecie di manifestazione del rischio entro i limiti definiti dal Consiglio di Amministrazione. Ai fini gestionali per valutare l’esposizione verso le varie tipologie di rischio operativo sono state avviate una serie di attività funzionali allo svolgimento di processi di raccolta, conservazione ed analisi di dati interni relativi a eventi e perdite operative più significativi. Tali processi, che in applicazione del principio di proporzionalità si svolgono con modalità semplificate, si muovono nel quadro delle iniziative sul tema promosse dagli organismi associativi di categoria.Con riguardo al governo dei rischi operativi rilevano, anche, i presidi adottati nel contesto dell’adegua-mento alla disciplina in materia di esternalizzazione di funzionali aziendali al di fuori del gruppo ban-cario, previste dalla Circolare 285/13, Parte I, Titolo IV, Capitolo 3, Sezione IV, che definisce un quadro

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organico dei principi e delle regole cui attenersi per procedere all’esternalizzazione di funzioni aziendali e richiede l’attivazione di specifici presidi a fronte dei rischi connessi, nonché il mantenimento della capacità di controllo dell’operato del fornitore e delle competenze necessarie all’eventuale re-interna-lizzazione, in caso di necessità, delle attività esternalizzate.E’ bene preliminarmente evidenziare, proprio a tale ultimo riguardo, come la Banca si avvalga, in via pre-valente, dei servizi offerti da società/enti appartenenti al Sistema del Credito Cooperativo, costituite e operanti nella logica di servizio prevalente - quando non esclusivo - alle BCC-CR, offrendo soluzioni mira-te, coerenti con le caratteristiche delle stesse. Queste circostanze costituiscono una mitigazione dei rischi assunti dalla Banca nell’esternalizzazione di funzioni di controllo od operative importanti (ad esempio, con riguardo alla possibilità, in caso di necessità di interrompere il rapporto di fornitura, di individuare all’interno del network un fornitore omologo, con costi e impegni più contenuti rispetto a quelli che sarebbero altrimenti ipotizzabili, stante l’uniformità dei modelli operativi e dei presupposti del servizio con i quali ciascun outsourcer interno alla Categoria ha dimestichezza e opera). Ciò posto, pur se alla luce delle considerazioni richiamate, considerata la rilevanza che il ricorso all’esternalizzazione assume per la Banca, è stata condotta un’attenta valutazione delle modalità, dei contenuti e dei tempi del complessivo percorso di adeguamento alle nuove disposizioni. Con riguardo a tutti i profili di esternalizzazione in essere, sono state attivate, in ottemperanza e adesione ai riferimenti e alle linee guida prodotti a riguardo dalla Categoria, le modalità atte ad accertare il corretto svolgimento delle attività da parte del fornitore predisponendo, in funzione delle diverse tipologie, differenti livelli di protezione contrattuale e di controllo, nonché flussi informativi dedicati, con riguardo all’elenco delle esternalizzazioni di funzioni operative importanti e di funzioni aziendali di controllo. Gli accordi di esternalizzazione formalizzati in un apposito contratto sono stati rivisti per assicurare che riportino le attività oggetto di esternalizzazione; il perimetro di applicazione con i rispettivi diritti / ob-blighi / responsabilità (nel rispetto delle leggi e dei regolamenti applicabili); le modalità di svolgimento del servizio; le condizioni al verificarsi delle quali possono essere apportate modifiche; la durata; le mo-dalità di rinnovo e di interruzione; le condizioni economiche; le clausole di protezione dei dati personali, dei dati personali sensibili, delle informazioni riservate di proprietà della Banca.In tale ambito e con riferimento all’esternalizzazione di funzioni operative importanti e di funzioni aziendali di controllo, che comporta obblighi più stringenti in termini di vincoli contrattuali e di specifici requisiti richiesti al fornitore (inerenti, tra l’altro, la definizione di specifici livelli di servizio, oggettivi e misurabili e delle relative soglie di rilevanza) sono stati definiti i livelli di servizio assicurati in caso di emergenza e le collegate soluzioni di continuità; è stato contemplato contrattualmente il diritto di accesso, per l’Autorità di Vigilanza, ai locali in cui opera il fornitore di servizi; la presenza di specifiche clausole risolutive per porre fine all’accordo di esternalizzazione in caso di particolari eventi che impedi-scano al Fornitore di garantire il servizio o in caso di mancato rispetto del livello di servizio concordato.La Banca mantiene internamente la competenza richiesta per controllare efficacemente le funzioni ope-rative importanti (FOI) e per gestire i rischi connessi con l’esternalizzazione, inclusi quelli derivanti da potenziali conflitti di interessi del fornitore di servizi. In tale ambito, è stato individuato all’interno dell’organizzazione, un referente interno per le attività esternalizzate, dotato di adeguati requisiti di professionalità, responsabile del controllo del livello dei servizi prestati dall’outsourcer e sanciti nei ri-spettivi contratti di esternalizzazione e dell’informativa agli Organi Aziendali sullo stato e l’andamento delle funzioni esternalizzate.Con riguardo, all’esternalizzazione del contante, oltre a quelli sopra richiamati, sono già attivi i presidi ulteriori richiesti dalla specifica normativa di riferimento, legati alla particolare operatività. Anche con riguardo all’esternalizzazione del sistema informativo/di componenti critiche del sistema in-formativo sono stati revisionati i riferimenti contrattuali alla luce degli ulteriori obblighi a carico del fornitore, legati alla gestione dei dati e alla sicurezza logica degli applicativi. Più in generale, nell’ambito delle azioni intraprese nella prospettiva di garantire la piena conformità alla regolamentazione introdotta da Banca d’Italia attraverso il già citato 11° aggiornamento della Cir-colare 285/13, rilevano le iniziative collegate alle attività di recepimento nei profili organizzativi e nelle disposizioni interne dei riferimenti di cui ai capitoli 4 (sistemi informativi) e 5 (continuità operativa) della citata nuova disciplina.

