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biosfera26mar2011

Date post: 28-Mar-2016
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La vita che si consuma
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Sabato 26 marzo 2011 anno 2 numero 3 EI007684 copia gratuita La vita che si consuma Il clima che muta interi equilibri, la terra che trema, la biodiversità in realtà sempre meno diversa. Ne parliamo diffusamente in questo nu- mero di Biosfera. E da ciò che emer- ge sembra che la Terra sia un luogo sempre meno sicuro in cui vivere. Ma a correre il rischio di essere di- strutto non è il nostro pianeta, bensì le condizioni che lo rendono acco- gliente per la vita. E in particolare per la vita umana. Molti scienziati hanno ormai avvertito che i cosid- detti ‘punti di non ritorno’ potreb- bero essere raggiunti addirittura nel giro di dieci anni. Pochi, davve- ro pochi per cercare di rimediare ai danni che la stessa specie umana sta arrecando all’ecosistema, cioè alla ‘casa’di tutti. Il riferimento è all’emissione di Co2 in atmosfera e allo sfruttamento esasperato delle risorse, all’inquinamento che mette a repentaglio non solo la nostra sa- lute, ma anche quella di altre specie viventi che fanno parte della catena alimentare collegata all’uomo. Gli allarmi ormai si sprecano. L’ul- timo è quello legato alla Giorna- ta Mondiale dell’Acqua. Qualche giorno fa in un convegno all’Acca- demia dei Lincei Giorgio Federici, esperto di gestione dei sistemi idri- ci all’Università di Firenze, ha spie- gato che l’acqua “è un bene finito, non rinnovabile”, perchè già oggi si consuma più acqua di quella che il ciclo produce e le previsioni per il futuro prossimo non sono cer- to migliori. In sintesi, già nel 2030 molti Paesi potrebbero entrare in crisi a causa di un aumento della domanda di acqua ben superiore a quella effettivamente utilizzabile nel pianeta. L’acqua insomma sta per fi- nire. E se è vero che l’acqua è vita, oggi si può dire che la vita stia con- sumando se stessa. [email protected] Difetto clima a pag. 7 Mutamenti nel Delta a pag. 9 Sofie, la casa anti-sisma a pag. 11 Ecco la plastica green a pag. 3 Mappatura habitat a pag. 5 Giorgia ha mal di terra a pag. 12 Il Grande Fratello dei parchi a pag. 15 Ecosistema scuola a pag. 17 Produrre sano a pag. 19 Sulle orme del vescovo Sigerico a pag. 21 Girasole fotovoltaico a pag. 23
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Sabato 26 marzo 2011 anno 2 numero 3

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La vita che si consumaIl clima che muta interi equilibri,

la terra che trema, la biodiversità in realtà sempre meno diversa. Ne parliamo diffusamente in questo nu-mero di Biosfera. E da ciò che emer-ge sembra che la Terra sia un luogo sempre meno sicuro in cui vivere. Ma a correre il rischio di essere di-strutto non è il nostro pianeta, bensì le condizioni che lo rendono acco-gliente per la vita. E in particolare per la vita umana. Molti scienziati

hanno ormai avvertito che i cosid-detti ‘punti di non ritorno’ potreb-bero essere raggiunti addirittura nel giro di dieci anni. Pochi, davve-ro pochi per cercare di rimediare ai danni che la stessa specie umana sta arrecando all’ecosistema, cioè alla ‘casa’di tutti. Il riferimento è all’emissione di Co2 in atmosfera e allo sfruttamento esasperato delle risorse, all’inquinamento che mette a repentaglio non solo la nostra sa-

lute, ma anche quella di altre specie viventi che fanno parte della catena alimentare collegata all’uomo.

Gli allarmi ormai si sprecano. L’ul-timo è quello legato alla Giorna-ta Mondiale dell’Acqua. Qualche giorno fa in un convegno all’Acca-demia dei Lincei Giorgio Federici, esperto di gestione dei sistemi idri-ci all’Università di Firenze, ha spie-gato che  l’acqua “è un bene finito, non rinnovabile”, perchè già oggi si

consuma più acqua di quella che il ciclo produce e le previsioni per il futuro prossimo non sono cer-to migliori. In sintesi, già nel 2030 molti Paesi potrebbero entrare in crisi a causa di un aumento della domanda di acqua ben superiore a quella effettivamente utilizzabile nel pianeta. L’acqua insomma sta per fi-nire. E se è vero che l’acqua è vita, oggi si può dire che la vita stia con-sumando se stessa.

[email protected]

Difetto clima a pag. 7

Mutamenti nel Delta a pag. 9Sofie, la casa anti-sisma a pag. 11

Ecco la plastica green a pag. 3

Mappatura habitat a pag. 5

Giorgia ha mal di terra a pag. 12 Il Grande Fratello dei parchi a pag. 15 Ecosistema scuola a pag. 17

Produrre sano a pag. 19 Sulle orme del vescovo Sigerico a pag. 21 Girasole fotovoltaico a pag. 23

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eco-lifestyle

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Nuova tecnica per produrre

packaging biocompostabile

Mettere la spesa in buste di plastica, aprire una confezione di crackers, get-tare un contenitore di biscotti vuoto. Molte delle azioni che compiamo quo-tidianamente creano rifiuti che grave-ranno sul nostro pianeta per centinaia o addirittura migliaia di anni. Un tem-po interminabile, contando che circa il 90% dei rifiuti solidi urbani è formato da imballaggi plastici! Basti pensare che la quasi totalità di alimenti acqui-stati al supermercato sono avvolti nel-la plastica, in alcuni casi, come le merendine, anche uno ad uno.

Certo, esiste la rac-colta differenziata. Ma questa aiuta solamente a non creare plastica nuova, riutiliz-zando quella vec-chia. Quello dello smaltimento è in-vece un problema più grosso e impe-gnativo. Una possibi-le soluzione, sembra già essere stata trovata: si tratta

di una nuova tecnica per produrre packaging biocompostabile.

Questo nuovo tipo di plastica non viene dal petrolio, ma da fibre vege-tali. Si può così creare “plastica” sfrut-tando gli scarti della lavorazione vege-tale (come barbabietole, piante, etc..), che con la loro fermentazione danno origine al PLA, acido polilattico che una volta dismesso potrà essere utiliz-zato come compost nelle campagne.

È già partita dal primo gennaio 2011 la normativa che “mette al bando” i sacchetti di plastica, per promuovere l’utilizzo di buste biodegradabili. An-che altri contenitori, come per esem-pio le vaschette take away sono a im-patto zero, purtroppo hanno il difetto

di essere poco resistenti. Infatti sono permeabili all’ossige-

no e per questo possono contenere solo alimenti a breve conservazione.

Ma la ricerca va avan-ti e sembra che si sia trovato un modo per

rendere questo materia-le impermeabile all’os-sigeno.

Si tratta di un proces-so di “vetrificazione” in

cui all’acido polilattico vengono mescolati dei

silicati che, essendo dei sali minerali di origine inorganica, sono

impermeabili ai gas (compreso l’ossi-geno). Vi sono due modi per procede-re: la termoformatura e l’estrusione. Il primo dà oggi migliori risultati, ma è più costoso. L’obiettivo è quello di perfezionare la seconda procedura, in modo da rendere omogenea la presenza di silicati evitando però la laccatura (utilizzata durante la termo-formatura). In questo modo il prezzo della nuova “plastica vegetale” sareb-be uguale o addirittura inferiore al co-sto di quella normale, con un notevole risparmio per l’ambiente.

Grazie alla “vetrificazione” sarà quindi possibile utilizzare anche per gli alimenti a lunga conservazione la nuova “plastica vegetale”, di materiale biocompostabile. Un materiale “nato dalla terra” che una volta completato il suo ciclo di vita “torna alla terra” sot-toforma di compost (utilizzato come fertilizzante nelle campagne), con un impatto ambientale pari a zero.

In un futuro sempre più prossimo, grazie a queste innovazioni, sarà quin-di possibile ridurre radicalmente la presenza di rifiuti plastici sul nostro pianeta, garantendo non solo la salu-te della Terra e dei suoi mari, sempre più invasi da “arcipelaghi di plastica”, ma anche la produzione di compost, utile alla sostituzione di dannosi ferti-lizzanti (che provocano l’inquinamen-to da fosforo).

La plastica diventa verdeNon solo imballaggi

Le novità però non si fermano al PLA. Con il metodo dell’”estrusione”

può aprirsi alla plastica vegetale una nuova frontiera: quella dei

tessuti “usa e getta”.Modellato a dovere, il prodotto

potrebbe essere talmente sottile da creare un materiale pari

alla consistenza del tessuto ed utilizzato per un uso tecnico.

Soprattutto negli ospedali, lenzuola, camici di medici e

infermieri, ecc. devono essere continuamente lavati e sterilizzati;

i costi di queste operazioni, comprese quelle di trasporto,

possono essere sorprendentemente alti.

Con l’ingresso di un nuovo “pseudo-tessuto usa e getta”

impermeabile ai liquidi e traspirante, lo smaltimento

sarebbe molto più semplice e meno dispendioso: una volta

utilizzati, camici e lenzuola possono essere semplicemente smaltiti direttamente all’interno

delle unità ospedaliere. Basterebbe mettere il tutto all’interno di

un sacco chiuso (di materiale biocompostabile) e gettarlo in un’autoclave che, oltre a

sterilizzare, trasforma in pochi secondi il materiale in “acqua”,

smaltibile direttamente attraverso le fognature.

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biodiversità

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L’indagine promossa dalla Regione

sull’erosione di specie e habitat naturali

Biodiversità, ossia l’insieme di tutte le forme viventi e degli ecosistemi ad esse correlati. Tutelare la diversità delle spe-cie è fondamentale per l’uomo perché è partendo da qui che ci riforniamo di cibo, acqua, energia e risorse per la no-stra vita quotidiana. Ma ancor prima di questo passaggio va analizzato lo stato di conservazione ambientale di ogni determinato territorio.

A questo punto la prima indagi-ne sulla biodiversità in Emilia-Romagna: una vera e propria mappatura che sta per muovere i passi d’esordio. Il tutto in linea con le indicazioni dell’Unione Europea e con l’obiettivo stabilito nello scorso mese di ottobre a Nagoya in Giappo-ne in occasione della decima confe-renza Onu sulla biodiversità, ossia arrestare entro il 2020 l’erosione di specie e habitat naturali. L’indagine, promossa dalla Re-gione e finanziata dal Piano regio-nale di sviluppo rurale, dovrà con-

cludersi entro il 2013 e sarà realizzata nelle aree che compongono la Rete Natura 2000: i 153 Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Spe-ciale, previsti dalla direttiva europea Habitat, per un’estensione comples-siva di 260mila ettari, pari al 12% del territorio emiliano-romagnolo. All’interno di queste aree sono stati in-dividuati finora come elementi di inte-

resse comunitario una settanti-na di habitat diversi, una tren-tina di specie vegetali e circa

duecento specie animali tra invertebrati, anfibi, rettili

e specie omeoterme - mammiferi e uc-

celli -, questi ultimi rap-

presen-tati da

u n ’ o t -tantina di specie. L’Italia è il paese europeo con il più alto gra-do di biodiversità e l’Emilia-Romagna è tra le regioni più ricche di specie animali e vegeta-

li, nonché di ambienti che li ospitano; siamo  responsabili, quindi, di un pa-trimonio naturale di valore europeo e mondiale, da conservare e gestire con il contributo di tutti.

La mappatura, oltre a una finalità co-noscitiva, avrà anche un obiettivo ope-rativo. Fornirà infatti le indicazioni per la messa a punto dei Piani di gestio-ne dei SIC e delle ZPS, da parte degli Enti Parco e delle Province. I Piani – uno per ognuno dei 153 siti – fisseranno le “buone pratiche” e le indicazioni gestio-nali per frenare l’erosione di biodiversità e valorizzare le attività sostenibili.

“Il tema della biodiversità – ha affer-mato l’assessore regionale all’Ambiente, Sabrina Freda – può essere affrontato solo in un’ottica trasversale e con l’im-pegno di tutti, integrando cioè le diverse politiche settoriali entro una strategia di lungo periodo e con il concorso dei di-versi livelli di governo: Enti locali, Regio-ni, Stato. La sfida da raccogliere è quella

della sostenibilità, quindi di uno svi-luppo futuro che sappia coniugare

economia-sociale-ambiente. Il governo nazionale invece conti-nua a ridurre le risorse destina-te alle politiche ambientali. Per i

soli trasferimenti previsti dalle leggi Bas-sanini, il taglio annuale con cui l’Emilia-Romagna deve fare i conti tocca i 25 milioni di euro, le risorse che negli anni passati venivano utilizzate per finanziare i Piani triennali di azione ambientale”.

Bio-diverso è bello

La mappatura delle aree si concluderà entro il 2013

Tasso d’estinzioneGià nel 2002 i rappresentanti dei

governi delle Nazioni Unite si impegnarono a frenare la perdita

della biodiversità entro il 2010. Ora che il limite è stato superato, si può affermare che l’obiettivo è

stato fallito. Infatti, si calcola che il tasso contemporaneo di estinzione

delle specie supera di mille volte quello dell’epoca pre-umana. Sono

a rischio il 27% delle specie di conifere, il 22% dei mammiferi, il

30% degli anfibi, il 15% degli uccelli, il 27% delle barriere coralline. Le

cause sono da ricercare in tre ambiti principali: la continua perdita di

habitat per cause antropiche, i cambiamenti climatici, la diffusione

delle specie aliene. Si stima che se non si riuscirà ad invertire la

tendenza entro breve si avrà una riduzione del Prodotto interno lordo mondiale del 6%. I paesi

più colpiti saranno quelli poveri. L’obiettivo fissato dalla conferenza

di Nagoya è far diventare riserve naturali di biodiversità, entro il 2020, il 17% delle terre emerse

(oggi sono il 13%) e il 10% dei mari.

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Il clima cambia, le piante ‘traslocano’Il punto

sulle dinamiche ambientali

della nostra pianura in un convegno

L’ormai inevitabile apputamento esti-vo con la zanzara tigre è solo una delle conseguenze del cambiamento clima-tico. Non c’è stagione infatti che non ci costringa a far i conti con l’aumento della temperatura terrestre e, tra le presenze sgradite, non c’è solo questo scaltro e fa-stidioso animaletto del sud-est asiatico, ma anche piante da acquario tropicale che infestano i canali delle nostre cam-pagne e scenari dai tratti pressoché apo-calittici.

Un punto della situazione sulle dinami-che ambientali che interessano la nostra pianura, all’interno del contesto globale, è stato tracciato nel corso della prima conferenza del ciclo ‘Oikos’, che si è tenu-ta lunedì 7 marzo in una gremita aula del Polo Chimico Bio Medico dell’Università degli Studi di Ferrara. Ad organizzarla, Ambiente, gruppo studentesco patroci-nato dal Comune di Ferrara e finanziato da Unife. Al tavolo dei relatori, il direttore regionale di Arpa Emilia-Romagna, Ste-fano Tibaldi, e due professori di Unife: Umberto Simeoni di Geologia e Renato Gerdol di Ecologia vegetale. Tre campi di studio differenti, ma un unico settore di interesse: l’ambiente e i risvolti delle at-tività umane sul clima. L’obiettivo dell’in-contro? Analizzare cause, dinamiche e soluzioni dei cambiamenti climatici, ov-vero del surriscaldamento globale.

Temporali più in- tensi, incendi, siccità e alluvio- ni. Questi alcuni dei feno- meni che le cronache regi- s t ra n o a livello mon- diale e locale e che i tre studiosi hanno con-fermato, dati alla mano, in cre-scente aumento. Stesso discorso per le

ondate di calore, che si affermano in pro-gressiva crescita negli ultimi dieci anni.

E cosa dire dello scioglimento dei ghiac-ci? Come ci riguarda? Se il permafrost del Polo nord si scioglie in media di circa 77mila chilometri quadrati al giorno, ciò significa che il livello del mare si innalze-rà, incentivato dall’evaporazione delle ac-que. Questo quadro lo si trova certificato nei dati emersi dal costante monitorag-gio di Arpa, di cui l’istituto dà periodica pubblicazione.

“Conseguenza della conseguenza – fa presente Simeoni -, che tocca diretta-mente il territorio costiero veneto ed emiliano-romagnolo, è l’erosione delle spiagge e la sommersione delle terre per ingressione marina: lungo il litorale dell’alto Adriatico si attestano 1.125 chilometri quadrati, ovvero il 25% di pia-nura costiera a rischio scomparsa. Vene-zia – ricorda il geologo -, città simbolo di questo fenomeno, registra un aumento del mare di ben 35 centimetri negli ulti-mi 100 anni”.