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In tale ambito la Banca, riconoscendo il valore della gestione del rischio informatico quale strumento a garanzia dell’efficacia ed efficienza delle misure di protezione del proprio sistema informativo, ha definito, in stretto raccordo con riferimenti progettuali elaborati nelle competenti sedi associative ed in conformità con i principi e le disposizioni normative vigenti, una metodologia per l’analisi del rischio informatico e del relativo processo di gestione (inclusiva dei profili attinenti l’erogazione di servizi infor-matici attraverso l’esternalizzazione dei servizi ICT verso fornitori esterni) che si incardina nel più ampio sistema di gestione dei rischi della Banca.L’adozione di tale metodologia permette di integrare la gestione dei rischi operativi considerando anche i rischi connessi ai profili IT e di continuità operativa e documentare la valutazione del rischio informati-co sulla base dei flussi informativi continuativi stabiliti con il Centro Servizi.L’adozione di tali riferimenti è propedeutica all’impostazione del processo di verifica, almeno annuale, della valutazione del rischio informatico sulla base dei risultati del monitoraggio dell’efficacia delle mi-sure di protezione delle risorse ICT.Rientra tra i presidi a mitigazione di tali rischi anche l’adozione, con delibera Cda del 21/12/16 di un “Piano di Continuità Operativa”, volto a cautelare la Banca a fronte di eventi critici che possono inficiar-ne la piena operatività. In tale ottica, si è provveduto ad istituire le procedure operative da attivare per fronteggiare gli scenari di crisi, attribuendo, a tal fine, ruoli e responsabilità dei diversi attori coinvolti. Il piano di disaster recovery stabilisce le misure tecniche e organizzative per fronteggiare eventi che provochino l’indisponibilità dei centri di elaborazione dati. Tale piano, finalizzato a consentire il funzio-namento delle procedure informatiche rilevanti in siti alternativi a quelli di produzione, costituisce parte integrante del piano di continuità operativa ed è sottoposto a test periodici per accertarne l’effettiva applicabilità. I piani di continuità operativa e di emergenza sono riesaminati periodicamente al fine di assicurarne la coerenza con le attività e le strategie gestionali in essere. Pendenze legali rilevanti e indicazione delle possibili perditeNel mese di settembre 2015, la Banca è stata citata in giudizio dall’Associazione Movimento Consumatori per applicazione di interessi anatocistici su rapporti di conto corrente proposti a consumatori per il pe-riodo successivo all’entrata in vigore dell’art. 120, co.2, TUB (1° gennaio 2014) che si sta avviando alle fasi conclusive. L’azione - promossa cumulativamente dall’AMC nei confronti di più banche - è da ricondurre alle questioni interpretative e applicative generate dalla citata norma, in relazione alle quali, peraltro, non si registra un orientamento giurisprudenziale unitario rispetto all’operatività adottata dal sistema bancario. Nel corso del giudizio è stata emanata l’attesa determina del CICR che ha dato attuazione al disposto di cui al richiamato comma 2 dell’art.120 TUB. Relativamente a tale contestazione - avendo ravvisato l’esistenza di elementi utili alla difesa - la Cassa ha deciso di resistere in giudizio, seguendo una specifica linea difensiva condivisa con le altre banche citate. Pubblicazione dell’informativa al pubblico. La banca svolge le necessarie attività per rispondere ai requisiti normativi in tema di “informativa al pub-blico” richiesti dal c.d. “Pillar III”. Le previste tavole informative (risk report) ed i relativi aggiornamenti, sono pubblicate sul sito internet della banca: www.cassaruraleboves.it.Sempre sul medesimo sito è pubblicata l’”informativa al pubblico Stato per Stato (Country by Country reporting)”, prevista dalla circolare della Banca d’Italia 285/2013, Parte Prima - Titolo III - Capitolo 2 Se-zione 1.

INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVAIl rischio operativo, calcolato in base al metodo base (Basic Indicator Approch - BIA), esprime un valore di 1.562 migliaia di euro, come riportato nella tabella 2.2 Adeguatezza patrimoniale B. Informazioni di natura quantitativa. Nel corso dell’anno la Banca non ha definito contenziosi con la clientela e non ha subito perdite legate ai rischi operativi.

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PARTE F - Informazioni sul Patrimonio

Sezione 1 - Il patrimonio dell’impresa

A. Informazioni di natura qualitativaUna delle consolidate priorità strategiche della Banca è rappresentata dalla consistenza e dalla dinamica dei mezzi patrimoniali. Il patrimonio costituisce il primo presidio a fronte dei rischi connessi con la comples-siva attività bancaria e il principale parametro di riferimento per le valutazioni dell’autorità di vigilanza sulla solidità delle banche. Esso contribuisce positivamente anche alla formazione del reddito di esercizio e fronteggia adeguatamente tutte le immobilizzazioni tecniche e finanziarie della Banca.L’evoluzione del patrimonio aziendale non solo accompagna puntualmente la crescita dimensionale, ma rappresenta un elemento decisivo nelle fasi di sviluppo. Per assicurare una corretta dinamica patrimo-niale in condizioni di ordinaria operatività, la Banca ricorre soprattutto all’autofinanziamento, ovvero al rafforzamento delle riserve attraverso la destinazione degli utili netti. La banca destina infatti alla riserva indivisibile la quasi totalità degli utili netti di esercizio.Il patrimonio netto della banca è determinato dalla somma del capitale sociale, della riserva sovrap-prezzo azioni, delle riserve di utili, delle riserve da valutazione e dall’utile di esercizio, per la quota da destinare a riserva, così come indicato nella Parte B della presente Sezione. La nozione di patrimonio che la Banca utilizza nelle sue valutazioni è sostanzialmente riconducibile alla nozione di “fondi propri” come stabilita dal Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), nelle tre componenti del capitale primario di classe 1 (CET 1), del capitale di classe 1 (Tier 1) e del capitale di classe 2 (Tier 2). Il patrimonio così definito rappresenta infatti, a giudizio della banca, il miglior riferimento per una effi-cace gestione in chiave sia strategica sia di operatività corrente. Esso costituisce il presidio principale dei rischi aziendali secondo le disposizioni di vigilanza prudenziale, in quanto risorsa finanziaria in grado di assorbire le possibili perdite prodotte dall’esposizione della banca ai rischi predetti, assumendo un ruolo di garanzia nei confronti dei depositanti e dei creditori in generale.Per i requisiti patrimoniali minimi si fa riferimento ai parametri obbligatori stabiliti dalle richiamate disposizioni di vigilanza, in base alle quali il capitale primario di classe 1 della banca deve ragguagliarsi almeno al 4,5% del totale delle attività di rischio ponderate (“CET1 capital ratio”), il capitale di classe 1 deve rappresentare almeno il 6% a partire dal 2015 del totale delle predette attività ponderate (“tier 1 capital ratio”) e il complesso dei fondi propri della banca deve attestarsi almeno all’8% del totale delle attività ponderate (“total capital ratio”). Le menzionate attività di rischio ponderate vengono determi-nate in relazione ai profili di rischio del cosiddetto “primo pilastro” rappresentati dai rischi di credito e di controparte (misurati in base alla categoria delle controparti debitrici, alla durata e tipologia delle operazioni e alle garanzie personali e reali ricevute), dai rischi di mercato sul portafoglio di negoziazione e dal rischio operativo.Le disposizioni di vigilanza richiedono inoltre che siano detenute risorse patrimoniali aggiuntive di capi-tale primario di classe 1 rispetto ai citati requisiti minimi obbligatori, destinate a essere utilizzate nelle fasi avverse di mercato per preservare il livello minimo di capitale regolamentare (“riserva di conserva-zione del capitale”, pari al 2,5% delle complessive attività di rischio ponderate)Per le banche di credito cooperativo sono inoltre previsti ulteriori limiti prudenziali all’operatività azien-dale quali:• il vincolo dell’attività prevalente nei confronti dei soci, secondo il quale più del 50% delle attività di

rischio deve essere destinato a soci o ad attività prive di rischio;• il vincolo del localismo, secondo il quale non è possibile destinare più del 5% delle proprie attività al

di fuori della zona di competenza territoriale, identificata generalmente nei comuni ove la banca ha le proprie succursali ed in quelli limitrofi.