Il processo di ‘intrusione marina’ è stimolato anche dall’intensità di sfrut-tamento delle falde, che comporta una inarrestabile salinizzazione dei terreni: si pensi che se negli anni ’50 il cuneo sa-lino nel Delta del Po interessava 2-3 km di terreno dalla foce, nel giro di 30 anni è triplicato, raggiungendo 10 km di raggio. Nel 2000 si è esteso a 20 km di distanza dal mare e oggi interessa invece 20mila ettari di area. Ciò influisce sulla vita del-le comunità vegetali e animali (Arpa cita uno studio che presenta un rischio estin-zione fino al 50% delle specie a livello mondiale) e la riduzione drastica della capacità produttiva dei terreni. Per fare un riferimento storico, tale fenomeno mise addirittura in ginocchio la grande e millenaria civiltà mesopotamica, che entrò in crisi proprio a causa del drastico decremento della produzione agricola.

Sulle piante si riscontrerebbero gli effet-ti più evidenti dei cambiamenti clima-

tici, secondo Gerdol: “Registriamo un anticipo delle fioriture con

un ritmo che tocca i 10 giorni di

media all’anno. Riscontriamo nuove spe-cie, esotiche – aggiunge il botanico -, che si insediano presso gli ecosistemi locali, come è accaduto per la ‘Pistia stratiotes’, una pianta acquatica originaria del Nilo: ha infestato completamente un canale nel Codigorese, in provincia di Ferrara”. Le piante “traslocano” o si estinguono: “sono a rischio – riferisce il botanico - so-prattutto quelle che vivono sulle piccole isole e a basse altitudini, poiché la vege-tazione tende a crescere a quote e a la-titudini sempre più elevate, alla ricerca di regimi termici più adatti: il termine scen-tifico di tale fenomeno è ‘spostamento dei biomi’. Anche i nostri Appennini sono interessati da questo fenomeno di migra-zione”.

Le cause. Il principio dell’effetto serra è il fenomeno che permette l’equilibrio termico del nostro pianeta: in as-senza di gas presenti in atmosfera, la tem-peratura superfi-ciale media della Terra  sarebbe in-fatti di circa -18  °C, ment re si attesta attorno ai 14  °C, consentendo così la  vita. Tuttavia, allo stato attuale, l’effetto serra rischia di compromettere la sopravvivenza delle comunità terrestri. È da diversi decen-ni che se ne parla: il naturale effetto serra sta aumentando a causa dell’in-quinamento at-mosferico: “Non sta crescendo – spiega Tibaldi - la quantità di calore veicolata dai raggi solari, bensì risulta in costante crescita

la quantità di anidride carbonica presen-te nell’atmosfera. La CO2 è uno dei gas serra che trattiene la radiazione infraros-sa emessa dalla superficie terrestre e la sua concentrazione – riferisce il direttore di Arpa - non è mai stata così elevata da 800mila anni a questa parte”. “Appe-na 30mila anni fa – ricorda il vertice di Arpa - la pianura padana era una landa popolata da bisonti, rinoceronti lanosi e mammuth: la temperatura era infatti, in media, di appena 5 gradi”.

Le soluzioni. ‘Mitigazione’ e ‘adat-tamento’ sono le parole d’ordine per rispondere concretamente all’aumen-to dell’anidride carbonica. “Occorre – spiega Tibaldi – migliorare l’efficienza energetica, utilizzare fonti rinnovabili e avviare una campagna di riforestazione.

Queste azioni si riassumono nel concetto di ‘mitigazio-

ne’. L’‘adattamento’ è invece un problema locale – prosegue il

direttore di Arpa -, che è molto efficace sul breve

termine e che può essere di tipo infrastrutturale-tecnologico, in un’ot-tica di pianificazione eco-sostenibile. Ma esistono anche stra-tegie di adattamento ‘soft’: con questo ter-mine si intende la rea-

lizzazione di campagne di educazione a compor-

tamenti ecocompatibili, dal risparmio di energia alla

raccolta differenziata dei rifiuti, ma anche strategie di ottimiz-zazione dei sistemi di gestione

delle risorse, siano esse idriche o produttive. Di pari passo – conclude Ti-baldi - occorre condur-re azioni di protezione dell’ambiente, quanto del benessere della po-polazione, prevenendo, ad esempio, le conse-guenze delle ondate di calore o manifestazioni allergiche da pollini”.

Effetto serra e inquinamento:

cause e soluzioni

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ambiente

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Cercasi acqua dolce nel DeltaIl Museo

di Storia Naturale di Ferrara

è referente scientifico del progetto

Climaparks

Nove parchi coinvolti in un proget-to internazionale, un museo ferrarese che ha assunto il prestigioso ruolo di referente scientifico, ovvero ‘experti-se’. “Nell’ambito del progetto Clima-parks, il Museo Civico di Storia Natu-rale di Ferrara - spiega il responsabile della ricerca del museo, lo zoologo Stefano Mazzotti - avrà il compito di effettuare i monitoraggi nel Parco del Delta del Po Emilia-Romagna: ciò gra-zie alle ricerche sulle comunità di ani-mali avviate già da diversi anni. Grazie alla preziosa collaborazione di tiroci-nanti, laureandi e volontari del Servi-zio Civile, abbiamo costituito banche dati che riguardano alcuni indicatori bioclimatici. Senza questo impegno gratuito, considerate le contenute risorse a disposizione, non avremmo potuto raggiungere risultati che si ri-velano ora così importanti. Abbiamo collezioni – fa sapere Mazzetti - che risalgono agli anni Cinquanta: per-tanto abbiamo già riscontrato effetti rilevanti del clima su diversi gruppi zo-

ologici. Ad esempio, studiando la die-ta del barbagianni, un predatore non selettivo che caccia in un raggio di 5 km. Abbiamo constatato come il ratto comune abbia sostituito il topo ragno e altri insettivori tipici delle zone fre-sche. È un cambiamente evidente, che si riflette su tutto l’ecosistema, anche se – sottolinea Mazzotti - previsioni deterministiche, in zoologia, non è possibile farle”.

Uno degli effetti peggiori che il no-stro territorio ha registrato, secondo Mazzotti, è la salinizzazione delle ac-que delle zone umide costiere: “Dieci anni fa - ricorda il ricercatore -, aveva-mo scavato delle pozze nel Parco, al fine di salvaguardare la biodiversità e studiare le dinamiche di colonizzazio-ne degli anfibi: quasi all’improvviso, a causa di un aumento di concentrazio-ne salina delle falde (che ha raggiunto un livello a metà di quello marino), do-vuta al cuneo salino, intere comunità di anfibi sono scomparse”.

“Gli uccelli non migrano più, oppu-re cambiano, accorciano o rinviano la rotta. Gli animali – prosegue Maz-zotti - dai molluschi ai mammiferi, maturano sessualmente prima: le stesse larve, sviluppandosi in tem-pi più rapidi, restano più piccole. Ne consegue – comunica lo zoologo - un ‘ridimensionamento’ degli esemplari delle specie più varie. È un dato che si ripercuote direttamente sulla ripro-

duzione, che diviene più difficile”. Non solo, la riproduzione cambia stagiona-lità: “dal 2000 – fa sapere lo studioso - abbiamo notato che molti anfibi de-pongono in autunno, a causa degli an-damenti termici, generando difficoltà di so-pravvivenza per i piccoli e non rendendo possi-bile la naturale deposizione dei mesi primaverili”.

C a m b i a m e n -ti sulla fauna, ma anche sulla flora: “Le piante scompaiono o fio-riscono in modo sfasato. Ciò non è un problema – evidenzia Mazzotti - che interessa solo gli amanti della na-tura: ha infatti ripercussioni im-portanti sull’agri-coltura”. 

Il museo di via De Pisis svolge dunque un rile-vante e continuo lavoro di ricer-ca. Ma a questo abbina anche un importante

servizio di documentazione. Dispo-ne infatti di una biblioteca preziosa, per l’elevata specializzazione e per la difficile reperibilità dei titoli, che conta attuamente circa 3.500 libri,

altrettanti estratti e molte testate di riviste scientifiche. Riceve tale materiale non solo su abbona-mento, ma soprattutto attraverso uno scambio regolare di pubblicazio-ni tra istituti museali e universitari di tutta Eu-ropa. Non solo. Il museo

pubblica annualmente due riviste scientifiche e vari altri volumi legati alle attività scientifiche, didattiche e divulgative che promuove. Paralle-lamente quindi all’espo-sizione delle proprie col-

lezioni e all’intensa attività editoriale, via De Pisis ospita di frequente attivi-tà ludico-formative, rivolte soprattutto alle giovani genera-zioni,  oltre a svol-gere corsi di per-fezionamento per studiosi e appassio-nati.

Monitoraggi e ricerche sui mutamenti ambientali del parco

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Mostra convegno delle buone pratiche

di sostenibilitàFirenze,

Fortezza da Basso, dal 20 al 22 maggio

2011 (ottava edizione).