Accanto al rispetto dei richiamati coefficienti patrimoniali minimi obbligatori a fronte dei rischi di “pri-mo pilastro”, la normativa di vigilanza richiede anche di misurare con l’utilizzo di metodologie interne la complessiva adeguatezza patrimoniale della banca sia in via attuale sia in via prospettica e in ipotesi di “stress”. L’insieme dei rischi aziendali comprende, oltre a quelli del “primo pilastro” (credito, con-troparte, mercato, operativo), ulteriori fattori di rischio che insistono sull’attività aziendale come, in particolare, i rischi di concentrazione, di tasso di interesse, di liquidità, di leva finanziaria eccessiva ecc. (“secondo pilastro”). L’esistenza, accanto ai coefficienti minimi obbligatori, del “secondo pilastro” di

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fatto amplia il concetto di adeguatezza patrimoniale, che assume una connotazione più globale e tesa alla verifica complessiva dei fabbisogni patrimoniali e delle fonti effettivamente disponibili, in coerenza con gli obiettivi strategici e di sviluppo della banca stessa. La Banca si è dotata di processi e strumenti (Internal Capital Adequacy Process, ICAAP) per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia di rischio, nell’ambito di una valuta-zione dell’esposizione, attuale, prospettica e in situazione di “stress”, che tenga conto delle strategie e dell’evoluzione del contesto di riferimento. Obiettivo della Banca è quindi quello di mantenere un’adeguata copertura patrimoniale a fronte dei requisiti richiesti dalle norme di vigilanza; nell’ambito del processo ICAAP la loro evoluzione viene per-tanto stimata sulla base degli obiettivi stabiliti dal Consiglio di Amministrazione. La verifica del rispetto dei requisiti di vigilanza e della conseguente adeguatezza del patrimonio avviene tri-mestralmente. Gli aspetti oggetto di verifica sono principalmente i “ratios” rispetto alla struttura finanziaria della Banca (impieghi, crediti anomali, immobilizzazioni, totale attivo) e il grado di copertura dei rischi.L’attuale consistenza patrimoniale consente il rispetto delle regole di vigilanza prudenziale.

B. Informazioni di natura quantitativa B.1 Patrimonio dell’impresa: composizione

Voci/Valori Importo 31-12-2016

Importo 31-12-2015

1. Capitale 16 14

2. Sovrapprezzi di emissione 443 403

3. Riserve 41.578 40.167

- di utili 41.578 40.167

a) legale 41.450 39.945

b) statutaria

c) azioni proprie

d) altre 128 222

- altre

4. Strumenti di capitale

5. (Azioni proprie)

6. Riserve da valutazione 1.083 2.458

- Attività finanziarie disponibili per la vendita 719 2.073

- Attività materiali

- Attività immateriali

- Copertura di investimenti esteri

- Copertura dei flussi finanziari

- Differenze di cambio

- Attività non correnti in via di dismissione

- Utili (perdite) attuariali relativi a piani previdenziali a benefici definiti (137) (116)

- Quote delle riserve da valutazione relative alle partecipate valutate al patrimonio netto

- Leggi speciali di rivalutazione 501 501

7. Utile (perdita) d’esercizio 1.712 1.660

Totale 44.832 44.702

Il capitale della Banca è costituito da azioni ordinarie del valore nominale di 2,58 euro (valore al cente-simo di euro).Ulteriori informazioni sono fornite nella precedente Sezione 14 - Parte B del passivo del presente docu-mento.Le riserve di cui al punto 3 includono le riserve di utili (riserva legale), nonché le riserve positive e nega-tive connesse agli effetti della transizione ai principi contabili internazionali Ias/Ifrs.Le riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita, comprese nel punto 6, sono dettagliate nella successiva tabella B.2.

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B.2 Riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita: composizioneTotale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

Attività/Valori Riserva positiva Riserva negativa Riserva positiva Riserva negativa

1. Titoli di debito 884 (167) 2.407 (337)

2. Titoli di capitale

3. Quote O.I.C.R. 2 3

4. Finanziamenti

Totale 886 (167) 2.410 (337)

Nella colonna “riserva positiva” è indicato l’importo cumulato delle riserve da valutazione relative agli strumenti finanziari che presentano alla data di riferimento del bilancio un fair value superiore al costo ammortizzato (attività finanziarie plusvalenti).Nella colonna “riserva negativa” è indicato, per converso, l’importo cumulato delle riserve da valuta-zione relative agli strumenti finanziari che presentano alla data di riferimento del bilancio un fair value inferiore al costo ammortizzato (attività finanziarie minusvalenti).Gli importi indicati sono riportati al netto del relativo effetto fiscale.

B.3 Riserve da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita: variazioni annue

Attività/Valori Titoli di debito Titoli di capitale Quote O.I.C.R Finanziamenti

1. Esistenze iniziali 2.071 3

2. Variazioni positive 1.856 1

2.1 Incrementi di fair value 343

2.2 Rigiro a conto economico di riserve negative 242

- da deterioramento

- da realizzo 242

2.3 Altre variazioni 1.271 1

3. Variazioni negative 3.210 2

3.1 Riduzioni di fair value 320

3.2 Rettifiche da deterioramento

3.3 Rigiro a conto economico da riserve positi-ve: da realizzo

2.285 1

3.4 Altre variazioni 605 1

4. Rimanenze finali 717 2

Le sottovoci 2.3 e 3.4 “Altre variazioni” rappresentano le variazioni delle imposte differite attive e pas-sive.