Un nuovo progetto di società e di economia per il benessere dell’uomo e del Pianeta. A questo obiettivo da sempre si ispira Terra Futura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale,

economica e sociale (Firenze, For-tezza da Basso, dal 20 al 22 maggio 2011), promossa da Fondazione cul-turale Responsabilità etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione To-scana e Adescoop-Agenzia dell’eco-nomia sociale, insieme ai partner Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambien-te

Al centro dell’ottava edizione di Terra Futura il tema della “cura dei beni comuni”. Una cura, conside-

rato il disinteresse evi-dente o l’incapacità

dei governi e delle istituzioni di farvi fronte, sempre più

nelle mani dei cittadini e delle orga-nizzazioni: è l’altra parte dell’uma-nità, quella che non sa e non vuole arrendersi all’irreparabile “tragedia” dei beni comuni.

Tre giorni per conoscere l’ampio panorama di buone pratiche di vita, di governo e di impresa che contri-buiscono ogni giorno a costruire, a livello sia locale che globale, un do-mani più equo e sostenibile. Nella va-sta rassegna espositiva, articolata in diverse sezioni tematiche, numerosi i settori rappresentati: tutela dell’am-biente, energie alternative, finanza etica, commercio equo, agricoltura biologica, edilizia e mobilità sosteni-bili, turismo responsabile, e ancora

consumo critico, welfare, coopera-zione internazionale, impegno per la pace, solidarietà sociale, cittadinanza attiva e partecipazione…. Un mondo che sa anche produrre nuova econo-mia e generare occupazione.

L’evento propone un programma culturale fitto, fra convegni, dibatti-ti e seminari con esperti e testimoni dei diversi ambiti; e per dimostrare ai visitatori come sia possibile essere sostenibili nel proprio quotidiano, nu-merosi workshop e laboratori, che in-segnano a grandi e piccini il risparmio, il consumo critico, il riciclo…

Terra Futura, a ingresso libero, è un evento sostenibile. www.terrafutura.it

Terra Futura

Page 11: biosfera26mar2011

bioarchitettura

.11

La casetta anti-tsunamiIl prototipo, in legno, di sette piani, resiste

anche a un sisma devastante

Ha una nome gentile, ma è pronta ad affrontare le situazioni più terribili. Mentre si contano i disastri e si rac-colgono i lutti del devastante sisma che ha colpito il Sol Levante, proprio dall’Italia arriva il progetto della casa anti-tsunami. È “Sofie” La c a s a di legno di sette piani e

alta 23,5 metri, realizzata nei laboratori Ivalsa-Cnr di S a n Michele all’Adige (in provincia di Tren-to).

“Ottimo lavoro, è un giorno memora-bile, questo progetto italiano è desti-nato a cambiare il modo di costruire le case in tutto il mondo”. Così Yoshimitsu Okada, tra i maggiori studiosi al mon-do nel campo dei terremoti, si è voluto complimentare con il professor Ario Ceccotti, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche (Ivalsa-Cnr), nonché ‘papà’ di Sofie. Il prototipo di casa di legno, re-alizzata nei laboratori Ivalsa-Cnr di San Michele all’Adige (Trento) grazie ad un

progetto di ricerca finanziato dalla Pro-vincia autonoma di Trento, ha resistito con successo al test antisismico consi-derato dai giapponesi il più distruttivo per le opere civili: la simulazione del terremoto di Kobe del 1995. Mai pri-ma d’ora al mondo una struttura inte-ramente di legno aveva resistito ad una simile forza d’urto, se si fa eccezione per la ‘sorella minore’ di Sofie a tre piani, che nel luglio 2006 aveva già superato i severi test giapponesi.

L’esperimento ha avuto luogo presso l’Istituto nazionale di ri-cerca di scien-

ze terrestri e prevenzione disa- stri di Miki in Giappone. “Abbiamo lavo-rato in Italia - spiega Ario Ceccot-ti -”tenendo presente gli standard giapponesi per un prodotto globale, perché siamo convinti che la ricerca applicata non possa che essere aper-tura verso il mondo, così come una buona idea non conosce confini”.

Il test è il risultato finale di studi e ri-cerche durate cinque anni, che hanno individuato nella combinazione di ma-teriali e connessioni meccaniche del prodotto la tecnica costruttiva ideale contro i terremoti. Un’ipote-si inconcepibile fino a qualche tempo

fa, se si pensa che le normative inter-nazionali vietano le costruzioni di le-gno in zona sismica sopra i 7,5 metri di altezza. Almeno fino ad oggi.

La tecnologia della casa Sofie (Si-stema Costruttivo Fiemme: que-

sto il nome del progetto) nasce da un forte legame con il terri-torio del Trentino ed è il pro-

dotto di una filiera - dal bo-sco alla casa di legno che

sta incontrando l’interesse di

m o l t e

aziende. E che dimostra de-

finitivamente l’assoluta affidabilità e sicurezza del

legno come materiale per l’edilizia, oltre al valore aggiun-

to in termini di comfort abitati-vo, economicità, risparmio ener-

getico e rispetto per l’ambiente. Un nuovo modello di abitazione con

standard certificati e in grado di garan-tire sicurezza: la casa di legno Ivalsa-Cnr infatti è anche anti-incendio e il modello di tre piani, dopo oltre un’ora

di test del fuoco, ha conservato an-cora intatte le sue proprietà

meccaniche e inalterata la sua struttura.

A Miki dopo la tragedia di Kobe

(nel 1995 la terrà tremò per quasi

30 secondi, provocando quasi 6 mila morti), il governo giapponese ha realizzato il principale centro di

sperimentazione antisismico del mondo, dove dal 2004 vengono

testati centinaia di prototipi di abitazioni, ponti, palazzine e opere

civili e industriali. La lista d’attesa per accedere all’E-Defence (questo il nome del laboratorio) e ottenere

l’unica certificazione antisismica riconosciuta in tutto il mondo, dura anni: il prossimo anno la

Colorado State University testerà una casa di legno di sei piani, ma

questa volta gli italiani hanno battuto sul tempo e in altezza

gli americani. E oggi, il professor John van de Lindt (capofila del

progetto Usa) e Steve Pryor, dirigente di una multinazionale

del settore edilizio, erano seduti in prima fila ad assistere al test della

palazzina di legno italiana insieme con ricercatori e imprenditori di

tutto il mondo: Stati Uniti, Canada, Colombia, India, Nuova Zelanda,

Germania, Vietnam, Korea e Slovenia.

Page 12: biosfera26mar2011

il personaggio

12.

Intervista all’artista italiana

impegnata nel progetto

‘Earthache’La necessità di contribuire in ma-

niera concreta alla causa del vivere eco-friendly vede sempre di più pro-tagonisti i personaggi della cultura e dello spettacolo, consapevoli che “dare il buon esempio” è uno dei me-todi migliori per far circolare nuove idee e buone pratiche. La cantautrice Giorgia, voce blues e occhi da cerbiat-ta, ha trovato insieme alla sua stylist Valentina Davoli un modo originale ed efficace per essere in prima linea: il progetto Earthache, una linea di abbigliamento in cotone biologico, prodotto con criteri eco e sostenibili – che per adesso ha solo t-shirt ma che conta di allargare presto la pro-pria offerta.- Che cos’è Earthache?“Earthache è il “mal di terra”, que-

sto nome è nato dalla volontà di “ironizzare” inglesizzando un concet-to: il nostro pianeta lancia in conti-nuazione messaggi di sofferenza. Le azioni umane, o meglio il non agire umano, stanno portando il territo-rio su cui abitiamo a manifestare la propria intolleranza alla nostra man-canza di rispetto delle risorse na-turali che non sono illimitate e che avremmo il dovere di utilizzare con parsimonia. Il nostro “Mal di Terra” nasce dal desidero di sensibilizza-re il consumatore sulle tematiche ambientali, dalla necessità di una presa di coscienza al fine di un mi-glioramento degli stili di vita, anche attraverso un semplice capo di ab-bigliamento quale una t-shirt di uso comune ed abituale per tutti noi”. - Quante persone impegna il pro-getto e qual’è il ruolo di Giorgia?

“Earthache impegna un gruppo di 5 persone, dallo sviluppo del concetto stilistico e grafico fino alla produzione. Per adesso abbiamo solo t-shirt rea-lizzate con cotone naturale al 100% con stampe ad acqua, i tessuti arriva-

no dall’est mentre il confezionamento del capo e’ tutto “Made in Italy”. Una limited edition venduta solo on line sul sito www.earthache.it. Giorgia, molto attenta alle tematiche ambien-tali, supporta e sostiene il progetto per diffondere un messaggio nuovo, basato su un consumo consapevole, su un sistema di valori che mettano in risalto un modo di vivere etico, eco-sostenibile”.