B.4 Riserve da valutazione relative a piani a benefici definiti: variazioni annue

Attività/Valori Riserva

1. Esistenze iniziali (116)

2. Variazioni positive

2.1 Utili attuariali relativi ai piani previdenziali a benefici definiti

2.2 Altre variazioni 8

2.3 Operazioni di aggregazione aziendale

3. Variazioni negative

3.1 Perdite attuariali relative a piani previdenziali a benefici definiti 29

3.2 Altre variazioni

3.3 Operazioni di aggregazione aziendale

4. Rimanenze finali (137)

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Sezione 2 - I fondi propri e i coefficienti di vigilanza

2.1 Fondi propriA. Informazioni di natura qualitativa

I fondi propri e i coefficienti patrimoniali sono stati calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati con l’applicazione della normativa di bilancio prevista dai principi con-tabili internazionali IAS/IFRS e tenendo conto della nuova disciplina sui fondi propri e sui coefficienti prudenziali introdotta con l’emanazione del Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR) e della Direttiva (UE) n. 36/2013 (CRD IV), nonché delle correlate disposizioni di carattere tecnico-applicativo dell’EBA, oggetto di specifici regolamenti delegati della Commissione Europea. I fondi propri derivano dalla somma delle componenti positive e negative, in base alla loro qualità pa-trimoniale le componenti positive devono essere nella piena disponibilità della Banca, al fine di poterle utilizzare per fronteggiare il complesso dei requisiti patrimoniali di vigilanza sui rischi.Il totale dei fondi propri, che costituisce il presidio di riferimento delle disposizioni di vigilanza pruden-ziale, è costituito dal capitale di classe 1 (Tier 1) e dal capitale di classe 2 (Tier 2 - T2); a sua volta, il capi-tale di classe 1 risulta dalla somma del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET 1) e del capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 - AT1).I tre predetti aggregati (CET 1, AT 1 e T2) sono determinati sommando algebricamente gli elementi po-sitivi e gli elementi negativi che li compongono, previa considerazione dei c.d. “filtri prudenziali”. Con tale espressione si intendono tutti quegli elementi rettificativi, positivi e negativi, del capitale primario di classe 1, introdotti dalle autorità di vigilanza con il fine esplicito di ridurre la potenziale volatilità del patrimonio. Relativamente ai filtri prudenziali si fa presente che, in sede di emanazione della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 “Disposizioni di vigilanza per le banche”, la Banca d’Italia ha fissato per le banche il termine del 31 gennaio 2014 per l’eventuale esercizio della deroga concernente l’esclusione temporanea dal CET1 delle riserve da valutazione positive e negative a fronte dei titoli, detenuti dalle banche nel portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita, emessi dalle Amministrazioni centrali. Ai sensi dell’Art. 467 (2), secondo capoverso, del CRR, la facoltà esercitata nel 2013 dalla Banca d’Italia di consentire alle banche di optare per la sterilizzazione totale dei profitti e delle perdite derivanti da esposizioni verso amministrazioni centrali classificate nel portafoglio contabile AFS ha un’applicazione temporalmente limitata all’adozione del principio contabile IFRS 9 in sostituzione dello IAS 39.Il Regolamento di adozione dell’IFRS 9 è stato adottato dalla Commissione europea lo scorso novembre ed entrato in vigore nel mese di dicembre 2016, stabilendo l’applicazione del principio, al più tardi, a partire dalla data di inizio del primo esercizio finanziario che cominci il 1° gennaio 2018 o successivamen-te. Si è posta quindi una questione interpretativa inerente al momento dal quale cessa la discrezionalità esercitata dalla Banca d’Italia e, di conseguenza, l’applicazione del filtro (ovvero se dalla data dell’entra-ta in vigore del Regolamento di adozione del principio o da quella di effettiva applicazione dello stesso). Il 23 gennaio 2017 la Banca d’Italia ha pubblicato una comunicazione contenente alcuni chiarimenti sul trattamento prudenziale dei saldi netti cumulati delle plusvalenze e minusvalenze su esposizioni verso am-ministrazioni centrali classificate nel portafoglio delle “Attività finanziarie disponibili per la vendita” (AFS).Nella citata comunicazione, la Banca d’Italia ha evidenziato che, nelle more di un chiarimento formale da parte delle competenti autorità comunitarie, le banche diverse da quelle sottoposte alla supervisione diretta della Banca Centrale Europea (“banche meno significative”), le SIM e gli intermediari finanziari iscritti all’Albo di cui all’art. 106 TUB, continuano ad applicare l’attuale trattamento prudenziale (ovvero, sterilizzano l’intero ammontare di profitti e perdite non realizzati derivanti dalle suddette esposizioni). La Banca, comunicando la propria scelta alla Banca d’Italia in data 27/01/2014, si è avvalsa della citata facoltà.La nuova disciplina di vigilanza sui fondi propri e sui requisiti patrimoniali è anche oggetto di un regime transitorio, il quale prevede in particolare:• l’introduzione graduale (“phase-in”) di alcune di tali nuove regole lungo un periodo generalmente di 4 anni (2014-2017);

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• regole di “grandfathering” che consentono la computabilità parziale, con graduale esclusione entro il 2021, dei pregressi strumenti di capitale del patrimonio di base e del patrimonio supplementare che non soddisfano tutti i requisiti prescritti dal citato Regolamento (UE) n. 575/2013 per gli strumen-ti patrimoniali del CET1, AT1 e T2.

Una parte delle disposizioni che regolano il predetto regime transitorio sono state dettate dalla Banca d’Italia, con la menzionata circolare n. 285/2013, nell’ambito delle opzioni nazionali consentite dal Re-golamento (UE) n. 575/2013 alle competenti autorità di vigilanza nazionali. Di seguito si illustrano gli elementi che compongono, rispettivamente, il capitale primario di classe 1, il capitale aggiuntivo di classe 1 ed il capitale di classe 2, in particolare:

1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1)Il capitale primario di classe 1, che rappresenta l’insieme delle componenti patrimoniali di qualità più pregiata, è costituito dai seguenti elementi: capitale sociale, sovrapprezzi di emissione, riserve di utili e di capitale, riserve da valutazione, “filtri prudenziali”, deduzioni (perdite infrannuali, avviamento ed altre attività immateriali, azioni proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e impegni al riacquisto delle stesse, partecipazioni significative e non nel capitale di altri soggetti del settore finan-ziario detenute anche indirettamente e/o sinteticamente, attività fiscali differite, esposizioni verso car-tolarizzazioni e altre esposizioni ponderabili al 1250% e dedotte dal capitale primario). Nella quantifica-zione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti derivanti dal “regime transitorio”.

2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 - AT1)Gli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 e i relativi eventuali sovrapprezzi costituiscono gli elemen-ti patrimoniali del capitale aggiuntivo di classe 1. Da tali elementi devono essere portati in deduzione gli eventuali strumenti di AT 1 propri detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto degli stessi, nonché gli strumenti di capitale aggiuntivo, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazione degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”. Tale aggregato non rileva per la Banca, in quanto la stessa non ha emesso strumenti di capitale le cui caratteristiche contrattuali ne consentano l’inquadramento tra gli strumenti di AT 1.