- Valentina è una stylist: la ricer-ca di uno stile eco-friendly è una moda come tante altre o un’esi-genza avvertita da persone consa-pevoli?

“Lo stile, secondo me è semplice-mente essere se stessi e saper uti-lizzare qualche piccolo accorgimento per sentirsi a proprio agio.

Bisognerebbe non cedere più all’acquisto di al-cuni articoli che nel loro proces-so di produzio-ne non tengono

conto dello sfruttamento minorile, del massacro degli animali e dell’ impatto ambientale della produzione.

Lo stile eco-friendly è questo, se-condo me: sentirsi cool rispettando il mondo  che ci ospita - e questo si-curamente appartiene a persone con-sapevoli. Se poi per qualcuno è una moda come tante altre, spererei che presto possa diventare anche per loro uno stile di vita”. - Nella quotidianità è sempre

complicato essere coerenti: Gior-gia a cosa non potrebbe rinuncia-re?

“Sinceramente potrei rinunciare a quasi tutto, nella quotidianità cerco di scegliere in base alla ecosostenibilità e la difficoltà ad essere coerenti viene

più che altro dal fatto che il mer-cato non va in-contro alle perso-ne che vogliono fare questa scel-ta... Un esempio pratico: i prezzi di detersivi, sa-

Giorgia, cantautrice

Linea di abbigliamento

contro il ‘mal di terra’

Page 13: biosfera26mar2011

il personaggio

13.

poni, assorbenti, pannolini, prodotti nel rispetto dell’ambiente sono spesso proibitivi per una famiglia con un red-dito normale e non sono facilmente re-peribili (senza contare che in una città come Roma stiamo ancora aspettando i giusti contenitori per la differenziata). Aspettiamo da tempo automobili dav-vero poco inquinanti ma non le metto-no sul mercato. Si informa troppo poco la gente che più che rinunciare a qual-cosa bisogna trovarne il corrispettivo in versione eco,  quasi nessuno sa che usare piatti di plastica vuol dire sprecare tanti litri d’acqua e tanto petrolio per la fabbricazione di un solo piatto   e che invece esisto-no anche in mate-riali organici! Senza contare che incenti-vare prodotti alternati-vi, così come le energie pulite, aumenterebbe po-sti di lavoro. Parlando di vestiti poi bisogna tener

presente che molte cose sono fatte ammazzando barbaramente animali o sfruttando persone, quella roba se-condo me non andrebbe comprata. Il progetto Earthache ha le sue difficol-tà: noi volevamo che fosse interamen-te Made in Italy, ma costava davvero troppo e abbiamo dovuto trovare un compromesso ma anche quando si af-fida del lavoro ad aziende estere biso-gna accertarsi e garantire che nessuno venga sfruttato….Dopo quest’intermi-nabile risposta ho trovato qualcosa a

cui non mi andrebbe di rinunciare e che

sicuramente in-quina: una sigaretta ogni

tanto fatta con tabacco

biologico-senza additivi- e cartina

di riso, certo inqui-na ma paragonata a una fuoriuscita di petrolio in mezzo al mare,   direi che..se pó fa!”

In tutta la regione si contano 43 mercati

che propongono prodotti bio. Quelli censiti, almeno, perché iniziative di questo tipo si

moltiplicano rapidamente e rendono difficile il monitoraggio.

Vediamo dove sono presenti le bancarelle bio in Emilia Romagna che aprono a cadenza

settimanale o periodica.

PROVINCIA DI PIACENZAMERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E

DEI SAPORI, Piazza Duomo Piacenza, venerdì

MERCATO DELL’ARTIGIANATO DEI COLORI E DEI SAPORI,

Piazza Cavalli Piacenza, lunedì PIAZZA CASALI Piacenza, dal lunedì al sabato

CURIOSANDO SOTTO IL CASTELLO - CASTELL’ARQUATO,

Piazza del Municipio, seconda domenica di ogni mese da marzo a dicembre (ore 9-19)

MERCATO MENSILE DEL BIOLOGICO E DELLE COSE USATE

FIDENZA, primo sabato di ogni mese

PROVINCIA DI PARMALA CORTE - DALLA TERRA ALLA TAVO-LA, Via Imbriani Parma, sabato (8.30-13)

ROCCA E NATURA – FONTANELLATO, Centro storico, quarta domenica di ogni mese

(9-18) MERCATO TRAVERSETOLO – TRAVERSETOLO,

Via San Martino, domenica mattina

PROVINCIA DI REGGIO EMILIAMERCATO DEL CONTADINO, Piazza Fontanesi

Reggio Emilia, sabato mattina (8-13) MERCATO DI PIAZZA PICCOLA

Piazza San Prospero Reggio Emilia, da lunedì a sabato

PROVINCIA DI MODENABIOPOMPOSA – Piazza Pomposa Modena

martedì e sabato (8.30-13) MERCATO CONTADINO - Via Emilia Ovest Modena,

venerdì (14-18) MERCATO DEL CONTADINO – SASSUOLO, via Po’

Località Braida, sabato mattina (7-12.30) MERCATO DI CARPI - Via Alghisi Ex Foro Boario Carpi, giovedì (8-13)

BIOSPILLA – SPILAMBERTO, Torrione Medievale, venerdì (8.30-13)

VIGNOL, via Cavova 4,venerdì pomeriggio e sabato

PROVINCIA DI BOLOGNAVia Udine Bologna, presso il cortile della Scuola

di Pace, venerdì (17.30-20.30) VAG61 - Via Paolo Fabbri 110 Bologna, martedi

(17.30-20.30) MERCATO DELLA TERRA – Via Azzo Gardino

Bologna, sabato (9-14) XM24 – Via Fioravanti 24 Bologna, giovedì

(17.30-21) BIO MARCHÈ BUDRIO- BUDRIO Piazza Antonio

da Budrio, lunedì (17-20) MERCATO DI VERGATO – VERGATO Piazza della

Pace, sabato e domenica MERCATO DELLE COSE BUONE

SAVIGNO Piazza centrale, seconda domenica del mese

MERCOLBIO – IMOLA Mercato Ortofrutticolo Viale Rivalta 55, mercoledì (17-20)

PROVINCIA DI FERRARADOMENICHE BIO FERRARA – Piazza Castello Ferrara, seconda domenica del mese (9-19)

SAPORI MATILDEI - BONDENO Piazza Garibaldi, sabato (8-13)

PROVINCIA DI RAVENNAMARTEDÌ GRAS – CSA Spartaco Via Chiavica

Romea 88 Ravenna, martedì (18-21) BIOMARCHÈ LUGO - LUGO Logge del

Pavaglione, venerdì (17-21) BIOMARCHÈ FAENZA - FAENZA Parco

Vespignani, lunedì (17-21)

PROVINCIA DI FORLÌ-CESENAMERCATO DI FORLÌ – Mercato Forlì, lunedì e

venerdì (7-13) MERCATO DI CESENATICO

CESENATICO (FC) - Piazza Conserve, mercoledì e sabato (7-13)

LE CRETE DI MONTENOVO SAN MAURO PASCOLI Via Renato Serra 17,

lunedi, venerdi e sabato (9.30-12.45) MONTIANO - Via Provinciale Sogliano 2117,

martedì e venerdì (15-20) RONCOFREDDO - Via Comandini 38, venerdì-

domenica (8-12 e 14-21)

PROVINCIA DI RIMINIRIMINI – Via della Torretta 5, giorni feriali (15-19)

BANCARELLE BIO IN REGIONE

eco-friendly

“Sentirsi ‘cool’ rispettando il mondo che ci ospita”

Page 14: biosfera26mar2011

agire

abitare

governare

coltivare

produrre

Terra Futura 2011 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica,Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale.

È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altrerealtà nazionali e internazionali.

www.terrafutura.it

Relazioni istituzionali e Programmazione culturaleFondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus

tel. +39 049 7399726 - email [email protected]

Organizzazione eventoAdescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.tel. +39 049 8726599 - email [email protected]

mostra-convegno internazionale

terrafuturabuone pratiche di vita, di governo e d’impresaverso un futuro equo e sostenibile

firenze - fortezza da basso20-22 maggio 2011

VIII edizione ingresso libero

• appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli

ONLUS

Regione ToscanaDiritti Valori Innovazione Sostenibilità

EI016903

Page 15: biosfera26mar2011

biodiversità

.15

La vita sotto osservazioneUn progetto

italo-sloveno per il monitoraggio

di nove aree protette

Paparazzati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, fino ad ottobre 2013. Sono sta-ti stanziati quasi 3 milioni e 240mila euro per allestire tutte le attrezzature necessarie ad avviare l’edizione più sperimentale del Grande fratello delle scienze naturali.

Alla regia italo-slovena si trovano nove partner. Hanno le loro basi di osservazione dal ravennate al gorizia-no. Non sono fotoreporter d’assalto: dietro la macchina da presa ci sono studiosi, volontari e amanti dell’am-biente.

I casting? Sono già stati fatti: al cen-tro del mirino, ci sono intere comunità di animali e piante che abitano aree naturali protette.

“È entrato nel vivo – annuncia Stefa-no Mazzotti, referente scientifico del Museo civico di Storia Naturale di Fer-rara, ‘expertise’ del Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna – a febbraio, il Progetto Climaparks,

volto a monitorare gli effetti dei mu-tamenti climatici sulle biocenosi, ov-vero sulle comunità animali e vegetali, nel Parco regionale del Delta del Po dell’Emilia Romagna: abbiamo instal-lato rilevatori che, ogni mezz’ora, ci comunicano le temperature di diverse zone, nonché l’arrivo di animali”. La stessa operazione è stata fatta con-temporaneamente in altri otto par-chi, sotto la direzione del Triglavski narodni park, l’unico parco nazionale sloveno: quattro parchi italiani (tra cui l’Ente Parco Regionale Veneto Delta del Po e la Provincia di Ravenna) e al-trettanti sloveni.

‘Cambiamenti climatici e gestione delle aree protette’. Questo è il sot-totitolo del progetto, che si inserisce nel Programma per la cooperazione transfrontaliera Interreg Italia/Slo-venia 2007-2013. L’obiettivo di tale studio è infatti duplice: i ricercatori svolgeranno una serrata attività di monitoraggio del clima, congiunta ad una rilevazione degli effetti sulla bio-diversità e, di pari passo, sviluperanno nuove strategie gestionali per contra-stare conseguenze negative, anche in un’ottica di rafforzamento e diffusio-ne di atteggiamenti responsabili, nei

confronti dell’ambiente naturale. Ad esempio, mettendo in campo centri di informazione e programmi formativi.

“Stiamo attivando – spiega Mazzot-ti - una rete permanente di postazioni informatiche per permettere una mi-surazione ed osservazione comune, consultabile on-line, in modo da co-struire una solida base per procedere alle analisi comparative tra i parchi. Per fare il punto della situazione – ag-giunge il ricercatore -, ci incontreremo periodicamente in assemblee plena-rie”.

Oltre all’attività di monitoraggio comparato, si punterà a rende-re ancor più attenta la gestione delle aree osservate, attuan-do campagne di sensibil izzazione al l ’avanguardia: “avvieremo pro-getti pilota nel settore della ge-stione sostenibile delle aree protette e nella comuni-cazione dei dati ai visitatori. In tal modo i parchi svi-

lupperanno il concetto della visita ecosostenibile e diverranno un ri-ferimento per sensibilizzare i citta-dini sui cambiamenti climatici, sul-la conservazione della biodiversità e sulla possibilità di adoperarsi in modo responsabile verso l’ambien-te”.

Mazzotti anticipa una di queste strategie, in fase di realizzazione: “una webcam sarà installata, con la collaborazione del Corpo forestale dello Stato, in uno dei luoghi più suggestivi del Parco del Delta emi-liano-romagnolo: le immagini cattu-

rate saranno così tra-smesse in tempo

reale in una sala del Museo di via De Pisis. Non saranno ripre-se dall’alto, bensì in sog-

gettiva: il visita-tore potrà anche

confrontare diver-se registrazioni. Sarà

l’esempio con-creto del nostro slogan: ‘il Parco va in città’”.Analisi

comparative sugli ambienti naturali

Page 16: biosfera26mar2011

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Page 17: biosfera26mar2011

benessere

.17

Emergenza edilizia scolasticaLa fotografia

di Legambiente sullo stato

delle strutture

Oltre la metà si trova in area a rischio sismico, il nove per cento è a rischio idrogeologico, meno del cinquanta per cento possiede il certificato di col-laudo statico e solo poco più del dieci per cento è costruito secondo criteri antisismici.

Stiamo parlando dei 42.000 edifici scolastici italiani di primo grado.

I dati sono quelli relativi al 2009 raccolti attraverso “ecosistema scuo-la”; l’indagine di Legambiente che per l’undicesimo anno presenta una foto-grafia esaustiva dell’edilizia scolastica del nostro Paese.

“L’analisi dei dati – si legge nel fa-scicolo redatto da Legambiente - rac-conta che ancora circa un 36 per cen-to degli edifici necessita di interventi di manutenzione urgenti. Un dato che non accenna a scendere e che resti-tuisce ancora la difficoltà degli Enti locali di tenere in piedi un patrimonio edilizio vetusto che per circa un 65 per cento è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti per le costruzioni loca-lizzate in aree sismiche”.

L’emergenza edilizia scolastica ap-pare dunque un dato di fatto e l’inda-

gine di Legambiente, anche quest’an-no, conferma l’entità e la varietà dei problemi.

Tra le richieste avanzate da Legam-biente in “ecosistema scuola 2011” al fine di migliorare le condizioni degli edifici scolastici spiccano quelle relati-ve a un’edilizia di qualità e sostenibile come “la condivisione a livello nazio-nale di protocolli specifici per la defi-nizione dei capitolati delle gare d’ap-palto per gli edifici scolastici, al fine di garantire una effettiva attenzione alla qualità ambientale e alla sicurezza del-le strutture; l’individuazione di un mec-canismo amministrativo e finanziario che faciliti i comuni e le province ad infrastrutturare le scuole con sistemi energetici da fonti rinnovabili, impe-gnando gli Enti Locali a rinvestire i pro-venti del conto energia nella manuten-zione ordinaria e nelle ristrutturazioni improntate al risparmio energetico; la valorizzazione del ruolo delle scuole autonome per una più efficace gestio-ne dei fondi ed una maggiore tempe-stività degli interventi per la piccola manutenzione”.

“Ecosistema scuola”, inoltre, ha messo in luce anche la differenza qualitativa del patrimonio edilizio delle diverse aree del Paese; i co-muni del Sud e delle isole, infatti, pur avendo un patrimonio edilizio relati-vamente più giovane delle regioni del nord, dichiarano maggiori necessità di interventi di manutenzione urgenti: più

della metà degli edifici al sud e nelle isole a fronte del 26 per cento delle regioni del nord e del centro.

A tenere unita tutta la Penisola, in-vece, è il problema di carenza di strut-ture dedicate allo sport che mancano in oltre la metà degli edifici esaminati.

Tuttavia, per quanto riguarda la no-stra regione, possiamo dirci soddi-sfatti dello stato delle cose in quanto- sempre stando ai dati del dossier di Legambiente - insieme al Piemonte e alla Toscana, l’Emilia Romagna si po-siziona ai primi posti per l’attenzione riposta nei confronti dei problemi re-lativi all’edilizia scolastica.

In particolare, nella graduatoria di “ecosistema scuola 2011” per il livello di qualità dell’edilizia scolastica, tra le ottantadue città prese in esame, al ter-zo posto c’è Parma con una per-centuale di 85,30; seguono Reggio Emilia – setti-mo posto - con il 76,57%; Ra-venna -

undicesima - 73,54% ; Forlì – do-dicesimo posto - 72,49%; Cesena – diciottesima - 67,46%; Piacenza – ventesima - 63,82%; Modena – trentesimo posto – con il 60,47% e Ferrara – trentunesima – col 58,71%. Più staccate Rimini e Bologna, rispet-tivamente al quarantacinquesimo e sessantaduesimo posto, con un livel-lo di qualità dell’edilizia scolastica del 47,51 e 35,33 per cento. “Nel 2010 – si legge nel dossier – la Regione Emi-lia Romagna ha stanziato in media per ogni edificio circa cinquantatremila euro per la manutenzione straordina-ria e circa diciottomila euro per quella ordinaria, ponendosi come prima fra le altre regioni in questa pratica”.

Ferrara, dal canto suo, è al primo posto nella classifica

nazionale con una spesa media investi-

menti per singolo edifi-cio pari a oltre centoses-

santaduemila euro. L’Emilia Romagna – secondo le stime

di “ecosistema scuola 2011” – ot-tiene il quinto posto fra le Regioni

che utilizzano energia da fonti rinnovabili per gli edifici scola-stici, con un dato del 9,5 per cento migliore sia della me-

dia nazionale – che è di 8,24% - che di quella del nord Italia che è pari a 9,01 per cento.

Oltre la metà degli edifici in aree a rischio sismico

Page 18: biosfera26mar2011

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con le specialità di gastronomia vegetariana da asporto, con la possibilità di consumare sul posto nella nuova saletta.