3. Capitale di classe 2 (Tier 2 - T2)Le passività subordinate le cui caratteristiche contrattuali ne consentono l’inquadramento nel T2, inclu-si i relativi eventuali sovrapprezzi di emissione, costituiscono gli elementi patrimoniali del capitale di classe 2. Da tali elementi devono essere portate in deduzione le eventuali passività subordinate proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, nonché gli strumenti di T2, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative. Nella quantificazio-ne degli anzidetti elementi deve tenersi conto anche degli effetti del “regime transitorio”.

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B. Informazioni di natura quantitativa

Tipologia di operazioni/Valori Totale 31-12-2016 Totale 31-12-2015

A.Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima dell’applica-zione dei filtri prudenziali

44.565 44.453

di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie

B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) (19) (13)

C.CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/- B)

44.546 44.440

D. Elementi da dedurre dal CET1 16 32

E. Regime transitorio – Impatto su CET1 (+/-) (708) (2.079)

F.Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E)

43.822 42.329

G.Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio

11

di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie

H. Elementi da dedurre dall’AT1

I. Regime transitorio – Impatto su AT1 (+/-) (11)

L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I)

M.Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio

di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie

N. Elementi da dedurre dal T2

O. Regime transitorio – Impatto su T2 (+/-) 4 1

P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O) 4 1

Q. Totale fondi propri (F + L + P) 43.826 42.330

2.2 Adeguatezza patrimoniale

A. Informazioni di natura qualitativa

A far data dal 1 gennaio 2014 è divenuta applicabile la nuova disciplina armonizzata per le banche e le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR) e nella direttiva (UE) n. 63/2013 (CRD IV) del 26 giugno 2013, che traspongono nell’Unione europea gli standard definiti dal Co-mitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework Basilea 3).Il quadro normativo è completato per mezzo delle misure di esecuzione, contenute in norme tecniche di regolamentazione o di attuazione (rispettivamente “Regulatory Technical Standard - RTS” e “Implemen-ting Technical Standard - ITS”) adottate dalla Commissione europea su proposta dell’Autorità Bancaria Europea (ABE) e, in alcuni casi, delle altre Autorità europee di supervisione (ESA).Per dare attuazione e agevolare l’applicazione della nuova disciplina comunitaria e per realizzare una complessiva revisione e semplificazione della disciplina di vigilanza delle banche, la Banca d’Italia ha emanato la circolare n. 285/2013 “Disposizioni di vigilanza per le banche”, la quale recepisce le norme della CRD IV, indica le modalità con cui sono state esercitate le discrezionalità nazionali attribuite dalla disciplina comunitaria del regolamento CRR alle autorità nazionali e delinea un quadro normativo com-pleto, organico, razionale e integrato con le disposizioni comunitarie di diretta applicazione.

La nuova normativa si basa, in linea con il passato, su tre Pilastri:

a) il primo pilastro attribuisce rilevanza alla misurazione dei rischi e del patrimonio, prevedendo il ri-spetto di requisiti patrimoniali per fronteggiare le principali tipologie di rischio dell’attività bancaria e finanziaria (di credito, di controparte, di mercato e operativo). Sono inoltre previsti:

- l’obbligo di detenere riserve patrimoniali addizionali in funzione di conservazione del capitale e in funzione anticiclica nonché per le istituzioni a rilevanza sistemica;

- nuovi requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, sia in termini di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio - LCR) sia di regola di equilibrio strutturale a più lungo termine (Net Stable Funding Ratio - NSFR);

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- un coefficiente di “leva finanziaria” (“leverage ratio”), che consiste nel rapporto percentuale tra il patrimonio costituito dal capitale di classe 1 e l’ammontare totale delle esposizioni non ponderate per cassa e fuori bilancio, senza peraltro che sia fissato per il momento un limite minimo obbligatorio da rispettare;

b) il secondo pilastro richiede agli intermediari di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale (cosiddetto “Internal Capital Adequacy Assessment Process” - ICAAP), in via attuale e prospettica e in ipostesi di “stress”, a fronte di tutti i rischi rilevanti per l’attività banca-ria (credito, controparte, mercato, operativo, di concentrazione, di tasso di interesse, di liquidità ecc.) e di un robusto sistema organizzativo, di governo societario e dei controlli interni; inoltre, nel quadro del secondo pilastro va tenuto sotto controllo anche il rischio di leva finanziaria eccessiva. All’Organo di Vigilanza è rimessa la supervisione sulle condizioni di stabilità, efficienza, sana e prudente gestione delle banche e la verifica dell’affidabilità e della coerenza dei risultati delle loro valutazioni interne (cosiddetto “Supervisory Review and Evaluation Process” - SREP), al fine di adottare, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive;

c) il terzo pilastro prevede specifici obblighi di informativa al pubblico riguardanti l’adeguatezza patri-moniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione, misurazione e controllo.

I coefficienti prudenziali obbligatori alla data di chiusura del presente bilancio sono determinati secondo le metodologie previste dal Regolamento (UE) n. 575/2013, adottando:

1. il metodo “standardizzato”, per il calcolo dei requisiti patrimoniali sul rischio di credito e di contro-parte (inclusi, per i contratti derivati, il metodo del valore corrente e, in tale ambito, la misurazione del rischio di aggiustamento della valutazione del credito “CVA” per i derivati OTC diversi da quelli stipulati con controparti centrali qualificate);

2. il metodo “standardizzato”, per il computo dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato (per il por-tafoglio di negoziazione, rischio di posizione su titoli di debito e di capitale e rischi di regolamento e di concentrazione; con riferimento all’intero bilancio, rischio di cambio e rischio di posizione su merci);

3. il metodo “base”, per la misurazione del rischio operativo.

In base alle citate disposizioni, le banche devono mantenere costantemente a fronte del complesso dei rischi del primo pilastro (credito, controparte, mercato, operativo): • un ammontare di capitale primario di classe 1 (CET 1) pari ad almeno il 4,5 per cento delle attività di

rischio ponderate (“CET1 capital ratio”);• un ammontare di capitale di classe 1 (T1) pari ad almeno il 6 per cento delle attività di rischio pon-

derate (“tier 1 capital ratio”) ;• un ammontare di fondi propri pari ad almeno l’8 per cento delle attività di rischio ponderate (“total

capital ratio”).

E’ infine previsto un obbligo a carico delle banche di detenere un ulteriore “buffer” di capitale, nella forma di riserva aggiuntiva di capitale, atta a fronteggiare eventuali situazioni di tensione (riserva di conservazione del capitale), il cui ammontare si ragguaglia al 2,5% delle esposizioni ponderate per il ri-schio totali e che deve essere alimentata esclusivamente con capitale primario di classe 1 non impiegato per la copertura dei requisiti patrimoniali obbligatori (ivi inclusi quelli specifici).Va tuttavia precisato, come più dettagliatamente illustrato nella “Parte F - Informazioni sul patrimonio Sezione 1 - Il patrimonio dell’impresa” con l’emanazione a ottobre 2016 del 4° aggiornamento alla Circ. 285/13, Banca d’Italia ha ricondotto, a far data dal 1° gennaio 2017, la disciplina transitoria della riserva di capitale (capital conservation buffer - CCB) a quanto previsto, in via ordinaria, dalla CRD IV. In ragione di ciò, la misura del requisito di riserva del capitale verrà quindi ricondotta nel 2017 a quanto previsto dal regime transitorio adottato con il già citato 18° aggiornamento con riguardo al periodo di applicazione delle misure post SREP 2016, ovvero, l’1,25%. Come già si è avuto modo di rappresentare, peraltro, a partire dalla data del 31 dicembre 2015 la Banca

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è tenuta al rispetto nel continuo di requisiti patrimoniali specifici aggiuntivi rispetto alle misure di capi-tale minime in precedenza richiamate, imposti dalla Banca d’Italia ad esito dello SREP 2015 e quantificati come di seguito riportato: • 0,60% in aggiunta al coefficiente di capitale primario, per un livello di CET 1 ratio vincolante pari a

5,10% (“target CET 1 ratio”);• 0,90% in aggiunta al coefficiente di capitale di classe 1, per un livello di TIER 1 ratio vincolante pari

a 6,90% (“target Tier 1 ratio”);• 1,20% in aggiunta al coefficiente di capitale totale, per un livello di Total Capital ratio vincolante

pari a 9,20% (“target Total Capital ratio”).Conformemente al citato provvedimento resta fermo per la Banca il rispetto del 2,50% delle attività di rischio ponderate a titolo di riserva di conservazione del capitale. Da ultimo, con provvedimento del 20/03/2017, la Banca d’Italia a conclusione dello SREP 2016, ha rivisto i livelli di capitale che la Banca dovrà detenere, in aggiunta a quello minimo regolamentare. Come già anticipato, le decisioni SREP 2016 sul capitale da detenere per il 2017 da parte della Banca d’Italia, attual-mente in corso di finalizzazione, entreranno in vigore a far data dal 21 marzo 2017 e verranno quindi considerate dalla Banca nella valutazione della propria adeguatezza patrimoniale in ottica prospettica.Tali coefficienti saranno i seguenti:- coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari al 5,95%, composto da una misura vinco-

lante del 4,70% (di cui 4,50% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,20% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conser-vazione del capitale;

- coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari al 7,55%, composto da una misura vincolante del 6,30 (di cui 6% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,30% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale;

- coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 9,65%, composto da una misura vincolante del 8,40% (di cui 8% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 0,40% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP) e per la parte restante dalla componente di riserva di conservazione del capitale.

Tutto ciò premesso, l’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale è realizzata tenendo conto dei ri-sultati distintamente ottenuti con riferimento alla misurazione dei rischi e del capitale in ottica attuale, prospettica e in ipotesi di stress su valori attuali e prospettici.

L’esito dell’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale è sintetizzato in un giudizio qualitativo con riferimento alla situazione aziendale relativa alla fine dell’ultimo esercizio chiuso e alla fine dell’eserci-zio in corso (ottica attuale e prospettica).La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e la formulazione del relativo giudizio si basano sui se-guenti indicatori ritenuti rilevanti nell’ambito del RAF, limitatamente al profilo patrimoniale, ai fini della declinazione della propensione al rischio della Banca:• coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 Capital Ratio) in rapporto ai requisiti patrimoniali obbliga-

tori; • coefficiente di capitale totale (Total Capital Ratio) in rapporto ai requisiti patrimoniali obbligatori; • capitale interno complessivo in rapporto al capitale complessivo.

Per ciascun indicatore, sulla base dei valori assunti in ottica attuale e prospettica e delle soglie di valu-tazione definite, viene effettuata una valutazione nell’ambito del processo ICAAP: a questo proposito vengono presi in considerazione i requisiti patrimoniali obbligatori, ivi incluso il vincolo di detenzione delle riserve addizionali in funzione di conservazione del capitale ed i requisiti aggiuntivi in precedenza richiamati (ove eccedenti rispetto alla misura della anzidetta riserva di conservazione del capitale).

Nella valutazione, si fa riferimento alle nozioni, rispettivamente, di “risk capacity” e “risk tolerance” adottate nell’ambito del RAF, quantificate sui valori consuntivi riferiti alla fine dell’esercizio precedente (attuale) e sui valori prospettici per l’esercizio in corso (prospettico).

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B. Informazioni di natura quantitativa

Importi non ponderati Importi ponderati/requisiti

Categorie/Valori 31-12-2016 31-12-2015 31-12-2016 31-12-2015

A. ATTIVITA’ DI RISCHIO

A.1 Rischio di credito e di controparte 528.874 540.145 248.140 258.922

1. Metodologia standardizzata 528.874 540.145 248.140 258.922

2. Metodologia basata sui rating interni

2.1 Base

2.2 Avanzata

3. Cartolarizzazioni

B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA

B.1 Rischio di credito e di controparte 19.851 20.768

B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito

B.3 Rischio di regolamento

B.4 Rischi di mercato

1. Metodologia standard

2. Modelli interni

3. Rischio di concentrazione

B.5 Rischio operativo 1.562 1.577

1.Metodo base 1.562 1.577

2. Metodo standardizzato

3. Metodo avanzato

B.6 Altri elementi di calcolo

B.7 Totale requisiti prudenziali 21.413 22.345

C. ATTIVITA’ DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA

C.1 Attività di rischio ponderate 267.660 279.309

C.2Capitale primario di classe 1/Attività di rischio ponderate (CET1 capital ratio)

16,37% 15,15%

C.3Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio)

16,37% 15,15%

C.4Totale fondi propri/Attività di rischio ponderate (Totale capital ratio)

16,37% 15,15%

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PARTE H - Operazioni con parti correlate

1. Informazioni sui compensi dei dirigenti con responsabilità strategicaLa tabella che segue, così come richiesto dallo IAS 24 par. 16, riporta l’ammontare dei compensi di com-petenza dell’esercizio ai Dirigenti con responsabilità strategica, intendendosi per tali coloro che hanno il potere e la responsabilità della pianificazione, della direzione e controllo delle attività della Banca, compresi gli Amministratori e i Sindaci della Banca stessa.

Importo

ANNO 2016

- Stipendi e altri benefici a breve termine 715

ANNO 2015

- Stipendi e altri benefici a breve termine 709

I compensi agli amministratori ed ai sindaci sono stati determinati con delibera dell’Assemblea del 22/05/2014.

Tali compensi comprendono i gettoni di presenza e le indennità di carica loro spettanti.