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Page 19: biosfera26mar2011

agricoltura biologica

.19

Un ‘patto’ fra produttori,

istituzioni e consumatori

per uno sviluppo sano dell’agricoltura

Un “patto” per un modello agricolo rurale sostenibile, basato su una col-laborazione con le istituzioni, i consu-matori e le diverse forze sociali ai quali interessi davvero un cambiamento de-gli stili di vita e dei valori fondanti della società. E’ ciò che propone la Carta dei produttori biologici e biodinamici, ap-provata durante la prima Assemblea Nazionale del settore, organizzata nel mese di febbraio a Bologna da Feder-Bio e a cui hanno preso parte oltre 200 realtà aziendali provenienti da tutto il territorio nazionale.

Il documento si rivolge innanzitutto al governo e alle Regioni, per chiede-re un diverso impegno a sostegno del comparto, a cominciare dalla nuova programmazione dello sviluppo rurale e della relativa politica europea, attra-verso interventi rivolti ai nodi strutturali su cui si giocheranno le prospettive di sviluppo del settore. La base di parten-za di ciascun progetto, come sottoline-ato nella Carta, è la collaborazione con le popolazioni locali, con i consumatori, con le associazioni ambientaliste con le

quali si condividono valori e stile di vita, per permettere uno sviluppo sostenibi-le ed etico del comparto e dei singoli territori.

La Carta dei produttori contiene inol-tre spunti concreti di azione che i pro-duttori assieme a FederBio possono iniziare a mettere in atto per uno svi-luppo sano dell’agricoltura biologica e biodinamica italiana. Il “patto” di svilup-po si basa su tre punti cardine. Il primo riguarda l’importanza dell’aggregazio-ne. Le Op (Organizzazioni di produttori) permettono infatti di creare opportuni-tà in termini di miglioramento della lo-gistica e di continuità delle forniture, di definizione di parametri qualitativi con-divisi, di collega- mento tra aree e settori p ro -duttivi diversi tra loro e anche di f i n a n -ziamen-to alle singole aziende. Il secondo aspetto vitale per la produ-zione biologica e biodinamica riguar-da la filiera corta e il mercato locale: questi fattori de-vono crescere ben oltre la situazione

attuale, specifica il documento, perché sono uno strumento privilegiato di va-lorizzazione del reddito dei produttori e del legame con il territorio. Il terzo aspetto, infine, è la creazione di un progetto pilota interprofessionale: per riconoscere il giusto peso a ciascun anello della filiera i produttori, i trasfor-matori e i distributori devono essere collaborativi per definire nuove regole contrattuali.

“La realizzazione di accordi interpro-fessionali – commenta Paolo Carnemol-la, presidente di FederBio – è una del-le chiavi per valorizzare la produzione biologica nazionale e tutto il comparto. Un’estesa collaborazione permette di determinare le modalità di formazio-ne dei prezzi, i parametri qualitativi, le modalità di forniture e di gestione del-

le piattaforme di trasformazione, permettendo al comparto di

crescere in equilibrio e ai consumatori di usufruire di pro-dotti di qualità a prezzi concorren-

ziali. Così – conclu-de Carnemolla - si sviluppano un mo-dello sostenibile e un patto di crescita nazionale, soste-nuto campagne di informazione e pro-mozione”.

Insieme per il biologico

Accordo interprofessionale per un modello sostenibile

Veleni a tavolaL’esclusione di pesticidi,

fertilizzanti e diserbanti chimici dall’agricoltura biologica

conduce a prodotti non inquinati, dunque migliori per la salute.

I prodotti biologici hanno qualità nutrizionali superiori

rispetto a quelli dell’agricoltura convenzionale perché

contengono più vitamine e più oligoelementi; spesso hanno

un gusto decisamente migliore e contengono meno acqua. In

più dobbiamo considerare che le sostanze chimiche di sintesi generalmente adoperate nelle

coltivazioni non biologiche sono generalmente sostanze ritenute

velenose per l’organismo umano.Nel mondo sono più di tre milioni

all’anno (secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale

della Sanità) le persone che sono intossicate da pesticidi,

delle quali più di 700.000 hanno riportato patologie croniche.

Circa 37.000, invece, sono i tumori associati ad alti livelli di

esposizione ai pesticidi o ad una lunga convivenza con gli stessi.

Page 20: biosfera26mar2011

BioAppetì al Fuorisalone 2011

presso lo Spazio Botta Head Quarter

di Porta Romana D.La gamma BioAppetì di Con.Bio.,

proteine vegetali e piatti pronti 100% biologici e vegetali, protagoni-sta dell’evento Eco-ntamination, pro-getto di Equology Ethic Competence.

L’evento Eco-ntamination, che si svolgerà nel contesto del Fuo-risalone a Milano dal 12 al 17 aprile 2011 presso lo Spazio Botta in via Botta 8 nel distretto Porta Romana D., è l’inedita proposta

del team di Equology Ethic Compe-tence e nasce dalla volontà di sen-sibilizzare il pubblico sui temi della sostenibilità al fine di diffondere una stile di vita rispettoso dell’ambiente.

Eco-ntamination si distingue perché è una selezione non convenzionale di prodotti, idee, proposte di aziende che hanno un’etica già acquisita o la volontà di fare dell’etica un punto di riferimento.

L’evento è quindi un progetto di eco ed equo contaminazione, che non

prevede stand perché non vuole essere

una fiera: l’idea è, coerente-

mente con il concept, quella di

creare una continuità e uno scambio di valori e conoscenza tra partecipan-ti e visitatori.

Eco-ntamination è infatti uno spa-zio vivo, ricco di sollecitazioni, dove si possono sperimentare prodotti e servizi di eccellenza, risultato della contaminazione tra Natura e Design e in cui è possibile valutare, provare e acquistare quello che è esposto, attraverso degustazioni, workshop o microeventi pensati ad hoc.

In questo contesto si inserisce la gamma BioAppetì di Con.Bio. che si caratterizza per l’utilizzo di ingredien-ti 100% biologici e vegetali: le tre li-nee di produzione comprendono gli alimenti vegetali (tofu, seitan e tem-peh), i piatti pronti (dallo spezzatino, al cous cous e ai burger) e la linea

forno (piadine e pizze con mozzarella a caglio vegetale).

Con.Bio., durante la manifestazione Eco-ntamination, sarà protagonista con l’evento “BioAppetì on Stage” che prevede diverse sessioni in cui Chef qualificati proporranno al pub-blico ricette sane, gustose e veloci da preparare, tutte a base di proteine vegetali.

Ogni giorno sono inoltre previste degustazioni delle squisite linee Bio-Appetì 100% bio e vegetali.

Un’occasione e un’opportunità da non perdere per chi vuole sperimen-tare nuovi sapori e per chi vuole ar-ricchire la propria alimentazione con nuove proposte sane, gustose che fanno bene alla salute e all’ambiente.

www.econtamination.it

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turismo etico e solidale

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Seconda parte del diario

di un viaggiatore ...a piedi

Siamo pronti a partire per il nostro frammento di Francigena: un tratto relativamente corto (84 km sui 1600 totali) ma impegnativo dal punto di vista dell’intensità e che ci porterà a raggiungere i 2473 metri al Passo del Gran San Bernardo.

Do un’ultima occhiata alle mappe e raggiungo Cesare, Ciccio e Giulio che, zaino in spalla, sono ad aspettarmi sulla strada, mentre si gustano il tiepi-do sole del mattino agostano.

Lasciamo velocemente la zona ar-tigianale di Martigny per incontrare sul nostro percorso i punti forti della cittadina svizzera: la fondazione d’ar-te Pierre Gianadda, l’antico anfiteatro romanico e il museo dei cani San Ber-nardo. L’allevamento principale della razza alpina è in realtà al Passo, pres-so l’ospitale gestito dai monaci, ma vi-ste le temperature proibitive che si re-

gistrano lassù d’inverno, i cani vengono portati a valle

fino a primavera.Ci imbattiamo

anche nelle prime frecce direzionali della Francige-na, contrasse-gnate dall’icona del vescovo Sigerico, che nel 990 d.c. intraprese il tragitto Can-terbury-Roma e ritorno. Ed è proprio dal suo detta-gliato diario

di viaggio che è stato tracciato l’iti-nerario storico che attraversa quattro nazioni.

Lasciamo il centro di Martigny e in-contriamo i boschi circostanti. Prima dell’immersione nel mare di abeti, il percorso ci obbliga ad attraversare i binari del Saint Bernard Express, stando attenti che non sopraggiunga il treno.