2. Informazioni sulle transazioni con parti correlate

Attivo PassivoGaranzie e im-

pegni rilasciatiRicavi Costi

ANNO 2016

Amministratori, Sindaci e Dirigenti 515 1.428 20 17 10

Altre parti correlate 998 5.531 3.129 34 37

Totale 1.513 6.959 3.149 51 47

ANNO 2015

Amministratori, Sindaci e Dirigenti 404 1.369 272 11 2

Altre parti correlate 1.187 4.705 3.274 38 12

Totale 1.591 6.074 3.546 49 14

Le altre parti correlate sono rappresentate da entità soggette al controllo o all’influenza notevole di Amministratori, Sindaci o Dirigenti, ovvero dai soggetti che possono avere influenza o essere influenzati dai medesimi.

I rapporti e le operazioni intercorse con parti correlate non presentano elementi di criticità, in quanto sono riconducibili all’ordinaria attività di credito e di servizio.

Durante l’esercizio non sono state poste in essere operazioni di natura atipica o inusuale con parti cor-relate che, per significatività o rilevanza di importo, possano aver dato luogo a dubbi in ordine alla sal-vaguardia del patrimonio aziendale.

L’iter istruttorio relativo alle richieste di affidamento avanzate dalle parti correlate segue il medesimo processo di concessione creditizia riservato ad altre controparti non correlate con analogo merito cre-ditizio. Per quanto riguarda le operazioni con i soggetti che esercitano funzioni di amministrazione, direzione e controllo della Banca trova applicazione l’art. 136 del D.Lgs. 385/1993 e l’art. 2391 del codice civile. In proposito la Banca, con delibera del Consiglio di Amministrazione del 19/12/2007 si è dotata di un apposito “Regolamento sulla disciplina del conflitto d’interessi e delle obbligazioni degli esponenti bancari”, disciplinante le procedure da seguire nei casi interessati.

Le operazioni con parti correlate sono regolarmente poste in essere a condizioni di mercato e comunque sulla base di valutazioni di convenienza economica e sempre nel rispetto della normativa vigente, dando adeguata motivazione delle ragioni e della convenienza per la conclusione delle stesse.

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In particolare:- ai dirigenti con responsabilità strategiche vengono applicate le condizioni riservate a tutto il personale

o previste dal contratto di lavoro;- agli amministratori e sindaci vengono praticate le condizioni riservate a tutto il personale o le mede-

sime condizioni della migliore clientela.

Le operazioni con parti correlate non hanno incidenza significativa sulla situazione patrimoniale e fi-nanziaria, sul risultato economico e sui flussi finanziari della Banca.Nel bilancio non risultano accantonamenti o perdite per crediti dubbi verso parti correlate.Sugli stessi viene pertanto applicata solo la svalutazione collettiva.

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RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALE

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RELAZIONE DEL COLLEGIO SINDACALEai sensi dell’art. 2429 del codice civile

Signori Soci,

il Consiglio di Amministrazione ha messo a nostra disposizione il bilancio d’esercizio chiuso al 31 dicembre 2016 unitamente alla relazione sulla gestione nei termini di legge.Il progetto di bilancio, che è composto dagli schemi dello stato patrimoniale, del conto economico, del prospetto della redditività complessiva, del prospetto delle variazioni del patrimonio netto, del rendi-conto finanziario e della nota integrativa e dalle relative informazioni comparative, è stato sottoposto alla revisione legale dei conti dalla Società Deloitte & Touche S.p.A e può essere riassunto nelle seguenti risultanze:

Stato patrimonialeAttivo 517.957.491Passivo e Patrimonio netto 516.245.111Utile dell’esercizio 1.712.380

Conto economicoUtile dell’operatività corrente al lordo delle imposte 1.981.778Imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente 269.398Utile/Perdita dei gruppi di attività in via di dismissione 0 al netto delle relative imposte Utile dell’esercizio 1.712.380

La nota integrativa, poi, contiene le ulteriori informazioni ritenute utili per una rappresentazione più completa degli accadimenti aziendali e per una migliore comprensione dei dati di bilancio ed è altresì integrata con appositi dati ed informazioni, anche con riferimento a specifiche previsioni di legge. In tale ottica, la stessa fornisce le informazioni richieste da altre norme del codice civile e dalla regolamentazio-ne secondaria cui la Vostra Banca è soggetta, nonché altre informazioni ritenute opportune dall’organo amministrativo per rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della Banca.

Unitamente ai dati al 31 dicembre 2016, gli schemi del bilancio contengono, laddove richiesto dalle istru-zioni emanate dalla Banca d’Italia con la Circolare n. 262 del 22 dicembre 2005, anche quelli al 31 dicem-bre 2015.

Sul bilancio nel suo complesso è stato rilasciato un giudizio senza rilievi dalla Società di revisione legale dei conti Deloitte & Touche S.p.A, che ha emesso, ai sensi degli artt. 14 e 16 del D.Lgs. n. 39/2010, una relazione in data 12/04/2017 per la funzione di revisione legale dei conti. Detta relazione evidenzia che il bilancio d’esercizio è stato redatto in base ai principi contabili internazionali International Financial Re-porting Standards (IFRS) adottati dall’Unione Europea ed è stato predisposto sulla base delle citate istru-zioni di cui alla Circolare n. 262 del 22 dicembre 2005; esso pertanto è redatto con chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della società.

Nel corso delle verifiche eseguite il Collegio Sindacale ha proceduto anche ad incontri periodici con la Società incaricata della revisione legale dei conti, prendendo così atto del lavoro svolto dalla medesima e procedendo allo scambio reciproco di informazioni nel rispetto dell’art. 2409-septies del cod. civ.. Per quanto concerne le voci del bilancio presentato alla Vostra attenzione il Collegio Sindacale ha effettuato i controlli necessari per poter formulare le conseguenti osservazioni, così come richiesto dalle “Norme di

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comportamento del Collegio Sindacale” emanate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.

Tali controlli hanno interessato, in particolare, i principi di redazione e i criteri di valutazione, con atten-zione specifica al tema degli accantonamenti, adottati dagli amministratori e l’osservanza del principio di prudenza.

Il nostro esame è stato svolto secondo le richiamate Norme di comportamento del Collegio Sindacale e, in conformità a tali Norme, abbiamo fatto riferimento alle disposizioni che disciplinano il bilancio di eser-cizio, con riferimento: ai principi contabili internazionali IAS/IFRS emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB) ed ai relativi documenti interpretativi emanati dall’International Financial Re-porting Interpretations Committee (IFRIC), omologati dalla Commissione Europea ed in vigore alla data di riferimento del bilancio; al Framework for the Preparation and Presentation of Financial Statements (“quadro sistematico per la preparazione e presentazione del bilancio”) emanato dallo IASB, con parti-colare riguardo al principio fondamentale della prevalenza della sostanza sulla forma, nonché al concet-to della rilevanza e della significatività dell’informazione; alle istruzioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n. 262 del 22 dicembre 2005; ai documenti sull’applicazione degli IFRS in Italia predisposti dall’Organismo Italiano di Contabilità (O.I.C.), nonché alle precisazioni inviate dalla Banca d’Italia.

Dai riscontri effettuati non sono emerse discordanze rispetto alle norme che regolano la redazione del bilancio e rispetto all’applicazione dei principi contabili internazionali.Il Collegio ha poi esaminato la Relazione aggiuntiva, di cui all’art. 19 del D.Lgs 39/2010 e del Regolamen-to (UE) n. 537/2014, rilasciata dalla Società di revisione Deloitte & Touche S.p.A in data 12 aprile 2017 , da cui si evince l’assenza di carenze significative del sistema di controllo interno inerente al processo di informativa finanziaria.

Ha inoltre esaminato la comunicazione rilasciata dalla Società di Revisione Deloitte & Touche S.p.A in data 12 aprile 2017, contenente la conferma annuale della propria indipendenza ai sensi dell’articolo 17 comma 9 lettera a) del D.lgs 39/2010 e del Regolamento (UE) n. 537/2014.Nel corso dell’esercizio 2016 abbiamo partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Rischio di Credito, abbiamo operato n° 8 verifiche, sia collegiali che individuali, ed abbiamo rilasciato due pareri.

Nello svolgimento e nell’indirizzo delle nostre verifiche ed accertamenti ci siamo avvalsi delle strutture e delle funzioni di controllo interne alla Banca ed abbiamo ricevuto dalle stesse adeguati flussi informativi. Il nostro esame è stato svolto secondo le richiamate Norme di comportamento del Collegio Sindacale.

In particolare, in ossequio all’art. 2403 del codice civile ed alla regolamentazione secondaria cui la Vostra Banca è soggetta, il Collegio:1. ha ottenuto dagli Amministratori le informazioni sul generale andamento della gestione e sulla sua

prevedibile evoluzione, nonché sulle operazioni di maggior rilievo economico finanziario e patrimo-niale e su quelle svolte con parti correlate;

2. in base alle informazioni ottenute, ha potuto verificare che le azioni deliberate e poste in essere sono conformi alla legge e allo Statuto sociale e che non appaiono manifestatamene imprudenti, azzarda-te, in potenziale conflitto di interessi o in contrasto con le deliberazioni assunte dall’Assemblea o tali da compromettere l’integrità del patrimonio;

3. ha vigilato sull’osservanza della Legge e dello Statuto, nonché sul rispetto dei principi di corretta amministrazione;

4. ha acquisito conoscenza e vigilato, per quanto di sua competenza, sull’adeguatezza dell’assetto or-ganizzativo della Banca. A tal fine il Collegio ha operato, sia tramite la raccolta di informazioni dai responsabili delle diverse funzioni aziendali sia con incontri ricorrenti con i responsabili stessi. A tal riguardo, non ha osservazioni particolari da riferire;

5. ha vigilato sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli inter-ni e del quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio della banca (Risk

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Appetite Framework), affinché gli stessi risultino coerenti con lo sviluppo e le dimensioni dell’attività sociale, nonché ai particolari obblighi e vincoli ai quali la Vostra Banca è soggetta; in proposito è stata posta attenzione all’attività di analisi sulle diverse tipologie di rischio ed alle modalità adottate per la loro gestione e controllo, con specifica attenzione al processo interno di determinazione dell’adegua-tezza patrimoniale (ICAAP) ed al processo di gestione del rischio di liquidità. E’ stata inoltre verificata la corretta allocazione gerarchico – funzionale delle funzioni aziendali di controllo. Nello svolgimento e nell’indirizzo delle proprie verifiche ed accertamenti si è avvalso delle strutture e delle funzioni di controllo interne alla Banca ed ha ricevuto dalle stesse adeguati flussi informativi;

6. ha verificato, alla luce di quanto disposto dalle Autorità di vigilanza in tema di sistemi di remunera-zione e incentivazione, l’adeguatezza e la rispondenza al quadro normativo delle politiche e delle prassi di remunerazione adottate dalla Banca;

7. ha vigilato sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del piano di continuità opera-tiva adottato dalla Banca;

8. ha verificato, alla luce di quanto raccomandato dalle Autorità di vigilanza, che la banca non ha adot-tato delibere di distribuzione di dividendi.

Dalla nostra attività di controllo e verifica non sono emersi fatti significativi tali da richiedere la segnala-zione alla Banca d’Italia.

Vi evidenziamo, infine, che non sono pervenute denunce ex art. 2408 del codice civile o esposti di altra natura.

Il Collegio Sindacale, in ottemperanza alle disposizioni di cui all'art. 2 Legge n. 59/1992 e dell’art. 2545 cod. civ., comunica di condividere i criteri seguiti dal Consiglio di Amministrazione nella gestione sociale per il conseguimento degli scopi mutualistici in conformità col carattere cooperativo della Banca e detta-gliati nella relazione sulla gestione presentata dagli stessi Amministratori.

In considerazione di quanto sopra, il Collegio esprime parere favorevole all’approvazione del bilancio dell’esercizio e concorda con la proposta di destinazione del risultato di esercizio formulata dal Consiglio di Amministrazione.

Infine Vi ricordiamo che è giunto a naturale scadenza il nostro mandato e Vi invitiamo, quindi, a delibe-rare in merito.

Boves, 13 aprile 2017 I Sindaci Claudio Cavallo Bruno Piccardi Patrizia Politano

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RELAZIONE DELLA SOCIETÀ DI REVISIONE

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Indice

Saluto del Presidente pag. 5

Relazione del Consiglio di Amministrazione sulla gestione dell’esercizio 2016 pag. 9

Schemi del Bilancio dell'impresa pag. 69

Nota Integrativa pag. 77

Relazione del Collegio Sindacale pag. 209

Relazione della Società di Revisione pag. 213

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Finito di stamparenel mese di maggio 2017

presso la TIPOLITOEUROPA - CUNEO

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❯ SEDE:

BOVES (CN), Piazza Italia 44 - Tel. 0171.380117

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BOVES Fraz. FONTANELLE, Via Santuario 126 - Tel. 0171.387005

BORGO SAN DALMAZZO, Via Lovera 66 - Tel. 0171.265357

BORGO SAN DALMAZZO Fraz. BEGUDA 93 - Tel. 0171.266010

CUNEO, Corso Nizza 53 - Tel. 0171.696000

CUNEO Fraz. BORGO S.GIUSEPPE, Via Bisalta 13bis - Tel. 0171.346060

CUNEO Fraz. MADONNA DELL’OLMO, Via Chiri 10 - Tel. 0171.412838

PEVERAGNO, Via Roma 42 - Tel. 0171.383161

ROCCAVIONE, Via Roma 38 - Tel. 0171.300842 Bil

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