Iniziano anche le salite e malgrado l’ombra della fitta vegetazione mon-tana si comincia a sudare parecchio. Il sentiero sale di circa duecento me-tri, alla nostra destra scorre il Roda-no. Il rumore delle acque impetuose del torrente accompagnerà il nostro percorso per un bel po’ di chilometri. Arrivati in località Bovernier Giulio chiede una pausa per tirare un po’ il fiato. Ne approfittiamo per fare il punto sul percorso: siamo fuori dal bosco e scorgiamo sulla nostra de-stra il paesino di Sembrancher che contiamo di raggiungere a breve. Pri-ma che il territorio si impenni verso le maestose vette che superano i tremi-

la, i terreni più vicini al nostro punto di visuale sono ricama-ti da vigneti e alberi da frutto. Riprendiamo percorrendo un falsopiano che costeggia un numero sterminato di vigne. Qua nel Vallese si producono

i vini migliori della Svizzera, sia bianchi che rossi, con punte di eccellenze toccate dai “grain no-ble” dolci.

Mentre superiamo gli ultimi filari di vite Cesare già pregusta i possibili ab-binamenti della cena, azzardando un elenco delle probabili specialità culi-narie della zona. Forse è l’avvisaglia della necessità di mettere qualcosa sotto i denti e di fare una pausa corro-borante. Solo Ciccio salterebbe osti-natamente ogni pranzo, ma si deve arrendere alla volontà della maggio-ranza. Il luogo preposto è un bel prato ombreggiato alle porte di Sembran-cher.

Alla ripartenza ci attende un tratto di asfalto, sempre minaccioso in ot-tica vesciche. Fortunatamente è solo un breve raccordo per farci tornare a calpestare il sentiero sterrato che accarezza ettari di prati verdi dove pascolano mucche e ovini. Ci viene la tentazione di fermarci in una qual-siasi delle tante fattorie a chiedere un bicchiere di latte fresco. Ma la desti-nazione di oggi è ormai prossima. La scorgiamo appena superata una curva del tracciato, subito dopo aver scorto il cartello che indica la frazioncina di La Douay. Prima di partire avevo pre-notato due doppie al B&B “Le Gite”, una classica baita alpina con la base in mattoni e il resto della struttura in legno. Sono le 5 del pomeriggio, Ste-phane, il proprietario, è nell’ingresso, ci dà il benvenuto dicendo che ci stava aspettando. È stata una tappa molto tranquilla. Dopo la doccia una tripla partita a calcio balilla decreta me e Cesare come vincitori e come tali ci spetta una birra a testa pagata dai se-condi. Fuori il cielo comincia a coprirsi di nuvole. Le pendenze che comince-ranno alla terza saranno più impegna-tive. Leonardo Rosa

Valicare le Alpi lungo la Via Francigena

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Via del Salice, 42 - 47822 Santarcangelo di R. (RN) - tel +39 0541 326138 - f +39 0541 326139 - www.conbio.it - [email protected]

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energie rinnovabili

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EDITORE: Edit Italia s.r.lDirezione, Amministrazione, Redazione: Ferrara V.le Cavour, 21 Tel. 0532.200033 Fax 0532.247269Amministratore delegato: ROBERTO AMADORI

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Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1343 dell’11/01/2010Direttore responsabile: ROBERTO AMADORIArt Director: SERGIO TOMASI

Redazione: ROBERTO AMADORI, ROMINA BUTTINI, RAFFAELE QUAGLIO, GIAMBALDO PERUGINI, CLAUDIA RICCI, MARA RICCI, SERGIO TOMASI, SCOOP MEDIA EDIT soc. coop.Stampa CSQ Spa Erbusco (BS)

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione: in ogni caso non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

Una nuova tecnologia distribuita in esclusiva

da EnercooperattivaL’avanzata della tecnologia non co-

nosce riposo e se ormai ci siamo abi-tuati ai tetti degli edifici e delle abi-tazioni coperti dai pannelli solari, ter-mici o fotovoltaici che siano, fra poco verremo stupiti da un’altra novità in arrivo sul nostro territorio: le parabo-le solari termiche. Niente paura, non parliamo di strani macchinari bellici ma di un’evoluzione del solare termi-co “classico”.

A spiegarne le caratteristiche è stato interpellato il dott. Rocco Sorrentino di Enercooperattiva. “La parabola solare termica a concentrazione è il futuro del principio di sostenibilità. Se fino ad ora i pannelli solari termici che si sono andati installando sui tetti producevano acqua calda prevalente-mente nella bella stagione o in zone felici dal punto di vista climatico, la parabola - per le sue particolari carat-teristiche tecniche - permette di rac-cogliere i raggi solari in maniera tale da scaldare l’acqua a 30-35 gradi an-che in pieno inverno e in condizioni di cielo coperto. Questo è reso possibile dalla grande particolarità del prodot-to: non si tratta più di una struttura fissa orientata verso sud, come sono montati oggi giorno i pannelli classici, ma di una struttura rotante che segue il sole nei suoi spostamenti - come un girasole gigante”.

I vantaggi portati dalle parabole sono moltissimi. “Innanzitutto i costi di installazione: 2 pannelli solari clas-sici costano circa 5.000 euro mentre una parabola - producendo l’acqua calda pari a quella prodotta da circa 4 pannelli di vecchia generazione - costa circa 6.500 euro e riscalda fra i 300 e i 400 litri d’acqua. Se-conda cosa, mentre i pan-nelli termici in inverno porta-no l’acqua a 10-15 gradi, la parabola arriva fino ai

35 e questo significa che - associan-dola ad un impianto di riscaldamento domestico a pavimento - è possibile riscaldare la casa con un minimo ausi-lio di combustione di gas. Economico ed ecologico. In più il costo dell’appa-recchiatura può essere detratto dalla dichiarazione dei redditi come le spe-se di ristrutturazione”.

Dunque la parabola solare sarebbe la soluzione ideale per produrre ac-qua calda ad impatto ambientale zero anche in quelle zone che, per posizio-ne geografica, non sono particolar-mente assolate. “Il futuro dell’energia è in queste nuove tecnologie e nella buon senso di chi governa – ha spie-gato ancora Sorrentino – giacché, pur trascurando per un attimo i vantaggi economici per chi la utilizza e l’ecoso-stenibilità dell’energia solare – il fo-tovoltaico e il termico creano posti di lavoro e flussi di ricerca e crescita per il paese. La parabola solare termica a concentrazione ha un brevetto ZSolex ma la distribuzione sul territorio ferra-rese è un’esclusiva Enercooperattiva – se vi trovaste a passare nei pressi dello show room della cooperativa Sienergia in via Zucchini a Ferrara po-treste vederne una installata e per-fettamente funzionante. Negli ultimi sei mesi abbiamo installato circa una sessantina di impianti, dando da lavo-rare a cinque aziende – impegnando nel montaggio e nella gestione circa cinquanta persone. Moltiplicando i nostri numeri per le decine di azien-de che lavorano oggi in questo set-tore arriviamo a cifre consistenti. Questo significa che davvero la produzione di energia rinnova-bile è un volano dell’economia nazionale in questo momento. Il Governo dovrebbe adattarsi alle nuove esigenze del paese e della sua economia, guar-

dando al futuro e ampliando i margini della propria visuale: fotovoltaico, sola-re termico, eolico a scapito della schiavi-tù dal petrolio e dalla opzione nucleare: Giap-pone docet”.

Il solare termico in una parabola

Vivicittà 2011, la corsa che uniscedomenica 3 aprile alle ore 10,30

Sarà nel nome dell’Unità d’Italia che si correrà la XXVIII edizione del Vivicittà, tradizionale manifestazione podistica curata dalla Uisp

in simultanea in 43 città italiane, 18 città nel mondo, 12 campi profughi palestinesi in Libano, 17 istituti penitenziari e minorili.

Con Vivicittà si rinnova il messaggio che accompagna la manifestazione fin dal suo debutto nel 1984: il rispetto per l’ambiente anzitutto,

attraverso l’uso di materiale eco-sostenibile (manifesti in carta ecologica, shoppers e bicchieri in mater-bi, t-shirt in cotone

biologico, raccolta differenziata dei rifiuti) e la sensibilizzazione all’uso consapevole dell’acqua, con l’uso di un logo per la campagna a difesa

delle risorse idriche e la distribuzione di una brochure informativa.Per info e adesioni http://vivicitta.uisp.it/

Nordic Walking nelle Valli di Comacchiodomenica 17 aprile

Camminata nordica con tragitto Comacchio – Argine Valle Fattibello - Stazione Pesca Foce Valli

di Comacchio - Casone Pegoraro e ritorno (ca 10 km)Prenotazione obbligatoria: 0533 314003

[email protected]

APPUNTAMENTI

Una struttura rotante in grado di seguire

il sole

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